2005 Oidio Della Fragola

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    Istituto Agrario di San Michele all’AdigeSafeCrop Centre

    Produzione integrata

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    Il Centro SafeCrop, dell’Istituto Agrario di San Michele

    all’Adige (TN), promuove e divulga i risultati delle sue attività

    di sperimentazione per mezzo di una collana di

    pubblicazioni gratuite, dedicate all’imprenditore agricolo e

    al personale tecnico. Esse presentano gli ultimi aggiornamenti

    sulla biologia ed epidemiologia di vari patogeni che interessano

    la vite e la fragola. Nei volumi sono descritte le malattie e le

    tecniche di difesa integrata,  le strategie a basso impatto

    impiegabili in agricoltura biologica e i risultati di alcune

    sperimentazioni effettuate in Trentino e in altre regioni

    italiane. Questo documento è disponibile:

    1. 

    in formato elettronico sul sito web di SafeCrop

    2. 

    in formato cartaceo (libretto) direttamente presso il

    Centro SafeCrop, Istituto Agrario di S. Michele all'Adige

    oppure compilando il modulo di richiesta,

    scaricabile dal sito web di SafeCrop, indicando quali

    pubblicazioni si desiderano e inviandola, assieme al

    corrispondente francobollo di posta prioritaria per i soli

    costi di spedizione, al Centro SafeCrop, Istituto Agrario

    di S. Michele all'Adige, via Mach 1, 38010 S. Michele

    all'Adige (TN) 

    Collegamento per scaricare il modulo di richiesta:

    http://www.safecrop.org/download/free_publications/richiesta_pubblicazioni.pdf  

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    L’oidio della fragola

    I. Pertot, R. Moser, Y. Elad

    Istituto Agrario di San Michele all’Adige

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    L’oidio della fragola

    Prima edizione febbraio 2006© SafeCrop Centre, Via Mach 1 - 38010 San Michele all’Adige© Istituto Agrario di San Michele all’Adige, Via Mach 1 - 38010 San Michele all’Adige

    È vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo essa venga effettuata

     Ideazione, progetto e coordinamento editoriale

    Ilaria Pertot

    Testi

    Ilaria Pertot, Yigal Elad, Riccarda Moser

     Fotografie

     Y. Elad, fig. 5, 6, 7, 8, 9, 10, 18, 19, 21, 22, 23, 25, 26, 27, 28, 29, 32, 33, 35, 37, 38, 39, 40,41, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 60, 61, 64, 65; figure nonnumerate a pagina 59, 60, 61, 65

     Archivio SafeCrop Centre, fig. 1, 2, 3, 4, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 20, 24, 30, 31, 34, 36, 42,

    59, 62, 66, 67, 69, 70, 71G. Moesz, fig. 63

     ARE, fig. 68

    Grafici

    Ilaria Pertot

     Progetto grafico ed editing 

    Palma & Associati sas

    Stampa

    Litotipografia Alcione srl

    ISBN 88-7843-007-2

    Pertot, IlariaL’oidio della fragola / I. Pertot, R. Moser, Y. Elad. – [San Michele all’Adige (TN)] : Istituto Agrariodi San Michele all’Adige, 2006. – 71 p. : ill., tab. ; 24 cm. – (Produzione integrata)In testa al front.: SafeCropISBN 88-7843-007-2

    1. Oidio della fragola 2. Oidio della fragola - Controllo 3. Fragola - Malattie crittogamicheI. Moser, Riccarda II. Elad, Yigal III. SafeCrop634.75946

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    7L’oidio della fragola

    Indice

    Introduzione

    Sintomi e danni Agente causale

    Sintomi su foglia

    Sintomi su fiore e frutto

    Danni

    Ciclo BiologicoIl ciclo epidemiologico

    La biologia

      Effetto della temperatura e dell’umidità relativa sulla germinazione

      e sull’allungamento del tubetto germinativo di S. macularis

      Influenza dell’acqua sui conidi

      Influenza del vento sulle infezioni

      Formazione dei cleistoteci

      Effetto della luce sulla germinazione dei conidi

      Sopravvivenza dei conidi

      Effetto dello stadio fenologico della pianta sulla germinazione

      Effetto dell’umidità sulla sporulazione e tempo che intercorre tra due

      generazioni

      Effetto della temperatura, dell’umidità relativa e dell’intensità luminosa  sulla malattia

     Alcune considerazioni pratiche

    Riassumendo

    La coltivazione della fragolaIl mercato della fragola a livello mondiale, in Italia ed in Trentino

    La coltivazione fuori suolo sotto tunnel

      Vantaggi e svantaggi nei confronti delle malattie

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    8 L’oidio della fragola

    La difesa contro l’oidio della fragolaMetodi agronomici e varietà resistenti

    Fungicidi chimici di sintesi

      Zolfo  Strobilurine

      Pirimidine

      Triazoli

      Strategie anti-resistenza

    Fungicidi microbiologici e prodotti di origine naturale

       Ampelomyces quisqualis

      Bicarbonato di sodio, di potassio, carbonato di calcio, fosfato di potassio,

      oli minerali

    Le strategie per ridurre l’impiego di fungicidiIl residuo massimo tollerato

      Intervallo di sicurezza dei trattamenti dal raccolto (periodo di carenza)

    Integrazione di fungicidi e agenti di biocontrollo per la riduzione

    dei residui nel frutto

    L’agricoltura sostenibileLa sostenibilità economica

    Metodologia per determinare la sostenibilità economica di una strategia

      di difesa

    La ricerca e le prospettive future

    Microrganismi antagonistiSistemi di supporto alle decisioni e modelli di previsione della malattia

    Ringraziamenti

    Letteratura citata

    Note biografiche

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    9L’oidio della fragola

    Negli ultimi anni in provincia di Trento la coltivazione della fragola ha avuto

    una continua crescita. L’incremento è stato favorito dall’introduzione di

    nuove tecniche colturali fuori suolo in tunnel, che permettono migliori rese

    qualitative e la programmazione delle produzioni. Queste tecniche colturali

    diminuiscono inoltre l’incidenza dei marciumi dei frutti e di molte malattie

    dell’apparato radicale, riducendo drasticamente l’utilizzo dei normali

    trattamenti fungicidi. Purtroppo assieme ai benefici produttivi e qualitativi,

    questo nuovo metodo colturale causa un incremento dell’oidio, anche noto

    come “mal bianco”.

    L ’oidio è una malattia fungina che, a partire da poche sorgenti d’inoculo, si

    propaga rapidamente nelle coltura grazie alla moltitudine di spore prodotte

    dal patogeno. I danni possono essere notevoli, in quanto la colorazione del

    frutto può risultare alterata e la sua conservabilità ridotta. Questa malattia

    è tipica dei paesi mediterranei e dei climi temperati asciutti, in quanto il

    fungo è ostacolato nella sua germinazione dalla presenza di acqua. I tunnel

    che proteggono egregiamente i frutti di fragola nei confronti della muffa

    grigia e numerose altre malattie sono quindi controproducenti nei confronti

    dell’oidio, poiché prevengono l’effetto inibente che la pioggia ha sul fungo.

    L ’odio è quindi diventato la malattia chiave nella difesa fitosanitaria della

    fragola sotto tunnel, con un grosso impegno per l’agricoltore.

    Il libro nasce da una ricerca condotta dal Centro SafeCrop, in collaborazione

    con il Volcani Center in Israele, orientata a definire le condizioni ottimali di

    sviluppo della malattia, il migliore momento d’intervento contro il patogeno

    con i diversi fungicidi disponibili e le strategie di difesa più efficaci e ad

    individuare nuove alternative al controllo chimico.

    Introduzione

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    10 L’oidio della fragola

    Sintomi e danni I. Pertot 

    Sintomi e danni

    Agente causaleL’oidio della fragola ( Fragaria × ana-nassa Duchense) è causato da Sphae-rotheca macularis f. sp. fragariae, unfungo parassita obbligato, che quin-di necessita della pianta ospite persopravvivere. L’oidio è una delleprincipali malattie della fragola ed è

    presente in tutte le sue aree di coltiva-zione (Maas, 1998; Spencer, 1978). Ilpatogeno può colpire foglie, piccioli,stoloni, fiori e frutti ed è specifico perla fragola.

    Sintomi su fogliaNel periodo successivo l’impianto lapresenza del fungo sulle foglie è diffi-cilmente individuabile, soprattuttonelle fasi iniziali dell’infezione. Solodal momento in cui il fungo inizia lasporulazione è possibile identificarecon facilità le prime macchie. Sulle

    foglie le infezioni precoci sono carat-terizzate da piccole aree bianche,

    dall’aspetto polveroso, che si accre-scono in genere sulla pagina inferiore(Fig. 1). Le macchie iniziali hanno ge- neralmente un diametro che va da0,5 ad 1 mm e sono meglio osserva-bili se la luce è radente al piano dellafoglia (Fig. 2). Per il controllo in cam-po, si consiglia di porsi in modo tale

    che la luce del sole non sia di frontee di eseguire il campionamento nelleprime ore del mattino, quando l’umi-dità della notte rende più visibile lamacchia (Figg. 3 e 4). Bisogna pre-stare attenzione quando è avvenutaun’irrigazione soprachioma, un trat-tamento o una pioggia nelle ore an-

    tecedenti al campionamento, perchéle macchie tendono a scomparire o anon essere ben visibili. In seguito, sela pianta non è trattata con fungicidi,le macchie si allargano (Figg. 5 e 6),compaiono macchie anche sulla pa-gina superiore, fino a ricoprire l’inte-ra lamina fogliare di una polvere

    biancastra (Figg. 7 e 8). Le foglie for-temente attaccate fin dagli stadi ini-

    Fig. 1 - Infezioniprecoci sulla paginainferiore delle foglie

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    11L’oidio della fragolaSintomi e danni

    Fig. 4L’osservazione dellemacchie è facilitata

    dalla luce radente

    Fig. 5

    Le macchie siallargano se non

    vengono eseguiti itrattamenti

    Fig. 2 - Macchieiniziali sulla pagina

    superiore

    Fig. 3 - Particolaredelle macchie iniziali

    Fig. 6 - Particolare

    della macchia nelcorso della sua

    evoluzione

    Fig. 7 - Superficiefogliare quasi

    interamente copertadall’oidio

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    12 L’oidio della fragola Sintomi e danni

    ziali hanno una crescita ridotta e nonsi distendono normalmente come lefoglie sane (Fig. 9).Col progredire del tempo i bordidelle foglie infette si curvano versol’alto (Fig. 10), esponendo la pagi-na inferiore che spesso è cosparsadi aree rossastre (Fig. 11) e ricoperta

    da un fungo bianco grigiastro. Le fo-glie infette poi tendono a diventarecolor porpora o rosse (Fig. 12), con

    presenza di macchie particolarmenteevidenti in autunno, sulle foglie più vecchie (Fig. 13). L’arrossamento a volte può comparire anche dopo al-cuni giorni in seguito ad un attaccodel patogeno curato con fungicidi si-stemi o zolfo.Sulle varietà suscettibili la crescita

    densa di micelio ed i numerosi conidi(spore asessuate) danno alle macchieun aspetto molto polverulento (Fig.

