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1 2 dicembre 2004 CONSIGLIO PROVINCIALE APERTO Festa della Toscana “La Pace e la Guerra viste con gli occhi dei bambini” PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Buongiorno a tutti, apriamo questo Consiglio Provinciale dedicato alla Festa Toscana 2004 che ha come tema l’inesauribile bisogno di pace. Credo che sia un messaggio, guardando quello che accade oggi nel mondo, importante. Un messaggio importante soprattutto per le giovani generazioni, per le scuole, che ringraziamo di avere accolto il nostro invito, per questa iniziativa che si colloca tra le altre iniziative prese dalla Provincia di Livorno che ha anche avuto il compito di coordinare le manifestazioni di tutta la provincia, che hanno visto impegnati tutti i Comuni della provincia. L’iniziativa nostra, propria della provincia, segue una mostra inaugurata a Villa Mimbelli e che stara` aperta fino al 12 dicembre, che e` una mostra di fotografie dedicata ai superstiti della strage di Sant’Anna di Stazzema, una strage dimenticata nei cassetti della burocrazia, il cui processo si celebra in questi giorni a La Spezia, che speriamo possa affidare non alla vendetta ma alla giustizia i responsabili di un crimine cosi` orrendo. Un crimine che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, come la guerra sia lo strumento meno adatto, meno efficace, meno opportuno per dirimere controversie internazionali. Una strage che ha seminato odio, ancora oggi presente, che dobbiamo con queste iniziative far superare attraverso il dialogo, pero’ avendo ben fermi i punti di cui discutiamo. Una guerra dove c'era gente che lottava per la liberta`, per la giustizia, per il progresso ed una parte che invece voleva negarlo. Ma un messaggio anche di grande attualita` perché il terrore negli occhi di questa gente, ormai vecchia, ma che erano dei bambini al momento della strage, evidenziano, dimostrano piu` di ogni altro messaggio appunto l’inutilita` di atti di barbarie fatti anche in quei momenti. La Festa della Toscana che come Provincia di Livorno abbiamo inteso dedicare alle vittime di Beslan, dell’Olsezzia*, ha proprio lo scopo di far passare questo messaggio perche` questo inesauribile bisogno di pace sia il piu` diffuso possibile e risulti poi alla fine prevalente rispetto anche alla cultura della guerra che purtroppo insanguina ancora tante parti del monto. Apro questo Consiglio Provinciale al quale partecipano il professor Massimo Toschi, che è il consulente del Presidente della Regione Toscana per la pace, la cooperazione ed i diritti umani, il dottor Marco Edi Martinucci, dell’Ospedale Meyer di Firenze, Giorgio Ricci, che è il delegato delle attività internazionali della Croce Rossa Italiana, per il comitato toscano, Paolo Siani, che è il responsabile del settore cooperazione centro mondialita` e sviluppo reciproco e doveva essere con noi anche la studentessa irachena, S.S. Jeelo, che non puo` partecipare questa mattina ed è invece con noi Nafi Kandud. studente del Saharawi; inoltre è con noi anche Alvaro Claudi che e` stato testimone della guerra in Iraq per conto della Croce Rossa italiana che prenderanno la parola questa

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2 dicembre 2004 CONSIGLIO PROVINCIALE APERTO

Festa della Toscana “La Pace e la Guerra viste con gli occhi dei bambini”

PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Buongiorno a tutti, apriamo questo Consiglio Provinciale dedicato alla Festa Toscana 2004 che ha come tema l’inesauribile bisogno di pace. Credo che sia un messaggio, guardando quello che accade oggi nel mondo, importante. Un messaggio importante soprattutto per le giovani generazioni, per le scuole, che ringraziamo di avere accolto il nostro invito, per questa iniziativa che si colloca tra le altre iniziative prese dalla Provincia di Livorno che ha anche avuto il compito di coordinare le manifestazioni di tutta la provincia, che hanno visto impegnati tutti i Comuni della provincia. L’iniziativa nostra, propria della provincia, segue una mostra inaugurata a Villa Mimbelli e che stara` aperta fino al 12 dicembre, che e` una mostra di fotografie dedicata ai superstiti della strage di Sant’Anna di Stazzema, una strage dimenticata nei cassetti della burocrazia, il cui processo si celebra in questi giorni a La Spezia, che speriamo possa affidare non alla vendetta ma alla giustizia i responsabili di un crimine cosi orrendo. Un crimine che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, come la guerra sia lo strumento meno adatto, meno efficace, meno opportuno per dirimere controversie internazionali. Una strage che ha seminato odio, ancora oggi presente, che dobbiamo con queste iniziative far superare attraverso il dialogo, pero’ avendo ben fermi i punti di cui discutiamo. Una guerra dove c'era gente che lottava per la liberta`, per la giustizia, per il progresso ed una parte che invece voleva negarlo. Ma un messaggio anche di grande attualita` perché il terrore negli occhi di questa gente, ormai vecchia, ma che erano dei bambini al momento della strage, evidenziano, dimostrano piu` di ogni altro messaggio appunto l’inutilita` di atti di barbarie fatti anche in quei momenti. La Festa della Toscana che come Provincia di Livorno abbiamo inteso dedicare alle vittime di Beslan, dell’Olsezzia*, ha proprio lo scopo di far passare questo messaggio perche` questo inesauribile bisogno di pace sia il piu` diffuso possibile e risulti poi alla fine prevalente rispetto anche alla cultura della guerra che purtroppo insanguina ancora tante parti del monto. Apro questo Consiglio Provinciale al quale partecipano il professor Massimo Toschi, che è il consulente del Presidente della Regione Toscana per la pace, la cooperazione ed i diritti umani, il dottor Marco Edi Martinucci, dell’Ospedale Meyer di Firenze, Giorgio Ricci, che è il delegato delle attività internazionali della Croce Rossa Italiana, per il comitato toscano, Paolo Siani, che è il responsabile del settore cooperazione centro mondialita` e sviluppo reciproco e doveva essere con noi anche la studentessa irachena, S.S. Jeelo, che non puo` partecipare questa mattina ed è invece con noi Nafi Kandud. studente del Saharawi; inoltre è con noi anche Alvaro Claudi che e` stato testimone della guerra in Iraq per conto della Croce Rossa italiana che prenderanno la parola questa

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mattina appunto per testimoniare queste loro esperienze ed accrescere anche in noi bisogno di pace. Termino qui ringraziando nuovamente per la vostra partecipazione e dando subito la parola al professor Massimo Toschi. PROFESSOR MASSIMO TOSCHI Consulente per la Cooperazione del Presidente della Regione Toscana Innanzitutto grazie per questo invito, grazie al Presidente della Provincia, al Presidente del Consiglio Provinciale, a tutto il Consiglio, ma credo che questo viaggio che mi e` toccato di fare, perche` e` l’ultimo di 12 impegni che ho svolto nella Toscana per la Festa della Toscana, e` stato un viaggio straordinario, sia negli incontri con i ragazzi piu` piccoli, rispetto a quelli che sono qua presenti, sia negli incontri con gli adulti, negli incontri serali, perche` si e` capito una cosa molto semplice, molto elementare, che a volte, come dire, dimentichiamo, la cosa semplice ed elementare è che i bambini, i ragazzi, non sono come degli spettatori della guerra, come coloro che guardano la guerra come un film, tanto meno come una fiction, ma sono innanzitutto i protagonisti piu tragici della guerra. Non c'e` dubbio che quando la guerra, il terrorismo, si scatenano le prime vittime, le vittime piu` vittime, sono i ragazzi. Ricordo ancora quando alla fine degli anni ‘90 sono stato in Algeria, nel momento in cui il terrorismo islamico colpiva il popolo musulmano di Algeria, 100 mila morti in 10 anni, 10 mila morti l'anno, 33 volte le due torri, ebbene in quel viaggio mi apparve subito chiaro che le prime vittime, le vittime piu vittime erano i ragazzi, attraverso non solo l’uccisione, ma le amputazioni, gli sfiguramenti, che o i coltelli o le mine, producevano sul loro corpo. Penso ancora ad un ragazzino che ha segnato la mia vita, che si chiamava Rani , che si trovava nell’ospedale di Medea, al cuore dell’Atlante, nel cosiddetto “triangolo della morte” questo ragazzo aveva perso una gamba, era stato in una azione di guerra colpito e gli avevamo amputato la gamba, quando lo vidi apparve subito chiaro che non solo gli avevamo amputato una gamba, ma gli avevano amputato la vita, che e` molto di piu` di una gamba. Cosi` quello che vediamo tutti i giorni, lo abbiamo visto in un modo, come dire, concentrato, nella vicenda di Beslan, in un attimo, in una azione terribile, devastante, dove il terrorismo ceceno si saldava con la spregiudicatezza dei corpi speciali, 570 bambini sono stati uccisi, penso che forse qualche ragazzo che e` qui quella sera ed in quei giorni accese una candela, vi ricordate? In qualche modo un tentativo di accedere una luce in un tempo di tenebre, e poi qualche giorno dopo arrivo` il comunicato dell’UNICEF che diceva che ogni giorno, oggi, mentre noi discutiamo liberamente e civilmente in questa bella sala del vostro Consiglio Provinciale, ogni giorno muoiono a causa della guerra, del terrorismo e della violenza 570 bambini, quindi ogni giorno Beslan. Quindi i bambini davvero sono innanzitutto le prime vittime, le piu vittime, e questo il qualunque guerra. Se noi leggiamo le fonti indipendenti americane, che parlano di 100 mila morti in un anno e mezzo di guerra in Iraq, ebbene sappiate 30.000, 33.000 sono bambini, perché la proporzione e` esattamente questa oggi: su 100 morti in guerra, in

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qualunque guerra, da quelle dimenticate a quelle sotto i riflettori della CNN, in ogni guerra il 30, 34 % sono bambini. Questo vale per la tragedia Israelo-Palestinese, questo vale per le guerre dimenticate ed a cosiddetto bassa intensità del centro Africa e così via, quindi i bambini sono le prime vittime, quindi non sono spettatori, sono protagonisti; sono protagonisti nella violenza che si scatena su di loro. Poi c'e` un secondo aspetto che va detto, che non possiamo dimenticare, e giustamente la Festa della Toscana non lo ha dimenticato e poi vi diro` perche`, che in questo meccanismo infernale della guerra, i bambini sono diventati vittime a tal punto da diventare carnefici: l’esperienza tragica dei bambini soldato. Ad oggi c'e` un calcolo fatto dall’ONU che nelle guerre di oggi, in tante parti del mondo, ci sono complessivamente 300 mila bambini soldato, bambini che sono rastrellati, che sono drogati, che sono addestrati a fare la guerra. Io ho incontrato questa terribile esperienza in Sierra Leone dove, dopo essere stati rastrellati, drogati ed addestrati, i bambini venivano rimandati nel loro villaggio per uccidere, come prova di esame, per così dire, in modo tale che non potessero piu` scappare per ritornare nel loro villaggio, avendo ucciso qualcuno, e vi posso assicurare che i bambini vivono, hanno vissuto l’esperienza della guerra, i bambini soldato, come un grandissimo gioco, ed allora si scopre che sono stati terribili nella loro violenza. È noto che i bambini soldato in Sierra Leone fossero molto spregiudicati nell’amputare, per loro era un gioco, era come se fossero davanti ad un videogioco, in realtà erano i protagonisti in prima persona di quel gioco, quindi non sono solamente le vittime, ma sono i bambini talmente vittime della guerra, che vengono trasformati in carnefici. Poi c’e un terzo livello in cui i bambini sono protagonisti della guerra e sono quelle che io chiamo le vittime invisibili, perche` vedete, bene o male, quando dei bambini vengono uccisi alla fine qualcuno ne parla in una guerra, ma ci sono molti ragazzi che muoiono nella guerra, perche` a causa della guerra non possono essere curati. Vi racconto una piccola esperienza, saro` molto breve ovviamente, perche` altri dovranno parlare e lo faranno in modo molto piu` serio di me, una piccola esperienza per capire che cosa voglio dire, è l’esperienza della Palestina, dove non ci sono solamente, come voi sapete in 4 anni della seconda intifada sono morte 1000, 3 mila Palestinesi, mille Israeliani, di nuovo in queste 4 mila persone, perlomeno 1200 sono bambini, ma quando un bambino muore in guerra, lo abbiamo visto, ci sono grandi funerali, muore come un eroe, da una parte e dall’altra, ma ci sono tantissimi bambini palestinese che in realtà muoiono in guerra perche` a causa della guerra non possono essere curati nel loro paese, negli ospedali palestinesi, ed allora per rispondere a questa domanda, per dare un segno positivo al ragionamento che noi facciamo oggi, perché lo diremo alla fine, di nuovo stamani mattina, noi non siamo solamente coloro che guardano qualcosa che e` fuori di noi, anche noi siamo nella partita, anche noi si sta giocando questa drammatica partita, bene, per rispondere a questo problema, al problema delle vittime invisibili della guerra, e` partito un progetto promosso dalla societa` pediatrica palestinese, dal Centro Perez e dalla Regione Toscana, per curare i bambini palestinesi negli ospedali israeliani, gli unici ospedali che nella situazione di fatto oggi, ora, possono intervenire per salvare i bambini. Allora e` avvenuta una cosa stranissima, noi eravamo partiti con un progetto della cura di 300 bambini l’anno, alla fine di un anno siamo arrivati a 700 bambini, abbiamo più che raddoppiato, ed il 30 % di queste sono operazioni a cuore aperto, per dirvi la difficolta

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dell’intervento, quindi non sono piccoli interventi, sono interventi che richiedono tecnologie e professionalita` ed in questi progetto si sono coinvolti gli ospedali israeliani che si impegnano economicamente a sostenerlo e la Regione Toscana, e attenzione, questo e` il senso positivo di questo progetto, per questo ve l’ho voluto raccontare, perche` questo mostra che oggi, ora, da Nablus, Tulkaren, da Jenin, da Gaza, anche quando i check point sono chiusi, i bambini passano ed i bambini passando sono curati, quindi i bambini in qualche modo smontano quel muro terribile che e` stato costruito, ma smontano qualcosa di piu` profondo, di piu` sottile, come dire, smontano il muro piu` pericoloso e piu` terribile, perche` e` un muro che attraversa le nostre coscienze, che è il muro dell’odio e della paura ed allora si capisce che un piccolo progetto, peraltro non molto piccolo, mostra che curando dei bambini si comincia a guarire dall’odio, le mamme palestinesi si rendono conto che ci sono medici israeliani disposti a rischiare per curare i loro figli, i genitori israeliani, li ho visti io nei reparti di rianimazione quando abbiamo visitato i ragazzi palestinesi, capiscono il dolore infinito dei Palestinesi, come dire: si cambia, si cambia il modo di pensare, il modo di ragionare. Vedete, mi ha fatto molta impressione, leggevo in questi giorni una rivista, una grande rivista francese che ha dedicato un numero speciale alla questione degli interventi umanitari, e molte organizzazioni, tra cui Medici senza Frontiere, sostengono che non e` possibile un intervento sanitario su vasta scala per i bambini palestinesi, noi abbiamo dimostrato che era possibile e non solo abbiamo fatto questo, ma abbiamo iniziato a costruire la pace anche nel tempo della guerra. Un’ultima osservazione, ritorno alla Sierra Leone, perché vedete, c'e` un altro livello, che e` l’ultimo che voglio dire, che e` la questione, sapete quando sono andato in Sierra Leone mi sono fatto accompagnare, sono andato accompagnato, la prima volta, dal Vescovo di Makeni, questo Vescovo che si è impegnato moltissimo nella lotta per liberare i bambini soldato, e che e` stato premiato per questo con il Gonfalone d'argento in questi giorni a Firenze, etc., etc., ebbene quando io arrivai all’aeroporto, come voi sapete, per andare in Sierra Leone ci vuole il passaporto, il visto, ma ci vuole anche il certificato delle vaccinazioni, in particolare la febbre gialla che è una malattia molto drammatica etc. etc.; io arrivo, accompagnato dal vescovo, ed il vescovo fa tutte le operazioni di dogana, diciamo, pero’ ma vedo che parla in modo molto animato con una autorita` dell’aeroporto, ovviamente il mio terrore era che i miei documenti non funzionassero, che mi ricaricassero sull’aereo e che mi toccasse rifare 20 ore di volo e tornare in Italia, in realtà la cosa era piu` semplice, penso che nessuno si immaginerebbe di che cosa parlava l’amministratore dell’aeroporto con il vescovo, in realtà la questione era molto semplice: la domanda fu: “ma quel signore bianco li`, che sta seduto li`, ha la poliomielite?” risposta “sì, ha la poliomielite”, domanda: “ma io sapevo che la poliomielite viene solo agli uomini neri, per la maledizione di Dio e vedo che è venuta anche ad un bianco”, allora il Vescovo ha spiegato che a me era venuta perché essendo nato nel 1944, avendola avuta nel 1945, allora non c'era il vaccino, ma oggi che c'e` il vaccino, con una seria campagna di prevenzione, la poliomielite puo` essere sconfitta e dunque non c'e` nessuna maledizione di Dio. Vi ho raccontato questo per dire che cosa? Per dire che i bambini sono vittime della guerra anche perche` troppi uomini, troppi Stati, troppi governi, investono in guerra, invece che investire in salute. Io ho sempre pensato, ed ho finito, quando sono diventato

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un po' piu` grande, più o meno dell’eta` dei ragazzi che sono qua, che la poliomielite non me l’aveva mandato il Padre Eterno perche` ce l’aveva con me o ce l’aveva con i miei genitori, o ce l’aveva con i miei nonni e cosi via, ma in realtà la poliomielite mi era venuta perche` invece di investire nel vaccino, che poi e` stato scoperto nel ‘55, si e` fatta la seconda guerra mondiale e si e` lanciata la bomba atomica, si e` fatta una scelta, si e` preferita l’atomica al vaccino, questa e` una grande questione ancora oggi! Allora capite ragazzi, e capiamo noi adulti, soprattutto coloro che hanno responsabilita` pubbliche, che siamo tutti dentro la partita; se noi vogliamo davvero un futuro di pace il futuro di pace nostro non puo` essere separato da quello dei ragazzi di Baghdad, dei ragazzi di Gerusalemme, dei ragazzi di Ramallah, dei ragazzi di Waga Dugu*, dei ragazzi di Citta` del Capo. Allora bisogna cominciare a scegliere per la pace, per la vita, per il futuro, da oggi, da subito e non possiamo dire che se qualcosa accade noi non ci entriamo, in realtà stiamo dentro la partita, sta a noi giocare dalla parte giusta. Grazie. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie professor Toschi per la sua importante testimonianza, ora la parola al professor Marco Edi Martinucci, responsabile progetto cooperazione internazionale della Regione Toscana. PROFESSOR MARCO EDI MARTINUCCI Responsabile Progetto Cooperazione Internazionale della Regione Toscana Buongiorno e grazie dell’invito, grazie al Presidente della Provincia, grazie a tutto il Consiglio Provinciale di Livorno. Grazie anche non solo per avermi dato l’opportunità di ritornare in una città come Livorno che e` sempre piacevole, ma anche perche` mi trovo un po’ a casa, un vecchio pediatra come me che trova qua davanti tanti giovani, tutto sommato mi conforta. Io credo che parlare dopo Massimo Toschi sia difficile per chiunque, figuratevi per me che sono solo un medico, le parole di Massimo Toschi hanno assolutamente colpito quello che noi tutti pensiamo, e` assolutamente importante ricordarci, come ha detto prima il Presidente della Provincia, che questo in inesauribile bisogno di pace, non vuol dire solo che bisogna abolire di fatto la guerra, certo che la guerra deve essere in qualche modo evitata, ma anche tutti quegli effetti indiretti alla guerra, perche i bambini muoiono spesso anche non per azione diretta di azioni belliche, bombe, fucilate, cannonate, ma muoiono anche perche` e` impossibile accedere ai presidi sanitari, alle cure, questo e` un po’ il compito e volevo un attimo farvi vedere che cosa stiamo facendo e perche` lo stiamo facendo. Quando si parla di salute e di volontà di pace bisogna ricordare che cosa accade subito dopo il tremendo evento che fu la seconda guerra mondiale, nel ‘48, atto costitutivo della organizzazione mondiale della sanita , fu sancito per la prima volta e fu un evento

