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Approcci e metodi glottodidattici Il termine "approccio", in glottodidattica, indica un insieme di tesi glottodidattiche che un glottodidatta seleziona in rapporto e coerenza con una serie di assiomi ricavati dalle scienze linguistiche (linguistica generale, linguistica acquisizionale, sociolinguistica, neurolinguistica), dalle scienze dell'educazione, dalla psicologia, dall'antropologia ecc. [1] , cioè "[d]all'esterno dell'universo epistemologico della glottodidattica” [2] . In altre parole, l'approccio “costituisce la filosofia di fondo di ogni proposta glottodidattica” [3] , in modo che da un determinato approccio possono derivare diversi metodi glottodidattici, i quali metodi rappresentano, dunque, l'applicazione pratica di quelle scelte teoriche. [3] Non esiste una tassonomia condivisa di approcci e metodi glottodidattici. 1 Prime forme di approcci dedutti- vi Retrospettivamente è stato definito “approccio formalistico” [2] o “deduttivo” [4] il più antico approccio glottodidattico. All'approccio deduttivo corrisponde il cosiddetto “meto- do grammaticale-traduttivo”, le cui caratteristiche sono le seguenti [4][5] : il docente impartisce la lezione in L1 e non è tenuto a saper parlare nella L2; la L2 viene usata poco; l'apprendimento concerne soprattutto aspetti morfo- sintattici; si affrontano precocemente testi classici della L1; le più tipiche attività sono il dettato, la lettura e la traduzione (dalla L2 alla L1 e talvolta dalla L1 alla L2). Sulla base di questo metodo si sviluppa una conoscenza della L2 nella forma scritta, mentre si sviluppano poco le abilità produttive (in particolare quelle orali: monologo e dialogo) [4] . Il ruolo del docente è quello di illustrare lessi- co e grammatica della L2 (tramite regole ed eccezioni [6] ), mentre il percorso di appropriazione vero e proprio da parte dello studente è lasciata alle scelte individuali di quest'ultimo [5] . Il corso di validità di questo approccio è stato individuato in tre secoli, fino alla reazione di nuovi approcci induttivi sorti a cavallo tra Ottocento e Novecento [2] . Secondo altre ricostruzioni, è soprattutto nel Settecento che si definisce un approccio formalistico, quando la lingua latina perde il suo status di lingua franca e resta nei curricoli come lingua morta su cui esercitare le pro- prie facoltà intellettive. In questa forma cristallizzata, la lingua assume la forma di una raccolta di regole ed ecce- zioni. La didattica della lingua latina, così formata, finirà per influenzare profondamente quella delle lingue stra- niere: l'approccio formalistico è sopravvissuto, certo non indiscusso, almeno fino alla fine del XX secolo. [7] Con l'apparizione di nuovi approcci e metodi, il tra- dizionale approccio deduttivo è stato sistematicamen- te rifiutato, ma esso è sopravvissuto nell'uso (ad esem- pio nell'insegnamento delle lingue classiche, il greco e il latino). [2] La stessa apparizione del concetto di “com- petenza comunicativa” negli anni settanta del Novecento non ha del resto eliminato l'importanza che ha la memo- rizzazione di grammatica e lessico della L2, anche se si è approfondita la riflessione sulle regole, sull'induzione, la fissazione e il riutilizzo delle stesse, nonché sulla na- tura delle stesse regole e dell'errore (non più visto come momento patologico dell'apprendimento) [5] . Tipiche tecniche glottodidattiche dell'approccio deduttivo sono [8] : esercizi di memorizzazione e comprensione delle regole; riflessione sulla L2 (tipicamente in L1); raffronto contrastivo tra regole della L2 e della L1; reperimento delle regole della L2 nei testi; dettato; traduzione scritta (da L2 a L1 e più raramente da L1 a L2); retroversione (traduzione in L1 di un passo tradot- to in L2 ma originariamente in L1, per attività di confronto). 1

2) Approcci e Metodi Glottodidattici

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glottodidattica

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  • Approcci e metodi glottodidattici

    Il termine "approccio", in glottodidattica, indica uninsieme di tesi glottodidattiche che un glottodidattaseleziona in rapporto e coerenza con una serie diassiomi ricavati dalle scienze linguistiche (linguisticagenerale, linguistica acquisizionale, sociolinguistica,neurolinguistica), dalle scienze dell'educazione, dallapsicologia, dall'antropologia ecc.[1], cio "[d]all'esternodell'universo epistemologico della glottodidattica[2]. Inaltre parole, l'approccio costituisce la losoa di fondodi ogni proposta glottodidattica[3], in modo che da undeterminato approccio possono derivare diversi metodiglottodidattici, i quali metodi rappresentano, dunque,l'applicazione pratica di quelle scelte teoriche.[3]

    Non esiste una tassonomia condivisa di approcci e metodiglottodidattici.