    Fig. 8 - Foglia

    completamenteattaccata dall’oidio

    Fig. 9 - Fogliafortemente attaccatache non si distende

    normalmente

    Fig. 10 - Lembi fogliari curvati verso l’altoFig. 11 - Comparsa di macchie rossastre sullefoglie in seguito agli attacchi di oidio

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    13L’oidio della fragolaSintomi e danni

    Fig. 14 - Macchie iniziali, dall’aspetto moltopolverulento su una varietà suscettibile

    Fig. 15 - Macchie poco evidenti, difficili dariconoscere su una varietà tollerante

    Fig. 12 - Foglie

    che tendono adivenire rossastrecon il progredire

    dell’infezione

    Fig. 13 - Macchierossastre evidenti

    nella fase finale dellamalattia

    14). In alcune cultivar o in particolaricondizioni si forma poco micelio cheè difficilmente riconoscibile (Fig. 15).

     Al suo posto compaiono macchieirregolari giallastre, violacee o rosso-brunastre nella zona colonizzata nellapagina inferiore (Fig. 16) e occasio-nalmente si evidenziano anche su

    quella superiore.In autunno e non in tutti gli ambientisi formano i cleistoteci che si produ-

    cono anch’essi nella pagina inferio-re. All’inizio sono bianchi ed in unsecondo tempo, quando maturanodiventano neri (Fig. 17).

    Sintomi su fiore e frutto

    Il fungo può anche attaccare fiori efrutti. Possono venire infettati anchei sepali, da cui poi spesso il patoge-

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    14 L’oidio della fragola Sintomi e danni

    Fig. 16 - Sullevarietà più tolleranti

    la sporulazione èpoco evidente

    Fig. 17 - Cleistotecidi S. macularis 

    formatisi in autunno

    sulle foglie

    Fig. 18 - Infezione

    ai sepali, con

    successivo attaccoal frutto

    Fig. 19 - Tipicaefflorescenza

    biancastra sui frutti

    Fig. 20Malformazione

    causata da attacco

    ai fiori o allefasi precoci della

    formazione delfrutto

    Fig. 21 - Attaccodi oidio (destra)

    a confronto condecolorazioni

    causate da Lygus

    (sinistra). Al centroun frutto sano

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    15L’oidio della fragolaSintomi e danni

    no passa al frutto (Fig. 18). Su fiori efrutti si può avere la comparsa dellatipica efflorescenza biancastra (Fig.19), anche se a volte i fiori risultanodanneggiati senza la comparsa dimuffa bianca evidente. Alcune varie-tà rifiorenti possono mostrare sinto-mi sul frutto anche quando le foglie

    sembrano sane.Il fungo può infettare anche i fiori dovepuò determinarne l’aborto o la forma-zione di frutti malformati (Fig. 20).

    Si possono avere anche delle decolo-razioni che però non vanno confusecon le punture dei tripidi o del Ligus(Fig. 21). Sui frutti il fungo produceun micelio rado e diffuso. I semi ten-dono a sporgere in modo anomalo(Fig. 22) e danno al frutto un aspettocaratteristico e facilmente riconoscibi-

    le (Fig. 23). Il frutto colpito in modolieve è più molle, di colore menointenso, si conserva meno del frut-to sano e tende a marcire (Fig. 24).

    Fig. 22

    Particolare deisemi che tendono

    a sporgerete in

    modo anormale sullasuperficie del frutto

    infetto

    Fig. 23 - Aspetto

    tipico di un fruttocolpito da oidio,

    si noti l’alterazionidei semi

    Fig. 24 - I frutti infetti hanno in genere colore

    meno intenso (destra) se confrontati con i fruttisani (sinistra)

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    16 L’oidio della fragola Sintomi e danni

    I frutti fortemente attaccati dal pa-togeno ed in condizioni ambientalipredisposti la malattia possono an-dare incontro a spaccature (Fig. 25)e all’insediamento in esse, di funghiagenti di marciume ( Botrytis cinerea,

     Penicillium, Mucor e Rhizopus spp.).

    DanniForti attacchi all’apparato fogliaredeterminano una riduzione della fo-

    tosintesi dovuta alla densa coperturadel micelio (Fig. 26), che può porta-re, in seguito, a necrosi e defoliazione(Maas, 1998).Come conseguenza si ha una ridu-zione della produzione e dell’accu-mulo di zuccheri nel fungo con riper-cussioni negative sulla produttività

    e sulla qualità. Le perdite di produ-zione si hanno però principalmentecon le infezioni ai fiori ed ai frutti,che sono suscettibili in tutti gli stadidi sviluppo.

    Fig. 25 - Tipichespaccature causate

    al frutto dall’oidio

    Fig. 26 - Copertura

    densa di micelio

    sulla superficiefogliare

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    17L’oidio della fragolaSintomi e danni

    I fiori infetti, oltre ad essere deforma-ti, possono produrre livelli bassi dipolline, con conseguenti probleminell’impollinazione e conseguente ri-percussione sulla forma dei frutti. Ifrutti colpiti quando ancora verdispesso non maturano uniformemen-te (Figg. 27 e 28).

    Con infezioni precoci, su varietà sen-sibili e condizioni che predispongonoalla malattia, la deformazione delfrutto può essere estrema (Fig. 29).Se l’infezione avviene quando i frutti

    sono maturi, essi rimangono mor-bidi, hanno una shelf-life ridotta esemi più piccoli e sporgenti (Spen-cer, 1978). Si ha quindi una perditadi produzione dovuta agli scarti deifrutti deformati ed una minore qua-lità dei frutti apparentemente nondanneggiati.

    Non va dimenticato, inoltre, che i nu-merosi trattamenti richiesti per pre- venire la malattia sono causa dell’au-mento dei costi di produzione dellacoltura.

    Fig. 29 - Deformazione estrema del frutto incondizioni di forti attacchi su varietà sensibile

    Fig. 27 - Esito diun’infezione al fiore

    Fig. 28 - Esito di unattacco precoce

    del fungo durantela prima fasedi formazionedel frutto

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    18 L’oidio della fragola Ciclo Biologico

    Ciclo BiologicoY. Elad, I. Pertot 

    Il ciclo epidemiologicoL’oidio è un patogeno altamente spe-cializzato, che forma un’associazionemolto stretta con l’ospite. In parolesemplici S. macularis  è in grado diattaccare solo la fragola e gli oidi di

     vite, melo, zucchino, ecc. non posso-no svilupparsi su questa coltura.

    L’oidio della fragola, al pari di altrioidi, deve svernare come micelionei tessuti verdi della pianta (in par-

    ticolare nelle gemme o nelle foglieche permangono vive in inverno),oppure mediante i cleistoteci. I clei-stoteci sono i corpi fruttiferi derivantidalla riproduzione sessuata, hannoforma tonda di colore biancastro al-l’inizio e poi bruno scuro, quasi neroa maturazione completata (Fig. 30).

    Si formano in genere in tarda estateo in autunno, in presenza di condi-zioni adatte allo sviluppo. Le condi-

    Fig. 30 Cleistoteci

    mature, si notiil colore brunoscuro

    Fig. 31 - Asco in uscita da un cleistotecio inprimavera

    Fig. 32 - Germinazione di un conidio di oidio, èvisibile il tubetto germinativo

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    19L’oidio della fragolaCiclo Biologico

    zioni di sviluppo però non sono deltutto chiare. Per ora si è rilevato chesi formano solo in alcuni ambientie con particolari andamenti stagio-nali, ma non sono stati evidenziatii parametri ambientali fondamentaliper la loro formazione. Nella pri-mavera successiva, dal cleistotecio

    fuoriesce l’asco contenente le asco-spore (Fig. 31) che, in condizioniadatte, daranno avvio alle infezioniprimarie.Le ascospore germinano, al pari deiconidi (spore asessuate che si produ-cono durante l’estate), producendoun tubetto di micelio (Figg. 32 e 33).

    Esso si allunga fin a formare uno sti-letto di penetrazione che, una voltasuperata la parete delle cellule dellafoglia, forma una struttura di formaallargata e specializzata ad assorbireacqua, sali minerali e sostanze nu-tritive dalla cellula, senza però cau-sarne direttamente la morte. Intanto

    il fungo produce sulla superficie unmicelio denso (Fig. 34) che a sua vol-

    ta produce nuovi austori. Quando ilfungo si è accresciuto a sufficienza,inizia a produrre le sue strutture didisseminazione, i conidi. Essi ven-gono prodotti in catenelle in numeroelevatissimo (Fig. 35) e sono ovoida-li, ialini, molto leggeri (Fig. 36).Ecco perché se osserviamo la mac-

    chia di oidio, notiamo in superficieuna maglia di ife e numerose spo-re, mente le cellule sottostanti non

    Fig. 33 - Germinazione

    di un conidio dioidio al microscopioelettronico a scansione

    Fig. 34 - Densomicelio sulla superficiefogliare

    Fig. 35 - Catenelle di conidi di oidio almicroscopio elettronico a scansione

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    20 L’oidio della fragola

    sono necrotizzate, ma solo cloroti-che a causa del depauperamento disostanze nutritive e dell’eziolamentodella foglia.I conidi possono dare immediata-mente nuove infezioni e quindi è fa-cilmente spiegato come, non appenasi notano le prime macchie, la pro-

    gressione della malattia è pressochéesponenziale.Il fungo può svernare anche comemicelio nella gemma. In questo casorimane quiescente nei tessuti vivi del-la pianta che sopravvivono durantel’inverno. In primavera, non appe-na le temperature risalgono a valori

    sufficienti per la sua crescita, esso ri-prende lo sviluppo e la produzione dinuovi conidi.L’oidio (presente comunemente an-che in vivaio) si trova in genere, sep-pure con incidenza bassissima, giàsulle piante al momento del trapian-to. Alcuni studi hanno dimostrato

    che le infezioni dell’anno precedentehanno una ripercussione sull’infezio-

    ne dell’anno successivo solamentenel caso in cui il fungo ha formato icleistoteci.Nel caso in cui ci sia solo svernamen-to mediante micelio, non sono staterilevate differenze tra diverse percen-tuali di attacco dell’anno precedente,sulla stagione successiva.

    In genere nelle fasi iniziali della col-tura o nei i primi cicli di fragola pro-grammata, la malattia è tenuta piùfacilmente sotto controllo, perché laquantità d’inoculo è bassa. In segui-to, quando il fungo inizia a produrregrandi quantità di conidi, essi ven-gono facilmente portati dal vento e

    dal movimento dell’aria all’internodei tunnel e, diffondendosi nell’am-biente, contribuiscono ad aumentareenormemente la pressione della ma-lattia.

     Alcuni studi preliminari portati a ter-mine in Israele, dimostrano che, se latemperatura rimane nell’intervallo di

    potenziale sviluppo del fungo, la pre-senza di umidità elevata è il fattore

    Fig. 36Catenelle di

    conidi di oidioal microscopioottico dopocolorazione con

    cotton blue

    Ciclo Biologico

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    21L’oidio della fragola

    che determina l’incremento rapidodelle infezioni.

    La biologiaI conidi di S. macularis  rimangono

     vitali per un breve periodo di tempo

    e richiedono, per la germinazione,4-6 ore di umidità relativa elevata etemperature di circa 25°C.La seguente penetrazione e coloniz-zazione del tessuto fogliare avvieneentro 24-48 ore dalla germinazio-ne (Jhooty e McKeen, 1965; Peries,1962).