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epocale, che la salute era un diritto per tutti, e non si parlava soltanto di salute fisica, ma anche e per la prima volta, anche di salute psichica; passarono 40 anni e di questa affermazione fondamentale per la vita dell’uomo, non se ne parlò quasi più, ci la guerra di Corea, ci furono un sacco di altre guerre finché nel 1979, in una città dal nome mitico, in una di quelle repubbliche della ex Unione Sovietica, assolutamente sconosciute o perlomeno difficilissime da pronunciare, come il Kirghizistan, o qualche cosa del genere, in questa citta` si riunirono tutti i potenti ed i grandi del mondo e dissero: va beve, fino ad ora no, ma entro il 2000 noi bisognava avere salute per tutti e tutti si impegnarono a garantire la salute per tutti entro il 2000. Erano anni in cui io ero molto piu` giovane di ora e tutti credevamo ed avevamo molta fiducia in questo grosso impegno che gli Stati più potenti del mondo si presero in quella città’, ma ci sono voluti quasi altri 30 anni per arrivare al millennium declaration delle Nazioni Unite a New York del 2000, in cui, tanto per chiarirci le idee, la salute per tutti diciamo di raggiungerla entro il ventunesimo secolo ed a noi ci ha detto bene, perché se avessero detto “entro il terzo millennio” non solo lo avrebbero rimandato di 100 anni, ma di mille anni, di fatto la salute per tutti, signori, non c’è! C'e` una famosa rivista medica, il The Lenset*, in cui si comincia a pensare al dramma che sta accadendo in tutto il mondo, scusate l’inglese, non ho fatto in tempo a traduro, tanto poi ve lo spiego io, e` abbastanza comprensibile; c'e` una serie di articoli, intitolati “Child survivor” fino alla fine, cioè la sopravvivenza dei bambini, in cui si mostra come tuttora circa 11 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni stanno morendo ogni anno in questo mondo, come il 90 % di questi bambini, quindi qualcosa come 9 milioni e mezzo, muoiono in 42 paesi di questo mondo e circa la meta`, quindi 4/5 milioni, soltanto in 6 paesi e non muoiono per cause strane o sconosciute, appartenenti a malattie inconcepibili o perlomeno non conosciute da noi, muoiono per cause banali, per infezione, per cause per cui sarebbe assolutamente possibile intervenire in senso medico. Ma le cause per cui muoiono questi ragazzi, le cause mediche, sotto a queste ci stanno altre condizioni, che sono: la poverta`, la non possibilita` di accedere a situazioni di servizio sanitario, il sovraffollamento, solo per questo principio muoiono un sacco di individui; pensate, l'altro giorno avevamo ospiti dei medici palestinesi all'interno di quel progetto di cui parlava Massimo Toschi e ci raccontavano che a Gaza, poi si sa, e` una striscia lunga qualcosa come 45 - 50 chilometri, profonda dai 3 ai 10 chilometri, ci vive un milione e 200 mila persone, uno sopra l'altro, in questo paese, in questo posto, che e` quello piu` sovraffollato del mondo, se scoppia una infezione e` assolutamente impossibile controllarla. Sono brutti numeri, sono cose che scuotono, ma e` bene che ce le ricordiamo, ed i bambini al di sotto dei 5 anni muoiono il 33 per cento per malattie neonatali, cioè per malattie di parto, per mancanza di assistenza alle donne che partoriscono, muoiono nel 22 per cento per diarrea o per malattie polmonari, malattie per cui spesso, qui da noi, non si chiama neppure il medico, basta la nonna, la mamma con un po’ di buon senso e con quello che abbiamo a disposizione. Pensate che soltanto il poter provvedere all’allattamento al seno ed alla reidratazione orale, solo un po’ di acqua ed un po’ di sale, salverebbe o potrebbe ridurre di piu` del 20 % la mortalità di questi bambini. Se a questi banalissimi presidi noi potessimo aggiungere anche un po' di vitamine o banalissime forme di antibiosi, noi arriveremmo ad oltre il 60% di salvezza.

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Tutte le sere quando vado a letto mi sento un po' una parte di questi 7, 8 milioni di bambini che per questa impossibilità che fa la nostra civiltà, stanno morendo, in tutte le parti del mondo. Un altro giornale molto importante, sempre di origine medica, ha rilevato come nonostante siano stati fatti dei progressi in questi ultimi anni, cioè nonostante ci sia stato un aumento del 1.6 % del cosiddetto prodotto interno lordo nei paesi di via di sviluppo e nonostante si sia passati dal 29 al 23 per cento delle popolazioni e delle presone che vivono con meno di un dollaro al giorno, pensate un attimo che cosa vuol dire vivere con meno di un dollaro al giorno, quindi passi ci sono stati, ma assolutamente insufficienti, ebbene, nonostante questi piccoli passi, ci sono ancora 150 milioni di bambini malnutriti sul nostro pianeta. Qui ancora brutti numeri, e` inutile continuare. Allora questa e` la situazione, io mi occupo solo di salute, non voglio parlare di guerra, ne ha parlato con competenza il professor Toschi, che cosa ha fatto la Regione Toscana? Ha cercato di prendere sotto di sè la possibilita` di poter in qualche modo intervenire in questi problemi ed ha riunito sotto delle leggi che sono cominciate nel 2001 fino al 2004 ha avocato a sè la regolamentazione della cooperazione sanitaria internazionale. Portare aiuto a questi bambini, come e` intervenuta? È intervenuta dicendo di permettere ai bambini che appartengono ai paesi in via di sviluppo o ai paesi in difficoltà, in caso di guerra, di poter essere curati nelle strutture sanitarie del nostro territorio regionale, ha anche organizzato un progetto di espansione, di portare presso questi paesi una serie di corsi di formazione per elevare il grado di possibilità, interno a questi paesi, oltre a spedire sia materiale medico che medicine. Quali sono le aree geografiche che piu` ci interessano? I criteri di ammissione di questo paese per poter fare venire i bambini in questo paese noi li facciamo venire dall’area mediterranea, che e` quella dei paesi un po’ piu` vicino intorno a noi, dal sud est Europa, cioè Albania ed altri ancora, dai paesi Balcanici e dalla ex unione sovietica e dai paesi che sono comunemente chiamati amici della Regione Toscana, ma tutti quelli che hanno bisogno, non ci sono distinzioni di nessun tipo, né di colore, né di religione, né di appartenenza politica, continuo in questo senso a chiedere scusa, perché ha perfettamente ragione, era una battuta assolutamente infelice. Le istituzioni coinvolte sono naturalmente il sistema sanitario regionale, tutte le Università, gli Enti Locali, ed e questo uno dei motivi per cui siamo qui oggi, per ringraziare anche del vostro intervento che come vedremo e` stato consistente e delle organizzazioni no profit. Tra i sistemi c’è il Meyer, l’ospedale Santa Chiara ed altri ancora. Molto importante, e su questo bisogna perderci un attimo di attenzione, l’apporto che danno a questo tipo di opera le associazioni no profit, a cominciare dalle associazioni come la Madonnina del Grappa, come la Caritas, come l’AMPAS Regionale, come la Croce Rossa Internazionale ed altre associazioni private, le Misericordie d’Italia, senza di loro credo che l’intervento della Regione Toscana, a favore di bambini ammalati, non sarebbe stato mai possibile, tutto il nostro intervento di tipo istituzionale, di tipo sanitario non sarebbe potuto essere se non avessimo avuto il forte appoggio, non solo da un punto di vista di

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assistenza, ma anche da un punto di vista proprio di risorse finanziarie, di tutte queste ed altre associazioni. Questo è per far vedere che la Regione Toscana ha ricoverato qualcosa come 670 bambini in questi tre anni. La Regione Toscana li sta ricoverando da tutte le parti del mondo, ma prevalentemente vedete, questa e` il striscia che si riferisce all’Albania ed al Kossovo, è la zona dalla quale piu` di ogni altra afferiscono, ed ancora dall’Africa, dalla Palestina, dalla Libia e da altri Paesi ancora. Non e` che stiamo scherzando, la Regione Toscana, dopo un rapido calcolo, ha speso qualcosa come 10 milioni di euro in questi tre anni, soltanto per DRG, per assistenza sanitaria vera e propria, e non è che sia uno scherzo, badate che questo e solo per l’assistenza, altrettanto, come dicevo prima, ci hanno messo qualcosa del genere, gli enti di assistenza, cioè le associazioni di volontariato. Per fare questo io credo che sia importante che ciascuno di noi ricordi che per poter fare cooperazione ci vuole dietro una grossa organizzazione, una grossa preparazione ed una motivazione interna, esattamente quello che sta animando tutta la gente di Toscana senza distinzione di sorta. Ho avuto il piacere di lavorare insieme a persone di qualsiasi provenienza, non solo dalla Regione Toscana, ma anche dalle altre regioni, senza alcuna distinzione. Che cosa sta cambiando? Sta cambiando che invece di continuare a chiamare i bambini nelle nostre strutture sanitarie la Regione Toscana sta portando avanti dei progetti di formazione in quei paesi, modellati sulle loro necessita , non più su quello che il momento richiede, ma esattamente quello che hanno bisogno per crescere. Abbiamo lasciato il ricovero dei bambini a quei paesi che sono attualmente in emergenza, vedasi l’Iraq, vedasi la Palestina, là dove ci sono dei momenti assolutamente importanti, per modellare la nostra iniziativa esattamente sulle necessita` di quei paesi e l’altro scopo e` anche quello per cui siamo qui oggi, quello di promuovere, certamente non c'e` n’è bisogno per una città e per una provincia come quella di Livorno, ma di promuovere presso tutta la nostra realtà quello che stiamo facendo insieme. Uno di questi esempi e` quello di cui vi ha parlato prima il professor Massimo Toschi, e` il progetto “saving children” cioè la medicina a servizio della pace, che vede coinvolte tutte le strutture di cui stiamo parlando. Se in Palestina abbiamo trovato la strada piu` importante, quella di affidare la cura dei bambini ammalati che muoiono non solo per la guerra, ma anche perche` sfruttando ed utilizzando la disponibilita` di un grosso paese come quello di Israele, questo ovviamente data la contingenza della situazione. In Eritrea invece stiamo facendo un’altra cosa: li` stiamo cercando di riorganizzare l’ospedale pediatrico di Asmara, stiamo cercando di riorganizzare il dipartimento di emergenza - urgenza dell’ospedale generale di riferimento della popolazione Eritrea e stiamo mettendo su una scuola di medicina perche` in quel paese ci sono solo qualche cosa come 200 medici e prima di poter parlare di medicina credo che sia più importante formare dei medici e degli infermieri; come vedete e una forma importante di intervenire. In Yemen, invece, ci hanno chiesto di intervenire sui bambini rotti dalle mine, i bambini che vanno magari a pascolare insieme alle capre e saltano sulle mine, mine che non li uccidono ma li distruggono, li portano via gambe, braccia, a volte li rimangono schegge da tutte le parti del corpo, ecco noi abbiamo una azione diretta proprio verso questi bambini.

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Io credo, e con questo ho finito, io credo che sia importante, ed a questo mi voglio ricollegare, questo e` una slogan di una grande associazione medica di Medici senza Frontiere, e dice che per poter aiutare una associazione del genere, non occorre essere medici, basta essere senza frontiere mentali ed e` esattamente questo di cui bisogna avere bisogno per poter agire in questa attivita`, quello che io ho dimostrato di non saper essere stamani mattina e chiedo nuovamente scusa al signore che ha giustamente protestato, lei ha fatto perfettamente bene a riprendermi, credo che sia la terza volta che le chiedo pubblicamente scusa, so riconoscere quando uno sbaglia, mi e` scappato una infelicissima battuta. Grazie ancora per avermi ripreso. Ho finito grazie. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie dottor Martinucci, ora la parola al dottor Giorgio Ricci, delegato alle attività internazionali della Croce Rossa Italiana, Comitato Toscano. GIORGIO RICCI Delegato alle attività internazionali della Croce Rossa Italiana - Comitato Toscano Buongiorno a tutti, ringrazio il Presidente del Consiglio Provinciale dell’invito fatto a me ed alla Croce Rossa Toscana, porto il saluto del Presidente Regionale della Croce Tossa della Toscana. Dopo gli interventi del professor Toschi e del dottor Martinucci mi verrebbe voglia di non intervenire perche` credo che quanto detto dal professor Toschi e quanto detto dal dottor Martinucci, soprattutto i dati riportati dal dottor Martinucci, siamo talmente chiari, talmente elementi di riflessione che aggiungere qualche cosa di piu` forse sarebbe anche inutile. Voglio solo lanciare qualche flash e spostare l’esempio di quello che e` stato fatto dalla croce rossa della Toscana che rappresento quale delegato, soprattutto nell’area dei Balcani, dove abbiamo avuto la responsabilità per tre anni della gestione dell’attività umanitaria. Le crisi umanitarie, abbiamo visto che sempre di piu sono elemento di sfida verso l’umanitario e la cooperazione internazionale, sono veramente una sfida. I conflitti ed anche gli interventi di Peace Keeping, Peace Forcing, quindi interventi di mantenimento della pace, per fare solo gli ultimi esempi, i Balcani, l’Iraq, l’Afghanistan e tante altre guerre dimenticate, molto spesso hanno infranto quelle che sono le regole del diritto umanitario, diritto umanitario che e` ben preciso e chiaro su queste cose, dovrebbe preservare la popolazione civile dai conflitti bellici, invece oggi assistiamo che oltre il 90 % delle vittime civili di guerra sono civili, oltre il 90 per cento, quindi la quasi totalita e la maggioranza sono bambini e donne, anziani, i piu indifesi, quindi questo ci deve veramente far riflettere, deve far riflettere tutti, i paesi piu` ricchi, i paesi occidentali, di iniziare veramente, ma sul serio, un percorso di pace, un percorso per promuovere la pace e quindi tutte le organizzazioni, i governi, le nazioni unite, tutti quelli che hanno il ruolo di promuovere la pace lo devono fare compatti, insieme, ma sul serio.

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Si puo iniziare dal basso, questo e un Consiglio Provinciale di una città molto sensibile, lo ha dimostrato in passato, l’Amministrazione Provinciale, di avere promosso iniziative anche di livello internazionale e di aiuti umanitari, forse iniziando anche dal basso, iniziando dai Consigli Provinciali, Comunali, Regionali, cominciando per esempio a non dividerci, è facile dividerci anche sulla guerra, spesso ci dividiamo sulla guerra come si parlasse di cose quotidiane, di tutti i giorni, come magari le fognature o altre cose, questo e` un grave errore, noi dovremmo veramente riflettere che dietro la guerra ci sono milioni di morti e sofferenze immani, se pensiamo questo forse cominceremo a non dividerci piu`; allora quando si parla dell’Iraq, forse dobbiamo dimenticare di essere di quello o di quell’altro partito, questo scusate se lo dico, ma questo e` importante, perché da qui si deve partire. Questo che purtroppo sta succedendo in questi anni nel mondo va in senso contrario, i dati che portava Martinucci sono chiarissimi, ormai l’80 % delle persone povere del pianeta, negli ultimi anni hanno visto diminuire ancora di più le possibilità di sopravvivenza. Ormai un miliardo di persone, piu` di miliardo di persone non hanno accesso ai beni fondamentali, l’acqua potabile, il cibo, la sanita`, diceva Martinucci: quale aiuto migliore di dare salute alla gente? E` vero, manca completamente in molti paesi del mondo un minimo sistema sanitario e questo significa cibo, questo significa fame, sete, morte, allora veramente bisogna iniziare dal basso, diceva il professor Toschi dai ragazzi, dalle scuole, cominciare da qui, iniziare a promulgare questi concetti di pace e di diritti umani. Forse se cominciamo da qui, ricominciamo dall’inizio, forse dovremmo azzerare e cominciare di nuovo da capo, forse sarebbe la vera rivoluzione, forse ci porterebbe in pochi anni a cambiare veramente l’approccio a questi problemi, anche perche`, diciamo la verita`, fare questo e` anche un dovere nei confronti dei nostri paesi, dei nostri figli, forse, perche` se non c'e` pace nel mondo, se non c'e` salvaguardia dei diritti umani, non c'e` serenita` e benessere neanche per i paesi civili, per i paesi cosiddetti civili, scusate, per i paesi piu` ricchi volevo dire, e questo e` un dato di fatto, lo vediamo in quello che sta succedendo e ci è successo all’inizio di questo secolo, i fatti di questi due o tre anni, il terrorismo, questa e` una guerra dichiarata ai paesi ricchi, allora bisogna fare una riflessione seria su questo. A questo punto vorrei cosi` elencare due o tre progetti che come Croce Rossa Italiana, in particolare Croce Rossa della Toscana abbiamo avuto il piacere di portare avanti, sono progetti importanti, progetti che in buona parte sono sul versante sanitario, quelli che noi pensiamo come Croce Rossa questo sia un elemento fondamentale di sviluppo e di aiuto che dobbiamo portare ai paesi piu` poveri. Come Croce Rossa nella Toscana abbiamo iniziato alla fine degli anni 80, primi anni 90, un progetto denominato “progetto cuore”, progetto che e` stato un po’ precursore di tanti altri progetti, come diceva anche il dottor Martinucci, in qualche modo e` stato anche simile. Il progetto cuore era un progetto di collaborazione e di cooperazione in campo cardiologico e cardiochirurgico pediatrico, vi domandate che c’entra l'alta specializzazione con la medicina di base, che poi nella cooperazione è la cosa più importante, questa e` una opportunita` che abbiamo colto, vista la collaborazione che avevamo come Croce Rossa Regionale con il consiglio nazionale delle ricerche, noi abbiamo avuto l’opportunità di mettere a punto questo progetto, iniziando dall’Albania, l’Albania a fine degli anni ‘80,

