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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia 1 2. CARATTERIZZAZIONE DEL BACINO 2.1 Inquadramento geografico, definizione del bacino idrografico ed eventualmente idrogeologico In questa fase, non essendo reperibili studi inerenti la perimetrazione idrogeologica del bacino, è stata effettuata solo la perimetrazione del bacino idrografico: pertanto si procede con la sola caratterizzazione di quest’ultimo. Il Bacino idrografico del Torrente Arroscia interessa anche la Provincia di Savona e la Provincia di Cuneo ed ha una superficie di 432 kmq. La porzione imperiese del bacino del Centa ha una superficie di 200 kmq circa, mentre quella savonese raggiunge una superficie di circa 197 Kmq; la parte piemontese non supera i 25 kmq, il corso d’acqua (Torrente Arroscia) ha una pendenza media del 4.5%. È situato nei territori amministrativi dei Comuni Aquila d’Arroscia, Armo, Borghetto d’Arroscia, Cesio, Cosio d’Arroscia, Mendatica, Montegrosso Pian Latte, Pieve di Teco, Pornassio, Ranzo, Rezzo, Vessalico, Aurigo e Caravonica. I principali affluenti del Torrente Arroscia sono i torrenti Arogna e Giara di Rezzo. La Comunità Montana di appartenenza nell’ambito della provincia di Imperia è la Comunità della Valle Arroscia mentre la parte savonese del bacino ricade nella Comunità Montana Ingauna. Il bacino in esame si estende in direzione ovest-est ed ha forma irregolare, molto ampia nella parte alta e più ristretta in prossimità del limite di confine con la provincia di Savona, fisicamente costituito dal Rio Cornareo (affluente sinistro) e dal Rio Carpenei (affluente destro); i due corsi d’acqua sfociano nel Torrente Arroscia nei pressi dell’abitato di Ponterotto, ad una quota di circa 100 m. s.l.m. (quota altimetrica minore della porzione di bacino esaminata). Lungo lo spartiacque piemontese la fascia settentrionale confina con il bacino del Tanaro, a sud-ovest con il bacino del Torrente Argentina e a sud con quello del Torrente Impero.

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

1

2. CARATTERIZZAZIONE DEL BACINO

2.1 Inquadramento geografico, definizione del bacino idrografico ed eventualmenteidrogeologico

In questa fase, non essendo reperibili studi inerenti la perimetrazione idrogeologica del

bacino, è stata effettuata solo la perimetrazione del bacino idrografico: pertanto si procede con

la sola caratterizzazione di quest’ultimo.

Il Bacino idrografico del Torrente Arroscia interessa anche la Provincia di Savona e la

Provincia di Cuneo ed ha una superficie di 432 kmq. La porzione imperiese del bacino del

Centa ha una superficie di 200 kmq circa, mentre quella savonese raggiunge una superficie di

circa 197 Kmq; la parte piemontese non supera i 25 kmq, il corso d’acqua (Torrente Arroscia)

ha una pendenza media del 4.5%.

È situato nei territori amministrativi dei Comuni Aquila d’Arroscia, Armo, Borghetto

d’Arroscia, Cesio, Cosio d’Arroscia, Mendatica, Montegrosso Pian Latte, Pieve di Teco,

Pornassio, Ranzo, Rezzo, Vessalico, Aurigo e Caravonica. I principali affluenti del Torrente

Arroscia sono i torrenti Arogna e Giara di Rezzo.

La Comunità Montana di appartenenza nell’ambito della provincia di Imperia è la

Comunità della Valle Arroscia mentre la parte savonese del bacino ricade nella Comunità

Montana Ingauna.

Il bacino in esame si estende in direzione ovest-est ed ha forma irregolare, molto ampia

nella parte alta e più ristretta in prossimità del limite di confine con la provincia di Savona,

fisicamente costituito dal Rio Cornareo (affluente sinistro) e dal Rio Carpenei (affluente

destro); i due corsi d’acqua sfociano nel Torrente Arroscia nei pressi dell’abitato di

Ponterotto, ad una quota di circa 100 m. s.l.m. (quota altimetrica minore della porzione di

bacino esaminata).

Lungo lo spartiacque piemontese la fascia settentrionale confina con il bacino del

Tanaro, a sud-ovest con il bacino del Torrente Argentina e a sud con quello del Torrente

Impero.

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

2

Il punto più alto dello spartiacque è rappresentato dal Monte Frontè (2152 m. s.l.m.)

nell’estremo settore occidentale; procedendo da monte verso valle il limite di bacino è poi

definito:

- a nord da Cima Garlenda (2143 m.), Cima Caruetta (1800 m.), Poggio La Croce

(1332 m.), Poggio S. Martino (1401 m.), Poggio Carpano (1401 m.), Poggio Ciappa

del Cuco (1303 m.), Colla dei Boschetti (1226 m.), Poggio delle Forche (1193 m.),

Poggio Possanghi (1174 m.), Colle di Nava (933 m.), Poggio Richermo (1206 m.),

Colla S. Bernardo (1057 m.), Monte Ariolo (1221 m.), Bric Castagnino (1216),

Passo di Prale (1243 m.), Colla Caprauna (1379 m.), Rocca delle Penne (1502 m.),

Rocca Tramontina (1482 m.), Monte Bello (1318 m.), Rio Pennavaire, Cima Autero

(852 m.).

- a sud da Colle di Garezzo (1771 m.), Cima dell’Ortica (1810 m.), Poggio Pearza

(845 m.), Monte Monega (1881 m.), Rocca dell’Agnello (1789 m.), Monte Bussana

(1701 m.), Cima di Donzella (1636 m.), Monte Arborea (1549 m.), Carmo di

Brocchi (1610 m.), Monte Pizzo (1418 m.), Monte Fenaira (1458), Monte Carpasina

(1413 m.), Monte Grande (1418 m.), S. Bernardo di Conio (987 m.), Monte Aurigo

(1123 m.), Monte delle Vallasse (1207 m.), Monte Guardiabella (1219 m.), Picco

Ritto (927 m.), Colle S. Bartolomeo (926 m.), Monte Mucchio di Pietre (770 m.),

Torre d’Ubaga (827 m.), Monte Riondo (771 m.).

Il bacino presenta nella sua estensione aspetti assai diversificati dal punto di vista

morfologico:

- le limitate aree di fondovalle caratterizzate da insediamenti ed attività antropiche;

- le zone collinari, abitate ed in buona parte coltivate;

- la zona montana (quota max. M. Fronte’ 2152 m. s.l.m.).

La distribuzione delle classi di acclività vede il 90% circa del territorio compreso tra il

35 ed il 100.

Seguono tabelle riepilogative delle principali caratteristiche del bacino del Torrente

Arroscia e dei sottobacini in esso presenti e scolanti nel territorio imperiese.