    Miller e collaboratori (2003) hannodimostrato un’associazione direttatra il deficit di pressione di vapore ele necrosi causate dal patogeno sullefoglie di fragola. Secondo questi ri-cercatori a 0ºC e in condizioni di sa-turazione d’umidità, i conidi riman-gono vitali fino a cinque settimane.

    In Israele è stato recentemente con-dotto un interessante studio sui fat-

    tori ambientali che influenzano labiologia e l’epidemiologia dell’oidio(Amsalem et al., 2005).

    Effetto della temperaturae dell’umidità relativasulla germinazione e

    sull’allungamento del tubettogerminativo di S. macularisGli studi effettuati in Israele sull’effet-to di temperatura ed umidità, con-cordano con quanto già riportatoda Peries (1962) e Joothy e McKeen(1965).La germinazione ottimale dei conidi

    (Fig. 37) si ha con temperature tra i15 ed i 25°C, mentre si ha una ridot-tissima percentuale di germinazione a5 e 35°C (Fig. 38a). Il massimo allun-gamento del tubo germinativo si ha a20°C, mentre a temperature maggiorio minori la velocità d’allungamentodecresce (Fig. 38b). Questo ampio

    intervallo indica che il patogeno puòessere in grado di adattarsi alle con-

    Fig. 37 - Conidiodi oidio in fase di

    germinazione visto almicroscopio elettronicoa scansione

    Ciclo Biologico

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    22 L’oidio della fragola Ciclo Biologico

    Fig. 38 - Effetto della temperatura sulla germinazione (a) e sull’allungamento del tubetto germinativodi S. macularis (b)

    dizioni ambientali di pressoché tuttele aree di coltivazione della fragola.L’umidità relativa (UR) a 20°C, se èinferiore al 75% determina una ger-minazione bassa, mentre, dopo unincremento esponenziale, la germi-nazione raggiunge i valori più elevatitra il 97 ed il 99,9% di UR (Fig. 39ae 39b).Studiando l’effetto delle combinazioni

    di temperatura (10, 20 e 30ºC) ed umi-dità (33, 55, 75 e 97%), si può vederecome a tutti i valori di umidità la ger-minazione è ottimale a 10 e 20°C, ri-sultando invece bassa a 30°C (Fig. 40).

    Influenza dell’acqua sui conidiLa presenza d’acqua o di condensaè il principale fattore di mortalità dei

       L  u  n  g   h  e  z  z  a   d  e   l   t  u   b  o  m   i  c  e   l   i  a  r  e  µ  m

       G  e  r

      m   i  n  a  z   i  o  n  e   %

    a

    b

    Temperatura (°C)

    Temperatura (°C)

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    23L’oidio della fragolaCiclo Biologico

    Fig. 39 - Effetto dell’umidità relativa sulla germinazione (a) e sull’allungamento del tubetto germinativo

    di S. macularis (b)

    conidi. La germinazione dei conidinon avviene quando sono immersiin acqua. Di conseguenza le pioggefrequenti o l’irrigazione soprachiomahanno un effetto diretto sul fungo ecausano anche un dilavamento deiconidi dalle foglie, riducendo così lapossibilità che essi avviino nuove in-fezioni.

    Influenza del vento sulleinfezioniLa dispersione dei conidi di S. ma-cularis è solitamente data dal vento,anche se gli schizzi d’acqua possonocontribuire a questo processo (Pe-ries, 1962). I conidi (Fig. 41) infatti

     vengono prodotti in elevatissimequantità, sono leggeri e si deposita-

       G  e  r  m

       i  n  a  z   i  o  n  e   %

       L  u  n  g   h  e  z  z  a   d  e   l   t  u   b  o  m   i  c  e   l   i  a  r  e  µ  m

    a

    b

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    24 L’oidio della fragola

    no facilmente sulle foglie dove il pro-cesso di germinazione (in condizionifavorevoli) prende avvio nel giro dipoche ore.

    Formazione dei cleistoteciÈ stato evidenziato che i cleistoteci(Fig. 42) si formano preferenzialmentein condizioni di ombreggiamento, unmeccanismo che potrebbe essere usa-to dal patogeno quando e dove questestrutture sono necessarie per la soprav-

     vivenza (Maas, 1998; Peries, 1962).I fattori che inducono la formazionedei cleistoteci non sono ancora deltutto noti. In ambienti mediterranei,come ad esempio in Israele, i cleisto-teci non sono stati segnalati, mentrepossono essere presenti nelle zonetemperate dell’Italia.

    Effetto della luce sullagerminazione dei conidiL’oidio sopravvive e prolifera bene

    Ciclo Biologico

    Fig. 40 - Effetto

    della combinazionedi temperatura eumidità relativa

    sulla germinazionedi S. macularis

       G  e  r  m   i  n  a  z   i  o  n  e   %

    Umidità relativa %

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    25L’oidio della fragola

    in condizioni di ombreggiatura, indi-cando che i conidi sono sensibili allaluce diretta e alla radiazione ultra-

     violetta (Jordan e Richmond, 1972; Yarwood, 1957). L’incubazione deiconidi per 24 ore al buio determi-na un incremento di germinazione,rispetto ai conidi mantenuti in con-

    dizioni di alternanza luce/buio di 12ore. Allo stesso modo l’allungamentodel tubetto germinativo è maggiore albuio, se confrontato con l’alternanzadi luce e buio.

     Anche se è noto l’effetto della luce adetrimento dei conidi di oidio, esisto-no però anche studi che non hanno

    evidenziato un incremento di germi-nazione in condizioni di buio totale(Mitchell e McKeen, 1970; Peries,1962).

    Sopravvivenza dei conidi A temperature tra i 15 ed i 30°C la

     vitalità dei conidi ed in particolarela germinabilità declina durante il

    tempo, raggiungendo lo zero dopo 5mesi d’incubazione. Alle condizionisubottimali di 0°C, i conidi rimango-no vitali fino ad un massimo di 30giorni. A temperature più elevate di35°C i conidi non sono in grado disopravvivere.

    Effetto dello stadiofenologico della pianta sullagerminazioneLa germinazione è anche condizio-nata dal fatto che i conidi venganoa trovarsi su piante giovani, fatto chene aumenta la germinabilità, o su

    piante vecchie, che di contro la ridu-ce, questo a prescindere dalla cultivarconsiderata. Lo stadio fenologico e lacultivar hanno una grossa influenzarelativamente alla tolleranza alla ma-lattia (Fig. 43).La suscettibilità della pianta ospitedipende inoltre dai carboidrati dispo-

    nibili nelle foglie, che se in eccesso,possono favorire lo sviluppo della

    Fig. 41 - Conidi incatenelle, prodotti innotevoli quantità

    Fig. 42 - Cleistoteci

    Ciclo Biologico

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    26 L’oidio della fragola

    malattia (Grainger, 1968; Schoemanet al., 1995).

     A conseguenza di ciò, le foglie dellepiante giovani sono maggiormentesuscettibili alla malattia rispetto allepiante più vecchie. Ciò spiega an-che il fatto che gli stoloni sono piùsuscettibili rispetto alla pianta madre(Okayama et al., 1995) e perché lamalattia si sviluppi più rapidamentenei primi stadi di crescita delle foglie,rispetto al periodo della raccolta.

    Effetto dell’umidità sullasporulazione e tempo cheintercorre tra due generazioniUn aumento nella produzione di co-nidi si ha con umidità del 70-75% edell’80-85%. Con umidità relativemaggiori del 95% si ha una riduzionedell’entità di sporulazione. Il tempo

    che intercorre tra due generazioniè di quattro giorni a temperature di20 e 30°C ed UR superiore al 75%.In condizioni meno favorevoli sonoperò riportati anche tempi più lunghi,di 5 o 6 giorni (Maas, 1998; Peries,1962). Alla presenza di elevata lumi-nosità i tempi tra generazioni tendo-no ad aumentare.

    Effetto della temperatura,dell’umidità relativa edell’intensità luminosa sullamalattiaL’intensità della malattia è influenzatadalla temperatura, dall’umidità relati-

     va, dall’intensità luminosa e dalla cul-tivar. Le temperature che favorisconolo sviluppo della malattia vanno dai15 ai 25°C con un ottimo di tempe-ratura di 20°C (Fig. 44a) (Okayamaet al., 1995).Le temperature di 10 e 30°C inve-ce determinano un livello più bassodella malattia. (Fig. 44a) (Jhooty eMcKeen, 1965; Peries, 1962). L’umi-dità ottimale va dall’80 all’85 %, lamalattia è meno grave se si sale oltrei valori del 95% (Fig. 44b). Questoeffetto è dato dall’inibizione sullagerminazione dei conidi, dovuto allaformazione di condensa sulle foglie(Maas, 1998; Jarvis et al., 2002).La luce intensa (7000 lux) rallentala progressione ed incidenza dellamalattia, mentre intensità di 3800 e

    Ciclo Biologico

    Fig. 43 - La diversa suscettibilità varietale hauna grossa influenza sulla malattia: a sinistra unavarietà sensibile a destra una varietà tollerante

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    27L’oidio della fragolaCiclo Biologico

    Fig. 44 - Effetto della temperatura (a), dell’umidità relativa (b) e dell’intensità luminosa (c) sull’evoluzionedella malattia nel tempo

    a

    b

    c

       I  n   t  e  n  s   i   t   à   d  e   l   l  a  m  a   l  a   t   t   i  a

       (   %    d   i   f  o  g   l   i  a  c  o   l  p   i   t  a   )

    Tempo dall’infezione (giorni)

       I  n   t  e  n  s   i

       t   à   d  e   l   l  a  m  a   l  a   t   t   i  a

       (   %    d   i

       f  o  g   l   i  a  c  o   l  p   i   t  a   )

    Tempo dall’infezione (giorni)

       I  n   t  e  n  s   i   t   à   d  e   l   l  a  m  a   l  a   t   t   i  a

       (   %    d   i   f  o  g   l   i  a  c  o   l  p   i   t  a   )

    Tempo dall’infezione (giorni)

    10° C

    20° C

    30° C

    7000

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    28 L’oidio della fragola Ciclo Biologico

    1200 lux non danno effetti rilevanti(Fig. 44c).Gli ultravioletti sono stati correlati conuna riduzione degli oidi, che sonotutti in genere favoriti da condizionidi ombreggiamento (Rotem e Aust,1991; Rotem et al., 1985; Yarwood,1957).