    1 Prime forme di approcci dedutti-vi

    Retrospettivamente stato denito approccioformalistico[2] o deduttivo[4] il pi antico approccioglottodidattico.All'approccio deduttivo corrisponde il cosiddetto meto-do grammaticale-traduttivo, le cui caratteristiche sono leseguenti[4][5]:

    il docente impartisce la lezione in L1 e non tenutoa saper parlare nella L2;

    la L2 viene usata poco; l'apprendimento concerne soprattutto aspetti morfo-

    sintattici;

    si arontano precocemente testi classici della L1; le pi tipiche attivit sono il dettato, la lettura e la

    traduzione (dalla L2 alla L1 e talvolta dalla L1 allaL2).

    Sulla base di questo metodo si sviluppa una conoscenzadella L2 nella forma scritta, mentre si sviluppano poco leabilit produttive (in particolare quelle orali: monologo edialogo)[4]. Il ruolo del docente quello di illustrare lessi-co e grammatica della L2 (tramite regole ed eccezioni[6]),mentre il percorso di appropriazione vero e proprio daparte dello studente lasciata alle scelte individuali diquest'ultimo[5].

    Il corso di validit di questo approccio stato individuatoin tre secoli, no alla reazione di nuovi approcci induttivisorti a cavallo tra Ottocento e Novecento[2].Secondo altre ricostruzioni, soprattutto nel Settecentoche si denisce un approccio formalistico, quando lalingua latina perde il suo status di lingua franca e restanei curricoli come lingua morta su cui esercitare le pro-prie facolt intellettive. In questa forma cristallizzata, lalingua assume la forma di una raccolta di regole ed ecce-zioni. La didattica della lingua latina, cos formata, nirper inuenzare profondamente quella delle lingue stra-niere: l'approccio formalistico sopravvissuto, certo nonindiscusso, almeno no alla ne del XX secolo.[7]

    Con l'apparizione di nuovi approcci e metodi, il tra-dizionale approccio deduttivo stato sistematicamen-te riutato, ma esso sopravvissuto nell'uso (ad esem-pio nell'insegnamento delle lingue classiche, il greco eil latino).[2] La stessa apparizione del concetto di com-petenza comunicativa negli anni settanta del Novecentonon ha del resto eliminato l'importanza che ha la memo-rizzazione di grammatica e lessico della L2, anche se si approfondita la riessione sulle regole, sull'induzione,la ssazione e il riutilizzo delle stesse, nonch sulla na-tura delle stesse regole e dell'errore (non pi visto comemomento patologico dell'apprendimento)[5].Tipiche tecniche glottodidattiche dell'approccio deduttivosono[8]:

    esercizi di memorizzazione e comprensione delleregole;

    riessione sulla L2 (tipicamente in L1);

    raronto contrastivo tra regole della L2 e della L1;

    reperimento delle regole della L2 nei testi;

    dettato;

    traduzione scritta (da L2 a L1 e pi raramente da L1a L2);

    retroversione (traduzione in L1 di un passo tradot-to in L2 ma originariamente in L1, per attivit diconfronto).

    1

  • 2 4 L'APPROCCIO STRUTTURALISTICO

    2 Prime forme di approcci indutti-vi

    Come detto, tra Ottocento e Novecento appaiono nuoviapprocci, detti naturali (o induttivi[9]), tra cui il piestremo quello di Maximilian Berlitz (1852-1921), ilfondatore della Berlitz.[10]

    Questi nuovi approcci si aermano in particolare a par-tire da un congresso di glottodidattica tenutosi a Viennanel 1898, che vede imporsi i cosiddetti modernisti, fau-tori di un'idea di lingua come organismo vivo. Un altrocongresso, tenutosi a Lipsia nel 1900, rimarca la premi-nenza delle abilit orali nell'apprendimento delle linguestraniere, ridimensionando il primato delle abilit di let-tura e scrittura che dominavano negli approcci deduttivi.Queste nuove posizioni sono state raccolte nel terminecappello metodo diretto.[9]

    Il metodo diretto si caratterizza come segue[11]:

    escluso l'uso della L1, che quindi l'insegnante nondeve conoscere;

    le lezioni prendono spunti da testi dialogici di saporeinformale;

    il docente ricorre alla mimica e alle gure persupportare l'insegnamento;

    l'approccio alla grammatica della L2 e alla culturadi riferimento induttivo;

    l'approccio ai testi letterari orientato ad una frui-zione piacevole e i testi non vengono sottoposti adanalisi grammaticale;

    il docente deve essere madrelingua o avere unacompetenza della L2 paragonabile a quella di unmadrelingua.

