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FOGLIO DI INFORMAZIONE INTERPARROCCHIALE PARROCCHIE DI MOGLIANO VENETO www.parrocchiemogliano.it Collaborazione Pastorale di: Cuore Immacolato di Maria, Sacro Cuore, S. Antonio, S.Carlo, S. Elena Imperatrice, S. Marco, S. Maria Assunta, SS. Teonisto e Comp. Martiri Sei tu, Gesù, il pane vivo: pane fragrante che reca il profumo di una comunione profonda ed indicibile che ti unisce al Padre e allo Spirito Santo. È mangiando di te che noi partecipiamo alla vita divina e le nostre povere, limitate esistenze, ricevono un gusto di eternità. Sei tu, Gesù, il pane vivo: pane disceso dal cielo, dono di Dio ad un’umanità affamata di amore e di misericordia, umiliata nella sua dignità e grandezza, isterilita dall’egoismo e dalla durezza di cuore. È mangiando di te che noi veniamo risanati e diventiamo capaci di compassione e di perdono, di generosità e di fedeltà. Sei tu, Gesù, il pane vivo: pane che trasmette la bellezza e la bontà dei tuoi gesti e delle tue parole. Sì, perché tu ti sei fatto uomo per cambiare il nostro modo di essere uomini e donne e per far nascere una terra nuova. Sei tu, Gesù, il pane vivo: pane spezzato, esistenza donata per fermare il potere del male e farci sperimentare una capacità inaudita di costruire la giustizia e la pace. Roberto Laurita In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro (...). Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. (...) Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Io sono il pane vivo: Gesù è stato geniale a scegliere il pane. Il pane è una realtà santa, indica tutto ciò che fa vivere, e che l'uomo viva è la prima legge di Dio. Che cosa andremo a fare domenica nelle nostre celebrazioni? Ad adorare il Corpo e Sangue del Signore? No. Oggi non è la festa dei tabernacoli aperti o delle pissidi dorate e di ciò che contengono. Celebriamo Cristo che si dona, corpo spezzato e sangue versato? Non è esatto. La festa di oggi è ancora un passo avanti. Infatti che dono è quello che nessuno accoglie? Che regalo è se ti offro qualcosa e tu non lo gradisci e lo abbandoni in un angolo? Oggi è la festa del prendete e mangiate, prendete e bevete, il dono preso, il pane mangiato. Come indica il Vangelo della festa che si struttura interamente attorno ad un verbo semplice e concreto “mangiare”, ripetuto per sette volte e ribadito per altre tre insieme a “bere”. Gesù non sta parlando del sacramento dell'Eucaristia, ma del sacramento della sua esistenza, che diventa mio pane vivo quando la prendo come misura, energia, seme, lievito della mia umanità. Vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l'esistenza umana come l'ha vissuta lui. Mangiare e bere la vita di Cristo non si limita alle celebrazioni liturgiche, ma si dissemina sul grande altare del pianeta, nella “messa sul mondo” (Theilard de Chardin). Io mangio e bevo la vita di Cristo quando cerco di assimilare il nocciolo vivo e appassionato della sua esistenza, quando mi prendo cura con combattiva tenerezza degli altri, del creato e anche di me stesso. Faccio mio il segreto di Cristo e allora trovo il segreto della vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Determinante è la piccola preposizione : “in”. Che crea legame, intimità, unione, innesto, contiene “tutta la ricchezza del mistero: Cristo in voi” (Col 1,27). La ricchezza della fede è di una semplicità abbagliante: Cristo che vive in me, io che vivo in Lui. Il Verbo che ha preso carne nel grembo di Maria continua, ostinato, a incarnarsi in noi, ci fa tutti gravidi di Vangelo, incinti di luce. Prendete, mangiate! Parole che mi sorprendono ogni volta, come una