    Alcune considerazionipraticheLa germinazione e la crescita si han-no in un ampio intervallo di tempe-rature (da 5 a 35°C) con un ottimaletra i 10 ed i 20°C.La germinazione si può avere tra i4 ed i 36 °C, ma si riduce notevol-mente tra sotto i 10°C e sopra i 30°C(Miller et al., 2003). Ciò significa chenelle condizioni colturali del Trentino,la temperatura non rappresenta unelemento limitante, se non nei primiperiodi della stagione e nei mesi diluglio ed agosto, quando le tempera-ture possono essere rispettivamentepiù basse o più elevate dei limiti otti-mali. Il fattore più importante diventaquindi l’umidità che, se presente alivelli elevati, può aumentare la peri-colosità della malattia.La copertura con i tunnel (Fig. 45)protegge contro i marciumi del fruttoe fa sì che i trattamenti antibotriticipossano essere evitati, ma per contro,senza l’azione delle piogge, l’oidio ne

    è avvantaggiato.In linea teorica, potrebbe essere uti-lizzata l’irrigazione per ridurre la vi-rulenza della malattia, anche se varicordato che parallelamente si assi-sterebbe ad un significativo incremen-to dei marciumi ai frutti ed una lororidotta conservabilità. Non si escludeperò che in futuro, con una correttae puntuale applicazione di irrigazionisopra chioma, si possa ottenere unasituazione di compromesso tra le duemalattie. Anche l’ombreggiamentoesercitato dalla copertura, mancan-do parte dell’effetto dell’ultraviolettosolare sui conidi, tende a favorire leinfezioni.Il vento è un altro fattore importanteper la diffusione della malattia, so-prattutto quando si sovrappongonoi primi cicli di coltura programmatacon i secondi, oppure durante l’esta-te quando possono essere presentinella zona colture di fragola con lamalattia in atto.

     A volte si può notare che se una col-tura infetta è posizionata nella dire-zione del vento prevalente, le colture

     vicine nella direzione del vento sonomaggiormente infettate. Se non esisteun flusso d’aria consistente nel tunnelperò la diffusione dalle piante infet-te a quelle sane avviene lentamente.È consigliabile, in ogni caso, rimuo-

     vere le piante a fine ciclo o trattarleanche dopo la raccolta per evitare lapresenza d’inoculo che possa con-

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    29L’oidio della fragola

    tinuare a diffondersi. È importanteinoltre fare attenzione agli stoloni chegeneralmente sono più sensibili allamalattia e sono scarsamente raggiun-ti dai trattamenti.Essi possono, infatti, costituire unserbatoio d’inoculo soprattutto per ifrutti in maturazione.Nelle condizioni trentine, non è an-cora chiaro se i cleistoteci abbianoun ruolo nelle infezioni primaverilio se la malattia si propaghi da unanno all’altro mediante il miceliosvernante nelle gemme. Ulteriori ri-cerche saranno necessarie per chia-rire questo aspetto.L’umidità tra il 70 e l’85% favoriscela produzione di conidi e, poiché iltempo tra due generazioni in condi-zioni ottimali di sviluppo può esseremolto breve (4-6 giorni), è chiarocome da poche macchie la malattia

    possa prendere un andamento espo-nenziale.

    Riassumendo•  È necessario prevenire lo sviluppo

    dell’oidio anziché attendere le pri-me infezioni;

    •  dal momento in cui si effettua lacopertura con il tunnel è necessa-rio prestare maggiore attenzionealla malattia;

    •  i periodi a maggior rischio sonoquelli estivi, quando l’umidità re-lativa è elevata;

    •  le piante vanno protette con i fun-gicidi; prestando maggior attenzio-ne quando sono nelle prime fasi disviluppo;

    •  è bene evitare infezioni agli stoloniod eliminarli.

    Ciclo Biologico

    Fig. 45 - Produzionedelle fragole fuori

    su substrato ecopertura

    con tunnel

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    30 L’oidio della fragola La coltivazione della fragola

    La coltivazionedella fragola

     R. Moser, I. Pertot 

    Il mercato della fragola alivello mondiale, in Italiaed in TrentinoLa produzione mondiale della frago-la (Fig. 46) può essere stimata sullabase delle statistiche fornite dallaFAO, considerando le produzioni e lesuperfici investite a fragola (Tab. 1).

    Secondo la FAO tra il 1997 ed il 2003il trend della superficie coltivata a fra-

    gola è stato in netta crescita, salendodai 208.000 ettari nel 1997 ai circa230.000 nel 2001, registrando peròuna diminuzione nel 2002 (Macchi,2004 a, b).

     Analogamente alle superfici coltivateanche la produzione mondiale è statain progressivo aumento fino al 2002,

    subendo però un leggero calo (2,5%circa) nel 2003.

    Tab. 1 - Principali Paesi produttori di fragole e relative quantità prodotte (in tonnellate). Fonte: FAO

      Tonnellate Anno

    Rango 1999 2000 2001 2002 2003  % sul totale

      (media 99-03)

      1 Stati Uniti 831.258 862.828 749.520 893.670 835.300 26%

      2 Spagna 377.527 343.105 326.000 328.700 262.500 10%

      3 Korea 152.481 180.501 202.966 209.938 209.938 6%  4 Giappone 203.100 205.300 208.600 210.500 208.000 6%

      5 Polonia 178.211 171.314 242.118 154.830 160.000 6%

      6 Italia 185.852 195.661 184.314 150.890 158.774 5%

      7 Messico 137.736 141.130 130.688 142.245 150.261 4%

      8 Federazione Russa 115.000 129.000 125.000 130.000 145.000 4%

      9 Turchia 129.000 130.000 117.000 120.000 120.000 4%

      10 Germania 109.194 104.279 110.130 110.000 110.000 3%

      Altri 739.703 812.226 782.416 798.067 805.541 25%

       Totale  3.159.062 3.274.341 3.178.752 3.248.840 3.165.314 100%

    Fig. 46 - Fruttodi fragola

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    31L’oidio della fragolaLa coltivazione della fragola

    sesto posto, con una produzione an-nua in continuo aumento. Tra i paesiemergenti si conferma un buon trenddi crescita in Marocco ed in Egitto, siain termini di superficie, sia di produ-zione.In generale i principali paesi produt-tori mostrano elevate rese ad etta-

    ro. Unica eccezione è rappresentatadalla Polonia che, nonostante abbiauna superficie investita pari a più deldoppio rispetto a quella degli USA,

    Tab. 2 - Esportazioni mondiali di fragole. Fonte: FAO

      Dati tonnellate

     Rango 1998 1999 2000 2001 2002

      1 Spagna 208.765 214.171 195.336 212.081 184.668

      2 Stati Uniti 50.343 57.500 63.095 58.554 71.719  3 Messico 26.693 44.918 35.049 30.910 37.419

      4 Belgio 32.338 36.302 39.553 32.572 34.145

      5 Italia 52.383 45.666 36.119 32.975 27.291

      6 Francia 13.839 16.243 27.749 18.683 21.933

      7 Indonesia 0 38 5 115 24.801

      8 Marocco 9.293 16.396 21.701 17.824 21.751

      9 Polonia 17.818 24.437 10.888 62.481 16.506

      10 Olanda 10.828 14.890 17.096 12.542 12.846

       Totale  461.502 505.967 468.935 516.186 485.288

    Fig. 47Coltivazionetradizionale incampo (Israele)

    Fig. 48Coltivazione insuolo, protetta da

    tunnel (Israele)

    Tra i paesi produttori nel 2003 (Figg.47 e 48), gli Stati Uniti si conferma-no al primo posto con oltre 830.000tonnellate di fragole prodotte, pari al25% del totale, seguiti dalla Spagnacon 260.000 tonnellate (10% dellaproduzione mondiale), che si confer-ma al primo posto come produttore

    europeo di fragole. Al terzo posto tro- viamo la Corea (209.000 tonnellate)seguita dal Giappone, dalla Poloniae dall’Italia che si colloca quindi al

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    32 L’oidio della fragola

    produce circa un quinto della produ-zione statunitense.

    In base alle statistiche commerciali,sempre fornite dalla FAO (Tab. 2),il volume totale delle esportazionimondiali di fragole fresche tra il 1997e il 2002 si è aggirato mediamente tra

    le 460.000 e le 520.000 tonnellate,evidenziando un trend costante o in

    La coltivazione della fragola

    Tab. 3 - Importazioni mondiali di fragole. Fonte: FAO

     Dati tonnellate

     Rango 1998 1999 2000 2001 2002  1 Germania 141.299 133.650 125.259 143.336 111.297  2 Francia 70.687 80.987 88.506 82.293 91.169

      3 Canada 37.488 45.678 50.135 45.524 56.551  4 Stati Uniti 26.376 43.001 34.580 32.061 40.791  5 Regno Unito 36.316 23.512 29.047 28.493 36.657  6 Italia 16.627 22.643 26.872 22.750 24.166  7 Belgio 21.278 24.729 24.295 26.033 21.987  8 Austria 27.499 23.336 18.870 22.173 17.615  9 Messico 3.894 5.436 10.913 9.630 13.745  10 Olanda 16.798 16.397 14.058 12.086 13.001

       Totale  448.570 479.766 482.795 490.745 493.797

    lieve aumento (Macchi, 2004 a, b).La Spagna è il principale esportato-re mondiale con una media di qua-si 200.000 tonnellate, pari a circa il40% dei volumi esportati. Seguonoa distanza gli Stati Uniti che tendono,in ogni caso, a potenziare progressi-

     vamente la loro presenza sui mercati.

    Messico e Belgio si confermano alterzo e quarto posto con quote che

  • 8/17/2019 2005 Oidio Della Fragola

    32/71

    33L’oidio della fragola

    sfiorano il 7%. L ’Italia, che fino allafine degli anni Novanta, si posizio-nava al secondo posto nella classi-fica, ha progressivamente diminuitola propria quota, fino a collocarsi alquinto posto con il 6% del totale.Guardando invece alle importazioni(Tab. 3), il primo paese importatore

    a livello mondiale è la Germania concirca 111.000 tonnellate di prodottoimportato, pari al 23% del totale. Se-guono Francia, Canada, Stati Uniti,Regno Unito, Italia, Belgio e Austria.

    In Italia la fragola interessa una super-ficie pari a circa 6.000 ettari, da cui si

    ottiene una produzione superiore alle130.000 tonnellate. Il primato pro-duttivo spetta alla Campania, da cuiproviene il 32% del raccolto naziona-le; seguono Emilia-Romagna (15%),Basilicata (15%), Veneto (12%), Pie-monte (10%) e Lazio (7%). Come ab-biamo visto per il mercato mondiale,

    anche nel nostro paese negli ultimianni si sta registrando un progressivo

    ridimensionamento di tale coltura, lacui superficie si è ridotta dai 5.000 et-tari del 1999 ai 4.000 ha nel 2003 eai 3.900 ha nel 2004.

     Anche se tutte le principali zone diproduzione hanno concorso alla fles-sione, Piemonte, Emilia-Romagna eBasilicata continuano a segnare va-

    riazioni negative di oltre il 10% an-nuo. Si nota invece una certa stabilitàin Trentino-AltoAdige e un incremen-to in Calabria (più 7%).Dalle statistiche fornite dall’Istat (Fig.49), si nota, in linea con l’andamen-to produttivo, un trend negativo delleesportazioni scendendo dalle 55.000

    tonnellate del 1997 alle 27.000 del2002 e alle 22.000 nel 2003, conuna flessione addirittura pari al 60%.La maggior parte del prodotto italia-no destinato all’esportazione è con-centrato verso pochi paesi europei,ma con quote in continua flessione(87% nel 1997 contro un 75% nel

    2002).Il principale acquirente delle fragole

    La coltivazione della fragola

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    33/71

    34 L’oidio della fragola La coltivazione della fragola

    Fig. 49 - Esportazioni in Italia per paese di destinazione (%).

