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10.7.1 Introduzione e quadro generale L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Orga- nization of the Petro leum Exporting Countries, OPEC) è un’organizzazione intergovernativa permanente, che attualmente include undici paesi produttori ed esporta- tori di petrolio (Lugo, 1997). L’OPEC riunisce paesi appartenenti a tre continenti diversi (America Meridio- nale, Asia e Africa): l’Algeria, l’Indonesia, la Repubbli- ca islamica dell’Iran, l’Iraq, il Kuwait, la Repubblica libi- ca popolare socialista, la Nigeria, il Qatar, l’Arabia Sau- dita, gli Emirati Arabi Uniti e il Venezuela. 1 Questi paesi hanno una popolazione complessiva di circa 525 milioni di abitanti e per quasi tutti – a ecce- zione, al momento, dell’Indonesia – il petrolio costitui- sce la principale fonte di valuta straniera. Nei paesi mem-  bri dell’ OPEC, le entra te deri vanti dal petro lio, in quan- to cardine dello sviluppo economico, sociale e politico, sono utilizzate non solo per espandere le basi industria- li ed economiche nazionali, ma anche per creare nuovi  posti di lavor o, per provv edere alle esige nze edu cative e sanitarie della popolazione e assicurare a quest’ultima un tenore di vita decoroso. Gli obiettivi dell’OPEC sono indicati nell’art. 2 dello Statuto dell’Organizzaz ione: 2 coordinare e uniformare le politiche petrolifere dei paesi membri e determinare i mezzi più adeguati per salvaguardare i loro interessi indi- viduali e collettivi; individuare i modi e gli str umenti atti ad assicurare la stabilità dei prezzi nei mercati petroli- feri internazionali, al fine di eliminare dannose e inuti- li fluttuazioni degli stessi; assicurare l’efficienza eco- nomica e la regolarità delle forniture di petroli o alle nazio- ni consumatrici e un equo utile sul capitale impiegato a chiunque investa nell’industria petrolifera. Lo statuto dell’OPEC stabilisce che: «Ogni paese che abbia un alto livello di esportazioni nette di greggio, avendo interessi essenzialmente analoghi a quelli dei  paesi membri, può divenir e membro a pieno titolo del- l’Organizzazione, a condizione di essere accettato da una maggioranza di almeno tre quarti dei membri a pieno titolo, inclusi i voti favore voli di tutti i paesi fondatori». Lo Statuto dell ’OPEC prevede tre categorie di mem-  bri: i me mbri fondatori, i me mbri a pie no tito lo e i m em-  bri associati. Sono membri fondatori i paesi che hanno  partecipato alla prima Conferenza dell’OPEC, svoltasi a Baghdad , in Iraq, nel settembre 1960 e che in seguito hanno siglato l’accordo che ha dato origine all’Orga- nizzazione (Statuto OPEC, art. 7, par. A). La categoria dei membri a pieno titolo è costituita dai membri fon- datori e dai paesi le cui richieste di ammissione sono state accettate dalla Conferenza (art. 7, par. B). Sono invece membri associati quei paesi che, pur non pre- sentando i requisiti necessari per entrare a far parte del- l’OPEC come mem bri a pieno titolo, sono stati accetta- ti in base a condizioni speciali stabilite dalla Conferen- za (art. 7, par. D). La tab. 1 illustra la distribuzione geografica dei membri dell’OPEC, inclusa la data di ammissione di ogni singolo paese membro.  Nell’ambito del diritto internazionale d ell’energia, l’OPEC è forse tra le organizza zioni internazionali che esercitano un maggior peso nel settore petrolifero. La sua influenza si estende all’energia e alle questioni ambientali legate all’energia, e non interessa solo il campo della produzione e del commercio, ma anche quello degli inve stimenti. Attualmente i paesi dell’OPEC controlla- no il 75% circa delle riserve mondiali di petrolio e il 40% della produzione petrolifera, 3 ma, soprattutto, producono 559 VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI 10.7 L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) 1 In passato, anche l’Ecuador (1972-92) e il Gabon (1975- 94) sono stati membri dell’OPEC. 2 Risoluzione OPEC n. II.6 /1961. 3 A rigor di termini, l’OPEC dovrebbe occuparsi del petro- lio e non del gas (benché, il ter mine inglese petroleum inclu- da, dal punto di vista tecnico, anche gli idrocarburi gassosi). In alcuni paesi dell’OPEC (come, per es., l’Iran e l’Algeria),

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10.7.1 Introduzionee quadro generale

L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Orga-nization of the Petroleum Exporting Countries, OPEC)è un’organizzazione intergovernativa permanente, cheattualmente include undici paesi produttori ed esporta-tori di petrolio (Lugo, 1997). L’OPEC riunisce paesiappartenenti a tre continenti diversi (America Meridio-nale, Asia e Africa): l’Algeria, l’Indonesia, la Repubbli-ca islamica dell’Iran, l’Iraq, il Kuwait, la Repubblica libi-ca popolare socialista, la Nigeria, il Qatar, l’Arabia Sau-

dita, gli Emirati Arabi Uniti e il Venezuela.1

Questi paesi hanno una popolazione complessiva dicirca 525 milioni di abitanti e per quasi tutti – a ecce-zione, al momento, dell’Indonesia – il petrolio costitui-sce la principale fonte di valuta straniera. Nei paesi mem- bri dell’OPEC, le entrate derivanti dal petrolio, in quan-to cardine dello sviluppo economico, sociale e politico,sono utilizzate non solo per espandere le basi industria-li ed economiche nazionali, ma anche per creare nuovi posti di lavoro, per provvedere alle esigenze educative esanitarie della popolazione e assicurare a quest’ultimaun tenore di vita decoroso.

Gli obiettivi dell’OPEC sono indicati nell’art. 2 delloStatuto dell’Organizzazione:2 coordinare e uniformarele politiche petrolifere dei paesi membri e determinare imezzi più adeguati per salvaguardare i loro interessi indi-viduali e collettivi; individuare i modi e gli strumenti attiad assicurare la stabilità dei prezzi nei mercati petroli-feri internazionali, al fine di eliminare dannose e inuti-li fluttuazioni degli stessi; assicurare l’efficienza eco-nomica e la regolarità delle forniture di petrolio alle nazio-ni consumatrici e un equo utile sul capitale impiegato achiunque investa nell’industria petrolifera.

Lo statuto dell’OPEC stabilisce che: «Ogni paese che

abbia un alto livello di esportazioni nette di greggio,avendo interessi essenzialmente analoghi a quelli dei

 paesi membri, può divenire membro a pieno titolo del-l’Organizzazione, a condizione di essere accettato da unamaggioranza di almeno tre quarti dei membri a pienotitolo, inclusi i voti favorevoli di tutti i paesi fondatori».

Lo Statuto dell’OPEC prevede tre categorie di mem- bri: i membri fondatori, i membri a pieno titolo e i mem- bri associati. Sono membri fondatori i paesi che hanno partecipato alla prima Conferenza dell’OPEC, svoltasia Baghdad, in Iraq, nel settembre 1960 e che in seguitohanno siglato l’accordo che ha dato origine all’Orga-nizzazione (Statuto OPEC, art. 7, par. A). La categoriadei membri a pieno titolo è costituita dai membri fon-

datori e dai paesi le cui richieste di ammissione sonostate accettate dalla Conferenza (art. 7, par. B). Sonoinvece membri associati quei paesi che, pur non pre-sentando i requisiti necessari per entrare a far parte del-l’OPEC come membri a pieno titolo, sono stati accetta-ti in base a condizioni speciali stabilite dalla Conferen-za (art. 7, par. D). La tab. 1 illustra la distribuzionegeografica dei membri dell’OPEC, inclusa la data diammissione di ogni singolo paese membro.

 Nell’ambito del diritto internazionale dell’energia,l’OPEC è forse tra le organizzazioni internazionali cheesercitano un maggior peso nel settore petrolifero. La

sua influenza si estende all’energia e alle questioniambientali legate all’energia, e non interessa solo il campodella produzione e del commercio, ma anche quello degliinvestimenti. Attualmente i paesi dell’OPEC controlla-no il 75% circa delle riserve mondiali di petrolio e il 40%della produzione petrolifera,3 ma, soprattutto, producono

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10.7

L’Organizzazione

dei Paesi Esportatori di Petrolio(OPEC)

1 In passato, anche l’Ecuador (1972-92) e il Gabon (1975-94) sono stati membri dell’OPEC.

2 Risoluzione OPEC n. II.6 /1961.3 A rigor di termini, l’OPEC dovrebbe occuparsi del petro-

lio e non del gas (benché, il termine inglese petroleum inclu-

da, dal punto di vista tecnico, anche gli idrocarburi gassosi).In alcuni paesi dell’OPEC (come, per es., l’Iran e l’Algeria),

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la maggior parte del petrolio a basso costo. Di conse-

guenza, una caduta prolungata dei prezzi provochereb- be un tendenziale aumento delle quote di mercato dei paesi dell’OPEC.4 Inoltre, i paesi produttori ad alto costotendono a esaurire molto più rapidamente le loro riser-ve. Ciò significa che più i prezzi calano più la quota dimercato dell’OPEC tenderà ad aumentare.

 Nel 2004 e nel 2005, le tensioni geopolitiche e unadomanda insolitamente alta hanno sfruttato fino al limi-te dell’esaurimento l’esistente capacità produttiva, portan-do il prezzo del petrolio a livelli astronomici. Solo gra-zie alla capacità produttiva inutilizzata dei paesi mem- bri dell’OPEC si è potuto far fronte a quella che altrimenti

si sarebbe presentata come una caduta globale dell’of-ferta.5 Tutti questi fattori indicano che l’OPEC potreb- be svolgere un ruolo di crescente importanza nell’im-mediato futuro.

In questo lavoro prenderemo in esame il ruolo svoltodall’OPEC nello sviluppo del diritto e della politica inter-nazionali dell’energia, illustrando, al tempo stesso, le sem- pre più estese sinergie venutesi a creare tra il diritto inter-nazionale dell’energia e altre branche del diritto interna-zionale,6 in parte grazie al ruolo svolto dall’OPEC.

Esso è diviso in cinque parti: la prima è dedicata al-l’introduzione e al quadro generale; la seconda alla sto-

ria e alla struttura dell’OPEC; la terza al ruolo svolto dal-l’OPEC nel mercato petrolifero internazionale; la quarta

al ruolo dell’OPEC nell’evoluzione delle leggi interna-zionali sull’energia; la quinta alla ricapitolazione dei punti più importanti.

Senza passare sotto silenzio il fatto che questa orga-nizzazione è stata oggetto di veementi critiche, soprat-tutto nelle nazioni occidentali consumatrici di petrolio,

abbiamo tentato di porre le cose in una corretta pro-spettiva e, al tempo stesso, di evidenziare il ruolo di cru-ciale importanza che l’OPEC attualmente svolge nellastabilizzazione del mercato petrolifero internazionale eche seguiterà a svolgere fino a quando, e se, l’azionecongiunta delle forze di mercato e della tecnologia riu-scirà a ridurre l’importanza strategica del petrolio rispet-to a quella delle altre fonti di energia.