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primi anni ‘90, usciva da un periodo lunghissimo periodo di stagnazione, di crisi, quindi iniziava un percorso che ancora e` in corso, di democrazia. In quel tempo i reparti di cardiologia e cardiochirurgia, come altri reparti, erano completamente chiusi per mancanza di tutto, mancanza di materiale d’uso, mancanza di apparecchiature, questo progetto ha permesso nel giro di un anno di riportare alla operatività, ad una operativita` accettabile le sale operatorie di cardiochirurgia, questo progetto ha permesso di cominciare ad operare i bambini al cuore in Albania, cosa che prima non veniva fatta, questo progetto ha permesso di creare a Tirana, forse in qualche modo dal punto di vista strutturale, uno dei piu` importanti centri di cardiochirurgia di tutta l’area dei Balcani. Era un progetto che aveva due scopi: il primo di tipo umanitario e l'altro di cooperazione, perché come Croce Rossa non vogliamo mai dimenticare che l’aspetto umanitario è alla base del nostro intervento, pero’ con intelligenza dobbiamo anche guardare alla cooperazione internazionale, perche` solo l’umanitario evidentemente serve a soddisfare i bisogni del momento; umanitario dicevo perché con questo progetto abbiamo operato circa 200 bambini in Italia, 200 bambini provenienti in particolare dall’Albania, ma non solo, poi diro` anche da quali aree venivano gli altri, questo grazie all’accordo che avevamo fatto e stilato con la Regione Toscana, il consiglio nazionale delle ricerche, azienda sanitaria locale e Croce Rossa, un lavoro in sinergia ha permesso di fare questo e l’altro di cooperazione, ha permesso oggi di avere a Tirana questo reparto che dicevo prima, un reparto di alta specializzazione e qui grazie all’intervento della Regione che si andra` sviluppando anche nei prossimi mesi, e` stato impostato un nuovo piano di formazione del personale, soprattutto sulla parte pediatrica, quindi possiamo dire che di qui a due, tre anni l’Albania potra` essere autonoma per quanto riguarda la cardiochirurgia pediatrica e questa e` una iniziativa che evidentemente ci ha dato molte soddisfazioni, è una iniziativa che ha portato molte istituzioni a prendere esempio, la Bosnia Erzegovina, a Sarajevo, dopo il disfacimento della ex Yugoslavia, quindi la formazione delle Repubbliche autonome, mancavano reparti di alta specializzazione, noi sapevamo che fino alla fine degli anni ‘80, tutte le altre grandi specializzazioni erano presenti a Belgrado, o quasi tutte a Belgrado, per cui c'era la necessita` urgente di poter creare alcuni reparti di alta specializzazione anche nelle aree dove erano assenti, perché spesso era piu facile, anziché andare a Belgrado, era più facile venire in Italia, per ovvi motivi. A Sarajevo mancava completamente il reparto di cardiologia e cardiochirurgia, non esisteva assolutamente e grazie a questo progetto, grazie alla attivita` di sinergia, il lavoro di sinergia che abbiamo fatto con altre organizzazioni, sviluppato insieme ad altre organizzazioni oggi a Sarajevo c'e` un reparto di cardiologia e cardiochirurgia pediatrica. L'altra iniziativa che noi reputiamo molto importante per il raggiungimento anche dello scopo del titolo che oggi siamo qui venuti a discutere, e` quella sviluppata in Kossovo. In Kossovo sappiamo tutti qual e` la situazione e quale e` ancora oggi la situazione, in Kossovo avevamo a disposizione come Croce Rossa Italiana, una importante somma, una importante cifra ricavata dalla solidarieta` della popolazione, voi vi ricordate che in quegli anni del 1999 la popolazione e` molto solidale rispetto alle problematiche di quella guerra, ha contribuito a sviluppare iniziative e progetti veramente molto importanti; in Kossovo era importante proprio per aiutare la pace, questo è importante, la cooperazione e` un elemento fondamentale per aiutare la pace, ma se è fatta male puo’ fare danni. Un

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amico somalo diceva: “attenzione, qui alcuni stanno lavorando male, perché invece di aiutare la pace, aiutano la guerra” perche` aiutavano una etnia e non un’altra, allora in Kossovo era fondamentale aiutare l’etnia albanese, che a quel punto era diventata maggioritaria in ogni senso, e l’etnia serba, che era rinchiusa nell’enclave, le donne serbe che dovevano partorire o avevano la fortuna di partorire con un parto naturale senza problemi, altrimenti erano grossi guai, perché dovevano con la scorta partire ed andare o a Belgrado, in Serbia, o comunque al limite a Mitrovica, altrimenti a nord del Kossovo, per cui noi abbiamo lavorato sulla sanita` in Kossovo, costruendo nell’ospedale di Pec, a maggioranza albanese, 11 ambulatori, tra questi alcuni ambulatori pediatrici, tre ambulatori pediatrici, ed ha permesso veramente di fare medicina di base in quell’area, in quell’area ci sono molti problemi a Pec, c'e` una natalita` molto sviluppata rispetto agli abitanti. Abbiamo collaborato con la pediatria e la neonatologia ed abbiamo migliorato notevolmente la qualità del servizio neonatale, diceva in dottor Martinucci che il 34 per cento di morti nei paesi piu` poveri sono neonati, in quegli anni, nel ‘99, quando siamo arrivati, c'era una situazione terribile. Oggi la mortalita` perinatale e neonatale e` molto, molto, diminuita e questo sicuramente grazie anche ad interventi di questo tipo, fatti non solo dalla Croce Rossa, ma anche da altri paesi, non solo dall’Italia. L’altro intervento fatto, sempre per avere presente la salute del bambino, è stato fatto nell’enclave serba di Gracianica, che dopo Mitrovica e` l’enclave piu` importante e più grande. Abbiamo costruito come Croce Rossa, in collaborazione con la Croce Rossa francese un ospedale di circa 1.500 metri quadrati, con all'interno reparti sia di medicina che di chirurgia, soprattutto tenendo conto dei bambini, quindi reparto di pediatria, il reparto di ostetricia, quindi fondamentale la salute della mamma e del bambino ed accanto anche il reparto di geriatria. L'altra iniziativa, progetto, che abbiamo seguito direttamente come Toscana ed ha come punto centrale in bambino è l’etnia ROM, nei ROM si parla sempre poco, gli zingari, perché poi meno si vedono meglio e`, noi abbiamo sudato non solo le famose 7 camice per poter imporre alle autorita` del Montenegro alcune strutture prefabbricate all'interno di un campo profughi, un campo profughi in cui erano presenti migliaia di persone, la maggioranza bambini, questi bambini erano un po' allo stato brado, veramente, scusate il termine, bruttissimo, ma non riesco a trovarne un altro, erano bambini che quando siamo arrivati li per la prima volta erano immersi nel fango, era appena finita la guerra in Kossovo, erano immersi nel fango! Erano morti 5 bambini due giorni prima di polmonite. Avevano tende, voglio dire, quelle da campeggio sono migliori, quelle di tela, quindi erano veramente immersi nel fango. Allora ci siamo guardati intorno ed abbiamo cominciato a capire se era possibile fare qualche cosa per questo campo profughi, intanto abbiamo trovato collaborazione con la cooperazione italiana, a Pogdorica, con altre associazioni con altre ONG, ed insieme, un lavoro in sinergia, ci ha permesso nel giro di tre mesi, di costruire delle scuole all’interno, a parte le tende che poi era la cooperazione italiani ed altre organizzazioni che insieme a noi abbiamo costruito questo campo, perché loro hanno costruito le tende e noi abbiamo costruito questa scuola, circa 1.500 metri quadrati. Voi dovevate vedere gli occhi di quei bambini, quando siamo andati a ritrovarli dopo pochi mesi, oltre ad avere una dignita`, anche quando andavano a dormire, quindi non pioveva piu` dentro il loro letto, quindi avevano anche da mangiare, perché era stata costruita una

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mensa, e di giorno e nel pomeriggio andavano a scuola, voi dovete vedere gli occhi di quei bambini che iniziavano a dare un senso alla loro vita. I ROM sono ancora li`, noi volevamo che quei campi non fossero campi duraturi, che fossero campi che, come e` successo per altre guerra, come la Croazia ed altre, oggi in Bosnia, in Montenegro, in Macedonia, ci sono campi profughi di profughi di 10, 12 anni fa, non sono stati ancora sistemati, non hanno trovato ancora la loro collocazione e non sono rientrati, al di la` dei programmi che spesso sono programmi a tavolino, ma non tengono conto della realta` di quel paese, in questi giorni c’e` stata una missione in Bosnia, a Sarajevo, della Croce Rossa Italiana per riprendere l’attivita` in quell’area. Noi come Croce Rossa della Toscana nei prossimi mesi svilupperemo attivita` sanitarie in Repubblica Serba, l’entità serba di Bosnia, grazie anche all’intervento di alcune aziende sanitarie della Toscana e della Regione Toscana. Pero’ quello che appare, che e` veramente triste, oggi in Bosnia sembra non essere cambiato nulla, oggi in Bosnia, scusate, si litigano anche per 10 litri di benzina tra una entità e l’altra, allora vuol dire che gli accordi di Dayton, sono serviti a poco, forse ecco, sono i famosi accordi a tavolino che non tengono conto delle realtà vere sul terreno, cosi` come in Kossovo. Io vado alla conclusione, scusate se sono stato anche ripetitivo, noi stiamo proseguendo come Croce Rossa della Toscana, ci siamo dati, cosi`, una ossatura anche a livello provinciale, per cercare di sfruttare al meglio quelle che sono le potenzialita` che ci vengono anche dalle nostre unita` locali, e credetemi sono tante, perché quello che è importante e questo non vale solo per noi di Croce Rossa, noi abbiamo un coordinamento sia regionale, nazionale, internazionale cioè quello che e` importante non doppiare gli interventi, quello che e` importante e` creare un organismo che non c'e` ancora, sovranazionale o al limite nazionale, ma che in qualche modo abbia un ruolo nel coordinamento delle attivita`. Io mi sono trovato in questi anni a vedere iniziative non doppiate, ma tre, quattro o cinque associazioni che lavoravano per lo stesso progetto; spesso si litigavano fra loro e spesso utilizzavano fondi male, a Pec, dicevo prima, gli ambulatori che abbiamo creato, c'era il mondo a lavorare su quell’ospedale, e non c'era un coordinamento, questo e` un grave errore. Ora la Regione si e` data da tempo un momento di coordinamento anche tra gli Enti Locali, e questo e` importante, pero’ non basta, non basta perché ci vuole un coordinamento piu importante, a livello nazionale ed a livello internazionale perché le risorse sono sempre poche, sono pochissime, anzi e` un grave errore diminuire ancora di più le risorse per la cooperazione, perché la cooperazione, dicevo prima, e` un dovere, è un dovere, e questo è un messaggio che deve passare, cioè la politica deve capire questo: la cooperazione e` un dovere primario. Finisco facendo un appello, parlavo prima con il Dottor Martinucci, quando eravamo seduti vicini, alla Regione: la Regione Toscana ha messo a punto da anni questo progetto di cooperazione sanitaria che la vede forse al primo posto a livello nazionale, sia per numero di progetti sia per numero di bambini operati in Italia. Personalmente sono orgoglioso quando in Kossovo, a Belgrado o da altre parti, mi dicono “voi della Toscana, bravi, vedo che avete fatto un sacco di cose, avete operato un sacco di bambini”, pero’ questo e` importante perche` grazie anche a queste iniziative, altre Regioni, altre Regioni importanti quali la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la

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Campania, la Puglia, hanno fatto seguito, cioè voi pensate che la maggioranza, cioè tutte le Regioni italiane, come per l’Iraq adesso, adesso sull’Iraq c'e` grande sensibilita`, c'e` un progetto messo a punto dalla Conferenza Stato Regioni in collaborazione con la Croce Rossa Italiana che e` presente con il proprio ospedale a Baghdad, di evacuazione dei pazienti piu` gravi e sono quasi tutti bambini, grazie a questo, grazie alla sensibilita` di molte Regioni italiane oggi oltre 150 bambini sono già stati operati, bambini gravissimi con patologie incompatibili con la vita, molti di questi sono rientrati e molti di questi sono guariti. La lista e lunghissima non basta, l’Iraq ha venticinque milioni di abitanti, quindi pensate che cosa sono 150 bambini o anche fossero 300 o 500, pero’ e` importante, e con questo finisco, è importante che questo aspetto umanitario di questi progetti rimanga; e vero che le Regioni devono fare i conti con le difficoltà economiche, non so come, magari tassiamoci, come diceva, mi pare, il Presidente Regionale in un convegno, 1 euro a testa, inventiamo qualcosa, ma non abbandoniamo questo aspetto umanitario di queste iniziative. È fondamentale, e` vero che 30 bambini kossovari operati non serve a niente per sviluppare iniziative di cooperazione nel paese, serve soltanto a soddisfare le esigenze singole e delle famiglie e delle famiglie allargate; pero’ e` importante per stringere rapporti di amicizia. Voi immaginate, iniziare rapporti di cooperazione come hanno iniziato questo bellissimo progetto della Palestina da parte della Regione, ma prima aveva fatto seguito tutta una serie di bambini che erano venuti in Italia ad operarsi. Quindi abbiamo dimostrato di essere seri, quindi stringere un rapporto di amicizia, si stringe anche in questo modo, aiutando anche i singoli, quindi ecco la parte umanitaria che molto spesso e` contestata, non è compresa dice: “ma che cosa fate voi operate 50 bambini ma a che serve? In Iraq a che serve operare 500 bambini, qui e` una tragedia in Iraq”. Poi, e qui finisco veramente, mi venivano in mente quelle guerre fatte a tavolino che spesso non hanno riscontro nella realta o comunque i conti non tornano: i funzionari della sanita irachena amano stupire i propri colleghi internazionali dicendo che uno dei problemi più gravi che avevano una generazione fa, e prima, nel periodo degli anni ‘70 - ‘80 era l’obesita`, l’obesita` soprattutto pediatrica. Cioè pensate un po’? Certo sara` malnutrizione, anche gli americani sono obesi, ma voglio dire li` il problema magari forse e` diverso. Quindi era l’obesita`. Oggi ci sono l’8 % dei bambini che sono malnutriti gravemente, a noi ci arrivano dei bambini, in Italia, oggi a Massa per esempio ci sono due bambini iracheni, uno è malnutrito, uno dei problemi che ha e la malnutrizione acuta, quindi voi vedete che spesso, al di la` dei buoni intendimenti non esistono le guerre buone o cattive, non devono esistere le guerre e basta, pero’ al di la` dei buoni intendimenti, dei buoni programmi, poi alla fine chi ci rimettono sono sempre, veramente i bambini, cioè e veramente triste vedere un bambino malnutrito, e` terribile, e` sconfortante, cioè quello che facciamo e` una goccia, una goccia nell’oceano, pero’ crediamo che serva anche questo, veramente, quindi finisco dicendo “cerchiamo di essere piu` uniti quando si parla di cooperazione”, cerchiamo tutti quanti, lo dicevo prima scusate, lo ripeto, e non voglio dare lezione a nessuno, ma veramente iniziare da sale come queste sarebbe importante veramente cominciare a divulgare proprio il concetto di diritti umani e di pace. Grazie PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI

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Grazie a Giorgio Ricci. Prima di proseguire con le testimonianze dei nostri ospiti io, se siamo d'accordo, darei la parola ai capigruppo del Consiglio Provinciale, ricordando e riflettendo sulle cose che Ricci ed anche Toschi e Martinucci hanno ricordato, cioè che a partire dalla seconda guerra mondiale, purtroppo, si e` raggiunto un triste primato che e` quello delle vittime tra le popolazioni civili rispetto ai militari, e nelle guerre successive questo primato e` andato sempre più crescendo e all’interno di questo un dramma ancora piu` grande: ad essere vittime erano perlopiù donne e bambini. Ecco, credo che riflettere su queste questioni e farlo, come lo hanno fatto i nostri ospiti, superando le appartenenze e prestandosi davvero per un contributo serio a far prevalere la cultura della pace, lo ripeto, per questo inesauribile bisogno di pace, credo che sia sempre piu` necessario. Do ora la parola ai capigruppo del Consiglio. Chi chiede di parlare? Renzo Cioni capigruppo dei Comunisti Italiani CONSIGLIERE - RENZO CIONI Io condivido molte delle cose che sono state dette, ovviamente, questa mattina. Condivido per esempio che i bambini, le donne, i civili in senso generale sono le prime vittime di tutte le guerre. Condivido che ci debba essere uno sforzo perche` queste situazioni assurde, veramente assurde, sembrerebbe non condivise da nessuno, abbiano fine. Io dico sembrerebbe perché, e qui mi permetto di introdurre alcune considerazioni, come dire, di riflessione. Non e` mica vero che tutti la pensiamo allo stesso modo. Non e` mica vero per esempio che rispetto alla pace ed alla guerra c'e` una comune id entita` di veduta. Per esempio io sono tra quelli che sostiene che le truppe italiane dovrebbero venire via dall’Iraq, dovrebbero cessare l’invasione di quel Paese, e questo potrebbe essere un contributo perche` una guerra ingiusta, qualora ce ne fosse una giusta, perche` una guerra di interessi, esclusivamente di interessi, in questo caso l’interesse per il petrolio, potesse avere fine. Nello stesso momento in cui diciamo che abbiamo orrore di quelle decine di migliaia di bambini, di donne, di uomini che muoiono, di militari che muoiono in questo paese, cosi` come in tutti gli altri paesi che sono interessati dalla guerra, dobbiamo essere consapevoli che non basta fare una denuncia, dobbiamo essere consapevoli che o si cambia registro, nel senso che si ripudia la guerra cosi` come dice la nostra Costituzione, o altrimenti centinaia di migliaia di bambini, di uomini, di donne, di civili, di militari continueranno a morire, continueranno a morire! Su questo punto, Presidente, non mi sembra che si debba enfatizzare il fatto che siamo tutti d'accordo, perché non e` mica cosi`! Non è mica così! Perche` in questa aula io piu` volte ho sentito forze politiche che la pensano diversamente, per carita`, io rispetto le idee di coloro i quali la pensano diversamente, ma mi permetto di dire, di esprimere anche la mia delle idee, mi permetto di dire che fino a quando ci saranno eserciti di occupazione,

