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STAMPA Anno XXIV - Numero 9/12 - 2011 - Bimestrale di approfondimento dell’Associazione Italiana Genitori L’importanza di chiamarsi Andrea Andrea L’umanizzazione in pediatria ha fatto passi da gigante anche se il coinvolgimento dei genitori è ancora limitato. Non mancano le buone esperienze, ma c’è tanto da fare 9-12 numero L’importanza di chiamarsi

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L'importanza di chiamarsi Andrea. L’umanizzazione in pediatria ha fatto passi da gigante anche se il coinvolgimento dei genitori è ancora limitato. Non mancano le buone esperienze, ma c’è tanto da fare

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STAMPAAnno XXIV - Numero 9/12 - 2011 - Bimestrale di approfondimento dell’Associazione Italiana Genitori

L’importanzadi chiamarsi

AndreaAndreaL’umanizzazione in pediatria ha fatto passi da gigante anche se il coinvolgimento dei genitori è ancora limitato.Non mancano le buone esperienze, ma c’è tanto da fare

9-12numero

L’importanzadi chiamarsi

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di Davide Guarneri

Sono in viaggio, un lungo viaggio in treno: scivolano viacase, campi, regioni d’Italia. Ripercorro i nomi che incon-tro, che mi rimandano, qua e là, ad associazioni genitori vi-ve, attive nonostante tutto. Nonostante le contraddizionidel nostro grande Paese, sull’orlo del baratro economico(insieme ad un’Europa troppo affidata ai mercati, moltomeno ai popoli e alle culture): le stelle dell’italico calcioPirlo e Buffon hanno meritato 6 milioni di euro ciascuno inun anno, e l’ammontare della manovra economica si ag-gira intorno ai 30 miliardi, pesando gravemente sulle fami-glie. Sono quasi due milioni i bambini italiani che vivono inpovertà, ma non è certo povertà quella dei 188mila contri-buenti che, dichiarando un reddito inferiore ai 20mila euro,possiedono comunque automobili superiori ai 240 cavalli.E ci sono persino 518 possessori di aerei o elicotteri conreddito simile. Non possiamo permetterci che l’8% dei ra-gazzi fra 15 e 19 anni in Italia sia parte della categoria“inattivi” (non studiano, non lavorano), oppure che i diplo-mati (anche se in aumento) si attestino al 70% della popo-lazione tra 25 e 34 anni, a fronte di una media OCSEdell’81%. Non possiamo permetterci di essere l’ottavo pae-se al mondo per spese militari (20 miliardi l’anno, pariall’1,2% del PIL), mentre la spesa per l’istruzione è ancorafra le più basse all’interno dei paesi OCSE. E una parentesiandrebbe aperta sulla qualità: fra i 7 e i 14 anni i ragazziitaliani frequentano mediamente la scuola per 8.316 ore,a fronte delle 6.732 OCSE, eppure i risultati non sono sem-pre lusinghieri. Nonostante le contraddizioni, dunque, checi attraversano, che ci vedono distratti, a volte arrabbiati,comunque pronti ad individuare il colpevole (sempre l’al-tro), ci diciamo e siamo ricchi di risorse umane, creative,fantasiose e competenti. E ogni anno i nostri “cervelli italia-ni” depositano (all’estero) 243 brevetti.Dobbiamo indignarci? Per quanto l’indignazione assuma itratti di una fiera e nonviolenta presa di coscienza, dobbia-mo piuttosto assumere responsabilità, trasformando l’ardo-re del momento nella continuità solida e duratura di un fo-colare che scalda e riattiva. Non ci accodiamo all’ondataantipolitica, antieconomica, anticrescita. Da genitori, ge-neriamo, diamo vita: diamo vita a luoghi di pensiero edazione, diamo vita ad una parola che non sia chiacchie-ra, luogo comune, pregiudizio. Diamo vita, grazie al radica-mento associativo, a legami sociali, relazioni profonde, in-trecciate. Diamo vita ad impegno e solidarietà, intelligente-mente presenti nella scuola, nel territorio, nell’ospedale deinostri figli, nei luoghi di formazione, dello sport e del tempolibero. Diamo vita ad una costante e dolce pressione so-ciale nei confronti dei decisori politici, perché comprenda-no, finalmente, che famiglia, educazione ed istruzione so-no le leve per lo sviluppo e la crescita del Paese. Sto giun-gendo in stazione: so che mi accoglieranno amici, deside-rosi come me di confrontarsi sulla scuola dei figli, di cerca-re alleanze educative con gli insegnanti. Il migliore augu-rio di Natale: la consapevolezza che siamo molti a crederenella faticosa bellezza dell’impegno.

Ai genitori dell’AGe, alle loro famiglie, a tutti i lettori, allefamiglie italiane, dunque, auguri, sinceri: avanti, e in Alto.

Pediatria, cercansi genitori

Media, oltre la paura

Scuola, edifici più sicuri

Valutazione, missione possibile

Più potere ai dirigenti scolastici

Familiaris consortio, 30 anni dopo

Libri, urgenza educazione

Coccaglio, la carta educativa

Taranto, spazio ai talenti

Il nostro dare vitasalverà il Paese3

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EDITORIALE

SOMMARIO

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Direzione Amministrativa: Via Aurelia 796 - 00165 ROMATel 06.66514566 - Fax 06.66510452

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Progetto grafico: Annamaria GuerriniFotocomposizione e stampa:Com&Print s.r.l. Brescia

ËCOPIE AGGIUNTIVE DI AGESTAMPAÁ

Eventuali copie aggiuntive della nostra rivistapossono essere richieste direttamente alla se-de nazionale.Ecco i recapiti:Associazione Italiana Genitori A.Ge. OnlusVia Aurelia, 796 - 00165 RomaTel. 06.66514566 Fax 06.66510452È richiesto un contributo per le spese postali.

