18_2011

Embed Size (px)

Citation preview

  • 8/3/2019 18_2011

    1/20

    Direttore Luca Beltrami Gadola

    Numero 18 anno III11 maggio 2011

    edizione stampabile

    L.B.G.

    LETIZIA MORATTI E GLI OH BEJ OH BEJ ELETTORALI

    Guido Martinotti

    LETTERA A UN LEGHISTA. ATTENTO A VOTARE MORATTI!

    Riccardo Cappellin

    CITT E SERVIZI NELLECONOMIA DELLA CONOSCENZA

    Alberto Ferrari

    SCUOLE A MILANO: 5 MIILIONI DI MC DIMENTICATI

    Giuseppe Ucciero

    MILANO 2011, PROVE DI TERZA REPUBBLICA?

    Sergio Vicario

    LA VITTORIA DEL MARKETING SULLA POLITICA

    Antonio Duva

    IL COMITATO PER IL 51 OLTRE IL VOTOJacopo Gardella

    VIA DELLA CROCE ROSSA

    Carneade

    SPIGOLATURE ELETTORALI/5

    Fulvio IraceLA PORTA DI MILANO

    VIDEO

    PISAPIA: MILANESI DA QUI AL VOTO

    MUSICA

    By This River - Brian Eno

    Il magazine offre come sempre le sue rubrichedi attualit

    MUSICA a cura di Paolo ViolaARTE a cura di Virginia Colombo

    TEATRO a cura di Guendalina MurroniCINEMA Paolo Schipani e Marco Santarpia

    www.arcipelagomilano.org

    http://www.arcipelagomilano.org/http://www.arcipelagomilano.org/http://www.arcipelagomilano.org/
  • 8/3/2019 18_2011

    2/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 2

    LETIZIA MORATTI E GLI OH BEJ OH BEJ ELETTORALILuca Beltrami Gadola

    Siamo alla fiera degli Oh bej Oh bejelettorale. Letizia Moratti ha emana-to lultimo e perentorio ordine allesue truppe fatte di assessori, capiripartizione, presidenti di aziendepartecipate e di tutti quelli che aspi-rano alla sua riconoscenza (e ma-gari aspiranti anche alla ricono-scenza di Berlusconi): inaugurate!,inaugurate!, lanciate tutto il lanciabi-le in materia di servizi e simili. Bastascorrere i comunicati stampa delComune di questi ultimi giorni perrendersene conto.Un avviso alla cittadinanza: se ave-te ritinteggiato la camera dei bambi-ni, la consegna il silenzio, non unaparola nemmeno agli amici pi cari:la grande sorella Moratti potrebbe

    venirla a inaugurare con giornalistial seguito e voi, beneducati, magarile aprireste la porta. Ad aprire ledanze stata ATM con il servizionotturno ma anche Mascaretti, as-sessore alle Aree cittadine e Consi-gli di Zona (Consigli svuotati accura-tamente di ogni potere da questaGiunta), non perde tempo e presen-ta il nuovo Servizio gratuito di in-formazione e orientamento a tuteladei consumatori che verr attivatonelle nove circoscrizioni cittadine.Qualche malevolo gi pensa che

    questo servizio sar presto ester-nalizzato e dato in appalto a Me-diaset.Devo dire che da un certo punto divista Achille Lauro era pi onesto:lindimenticato Comandante della

    destra partenopea, per diventaresindaco di Napoli nel 56 con unalarga maggioranza, regalava spa-ghetti, e, si dice, una scarpa sini-stra, laltra a voto ottenuto, nonpromesse al vento. Meglio luovooggi che la gallina domani. Comun-que il malcostume di strumentaliz-zare ai fini privati i beni comuni dila-ga ogni giorno di pi.Per non essere da menodellassessore Mascaretti anche noivorremmo offrire il nostro serviziogratuito di informazione e orienta-mento a tutela dei consumatori: iconsumatori del diritto di voto alleprossime amministrative ma solo aquelli che vogliono cambiare le co-se. Avete quattro giorni davanti a

    voi: oggi, gioved, venerd e sabato.Non cercate di convincere i berlu-sconiani assatanati: il loro amoreper Berlusconi emotivo e irrazio-nale e voi, vecchi volterriani demo-cratici, non avete argomenti suffi-cienti per abbattere la fede.Mirate a quelli che vi sembrano in-certi, meglio se vostri coetanei, esfoderate tutta la vostra dialetticama soprattutto ricordate agli incertiche lo smog, il rumore notturno, lescuole che vanno a pezzi, le attesedei mezzi pubblici, le buche nelle

    strade, il traffico insopportabile etutto quello che rende la vita gramain citt non dipendono da Berlusco-ni: se votate Moratti per farlo vince-re, questi problemi resteranno. Ri-cordate ai vostri interlocutori che

    non sempre in politica vale il dettonon lasciare il certo per lincerto: lagestione Moratti labbiamo provata.Il certo.Lincerto Giuliano Pisapia? Perchno? I megafoni della Moratti e diBerlusconi gli addebitano un passa-to di Rifondazione? Ma questo cosaha a che fare con le buche nellestrade, le attese alle fermate e cosvia? Dobbiamo andare a votarepensando alla nostra vita di tutti igiorni, ai nostri rapporti sociali, avivere sereni, a ritrovare quella civil-t di rapporti della quale il berlusco-nismo ci ha resi orfani. Non siamonati solo per competere n da solin come citt. Ma andando a votarepensiamo anche a chi vogliamo ci

    rappresenti.Milano ha bisogno di rinnovare lasua classe dirigente: facce nuovemeglio se femminili. Usate la prefe-renza e concentratela, in accordocon chi la pensa come voi, su pochinomi. Non disperdete il voto: questesono le operazioni per le quali Fa-cebook e Twitter sembrano fatti ap-posta. Unultima raccomandazione:grande garbo con i propri figli. Nonaggiungerei parola sul tema. Perfinire, un modesto promemoria: citoccher la classe politica milanese

    che avremo scelto sia a destra sia asinistra. Quello che importante la consapevolezza di aver fatto ilpossibile per avere quel che si desi-derava. Il resto democrazia.

    LETTERA A UN LEGHISTA. ATTENTO A VOTARE MORATTI!Guido Martinotti

    Caro Armando, amico e leghista vir-tuale, vedi che c qualcosa che nonquadra nella famosa quadra di

    Bossi con Berlusconi: una quadrache assomiglia sempre pi a uno diquei palloni di pezza mezzo tondo emezzi quadri con i quali giocavamoda piccoli, quando le camere dariaper il pallone vero erano una raritrara. I massimi capi della Lega han-no dovuto fare una mezza (?) figurada cioccolatai per stare dietro allapolitica internazionale di quel giop-pino del Cavaliere, uno che riusci-to ad aumentare a record il numerodi alleati che lItalia riesce a cambia-re tra quando entra in guerra equando finisce, secondo la famosadefinizione. Per il momento sonodue, ma non ancora finita e nelfrattempo il Berlusca ha gi fatto loslalom. Vedi, Armando, contraria-mente a quanto se ne possa pensa-

    re in Piazza Aquileja, la politica in-ternazionale richiede dirittura: strano perch tra le nazioni la mora-

    lit non centra, centrano solo gliinteressi nazionali e su questo sonodaccordo tutti, ma una volta che sicomincia a sparare bisogna conti-nuare dalla stessa parte, perch seesci da una trincea per correrenellaltra, ti tirano addosso tutti. Ec-co perch non bisogna mai entrarein guerra, perch non sai mai comefinisce.La foglia di fico che Bossi crede diaver messo con la storia del nostroingaggio a termine, non pigrande di un nontiscordar-di-me, eperdipi di burro; non serve a co-prire le vergogne, ma rimarr nellastoria come quelle famose cretinatedel dura minga, non pu durare.Lultima cretinata famosa. In guerranon si pu fare, e chi lo propone fa

    la figura del pirla, ma non un piccolopirla, se capisci cosa voglio dire.Perch la guerra, contrariamente a

    quanto pare che credano in via Bel-lerio, non come una partita di cal-cio, che al massimo puoi fare i sup-plementari. Per definizione la guerra quella situazione in cui non ci so-no regole n condizioni, e se tu cer-chi di importele non fai altro che of-frire allavversario uninformazionesulle tue intenzioni, che la cosapi stupida, ma proprio la pi stupi-da, che si pu fare in guerra. Eccoperch non si deve andare in guer-ra, caro Armando, se non quandoproprio davvero non c altro da fa-re.Sai cosa c scritto su uno di queimeravigliosi cannoni di bronzo chesono esposti nel giardino del Museodella Guerra (appunto) a Parigi?Ultima ratio regum, latino, non

  • 8/3/2019 18_2011

    3/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 3

    francese, proprio cos: il cannone, elo sapevano benissimo quelli che losparavano gi secoli fa, era lultimaratio la scelta che i re devono farequando non ne rimangono pi altre.Ma qui di scelte ce ne erano moltealtre e Bossi, di cui si possono dire

    molte cose, ma non che non svel-to di testa, laveva capito subito. LaLega aveva avuto una buona idea,tra laltro una volta tanto anchelidea giusta da un punto di vista eti-co e umano, e aggiungo io, legale,perch noi abbiamo un trattato conil popolo libico.Ma allora perch non ha tenuto du-ro? I giornali dicono, uno s e laltrono, che Bossi ricatta Berlusconi op-pure che Berlusconi ha incastratoBossi. Ma allora in questa lotta tragiganti, mi sai dire com possibile

    che Bossi non voleva la guerra, perintelligenza politica, Berlusconi nonla voleva perch gli avr fatto anda-re di traverso i soliti affarucci, e poiperch avendo gi fatto la figuramondiale del pirla baciando le mani,davvero sporche di sangue del Ras(ma chi glielha fatto fare? si do-mandano in molti. Io mi sono con-vinto che lui abbia avuto un momen-to di appannamento e credeva dav-vero di trovarsi di fronte a SeanConnery travestito da capo beduinoin Il Leone del Deserto) non potevafare anche quella planetaria del tra-ditore. Ma bastato chelabbronzato di Washington D.C.,alzasse la cornetta, per dover chie-dere alimorta. Tu pensa come se lasar goduta quello l cui il Cavalieraaveva fatto lo sgarbo imbecille discopare nel lettone di Putin durante

    il discorso di inaugurazione pi im-portante da Lincoln in qui. Scopa,scopa che poi la ripassata sul culet-to flaccido te la do io.Allora come mai due che non vole-vano messi assieme ci hanno porta-to in guerra? Te lo devi chiedere

    caro Armando, perch la rispostagiusta interessa anche a te: tocca ituoi destini, quelli di tua figlia, oltreche i miei. Qui, caro Armando, cgente che crede che basta che laPadania (o il Giornale, Libero, IlTempo e qualche volta i terzini delCorriere) dicano che una pirlata pe-ricolosa un colpo di genio del soli-to Umberto e del solito Silvio, percredere che la pirlata diventi unaspiritosa invenzione. Ma non cosle pirlate hanno vita loro, e spesso tifanno la cianchetta proprio nel mo-

    mento sbagliato.Guarda, caro Armando, io so benis-simo che quei 3 o 4 milioni ditalianiche votano o simpatizzano per laLega, Berlusconi non lo possonovedere, proprio come succede ame. E facile saperlo perch bastaricordarsi cosa ha sempre dettoBossi di Berlusconi e fino a una cer-ta data a Gemonio, patria del Bossi,sul muro della cartiera Soffrici-Binda, un bel 100metri di muro,proprio di fronte al semaforo del bi-vio da Laveno cera scritto Berlu-sconi terrone, definizione quantomai appropriata e linsulto peggioreche nella Lega si pu immaginare.Poi Bossi ha fatto la famosa visitaad Arcore in canottiera e ne uscitovestito da Boggi, con un bel pac-chettino di fogli firmati e, supponia-mo anche qualche soldino, non per

    lui che fino a prova contraria mo-rigerato, (salvo raccattare qualchecadreghino per la famiglia, ma lofanno tutti!) ma per ripianare la vo-ragine che alcuni dei vostri dirigentiavevano fatto con i vostri soldi. Maora siete costretti a sostenerlo e a

    mangiare delle catene belle arrug-ginite come i 500 milioni per sabota-re il referendum sul nucleare, chevoi non volete e che ve lo infileran-no di nuovo dal di dietro tra un paiodanni, e i 3 milioni per comperare inuovi sottosegretari (ma non vi la-mentavate del governo Prodi che disottosegretari ne aveva troppi?) egli stipendi con i soldi nostri e vostriper dare un posto gratis (per lui) amassaggiatori e massaggiatrici dellasua casa.Insomma, caro Armando, se proprio

    volete mandare Berlusconi a casadovete votare contro la Moratti: vo-tate il vostro candidato preferito del-la Lega per il Consiglio Comunale,ma votate un altro candidato sinda-co - a me sembra che Pisapia do-vrebbe andarvi bene, ma non impor-ta, basta che non sia la Moratti. Co-s si prendono due piccioni con unafava: si manda a casa la Moratti e ilBerlusca, come tutti voi o quasi de-siderate fare, e date voti in pi allaLega. Senza Berlusconi la Lega puricominciare a pensare pi libera-mente alle proprie idee e non devepagare il dazio morale in cambio deibigliettoni. La Lega ha qualche buo-na idea, ma gli assegni li ha il Ber-lusca e fin che va avanti cos, deci-de lui e voi dovete abbozzare.