    Fonte: Elaborazioni CSO su dati Instat, CSO - www.csoservizi.com

    Fig. 50 - Importazioni in Italia per paese d’origine (%).Fonte: Elaborazioni CSO su dati Instat, CSO - www.csoservizi.com

       E  s  p  o  r   t  a  z   i  o  n  e   (   %   )

    100

    90

    80

    70

    60

    50

    40

    30

    20

    10

    0

    100

    90

    80

    70

    60

    50

    40

    30

    20

    10

    0

       I  m  p  o  r   t  a  z   i  o  n

      e   (   %   )

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    35L’oidio della fragola

    italiane è la Germania che negli ulti-mi anni ha però diminuito la propriaquota (di circa un 30%, rispetto allafine degli anni Novanta), sia a causadella concorrenza esercitata dai paesi

     vicini, sia per l’aumento della produ-zione interna.La restante parte dell’export italiano

    (30% circa) è rivolta principalmente verso Austria e Svizzera. Le impor-tazioni italiane (Fig. 50) invece nellostesso periodo sono aumentate del70% e provengono per il 60% dal-la Spagna, seguita dalla Francia conpoco meno del 30%. Le importazionidal Nord Africa, che si prospettavano

    in crescita rilevante, non sono inveceaumentate.Negli ultimi anni quindi si sono ve-rificati veloci mutamenti che hannoportato il saldo commerciale dellefragole, tradizionalmente positivo, adattenuarsi sempre più fino a diventa-re addirittura negativo nel 2003.

    L’importanza della fragolicoltura ri-mane in ogni modo evidente se si

    confrontano i volumi esportati e im-portati con i valori monetari in gioco(Macchi, 2004 a, b).Il valore complessivo delle esporta-zioni, viste le contrazioni avvenute, èandato progressivamente diminuen-do passando da 86 milioni di euronel 1997 a 41 nel 2003, con una

    contrazione pari al 50% circa. Il prez-zo medio d’esportazione, nello stessoperiodo, è perciò passato da 1,57 Ł /Kg nel 1997 ai 1,85 Ł /Kg nel 2003.Il valore delle importazioni ha regi-strato invece un aumento da 22 a 41milioni di euro.Il prezzo medio d’importazione è sce-

    so nel periodo 1997-2001 e poi ed èrisalito fino a toccare 1,75 Ł /Kg nel2003 (Macchi, 2004 a, b).

    I consumi domestici delle fragole, vi-sti come acquisti effettuati da partedel consumatore finale e non dagliagenti intermedi (ristorazione e pic-

    coli trasformatori) rappresentano il2% della spesa totale dell’ortofrutta.

    La coltivazione della fragola

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    36 L’oidio della fragola

     A differenza del consumo degli altriortofrutticoli, che negli ultimi anniha subito una recessione del 10%(Testoni e Lovati, 2004), la dimen-sione del mercato al dettaglio dellefragole (Fig. 51), in Italia, è andatoprogressivamente espandendosi. Nelperiodo 2000-2003 si è evidenziato

    un aumento del 19% e il consumo haraggiunto la quota delle 72.000 ton-nellate portando così il consumo me-dio per famiglia da 12,4 kg nel 2000a 15,9 kg nel 2003.Oltre l’80% del prodotto viene ac-quistato nei supermercati, da aprilea giugno, con tendenza ad aumen-

    tare tra maggio e giugno. Un ulte-riore 13% è acquistato tra luglio esettembre mentre nei mesi autunnalie invernali il consumo si riduce no-tevolmente (Testoni e Lovati, 2004).Tale concentrazione di consumi è inrelazione, sia all’elevata disponibilitàdi prodotto con buone caratteristiche

    organolettiche presente sul mercatonei mesi primaverili, sia ai prezzi più

    contenuti con i quali viene offerto alconsumatore.I prezzi raggiungono valori minimi traaprile e agosto, mentre sono moltopiù elevati nei mesi invernali, quan-do possono essere addirittura rad-doppiati.Il consumo di fragole, nel nostro

    paese, avviene soprattutto nel Nord,dove viene acquistato circa il 50% deltotale. Seguono il Sud e le isole conoltre il 30% e il Centro che ha unaquota d’acquisto pari al 20% circa.In riferimento al livello dei prezzi alconsumatore nel periodo 1999–2003,è netto il suo progressivo aumento

    (10% in più tra il 1999 e il 2000, unulteriore 7% tra il 2001 e il 2002 eancora un incremento del 10% tra il2002 e 2003) attestandosi su un prez-zo medio annuo di 3,2 €/kg (Macchi,2004 a, b).La fragolicoltura negli ambienti dimontagna delle regioni settentrionali

    italiane rappresenta attualmente solopoco più del 10% del totale delle su-

    La coltivazione della fragola

    Fig. 51Fragole pronte per

    il confezionamentoper il mercato aldettaglio

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    37L’oidio della fragola

    perfici investite a fragola. Essa è qua-si tutta concentrata in Piemonte e inTrentino-Alto Adige.

    La produzione trentina si attesta al-l’incirca sulle 3.500 tonnellate nel2002 (Tab. 4), rappresentando l’1,7%a livello nazionale.L’andamento della produzione, comesi deduce dalla tabella, ha registratoun deciso incremento con un 40% diproduzione in più rispetto al 2001.

    La coltivazione fuorisuolo sotto tunnel Nell’intera regione la superficie inve-stita è principalmente concentrata inValsugana e nell’Altopiano di Pinè,

    ad altitudini variabili tra i 400 e i1.200 metri. Gli impianti localizzati

    alle altitudini più basse (Valsugana,a 400-500 metri s.l.m.) sono gene-ralmente finalizzati ad un doppio ci-

    clo di produzione autunnale–estivautilizzando la stessa pianta (di tipotradizionale: A, A+). Le piante ven-gono trapiantate in agosto per unaproduzione autunnale, poi le stesse,

     vengono pulite e fatte svernare incampagna o in una cella frigo.La primavera successiva si effettuerà

    il trapianto di queste piante che for-niranno, di fatto, una seconda produ-zione a partire dalla fine di maggio.Invece per gli impianti realizzati aquote più elevate come sull’Altopia-no di Pinè è adottata la cosiddettatecnica della coltura programmataa ciclo unico o monociclo. Essa pre-

     vede la programmazione di trapianti“a scalare” di piante fatte ingrossare

    La coltivazione della fragola

      1998 1999 2000 2001 2002 2003

    Fragola 20.150 25.940 29.360 25.000 35.000 37.270

    Tab. 4 - Produzione di fragole (quintali) in Trentino nel periodo 1998-2002.Fonte: Rapporto agricoltura 2002, PAT

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    38 L’oidio della fragola

    in vivaio nell’autunno precedente(Trayplant o GWB) da fine aprile afine luglio. La produzione di fragoleavverrà quindi progressivamente (daltrapianto alla raccolta passano circa60-70 giorni) durante tutto il periodoestivo. Entrambe le coltivazioni sonorealizzate principalmente in fuori suo-lo (90% della superficie trentina) con

     varietà unifere (Fig. 52).Di queste, la più importante è la va-rietà “Elsanta” con quasi il 90% dipresenza, seguita da “Marmolada” eda “Darselect” che si sono dimostrateparticolarmente adatte al clima tren-tino e alla tecnica colturale del fuorisuolo (Molinari e Vinante, 2001). InTrentino, infatti, la tecnica del fuorisuolo, che permette di programmarela produzione, ha quasi completa-mente sostituito le tradizionali colturedi varietà rifiorenti che fornivano frutti

    di bassa qualità (Tab. 5), soprattuttoin concomitanza degli innalzamentitermici estivi e non erano in grado difronteggiare la concorrenza dei fruttidella varietà provenienti dalle colturefuori suolo del Nord Europa. Inoltrequesto progressivo passaggio dallafragola in pieno campo alla coltiva-zione in fuori suolo è stato stimolatodal divieto di usare il bromuro di me-tile (Molinari e Vinante, 2001).

     Anche se le superfici investite a frago-la sono limitate, l’importanza a livellocommerciale è notevole in quantoi produttori trentini, finalizzando leproduzioni al periodo estivo, hannofatto in modo che, proprio da questiambienti, arrivassero sul mercato leuniche produzioni nel periodo esti-

     vo-autunnale, dalla prima decadedi giugno fino alla prima decade di

    La coltivazione della fragola

    Fig. 52Coltivazione fuori

    suolo, sotto tunnel(Trentino)

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    39L’oidio della fragola

    ottobre. Grazie a questa caratteristi-ca e all’espansione della tecnica del

    fuori suolo, il prodotto trentino hapotuto affermarsi su molti mercatinazionali ed anche europei. Analiz-zando i mercati si osserva che circa il65-70% della produzione trentina sicolloca nel Nord Italia, il 17-20% nelCentro Italia, il 2-3% nel Sud Italia eil 10% all’estero prevalentemente in

    Germania e, in misura marginale, in Austria e Svezia.

    Vantaggi e svantaggi neiconfronti delle malattieLa coltivazione fuori suolo ha note-

     voli vantaggi operativi ed organiz-

    zativi. Nonostante i costi d’impiantosiano più elevati rispetto alla colturatradizionale in suolo, questa tecnicagarantisce delle rese economicheche la rendono più competitiva ed incontinua crescita.Non è oggetto di questa pubblicazio-ne discuterne gli aspetti agronomici.

    Si tracceranno però i vantaggi e glisvantaggi che questa coltura com-

    porta dal punto di vista delle malattiepiù comuni della fragola.

     Mycosphaerella fragariae, producedelle piccole lesioni sulla pagina su-periore delle foglie prima rossastreo color porpora, tonde. In seguito lemacchie si allargano, conservando ilmargine rosso, mentre la parte cen-trale diventa di color grigio chiaro. Il

    fungo sopravvive sulle piante duran-te l’inverno nella coltura tradizionale.La malattia viene introdotta median-te l’utilizzo di piante infette. La ma-lattia è dispersa dagli schizzi d’acquaed è favorita da piogge e temperaturemiti.

     Dendrophoma obscurans  produce

    all’inizio macchie simili alla  M. fra- gariae, ma in seguito le macchie as-sumono la caratteristica forma a “V”con la parte più ampia verso il margi-ne fogliare. Le spore sono trasportatedal vento, ma soprattutto dalla piog-gia e la bagnatura fogliare o l’elevataumidità favoriscono l’infezione.