Nel disegno di copertina: “Io sto bene quando vadoin piscina all’aperto con mia mamma”

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Pediatria,genitori cercansi

SPECIALE ANDREA 3ONLUS

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Sono i grandi assenti nel processo di umanizzazione dell’ospedalema le esperienze positive condotte nel nome di Andrea non mancano

Pediatria,genitori cercansi

l’undicesima edizione del Convegno nazionale delNetwork “Gli Ospedali di Andrea” dal titolo “Perun’accoglienza sicura in ospedale”, che si è svoltodall’1 al 3 dicembre a Roma. Una serie di esperienzeche sono state passate in rassegna nel corso del conve-gno e che sono state votate direttamente dai parteci-panti e valutate da équipe di settore: nell’area medico-infermieristica, per le migliori esperienze di umanizzazio-ne dell’assistenza sanitaria pediatrica (premio “DanielaSardella”), nel campo infermieristico (premio “LaviniaCastagna”), nella interazione tra il mondo della sanità equello della scuola (premio “Guido e Marcella Caccia”).

Fra gli altri premi, il tema del diritto allo studio per ibambini ricoverati in ospedale è stato accompagnatodalla presentazione degli elaborati e dalla premiazionedei vincitori del concorso “Star bene: chi mi può aiu-tare e io che posso fare per me e per gli altri”, riser-vato ai bambini e ai ragazzi delle scuole dell’infanzia, pri-marie, secondarie di primo e secondo grado, di cui lacopertina di questo numero di Age Stampa e altre pagi-ne riportano alcune testimonianze. La tre giorni ha ap-profondito i temi dell’umanizzazione delle cure, specie incontesti particolari, come quelli determinati dalle malat-tie rare, e ha messo a confronto diverse realtà sanitarieitaliane, in merito ai percorsi di umanizzazione condottida ciascuno. Un’attenzione particolare è stata data al te-ma del supporto che si può offrire ai pazienti e alle fami-glie, tramite il counseling.

Quasi tutti i reparti pediatrici italiani (90%) si sonodotati di strutture più accoglienti per i bambini ma è an-cora scarso (26%) il livello di coinvolgimento dei genitorie delle famiglie al processo di umanizzazione dell’assi-stenza in ospedale. I dati di un recente studio dell’Asso-ciazione culturale dei Pediatri (Acp) e della Società italia-na di scienze infermieristiche pediatriche parlano dimaggiore comfort, colori vivaci alle pareti e sale gioco,ma di una bassa partecipazione dei genitori alla proget-tazione degli aspetti non squisitamente tecnici dell’assi-stenza pediatrica. Su questo fronte una risposta innova-tiva è venuta dall’accordo, siglato nel giugno scorso, traAge e Società italiana di pediatria ospedaliera (Sipo) acui si sono aggiunte la Società italiana di medicina del-l’emergenza e urgenza pediatrica (Simeup) e la Societàdi Pediatria preventiva e sociale (Sipps): un’intesa cheprevede, negli “Ospedali di Andrea”, network promossodall’Age, la concertazione tra personale del reparto egenitori degli aspetti non strettamente tecnici/medici/cli-nici dell’assistenza pediatrica offerta nelle Unità operati-ve, che vanno dall’accoglienza in reparto al coinvolgi-mento nelle scelte di cura/assistenziali, dal comfort al-berghiero alla ristorazione, dalla prevenzione fino alla te-rapia del dolore. Ma in giro per l’Italia ci sono già storiepositive che l’Associazione italiana genitori e l’OspedalePediatrico Bambino Gesù di Roma, punto di riferimentoa livello internazionale per la ricerca e la cura di bambinie ragazzi, hanno presentato e premiato nel corso del-

| Coro ragazzi Istituto comprensivo “Virgilio” - Roma

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di Emanuela Micucci*

«Caro capo dell’ospedale, tu sei mai stato inospedale?».

La lettera di un bambino ricoverato in pediatriarisuona nell’aula magna dell’Università Urbaniana diRoma durante il convegno nazionale del Network“Gli Ospedali di Andrea” sull’umanizzazione dell’as-sistenza sanitaria in ambito pediatrico, promosso dal1 al 3 dicembre dall’Age e dall’Ospedale PediatricoBambino Gesù.

Il suo “sai cosa vuol dire stare in ospedale?” di-venta stimolo verso una pediatria progettata per econ bambini e genitori.

«Difficilmente i ragazzi e i genitori possono in-formarsi sugli impegni che la struttura ospedalieraprende nei loro confronti e sui propri diritti - sottoli-nea Claudio Pantano, coordinatore nazionale delnetwork -. Più raramente sono consultati con que-stionari di soddisfazione. Eppure l’informazione e laconsultazione sono i gradini più bassi della scaladella partecipazione».

Usufruiscono con i figli malati a iniziative pen-sate e organizzate da altri soggetti. «Una realtà con-fermata nel corso del convegno, dove – precisa Pan-tano - sono emerse molte buone pratiche di umaniz-zazione dell’assistenza pediatrica ospedaliera e del-la partecipazione dei genitori. Nessuno meglio deigenitori è in grado di giudicare ciò che è necessarioe utile ai propri figli. L’obiettivo è garantire a entram-bi i propri diritti, sanciti nelle diverse “carte”».

Quindi, accoglienza, ascolto e accompagna-mento. «C’è una grande richiesta dei bambini rico-verati di avere qualcuno accanto – afferma lo psico-logo della Sapienza Gianni Biondi –. Bisogna raffor-zare il ruolo dei genitori accanto ai figli, ma ancheaffiancarli. Importante può essere il volontariato».C’è poi un diritto dei piccoli pazienti a essere infor-mati sulle loro salute, sulle terapie. «È l’aspetto ne-gativo in assoluto più segnalato dai bambini e ragaz-zi – aggiunge Biondi -. Non è facile informare unbambino, ma è doveroso farlo. I ragazzi hanno unagrande fiducia e confidenza con lo staff del reparto:possiamo non dire loro tutta la verità, ma non pos-siamo dirgli bugie». Per loro è molto importantecomprendere cosa gli sta accadendo, sottolineano

gli infermieri di pediatria dell’Azienda OspedalieraUniversitaria di Padova vincitori di uno dei quattroconcorsi sulle buone pratiche banditi in occasionedel convegno, il Premio Castagna, con un progettoche riduce procedure invasive come gastroscopia ebroncoscopia a un gioco di simulazione per i ragazzie aiuta i genitori a calmare l’ansia.

