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a. s. 2010-2011
A cura di:
Corti Monica
Costa Elena
Magnani Sara
Mariotti Laura
Polani Davide
Roselli Giuseppina
Sarchi Francesca
Tridente Sofia
Roveda Elena
Il presente lavoro è stato realizzato prendendo spunto dagli atti di recenti Convegni sul tema dell’ICF, con l’intento di offrire la possibilità ai colleghi di sostegno e curricolari dell’Istituto di entrare in contatto con uno strumento/modello utile per l’integrazione scolastica di tutti gli alunni. Data la complessità del modello, si è ritenuto utile dare dei riferimenti semplici ma precisi sul suo significato e sul suo utilizzo per dare risposte più coerenti ai bisogni delle persone in difficoltà.
Buona lettura!
Introduzione
Che cos’è l’ICF?
La sigla ICF sta per “Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute”. L’ICF è uno strumento messo a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per ottenere una classificazione sistematica che descriva le modificazioni dello stato di salute di una persona.
A cosa serve l’ICF?
Grazie a questo strumento è possibile descrivere:
• Il funzionamento, cioè gli aspetti che vengono considerati “positivi” di una persona, ovvero ciò che quella persona è in grado di fare.
• La disabilità, cioè gli aspetti negativi del funzionamento, cioè ciò che una persona ha difficoltà a fare
• La presenza o l’assenza di menomazioni riguardanti le funzioni e/o le strutture corporee
• I fattori contestuali, vale a dire l’influenza positiva o negativa che l’ambiente in cui vive la persona può avere sul funzionamento stesso della persona.
•
Come è strutturato l’ICF?
L’ICF è caratterizzato da un insieme di categorie che sono raggruppate e ordinate gerarchicamente secondo il criterio fornito dal “modello biopsicosociale”
(vedi tabella 1- cap. “Leggere i BES tramite l’ICF”)
Questo modello rappresenta la nuova ottica con cui si guarda ad una persona con una condizione di salute; questa viene vista non solo dal punto di vista sanitario ma anche dal punto di vista sociale.
Vengono dunque presi in considerazione non solo gli aspetti medici specifici legati alla presenza di una condizione di salute, ma anche gli aspetti sociali conseguenti alla condizione di salute, tenendo in considerazione anche il contesto ambientale in cui vive la persona.
Secondo il modello biopsicosociale lo stato di salute dipende complessivamente da tre elementi:
• L’integrità delle funzioni e strutture corporee • La capacità di svolgere delle attività • La possibilità di partecipare alla vita sociale
Perché è nato l’ICF?
L’ICF è stato introdotto perché le informazioni che vengono date dalla diagnosi medica, seppure importanti, non erano giudicate sufficienti per avere il reale quadro funzionale della persona (ciò che quella persona è o non è in grado di fare)
Oltre a questo aspetto, con l’ICF si è data risposta all’esigenza di avere a disposizione un “linguaggio internazionale” comune che permettesse di rendere più efficace la comunicazione non solo tra i servizi della medesima area di intervento, ma anche tra servizi di diversa competenza. Grazie a ICF anche la comunicazione dei dati tra diverse Nazioni è più semplice.
Con quali persone si usa ICF?
L’ICF è nato per essere usato con tutte le persone di qualsiasi età, dal neonato all’anziano, per descrivere la presenza o l’assenza di menomazioni nelle funzioni e strutture corporee, il funzionamento, la disabilità e il contesto delle persone che hanno una modificazione dello stato di salute, vale a dire una malattia, un disturbo, una lesione, un trauma oppure condizioni particolari di salute come la gravidanza, l’invecchiamento, lo stress....
Da quali professioni viene usato l’ICF?
ICF viene utilizzato da tutti gli operatori sanitari:
• Medico • Psicologo • Fisioterapista • Logopedista • Infermiere
Operatori sociali
Operatori educativi
Può essere utilizzato dal singolo professionista, ma è preferibile l’utilizzo in un contesto di équipe multidisciplinare.
Quali sono gli utilizzi dell’ICF?
Gli ambiti in cui può essere utilizzato l’ICF sono:
� Sanitario � Sociale � Educativo � Ricerca � Statistico � Politica sociale e sanitaria
In particolare, in ambito sociale e psicologico-educativo, l’ICF viene utilizzato come strumento per la programmazione di curricula scolastici e di progetti di vita volti al miglioramento della qualità di vita e la promozione delle pari opportunità delle persone con disabiltà.
Organizzazioni: O.M.S ( organizzazione mondiale della sanità) e la D.I.N ( disability
italian network) sono strettamente collegate alla Classificazione internazionale del
funzionamento e della Disabilità”.
OMS è la sigla che indica l’Organizzazione Mondiale della Sanità
(in inglese World Health Organization, indicata con la sigla WHO), un’agenzia
internazionale delle Nazioni Unite (ONU) fondata il 7 aprile del 1948 e specializzata
nel campo della salute.
L'obiettivo dell'OMS è il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del livello
più alto possibile di salute, intesa come condizione di completo benessere fisico,
mentale e sociale, e dunque non soltanto come assenza di malattia o di infermità.
