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laoreet impedit deterruisset, natum dicat facilis an vis. Eum no tota reque invidunt, mel id sapientem necessitatibus concludaturque. Cum malis dictas neglegentur in, justo ocurreret conclusionemque ne vel, populo aeterno omittam eu his. Has ea adhuc quaeque, vero minim volutpat an quo, mei an munere dolorum dolorem. In agam inani detracto vix, vix facer erroribus ocurreret te. Vocibus patrioque vituperatoribus duo at, eu aperiri eripuit nonummy quo, eu nibh mundi impetus vix. Ad debet soluta vidisse nec, posse veniam dictas et vix, mei ne eripuit eruditi. Veri tamquam diceret cu mea, atqui augue adversarium vix ne. Eu audiam accommodare nam, quod percipit nec et, expetenda constituam ut usu. Meliore epicurei constituam cu sit, eum detracto adipiscing no, vitae tritani constituto ea ius. Vim eu veri blandit voluptatibus, in ferri illum similique eos. Eum tota minim detracto ea, nobis maiorum vivendo has ex. Movet aperiri fabulas ius ea, per labores inciderint eu. No perpetua mediocrem voluptatibus quo, eu tantas luptatum sadipscing his, eum doming eirmod luptatum et. Mei an noluisse volutpat, nemore conceptam eu has. Per no feugait accumsan detracto, ad partem periculis consectetuer ius, sit at diceret omittam pericula. Te qui dico aeterno conceptam, vim elit aperiam reprehendunt ne. Omnium laoreet conclusionemque has in, stet viderer conclusionemque mel id, amet electram id vim. Summo pertinacia delicatissimi an has, dolore scripta iracundia quo et. Id mazim adolescens sed, ne vim atqui persecuti complectitur. Lorem ipsum vis id vulputate sadipscing, nisl porro urbanitas ius an. No eum dictas aliquyam, quem zzril fastidii vix no. Ad mel diam invidunt intellegat, vix tale saperet et. Has mutat ancillae abhorreant ne, vis dolores albucius ocurreret ei, lorem ullum eloquentiam cum ad. Suas simul libris sea et, vel no meliore perfecto salutandi, sale minim euripidis id vel. Ad vis salutandi hendrerit evertitur. Sea te habeo quidam apeirian, duo quis admodum voluptatum at, id quando postulant vel. Sale repudiare est cu, sea omnium minimum ea, ex cum falli labore. Feugiat philosophia mediocritatem vis ut, mel tale nemore cu, nostrud propriae intellegam et pri. Propriae adipisci periculis id vis, eu nostrud copiosae nec. Pri noster definitiones ad, eu mel ullum quando. An odio modus laoreet vim, in cibo regione equidem usu, quo ex iudico scripta. In doctus tamquam signiferumque ius, aliquip pertinacia ad vel. Te vis idque inimicus similique, simul putent tractatos has no, duo et labitur dissentias. Mea partem primis ut, te sit velit omnes. His graeco expetenda dissentiunt ea, abhorreant mediocritatem per id, eam eros mollis adipiscing ne. Ne vocibus persecuti

A Milano, da varie parti, si avverte il costituirsi di un orientamento figurativo che opera tenendo un riferimento stretto con gli avvenimenti della vita di oggi. Questo indirizzo comune, di una partecipazione cosciente a ciò che avviene intorno, si manifesta nel sottolineare gli aspetti umiliati o drammatici dell’esistenza che ci commuovono o ci urtano.Vogliamo esprimere la nostra presenza attiva non come militanti di una ideologia, ma portando avanti la nostra qualità di uomini che non possono isolarsi in una vita autonoma.Questo atteggiamento dell’essere presenti con la nostra adesione umana oltre il fatto di cronaca, cercando le cause vere dei fatti, dà la misura delle possibilità di apertura verso tutte le direzioni

CerettiGuerreschiRomagnoni

(1956)