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fino a quando al popolo palestinese non sara` data la possibilita` di avere uno Stato come tutti gli altri popoli del mondo, continueranno a morire bambini, donne, uomini e cosi` via, e così via. Quindi se noi vogliamo che il terrorismo ceceno e quella drammatica, quella sciagurata, quella orrenda cosa che e` successa a Beslan, bè, se vogliamo che questo finisca, bisogna risolvere i conflitti che sono in atto, e per risolvere i conflitti che sono in atto e` necessario garantire giustizia e dignita` a tutti i popoli, altrimenti non ci si esce, altrimenti non ci si esce, continueranno a morire bambini donne, uomini, militari, esseri umani perche` la guerra e` questa, la guerra e` questa odiosa cosa che noi abbiamo ripudiato in un articolo della nostra Costituzione. Vogliamo essere conseguenti rispetto a questa cosa oppure no? Oppure vogliamo giustificare, oppure vogliamo continuare a dire che ci sono guerre giuste? Oppure vogliamo continuare a dire che siamo coloro i quali portano la democrazia negli altri paesi? La democrazia non si esporta, la democrazia si conquista cosi` come l’hanno conquistata gli Italiani nella guerra di liberazione. Non ce l'ha concessa, non ce l'ha regalata nessuno la democrazia, chi pensa che gli Stati Uniti d’America abbiano consentito al popolo italiano di essere libero sbaglia, anche questo e` un mio parere, per carità, opinabile, discutibile, parliamone, parliamone, ma una cosa e` certa, che la nostra Costituzione che e` la legge fondamentale del nostro Stato, ripudia la guerra. Questo e` un punto fermo dal quale non si puo` prescindere. Voglio fare un’altra considerazione e concludo: la Festa della Toscana ed anche qui bisogna che esprima un’idea, un concetto, una riflessione: io ricordo che lo scorso anno abbiamo parlato in questa aula, in questa occasione, dei diritti di nostri fratelli, di nostri concittadini che abbiamo chiamato diversamente abili, o diversabili o handicappati, ed abbiamo per una settimana messo sotto i riflettori delle nostre assemblee elettive questo problema, abbiamo fatto una buona cosa certamente, poi però i riflettori si sono spenti, ed i diversabili? Che cosa e` successo ai diversabili? Sono continuati ad essere diversabili, hanno continuato, e ve lo posso dimostrare, se c'e` qualcuno che ha qualche dubbio glielo posso dimostrare con dati di fatto concreti, hanno continuato a soffrire tutte le discriminazioni che soffrivano prima della Festa della Toscana, tutte! Personalmente ho scritto una e-mail al Presidente Martini sottolineando, come dire, un problema, un fatto, cogliendo l’occasione che il Presidente Martini aveva aperto questo canale di contatto con i cittadini, a distanza di un anno da quella mia e-mail non ho ancora ricevuto risposta, ora io non pretendo che il Presidente Martini, che ha certamente cose molto più importanti da fare, risponda a me, per carita`! Che ponevo un problema concreto, non è che... un fatto, una discriminazione, pero` insomma, qualcuno del suo entourage poteva perlomeno rispondere e dire: “guarda cittadino Renzo Cioni, tu sbagli o comunque prendiamo in considerazione la cosa etc. etc”. Quest’anno la Festa della Toscana e` dedicata ad una riflessione sul problema dei bambini, quei bambini che abbiamo detto muoiono, 530 al giorno, 530 Beslan al giorno, giustamente; questo succedeva ieri, di Agosto, di Maggio succedera` a Gennaio, succederà... e cosi` via. Dico queste cose per dire che non possiamo pensare, guai a noi pensassimo che una volta spenti i riflettori i problemi della Sierra Leone, dell’Iraq, dei bambini di Jenin, dei bambini di Sabra Shatira* ieri l’altro, siano finiti, non è così, continuano, ed allora ai giovani che sono presenti stamani mattina, voglio dare un messaggio di riflessione: e` necessario un impegno politico perche` da parte vostra si possa far crescere nella societa`, in questa societa`, una consapevolezza forte

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rispetto a questi problemi che vada certamente al di là di una festività importante, di un momento di riflessione importante, come quello della Festa della Toscana. Se riusciamo a gettare questo germe, se riusciamo a gettare questo seme, probabilmente la Festa della Toscana sara` servita a qualcosa, altrimenti si rispengeranno i riflettori, ognuno tornera` nelle proprie fabbriche, nella propria scuola, nel proprio ufficio, ed i bambini continueranno a morire. . PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie Cioni. Altri vogliono intervenire? Se non ci sono altri io darei la parola a... prego Gragnoli. CONSIGLIERE - BENITO GRAGNOLI Grazie, buongiorno a tutti. Mi sono preso alcuni appunti stamani mattina perché e` un tema molto importante, lo sentiamo tutti. Intanto devo ringraziare chi mi ha preceduto per le testimonianze che ha portato qui in Consiglio Provinciale. È una riflessione che mi fanno fare: ho appreso con favore anche l’iniziativa della Regione Toscana che ha voluto, in occasione di questo giorno, di questa festa regionale, proporre il tema di riflessione per i giovani e non solo. Nessuno come i bambini e` vittima innocente di ogni guerra, penso ai bambini dei troppi paesi africani vittime di sanguinose guerre locali e quelli delle disperate condizioni di miseria che si producono. Penso a quelli che sono caduti per atti di terrorismo, non solo in Israele e Palestina, ma anche a New York, Madrid o Beslan. Un pensiero particolare è per gli orfani dei nostri caduti di Nassyria, e per i bambini iracheni, per il cui futuro il contingente italiano continua a lavorare. Ai nostri bambini, ai quali abbiamo il dovere morale di insegnare i valori della pace, credo che possiamo dire che l’Italia non solo con i nostri soldati impegnati in vari paesi in missione di pace, ma anche con i volontari laici e missionari, e` un paese che si impegna da sempre in vari paesi in missioni di pace per affermare a fondo la cultura della pace contro la logica della guerra. Ai nostri bambini che in televisione vedono l’orrore in diretta, possiamo e dobbiamo infondere la speranza in un mondo migliore. Possiamo farlo valorizzando e mostrando loro cio’ che fanno tanti Italiani in tutto il mondo con il sacrificio e generosità operando per ristabilire la pace e per soccorrere le popolazioni vittime delle guerre e del terrorismo. Dobbiamo farlo perche` sarebbe terribile se questi nostri bambini che vedono atrocità e terrore perdessero la fiducia in un futuro migliore nel quale i popoli possono vivere e prosperare in pace, questo e` il messaggio di fiducia che possiamo e dobbiamo trasmettere loro per cancellare dai loro occhi le immagini della guerra e delle stragi. Io non continuerei più a lungo perche` penso che molte persone qui in questa sala vogliono parlare e lascerei spazio agli altri. Grazie.

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PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie a Gragnoli. Darei la parola a Marco Mazzi, poi l’Assessore Guerrieri e poi riprendiamo con i nostri ospiti. Se ci fosse la testimonianza di qualche ragazzo sarebbe una cosa gradita per tutto il Consiglio, quindi se c'e` qualche ragazzo che ha intenzione di intervenire e si prenota, il Consiglio lo accoglie con molto favore. CONSIGLIERE - MARCO MAZZI Gli appuntamenti della Festa della Toscana, di questa volontà che ha visto tutta la Comunita Regionale, dagli organismi istituzionali ai vari livelli, alla societa civile, riflettere anno per anno in appuntamenti volti a riproporre elementi costitutivi del patto civile che ci lega all'interno di questa comunita`, vi ricordate il primo anno la battaglia contro la pena di morte, si parti` per l’appunto dall’anniversario della prima abrogazione all'interno di un ordinamento di uno Stato costituito della pena di morte agli altri, credo che ci debba essere strada maestra per una riflessione che fugga gli elementi della polemica demagogica intorno alle questioni della pace e della guerra e che centri, dando vitalita` ad una iniziativa politica ed istituzionale quotidiana, le questioni della pace e della guerra, partendo da alcune delle affermazioni che hanno caratterizzato le comunicazioni che ci hanno preceduto e che ci hanno riportato su alcuni elementi: la prima, la guerra non come esclusivamente il momento codificato dal diritto internazionale dello stato di belligeranza cosi` come è dato, ma come una serie di situazioni e relazioni che rendono impossibile la prosecuzione della vita. La seconda, non a caso il legare gli effetti e le condizioni della guerra, alle questioni legate al mantenimento delle condizioni minimali di vita, non credo che sia un caso che quando si va ad analizzare alcune cose si passi dalla dichiarazione dell’organizzazione mondiale della sanita del 1948, la prima dichiarazione in cui si e definita la salute non solo come il momento della assenza di malattia, ma come il momento in cui e garantita complessivamente la possibilita di funzionamento dell’organismo umano negli aspetti, nei suoi aspetti normali. L’appuntamento, la riflessione che ci riguarda quest’anno, credo che non possa passare anche attraverso un momento, il riproporre la memoria a fronte dell’immagine mediatica della guerra che ci piove ogni giorno. Vedete, la riproposizione quotidiana delle immagini e` una riproposizione che spesso rende asettica la questione della guerra, la questione dei morti, la questione della sofferenza. Per chi come noi e` cresciuto con la memoria diretta di altre, della guerra che ha riguardato non territori strani e lontani, ma che ha riguardato la nostra gente, i padri, le madri, gli zii, i fratelli, credo che divenga inevitabilmente un altro

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tipo di approccio. Noi siamo in una piazza, siamo in un edificio che cinquanta anni fa non era piu`. Noi siamo in una città dove non abbiamo bisogno di guardare Beslan per ricordare i bambini morti a fronte di una violenza e di guerre efferate. Io mi ricordo i racconti di Mauro Giani sulla sorella persa sotto il palazzo dell’Aquila Nera il 28 Maggio del ‘43, e mai piu` nemmeno recuperata per poter essere pianta. Vedete, noi siamo una generazione che fortunatamente ha avuto modo di confrontarsi con le questioni degli effetti civili della guerra tramite altri passaggi, il Diario di Tania uno dei 500 mila minorenni chiusi nella cerchia di Leningrado per tre anni. Di ricordarci le immagini di quella mamma che allontanava il bambino in quella piazza di quel villaggio russo che tornava verso la mamma, perché lo riteneva naturale, e la mamma che cercava di allontanarlo, per evitare che fosse fucilato insieme a lei. Una memoria diretta che ha riguardato i nostri territori, che ha riguardato la nostra gente, la guerra non e` cosa esotica, la guerra nasce dalla violazione di diritti irrinunciabili, la guerra nasce come elemento che va a violare il possibile dispiegamento delle capacita` e delle potenzialita` di ogni uomo. Allora ha ragione Cioni quando sposta la questione della riflessione della guerra, non tanto nell’assenza, non tanto nell’impegno doveroso perche` si blocchino i focolai di guerra, ma quanto nella necessita di costruzione di relazione nei rapporti a livello internazionale, all'interno di singole comunita perche vengano meno o perlomeno vengano contenute le ragioni del conflitto e della guerra. Vedete la semplificazione del petrolio e una semplificazione, ce ne sono moltissimi altri di focolai di questo tipo, legati magari a materiali che utilizziamo tutti i giorni, penso alle guerre del centro Africa per le sostanze necessarie perche` noi tutti i giorni si possano usare Personal Computer e non piu` quei carrozzoni che usavamo trent’anni fa, perché altrimenti non si possono fare i processori, se non ci sono quelle materie prime, penso ad un’altra serie di questioni, ed allora con questo rispetto ci apprestiamo su questa cosa e ci apprestiamo su iniziative concrete volte ad andare a diminuire ed a combattere gli elementi che determinano le ragioni della guerra. Il programma che ci veniva presentato di aiuti sanitari e soprattutto la svolta del passaggio dall’emergenza ad una cultura volta a sostenere in loco le ragioni del diritto alla salute ed all’esistenza, credo che sia un passaggio comune su cui si possono trasferire le nostre radici di identità; ognuno di noi arriva qui con la propria storia, e` la stessa storia per cui personalmente rimasi affascinato da Hadler* che rinuncio` ad essere fra i promotori della psicanalisi a livello internazionale perche` scelse di tradurre il suo impegno in quello che sapeva, nella medicina, nella assistenza in quella guerra per l’esistenza che era all’inizio del secolo la guerra contro la tubercolosi, contro la polmonite nei quartieri operai, girando senza antibiotici, ma girando con il latte e la carne, ritradurlo in un impegno concreto in ogni tipo di situazione, scusatemi la citazione che non vuole essere provocatoria, si tratta al posto del pesce di dare la canna da pesca, spesso e volentieri perche` il pesce possa essere sostituito. Ed allora questa Provincia che ha una tradizione di impegno concreto, al di la anche delle iniziative della Regione Toscana, ne ragionavamo l’altro giorno con il Presidente, l’appoggio a quella iniziativa di Emergency in Africa che l’Amministrazione precedente aveva preso e che questa Amministrazione porta avanti rispetto ad una situazione anche dove, da parte delle organizzazioni umanitarie, si scioglie questo nodo culturale di come legare l’impegno, penso all’ultimo progetto di Emergency per quanto

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riguarda l’area del Sudan, cioè la costruzione di strumenti e presidi che diventino anche fisicamente strumenti e presidi di unificazione di situazioni che spesso non sono state in grado di parlarsi e che spesso hanno determinato guerre tra di loro, diventa un tentativo di un contributo da questo punto di vista. Vedete, mi interessa poco la riflessione sulla guerra giusta o sulle guerre ingiuste, io personalmente non sono mai stato un non violento e non sono mai stato uno che si e` astenuto da giudizi sulla guerra; quando interveniva prima Cioni mi venivano in mente i 30 mila fucilati in Spagna tra il ‘45 e il ‘52, probabilmente loro avrebbero chiesto che la quinta armata proseguisse su Madrid, sono 32 mila persone, non 12 che passavano di lì per caso, quindi non e sempre vero che la riflessione rispetto al ripristino di situazioni di ordine violato non e` che sempre possa portarci a fare le anime candide negli occhi del mondo. Di certo c'e` una cosa, di certo c’e` che la sofferenza e` una sofferenza che chiaramente si riverbera sui piu` deboli in prima maniera, si riverbera sui piu` deboli là dove questi siano i piu` deboli della parte che puo` avere della ragione o che siano i più deboli della parte che puo` avere del torto, mi interessa poco da questo punto di vista andare a riflettere sui bambini uccisi negli schetl* o sui bambini morti sull’Asprea*, gli ultimi giorni della battaglia di Berlino, di certo c’e che quelle vite avevano diritto di continuare ad esplicarsi e che l’impegno delle istituzioni e l’impegno civile di ogni comunita` non puo` che essere quello di lavorare per eliminare le ragioni per cui queste vite non hanno potuto continuare a dispiegarsi nel loro contributo. . PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie al capogruppo Mazzi, io darei ora la parola ad Alvaro Claudi, che è stato volontario in Iraq per la Croce Rossa Italiana, dipendente dell’Amministrazione Provinciale. ALVARO CLAUDI Buongiorno a tutti ringrazio il Presidente ed il Consiglio dell’Amministrazione Provinciale che mi ha ospitato per portare questa piccola testimonianza della mia missione in Iraq come volontario del corpo militare della Croce Rossa Italiana presso il Medical Centre di Baghdad dove tutte le componenti della Croce rossa sono rappresentante, delle infermiere volontarie, ai volontari del soccorso addirittura ai pionieri, giovanissimi ragazzi appena maggiorenni che si prodigano nell’aiutare chi ha bisogno. E’ c'e` tanta gente che ha bisogno specialmente bambini e donne, ho visto tanta, tanta sofferenza in quel mese e mezzo che ho passato laggiu, in questa citta` bellissima, una citta` ricca di arte, che lascia trasparire ancora a distanza di millenni quella che era la culla della civilta la Mesopotamia, gente laboriosa che ha voglia di vivere, che ha voglia di fare, ma in questo momento vive nella sofferenza e questo probabilmente qualsiasi tipo di aiuto umanitario qualsiasi tipo di presenza e` importante e necessario per poter sperare un futuro migliore. Come dicevo, come al solito il tutte le guerre la maggioranza della popolazione inerme che viene colpita maggiormente sono le persone indifese, in questo

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caso i bambini e le donne, che sono vittime indirette della guerra che cosi` vogliamo dire, perche` la maggior parte dei ricoveri in questo ospedale che era una volte l’ospedale di Saddam, organizzato in maniera modernissima, che e’ stato appunto requisito dalla croce rossa per potere fare un centro ustioni, le ustioni sono le cause maggiori che colpiscono la popolazione civile, a causa spesse volte di incidenti domestici, perche` non avendo piu’ combustibile di che cucinare di che riscaldarsi preparano delle miscele per poter sopperire alle faccende domestiche e poi diventano bombe micidiali. L’abitudine dei popoli arabi specialmente delle famiglie, dei bambini e quello di stare aggrappati alle gonne della madre mentre cucinano o intorno al fuoco per riscaldarsi, perche` fa freddo anche li` di inverno specialmente la notte, e succede che se gli prende fuoco le vesti cominciano a correre e quindi il fuoco si ossigena e diventano torce umane. I ricoveri a decine provenienti di tutte le parti dello Iraq spesse volte con ustioni superiori all’80% quindi difficile le cure per poterli far sopravvivere anche nei paesi civili organizzati, pensate li’ in questo teatro di guerra com’e` la situazione sanitaria negli ospedali; cio` nonostante il nostro personale sanitario e` riuscito a salvarne una grande quantita` e questo sicuramente ci e` riconosciuto da parte della popolazione irachena, io ho sempre presenti gli sguardi di questi bambini in agonia che urlano spesse volte per mancanza di medicina ed anche la cultura degli iracheni, probabilmente anche a causa degli scarsi aiuti in fatto di medicinali sono lasciati languire tra le sofferenze piu` acute e noi ci prodigavamo e si prodigano tuttora per cercare di fargli fare una morte umana. Io non faccio parte dal personale sanitario mi occupo di vettovagliamento ho un passato ti insegnante presso i corsi alberghieri e spesso vengo chiamato il casi di emergenza per occuparmi in questo settore, li’ mi occupavo del fabbisogno del contingente sanitario italiano perche’ un problema era anche quello, la difficolta` di reperire in loco il cibo bisognava uscire tutti i giorni. questo perche` le scorte che erano disponibili erano quasi terminate e noi con il volo che da Roma ci ha portato a Baghdad avevamo dovuto lasciare in aeroporto questi tutti i viveri al di fuori di una forma di parmigiano e qualche bottiglia di spumante era il 27 dicembre dell’anno scorso, quindi pensavamo di portare un po’ di conforto per far fare almeno l’ultimo dell’anno all’europea. Purtroppo pero’ avevamo la necessita` di riportare in patria bambini e mamme che erano state curati in Italia e quindi dovevano essere rimpatriati ed abbiamo sacrificato molte delle risorse alimentari in favore degli spazi per garantire un rientro a queste persone. Quando siamo arrivati giu` abbiamo visto che poco rimaneva nelle dispense ed io mi occupavo di recuperare e non era una cosa semplice, erano 100 pasti al giorno, le vettovaglie per fare fronte al fabbisogno alimentare del contingente sanitario. Li` ci sono grossi problemi di elettricita , non e mai garantita, anzi i macellai ed i venditori di prodotti freschi qualche volta riescono a organizzare qualche gruppo elettrogeno e qualche volta lasciano tutto cosi’ all’aperto. Li` gli insetti sono sempre in agguato, la pulizia e` quasi inesistente, gli iracheni hanno gli anticorpi, noi nonostante i vaccini non siamo abituati e quindi una curiosita` io mi facevo macellare delle pecore sotto gli occhi e mi portavo dietro la carne ancora calda per cercare di garantire una alimentazione che potesse essere nociva a causa della cattiva conservazione. Perche’ anche noi non avevamo i frigoriferi o meglio ne avevamo un paio domestici, il ghiaccio serviva per le cure di questi ustionati, ogni tanto si riusciva a sottrarne, si faceva tutto alla luce del sole, un po’ di ghiaccio per