DIN È la sigla di Disability Italian Network, un’associazione senza scopo di lucro che
ha creato una rete tra Centri e operatori che si occupano della formazione, dello
sviluppo e della diffusione in Italia dell’ICF e degli strumenti correlati approvati
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; il DIN è composto da persone
appartenenti a enti pubblici e privati.
Il DIN è promotore , in stretta collaborazione con l’OMS, di
percorsi formativi specifici destinati a chi è interessato ad
approfondire la conoscenza dell’ICF e l’utilizzo degli strumenti
operativi derivati da ICF, ad esempio l’ICF Check-list e il
WHO-DAS. (È un’intervista semi-strutturata messa a punto dall’OMS che è basata
sull’ICF; è uno strumento di valutazione che permette di ottenere un punteggio
globale della disabilità della persona, così come dei punteggi specifici per le varie
scale che sono capire e comunicare, spostarsi, cura personale, interagire con le
persone, attività quotidiane, vita sociale).
Famiglia delle organizzazioni internazionali dell’OMS
Uno degli scopi dell’OMS è quello di promuovere lo sviluppo e
la diffusione di un linguaggio comune sulle tematiche della
salute, condiviso e riconosciuto internazionalmente.
Questo obiettivo è stato perseguito con la creazione della
“Famiglia delle Classificazioni Internazionali”: FIC.
Attualmente la famiglia annovera tre classificazioni
internazionali:
1. Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD, dalla
definizione inglese International Classification of Diseases).
Si tratta di uno strumento promosso e diffuso
dall’OMS, che venne pubblicato per la prima volta nel 1946.
Nel corso degli anni questo strumento ha subito vari processi
di revisione: l’ultima revisione, la decima, è avvenuta nel 1990
(indicata con la sigla ICD-10).
Inizialmente l’ICD era nata con lo specifico scopo di
identificare le cause di morte. Nel tempo si è trasformato in un
sistema di codificazione basato sull’attribuzione di codici a
specifiche definizioni diagnostiche, condivisi e riconosciuti a livello internazionale.
L’ICD viene usato sia nell’ambito medico per codificare la
diagnosi medica di malattie, disturbi o altri stati di salute, sia
nell’ambito della ricerca per analizzare il livello generale di
salute di gruppi di popolazione o di nazioni, per monitorare
l'incidenza e la prevalenza delle malattie e di altri problemi di
salute, per analisi epidemiologiche e la compilazione di
statistiche nazionali di morbosità e di mortalità.
2. Classificazione Internazionale del Funzionamento, della
Disabilità e della Salute (ICF); anche l’ICF rappresenta uno strumento di
classificazione basato su codici alfanumerici
che riconducono a specifiche definizioni.
Attraverso l’uso di questi codici è possibile fornire una
descrizione del funzionamento, della disabilità e della salute
di una persona che presenta una condizione di salute.
Lo scopo dell’ICF è quello perciò di descrivere in modo del
tutto neutrale tutti gli aspetti, positivi e negativi, che
conseguono a uno stato di salute alterato, e questo indipendentemente dalla
diagnosi medica cioè dalla malattia
che ha portato a queste modificazioni funzionali.
3. Classificazione Internazionale degli Interventi Sanitari
(ICHI); è uno strumento che consente di analizzare la distribuzione e l’evoluzione
degli interventi sanitari
Oltre a facilitare la diffusione di un linguaggio comune in tema
di salute le classificazioni facilitano la registrazione, la ricerca,
l'analisi e l'interpretazione dei dati relativi ai temi della salute.
CONCETTI CHIAVE DI SALUTE
In merito alla salute delle persone, secondo ICF distinguiamo i seguenti concetti:
1) Benessere
2) Salute
3) Stato di Salute
4) Condizione di salute
1) Benessere. Questo termine fa riferimento alla definizione fornita dall'Oms, per
cui il benessere non è semplicemente l'assenza della malattia, ma l'armonia e
l'equilibrio fisico, psichico, spirituale e sociale delle persone.
2) Salute. Diventa un concetto positivo che fa riferimento alla multidimensionalità e
all'interazione di fattori fisici, biologici, chimici, culturali, sociali. Per salute si
intende:
_ una risorsa personale da valorizzare, non un obiettivo da raggiungere;
_ un aspetto attivo della vita delle persone, che implica l'azione e il controllo da
parte dei singoli individui;
_ un fattore dinamico e relazionale, cioè legato al modo in cui le persone
interagiscono con il loro ambiente, partendo da un potenziale e da bisogni
differenti.
3) Per stato di salute si intende il livello di funzionamento ottimale nell'ambito di un
particolare dominio, per una particolare persona. La salute non si realizza
nell’esclusivo ambito sanitario, ma nella interazione con altri sistemi correlati che
contribuiscono al benessere generale, come ad esempio l’istruzione e il lavoro.
LA STRUTTURA ICF
Questa parte introduce all’ICF come strumento di classificazione.
L’ICF è composto da due parti:
- la prima parte che riguarda il funzionamento e la disabilità, è costituita da due
componenti: funzioni corporee + strutture corporee,
attività e partecipazione;
- la seconda parte, che riguarda i fattori contestuali, è costituita dalla componente dei fattori ambientali e dai fattori personali.