Enrico Cattaneo a cura di Piero Del GiudiceMilano, le nude cose

Progetto grafico di Dorino Iemmi

Scansione delle stampe a cura di Michele Nastasi

Testo in catalogo di Piero Del Giudice

ENRICO CATTANEOLe nude cose a cura di Piero Del Giudice

Enrico Cattaneo, le nude cosedi Piero Del Giudice

Milano, fine anni Cinquanta-primi anni Sessanta. Le fotografie di Enrico Cattaneo ci parlano di un luogo, di una piana urbanizzata, di casermoni inanimati, di un orizzonte edificato con segni remoti di una comunità laboriosa (sullo sfondo la locomativa a carbone sulle Varesine, le ciminiere alte e mute all’orizzonte), e ci raccontano lo spaesamento di queste terre di nessuno, l’estraneità globale di quei luoghi, la loro alienazione. Sono i panorami della città che muta, smottamenti e invasi, rovine e resti, cascine in abbandono e grattacieli, profili di fabbriche nel grigiore, nella nebbia leggera di orizzonti inesorabilmente padani. Nessuna frenesia progressista percorre queste immagini, nessuna eccitazione collettiva per la città che sale, non cavalli possenti che trainano massi, ma carretto e cavallo malinconici e residuali, non folle che attraversano la città a sciami secondo le cadenze dei turni alle linee della fabbrica - della apertura e chiusura degli uffici - ma rari passanti che tagliano – incappottati e in fretta – la scena della mutazione e del disastro, o immobili, inscritti nella damnatio incertae sedis. Le volute bianche del fumo di un locomotore a carbone sulla linea della pianura - “non ho mai fotografato dall’alto, sempre con i piedi piantati per terra”, dice - aprono l’idea di un posto di frontiera. Si tratta di una nuova Frontiera, Cattaneo ne ritrae le stasi, le solitudini, non le folle degli scrittori emergenti in quegli anni [“…ed ecco s’era già persa tra le donne, gli impiegati e gli operai che camminavano, alcuni con fretta, altri con indifferenza… La Gilda del Mac Mahon di Gianni Testori], [“…ai palazzi periferici succede/ lo stesso che alle scene di teatro: s’innalzano, s’allargano/ scompaiono, ma non si sa chi tiri i fili o in ogni caso/ non si vede: attraversando da un marciapiede all’altro sono bisce/ le rotaie, s’attorcigliano ai tacchi delle scarpe/ sfilano le calze all’improvviso…” La ragazza Carla di Elio Pagliarani]. Frontiera e varco epocale di una città, di un Paese. In quei dieci anni (‘55-‘65) si snoda il dramma della più imponente migrazione interna della Storia della penisola (Rocco e i suoi fratelli di Visconti, 1960), una diaspora di milioni e milioni di contadini svuota campagne e colline e gonfia le città industriali, si precetta alle catene e ai nastri della fabbrica tayloristica, si ammassa senza senso nelle cisterne di cemento che spuntano , fungaie metafisiche dal nulla, nei quartieri dormitorio della città massa, operosa. Dice: “erano gli anni del boom economico. Tutti questi quartieri dal Gallaratese a Vialba, a Quarto Oggiaro nascevano dal nulla. In queste zone ben che vada trovavi qualcuno che passava con un cavallo, qualche bambino che giocava. Erano quartieri dormitorio, non compare un bar, un cinema, una bocciofila, un campetto di calcio, la gente andava lì a dormire e ripartiva alle sei del mattino. Più che a Rocco e i suoi fratelli sono vicino a La Notte di Antonioni (1961). Tra i due realismi esiste una differenza notevole. Il mio racconto è più problematico che non il racconto dei neorealisti, più sottile, intimista, parlo di