560 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

IL DIRITTO INTERNAZIONALE

tab. 1. Distribuzione geograficadei paesi membri dell’OPEC

* Membri fondatori.

PaeseData

di ammissioneUbicazione

Algeria 1969 Africa

Arabia Saudita 1960* Medio Oriente

Emirati Arabi Uniti 1967 Medio Oriente

Indonesia 1962 Asia

Iraq 1960* Medio Oriente

Jamahiriyah araba libica popolare socialista

1962 Africa

Kuwait 1960* Medio Oriente

 Nigeria 1971 Africa

Qatar 1961 Medio Oriente

Repubblica islamicadell’Iran

1960* Medio Oriente

Venezuela 1960* Sudamerica

il potenziale di gas può giungere gradualmente a prevalereo a coesistere con i loro interessi petroliferi. Spesso i paesi

 produttori di gas si trovano in una situazione piuttosto diver-sa da quella dei paesi che producono prevalentemente petro-lio: la loro principale sfida, infatti, è costituita dal trasportodel prodotto per mezzo di condutture. Esiste un Forum dei paesi espor tatori di gas (Gas Expor ting Countries Forum,GECF), che include, accanto a membri dell’OPEC, paesi chenon fanno parte di questa organizzazione (Norvegia, Russia,Malaysia, Turkmenistan). Il primo meeting del GECF si èsvolto nel 2001 a Teheran e il successivo ad Algeri. Non si può escludere la possibilità che questo meccanismo di con-sultazione, molto morbido e disorganico, si trasformi in qual-cosa di più rigoroso e vincolante, come apparirebbe logico,almeno dal punto di vista dell’OPEC e dei suoi paesi mem- bri. La maggior parte dei principali paesi produttori di petro-

lio, infatti, sono, o sono destinati a divenire, importanti espor-tatori di gas. All’interno dell’OPEC esiste, da quanto vieneriferito, un comitato per il gas, ma non sappiamo molto dellesue attività. L’OPEC ha sempre mantenuto un basso profilo.All’inizio degli anni Settanta, furono realizzati alcuni studisulla determinazione del prezzo del gas, ma a quel tempol’OPEC doveva far fronte a sfide di decisiva importanza,come, per es., la tendenziale riduzione della sua quota dimercato, la crescita della capacità produttiva inutilizzata, ilcontrollo della gestione della produzione dei suoi paesi mem- bri e, successivamente, la f ine della regolazione dei prezziintorno al 1985.

4 Una bassa quotazione del petrolio tenderà ad accresce-re l’efficienza delle aree ad alto costo (per es., di quelle delMare del Nord). Sono stati ottenuti risultati significativi intermini di abbassamento dei costi di produzione, in partico-lare nel Regno Unito, con l’iniziativa CRINE (Cost Reduc-tion Initiative for the New Era). Questa forma di incentiva-zione dell’efficienza non esiste nei paesi produttori a bassocosto del Medio Oriente, ma il divario tra i costi di produ-zione del Mare del Nord e quelli dell’Arabia Saudita, per es.,è ancora molto ampio.

5 Di recente, nel 2005, anno in cui gli uragani Katrina eRita hanno distrutto l’industria di raffinazione statunitense nellazona costiera del Golfo del Messico, l’OPEC ha risposto ren-dendo disponibili le proprie capacità produttive inutilizzate.

6 Tra queste ricorderemo: a) il diritto commerciale inter-nazionale; b) il diritto economico internazionale; c) il dirittointernazionale della protezione dell’ambiente; d ) il diritto e la politica internazionali della concorrenza; e) il diritto interna-zionale dello sviluppo sostenibile.

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10.7.2 Storia e struttura dell’OPEC

Breve storia dell’Organizzazione

L’OPEC è stata creata come organizzazione intergo-vernativa permanente, conformemente alle risoluzionidella Conferenza dei rappresentanti dei governi dell’Iran,

dell’Iraq, del Kuwait, dell’Arabia Saudita e del Venezue-la, svoltasi a Baghdad dal 10 al 14 settembre 1960.7 Essaha quindi avuto origine da una convenzione conclusa dacinque nazioni che si proponevano di difendere i propridiritti sovrani8 in un mercato petrolifero internazionaledominato da un piccolo gruppo di compagnie multina-zionali, le cosiddette Sette Sorelle (Sampson, 1975).

Inizialmente, l’OPEC non intraprese attività di gran-de rilievo; definì i suoi obiettivi e stabilì la sede del suoSegretariato a Ginevra, in Svizzera, dove, nel maggio 1961,si riunì per la prima volta il Consiglio dei Governatori(Board of Governors, BoG) dell’OPEC. In seguito, nel-l’aprile 1965, la Conferenza dell’OPEC decise di trasfe-rire il quartier generale dell’Organizzazione a Vienna.

Gli antecedenti storici dei diversi paesi membri del-l’OPEC vis-à-vis delle compagnie petrolifere multina-zionali (le Sette Sorelle) prima della nascita dell’Orga-nizzazione dimostrano chiaramente che la decisione difondare l’OPEC fu presa in reazione alle pratiche anti-concorrenziali messe in atto dalle Sette Sorelle a spesedei paesi produttori. A quel tempo, le Sette Sorelle agi-vano in una situazione di assoluto monopolio e control-lavano non solo la produzione, ma anche il prezzo e gli

sbocchi commerciali del greggio.In seguito, l’Assemblea Generale delle Nazioni Uniteemanò una serie di risoluzioni (come, per es., la n. 1803e la n. 1820) a sostegno dei diritti delle persone e dellenazioni alla sovranità permanente sulle proprie ricchez-ze e risorse naturali, in cui si asseriva, tra l’altro, che:«L’esplorazione, lo sviluppo e la disposizione di tali risor-se, così come l’importazione dei capitali stranieri chequesti obiettivi richiedono, devono conformarsi alle normee alle condizioni che i popoli e le nazioni liberamenteritengono essere necessari o desiderabili in relazioneall’autorizzazione, alla restrizione o alla proibizione di

tali attività». Basandosi sulle risoluzioni dell’AssembleaGenerale delle Nazioni Unite e, in particolare, sulla n.2158-XXI/1966, l’OPEC adottò una serie di misure, defi-nendo, tra l’altro, i modi di sviluppo, di partecipazione,di rilascio di aree e di prezzi esposti delle risorse di idro-carburi dei suoi paesi membri. Tra i problemi affronta-ti in questa Risoluzione dell’OPEC figuravano anchequelli relativi alla necessità di una garanzia limitata distabilità fiscale, alla clausola di rinegoziazione, ai ren-diconti e all’informazione, alla preservazione, alla riso-luzione delle controversie e ad altre questioni di secon-daria importanza.

 Nel 1968, l’Organizzazione consolidò la sua reputa-zione internazionale emanando, con l’appoggio delle

 Nazioni Unite, una Dichiarazione sulla politica petroli-fera dei paesi membri, in cui si faceva riferimento ai dirit-ti inalienabili di tutti i paesi all’esercizio della sovranità permanente su tutte le loro risorse naturali, nell’interes-se dello sviluppo nazionale. In questa Dichiarazione siaffermava che lo sfruttamento delle risorse locali ed esau-

ribili dell’OPEC doveva avere come fine quello di assi-curare il maggior beneficio possibile ai suoi paesi mem- bri. Questo risultato poteva essere facilmente ottenutose i paesi membri avessero intrapreso direttamente losfruttamento delle loro risorse.

 Negli anni Settanta, l’OPEC salì alla ribalta dellascena internazionale, mentre i suoi paesi membri assu-mevano il controllo delle industrie petrolifere locali eacquistavano un maggior peso nella determinazione del prezzo del greggio nei mercati mondiali. Questo decen-nio vide due crisi che determinarono un esorbitanteaumento del prezzo del petrolio: la prima ebbe luogo nel1973, con l’embargo petrolifero arabo, e la seconda nel1979, in seguito alla rivoluzione iraniana. Entrambe furo-no alimentate dai profondi squilibri del mercato.

 Nel 1974, l’OPEC siglò un trattato internazionalecon l’Austria,9 oggi abitualmente chiamato Accordo diSede dell’OPEC, che definisce lo status e i diritti del-l’OPEC nei confronti della legge austriaca. Si può direche questo accordo di sede sia un trattato secondo il dirit-to internazionale e, al tempo stesso, una legislazioneapprovata dal Parlamento austriaco, poiché è entrato afar parte delle leggi di questo paese ed è stato pubblica-

to nella Gazzetta ufficiale austriaca.10

In diverse occa-sioni, l’Austria, così come gli Stati Uniti, la Svizzera ei Paesi Bassi hanno firmato accordi di sede con altreorganizzazioni internazionali, incluse le Nazioni Unite,contenenti clausole analoghe. In generale, gli accordi disede conferiscono alcuni privilegi e immunità alle orga-nizzazioni internazionali, che il diritto internazionalericonosce. Secondo l’Accordo di sede dell’OPEC, que-sta organizzazione ha una ben definita personalità giu-ridica. I paesi membri quindi non rispondono in alcuncaso per fatti dell’Organizzazione.

Il primo vertice dei sovrani e capi di Stato dell’OPEC

si svolse nel marzo 1975 ad Algeri. Nel corso di questoincontro fu, tra l’altro, emanata una Dichiarazione Solen-ne, in cui si riaffermava la sovranità e il diritto inaliena- bile di tutti i paesi alla proprietà, allo sfruttamento e alla

561VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI

L’ORGANIZZAZIONE DEI PAESI ESPORTATORI DI PETROLIO (OPEC)

7 L’OPEC fu registrata dal Segretariato delle Nazioni Uniteil 6 novembre 1962 (Risoluzione n. 6363/1962 delle NazioniUnite).

8 Si veda, per es., la Risoluzione n. 1803-XVII/1962 delle Nazioni Unite.

9 Accordo di sede tra l’Austria e l’OPEC, entrato in vigo-re il 10 giugno 1974, e successivi emendamenti, entrati in vigo-re il 1° ottobre 1985.

10 Gazzetta ufficiale austriaca BGBL 382/74 dell’11 luglio1974 e BGBL 379/85 del 13 settembre 1985.

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determinazione dei prezzi delle loro risorse naturali, unconcetto che trovò espressione nel progetto di un Nuovoordine economico internazionale, volto a promuovere unsistema economico globale più equo, in cui si poneval’accento sulla necessità di alleviare la povertà e altreingiustizie subite dai paesi in via di sviluppo, incorag-

giando una maggiore interdipendenza tra le nazioni del Nord e del Sud del mondo. La Dichiarazione esortava adare inizio a un «dialogo tra il Nord e il Sud», tra i paesisviluppati e quelli in via di sviluppo, sulla cooperazio-ne e sulla possibilità di intraprendere un’azione concer-tata per risolvere i più gravi problemi che affliggevanol’economia mondiale.