FUNZIONAMENTO
Il termine è riferito al concetto di salute definito dall’OMS come uno stato di
completo benessere fisico, psichico e sociale, e non soltanto assenza di malattia e di
infermità.
Nella classificazione il termine funzionamento è definito come termine ombrello che
comprende le funzioni corporee, le strutture corporee, l’attività e la
partecipazione. Esso indica gli aspetti “positivi” dell’interazione tre l’individuo (con
una condizione di salute) e i fattori contestuali dello stesso individuo (fattori
ambientali e personali).
Nella sigla ICF, è stato scelto di puntare sul concetto di funzionamento per evitare di
utilizzare il meno possibile il termine di disabilità.
DISABILITA’
Nella classificazione ICF la disabilità viene considerata non più come malattia,
disordine o disturbo, ma come il risultato di una complessa relazione tra la
condizione di salute di un individuo e i fattori personali e ambientali che
rappresentano il contesto in cui vive. Il termine indica gli aspetti “negativi”
dell’interazione tra l’individuo (con una condizione di salute) e i fattori contestuali
dell’individuo stesso (fattori ambientali e personali).
HANDICAP
Nella classificazione ICIDH (“Classificazione Internazionale delle Menomazioni, della
Disabilità e dell’Handicap) del 1980, l’handicap veniva definito come la “condizione
di svantaggio vissuta da una determinata persona a causa della disabilità
determinata da una menomazione”. L’handicap descriveva quindi la condizione di
limitazione o un ostacolo al ricoprire il ruolo normalmente proprio e atteso da quella
persona.
In ambito sanitario, l’OMS, con la pubblicazione dell’ICF, ha recepito le indicazioni
delle Nazioni Unite, che avevano sottolineato come il termine handicap abbia
assunto una chiara connotazione negativa e potenzialmente discriminatoria.
Pertanto l’ONU aveva consigliato di scoraggiarne l’utilizzo , favorendo invece l’uso
della parola disabilità. Il termine disabilità assume pertanto un significato più
generale e viene ridefinita come funzionamento non ottimale di una persona con
una condizione di salute in un ambiente sfavorevole.
MENOMAZIONE
Nell’ICF le menomazioni sono problemi nella funzione o nella struttura del corpo,
oppure nell’eseguire un’attività. Si tratta di deviazioni significative delle norme
biomediche della popolazione, e i livelli di menomazione (lieve, medio, grave,
completo) sono basati su standard fisiologici determinati da esperti.
Una menomazione può essere l’espressione di una malattia o di una lesione , ma
non è necessario sapere la causa di una menomazione per descriverla e determinare
la sua gravità. Le menomazioni possono essere lievi o gravi, temporanee o
permanenti, transitorie o fluttuanti, possono migliorare, peggiorare o restare uguali.
Tutte queste caratteristiche sono descritte dal qualificatore, in indicatore che con
una semplice scala numerica attribuisce un peso, in termini appunto di gravità,
durata, frequenza e persistenza della menomazione.
FUNZIONI CORPOREE
Nell’ICF le Funzioni Corporee, che assieme alle Strutture Corporee costituiscono la
prima componente della prima parte, sono le funzioni fisiologiche dei sistemi
corporei (comprese le funzioni psicologiche).
Questa componente include 8 capitoli, paralleli a quelli delle Strutture Corporee:
1. Funzioni mentali:
2 . Funzioni sensoriali e dolore;
3. Funzioni della voce e dell’eloquio;
4. Funzioni dei sistemi cardiovascolare, ematologico, immunologico e dell’apparato
respiratorio;
5. Funzioni dell’apparato digerente e dei sistemi metabolico ed endocrino;
6. Funzioni genitourinarie e riproduttive;
7. Funzioni neuro-muscoloscleletriche e correlate al movimento;
8. Funzioni della cute e delle strutture correlate.
Le funzioni corporee vengono codificate con un qualificatore che indica l’estensione
della menomazione da cui sono interessate, cioè la gravità del problema rilevato in
quella specifica funzione.
STRUTTURE CORPOREE
Nella classificazione ICF le Strutture Corporee descrivono le parti strutturali e
anatomiche del corpo, come gli organi, gli arti e le loro componenti, classificate
secondo i sistemi corporei. Le strutture corporee descrivono insieme alle funzioni
corporee, le dimensioni “corpo” della persona. Gli standard per queste strutture
sono quelli considerati come norme statistiche universali per gli esseri umani.
Questa componente include otto capitoli, paralleli a quelli delle Funzioni Corporee:
1. Strutture del sistema nervoso
2. Occhio, orecchio e strutture correlate
3. Strutture coinvolte nella voce e nell’eloquio
4. Strutture dei sistemi cardiovascolare, immunologico e dell’apparato respiratorio
5. Strutture correlate all’apparato digerente e ai sistemi metabolico e endocrino
6. Strutture correlate ai sistemi genitourinario e riproduttivo
7. Strutture correlate al movimento
8. Cute e strutture correlate.
Le Strutture Corporee vengono codificate con tre qualificatori: il primo indica
l’estensione della menomazione che le interessa, il secondo la natura della
menomazione e il terzo la localizzazione della menomazione.