dichiarazione d'amore: “Io voglio stare nelle tue mani come dono, nella tua bocca come pane, nell'intimo tuo come sangue, farmi cellula, respiro, pensiero di te. Tua vita”. Qui è il miracolo, il batticuore, lo stupore: Dio in me, il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola, con la stessa vocazione: non andarcene da questo mondo senza essere diventati pezzo di pane buono per qualcuno. ( di Ermes Ronchi ) nr. 106 Domenica 18 giugno 2017 (Giovanni 6, 51-58) SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO Anno A Questo è il posto di Dio -prima parte- l valore della vita dei profeti non sta nella nostra capacità di imitarla. I segni e i gesti profetici sono potentissimi quando compiuti dai profeti, ma diventano parodie o commedie quando li compiamo noi per imitarli. Non si va nudi per tre anni per copiare Isaia, non si gira la città con un giogo sulle spalle per ripetere Geremia, né ci si fa crocifiggere per imitare Gesù Cristo. Questi gesti si fanno per vocazione non per imitazione, quando ci sentiamo chiamare per nome e riusciamo a capire che non possiamo fare altro. E mentre siamo in quella nudità, sotto quel giogo, su quella croce, solo e soltanto nostri, e quindi unici, irripetibili, inimitabili, i gesti e le parole dei profeti ci sono di nutrimento, rendono i gioghi più leggeri, le nostre morti più soavi. Siamo arrivati al termine del ciclo di Ezechia che chiude il primo Isaia. Il re giusto è appena uscito vincitore dalla prova con il re assiro, grazie al ruolo di del profeta. Ora il Libro ce lo mostra alle prese con un’altra grande prova, ancora con il profeta al suo fianco. Ezechia si ammala gravemente ed Isaia gli preannuncia la morte. Egli allora volta la faccia verso la parete, scoppia in pianto e prega: "Signore, ricòrdati che ho camminato davanti a te con fedeltà e con cuore integro e ho compiuto ciò che è buono ai tuoi occhi"». Ad annunciare al re che la sua malattia è mortale è Isaia. Non tutti abbiamo un profeta o qualcuno vicino che ci ama e ci dice che stiamo per giungere alla fine della corsa. Nessuno vorrebbe annunciare agli amici che il loro ultimo giorno è vicino. Vorremo dire loro altre parole, donare speranza non vana, intravvedere una resurrezione. Qualche volta, però, queste parole non le possiamo dire se vogliamo essere veri. Allora preferiamo tacere, abbracciare, accarezzare, e soprattutto stare. Ogni tanto, però, c’è un amico, una moglie, un fratello, che sente che amore più grande è dirci che è giunta la nostra ora. E così rivive Isaia, rivive Ezechia, anche se non lo sanno, anche se non lo sappiamo - il mondo è pieno di brani biblici vivi e incarnati da persone che non hanno mai letto né ascoltato un riga di Bibbia: se così non fosse, la Bibbia sarebbe soltanto un libro sacro per il culto, e non anche una storia viva che continua a vivificare grazie all’amore e al dolore dei tanti analfabeti di religione capaci di scrivere splendidi brani del libro vero della vita. Attraversiamo la terra sapendo che questo spettacolo magnifico non è per sempre, che un giorno dovremmo lasciare le montagne, i fiori, gli amici, il mare. Sappiamo che questo "per sempre" non ci appartiene. C’è anche questa venatura di melanconia dentro la felicità che ci ridona un panorama alpino, un bosco in autunno, un figlio. Ma la vita è più grande, e quando si sviluppa bene e fiorisce, la bellezza eccedente della creazione ricopre quella sottile ombra, che pur riaffiorando nei giorni della tristezza non riesce a diventare il tema dominante della nostra esistenza. Finché non arriva "quel giorno", e tutto cambia. Da L. Bruni, In ascolto della vita, Avvenire 23 ottobre 2016.