    CITT E SERVIZI NELLECONOMIA DELLA CONOSCENZARiccardo Cappellin

    Lindustria manifatturiera rappresen-

    tava nel 2008 in Italia solo il 18,1%del PIL, mentre i servizi privati epubblici rappresentavano il 71,2%.LItalia era pi specializzata dellaEU a 27 paesi nellindustria (la quo-ta nella EU 16,5%) e di meno neiservizi (la quota nella EU 72,1%).Le citt sono al centro della trasfor-mazione di lungo terminedelleconomia nazionale e interna-zionale verso il modello della eco-nomia della conoscenza e i nuovitipi di servizi, sia per le imprese cheper le persone, si concentrano nellecitt.Il processo di sviluppo endogenodei servizi - La base industriale del-le citt nei paesi sviluppati si riducecome un ghiacciaio che gradual-

    mente si estingue. Il modello di svi-

    luppo industriale ancora rilevantenelle grandi metropoli dei paesi e-mergenti o di recente industrializza-zione, ma appartiene a unaltra fasedello sviluppo nel caso delle eco-nomie europee. Lo sviluppo dellecitt e soprattutto delle grandi areemetropolitane non trainato solodalla crescita della base di esporta-zione nelle produzioni industriali e inquei servizi che possono esserevenduti ad altre regioni e paesi oprodotti in loco da unit sussidiarie.Lo sviluppo dei servizi anche ilrisultato di un processo di tipo en-dogeno o spinto da un lato da unacrescente divisione del lavoro e dauna stretta interazione allinternodellofferta locale del settore dei

    servizi e dallaltro da una continua

    sostituzione e differenziazione nelladomanda locale di servizi da partedelle famiglie e delle imprese. Infat-ti, la produzione di servizi nuovi collegata allo sviluppo del know-how o della capacit di produrreservizi qualificati nuovi che emergo-no dalla differenziazione delle pro-duzioni tradizionale spesso comespin-off di imprese nuove. Inoltre, ladomanda di servizi nuovi emerge daun processo di sostituzione dei ser-vizi tradizionali da parte di servizipi moderni, di qualit superiore o dicosto inferiore.Il ruolo delle comunit di innova-zione - Molti dei servizi moderni equalificati si sviluppano spesso nellearee urbane come il risultato di in-

  • 8/3/2019 18_2011

    4/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 4

    novazioni dellutilizzatore (user in-novations), che sono autoprodottedallo stesso utilizzatore per il suouso personale. La domanda di nuoviservizi quindi il risultato della do-manda nuova o aggiuntiva da partedi utilizzatori avanzati e competenti

    (lead users) che hanno livelli diconoscenza superiori e che provanobisogni nuovi e che sono disposti asperimentare servizi nuovi. Questilead users sono a volte disposti acollaborare con imprenditori innova-tivi nellindividuazione, nel disegnotecnico e nellorganizzazione dellarisposta a bisogni nuovi, investendoparte del loro tempo libero nellacreazione di servizi nuovi.La domanda iniziale degli utilizzatoriinnovativi nei servizi nuovi e lo sfor-zo congiunto, le iniziative e le risor-

    se investite assieme agli imprendito-ri innovativi sono simili a un investi-mento di risorse materiali e immate-riali e attivano un circuito di intera-zioni tra settori diversi e di flussi direddito, che aumentano il PIL localecon un effetto moltiplicativosulleconomia locale del tutto similea quello che tradizionalmente av-viene nel caso di un aumento delleesportazioni manifatturiere.La maggior parte delle innovazionitrainate dagli utilizzatori nel caso deiservizi qualificati, come la cultura, losport e la sanit, avvengono

    nellambito di comunit di utilizzatorio di comunit innovative, ove il pro-duttori e gli utilizzatori, sia individuiche imprese, sono strettamente le-gati e condividono informazioni esoluzioni tecniche innovative capacidi rispondere ai bisogni in continuo

    cambiamento e sviluppano tra diloro conoscenze tacite di tipo spe-cialistico. Tale modello di innova-zione aperta ben noto nel casodelle tecnologie delle telecomunica-zioni ove gli utilizzatori hanno spes-so sviluppato bisogni e soluzionitecniche prima dei produttori.Le politiche urbane nelleconomiadella conoscenza -La creazione dinuovi beni e di nuovi servizi innova-tive richiede la capacit di aggrega-re bisogni emergenti e diffusi di co-munit o associazioni di utilizzatori,

    caratterizzati da una cultura specifi-ca e che desiderano un prodotto oservizio specifico. Il governo (go-vernance) pubblico del processo diinnovazione richiede pertanto di co-ordinare il comportamento di moltiattori se si vuole accelerare la velo-cit o ridurre i tempi di innovazione.Il motore delleconomia della cittsono i bisogni nuovi dei suoi cittadi-ni. Esempi di servizi nuovi che e-mergono dalla domanda locale nellacitt e che richiedono forme di coor-dinamento tra molti attori sono:laccesso al wifi a scala urbana, le

    reti intelligenti nella trasmissionedelle energie rinnovabili, il risparmioenergetico negli edifici e il teleri-scaldamento, la produzione di ener-gie rinnovabili, luso di auto elettri-che almeno nelle auto pubbliche, iservizi socio-sanitari, la valorizza-

    zione delle reti sociali nello sviluppodi attivit editoriali o organizzazionedi eventi culturali, musicali, sportivie del turismo e che richiedono lapartecipazione di produttori e utiliz-zatori, professionisti o dilettanti. Losviluppo di questi progetti non sem-bra essere limitato n dalla man-canza di capacit tecniche n dallamancanza di capitali ma dalla man-canza di una domanda aggregata dimercato sia pubblica che privata peril servizio considerato e dalla ne-cessit di un intervento pubblico di

    coordinamento e regolazione deinuovi mercati.In particolare, le nuove politiche ur-bane in una citt come Milano o al-tre grandi citt italiane possono es-sere orientate a promuovere loffertadei servizi innovativi da parte delleimprese o a promuovere la doman-da degli utilizzatori e cittadini inquesti servizi. Inoltre, queste politi-che possono richiedere cambiamen-ti nella pianificazione fisica del suoloo nel ruolo svolto dalle istituzionipubbliche allinterno della comunitcittadina.

    Tavola 1: Le politiche nella citt per lo sviluppo delloccupazione nei servizi

    Interventi sullofferta di servizipromuovere un cambiamento della base desportazione dalle sole attivit industriali ai servizi e promuovere lo sviluppo della do-manda esterna di servizi a scala interregionale e internazionale nel turismo e nei servizi professionali;promuovere lintegrazione di servizi nelle produzioni industriali tradizionali;promuovere gli investimenti immateriali delle imprese industriali, in ricerca, progettazione tecnica, marketing e organizzazione;promuovere listruzione universitaria e lassunzione di laureati nelle PMI industriali e la creazione di nu ove imprese innovative insettori nuovi;promuovere la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro e soprattutto nei servizi privati e pubblici;orientare le risorse delle istituzioni finanziarie locali verso il finanziamento di progetti strategici innovativi di consorzi di imprese.

    Interventi sulla domanda di servizi

    aggregare la domanda di bisogni latenti ma diffusi come sicurezza, qualit ambientale, risparmio energetico, uso di energie rinno-vabili, riduzione della congestione del traffico, che possono essere lo stimolo per la creazione di nuove imprese innovative;avviare progetti di innovazione in ognuno dei settori della spesa pubblica locale combinando lo sviluppo di risorse umane qualifica-te interne e la domanda di servizi qualificati esterni;contenere i prezzi delle abitazioni e della rendita per aumentare il reddito disponibile, i consumi, la domanda di nuovi servizi e losviluppo di nuove attivit produttive;sviluppare i mercati comunali, aumentare lefficienza del sistema della distribuzione e contenere il costo della vita e la rendita;promuovere i processi di apprendimento dei ci ttadini nelluso di servizi innovativi e quindi la sostituzione di questi a servizi di tipotradizionale;promuovere le associazioni di utilizzatori e consumatori, che mirano a produrre autonomamente alcuni nuovi servizi qualificati.

    Interventi urbanistici nei serviziassicurare unelevata qualit ambientale che rappresenta la risorsa fondamentale per lo sviluppo economico della citt;evitare la costruzione di nuove residenze ed uffici e un aumento del costoso pendolarismo casa-lavoro e invece promuoverelutilizzo di tutti gli spazi vuoti interni alla citt per migliorare la qualit della vita dei residenti, il verde e i servizi privati e pubblici;avviare progetti urbanistici che consentano lagglomerazione di servizi nuovi e qualificati che richiedono la forte vicinanza a servizi

    complementari, come i servizi commerciali, i servizi per il tempo libero e le sedi universitarie e di grandi uffici pubblici;avviare progetti urbanistici che assicurino gli spazi pubblici (come: scuole, piazze, centri culturali), che facilitino lo sviluppo di varieattivit comunitarie, creino associazioni e comunit di interessi e competenze;

  • 8/3/2019 18_2011

    5/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 5

    ridurre la congestione dei trasporti ed aumentare il tempo libero dei cittadini, che induce un aumento della domanda di molti serviziper il tempo libero: cultura, sport, attivit sociali, ecc..

    Processi di governance nelleconomia della conoscenzapromuovere la creazione di consorzi, centri di competenza, societ pubblico-private nella gestione di progetti strategici innovativie la creazione di un fondo metropolitano per progetti innovativi con la collaborazione di banche, societ di assicurazione ed inve-stitori istituzionali per avere accesso al mercato nazionale ed internazionale dei capitali;promuovere la progettualit e allungare la prospettiva temporale degli attori economici avviando progetti di lungo periodo che spin-gano a superare lattuale fase di incertezza che porta preferire iniziative speculative e a rinviare le decisioni di investimento;promuovere la partecipazione, la coesione sociale, il senso di appartenenza collettiva, il senso civico, la condivisione di obiettivi evalori, la fiducia reciproca tra i diversi attori locali che permettono di ridurre i conflitti e i tempi necessari per gli interventi e i cam-biamenti.