Attività e Partecipazione
LIMITAZIONE DELL’ATTIVITA’ E RESTRIZIONE DELLA PARTECIPAZIONE
I domini per la componente Attività e Partecipazione sono presentati in un unico
elenco che copre l’intera gamma delle aree di vita sia quando l’individuo si muove
prevalentemente a livello individuale (1. apprendimento e applicazione di
conoscenza, 2. compiti e richieste generali, 3. comunicazione, 4. mobilità ) sia
quando l’individuo agisce a livello più sociale (5. cura della propria persona, 6. vita
domestica, 7. interazioni interpersonali, 8. aree di vita principali, 9. vita sociale, civile
e di comunità). La componente può essere usata per indicare attività (a),
partecipazione (p) o entrambi. I domini di questa componente sono qualificati dai
due qualificatori performance e capacità.
Il qualificatore di performance descrive ciò che un individuo fa nel suo ambiente
attuale. Dato che l’ambiente attuale implica un contesto sociale, la performance può
anche venire considerata come “ coinvolgimento in una situazione di vita” o “
esperienza vissuta” delle persone nel contesto reale in cui vivono. Questo contesto
include i fattori ambientali- tutti gli aspetti del mondo fisico, sociale e degli
atteggiamenti che possono essere codificati utilizzando la componente Fattori
Ambientali.
Definizioni: L’attività è l’esecuzione di un compito o di un’azione da parte di un
individuo.
La partecipazione è il coinvolgimento in una situazione di vita. I
capitoli che descrivono questa componente sono gli stessi elencati alla voce attività,
ma quelli che riguardano maggiormente la partecipazione sono quelli che vanno dal
5 al 9.
La limitazione delle attività sono le difficoltà che un individuo può
incontrare nell’eseguire delle attività.
La restrizione della partecipazione sono problemi che un individuo può
sperimentare nel coinvolgimento nella situazioni di vita. Per esempio un soggetto in
carrozzina che non può entrare nella chiesa locale, perché in questa ci sono tre
scalini e nessuna rampa, vive una restrizione della partecipazione per la cui
descrizione ci si rifà ai capitoli elencati sopra alla voce attività (capitolo 8 “Aree di
vita principali” per il bambino a scuola; capitolo 4 “Mobilità” per la persona che non
può guidare; capitolo 9 “Vita sociale, civile e di comunità” per il soggetto che non
può andare in chiesa).
Fattori contestuali
I Fattori Contestuali rappresentano l’intero background della vita e della conduzione
dell’esistenza di un individuo. Essi includono due componenti: i Fattori Ambientali e i
Fattori Personali- che possono avere un impatto sull’individuo con una condizione di
salute o sugli stati di salute ad esso correlati.
Fattori ambientali
I Fattori Ambientali comprendono l’ambiente fisico, sociale e degli atteggiamenti in
cui le persone vivono e conducono la loro esistenza. Questi fattori sono esterni agli
individui e possono avere un’influenza positiva o negativa sulla partecipazione
dell’individuo come membro della società, sulla capacità dell’individuo di eseguire
azioni o compiti, o sul suo funzionamento o sulla sua struttura corporea La
descrizione dei Fattori Ambientali permette quindi di dare un peso al ruolo che
l’ambiente può avere sul rendere più facile (ruolo facilitatore) o più difficile
(costituire una barriera) l’attività e la partecipazione di una persona. Questa
componente è composta da cinque capitoli:
1. Prodotti e Tecnologia
2. Ambiente naturale e cambiamenti effettuati dall’uomo
3. Relazioni e sostegno sociale
4. Atteggiamenti
5. Servizi, sistemi e politiche
Nell’ICF vengono inoltre distinti l’ambiente standard e l’ambiente reale. Il primo è il
luogo di riferimento appropriato per valutare la capacità della persona poiché è un
contesto che non altera significativamente le azioni delle persone e non distorce la
loro capacità di effettuare un’azione (l’ambiente standard si crea eliminando le
barriere e facilitatori ambientali rilevanti per la funzione da valutare, in modo che
tale ambiente sia realistico per la valutazione delle capacità e possa assicurare
un’attendibilità ed una confrontabilità ottimale, anche in situazioni diverse) il
secondo, invece, è l’ambiente in cui la persona funziona e che viene considerato
appropriato per gli scopi clinici di valutazione ( l’ambiente reale viene considerato
quando viene definita la performance di una persona nello svolgere un’attività,
come camminare, vestirsi, lavorare).
Fattori Personali
I Fattori Personali sono il background personale della vita e dell’esistenza di un
individuo e rappresentano quelle caratteristiche dell’individuo che non fanno parte
della condizione di salute e degli stati di salute. Questi fattori comprendono il sesso,
la razza, l’età, altre condizioni di salute, la forma fisica, lo stile di vita, le abitudini,
l’educazione ricevuta, la capacità di adattamento, il background sociale, l’istruzione,
la professione e l’esperienza passata e attuale, modelli di comportamento generali e
stili caratteriali, che possono giocare un certo ruolo nella disabilità a qualsiasi livello.
I fattori personali non sono 29 attualmente classificati nell’ICF.
