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La partecipazione politica dei cittadini Capitolo 7 I n questo capitolo vengono analizzati i diritti dei cittadini che partecipano alla vita politica del Paese. Dalla lettura del testo costituzionale si evince che al popolo sovrano è garanti- ta la libera espressione del proprio orientamento politico attraverso il diritto di voto per la scelta dei suoi rappresentanti nelle assemblee legislative. La partecipazione politica si ha anche con altri istituti di democrazia diretta (cd. democrazia rappresentativa) come il ricorso al referendum, alla petizione po- polare e all’iniziativa legislativa popolare. In materia di partecipazione politica indiretta (elezione dei propri rappresentanti), un’importante attività di mediazione (capace di orientare le attività e le scelte del cit- tadino) è svolta dai partiti politici , di cui si analizza la natura giuridica, la disciplina e il sistema di finanziamento. ha la libertà di organizzarsi in partiti politici esercita indirettamente la sovranità attraverso: elezione di rappresentanti nelle assemblee legislative (Parlamento, Consigli regionali etc. esercita direttamente la sovranità attraverso: referendum petizione iniziativa popolare legislativa IL POPOLO 1. LA RAPPRESENTANZA POLITICA Il rapporto che si instaura tra elettori ed eletto viene comunemente defini- to “mandato di rappresentanza politica”, in quanto i cittadini eleggono un certo numero di rappresentanti che hanno il compito di esprimere la volontà generale. Per tale motivo, vige nel nostro ordinamento il divieto di mandato imperativo in quanto gli eletti alle assemblee legislative non rappresentano solo i loro singoli elettori, ma l’intera nazione. La rappresentanza politica si esprime, dunque, con il voto e verrebbe compromessa con l’eventuale istitu- zione di un Senato non eletto dai cittadini. 2. IL DIRITTO DI VOTO A) Il corpo elettorale Il popolo è l’elemento personale costitutivo dello Stato e, nel nostro or- dinamento come in tutti i paesi democratici è il titolare esclusivo della so- vranità (art. 1 Cost.) che si esprime col diritto di voto.

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La partecipazione politica dei cittadini

Capitolo

7In questo capitolo vengono analizzati i diritti dei cittadini che partecipano

alla vita politica del Paese. Dalla lettura del testo costituzionale si evince che al popolo sovrano è garanti-ta la libera espressione del proprio orientamento politico attraverso il diritto di voto per la scelta dei suoi rappresentanti nelle assemblee legislative. La partecipazionepolitica si ha anche con altri istituti di democrazia diretta (cd. democraziarappresentativa) come il ricorso al referendum, alla petizionepo-polaree all’iniziativalegislativapopolare.In materia di partecipazionepolitica indiretta (elezione dei propri rappresentanti), un’importante attività di mediazione (capace di orientare le attività e le scelte del cit-tadino) è svolta dai partitipolitici, di cui si analizza la naturagiuridica, la disciplinae il sistemadifinanziamento.

halalibertàdiorganizzarsiin

partiti politici

esercita indirettamente la sovranità attraverso:

elezione di rappresentanti nelle assemblee legislative

(Parlamento, consigli regionali etc.

esercitadirettamentelasovranitàattraverso:

referendum petizione iniziativa popolare legislativa

iL PoPoLo

1. lA RAPPRESENtANzA PolItIcA

il rapporto che si instaura tra elettori ed eletto viene comunemente defini-to “mandato di rappresentanza politica”, in quanto i cittadini eleggono un certo numero di rappresentanti che hanno il compito di esprimere la volontà generale. Per tale motivo, vige nel nostro ordinamento il divieto di mandato imperativo in quanto gli eletti alle assemblee legislative non rappresentano solo i loro singoli elettori, ma l’intera nazione. La rappresentanza politica si esprime, dunque, con il voto e verrebbe compromessa con l’eventuale istitu-zione di un senato non eletto dai cittadini.

2. Il dIRItto dI Voto

A) Il corpo elettorale

il popolo è l’elemento personale costitutivo dello stato e, nel nostro or-dinamento come in tutti i paesi democratici è il titolare esclusivo della so-vranità (art. 1 Cost.) che si esprime col diritto di voto.

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niil corpo elettorale è costituito dall’insieme dei cittadini che godono

dell’elettorato attivo, vale a dire del diritto di scegliere liberamente, attra-verso il voto, i collegi politicamente rappresentativi dello stato-ordinamen-to (non solo, quindi, il Parlamento ma anche i Consigli regionali, comunali e circoscrizionali etc.).

B) l’elettorato attivo

La Costituzione italiana disciplina la titolarità e le modalità di esercizio del diritto di voto all’art. 48.

in particolare, al comma 1, si prevede che possono essere elettori (elettora­to attivo) coloro che sono in possesso dei seguenti requisiti positivi:

a) la cittadinanza italiana;b) la maggiore età, vale a dire 18 anni (per l’elezione del senato è richiesto

il compimento dei 25 anni).

il comma 4, invece, stabilisce che il diritto di voto può essere limitato solo in presenza dei seguenti requisiti negativi:

1) incapacità civile, ossia la condizione giuridica di chi, a causa di determi-nate alterazioni psico-fisiche (infermità di mente, prodigalità, sordomuti-smo etc.), è dichiarato, con sentenza del giudice civile, totalmente (interdi­zione) o parzialmente (inabilitazione) incapace di attendere ai propri inte-ressi;

2) sentenza penale irrevocabile, ossia il provvedimento del giudice penale non più modificabile da giudici di grado superiore, cioè non più appellabi-le né ricorribile per Cassazione. Perdono il diritto di voto coloro che sono condannati a una pena che importa l’interdizione perpetua dai pubblici uf-fici, mentre l’interdizione temporanea comporta la sospensione dal diritto di voto, pari al tempo della sua durata;

3) indegnità morale, che riguarda coloro che sono sottoposti a misure di pre-venzione, a misure di sicurezza detentive (ad esempio, l’ospedale psichia-trico giudiziario), alla libertà vigilata o al divieto di soggiorno in uno o più Comuni.

il legislatore, nel tempo, ha ridotto tali limiti costituzionali, ammettendo all’elettorato attivo, ex art. 11 della L. 13 maggio 1978, n. 180, anche gli interdetti e gli inabilitati per infermità di mente e sospendendolo solo per quanti fossero ricoverati in un istituto psichiatrico.

successivamente, ex art. 1, L. 22 maggio 1980, n. 193, è stato abrogato il numero 7) del pri-mo comma dell’art. 2 del d.P.r. 20 marzo 1967, n. 223, che prevedeva l’esclusione dalle liste elet-torali per 5 anni in caso di condanna per determinati reati e contravvenzioni. infine, con d.Lgs. 9 gennaio 2006, n. 5, sono state eliminate le restrizioni a carico degli imprenditori falliti.

La normativa che resta in vigore, l’art. 2 d.P.r. 223/1967, prevede che non sono titolari del diritto di eleggere i propri rappresentati:

— coloro che sono sottoposti, in forza di provvedimenti definitivi, alle misure di prevenzione di cui all’art. 3, L. 1423/1956, come da ultimo modificato dall’art. 4 della L. 327/1988, finché durano gli effetti dei provvedimenti stessi;

— coloro che sono sottoposti, in forza di provvedimenti definitivi, a misure di sicurezza detentive o alla libertà vigilata o al divieto di soggiorno in uno o più comuni o in una o più province, a norma dell’art. 215 c.p., finché durano gli effetti dei provvedimenti stessi;

— i condannati all’interdizione perpetua dai pubblici uffici;

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Capitolo— coloro che sono sottoposti all’interdizione temporanea dai pubblici uffici,

per tutto il tempo della sua durata.