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potere preparare dei sorbetti per questi bambini che erano morenti, e riuscivamo a farli a prepararli con degli agrumi freschi che si compravano, per fargli fare un’agonia il piu decente possibile. Non mi dilungo in altro, vorrei concludere leggendo una poesia che ho scritto prima di partire, per dimostrare, per significare quanto affetto ho lasciato in questa citta` che probabilmente ai nostri occhi, in questo teatro di guerra e` diversa da come invece dovrebbe essere e sicuramente una volta era. Io ho intitolato dando un titolo latino, sono un appassionato. che traduco pero` in italiano: “Baghdad per me e` come una rosa piantata sulle rive dell’acqua. Addio Baghdad citta` dai mille volti, le tue albe ridenti trasparenti di colorate moschee e slanciati minareti portero` nel mio cuore. Il Tigri ruga di saggezza ci ricorda antiche civilta`, ma anche lacrime versate ormai da troppi secoli, gli antichi e moderni condottieri sono destinati alla storia come le tue fiabe, pochi sorrisi ancora sui volti della gente affamata di felicita’. Ritornero’ lo giuro a vedere sorridere quel bambino che oggi piange con sua madre ed a sentire l’odore delle rose.” Grazie PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie Claudio, ora darei la parola a Paolo Siano responsabile del settore cooperazione Centro Mondialita Sviluppo Reciproco PAOLO SIANI Responsabile settore cooperazione Centro Mondialita` Sviluppo Reciproco Grazie di avermi chiamato a dare questa testimonianza perche` altro non posso fare nel senso che al di la` di tutto, anche come responsabile dei progetti del Centro Mondalita` Sviluppo Reciproco io posso portare solo la mia testimonianza come volontario, nel senso che sicuramente 17 anni passati in Tanzania in progetti di sviluppo hanno segnato la mia vita. Tutto quello che ho sentito finora mi ha fatto bene, perche` mi ha fatto riflettere sulla mia esperienza, c'e` il rischio per noi volontari spesso di sentirsi una rabbia, mi ricordo che quando spesso tornavo a Livorno nemmeno troppo spesso, ma insomma quando tornavo a Livorno anni addietro e passando lungo la rete del Camp Darby si vedevano allora le file di camion e mi veniva una rabbia dentro, perche’ io li magari in quel momento in Italia per cercare di trovare un camion anche usato, magari scalcinato che magari i tecnici dell’AAMPS fuori dall’orario di lavoro riparavano e che poi io portavo in Tanzania e per avere qual camion facevo tanta fatica, tanta gente, tanti volontari come me, facevano tanta fatica, per portare un camion che poi diventa la vita, non e` il camion per portare solamente del materiale, il camion che porta la vita’ e’ un mezzo che qui per noi e` una cosa normale, laggiu’ diventa la vita per migliaia, addirittura decine di migliaia di persone; si puo` portare materiale per costruire ospedali, si puo` portare cibo nel momento in cui non c’e’, si puo` portare persone, soprattutto

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quello, malati ecco quella rabbia mi diceva “guarda tutti questa fila di camion inutilizzati ed io sono qui che faccio la lotta per averne uno di seconda o terza mano”. Mi ha fatto bene perche` questa rabbia chiaramente non e` positiva, se non diventa propositiva, se non propone qualcosa nel cambiamento del nostro modo di essere, ecco perche` tre anni fa ho deciso di rientrare in Italia, di rientrare a Livorno e direi che questa e` stata una delle motivazioni piu` grosse, c'e` bisogno, c'e` bisogno di portare testimonianza, c'e` bisogno di dire che tutto quello che ci raccontava il professore Toschi o chi lo ha seguito non sono teorie, sono pratiche, io stesso negli anni in cui ho vissuto un paesino, un villaggetto della Savana Tanzaniana, sono stato 8 anni in quel villaggio ero l’unico che avevo un mezzo nel raggio di 200 km., quindi tutti questi casi di cui abbiamo sentito parlare, le percentuali che ci dava con precisione il dottore, il medico poi sono cose concrete, io mi ricordo in particolare, ma sono centinaia i bambini che ho visto passare sotto i miei occhi, che ho visto morire sotto i miei occhi, in particolare mi ricordo sempre di una donna madre di sette figli che all’ottava gravidanza ha avuto dei problemi di parto, con l’infermiera nell’ospedaletto che avevamo costruito “che facciamo?” questa qui aveva una forte emorragia, l’ospedale piu’ vicino era a tre ore di viaggio su strade chiaramente impossibile “che facciamo? Proviamo, proviamo” abbiamo fatto questo lungo viaggio di tre ore arrivati a cinque minuti dall’ospedale la donna e’ morta, e` morta clinicamente perche` aveva bisogno di una trasfusione di sangue, ma realmente e` morta per poverta`. Allora mi chiedo: che cosa vuole dire Pace, la Tanzania non e` un paese che ha molte guerre fortunatamente, anzi direi proprio per niente, anzi di solito accoglie rifugiati dai Paesi vicini, quindi potremmo dire che e` un Paese che non e` un guerra, ma io credo veramente che la Pace non sia solamente l’assenza di guerra, vuole dire anche assenza di poverta` o di miseria peggio. Sicuramente per chi lavora come noi fianco a fianco con popolazioni del Terzo Mondo questo stress o questa rabbia la condividiamo, la condividiamo con loro ed i giovani del terzo mondo ancora di piu` continuano a convincersi che in questo mondo l’ingiustizia c’e’ perche’ la vedono con i loro occhi e quindi penso che ci sia bisogno di fare delle scelte, lo diceva il professor Toschi bisogna fare delle scelte, bisogna fare delle scelte a livello politico senza dubbio e qui rivolgo l’appello a tutti quanti., a tutte le forze politiche perche` si uniscano a noi ONG italiane nel chiedere che venga annullata la decisione della Finanziaria in corso di annullare 250 milioni di euro della cooperazione italiana per lo sviluppo. Il che vorrebbe dire praticamente annullare tutto il lavoro dello ONG di quest’anno ed anche molto per il prossimo anno ma non solo, non partecipare del fondo mondiale per la lotta all’AIDS di cui tra l'altro l’Italia e` stata promotrice e cosi` come il fondo per la poliomielite e altri. Quindi a livello politico senza dubbio c'e` bisogno, c'e` bisogno a livello anche locale, progettuale, sono contento di dire che questa Amministrazione Provinciale e` sempre molto attenta a tutto quello che noi come Centro Mondalita` Sviluppo Reciproco portiamo avanti nei Paesi in via di sviluppo. C’e’ bisogno ancora questa progetti, c'e` bisogno di essere presenti anche con i nostri volontari per dare un segno, e` vero e` la classica goccia nel mare pero` e` una goccia importante, ve lo garantisco, essere presenti con chi soffre vuol dire tanto per chi soffre e vuole dire tanto per noi, perche` ci da` modo di essere testimoni di quello che succede nel mondo, direi pero` che c'e` bisogno di impegnarsi a livello personale per fare si che anche qui il nostro stile di vita cambi, molto

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di quello che succede nel mondo dipende dalle nostre esigenze attuali guardiamo alle problematiche del commercio internazionale, del petrolio o di altre problematiche di interessi locali o piu` vasti. Questo dipende anche da quello che noi scegliamo ogni giorno e quindi ci vuole una educazione particolare a tutti noi, perche` possiamo scegliere un livello di vita diverso, non dico peggiore, diverso che sia piu` rispettoso nei confronti di chi non ha nulla o di chi ha poco. In questo senso parliamo oggi di soprattutto di bambini, la nostra attivita` nelle scuole Livornesi e` molto ampia, vorremmo fare anche di piu` e chissa’ che con l’aiuto di chi altri volontari non si possa fare; oltre a questo proponiamo in aiuto proprio ai bambini della Tanzania un programma di adozione a distanza, intendiamoci bene l’adozione a distanza non vuole “io mi predo il mio bambino nero, ho la fotografia e gli mando i regalini etc” no, non e` questo il problema. Il problema e` che questi ragazzi spesso non riescono a studiare, non riescono nemmeno a fare le elementari, figuriamoci le superiori allora adozione o meglio aiuto a distanza vuole dire mettersi a fianco di qualcuno di questi ragazzi ed aiutarli ad vere una cosa che e` un diritto e che per noi e` una cosa scontata ma che per loro non e’ senza dubbio una cosa scontata. Un’altra azione che la nostra associazioni fa, in aiuto soprattutto dei bambini o dei giovani e` un auto indiretto, nel senso che voi sapete che nella Africa Sub Sahariana il lavoro di attingere l'acqua per la famiglia, molto spesso viene fatto dai bambini, soprattutto dalle bambine, quindi questo vuol dire che - questi sono dati di fatto - che i bambini della Tanzania usano delle 2 alle 5 - 6 ore al giorno per andare a prendere acqua, dato che le fonti di acqua sono spesse lontane e non vicino alle abitazioni. Stiamo facendo un programma, lo stiamo portando avanti, ci sta aiutando anche la cittadinanza non solamente di Livorno ma un pochino in tutta Italia per fare dei pozzi in Tanzania. Il nostro scopo pensate non e` quello di dare l’acqua nelle case, ma è quello di dare l'acqua a non piu` di un chilometro di distanza delle case il che vuole dire una rivoluzione. Queste sono le rivoluzioni di cui c'e` bisogno in questi ambienti, direi che partono da una nostra coscienza qui, che qualcosa va cambiato, il fatto che noi apriamo tutti i giorni la cannella del rubinetto e l'acqua venga fuori, ci deve fare capire, ci deve ricordare che altri invece se lo hanno ad un chilometro di distanza si ritengono fortunati, questa e` la mia esperienza e spero che possa servire a lanciare anche qui, su Livorno, una incentivazione di queste azioni, sono piccole azioni, ma sono azioni che cambiano la vita. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie a Paolo Siani per questa importante testimonianza ora la a Nafi Kandoud studente del Saharawi. NAFI KANDUD Studente del Saharawi

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Buongiorno, io sono Nafi Kandud , un ragazzo Saharawi che e’ qui in Italia da circa 9 anni. La situazione del mio popolo diciamo cosi’, perlomeno è uguale a tutti quei popoli che sono coinvolti in guerre dimenticate, la nostra e una situazione difficile, ardua, importante, perche` noi deriviamo da una ex colonia spagnola che nel 1974 - 1975 è stata invasa dal Marocco. Noi abbiamo fatto una scelta importante secondo noi nel 1991 di fare un cessato il fuoco e di usare la Pace e la Democrazia come mezzo per arrivare alle nostre speranze a fare vedere che i nostri sogni si possono anche avverare non con la guerra, ma con la Pace. Per questo fatto e` stato ammesso, ma non ancora realizzato un referendum, che in pratica ci da` la scelta o di formale una vera e propria Nazione, uno Stato o di mettersi sotto il Marocco. Il problema e` che questo referendum doveva essere fatto nel 1991 fate voi siamo nel 2004 e non si e` ancora fatto, questo non per colpa dei Saharawi, ma per colpa dei Marocchini che sono dall’altra parte, che loro sono in condizione favorevole e gli sta bene che questa situazione vada avanti. Altra cosa, noi siamo uno stato di religione musulmana ed ultimamente purtroppo, tutti quegli Stati che praticano questa religione vengono visti in modo non del tutto positivo, perche` basta pensare che dopo il 2001 e` cambiato tutto, dopo le torri Gemelli pero’ voglio dire una cosa, che noi siamo si’ uno stato praticante la religione musulmana, ma siamo del tutto estranei a quei fatti li , nel senso che la nostra e` una visione piu` laica della religione. Le donne hanno lo stesso ruolo di quello dell’uomo, non pratichiamo diciamo cosi` come che sono tipo la Jiaad* e cose varia, ma abbiamo scelto come dicevo prima di seguire questa politica che e’ quella della diplomazia, della democrazia e di usare la Pace non la guerra, perche` la guerra e` una cosa secondo noi una scelta facile, semplice, perché basta andare li` prendere le armi ed andare a fare la guerra e combattere ma cio` comporta una grave perdita, perche’ durante questa brutta cosa vengono uccisi bambini, donne, vecchi, anziani, vengono distrutte tante cose, invece con la scelta che abbiamo fatto si e` deciso che la guerra e` una cosa brutta, che non andrebbe mai fatta, perche` distrugge cose vecchie, nuove e non fa avverare mai le cose che si vogliono fare nel futuro. Noi viviamo anche grazie del vostro aiuto, alla cooperazione internazionale, agli aiuti dati in Italia, in particolare della Toscana le varie Province dalla Toscana, i vari comuni che continuano il loro appoggio, ci danno una mano, ci sono vari Stati Europei e tanti altri Stati, come dicevo prima la nostra e una situazione difficile perche viviamo in pratica nel deserto per cui d’estate si passa dai 20 gradi la sera ai 50 - 55 gradi d’estate e questo comporta tante cose, non c'e` acqua o per nulla e quindi se c'e` e` non e` potabile del tutto. In Italia questo ruolo di cooperazione viene svolta dalle associazioni c'e` una associazione nazionale che fa capo a tante associazioni dislocate nel territorio nazionale, ci sono qui a Livorno a Pontedera a Pisa in varie localita`; grazie a queste associazioni come dicevo prima noi si va avanti, d’estate vengono ospitati dei bimbi per passare due mesi, che sono pochi si’, ma due mesi qui rispetto al mondo che sono abituati a vedere, sono una grande cosa, perche’ sono abituati a vedere miseria, poverta’ fame, sete, caldo incredibile senza potersi mai lavare, perche` l’acqua prima si beve e poi prima o poi si pensa a farsi la doccia, prima si beve e poi alla doccia si pensa dopo. Qui invece vengono a passare due mesi che sono il paradiso perche’ passano due mesi qui indimenticabili che sicuramente ricorderanno per tutta la vita, noi come dicevo prima, abbiamo bisogno, si va avanti, siamo andati avanti

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con il vostro aiuto e si andra’ avanti con il vostro aiuto. Voi per noi siete indispensabili, perche’ senza di voi noi non si vive, perche` si vive con i vostri aiuti. Per quanto riguarda la mia situazione. io sono venuto qui circa 9 anni fa, avevo 12 anni, io penso che per un ragazzo che ha 12 anni distaccarsi dal proprio nucleo familiare, non per scelta ma per obbligo, sicche’ fate voi, le condizioni li sono difficili. pessime non c'e futuro, e quasi banale dire andare a scuola, ma se uno va a scuola, va all’universita` ma se non trova sbocco, quello per cui ha lavorato, per cui ha studiato in tutto quell’arco di tempo mi sembra che andare a scuola sia una cosa si’ importante, perche` ci devi andare a scuola, ma visto sotto questo punto di vista non e` indispensabile. Venuto qui per prima cosa che mi sono reso conto e’ che sono due mondi diversi quello da cui provengo e quello in cui mi sono ritrovato, e` facile dire che la guerra e` giusta quando non siamo coinvolti personalmente, perche` quando perdi persone care, tipo nonni, babbo, fratello, sorella, mamma per un qualcosa perche’ e` giusto lottare in quanto quella terra li` e` nostra e giustamente deve essere nostra, pero` usare la guerra arrivare a questa ultima chance diciamo cosi’ per poterla avere ed in cambio di quella terra deve essere fatto un fiume di sangue allora e` bene aspettare 20 - 40 - 50 anni ma andare avanti con un’altra politica che non sia quella della guerra, andare avanti con la politica della Pace e` solo con la Pace che si possono avere certe cose, piu` vere, piu’ concrete e meno pericolose. Qui in Italia il mio popolo, non e` riconosciuto dal Governo Italiano e non e` nemmeno l’unico a livello Europeo non c'e` nessuno stato Europeo che riconosca definitivamente a livello di Governo di Saharawi occidentale quindi e` tutto basato sulla cooperazione internazionale, su un insieme di associazioni che svolgono un ruolo importante, importantissimo per noi, per mandare avanti un’idea di non usare la guerra, di solidarieta` con il prossimo di usare la Pace come arma e non come la guerra. Essere qui in mezzo a voi e` un onere per me poter parlare nel Consiglio Provinciale della Provincia, ai ragazzi della scuola, a tutti voi, perche mi ha dato la possibilita di farmi capire che non siamo soli, perche` ci sono tante persone come voi che sono disposti ad aiutarci, che ci hanno aiutato, che ci aiutano e che speriamo che ci aiuteranno per il futuro, perche’ una volta preso il territorio una volta avuta la nostra terra c'e` ancora piu` bisogno di voi insieme a noi, perche` insieme si possono fare tante piu` cose che non individualmente, noi non chiediamo niente di piu` concreto di vedersi riconosciuto un diritto, e quello e’ sacrosanto per tutti, per voi come per noi, quello di vivere nel proprio territorio, di crescere o vedere crescere i propri figli nel proprio territorio accanto ai propri familiari, alle persone che si vuole piu` bene, per quanto riguarda la mia situazione personale, esperienza personale venendo qui in Italia, diciamo cosi` dire totalmente diversa e` sbagliato perche` certe cose si trovano qui si trovano benissimo anche laggiu’, pero’ agli occhi di un ragazzo che e’ abituato a vedere certe cose a svegliarsi e addormentarsi in mezzo alla guerra, in una situazione di miseria, di poverta essere qui in un mondo diciamo cosi’, che potra` essere non giusto per tanti, ma anche bello, cioe’ ci sono tante cose che noi ci sogniamo, che un ragazzo della mia eta` o solamente del mio popolo si sognerebbe. Penso che tutti i ragazzi sappiamo che cosa e` una playstation qui da voi, da noi a malapena si sa che cosa è la televisione, sono cose banali e sono proprio le cose semplici banali che ti fanno capire che cosa e` la vita l’importanza, dell’avere tante cose. Come