    FISCO COMUNALE. UNA NOVIT: PAGARE MENO PAGARE TUTTIGiovanni Agnesi

    In questi ultimi tempi "la Scuola" haavuto di grandi attenzioni e si sot-tolineato che si tratta di un patrimo-

    nio prezioso di persone, di cultura,di valori. Ma la scuola costituisceanche patrimonio di grande valoremateriale se consideriamo i "luoghi"della scuola e cio il rilevante nume-ro di edifici e aree destinati ad ac-cogliere le diverse istituzioni scola-stiche, educative e formative. Purlimitandoci alle strutture di compe-tenza delle amministrazioni comu-nali, e cio quelle destinate all'edu-cazione di bambini e ragazzi da ze-ro a 14 anni, il numero degli edificiin gioco veramente importante.Edifici che possono contenere an-che pi di una tipologia scolastica inun contesto integrato dove i bambinipossono percorrere la loro espe-rienza educativa, sempre nellostesso luogo familiare e conosciuto,dalla prima infanzia fino all'adole-scenza. Inoltre ogni scuola ha quasisempre a disposizione un'area cir-costante destinata a verde e pucontare su almeno una palestra. E'per tutti questi aspetti che gli edificiscolastici costituiscono un rilevanteriferimento sociale e culturalenell'ambito dei quartieri insieme alla

    "piazza" e alla parrocchia/oratorio.Milano non fa eccezione e negli an-ni 60 ha anche ampliato il numerodelle scuole per consentire a tutti diassolvere all'obbligo scolastico fino

    al compimento dei 14 anni. In queglianni sono stati realizzati decine diedifici scolastici, quasi sempre pre-

    fabbricati, e - a prescindere dallaqualit dei manufatti- questi inter-venti hanno contribuito a moltiplica-re nella citt "isole" protette, ciascu-na con la propria zona "di rispetto" edi verde intorno alla scuola. Milanopoi ha una delle reti pubbliche piampie di servizi all'infanzia (nidi ematerne) e anche queste strutturesono diventate spazi protetti all'in-terno della citt.Tutto questo porta oggi a contarecirca 450 edifici "scolastici" (con unasuperficie complessiva degli spazinell'ordine di 1,5 milioni di mq), chesi trovano distribuiti in modo sostan-zialmente omogeneo sull'intero terri-torio cittadino, cos che molte scuolesi trovano anche in zone centrali, inlocalizzazioni di pregio, e occupanoquindi aree sulle quali possono an-che accendersi interessi speculativi.La diminuzione della popolazionemilanese e in particolare la contra-zione delle nascite ha avuto anchecome conseguenza che molti edificiscolastici sono stati abbandonati perconcentrare l'utenza in un minornumero di edifici e per "ottimizzare"

    l'uso delle scuole.L'Amministrazione Comunale hadovuto affrontare questa evoluzionedelle scuole milanesi sia razionaliz-zando la rete delle istituzioni scola-

    stiche e l'impiego degli edifici, siavalutando quali fossero le miglioriscelte economico-finanziarie per

    l'impiego delle ingenti risorse ne-cessarie a garantire la manutenzio-ne degli edifici, scegliendo per e-sempio - di privilegiare l'abbandonodegli edifici pi onerosi da mantene-re o strutturalmente pi compro-messi (per esempio l'insieme dellescuole prefabbricate realizzate perl'emergenza degli anni 60). Gli ed i-fici scolastici godono peraltro - diuna particolare "protezione" rispettoa destinazioni improprie o diverseda quelle originali, dovendo l'ammi-nistrazione comunale (responsabilee proprietaria di questi edifici) espli-citamente dichiarare prima di di-smettere una scuola - che sono ve-nuti meno gli interessi e l'esigenzadi destinare un edificio a scuola.Tuttavia non sempre le scelte sonostate nella direzione di difendere ilreticolo straordinario delle scuole,reticolo che valorizza il territorio perle peculiarit sopra ricordate di areeprotette e relativi spazi a verde. Masoprattutto cresciuto negli anni unorientamento "immobiliarista" neiconfronti del patrimonio scolasticoche ha fortemente influenzato la de-

    stinazione degli edifici dismessi e lescelte relative a modi e risorse dadestinare alla manutenzione ordina-ria e straordinaria. Ma questa un'altra storia.

    SCUOLE A MILANO: 5 MILIONI DI MC DIMENTICATIAlberto Ferrari

    Il Comitato dei Navigli ha intrapresouniniziativa davvero scrupolosa: haraccolto un significativo numero difirme dei cittadini che abitano entro iquattrocento metri dalla Darsenache vogliono il ritorno dellacqua inquel bacino storico. Uniniziativascrupolosa al di l del necessario.

    infatti improponibile che il destino diun bene appartenente al patrimonioculturale lombardo possa esseredeciso da un ristretto numero di cit-tadini, non sarebbe espressione didemocrazia matura, ma di scarsaattitudine a valutare e confrontaregli interessi pubblici ai diversi livelli

    e a recepire lo spirito nuovo dellaCostituzione.Costituzione che, in vero, dal 2001promuove lesercizio della sussidia-riet come attribuzione di compe-tenze decisionali ai livelli pi vicini alcittadino, tuttavia non indiscrimina-tamente, ma solo dopo aver verifi-

  • 8/3/2019 18_2011

    6/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 6

    cato quale sia il livello pi adeguatoad assumere decisioni con riferi-mento alla rilevanza della materiaoggetto di giudizio e allinteressecollettivo alla sua tutela. Il caso pisignificativo dellapplicazione diquesto principio di adeguatezza che

    integra la sussidiariet, il recenteCodice dei beni culturali e del pae-saggio (gennaio 2004), che richia-mandosi alla Costituzione attribui-sce la competenza di tutela del pa-trimonio culturale (beni culturali epaesaggio) allo Stato.La Darsena appartiene al patrimo-nio culturale in quanto elemento co-stitutivo del sistema storico dei Na-vigli lombardi, determinante per lastoria di Milano. Non unarea libe-ra disponibile per servizi di vicinato,come si potrebbe supporre dalla let-

    tura di alcuni articoli e lettere appar-si anche su giornali autorevoli chegodono stima di formatori di opinio-ne culturale. Dopo il sostegno mani-festo alla realizzazione di parcheggisotterranei, si proposto di approfit-tare dellarea per realizzare giardi-netti di quartiere e, a fronte dellalettera di una cittadina indignata perlipotesi di collocare una ruota pano-ramica nel Parco Sempione, il gior-nale che la pubblica si chiede pe r-ch non collocare la ruota, per e-sempio, alla Darsena, come sugge-rito dallAssessore alla Cultura.

    Sembra una proposta maliziosa-mente ironica. Invece no.Ad altra lettrice che manifesta pre-occupazioni che, chi ama Milano,certamente comprende si confermala qualit della soluzione suggeritaper il semplice motivo che la Dar-sena in condizioni davvero mise-revoli, tanto che difficile rinvenirvitracce della sua importante storia,rilevando nel contempo che dallalto

    della ruota panoramica si potrebbegodere di unampia vista del sis te-ma delle vie dacqua. Ebbene, latraccia fondamentale della sua im-portante storia che la Darsena haperso lacqua. Si consolidino lesponde, restituiamole lacqua e a-

    vremo compiuto un sensazionalerecupero di immagine di una com-ponente sostanziale di quel sistemastorico delle vie dacqua che vor-remmo conservare libero da ruotepanoramiche, giardinetti e parcheg-gi sotterranei. Dal cappellodellillusionista uscito di tutto. A-desso possiamo aspettarci ancheconigli bianchi e colombe, ma allesuggestioni spettacolari si preferi-scono soluzioni serie allaltezza deltema.Il tema dei Navigli lombardi, e mila-

    nesi in particolare, sta vivendo unmomento di grande interesse testi-moniato dalle numerose recenti ini-ziative bipartisan. Il 23 dicembrescorso la Lega Nord ha indetto unaconferenza stampa con Italia No-stra, Fai e WWF, nel corso dellaquale ha presentato la propria pro-posta di sistemazione della Darsenae del suo intorno, un progetto chefondamentalmente prevede di resti-tuire lacqua al bacino storico. Il 16aprile il Partito Democratico con leAssociazioni Bei Navigli e Cambia-mo Citt ha presentato il progetto, ilParco dei Navigli che ha tra i suoipunti forti la Darsena di cui prevedela riqualificazione per ritrovare lasua funzione di porto, di raccordotra le vie dacqua e per recuperare ilsuo valore archeologico e ambienta-le. Lesigenza di immettere nuova-mente lacqua nella Darsena con-fermata indiscutibilmente anche inquesto progetto.

    Il 15 aprile il Consiglio regionale del-la Lombardia e il Politecnico di Mi-lano hanno organizzato al Pirello-ne un convegno sul tema Milano ei Navigli con limpegnativo sottotito-lo programmatico La RegioneLombardia per la ricostruzione della

    civilt dellacqua. Lo spunto statolipotesi di un referendum per la risi-stemazione della Darsena e la riatti-vazione dei Navigli milanesi. Fortu-natamente la maggior parte degliinterventi si orientata verso analisistoriche del sistema; la presenta-zione applicativa pi documentata stata la proposta di realizzare dallaDarsena fino a Scassina di Pomi uncanale con larghezza di 6 metri(quindi con effetto scarsamente e-vocativo delloriginale di 10-12 m.),corredata da un progetto dimpro-

    babile realizzabilit, ma molto det-tagliato che ne quantifica anche ilcosto in 155 milioni di Euro. Nessu-no degli interventi ha comunque a-vanzato per la Darsena propostache ne alterassero limmagine con-solidata di specchio dacqua.In conclusione dobbligo richiama-re il Piano Regionale dArea dei Na-vigli Lombardi recentemente appro-vato dal Consiglio regionale lom-bardo (22 dicembre 2010), fruttodella pluriennale serie di studi delMaster Plan dei Navigli che ha vistocoinvolti la Regione, il Politecnico, laBocconi e la Soprintendenza e chepertanto pu essere considerato abuon diritto riferimento rispondenteal principio di adeguatezza dellaCostituzione. Obiettivo prioritario delPiano la tutela dellintero sistemadei Navigli, attuata mediante il re-stauro delle sponde, dei manufattiidraulici e dei beni dellimmediatocontesto che ne configurano lim-magine e ne documentano la storia.

    MILANO 2011, PROVE DI TERZA REPUBBLICA?Giuseppe Ucciero

    Comunali 2011: Milano, Torino, Na-poli, Bologna ., ma nel Paese nonsi parla che di Milano. A torto o aragione, si crede che in politica tuttocominci e finisca a Milano: sociali-smo riformista e fascismo, centrosi-nistra e giustizialismo. Cos speria-mo anche del berlusconismo, dive-nuto sintesi dello sfascio della Se-conda Repubblica. Ci piace pensar-la cos, ce lo ripetiamo con orgogliocittadino, e certo non siamo lontanidal vero, tanto pi che pare che Mi-lano sia di fronte a un nuovo mo-mento di svolta. Oggi le elezioni siintrecciano con il tramonto del regi-

    me di Berlusconi: vittoria o sconfittapossano segnare duro contrasto oulteriore dilagare della metastasi diun sistema di potere ormai aperta-mente eversivo.Milano questione nazionale, certa-mente, anche se Giuliano Pisapia fabenissimo a sfuggire al tentativodella Moratti di buttarla in caciara,agitando provocatoriamente pseudoquestioni generali. Tenere la barradritta sulle questioni della citt, delvivere in Milano, dellabitare, delmuoversi, del curarsi, del lavorare, politicamente accorto. Altra cosa la comprensione sottostante del

    momentum nazionale delicatissimoin cui si collocano le elezioni cittadi-ne. Lindebolimento di Berlusconinon porta con s un addolcimentodelle sue posizioni, ma semmai unulteriore inasprimento, condotto conmosse da belva ferita, in un deliriodi onnipotenza che farebbe sorride-re se non fosse tutto ormai terribil-mente pericoloso. Si gioca con ilfuoco, al punto che la stessa Lega,di cui tutto si pu dire tranne chemanchi di sagacia bertoldesca,sempre pi fa scudo al Presidentedella Repubblica.