Uno dei più diretti risultati del vertice dell’OPEC fula creazione, nel 1976, a Vienna, del Fondo dell’OPEC per lo Sviluppo Internazionale, un’istituzione multilate-rale per il finanziamento dello sviluppo, per aiutare i paesi più poveri, a basso reddito, a perseguire i propriobiettivi di progresso economico e sociale. Il Fondo del-l’OPEC ha costantemente intensificato la sua attività efino a oggi ha accordato finanziamenti per 7,4 miliardidi dollari, i due terzi dei quali sono stati già erogati. Piùdi cento paesi tra i più svantaggiati del mondo hanno beneficiato del suo sostegno. Inoltre, a livello indivi-duale, i paesi membri dell’OPEC hanno fornito consi-derevoli aiuti ad altri paesi in via di sviluppo in diffi-coltà. In una delle dichiarazioni solenni emanate dallaConferenza si riaffermava «la naturale solidarietà chelega i paesi dell’OPEC agli altri paesi in via di svilup-

 po nella lotta contro l’arretratezza» e si esortava ad adot-tare misure volte a rafforzare la cooperazione tra que-sti paesi.11

Il secondo vertice dell’OPEC si tenne nel settembre2000 a Caracas, in Venezuela, in occasione del quaran-tesimo anniversario dell’Organizzazione. Dopo aver effet-tuato una profonda analisi dell’attuale industria dell’e-nergia, i sovrani e i capi di Stato dell’OPEC firmaronouna Dichiarazione Solenne per riaffermare il loro impe-gno nei confronti dei principi e degli obiettivi di vecchiadata dell’OPEC «allo scopo di preservare e rafforzare ilruolo che il petrolio svolge nel soddisfare la domanda

mondiale di energia». Nei loro provvedimenti venne tenu-to conto «del rapido ritmo dei cambiamenti negli svi-luppi economici, politici, tecnologici e ambientali, cosìcome delle sfide e delle opportunità create dalla globa-lizzazione e dalla liberalizzazione».

Il prezzo del petrolio raggiunse il suo picco storicoall’inizio degli anni Ottanta, prima di subire un dramma-tico declino conclusosi con il crollo del 1986 – la terzacrisi petrolifera. Verso la f ine del decennio, i prezzi risa-lirono ma senza tornare a toccare l’alto livello raggiuntonei primi anni Ottanta, mentre tra i paesi produttori di petro-lio si rafforzava la convinzione che era necessario intra-

 prendere un’azione congiunta se in futuro si voleva stabi-lizzare il mercato intorno a prezzi ragionevoli. Nel corso

di questo decennio, le questioni ambientali iniziarono aessere poste all’ordine del giorno degli incontri interna-zionali con una determinazione molto maggiore.

All’inizio degli anni Novanta fu evitata la quarta crisi petrolifera. Lo scoppio della guerra in Medio Orienteaveva provocato nei mercati in preda al panico un improv-

viso e drastico aumento dei prezzi che, tuttavia, si riuscìa contenere grazie all’incremento della produzione da parte dei paesi membri dell’OPEC. In seguito, i prezzirimasero relativamente stabili fino al 1998, quando, allavigilia della recessione economica del Sudest asiatico,si verificò un brusco calo, ma l’azione collettiva del-l’OPEC e di alcuni dei principali paesi produttori nonappartenenti all’OPEC riuscì in breve a riequilibrare lasituazione. Verso la f ine del decennio si registrò un grannumero di megafusioni tra le principali compagnie petro-lifere internazionali, nel quadro di un’industria che ini-ziava a conoscere importanti progressi tecnologici. Nelcorso di quasi tutti gli anni Novanta, i negoziati interna-zionali sul cambiamento del clima hanno minacciato di produrre una pesante diminuzione della futura doman-da di petrolio.

Sin dal momento della sua creazione, l’OPEC si ètrovata ad affrontare molte straordinarie sf ide nel mer-cato petrolifero internazionale in costante evoluzione,sfide che esercitavano un impatto sull’intero spettro delladeterminazione dei prezzi e a cui si mescolavano fatto-ri molto lontani dalla semplice economia di mercato.Inoltre, alcuni recenti e inaspettati sviluppi nel quadro

del diritto commerciale internazionale e, più in parti-colare, l’importanza accordata al libero commercio ealla liberalizzazione dall’Organizzazione Mondiale delCommercio (OMC) o dall’Energy Charter Treaty (ECT)hanno posto nuove ed eccezionali sfide all’OPEC. Latendenza alla globalizzazione, tuttavia, è accompagna-ta da quella alla regionalizzazione, sotto la forma della co-stituzione di blocchi commerciali, come, per es., l’Unio-ne Europea e il Trattato Nordamericano per il LiberoCommercio (North American Free Trade Agreement, NAFTA), che hanno portato all’emanazione di nuovenorme regolatrici del commercio tra gli Stati e tra i rispet-

tivi Stati membri. Non c’è bisogno di sottolineare la cre-scente influenza delle istanze ambientaliste determina-ta dal cambiamento globale del regime climatico e lesue implicazioni per l’OPEC. Tutto ciò pone indubbia-mente all’OPEC e ai suoi paesi membri nuove sfide sul piano della regolamentazione.

La struttura dell’OPEC

I rappresentanti dei paesi membri (i capi delegazio-ne) si riuniscono nella Conferenza dell’OPEC per coor-dinare e unificare le loro politiche petrolifere, al fine di

562 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

IL DIRITTO INTERNAZIONALE

11 Si veda http://www.opecfund.org/about/about.aspx.

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 promuovere la stabilità e l’equilibrio del mercato petroli-fero. In questo compito, sono coadiuvati dal Segretariatodell’OPEC, diretto dal BoG e guidato dal Segretario Gene-rale, e da diversi organismi, tra cui la Commissione Eco-nomica e il Comitato Ministeriale per il Monitoraggio.

La Conferenza è la suprema autorità dell’Organizza-

zione ed è costituita da delegazioni, in generale guidatedai ministri del Petrolio, delle Miniere e dell’Energia dei paesi membri. Si riunisce abitualmente due volte l’anno,a marzo e a settembre e, nel caso in cui si renda neces-sario, in sessioni straordinarie. Opera in base ai principidell’unanimità e di ‘un membro, un voto’e ha il compi-to di definire la politica generale dell’Organizzazione edi individuare i modi e i mezzi più appropriati per attuar-la. Decide inoltre se accettare o no le richieste dei paesiche desiderano entrare a far parte dell’OPEC, valuta irapporti e i suggerimenti sugli affari dell’Organizzazio-ne sottoposti alla sua attenzione dal BoG, approva lanomina dei Governatori da parte dei paesi membri, eleg-ge il Presidente del BoG e il Segretario Generale. Inol-tre, la Conferenza invita il Consiglio a redigere rappor-ti o fornire suggerimenti su qualsiasi questione che rien-tri nel campo degli interessi dell’Organizzazione e valutae approva il bilancio dell’OPEC, sottoposto alla sua atten-zione dal Consiglio.

Il BoG può essere paragonato al consiglio di ammi-nistrazione di una società commerciale ed è compostodai Governatori nominati dai paesi membri e conferma-ti dalla Conferenza per due anni. Il Consiglio guida la

gestione dell’Organizzazione, applica le risoluzioni dellaConferenza, redige il bilancio annuale e lo sottoponeall’attenzione della Conferenza che ha il compito di appro-varlo. Valuta inoltre i rapporti del Segretario Generale e presenta alla Conferenza relazioni e suggerimenti sugliaffari dell’Organizzazione (Statuto OPEC, art. 20).

La Commissione Economica è un organismo spe-ciale che opera nel quadro della Conferenza ed è coa-diuvata dal Segretariato. Ha il compito di aiutare l’Or-ganizzazione a promuovere la stabilità del mercato petro-lifero internazionale ed è composta da un Consiglio, dairappresentanti nazionali e da uno staff. Il Consiglio della

Commissione Economica è composto dal SegretarioGenerale, dai Rappresentanti Nazionali nominati dai paesi membri e da un Coordinatore (che è ex officio Diret-tore della Divisione di Ricerca).

Il Sottocomitato Ministeriale per il Monitoraggio(Ministerial Monitoring Sub-Committee, MMSC) è statocostituito nel febbraio 1993 nel corso della 10° riunio-ne del Comitato Ministeriale per il Monitoraggio al f inedi tenere sotto controllo la produzione e le esportazionidi petrolio dei paesi membri. L’MMSC è composto datre capi delegazione e dal Segretario Generale.

Il Segretariato dell’OPEC funge da quartier gene-

rale dell’Organizzazione. È l’organo che svolge le fun-zioni esecutive all’interno dell’OPEC, in conformità alle

disposizioni dello Statuto e sotto la direzione del BoG(artt. 25-26). Il Segretariato è composto: dal SegretarioGenerale, che assiste alle riunioni dei Comitati di Gestio-ne e del Consiglio dei Governatori e presiede quelle del-l’ECB, Economic Commission Board (art. 27); dallaDivisione di Ricerca (art. 33, par. A), guidata da un Diret-

tore della Ricerca, che comprende i dipartimenti di Ana-lisi del Mercato Petrolifero, di Ricerche sull’Energia edi Raccolta ed Elaborazione Dati; dal Dipartimento per le Pubbliche Relazioni e l’Informazione (art. 33, par.C); dal Dipartimento per le Risorse Umane (art. 33, par.B); dall’amministrazione; dall’ufficio del SegretarioGenerale. Il Consigliere legale senior e il Revisore deiConti interno riferiscono direttamente al SegretarioGenerale. In origine, nel 1961, la sede del Segretariatofu stabilita a Ginevra, ma in seguito, il 1° settembre1965, come già accennato, fu trasferita a Vienna. Nel-l’aprile di quell’anno,12 infatti, l’8° Conferenza (straor-dinaria) dell’OPEC aveva approvato l’Accordo di Sedecon il governo austriaco.

10.7.3 L’OPEC e il mercatopetrolifero internazionale

Secondo lo Statuto dell’OPEC, questa Organizzazionesi propone di favorire la stabilità e l’equilibrio del mer-cato petrolifero a vantaggio dei produttori e dei consu-matori di petrolio, così come degli investitori (art. 2, parr.

A, B, C). A tal fine, i paesi membri dell’OPEC rispon-dono ai fondamenti e ai prevedibili sviluppi del merca-to coordinando le loro politiche petrolifere nell’intentodi promuovere la stabilità del mercato petrolifero inter-nazionale. La limitazione della produzione è solo unadelle possibili risposte. Se la domanda aumenta o la pro-duzione petrolifera di alcuni paesi diminuisce, l’OPECincrementa la sua produzione per prevenire il verificar-si di un brusco aumento dei prezzi. In altre circostanze,invece, riduce la produzione in risposta a condizioni dimercato che vedono una caduta dei prezzi: svolge quin-di una delicata azione equilibratrice sullo sfondo di inte-

ressi, forze e obiettivi, in parte comuni, in parte diver-genti e a volte persino contrastanti.Secondo una recente stima, attualmente i paesi mem-

 bri dell’OPEC detengono il 75% delle riserve petrolife-re mondiali.13 Questi paesi producono circa il 40% delgreggio e il 16% del gas naturale mondiali. Tuttavia, leesportazioni di petrolio dell’OPEC rappresentano il 55%

563VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI

L’ORGANIZZAZIONE DEI PAESI ESPORTATORI DI PETROLIO (OPEC)

12 Accordo di sede tra l’Austria e l’OPEC, di cui alle note9 e 10.

13 Alla fine del 2003, l’OPEC ha dimostrato di detenereriserve pari a 891.116 milioni di barili di greggio, che rappre-sentano il 78,3% del totale mondiale (1.137.550 milioni di barili). Si veda OPEC, 2003.