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dicevo prima noi non si chiede chissa’ che cosa, noi chiediamo di essere riconosciuti, che il nostro diritto ci venga riconosciuto che ci venga dato quello che e` nostro, niente di piu` e niente di meno; a volte si pensa che queste cose, ne e` un esempio la Palestina ed Israele che e` difficile farli sopravvivere insieme, ma secondo me e` una cosa necessaria, perche’ o si fa quello si cerca di non avere tutto, ma di avere cose essenziali per sopravvivere, e si cerca di farle nel modo giusto, di sopravvivere insieme ad altri, anche se quegli altri hanno fatto cose gravissime incancellabili, imperdonabili, pero’ l’unica via e’ quella li’, quella di mettere da parte il proprio odio verso l’altro, il proprio rancore per avere qualcosa di fisico, di concreto. Noi siamo messi diversamente ai Palestinesi, perche’ la Palestina ha il proprio territorio su cui governare su cui prendere delle decisioni e praticare la propria politica, noi viviamo nel territorio Algerino, pensate voi che se domani mattina l’Algeria si sveglia male e ci manda via da li , dove andremo a finire? In mezzo alle mine che messe dappertutto o si fa alla guerra? Che e’ la cosa piu` brutta - lo ripeto - piu` brutta, piu` vergognosa che l’uomo possa fare. Come dicevo prima, non abbiamo un territorio, perlomeno noi sulla carta si avrebbe anche, pero` e` da tanto tempo occupato dal Marocco e quindi ci troviamo a vivere, a fare delle cose in un territorio che non e` il nostro, che non ci appartiene e con la speranza di svegliarsi tutte le mattine che o il nostro sogno diventi realta’, cioe` quello di riavere le nostra terra e quindi di potersi riconciliare con i parenti che sono laggiu e quindi di fare una vita come la state facendo giustamente tutti voi o di svegliarsi sempre con la speranza che l’Algeria non ci manda via, perche` se ci manda via, se quel giorno li` dovesse arrivare e` una diciamo cosi`, e` una brutta pagina penso per tutta la gente che crede nella Pace. Per tutta la gente che crede nell’O.N.U. per tutta la gente che non vuole che la guerra sia uno strumento per raggiungere gli obiettivi e vedere realizzare i propri sogni. La scelta che si e` fatto noi nonostante che siamo, come ho detto prima un paese di religione musulmana e` quella di non operare la teoria del terrorismo, perche’ pensate voi se noi invece di seguire la politica della democrazia, della Pace si mettesse bombe dentro lo stato del Marocco bombe ovunque certo questo ci darebbe piu` visibilita` quindi forse saremmo piu` riconosciuti, pero` noi siamo gente per bene, che credo della Pace fino all’ultimo si crede, ci si credera` per sempre pensiamo che queste cose vergognose tipo il terrorismo non avrebbero mai messe in atto ed e` con voi che noi che il nostro cammino va avanti, e` grazie a voi che il nostro cammino deve andare avanti, da noi si fa’ tanto, pero’ e` con voi che si arriva prima o poi alla soluzione finale, quella di avere la nostra terra .Grazie PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie a Nafi Kandud per questa importante testimonianza e credo che il suo appello venga raccolto, noi continueremo a seguire con grande attenzione il progresso, il processo di Pace di questo popolo. Ci sono 6 iscritti a parlare ora la parola all’assessore Guerrieri pregandolo in una sintesi per consentire al Presidente Kutufa` di concludere la mattinata del consiglio su questo tema importante. E` un appello spiacevole che faccio,

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perché sono temi che appassionano che credo siano molti interessanti per tutti noi, pero’ il tempo e` importante. Assessore Guerrieri ASSESSORE - LUCIANO GUERRIERI Anch’io ho ascoltato con grande attenzione gli interventi che finora si sono svolti, sono stati sicuramente molto illuminanti, molto descrittivi, ci hanno fatto capire meglio quali sono le effettive condizione che vengono vissute in tanti paesi, nel mondo, una lezione in effetti abbiamo ascoltato, parecchie lezione in ogni intervento. Credo che ci sarebbe comunque la necessita` di riuscire anche per ottenere piu` risultati a documentare anche meglio quelle esperienze che sono state vissute e che sono in corso, chiediamo aiuto alla stessa stampa perche` ci possa aiutare a raccontare di piu` e meglio queste situazioni, le iniziative i progetti che vengono messi in campo, perche` questo alla fine crea anche delle sinergie superiori. Io oltre che rivolgermi al consiglio vorrei rivolgermi anche ai ragazzi per fare alcune semplici riflessioni che ruotano intorno ad un tema che e` io considero fondamentale, vorrei partire da un esempio, da alcune valutazioni, tutti per esempio sanno chi governa il Comune nel nostro caso al Comune di Livorno c’e’ il sindaco Alessandro Cosimi, tutti sanno chi governa la Provincia e` identificabile c'e` il Presidente Kutufa insomma ognuno nella sua provincia ha un suo riferimento, lo stesso sappiamo chi governa la Regione, c’e’ l’attuale Presidente Claudio Martini, in Italia che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, piu difficile se andiamo in su, ancora nella Unione Europea riusciamo a distinguere che ci sono delle istituzioni che hanno ancora dei limiti, pero’ ci sono, c'e` il Presidente della Commissione che attualmente e` Barroso, pero` se chiediamo: chi governa il mondo? Diventa difficile rispondere a questa domanda, e prima ancora esiste quindi un governo del mondo? In effetti un governo del mondo se vogliamo vedere c'e`, io per semplificare diro` che non c'e` o quanto meno è insufficiente prestandomi con questa affermazione a molte obiezioni, pero’ per rendere esplicito questo concetto a mio giudizio si puo` sostenere che in effetti un governo reale del mondo non c'e` o non e` ancora sufficiente, non ci sono quelle istituzioni che hanno un funzionamento ed una autorita` tale che ci consente di affermare che un governo mondiale anche non esiste. Eppure ormai tutti siamo d'accordo sul sostenere che governare il mondo e` necessario è necessario anche un governo che sia democratico e che quindi non sia oligarchico, cioè dove comandato in pochi o addirittura uno solo. Questa necessita` e` reale, ci sono degli organismi, a cominciare dall’ONU, dove pero` nella assemblea generale dove sono rappresentante tutte le nazioni, non vengono di fatto prese decisioni, come dire, sulle problematiche tali da poter impegnare davvero i singoli governi, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU attualmente ha soltanto una composizione di 5 Paesi e lo stesso anche per gli altri organismi che hanno un certo potere nell’attuale governance mondiale dal fondo monetario alla banca mondiale e al VTO, l’organizzazione mondiale per il commercio, insomma sono 5 - 6 - 8 Paesi quelli che in effetti possono dire la sua e che impongono poi la loro volontà agli altri, quindi c’e’ la necessità di un governo con competenze planetari a cui - questo è il punto - i singoli stati devono cedere una parte della loro sovranita` questo e` il problema e che c'e` come dire,

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una inconsapevolezza, una ostilita`, un egotismo statalista di fondo che impedisce che si possa procedere con maggiore speditezza su questa direzione. Io credo che dovremo anche in piccolo impegnarci perche` invece si possa procedere in questo senso, fare in modo che laddove si sono trattati molto importanti, rispetto quali degli Stati non aderiscono come ad esempio l’adesione al Tribunale Penale Internazionale che dovrebbe assicurare il rispetto diciamo semplificando dei Diritti Umani Universali, in questo caso le popolazioni appartenenti a quei singoli paesi e la popolazione globale puo` mettere in campo dei movimenti che chiamano in causa a responsabili di quei governi. Anche perche` e` stato detto stamani, i diritti umani sono una categoria particolare di diritti, i diritti umani come dire, dovrebbero essere assicurati ad ogni popolo, e` una cosa banale ma di fatto non e` cosi`, quindi se la Pace dall’alto non e` possibile allo stato attuale pur con tutti forzi che comunque si fanno, attraverso questi organismi e c'e` un lavoro da fare, e` importante invece stare attenti a tutto quel movimento pacifista di solidarieta` che opera dal basso e qui e` importante mettere in evidenza le iniziative di cooperazione internazionale che sono svolte in gran parte dall’associazionismo, dal volontariato, delle associazione no profit che mettono in campo la loro passione, il loro impegno di solidarieta per preparare dei progetti raccogliere energie esigue e comunque raccogliere dei risultati. A me piacerebbe per esempio mettere insieme i risultati che so che sono tanti dei progetti che sono stati messi in campo dagli ultimi tre anni o quattro anni dalle nostre associazioni renderli visibili comunicarli bene chiedere l’aiuto dei mezzi di comunicazione in modo tale che se ne possa dare la piu ampia diffusione ai fini della implementazione delle forze di solidarieta’ che devono agire attorno a questi progetti ed agli altri che devono essere elaborati. Pero’ ci sono anche gli enti Locali , ci sono i Comuni, le Province, ci sono i territori di una regione come la Toscana che promuove la solidarieta’ internazionale, la cooperazione internazionale, non per niente lunedi’ ci sara’ una grande conferenza a Firenze su queste tematiche, dove ci saranno tutte le persone, le associazioni, i soggetti impegnati in questo settore, e` come dire, un movimento necessario, vorrei terminare anch’io con il racconto di una piccola esperienza vissuta, per far capire quanto alla fine se si riesce a capire fino in fondo ed a sentirsi coinvolti fino in fondo a volte non ci sono barriere che possono fermare. Ricordo una visita della cittadina di Kupela* in Burkina Faso dove una delegazione Toscana ha visitato uno dei pochi ospedali di quel paese dal Burkina Faso era un ospedale pubblico, uno dei pochi, si contano sulle dita di una mano, dove erano ricoverati dei ragazzi, dei bambini denutriti, che erano li` esposti fuori all’esterno dei muri di quello che dovrebbe essere un ospedale, un ospedale per l’infanzia che di fatto erano due fabbricati, ma con niente dentro e insieme a loro c’era tanta gente fuori ed io non capivo perche’ c’era ma non niente dentro e insieme a loro c'era tanta gente li` fuori e non capivo perche` c'era questa gente e c’erano anche degli animali, maiali, galline che circolavano li` fuori e anche nelle corsie, dentro, anche dentro. Poi abbiamo parlato con il responsabile ed abbiamo capito che in effetti quelle persone erano i familiari dei bambini che erano li` ricoverati ed erano li` perche` si erano dovuti trasferire con tutti i loro averi, cioe` con i maiali e con i polli per poter assistere i loro cari, i loro bambini, bambine; abbiamo chiesto loro stupidamente di che cosa avevano bisogno e ci hanno risposto “di tutto” perche’ non avevano niente, quindi li per li’ abbiamo messo insieme qualche

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risorsa, ma quando siamo ritornati in Italia, quando tutte le persone sono ritornate in Italia, non hanno dimenticato, si sono date di fare hanno messe insieme persone, risorse qui ed ecco l’importanza di quello che diceva Paolo Siani, anche da qui si puo’, mantenendo un contatto e abbiamo messo insieme risorse affinche’ quella struttura in qualche modo in questa fase venga messo sotto una assistenza che gli assicura un gettito continuo minimo di risorse e che attorno ad un programma di gestione e di sviluppo ne assicura lo sviluppo stesso. Questo e` un esempio di tanti fatti che sono successi nella nostra Provincia e che si possono fare attualmente ci sono anche grosse opportunita` con l’Unione Europea che e` come dire un organismo sensibile ai problemi della cooperazione internazionale. Ci sono dei canali di finanziamento venivano ricordati anche prima, che potrebbero creare le premesse per risolvere il problema dell’acqua di alcuni territori africani. Sembrano gocce, ma di fatto sono interventi concreti, noi chiediamo l’aiuto di tutti perche’ possiamo sempre fare meglio in questo settore come Provincia e come Provincia Istituzione intendo anche come territorio della Provincia dove ci sono tutti i suoi abitanti con la loro tradizione di solidarieta`. Grazie. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie all’assessore Guerrieri, ed ora la parola a Letizia Franzoni dell’ITC Vespucci LETIZIA FRANZONI Studentessa ITC Vespucci Buongiorno, il mio sara` un breve discorso, spero di riuscire a comunicarvi quello che intendo dire. Il mio discorso va oltre quella che e’ l’opinione della Pace, piu’ che altro opinione di Pace anche all’interno delle classi, delle persone, degli alunni, di ogni ragazzo, perche’ io penso che ci sia tanta discriminazione e tanto, oso dire la parola “razzismo” nei confronti delle persone magari che sono diverse, e non intendo dire diverse nel senso che hanno un handicap fisico, ma anche soltanto guardandolo a livello di aspetto, di quelli che sono i canoni di bellezza, le persone etichettate, quindi penso che vada oltre questa cosa qui, infatti io parlo a seconda di quella che e` la mia vita, di quello che ho vissuto fino adesso, la mia famiglia non e molto fortunata, io ho una zia che e mongoloide non mi vergogno a dirlo anche se molte persone ci potrebbero fare la risatina sotto, come se questo fosse una cosa, una persona da scansare, io invece penso che possa dare piu` amore una persona cosi` che altre persone, voi non potete capire che cosa puo` trasmettere una persona cosi`, il bene che mi puo` volere mia zia, gli abbracci e quando vado a trovarla tutti quei complimenti che vanno oltre all’amore che ti puo’ dare un’altra persona, e` quello il vero bene, è quella la Pace che ci dovrebbe essere nelle persone, queste piccole forme di razzismo che ti fanno fermare, le prese di giro noi si pensa che la poverta’ non esista in questo, non esistano i problemi, ma ci sono tanti problemi nascosti nelle persone.

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Io ringrazio per avermi dato l’opportunita’ sia si parlare che di partecipare a questo consiglio, spero che questo possa essere l’inizio di percorso di Pace per ogni persona, io pregherei che ogni persona, ogni alunno si guardasse dentro se stesso per capire tutti i problemi che ci sono all’interno di lui e delle altre persone e per evitare che a livello mentale le persone si fermino, che abbiamo dei limiti quindi io spero, spero che ogni persona riesca ad andare oltre. Grazie. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie Letizia, ora la parola a Dario Antonelli DARIO ANTONELLI Voglio dire che secondo e’ una vergogna che a fianco di una iniziativa lodevole come questa, si festeggi il 4 novembre come celebrazione di una vittoria che invece e’ un bilancio di 10 milioni di morti su tutti i fronti. Questa invece di una festa nazionale delle Forze Armate che non fa altro che esaltare i valori che qui in questa sede vengono ripudiati e’ una giornata che dovrebbe essere di lutto nazionale. Poi volevo dire che secondo me non bisogna opporsi alla guerra semplicemente parlando dell’articolo 11 della Costituzione, si e` molto importante perche` dice che l’Italia rifiuta la guerra, ma comunque non bisogna affrontare questo argomento aggrappandosi a cavilli burocratici o legali, ma bisogna cercare di estirpare la guerra attraverso l’antimilitarismo, attraverso la costruzione di una cooperazione tra gli individui tra le persone che vada oltre alla burocrazia ed alla legge PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Ed ora la parola a Pietro Filacanapa PIETRO FILACANAPA La mia e solo una riflessione che e seguita a tutti i vari interventi che sono stati fatti oggi, ho pensato che tutti coloro che sono intervenuti hanno dato moltissimo alle persone nei confronti delle quali sono intervenuti ed hanno dato moltissimo a noi oggi a quello che ci hanno detto, ci fatto capire che cosa succede veramente e come sia importante ogni loro intervento. Nonostante cio` e con la nuova finanziaria andranno a levarsi i fondi per queste associazioni per cui lavorano e verranno dati invece dalla parte completamente opposta, e quindi il loro lavoro e` stato per cosi` dire inutile fino adesso, e` una cosa che mi ha dato abbastanza noia pensare come questi grandi uomini perche’ sono grandi uomini

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in fondo abbiano lavorato, per poi vedere che e` stato quasi inutile, perche’ hanno cambiato totalmente fronte adesso, sicuramente e` una cosa su cui tutti dobbiamo riflettere. In me e’ nata una riflessione e spero che chiunque abbia un po' di coscienza possa arrivare alle mie stesse conclusioni e pensare un po' a come e` brutta questa cosa che sicuramente ci dovrebbero essere molte piu` persone che possono essere dei volontari come loro ed invece gli tagliamo le gambe ed abbiamo sentito dire come sia importante quello che fanno, testimonianze dirette come quel ragazzo che e’ intervenuto, le loro parole, quando ci hanno raccontato quello che hanno fatto le persone che hanno incontrato nei paesi in cui sono intervenuti, pero` adesso ci saranno sempre meno di questi uomini che potranno intervenire per il bene della umanità semplicemente una riflessione , spero che tutti abbiano pensato quello che ho pensato io. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie a Filacanepa, Chinello Gabriele CHINELLO GABRIELE Allora io ringrazio inizialmente tutti quelli che ci hanno concesso e dato l’opportunita di essere qui ad ascoltare queste dichiarazioni che un po’ ci fanno riflettere e devono far riflettere specialmente noi giovani che siamo il futuro e siamo il domani ed in particolare io ho pensato. “La Pace” sono belle tutte queste parole, Democrazia, Pace Amore, ma poi alla fine la Pace che cosa e`? La Pace secondo me bisogna costruirla tutti non bisogna uscire da questa aula e ritornare delle nostre vite normale andare a scuola, andare a fare politica, andare a fare altre cose, ma bisogna pensare, alzarsi la mattina ognuno e dire “oggi voglio essere un uomo di Pace, oggi voglio costruire qualcosa di buono che puo` fare del bene agli altri e quindi anche a me stesso” se ognuno inizierebbe la mattina con questo pensiero qui secondo me, tante problematiche per cui si stanno a fare ore ed ore di discorsi sarebbe totalmente sfruttare ad altre tematiche, perche` la Pace non si costruisce un giorno e non si costruisce in mille anni. La Pace si costruisce con la volonta` di ognuno di noi, con la fatica di ognuno di noi, perche’ la Pace per esserci deve essere una Pace interiore che trasmettiamo ognuno di noi. Questo secondo me e’ il punto, noi dobbiamo uscire da quest’aula con la convinzione che la Pace puo` esistere e la Pace esiste, perche` molte persone ce l’hanno testimoniato che la Pace esiste, ed esiste perche’ ci sono persone che la portano, che investono in questo progetto, investono in questo loro credere e deve essere un investimento che anche tutti noi dobbiamo fare perche` cosi` il mondo sarebbe migliore, e saremmo migliori noi stessi, sarebbe migliore tutto il sistema. E inutile secondo me dilungarsi su polemiche e colpa di quello o di quell’altro e` colpa di tutti, tutti noi siamo responsabili dalle guerre che stanno avvenendo, tutti noi siamo responsabili in prima persona delle cose che non vanno in questo mondo, tutti noi, specialmente, mi ci metto proprio io che non sono in prima persona un uomo di Pace, io vorrei nel mio piccolo trasmettervi un po’ di quello che ho pensato, perche’ i

