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2. ATAC: OPERAZIONI DI CROSS BORDER LEASE Premessa Il cross border lease è una situazione di finanziamento di carattere internazionale, in cui i soggetti coinvolti non risultano essere residenti nello stesso paese. Contenuto delle operazioni Le operazioni di cross border lease (CBL) sono operazioni finanziarie finalizzate a produrre benefici fiscali in favore dell’investitore regolamentate dalla specifica disciplina statunitense vigente al tempo della conclusione dei contratti con ATAC (anno 2003) ed attualmente non più in vigore. La società ATAC è stata la prima e sola società italiana a partecipare ad operazioni di CBL. ATAC, nello specifico, ha concluso quattro operazioni di CBL con due investitori statunitensi, operanti tramite trust, ossia veicoli finanziari costituiti ad hoc, aventi ad oggetto la concessione in godimento del materiale rotabile. Tali investitori sono rispettivamente: Investitor Regions (all’epoca AMSOUTH Leasing) Investitor KEY Corporate Capital Nel merito, ATAC ha ottenuto un compenso pari alla differenza tra il canone percepito a fronte del contratto in cui opera come locatore dei beni costituiti dal materiale rotabile ed il valore del canone da erogare al fronte del contratto in cui opera come locatario sempre degli stesi beni, ovvero del materiale rotabile. ATAC, sia in veste di locatore che di locatario, mantiene il godimento dei propri beni oggetto delle operazioni di CBL. Detti Trust si sono finanziati in parte con azioni ed in parte mediante finanziamenti concessi da istituti stranieri e, dunque, come tali strettamente connessi all’andamento dei mercati. Le banche finanziatrici sono Bank of Ireland – Dexia Credit Local – Deutsche Bank – American International Group. ATAC non esercita nessun tipo di controllo sui movimenti di denaro fra le banche e gli investitori. Costo e profitto delle operazioni All’atto della stipula dei contratti, ATAC ha ricevuto un profitto pari alla differenza tra quanto ricevuto dagli investitori statunitensi (tramite i Trusts) a titolo di corrispettivo in forza del contratto dell’Head Lease, di ammontare pari a $ 555.658.729 (cinquecentocinquantacinque milioni e seicentocinquantottomila e settecentoventinove dollari) e il minore importo pagato al medesimo investitore in ragione del contratto di Sub Lease, di ammontare pari a $ 538.884.678 (cinquecentotrentotto milioni e ottocentottantaquattromila e seicentosettantotto dollari). Tale profitto ricevuto in un’unica soluzione nel 2003, è pari a $ 16.904.245 (sedicimilioni e novecentoquattromila e duecentoquarantacinque dollari). Vantaggio per l’investitore USA: Vantaggi di natura fiscale (deduzione delle quote di ammortamento in relazione ai beni oggetto del contratto e deduzione degli interessi passivi ed altre spese deducibili sostenuti per finanziare la partecipazione alle operazioni). Teorico Vantaggio per ATAC: (Immediata percezione di una somma di denaro, pari alla differenza dei contratti di locazione di cui sopra, che rappresenta parte del beneficio fiscale ricevuto dall’investitore).