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circa dell’export mondiale. L’OPEC quindi esercita senzadubbio una certa influenza sul mercato petrolifero, soprat-tutto nei casi in cui decide di ridurre o aumentare i suoilivelli di produzione, insieme, tuttavia, ad altre variabi-li: i fondamenti del mercato, le tensioni geopolitiche, ilclima e le attività speculative.

L’OPEC persegue la stabilità del mercato petrolife-ro e tenta di assicurare regolari rifornimenti ai consu-matori a prezzi equi e ragionevoli. L’Organizzazionecerca di conseguire questo obiettivo in modi diversi: tal-volta producendo volontariamente una minore quantitàdi petrolio, talaltra producendone in misura maggiore,nelle fasi in cui si registra un calo dell’offerta (come, per es., nel 1990, durante la crisi del Golfo, quando moltimilioni di barili al giorno furono improvvisamente sot-tratti al mercato).

 Nel periodo compreso tra l’inizio degli anni Settan-ta e la metà degli anni Ottanta, non sarebbe stato del tuttoerrato sostenere che l’OPEC stabiliva i prezzi del greg-gio. Ma oggi il quadro della situazione è profondamen-te mutato. Indubbiamente, i paesi membri dell’OPEClimitano volontariamente la loro produzione di greggioal fine di stabilizzare il mercato petrolifero e di evitare pericolose e inutili fluttuazioni dei prezzi che danneg-giano non solo l’OPEC, ma anche le nazioni consuma-trici e gli investitori.

 Negli attuali mercati globali, molto più complessi, il prezzo del greggio è fissato in base agli scambi registratida tre grandi borse petrolifere internazionali, ognuna

delle quali dispone di un sito web contenente informa-zioni sul prezzo del greggio. Ci riferiamo al New York Mercantile EXchange (NYMEX),14 all’InternationalPetroleum Exchange di Londra (IPE)15 e al SingaporeInternational Monetary EXchange (SIMEX).16

L’impatto dell’OPEC sulle decisioni relative ai prez-zi del greggio dovrebbe essere considerato separata-mente dal problema delle variazioni dei prezzi dei pro-dotti petroliferi, come la benzina o l’olio per riscalda-mento. Il prezzo del greggio è solo uno dei fattori cheinfluenzano i prezzi pagati dal consumatore finale per i prodotti petroliferi. In alcuni paesi consumatori (e

soprattutto nei paesi dell’Unione Europea) il prezzofinale di questi prodotti è composto per una percentua-le superiore al 70% da imposte; così, anche una varia-zione significativa del prezzo del greggio esercita unimpatto di scarsa o irrilevante importanza sui prezzi pagati dal consumatore finale.

Anche le strozzature del settore downstream e, più in particolare, la mancanza di un’adeguata capacità di raf-finazione, possono tradursi nell’aumento del prezzo della benzina. Persino il clima e soprattutto inverni partico-larmente rigidi o stagioni estive molto calde possono eser-citare una forte pressione rispettivamente sull’olio per 

riscaldamento e sui prezzi della benzina. Non c’è biso-gno di sottolineare che anche le tensioni geopolitiche,

soprattutto nel Medio Oriente, e le crisi sindacali, veri-ficatesi anche in paesi non appartenenti all’OPEC, comela Norvegia, hanno svolto un ruolo nel definire i prezzifinali raggiunti dal greggio.

10.7.4 L’OPEC e il dirittointernazionale dell’energia

L’interesse naturale dei paesi membri

ad accrescere e stabilizzare i ricavi

Il ruolo attualmente svolto dall’OPEC nell’evolu-zione nel diritto internazionale dell’energia è definito dadue questioni chiave. In primo luogo, questa Organiz-zazione è stata fondata per promuovere il naturale inte-resse dei suoi paesi membri ad accrescere e stabilizzarei ricavi, vale a dire la rendita mineraria, derivanti dallaloro sovranità sulle risorse petrolifere e di gas, che è anco-ra oggi la sua raison d’être. Certamente, è richiesta unadelicata azione equilibratrice per accordare le esigenzedi ottimizzazione a breve termine, attraverso i prezzi eil volume, alle strategie a lungo termine. Queste ultimesono incentrate sulla quota di mercato del petrolio e delgas dell’OPEC in contrapposizione a quelle dei concor-renti che non fanno parte dell’OPEC e a quelle dellealternative non basate sugli idrocarburi. In tal senso, viè, presumibilmente, una divergenza di interessi tra la politica dell’OPEC e le alte imposte sui consumi stabi-lite dai governi occidentali e, in particolare, da quelli del-

l’Unione Europea.17

 Nel Regno Unito, per es., le alteimposte sui consumi di benzina, quattro volte e oltre il prezzo del prodotto, dovrebbero avere una giustif ica-zione ambientale poiché internalizzano costi esterni rela-tivi all’ambiente e causati dal traffico stradale.18 Ma sonoanche una comoda copertura per ottenere entrate fisca-li aggiuntive in grado di compensare la più visibile ridu-zione di quelle derivanti dalle imposte sul reddito. Inquesto contesto, è possibile cogliere le tensioni esistentitra l’OPEC, da un lato, e i principali paesi consumatori,

564 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

IL DIRITTO INTERNAZIONALE

14 http://www.nymex.com.15 http://www.ipe.uk.com.16 http://www.simex.com.sg. Anche i siti web dell’Inter-

national Energy Agency (IEA; http://www.iea.org), con sedea Parigi, e dell’Energy Information Administration degli StatiUniti (EIA; http://www.eia.doe.gov) forniscono un gran nume-ro di informazioni storiche sui prezzi del petrolio.

17 Secondo una stima dell’OPEC, nel 1996 le entrate fisca-li derivanti dal consumo di petrolio delle nazioni del G-7 (cioèStati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Italia, Regno Unitoe Francia) hanno raggiunto un totale di 270 miliardi di dolla-ri, mentre le esportazioni di petrolio dell’OPEC ammontava-no a 160 miliardi di dollari.

18 Si veda la sezione Transport, in http://europa.eu.int/comm/environment/env-act5/chapt1-3.htm. È interessante osservareche queste imposte sui consumi non colpiscono il carbone, uncombustibile fossile forse ancora più inquinante.

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dall’altro, non sull’aumento del prezzo dell’energia basa-ta sul petrolio, ma sul chi ricava quanto dal petrolio(OPEC, 2004). L’Unione Europea e gli Stati Uniti hannotentato, non senza successo,19 di deviare il biasimo poli-tico per l’alto livello raggiunto dal prezzo della benzinaverso l’OPEC. Finora, l’Unione Europea e gli Stati Uniti

si sono mostrati riluttanti a riconoscere l’interesse del-l’OPEC alla stabilizzazione dei prezzi del petrolio e un’e-qua aliquota della rendita mineraria a questa Organiz-zazione, all’interno di un formale programma di nego-ziazione (European Union, 2001). Di recente, tuttavia,l’Unione Europea ha sostanzialmente cambiato atteg-giamento.

La seconda questione riguarda il fatto che, secondoalcuni, l’OPEC è naturalmente riluttante a considerarecon favore le politiche governative dei paesi occidenta-li e, attualmente, soprattutto quelle dei paesi dell’Unio-ne Europea, che esercitano una forte pressione per acce-lerare il passaggio dagli idrocarburi alle fonti rinnova- bili di energia, perché questo comporterebbe unasvalutazione delle sue riserve. Senza dubbio, tuttavia,queste politiche potrebbero accordarsi a una restrizionedell’offerta basata sulla produzione e sui prezzi.

Esistono, tuttavia, anche punti di contatto tra i duecampi, cioè tra gli Stati produttori e gli Stati consuma-tori. Tutti gli Stati con un alto livello di produzione di petrolio (Stati Uniti, Regno Unito, Norvegia, Russia ealtri produttori non OPEC) e di esportazioni sono inte-ressati a non veder declinare drasticamente il prezzo del

 petrolio, come accadde nel 1985 e nel 1998, una circo-stanza spesso ignorata. Le conseguenze di ciò furono:a) il deterioramento della posizione della produzione adalto costo, non OPEC, così come dell’energia non con-venzionale; b) la riduzione degli scambi commercialicon i paesi membri dell’OPEC, causata dall’improvvi-so crollo del loro potere d’acquisto; c) una serie di scon-volgimenti del sistema finanziario mondiale; d ) una mag-giore instabilità economica; e) un più alto livello di emis-sione di gas a effetto serra, dovuto all’uso di petrolio piùa buon mercato (Alhajji, 2001).

La volatilità del prezzo del petrolio – che è un punto

di riferimento fondamentale per l’intera determina-zione dei prezzi dell’energia – minerà gravemente lavitalità economica dell’attuale spinta verso uno sce-nario efficiente in termini energetici, basato non sul-l’uso degli idrocarburi, ma su fonti rinnovabili di ener-gia. Nel 2005, l’altissimo prezzo del petrolio e la per-cezione di una possibile e imminente scarsità sono statideterminati anche da un decennio di sottoinvestimen-ti da parte delle compagnie petrolifere (e della relativachiusura della maggior parte dei paesi dell’OPEC agliinvestimenti stranieri). La principale causa di questi sot-toinvestimenti va probabilmente ricercata nell’aspetta-

tiva di una futura volatilità del prezzo del petrolio: lecompagnie petrolifere, naturalmente, preferiscono non

investire in periodi caratterizzati da alti prezzi e da alticosti e sperimentano nuove capacità produttive per entrare in attività in un periodo di prezzi del petrolioin ribasso.

Entrambi i gruppi sono probabilmente interessati a porre un limite massimo ai prezzi del petrolio che, altri-

menti, potrebbero scatenare processi inflativi (moltotemuti dai paesi consumatori) e una sostituzione acce-lerata del petrolio (molto temuta dai paesi dell’OPEC).In teoria, i consumatori e i produttori potrebbero accor-darsi per stabilizzare i prezzi del petrolio, fissando limi-ti minimi e massimi accettabili, al fine di ridurne la vola-tilità, di scarso interesse per tutti, a eccezione dei mer-canti di petrolio, e concordare una forma di coordinazionemonetaria per renderli sensibili alle situazioni di forteespansione e di recessione.20 Questo programma di nego-ziazione potrebbe anche contenere un quid pro quo per quanto riguarda il libero accesso del petrolio e dei pro-dotti petroliferi nei mercati dell’Unione Europea e degliStati Uniti e alcuni principi di condivisione della rendi-ta mineraria, cioè delle imposte sui consumi e delle royal-ties dei produttori.