incomunicabilità con ciò che nasce. Non c’erano certezze, meno che meno di tipo commerciale, l’interrogazione era proprio sul modo di vivere.” Così, nelle zone centrali della città – Garibaldi, l’Isola, lungo la Martesana durante i lavori di copertura – Cattaneo fotografa una terra desolata eliotiana [“L’inverno ci mantenne al caldo, ottuse/ Con immemore neve la terra, nutrì/ Con secchi tuberi una vita misera…”], mette al centro l’alienazione, il disorientamento emotivo e psichico di fronte alle tracce di memoria, mette in primo piano macerie e resti, mette all’orizzonte - modesti grattacieli insieme a vecchie ciminiere, le gru della città che sale - la desolazione del presente. Dice: “mi interessava recuperare certe fette di città sopravvissute alla guerra. Ti ritrovavi tra le macerie le poche cose salvate dai bombardamenti e ti poteva capitare un bell’affresco sull’unico muro rimasto in piedi, una pentola ancora attaccata, un ritratto del nonno…. Cercavo di fotografare i vecchi portoni, quello che era rimasto, l’architettura che mi sembrava interessante, certo minima, residuale, ma trovavi capitelli, vecchi conventi con il chiostro distrutto nella città bombardata”. L’Isola, la stazione Garibaldi, corso Garibaldi. Topoi della vecchia Milano a lungo – per i conflitti della speculazione edilizia - rimasti intatti. [“…Fra il numero 72 e il 74 di corso Garibaldi c’era un passaggio sormontato da un arco, una specie di porta che immetteva in uno stretto e breve vicolo. C’era anzi una targa in pietra su cui era scritto: Vicolo del Fossetto…dopo otto nove metri, il vicolo si allarga in una specie di piazzetta contornata da edifici decrepiti. E’ un angolo dimenticato, un labirinto di viuzze, anditi, sottopassaggi, piazzuole, scale e scalette dove si annida ancora una densa vita. Lo chiamano, chissà perché, la Storta.” La Storta dove il casino della sciura Ermelina “da lei di racchie era difficile trovarne” e dove lavora la giovane protagonista di Un amore di Buzzati, la Laide]. [“... scià... scià el mè nan.../ •dammel car... toeù... l'è tova... ah dio!... ciccin...!•/ Vegni... ve... gni... ghe sont... Cecca?... el cadin”. La chiusa de La Ninetta del Verzee del Porta]Corso Garibaldi, 89. Qui comincia l’educazione sentimentale del fotografo, il percorso che, dopo Ugo Mulas, fa di Cattaneo il più efficace interprete della vita degli artisti e dei loro lavori. “Mulas – dice - è la pietra miliare che da la svolta alla storia della fotografia, porta alla fotografia una valenza intellettuale, porta all’interno del mondo dei fotografi la carica dell’intellettuale. C’era il vuoto, prima, ha avuto il merito e la fortuna di guardare al di là della fotografia da fototessera o della foto industriale. In fin dei conti quando si parlava di fotografi - a quell’epoca - si intendeva quelli sotto casa che ti facevano la foto”]. L’iniziazione alla iconologia documentativa dei pittori del tempo e poi dopo sempre, per Cattaneo comincia per caso. Fotografa in Corso Garibaldi alcuni protagonisti del gruppo del realismo esistenziale. “Stavo facendo un lavoro di documentazione sul corso Garibaldi e sono andato a sbattare sul civico 89, la sede di tutta questa gente qua”. Studi con i grandi finestroni da laboratorio industriale dismesso, da falansterio a “proprietà societaria” - predicava Fourier un secolo e mezzo prima. Banchieri, aveva uno studio grande e ospitava i pittori più giovani; nel lavoro si influenzavano l’uno con l’altro, le loro opere si confondevano e ancora si confondono, tanto era unico lo sforzo di rivolgersi a una realtà, a cronache

del sociale, del marginale, della città - senza retorica e senza Storia. Studi che sono anche abitazioni. I lettini-branda, i bauli e le valige per terra, un trespolo che regge i vestiti appesi alle grucce, il pianoforte, la radio, le cicche da per tutto, le tele girate contro il muro, la stufa con il lungo tubo verticale appena inclinato in mezzo alla stanza - su cui fa perno l’inquadratura della foto - i cavalletti, la tela di lavoro, i tavoli di lavoro. Il fotografo documenta, si appassiona a questi sconosciuti - “meno disgraziati di me, almeno un quadretto ogni tanto lo vendevano” -, ci consegna adesso gli scatti – le pose, le mode, il senso - di una generazione che incrocia pittori e scrittori, poeti e teorici, testi di pittura e di scrittura, impegno civile e crisi delle ideologie, in un ritrovato rapporto con la realtà. Il quadro in cui tutto si inscrive è la “città che sale”, la città delle opportunità, la città di Frontiera dove tutti guadagnano una patria costruendola. Tutto davvero si muove, dal cinema dei grandi e dei succedanei (Il posto di Olmi, Renzo e Luciana di Monicelli), ai pittori esistenziali che rompono lo stallo di rendita dell’astrattismo e del neorealismo, ai poeti del nuovo racconto e di una didascalizzazione impudente del verso: “Di là dal ponte della ferrovia/ una traversa di viale Ripamonti/ c’è la casa di Carla, di sua madre, di Angelo e Nerina”…“Carla Dondi fu Ambrogio di anni/ diciassette primo impiego stenodattilo/ all’ombra del Duomo” (La Ragazza Carla). Ai nuovi fotografi. Pochi, rari, i fotografi originali, a Milano. Nasceva appena il professionismo per settimanali e quotidiani, era assente il fenomeno dei paparazzi della Roma del cinema, la scena ancora occupata da circoli e i gruppi di fotografia - decine di migliaia le foto di una tetragona convinzione della “bella foto”, del “pittoricismo. Tre quattro rompono gli schemi, tra loro Enrico Cattaneo. Il fotografo dei resti, delle macerie, delle nude cose, della alienazione indotta da un boom economico ed edilizio che ha distrutto il paese, spostato dalla rendita agricola alla speculazione edilizia quella borghesia rentière che continua a soffocare la vitalità del paese. Cattaneo, il documentarista di ciò che è a margine, dello spaesamento e del conflitto sociale. Colui che molti anni prima dei fotografi parvenus della scena urbana capisce e rappresenta la solitudine della fabbrica, il carattere segregato, concentrazionario, extrareale, sironiana metafisica minaccia, dei luoghi del lavoro. Il fotografo che primo mette in scena i quartieri periferici della manutenzione e del ricambio dei collettivi della forza lavoro, che coglie nella consapevolezza di essere protagonisti, i pittori che fondano una pittura metropolitana, una scuola di Milano.Gli studi degli artisti, il loro fare, la scena delle loro opere e le loro opere, sono da sempre le occasioni di culto di Cattaneo, i pezzi del suo racconto, insieme a ciò che cade dai bordi della città che consuma – lattine, resti, plastiche, vestiti dismessi, vecchie scarpe – ed egli rappresenta e modifica. Lui continua con i ritmi di sempre: studio, solitudine, pranzo dai cinesi (“qui tutti cibi italiani”) nelle nuove mense gestite dai popoli giovani e immigrati che animano la scena di una città adesso asfittica, adesso estranea a se stessa nella crisi.