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

3

Nome Superficie (km2)

Torrente Arroscia

a monte della sezione di chiusura di Ponti

42,6

Torrente Giare di Rezzo 40,1

Torrente Arroscia a monte dell’abitato di Pieve

di Teco e a valle di Ponti

17,10

Torrente Arogna 24,6

Torrente Arroscia a valle di Pieve di Teco e a

monte di C.se Papeira

1,8

Rio Barchei 1

Torrente Arroscia a valle di Vessalico e a monte

di Castello di Ranzo

17,3

Torrente Arroscia a valle di Case Papeira e a

monte di Casairole

12,1

Torrente Arroscia a valle di Casairole e a valle di

Vessalico

9,6

T. Arroscia a valle di Cian Sottano e a monte di

Piandelpoggio

13,2

Torrente Arroscia a valle di Castello di Ranzo e

a valle di Cian Sottano

8,3

Tabella 2.1 – Ripartizione della superficie per sottobacini

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

4

Nome del Comune

Superficieoccupata dalComune nel

BacinoCodice ISTATProvincia e

Comune (km2)% superficie Bacino

occupata dal Comune8004 ARMO 10.24 5.118009 BORGHETTO D'ARROSCIA 26.5 13.228018 CESIO 6.3 3.148023 COSIO D'ARROSCIA 10.69 5.338034 MENDATICA 12.95 6.46

8037MONTEGROSSO PIANLATTE 10.98 5.48

8042 PIEVE DI TECO 41.9 20.918046 PORNASSIO 19.14 9.558048 RANZO 14.02 7.008049 REZZO 38.07 19.008066 VESSALICO 4.89 2.448005 AURIGO 4.58 2.298012 CARAVONICA 0.16 0.08

Tabella 2.2 – Ripartizione della superficie di bacino per Comuni

CARATTERISTICHE BACINO T. ARROSCIASuperficie (km2) 191 (scolante nel

territorio imperiese)Quota minima (m.s.l.m.) 110Quota media (m.s.l.m.) 762Quota massima (m.s.l.m.) 2152Pend. Media versanti (%) 23Max. lunghezza asta (km) 27,54Popolazione 4735

Tabella 2.3 – Caratteristiche del bacino

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

5

2.1.1 Analisi morfologica dei bacini

Il Torrente Arroscia, che rappresenta uno dei principali affluenti del Fiume Centa, nasce

nei pressi dell’abitato di Poilarocca ad una quota di circa 1400 m.s.l.m. e si snoda con

andamento sinuoso secondo una direzione W-E.

Il reticolo idrografico si presenta di tipo dendritico, con le aste principali dei torrenti

disposte a raggiera, e si apre a ventaglio dall’abitato di Ponterotto verso monte; l’asta

principale dell’Arroscia misura una lunghezza di circa 29 Km.

L’organizzazione del reticolo evidenzia spesso valli parallele la cui impostazione

sembra dettata da eventi tettonici, in particolare da una serie di faglie con direttrice NE-SW;

talvolta si comporta differentemente seguendo percorsi dettati probabilmente dalla diversa

erodibilità dei terreni.

Il corso d’acqua principale accoglie, nei pressi di Pieve di Teco, il Torrente Arogna

(tributario sinistro) e poco più a valle il Torrente Giara di Rezzo (tributario destro); i corsi

d’acqua citati rappresentano i due sottobacini principali.

Il primo è separato dalla dorsale individuata principalmente da Poggio Richermo (1206

m.), Monte Bellarasco (1180 m.) e Monte S. Bernardo (813 m.); il secondo dal Monte

Monega (1881 m.) Poggi Pian Latte (1780 m.), Monte Bisciaire (1521 m.), Monte Prearba

(1445 m.), Monte Ciazza del Bauso (1230 m.), Monte dell’Averna (1044 m.), Pizzo Acuto

(931 m.) e Monte Baraccone (856 m.).

Nel caso in esame si ha una buona organizzazione in sistemi di corsi d’acqua che

confluiscono per dare origine a corsi d’acqua maggiori.

La complessità dello sviluppo della rete idrografica viene caratterizzata attraverso la

gerarchizzazione del reticolo che permette di definire l’ordine del bacino, ossia l’ordine

dell’asta fluviale terminale; esiste infatti per ogni bacino una relazione fra il numero d’ordine

dei rami fluviali ed il totale dei rami stessi. In genere il valore del secondo diminuisce

all’aumentare del primo.

La classificazione del reticolo idrografico è stata condotta secondo la metodologia

proposta da Horton Strahler.

Secondo Strahler l’ordine gerarchico dei corsi d’acqua principali del bacino risulta:

- Torrente Arroscia in prossimità del limite di confine con la provincia di SV: ordine 6

- Torrente Arogna in prossimità della confluenza con il torrente Arroscia: ordine 5

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6

- Torrente Giara di Rezzo in prossimità della confluenza con il torrente Arroscia: ordine 5.

Per i corsi d’acqua di ordine inferiore si vedano le tavole relative alla Carta Idrogeologica

dove ad ogni asta del reticolo gerarchizzato corrisponde il numero d’ordine relativo.

Relativamente alla morfometria del bacino si possono riportare i seguenti dati:

- Altitudine media 1100 m. s.l.m.

- Lunghezza dell’asta principale 29 km circa

- Pendenza media dell’alveo 4,5%.

Data l’estensione della superficie drenata, il Torrente Arroscia contribuisce alla

formazione di depositi alluvionali di fondovalle nel tratto a valle di Ponti di Pornassio; tali

alluvioni acquistano potenze significative nel tratto compreso tra Pieve di Teco ed il confine

con la provincia di Savona.

Per quanto riguarda le aste secondarie, attualmente la deposizione avviene

prevalentemente nei tratti più a valle delle aste, con alveo in erosione nella parte a monte,

anche se, interventi sulla riprofilatura dei corsi d’acqua determinano fenomeni di deposizione

intervallati a quelli di erosione; i tributari minori dei torrenti appaiono spesso in forte

erosione.

L’impostazione del reticolo idrografico lungo le linee strutturali è spesso evidente anche

in corrispondenza dei corsi d’acqua minori.

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7

Fig. 1 Rappresentazione schematica della distribuzione geografica dei principali bacini

idrografici del bacino del T. Arroscia

2.2 Inquadramento geologico-geomorfologico finalizzato alla caratterizzazioneidrogeologica

2.2.1 Caratteristiche geolitologiche e geomorfologiche

Il bacino oggetto di studio è caratterizzato geologicamente da una discreta percentuale in

affioramento di diverse litologie; le formazioni affioranti appartengono ai Domini

Brianzonese, Piemontese e Piemontese-ligure ed alle coperture tardo-orogene.

Per la redazione della carta geolitologica il modello di bilancio utilizzato (Hydro_co)

prevede la costruzione del modello digitale del terreno costituito dal livello DGM, ovvero

mappe digitali della litologia.

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8

Le litologie vengono raggruppate in classi tipologiche a cui è associato un codice

indicante il valore del rispettivo tema.

Tipologie Codice

Rocce argillose Codice 1Rocce calcaree Codice 2Rocce arenacee Codice 3Rocce silicee Codice 4

Rocce breccioidi Codice 5Rocce ofiolitiche Codice 6Rocce cristalline Codice 7

Rocce metamorfiche Codice 8Coltri detritiche Codice 9

Sedimenti Codice 10

Tabella 2.4 – Classi del DGM (mappe digitali Geolitologia)

Secondo Hydro_Co

Per la redazione della Carta Geolitologica si è fatto riferimento alla Carta Geolitologica

del Piano di Bacino stralcio del T. Arroscia approvato. Le litologie presenti sono descritte

nella successiva Tabella 2.5.

Nell’area in esame le litologie presenti non ricadono nelle tipologie a cui corrispondono

il codice 6 e 8 della precedente tabella.

Per la redazione della Carta Geolitologica si sono accorpate formazioni litologiche con

simili caratteristiche geomeccaniche ed idrogeologiche come da tabella seguente.

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9

Tipologia Codice Formazioni litologiche

Rocce argillose, caratterizzate dalla presenza di livelli

marnosi fogliettati, dalla presenza di forte fratturazione e

in genere molto alterate in corrispondenza degli

affioramenti.

Codice 1 -membri argilloscistosi delle formazioni:

Quarziti di Monte Bignone

Ranzo

Moglio

Colla Domenica

Lembo di Passo Prale

-argilloscisti di S.Bartolomeo

-marne della Formazione di Leverone

-Scisti della Formazione di Caprauna

Rocce calcaree caratterizzate dalla presenza di livelli

compatti essenzialmente carbonatici con sporadici livelli

marnosi. Esse presentano due sistemi principali di

fratture generalmente tra loro perpendicolari e

perpendicolari anche alla stratificazione che possono dare

origine ad elementi litoidi prismatici.