25 misericordia, secondo le intenzioni del Pontefice. 25 · una semplicità abbagliante: Cristo che vive in me, io che vivo in Lui. Il Verbo che ha preso carne nel grembo di Maria

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Page 1: 25 misericordia, secondo le intenzioni del Pontefice. 25 · una semplicità abbagliante: Cristo che vive in me, io che vivo in Lui. Il Verbo che ha preso carne nel grembo di Maria

FOGLIO DI INFORMAZIONE INTERPARROCCHIALE PARROCCHIE DI MOGLIANO VENETO www.parrocchiemogliano.it

Collaborazione Pastorale di: Cuore Immacolato di Maria, Sacro Cuore, S. Antonio, S.Carlo, S. Elena Imperatrice, S. Marco, S. Maria Assunta, SS. Teonisto e Comp. Martiri

Sei tu, Gesù, il pane vivo: pane fragrante che reca il profumo di una comunione profonda ed indicibile che ti unisce al Padre e allo Spirito Santo. È mangiando di te che noi partecipiamo alla vita divina e le nostre povere, limitate esistenze, ricevono un gusto di eternità. Sei tu, Gesù, il pane vivo: pane disceso dal cielo, dono di Dio ad un’umanità affamata di amore e di misericordia, umiliata nella sua dignità e grandezza, isterilita dall’egoismo e dalla durezza di cuore. È mangiando di te che noi veniamo risanati e diventiamo capaci di compassione e di perdono, di generosità e di fedeltà. Sei tu, Gesù, il pane vivo: pane che trasmette la bellezza e la bontà dei tuoi gesti e delle tue parole. Sì, perché tu ti sei fatto uomo per cambiare il nostro modo di essere uomini e donne e per far nascere una terra nuova. Sei tu, Gesù, il pane vivo: pane spezzato, esistenza donata per fermare il potere del male e farci sperimentare una capacità inaudita di costruire la giustizia e la pace. Roberto Laurita

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro (...). Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. (...) Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Io sono il pane vivo: Gesù è stato geniale a scegliere il pane. Il pane è una realtà santa, indica tutto ciò che fa vivere, e che l'uomo viva è la prima legge di Dio. Che cosa andremo a fare domenica nelle nostre celebrazioni? Ad adorare il Corpo e Sangue del Signore? No. Oggi non è la festa dei tabernacoli aperti o delle pissidi dorate e di ciò che contengono. Celebriamo Cristo che si dona, corpo spezzato e sangue versato? Non è esatto. La festa di oggi è ancora un passo avanti. Infatti che dono è quello che nessuno accoglie? Che regalo è se ti offro qualcosa e tu non lo gradisci e lo abbandoni in un angolo? Oggi è la festa del prendete e mangiate, prendete e bevete, il dono preso, il pane mangiato. Come indica il Vangelo della festa che si struttura interamente attorno ad un verbo semplice e concreto “mangiare”, ripetuto per sette volte e ribadito per altre tre insieme a “bere”. Gesù non sta parlando del sacramento dell'Eucaristia, ma del sacramento della sua esistenza, che diventa mio pane vivo quando la prendo come misura, energia, seme, lievito della mia umanità. Vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l'esistenza umana come l'ha vissuta lui. Mangiare e bere la vita di Cristo non si limita alle celebrazioni liturgiche, ma si dissemina sul grande altare del pianeta, nella

“messa sul mondo” (Theilard de Chardin). Io mangio e bevo la vita di Cristo quando cerco di assimilare il nocciolo vivo e appassionato della sua esistenza, quando mi prendo cura con combattiva tenerezza degli altri, del creato e anche di me stesso. Faccio mio il segreto di Cristo e allora trovo il segreto della vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Determinante è la piccola preposizione : “in”. Che crea legame, intimità, unione, innesto, contiene “tutta la ricchezza del mistero: Cristo in voi” (Col 1,27). La ricchezza della fede è di una semplicità abbagliante: Cristo che vive in me, io che vivo in Lui. Il Verbo che ha preso carne nel grembo di Maria continua, ostinato, a incarnarsi in noi, ci fa tutti gravidi di Vangelo, incinti di luce. Prendete, mangiate! Parole che mi sorprendono ogni volta, come una dichiarazione d'amore: “Io voglio stare nelle tue mani come dono, nella tua bocca come pane, nell'intimo tuo come sangue, farmi cellula, respiro, pensiero di te. Tua vita”. Qui è il miracolo, il batticuore, lo stupore: Dio in me, il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola, con la stessa vocazione: non andarcene da questo mondo senza essere diventati pezzo di pane buono per qualcuno.