     Diplocarpon earliana  produce mac-chie sempre color porpora all’inizio,

    La coltivazione della fragola

    Tab. 5 - Superfici (ha) coltivate a fragola in tunnel e in pieno campo nel quadriennio 1999-2002 in Trentino. Fonte: Cso - Ferrara

      Coltura protetta Pieno campo Totale

      1999 2000 2001 2002 1999 2000 2001 2002 1999 2000 2001 2002

     Trentino

    85 85 130 133 60 65 104 107 145 150 234 240 Alto-AdigeTotale

    3.443 3.279 3.072 3.159 1.484 1.430 1.347 1.097 4.927 4.709 4.419 4.254 Italia

     % 2,5 2,6 4,2 4,2 4,0 4,5 7,7 9,8 2,9 3,2 5,3 5,6

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    40 L’oidio della fragola

    mentre poi il loro centro vira versoil marrone e non grigio-biancastrocome nel caso di  M. fragariae. Conil passare del tempo, le macchie con-fluiscono in aree più estese, i marginidelle foglie si piegano verso l’alto, ne-crotizzando.Le lesioni necrotiche possono ritro-

     varsi anche sugli altri organi dellapianta. Il fungo sopravvive da unastagione all’altra sulle foglie morte.Le spore vengono poi portate sullepiante dagli schizzi d’acqua dell’irri-gazione o della pioggia. Per questomotivo nella coltivazione tradiziona-le si consiglia di asportare le foglie

    morte e di evitare l’irrigazione soprachioma.La batterioriosi, causata dallo  Xan-thomonas fragariae,  è caratterizza-ta da lesioni inizialmente piccole,idropiche e traslucide, che poi siaccrescono rimanendo limitate dallenervature. Le foglie con elevata pre-

    senza di infezioni possono disseccare.La diffusione delle cellule batteriche

    avviene mediante gli schizzi d’acqua,con giornate fresche e temperaturebasse durante la notte, umidità ele-

     vata e lunghi periodi di pioggia.Nei confronti di queste malattie, tutteaccomunate dalla caratteristica di es-sere diffuse dagli schizzi d’acqua, laprotezione dalle piogge determinata

    del tunnel può risultare positiva. Inpresenza d’inoculo di queste malat-tie è di conseguenza importante ot-timizzare l’irrigazione degli apparatifogliari. Generalmente, a parte  X.

     fragariae, questi patogeni sono no-tevolmente meno virulenti nella col-tivazione in tunnel rispetto a quella

    non protetta in pieno campo.La coltivazione fuori suolo permetteinoltre di risanare la coltura medianteeliminazione delle piante infette.Nella stagione successiva è possibi-le iniziare la nuova coltivazione conpiante sane e substrato non contami-nato, cosa impossibile in pieno cam-

    po.Per le malattie fogliari, ma in partico-

    La coltivazione della fragola

    Fig. 53 - Sintomi di antracnosi(C. acutatum) su frutto

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    41L’oidio della fragola

    lare per la batteriosi è quindi moltoimportante la sanità del materiale de-stinato d’impianto, sia che provengada vivaio o da produzione internaall’azienda.

    La sanità del materiale di origine èmolto importante anche per le ma-

    lattie dell’apparato radicale (Verti-cillium albo-atrum e  Phytophthora spp.) e del colletto. Infatti la colturafuori suolo su substrato in sacco o in

     vaso, permette di ridurre al minimoi rischi derivanti da inoculo presentenella coltura precedente, come av-

     viene nel terreno. Nel caso in cui al

    trapianto ci siano piante infette, però,questa tecnica aumenta il rischio e la velocità di propagazione tra pianta epianta, soprattutto se l’acqua dellafertirrigazione viene riciclata senzaopportuno sistema di disinfezione. Isintomi di queste malattie sono visibi-li sull’apparato fogliare con dissecca-

    menti repentini soprattutto in periodicaldi, quando c’è forte traspirazione

    delle piante. Nel caso della verticillosigeneralmente sono le foglie vecchiea disseccare, seguite dalle più giovaninegli stadi finali della malattia, men-tre nel caso della Phytophtora la pro-gressione segue l’ordine contrario. Ildanno e la presenza dei patogeni èperò visibile nella corona (o colletto):

    un imbrunimento dei fasci vascolarinel primo caso ed arrossamenti deitessuti interni della corona nel secon-do.

    Un discorso diverso merita l’antrac-nosi causata da alcuni funghi del ge-nere Colletotrichum. In particolare

    ricordiamo C. acutatum, C. fragariaee C. gleosporioides.I patogeni appartenenti al genere Col-letotrichum  possono infettare frutti,gemme, piccioli, stoloni, colletto e fo-glie. Di solito C. fragariae causa sinto-mi sul colletto, mentre tutte tre le spe-cie possono causare sintomi ai frutti

    ed alle foglie, anche se di solito questiultimi sono causati da C. acutatum.

    La coltivazione della fragola

    Fig. 54 - Disseccamento delle

    piante causato da C. gleosporioides

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    42 L’oidio della fragola

    L’antracnosi ai frutti (Fig. 53) è par-ticolarmente distruttiva sui sistemi dicoltura fuori suolo annuali su substra-to, dove in condizioni di forte umidi-tà e in prossimità della raccolta, puòcausare la perdita della produzione.I sintomi sui frutti sono dati da lesio-ni depresse e scure. Sui frutti verdi le

    lesioni sono piccole, dure, marronscuro.In presenza di tempo umido si rico-prono da un essudato appiccicoso,color arancio rosato chiaro, compo-ste da milioni di spore.Occasionalmente anche C. acutatum,può causare un lento deperimento e

    morte negli stadi finali, con un inte-ressamento del colletto.Il marciume del colletto (Fig. 54) del-la fragola è di solito causato da C.

     fragariae e C. gloeosporioides. I sin-tomi causati da questi due patogenisono indistinguibili tra loro in campo.Le piante mostrano all’inizio sintomi

    riconducibili a stress idrico, anche sel’apporto idrico alla coltura è corretto.

    In condizioni favorevoli alla malattia(temperature elevate >20°C) si puòavere il collasso delle piante in 2-3giorni. Di solito non ci sono sintomisu foglie e stoloni, ma quando si ta-glia la corona (colletto) si può vedereil classico sintomo di arrossamento.I sistemi di difesa comprendono l’uti-

    lizzo di piante sane da vivaio. Le pian-te destinate al trapianto sono la prin-cipale sorgente d’inoculo, in quantosono propagate di solito per via clo-nale (vegetativa). In pieno campo leinfezioni possono essere portate dalterreno, da piante infestanti e da altrepiante ospiti. Nei confronti di queste

    sorgenti d’inoculo il tunnel è estre-mamente efficace.Poiché nel caso della coltivazione difragola fuori suolo i sacchi di torbao substrato vengono rinnovati ognianno, non c’è rischio di propagazioneda una stagione all’altra, sempre che

     vengano rispettate le corrette opera-

    zioni di pulizia dei residui di piantedella coltura precedente.

    La coltivazione della fragola

    Fig. 55 - Muffa grigia sufragola (B. cinerea)

    Fig. 56 - Sintomi inizialidi muffa grigia

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    43L’oidio della fragola

    Da pianta a pianta l’infezione si pro-paga mediante i conidi (spore). Èevidente che il tunnel, proteggendodall’azione della pioggia, riduce ladispersione dei conidi e sfavorisce leinfezioni, contribuendo a contenerela malattia nella parte aerea.

    La copertura con i tunnel esercitaperò la sua azione più rilevante neiconfronti dei marciumi dei frutti, siain campo che durante la fase di post-raccolta.In particolare nei confronti di Botrytiscinerea (muffa grigia), (Figg. 55 e 56)l’azione di protezione del tunnel fa

    sì che molto spesso non si debbanoeseguire trattamenti antibotritici spe-cifici. Anche nei confronti dei mar-ciumi molli (Fig. 57) ( Rhizopus spp. e

     Mucor  spp.) e della muffa verde ( Pe-

    nicillium  spp.) la copertura esercitauna protezione pressoché totale.Considerando quindi la globalitàdelle malattie della fragola, si può

     vedere come l’effetto della copertu-ra tenda a ridurre o addirittura adeliminare il rischio di gran parte diesse. Diverso è, invece, l’effetto nei

    confronti dell’oidio. Come già detta-gliatamente descritto nei capitoli pre-cedenti, la pioggia ha un effetto dila-

     vante e inibibente sulla germinazionedei conidi.Nei tunnel questo effetto positivo del-la pioggia viene a mancare, come an-che la radiazione ultravioletta è forte-

    mente ridotta. Ciò fa sì che, rispettoalle condizioni di pieno campo senzacopertura, l’oidio diventi più virulen-to richiedendo un maggior impegnonella difesa.

    La coltivazione della fragola

    Fig. 57 - Marciumi da Rhizopus sp.su frutto di fragola

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    44 L’oidio della fragola La difesa contro l’oidio della fragola

    La difesa contro l’oidio della fragola I. Pertot 

    Metodi agronomici evarietà resistentiL’obiettivo della produzione integrataè quello di ottenere frutta d’elevataqualità rispettando l’ambiente e lasalute di consumatori e produttori,mantenendo gli standard economiciimposti dal mercato.

    La difesa integrata dai patogeni eparassiti si basa quindi su un’ottimiz-zazione dell’impiego dei fitofarmaci,utilizzando, dove è possibile, tutte letecniche agronomiche, biologiche ebiotecnologiche che ne possano limi-tare l’impiego alle situazioni di realenecessità.

    La prerogativa più importante è unabuona preparazione tecnica ed unaformazione continua dell’agricoltore,ma soprattutto una profonda cono-scenza della sua specifica situazioneaziendale. Molte informazioni neces-sarie per un ottimale piano dei trat-tamenti nascono, oltre che da una

    buona conoscenza delle tecnicheagronomiche, dei fitofarmaci e dei

    cicli degli insetti e malattie, anche dafrequenti visite in campo e dall’anno-tazione puntuale di tutte le osserva-zioni fatte.Mentre nei confronti di patogenicome la muffa grigia ( B. cinerea) laconcimazione può avere un ruolomolto rilevante nell’incidenza della

    malattia, lo stesso non può dirsi perl’oidio. È noto che i tessuti e le fogliegiovani delle piante di fragola sonopiù sensibili alla malattia rispetto aquelle più vecchie. Di conseguen-za ne risulta che la fase precedentela fioritura, quando si ha una forteproduzione di nuove foglie, è la più

    delicata per la difesa antioidica. Unosquilibro di azoto rispetto a fosforoe potassio può indurre una maggiorsensibilità nelle piante all’oidio, inquanto favorisce il lussureggiamentofogliare e ritarda la maturazione deitessuti.Maggiori benefici si potrebbero trar-

    re da varietà resistenti. Per quantoriguarda la fragola non esistono pur-

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    45L’oidio della fragolaLa difesa contro l’oidio della fragola

    troppo varietà completamente resi-stenti all’oidio, ma alcune di esse mo-strano un buon grado di tolleranza.Nella pratica, tuttavia, la scelta varie-tale è condizionata da numerosi altrifattori, quali: qualità organolettiche eregolarità di forma dei frutti, produt-tività, adattabilità alla produzione in

    fuori suolo in tunnel, buona resa in vivaio e rapida entrata in produzio-ne, ecc.Gran parte delle varietà tollerantiall’oidio disponibili oggi sul mer-cato non soddisfano le esigenze diproduttori e consumatori, facendospesso cadere la scelta su varietà che

    purtroppo hanno una discreta sen-sibilità all’oidio. È il caso particolaredelle più diffuse varietà Elsanta (Fig.58) e Darselect che necessitano diun’attenta protezione antioidica, so-prattutto nel coltivazione fuori suolosotto tunnel.Si è detto che i conidi dell’oidio han-

    no un ampio intervallo di temperatu-re ed umidità a cui possono germi-

    nare, parassitizzare la pianta ospitee produrre nuove copiose sporula-zioni. L’unico fattore limitante è datodalla presenza d’acqua, che blocca lagerminazione dei conidi, o di pioggiache ha anche capacità dilavante neiconfronti delle spore.Nelle condizioni della coltura sotto

    tunnel in Trentino, le temperature, sesi fa eccezione alle notti dei mesi pri-maverili e ad alcune ore del giornodei periodi più caldi, non sono maitali da risultare proibitive per lo svi-luppo del patogeno. Ovviamente lacopertura con tunnel ha proprio loscopo di evitare la bagnatura delle

    piante per limitare il più importan-te patogeno della fragola, la muffagrigia ai frutti ( B. cinerea) e miglio-rare la qualità e la conservabilità deifrutti. Di conseguenza sotto tunnel citroviamo nelle condizioni ottimali perlo sviluppo dell’oidio, con poche pos-sibilità d’intervento.