Lo stesso cambiamento del regime climatico nonsarebbe, a medio termine, una minaccia per i paesi del-l’OPEC se la produzione (basata sugli investimenti)fosse mantenuta in equilibrio con la domanda. Fino anon molto tempo fa, l’OPEC era accusata di seguire una politica che prevedeva il controllo esplicito della pro-duzione e quello implicito degli investimenti. Parados-

salmente, questa politica è perfettamente compatibilecon le più estreme posizioni assunte da Organizzazioni Non Governative (ONG), come Greenpeace, ossia affran-carsi dagli idrocarburi attraverso la restrizione dell’of-ferta (Mitchell et al ., 2001). La politica dell’OPEC puòessere interpretata non solo come una politica di stabiliz-zazione dei prezzi, ma anche come una politica di pre-servazione, ai sensi dell’art. XX (g) del GATT, General

565VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI

L’ORGANIZZAZIONE DEI PAESI ESPORTATORI DI PETROLIO (OPEC)

19 Si veda, per es., US Commission blames OPEC for highoil price, in http://www.redtram.com/go/8611125/, OPEC sym- bolic move in http://www.economist.com/agenda/display-Story.cfm?story_id=4077933 e Oil Price History and Analy-sis, in http://www.wtrg.com/price.htm.

20 Nel corso degli anni scorsi, è sembrato che l’OPEC con-siderasse con una certa attenzione l’impatto esercitato dai prez-zi del petrolio sulla crescita economica. Ma questo feedback (simile a quello della politica monetaria della Banca Centraleche fa assegnamento soprattutto sulla definizione del tasso diinteresse) potrebbe essere intensificato ed entrare a far partedi un processo consultativo. In sostanza, i prezzi del petroliodovrebbero abbassarsi nei periodi di recessione (aumentandoil potere di acquisto) ed elevarsi nei periodi di espansione eco-nomica (riducendo il potere d’acquisto). La 121° riunione dellaConferenza dell’OPEC ha fatto riferimento alle implicazionidi politica monetaria della banda d’oscillazione del paniere dei

 prezzi di riferimento allora impiegato dall’OPEC (22-28 dol-lari a barile).

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Agreement on Tariffs and Trade (Accordo Generale sulleTariffe e il Commercio).21

Confermando la massima «chi è stato scottato ha paura anche dell’acqua fredda», attualmente i paesi occi-dentali non sono inclini all’uso di strumenti di regola-mentazione (norme sul commercio, sugli investimenti

e sulla determinazione dei prezzi) per limitare la volati-lità della determinazione dei prezzi. La storia degli stru-menti di stabilizzazione dei prezzi dei prodotti base impie-gati con scarso successo negli anni Settanta e Ottantanon incoraggia il ricorso abborracciato a strumenti ana-loghi.22 La stabilizzazione del reddito interno è un’altraquestione. In un’industria dai prezzi volatili, è ragione-vole pensare di mettere da parte qualcosa del surplusdegli anni di abbondanza per incrementare i fondi inve-stiti, al fine di accrescere il reddito negli anni magri.Molti paesi produttori dell’OPEC e del mondo occiden-tale – come l’Alaska, la Norvegia, il Kuwait, Abu Dhabi,il Venezuela – hanno sviluppato differenti tipi di fondialimentati con le entrate petrolifere. Questa misura oggiè stata proposta o adottata per alcuni paesi in via di svi-luppo, affermatisi come nuovi produttori.23

In sostanza, il reddito è messo da parte e reso indi-sponibile, a eccezione di una serie di casi di emergenzao di forti pressioni di bilancio causate da prezzi del petro-lio storicamente bassi. Probabilmente questa forma distabilizzazione del reddito non renderà meno volatili i prezzi del petrolio, ma di certo renderà più sopportabilii periodi di prezzi bassi.

Temi per una discussione tra i paesi dell’OPEC

e i paesi produttori

Quelli a cui abbiamo accennato potrebbero essere proposti come temi di un ordine del giorno di negozia-to tra l’OPEC e i paesi produttori, da un lato, e l’Inter-national Energy Agency (IEA) e la UE, dall’altro, come principali interlocutori. Un tentativo di dare inizio a que-sto dialogo fu intrapreso negli anni Ottanta e un altro, acui è stato conferito un minor rilievo, più di recente.24

Benché attualmente sia la più importante organizzazio-ne internazionale nel settore petrolifero, l’OPEC non

eserciterà necessariamente una preponderante influenzain futuri eventuali negoziati sulla stabilizzazione del prez-zo del petrolio con gli Stati consumatori, così come nonesercita un’influenza preponderante nei negoziati di Kyotoriguardo al cambiamento del clima, in cui svolge un ruolodi osservatore critico. Forse, in questo campo, vi è unruolo da svolgere non tanto per il diritto internazionaleformale quanto per la lenta tessitura di accordi diplo-matici, attraverso relazioni bilaterali incisive (come, per es., quelle tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita) che hannoun forte impatto sulle politiche nazionali per quantoriguarda il petrolio e il gas.

Il mondo occidentale ha tentato di ignorare l’esi-stenza dell’OPEC e anche di demolirlo, sebbene senza

successo.25 La politica estera energetica degli Stati Unitisi è presentata, a partire dal settembre 2001, come un ten-tativo di affrancarsi dalla schiacciante e inevitabile dipen-denza dalle forniture di petrolio del Medio Oriente. Lestrategie di questa politica, che oggi stanno emergendo, siiscrivono nella tradizione trentennale delle politiche anti-

OPEC e si basano sui seguenti punti: intesa con la Russia, potenziamento della produzione del Kazakhstan, espan-sione accelerata in Africa occidentale e allontanamentodella Nigeria, dell’Indonesia e del Venezuela dall’OPEC

566 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

IL DIRITTO INTERNAZIONALE

21 L’articolo XX (g) afferma: «Salva la condizione di nonapplicare tali misure come mezzi di arbitraria o ingiustificatadiscriminazione tra paesi dove prevalgono le stesse condizio-ni o di dissimulata imposizione di restrizioni sul commerciointernazionale. Nessuna parte dell’accordo sarà interpretata inmodo da prevenire l’adozione o l’applicazione per opera diuna parte contraente di misure [...] (g) In relazione alla pre-

servazione delle risorse esauribili se tali misure sono rese effi-caci in congiunzione all’imposizione di restrizioni sulla pro-duzione o il consumo interni». Si veda anche Desta, 2003b.

22 Benché si possa sostenere che i paesi dell’OPEC e, in particolare, l’Arabia Saudita, avendo la possibilità di aumen-tare o diminuire la produzione in tempi relativamente brevi e possedendo grandi riserve nel terreno, agiscano in modo nontroppo dissimile da quello di un’associazione di produttori dimerci che possieda grandi scorte di beni (le riserve sfruttabi-li). Ciò implica l’adozione di una politica comune, l’assegna-zione di una quota a ogni produttore e una qualche misura dicontrollo degli investimenti attraverso l’imposizione di restri-zioni sugli investimenti stranieri. Non si può dire, tuttavia, cheattualmente nei paesi membri dell’OPEC vi siano restrizioni

sugli investimenti; Alhajji e Huettner, 2000.23 Norvegia, Alaska, Alberta, Kuwait, Oman, Venezue-la, Colombia, Azerbaigian, Ciad, Iran, Emirati Arabi Uniti;McPherson, 2002. La Banca Mondiale si è impegnata nellarealizzazione di un progetto relativo all’uso dei redditi deri-vanti dal petrolio. Gli esperti del FMI (Fondo Monetario Inter-nazionale) sono molto critici, naturalmente: l’approccio tra-dizionale dei Ministri delle Finanze, infatti, è sempre contra-rio ai veicoli speciali di reddito; Davis et al., 2001.

24 Nel 2000, l’Arabia Saudita ha chiesto la creazione di unsegretariato permanente dell’International Energy Forum (IEF).Il Forum è stato dotato di un segretariato a Riyadh, in seguitoall’incontro tra produttori e consumatori svoltosi nel 2002 aOsaka. L’IEF e il Segretariato dell’IEF riflettono un cambia-mento nel dialogo tra l’UE e l’OPEC, che ha avuto inizio il 9giugno 2005.

25 L’uso ricorrente della definizione cartello dell’OPEC eil fatto che la maggior parte degli studi condotti dall’UE e dal-l’IEA non tengano conto dell’esistenza dell’OPEC e dellanecessità di negoziare con questa organizzazione, indicano l’e-sistenza di una sorta di tabù. La Hague Joint Conference onContemporary Issues of International Law (2005), sponsoriz-zata tra l’altro dall’American Society of International Law(ASIL) e dalla Nederlandse Verenigning voor InternationaalRecht, ha affrontato il tema della riforma istituzionale inter-nazionale. Nel corso del suo svolgimento sono state prese inesame le più importanti organizzazioni internazionali, inclu-sa un’organizzazione internazionale di venditori di vino, manon l’OPEC, un atteggiamento che non può non stupire se si pensa al ruolo di cruciale importanza che l’OPEC svolge nelmercato petrolifero internazionale.

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(Goldwyn, 2002), così come sulla prospettiva che il cam- biamento di regime in Iraq porterà alla formazione di ungoverno più favorevole agli Stati Uniti. È stato osserva-to che una politica di impegno attivo e costruttivo neiconfronti dell’OPEC avrebbe forse dato maggiori frut-ti. Solo negli ultimi tempi è stato avviato un dialogo di

questo tipo tra l’OPEC e l’IEA, che rappresentano i prin-cipali paesi produttori e consumatori.

Il ruolo che l’OPEC svolge nel facilitare l’accordodelle politiche di produzione dei paesi produttori è statoin diverse occasioni oggetto di un minuzioso esame inuna prospettiva antitrust. Da questo punto di vista, un’as-sociazione privata che fissa quote di produzione viole-rebbe le norme nazionali sulla concorrenza, come l’art.81 del Trattato di istituzione della Comunità Europea26

o lo Sherman Act 1890:27 entrambe le disposizioni proi- biscono gli accordi volti a limitare la concorrenza eco-nomica. Il fatto che questa intesa abbia avuto luogo al difuori dei confini degli Stati Uniti e dell’Unione Europeaè irrilevante; in ambedue le giurisdizioni vige il princi- pio della competenza extraterritoriale per condotte rea-lizzate al di fuori dei rispettivi conf ini, ma aventi apprez-zabili effetti sulla concorrenza all’interno di essi.