Codice 2 -Flysch di S.Remo facies calcareo marnoso

-Calcari di Ubaga

-Calcari di Menosio

-Carcari di Rocca Livernà

-Dolomie di San Pietro dei Monti

-Calcari della Val Tanarello

Armetta

Rocce arenacee caratterizzati dalla presenza di livelli

arenaci intervallati a sporadici livelli marnosi. Esse

presentano due sistemi principali di fratture generalmente

tra loro perpendicolari e perpendicolari anche alla

stratificazione che possono dare origine ad elementi

litoidi prismatici.

Codice 3 -Arenarie di Bordighera;

-Arenarie e calcareniti della Formazione di

Albenga;

Esse sono costituite da alternanze di argilliti marnose con

selci grigio nerastre e chiare e peliti siliceo scure

Codice 4 - Radiolariti di Arnasco

Sono costituite da brecce monogeniche e poligeniche,

anche molto grossolane, a ciottoli e massi; scisti argillo-

marnosi con intercalazioni di brecce poligeniche,

brecciole e calcari detritici; arenarie.

Codice 5 -Brecce di Monte Galero

Quarziti talora massime (con direzioni di fratturazione

perpendicolari che isolano elementi prismatici) a scistose

di colore grigio chiaro, derivanti da correnti di torbida.

Codice 7 - Quarziti di M. Bignone

Coltri detritiche Codice 9 - Coltri sottili e potenti

Sedimenti Codice 10 - Alluvioni recenti e antiche

Tabella 2.5 – Corrispondenza tra Classi del DGM (secondo Hydro_Co), formazioni

litologiche e loro tipologia

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Per quanto riguarda i litotipi presenti all’interno del Bacino del T. Arroscia, si riporta di

seguito le seguenti descrizioni ( in parentesi sono state inserite le sigle presenti all’interno

della Carta Geolitologica approvata nel Piano di Bacino stralcio per la difesa idraulica ed

idrogeologica del T. Arroscia redatta in conformità ai criteri e raccomandazioni regionali):

•••• Dolomie di San Pietro dei Monti (do – SPM) - dolomie massicce a grana fine, di

colore grigio scuro e patina biancastra, con intercalazioni di calcari ben stratificati;

•••• Calcari di Val Tanarello (c – TAR) – calcari ceroidi di colore chiaro, grigio-

azzurrino, a volte rosato in strati evidenti e regolari, dello spessore medio di 10 – 15 cm;

talora, specie verso la sommità la stratificazione diventa localmente confusa, ad andamento

nodulare con colore rosato e mandorlato, del tutto simile a quella dei “Marbres de Guillestre”

del Malm brianzonese classico. La formazione ha uno spessore assai ridotto, 20 – 25 metri ed

è stratigraficamente ricoperta dagli scisti calcarei della Formazione di Caprauna; tra le due

formazioni è frequente un “hard ground” (crosta centimetrica indurita fosfatica e ferruginosa

cloritica oppure silicea), aderente al calcare, con faune cretacee.

•••• Formazione di Caprauna (scc – CAU) –scisti calcarei, alla cui base sono localmente

presenti alcuni metri di peliti rosse; verso la sommità sono talora presenti intercalazioni di

arenarie quarzose passanti a quarziti.

•••• Calcari di Rocca Livernà (c – LIV) - depositi carbonatici detritico organogeni più o

meno grossolane

•••• Brecce di Monte Galero (bc – MGL) - brecce monogeniche e poligeniche, anche

molto grossolane, a ciottoli e massi provenienti da termini permo-triassici,; enormi inclusi per

lo più dolomitici; scisti argillo-marnosi con intercalazioni di brecce poligeniche, brecciole e

calcari detritici; arenarie (membro superiore).

•••• Radiolariti di Arnasco (d – ARN). argilliti marnose, straterelli centimetrici arenacei

microconglomeratici, selci grigio nerastre e chiare e peliti siliceo scure, selci e peliti siliceo

argillose di colore rosso.

•••• Calcari di Menosio (c – MEO) –calcari chiari ceroidi, ad aspetto finemente

cristallino con liste irregolari ed arnioni di selce chiara, a frattura pseudo-concoide,

•••• Calcari arenacei di Albenga (car – ALN) - marne stratificate, peliti calcaree e

calcareniti. Peliti calcaree alternate ad arenarie quarzose fini,

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

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•••• Arenarie di Albenga (ar – ALN) - torbiditi arenacee grossolane quarzoso

feldspatiche, molto micacee, di colore grigio e giallastro, alternate a peliti, con rare

Nummuliti e Discocicline

•••• Formazione di S. Bartolomeo (as – SBA) - livelli sottili di siltiti ed areniti fini

quarzose peliti talora manganesifere, di colore grigio scuro, mal stratificate; verso il tetto le

peliti presentano localmente colorazioni rosso vinate e verdastre;

•••• Arenarie di Bordighera (ar – BOR) - arenarie grossolane quarzoso feldspatiche,

generalmente massicce, con frequenti intercalazioni di sottili orizzonti argillosi scistosi.

•••• Flysch di Sanremo (cm – ELM) - calcari-marnosi di colore grigio-verde

•••• Peliti di Moglio (as– MOG) - argilliti grigio scure a patine ferrifere e manganesifere,

con subordinate intercalazioni di straterelli di siltiti ed areniti finemente laminate, nerastre ed

assai dure.

•••• Formazione di Testico (ar-TES / as-TES) - torbiditi marnoso-arenacee depositate in

una pianura sottomarina intensamente alimentata e sporadicamente invasa dai flussi arenacei

di una qualche vicina conoide

•••• Peliti di Ranzo (ag-RAN) - argilliti e marnoscisti che rappresentano l’intervallo

pelitico di sequenze torbiditiche

•••• Quarziti di Monte Bignone (qz-QMB / ag-QMB) - Massa lenticolare estesa per

qualche decina di Km e potente, nella parte centrale, fino a 250 m, costituente un apparato

torbiditico di una piccola conoide sottomarina a bassa efficienza di trasporto, nella quale le

strutture di corrente indicano flussi prevalentemente provenienti dal quadrante sud

occidentale.

•••• Calcari di Ubaga (cm-UBA) - siltiti calcaree compatte ed areniti fini; sono presenti

rare intercalazioni di arenarie massicce calcareo-micacee.

•••• Peliti di Colla Domenica (as-DOM) - Sono rappresentate da argilliti grigio scure

pigmentate superficialmente da ossidi di Mn e Fe,

•••• Formazione di Leverone (ma-FLE) - marne più o meno calcaree più o meno

argillose con subordinati strati calcareo-marnosi ed arenacei, tra cui è possibile riconoscere

tutte le facies già citate per i Calcari di Ubaga, dai quali è spesso difficile distinguerla.

•••• Lembo di Passo Prale (as-PRA) - argilliti, peliti brunastre e sottili strati di siltiti ed

areniti, con facies litologica molto simile a quella delle Peliti di Moglio: l’ambigua natura del

suo contatto con le unita contigue ha fatto si che posizione stratigrafica e significato tettonico

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

12

di questo corpo geologico fosse interpretata in modo anche molto differente dai vari

ricercatori.

La sopra riportata descrizione evidenzia una semplificazione nel modello Hydro_co

delle litologie presenti nel bacino; vengono infatti accorpate formazioni aventi diverse

caratteristiche geomeccaniche nonché sedimentarie che può influire sui valori di permeabilità.

2.2.2 Caratteristiche idrogeologiche

Sulla base della Carta Geolitologica presente nel piano di bacino stralcio per la difesa

idraulica ed idrogeologica si sono individuati tre principali complessi idrogeologici, in quanto

si sono previsti 3 diversi gradi di permeabilità. Ciascun complesso idrogeologico è

caratterizzato da termini litologici simili aventi un tipo di permeabilità prevalente comune e

un grado di permeabilità relativa che si mantiene in un campo di variazione piuttosto ristretto.