«Umanizzare la sanità è un fatto di educazione -sottolinea Davide Guarneri, presidente nazionaledell’Age -. Il recente accordo nazionale tra la nostraassociazione e la Società italiana di pediatria ospe-daliera (Sipo) tende a creare una nuova partecipa-zione, forte: i ragazzi ricoverati, i loro genitori colla-borano con il personale del reparto per la progetta-zione e la gestione degli aspetti non strettamentetecnici dell’assistenza»

Riunioni periodiche tra operatori sanitari, asso-ciazioni locali Age, volontariato, mondo della scuola.Partendo dalle esigenze espresse dai bambini e dailoro genitori. Un lavoro tutto da costruire, come riba-disce Claudio Pantano, e può coinvolgere tutte leassociazioni locali.

«Abbiamo il preciso dovere di dare voce allepersone più fragili - aggiunge don Andrea Manto,direttore dell’Ufficio pastorale della salute della Cei.Prendersi cura, prendere in carico, accompagnaretutte le persone coinvolte nella malattia. Perché èammalata l’intera realtà affettiva, la famiglia». Ma oc-corre garantire equità e giustizia.

Negli ultimi due anni il 60% degli italiani ha pa-gato di tasca propria le prestazioni sanitarie, nel Re-gno Unito il 20% dei cittadini. Negli ultimi 10 anni ipazienti di pediatria sono diminuiti, ma sono raddop-piati quelli in day hospital. È necessario, insiste donManto, un legame con il territorio nei percorsi assi-stenziali. «Una community care, cioè tutta la comu-nità che si fa carico del futuro e del benessere deglialtri», afferma Speranzina Ferraro, coordinatricenazionale della Scuola in Ospedale al Ministero del-l’Istruzione. «Salute ed educazione - spiega - hannointeressi comuni e garantiscono due diritti fonda-mentali, allo studio e alla salute: un unico diritto perla tutela della persona.

* Le pagine dello Speciale sul convegno del Network“Gli ospedali di Andrea” sono curate dalla giornalistaEmanuela Micucci

Ospedali di Andrea, il tempodi una nuova partecipazione

STAMPA4 SPECIALE ANDREA

L’undicesimo convegno del Network rilancia i contenuti dell’accordo tra Age e Sipo per un maggiore coinvolgimento dei genitori in corsia

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La parola “ascolto” al Bambino Gesù di Roma fa ri-ma con counseling, un servizio che spesso nei repartidi Pediatria italiani deve fare i conti con i tagli al bilancioe i buchi della sanità. Un contributo può, allora, arrivaredalle associazioni di genitori presenti nel nosocomio.Come accade al Bambino Gesù dove da un anno è at-tivo lo sportello delle associazioni di volontariato.

“Ascolta ciò che non ti dico”. Con il cuore. Lo chie-dono i bambini ricoverati in ospedale e i loro genitori amedici e infermieri che incontrano in pediatria. «Non fer-marti alle mie parole – ripetono senza parlare -. Guardaoltre la risonanza magnetica o la flebo che pende dalmio braccio. Leggi i miei occhi, i miei silenzi, i miei gesti.Senti la mia paura, l’ansia di mamma e papà. Sentilecon me, con noi. Con la mente e il cuore insieme». Adascoltare questa richieste silenziose dei bambini e deigenitori che arrivano in ospedale, a interessarsi ancheemotivamente a loro prendendosene cura alla cardiolo-gia del Bambino Gesù di Roma è il counselor. Una figu-ra professionale specializzata nella relazione d’aiuto che,con il progetto “Ascolta ciò che non dico”, l’ospedalepediatrico sta inserendo in altri reparti dopo averne veri-ficata l’efficacia.

Quando la famiglia arriva in ospedale il counselorl’accoglie presentandosi e spiegando cosa possono fareinsieme fino al momento delle dimissioni del figlio. Perrispondere al disagio dei genitori e individuare le loro ri-chieste e i loro bisogni occorre soprattutto ascoltare eosservare, non solo al primo accesso in reparto e nelprimo colloquio, ma con un cammino quotidiano insie-me a loro. Importante avere uno spazio dedicato solo al-

l’ascolto della famiglia e uno per i bambini dove utilizza-re soprattutto il gioco per entrare in relazione con loro.«Il counselor favorisce l’espressione dei pensieri e delleemozioni dei bambini - spiega spiega Carla Fosco, in-fermiera counselor al Bambino Gesù -, suggerendocomportamenti ai genitori, ascoltando come i figli parla-no della malattia, cosa chiedono su di essa, quale è larisposta dei genitori». Un sostegno, dunque, anche allafamiglia: genitori, ma anche fratelli o nonni, dedicandospazio a ciascuno. Sostenendo la famiglia durante gli in-terventi chirurgici o le terapie invasive, per esempio. Uncammino che prosegue dopo le dimissioni. Dai primiparziali risultati si registra un miglioramento della pre-sa in carico attiva e consapevole dei bambini, genito-ri e ragazzi più collaborativi con il personale sanita-rio, una riduzione dei ricoveri dopo le dimissioni.

Ma tutto questo non basta senza la collaborazionedei genitori e al valore aggiunto della genitorialità asso-ciata. Come avviene allo sportello delle associazionidei genitori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù diRoma, dove da un anno, a turno, ogni gruppo è presen-te una volta a settimana per almeno 2-3 ore. «Il ruolodelle associazioni di genitori è completare quello dei no-stri operatori nell’accoglienza delle famiglie dei bambini,punto di partenza dell’assistenza», afferma Lucia Cele-sti dell’ospedale romano. Spesso, infatti, una madreparla con più facilità con un’altra madre, quella dell’as-sociazione, che con un operatore dell’ospedale. «Le as-sociazioni dei genitori – prosegue Celesti – sono il no-stro paracadute per le famiglie quando queste rientranosul territorio, soprattutto se si è fatta una diagnosi diffici-le al figlio: in ospedale infatti incontrano l’associazioneche si occupa di quella patologia».