La legge antitrust statunitense è stata applicata, per es., nell’azione legale contro il cartello dell’uranio, orga-nizzato fuori dai confini degli Stati Uniti, influenzandoi prezzi dell’uranio all’interno di questo paese.28 Finora,negli Stati Uniti, si sono registrati diversi tentativi da parte di privati di promuovere un’azione legale contro

l’OPEC, nessuno dei quali ha avuto un esito favorevo-le.29 In un caso, il tribunale ha riconosciuto all’OPECl’immunità sovrana (giurisdizionale), in un altro ha con-siderato le sue iniziative atti di Stato, effettuati al di fuoridella giurisdizione dei tribunali statunitensi e in un altroancora ha dichiarato impossibile notificare il procedi-mento all’OPEC. Anche ai membri dell’OPEC è statariconosciuta l’immunità sovrana, in quanto il loro ope-rato all’interno del quadro dell’OPEC è stato ricondottoalla categoria degli atti di sovranità più che a quella degliatti commerciali. Nel caso International Association of 

 Machinists and Aerospace Workers c. OPEC (1979), Corte

Distrettuale Federale della California,30

un sindacato pro-mosse un’azione legale contro l’OPEC e i suoi paesi mem- bri, chiedendo un risarcimento per danni e un’ingiunzio-ne riparatoria per la violazione della legge antitrust degliStati Uniti. Il tribunale respinse la richiesta di risarcimento per danni del sindacato, dichiarando che l’attore era, nellamigliore delle ipotesi, un indiretto acquirente del petro-lio proveniente dai paesi membri dell’OPEC, condizioneche, secondo le leggi statunitensi, preclude la possibilitàdi chiedere un risarcimento per danni. La Corte rifiutòanche la richiesta di riparazione ingiuntiva per carenzadi giurisdizione, richiamandosi al Foreign Sovereign

Immunities Act del 1976,31 in base al quale la praticamessa in atto dai convenuti definendo le condizioni di

567VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI

L’ORGANIZZAZIONE DEI PAESI ESPORTATORI DI PETROLIO (OPEC)

26 L’art. 81 del Trattato che istituisce la Comunità Euro- pea stabilisce che: «Sono incompatibili con il mercato comu-ne e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni diassociazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che pos-sano pregiudicare il commercio tra gli Stati membri e che abbia-no per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare

il gioco della concorrenza all’interno del mercato comune ein particolare quelli consistenti nel: a) fissare direttamente oindirettamente i prezzi d’acquisto o di vendita ovvero altre con-dizioni di transazione; b) limitare o controllare la produzione,gli sbocchi, lo sviluppo tecnico o gli investimenti; c) ripartirei mercati o le fonti di approvvigionamento; d ) applicare, neirapporti commerciali con gli altri contraenti, condizioni dissi-mili per prestazioni equivalenti, così da determinare per que-sti ultimi uno svantaggio nella concorrenza; e) subordinare laconclusione di contratti all’accettazione da parte degli altricontraenti di prestazioni supplementari, che, per loro natura osecondo gli usi commerciali, non abbiano alcun nesso con l’og-getto dei contratti stessi. Gli accordi o decisioni, vietati in virtùdel presente articolo, sono nulli di pieno diritto. Tuttavia, le

disposizioni del par. 1 possono essere dichiarate inapplicabi-li: a qualsiasi accordo o categoria di accordi tra imprese; aqualsiasi decisione o categoria di decisioni di associazionid’imprese; a qualsiasi pratica concordata o categoria di prati-che concordate che contribuiscano a migliorare la produzioneo la distribuzione dei prodotti o a promuovere il progresso tec-nico o economico, pur riservando agli utilizzatori una congrua parte dell’utile che ne deriva, ed evitando di: a) imporre alleimprese interessate restrizioni che non siano indispensabili per raggiungere tali obiettivi; b) dare a tali imprese la possibilitàdi eliminare la concorrenza per una parte sostanziale dei pro-dotti di cui trattasi». Per una versione consolidata del testo delTrattato che istituisce la Comunità Europea si veda la GazzettaUfficiale della Comunità Europea C325, 2002.

27

La Sezione 1 dello Sherman Act 1890 (15 U.S.C. §§ 1-7)stabilisce che: «Ogni contratto e accordo, nella forma del trusto in un’altra forma, e ogni intesa che abbiano come oggetto lalimitazione degli scambi o della concorrenza commerciale trai diversi Stati o con nazioni straniere, sono dichiarati illegali.Tutte le persone che stipuleranno un contratto o aderiranno aun accordo o a un’intesa in virtù del presente articolo consi-derati illegali saranno considerate colpevoli di un reato gravee, sulla base di questa dichiarazione di colpevolezza, punitecon un’ammenda non superiore a 10.000.000 dollari, se si trat-ta di una società, e, in tutti gli altri casi, con un’ammenda nonsuperiore a 350.000 dollari, o con un periodo di detenzionenon superiore a tre anni o da entrambe le misure di punizione,a discrezione della corte» (1994 e integrazione IV, 1998).

28 Si veda Rio Tinto Zinc c. Westinghouse (1978), 1 All ER 434.

29 Si consideri The Applicability of the Antitrust Laws toInternational Cartels Involving Foreign Governments, {*24}91 YALE L.J. 76 Prewitt Enterprises, Inc., On Its Own Behalf And on Behalf Of All Others Similarly Situated c. Organiza-tion of the Petroleum Exporting Countries (2001), Civil Action Number CV-00-W-0865- United States District Court for the Northern District of Alabama, Southern Division 2001 US.Dist. LEXIS 4141; 2001-2 Trade Cas. (CCH) P73, 246; la con-troversia ebbe termine quando i tribunali statunitensi stabili-rono che era impossibile notificare il procedimento all’OPECsenza la cooperazione del governo austriaco che non era in talsenso disponibile, notizia riportata da «Middle East EconomicSurvey», 2002.

30 477 F. Supp. 553.31 28 U.S.C. §§ 1602-11.

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sfruttamento delle loro preziose risorse naturali era unafunzione sovrana riguardo alla quale godevano di una piena immunità e non poteva rientrare nell’eccezione del-l’attività commerciale. La Corte d’Appello confermò lasentenza della Corte di grado inferiore, ma sulla basedella dottrina dell’atto di Stato.32

Vi sono opinioni divergenti circa l’applicazione extra-territoriale delle leggi antitrust statunitensi all’attività diun’organizzazione intergovernativa come l’OPEC. Alcu-ni hanno sostenuto che gli atti dell’OPEC sono di natu-ra commerciale, poiché influenzano il prezzo del petro-lio sui mercati internazionali e sono effettuati non da entistatali, ma da compagnie petrolifere private e statali sepa-rate dallo Stato, almeno dal punto di vista organizzati-vo.33 Vi è anche la tesi secondo cui le compagnie petro-lifere internazionali sono legate all’attuazione delle poli-tiche di produzione e di determinazione dei prezzidell’OPEC e che, in effetti, traggano da queste ultime unaserie di vantaggi. È chiaro che l’OPEC pone peculiari barriere giuridiche allo Sherman Act (Ukpanah, 2002).

Se è vero che la natura degli atti effettuati nel qua-dro dell’OPEC non è irrevocabilmente definibile, occor-re notare che, nei casi in cui questa organizzazione èstata citata in giudizio, le cose si sono risolte, in un modoo nell’altro, in suo favore. Nell’aprile 2000, per es., il proprietario statunitense di un distributore di benzina,la Prewitt Enterprises Inc., citò in giudizio l’OPEC,sostenendo che «le attività da questa svolte in relazio-ne alla definizione dei prezzi violavano le leggi antitrust

degli Stati Uniti». La causa fu sottoposta all’attenzionedella Corte Distrettuale Federale dell’Alabama, che nelmarzo 2001 emanò una sentenza contumaciale control’OPEC. Benché non direttamente coinvolti come con-venuti, i paesi membri dell’OPEC furono accusati diaccordarsi per commettere illeciti insieme all’OPECstessa e ad altri paesi esportatori di petrolio non appar-tenenti all’OPEC (in particolare, il Messico, la Russia,la Norvegia e l’Oman), affermando che gli accordi sullalimitazione dell’offerta che avevano stipulato erano dinatura commerciale, cosa che escludeva il riconosci-mento dell’immunità sovrana.

Dopo la sentenza contumaciale, l’Organizzazione de-cise di comparire in giudizio e riuscì a far annullare lasentenza, chiedendo l’archiviazione del caso, per nume-rosi motivi. Uno degli argomenti addotti dall’OPEC, chela Corte convenne di prendere in esame per primo, riguar-dava la validità della notifica. L’OPEC sostenne che ilmezzo scelto per notificare il procedimento all’Organiz-zazione era vietato dalla legge austriaca e di godere dialcune immunità, in base all’accordo di sede siglato conl’Austria. Diversi terzi, inclusi i paesi membri dell’OPECe altri Stati non membri, presentarono memorie amicus

curiae in sostegno della posizione dell’OPEC. Nell’ago-

sto 2002, la Corte decise di archiviare il caso per inido-nea notifica del procedimento, tenendo conto del fatto

che, essendo l’accordo di sede «parte integrante dellalegge austriaca», in base a quest’ultima la tentata notifi-ca dell’attore mediante posta raccomandata era difettosae vietata. L’archiviazione, tuttavia, era concessa «senza pregiudizio», vale a dire che l’attore aveva il diritto diricercare mezzi alternativi di notifica.

La Prewitt Enterprises Inc. presentò un’istanza diriesame della sentenza invocando il potere discrezio-nale del giudice di ordinare la notifica. Nel marzo 2003,la Corte Distrettuale rifiutò la richiesta della Prewitt diordinare la notifica all’OPEC impiegando mezzi alter-nativi, indipendentemente dalla legge austriaca, e lasocietà si appellò contro la decisione della Corte Distret-tuale di archiviare la sua citazione in giudizio. Il 18dicembre 2003, la Corte dell’undicesima circoscrizio-ne confermò la decisione presa dalla Corte Distrettua-le. All’inizio del gennaio 2004, la Prewitt presentò un’i-stanza a tutti i giudici dell’undicesima circoscrizione,chiedendo loro di annullare la sentenza emanata il 18dicembre dall’organo giudicante collegiale compostoda tre giudici. Il 2 marzo 2004, la Corte d’Appello degliStati Uniti per l’Undicesima Circoscrizione emise unasentenza che rigettava l’istanza della Prewitt per un rie-same della causa da parte della stessa Corte. Così, lasocietà decise di rivolgersi alla Corte Suprema degliStati Uniti sottoponendole il caso. Questo ricorso sca-deva all’inizio di giugno e fu notif icato all’OPEC, cheil 28 giugno 2004 presentò la sua comparsa di risposta. Nel nuovo appello presentato dalla Prewitt alla Corte

Suprema degli Stati Uniti, quest’ultima rifiutò di esa-minare il caso senza motivare la sua decisione. La sto-ria di questo caso dimostra che forse le questioni anti-trust concernenti l’OPEC andrebbero affrontate per viediplomatiche e non attraverso un meccanismo giudi-ziale accusatorio.

Tuttavia, uno dei principi fondamentali delle leggi inmateria di concorrenza degli Stati Uniti e dell’UnioneEuropea è che le stesse hanno come oggetto il modo dioperare delle società private e non dei governi o dei pri-vati che agiscono sotto evidente (e non supposta) coer-cizione di un governo. Per usare il divieto dell’accordo

568 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

IL DIRITTO INTERNAZIONALE

32 Sentenza della Corte d’Appello in International Asso-ciation of Machinists and Aerospace Workers c. OPEC and 

 Member Country (1981), Suprema Corte degli Stati Uniti, 649F.2d 1354. La nona corte circoscrizionale d’appello degli StatiUniti affermò che le iniziative dell’OPEC dovevano essere con-siderate atti di Stato e di non poter interferire con gli atti diuno Stato sovrano. Questa presa di posizione è stata approva-ta da Seidl-Hohenveldern, 2001, che fa riferimento anche allagiustificazione secondaria, relativa allo sfruttamento delle risor-se esauribili.