La differenziazione tra un complesso ed un altro è data dal grado di permeabilità

relativa, indipendentemente dal tipo.

Il programma Hydro_co prevede un modello digitale del territorio, costituito per la

caratterizzazione idrogeologica dal livello DHGM (Digital Hydraulic Conductivity Map), nel

quale viene associato a ciascuna cella del modello il valore della conduttività idraulica propria

della formazione litologica che è presente nella cella stessa, secondo la tabella 2.7.

CLASSE

DGM

K(cm/sec) COMPLESSI

Codice1 10-7 Impermeabili

Codice2 10-2 Semipermeabili

Codice3 10-2 Semipermeabili

Codice4 10-3 Semipermeabili

Codice5 1 Permeabili

Codice7 10-6 Impermeabili

Codice9 10-1 Permeabili

Codice10 1 Permeabili

Tabella 2.6 – Complessi idrogeologici

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Complessi Valori della conduttivita

idraulica

Codice e litologie presenti nel bacino dell’Arroscia

Complesso

impermeabile

10-6- 10-7 cm/sec Codice 1

Argilloscisti di S.Bartolomeo,-argilloscisti di Mte Bignone,

Ranzo, Moglio, testico, Colla Domenica, Leverone. Quarziti di

M.te Bignone scisti della Formazione di Caprauna

Complesso

semipermeabile

10-2cm/sec - 10-3cm/sec Codice 2 codice 3

Flysch di Sanremo, Arenarie di Bordighera,Calcari di Ubaga,

Calcari di Menosio, Calcari di Rocca Livernà, Dolomie di

S.Pietro dei Monti, Calcari Val Tanarello, Calcareniti di

Albenga

Radiolariti di Arnasco

10-1 cm/sec Codice 9 coltri detritiche

codice 10 alluvioni terrazzate

Complesso permeabile

1 cm/sec codice 5

Brecce di M.te Galero

codice 10, alluvioni recenti, alluvioni mobili

Tabella 2.7 – Descrizione complessi idrogeologici

Al complesso impermeabile appartengono tutte le rocce caratterizzate da una

composizione prevalentemente argillosa ed argillitica, nelle quali risulta ragionevolmente

minima la penetrazione e la circolazione di acqua.

Al complesso semipermeabile appartengono tutte le rocce nelle quali la circolazione

idrica è garantita da un buon grado di permeabilità di tipo primario, secondario e misto.

Appartengono a tale classe rocce eterogenee dal punto di vista idrogeologico, cioè quelle

composte da un’alternanza di litotipi aventi un diverso grado di permeabilità relativa come le

unità flyschoidi.

Al complesso permeabile appartengono i depositi fluviali, le formazioni breccioidi il cui

diverso grado di permeabilità localmente riscontrabile, è imputabile, oltre che a differenze

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

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granulometriche, a quelle composizionali della matrice e del cemento e del diverso grado di

cementazione. Appartengono inoltre a tale classe anche tutte le coltri.

La Carta della Conduttività Idraulica (Tavola 2) mette in evidenza che le litologie

ricadenti all’interno del piano di bacino sono in genere semipermeabili (Zona 2) e

impermeabili (Zona 1). Si evidenzia la possibile presenza di morfologie carsiche, che

favoriscono senza dubbio l’instaurarsi di una circolazione idrica sotterranea e che al contempo

determinano, per alcuni tratti di alcuni tributari del T. Arroscia, una diminuzione del flusso e

conseguentemente una riduzione, in regime normale, della portata d’acqua del torrente stesso.

Di seguito si riporta un diagramma con le percentuali di superficie delle zone rispetto

all’estensione del bacino:

Fig. 2 – Rappresentazione percentuali delle zone rispetto alla superficie totale del Bacino

Il modello Hydro_Co semplifica molto le problematiche legate alla permeabilità sia

relativa che assoluta. Innanzitutto non è presente un intervallo di valori compresi tra 10-3 a

10-5 cm/sec che corrispondono ad una permeabilità mediocre e che dovrebbe essere assegnata

alle rocce di tipo flyschoide che sono, nella tabella sopra riportata, inserite nella zona 2 che

Conduttivita' calcolo superficie

13%

2%1%

30%

54%

complessi permeabili K 10 ̂-1

complessi permeabili K 1

complessi impermeabili K 10 ̂-6

complessi impermeabili K 10 ̂-7

complessi semimpermeabili K 10 ̂-2

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15

corrisponde ad un valore di 10-2 cm/sec. La semplificazione del modello non ha inoltre

permesso di inserire le formazioni calcaree e i relativi fenomeni carsici.

Nell’ambito del bacino in esame si possono individuare due aree carsiche: la zona

denominata “Prearba” (nei comuni di Rezzo, Pornassio e Pieve di Teco) con una superficie di

528 ha; è bacino di approvvigionamento per gli acquedotti di Rezzo e Cenova.

Nel Comune di Aquila d’Arroscia è localizzata l’area carsica Pennavaira-Rocca del

Bozzaro che interessa il versante compreso tra il Torrente Pennavaira e il Monte Rocca del

Bozzaro, dove sono presenti morfologie carsiche superficiali di corrosione con ridotti campi

solcati e 20 grotte, in parte grandi cavernoni.

Come è noto un complesso idrogeologico è l’insieme di termini litologici simili aventi

una comprovata unità spaziale e giaciturale, un tipo di permeabilità prevalente ed un grado di

permeabilità relativa che si mantiene in un campo di variazione piuttosto ristretto, ma nel caso

del programma Hydro_Co non è stato possibile definire il “tipo” di permeabilità relativa che

caratterizza i litotipi appartenenti a ciascuna zona, alcune rocce infatti molto alterate per

tettonizzazione, possono presentare una permeabilità sia per fatturazione, sia per porosità e

quindi possono essere inserite in diversi complessi idrogeologici.

Sarebbe opportuno quindi eseguire una distinzione dei tipi di permeabilità (primaria,

secondaria), tenendo conto dei parametri statistici come l’analisi granulometrica, il grado di

fratturazione, l’indice di carsificazione.

L’approfondimento deve prevedere:

- distinzione dei tre tipi fondamentali di permeabilità relativa in rapporto alle

caratteristiche geolitologiche e geochimiche:

- permeabilità per porosità

- permeabilità per fessurazione

- permeabilità per carsismo con individuazione dei principali acquiferi.

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16

Fig. 3 - Descrizione della permeabilità per porosità

Fig. 4 - Descrizione della permeabilità per fessurazione

permeabilità perfessurazione

Discontinuità da molto adestremamente ravvicinate

<0,2 ml

Discontinuità da ravvicinate amoderatamente spaziate 0,2-

0,6 ml

Discontinuità da largamente amolto largamente spaziate

0,6-2 ml

molto permeabile mediamentepermeabile

poco permeabile

permeabilità perporosità

bassa porositàprimaria

media porositàprimaria

alta porosità primaria

l’infiltrazione e lo spostamento diacqua gravifica in discontinuità

spesso di luce notevole

rocce calcaree che possono esserecaratterizzate da permeabilità

crescente

l ’acqua si infiltra negli spaziintergranulari. Le acque sono

distribuite uniformemente

rocce sciolte, arenarie moltoalterate, arenarie a cemento

calcareo

le dimensioni dei pori sonoridottissime, circolazione

trascurabile

rocce argillose

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

17

Un approfondimento sui complessi idrogeologici è importante poiché sono l’unità base

dei rilievi idrogeologici di campagna, sulla base dei quali è possibile ricostruire le strutture

acquifere e stendere opportuni piani di ricerca e sfruttamento delle risorse idriche. Si renderà

necessario introdurre, nei prossimi studi, anche i complessi scarsamente permeabili e

mediamente permeabili.