Al Bambino Gesù di Romaun’accoglienza amica dei bambiniCounseling per l’ascolto e sportello delle associazioni dei genitoricollegato all’ufficio accoglienza. Buone pratiche in tempi difficili

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Emanuele è un bambi-no di 9 anni, nato a Gaeta eresidente sull’isola di Ponza.Da molto tempo la può ve-dere raramente e solo dalontano, dalla riva del marepontino. Affetto da displasiametatropica, vive in una ca-sa, ideata e costruita per luidall’asl di Latina nell’ospe-dale di Fondi: il “nido del-l’Aquila”. La storia di Ema-nuele per il quale un ospe-dale si è trasformato in unacasa ospitale ha vinto il pre-mio “Daniela Sardella” peril miglior progetto italianodi umanizzazione dell’as-sistenza sanitaria in ambito pediatrico, assegnato du-rante la giornata d’apertura del convegno nazionaledel network Ospedali di Andrea. A ricevere una men-zione speciale anche l’Ospedale Fatebenfratelli di Bene-vento per la stesura delle linee guida per la gestione del-la morte di un bambino in terapia intensiva neonatale el’Ospedale Santo Spirito di Roma per il Daddy Care sulcoinvolgimento dei papà in neonatologia. Dieci i finali-sti del concorso. Tra questi la maggior parte buonepratiche sanitarie in pediatria sperimentate negli ulti-mi anni provengono dagli ospedali del Sud.

Latina, il nido dell’Aquila per Emanuele

È un progetto di home in hospital realizzato dall’Asldi Latina, per la presa in carico e la continuità delle curedomiciliari di Emanuele, quando il bambino è stato di-messo dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che loaveva in cura. All’interno dell’ospedale, allora, è statamodificata una stanza per Emanuele ristrutturandolacon arredi e colori simili a quelli della sua casa, creandouna zona filtro per i genitori, organizzando la gestionedegli strumenti e degli infermieri. Non solo. Il lungo pe-riodo trascorso da Emanuele in terapia intensiva avevacompromesso la sua vita di relazione: così si è favoritoanche lo sviluppo dell’affettività e della capacità relazio-nale del ragazzo. E si è sostenuta la famiglia, che tra lealtre difficoltà deve spostarsi dall’isola di Ponza per rag-giungere la terra ferma e poi l’ospedale. Nel nido i geni-tori di Emanuele soggiornano e son affiancati da perso-

nale specializzato. Pur es-sendo una casa in ospeda-le, la responsabilità del pic-colo paziente è del pediatradi famiglia, non degli spe-cialisti nel nosocomio, cheintervengono nel percorsomedico sanitario del bambi-no come consulenti. Ema-nuele per gli operatori medi-co sanitari è un aggiorna-mento continuo. Sono statesperimentate la musicotera-pia, la stimolazione tattile evisiva. Si è riusciti anche afargli fare delle passeggiatesulla riva del mare, da doveEmanuele può vedere la sua

Ponza da lontano. L’obiettivo è poterlo trasferire a For-mia, la città più vicina per i collegamenti con le isolepontine. Ma il sogno, l’obiettivo più grande è riportarlonella sua isola. Intanto, la sua ospedalizzazione a domi-cilio, al di là dei costi di diverse centinaia di migliaia dieuro per l’Asl, ha permesso di migliorare la vita di Ema-nuele con un’umanizzazione delle cure prendendosi cu-ra e umanizzando un ambiente.

Benevento,linee guida per momenti difficili

All’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento ci siè posti la questione della gestione della morte di unbambino in terapia intensiva quella volta che i genitori diuna neonata d’origine immigrata lamentarono di non es-sersi sentiti accompagnati in quel momento drammati-co. Nella preparazione dei medici manca la formazionealla comunicazione e al counselling, pesa il tabù con cuila cultura occidentale respinge la morte infantile, cresceil senso di inadeguatezza. Così, nell’ospedale si sono re-datte e si seguono le linee guida per affrontare lamorte dei neonati in terapia intensiva, dove l’attenzio-ne, l’ascolto, la delicatezza, l’accoglienza è rivolta in pri-mo luogo ai genitori. Si fissano modi per informarli dellaperdita del figlio, sulle cause, si permette loro di starecon il bimbo, prenderlo in braccio, vestirlo, metterlo nel-la culla che gli era stata preparata. Si curano le parole, igesti da usare, dichiarando anche l’importanza in queimomenti del silenzio.

A Latina, Benevento e Romai migliori ospedali a misura di piccoliIl premio “Daniela Sardella” valorizza la buona sanità del Sud, al toptra i dieci finalisti. La storia di Emanuele e del “suo” nido dell’Aquila

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SPECIALE ANDREA 7ONLUS

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Roma, “La nascita di un papà”

È il nome dell’esperienza dell’Ospedale SantoSpirito di Roma con i neopapà. Le ricerche di solito siconcentrano sulla relazione madre-bambino: la parteci-pazione del padre alla nascita del figlio è passiva, il pa-pà non è coinvolto, non ha contatto fisico con il neonatonelle prime ore di vita. Per il padre il bambino è uno sco-nosciuto e questo aumenta per le mamme il rischio delladepressione post partum. Di qui l’ide di un Daddy care,di stimolare cioè il padre alla partecipazione attiva nellacura del figlio, aumentando la sua autostima e la vici-nanza al bambino. La neonatologia dell’ospedale èaperta al papà. Dopo il parto, mentre la madre riceve lecure, invece di staccare il bimbo dalla mamma, è il papàche segue l’infermiera che prepara il piccolo. Ancora. Ilpadre entra in ginecologia e in ostetricia. È lui, poi, cheriporta il bimbo alla mamma.

Così la madre sarà meno oppressa dalla responsa-bilità e si sentirà sostenuta dal papà anche nel rientro acasa: si riducono il baby blue e la depressione post par-tum. Non c’è più una monade, madre-figlio, ma una tria-de, mamma-bambino-papà, che nel bimbo sviluppa unamaggiore socievolezza. Attualmente è in corso un’inda-gine conoscitiva attraverso un questionario per verificareil successo del progetto presso i papà.

Le altre buone pratiche finaliste

Tra le altre buone pratiche finaliste del concorso,“Un reparto senza dolore” con cui la Pediatria del-l’Ospedale Sant’Andrea di Roma riduce stress e ansiadei genitori dei bambini in degenza presso la struttura etranquillizza i pazienti grazie alla clownterpaia degli ope-ratori dell’Associazione Andrea Tudisco Onlus.

La telemedicina per i pazienti con fibrosi cisticadell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, il sostegnopsicopedagogico al personale sociosanitario all’ospe-dale di Cassino.

A Pistoia l’applicazione della carta dei diritti deibambini in ospedale nella presa in carico infermieristicadei pazienti con malattie croniche integrando strutturasanitaria e territorio. La sperimentazione di un consulto-rio per i bambini nati con cardiopatie in alcuni ospedalidel Lazio.