    Nel complesso, nel metodo diretto le sequenze di ap-prendimento sono scarsamente strutturate e non adegua-tamente graduate. A fronte di questi elementi critici, almetodo diretto viene riconosciuta la capacit di guardarealla lingua come ad un insieme organico, senza i limiti ele astrazioni del metodo grammaticale-traduttivo[11].

    3 Accessibilit della L2 negli ap-procci deduttivi e induttivi

    A distinguere principalmente l'approccio deduttivo daquello induttivo era la considerazione della accessibi-lit della lingua. Il primo approccio, infatti, consideral'apprendimento di una lingua non materna come il pro-dotto dell'acquisizione di una competenza grammatica-le: a partire dalla regola vengono tratti, per deduzione,

    gli usi corretti. I metodi che seguono l'approccio natura-le obbediscono invece al presupposto che la lingua vengainizialmente colta come un oggetto unico e che le regolepossano meglio essere desunte induttivamente.[12]

    4 L'approccio strutturalistico

    B.F. Skinner

    Una didattica di ispirazione meccanicistica era gi stataadottata all'inizio degli anni quaranta, durante la Secondaguerra mondiale, per velocizzare l'apprendimento dellelingue straniere da parte dei militari statunitensi in par-tenza per l'Europa, nel contesto dell'ASTP (Army Spe-cialized Training Program), un programma di formazio-ne intensiva istituito nel 1942 dalla United States Armyche coinvolse, a partire dal 1943, cinquantacinque uni-versit statunitensi.[11][13][14] Scopo di questo program-ma, per quel che riguardava l'apprendimento delle lingue,era quello di fornire agli studenti la capacit di svilupparerapidamente abilit di dialogo in diverse lingue. Si resecos necessario sviluppare un nuovo sistema di appren-dimento e a questo scopo fu fondamentale l'apporto dellinguista Leonard Bloomeld (1887-1949), professore aYale, il quale aveva di recente sviluppato (in Outline Gui-de for the Practical Study of Foreign Languages, 1942[15])un metodo (detto informant method), teso ad agevolareil lavoro dei linguisti impegnati a studiare le lingue deinativi americani. Tale metodo consisteva nell'utilizzareun informant (informatore), cio un nativo, il quale do-veva fornire un repertorio di frasi e di lessico, sotto lasupervisione di un linguista, che conduceva le lezioni.[14]

    negli anni cinquanta e sessanta del Novecento che si af-ferma un approccio strutturalistico[2]: a tale approcciocorrisponde il cosiddetto metodo audio-orale, un termi-ne cappello che include diverse varianti (genericamente

  • 3associabili all'approccio induttivo[16]). Del 1957 VerbalBehavior, di Burrhus Frederic Skinner, opera fondamen-tale del neocomportamentismo statunitense: per Skinner,l'apprendimento si basa sull'esposizione intensiva ad unaserie di stimoli, cui seguono le risposte da parte del di-scente. Tali risposte vengono confermate o invalidate at-traverso un rinforzo (positivo o negativo). Sulla tabularasa del discente vengono sollecitati degli automatismiinconsci, degli abiti mentali.[7]

    Il comportamentismo la prima teoriadell'apprendimento a cui la didattica delle lingue faesplicito riferimento e viene introdotta in ambito lin-guistico da Bloomeld[17]. dunque solo con l'approcciostrutturalistico che la glottodidattica, dall'essere unmero ricettario di espedienti per insegnare una lingua,passa a basarsi su una denita teoria dell'apprendimento,cercando cos di prolarsi come disciplina scientica[7].

    5 Il metodo cognitivo

    Noam Chomsky

    Degli anni cinquanta sono gli interventi del losofo sta-tunitense Noam Chomsky (nato nel 1928) e la sua lin-guistica generativo-trasformazionale. Particolarmente in-uente risulter una recensione che di Verbal Behaviordi Skinner scrisse Chomsky nel 1959: tale recensionedar luogo a un trentennale dibattito tra strutturalistie cognitivisti.[18]. Sulla base degli approcci generativo-trasformazionali si fonda il metodo cognitivo (anchese alcuni storici della glottodidattica collocano il meto-do cognitivo nell'orizzonte dell'approccio deduttivo, inquanto la competenza di una lingua viene intesa innan-zitutto come competenza di regole, da acquisire primadell'esecuzione vera e propria). Va anche detto che le idee

    di Chomsky non sono risultate particolarmente inuentisull'evoluzione della glottodidattica.[9][19] Ci perch sitratta di una teoria del prodotto e non del processodi apprendimento[9].