  • 8/3/2019 18_2011

    7/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 7

    Ancor pi preoccupato il PartitoDemocratico che, registrando losfaldarsi di componenti importantidel centrodestra originario, si inter-roga sulla strategia pi efficace percontrastare i frutti avvelenati deltramonto di Berlusconi: la morte del-

    la Prima Repubblica avverlaugurio del non moriremo demo-cristiani, ma apr, a conti fatti, unastagione da incubo. Attenzione chela fine della Seconda non ci introdu-ca nel baratro della Terza. E dun-que la domanda politica chiave at-torno a cui ruotano le riflessioni delPD la seguente: il centrosinistradispone, nel suo recinto, delle forzenecessarie non solo per battere e-lettoralmente Berlusconi, ma ancherifondare e governare il Paese? Ein grado non solo di raccogliere i

    voti, ma di aggregare politicamentele forze sociali che possono davverosostenere il peso del Paese? Loschema dellUnione, il tutti dentroda Mastella a Turigliatto, fallitocon Prodi nel 2008 in un tonfo cosdisastroso che tuttora, a quasi treanni da allora, ne portiamo ancorale ferite sanguinanti. N Veltroni conil PD autoreferenziale ha fatto me-glio.E la seconda domanda in qualescenario si pu porre fine al regimeberlusconiano: intesa costituzionalecon il centrodestra che ci sta per

    estromettere Berlusconi, rifare leregole del gioco, lasciare campoalla normalizzazione del centrode-stra e poi di nuovo contarsi suschieramenti bipolarmente contrap-posti, o scomposizione e ricomposi-zione delle forze politiche, nel qua-dro dischiuso da una nuova leggeelettorale, che renda possibilelalleanza delle componenti modera-te-riformiste dei due schieramenti,riducendo cos lo spazio politico alleestreme? Bersani per ora non scio-glie il quesito, anche perch ne va

    della stessa esistenza politica delPartito Democratico. Sembra perprevalere la prima ipotesi non in as-soluto ma come passaggio prelimi-nare essenziale per aprire, su nuo-ve e pi favorevoli basi, i giochisuccessivi, quali che essi siano.

    La politica arte del possibile sidice, in realt arte del necessa-rio, dove la possibilit larco delleopzioni che si debbono ricercare epraticare per far vivere la necessitpolitica. Cosa oggi necessario?Pi di ogni altra cosa, necessario

    porre fine al regime di Silvio Berlu-sconi e con lui a una Seconda Re-pubblica che ha interamente traditole tante attese. Cosa necessarioper avvicinare questo obiettivo? U-nire tutte le forze che condividonoquesta prospettiva. Cosa si devefare per unire forze distanti ma di-sponibili a un obiettivo comune? De-finire alcuni, essenziali, punti su cuiconvergere politicamente per riaf-fermare i valori fondativi della Socie-t e dello Stato e per ridisegnare ilquadro istituzionale entro cui rinno-

    vare la nostra societ: la Terza Re-pubblica.Se il durissimo PCI del 44 seppevenire a patti con la screditata Mo-narchia badogliana pur di sconfigge-re il nazi fascismo, sapremo noi in-dividuare gli alleati necessari perarchiviare Berlusconi? Bersani haevocato lo spirito di un nuovo CLNe questo, non altro, il quadro diriflessioni e iniziative politiche in cuisi gioca la partita milanese. Ma moltifaticano a capire, e anche nel Parti-to Democratico locale non mancauna incomprensione dei termini poli-tici essenziali del tema, che si tra-duce in un ritardo grave di iniziativapolitica.Cos, eccoci inevitabilmente arrivatia Milano, alla Milano LaboratoriodellInnovazione Politica, alla Milanoche alba e tramonto dei movimentipolitici. Una citt dove vivono1.300.000 persone e 280.000 im-prese, dove la trasformazione dacitt industriale a citt dei servizi neha mutato funzione e carattere so-ciale, dove coesistono persistentifasce di bisogno con un ampio e

    caleidoscopico repertorio delle pro-fessioni legate allimmateriale, aiservizi e alla distribuzione commer-ciale. Ricordiamolo, viviamo in unacitt fatta cos, non in un'altra im-maginaria.

    E ora facciamoci la domanda chia-ve: pu il centrosinistra, cos comfatto oggi, con il suo effettivo inse-diamento sociale, avanzare la suacandidatura al governo di questacitt senza trovare un dialogo profi-cuo con almeno parte della sua

    classe dirigente, dellestesissimoceto commerciale, del mondo delleprofessioni che cuore della citte ha nel suo DNA lindividualismoimprenditoriale? E si pu pensareche questo dialogo possa avveniresenza innovare la nostra proposta,dato che non si tratta, solo, di com-piere con successo una azzeccatamanovra elettorale, ma di disartico-lare e ricomporre un vero e proprioblocco socio culturale?E come compiere questa operazio-ne se non, anche, intessendo un

    fitto dialogo con quelle forze chesono disponibili a sedersi al tavolo,non certo per portarci i loro voti agratis, ma per costruire alcunepremesse di governo senza la Mo-ratti? Come, insomma, scrivere ori-ginalmente in milanese ci che aRoma in corso di elaborazione (laTerza Repubblica) e come trovarespazio e contenuti per aprire unanuova Stagione di Riforme?Di tutto questo, anche se non pro-prio in questi termini, si cominciatoa parlare sabato scorso tra StefanoBoeri e Manfredi Palmeri, in occa-sione dellincontro sul tema Qualegoverno, per la nuova Milano?,promosso da La Fabbrichetta con ilCentro di Formazione Politica, enon stato un parlare invano. Bo-nomi e Bassetti, tra gli altri, hannoben chiarito scenari, questioni enecessit, stimolati da un Pier VitoAntoniazzi, a cui certo non difettanon visione n coraggio della solitu-dine. Verr buono questo inizio diragionamento, quando andremo,speriamo, al ballottaggio e qualcunodovr per forza bussare a certe por-

    te per giocarsi lultima partita? Ve-dremo, siamo per convinti che in-tanto era necessario cominciare, enon importa se tutti si mettono inviaggio subito: On s'engage, et puison voit. Si cominci e poi si vedr, .le salmerie seguiranno.

    LA VITTORIA DEL MARKETING SULLA POLITICASergio Vicario

    Limpressione che, nella campa-

    gna in corso a Milano per lelezionedel Sindaco e il rinnovo del Consi-glio comunale, sia tornato prepoten-temente in auge il manifesto con ilfaccione della candidata o del can-

    didato bene in vista. Nelle ultime

    elezioni comunali non era andatacos. Dove abito, zona Citt Studi, 5anni fa, i manifesti restavano al loroposto anche per giorni. Questanno,invece, cambia ogni notte la carrel-

    lata di volti esposti al giudizio esteti-

    co dei potenziali elettori. Pratica-mente scomparso linvio postale disantini e volantini elettorali cartacei,anche se la diffusione manuale deisantini resta centrale, sostituiti dagli

  • 8/3/2019 18_2011

    8/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 8

    Email che, grazie al passaparolaelettronico praticato dai supporter,arrivano nella casella di posta pergiorni e giorni.Forze politiche e singoli candidatistanno facendo largo ricorso allarete. Sito, gruppo di sostegno su

    facebook e twitter, fanno parte or-mai del kit obbligatorio del perfettocandidato. La sensazione, tuttavia, che a fronte del cambio significati-vo degli strumenti utilizzati per vei-colare i messaggi, poco sia cambia-to nella relazione tra chi comunica eil potenziale elettore destinatario.Un rapporto, quasi sempre, unidire-zionale. I siti vengono raggiunti dachi interessato a capire che cosapropone una certa forza politica oquel determinato candidato o, pispesso, dagli agit-prop elettorali per

    aggiornarsi su quello che devonodire nella loro attivit di sostegno.Oppure viene mandato un messag-gio sperando che il destinatario siincuriosisca o lo legga.Devo dire che, in poche occasioni,qualit grafica e originalit del mes-saggio risultano in grado di stupire.Chi ne ha i mezzi, praticamente soloLetizia Moratti, cerca di presidiare ilnumero pi alto possibile di siti, por-tali, blog, testate on line della rete,comprando spazi su cui appiccicarela propria faccia photoshoppata,augurandosi che la visibilit si tra-duca in gradimento e in voti.

    Sicuramente, a molti lettori di Arci-pelagoMilano sar capitato di parte-cipare a qualche incontro, relativa-mente ristretto, dove il candidato,Pisapia in particolare, si trovato adoversi confrontare con personeche, politicamente, la pensavano

    diversamente e verificare che nelladiscussione era riuscito a modificareil giudizio in suo favore. Quasi nes-suno, al momento, per, mi sembrasia riuscito a traslare quel meccani-smo nella realt virtuale e si sia or-ganizzato per trovare il modo di in-tervenire con intelligenza, diretta-mente o indirettamente, negli ster-minati gruppi tematici che si sonovenuti organizzando nella rete, cer-cando di far passare il proprio puntodi vista o la propria proposta.Poco sfruttato, forse per incapacit

    o forse per mancanza di volont, anche il gioco degli specchi delcomplesso sistema mediatico. Ov-vero utilizzare un medium per farpassare un contenuto che poi possaessere ripreso dagli altri media. Inquesta tornata milanese, a eccezio-ne dei candidati sindaci pi impor-tanti che ci riescono per inerzia, gliunici a riuscirci, finora, sono stati ilSindaco di Turbigo, Lassini, con ilsuo delirante manifesto e il capolistadella lista 5 stelle, Mattia Calise che,da illustre sconosciuto ai pi, or-mai stabilmente presente sui diversimedia, grazie al lavoro svolto inprecedenza esclusivamente tramite

    internet che ha fatto, da subito, lievi-tare nei sondaggi le intenzioni di vo-to per la sua lista.La comunicazione dei partiti e deicandidati mi sembra pi preoccupa-ta di non dispiacere al proprio tradi-zionale bacino elettorale, piuttosto

    che di fare incursioni nel campo av-versario. Ognuno padroneggia almeglio i propri contenuti distintivi,ma fatica a far percepire con imme-diatezza di essere stato capace diacquisire il consenso di persone no-toriamente dello schieramento av-verso, seppur in posizione critica, odi aver dato risposte innovative sutemi tradizionalmente cari allaltraparte.Si tratta di un problema rilevante, lacui soluzione forse pi importanteper lo schieramento di Pisapia, per-

    ch permetterebbe di raggiungere,con un messaggio chiaro e imme-diato, quella parte dellelettorato in-teressata solo marginalmente allacompetizione elettorale, ma che insoddisfatta sul come vanno le co-se. Far percepire, soprattutto allaconsistente fascia di elettorato di-sattento, pi importante che spie-gare. Per farlo, soprattutto in uncompetizione che probabilmenteverr decisa da qualche migliaio divoti, bisogna avere il coraggio di farpropri temi e persone che stanno,per dirla con Piero Bassetti, fuori

    dal cesto, ovvero al di l del proprioschieramento.