Le iniziative per i genitori in terapia intensiva neo-natale nell’Ospedale di Caserta con opuscoli informati-vi, insegnamento di tecniche tenere in braccio, avvolge-re in un panno il bimbo e della kangaroo terapia ancheai papà e la collaborazione con tutte le figure del repar-to. Il progetto degli Spedali Civili di Brescia che assicu-ra continuità della cura dal nosocomio al territorio ai pa-zienti con bisogni assistenziali complessi.

di Alberto Raponi e Lino Claudio Pantano

Vi è consenso in letteratura scientifica sul-l'aumento preoccupante del mal di schiena tra ibambini, già a partire dall'età della scuola pri-maria, e la sua incidenza cresce con gli annipassati a scuola.

La posizione viziata e fissa, mantenuta mol-te ore al giorno nel banco scolastico e al tavolodi lavoro, ove si fanno i compiti scolastici, o almonitor del computer e gli zaini troppo pesantie caricati male sulle spalle sono le cause prin-cipali di questo disturbo.

Posture scorrette possono anche determi-nare, a lungo andare, vizi di portamento: atteg-giamenti scoliotici (deviazione laterale della co-lonna con differente altezza delle spalle) o iper-cifosi (accentuata convessità verso dietro dellacolonna) o iperlordosi (accentuata convessitàverso avanti).

La prevenzione poggia su tutte le strategieche garantiscono che i nostri figli svolgano le di-verse attività scolastiche con il minore sovracca-rico possibile della colonna vertebrale e degliarti superiori e inferiori. Ricerche recenti dimo-strano come la postura possa essere influenzatanegativamente, non solo dai “vecchi” arredi sco-

lastici (banco e seduta) non regolabili, ma an-che da nuovi arredi realizzati nel rispetto dellanormativa. Tali arredi, regolabili in altezza secon-do una scala non modificabile, hanno effetti ne-gativi sui dati posturali, sebbene di minore entitàrispetto a quelli prodotti dai "vecchi" banchinon regolabili: ne deriva la necessità di disporredi sedute e banchi finemente regolabili nelle di-verse dimensioni, in rapporto alle misure antro-pometriche di ciascun alunno.

È chiaro che due ragazzi della stessa altez-za possono avere uno la coscia lunga e la gam-ba corta e l'altro la coscia corta e la gambalunga. L'arredo scolastico va quindi adattatoad ogni singolo ragazzo e non viceversa. An-che la postazione individuale di studio a casa,dove il ragazzo svolge i compiti o opera al com-puter, deve essere realizzata con gli stessi requisi-ti tecnici.

Il Banco Up, realizzato da Fami di Rosà (Vi),presentato anche nell’ambito del Convegnoscientifico tenutosi in collaborazione con l’Ospe-dale Bambino Gesù, è un’occasione perchél’Age possa promuovere campagne finalizzatea una corretta consapevolezza dell’importanzadi una corretta postura, per il benessere funzio-nale e olistico.

Banco ideale,il parere dei pediatri di Andrea

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STAMPA SPECIALE ANDREA

“Farfallinghe” volano nell’Ospedale dell’InfanziaRegina Margherita di Torino. Farfalle dal potere magi-co: cancellare la paura dai bambini in ospedale. Conun battito d’ali prendono le loro domande, timori sulleterapie mediche ma anche le loro speranze, sogni, de-sideri di evadere dal reparto, le mettono dentro unascatola magica e… incantesimo. Dallo scrigno esconofate e streghe, draghi e mostri. Le siringhe dei dottoridiventano farfallinghe, i guanti degli infermieri galletti.Tutti personaggi di una filastrocca da ripetere comeuna formula magica scacciapaura, abbassa-aggressi-vità e abbatti-solitudine dei bambini ricoverati in ospe-dale. È “La Storia Cancellapaura”, un’attività di labo-ratorio sulla trasformazione del materiale sanitario inmateriale ludico realizzata dal Gruppo Gioco inOspedale di Torino che ha vinto il Premio “Guido eMarcella Caccia”. Promosso dall’Associazione Italia-na Genitori (Age), dal network Gli Ospedali di Andrea edall’Ospedale dei Bambini di Brescia per la promozio-ne della salute e l’integrazione e la cooperazione tra ilmondo della sanità e quello della scuola, il concorso èstato assegnato durante l’XI convegno nazionale degliOspedali di Andrea. A ricevere una menzione specia-le due progetti: “La salute di mano in mano”, la cam-pagna educativa per la corretta igiene delle mani pro-mossa in Lombardia a Campania per studenti e docen-ti delle primarie dalla Società Italiana di Pediatria Pre-ventiva e Sociale (Sipps) in collaborazione con l’Age. Eil progetto “Ho imparato che la solita vita non è poicosì male” realizzato dall’Istituto Tecnico industriale“Castelli” di Brescia e dagli studenti delle superioridella scuola dell’Ospedale dei Bambini di Bresciache hanno incontrato i coetanei dell’Itis per raccontarel’esperienza della loro malattia.

La Storia Cancellapaura

«È un’attività ludica, non un’esperienza di scuolain ospedale – spiega Renata Bronzino del GruppoGioco in Ospedale -. Utilizziamo il gioco come rispostaal bisogno di comunicare, scegliere, fare, creare qual-cosa di unico e di personale. Come una vera terapiaper affrontare con coraggio le diverse situazioni, maper far trovare ai bambini ricoverati in ospedale la giu-sta fantasia per superare le difficoltà». Si è partiti dauna prima raccolta occasionale di oggetti creati in si-tuazioni di gioco e creatività libera con gli strumentiabituali che accompagnano l’esperienza del ricovero

(guanti in lattice, abbassalingua, siringhe), per poi pro-porre una attività guidata di laboratorio di trasforma-zioni degli oggetti sanitari, cercando di vederli in mododiverso. «Tutto ciò che è sconosciuto incute timore ediffidenza – sottolinea Bronzino -.

