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segmentazione e stratificazione
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Fondamenti di filmologia
a.a. 2011/2012
Docente: Valentina Re
G. Rondolino, D. Tomasi, Il manuale del film, Utet, Torino 1995, pp. 267-268
Vedendo un film, una, due o più volte, io raccolgo delle impressioni e incomincio a presumere che, ad esempio, questo film dia vita a un interessante rapporto fra l’uso di certe forme di montaggio e la caratterizzazione dei personaggi. La mia è solo un’ipotesi ma è anche qualcosa di concreto su cui lavorare. È la mia prospettiva […]. A partire da essa potrò gettare uno sguardo nuovo sul film, vederlo in modo più consapevole, sapere che domande porgli e arrivare, attraverso l’analisi, a delle risposte […], fermo restando che la mia ipotesi preventiva potrà rivelarsi fallace e che, se così è, dovrò avere il coraggio […] di gettarla in mezzo alle ortiche”.
“L’analisi pone come oggetto primario del proprio lavoro il testo filmico - inteso come un insieme di film, un singolo film, una parte di film che presentano, a partire da una determinata pertinenza, dei tratti di omogeneità - ci insegna a smontarlo e rimontarlo, a coglierne la struttura e il funzionamento, a individuarne la meccanica e le leggi di composizione”.
G. Rondolino, D. Tomasi, Il manuale del film, p. 266.
David Bruni, Il cinema trascritto, Roma, Bulzoni, 2006
Découpage/Sceneggiatura desunta:
strumento elaborato da uno studioso con finalità descrittive trascrivendo meticolosamente su carta un film intero o un suo frammento
>> Divisione in inquadrature e sequenze
INQUADRATURA (o piano)
1) Porzione di spazio determinata dalla posizione della macchina da presa e dall’obiettivo prescelto.
2) Frammento di pellicola registrato tra l’inizio e la fine di una singola ripresa.
3) Segmento di pellicola compreso tra due stacchi di montaggio.
SEQUENZA E SCENA
• Sequenza: Unità narrativa costituita di solito da più inquadrature, accomunabili in virtù dell’unità di azione. Può presentare ellissi o fratture nella rappresentazione dello spazio.
• Scena: Unità narrativa che presenta ellissi e fratture spaziali di incidenza minima (di ascendenza teatrale).
Dario Tomasi, Intervento, in G. Carluccio, F. Villa (a cura di), La
post-analisi, Torino, Kaplan, 2005
“L’analisi del film è anche […] fatica. È la fatica della descrizione che precede il momento dell’interpretazione; della numerazione dei piani e della misurazione della loro durata; del rilevamento dei loro rapporti di analogia e differenza; dell’individuazione delle funzioni e della composizione dei quadri, dei movimenti di macchina, degli effetti di montaggio, ecc. Il lavoro dell’analista è - per citare Truffaut - un po’ come quello del regista: dieci per cento ispirazione (o intuito) e novanta per cento traspirazione”.
David Bruni, Il cinema trascritto
“Il découpage […] è il mezzo più indicato e sicuro
per giungere a una profonda comprensione
delle strategie discorsive di un testo” (p. 9).
“Uno strumento insostituibile per la comprensione,
microscopica e telescopica, del testo filmico:
esaminato da vicino nelle sue più infinitesimali
particelle, e osservato a distanza nella sua
configurazione strutturale (p. 13).
David Bruni, Il cinema trascritto
“Il découpage, non potendo prescindere dalle specifiche peculiarità dell’opera con cui si vuole confrontare, ha [… ] le sembianze di uno strumento puramente descrittivo e quasi parassitario, ma al tempo stesso scaturisce da una ben precisa ipotesi interpretativa e contiene un primo abbozzo di analisi” (p. 9).
David Bruni, Il cinema trascritto
“Descrivere un testo filmico significa già operare scelte, selezionando in ogni suo istante una serie cospicua di elementi, in modo da evidenziarne alcuni a discapito di altri. Il curatore di una sceneggiatura desunta è chiamato a decidere […] che cosa osservare, su quali delle molteplici informazioni comunicate dalle immagini puntare […].In ogni sceneggiatura desunta accurata è possibile scorgere l’ipotesi analitica che la sorregge, e, d’altra parte, l’interpretazione di un film presuppone una conoscenza dettagliata del testo” (p. 27).
Lino Micciché, Filmologia e filologia, Venezia, Marsilio, 2002.
“Scandire un film in sequenze è già darne una prima, importantissima, lettura strutturale, proporne un’interpretazione, sottolinearne un ritmo, una scansione e un senso”.
J. Aumont, M. Marie, L’analisi dei film
“Molto di più di una segmentazione del film, la descrizione dettagliata delle inquadrature che lo compongono presuppone una chiara presa di posizione analitica e interpretativa: non si tratta infatti di descrivere ‘oggettivamente’ e esaustivamente tutti gli elementi presenti in un’immagine, e la scelta che si compie nell’atto della descrizione implica sempre, in fin dei conti, la messa in opera di un’ipotesi di lettura, più o meno esplicita”.
Scomporre: la segmentazione
A-----/--/---/----------/---/--/-------/---/-------B
Discernere e definire
• Discernere: riuscire a vedere/comprendere con sufficiente chiarezza
> dal latino: prefisso DIS (separazione, opposizione) e CERNERE (vedere)
• Definire: fornire un’idea chiara e distinta
> dal latino: FINIS, confine
Criterio generale di segmentazione
Una parte è tale in quanto funziona da unità di contenuto narrativo autonoma e coerente, caratterizzata da una continuità e persistenza di certi elementi.
Il film come testo sincretico
Il film è un testo sincretico in quanto caratterizzato da molti, diversi linguaggi di manifestazione, linguaggi che cioè si fondano su materie espressive differenti (immagine, musica, linguaggio verbale orale, linguaggio scritto, rumori), e che vengono organizzati in una strategia comunicativa unitaria.
Scomporre: la stratificazione
Il lavoro dell’analisi
LIVELLI DI PERTINENZA
segmentazione stratificazione
sono strettamente interrelati, e mai fissati una volta per tutte
“Non posso di un film dire tutto, devo isolare il mio campo d’azione, cercare una prospettiva e, attraverso di essa, interrogare il mio film mantenendomi in un costante rapporto di aderenza ad esso”.G. Rondolino, D. Tomasi, Il manuale del film, p. 267
“L’analista dice delle cose sul film, ma anche il film dice delle cose. Possono stabilirsi un dialogo, un respiro che evitano saturazione, ristagno”.F. Vanoye, A. Goliot-Lété, Introduzione all’analisi del film, p. 22.