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discorsi sono belli, devono essere fatti perche’ l’uomo deve riflettere, l’uomo si differenzia dell’animale perche’ riflette, pero’ deve susseguire ad una riflessione anche uno Stato una emozione e quindi un atto che deve fare partecipe ognuno di noi, questo atto e’ quello di farci partecipi della Pace e quindi di creare un mondo migliore anche per il domani. Grazie. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie a Gabriele, la parola ora al consigliere capogruppo Graziani. CONSIGLIERE - CARIDDI GRAZIANI Su quello che si e’ detto, che e’ stato detto da molti di voi risulta chiara che la Pace e` un impegno quotidiano e soprattutto e’ rimasto in evidenza il fatto che si parla di persone e non di individui nel lessico è una differenza molto importate. Credo che pero` dovrebbero essere chiariti ai ragazzi che sono presenti, anzi che erano presenti, che ci sono degli atti quotidiani che sono colpa nostra che sono atti di guerra che creano le tensioni e che sono atti di violenza dei confronti del terzo mondo che e` la corruzione. Purtroppo anche sotto il termine Pace abbiamo consumato e lo vediamo oggi sui giornali che meccanismi come petrolio per cibo e` stato fonte di corruzione di truffa per il popolo iracheno, delude questo perche` ci si rende conto che in tante maniere si possono tradire i popoli che stanno male, anche nella forma piu` inaspettata come quelle di proibirgli di avere una vita dignitosa anche nei momenti piu’ difficili. Io deve ricordare che le risposte non stanno nei nazionalismi, le risposte della Pace ma stanno nell’esportare un modello che l’Italia con la Costituzione dei principali attori della Comunita` Europea ha creato un periodo di lunghissima convivenza tra i popoli del continente Europeo, con la creazione della comunita` Europea cioe’ questo dovrebbe essere un modello esportabile anche nei paesi della sponda Africana, perche` questo? Perche’ e` un atto semplicemente di volonta’ di non guerra, no, e` un atto di ricchezza, perche’ se i popoli incominciano a cooperare tra loro e noi si spogliamo dei nostri egoismi come in campo agricolo e riconosciamo a questi popoli la possibilita` di vederci i loro prodotti e non di chiudere delle loro barriere, possiamo demotivare la disperazione a queste persone che per lavorare devono venire da noi e non dare la possibilità di lavorare loro stessi per venderci i loro prodotti. Purtroppo come comunita` europea dobbiamo andare oltre gli aiuti e riconoscere nei popoli non sviluppati come noi, la possibilita` di essere nostri partners se non creiamo queste dignita` di rapporti fra Stati, Nazioni e Popoli non operiamo per la Pace. Sono gesti quotidiani che sono anche lo spogliarsi di egoismi e riconoscere che il nostro dare surplus in aiuti alimentari non basta. Bisogna ridiscutere i meccanismi di produzione, i meccanismi di scambio delle merci ed i meccanismi di dignita che esistono fra la volontà di lavoro che esiste nelle nazioni . Io credo che gli scontri etnici, gli scontri religiosi, come giustamente era stato detto prima fanno parte, giustamente e` stato detto da quella ragazza, si manifestano anche da noi

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quando combattiamo il diverso, dobbiamo essere esportatori e consapevoli che non riconosciamo diversi fra noi stessi per le condizioni fisiche culturali o mentali. E’ un modello che dobbiamo esportare, che dobbiamo ascoltare e di cui dobbiamo farci consapevoli. E’ stato approvato lo statuto della Regione Toscana che mi pare sia significativo, perche’ introduce il diritto di voto anche per gli stranieri in Toscana, io credo che questo sia un fatto significativo che la Regione Toscana deve portare avanti anche di riflessione a livello nazionale. La guerra ha toccato tutti e tocca anche le generazioni che seguono. E’ stata citata una riflessione di quella ragazza con la sua famiglia io cito la mia famiglia e devo dire che il mio nonno e morto nella prima guerra mondiale, quindi mia madre e` stata allevata in un orfanotrofio perche’ era di una famiglia poverissima che non poteva permettersi di mantenerla, io ho introiettato il bisogno di famiglia che mi ha trasmesso mia madre, cioe’ il fatto del valore di averci un padre, il fatto di avere un nucleo familiare, la guerra ha negato a mia madre una famiglia e questa paura egoistica dell’individuo, di realizzarsi al di la dei figli mi e rimasto completamente addosso, quindi quando quel ragazzo diceva non bisogna festeggiare, diceva una causa giusta, io lo ricordo tutti i giorni insieme a mia madre che cosa e` stata la prima guerra mondiale. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie Graziani. La parola ora al consigliere Zingoni. A Zingoni anche l’augurio per la sua elezione alla Presidenza dell’U.P.I. Nazionale, anche a nome del consiglio. CONSIGLIERE - MAURIZIO ZINGONI Grazie, spero di essere utile a tutta l’amministrazione ed alla Comunita’ della Provincia di Livorno con questo incarico. Brevemente perche` credo che ormai di fronte ad un solo rappresentante che ci ha permesso stamani di conoscere meglio e di approfondire i temi su cui e` stata imperniata questa festa francamente credo che ci sia da fare riflessione solamente riflessioni intime, riflessioni interne anche perche` gran parte del Pubblico è andato via, ci parliamo un po’ un po’ tra di noi, ci parliamo un po’ su quelli che sono i sentimenti che ci provoca questa festa della Toscana che giustamente e` stata intitolata “La guerra negli occhi dei bambini” questo ci provoca delle sensazioni anche su quello che c'e` nelle nostro ricordo della guerra, fotografie, testimonianze, filmati ed io credo che piu’ di ogni altra a me e’ rimasta impressa quella immagine di quei bambini che nella difesa Berlino, la Hitler jugend* quei bambini che erano stati indottrinati da un regime totalitario, quei bambini di 12 - 13 anni imbracciavano i panzer faust* per sparare, per difendere strenuamente quello indottrinamento pericoloso compiuto nel Nazismo in quelle paese. Ed i filmati dei soldati Americani e Russi che una volta presi questi bambini, gli toglievano le armi, gli davano un pedatone nel sedere, un pedatone con grande paternalita`, quelle scappellotto che si da’ al bambino che sbaglia, educativo, pedagogico, beh, dimostrano un po’ che in tutti c'e` quella sensazione che il bambino e la guerra sono cose che devono stare

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completamente distanti ed anche quella immagine di qualche mese fa, era il marzo del 2004, quindi non si va indietro di 50 anni, di quel ragazzo che aveva la cintura esplosiva, che fu catturato, fu messo sotto pressione dagli israeliani, gli fu levata la cintura esplosiva, e fu allontanato, senza sparargli, perche’ si capiva che era un bambino, che anche lui era caduto in quella dinamica perversa della ideologizzazione, della fanaticizzazione che portava i bambini a credere nella guerra, nell’odio, questo credo che siano due momenti emblematici di quanto i bambini e la guerra devono essere distanti. Quel bambino a cui veniva tolto il panzer faust e quel bambino che era pronto a farsi saltare in aria, questo ci deve far pensare sui danni che fa un indottrinamento, un fanatismo perverso nei confronti dei bambini e questo deve rifuggire chi ha una mentalita` libera, non si puo` educare i bambini della violenza cosi` come faceva Eichmann cosi’ come viene fatto ancora in alcuni Paesi, perche’ non dimentichiamoci che c’e’ un business dei bambini Shaiid* i bambini Shaiid* sono i bambini martiri, sono coloro che si fanno saltare in aria, che diventano bombe umane, pero’ dietro a loro c'e` un sostegno economico che va alle famiglie, e` questa la perversione di questo terrorismo e bene diceva quel ragazzo del Saharawi che l’educazione loro, la convinzione dell’Islam, e’ una convinzione diversa, loro non credono nel terrorismo, pero’ c’e’ qualcuno che ancora soffia su questo fuoco, pero’ c’e’ qualcuno che continua a dire e continua ad insegnare “amiamo la morte come voi amate la vita” credo che un grande lavoro deve essere fatto nei confronti delle persone che continuano ad insegnare cosi’ come faceva Eichmann si’, come era permeata la Hitler Jugend* la convinzione di un ideale superiore, la convinzione che valeva la pena immortalarsi per il Fuhrer come valeva la pena immortalarsi per la Jiaad* islamica, credo che questi esempi debbano essere esempi che ci fanno capire quanto i bambini devono essere educati alla Pace e qui ritorno sul tema di una perversione di un certo tipo di politica che si nasconde, che non vuol guardare a quello che sta accadendo in alcuni Paesi, magari guardando quello che sta accadendo in altri. C'e` ancora questa istigazione alla guerra, c'e` ancora una forma di convinzione perversa che immortalarsi per la Jiaad* sia un valore importante, oltre a questo c'e` quello che dicevo prima un business che e quello degli aiuti che poi arrivano alle famiglie, questo e` il vero male che va stroncato è questo che credo ci debba impegnare veramente per allontanare i bambini da qualsiasi forma di crimine e da qualsiasi forma di guerra. Concludo dicendo che io non sono perfettamente convinto che la parola “solidarieta’” le Associazione per la solidarieta’ tutte le volte che si muovano, si muovano facendo del bene e ne ho testimonianze e la possa dare di questo. Alcune organizzazioni solidaristiche che operavano in Thailandia convinte di fare forse del bene hanno alimentato la produzione di oppio in quelle zone.- Alcuni finanziamenti destinati a valorizzare questo Paese sono stati destinati e sono andati nelle casse di coloro che erano i trafficanti di droga, quindi ci deve essere anche una certa attenzione su chi fa’ solidarieta’. In nome della solidarieta’ non si puo` fare tutto, marcandosi con questa bandiera che affranca da qualsiasi responsabilita`, anche la solidarieta` deve essere affidata a quelle organizzazioni, a quelle persone ed avere delle forme di garanzia che quelle forme di solidarieta’ e quelle somme vanno spese correttamente. Concludo dicendo e riprendendo le parole di quel ragazzo del Saharawi che quello che deve essere oggi, anche l’impegno dell’Europa, non deve essere una battaglia di religione nei confronti

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dello Islam, che e` quello che ora come ora, come e’ stato il Nazismo, 50 anni, come sono stati i regimi totalitari pochi anni fa, quello che provoca gran parte dei dissesti del convivere civile. Non e’ una guerra contro l’ISLAM, ma credo che sia una guerra contro questa degenerazione che dovremo sconfiggere, perche’ credo che non puo` esistere in qualsiasi parte dal mondo un bambino che ama la morte. Credo che su questa riflessione, sui bambini che amano la morte piu della vita, dovremmo pensare veramente a questa festa della Toscana. Mi rammarico solamente del fatto che non ci siano presenti i bambini. Forse sono arrivati, presi, andati via, impacchettati e riportati a scuola, forse sarebbe piu` giusto, anche nel loro interesse e soprattutto nella loro crescita educativa e formativa che partecipassero ed avessero la possibilita di ascoltate tutti gli interventi, altrimenti diventa puramente un show, diventa una forma di propaganda, una forma di violenza sui bambini, fatta utilizzano gli stessi forse per riempire una sala e fargli vedere solo una parte di quella che e` la realta’. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie Zingoni, devo richiamare solo quest’ultima parte, i ragazzi sono andati via perche` e` terminato l’orario scolastico con le loro insegnanti, non certo per un calcolo della organizzazione della manifestazione, anzi voglio dire che l’Amministrazione Provinciale e andata a parlare con i ragazzi stimolando le loro riflessioni anche in questo fine settimana, sabato scorso, una manifestazione molto riuscita dove purtroppo, caso mai erano assenti i Consiglieri Provinciali e di questo mi rammarico insieme alla stampa pero sicuramente il valore di queste manifestazioni e’ quello di stimolare... CONSIGLIERE - CARIDDI GRAZIANI (fuori microfono) Non lo dire questo che il consiglio Provinciale e` assente, perche’ non e` cosi` PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Allora devo ad eccezione del consigliere Graziani che era presente, devo dire questo? Io ho parlato a larghissima maggioranza, comunque dicevo che il dibattito di stamani non puo’ essere sicuramente catalogato in questa fase, do la parola a Giannoni e poi alla consigliera Pierfederici, come Commissione pari opportunita’ e poi Petri. CONSIGLIERE - LUCIANO GIANNONI Visto che siamo soli, non siamo nemmeno obbligati, almeno io non mi sento obbligato al Politicaly Correct e quindi vorrei un attimino “sbottare” intanto credo che oggi pomeriggio andro` da dottore per farmi prescrivere un esame contro il diabete, perche` c'e` stata

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dall’inizio fino all’ultimo intervento, una tale invasione, esondazione di melassa e di bonismo disgustosi per cui il tasso zuccherino nel sangue di tutti deve essere allo stelle, mi ha colpito anche, non bene deve dire, l’intervento di chi doveva in qualche modo rappresentare li voce di quelli che sono gli oppressi del mondo. Perche` la liberta` regalata non e` mai tale. perche` nessuno te la regala, la liberta` se te la regalano, te la regalano perche` in cambio vogliono altre cose. Allora credo che e` una battuta ma si fa per alleggerire un po', se anche del 1943 i nostri ragazzi avessero detto, ma no, non si puo` fare la Resistenza sparare contro i Tedeschi aspettiamo che qualcuno ci regali la Liberazione, si sta che ora a fine seduta avremmo concluso con il saluto al Duce, quindi liberta’ non e` vero che bisogna aspettare qualcuno bravo che ce la regali, perche’ quelli bravi che ce che la regalano non ci sono, cosi’ come la guerra non e un’entita maligna che volteggia in qua e la . La guerra fino delle origini del Mondo nasce perche` c'e` qualcuno che vuole conquistare qualcun altro per perche’ gli interessa o il suo territorio o le sue ricchezze o le sue capacita` potenziali e quindi la guerra e quindi le invasioni o almeno i tentativi e quindi l’imperialismo e quindi il colonialismo, allora guerra non nasce a caso, ma nasce perche` qualcuno ha la volonta’ da prevaricare qualcun altro, ma allora quando si parla, oggi delle guerre di oggi, bisognerebbe io credo avere anche l’onesta’ di fare i nomi ed i cognomi, perche` altrimenti si parla nel vago, si fa del buonismo, si fa del qualunquismo, perche’ questo e` qualunquismo, dire “siamo tutti contro la guerra” non vuol dire nulla! Non vuole dire nulla a meno che non siamo tutti disponibili all’atteggiamento passivo e supino per cui chiunque venga bisogna dire che noi siamo per la Pace per forza e che la guerra e` brutta. Certo che e` brutta! Ma come si combatta la guerra che ti portano a casa? Io oggi pomeriggio partecipo a una iniziativa a Piombino, di cui sono anche l’organizzatore, con un esponente dalla Resistenza Irachena e mentre sentivo questi discorsi, pensavo: ma ve lo immaginate voi andare davvero dagli iracheni e raccontargli queste fanfaluche sulla Pace generica, quando sono occupati militarmente da un insieme di potenze il cui interesse non e’ la distruzione delle armi di massa che si e’ visto che non c'erano, non e’ nemmeno l’esportazione della liberta’ perche’ gli americani in Sud America ne hanno esportata anche troppa di liberta in Cile, in Nicaragua e da altre parti, ma perche` c'e` il petrolio, e questi che cosa dovrebbero fare, dovrebbero star li’ ad aspettare che qualcuno gli regali l’indipendenza, la liberta’, la Pace o invece e giusto che usino quello che hanno, dal kalasnikov alla bomba per combattere contro chi li ha invasi prima bombardati ed ora occupati. Allora quando si ragiona di Pace e di guerra, io capisco il medico che vede il risultato finale della guerra, vede il bambino ferito, il bambino colpito, il bambino affamato, pero` quando si ragiona di politica, bisogna anche capire come si evita la guerra, ma per capire come si evita bisogna anche dire chi la fa e quando si dice che la fa’, bisogna anche dire come si combatti chi fa la guerra. La guerra carissimi colleghi con si combatte con le chiacchiere, la Guerra e chi fa la guerra, si combatte purtroppo con le armi, perche’ questa e` l’esperienza, questo e’ l’unico modo, i partigiani che non erano dei guerrafondai incalliti, sparavano e combattevano contro gli invasori tedeschi ed i loro alleati fascisti, perche’ cosi` e`, perche’ cosi’ non si poteva fare altrimenti, allora usciamo dalle paludi del qualunquismo generico, dobbiamo dire che si e` fa la guerra, dobbiamo dire perche` c'e` ancora una forma di imperialismo che cerca di portare

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dichiarazione di ieri dal Presidente Bush, dello amico George come dice Berlusconi, che portera` la guerra ovunque ci sono suoi nemici, lo ha dichiarato ieri, rispondere a questo dicendo semplicemente “ci vuole la Pace e se lui fa la guerra noi continuiamo a dire che ci vuole la Pace” e` non solo banale, ma e` anche criminale, perche’ in questo modo si consentira` ai Bush di fare quello che vogliono senza nessuna possibilità di tentare di bloccare e vi ricordo per non andare molto lontani e chiudo, che il Nazismo ed il Fascismo, lo ripeto ancora. perche` credo che siano concetti tuttora vivi ed importanti sono stati combattuti, ma non combattuti con i discorsi, ma combattuti con le armi e vinti con le armi. Nel manifestino di questa manifestazione c'e` al centro una bambina Vietnamita, e` vero che il Vietnam ha avuto un appoggio e la solidarieta di tutto il mondo, ma il Vietnam ha vinto ed ha mandato via gli invasori americani ed i loro lacche’ perche’ avevano i fucili, avevano le mitragliatrici, avevano le bombe ed avevano i cannoni, i missili che gli venivano mandati da quei Paesi che hanno sempre sostenuto e solidarizzato con i popoli oppressi, senza questo si fa qualunquismo e si fa vincere che ha in mano le armi per la prepotenza. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie Giannoni, Graziella Pierfederici, come presidente della Commissione Pari Opportunita’. CONSIGLIERA - GRAZIELLA PIERFEDERICI E noto a tutti che la prima guerra mondiale e l’ultima guerra che e’ stata tradizionale, cioe’ di posizione, che e’ stata combattuta da eserciti regolari, dopo di allora, le altre guerre, sono state combattute colpendo prevalentemente le città’, le popolazioni civili e quindi anche molti bambini, basta ricordare Hiroshima e Nagasaki dove in pochi minuti due intere città’ di centinaia di migliaia di persone sono state distrutte, per cui quando oggi diciamo che facciamo una guerra, sappiamo che saranno sacrificati, centinaia, migliaia di persone civili, soprattutto bambini. L’articolo 11 della nostra costituzione ripudia e sottolineo il verbo “ripudia” la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, questo concetto l’ha espresso con molta determinazione ed enfasi l’ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro in una trasmissione televisiva una di queste sere che faceva parte dell’assemblea costituente dopo la seconda guerra mondiale ed ha espresso come in quella assemblea si volesse proprio esprimere il concetto di “ripudiare” di allontanare fisicamente anche l’idea stessa della guerra e quindi fare riflettere oggi la decisione della maggioranza che governa il nostro Paese che non rispettando quello che e` un dettato della nostra Costituzione si e` impegnata in una guerra imperialista insieme agli Americani, come quella che si sta conducendo ora in Iraq offendendo la nostra costituzione. D’altra parte e` chiaro che la nostra costituzione non e` di gradimento dalla maggioranza in quando ha messo mano ad una riforma costituzionale che rischia di stravolgere quella che e’ una Costituzione assolutamente democratica,