Pertanto, in base a quanto detto, può sostenersi che nel nostro ordinamen-to non è più operante alcuna ipotesi di incapacità civile.

c) caratteri del voto

L’art. 48 Cost. recita che tutti i cittadini, uomini e donne, sono titolari dell’elettorato attivo e che il voto è personale ed eguale, libero e segreto; il suo esercizio costituisce un diritto politico, ma anche un dovere civico.

L’espressione «dovere civico» costituisce solo una esortazione, giacché non è previsto nel nostro ordinamento il reato di astenzionismo.

del resto, con il d.Lgs. 534/1993 è stato abrogato l’art. 115 del d.P.r. 361/1957 che prevede-va l’iscrizione in un elenco esposto per 30 giorni nell’albo comunale e la menzione «non ha vota­to» nel certificato di buona condotta.

Peraltro, il cittadino che crede nelle istituzioni vive attivamente la vita po-litica del Paese; quando la fiducia viene meno, il cittadino si allontana delibe-ratamente dalle urne (cd. astensionismo).

se l’astensionismo raggiunge un livello importante, il non recarsi a vota agevola in qualche modo chi non vuole che venga modificato lo status quo.

Così, non recarsi al voto in caso di referendum se da un lato costituisce un diritto, dall’altro favorisce la casta di chi governa.

caratteri del voto

➤universalità («tutti i cittadini»): da cui consegue che l’ammissione al voto non può essere subordinata a condizioni di carattere personale (es.: titoli nobiliari), economico o culturale, né possono sussistere di-scriminazioni in base al sesso

➤Personalità: il voto deve essere espresso personalmente segnando di proprio pugno e segretamente la scheda nella cabina elettorale

➤Eguaglianza: sono esclusi i voti plurimi un tempo riservati a determi-nate categorie di persone (es. elettori laureati che possono votare due volte) o i voti multipli (consentire ad alcuni elettori di votare in più cir-coscrizioni). si noti che tale principio è stato parzialmente derogato dalle norme che disciplinano il voto degli italiani all’estero in quanto le circoscrizioni estere esprimono un numero fisso di eletti (6 senatori, 12 deputati) a prescindere dal numero effettivo dei votanti creando, di fatto, una diseguaglianza nel voto tra cittadini residenti e non resi-denti nel nostro Paese

➤Segretezza: stabilita a tutela della libertà del voto, per garantire l’elet-tore da possibili condizionamenti e pressioni esterne

➤libertà: per il principio di libera manifestazione delle proprie idee deve essere concessa ad ogni elettore la facoltà di attribuire il proprio voto a chi ritenga più opportuno, senza coazioni di sorta

➤Non obbligatorietà: l’art. 48, comma 2, Cost. stabilisce che l’esercizio del diritto di voto costituisce solo un «dovere civico», non è, cioè, un do-vere giuridico (e come tale sanzionabile). Pertanto i cittadini non sono obbligati a recarsi alle urne. Coloro che si astengono non possono es-sere sottoposti a nessun tipo di controllo o sanzione in quanto il voto è una libertà politica che può liberamente manifestarsi e oggettivarsi an-che in un atteggiamento negativo (cioè non recandosi a votare!)

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niIl voto degli italiani residenti all’estero

L’art. 48 Cost. è stato modificato dalla L. cost. 17-1-2000, n. 1, che ha inserito un nuovo comma dopo il secondo, riconoscendo ai cittadini italiani residenti all’estero l’esercizio del diritto di voto. La norma dispone che la «legge stabilisce i requisiti e le modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero e ne assicura l’effettività». a questo scopo è stata isti-tuita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere. Con la successiva l. cost. 23-1-2001, n. 1, si è provveduto alla modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione: alla nuova circoscri-zione della Camera sono stati attribuiti 12 deputati e a quella del senato 6 senatori.successivamente, con l. 27-12-2001, n. 459 (norme per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero) come modificata dal d.L. 15-2-2008, n. 24, conv. in L. 27-2-2008, n. 30, sono state stabilite le disposizioni di applicazione per consentire l’esercizio del diritto di voto all’estero.

d) l’elettorato passivo

L’elettorato passivo consiste nella capacità di essere eletti (cd. eleggibilità).di regola chiunque sia elettore è, a sua volta, eleggibile.differenze si rinvengono rispetto solo all’età: infatti, per l’appartenenza alla Ca-

mera dei deputati è richiesto il compimento del 25˚ anno di età, per il senato del 40˚.

E) Ineleggibilità, incompatibilità e incandidabilità

La capacità di essere eletti può subire una serie di limitazioni per il soprav-venire di alcune cause, non connesse a requisiti personali del soggetto, che impediscono di fatto una sua possibile elezione.

in genere l’ineleggibilità è la conseguenza diretta di una particolare carica ricoperta dal soggetto, che potrebbe porlo in una posizione di van-taggio rispetto ad altri candidati o potrebbe determinare una pressione sulle scelte degli elettori (es.: non sono eleggibili i magistrati nelle circoscrizioni sot-toposte, in tutto o in parte, alla giurisdizione degli uffici ai quali si sono tro-vati assegnati o presso i quali hanno esercitato le loro funzioni in un periodo compreso nei sei mesi antecedenti la data di accettazione della candidatura).

Nell’ipotesi in cui, pur in presenza di una causa di ineleggibilità, un sog-getto venga comunque eletto (per errore, ad esempio, degli organi di control-lo), la sua elezione viene dichiarata nulla dall’organo competente.

L’incompatibilità, invece, designa quella situazione per cui una medesi-ma persona non può ricoprire contemporaneamente due cariche. Chi si trova in tale condizione viene chiamato ad optare per l’una o l’altra, altrimen-ti è lo stesso ordinamento che lo fa automaticamente decadere da una delle due cariche.

Pertanto l’incompatibilità, a differenza della ineleggibilità, non impedisce la regolare elezione ad una carica: impone solo una scelta fra la nuova carica e quella già ricoperta. Così, ad esempio, la Costituzione stabilisce che sono incompatibili la carica di deputato e quella di senatore (art. 65).

L’incandidabilità costituisce, infine, il divieto posto a carico di determina-ti soggetti di presentare la propria candidatura per le elezioni al Parlamen-to italiano, al Parlamento europeo, all’assunzione e allo svolgimento di incarichi di Governo, nonché per le elezioni regionali, comunali e circoscrizionali.

L’incandidabilità riguarda coloro che siano stati condannati con senten-za passata in giudicato per alcuni gravi delitti (associazione mafiosa, traf-fico di stupefacenti o di armi, abuso di poteri o violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione etc.), coloro che siano stati condannati per uno stes-

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Capitoloso reato non colposo a pena non inferiore a due anni, o che siano stati sot-toposti a misure definitive di prevenzione per reati di stampo mafioso.

L’incandidabilità, al pari dell’ineleggibilità, comporta la nullità dell’ele-zione del soggetto non candidabile.

Tale forma di garantismo tutela il candidato o l’eletto che svolga attività rappresentativa dei cittadini mettendolo al riparo dall’instaurazione di processi intentati al solo fine di impedirgli il corretto svolgimento delle attività di rappresentanza del popolo. in italia, un’eventuale azione pe-nale a carico del candidato non mette lo stesso nella condizione etica di dimettersi fino a quan-do la sua responsabilità non venga accertata con sentenza passata in giudicato (1).

un’importante novità è stata l’introduzione del testo unico sull’incandi-dabilità (d.lgs. 31 dicembre 2012, n. 235, di attuazione a quanto previsto dalla L. 6 novembre 2012, n. 190, cd. legge Serverino) che ha riorganizzato in modo compiuto la materia ampliando le cause ostative alla candidabilità alle cariche politiche nazionali e sopranazionali. se infatti in passato le cau-se di incandidabilità erano previste solo a livello locale, con il d.Lgs. 235/2012 è stata contemplata anche l’incandidabilità alle cariche di Deputato, Senatore e Membro del Parlamento Europeo, nonché le cause ostative all’assuzione e allo svolgimento di incarichi di Governo o Parlamento.