2 - OPERAZIONI DI CROSS BORDER LEASE

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2. ATAC: OPERAZIONI DI CROSS BORDER LEASE

Premessa Il cross border lease è una situazione di finanziamento di carattere internazionale, in cui i soggetti coinvolti non risultano essere residenti nello stesso paese. Contenuto delle operazioni Le operazioni di cross border lease (CBL) sono operazioni finanziarie finalizzate a produrre benefici fiscali in favore dell’investitore regolamentate dalla specifica disciplina statunitense vigente al tempo della conclusione dei contratti con ATAC (anno 2003) ed attualmente non più in vigore. La società ATAC è stata la prima e sola società italiana a partecipare ad operazioni di CBL. ATAC, nello specifico, ha concluso quattro operazioni di CBL con due investitori statunitensi, operanti tramite trust, ossia veicoli finanziari costituiti ad hoc, aventi ad oggetto la concessione in godimento del materiale rotabile. Tali investitori sono rispettivamente: Investitor Regions (all’epoca AMSOUTH Leasing) Investitor KEY Corporate Capital Nel merito, ATAC ha ottenuto un compenso pari alla differenza tra il canone percepito a fronte del contratto in cui opera come locatore dei beni costituiti dal materiale rotabile ed il valore del canone da erogare al fronte del contratto in cui opera come locatario sempre degli stesi beni, ovvero del materiale rotabile. ATAC, sia in veste di locatore che di locatario, mantiene il godimento dei propri beni oggetto delle operazioni di CBL. Detti Trust si sono finanziati in parte con azioni ed in parte mediante finanziamenti concessi da istituti stranieri e, dunque, come tali strettamente connessi all’andamento dei mercati. Le banche finanziatrici sono Bank of Ireland – Dexia Credit Local – Deutsche Bank – American International Group. ATAC non esercita nessun tipo di controllo sui movimenti di denaro fra le banche e gli investitori. Costo e profitto delle operazioni All’atto della stipula dei contratti, ATAC ha ricevuto un profitto pari alla differenza tra quanto ricevuto dagli investitori statunitensi (tramite i Trusts) a titolo di corrispettivo in forza del contratto dell’Head Lease, di ammontare pari a $ 555.658.729 (cinquecentocinquantacinque milioni e seicentocinquantottomila e settecentoventinove dollari) e il minore importo pagato al medesimo investitore in ragione del contratto di Sub Lease, di ammontare pari a $ 538.884.678 (cinquecentotrentotto milioni e ottocentottantaquattromila e seicentosettantotto dollari). Tale profitto ricevuto in un’unica soluzione nel 2003, è pari a $ 16.904.245 (sedicimilioni e novecentoquattromila e duecentoquarantacinque dollari). Vantaggio per l’investitore USA: Vantaggi di natura fiscale (deduzione delle quote di ammortamento in relazione ai beni oggetto del contratto e deduzione degli interessi passivi ed altre spese deducibili sostenuti per finanziare la partecipazione alle operazioni). Teorico Vantaggio per ATAC: (Immediata percezione di una somma di denaro, pari alla differenza dei contratti di locazione di cui sopra, che rappresenta parte del beneficio fiscale ricevuto dall’investitore).

Caratteristiche e durata del contratto La durata delle operazioni di CBL sottoscritte da ATAC è fino al 2028. ATAC è tenuta, nell’arco di questo periodo, a mantenere determinati standard economico-finanziari (ad esempio mantenimento di un capitale sociale al di sopra di una certa soglia), pena l’applicazione di gravose penali, e a garantire un piano di rientro secondo prestabiliti flussi di cassa. A fronte di questo, ATAC deve individuare, di anno in anno, nel proprio bilancio uno specifico fondo rischi, volto a coprire il piano di rientro in considerazione degli effetti che le oscillazioni dei mercati finanziari hanno sui titoli e sulle azioni rientranti nelle operazioni di CBL. Fino ad oggi, tale fondo non è stato inserito nel bilancio ATAC. Tuttavia, lo sfavorevole andamento dei mercati finanziari di questi ultimi anni ha avuto ripercussioni dirette sul CBL di ATAC. In particolare, allo stato attuale, le operazioni di CBL effettuate da ATAC presentano un elevato tasso di rischiosità poiché prevedono impegni di liquidità in