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come quella che e` uscita dall’Assemblea Costituente. Personalmente io sono per la non violenza sempre, personalmente io lavoro per una rivoluzione pacifica di massa, che è l’unica secondo me,. possibilita` per il nostro mondo di affrontare il nostro futuro. Qui si e parlato e anche altri consiglieri hanno parlato di un futuro migliore, ma il nostro futuro sono i bambini di oggi, quindi la guerra che si fa oggi in ogni momento è la guerra che si deve, si vuole, si puo` rifiutare, dobbiamo dire di no alla guerra, a qualsiasi guerra. I bambini oggi sono assuefatti purtroppo dalle immagini televisive che fanno vedere immagini di guerra, immagini che poi vengono riprese dai cartoni animai ed anche dai giochi, dai giocattoli con i quali li facciamo giocare, quindi questi bambini si fanno un’idea, pensano che la guerra sia un gioco virtuale, poi quando vengono mandati in guerra allora perdono le gambe, perdono gli occhi, perdono le braccia, e come i reduci del Vietnam che tornano poi a casa, dopo aver capito che la guerra non era un gioco, perche’ hanno pagato di persona, non sono nemmeno stimati e non hanno nemmeno la solidarieta` dei loro concittadini, vengono considerati dei traditori. Concludo dicendo che per noi adulti e` veramente preoccupante il bisogno che noi abbiamo di identificare nei bambini un ruolo di messia, come ultima icona possibile nel nostro mondo che ci fornisce il pretesto per dichiarare inutile la guerra, non ce ne dovrebbe essere bisogno, soprattutto nei Paesi del primo mondo come il nostro che sono piu’ ricchi e piu’ evoluti, ma come diceva Pier Paolo Pasolini: “Il progresso non vuole dire civilta` “ PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie Pierfederici, la parola al consigliere Petri. CONSIGLIERE - PIERLUIGI PETRI Brevi riflessioni, brevi osservazioni, perche` stamani e` stato detto tanto, e` stato detto tanto di concreto, sono stati espressi tanti concetti veramente importanti, ma voglio ripartire dall’inizio oggi siamo riuniti per celebrare in parte, almeno con questo consiglio straordinario la festa della Toscana che e` stata promulgata nel 2000 per ricordare come Pietro Leopoldo nel 1786 promulgo` il suo editto che aboliva la pena di morte su questo questioni, specialmente poi con il tema che ci e` stato dato della guerra e la Pace attraverso gli occhi dei bambini e molto facile scadere o nello intellettualismo o nella retorica sentimentalistica o politica comunque sia. Credo che molta parte di questo pericolo stamani sia stato evitato perche` abbiamo avuto la fortuna di ascoltare esperienze vere, esperienze sofferte sulla propria pelle da tanti che hanno avuto coraggio piu` di noi, piu` di me. Per portare la loro opera anche solo come procacciatore di vettovaglie come mi pare dicesse Alvaro stamani, ma scusatemi se e` poco quello di preoccuparsi del cibo di chi spende il proprio coraggio la propria vita con l’arma in pugno.

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Dico riallacciarsi alla Leopoldina, voglio solo leggere un passo della proposizione numero 52, perche` la vedo molto attuale. Il poeta dopo la seconda guerra mondiale diceva: - sei ancora uomo della pietra, cioe’ sei ancora all’epoca dalla pietra uomo del mio tempo - insomma il concetto e quello. Pietro Leopoldo aveva anticipato il poeta, oggi noi richiamiamo Pietro Leopoldo ed il poeta perche` qualcuno dice che c'e` bisogno della pena di morte, che c'e` bisogno anche della taglia. La proposizione numero 52: “resta in conseguenza e tanto piu` proscritto e abolito il barbaro e detestabile abuso della facolta’ concessa da alcuna delle dette leggi a ciascheduno di ammazzare impunemente e con promessa di un premio i Banditi - i banditi la Leopoldina lo scrive con la lettera maiuscola - questo non per dire che io apprezzi i Banditi sia chiaro il discorso - i Banditi in contumacia per detti capitali delitti - mi fermo qui . Stamani abbiamo sentito tante cose e mi faceva venire in mente qualcuno l’espressione di Teresa Sardi Strada da Emergency che abbiamo avuto l’onere ed piacere di ascoltare il 27 a Marina di Campo che ci ricordava, finche` la guerra non viene percepita come un tabù, noi con potremo uscirne. Il tabù che cosa e` ? Il tabù e` quel concetto che in maniera irriflessa proprio a pelle proprio senza pensarci sopra suscita in noi una repulsione, una contrarietà, una avversione, quindi la guerra se non e` percepita da ciascuno di noi, come un tabù, se non vede impegnato ciascuno di noi con tutte le sue fibre fino in fondo la guerra non potra` essere risolta; ed io sono convinto che qualunque problema non puo` essere risolto se ciascuno di noi non risolve il suo pezzettino di problema, se non assicura in tutte le manifestazioni della sua esistenza un pezzettino di soluzioni, se non partecipa per quanto gli e` possibile con la sua vigliaccheria, con la sua opulenza o con la sua poverta` alla soluzione dei problemi che le organizzazioni cosi` ONLUS che i volontari, che tutti gli altri hanno il coraggio piu` forte del mio per portarlo avanti. Allora che senso ha parlare di guerra che combatte altra guerra? Graziella Pierfederici diceva io sono pacifista, pacifista fino in fondo, non si puo` combattere una guerra con un altro tipo di guerra, io sono d'accordo con lei... CONSIGLIERA - GRAZIELLA PIERFEDERICI (fuori microfono) Mi fa piacere CONSIGLIERE - PIERLUIGI PETRI ... in questa cosa sono d'accordo con lei e poi il portare dal basso le esperienze perche’ ciascuno poi impari da se’ a progredire e quindi poi l’apprezzamento della politica della Regione Toscana e qui mi fermo, per non sembrare che io faccia propaganda perche’ non faccia discorsi politici di appoggio alla Regione Toscana, perche’ la Regione Toscana secondo me fa bene. In sostanza e concludo, la cosa che mi resta da dire e da chiedere a ciascuno di voi, ciascuno di noi, e una impegno alla riflessione, un impegno al ragionare continuamente senza lasciare perdere un giorno su quello che ci succede tutto intorno, perche’ ` quello che ci succede tutto intorno un po' investe la nostra

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responsabilita`. Mi basta di dire la nostra responsabilita` di individui, perche` le nazioni, i popoli, gli stati, i Governi sono stati fatti dagli individui, riflettiamo solo su questo, facciamo solo questo sforzo, poi ad Emergency ognuno di noi spedira` quel conto corrente per quello che gli e` possibile, non si vergogni colui che non ce la fa a tirare fuori dal proprio portafoglio i 10 euro che sarebbero possibili, oggi giorno bisogna incominciare a pensare che anche quei 10 euro insomma., cosi`, basta che ciascuno di noi porti il proprio contributo di idee, di convinzioni, di valori perche poi questi valori indubbiamente se ci sono prospereranno e porteranno al risultato voluto. Leggevo da qualche parte mi pare su una diapositiva, per aiutare non occorre essere medici senza frontiere, basta essere senza frontiere. Questo sempre, perche` il nostro mondo non finisce dietro l’angolo di casa, perche` le frontiere sono quelle che ci separano dalla zia della bimba, ci separano da tutti i problemi del mondo. Rischio di cadere nella retorica ed all’inizio avevo detto che sarebbe stato bene non farlo, per cui termino qui, scusandomi di avervi portato via del tempo alle una e venti sperando che serva a qualche cosa questa discussione anche se il Giannoni penserebbe che bisognerebbe andare sulle barricate con le armi meglio parlare, meglio raccontarsi le cose, meglio discutere sulle esperienze che ciascuno di noi, di loro ha fatto. Vi ringrazio. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Grazie a Petri abbiamo concluso, in attesa che arrivi il Presidente per la conclusione della mattinata che a me e` sembrata particolarmente importante ed interessante, credo che sia stato utile perche` ha consentito a tutti noi di riflettere su un tema cosi` importante di cui purtroppo dobbiamo parlare e da piu` parti e` stato sollevato il problema che le nostre parole sono inadeguate, che spesso sono insufficienti ad affrontare un problema cosi` complesso. Io in una occasione di questa Festa della Toscana una occasione di questa Festa della Toscana incontrando proprio Teresa Sarti Strada che ha partecipato da due iniziative coordinate dell’Amministrazione Provinciale, una a Piombino in un Consiglio Comunale aperto, l’altra a Campo nell’Elba, sentire il ringraziamento di questa donna e poi la telefonata del marito Gino Strada impegnato in prima linea a curare persone vittime della follia della guerra, credo che abbia in parte soddisfatto la convinzione di non essere del tutto inutile, di non fare soltanto delle chiacchiere, sentire Gino Strada che al telefono ringraziava il Presidente della Provincia, il consiglio Provinciale che gli abbiamo dato in questa battaglia, forse non e` sufficiente, ma perlomeno riempie una piccola soddisfazione, di avere fatto non proprio nulla,. ma di avere fatto qualcosa, a me dispiace che Luciano Giannoni sia andato via perche` il suo intervento non lo condivido, perche’ io credo che ci sia una alternativa alla guerra, condivido le cose che diceva la consigliera Pierfederici e anche quelle che diceva Petri, che c'e` una alternativa alla guerra, sempre c'e una alternativa alla guerra, altrimenti vanificheremmo anche la battaglia del popolo Saharawi che ha scelto non ci rinunciare alla propria liberta` di assuefarsi all'invasore, ma di condurre una propria battaglia fatta di Pace e di Dialogo, vanificheremmo anche tutta l’azione di Ghandi che aveva scelto la Pace come elemento per combattere la guerra, ma lo stesso pacifismo di oggi sarebbe inutile se avessimo la

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convinzione che alla guerra si risponde con la guerra. La guerra e` voluto da qualcuno, alla guerra si oppongono altri ed e` giusto stabilirle queste differenze, ma anche affermare il principio che ci sono sempre delle alternative, le alternative sono quelle del dialogo, della politica, della comprensione del rispetto degli altri. Credo che ad ognuno di noi questa Festa della Toscana aiuti a riflettere su questi argomenti che sono argomenti complessi, non sono Sicuramente argomenti di facile soluzione, pero` penso che parlandone riusciremo sicuramente a portare il nostro piccolo contributo, la parola al Presidente Giorgio Kutufa’ per la conclusione della mattinata. PRESIDENTE - GIORGIO KUTUFA’ E` stata una mattinata piu` che valida quella che abbiamo impegnato stamani sul tema della Pace cosi` come si era richiamato dalle celebrazioni della Festa della Toscana perche` - mi pare giustamente - il consiglio le ha impostate sulle testimonianze degli operatori concreti della Pace ed abbiamo ascoltato testimonianze molto toccanti, che appunto hanno riguardato persone che si sono spese, che hanno speso anni della loro vita, proprio perche` la Pace venisse realizzata, e` quindi la migliore risposta che la Toscana, Livorno ha dato a questo grande problema che supera sicuramente le affermazioni che qui si possano fare; io ricordo che nel programma di mandato, il programma elettorale approvato dagli elettori avevo anteposto al mandato amministrativo una frase di La Pira, una dichiarazione “prima di tutto La Pace”. Questa e` la testimonianza che da Livorno, da questa Provincia parte questo convinto appello e convinto inesauribile bisogno di Pace, questa e` una affermazione che sosteniamo concretamente, che Livorno sostiene dalle sue origini, la Livorno della convivenza di tutte le razze e di tutte le religioni, una Livorno che non ha conosciuto il ghetto, una Livorno tollerante che e` sempre stata attenta ai problemi della Pace, lo e` stato nella sua storia e lo e’ anche attualmente e questa e` un convinzione che penso sia di tutti cosi’ come e` la convinzione di tutti che la guerra, la guerra soprattutto nei tempi moderni e` una guerra inaccettabile. Inaccettabile proprio perche` sacrifica tutti, e sacrifica soprattutto i bambini, qui si e’ parlato di dati che sono estremamente allarmanti 500 morti al giorno di bambini, il 30, 35 % di caduti nella guerra sono bambini, pensate a tutti i bambini orfani, a tutti coloro che hanno la vita devastata dalla guerra, e quelli che ci perdono in guerra i genitori, ed hanno una vita carente negli affetti che li segna per tutta la vita, quindi i bambini, l'avvenire del mondo che e` travolto dalla guerre. Noi dobbiamo operare perche` le guerre vengano superate, la guerra va superata portando la giustizia nel mondo, questo e l'elemento e quindi il sostegno che anche qui il Presidente ricordava alla Cooperazione internazionale e` quel contributo concreto che noi diamo, al di la delle affermazioni, delle iniziative pure importanti della coscienza di Pace che va sempre creato, quel contributo modesto, ma pur significativo, che noi intendiamo affermare è proprio perche` la cooperazione e qui sono stati riportati dati che sono sotto gli occhi di tutti, questo grande dislivello,. questa mortalita infantile, questa denutrizione, questa situazione assolutamente inaccettabile di una larga parte della umanita` che va assolutamente superata. L’impegno che anche qui ricordava l’assessore preposto

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Guerrieri alla cooperazione, da Strada veniva ricordato che c’e’ questo impegno per gli ospedali a Sierra Leone, proprio in Sierra Leone si vede questo fenomeno aberrante dei bambini soldati, piccole macchine da guerra, bambini utilizzati come piccole macchine da guerra, proprio loro che sono le prime vittime si fanno carnefici inconsapevoli e cosi` via, combattere la guerra con questi segnali; ed e` stato interessantissimo vedere i dipendenti della Provincia impegnati in prima fila in questa cosa, ed e un elemento di grande significato che ci fa tutti riflettere, l'impegno oltre alle parole e` concreto, di persone, mezzi (scarsi) ma comunque e significativo muoverci in questa direzione. Come ha detto giustamente Luciano Guerrieri, il problema della Pace si risolve nella misura in cui si trova un equilibrio diverso nel mondo, questo equilibrio diverso si deve trovare con un governo, l'O.N.U. in parte ha fallito e cosi’ via con governi sovranazionali, io avevo lasciato come elemento di speranza e di fiducia pensando di poter parlare anche ai giovani e cosi` via, chiaramente il pubblico e` cambiato, perche` i tempi sono stati forse piu’ lunghi di quelli previsti, vorrei, forse cadro’ anch’io nel buonismo e nella melassa, pero’ vorrei dare un messaggio di speranza La Pace non e’ un’utopia irrealizzabile, qual e’ la strada per arrivare alla Pace? E` la strada che ha percorso e stasera avro` l'onore di presentare De Mita che ricorda Alcide De Gasperi, che ha insegnato per l’Europa Alcide De Gasperi e gli altri fondatori della comunita` Europea andando verso i governi sovranazionali. La Pace e` realizzabile, la Pace non una utopia, voi pensate che tutte le guerre mondiali hanno avuto come epicentro l’Europa, e’ stata fino al 1945 il terreno di tutte le guerre. Con la costruzione dell’Europea si e` sconfitto il principio della guerra, voi vi immaginate ora i giovani francesi o tedeschi che pensano di sopraffarsi, o pensano di farsi la guerra uno con l’altro. Noi abbiamo costruito con l’Europa una isola di Pace in un continente che e` stato il centro della guerra per millenni. Quindi si e` sradicata la guerra nel posto dove le guerre sono nate in maniera piu` completa e piu` continua di tutta la storia, quindi e` la prova che la Pace si puo` realizzare, la Pace si realizza attraverso questa concezione di governi sovranazionali. Ci siamo arrivati, ci stiamo arrivando, al limite anche le vicende del Parlamento Europeo che hanno riguardato qualche nostro commissario dimostrano che si sta costruendo un governo Europeo, c’e’ una cessione di sovranita’ non si batte piu’ moneta, l'Italia non batte piu` moneta, perche’ ha scelto l’Euro cioe’ ha una cessione di sovranita`, prima uno dei fondamenti dello Stato era battere moneta, l'Italia non batte, come altri 11 paesi ha dato una cessione di sovranita` pero` questo in un principio che ha creato una situazione di pace, di sviluppo e cosi` via che secondo me e` assolutamente esportabile, che va indicata come un elemento raggiunto in Europa e possibile per il resto del mondo, non e` una utopia l’abbiamo realizzata nel continente che ha visto piu` guerre nella storia. Quindi come siamo riusciti a superarlo noi, secondo me lo possono superare i popoli, in questo voglio dare un elemento di fiducia e di speranza. noi possiamo realizzarla questa Pace, come l’abbiamo realizzata in Europa, non e facile, perche gli elementi di sopraffazione, gli elementi degli egoismi nazionali di ceti ovviamente quelli piu’ forti, che intendono con la forza riaffermare i propri interessi e cosi’ via, sono elementi contro i quali bisogna lottare con grande convinzione e forza, e’ una lotta che puo’ avere successo, cosi’ mi voglio augurare a questo impegno di realizzare concretamente la Pace nel mondo con tutto quello che questo comporta, ovviamente rispettando il principio

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dell'autodeterminazione dei popoli che secondo me e` irrinunciabile, la Provincia di Livorno intende sicuramente dare il suo contributo, ed anche una giornata come oggi non e` una giornata assolutamente inutile in questa strada, anzi e’ un elemento che ha portato a tutti, grazie alle testimonianze di chi per questa Pace ha impegnato energie, vita, anni e cosi` via, e` la dimostrazione che su questa strada ci sono, grandi energie, grandi impegni e grandi possibilita` di successo, con questo voglio chiudere questa giornata, ringraziando il consiglio di averla voluta organizzare, e ripetendo che questo e` soltanto una tappa di un progetto piu` complessivo che ci vuole vedere impegnati nella costruzione della Pace attraverso la cooperazione dei popoli. PRESIDENTE - FRANCO FRANCHINI Il consiglio Provinciale e concluso. Ricordo che il prossimo consiglio e il giorno 9 e quello dopo il giorno 20. Arrivederci