2.3 Inquadramento climatico

2.3.1 Generalità

Il clima della Liguria è un clima temperato caldo determinato dalla marcata orografia ,

dalla vicinanza della catena alpina e appenninica alla costa e dalla privilegiata posizione

interamente affacciata sul mare.

La temperatura media annua risulta superiore ai 14° in gran parte della regione e

superiore ai 18° all’estremità occidentale.

L’ampia variabilità spaziale delle precipitazioni, comprese tra gli 700 mm annui delle

zone meridionali e i 1400 mm delle zone settentrionali, risulta tuttavia caratterizzata

sostanzialmente da un unico tipo pluviometrico che determina l’andamento stagionale delle

piogge.

L’andamento degli afflussi meteorici nell’arco dell’anno presenta cioè due massimi, uno

primaverile ed uno autunnale e due minimi uno estivo e uno invernale. Le perturbazioni

autunnali sono in genere responsabili delle piogge più intense e degli eventi critici per molti

dei corsi d’acqua.

2.3.2 Cenni di climatologia

Le condizioni climatiche sono frantumate in una varietà di microclimi a seconda della

altitudine, della distanza dal mare e dell’aspetto morfologico.

La massiccia catena alpina costituisce un ostacolo per le correnti d’aria fredda

provenienti dal settentrione ed il litorale fruisce di una protezione con condizioni

meteorologiche miti. In virtù di alcune caratteristiche morfologiche del territorio, quali

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18

l’esposizione delle catene montuose, la direzione trasversale delle valli rispetto la costa

nonché la profondità del mare, i bacini idrografici risentono in misura e in modi diversi dei

campi di alta pressione (anticiclone atlantico e russo) e dei campi di bassa pressione

(depressioni atlantiche e mediterranee).

Durante i mesi invernali l’oscillazione dell’anticiclone russo - che provoca tempo sereno

e freddo - e di quello atlantico - che provoca tempo sereno e temperature meno rigide - può

produrre spazio entro cui si incuneano perturbazioni atlantiche. Complessivamente quindi la

stagione invernale è poco piovosa.

Durante i mesi primaverili l’anticiclone russo si attenua mentre si rafforza quello

atlantico con rapida formazione di frequenti perturbazioni. I mesi primaverili quindi sono

caratterizzati da una media piovosità.

I mesi estivi sono contraddistinti dallo stazionamento dell’anticiclone atlantico che porta

tempo asciutto, caldo e sereno, mitigato dalla presenza di brezze.

A metà settembre l’anticiclone atlantico si attenua consentendo la discesa di

perturbazioni atlantiche con masse di ara umida e fredda che portano le precipitazioni

autunnali.

Lungo la costa si origina un regime termico caratterizzato da temperature minime medie

di 6° e temperature massime estive di 24°-25°.

Nell’entroterra aumentano le escursioni termiche e diminuiscono le temperature medie,

le precipitazioni talvolta nevose raggiungono i 1200 mm. Interessante il valore dell’eliofania

che si mantiene su di un valore medio pari a 2775 ore mentre l’umidità è prossima al 70%

Nelle tabelle 2.8, 2.9, 2.10 e 2.11 vengono riportati i dati di temperatura e precipitazione

per i bacini idrografici soggetti a monitoraggio presenti nel PTA.

Ogni bacino idrografico di interesse è caratterizzato dalla temperatura media stagionale,

un valore per ognuna delle 4 stagioni, dalla media della precipitazione giornaliera massima ed

il valore medio annuale, determinate su base storica.

I dati utilizzati per le elaborazioni statistiche provengono sia dalla rete nazionale

dell’Aeronautica Militare relativa alla serie storica nel periodo 1951-1998 sia dalla rete locale

OMIRL relativa alla serie storica del periodo 2000-2003 (Osservatorio Meteo-Idrologico

Regione Liguria) a seconda della disponibilità dei dati bacino per bacino. In alcuni casi sono

stati accorpati più bacini idrografici utilizzando una sola stazione per sopperire alla carenza di

dati.

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

19

BACINO

IDROGRAFICO

LOCALITA' DI

MISURA

TEMPERATU

RA MEDIA

PRIMAVERA

2000

TEMPERATU

RA MEDIA

ESTATE 2000

TEMPERATU

RA MEDIA

AUTUNNO

2000

TEMPERATU

RA MEDIA

INVERNO

2000

Argentina/Armea ALPE GRANDE � � � �

ArrosciaSAN BERNARDO

D'ARMO � � 23,4 �

Impero/PrinoIMPERIA

OSSERVATORIO � � 15,1 11,9

Nervia/Vallecrosia BORGONUOVO � �

Roja MONTE MAURE � � 12,5 9,5

Tabella 2.8 - Temperature relative ai bacini sottoposti a monitoraggio espresse in C°- anno 2000

BACINO IDROGRAFICO

LOCALITA' DI

MISURA

TEMPERA

TURA

MEDIA

PRIMAVER

A 2001

TEMPERA

TURA

MEDIA

ESTATE

2001

TEMPERA

TURA

MEDIA

AUTUNNO

2001

TEMPERA

TURA

MEDIA

INVERNO

2001

Argentina/Armea ALPE GRANDE � � � �

Impero/PrinoIMPERIA

OSSERVATORIO 16 24,7 18,7 11,5

Nervia/Vallecrosia BORGONUOVO 14,7 22,8 15,3 7

Roja MONTE MAURE 16,2 21,7 15,7 8,7

Tabella 2.9 - Temperature relative ai bacini sottoposti a monitoraggio espresse in C°- anno 2001

BACINO

IDROGRAFICOLOCALITA' DI MISURA

TEMPERA

TURA

MEDIA

PRIMAVE

RA 2002

TEMPER

ATURA

MEDIA

ESTATE

2002

TEMPERA

TURA

MEDIA

AUTUNNO

2002

TEMPERA

TURA

MEDIA

INVERNO

2002

Argentina/Armea ALPE GRANDE � � � �

ArrosciaSAN BERNARDO

D'ARMO � � � �

Impero/PrinoIMPERIA

OSSERVATORIO 16,2 24,2 18,3 11

Nervia/Vallecrosia BORGONUOVO 13,6 22,1 14,6 7,2

Roja MONTE MAURE 13,2 21 6,9

Tabella 2.10 - Temperature relative ai bacini sottoposti a monitoraggio espresse in C°- anno 2002

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20

BACINO IDROGRAFICO LOCALITA' DI MISURA

MEDIA STORICA

DELLA

PRECIPITAZION

E CUMULATA

ANNUA

(IN MM DI

PIOGGIA)

CARDINALIT

A' DELLE

MISURE

*

MASSIMA

CUMULATA

GIORNALIER

A

(IN MM DI

PIOGGIA)

DATA

(AA/MM/GG)

Argentina/Armea ALPE GRANDE 308,8 719 88 2001.11.14

Arroscia PIEVE DI TECO 1178,6 12348 320 1973.12.25

Impero/Prino IMPERIA [SIDR] 765,4 15705 193 1998.10.01

Nervia/Vallecrosia SANREMO [SIDR] 756,3 15705 161,4 1998.10.01

Tabella 2.11 - Dati pluviometrici relativi ai bacini sottoposti a monitoraggio

espressi in mm di pioggia

*la colonna cardinalità riporta il numero di dati utilizzati per fare l’analisi statistica. Dal valore di cardinalità si

può desumere, anche se in maniera qualitativa, la bontà del dato stesso: all’aumentare del valore di cardinalità si

può ritenere che il dato abbia maggiore affidabilità

2.3.3 Definizione del clima attuale della riviera dei fiori (Da “Clima e variazioni climatiche

nella riviera dei fiori” – Nicola Podestà – EnnePi Libri 2003)