    È solamente possibile ritardare la co-pertura con polietilene fino all’inizio

    Fig. 58 - Fragola,varietà Elsanta

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    46 L’oidio della fragola

    della fioritura nei primi cicli ed even-tualmente bilanciare l’irrigazione diraffrescamento soprachioma.Poiché i cleistoteci (Fig. 59) sembra-no essere una delle sorgenti più im-portanti per l’inoculo primaverile, ènecessario verificare la loro presen-za sulle piantine prima dello sver-

    namento, mantenendo alta, in loropresenza, l’attenzione nelle prime fasicolturali.Nei tunnel uno dei fattori importantinell’avvio di nuove infezioni è la pre-senza di inoculo, cioè macchie di oi-dio in attiva sporulazione. È dunqueimportante rimuovere o continuare

    i trattamenti sulle piante al termi-ne della produzione, in particolarequando si vengono a sovrapporre ci-cli colturali in tunnel vicini o si adottala tecnica “a ponte”, per cui le piantedel nuovo ciclo attendono in campoprima di essere posizionate sui sup-porti, spesso sotto o a fianco alla col-

    tura a fine produzione.In presenza di forti attacchi su una

    coltura in terminazione, può essereutile posizionare teli di polietilenetra i tunnel con le piante infette equelli con le piante appena trapian-tate, creando di fatto una barrierafisica che prevenga il volo delle spo-re. Sembra ovvio, ma molto spessoè trascurata la pianificazione della

    sequenza delle colture in campo intunnel contigui, soprattutto nella di-rezione del vento.È opportuno quindi valutare se esisteuna direzione preferenziale del mo-

     vimento dell’aria all’interno e nellasequenza di tunnel, posizionando iprimi cicli colturali sottovento rispetto

    ai seguenti.Gli stoloni rappresentano un’impor-tante sorgente d’inoculo, sia perché itessuti giovani delle foglie sono moltorecettivi alle nuove infezioni, sia per-ché è più difficile raggiungerli con itrattamenti.Nel caso di forti attacchi agli stolo-

    ni si consiglia di intervenire con untrattamento localizzato solo su essi o,

    La difesa contro l’oidio della fragola

    Fig. 59 - Cleistoteci

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    47L’oidio della fragola

    se possibile, procedere quanto primaall’asportazione.L’attrezzatura con cui si eseguono itrattamenti è spesso trascurata o nontenuta in debito conto. La scelta dellamacchina adeguata alla dimensionee manodopera aziendale, la sua ta-ratura e manutenzione garantiscono,

    come per altre colture, un’ottimale di-stribuzione dei fitofarmaci e, quindi,una migliore efficacia fungicida.Bisogna verificare al termine del trat-tamento che il principio attivo abbiaraggiunto le parti più sensibili dellapianta (foglie giovani, stoloni, ecc.)e soprattutto entrambe le lamine fo-

    gliari, in quanto l’oidio è in grado didare avvio all’infezione sia sulla pa-gina fogliare inferiore, sia su quellasuperiore.Le goccioline devono essere picco-le ed uniformi, senza fenomeni disgrondamento. Le dosi di principioattivo riportate in etichetta vanno

    sempre rispettate, scegliendo la doseindicata più bassa.

    Fungicidi chimici disintesi A seguito della recente revisione del-le registrazioni cui i fitofarmaci sonostati sottoposti nell’Unione Europea, iprincipi attivi utilizzabili nei confrontidell’oidio sulla fragola in Italia sonopochi. I dati in seguito riportati si ri-

    feriscono al momento della stesuradi questo libro, per cui si suggeriscesempre di verificare lo stato attualedell’impiegabilità su fragola dei prin-cipi attivi e degli intervalli di sicurez-za. Per schematicità e semplicità nellaspiegazione, gli antioidici saranno ri-portati indicando il gruppo o famiglia

    chimica cui appartengono.

    ZolfoLo zolfo, con più di 70 prodotti com-merciali attualmente disponibili sulmercato, è il più vecchio e diffusoprincipio attivo nei confronti dell’oi-

    dio (Fig. 60).Esso può essere applicato in forma

    La difesa contro l’oidio della fragola

    Fig. 60 - Oidio:sintomi su frutto

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    bagnabile o polverulento. Lo zolfoagisce allo stato elementare doposublimazione (passaggio dallo statosolido a quello gassoso, senza diveni-re liquido). Per questo la sua efficaciaè legata alla temperatura, alla finezzadelle particelle e all’umidità relativa.

     Affinché lo zolfo possa esplicare lasua azione, la temperatura ambien-tale deve essere sufficientementeelevata per permettere la formazionedel sublimato dalle particelle solide.L’azione fungicida inizia con tem-perature minime di 10-12 °C conparticelle molto fini ed aumenta pro-gressivamente sino a 40°C. Tanto piùelevata è la temperatura, tanto più lasublimazione è rapida ed, ovviamen-te, elevata la prontezza ed intensitàd’effetto, ma di conseguenza anchela fitotossicità. Infatti lo zolfo agiscesull’oidio grazie alla sua azione cau-stica e tossica, che però in misura

    più o meno elevata si esplica anchesulla pianta. È necessario quindi fareattenzione alle applicazioni di zolfo,soprattutto:•  con trattamenti ripetuti,•  con piante in attiva crescita con

    tessuti teneri,•  con temperature elevate.Gli effetti fitotossici si notano in unaminore vigoria delle piante, ma an-che con ustioni più o meno gravisulle foglie, che quindi possono ri-durre l’attività fotosintetica e di con-seguenza la qualità e la quantità dellaproduzione. Lo zolfo può ledere ilpolline ed i primi stadi di sviluppodel frutto causandone deformazio-ne. La dimensione delle particelle èdi notevole importanza: quando si

     voglia un’azione rapida o effettuanole applicazioni con temperature bas-se, è importante scegliere zolfo conparticelle molto fini, mentre quandole temperature sono elevate o si vuo-le un’azione più lenta e progressiva,allora sono consigliate particelle didimensioni maggiori.L’azione dello zolfo diminuisce conl’aumentare dell’umidità relativa am-bientale. La forma bagnabile ha unamaggiore persistenza, mentre lo zolfopolverulento è particolarmente effi-cace quando si cerca un’azione fortee rapida, soprattutto quando ci sianosporulazioni attive in corso (Fig. 61).Infatti, pur non essendo curativo, lozolfo polverulento riesce ad inattiva-

    La difesa contro l’oidio della fragola

    Fig. 61 - Oidio: sintomi su foglia

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    re buona parte del micelio, dei ramiconidiofori e dei conidi, imponendoun deciso rallentamento della malat-tia, che resta visibile per alcuni giorni.Lo zolfo è consigliato nella secondaparte del ciclo della pianta, per il suoforte potere tossico nei confronti deiconidi eventualmente presenti, per ilminor rischio di fenomeni fitotossici,per la sua maggior capacità di pene-trazione tra le foglie (soprattutto nelcaso dello zolfo polverulento), peri sui brevi tempi di carenza e per ilminor rischio di presenza di residuinei frutti rispetto ad altri principi at-tivi. Lo zolfo inoltre è valido, quandoè usato in alternanza, per prevenire ifenomeni di resistenza d’alcuni fun-gicidi (strobilurine, IBE). Esso infatti,penetrando nelle cellule fungine gra-zie alla sua liposulibilità, è in grado didanneggiare la membrana cellulare,con la conseguente disidratazione emorte del fungo. In aggiunta a ciò si

    sostituisce all’ossigeno come accetto-re d’elettroni nella catena respiratoria(citocromo b), impedendo la forma-zione di ATP, necessario alla produ-zione di energia nel fungo.Lo zolfo ha inoltre un’azione secon-daria sugli acari. Non è però selettivoper insetti utili (imenotteri parassiti,acari fitoseidi e predatori come miridied antocoridi).L’intervallo di sicurezza (tempo di ca-renza) è di 5 giorni.

    StrobilurinePer l’impiego su fragola, relativamen-te a questo gruppo, noto come fungi-cidi a meccanismo QoI STAR (Stro-bilurin Type Action and Resistance),l’unico principio attivo registrato è

     Azoxystrobin (Fig. 62) (Ortiva, ecc.).Il meccanismo d’azione è caratteriz-zato dall’inibizione della respirazionemitocondriale. Il principio attivo ha

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    Fig. 62 - Struttura chimica dell’Azoxystrobin(sinistra) e del Penconazolo (destra)

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    azione preventiva, ma viene ancheparzialmente assorbito dalla pianta;ha un ampio spettro d’azione ed è ef-ficace a dosi molto basse. È selettivoper api, bombi ed artropodi utili. Poi-ché può favorire lo sviluppo di resi-stenze nel patogeno non deve essereimpiegato più di tre volte nel corsodella stagione.L’intervallo di sicurezza (tempo di ca-renza) è molto breve (3 giorni).

    Pirimidine A questo gruppo appartiene il princi-pio attivo Fenarimol (Rubigan, Rubi-fen, ecc.). Il meccanismo d’azione èbasato sull blocco della demetilazionedello sterone nel metabolismo del pa-togeno. I prodotti a base di Fenarimolsono endoterapici sistemici, applica-bili però fino ad inizio fioritura, e pos-sibilmente una sola volta, in quanto iresidui persistono a lungo, con il ri-schio di superare il residuo massimotollerato sui frutti alla raccolta.

    TriazoliQuesto gruppo è anche noto con ilnome di “Inibitori della Biosintesidell’Ergosterolo (IBE)”. Sono prin-cipi attivi endoterapici, che hannoazione preventiva e curativa. I fungi-cidi triazoli inibiscono l’enzima 14- -demetilasi, il citocromo P450(CYP)nella via biosintetica dell’ergosterolo.

    Questa inibizione altera la sintesi del-la membrana a causa della carenzadi ergostrolo e porta all’accumulo diprecursori degli steroli tossici per ilmetabolismo del fungo.Gli unici principi attivi registrati sufragola sono Miclobutanil (Thiocur,Sistane, ecc.), con 3 giorni di carenzae Penconazolo (Fig. 62) (Topas, ecc.)con 14 giorni. Non si deve superareil numero totale di quattro trattamen-ti con prodotti di questo gruppo. Nelcaso di penconazolo il residuo mas-simo tollerato è stato recentementeabbassato, per cui si consiglia di ap-plicarlo una volta e soprattutto nellefasi iniziali del ciclo della pianta.