Le informazioni raccolte dall’ICF descrivono situazioni relative al funzionamento
umano e alle sue restrizioni. La classificazione organizza queste informazioni in due
PARTI
PARTE 1:
FUNZIONAMENTO E
DISABILITA’
PARTE 2
FATTORI
CONTESTUALI
Ogni parte è a sua volta suddivisa in 2 COMPONENTI
• FUNZIONI CORPOREE
(b=body
functions)
• STRUTTURE CORPOREE
(s=body
structures)
Informazioni relative
alla componente del
corpo della persona
ATTIVITA’ E
PARTECIPAZIONE
Informazioni che
riguardano gli
aspetti del
funzionamento
dell’individuo da
un punto di vista
sociale
FATTORI
AMBIENTALI
d= domain of
activity and
participation
influenzano tutte
le componenti del
funzionamento e
della disabilità e
sono organizzati
secondo un ordine
che va
dall’ambiente più
vicino alla persona
a quello più
lontano
FATTORI
PERSONALI
e= environmental
factors
non classificati
perché possono
essere diversi da
soggetto a
soggetto, da luogo
a luogo (sesso,
razza, età,
religione)
Nelle varie componenti abbiamo un insieme pratico e significativo di aree DOMINIO:
insieme di funzioni fisiologiche, di strutture anatomiche, di azioni, di compiti o di
aree di vita collegate. I domini possono essere domini della salute ( es. la vista,
l’udito, il camminare, l’apprendere….) e domini ad essa correlati ( il trasporto,
l’istruzione, le interazioni scolastiche)
Ogni componente è suddivisa in CAPITOLI
8 CAPITOLI 9 CAPITOLI 5 CAPITOLI NON
8 CAPITOLI
CLASSIFICATI
Ogni capitolo è diviso in BLOCCHI : insieme di elementi uguali o simili. Nel manuale
sono scritti in corsivo
( es. nel capitolo 1 FUNZIONI MENTALI si sono due blocchi – funzioni mentali globali
- funzioni mentali specifiche)
Ogni blocco è diviso in CATEGORIE che descrivono il funzionamento di una persona.
Sono organizzate secondo uno schema gerarchico o a grappolo. E’ l’unità di
riferimento della classificazione ed è indicata da codici alfanumerici (lettera più uno
o più numeri)
L’ordine gerarchico è rappresentato dai livelli 1° 2° 3° 4°
CONCETTI CHIAVE DI METODOLOGIA
IN QUESTA SEZIONE SI SOTTOLINEA UN ASPETTO FONDAMENTALE DELL’ ICF,E CIOE’
CHE E’ UNO STRUMENTO CLASSIFICATIVO USATO PER ORDINARE,CATALOGARE E
DESCRIVERE LE INFORMAZIONI E NON PER MISURARE O VALUTARE.
IN SOSTANZA,CON QUESTO STRUMENTO SI ATTUA LA CLASSIFICAZIONE,
UN PROCESSO , CHE PERMETTE DI SUDDIVIDERE E RIPARTIRE IN GRUPPI
PIU’ELEMENTI,SULLA BASE DI CRITERI COMUNI, CON LO SCOPO DI ORDINARE E
CATALOGARE,INDICANDONE TUTTE LE CARATTERISTICHE, COSI’ DA OTTENERE UN
QUADRO COMPLETO.
CON L’ICF VENGONO “CLASSIFICATI”, CATALOGATI SECONDO DETERMINATI CRITERI
E “CODIFICATI” CON L’ATTRIBUZIONE DI CODICI ALFANUMERICI,CHE PERMETTONO
L’IDENTIFICAZIONE DEL TERMINE IN QUESTIONE,TUTTI I TERMINI(SPECIFICI O
CORRELATI) AL CONCETTO DI SALUTE.
L’ICF PER CATALOGARE UTILIZZA UN SISTEMA A GRAPPOLO A DISCESA CHE
CONSENTE DI INDIVIDUARE AREE GENERALI DI RIFERIMENTO, ALL’INTERNO DELLE
QUALI SI INDIVIDUANO QUELLE PIU’ SPECIFICHE IDENTIFICATE DA UN CODICE
UNIVOCO.
PROCESSO DI CODIFICA DELL’ICF
IL PROCESSO DI CODIFICA DELL’ ICF PREVEDE LA SELEZIONE DI CODICI, CHE
ASSUMONO UN SIGNIFICATO PRECISO CON L’ ATTRIBUZIONE DI QUALIFICATORI IL
CUI NUMERO E SIGNIFICATO VARIA A SECONDA DELLA COMPONENTE A CUI IL
CODICE SI RIFERISCE.
CHECKLIST ICF
LA CHECKLIST ICF(LISTA DI CONTROLLO) E’ UNA LISTA DI 169 CODICI SCELTI TRA
UNA PIU’ VASTA GAMMA DI CODICI ,IN BASE ALLA LORO IMPORTANZA E
RILEVANZA NEL DELINEARE IL PROFILO FUNZIONALE DI UNA PERSONA. IL SUO
UTILIZZO DAL PUNTO DI VISTA OPERATIVO FA EMERGERE LE CAPACITA’ E LE
RISORSE DELLA PERSONA SULLE QUALI E’POSSIBILE ELABORARE PROGETTI MIRATI.