33 Si noti la recente azione legale promossa nel 2001 con-tro l’OPEC presso la Corte Distrettuale Federale dell’Alaba-ma ( Prewitt Enterprises Inc. c. OPEC ). Si vedano anche gliargomenti avanzati da: Rueda, 2001; Udin, 2001.

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di cartello contro l’OPEC nella UE, quest’ultima dovreb- be dimostrare che l’OPEC è un’impresa ai sensi del-l’art. 81, che gli atti dell’OPEC influiscono sugli scam- bi commerciali tra i paesi membri della UE e, infine,stabilire se l’OPEC possa essere sottratta alla sfera d’a-zione dell’art. 81, par. 1, in base ai criteri di efficienza

economica previsti dall’art. 81, par. 3, del Trattato cheistituisce la Comunità Europea. Nel quadro della legi-slazione antitrust degli Stati Uniti, invece, si dovrebbedimostrare il carattere commerciale dell’Organizzazio-ne, superare l’argomento della coercizione governativae, sotto il profilo del diritto internazionale, affrontarequello del riconoscimento della sovranità permanentesulle risorse naturali.34

 Nel caso in cui tutte queste obiezioni cadessero eun’azione intergovernativa fosse sottoposta a una leggenazionale, molte attività economiche avviate, finanzia-te e appoggiate dal governo (come la limitazione dei regi-mi comuni di produzione agricola o la ristrutturazionedi specifiche industrie) potrebbero essere soggette allalegislazione antitrust.35 Probabilmente, non è questo che

i governi occidentali vogliono o consentirebbero: il vaglioantitrust viene solitamente ritenuto giusto nei confrontidegli altri paesi, ma non è un’arma da rivolgere controse stessi.36

In periodi di bassi prezzi del petrolio, l’operato del-l’OPEC e quello dei suoi paesi membri sono stati inol-

tre sottoposti a un minuzioso esame dal punto di vistalegale. Si è sostenuto che le tasse (e, in particolare, leroyalty), inferiori ai canoni richiesti dai proprietari ter-rieri privati (soprattutto negli Stati Uniti), costituisconouna forma di sovvenzione statale.37 In base alla leggecommerciale degli Stati Uniti e dell’OMC, tali tasse potrebbero giustificare l’introduzione di tariffe dogana-li di ritorsione sulle importazioni, in modo da compensa-re l’ammontare delle sovvenzioni che si ritengono impli-cite nel sistema fiscale del paese produttore.38 Questatesi, analoga a quella delle tasse artificialmente basse che,secondo gli Stati Uniti, vengono pagate in Canada per laconcessione di abbattere alberi dal legno dolce nei terre-ni demaniali, è estremamente difficile da dimostrare.39

 Non esiste una norma internazionale sul limite minimo

569VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI

L’ORGANIZZAZIONE DEI PAESI ESPORTATORI DI PETROLIO (OPEC)

34 L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite n. 1802-XVII/1962 e l’art. 18 – sovranità sull’energia – del Tratta-to sull’Energia del Messico includevano un riferimento allasovranità sulle risorse naturali nella sua adesione all’OMC(UNCTAD, 2000).

35 Il desiderio di sottoporre l’OPEC alla legislazione anti-trust degli Stati Uniti non è venuto meno all’interno del Con-gresso, che dal 2000 al 2005 ha tentato più volte di far rien-

trare l’OPEC nell’ambito della giurisdizione extraterritorialeantitrust. Si veda, per es., H.R. 4731. Il Foreign Trust BustingAct 2000, 106° Congresso II sess., prevede la possibilità di promuovere un’azione legale contro cartelli stranieri operantinel campo dell’energia; H. Con. Res. 276 (13 marzo 2000) rac-comandava vivamente al Presidente di prendere atto della pro-testa dell’OMC contro gli Stati membri dell’OPEC per aver illecitamente imposto limiti quantitativi alle esportazioni di petrolio; H.R. 3822, Oil Price Reduction Act 2000, 106° Con-gresso, II sess. (2 marzo 2000); SRS 263, 106° Congresso, IIsess. (28 febbraio 2000) S 665. Il No Oil Producing and Export-ing Cartels (NOPEC) Act 2005, 109° Congresso, I sess. S 555,che tenta di emendare lo Sherman Act, in modo da rendere ille-gali i cartelli operanti nell’ambito della produzione e dell’e-sportazione di petrolio. Sembrerebbe che in tutti questi tenta-tivi la ragione abbia finito per prevalere sulla passione.

36 È interessante esaminare attentamente l’indagine sul-l’ex sindacato norvegese per le vendite di gas su mandato, con-dotta dalla Direzione Generale per la Concorrenza dell’UE. Direcente, il sindacato è stato sciolto (e, di conseguenza, l’inda-gine è stata chiusa; comunicato stampa UE del 17 luglio 2002).In questo caso, le compagnie potevano usare, e probabilmen-te lo hanno fatto, l’argomento della coercizione governativa.D’altro lato, la Norvegia era sotto pressione, in particolare acausa dell’obbligo (trasposto dalla legge della UE attraversol’accordo relativo all’Area Economica Europea cui la Norve-gia ha aderito) stabilito dall’art. 86, par. 2, del Trattato sull’U-nione Europea (limiti sui monopoli costituiti dagli Stati) e dellanozione di libertà di commercio stabilita dal Trattato (artt. 29e 30). Questi obblighi, oggi direttamente applicabili alla Nor-vegia, non sono applicabili ai paesi dell’OPEC. Tuttavia, non

si può escludere la conclusione di un accordo di cooperazio-ne/associazione economica tra l’UE e i paesi dell’OPEC, cherenderebbe applicabile a questi ultimi la legge sulla concor-renza della UE. Da quel che si dice è già stato negoziato conl’Algeria un accordo in cui si fa riferimento alla legislazionesulla concorrenza della UE. Si tratta, tuttavia, di una questio-ne che richiede un esame più approfondito di quello che è pos-sibile condurre in questa sede. Il comunicato stampa della UE

del 17 luglio 2002 fa riferimento anche all’intenzione dellaGazprom di ridurre le condizioni restrittive nei futuri contrat-ti a lungo termine di vendita di gas all’UE. Si veda anche ilcomunicato stampa del 6 ottobre 2006, European Commission

 Reaches Breakthrough With Gazprom and Eni on Territorial  Restriction Clauses.

37 Alla fine degli anni Novanta, durante il crollo del prezzodel petrolio, i produttori di petrolio degli Stati Uniti si sono rivol-ti senza successo all’International Trade Administration degliStati Uniti per chiedere l’imposizione di dazi anti-dumping ecompensativi sulle importazioni di greggio dai paesi come ilVenezuela, l’Arabia Saudita, l’Iraq e il Messico. Si veda Smith,2000, e, per un’analisi più approfondita, Desta, 2003b.

38 In questo caso, il problema è costituito dalla presenzadi tasse di produzione (royalty, tasse per la concessione diabbattere alberi) più basse nel paese produttore e non dall’esen-zione delle esportazioni di petrolio dalle tasse d’esportazio-ne; ciò sembra non essere legalmente azionabile in base al punto (g) dell’elenco dell’allegato I (elenco illustrativo dellesovvenzioni alle esportazioni) dell’Agreement on Subsidiesand Contervailing Measures (accordo SCM).

39 La recente sentenza emessa il 27 settembre 2002 dal-l’organo giudicante collegiale dell’OMC in relazione al casoCanada c. US Softwood Lumber solleva questa questione, valea dire se royalty più basse del normale (in questo caso, le tasse per la concessione di abbattere alberi sui terreni demaniali) possano essere considerate una forma di sovvenzione. In que-sto caso, la richiesta degli Stati Uniti fu respinta perché le tasse per la concessione di abbattere alberi nelle foreste pubblichecanadesi non erano molto più basse di analoghe imposte cana-desi. Si veda Benitah, 2002.

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art. XXI; Hahn, 1991); l’accettazione di una tale possi- bilità è ben lungi dall’essere certa, anche se questo con-cetto è stato interpretato in modo molto estensivo dai paesi che hanno il maggior volume di scambi commer-ciali (Stati Uniti e UE).

Un altro argomento difensivo potrebbe essere costi-

tuito dalla dipendenza dei membri dell’OPEC dalla pro-duzione di petrolio, che in questi paesi ha un ruolo noncomparabile a quello svolto in altre nazioni. Il GATTnon contiene un riferimento formale alla «sovranità per-manente sulle risorse naturali» (Risoluzione dell’As-semblea Generale delle Nazioni Unite n. 1801/1962) oalla «sovranità sull’energia» (art. 18 ECT, 1994), ma si potrebbe sostenere che questo principio deve guidare oalmeno influenzare l’interpretazione delle eccezioni disicurezza nazionale e di preservazione (GATT, art. XX),direttamente, come legge consuetudinaria internaziona-le, o indirettamente, in conseguenza di un’interpreta-zione del GATT tendente alla massima compatibilità conle leggi consuetudinarie internazionali. Le condizioni ei negoziati d’accesso potrebbero giungere a prevedereun’eccezione per l’adesione agli schemi delle quote d’e-sportazione dell’OPEC.42 Tuttavia, l’accesso all’OMC èsoggetto a condizioni sempre più restrittive; così, i paesiche oggi entrano a far parte di questa organizzazionedevono accettare limitazioni più rigorose rispetto a quel-le imposte in passato.

 Nel 1948, l’OMC si occupava prevalentemente del-l’accesso ai prodotti industriali; l’interesse per la sicu-

rezza energetica quindi non svolgeva un ruolo di primo piano. In seguito, tuttavia, la situazione è cambiata acausa delle sfere di influenza presenti all’interno di que-sta organizzazione. È emerso con chiarezza e risulteràsempre più evidente lo sforzo di ottenere concessioni,che favoriscano gli interessi di sicurezza energetica degliStati Uniti e della UE, dai paesi possessori di risorse chechiedono di entrare a far parte dell’OMC. Nel caso dellaRussia, per es., il duplice prezzo dell’energia (vale a direun prezzo più alto per l’esportazione e prezzi più bassi per il mercato interno, sia per le esportazioni d’energiasia per le tariffe sulle condotte) è attualmente uno sco-

glio, come, del resto, la proibizione dei Trade-RelatedInvestment Measures (TRIM). Tuttavia, non mancanogli strumenti giuridici per una trattativa, ma occorre unachiara volontà politica e una certa dose di creatività per delineare i contorni di una proposta che migliori la situa-zione in entrambi i campi.