( di Ermes Ronchi )

nr. 106 Domenica 18 giugno 2017

(Giovanni 6, 51-58)

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

Anno A

Questo è il posto di Dio -prima parte- l valore della vita dei profeti non sta nella nostra capacità di imitarla. I segni e i gesti profetici sono potentissimi quando compiuti dai profeti, ma diventano parodie o commedie quando li compiamo noi per imitarli. Non si va nudi per tre anni per copiare Isaia, non si gira la città con un giogo sulle spalle per ripetere Geremia, né ci si fa crocifiggere per imitare Gesù Cristo. Questi gesti si fanno per vocazione non per imitazione, quando ci sentiamo chiamare per nome e riusciamo a capire che non possiamo fare altro. E mentre siamo in quella nudità, sotto quel giogo, su quella croce, solo e soltanto nostri, e quindi unici, irripetibili, inimitabili, i gesti e le parole dei profeti ci sono di nutrimento, rendono i gioghi più leggeri, le nostre morti più soavi. Siamo arrivati al termine del ciclo di Ezechia che chiude il primo Isaia. Il re giusto è appena uscito vincitore dalla prova con il re assiro, grazie al ruolo di del profeta. Ora il Libro ce lo mostra alle prese con un’altra grande prova, ancora con il profeta al suo fianco. Ezechia si ammala gravemente ed Isaia gli preannuncia la morte. Egli allora volta la faccia verso la parete, scoppia in pianto e prega: "Signore, ricòrdati che ho camminato davanti a te con fedeltà e con cuore integro e ho compiuto ciò che è buono ai tuoi occhi"». Ad annunciare al re che la sua malattia è mortale è Isaia. Non tutti abbiamo un profeta o qualcuno vicino che ci ama e ci dice che stiamo per giungere alla fine della corsa. Nessuno vorrebbe annunciare agli amici che il loro ultimo giorno è vicino. Vorremo dire loro altre parole, donare speranza non vana, intravvedere una resurrezione. Qualche volta, però, queste parole non le possiamo dire se vogliamo essere veri. Allora preferiamo tacere, abbracciare, accarezzare, e soprattutto stare. Ogni tanto, però, c’è un amico, una moglie, un fratello, che sente che amore più grande è dirci che è giunta la nostra ora. E così rivive Isaia, rivive Ezechia, anche se non lo sanno, anche se non lo sappiamo - il mondo è pieno di brani biblici vivi e incarnati da persone che non hanno mai letto né ascoltato un riga di Bibbia: se così non fosse, la Bibbia sarebbe soltanto un libro sacro per il culto, e non anche una storia viva che continua a vivificare grazie all’amore e al dolore dei tanti analfabeti di religione capaci di scrivere splendidi brani del libro vero della vita. Attraversiamo la terra sapendo che questo spettacolo magnifico non è per sempre, che un giorno dovremmo lasciare le montagne, i fiori, gli amici, il mare. Sappiamo che questo "per sempre" non ci appartiene. C’è anche questa venatura di melanconia dentro la felicità che ci ridona un panorama alpino, un bosco in autunno, un figlio. Ma la vita è più grande, e quando si sviluppa bene e fiorisce, la bellezza eccedente della creazione ricopre quella sottile ombra, che pur riaffiorando nei giorni della tristezza non riesce a diventare il tema dominante della nostra esistenza. Finché non arriva "quel giorno", e tutto cambia. Da L. Bruni, In ascolto della vita, Avvenire 23 ottobre 2016.

Page 2: 25 misericordia, secondo le intenzioni del Pontefice. 25 · una semplicità abbagliante: Cristo che vive in me, io che vivo in Lui. Il Verbo che ha preso carne nel grembo di Maria

Domenica 18 S.Messa ore 10 Lidia Zaffalon; Bruno ed Elsa Sottana; Carla, Giorgio, Stella; fam. Ballin e Casonato. Giovedì 22 S.Messa ore 18,30 per il popolo. Sabato 24 S.Messa ore 19 Guglielmo Castellaro, Maria Niero e Antonio Orlando. Domenica 25 S.Messa ore 10 fam. Beltrame Silvio, Pierina e Renata.

Domenica 18 SS. Corpo e Sangue di Cristo Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58. Lunedì 19 S.Romualdo 2Cor 6,1-10; Mt 5,38-42. Martedì 20 2Cor 8,1-9; Mt 5,43-48.