3. SIStEMI E foRMulE ElEttoRAlI

A) Sistemi elettorali

i sistemi elettorali possono definirsi come quel complesso di regole e di procedure che:

— determinano le modalità con cui gli elettori esprimono il loro voto;— riconoscono ai partiti il diritto di presentatisi alle elezioni la rappresentan­

za parlamentare;— dettano le modalità con cui i voti vengono tradotti in seggi.

B) formule elettorali

in particolare tre sono le formule elettorali che possono evidenziarsi:

1. a maggioranza assoluta (majority): richiedono la maggioranza assoluta (50% + 1) dei suffragi espressi per l’attribuzione del seggio. esse operano solo nelle circoscrizioni uninominali, nelle quali cioè viene eletto un solo candidato. difficilmente si ricorre a tali formule allo stato puro, ma in as-senza del raggiungimento di un quorum significativo, si procede al ballot-taggio tra i primi due candidati.

Le formule maggioritarie consentono una più facile governabilità, ma pec-cano in rappresentatività in quanto le minoranze possono anche non otte-nere seggi, malgrado i voti ottenuti;

2. a maggioranza relativa (plurality): anch’esse operano in circoscrizioni uni-nominali e richiedono la maggioranza relativa per l’assegnazione del seggio;

3. proporzionali: si propongono di assicurare a ciascun partito un numero di seggi rapportato alla sua effettiva forza politica e alla distribuzione effet­tiva degli elettori su tutto il territorio nazionale.

(1) si noti, pero, che nei paesi di democrazia avanzata coloro che occupano importanti cariche politiche anche se sono solamente inquisiti sogliono dimettersi fino a che non sia dimostrata la loro innocenza.

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ni Tali sistemi consentono, inoltre, un’adeguata rappresentanza delle forze po­

litiche minoritarie che, invece, i sistemi maggioritari tendono a penalizzare. il difetto delle formule proporzionali è che il voto difficilmente finisce con

l’esprimere una chiara maggioranza di governo: in tal modo i partiti, se non raggiungono la maggioranza del 50%+1, sono costretti a coalizzarsi per ottenere tutti insieme un quorum maggioritario che permette loro di governare (si parla, in questo caso, di democrazia conosociativa).

Costituzionalizzazione dei sistemi elettorali e proporzionalismo

Malgrado la disciplina elettorale non sia stata costituzionalizzata, il testo della Costituzione è stato concepito presupponendo un sistema elettorale di tipo proporzionale per dare la maggiore ponderazione possibile a tutti i voti espressi dal popolo.i sistemi elettorali maggioritari (come le soglie di sbarramento), infatti, anche se accompa-gnati da correttivi ispirati al proporzionalismo, privano il corpo elettorale di parte della sua rappresentatività affermando il principio “chi vince prende tutto” (cd. spoiled system) riducen-do, così, il peso politico delle minoranze.se il proporzionalismo comporta come conseguenza, in caso di mancato raggiungimento del-la maggioranza del 50%+1, la formazione di governi di coalizione, i sistemi maggioritari tendo-no ad escludere le minoranze (che hanno il fondamentale compito di controllare l’attività del governo) e, quindi, improntano nel sistema politico un regime fondato sulla dittatura della maggioranza.

4. lA lEggE ElEttoRAlE

A) dal Mattarellum al Porcellum

in italia, dopo 45 anni all’insegna del più rigoroso sistema proporziona-le con numerosi governi di coalizione della durata media inferiore all’annua-lità, il referendum abrogativo del 18 aprile 1993 condusse all’approvazione del cd. Matterellum (leggi 4 agosto 1993, nn. 276-277) che introdussero un procedimento elettorale maggioritario, corretto da una quota proporzio-nale.

Tuttavia la stagione del maggioritario, pur avendo contribuito alla polariz-zazione dello scenario politico in due coalizioni contrapposte (chiamate «poli»), ha avuto durata breve e, attraverso la L. 270/2005 (cd. Porcellum), si è succes-sivamente introdotto un sistema proporzionale temperato da clausole di sbarramento e premio di maggioranza.

Tale legge, tuttavia, aboliva la possibilità in capo al singolo elettore di espri-mere la preferenza (cd. lista bloccata), provocando una caduta di democra-ticità nella selezione dei rappresentanti alle assemblee in quanto le segrete-rie di partito, a loro insindacabile giudizio, non solo erano chiamate diretta-mente a selezionare i candidati, ma attraverso un surrettizio gioco di prece-denze nelle liste elettorali, ne determinavano unilateralmente l’ordine di pre-sentazione nella lista e quindi l’eleggibilità.

Gli eletti, in tal modo, perdevano ogni forma di collegamento con i propri elettori e si legavano alle segreterie che ne assicuravano l’elezione.

anche in ragione di tali rilievi, la Corte costituzionale, con sent. 1/2014, ha, fra l’altro, dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della L. 270/2005 nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere la sua pre-ferenza vietandogli, così, di esprimere il suo inviolabile potere sovrano, espres-so dall’art. 1 della Costituzione che costituisce la norma base della democra­zia.

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CapitoloB) Il sistema elettorale della camera: il cd. Italicum

dopo la pronuncia di incostituzionalità della L. 270/2005 è stata approva-ta la l. 6 maggio 2015, n. 52 anch’essa dichiarata parzialmente incostitu-zionale dalla Corte costituzionale con sent. 35/2017.

La nuova legge elettorale (cd. Italicum) non disciplina l’elezione del se-nato, in considerazione della riforma costituzionale, allora ancora all’esame del Parlamento, che ne prescriveva la sua elezione indiretta da parte dei consi-gli regionali e sindaci.

in primo luogo, la l. 52/2015 stabilisce che il territorio nazionale, ai fini della presentazione delle liste di candidati, è diviso in 20 circoscrizioni elet-torali, corrispondenti alle regioni, suddivise in complessivi 100 collegi plu-rinominali (eccezion fatta per valle d’aosta e Trentino-alto adige, la cui divi-sione è articolata in collegi uninominali).

al fine di garantire una reale “rappresentanza di genere” la nuova legge elet-torale stabilisce che in ciascuna lista i candidati siano presentati in ordine al-ternato in base al sesso.

in ogni collegio una lista può presentare da 3 a 9 candidati. il capolista può presentarsi fino a 10 collegi e, se eletto in più collegi, si procede al sorteggio per stabilire dove scatta il seggio, così come discende dalla sentenza della corte costituzionale del 25 gennaio 2017 che ha dichiarato l’illegittimità della legge nella parte in cui consentiva al capolista la scelta del collegio. Gli altri eletti sono decisi con le preferenze.

Ogni elettore può esprimere uno o due voti di preferenza; in caso di espres-sione della seconda preferenza, l’elettore deve scegliere un candidato di sesso diverso rispetto al primo, a pena di nullità della seconda preferenza.

il sistema elettorale delineato dall’Italicum era a doppio turno.si attribuiva, infatti, un premio di maggioranza del 55% (340 seggi su

630) a chi al primo turno superava, su base nazionale, la soglia del 40% dei voti validi; se nessun partito raggiungeva tale soglia, dopo 15 giorni si dove-va svolgere un turno di ballottaggio tra le due liste con il maggior numero di voti.

La Consulta, invece, con la sent. 35/2017 ha bocciato il ballottaggio tra le due liste più votate che porterebbe al non rispetto dei principi di uguaglian-za e libertà di voto.

La soglia del 40% per ottenere il premio di maggioranza è una conseguenza della sentenza 1/2014 della Corte costituzionale, la quale aveva contestato la mancata previsione di una soglia minima per l’attribuzione di un “premio” per il partito che avesse ottenuto più voti.