titoli rivelatosi a rischio di default e/o in depositi presso istituti di credito come BANK of IRELAND, anch’essi a rischio fallimento. In particolare, emerge che: una parte della liquidità connessa al CBL risulta investita in titoli di istituti di credito statunitensi FREDDIE MAC e FANNIE MAE, titoli rilevatesi ad alto rischio di default in quanto connessi a mutui subprime. In particolare, FREDDIE MAC e FANNIE MAE sono istituti già falliti. Il governo USA è, tuttavia, intervenuto nel 2008 nazionalizzandoli mediante un piano di salvataggio quantificabile in 134 Miliardi di Dollari. Nello specifico, il piano di intervento del Governo americano si articola in più fasi: i due istituti finanziari, che dovrebbero scomparire tra cinque anni, cominceranno da subito a ridurre le loro garanzie immobiliari, a rendere i prestiti più onerosi ed ad aumentare le commissioni applicate a ogni transazione. Questo si traduce in un aumento dei tassi applicati da tali istituti finanziari, compreso il tasso di finanziamento che ATAC è tenuto a pagare per le operazioni di CBL. che, relativamente alla tranche Regions, i depositi non sono intestati ad ATAC ma alla BANK of IRELAND, ossia ad un istituto bancario il cui rischio di fallimento è stimato dagli analisti (si veda anche articoli del Sole24ore) ad oltre il 70% della probabilità. Possibili scenari Recesso anticipato di ATAC Qualora ATAC voglia recedere dai contratti e svincolarsi anticipatamente dalle operazioni di CBL, deve pagare direttamente e cash ai finanziatori americani una cifra pari a circa 60 Milioni di Euro. Fallimento ATAC In caso di fallimento ATAC, quest’ultima comunque è tenuta a versare, sulla base delle attuali condizioni di mercato, a ciascuno dei finanziatori americani una cifra pari a circa 40 milioni di Euro, per un totale di circa 80 milioni di Euro. Fallimento Istituti di credito Finanziatori Per fronteggiare il rischio connesso al CBL, in caso di fallimento degli istituti di credito finanziatori, sarebbe opportuno un appostamento nel bilancio ATAC 2010 di non meno 40 Milioni di Euro. Note da evidenziare: non si è mai proceduto ad una traduzione giurata in lingua italiana dell’intero testo contrattuale relativo alle operazioni di CBL realizzate da ATAC. Il testo sottoscritto è redatto in slang americano; La “convenienza” dell’operazione fu dichiarata con enfasi il 26 marzo 2003 nel corso dell’assemblea dell’ATAC dal Presidente Mauro Calamante:

“ Tale operazione risulterebbe estremamente vantaggiosa in termini di dotazione finanziaria della società in quanto la doppia operazione di locazione consente la creazione di liquidità immediata per l’operatività della società.” E subito dopo, il 12 maggio 2003, si dichiara che: “ .. per l’assistenza legale e fiscale ad ATAC nella fase di predisposizione e negoziazione della contrattualistica, disciplinata dalla legge dello stato di New York USA, è necessario avvalersi dello studio legale internazionale Sherarman & Sterling specializzato in tali operazioni e dello studio Camozzi & Bonissoni con il quale intercorre un rapporto di collaborazione sulla materia fiscale, i cui compensi sono stimati rispettivamente pari a 400.000 e 100.000 euro, che l’atteso beneficio economico e finanziario per ATAC, al netto di tutti i costi, è prudenzialmente stimato non inferiore a 30 milioni di euro e si delibera: di approvare l’operazione finanziaria “U.S. Cross Border Lease” come descritta nelle memorie in atti; di dare mandato al Direttore Generale di procedere alla negoziazione e alla stipula dei contratti con la società New Boston Patners per la predisposizione dell’operazione finanziaria e con gli studi Camozzi & Bonissoni e Shearman& Sterling per l’assistenza legale e fiscale ad ATAC nella fase di predisposizione e negoziazione della contrattualistica autorizzando per taluni ultimi una spesa massima di 500.000 euro. Espressioni confermate poi il 15 maggio 2003, nel corso del CdA dove il rappresentante del Socio Unico “Comune di Roma” in merito alla detta operazione finanziaria, dopo aver richiamato l’orientamento positivo assunto dal socio e già espresso nell’assemblea del 26 marzo 2003, definisce: “… azione volta ad accrescere