    6 I metodi umanistico-aettiviAll'inizio degli anni sessanta si sono sviluppati negli Sta-ti Uniti dei metodi, detti umanistico-aettivi, cui vienefatto corrispondere un approccio detto psicoaettivo epsicomotorio. Una prima manifestazione di questo ap-proccio viene individuato all'inizio del Novecento nellapedagogia steineriana.[20][21]

    7 L'approccio comunicativoDell'inizio degli anni settanta il cosiddetto approc-cio comunicativo. Alla base di tale approccio sta ilconcetto di competenza comunicativa, denito da DellHymes (1927-2009) nel 1972. Il concetto di com-petenza comunicativa rinvia alla capacit di un ap-prendente di utilizzare la lingua in contesti e situa-zioni determinate, cos coinvolgendo, in opposizioneall'astrattezza degli approcci deduttivi, le dimensio-ni sociolinguistiche, pragmalinguistiche e interculturalidella comunicazione.[22][5]

    8 Note[1] Balboni, Tecniche didattiche..., ed. cit., 2013, pp. 2-3.[2] Balboni, Fare educazione linguistica, ed. cit., 2013, p. 5.[3] Balboni, Dizionario di glottodidattica, edizioni Guerra,

    1999, citato in Diadori e Vignozzi, Approcci e metodiper l'insegnamento della L2, cit., p. 37.

    [4] Diadori e Vignozzi, Approcci e metodi perl'insegnamento della L2, in Diadori, Insegnareitaliano a stranieri, cit., p. 38.

    [5] Diadori, Tecniche per l'insegnamento della L2, inDiadori, Insegnare italiano a stranieri, cit., p. 79.

    [6] Diadori, Tecniche per l'insegnamento della L2, cit., p.81.

    [7] Scheda su approcci e metodi glottodidattici, su venus.unive.it/aliasve.

    [8] Diadori, Tecniche per l'insegnamento della L2, cit., p.68.

    [9] Diadori e Vignozzi, Approcci e metodi perl'insegnamento della L2, cit., p. 39.

    [10] Il metodo Berlitz il pi conosciuto tra i metodi che ven-gono riuniti nell'etichetta metodo diretto (cfr. Diadorie Vignozzi, Approcci e metodi per l'insegnamento dellaL2, cit., p. 39).

  • 4 10 VOCI CORRELATE

    [11] Diadori e Vignozzi, Approcci e metodi perl'insegnamento della L2, cit., p. 40.

    [12] Diadori e Vignozzi, Approcci e metodi perl'insegnamento della L2, cit., pp. 38-39.

    [13] Freddi, Glottodidattica: principi e tecniche, 1993, cit., p.68.

    [14] (EN) Jack C. Richards, Theodore S. Rodgers, Approachesand Methods in Language Teaching, Cambridge Universi-ty Press, 2001, pp. 50-51.

    [15] Diadori e Vignozzi, Approcci e metodi perl'insegnamento della L2, cit., pp. 40-41.

    [16] Diadori, Tecniche per l'insegnamento della L2, cit., p.69.

    [17] Diadori et al.,Manuale di didattica dell'italiano L2, 2009,cit., p. 92.

    [18] Freddi, Glottodidattica: principi e tecniche, 1993, cit., p.67.

    [19] Nicoletta Chiapedi, Modelli linguistici descrittivi e metodiglottodidattici.

    [20] Diadori e Vignozzi, Approcci e metodi perl'insegnamento della L2, cit., pp. 46-47.

    [21] Stefania Rocco, Gottodidattica: teoria, approcci, metodi.

    [22] Diadori e Vignozzi, Approcci e metodi perl'insegnamento della L2, cit., p. 41.

    9 Bibliograa

    Paolo Ernesto Balboni, Tecniche didattiche perl'educazione linguistica - Italiano, lingue stranie-re, lingue classiche, ed. UTET-De Agostini, 2007,ISBN 978-88-6008-142-1

    Paolo Ernesto Balboni, Fare educazione linguistica- Insegnare italiano, lingue straniere e lingue clas-siche, ed. UTET universit, 2008 [2013], ISBN9788860083913

    Pierangela Diadori, Insegnare italiano a stranie-ri, Milano, Le Monnier, 2011, ISBN 978-88-00-80022-8.

    Giovanni Freddi, Glottodidattica: principi e tecniche,Biblioteca di Quaderni ditalianistica, 1993

    Pierangela Diadori, Massimo Palermo e Donatel-la Troncarelli, Manuale di didattica dell'italiano L2,Perugia, Guerra, 2009, ISBN 978-88-557-0194-5.

    10 Voci correlate Glottodidattica L2 Apprendimento della seconda lingua

  • 511 Fonti per testo e immagini; autori; licenze11.1 Testo

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