Tale «premio di governabilità» non scatta se nessun partito supera tale soglia e i seggi sono assegnati in modo proporzionale.

Per quanto riguarda la cd. «soglia di sbarramento», è previsto che possa-no accedere alla ripartizione dei seggi le liste che ottengono, su base naziona-le, almeno il 3% dei voti validi (salve le disposizioni particolari per la valle d’aosta ed il Trentino-alto adige).

La riduzione al 3% costituisce una concessione a quelle minoranze non in grado di raggiun-gere il quorum necessario per accedere alla Camera, in quanto è interesse dei partiti più forti cre-are soglie di sbarramento più alte per eliminare la presenza dei partiti minori nella assemblee.

Occorre, comunque, considerare che se da un lato questo “abbassamento” apre ai piccoli par-titi, garantendo loro il cd. diritto di tribuna, dall’altro la preponderanza della maggioranza e il nu-mero esiguo di seggi fanno dei partiti minori solo degli attori di secondo piano.

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nic) Il sistema elettorale del Senato: il cd. Consultellum

dal momento che l’Italicum prevede norme per la sola elezione della Ca-mera, per il Senato resta in vigore la l. 270/2005 depurato degli elementi di incostituzionalità rilevati dalla Corte costituzionale con la sent. 1/2014 (cd. Consultellum).

si tratta di un sistema proporzionale puro. La circoscrizione elettorale, tutta-via, differentemente dalla Camera, coincide, per espressa previsione costituzio-nale, con il territorio della regione, per cui le attuali circoscrizioni elettorali sono 20. Prima di poter effettuare il riparto dei seggi è necessario tener conto (tra-sformando, cioè, i voti in seggi) delle soglie minime di seggi da assegnare. in par-ticolare, il numero dei senatori spettanti alla valle d’aosta e al Molise sono deter-minati dalla stessa Costituzione: uno per la prima e due per la seconda per evita-re che tali regioni non vengano rappresentate adeguatamente in Parlamento.

Non sono previste liste bloccate: l’elettore può esprimere le preferenze per tutti gli eletti.

sono ammesse le coalizioni pre-elettorali, per cui i partiti possono pre-sentarsi con un simbolo proprio, con la possibilità di concorrere alla somma comune. Per le liste che non intendono unirsi in coalizione è prevista una soglia di sbarramento dell’8%.

Conseguentemente la soglia principale riguarda le coalizioni: sono ammes-se alla ripartizione dei seggi le coalizioni che superano il 20% dei voti e han-no al loro interno almeno una lista che ha superato il 3%.

5. I PARtItI PolItIcI

A) definizione e funzioni

i partiti politici costituiscono associazioni di persone con comunanza di ideologia ed interessi che, attraverso una stabile organizzazione, mirano ad esercitare una influenza fondamentale sulla determinazione dell’indirizzo politico del paese (virGa).

Le principali funzioni dei partiti nelle democrazie contemporanee sono (OsTrOGOrsky):

— l’indicazione al potere esecutivo della politica da seguire;— la presentazione di propri programmi di governo che dovrebbero essere condivisi con i propri

elettori;— consentono un reclutamento politico che permette l’addestramento degli aspiranti candidati

a ruoli di governo o parlamentari;— aggregano interessi dei singoli elettori che il partito fa suoi e riduce ad unità.

Dalle “liste bloccate” ai “capo lista bloccati”

alle segreterie dei partiti, arroccatesi a difesa del privilegio di nominare nell’agone politi-co le persone più gradite al segretario/Premier, l’Italicum (l. 52/2015) ha difeso e conser-vato il privilegio di nominare in ogni circoscrizione solo i capolista, riducendo, così, a 100 (quanti sono i collegi) la presenza massima in Parlamento dei fedelissimi del partito.Tale scelta, determinata dalla sentenza n. 1/2014 della Corte costituzionale che ha dichiara-to costituzionalmente illegittima la l. 270/2005 (cd. Porcellum), mantiene la seguente di-stinzione fra i deputati:— i nominati, ossia i capolista, che costituiscono il “nocciolo duro” dei fedeli alle segreterie di par-

tito, che difficilmente potranno contrastare la disciplina di partito imposta dalla segreteria;— gli eletti, ossia tutti gli altri deputati liberamente scelti dagli elettori (pur nel rispetto del

“vincolo” della rappresentanza di genere) e che essendo più vicini agli elettori e non alle stanze del potere, costituiscono i “più genuini” rappresentanti del popolo.

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CapitoloB) la disciplina costituzionale (artt. 18 e 49 cost.)

il partito politico è sottoposto ad una duplice disciplina: privatistica e pub­blicistica.

È dal punto di vista del diritto privato un’associazione non riconosciuta e come tale è assoggettata alle stesse norme del codice civile che si applicano alle associazioni culturali, ricreative o sportive.

La natura privatistica dei partiti risponde ad una sentita esigenza delle moderne democra-zie: quella di garantire il ruolo di effettiva mediazione fra la società e le istituzioni ed evitare una eccessiva immedesimazione fra partito e stato che si verificherebbe se i partiti rientrasse-ro nel novero degli enti pubblici (si pensi, ad esempio, al potenziale regime di controlli eser-cita tale dallo stato sui partiti).

a questa concezione privatistica «si contrappone quella pubblicistica del partito politico inteso come centro di decisioni politiche dell’intera colletti-vità a fianco, e a volte in contrasto, rispetto alle istituzioni.

Questo spiega perché del partito politico si occupi la costituzione in ma-niera molto generica:

— all’art. 18 afferma che i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, sen­za autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale;

— all’art. 49 dispone che tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi libera­mente in partiti, per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

L’espressione «con metodo democratico» contenuta nell’art. 49 Cost. è di non semplice né univoca interpretazione. a tal riguardo si può precisare che:

a) essa implica il divieto assoluto del ricorso a qualsiasi forma di violenza, fisica o mora-le, diretta a imporre determinate idee o scelte politiche di partito (MOrTaTi);

b) non sembra, invece, che tale norma imponga di adottare una struttura effettivamente democratica anche all’interno dei partiti, tale cioè da consentire a tutti gli associati una eguale partecipazione all’attività di partito (MOrTaTi) (ciò agevola l’escalation della mag-gioranza interna);

c) la libertà di associazione subisce un solo controllo ideologico ridotto riguardo al pro-gramma di partito; tale controllo è previsto dalla stessa Costituzione (disp. trans. Xii) al fine di impedire la ricostituzione del partito fascista. in questo caso si parla anche di «rottura della costituzione» o di «autorottura», dal momento che è la stessa Costitu-zione che deroga ad altre norme da essa stessa posta.

Le elezioni primarie

il dibattito sulla democraticità interna dei partiti e sulla possibilità di tenere un più saldo rac-cordo tra eletti ed elettori si è ulteriormente sviluppato negli ultimi anni, concentrandosi so-prattutto sulla scelta dei candidati da presentare agli elettori.Con l’introduzione della formula delle elezioni primarie, si consente ai cittadini di incidere direttamente sulla scelta del loro leader di partito e, conseguentemente, dei candidati da pre-sentare alle consultazioni elettorali e sottrae, seppur parzialmente, tale scelta alle segreterie di partito.Le primarie sono tipiche del sistema statunitense, dove si ricorse ad esse già ai primi del Nove-cento per scegliere i candidati che i partiti presentano alle consultazioni per il Parlamento.Le primarie hanno così facilitato un più intenso raccordo tra la gente ed i candidati, limitan-do la possibilità dei partiti di imporre i propri uomini.Negli Stati uniti, però, i partiti sono delle semplici compagini elettorali, istituzionalmente pri-vi di ideologie radicali, che già riconoscono nel modello americano il migliore possibile.in Italia, invece, sono presenti partiti con radicate tradizioni storiche e precisi riferimenti ide-ologici, capaci di sottoporre i propri candidati ed eletti ad una rigida disciplina e di operare capillarmente su tutto il territorio nazionale.