I valori medi fatti segnare dalle principali grandezze negli ultimi trenta anni sono

presenti nella seguente tabella che racchiude in sé le ultime tendenze, essendo stata compilata

utilizzando i dati del 2001 e 2002:

Temperaturemedie

Mese Tmin Tmax

Precipitazioni (mm) Eliofania (ore) Umidità relativa(%)

Gennaio 7.5 13.0 75.8 149.6 62.6Febbraio 7.6 13.2 52.4 159.6 62.5Marzo 9.1 15.0 49.1 198.6 64.5Aprile 10.8 16.6 63.3 208.7 67.3Maggio 14.6 20.4 49.1 260.4 70.2Giugno 17.6 23.8 32.9 289.2 70.8Luglio 20.4 26.6 15.2 325 70.6Agosto 21 27.2 29,7 301.7 70.1

Settembre 18.1 24.1 65 236.3 69.1Ottobre 14.8 20.5 110.7 149.1 68.9

Novembre 10.7 16.1 85.3 148.6 64.5Dicembre 8.7 14.0 69.0 146.2 66.5

Anno 13.4 19.2 698 2618 67.0

Tabella 2.12 - Riepilogo dati delle principali grandezze relativi agli ultimi trent’anni

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

21

La pluviometria annuale in continuo ribasso fa ritenere che la crisi delle piogge

prosegua senza ripensamenti.

Il livello di aridità definito utilizzando l’indice di De Martonne risulta A = 16

(2

1012

10 ++

+= t

p

T

P

A ); dal punto di vista prettamente pluviometrico si individua così un tipico

regime semiarido mediterraneo con una non trascurabile tendenza all’aridità.

In base alla classificazione proposta dal Koppen, il clima della riviera dei fiori

appartiene ad una fascia di transizione tra la fascia alta dei Climi Temperati Caldi e la fascia

dei Climi Temperati Subtropicali.

2.3.3.1 Il regime dei venti (Da “Clima e variazioni climatiche nella riviera dei fiori” –

Nicola Podestà – EnnePi Libri 2003)

L’elaborazione effettuata sul periodo 1975-2000 mostra un vistoso sbilanciamento dei

diagrammi sotto riportati verso i quadranti settentrionali nel periodo freddo, da Ottobre a

Marzo, compensato da un netto predominio dei venti meridionali durante l’estate e nella

costante rarità del vento da Sud.

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Fig. 5 - Regime dei venti

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24

Una presenza sempre percentualmente significativa spetta ai venti da NE e da SW. Sono

questi a toccare i livelli più alti di prevalenza mensile, 25% NE a Gennaio, 25% dal SW a

Luglio, e compete loro anche la maggior prevalenza dell’intero anno, 17% il SW e 18% il NE.

Il modificarsi secondo forme speculari dai grafici al variare del semestre si spiega con

l’evolversi delle situazioni bariche, tipicamente contraddistinte durante l’inverno dall’insistere

di un grosso campo di alta pressione sulle zone continentali (Valle Padana) al cui interno

ristagnano masse di aria fredda, in contrapposizione alle depressioni prodotte dall’aria

temperata e umida ospitata dal Mediterraneo. D’estate la situazione di rovescia e i campi di

alta pressione, Anticiclone delle Azzorre vengono ad insistere sul mare.

Per quanto riguarda la velocità dei venti, il vento da Est supera di gran lunga in velocità

media tutti gli altri. La situazione anemologica viene evidenziata nella tavola seguente:

Fig. 6 - Velocità dei venti

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25

2.4 Uso del suolo

La descrizione dell'attuale uso antropico dei suoli consente di conoscere il rapporto fra

le attività umane e il territorio e le pressioni che queste esercitano sulle forme del paesaggio.

La conformazione morfologica, i forti dislivelli ed il particolare andamento Est–Ovest

del bacino del Torrente Arroscia causano una diversa dislocazione dei limiti altitudinali delle

aree boscate e seminaturali che presentano una notevole risalita della vegetazione

mediterranea con una mescolanza di specie appartenenti a piani differenti.

L’azione antropica ha influito notevolmente sul paesaggio attuale mediante interventi

agro-silvo pastorali, quali lo sfruttamento del bosco, il pascolo e la creazione di terrazzamenti

per lo sviluppo agricolo. Altro fattore rilevante nella dinamica vegetazionale risulta essere il

progressivo abbandono delle utilizzazioni delle aree agricole e in particolare dell’oliveto con

il conseguente innescarsi di processi evolutivi.

Per la realizzazione della Carta di Uso del Suolo il modello Hydro_co prevede la

costruzione del modello digitale dell’uso del suolo costituito dal livello DLUM che consente

la caratterizzazione della copertura vegetale del terreno.

L’uso del suolo viene identificato in classi tipologiche a cui è associato un codice

indicante il valore del rispettivo tema.

Tipologie Codice

Area residenziale Codice 1

Area industriale Codice 2Servizio urbano Codice 3Vegetazione arborea Codice 4Vegetazione arbustiva Codice 5Vegetazione erbacea Codice 6Colture speciali Codice 7Oliveto Codice 8Vigneto Codice 9Seminativo Codice 10Area non vegetata Codice 11

Tabella 2.13 – Classi del DLUM (mappe digitali uso del suolo)

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Per la redazione della Carta dell’Uso del Suolo è stata presa come riferimento la Carta

Uso del Suolo del piano di Bacino stralcio del T. Arroscia approvato, in cui compaiono le

seguenti tipologie:

TERRITORI MODELLATI ARTIFICIALMENTE

� ZONE URBANIZZATE

• (cod.1.1.1) a tessuto urbano continuo, coincidenti con i centri abitati;

• (cod.1.1.2) a tessuto urbano discontinuo: è formato da piccoli agglomerati urbani e da

case sparse utilizzate in passato per attività agro-silvo-pastorali nelle zone di alta

montagna, ad oggi in parziale stato di abbandono.

� ZONE INDUSTRIALI COMMERCIALI E RETI DI

COMUNICAZIONE

• (cod.1.2.1) Aree industriali o commerciali: comprendono aree concentrate lungo il

torrente Arroscia soprattutto in prossimità degli abitati di Pieve di Teco e Borghetto

d’Arroscia.

� AREE ESTRATTIVE E DISCARICHE

• (cod.1.3.1) Aree estrattive: rappresentate da cave o ex cave di materiale lapideo;

• (cod.1.3.2) Discariche: un’area adibita a discarica è localizzata lungo l’alveo nella

porzione orientale del bacino

� ZONE VERDI ARTIFICIALI NON AGRICOLE

• (cod.1.4.2) Aree sportive e ricreative: un’area adibita ad attività sportive e ricreative è

presente un prossimità dell’abitato di Ponti

TERRITORI AGRICOLI

� SEMINATIVI

• (cod.2.1.2.1) Seminativi, vivai, colture ortofloricole in piena aria

Le colture ortofloricole hanno una ridotta estensione. Tra le coltivazioni in pien'aria

sono presenti alcune aree destinate alla coltivazione di piante ornamentali arbustive per la

produzione di fronda recisa (viburno, pittosforo, eucalyptus sp, mimosa, etc.).Sono aree

concentrate prevalentemente nelle vicinanze dei centri abitati o nelle zone a minore acclività e

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

27

servite da viabilità di accesso, o con eventuale disponibilità di acqua irrigua. In località Piani

d’Isola di Pornassio si trova il vivaio della Comunità Montana della valle Arroscia per la

coltivazione di specie arboree climatizzate nella fascia montana.