CODICE
IL CODICE E’ UN INSIEME DI SIMBOLI USATI CONVENZIONALMENTE PER
RAPPRESENTARE UN DATO,PIU’ IN PATRICOLARE IL CODICE INDICA LA CATEGORIA
CHE DESCRIVE IL FUNZIONAMENTO E LA DISABILITA’DI UNA PERSONA. NELL’ICF SI
UTILIZZA UN CODICE ALFANUMERICO FORMATO DA UNA LETTERA E DA PIU’
NUMERI.
LA PRIMA POSIZIONE IN UN CODICE ICF IDENTIFICA LA COMPONENTE,INDICATA DA
ALCUNE LETTERE CHE NE IDENTIFICANO LE INIZIALI IN LINGUA INGLESE:
_b indica le FUNZIONI CORPOREE,
_s indica le STRUTTURE CORPOREE,
_d indica l’ATTIVITA? E PARTECIPAZIONE,
-e indica i FATTORI AMBIENTALI.
LA SECONDA POSIZIONE INDICA IN QUALE CAPITOLO DELLA COMPONENTE CI SI
TROVA( sono previsti numeri : da 1 a 8 le componenti FUNZIONI E STRUTTURE
CORPOREE,
da1 a 9 per ATTIVITA’E PARTECIPAZIONE,
da 1 a 5 per FATTORI AMBIENTALI.
I CODICI COSTITUITI DA 1 LETTERA E 1 NUMERO COSTITUISCONO IL PRIMO LIVELLO
DI CLASSIFICAZIONE.
LA TERZA POSIZIONE INDICA IN QUALE CATEGORIA CI SI TROVA ED E’
RAPPRESENTATA DA UN NUMERO A DUE CIFRE( da 10 fino a 99).
I CODICI COSTITUITI DA UNA LETTERA E 3 NUMERI RAPPRESENTANO CATEGORIE DI
SECONDO LIVELLO.
LA QUARTA POSIZIONE IDENTIFICA LA CATEGORIA DI TERZO LIVELLO, CON NUMERI
DA 0 A 9.LE CATEGORIE DITERZO LIVELLO SPECIFICANO LE CAT. DI SECONDO
LIVELLO.
INFINE,LA QUINTA POSIZIONE IDENTIFICA LA CATEGORIA DI QUARTO LIVELLO(da 0 a
9)CHE DA ULTERIORI SECIFICAZIONI DELLA CAT. DI TERZO LIVELLO.
NELLE COMPONENTI FUNZIONI E STRUTTURE CORPOREE I LIVELLI DI
CLASSIFICAZIONE SCENDONO AL QUARTO LIVELLO(5 numeri dopo la lettera di
identificazione della componente).NELLA COMPONENTE ATTIVITA’ E
PARTECIPAZIONE E NEI FATTORI AMBIENTALI I LIVELLI DI CLASSIFICAZIONE
SCENDONO AL TERZO LIVELLO(4 numeri dopo la lettera).
UN CODICE E’ REALMENTE “SIGNIFICATIVO” AI FINI DEL PROCESSO CLASSIFICATIVO
QUANDO GLI VIENE ATTRIBUITO UN QUALIFICATORE(numero che identifica l’entita’
del livello di salute)CHE VIENE INDICATO DI SEGUITO AL CODICE E SEPARATO DA UN
PUNTINO.
QUALIFICATORE Nell’ ICF i qualificatori sono numeri che definiscono l’entità del livello di salute o la gravità del problema in questione. I qualificatori vengono attribuiti seguendo una scala numerica e indicati subito di seguito al codice dal quale sono separati da un punto e ne danno significato al codice, specificando la gravità della difficoltà. Il numero e il tipo di qualificatore varia a seconda delle seguenti componenti:
1. Funzioni Corporee: questa categoria ha un solo qualificatore, che definisce l’ estensione della menomazione 0 = nessuna 1 = lieve 2 = moderata 3 = grave 4 = completa (vedi sotto).
2. Strutture corporee: le categorie di questa componente sono specificate da tre
qualificatori, che definiscono: - l’estensione della menomazione (con una scala da 0 a 4 come sopra) - la natura della menomazione (ad esempio il fatto che una struttura abbia forma o dimensione anomale piuttosto che sia mancante del tutto o in parte)
- localizzazione della menomazione (cioè dove nel corpo è situata: a destra, a sinistra, da entrambi i lati, …).
3. Attività e partecipazione: questa componente ha due qualificatori, che indicano la capacità e la performance della persona.
4. Fattori ambientali ha un solo qualificatore, che può essere definito come barriera o come facilitatore per il funzionamento della persona. La differenza tra l’uno e l’altro è determinata dalla presenza del segno “+” che contraddistingue i fattori ambientali che migliorano il funzionamento della persona (i facilitatori).