    IL COMITATO PER IL 51 OLTRE IL VOTOAntonio Duva

    La campagna elettorale sta entran-do nella sua ultima, decisiva fase.Liniziativa della destra tende contutta la forza della sua macchinaorganizzativa e delle sue massiccedisponibilit finanziarie a oscurare il

    tema Milano e a trasformarelappuntamento nel quale i cittadinisono chiamati a decidere a chi affi-dare la responsabilit di gestioneamministrativa del proprio Comunein qualcosa di totalmente diverso:lennesima richiesta di cieca fiduciaper Silvio Berlusconi e un nuovomandato, senza il vaglio di un con-fronto esauriente, per Letizia Morat-ti.E una preoccupazione comprensi-bile: si tratta infatti di tornare a sol-lecitare consensi dopo cinque annidi promesse mancate; cinque annisegnati da episodi di malcostumeamministrativo e da contrasti para-lizzanti (e dannosi per la citt) comequelli emersi nellopera di prepara-

    zione allExpo. Cinque anni conclusicon un bilancio che cos negativoda aver suscitato osservazioni criti-che e inviti a una gestione pi ac-corta da parte degli stessi revisoridei conti di Palazzo Marino.

    Molto meglio perci cercare di stor-nare lattenzione degli elettori da unconfronto nel merito e tornare asbandierare illusorie promesse evecchi spauracchi (attenti ai comu-nisti; no alla patrimoniale, etc.).Intendiamoci: il voto di una metropo-li dellimportanza di Milano ha unindubbio rilievo politico e lesito dellacompetizione ambrosiana sar im-portante per lintero Paese. Ma losar soprattutto se il voto dei mila-nesi esprimer una scelta, di testa enon di pancia, legata ai problemiveri della citt e alle scelte per il suofuturo.Per questo la candidatura di Giulia-no Pisapia che sin dallinizio haimpresso un carattere nettamente

    civico al suo impegno - quella sucui un vasto schieramento di forzedi sinistra e di centrosinistra ha me-glio potuto e saputo ritrovarsi in unaragionata aspirazione di successo.Per dare concretezza a questo o-

    biettivo, che resta oggettivamentearduo, tuttavia necessario che lamobilitazione dei cittadini conquistianche settori di opinione indecisi sucome votare. In altre parole ne-cessario acquisire consensi pi e-stesi di quelli prevedibilmente rac-colti dallarco dei partiti che hannodichiarato il proprio sostegno perPisapia; appare dunque essenzialeunazione che in tutta onest intel-lettuale induca a considerarepreminente il valore amministrativodel voto del 15 e 16 maggio prossi-mi.E questo il lavoro nel quale si sonoimpegnati molti ambienti della cultu-ra, del volontariato e dellassocia-zionismo milanesi. Fra gli altri il

  • 8/3/2019 18_2011

    9/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 9

    Comitato per il 51 promosso daPiero Bassetti: un organismo al qua-le hanno aderito sia cittadini che mi-litano in uno dei partiti schierati proPisapia sia personalit indipendentidi varo orientamento ideale ma ac-comunate dalla convinzione che Mi-

    lano ha urgente bisogno di un cam-biamento radicale. Lattivit svoltadal Comitato, pur nel breve periododurante il quale ha operato, ha su-scitato interesse e consensi che po-tranno rivelarsi preziosi specialmen-te nella fase che da augurarsi siapra luned prossimo del ballot-taggio. Affinch ci avvenga nelmodo migliore, sembra a chi scriveimportante che si realizzino duecondizioni.La prima che limpegno del Comi-tato, nato per sostenere Pisapia,

    continui a svolgersi come contributooperativo e propositivo a suo direttoed esclusivo vantaggio. Si tratta diunesigenza evidentemente con-nessa alle modalit con le quali ilComitato nato e alle differenze diorigine che caratterizzano quanti alComitato stesso hanno liberamenteaderito e che altrettanto libera-mente stanno, a titolo individuale,operando a sostegno non solo diPisapia ma di candidati consiglieriinseriti in una delle diverse liste incampo.La seconda pi che una condizione una proposta. In questa difficile

    stagione della vita milanese si puritenere che lattivit di un organi-smo come il Comitato per il 51possa essere utile anche oltre lascadenza elettorale. Si tratta diunopera che andrebbe svolta noncerto in alternativa e tanto meno in

    contrasto con i partiti ma per contri-buire a un dibattito civile su Milano esul suo ruolo lontano da logori ste-reotipi e animato dallambizione dicogliere gli elementi reali di novitche una realt complessa ma dina-mica e ricca di fermenti come quellaattuale, ogni giorno ci propone.E uno sforzo che la societ civilemilanese ha pi volte compiuto consuccesso durante la sua lunga sto-ria e che oggi potrebbe tradursi inuno stimolo positivo anche per glistessi partiti e per la loro vita interna

    non di rado alquanto asfittica.Lobiettivo principale da perseguiredovrebbe essere soprattutto quellodi favorire un profondo rinnovamen-to dello scenario politico cittadinoche la consultazione in atto, di l daisuoi esiti, ha comunque rimesso inmoto.Lelemento che si coglie, da questopunto di vista, che in settori increscita dellopinione pubblica sem-bra farsi strada la convinzione chele soluzioni pi vantaggiose per ilfuturo delle cittadine e dei cittadini diMilano risulteranno legate piallindividuazione di equilibrati punti

    di convergenza, basati su analisirigorose e concrete dei problemidella metropoli lombarda, piuttostoche agli esiti del mero conflitto bipo-lare, almeno nella versione milita-rizzata e rissosa che risultata s i-nora prevalente. Milano ha bisogno

    di unalternativa decisa al modo concui stata da anni governata; habisogno, prima di tutto, di contare suun Comune che svolga uneffettivaazione di spinta per politiche pubbli-che orientate allo sviluppo, al lavoroe alla crescita.E questo il senso profondo dellasfida di Pisapia. Che essa abbiasuccesso, come ci auguriamo, omeno, non si tratta comunque diuna sfida destinata a esaurirsi a finemese. Pisapia ha, infatti, dichiaratoche non sar, come altri purtroppo

    in passato, un candidato mordi efuggi: da Sindaco o in quanto e-sponente di punta dellopposizione,star in ogni caso in Consiglio co-munale e contribuir allemergere diuna nuova generazione per cambia-re Milano. In questo, che un lavo-ro di lunga prospettiva, avr certobisogno dellapporto delle forze poli-tiche; ma gli potr essere anche uti-le la vicinanza di cittadini attivi epartecipi come quelli che si sonoimpegnati nel Comitato per il 51.

    VIA DELLA CROCE ROSSAJacopo Gardella

    Milano una citt con poco verde.Per accrescerne lestensione si sache se non pensabile creare par-chi nella zona centrale, non inve-ce impossibile realizzare piccoligiardini dovunque oggi si offra lapossibilit di reperire unarea urba-

    na libera. Si tratta di compiereunopera di cesellatura, minuziosa eaccurata; di reperire i luoghi oggiprivi di una destinazione definita; glislarghi spesso informi; gli angoli distrade o gli incroci di vie, nei quali,fatta salva la superficie richiesta allesedi carrabili, possibile creare a-ree di verde, zone di riposo per an-ziani e di ricreazione per bambini.Una di queste aree potrebbe diven-tare via della Croce Rossa, tangen-te a via Manzoni. La polemica susci-tata a suo tempo dalla collocazione,nel centro dello slargo, dellattualeMonumento a Pertini, era stata malposta e tendenziosa. Si colpiva dicritiche violente e ingiustificatelopera dellarchitetto Aldo Rossi,

    autore del Monumento, mentre sisarebbe dovuto criticare la colloca-zione dellopera: collocazione im-propria e contraria alla destinazioneiniziale, che avrebbe dovuto trovarsial termine di un lungo viale, alla pe-riferia di una citt di provincia, nota

    per i caduti durante la ResistenzaPartigiana.Lopera quindi era stata concepitaper essere collocata in uno spaziodi campagna aperta e libera, e peressere vista prima da lontano e poisempre pi da vicino, di mano inmano che ci si avvicinava, cammi-nando lungo un percorso alberato.Schiacciata, come adesso, e rin-serrata fra alte e compatte costru-zioni, essa ha laspetto sproporzio-nato di un grosso giocattolo, lascia-to cadere da un bimbo di giganti inmezzo a case di nani. Le bigottecritiche dei milanesi, invece di met-terne in discussione la collocazione,si sono scagliate controlarchitettura del Monumento, e non

    ne hanno n compreso n apprez-zato la forza dello stile e la robustasemplicit geometrica, totalmentepriva di leziosit. La qualitdellopera risulta ancora maggiorese si pensa ad altri monumenti, co-struiti in quegli anni, e dedicati ora

    al Bersagliere ora allArma dei Ca-rabinieri; tutti di deludente povertestetica.Non sarebbe operazione impossibi-le rimuovere il Monumento a Pertini,collocarlo in altra zona della citt, etrasformare il Via della Croce Rossain un luogo di invitante e confortevo-le accoglienza per il pubblico. Lascelta della nuova zona in cui si-stemare il monumento diventerebbeoggetto di uno stimolante concorsodi arredo urbano; e sarebbe una uti-le verifica della capacit inventivadei nostri architetti e paesaggisti.Una possibile collocazione, tutta daverificare, potrebbe essere trovataallinterno dei Giardini Pubblici, nellazona dei Boschetti, lungo il viale che

  • 8/3/2019 18_2011

    10/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 10

    parte dal Museo della Scienza etermina al Planetario. La collocazio-ne concilierebbe il classicismo delPiermarini, progettista dei Boschetti,con lamore per lo stile neoclassicosempre dichiarato da Aldo Rossi.Tolto il monumento, via Croce Ros-

    sa pu diventare un piccolo giardi-no; un angolo chiuso e raccolto; unposto in cui trovare riparo dal traffi-co di via Manzoni e di via Monte diPiet; e offerto ai passanti comeluogo di pausa e di sosta. Gli alberisono gi cresciuti, e hanno raggiun-to una giusta dimensione; i lampioniesistono gi, e si ergono su robustisostegni di elegante disegno; sol-tanto le panche, scomodissime, acausa dei sedili in gelido marmo edella mancanza di schienale, an-drebbero sostituite con altre pi

    confortevoli, realizzate in un mate-riale caldo come il legno. Tempo fa

    era stato bandito un concorso per lafornitura di nuove panchine civiche;ma il risultato sparito nel nulla: al-tra dimostrazione di scarsa serietdata dalla attuale Amministrazione.Via Della Croce Rossa era un vuo-to; stato un errore volerlo riempire

    con un pieno, con il volume di unmonumento. Bisognava che il vuotorimanesse tale; venisse racchiusoallinterno di un perimetro; fosse cir-condato da una recinzione, e messoin condizione di offrire un invito asostare e riposare. Lesempio di viadella Croce Rossa suggerisce alcu-ne riflessioni sulla forma fisica diMilano. Si potrebbe, con piccole o-perazioni mirate, rendere questaforma pi gradevole, pi accoglien-te, pi ordinata. Occorre tuttaviastendere un programma generale; e

    prendere in esame, una dopo laltra,le zone urbane in cui intervenire.

    Tutte operazioni non complesse, maattuabili solo se esiste un vero desi-derio di migliorare la nostra citt.Per ora questo desiderio non esiste,n tra gli Amministratori, n tra i cit-tadini. Il giorno che esso venissesentito, il progetto esterno degli am-

    bienti urbani non apparirebbe di na-tura diversa da un progetto internodi ambienti domestici; e gli Ammini-stratori pubblici sarebbero altrettan-to interessati a ottenere per la lorocitt un buon risultato quanto lo so-no per la loro casa i proprietari pri-vati.Alla vigilia delle prossime elezionicomunali si spera che i candidatialla carica di Sindaco diventino con-sapevoli di quanto sia importante ilproblema della forma fisica da darea Milano.