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niPer quanto la diversità strutturale italiana costituisca una potenziale incognita circa la ca-pacità delle elezioni primarie di conferire maggiore legittimità democratica ai candidati che si presentano alle elezioni tale prassi si è diffusa anche nel nostro Paese, sebbene quasi esclu-sivamente nelle forze politiche di centro-sinistra in quanto le destre impongono candidati ina­movibili, mentre il partito Cinque Stelle si affida per la scelta dei propri alla volontà degli iscrit-ti che viene manifestata attraverso i media (democrazia informatica).

c) divieti

Per consentire un corretto e trasparente svolgimento dell’attività dei parti­ti vigono alcuni importanti divieti.

essi, infatti, non possono:

a) assumere la forma di «associazione segreta», né presentare carattere di organizzazione militare, per l’espresso divieto dell’art. 18 Cost. che, me-more delle passate esperienze, ha espressamente vietato ogni forma di «squa­drismo» o «neosquadrismo» come strumento di «propaganda» politica;

b) presentare contrassegni confondibili o che riproducano simboli, elementi e diciture usati tradizionalmente da altri partiti. Non è neppure ammessa la presentazione di contrassegni riproducenti immagini o soggetti religiosi;

c) annoverare tra i loro iscritti (ex art. 98 Cost.) particolari categorie di cit-tadini come i militari di carriera in servizio permanente effettivo; gli ufficia­li e gli agenti di polizia giudiziaria; i magistrati; i rappresentanti diplomatici e consolari all’estero.

i magistrati, comunque, possono presentarsi alle elezioni, con l’obbligo, comunque, di non svolgere in seguito più attività giurisdizionale nello stesso mandamento dove si sono candi-dati anche se non eletti.

La ratio di tali esclusioni risiede nel fatto che queste particolari categorie di funzionari sta-tali devono considerarsi imparzialmente al servizio esclusivo della Nazione. Pertanto, in ra-gione della delicatezza delle loro funzioni (contatto con le potenze straniere per i diplomatici, comando di truppe armate e quindi possibilità di «golpe» per gli ufficiali di carriera, dovere di amministrare la giustizia «in nome del popolo» e non del partito per i magistrati), il Costituen-te ha ritenuto necessario tenerli lontani da possibili interferenze dei partiti.

6. Il fINANzIAMENto PuBBlIco dEI PARtItI

i partiti politici per svolgere la loro attività necessitano di una certa dispo-nibilità economica, che copra le spese di organizzazione, propaganda ecc.

in particolare i finanziamenti provengono dalla quota di iscrizione al par-tito e da altri finanziamenti privati.

il sistema del finanziamento pubblico (previsto per evitare la pressione delle lobbies derivante da un loro significativo finanziamento di alcuni candi­dati) è stato rivisto ad opera della L. 3-6-1999, n. 157.

attualmente, i partiti italiani non sono più finanziati dallo stato, ma rice-vono solamente cntributi a titolo di rimborso per le spese sostenute durante le campagne elettorali.

a tale scopo sono stati istituiti quattro fondi, corrispondenti agli organi da rinnovare: Senato, Camera, Consigli regionali e Parlamento europeo.

Tale legge è stata più volte modificata soprattutto al fine di ridurre l’impor-to del finanziamento da più parti ritenuto eccessivo e non sempre corretta-mente gestito.

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Capitoloin particolare, con la l. 6 luglio 2012, n. 96 si è proceduto al dimezzamento dei finanzia-

menti che sono scesi dai circa 182 milioni a 91 milioni per il 2012, il 70% dei quali, pari a 63.700.000 euro, viene corrisposto come rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e per l’attività po-litica. il restante 30%, cioè 27.300.000 euro, viene erogato a titolo di cofinanziamento (art. 1, co. 1).

La L. 96/2012 prevede, inoltre, la decurtazione del 5% dei finanziamenti a quei partiti che non garantiscano un’adeguata rappresentanza di donne in lista, il che accade se il numero dei can-didati del medesimo genere sia superiore ai due terzi del totale (art, 1, co. 7).

un’importante novità è l’introduzione del co-finanziamento pubblico-privato. in base all’art. 2 è prevista, infatti, l’attribuzione ai partiti e ai movimenti politici un contributo annuo pari a 0,50 euro per ogni euro che essi abbiano ricevuto a titolo di quote associative e di erogazioni li-berali annuali da parte di persone fisiche o enti. ai fini del calcolo del contributo, sono prese in considerazione, nel limite massimo di 10.000 euro annui per ogni persona fisica o ente erogan-te, le quote associative e le erogazioni liberali percepite.

Per concorrere al simborso statale i partiti e i movimenti politici devono aver conseguito al­meno il 2 per cento dei voti validi espressi nelle elezioni per il rinnovo della Camera dei depu-tati o almeno un candidato eletto sotto il proprio simbolo alle elezioni per il rinnovo del Par-lamento, dei membri del Parlamento europeo spettanti all’italia, dei consigli regionali o dei consigli delle province autonome di Trento e di Bolzano.

attualmente è previsto per fini di trasparenza per l’accesso ai contributi l’ob-bligo per i partiti e movimenti politici di dotarsi di un atto costitutivo o di uno statuto pubblici. Tale statuto deve rispettare alcuni basilari princi-pi democratici (ex art. 49), con particolare riguardo alla scelta dei candi-dati, al rispetto delle minoranze e ai diritti degli iscritti (art. 5, co. 1).

È stata, infine, istituita la commissione per la trasparenza e il control-lo dei bilanci dei partiti e dei movimenti politici, composta da 5 magistra-ti (1 designato dal Primo Presidente della Corte di Cassazione, 1 dal Presiden-te del Consiglio di stato, 3 dal Presidente della Corte dei conti), cui è affidato il compito di controllare i rendiconti dei partiti.

da ultimo, con d.l. 28 dicembre 2013, n. 149, conv. con modif. in l. 21 febbraio 2014, n. 13, è prevista la possibilità per i cittadini di destinare ai partiti il 2 per mille delle proprie dichiarazioni dei redditi.

L’art. 10 del decreto fissa anche in 100 mila euro l’anno la somma che ciascun privato può destinare alle formazioni politiche, con una detrazione fiscale del 26% per importi compresi tra 30 euro e 30 mila euro annuo. È consentito, infi-ne, ai partiti di finanziarsi anche attraverso sms o iniziative simili (art. 13).

Tale sistema andrà a regime solo nel 2017, assieme all’obbligo di registra-zione dei partiti, al fine di regolamentarne la loro democrazia interna.

7. lA PARItà dI AccESSo AllE cARIchE ElEttIVE

A) l’iter normativo dalle quote rosa alle pari opportunità

in base all’art. 51 Cost. tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso posso-no accedere alle cariche elettive.

al fine di dare concreta attuazione al dettato costituzionale sono state ap-provate in passato alcune leggi che imponevano un determinato quorum di rappresentanza delle donne nelle assemblee elettive (cd. quote rosa).

in particolare si fa riferimento a due leggi elettorali del 1993 (25-3-1993, n. 81 e 15-10-1993, n. 415), che prevedevano per i Consigli comunali e provincia-li una rappresentanza non superiore ai due terzi per ciascun sesso e per le ele-zioni alla Camera dei deputati l’alternanza paritetica uomo-donna nella quota

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niproporzionale. Tali provvedimenti sono stati, però, dichiarati costituzional-mente illegittimi dalla sentenza della Corte costituzionale n. 422 del 1995.