Si è cercato di chiarire in modo semplice e corret-to quale sia l’utilità dei più comuni strumenti sanitariper renderli meno ostili, attraverso una conoscenzamediata dal gioco del cosa può diventare». Si aprononuove finestre da dove sono entrati personaggi buonio cattivi, storie e filastrocche. Con un po’ di fantasia eun po’ di colla, cartoncino, colori, si sono trasformatesiringhe, guanti, calzari, mascherine. I ragazzi hannoinventato una filastrocca “Cancellapaura”, pubblica-ta in un libro illustrato con i disegni degli stessi piccolipazienti e con una parte dedicata alle idee per trasfor-mare gli oggetti sanitari. Dal progetto, realizzato in col-laborazione con il Comune di Roma, è stato realizzatoun video. Inoltre, per un anno si sono anche sensibiliz-zati i giovani del corso infermieristico pediatrico adedicare tempo per il bambino e con il bambino rico-verato.

Una filastrocca cancella la pauraPremio Caccia, scuola in ospedalePrimo posto per il laboratorio ludico del Regina Margherita di TorinoCosì il materiale sanitario non impressiona più i bambini ricoverati

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Il laboratorio ha fornito una corretta e semplicespiegazione dell’utilità degli strumenti sanitari che ibambini non conoscevano, ha chiarito come gli oggettisono loro alleati e amici che servono per superare lamalattia, recuperare salute, ha insegnato a vedere oltrel’apparenza per scoprire nuove possibilità e dar vita aqualcosa di nuovo e personale, ha liberato fantasie escaricato i vissuti dei pazienti, ha favorito la manualitàrinforzando le capacità dei bambini in ospedale di es-sere soggetti attivi.

Mani pulite con la Sipps

Sempre malato? Hai le mani sporche. Perchéuna corretta igiene delle mani, secondo l’OMS, riducel’incidenza delle malattie respiratorie del 30% e diquelle respiratorie del 40%, diminuendo le assenzeper malattia di studenti e insegnanti. Partendo daqueste considerazioni, la Sipps ha promosso, in col-laborazione con l’AGe, la campagna “La salute dimano in mano” in 150 scuole primarie della Lombar-dia e della Campania, coinvolgendo 1.000 classi,10mila bambini e 1.000 insegnati. Riunioni con i do-centi e pediatri della Sipps sui diversi aspetti dell’igie-ne delle mani a scuola. Una cartellina a classe con unvademecum sull’igiene delle mani per gli insegnati,materiale didattico e ludico per gli alunni, tra cui ilManopoli, gioco sull’igiene delle mani. Un concorsodi disegni per gli studenti, in occasione della Giorna-ta Mondiale per la Pulizia della mani, il 15 ottobrescorso, da cui si è ricavato un libro. Un volume sullacorretta igiene delle mani rivolto ai genitori.

Brescia,gemellaggio con la Scuola d’ospedale

La scuola in ospedale entra nella scuola ordina-ria con il progetto “Ho imparato che la solita vitanon è poi così male”, promosso dall’Ospedale deiBambini di Brescia per gli adolescenti ricoverati nellastruttura e i coetanei dell’Istituto tecnico industriale“Castelli” della stessa città. L’iniziativa è nata dai do-centi della scuola del nosocomio per trasmettere airagazzi sani gli insegnamenti che si ricevono dal rap-porto con i giovani malati e per aiutarli a condivideretempo e amicizia con loro e sensibilizzarli alla dona-zione del sangue e del midollo osseo.

La prima conoscenza tra i due gruppi di ragazziè avvenuto attraverso un gruppo chiuso su Facebo-ok. Sono stati i giovani pazienti a scegliere il titolo delprogetto. Poi, si sono incontrati con i coetanei saniper dare una testimonianza della propria esperienzadi vita con la malattia: chi voleva è intervenuto par-lando di persona, altri hanno scritto i propri pensieriaffidandoli alla lettura di un amico, altri ancora si so-no espressi con le note e le parole di una canzone fa-mosa scelta per raccontarsi agli studenti dell’Itis. Unvideo raccoglie l’interno progetto.

«L’amicizia con una ragazza – racconta Giorgio –mi ha salvato la vita come la terapia». Immagini, paro-le, musica, storie parlano di una forza interiore trovatadentro di sé, di una malattia affrontata in modo positi-vo, di solidarietà e aiuti che arrivano da dove menote l’aspetti, di precarietà della vita e di amore che vin-ce su tutto.

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Tutelare i figli dall’aggressione talora violentadei media. Ma soprattutto promuovere un’educazio-ne ai media e con i media, che include la necessitàdi avere a disposizione mezzi di qualità.

A questo tema è stata dedicata il 3 dicembre aRoma una sessione speciale del Consiglio direttivonazionale. Da tempo l’Age è attenta alla tematica,per le ricadute concrete nell’educazione dei nostri fi-gli di TV, internet e social network.

A ogni livello l’associazione promuove forma-zione, sensibilizzazione, non mancando di parteci-pare ai luoghi istituzionali nei quali si può far giunge-re la voce dei genitori.

Incontrandoli rileviamo molte domande e paure.Non solo noi genitori, ultimamente, siamo allarmati.Anche pediatri, neuropsichiatri, educatori stanno ri-levando significative trasformazioni del modo di co-municare dei ragazzi, della loro attenzione, del lorolivello di conoscenza e approfondimento del linguag-gio, delle informazioni.

Ormai un italiano su due utilizza internet, in unamedia ancora inferiore a molti paesi del mondo. Sen-za negare le opportunità che i media hanno offerto eoffrono (un tempo la Tv per l’alfabetizzazione e lacreazione di una “cittadinanza; oggi internet per l’ac-cesso “democratico” alle informazioni e al sapere),non dobbiamo tacere anche i rischi. Non siamo anco-ra giunti, in Italia, ai 2 milioni di adolescenti e giovanigiapponesi che vivono rinchiusi nella propria stanzasolo connessi alla rete, rifiutando ogni rapporto realecon il mondo, ma, da genitori, dobbiamo porci la do-manda: «Come creare buoni navigatori in rete?»; «Co-me creare buoni spettatori di cinema e Tv?».

Miela Fagiolo ha introdotto il dibattito, nel qua-le sono intervenuti, oltre a molti consiglieri nazionaliAge, anche Andrea Melodia, presidente nazionaledell’Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi), e alcunirappresentanti dei genitori che partecipano allaCommissione di revisione cinematografica. Oltre allaconoscenza del fenomeno, si è detto, dobbiamo in-terrogarci dal punto di vista educativo: si dice abi-

tualmente che i ragazzi, “nativi digitali” conosconointernet meglio di noi e ci insegnano. Ciò significa,per i genitori, abdicare al ruolo di educatori? Perchénon chiederci, piuttosto, le ragioni che conduconomolti ragazzi a riversare in rete le loro emozioni, leloro domande e problematiche?