ESTENSIONE DELLA MENOMAZIONE L’estensione della menomazione descrive la gravità del problema ed è il primo qualificatore comune a Funzioni Corporee, Strutture Corporee, Attività e Partecipazione, Fattori Ambientali . È rappresentato da questa scala di gravità: 0 = nessun problema (assente, trascurabile) 1 = problema lieve (leggero, basso) 2 = problema medio (moderato, discreto) 3 = problema grave (elevato, estremo) 4 = problema completo (totale) 8 = non specificato 9 = non applicabile NATURA DELLA MENOMAZIONE Descrive la qualità del cambiamento di un organo, apparato o di una parte del corpo ed è il secondo qualificatore della componente Strutture corporee. Questo qualificatore utilizza una scala non ordinale (cioè i numeri sono usati solo come simboli) e comprende: 0 nessun cambiamento nella struttura 1 assenza totale 2 assenza parziale 3 parte in eccesso 4 dimensioni anormali 5 discontinuità 6 posizione deviante 7 cambiamenti qualitativi nella struttura, incluso l’accumulo di fluidi 8 non specificato 9 non applicabile LOCALIZZAZIONE DELLA MENOMAZIONE
E’ il terzo qualificatore della componente Strutture Corporee e definisce la parte anatomica del corpo dove ha sede la menomazione. Questo qualificatore viene utilizzato secondo la seguente scala non ordinale (cioè i numeri non sono in un ordine gerarchico): 0 più di una localizzazione 1 destra 2 sinistra 3 entrambi i lati 4 frontale (anteriore, relativo alla fronte come riferimento anatomico) 5 dorsale (posteriore, relativo alla schiena come riferimento anatomico) 6 prossimale (della parte del corpo che risulta più vicino ad un determinato punto d’origine; per esempio dell’arto superiore, è la spalla la parte prossimale) 7 distale (della parte del corpo che risulta più lontano ad un determinato punto d’origine; per esempio dell’arto superiore, sono le dita la parte distale) 8 non specificato 9 non applicabile PERFORMANCE E’ il primo qualificatore della componente Attività e Partecipazione e descrive ciò che una persona svolge nel suo ambiente reale (a casa, scuola, lavoro, comunità e così via). Questo comporta una rivoluzione del modo in cui si lavora con le persone. Infatti l’equipe di operatori che utilizza l’ICF non si limita a valutare le abilità di una persona nei propri ambulatori, ma si occupa anche di registrare le caratteristiche rilevanti dell’ambiente: indaga come è l’ambiente di vita quotidiano, sia a casa, a scuola, al lavoro, quali persone sono di sostegno e quali la ostacolano, quali sono gli aiuti che riceve o non riceve dalle istituzioni, quali sono gli atteggiamenti nei suoi confronti delle persone che la circondano, eccetera. Questo modo di valutare anche le molteplicità delle esperienze di vita umana denota una prospettiva non più rigidamente ancorata alla visione di chi valuta, ma cerca di calarsi nella realtà di tutti i giorni cogliendone i diversi aspetti.
.
FACILITATORI E BARRIERE
FACILITATORE
Modifica in termini positivi il funzionamento del soggetto in una determinata attività, contribuendo, perciò, a migliorare la performance (es.: presenza di ascensore la persona in carrozzina può spostarsi con minore difficoltà in un ambiente raggiungibile per mezzo di scale). Nel momento in cui la performance risulta migliore delle capacità significa che nell’ambiente vi è la presenza di uno o più facilitatori che compensano le capacità di basi limitate.
FATTORI
AMBIENTALI
FACILITATORE BARRIERA
I Fattori Ambientali hanno un
unico qualificatore che, a
seconda dei casi, si presenta
come facilitatore o come
barriera.
Chi utilizza l’ICF ha, dunque, il compito di aiutare la persona ad attivare quanti più facilitatori possibili. BARRIERA
Modifica in termini negativi il funzionamento del soggetto in una determinata attività, creando ostacoli o limitando autonomia (es.: presenza di barriera ambiente fisico inaccessibile ad individuo in carrozzina). Chi utilizza l’ICF ha, dunque, il compito di aiutare la persona ad eliminare quante più possibili barriere. QUALIFICATORE -NON SPECIFICATO E QUALIFICATORE -NON APPLICABILE
QUALIFICATORE-NON SPECIFICATO
È indicato dal n.8. Si utilizza quando si sa che vi è un problema, ma non si hanno a disposizione informazioni sufficienti ad indicarne la gravità (es.: nell’individuo è presente una debolezza nella parte destra del corpo, ma non si sa nulla di più). Chi utilizza l’ICF ha il compito di verificare ed approfondire il problema.
QUALIFICATORE-NON APPLICABILE
È indicato dal n.9. Si utilizza quando il codice non appare appropriato alla persona presa in considerazione (es.: codice relativo alle funzioni mestruali nella compilazione di un ICF di un individuo maschio).
LEGGERE I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES) TRAMITE L’ICF.
I Bisogni Educativi Speciali sono molti e diversi e una scuola davvero inclusiva dovrebbe essere in grado di leggerli tutti, individuando il reale fabbisogno di risorse e fornendo le risposte necessarie. C’è bisogno però di una cornice forte che orienti questa lettura che sia in grado di cogliere le varie dimensioni dei bisogni, anche quelli che rischiano di non essere visibili.