Nel motivare tale abrogazione la Corte sottolinea va come «in tema di diritto all’elettorato pas­sivo, la regola inderogabile stabilita dallo stesso Costituente, con il primo comma dell’art. 51, è quella dell’assoluta parità, sicché ogni differenziazione in ragione del sesso non può che risulta­re oggettivamente discriminatoria, diminuendo per taluni cittadini il contenuto concreto di un diritto fondamentale in favore di altri, appartenenti ad un gruppo che si ritiene svantaggiato». Nella stessa sentenza, tuttavia, la Corte invitava il legislatore ad adottare provvedimenti e a promuovere iniziative dirette ad incentivare e rafforzare la presenza di donne ai vari livelli isti-tuzionali, invito al quale non è stato dato grande seguito.

un’inversione di tendenza su questo tema è rappresentata dalla previsione introdotta all’articolo 117, comma 7, Cost., nel testo modificato dalla L. cost. 3/2001, secondo cui le «leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed econo­mica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche eletti­ve».

La riforma per la prima volta esplicitamente prevede l’espletamento di azio-ni positive volte a facilitare e promuovere la rappresentanza femminile nel sistema istituzionale italiano.

il lungo iter del principio di pari opportunità ha trovato completa attua-zione con la l. cost. 30-5-2003, n. 1, che ha modificato il primo comma dell’ar-ticolo 51 Cost. («Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i re­quisiti stabiliti dalla legge»), con un perio do aggiunto che così recita: «A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari oppor-tunità tra donne e uomini».

Con tale modifica si è data finalmente copertura costituzionale per l’ado-zione di provvedimenti legislativi ad hoc che possano incentivare la parteci-pazione femminile alla vita pubblica.

L’evoluzione dell’ordinamento italiano verso forme di maggiore garanzia delle pari opportunità tra i sessi è stata influenzata anche dalla partecipazio-ne del nostro Paese all’unione europea.

L’art. 157 tfuE, infatti, prevede che «allo scopo di assicurare l’effettiva e completa parità tra uomini e donne nella vita lavorativa, il principio della parità di trattamento non osta a che uno Stato membro mantenga o adotti misure che prevedano vantaggi specifici diretti a facilitare l’eser­cizio di un’attività professionale da parte del sesso sottorappresentato ovvero a evitare o compen­sare svantaggi nelle carriere professionali».

analoga previsione è accolta dall’art. 23 della carta dei diritti fondamen-tali dell’unione europea.

L’art. 56 del codice delle pari opportunità tra uomo e donna (d.Lgs. 198/2006), prevede che nelle liste nessuno dei due sessi può essere rappresen­tato in misura superiore ai due terzi dei candidati. Per le forze politiche che non rispettino tale criterio è prevista una riduzione del rimborso per le spese elet-torali.

La già citata legge elettorale della camera (l. 52/2015) ha dettato una serie di norme volte a garantire un’effettiva uguaglianza uomo-donna sia vin-colando la composizione delle liste elettorali e, dunque, la candidatura, ma anche in relazione all’esercizio del diritto di voto.

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Capitoloal fine di garantire una reale “rappresentanza di genere” la legge elettorale

stabilisce che in ciascuna lista i candidati siano presentati in ordine alterna-to in base al sesso.

sono previste tre diverse disposizioni a tutela della rappresentanza di genere:

1. nel complesso delle candidature circoscrizionali di ciascuna lista, nessun sesso può essere rappresentato in misura superiore al 50%;

2. nella successione interna delle liste nei collegi, i candidati sono collocati in lista secondo un ordine alternato di genere;

3. i capolista dello stesso sesso non possono eccedere il 60% del totale in ogni circoscrizione.

inoltre, con l’approvazione dell’Italicum, ogni lista è composta da un can-didato capolista (già nominato dal partito) seguito da un elenco di candidati.

Ogni elettore può esprimere uno o due voti di preferenza; in caso di espres-sione della seconda preferenza, l’elettore è obbligato a scegliere un candidato di sesso diverso rispetto al primo, a pena di nullità della seconda preferenza.

8. glI IStItutI dI dEMocRAzIA dIREttA

sono espressione immediata della«sovranità popolare», previsti dalla Co-stituzione per consentire al popolo di poter far conoscere la sua volontà a prescindere da quella espressa dai suoi rappresentanti e sono: il diritto di pe-tizione, l’iniziativa legislativa popolare e il referendum.

A) Il referendum

È il più importante istituto di democrazia diretta e prevede l’intervento di­retto del popolo senza il tramite dei suoi rappresentanti.

Consiste nella richiesta fatta al corpo elettorale di pronunciarsi in pri-ma persona in relazione ad una norma riguardante, di solito, importanti de-cisioni politiche (divorzio, finanziamento pubblico dei partiti, etc.).

Tutela la voce del popolo, titolare della sovranità e costituisce un importan­te correttivo alle scelte della maggioranza parlamentare per verificare se la stes-sa è in sintonia con la volontà del popolo.

Può essere abrogativo (art. 75), regionale (art. 123) relativo a modifiche territoriali (artt. 132-133), sospensivo o costituzionale (art. 138).

DottrinaLa dottrina ha variamente qualificato l’istituto del referendum:— per cRISAfullI, esso è uno strumento di legiferazione (almeno il referendum abroga-

tivo) attribuito al corpo elettorale, anziché all’organo cui è conferita la funzione legislativa ex art. 70 Cost. «Abrogare», infatti, significa comunque innovare l’ordinamento giuridico, soprattutto se si considera che tutte le altre norme collegate dovranno essere diversamen-te interpretate alla luce dell’avvenuta abrogazione;

— per MoRtAtI, il referendum, invece, è uno strumento di arresto, volto a temperare l’arbi-trio delle maggioranze e a condizionare il successivo esercizio del potere legislativo delle Ca-mere, che su quella materia non possono più porsi, almeno per un certo periodo di tempo, in contraddizione con la volontà popolare espressa con la consultazione referendaria;

— per cuocolo, infine, attraverso il referendum il popolo esercita un controllo di confor-mità delle decisioni delle assemblee legislative alla volontà popolare, facendo prevalere la seconda sulle prime in caso di difformità.

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niB) l’iniziativa legislativa ed il diritto di petizione popolare

Iniziativa legislativapopolare (art. 71 cost.)

➤Consiste nella presentazione diretta al Parlamento di un progetto di legge redatto per articoli

➤Può essere esercitato dal popolo attraverso 50.000 elettori

➤ il Parlamento è tenuto a prendere in considerazione tale progetto

➤art. 71: non sono previste specifiche modalità di attuazione

diritto di petizionepopolare (art. 50 cost.)

➤Consiste nel portare a conoscenza delle camere di situazioni ed esi-genze particolari affinché le stesse vi provvedano attraverso lo stru-mento legislativo

➤spetta indistintamente a tutti i cittadini

➤Può essere esercitato da gruppi di persone o da persone singole

➤Non sono richieste particolari formalità

➤Non è richiesta la formazione di un progetto di legge vero e proprio

c) conclusioni

Gli stati democratici moderni hanno accolto la formula della democrazia rappresentativa, che consiste nella elezione da parte del popolo di rappresen-tanti che curino gli interessi collettivi.

sarebbe infatti difficile ipotizzare democrazie dirette, che implicano la convocazione continua di tutti i cittadini per esprimersi in merito a ciascuna decisione da prendere, in paesi di milioni di abitanti ed estesi per migliaia di chilometri.

Tuttavia, il concetto di democrazia impone che non si recida il cordone che tiene legato il popolo ai suoi rappresentanti, affinché il primo eserciti costan-temente un’influenza sui secondi. È questo il motivo per cui il nostro ordina-mento, accanto ai tradizionali istituti di democrazia indiretta, prevede i cita-ti istituti di democrazia diretta, vale a dire l’iniziativa legislativa, il dirit-to di petizione e, soprattutto, il referendum popolare.

si tratta di meccanismi che immettono nel circuito istituzionale la volon-tà concreta dei cittadini, ponendo all’attenzione dei pubblici poteri istanze e problematiche in merito a cui attivarsi.