Dell’ampio dibattito seguito, ecco una sintesischematica, per punti.• Il tema dei media e dei minori non può interessare

solo i genitori. Coinvolge la scuola, la salute, losport, i percorsi di cittadinanza. Perciò dobbiamotrovare “alleati”, mettendoci in gioco in modo par-ticolare come genitori associati nelle nostre comu-nità locali.

• Di fronte ai media dobbiamo correre il “rischioeducativo”: ciò significa non solo divieti, ma for-mazione (per noi prima di tutto), condivisione, “na-vigare insieme”. Alcune nostre associazioni hannopromosso corsi di informatica per nonni e genitori.In altre sta tornando l’interesse per il cineforum.

• Il tema dei media (vecchi e nuovi) deve essere unacostante dei percorsi di formazione offerti ai geni-tori. Sarebbe interessante persino, come associa-zione, rivolgersi ai giovani che si preparano al ma-trimonio: quale “posto” occuperanno Tv e compu-ter nella loro casa? E nella camera dei figli?

• I ragazzi immettono nella rete anche contenuti in-teressanti, sono essi stessi produttori. È un datointeressante, che rivela la loro criticità di fronte alleproposte circolanti. Nostro compito, come genitorie associazioni, è quello di stimolare produzioni diqualità, di spingere sui media perché promuovanoil gusto del bello, programmi buoni (che, anche perle leggi commerciali, cacceranno quelli pessimi).

• Evidentemente il compito di segnalazione e de-nuncia non viene meno: ogni genitore può inviare,circa la Tv, il modulo di denuncia al Comitato Me-dia e Minori, per esempio. L’Age, da parte sua,manterrà alta l’attenzione, ora, di fronte al nuovoministro dei Beni culturali e al neodesignato Ga-rante nazionale per i Minori.

Mass media,oltre la paura

Il consiglio nazionale dell’Age ha analizzato i rischi e le opportunità di Tv,cinema, internet. Serve tutela, non censura. E soprattutto educazione

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Il presidente nazionale dell’Unione stampacattolica italiana (Ucsi) Andrea Melodia è inter-venuto al Consiglio nazionale Age dedicato altema dei media e dei minori. Molto ampia lasua riflessione, ponendosi da genitore, oltre cheda giornalista che ha prestato anche molti annidi servizio in Rai. I genitori, ha detto Melodia, nonpossono rinunciare ad acquisire una competen-za nei media, che non si limita allo “smanetta-mento” sulla tastiera di un pc, ma che deve con-durre a capire le logiche della comunicazione esoprattutto dei nuovi media.

Oltre a una competenza, non deve manca-re mai l’attenzione educativa, che chiede di co-noscere bene i nostri figli: il problema non è la-sciarli soli davanti al computer, ma è sapere co-sa cercano, e perché. Se i nostri figli sono edu-cati ad avere una capacità critica, se cercanorisposte nell’incontro reale con amici e genitori,non sarà un problema la loro navigazione in in-ternet.

Circa i media, e la Tv in particolare, invece,Melodia si è soffermato sul dovere di promuove-re una televisione di qualità. La responsabilitàdei giornalisti è grande, ma non scordiamo chespesso “dietro” una trasmissione vi sono gli auto-ri, coloro che scrivono i testi, cercano notizie, or-ganizzano le storie che sono presentate. Nei te-

legiornali, sempre più frequentemente oggettodi critica, il problema etico sta nella proposta dinotizie falsate, che sono tali non perché non ve-ritiere, ma perché si attribuisce loro una rilevan-za ben più ampia di quella che effettivamentehanno: chi conosce le dinamiche della comuni-cazione sa bene che il vero potere è quello chepuò scegliere, fra mille notizie (tutte vere) qualipresentare al pubblico. Solo tali notizie sarannoconosciute, e diverranno una (fra le tante) pre-sentazione della realtà: perciò possiamo direche la realtà è diversa dalle notizie che vengo-no presentate. A tutto ciò si deve aggiungere ilruolo della “proprietà” del mezzo, sia essa pub-blica o privata, e in tutto ciò un ruolo determi-nante svolge la politica, che seleziona chi gesti-sce le notizie.

Andrea Melodia, infine, ha posto una que-stione assai rilevante, relativa al servizio pubbli-co: in Europa permane, e Francia e Germanial’hanno persino rafforzato. In Italia è evidente, in-vece, la deriva del servizio pubblico, che inducealcuni a ipotizzare forme di astensione dal pa-gamento del canone, altri a proporre una priva-tizzazione. È necessario, in Italia, un servizio pub-blico unitario, superando la vecchia lottizzazioneper reti, secondo le ideologie, suddividendo,piuttosto, per competenze e specializzazioni.

Circa i minori, l’avere dedicato a essi alcunicanali tematici, ha semmai complicato le cose,poiché i canali generalisti hanno peggiorato laloro qualità, non considerando che i piccoli co-munque non sono relegati solo in pochi canalispecifici.

Melodia (Ucsi):una Tv di qualità

| Da sinistra, Andrea Melodia, Miela Fagiolo D’Attilia e Gabriele Rossi

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Un tempo, per screditarla, si parlava dicensura; oggi si parla più correttamente di tu-tela. E proprio a tutelare i minori serve laCommissione di revisione cinematografica in-sediata presso la Direzione cinema del mini-stero dei Beni culturali, uno strumento che èstato al centro della riunione del Consiglio na-zionale Age di inizio dicembre, a cui sono statiinvitati anche i genitori che ci rappresentano.Tra loro Michela Lazzè, Giuseppe Pecoraroe Lucia Rossi. Un ruolo controverso, quellodella commissione, che spesso suscita rea-zioni come questa.