Piero Del Giudice

laoreet impedit deterruisset, natum dicat facilis an vis. Eum no tota reque invidunt, mel id sapientem necessitatibus concludaturque. Cum malis dictas neglegentur in, justo ocurreret conclusionemque ne vel, populo aeterno omittam eu his. Has ea adhuc quaeque, vero minim volutpat an quo, mei an munere dolorum dolorem. In agam inani detracto vix, vix facer erroribus ocurreret te. Vocibus patrioque vituperatoribus duo at, eu aperiri eripuit nonummy quo, eu nibh mundi impetus vix. Ad debet soluta vidisse nec, posse veniam dictas et vix, mei ne eripuit eruditi. Veri tamquam diceret cu mea, atqui augue adversarium vix ne. Eu audiam accommodare nam, quod percipit nec et, expetenda constituam ut usu. Meliore epicurei constituam cu sit, eum detracto adipiscing no, vitae tritani constituto ea ius. Vim eu veri blandit voluptatibus, in ferri illum similique eos. Eum tota minim detracto ea, nobis maiorum vivendo has ex. Movet aperiri fabulas ius ea, per labores inciderint eu. No perpetua mediocrem voluptatibus quo, eu tantas luptatum sadipscing his, eum doming eirmod luptatum et. Mei an noluisse volutpat, nemore conceptam eu has. Per no feugait accumsan detracto, ad partem periculis consectetuer ius, sit at diceret omittam pericula. Te qui dico aeterno conceptam, vim elit aperiam reprehendunt ne. Omnium laoreet conclusionemque has in, stet viderer conclusionemque mel id, amet electram id vim. Summo pertinacia delicatissimi an has, dolore scripta iracundia quo et. Id mazim adolescens sed, ne vim atqui persecuti complectitur. Lorem ipsum vis id vulputate sadipscing, nisl porro urbanitas ius an. No eum dictas aliquyam, quem zzril fastidii vix no. Ad mel diam invidunt intellegat, vix tale saperet et. Has mutat ancillae abhorreant ne, vis dolores albucius ocurreret ei, lorem ullum eloquentiam cum ad. Suas simul libris sea et, vel no meliore perfecto salutandi, sale minim euripidis id vel. Ad vis salutandi hendrerit evertitur. Sea te habeo quidam apeirian, duo quis admodum voluptatum at, id quando postulant vel. Sale repudiare est cu, sea omnium minimum ea, ex cum falli labore. Feugiat philosophia mediocritatem vis ut, mel tale nemore cu, nostrud propriae intellegam et pri. Propriae adipisci periculis id vis, eu nostrud copiosae nec. Pri noster definitiones ad, eu mel ullum quando. An odio modus laoreet vim, in cibo regione equidem usu, quo ex iudico scripta. In doctus tamquam signiferumque ius, aliquip pertinacia ad vel. Te vis idque inimicus similique, simul putent tractatos has no, duo et labitur dissentias. Mea partem primis ut, te sit velit omnes. His graeco expetenda dissentiunt ea, abhorreant mediocritatem per id, eam eros mollis adipiscing ne. Ne vocibus persecuti

Milano - Paesaggio - 1958/60

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Milano - Sciopero - 1961

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Milano - Gianfranco Ferroni - 1959/62

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Milano - Giulio Scapaticci e Sandro Luporini - 1959/62

Milano - Pietro Plescan - 1959/62

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Milano - Giuseppe Gianninii - 1959/62

Milano - Giovanni Cappelli - 1959/62

Milano - Giulio Scapaticci - 1959/62

referenze

FINITO DI STAMPARE GIUGNO 2010