L’ICF (International Classification of Functioning) è il modello concettuale utile a questa lettura. E’ appropriato proporre la struttura concettuale dell’ICF perché questo strumento parla di salute, non di disabilità o patologie. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, la situazione di una persona va letta in modo globale, da diverse prospettive, in modo interconnesso e reciprocamente causale. Tramite lo studio e l’uso di questo modello è possibile un’iniziale lettura dei BES in un’ottica di salute globale. Infatti, la situazione di salute di una persona è la risultante globale delle reciproche influenze tra i fattori rappresentati nello schema di ICF.
Condizioni fisiche
Funzioni corporee
Strutture corporee Attività personali partecipazione
sociale
Fattori contestuali
Ambientali personali
Fattori che influenzandosi reciprocamente determinano la situazione di salute di un individuo
Quando questi elementi agiscono in sinergia tra loro, l’individuo sarà sano, altrimenti sarà malato o disabile o con BES o emarginato.
L’alunno che viene valutato secondo il modello ICF può evidenziare difficoltà specifiche in vari ambiti:
- Condizioni fisiche: malattie varie acute o croniche... - Strutture corporee: mancanza di un arto esempio - Funzioni corporee: deficit visivi,motori,attentivi, di memoria - Attività personali: scarse capacità di apprendimento,di applicazione delle
conoscenze,di panificazione delle azioni, di comunicazione, di autoregolamentazione meta cognitiva, di interazione sociale, di autonomia...
- Partecipazione sociale: difficoltà a rivestire i ruoli sociali di alunno... - Fattori contestuali ambientali:famiglia problematica, cultura diversa,situazione
sociale difficile, atteggiamenti ostili... - Fattori contestuali personali:scarsa autostima,reazioni emozionali eccessive,
scarsa motivazione. In uno di questi ambiti si può generare un BES specifico che poi interagirà con gli altri ambiti producendo la situazione globale e complessa di quest’alunno. Il peso dei singoli ambiti varierà da alunno ad alunno. Con il modello ICF si viene a creare dunque una sorta di griglia che ci aiuta a leggere le diverse situazioni di difficoltà degli alunni. Come detto in precedenza, questo modello consente una prima lettura degli ambiti e delle interconnessioni che caratterizzano un alunno con BES, ma una valutazione più approfondita, funzionale alle attività individualizzate di recupero e sostegno, avrà bisogno di strumenti specifici. La scuola, sulla base del modello concettuale ICF costruisce una griglia e può tracciare una mappa generale dei bisogni; alcuni di questi interventi prenderanno la forma di veri e propri PEI e altri potranno essere semplici accorgimenti facilitanti o qualche sensibilità in più. La scuola, sulla base dell’ICF,avrà maggiore consapevolezza del “paniere” dei suoi BES, ma come potrà definire il suo reale fabbisogno di risorse aggiuntive? Potrebbe essere utile una scheda a doppia entrata da utilizzare per ogni alunni con BES: da un lato entrano le varie difficoltà/bisogni dell’alunno (da 0 a 4) e dall’altro sono indicate le risorse ritenute necessarie per rispondere a questi bisogni (ci sono 16 categorie di risorse) 0= nessun problema 1=lieve bisogno di individualizzazione 2=medio bisogno di individualizzazione 3=notevole bisogno di individualizzazione 4=fortissimo bisogno di individualizzazione
16 categorie di risorse per l’individualizzazione:
1. Organizzazione scolastica 2. Gestione degli spazi e aspetti architettonici 3. Partnership e alleanze extrascolastiche (con operatori dei servizi, degli
enti locali, con le famiglie...) 4. Necessità formative e di aggiornamento 5. Necessità di documentazione e di scambio di esperienze con altre scuole 6. Modalità didattiche ordinarie 7. Materiale didattico ordinario 8. Didattica individuale 9. Materiale didattico individuale specifico 10. Interventi educativi ordinari 11. Interventi educativi formativi individuali (Es.percorso insegnamento –
apprendimento dell’uso dei mezzi di trasporto pubblico, solo per l’alunno disabile)
12. Interventi educativi relazionali ordinari (es. alfabetizzazione socio affettiva, sviluppo di competenze interpersonali per tutti gli alunni)
13. Interventi educativi relazionali individuali (es. percorso di riconoscimento delle emozioni, autoregolazione della collera...)
14. Ausili o tecnologie di aiuto 15. Interventi riabilitativi 16. Interventi sanitari-terapeutici
Per “risorse aggiuntive” non bisogna intendere automaticamente “ore di sostegno”, ma le varie modalità di individualizzazione richiedono una pluralità di risorse, tra cui docenti in più, personale specifico e anche formazione mirata, documentazione e scambio con le altre scuole per tutti gli insegnanti, evoluzione nella didattica, riorganizzazione dei tempi, degli spazi e modifiche/adattamento dei materiali didattici.
Tali risorse hanno il compito di attivare le risorse ordinarie e non di prendere su di sé il carico dell’alunno con BES. In qualche caso è difficile, soprattutto per l’insegnante di sostegno, dedicare parte del suo tempo allo sviluppo di competenze nei suoi colleghi curricolari, ma in una scuola veramente inclusiva nessuno può dire che la risposta ad un bisogno educativo speciale “non lo riguarda”.
(tratto da “Glia alunni con Bisogni Educativi Speciali: dal Piano educativo individualizzato al Progetto di vita” di Dario Ianes e Sofia Cramerotti)