    SPIGOLATURE ELETTORALI /5Carneade

    Certo Letizia spende troppo ma ilPd spende troppo poco. Premessoche i partiti hanno il finanziamentopubblico mascherato da rimborsodelle spese elettorali europee, na-zionali, regionali (stiamo parlando disvariati milioni di euro per la sola

    Lombardia), che sono quasi esentidiva, che hanno la stampa sovven-zionata, i 300.000 euro stanziati perle elezioni milanesi sono circa unmese di stipendio e benefit degli e-letti nei vari parlamenti e consigli.Per la madre di tutte le battaglie e-lettorali si poteva fare di pi pen-sando anche che per Boeri alle pri-marie il Pd aveva speso 77.000 eu-ro. Un po come se lInter investissepi per le amichevoli estive che perla Champions. Fossi candidato miincazzerei

    Certo Letizia spende troppo ma non che Milly con 93.000 spendetroppo poco, un centesimo della co-gnata? in fondo la cassa la stes-sa. Milly per fa una propagandacon scritte in nero e azzurro ammic-cando a una non meglio precisatasquadra; cos i furbi art director sol-leticano i tifosi interisti per ottenerela preferenza. una scelta corag-giosa e intelligente soprattutto do-vendosi contrapporre a un sindaconotoriamente milanista. O no?

    Che le spese del centro destra fos-sero superori a quelle del centro si-nistra era prevedibile. Ma che unalistarella come quella dei Giovani

    per lExpo metta in preventivo unamilionata francamente assurdo. Icasi sono due o si tratta di un modoper diluirelimpatto delle spese del-la Letizia spalmandolo su pi sog-getti o (ditemelo voi perch me losono dimenticato, tanto era impro-

    babile).

    I preventivi di spesa pubblicatiallalbo pretorio sono un campiona-rio di errori di sciatteria e supponen-za. Tra le dichiarazioni pi buffequelle della lista verdi ecologistiper Pisapia che spende 6.400 europer le elezioni in consiglio comunalee circa 60.000 per le zone. La spie-gazione supponiamo che al postodi tante dichiarazioni suddividendolimporto ne hanno fatta una molt i-plicandolo. La lista del Pdl spende

    250.000 euro per ogni zona ma quinon sappiamo se si tratta di errore.La lista di Manfredi Palmeri puntamolto sulle zone tant che ha de-positato preventivi di spesa pari a 0euro come il Movimento 5 stelle e iradicali. La Lega padana lombardaha un disavanzo preannunciato po-sitivo di 40 euro a fronte di un totaledi spese di 560 euro. La lista Li-prandi nel preventivo inseriscespese per scritte murali: lesten-sore del budget fermo al 1950 o un taggaro. Preventivi di singolicandidati non ne ho ancora trovati.

    Sabato 7 maggio al PierlombardoPier Vito Antoniazzi ha organizza-to il pi interessante tra i dibattiti sui

    perch della sconfitta elettorale delcentro sinistra. Immagino che Pisa-pia non sia superstizioso.

    Quante preferenze ci vogliono pernon fare brutta figura e intonareaddio sogni di gloria addio castelli

    in aria? Dipende. In genere il gior-no dopo, il 98% dei candidati scopredi essere stato tradito nellordine:dal partito, dal leader di riferimento,dagli amici, dai colleghi, dai compa-gni, dai camerati, dal vicino di casa,dagli spin doctor (ha se avessi pre-so quellaltro!), dai collaboratori (inprimis quelli che dovevano volanti-nare), dai pazienti (se medico), daiclienti (se avvocato), dagli studenti(se docente), dai dipendenti (se im-prenditore), dai lettori (se giornalistao scrittore), via via sino al mari-

    to/moglie, figli, genitori. Lunica chenon tradisce mai la mamma (senon ci sono sorelle o fratelli in altreliste). Ci assiomaticamente pre-messo possiamo fare qualche contodella serva. Manfredi Palmeri preseun anno fa alle regionali 4.200 voti,a chi li passa? Cinque anni fa Ciab940 in AN, Montalbetti 485 nella li-sta Ferrante, il babbo della Giudice915; per arrivare primi la battaglianel Nuovo Polo durissima. Terzidovr prenderne pi della Moioli.Salvini ne prese 3.000 con 5.000 vicesindaco. La Benelli che deve

    vedersela contro un nutrito gruppodi ex compagni DS e non, deve arri-vare prima se vuol fare lassessore.Boeri deve superare la Adamo, mi-

  • 8/3/2019 18_2011

    11/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 11

    ca si pu pensare che un vecchioassessore della giunta Pillitteri siapi popolare dello special one. Ma-jorino (essendo uomo di partito)non deve superare il capolista Boerima deve superare le altre due capo-lista (missione ardua come bere unbicchier dacqua), aumentare di un

    migliaio le preferenze del 2006 (pidifficile) e distanziare il nuovo attorgiovane e futuro capogruppo Marandi almeno 1.000 voti; pu farcela econquista di diritto un posto al par-lamento. Milly deve prendere i3.000 voti di cinque anni fa ma so-prattutto deve prendere voti di lista.Basilio Rizzo che pu battere ognirecord di permanenza in consigliocomunale e di candidature in listediverse dovrebbe farcela, ma di po-co, con i suoi 1.200 voti sicuri. NellaLista civica per Pisapia la partita

    tra donne e la prima degli eletti avrmeno preferenze di alcuni consiglie-

    ri di zona, tanto lassessorato gistato assegnato. NellUDC Salvato-re ha gi vinto, per la felicit al se-condo turno di donna Letizia. NelPdl si gioca dequilibrio: bisognabattere la concorrenza interna (quel-li che rischiano di pi sono gli as-sessori) senza strafare perch il ca-

    valiere non pu avere meno di50.000 voti di preferenza.

    Il meno superstizioso dei candidati Fanzago del Pd: la sua manchetteelettorale su un giornale di zona accanto a quella di Paradiso Ono-ranze funebri!! Collinetti del Pdl inzona 4 si impegner per la Bibliote-ca europea neanche fosse commis-sario comunitario. Roberto Caputouna lunga militanza MS, PSI, DS,Forza Italia, Margherita, Pd scriveche sa cosa fare per Milano ci

    crediamo dopo tutti questi anni! Me-no chiaro perch il suo slogan sia

    Mi hai caputo?, gli anni passanoper tutti. Stefano Florio del NuovoPolo per Palmeri si candida in dueconsigli di zona e per risparmiare loscrive su un solo volantino, ha chia-ro cosa vuol dire espressione delterritorio, meno male che insegna ascienze politiche! Il giovane Lazza-

    riniPd pi furbo nel suo opuscoloparla della nostra zona che pernon indica; risparmia e non sbaglia.Edoardo Croci ci informa che lasua azione ha consentito la costru-zione di nuove linee metropolitane;modesto. Come Maran Pd, sullabusta del suo mailing avverte AT-TENZIONE con questa busta puoicambiare Milano. Barberis Pd ciinforma nel suo depliant che haformato un gruppo (de che?). Noncentra nulla ma vagando in rete hotrovato lo slogan mai pi sudditi di

    Bergamo. Treviglio ai trevigliesi ditale Siliprandi. Medioevale

    LA PORTA DI MILANOFulvio Irace

    In unintervista di quasi dieci anni fa,Luigi Caccia Dominioni confessavache il suo pi grande rimpianto perla Milano interrotta della ricostru-zione era di non aver pensato ab-bastanza in grande per preservare il

    centro e ricavare nella fascia tra inavigli e la circonvallazione un ringdi verde, incentivando lelevazionein verticale con arditi grattacieli.Bastava unidea sola e semplice erano le sue parole blocco delcentro, grande ring e slancio in al-tezza. Milano sarebbe rimasta quel-la vecchia l, non fuori mano ma incentro e nel grande verde tra naviglie bastioni, grattacieli altissimi e bel-lissimi!Non posso fare a meno di pensarea quello sfogo raccolto in previsionedel catalogo della grande mostra

    dedicatagli dalla direzione del mu-seo veronese di Castelvecchio, ognivolta che entro a Milano di ritornoda Como o da Torino. Pur nella per-cezione distratta dellautomobilista,non si pu fare a meno di cogliereleffetto sprawl che sale dallinformeimpasto di case, capannoni e torriper uffici che ingorga il tappodaccesso alla citt secondo unadelle sue pi importanti direttrici sto-riche, facendo perdere il sensodellorientamento e frustrando leeventuali attese dellimminente ac-

    cesso alla grande citt.Con qualche eccezione del passato,Milano non ha mai coltivato il sensodel Landmark, appiattendosi al suo-

    lo per paura di figurare troppo arditao velleitaria, secondo una malintesadeclinazione della sua tradizionalemorigeratezza urbana. Era ovviodunque che nellurbanistica deigrandi gesti, tipica della

    deregulation postmoderna, rispun-tasse, come un indigesto rimosso,laspirazione allo skyline, al monu-mento laico della magnificenza ur-bana, alla scultura eccezionale ca-pace di farsi cogliere da molto lon-tano. Ma i simboli, come noto, licrea la storia, non la volont degliuomini o magari la storia contro lavolont degli uomini storici. Sonospesso involontari ( la torre Velasca,diceva Aldo Rossi, ci ha messo ven-ti anni per comparire in una cartoli-na di Milano), perch anzi, quandosono voluti, risultano spesso tanto

    tronfi da passare per ridicoli.Come quelli annunciati di City Life,nellex fiera, per esempio, che han-no fatto dellestetica del Landmarkla loro principale ragione di esisten-za, o come quelli di Porta Garibaldi,sempre pi insipidi per ogni nuovopiano raggiunto. Come il Bodio Cen-tre, anche, o le torri della Fiera e ledecine di altri sparsi cubicoli verticalidistinti tra di loro solo dal colore delrivestimento. Lunico momento incui locchio percepisce uno stacco,avverte un salto di scala e la neces-

    sit di un secondo sguardo quan-do si intravvede dal cavalcavia chefiancheggia il QT8 il tempio smonta-

    to di Gino Valle nellarea del Portel-lo.Non la forma in s, n la peculiari-t dellarchitettura (scabra, peraltro,e senza dettagli), ma larguzia delpensiero: di fronte al solenne Tim-

    pano dellextension della Fiera pro-gettata qualche decennio fa da Ma-rio Bellini proprio con lidea di af-frontare il tema della porta urbana,Valle scelse la strada dellironia.Come a Bicocca, con la sede dellaDGBank volt le spalle alla regolari-t dellordito di Gregotti con un edu-cato sberleffo, cos al Portello glisembr troppo serioso il riferimentotemplare di Bellini. Decise allora dismontare il Timpano in tre grossiframmenti deposti al suolo, come inuna parodia della Caduta degli Deie ci lasci una piccola lezione di

    umorismo architettonico. Non so sequesta sia una porta di Milano, ma certamente un buon biglietto da visi-ta per dire al turista e al commuterche anche in questa citt lo spiritonon ancora stato ucciso del tuttodalla spocchia.A proposito della quale, tuttavia, sa-rebbe negligente non osservare lariuscita alquanto stravagante delmausoleo erboso di Charles Jenks,laltro polo (verde) delloperazionePortello, su cui il giudizio tuttaviaappare ancora sospeso. Di Cino

    Zucchi e di Guido Canali, nulla sipu dire in tal senso, perch la loro(riuscita) ambizione non era quella

  • 8/3/2019 18_2011

    12/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 12

    di farsi porta di citt, ma citt e ba- sta.