Domenica 18 S.Messe ore 9 Mario e Gabriele Bonotto; ore 11 per il popolo; ore 19 Arealdo; Giovanni e Loredana; Jolanda, Gianni e Fausto. Lunedì 19 S.Messa ore 8,30 fam. Vian e Bellato. Martedì 20 S.Messe ore 8,30 Maria ed Egisto; Lena e Lino; Gennaro; don Giorgio; ore 19 per il popolo. Mercoledì 21 S.Messa ore 8,30 Maria Magnan; Luigi e Maria. Giovedì 22 S.Messa ore 8,30 don Vittorio; Mariuccia Pastega. Venerdì 23 S.Messa ore 8,30 Salvatore Scuto; Elsa e Valeria. Sabato 24 S.Messa ore 19 Elio e Leda Vian; Emilio, Marcella, Antonio, Angela Tolomio; Giovanni Scattolin. Domenica 25 S.Messe ore 9 per il popolo; ore 11 Gianfranco, Teresa e Maria; ore 19 per il popolo.

presso Centro Pastorale orario 11 - 13

dal lunedì al venerdì Tel. 041 5900375

Cellulare 334 2590290 Fax 041 4566339

E-mail: [email protected]

SABATO: 9-11 in canonica di Zerman 9-11,30 chiesa San Marco

16-18 duomo S. Maria Assunta DOMENICA (prima delle messe)

a S. Maria Assunta 8,30-9 e 10,30-11

dal lunedì al venerdì ore 18,00 a S. Carlo

lunedì ore 21,00 a S. Maria Assunta (in oratorio)

Giovedì ore 18,00 a S. Marco

LITURGIA delle ORE: III Settimana Mercoledì 21 S.Luigi Gonzaga 2Cor 9,6-11; Mt 6,1-6.16-18. Giovedì 22 2Cor 11,1-11; Mt 6,7-15. Venerdì 23 Sacratissimo Cuore di Gesù Dt 7,6-11; 1Gv 4,7-16; Mt 11,25-30. Sabato 24 Natività di S.Giovanni Battista Is 49,1-6; At 13,22-26; Lc 1,57-66.80.

Tutti i sabati don Samuele è presente a:

San Marco ore 9,30-11,30 Santa Maria Assunta ore 16-18

in chiesa o in canonica.

SAB 24

Dal 9 al 18 agosto Scuola di formazione Teologica Istituto Superiore di Scienze Religiose propongono: Viaggio studio in Turchia, Terra Santa della Chiesa. Info: Seminario Vescovile Treviso. 0422324835, [email protected].

Campi scuola per i ragazzi della Collaborazione: presso la casa alpina villa Gregoriana ad Auronzo.

Prima e seconda media: 15-22 luglio Terza media: 22-29 luglio

Preiscrizioni online: www.parrocchiemogliano.it; www.oratoriomogliano.it.

MAR

20 Ore 21 riunione della Segreteria del Consiglio di Collaborazione.

GIO 22

Ore 20,30 Treviso cattedrale S.Messa presieduta dal nostro Vescovo e a seguire Il mio don Lorenzo, conversazione con Agostino Burberi, uno dei

primi sei allievi della scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani.

L’adorazione eucaristica e la recita delle Lodi sono sospese da giugno a metà settembre.

Continuano le attività della Proposta Estate Ragazzi

all’oratorio don Bosco.

1° Lunedì del mese: 18,30 - 19,30 a San Carlo 2° Lunedì del mese: 20,30-21,30 a S.Antonio

A S. Maria Assunta e a S. Marco, sospesa in estate

La recita delle LODI è sospesa nei mesi estivi.

L’adorazione eucaristica e la recita delle Lodi sono sospese nei mesi estivi.

Ore 15,30 matrimonio di Pesce Valentino e Gabrielli Federica.

DOM

25Ore 15,30 matrimonio di Venerandi Cristian e Favret Carlotta.

SAB

24Ore 11 Battesimo di: Idahor Teves, Idahor Olivia, Idehen Daisy.

MER

21 Oggi la Segreteria Parrocchiale chiuderà alle ore 12,30.

DOM

25Giornata per la Carità del Papa: in tutte le chiese vengono

raccolte offerte destinate a sostenere opere e strutture di misericordia, secondo le intenzioni del Pontefice.