la liquidità immediata per l’operatività della società, puntualizza l’obiettivo della minimizzazione dei rischi connessi a detta operazione, oltre a subordinare la stessa al positivo riscontro da parte dell’Agenzia delle Entrate”. Con una ulteriore riconferma nel corso del CdA del 06 giugno 2003: “… che, pertanto, si conferma l’approvazione dell’US Cross Border Lease come descritta nella memoria di cui al documento prot. 13 sub B/2003 della Segreteria dell’Organo di Amministrazione, non ritenendosi allo stato, di poter porre in essere alcuna altra strategia finanziaria per indurre un aumento dei ricavidi adeguata rilevanza con efficacia nei tempi necessari.” Ed è tragicomica la verbalizzazione del CdA del 18 maggio 2004, dove si tenta – dopo pochi mesi dall’operazione – di predisporre giustificazioni all’operato tant’è che si afferma: “ la copiosità della documentazione contrattuale in lingua inglese comporta una oggettiva difficoltà nella individuazione di tutte le conseguenze attive e passive connesse all’operazione di US Cross Border Lease effettuata nel Dicembre 2003. Non rilevando in bilancio attività e passività distintamente in relazione alle obbligazioni contrattuali; rilevandola differenza tra i corrispe ttivi contrattuali dei sopra citati accordi, pari ad euro 13.500.476,00 integralmente nel conto economico quale provento finanziario”. Smentendo clamorosamente le affermazioni di un beneficio per l’ATAC che a gennaio 2003 l’advisor New Boston prevedeva fra i 50 e i 55 milioni di euro per un “closing” a giugno 2003 e che poi sono stati enunciati prudenzialmente in non meno di 30 milioni di euro nella delibera del CdA. In realtà ATAC ha incassato solo USD 16.904.245 (pari ad euro 13.500.476,00) che scaturisce dalla differenza tra il corrispettivo del contratto di sublease pari ad USD 538.784.484,00. Mentre è di tutta evidenza che gli investitori USA hanno goduto degli ammortamenti scaturenti dal contratto di head lease il cui corrispettivo era pari a USD 555.658.729,00 oltre al beneficio di scaricare gli interessi passivi sull’operazione. E resta un mistero (nulla infatti è emerso dai documenti analizzati) come abbiano fatto gli investitori americani a far lievitare a dismisura il valore dei beni oggetto del contratto sino ad oltre MEZZO MILIARDO DI USD, valore sul quale hanno calcolato i loro benefici fiscali negli Stati Uniti d’America.

L’ATAC invece non solo non ha goduto dei benefici economici che erano stati “prudenzialmente” stimati non inferiori a 30 milion i di euro, ma tra costituzione di società all’estero, consulenze, viaggi, compensi a legali ed esperti vari, possiamo dire che i veri beneficiari sono stati questi ultimi e giammai l’ATAC. I costi per trasferte, consulenze et similia, ammontano, al 10.12.2010, ad euro 8.055.828,82. Come trovo opportuno ricordare, attesa la complessità della vicenda, le rate del sublease furono depositate presso istituti bancari scelti dagli investitori americani, che avrebbero provveduto al pagamento annuale delle rate. A seguito evidentemente degli effetti della crisi finanziaria internazionale che ha coinvolto anche alcune delle banche che avevano partecipato all’operazione, in ATAC ci si è resi conto che i grandi rischi connessi con il Cross Border Lease non erano stati minimamente presi in considerazione. Ossia il default di un istituto sul quale – sia chiaro – ATAC non aveva e non ha alcun poteredi controllo avrebbe potuto trascinare nel baratro l’azienda di trasporti pubblici, per il solo fatto che essa ha sottoscritto contratti dove si è impegnata a pagare rate di leasing, il cui corrispettivo all’atto della sottoscrizione del contratto, era stato depositato presso istituti bancari all’uopo designati. Ne consegue in parole povere che se fallisce una di queste banche incaricata di pagare le rate annuali di cui ai contratti di “sublease”, l’ATAC deve provvedere in sostituzione; e tale circostanza non doveva essere trascurata allorquando in tanta enfasi si parlava degli enormi ricavi che sarebbero scaturiti “ SENZA FARE NULLA”, perché comunque nell’epoca moderna di tracolli finanziari ce ne sono stati tanti e non trascurabili. Il CdA dell’ATAC appare