    RUBRICHE

    MUSICAquesta rubrica curata da Palo Viola

    [email protected]

    Concerti in casa

    Una volta era un costume molto dif-fuso: si invitavano gli amici non soloper il the o la cena, ma anche perascoltare musica. E, a seconda del-le circostanze o delle proprie condi-zioni economiche, i musicisti eranogli stessi padroni di casa, i loro ami-ci dilettanti, o anche grandi e notiinterpreti. Sono celeberrimi gli invitidei Litta Modignani, nel loro bel pa-lazzo di corso Magenta oggi occu-pato dagli uffici delle Ferrovie delloStato, durante i quali si pi volteesibito il giovane Mozart - talvolta induo con la sorella Nannerle, sottolocchio vigile di pap Leopold - da-vanti a un parterre costituito sopra-tutto dalla grande aristocrazia mila-nese. Ma altrettanto celebri erano ledomeniche viennesi nella ben pimodesta casa di Franz Schubert, incui lui stesso al pianoforte, da so-lo, o in ensemble con amici musici-sti - presentava le sue ultime com-

    posizioni.Nellottocento romantico, le casedegli Schumann e dei Mendelssohna Lipsia erano dei veri e propri sa-lotti da concerto, in cui non solo siimprovvisava o si provavano partitu-re ancora manoscritte (in fase, di-ciamo cos, sperimentale) o appenapubblicate per valutarne la qualit eproporne le prime considerazionicritiche, ma si invitavano anche igrandi compositori e interpreti chepassavano per la citt (celebri lepresenze di Liszt e Chopin) a incon-

    tri ed esibizioni private a totale be-neficio dei propri amici.Questa consuetudine sempre sta-ta pi mitteleuropea - o nordeuro-pea - che mediterranea, e forsedobbiamo la speciale amicizia deimilanesi con la musica colta proprioalla lunga parentesi austroungarica;fatto sta che, in forma riservata epoco nota, dai tempi delle visite deiMozart (e poi di Verdi, Puccini e ditutti i grandi musicisti legati alla Sca-la) la tradizione dei concerti in casa,a Milano, sopravvissuta senza maiscomparire, e in questi anni sta rin-vigorendosi consistentemente.Sembra una cosa impegnativa, ma ben pi semplice di quanto non sicreda. Vediamo come funzionano.

    Tutto pi facile se si ha in casa unpianoforte, possibilmente orizzonta-le (il verticale uno strumento pida studio che da concerto) ma nonnecessariamente a coda intera (200cm) o gran coda (220); pi chesufficiente un cosiddetto mezzacoda(160 cm) o un quarto di coda (140cm) che si pu anche affittare peruna giornata (ma attenzione ai costi,specialmente se si ai piani alti!). Sipu farne ovviamente a meno, pro-ponendo un programma di musicheper altri strumenti - soli o in duo, tri-o, quartetto, eccetera - ma bisognatenere sempre docchio il volumetotale del suono. E infatti necessa-rio che il locale o i locali in cui sisuona offrano una sufficiente qualitacustica, siano cio abbastanzagrandi (in proporzione al volume deisuoni prodotti) e abbiano pareti e ipavimenti ragionevolmente assor-benti (per i soffitti pi difficile!).

    Per quanto riguarda i musicisti dainvitare, Milano piena di giovanidiplomandi o neodiplomati in varistrumenti e in canto, pieni di talentoe di passione, cui fa piacere avereun pubblico da cui farsi conoscere(perch da cosa nasce cosa), da-vanti al quale provare i loro primiconcerti, anche per imparare a esi-birsi e a vincere la frequente timi-dezza, e (perch no, se possibile)cominciare a guadagnarsi qualcheeuro. Chiedono per un pubblicoattento e rispettoso, per il quale val-

    ga la pena di spendersi; un pubblicoconsapevole della magia che lorosanno dispensare con grande im-pegno e generosit. Li si trova con iltamtam dei conservatori e dellescuole di musica, basta cominciare,poi si chiamano luno con laltro ecos si entra nel giro.Quanto allorganizzazione del con-certo che pu durare da una adue ore, non di pi lo si fa esegui-re nella seconda met del pomerig-gio per concluderlo con un rinfresco,particolarmente gradito se vi si trat-tengono gli stessi musicisti con iquali commentare le musiche ese-guite e la loro interpretazione. Vor-remmo aggiungere che distribuireprima del concerto un foglio (per

    esempio stampato su entrambi i latiin carta normale e piegato in due amo di dpliant) con il programmadelle musiche che verranno esegui-te, corredato da una breve biografiadegli artisti che loro stessi vi farannoavere con congruo anticipo, non so-lo gratifica gli interpreti, ma aiutamolto a catturare lattenzione e laconcentrazione degli ascoltatori, aiquali bisogner ricordare conlinvito a non arrivare dopo liniziodel concerto perch durantelesecuzione sar opportuno nonsolo chiudere i telefonini ma anchestaccare il telefono di casa e zittirecitofoni e campanelli!Coraggio, dunque, provateci se nonlo avete mai fatto, e scoprirete conquanto entusiasmo saranno accoltele vostre serate musicali. Perchascoltare musica eseguita per voi,a un passo dallo strumento, in con-tatto quasi fisico con i musicisti,

    unemozione straordinaria alla quale difficile restare indifferenti. Prova-re per credere.

    Musica per una settimana

    * gioved 12, venerd 13 e dome-nica 15, allAuditorium, lorchestraVerdi diretta da Francesco MariaColombo in un Concerto che alternatre Sinfonie e Ouverture di Rossini(Gazza ladra, Scala di seta e Gu-glielmo Tell) a due opere di Gian-

    carlo Menotti: il Concerto per violinoe orchestra - solista il primo violinodellorchestra Luca Santaniello - euna Suite dal suo Sebastian* gioved 12 e sabato 14, al teatroDal Verme, lorchestra dei Pome-riggi Musicali diretta da Gnter Pi-chler esegue musiche di Schubert(la quarta Sinfonia D.417 e, per vio-lino e orchestra, il KonzertstckD.345 e il Rond) e il Corale perviolino e orchestra di Berio, con laviolinista Tania Becker Bender* domenica 15, ore 10.30 alla Pa-lazzina Liberty, lorchestra di Mila-

    no Classica diretta da Marektrynkl, con il tenore Makoto Saku-rada, propone musiche di Giorgio

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
  • 8/3/2019 18_2011

    13/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 13

    Federico Hndel e di AlessandroScarlatti* luned 16, al Conservatorio perle Serate Musicali, un duo femminile violino Hilary Hahn e pianoforte

    Valentina Lisitsa con un pro-gramma di musiche di J. S. Bach,Tartini, Beethoven, Ives e Antheil* mercoled 18, sempre al Conser-vatorio ma per la Societ dei Con-

    certi, il pianista Cdric Tiberghienesegue musiche di Beethoven (laSonata cosiddetta al Chiaro di Lu-na), Schumann, Ravel e Debussy

    ARTEquesta rubrica a cura di Virginia Colombo

    [email protected]

    Lanello debole che spezza la catena

    Termina con la mostra L'anello pidebole della catena anche il piforte perch pu romperla, lultimoquarto di Terre Vulnerabili, progettocurato da Chiara Bertola pressolHangarBicocca, contrassegnatodal tema della vulnerabilit. Quattrole mostre che si sono succedute e

    integrate luna allaltra, per un totaledi nove mesi, divise in quattro fasicome quelle lunari, e che hannoraccolto ben trentuno artisti interna-zionali e altrettante opere che sonovia via cresciute, evolute, cambiate,modificate e si sono adattate aglispazi dellHangar.Lultima mostra, inaugurata il 5maggio, vede la presenza di quattronuovi artisti, gli ultimi in ordine cro-nologico che sono stati inseriti nelprogetto: Roman Ondk, PascaleMarthine Tayou, Nari Ward e

    litaliano Alberto Tadiello. Il titolodella quarta fase, L'anello pi debo-le della catena anche il pi forteperch pu romperla, forse la di-chiarazione pi significativa rispettoallo scopo del progetto. La vulnera-bilit anche forza. Bisogna asse-condarla e accettarla, farla diventa-re il punto di forza.Le catene rappresentano ancheuna struttura dinamica - dice ChiaraBertola - che conduce alla produ-zione di forme e di lavoro; allinternodel ciclo (o del processo) rappre-sentato da una catena, esiste sem-

    pre un anello debole (non allineato)che alla fine pu rivelarsi come il piforte perch rompe uno schema dicomportamenti prevedibili diventan-do cos il pi creativo. Lanello "di-fettoso" interrompe un ingranaggio erompe dunque la normale succes-sione delle azioni. Ecco il significa-to di questa nuova fase, tutta in di-venire, che presenta quattro nuoviinteressanti lavori.

    Lartista slovacco Ondk, presentaResistance, un video nel quale a ungruppo di persone stato chiesto direcarsi a un evento pubblico pressoil quale essi si mescolano nella follacon i lacci delle proprie scarpe slac-ciati. In questa opera lartista da unaparte lavora sul rituale dellopening,

    dallaltro crea una condizione stra-niante in chi guarda il video, ab-bandonato e incerto sulla correttainterpretazione.Pascale Marthine Tayou, cameru-nese, costruisce nel CUBO Plasticbag una spettacolare installazionecon un grande cono rovesciato inte-ramente costituito da diecimila sac-chetti di plastica biodegradabili dicinque tonalit diverse. Una primaversione dellopera era gi stata e-sposta nel 2010 in Australia, in que-sta sede stata appositamente rivi-

    sitata e viene presentata per la pri-ma volta in Italia. Gi dal titolo sipu intuire il materiale favorito diTayou, il sacchetto di plastica, unoggetto assolutamente banale eanonimo, accessorio della quotidia-nit, che diventa simbolo della cre-scente globalizzazione, del consu-mismo, ma anche simbolo del no-madismo che sempre pi caratteriz-za luomo moderno, una sorta divagabondo che trascina nei sac-chetti i pezzi importanti della suavita. Con un risvolto assolutamentenuovo: oggi che i sacchetti di plasti-

    ca sono banditi dal commercio, en-trano di diritto a far parte dei mate-riali usati per larte.E presente anche Nari Ward, gia-maicano ma newyorkese di adozio-ne, artista che usa come veicolodarte i materiali di riciclo della vitamoderna e industriale, spesso rac-colti direttamente nel suo quartiere,Harlem, ai quali d nuova funzionee significato, usandoli per affrontaretemi sociali come la povert,

    limmigrazione e la questione raz-ziale. Per Terre Vulnerabili ha rea-lizzato Soul soil, un grande conteni-tore ovale dove sono intrappolati edal quale fuoriescono resti di oggettiabbandonati, materiali di recupero,parti in ceramica di sanitari e alcunidei vestiti usati provenienti dalla in-

    stallazione di Christian Boltanski,Personnes, esposta allHan-gar loscorso anno, sfuggiti allo smantel-lamento di fine settembre 2010, in-terpretando cos, in linea anche conla sua poetica, uno dei temi portantidi Terre Vulnerabili.Lultimo artista presente litalianoAlberto Tadiello, con il suo Senzatitolo (Adunchi), una installazione ditubi di ferro, lamiere, dadi e bullonisu una colonna aggettante e spigo-losa. Il significato pi che mai le-gato al tema della vulnerabilit e

    della precariet. Cos lartista stes-so, spiega la sua opera: Un grumodi forze. Di aggettanza, di torsione,di urto, di trazione, di spinta. Di iso-lamento, di deformazione, di dissi-pazione, di accoppiamento, di riu-nione, di separazione. solo metal-lo, ferro. Tagliato, smussato, graffia-to, bucato, piegato, imbullonato. Siaffaccia. Pesa, pende, gravita.E il momento di tirare le somme evedere queste quattro fasi al com-pleto, per comprendere a pieno co-sa sia oggi la vulnerabilit secondoquesti artisti ma soprattutto per ve-

    dere quanto questi progetti sianodavvero definitivi. Lo sono?