    Strategie anti-resistenzaUn impiego alternato dei principi at-tivi può ritardare per un lungo perio-do la formazione di ceppi resistentinelle popolazioni del patogeno. È ne-cessario però alternare principi attivicon diverso meccanismo d’azione. Iprincipi attivi impiegati dovrebberoappartenere pertanto a gruppi diver-si. La strategia anti-resistenza deveiniziare prima che i mezzi adottatiperdano la loro efficacia. Alcuni prin-cipi attivi, con meccanismi “a singolosito”, sono particolarmente predispo-sti ad indurre facilmente la formazio-ne di resistenza. Perciò sono da usarein modo limitato: per le Strobilurinesi consiglia di non superare un massi-

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    mo di 3 applicazioni/anno, per gli Ini-bitori della biosintesi dell’ergosterolo,un massimo di 4 applicazioni anno.

    Fungicidi microbiologicie prodotti di originenaturale

     Ampelomyces quisqualis

     A. quisqualis è un fungo in grado diparassitizzare naturalmente l’oidio(Kiss et al., 2004). È l’antagonistapiù noto e studiato (Fig. 63). Infatti

     AQ10, il biofungicida che lo contie-ne è il primo esempio d’utilizzo com-merciale di questi antagonisti natura-li. Nel prodotto commerciale AQ10 ilmicrorganismo è formulato e prepa-rato in maniera tale da potersi con-servare per un determinato periodo(un anno a temperatura ambiente,

    fino a due anni se conservato in fri-gorifero a 10°C). Essendo un orga-nismo vivente vanno però messe in

    atto alcune precauzioni, come rispet-tare la data di scadenza, conservarloin posto fresco e asciutto e lontanoda fonti di calore, fare attenzione allamiscibilità con altri fitofarmaci ed almomento di applicazione.

    Quest’iperparassita sviluppa i suoi

    picnidi (corpi fruttiferi che contengo-no i conidi) all’interno delle ife del-l’oidio (Fig. 63). In presenza d’acqua,questi liberano i conidi dell’iperparas-sita che germinano e penetrano nelleife dell’oidio, a temperature ottimalidi 20-30°C ed elevata umidità relati-

     va. Dopo la penetrazione all’interno

    dell’oidio, che si completa in circa 24ore, le ife di A. quisqualis continuanoa crescere a spese del patogeno. Glischizzi d’acqua ed il vento contribui-

    La difesa contro l’oidio della fragola

    Fig. 63

     Ampelomyces

    quisqualis in undisegno di Moesz

    (1912), modificatoda Tulasne.

    Si vedono i conidi

    dell’oidio (c) e ipicnidi di

     A. quisqualis (a)

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    scono alla diffusione in natura di  A.quisqualis. Le colonie di oidio paras-sitizzate da  A. quisqualis  appaionogrigie e meno polverulente di quellenormali.

     A differenza di altri antagonisti comeTrichoderma spp. che producono so-stanze antimicrobiche, inducono resi-

    stenza nella pianta o competono pernutrienti e spazio con il patogeno, A.quisqualis agisce come vero e propriomicoparassita, vivendo a spese del-l’oidio stesso. A. quisqualis distrugge,nutrendosene, ife, micelio, conidi erami conidiofori, in modo tale chel’oidio così danneggiato soccombe,

    con il risultato di limitare i danni perla pianta. Richiede però temperaturenon troppo elevate e soprattutto altaumidità relativa per esplicare il suoeffetto.Questa è sicuramente una forte limi-tazione nelle applicazioni in campo,dove soprattutto durante le ore cal-

    de della giornata in estate l’umiditàrelativa all’interno dei tunnel è mol-

    to bassa. Inoltre per la natura stessadegli iperparassiti (Figg. 64 e 65),che devono avere una certa quanti-tà di fungo ospite per sopravvivere,è necessario poter tollerare un cer-to grado di malattia. La presenza diuna certa quantità di oidio da pa-rassitizzare deve essere quindi già

    presente. Poiché l’efficacia di AQ10nei confronti dell’oidio della fragolasotto tunnel è molto bassa (Pertot etal., 2004), non va utilizzato nelle pri-me fasi di elevata suscettibilità dellapianta. Un suo migliore impiego puòessere visto durante il periodo dellaraccolta, con medio-bassa presenza

    di oidio, quando sono richiesti pro-dotti che non lascino residui sul fruttoed abbiano un intervallo di sicurezzamolto limitato.

     A. quisqualis non è tossico per l’es-sere umano, gli animali e gli insettied ha un tempo di carenza di soli tregiorni.

    Il prodotto commerciale va miscelatocon un olio estivo o con un protet-

    La difesa contro l’oidio della fragola

    Fig. 64 - Ife di un fungo antagonistasu conidi di oidio

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    tivo contro la disidratazione (es. Va-porgard), la busta va sciolta prima inpoca acqua e poi diluita alla concen-trazione finale.Una volta aperta la busta, il prodottorimanente non va riutilizzato. La so-spensione deve essere utilizzata entrododici ore.

    Bicarbonato di sodio, dipotassio, carbonato di calcio,fosfato di potassio, oliminerali

     A seguito della forte spinta a trovarealternative ai fitofarmaci di sintesi,

    sono stati studiati diversi prodotti perla difesa degli oidi in svariate coltu-re (Daayf et al., 1997; Horst et al.,1992; Pasini et al., 1997; Verhaar etal., 1999; Wilson 1997). In particola-re è stato studiato l’uso di oli minera-li, sali ed estratti naturali, soprattuttoper le coltivazioni in serra (Bélanger

    e Benyagoub, 1997).

    Il fosfato di potassio, i bicarbonatidi potassio, sodio ed ammonio e glioli minerali, che sono risultati spessoutili su altre colture come rosa (Horstet al., 1992; Reuveni et al., 1994;Pasini et al., 1997), peperone (Falliket al., 1997), pomodoro (Demir etal., 1999), evonimo (Ziv e Hagiladi,

    1993), cetriolo (Ziv e Zitter, 1992;Reuveni et al., 1996; Steinhauer eBesser, 1997; McGrath e Shishkoff,1999) e vite (Reh e Schlosser, 1994,1995; Falk et al., 1995a, b; Bour-bos, 1998), non sono però suffi-cientemente efficaci nei confrontidell’oidio della fragola (Pertot et al.,

    2004).I sali precedentemente citati, inclusoil carbonato di calcio, e gli oli estivinon sono efficaci né per bloccare lagerminazione di S. macularis, né ilsuo allungamento. Prove in campohanno confermato l’inefficacia diquesti prodotti negli ambienti trentini

    (Pertot et al., 2004).

    La difesa contro l’oidio della fragola

    Fig. 65 - Particolare del fungoantagonista che circonda il conidio

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    Le strategie per ridurre l’impiegodi fungicidi

     I. Pertot 

    Il residuo massimotolleratoL’Unione europea ha un sistema chepermette di definire il Residuo Massi-mo Tollerato (RMT) basato su criteriscientifici, che è in grado di proteg-gere i consumatori inclusi le catego-rie più sensibili, come i bambini. Il

    sistema è costantemente aggiorna-to e revisionato (Fig. 66). Il residuomassimo tollerato dei fitofarmaci ne-gli alimenti non è un limite tossico-logico, ma bensì molto al di sotto diquesta soglia. Esso rappresenta quelresiduo massimo del principio attivoche potrebbe essere presente nei pro-

    dotti agricoli trattati con fitofarmaciche lo contengono, avendo utilizzatouna corretta pratica agricola. Nelladefinizione degli RMT si verifica ap-profonditamente che essi non dianoorigine a problemi tossicologici. Allostato attuale sono stati identificati piùdi 17.000 RMT relativamente a 133

    principi attivi.Le direttive europee che defini-

    scono i RMT sono la CEE/76/895,CEE/86/362, CEE/86/363 eCEE/90/642.Per determinare il residuo massimotollerato per un fitofarmaco ci si basasu diversi aspetti, in particolare:•  sul residuo che si trova in una col-

    tura trattata con il fitofarmaco, uti-

    lizzando buone pratiche di campa-gna (good agricultural practice);•  sull’uso di modelli che calcolano

    la probabile assunzione giornalie-ra del consumatore, in condizioninormali e nelle peggiori, sulla po-polazione europea, su quelle deisingoli stati e nelle fasce più deboli

    o sensibili (ad esempio i bambini);•  sui dati derivanti dai test tossicolo-gici che permettono di determinarel’assunzione giornaliera accettabile(acceptable daily intake). Di solitociò corrisponde a trovare la dosemassima che non dà effetti avver-si in caso di esposizione prolun-

    gata per tutta la durata della vita(cronica), riferendosi ovviamente

    Le strategie per ridurre l’impiego di fungicidi

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    Fig. 66 - Ricerca e sperimentazionein condizioni controllate in serra sullafragola

    sempre anche alla dose massimarelativa ad un’esposizione di breveperiodo (acuta).

    Fin dal 1996 la Commissione euro-pea ha attivato programmi di moni-toraggio, coordinati a livello comu-nitario, che vanno a complementarei programmi nazionali. Questi pro-

    grammi hanno l’obiettivo di garantireche i cibi abbiano residui nella normarispetto alle leggi e a monitorare inmodo continuativo il livello d’esposi-zione cui i consumatori sono esposti.

    Intervallo di sicurezza dei

    trattamenti dal raccolto(periodo di carenza)Gli intervalli di sicurezza, ovvero iltempo che deve intercorrere fra l’ulti-mo trattamento e l’inizio della raccol-ta, sono fissati dalla legge al pari deiRMT. Questi tempi possono variareda coltura a coltura e sono oggetto di

    continuo aggiornamento. Rispettan-do il periodo di carenza non sempre

    si ha la garanzia che il residuo sia in-feriore ai limiti fissati dalla legge, so-prattutto se ci sono stati fenomeni diaccumulo dovuti a ripetuti trattamen-ti. Specialmente in prossimità dellaraccolta, sono sempre da preferirsi iprodotti antiparassitari con un breveperiodo di sicurezza.

    Integrazione di fungicidie agenti di biocontrolloper la riduzione deiresidui nel fruttoIn Trentino, dal 2001 al 2003, sono

    state svolte numerose prove speri-mentali in tunnel, per comparare l’ef-ficacia dei diversi principi attivi neiconfronti dell’oidio della fragola.Sono state confrontate strategie cheimpiegano principi attivi appartenen-ti a gruppi diversi (anti-resitenza), constrategie integrate con biofungicidi. I

    biofungicidi (commerciali e speri-mentali sono stati anche applicati da

    Le strategie per ridurre l’impiego di fungicidi

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    soli durante tutto il ciclo produttivoper verificare il loro grado di effica-cia. In particolare si riportano i datirelativi alle prove effettuate nel cor-so del 2003 in due località, Canezzae Pergine. Le strategie confrontatesono elencate nella tabella 6.Le strategie si sono basate sul prin-cipio che l’oidio va controllato pun-tualmente nelle prime fasi di crescitadella pianta, con prodotti efficaci,possibilemente sistemici e curativi,che hanno più problemi per quantoriguarda i residui sui frutti. Lo zolfoe i biofungicidi vengono posizionatinella fase più vicina alla raccolta