La legislazione dell’OMC potrebbe inoltre riguar-dare le norme dei membri dell’OPEC, che obbligano lecompagnie straniere e nazionali a rispettare ben defini-te quote d’esportazione, riducendone la produzione neicasi in cui tali quote vengano superate. Una tale misura può essere considerata un TRIM che, in via di principio,

è incompatibile con gli accordi dell’OMC. Lo stesso vale per l’obbligo di raffinare o sottoporre ad altri trattamenti

il petrolio e il gas estratti nel paese produttore o quello diaccordare la preferenza (comprendente una quota mini-ma) all’approvvigionamento interno di beni e di servizi.È interessante osservare che l’OMC non proibisce l’usodi dazi per scoraggiare le esportazioni. Se i paesi del-l’OPEC passassero dalle quote di produzione a un regi-

me fiscale uniforme delle esportazioni (equivalente a quel-lo delle royalty), un tale sistema sarebbe compatibile conle norme del GATT (Desta 2003a, 2003d; Zarilli, 2003).

È degno di nota il fatto che in più di quarant’anni nonsia stato avviato contro i paesi membri dell’OPEC nes-sun procedimento formale per presunta violazione degliobblighi del GATT. Ciò sembra equivalere a un tacitoconsenso nei confronti del sistema di restrizione delleesportazioni dell’OPEC.43 Se l’OPEC e i paesi consu-matori raggiungessero un accordo, allora questo potreb- be essere trasposto nel GATT, mediante l’approvazionedell’OPEC come organizzazione di produttori di mate-rie prime o la negoziazione di un’intesa. Con questa inte-sa interpretativa si potrebbero definire forme e condi-zioni di produzione o limiti all’esportazione accettabiliin base al sistema dell’OPEC e, forse,44 limitare l’ap- plicabilità dell’art. 26 sull’arbitrato relativo a investi-menti per un periodo transitorio, sul modello delle diver-se eccezioni norvegesi a questa disposizione.

L’ipotetica adesione dei paesi dell’OPEC all’ECT(Wälde, 1996) potrebbe sollevare le medesime questioni

571VOLUME IV / ECONOMIA, POLITICA, DIRITTO DEGLI IDROCARBURI

L’ORGANIZZAZIONE DEI PAESI ESPORTATORI DI PETROLIO (OPEC)

42

Gli Emirati Arabi Uniti, la Nigeria, il Qatar, il Venezue-la, l’Indonesia e il Kuwait sono membri dell’OMC. L’Algeriae l’Arabia Saudita hanno avviato negoziati per entrare a far  parte di questa organizzazione; le richieste di accesso dell’Irane della Libia sono state esplicitamente bloccate dagli Stati Uniti;l’Iraq non è membro dell’OMC, né è impegnato in un nego-ziato preliminare sulle condizioni di accesso:http://www.wto.org/english/thewto_e/acc_e/workingpart_e.htm. Un’altra questio-ne da definire è se le quote OPEC, una misura di restrizionedelle esportazioni, costituiscano o no un «contributo finan-ziario» in base alle definizione di sovvenzione fornita dall’art.1 dell’accordo SCM; l’organo giudicante collegiale dell’OMCrecentemente riunitosi per il caso StatiUnitic. Canada (misu-re relative alle restrizioni delle esportazioni come sovvenzio-ni) suggerisce che le restrizioni delle esportazioni non posso-no essere considerate una forma di sovvenzione, WTO DocWTIDs1941R, rapporto diffuso il 29 giugno 2001.

43 Occorre considerare, ancora una volta, che se alcuni produttori dell’OPEC sono da parecchio tempo membri del-l’OMC, altri, inclusi i più importanti (Arabia Saudita, Iran,Iraq e Libia), non sono entrati a far parte di questa organizza-zione. Occorre inoltre tenere a mente che l’apertura da partedell’OMC di una controversia sul coordinamento della pro-duzione dell’OPEC potrebbe scoraggiare definitivamente que-sti produttori di petrolio e costringere gli altri ad abbandona-re l’OPEC. A chi gioverebbe un simile risultato?

44 Il problema è in che misura un’intesa può forzare l’in-terpretazione del trattato e, in effetti, giungere a modificarlo:un problema analizzato in riferimento all’interpretazione restrit-

tiva del cap. XI, offerta nel 2001 dalla Commissione del NAFTA.Si veda, Weiler, 2002.

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 poste dall’accesso all’OMC, poiché l’ECT prevede per i paesi non membri del GATT l’applicazione delle dispo-sizioni del GATT con alcune condizioni. Diversamentedal GATT, tuttavia, l’ECT riconosce esplicitamente,all’art. 18, la sovranità sull’energia e l’«ottimizzazionedel recupero [delle risorse] e il ritmo a cui possono esse-

re consumate o altrimenti sfruttate». Può affermarsi chel’adesione all’ECT pone un minor numero di problemiai paesi dell’OPEC, benché, al contrario dell’ECT, ilGATT/OMC includa tra i suoi membri o aspiranti mem- bri diversi paesi dell’OPEC. Potrebbero, tuttavia, esse-re previste forme morbide di disciplina delle tasse all’e-sportazione di petrolio,45 della concorrenza (art. 6) edella proibizione dei TRIM (art. 5).

Alcuni di questi problemi potrebbero essere risoltiattraverso accordi negoziati al momento della richiestad’accesso (o, nel caso della Russia, prima della ratifica).Tali accordi potrebbero includere: una limitazione o unlungo processo di transizione per l’obbligo relativo aiTRIM (art. 5); il riconoscimento del controllo della pro-duzione dell’OPEC (che limita qualsiasi argomento rela-tivo alla legge sulla concorrenza, art. 5) o un’intesa in basealla quale l’ECT non va applicato a problemi controver-si tra la UE e gli esportatori di energia (per es., la Russiae l’Algeria), quali le clausole di destinazione e l’accessoiniziale a nuove infrastrutture, come le condotte.

I paesi dell’OPEC si trovano ad affrontare un’altracontraddizione tra l’implicita o esplicita tendenza a esclu-dere o, almeno, a controllare gli investimenti stranieri e

le condizioni di libero accesso previste in alcuni moder-ni trattati bilaterali e, nella misura in cui prendono inconsiderazione l’idea di aderirvi, nei trattati multilate-rali, come l’ECT. Se molti paesi dell’OPEC hanno con-cluso trattati bilaterali commerciali (Bilateral InvestmentTreaties, BIT),46 è molto improbabile (benché non impos-sibile) che abbiano accettato regimi di libero accesso nondiscriminatori senza escludere l’industria petroliferaupstream.47

Il NAFTA fornisce un esempio di questo tipo: esclu-de il libero accesso per questo settore, in modo da pre-servare l’attuale monopolio di Stato messicano sul petro-

lio e sul gas upstream. Nessun paese dell’OPEC ha anco-ra aderito all’ECT, benché vi siano state alcune discussionial riguardo. L’Arabia Saudita (ma anche l’Algeria, ilKuwait, gli Emirati Arabi Uniti e il Venezuela) ha tro-vato più facile aprire una discussione con l’ECT (dovegli Stati Uniti non sono presenti) che con l’OMC. Ledisposizioni flessibili sull’obbligo del libero accesso (art.10, «massimo sforzo») non implicano, al momento, l’ob- bligo vincolante di concedere il libero accesso non discri-minatorio al trattato a Stati stranieri investitori. Anchese fosse accettato un trattato supplementare redatto ex

novo è improbabile che quest’ultimo potrebbe modifi-

care o annullare la disposizione sulla sovranità sull’e-nergia del trattato (art. 18). D’altro lato, l’adesione all’ECT

(come, del resto, a molti BIT di tipo moderno) impegne-rebbe gli Stati dell’OPEC a non trattare in modo discri-minatorio gli investitori stranieri e nazionali (cioè, le com- pagnie di Stato) nell’assegnazione delle aree (art. 10; art.18, par. 4), benché le norme in questione non siano moltorigide. È interessante osservare che, sotto l’impatto del-

l’accordo EEA (European Economic Area), la Norvegiaha dovuto accettare la direttiva emanata nel 1994 dallaUE sulla concessione di licenze (Direttiva UE 94/22).

Questo insieme di norme della UE sulla concessio-ne di licenze nel settore del petrolio e del gas upstream proibisce la discriminazione tra compagnie straniere enazionali e impone l’adozione di un sistema di regoletrasparenti per la gestione della concessione di licenze.Un’altra questione è se i membri dell’OPEC riusciran-no ad adottare una struttura uniforme di tassazione per l’estrazione del petrolio, un’idea già presa in considera-zione negli anni Sessanta.

La disposizione sull’arbitrato relativo agli investi-menti (art. 26) è stata finora il maggior deterrente. Il con-cetto di giustificabilità internazionale dei propri atti nonè molto familiare ai paesi dell’OPEC, che di conseguenzaenfatizzano quello di sovranità. Il fatto che la maggior  parte di questi paesi abbia già accettato l’arbitrato rela-tivo agli investimenti, siglando trattati bilaterali sugliinvestimenti, e si sforzi di accettare il sistema di solu-zione delle controversie tra gli Stati definito dalle normedell’OMC, potrebbe gradualmente modificare questostato di cose.48 Non esiste una legge nazionale o inter-

nazionale sulla concorrenza che obblighi gli Stati del-l’OPEC (nella maggior parte dei casi finora considera-ti immuni dalle leggi sulla concorrenza degli Stati Unitie dell’Unione Europea) ad astenersi dal fissare quote di produzione e di esportazione.49

572 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

IL DIRITTO INTERNAZIONALE

45 L’art. 29, par. 4, afferma «‘si sforzerà’ di non aumenta-re le imposte sulle esportazioni».

46 Si veda http://www.worldbank.org/icsid.47 È un problema che richiederebbe indagini e studi più

approfonditi.48 Questo problema è analizzato in modo approfondito

nello studio da me dedicato alle implicazioni dell’ECT per l’OPEC, in Wälde, 2004.

49 Il divieto stabilito dalle leggi sulla concorrenza in rela-zione ai cartelli (inclusi i cartelli hard core, una nuova espres-sione usata per la prima volta nel corso della conferenza del-l’OMC svoltasi a Doha nel 2002), vale a dire l’art. 81 del Trat-tato che istituisce la Comunità Europea e lo Sherman Act, vannoapplicate ai produttori privati e non ai governi. I governi sonoimmuni dalla giurisdizione antitrust, a eccezione (almeno in base alla legge statunitense) dei casi in cui svolgono un ruolocommerciale. In base alla legislazione antitrust, non è ravvi-sabile quindi una responsabilità dell’OPEC o degli Stati mem- bri dell’OPEC, così come gli Stati Uniti o l’UE non sono staticonsiderati responsabili di aver ridotto la produzione agricolao di aver incoraggiato la riduzione della capacità di produzio-ne di industrie in crisi (come, per es., quelle che produconoacciaio o semiconduttori). Si veda Seidl-Hohenveldern, 2001.

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Thomas W. Wälde

Centre for Energy, Petroleumand Mineral Law and Policy

University of DundeeDundee, Scotland, Regno Unito

574 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI

IL DIRITTO INTERNAZIONALE