Tali istituti non sembrano, tuttavia, frenare la degenerazione dell’attuale fase politica che vede seduti nelle aule parlamentari cittadini talvolta poco rappresentativi degli interessi reali dell’elettorato e, comunque, non sempre in grado di interpretarne gli orientamenti politici.

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eAdattam

ento del diritto italiano al diritto internazionale

AAbrogazione della legge art. 75 Cost.; art. 15 disp. prel.si definisce abrogazione quel fenomeno giuridico in base al quale una norma o una disposizione viene revocata per porre fine alla sua vigenza, nonché circoscrivere nel tempo la sua efficacia e la sua applicabilità.in base all’articolo 15 disp. prel. c.c., che regola l’applicazione del criterio cronologico, l’abrogazione può essere:— espressa, quando è lo stesso legislatore a disporlo («è abrogata la disposizione X»);— tacita, quando la disciplina successiva è incompatibile con la precedente oppure

regola in modo diverso l’intera materia, per cui non è possibile la contemporanea vigenza di entrambe;

— innominata, quando il legislatore prevede l’abrogazione, ma non specifica quali norme ne siano oggetto («sono abrogate tutte le norme incompatibili con la pre-sente legge»).

L’abrogazione è un fenomeno diverso dall’eliminazione dall’ordinamento di norme invalide sin dall’origine, perché in contrasto con norme di grado superiore. differisce, inoltre, dalla deroga, che ricorre quando una norma fa eccezione a regole contenute in un’altra norma.

Ad interimespressione adoperata per indicare il carattere temporaneo o provvisorio della nomi-na di un soggetto ad un determinato ufficio pubblico o carica.si ricorre alla reggenza (—) nei casi di temporanea assenza del titolare dall’ufficio. Ordinariamente il reggente (—) ha gli stessi poteri che competono ai titolari dell’ufficio; con il ritorno di questo ultimo viene a cessare la reggenza (—). Quest’ultima trova applicazione nell’istituto della supplenza [vedi →].Nella prassi costituzionale, il Presidente del Consiglio (o un Ministro) può assumere (—) un Ministero lasciato vacante in attesa della nomina del nuovo titolare.

Adattamento del diritto italiano al diritto internazionale art. 10 Cost.È il procedimento attraverso il quale le norme internazionali entrano a far parte dell’ordinamento giuridico di uno stato divenendo, così, obbligatorie alla stregua di una norma giuridica interna.in linea generale può essere attuato attraverso un procedimento:— ordinario, con il quale le norme internazionali vengono riformulate mediante

norme scritte (trattati, convenzioni, etc.) nazionali (costituzionali, legislative o amministrative), che ne riprendono il contenuto (art. 11);

— speciale, con il quale si opera un mero rinvio alle norme internazionali.Nell’ordinamento italiano l’adattamento alle norme consuetudinarie è attuato a li-vello costituzionale dall’art. 10, che opera un rinvio esplicito e permanente alle norme generali internazionali [vedi → Consuetudine].Per i trattati invece l’(—) avviene attraverso il cd. ordine di esecuzione dei trattati, mentre per ciò che concerne gli atti delle organizzazioni internazionali che non siano direttamente applicabili, viene generalmente seguito il procedimento ordinario.una volta immesse nell’ordinamento interno le norme internazionali assumeranno, nella gerarchia delle fonti, il rango che deriva loro dal procedimento di adattamento utilizzato. Così se questo ha forza costituzionale, la norma internazionale avrà rango costituzionale; se l’(—) è avvenuto attraverso legge ordinaria, le norme internazionali avranno rango di legge ordinaria.

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Adattamento del diritto italiano al diritto dell’Unione europea artt. 10 e 11 Cost.È il procedimento attraverso il quale il diritto dell’Unione europea entra a far parte dell’ordinamento giuridico italiano, divenendo obbligatorio alla stregua delle norme giuridiche nazionali.ricondurre tale recepimento all’art. 11 rappresenta, per la dottrina dominante, una forzatura dal momento che lo stesso si riferisce solo a norme che abbiano per oggetto la pace e la sicurezza internazionale.Per quanto riguarda l’adattamento al diritto dell’unione europea derivato si distin-gue tra:— regolamenti [vedi → Regolamenti dell’Unione europea]. dal momento che questi

atti sono direttamente applicabili in ciascuno stato membro non è necessaria l’emanazione di alcun provvedimento nazionale; in altre parole l’(—) è automatico;

— direttive [vedi → Direttiva dell’Unione europea]. sono atti non direttamente appli-cabili nell’ordinamento di ciascuno stato membro per cui, per produrre i loro ef-fetti, è necessario riformulare il loro contenuto in atti nazionali.

Agenzie pubblicheLe (—) sono il braccio operativo dei Ministeri per le attività a carattere tecnico­opera­tivo di interesse nazionale.in particolare, le (—) sono vigilate e controllate dai Ministeri competenti, ma go-dono di piena autonomia operativa e di bilancio nell’ambito degli indirizzi politici ge-nerali e degli obiettivi concreti, assegnati loro dai Ministri e formalizzati in apposite «convenzioni».Pur mancando di personalità giuridica le (—) dispongono di propri organi di gestione e di controllo interno, e operano al servizio non solo del Ministero al quale sono col-legate, ma di tutte le amministrazioni pubbliche, comprese quelle regionali e locali.

Alte cariche dello Stato artt. 90, 96 Cost.sono il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Presidente del senato, il Presidente della Camera.si tratta di cariche monocratiche che, assieme a quelle assemblari, sono i reggitori dello stato.si ricordi che il Presidente del Senato sostituisce il P.d.r. in caso di assenza e il Presiden­te della Camera presiede le Camere in seduta comune: tali attribuzioni sono costituzio-nalmente previste e garantite per evitare che l’esercizio dei poteri di riserva possa dar luogo a pericolosi accentramenti di potere.

Alto tradimento art. 90 Cost.È uno dei due reati costituzionali (insieme all’attentato alla Costituzione) per i quali il Presidente della Repubblica [vedi →] può essere messo in stato d’accusa dal Parlamento e giudicato dalla Corte costituzionale per atti commessi nell’esercizio delle sue funzioni.Consiste in un comportamento doloso che, offendendo la personalità interna ed interna-zionale dello stato, costituisca una violazione del dovere di fedeltà alla Repubblica. Trattasi, come nel caso di attentato alla Costituzione, di una norma penale in bianco, caratterizza-ta da un precetto molto generico, che rappresenta una eccezione rispetto a tutte le norme penali dotate di precetto e sanzione molto chiari in base al principio di legalità (art. 25 Cost.).

Amnistia art. 79 .; L. cost. 6-3-1992, n. 1È un provvedimento di clemenza generale con il quale lo stato rinuncia all’applica-zione di una pena in relazione a fatti commessi anteriormente all’entrata in vigore del provvedimento che concede il beneficio.Per conferire una vera portata generale è previsto un quorum dei due terzi e quindi, nella maggior parte dei casi, l’accordo tra maggioranza e opposizione. Precedentemen-te l’art. 79 conferiva tale potere al Presidente della repubblica.

AntinomiaOpposizione o incompatibilità fra norme giuridiche.il nostro ordinamento contempla una varietà di fonti del diritto che producono conti­nuamente diritto per adeguare il sistema normativo alle mutate esigenze politiche, economiche e sociali sia in ambito interno che sovranazionale che internazionale.