� COLTURE PERMANENTI ARBOREE

• (cod.2.2.1) Vigneti: la coltivazione è praticata soprattutto nel territorio del comune di

Pornassio dove viene prodotto il vino D.O.C. ”Ormeasco”. Sporadicamente è presente

lungo tutto il fondovalle del torrente Arroscia e nei terrazzamenti intorno ai comuni di

Rezzo e di Armo. I vigneti sono localizzati in zone con buona esposizione, su terreni

terrazzati o in appezzamenti poco acclivi. Si tratta di impianti per la produzione di uva da

vino coltivati secondo le forme di allevamento ad "alberello" e "Guyot" variamente

modificato.

• (cod.2.2.3) Oliveti: hanno un'estesa diffusione nei versanti con buona esposizione. Agli

oliveti sono associate le opere di sistemazione del terreno a terrazzamenti sostenuti dai

muri in pietra a secco, che nelle zone a maggiore acclività hanno larghezze utili non

superiori a 3-4 m circa; tali opere di sistemazione contribuiscono ad attenuare i fenomeni

di erosione del suolo per ruscellamento e favoriscono il drenaggio delle acque meteoriche.

La maggior parte degli oliveti presenta un’elevata densità di piantagione che determina un

eccessivo sviluppo in altezza delle piante, che spesso superano anche i 6-8 metri ed

assumono un portamento filato.

� (cod.2.3) PRATERIE, PRATI E PASCOLI

Comprendono porzioni di territorio localizzate nelle zone di alta quota del bacino. Si

tratta, in prevalenza, di formazioni ricavate in zone pseudo-pianeggianti, dove è praticato il

pascolo libero da parte di allevatori dei comuni limitrofi dell’entroterra che sfruttano tali zone

nei mesi tardo primaverili-estivi. Assai limitata ed in disuso è la pratica dello sfalcio per la

fienagione.

� (cod.2.4) ZONE AGRICOLE ETEROGENEE

Comprendono le aree agricole di tipo non specializzato, caratterizzate dalla presenza

di superfici utilizzate con coltivazioni diverse, anche in consociazione (piante orticole,

frutticole, vigneti ). Sono localizzate nelle zone adiacenti ai centri abitati con sistemazione a

terrazzamenti e spesso sono sottoutilizzate.

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� (cod.2.5) EX COLTIVI

Sono le aree agricole non utilizzate in evoluzione naturale attualmente invasi da cenosi

erbacee ed arbustive, o con inserimenti arborei più o meno radi. In queste aree le originarie

sistemazioni in terrazzamenti e gradonamenti della superficie evidenziano sensibili fenomeni

di degrado. Sono superfici localizzati, in particolare, alle altitudini più elevate e nelle zone più

interne, con nessuna disponibilità idrica e/o più difficilmente raggiungibili.

TERRITORI BOSCATI ED AMBIENTI SEMINATURALI

� (cod.3.1) PRATERIE

Si tratta di formazioni erbacee e arbustive di alta quota che rappresentano fitocenosi

stabili ed in equilibrio con le caratteristiche stazionali.

� (cod.3.2) ZONE BOSCATE

Le aree boscate comprendono gran parte del territorio e sono prevalentemente

costituite da cedui misti invecchiati (carpino nero, acero, sorbo, ecc), da cedui semplici ,da

fustaie di latifoglie mesofile (faggete) e da sporadici cedui di castagno. Alle quote più alte

sono presenti formazioni miste di angiosperme e conifere mesofile e discrete formazioni pure

di conifere mesofile (pino silvestre) con un buon grado di copertura (dal 50 al 100%) aventi

principalmente funzione protettiva.

Nella parte bassa, al confine con la provincia di Savona, sono presenti, nel versante

esposto a sud-ovest, formazioni miste di conifere ed angiosperme termofile (pino marittimo,

pino d’Aleppo, leccio).

� (cod.3.3) ZONE CARATTERIZZATE DA VEGETAZIONE

ARBUSTIVA

Rappresentano superfici in evoluzione naturale di ex coltivi, ex pascoli verso forme

naturali più stabili: la composizione specifica è costituita da ginestre, sorbo degli uccellatori,

ontano verde e ginepri. Alle quote più basse del bacino, al confine con la provincia di Savona,

sono presenti, nel versante esposto a Sud-Ovest, formazioni arbustive di sempreverdi

mediterranee.

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

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� ZONE CON VEGETAZIONE RADA O ASSENTE

• (cod.3.4.2) Rocce nude:. Rappresentano le formazioni tipiche di rocce e faglie

• (cod.3.4.3) Aree con vegetazione rada(calanchi, conoidi detritici): sono le formazioni

rocciose affioranti dove l’esiguo spessore del suolo non permette la crescita di

vegetazione

� (cod.5.1.1) CORPI IDRICI

Corsi d’acqua: sono rappresentati dall’alveo del T. Arroscia nel tratto di fondovalle ed in tutti

i tratti significativi a monte.

Per la redazione della Carta dell’Uso del Suolo le tipologie presenti nella carta uso del suolo,

approvata nel piano di Bacino stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica del T. Arroscia

, sono state accorpate in base a caratteristiche simili, secondo i codici proposti dal modello

Hydro_co; nel bacino in esame nessuna tipologia rientra nel codice 7 (colture speciali).

Tipologia DLUMCodice

DLUM

Classi presenti nella carta uso delsuolo adottata nel piano di Bacinostralcio per la difesa idraulica edidrogeologica del T. Arroscia redattain conformità ai criteri eraccomandazioni regionali

Codici presenti nella cartauso del suolo adottata nelpiano di Bacino stralcioper la difesa idraulica edidrogeologica del T.Arroscia redatta inconformità ai criteri eraccomandazioniregionali

Area residenziale 1 Tessuto urbano continuo

Tessuto urbano discontinuo

1.1.1

1.1.2

Area industriale 2 Aree industriali e commerciali 1.2.1

Servizio urbano 3 Aree sportive e ricreative 1.4.2

Vegetazione arborea 4 Zone boscate 3.2

Veg.arbustiva 5 Zone con veg.arbustiva

Ex coltivi

3.3

2.5

Vegetazione erbacea 6 Praterie

Prati e pascoli

3.1

2.3

Oliveto 8 Oliveto 2.2.3

Vigneto 9 Vigneto 2.2.1

Seminativo 10 Colt. ortofloricole in piena aria

Zone agricole eterogenee

2.1.2.1

2.4

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

30

Aree non vegetate 11 Aree estrattive

Discariche

Rocce nude

Aree con vegetazione rada

1.3.1

1.3.2

3.4.2

3.4.3

Tabella 2.14 – Classi del DLUM (mappe digitali Uso del suolo) presenti nel Bacino delTorrente Arroscia

2.5 Aree protette relazionate alle risorse idriche

Le aree protette che sono state individuate sono Siti di Importanza Comunitaria

proposti (pSIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS).

Le aree proposte come pSIC e ZPS sono aree scelte sulla base degli obiettivi e degli

indirizzi della Direttiva 43/92 CEE ed in particolare sono caratterizzate dalla presenza di

habitat o di specie di rilevante pregio indicate dalle direttive europee per la salvaguardia della

biodiversità.

Non tutte le attività antropiche all’interno delle aree pSIC sono state considerate

negativamente dalla direttiva comunitaria e pertanto non sono state completamente escluse dai

siti; nella maggior parte dei casi, infatti la presenza umana legata ad attività agro-silvo-

pastorali risulta indispensabile per il mantenimento di habitat o specie importanti ( Rete

Natura 2000).

Per la conservazione delle aree pSIC e ZPS la Rete Natura 2000, prevista dalla

direttiva europea n.43 del 1992, stabilisce che tali aree siano monitorate al fine di conoscere le

caratteristiche e lo “stato di salute” degli habitat e che la pianificazione e la gestione

ambientale tenga conto delle leggi naturalistiche - ambientali, del controllo delle specie

alloctone e/o introdotte, del controllo dell’inquinamento nelle pratiche agricole; in particolare

nella gestione dei corpi idrici la Rete Natura 2000 prevede la salvaguardia delle risorse idriche

attraverso la tutela delle sorgenti, evitando l’alterazione delle falde acquifere e fenomeni di

inquinamento al fine di conservare il delicato equilibrio idrogeologico e biologico che i corpi

idrici e le zone umide rappresentano.