prendere coscienza dell’evolversi degli eventi finanziari con il declassamento di banche e con i segnali negativi di tutti i mercati, tant’è che nel corso del CdA del 24 settembre 2008 ipotizza: 2) lo studio delle attività e dei costi afferenti la eventuale risoluzione anticipata dei contratti a base del Cross Border Lease. ed il 7 novembre 2008 si verbalizza: …L’Advisor Finanziario Dresdner Kleinwort sta lavorando al fine di formulare, entro le prossime due settimane, gli scenari probabili per la ristrutturazione del Cross Border Lease.” Ed ancora il 28 novembre 2008, emergono altri costi a carico di ATAC: …Il presente provvedimento comporta un onere complessivo pari a USD 535.022,55 che verrà imputato sul conto “Altri servizi” (C527025) per USD 103.342,00 nell’esercizio 2008 e per USD 431.680,55 nell’esercizio 2009. Così come il 13 maggio 2009 : …terminata la discussione, il Consiglio di Amministrazione, all’unanimità delibera di autorizzare la sostituzione di Dexia Credit Local con Banca Intesa, nonché di autorizzare la spesa per sostenere i seguenti costi: $ 293.077,71 a Banca Intesa, per l’emissione della lettera di credito di cui: Una “fee upfront” pari a $ 83.000 Una “fee annua” pari a $ 210.077,71 $ 1.125.000 per costi dei consulenti legali e finanziari La presente delibera assume il n. 47/2009 E poi il 26 maggio 2009: … Dal verbale della riunione del CdA risulta che il Dott. Pesce riferisce, tra l’altro, in merito alla questione “Cross Border Lease”, che è stato registrato un accantonamento di 4 milioni di euro, legato non ad un rischio sull’operazione ma alla copertura dei costi che tale operazione comporta. Ed il 16 luglio 2009 dalla riunione del CdA dell’Atac, si rileva: Il costo sostenuto da ATAC per l’astensione al 30 giugno è stato di 350.000 $, per gli ulteriori 30 giorni l’esborso sarà pari a $ 100.000 Deutsche Bank ha manifestato la disponibilità alla conferma della Lettera di Credito fino al 31 dicembre 2010 per un costo complessivo di $ 752.000 a cui va

sommato l’importo di $ 580.000 da riconoscere a Dexia per un onere totale a carico di Atac di $ 1.322.000 pari a euro 925.000. Dalla sottoscrizione dell’accordo ad oggi, Atac ha sostenuto in prevalenza per attività di ristrutturazione finanziaria, costi per circa euro 3,5 milioni a cui vanno aggiunti gli oneri futuri per la sostituzione o conferma della lettera di credito, stimati in euro 11 ml circa.” Per giungere al 30 novembre 2010, dove smentendo clamorosamente tutte le fantasiose ipotesi formulate dai responsabili che approvarono l’operazione si apprende che: .. La chiusura dell’esposizione costerebbe, indicativamente, USD 35,8 ML. (NDR. Ossia al cambio di oggi ben 26.000.000,00 di euro!!!!) E sorprende che nei vari bilanci approvati dall’ATAC dal 2004 al 2009 compreso non appare nessuna appostazione di un fondo rischi per l’operazione Cross Border Lease. In conclusione, per quanto riguarda questa vicenda, fra le tante cose non è stata rispettata la regola fondamentale che vede obbligatoria un’analisi dei costi e dei benefici di qualsiasi operazione finanziaria, perché come è stato ammesso dai responsabili ATAC, oltre a non conoscere compiutamente le clausole contrattuali, hanno dichiarato in CDA, benefici di ordine economico poi ampiamente smentiti dai fatti e si sono arrogati la paternità di escludere rischi tali da poter creare danni all’impresa. I responsabili ATAC, hanno consentito agli investitori americani di godere dei benefici fiscali prodotti dall’acquisita “proprietà” (secondo le regole USA) di beni che essi hanno valorizzato in USD 555.658.729, a fronte di un compenso, visibile, di soli euro 13.500.476, ben presto fagocitato da una miriade di costi, per consulenze, viaggi, relazioni, pareri etc., esponendo l’azienda al concreto rischio di dover sopportare costi di notevoli dimensioni. Non vi è nessun appostamento, nell’attuale progetto di bilancio ATAC, del fondo rischi connesso tale operazione. Qualora ATAC non adempia al pagamento delle somme di cui ai punti precedenti, tali importi dovranno essere versati, secondo i contratti firmati, direttamente dal Comune di Roma, chiamato comunque a coprire i costi dell’operazione.