    Terre Vulnerabili 4/4 L'anello pidebole della catena anche il piforte perch pu romperla -Hangar Bicocca Fino al 17 luglio.Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle19.00, gioved dalle 14.30 fino alle22.00, luned chiuso Ingresso: intero8 euro, ridotto 6 euro

    Al Museo del Novecento larte scende in piazza

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
  • 8/3/2019 18_2011

    14/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 14

    Il Museo del Novecento ha da pocoinaugurato la sua prima mostratemporanea, intitolata Fuori! Arte espazio urbano 1968-1976. La mo-stra, curata da Silvia Bignami e A-lessandra Pioselli, allestita al pia-no terra del museo, uno spazio pic-colo e raccolto ma forse, c da dir-lo, non troppo funzionale per questamostra, fatta da video, filmati, pan-nelli e grandi fotografie. Il tema trai pi interessanti: far luce su un pe-riodo particolare della vita politica,artistica e sociale italiana, quellamanciata danni che va dalle conte-stazioni giovanili del 68 fino al de-cennio successivo. Momento socia-le importante ma non solo, anchelarte e gli artisti giocarono un ruolocruciale nel risveglio delle coscienzepopolari. Sono gli anni in cui larte si

    allontana da musei, gallerie e luoghitradizionalmente deputati alla frui-zione, per uscire fuori, appunto, instrada, per coinvolgere il pubblico eil mondo reale. Performance, azioni,installazioni, poco importa il me-dium, limportante era la riappro-priazione del tessuto urbano cittadi-no e il farlo insieme al pubblico.Per capire la vicenda artistica diquegli anni, la mostra ne ripercorrealcune tappe significate, quali Artepovera + azioni povere (Amalfi,1968; a cura di Germano Celant);

    Campo Urbano (Como, 1969; acura di Luciano Caramel); il Festivaldel Nouveau Ralisme (Milano,1970; a cura di Pierre Restany);Volterra 73 (Volterra, 1973; a curadi Enrico Crispolti), ma anche la Bi-ennale di Venezia del 1976. Per

    spiegare queste azioni e perfor-mance cos effimere sono stati usativideo, filmati restaurati, registrazionisonore, fotografie e manifesti, learmi di quella rivoluzione artisticache tanta importanza ebbe nel ri-svegliare pensieri e passioni.Ecco allora in mostra le fotografie diUgo Mulas per Campo Urbano; igonfiabili di Franco Mazzucchelliallestiti fuori dai cancelli dellAlfaRomeo di Milano (1971); i lenzuolidi Giuliano Mauri alla Palazzina Li-berty di Milano contro la guerra inVietnam (1976); le azioni incompre-se sul territorio fatte da Ugo La Pie-tra e le prime ricerche sulla comuni-cazione, rivolte agli studenti, del La-boratorio di Comunicazione Militan-te. E ancora le pratiche di progetta-zione partecipata di Riccardo Dalisi

    a Napoli, per creare asili nei rionidisagiati; le fotografie della gentequalunque di Franco Vaccari; lapasseggiata con la sfera di Miche-langelo Pistoletto, riproposta dal filmdi Ugo Nespolo (1968/69); le inter-viste di Maurizio Nannucci, fatte diuna sola parola ai passanti (Firenze,1976). Ma anche le indimenticabili escioccanti performance di Rotella,Restany e Niki de Sainte Phalle, du-rante il Festival del Nouveau Reali-sme a Milano, con il banchetto fu-nebre, una sorta di macabra ultima

    cena per decretare la fine del grup-po, fatta dai membri del gruppostesso; i monumenti impacchettati diChristo; le espansioni gommose diCesar in Galleria Vittorio Emanuelee il monumento fallico di Tinguely.Tutto visibile attraverso filmati, do-

    cumenti preziosi di momenti ormaiperduti.Insomma una carrellata di artisti eazioni che hanno profondamenteinfluenzato larte di oggi e che ide-almente completano il percorso e-spositivo del Museo del Novecento,che si conclude allincirca agli anniSessanta, con lavori pensati per su-perare il limite tradizionale del qua-dro o della scultura: dagli ambientiprogrammati e cinetici allarte pove-ra alla pittura analitica. In contempo-ranea, il Museo ospita anche altredue esposizioni: una sala dedicataalla famiglia Carpi e ai suoi maggioriesponenti, Aldo e Pinin; allultimopiano invece sar possibile studiareuna selezione di disegni e cerami-che di Alessandro Mendini, prove-nienti dalla collezione di Casa Bo-

    schi-Di Stefano.Per concludere, nellultima vetratadello spazio mostre stato allestitoun white cube, dove dal 15 aprile al30 giugno sar esposta Nice ball,opera di Paola Pivi. Una composi-zione fatta di sedie di design in mi-niatura che, illuminate dallinterno,proiettano sulle pareti giochi di om-bra. Seguiranno poi a rotazione an-che unopera darte, un oggetto didesign e una fotografia.

    Fuori! Arte e spazio urbano 1968-1976 - Museo del Novecento - finoal 4 settembre. Lun 14.30-19.30;mar, mer, ven e dom 9.30-19.30;giov e sab 9.30-22.30Biglietto inte-ro 5 euro, ridotto 3 euro.

    Milano in carta e cartone

    Vivere e pensare in carta e cartonetra arte e design, questo il titolodella mostra esposta al Museo Dio-cesano fino al 29 maggio. Un inedi-

    to connubio, quasi tra sacro e pro-fano, che porta il Museo a strettocontatto con opere darte e oggettiquotidiani nuovissimi fatti con mate-riali di riciclo. Unoccasione chepermette di visitare, con lo stessobiglietto dingresso, anche le colle-zioni permanenti del Museo, la mo-stra su cui tante polemiche sononate, Gli occhi di Caravaggio, lamostra Cruciale di Giulio Iacchettie lesposizione sul design, inizial-mente legata al Salone del Mobile.Unesposizione, questa, ideata e

    curata da COMIECO, ConsorzioNazionale Recupero e Riciclo degliImballaggi a base Cellulosica, ovve-ro, una mostra di oggetti fatti di car-

    ta e cartone riciclato, declinati in ar-te e design. 21 sono gli artisti coin-volti nella rassegna, come Peri-no&Vele e Pietro Ruffo, mentre 23

    sono i designer presenti, con nomiinternazionali quali Frank O. Gehrye una moltitudine di italiani giovanied emergenti come Marco Giunta,Giorgio Caporaso e Nicoletta Sa-vioini.La carta esce dallottica di semplicemateriale comune, quotidiano, perdiventare mezzo e veicolo di nuovecostruzioni e idee funzionali, deco-rative e innovative. Si spazia dallecostruzioni in cartone e cartapesta,pi tradizionali, a opere realizzatecon il taglio al laser, in un panorama

    che comprende tecniche antiche emoderne. Si potranno cos ammira-re O, opera darte traforata e crea-ta con ritagli fotografici, Aria, di

    Marco Corsero, una sagoma ran-nicchiata scavata tra decine di libri,Lultima cena con pistola di JamesHopkins tra le opere darte, ma an-

    che tantissimi oggetti di design, co-me i tavolini per bambini diA4Adesign, sedie di cartone, le se-dute allungate di Molo design, libre-rie, gli anelli e i bracciali di SandraDi Giacinto, manichini, vasi e copri-vasi di Ulian e Mari, lampade, lecornici di Andrea Gianni e la poltro-na di Ghizzoni. Tutti rigorosamentedi carta riciclata. Un percorso di ri-cerca che dura da pi di dieci anni,curato da Comieco e che oggi con-duce a questi nuovi prodotti. Ma solo linizio.

    La mostra, curata dal direttore delMuseo Diocesano Paolo Biscottinicon il sostegno della Galleria Rubin,si inserisce in un ideale percorso

  • 8/3/2019 18_2011

    15/20

    www.arcipelagomilano.org

    n. 18 III 11 maggio 2011 15

    nellambito di Milano di carta, acura sempre di Comieco, che vedela carta protagonista di tante inizia-tive originali, in una commistione traarte, design, musica e iniziative cul-turali, iniziato con il Salone del Mo-bile ma che durer fino a fine mag-gio.Perino&Vele esporranno fino al 17luglio presso la Fondazione Pomo-doro le loro opere fatte di cartapestanella mostra Luoghi comuni, 25opere per ripercorrere diciassette

    anni di carriera; si continua conCArte, dal 3 al 30 maggio pressolAcquario Civico, dove la carta di-venter ispiratrice per la realizza-zione di oggetti in ceramica. Il quar-to appuntamento sar il 21 maggio,con la manifestazione Abi-tanti,una performance collettiva in cui iprotagonisti saranno tanti piccolioggetti-robot di legno rivestiti conmateriali di scarto e recupero,nellambito di Milano Green Festival.Il 30 maggio, allinterno del progetto

    Sans Papier ci sar un concertocon strumenti di carta e cartone,con sette ballerine e performer.Gran finale con la mostra Fashion-in paper 2011, mostra itinerante diabiti, gioielli e accessori di moda edesign realizzati in carta da studentidelle scuole italiane di design, ac-cademie e universit.Arte e design. Vivere e pensare incarta e cartone, Museo Diocesano,fino al 29 Maggio 2011, Intero 12 ,ridotto 10 , mar-dom.

    Tra sale, segni e memorie storiche. Paladino a Milano

    Maschere, croci, volti, rami, legno,pittogrammi, teste, elmi, simboli dalsapore alchemico. Tutto questo Mimmo Paladino, tutto questo ci

    che il visitatore potr vedere nellamostra appena inaugurata presso ilpiano nobile di Palazzo Reale. Cu-rata da Flavio Arensi, la personaleprende in esame oltre trentanni diattivit dellartista campano, attra-verso un nucleo di oltre 50 opere,tra cui 30 dipinti, sculture e installa-zioni. Una mostra creata con la col-laborazione dello stesso Paladino,che ha scelto personalmente i lavorisecondo lui fondamentali per ricrea-re la sua lunga carriera artistica. Pa-ladino infatti nasce come artistaconcettuale, tra gli anni 60 e 70,per poi arrivare a far parte di quelgruppo di artisti che Achille BonitoOliva, presentandoli alla Biennale diVenezia del 1980, defin Transa-vanguardia.Un mondo, quello di Paladino, fattoda segni e simboli ancestrali, magi-ci, legati indissolubilmente alle me-morie culturali del territorio, soprat-tutto campano e beneventano, cheporta con s memorie primitive elongobarde che diventano quasi ar-chetipi. Unaccumulazione di repertistorici e di modelli egizi, romani, e-

    truschi, ma anche di reperti mne-monici, di tracce che diventano so-strato per la fantasia dellartista, li-berando una potenza creativa che avolte non si riesce a decifrare.Larte non un fatto di superficiefine a se stesso, n di abbandonoviscerale ad atteggiamenti poetici.Larte sempre indagine sul lin-guaggio, cos dichiara lartista inuna recente intervista. Questa,daltra parte, lottica con cui lavora

    Paladino: contrario a dare chiavi diletture univoche e universali, spessonon definisce un significato precison un titolo per le sue opere, la-

    sciando spazio alla libera interpre-tazione del singolo. Opere misterio-se ed essenziali, figure frontali e ie-ratiche, colori presi dalla terra o ina-spettatamente accesi.Ecco allora che in questo percorsostorico ci accoglie il grande Rossosilenzioso, dal quale spuntano faccescavate come maschere, o la testa-reliquario di San Gennaro, custoditain una elaborata e geometrica tecae circondata tutto intorno da scarpedi bronzo appese al muro, sostenu-te da piccoli passerotti. Quasi fosse-ro dei voti fatti al santo. Uno deipezzi forti dellesposizione quelloche allora fu il rivoluzionario Silen-zioso mi ritiro a dipingere un qua-dro, 1977, una stanza bianca deco-rata con segni dipinti di nero, croci,teste e numeri. Unici oggetti di arre-damento una sedia di legno e unquadro figurativo appeso alla pare-te.Fra le sale pi affascinanti senzadubbio quella dedicata alla installa-zione dei Dormienti, trentadue scul-ture rannicchiate a terra, in posizio-ne fetale, immerse nella penombra

    e circondate dalle musiche di DavidMonacchi, il giovane compositoremarchigiano che Paladino ha vol