Nel territorio del bacino del torrente Arroscia sono presenti i seguenti Siti di Importanza

Comunitaria (P.T.C.P. approvato con Del. Cons. Reg. del 26/02/90):

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Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio idrico del Torrente Arroscia

31

NOME SIC CODICE SIC SUP.OCCUPATA NEL

BACINO (km2)

%SUP. DI BACINO

OCCUPATA

Bosco di Rezzo IT1315504 10.78 2.70%

Campasso–Grotta Sgarbu duVentu

IT1314723 1.05 0.26%

Castell’Ermo–Peso Grande IT1324818 19.07 4.78%

Cima di Pian Cavallo – BricCornia

IT1313712 0.89 0.22%

M. Monega – M.Prearba IT1314609 25.79 6.47%

M. Saccarello – M.Frontè IT1314610 3.58 0.90%

Per ciascuna area protetta è stata allegata la scheda descrittiva elaborata dalla Rete Natura2000.

Zone di Protezione Speciale (ZPS)

La direttiva 79/409 CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, prevede

che gli Stati membri classifichino in particolare come “ Zone di Protezione Speciale” i territori

più idonei in numero e in superficie alla conservazione delle specie minacciate di sparizione,

di quelle che possono essere danneggiate da talune modifiche del loro habitat, di quelle

considerate rare, ecc.; tali specie sono elencate nell’Allegato I della stessa direttiva.( Rete

Natura 2000).

Nella provincia di Imperia è stata individuata la Zona di Protezione Speciale delle Alpi

Liguri, divisa in 6 sub-aree, di particolare interesse biogeografico per la presenza di specie

alpine al limite del proprio areale.

Le ZPS si intersecano con alcuni dei siti d’importanza comunitaria proposti (pSIC) ma

hanno maggiori implicazioni sulla pianificazione faunistica venatoria.

Nel bacino del torrente Arroscia sono presenti le seguenti Zone di Protezione Speciale

(P.T.C.P. approvato con Del.Cons.Reg. del 26/02/90):

NOME ZPS CODICE ZPS SUP.OCCUPATA

NEL BACINO (km2)

%SUP. DI BACINO

OCCUPATA

Saccarello Garlenda IT1314677 2.21 0.55 %

Sciorella IT1314678 5.85 1.47 %

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32

Caratteristiche delle Zone di protezione speciale delle Alpi Liguri

Le Zps delle Alpi liguri sono localizzate nella porzione centrale delle Alpi liguri lungo

i versanti e sulle testate delle principali valli del ponente ligure al confine con la Francia.

Interessano soprattutto le vette più alte ( 2200 m) ad una distanza ravvicinata dal mare; questa

particolare condizione rende la zona caratterizzata da una notevole varietà di formazioni

vegetali comprese fra la vegetazione mediterranea e la vegetazione alpina di alta quota; sono

segnalati , inoltre, pregevoli endemismi floristici ed insetti di notevole valenza biogeografica.

Dal punto di vista ornitologico le aree sono particolarmente importanti per la

nidificazione di rapaci e galliformi.

Principali emergenze ornitologiche delle ZPS delle Alpi Liguri ( Rete Natura 2000)

SPECIE FENOLOGIA

Falco pecchiaiolo Migratore durante il passo-Nidificante certo

Biancone Migratore durante il passo-Nidificante certo

Albanella reale Migratore durante il passo – Svernante

Albanella minore Migratore durante il passo

Aquila reale Stanziale

Pellegrino Stanziale

Fagiano di monte Stanziale

Coturnice delle Alpi Stanziale

Gufo reale Stanziale

Civetta Migratore durante il passo-Nidificante prob.

Succiacapre Migratore durante il passo-Nidificante certo

Picchio nero Stanziale

Tottavilla Stanziale

Averla piccola Migratore durante il passo-Nidificante certo

Gracchio corallino Stanziale

Ortolano Migratore durante il passo-Nidificante certo

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33

Per ciascuna area protetta è stata allegata la scheda descrittiva elaborata dalla Rete

Natura 2000.

Al fine di porre in relazione le aree protette con le risorse idriche sono state correlate

le informazioni relative alle captazioni di acqua ( sotto forma di pozzi, sorgenti, derivazioni) e

al loro uso, secondo quanto fornito dall’Ufficio Risorse Idriche, con le superfici interessate da

prescrizioni di protezione e riassunte nelle seguenti tabelle:

AREE PROTETTE CAPTAZIONI IDRICHE USO DELLA RISORSAIDRICA

SIC IT 1315504Bosco di Rezzo

S 89 Consumo umano

S174 IrriguoS187 Irriguo

AREE PROTETTE CAPTAZIONI IDRICHE USO DELLA RISORSAIDRICA

SIC IT 1314723Campassu – Grotta Sgarbu du

ventu

D199 Irriguo

S162 Consumo umano

AREE PROTETTE CAPTAZIONI IDRICHE USO DELLA RISORSAIDRICA

SIC IT 1324818Castell’Ermo – Peso Grande

S150 Irriguo

S 178 IrriguoS 87 Consumo umanoS 146 Consumo umanoS 159 Consumo umano

AREE PROTETTE CAPTAZIONI IDRICHE USO DELLA RISORSAIDRICA

SIC 1314609Monte Monega - Monte Prearba

S 201 Consumo umano

S 95 Consumo umanoS 110 Consumo umanoS 138 Consumo umanoS 122 IrriguoS 81 consumo umano

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AREE PROTETTE CAPTAZIONI IDRICHE USO DELLA RISORSAIDRICA

ZPS 1314678Sciorella

D 89 Consumo umano

D 139 Consumo umano

2.6 Principali attività antropiche correlate allo sfruttamento delle risorse idriche

Il territorio del bacino del torrente Arroscia, nella provincia di Imperia, è caratterizzato

dalla presenza di numerosi centri abitati - il più importante dei quali è rappresentato dal

comune di Pieve di Teco (1400 abitanti circa; dati ISTAT 1999) - da terreni agricoli adibiti a

seminativi, colture ortofloricole, vigneti e oliveti e da zone boscate e ambienti seminaturali.

La maggior parte delle superfici a colture agricole è costituita da zone destinate a produzioni

specializzate nel settore orticolo per la produzione di oliveti e frutteti.

La coltura dell’olivo appare largamente prevalente tra le colture arboree sfruttando il

territorio collinare grazie a terrazzi costituiti in passato, così come la vite per la produzione di

vini pregiati quali ormeasco e pigato.

L’uso del territorio influenza l’utilizzo della risorsa idrica: l’uso irriguo e potabile

infatti è preponderante rispetto all’uso igienico e industriale.

L’utilizzazione della risorsa per il consumo umano avviene tramite il prelievo d’acqua

da sorgenti, pozzi e derivazioni superficiali.

I principali soggetti gestori che si occupano della distribuzione dell’acqua sono

gestioni in economia dei comuni minori che gestiscono le proprie reti locali(comuni di

Mendatica, Montegrosso Pian Latte, Cosio d’Arroscia, Pornassio, Pieve di Teco, Rezzo,

Aurigo, Acquila d’Arroscia, Vessalico, Ranzo, Armo e l’azienda acquedottistica AMAT

S.p.a.(acquedotto di Rezzo).

La presenza di una molteplicità di operatori con gestioni tra loro indipendenti, non

costituisce una soluzione ottimale per il razionale ed economico sfruttamento delle limitate

risorse idriche e potrebbe provocare una serie di diseconomie.