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eAsilo politico

La varietà e inesauribilità delle fonti rendono probabile che una stessa fattispecie pos-sa essere disciplinata in modo confliggente da norme poste da fonti diverse, o dalla stessa fonte, ma in momenti diversi.Le (—) vengono in rilievo non tanto nel momento della produzione del diritto, bensì in quello della sua applicazione ad opera dell’interprete: competente al riguardo è il giudice chiamato ad applicale, che ha il compito di eliminare le (—) mediante l’inter-pretazione delle norme applicabili.a questa finalità soccorrono i criteri cronologico, gerarchico e di competenza [vedi →].

AntipoliticaFenomeno che si verifica quando la politica non è più in grado di esprimere la volontà dei cittadini i quali non si identificano più nei partiti che si presentano alle alezioni.Può assumere differenti connotazioni che vanno dai semplici movimenti fino a veri e propri partiti antipolitici che si oppongono alla casta al potere (maggioranza e oppo-sizione).L’(—), cioè, raccoglie la voce degli «indignati» e cresce in proporzione agli eccessi e alla corruzione di chi governa.Questo fenomeno però è difficile da «canalizzare» nella giusta misura in quanto la protesta dei cittadini non sempre riesce a prendere una forma univoca e chiara. di tale disagio i partiti politici dovrebbero tener conto per ritrovare, così, i giusti sti-moli per un sano dialogo costruttivo con gli elettori e le altre forze sociali ed economi-che del Paese.

Apolicità delle forze armate art. 52 Cost.L’ordinamento delle forze armate deve ispirarsi allo spirito democratico della Repubbli­ca anche nell’ambito delle gerarchie militari per evitare che la condotta dei superiori gerarchici possa soffocare la dignità degli appartenenti a tali forze, superando i limiti riconosciuti e specificamente codificati (in materia di riunione, associazione, sciopero etc.) dal codice dell’ordinamento militare.

Apolidia (D.Lgs. 286/1998)È la situazione in cui viene a trovarsi il soggetto che perde la propria cittadinanza e non ha i requisiti per acquistare la cittadinanza di un altro stato.L’apolide presente nel nostro paese è sottoposto alla legge italiana, per quanto si riferisce all’esercizio dei diritti civili ed è, inoltre, sottoposto alla legge del luogo di domicilio o, in mancanza, di residenza, nei casi in cui dovrebbe applicarsi la legge nazionale.La condizione giuridica dell’apolide è disciplinata compiutamente dal d.Lgs. 286/1998.

Arti e scienze [principio Di Libertà DeLLe] art. 331 Cost.Le (—) devono essere considerate libere e godono di diretta ed autonoma garanzia, senza essere tra l’altro sottoposte al limite del buon costume [vedi →] previsto invece per tutte le manifestazioni del pensiero [vedi →]. Per esse vale, inoltre, il principio delle libertà dell’insegnamento [vedi →].sono considerate attività scientifiche tutte quelle basate sullo studio e sull’osservazio-ne di determinati fenomeni, che, grazie alle regole desunte dall’esperienza e dalla co-noscenza degli eventi naturali, consentono di giungere a risultati scientifici oggettiva-mente dimostrabili.

Artigianato artt. 452 e 117 Cost.; L. 8-8-1985, n. 443; artt. 12 e ss. D.Lgs. 31-3-1998, n. 112La Costituzione tutela questa forma di produzione, di tradizione nazionale, ne garan-tisce lo sviluppo (art. 452 Cost.) ed affida la competenza legislativa esclusiva in materia alle regioni ordinarie (art. 117 Cost.), non essendo prevista nella competenza esclusi-va dello stato o in quella concorrente. esse possono esercitarla direttamente o per delega a Province e Comuni.il d.Lgs. 112/1998, attribuisce le funzioni amministrative in materia di (—) alle regioni.

Asilo politico artt. 10, 117 Cost.È il diritto concesso ad uno straniero di trovare rifugio nel territorio o presso una rappresentanza diplomatica di uno Stato terzo, qualora sia perseguitato o subisca

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discriminazioni per motivi politici, religiosi o razziali: finalità dell’istituto è quello di proteggere lo straniero e assicurargli un giudizio giusto ed equo, che non gli viene garantito in patria.Nel caso in cui il rifugio è concesso presso una sede diplomatica dello stato all’estero si parla di asilo diplomatico, mentre nell’ipotesi in cui è concesso asilo sul territorio dello stato si parla di asilo territoriale.secondo l’art. 103 della Costituzione ha diritto d’asilo nel territorio della repubblica «lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democra­tiche garantite dalla Costituzione italiana».il successivo comma dello stesso articolo (che si ricollega all’art. 26 Cost.) precisa che non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici, né è consentito, per converso, all’italia di chiedere l’estradizione di nostri cittadini per gli stessi reati.

Assemblea Costituenteorgano collegiale straordinario e temporaneo che viene eletto allo scopo di redi-gere e approvare una Costituzione, nonché svolgere temporaneamentele funzioni le-gislative in sostituzione delle assemblee parlamentari prima che le stesse vengano elette.Per quanto riguarda l’italia, uscita dalla seconda guerra mondiale, tale organo restò in carica ininterrottamente dal 1946 al 1948 e fu composta da 556 membri. al suo inter-no vennero scelti i membri della cd. Commissione dei 75, suddivisa in 3 sottocommis-sioni, che dopo 6 mesi presentò il progetto di Costituzione che venne discusso in 173 sedute ed approvato il 22 dicembre 1947 ed entrato in vigore il 1-1-1948.

Assistenza sociale art. 39 Cost.Prestazioni che erogano specifici servizi, per conto dello stato, in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia, disoccupazione involontaria del lavoratore.

Associazione [Libertà Di] art. 18 Cost.; art. 20 Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo 10-12-1948

diritto di tutti i cittadini ad associarsi liberamente.si tratta di una libertà strumentale. La Costituzione, infatti, garantisce la libertà di (—), poiché la considera indispensabile per favorire lo sviluppo della persona umana e la sua partecipazione alla vita economica, politica e sociale del Paese. inoltre, dopo aver garantito in linea generale la libertà di (—) nell’art. 18 Cost., riconosce tale liber-tà particolarmente nei campi: politico (art. 49); sindacale (art. 39); religioso (art. 19).L’art. 18 Cost., in ossequio al fondamentale principio del pluralismo, garantisce altre-sì la libertà delle associazioni, nel senso che tutela la libertà di dar vita ad una plurali­tà di associazioni considerate come formazioni sociali e tutelate dall’art. 2 Cost.

Attentato alla Costituzione art. 90 il reato di (—) è una delle due ipotesi di responsabilità penale, oltre al reato di alto tradimento [vedi →], configurabili a carico del Capo dello Stato [vedi → Presidente della Repubblica] dall’art. 90 della Costituzione. integra gli estremi di tale reato ogni com-portamento doloso diretto a sovvertire le istituzioni costituzionali o a violare la Costi­tuzione [vedi →].il Presidente della repubblica è messo in stato d’accusa per (—) dal Parlamento in seduta comune ed è giudicato dalla Corte costituzionale.

Atti aventi valore di legge artt. 76 e 77 Cost.sono atti che, pur non avendo la forma di una legge [vedi →] ordinaria, sono comunque capaci di innovare l’ordinamento giuridico e, in particolare, sono capaci di abrogare norme di legge o di resistere all’abrogazione da parte di fonti [vedi → Fonti del diritto] di rango inferiore.Nel nostro ordinamento gli (—) dovrebbero essere atti legislativi eccezionali approvati dal Governo: il decreto legge [vedi →] e il decreto legislativo [vedi →].Purtroppo la prassi costituzionale ne ha visto l’uso spregiudicato e costante da parte del governo che, grazie al ricorso alla «questione di fiducia», ha quasi esautorato il Parlamento della funzione legislativa.