«Un altro film da non vedere. La Com-missione di revisione cinematografica ha vi-sionato Paranormal Activity 3 e ha stabilitoche il film sia “per tutti” (4 favorevoli e 3 con-trari). I genitori avevano chiesto il divieto aiminori di 18 anni. Il film, che differentementedalle due pellicole precedenti della stessa serie, ha perprotagoniste anche due bambine di 8-10 anni, ha unimpatto di ansia e paura molto più forte rispetto aquelli precedenti dello stesso genere. È spudorata-mente satanico, con chiari riferimenti alla simbolo-gia satanica, è ansiogeno e stressante. I genitorihanno fatto verbalizzare “...Il film sia da vietare ai mino-ri di anni 18 per evidenti elementi di angoscia ed agi-tazione per un pubblico di adolescenti, sottolineandonella storia e nei simboli elementi satanici pericolosi”.“La presenza di bambini direttamente coinvolti induce ilminore all’immedesimazione; la figura apparentementepositiva e rassicurante della nonna è in realtà direttaemanazione della “figura” demoniaca; le uniche perso-ne realmente protettive, i genitori, vengono entrambeuccise violentemente; la problematica demonologicasuscita forte interesse e curiosità negli adolescentiche possono essere indotti ad affrontarla in modo ina-deguato”. Ancora una volta nella valutazione prevalel’occhio adulto, ma soprattutto l’interesse economico,mettendo a rischio i nostri figli. E poi si grida all’emer-genza educativa, si organizzano convegni, si incolpanole famiglie di non sapere educare».

È l’appello, uno dei tanti, che giunge dai genitoridopo una riunione della Commissione di revisione ci-nematografica. Cerchiamo di capire meglio cos’è e co-me funziona. L’attuale composizione delle otto sezionidella Commissione di revisione cinematografica relati-ve alle “opere a soggetto e film prodotti per la televi-

sione”, è voluta dalla legge 30 maggio 1995, n. 203.Tale legge ha modificato la precedente disciplina (del1962) introducendo, nella composizione della Commis-sione, quattro rappresentanti delle maggiori associa-zioni di genitori (Age, Agesc, Cgd). Tale composizionevenne ulteriormente modificata dal n. 3 dell’8 gennaio1998 per lo snellimento degli organi collegiali ammini-strativi, trasformando l’impianto originale di ogni Se-zione come segue: un docente di materie giuridiche,come presidente; un docente di psicologia dell’etàevolutiva o di pedagogia; due esperti di cultura cine-matografica scelti tra critici, studiosi e autori; due rap-presentanti delle categorie di settore (produttori, distri-butori ed esercenti); due genitori designati dalle asso-ciazioni più rappresentative; si aggiunse un rappresen-tante delle associazioni per la protezione degli animali,ma “per il solo esame delle produzioni che utilizzino inqualunque modo gli animali”. È evidente la sproporzio-ne delle diverse componenti, e i nostri rappresentantici riferiscono che, sovente, scene totalmente inadatteai minori sono liquidate con frasi come «In Tv si vededi peggio», oppure «I bambini devono abituarsi anchealla violenza».

Il tema della tutela, lo ribadiamo, non è da con-fondere con quello della censura, né è da ascrivere auna battaglia ideologica e difensiva, come se i figli fos-sero da chiudere in un mondo avulso dalla contempo-raneità, dalle opportunità che il mondo dei media offre.Ci collochiamo, piuttosto, nella laicissima prospettiva

Cinema e minori,la tutela non è censuraNella Commissione di revisione cinematografica presso il ministerosono rappresentati anche i genitori Age. E i problemi non mancano

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del diritto dei minori, come sancito dall’articolo 17 del-la Convenzione internazionale del 1989: «Gli Stati partiriconoscono l’importanza della funzione esercitata daimass media e vigilano affinché il fanciullo possa acce-dere a una informazione e a materiali provenienti dafonti nazionali e internazionali varie, soprattutto se fina-lizzati a promuovere il suo benessere sociale, spiritualee morale nonché la sua salute fisica e mentale. A tal fi-ne, gli Stati parti … incoraggiano i mass media a divul-gare informazioni e materiali che hanno una utilità so-ciale e culturale per il fanciullo … favoriscono l’elabo-razione di principi direttivi appropriati destinati aproteggere il fanciullo dalle informazioni e dai ma-teriali che nuocciono al suo benessere in considera-zione delle disposizioni degli artt. 13 e 18» (libertà diespressione, ma diritto/dovere dei genitori nell’educa-re, ricevendo adeguati supporti).

Ribadendo il diritto-dovere delle famiglie di es-sere protagoniste dell’educazione dei figli, molti sen-tono che è dunque arrivato il momento di rimetteremano alla legislazione. Siamo consapevoli che l’as-segnazione o meno di un divieto a un opera cine-matografica è essenziale per la resa economicadel prodotto, soprattutto per quanto riguarda il tra-scinamento di pubblicità. Per questo il lavoro dellaCommissione di revisione cinematografica presso laDirezione cinema del ministero dei Beni culturali, èstato e resta un punto caldo per la divulgazione di unfilm. Si consideri, inoltre, che i prodotti direttamentepredisposti per la Tv non sono verificati dalla Com-missione di revisione cinematografica: è il caso dellefiction, oppure dei telegiornali. E sulle une, come su-gli altri, giungono spesso all’AGe, e al Comitato Me-

dia e Minori, numerose segnalazioni di palesi aggres-sioni all’equilibrio dei nostri figli.

In attesa di riforme, difficilmente praticabili nelprecario equilibrio politico attuale, è necessario chie-dere, con forza, che la norma in vigore sia integralmen-te rispettata: per citare solo alcuni esempi possiamodire che ci viene negata la trasparenza sulle norme at-tuali, la possibilità di verbalizzare ciò che avviene real-mente oppure che ci fanno vedere i film in moviola oche ci sostituiscono in caso di nostro impedimento an-che con membri di diversa componente. E, soprattut-to, è necessario attivare una campagna mediatica che,nel dare per un verso visibilità pubblica all’attività delleassociazioni impegnate nella tutela dei minori (pubbli-cazione dei giudizi espressi dai genitori), per un altropotrebbero mettere a disagio la componente politica difronte alla collettività, costringendola a prendere unaposizione svincolata dai dirigenti dei ministeri che, nel-l’incertezza normativa e politica, finora sono riusciti atenere in piedi un sistema basato su leggi obsolete eche si presta a tutelare gli interessi economici degli im-prenditori del cinema e della televisione piuttosto che idiritti del minore.

Il Consiglio nazionale dell’AGe ha espresso chia-ramente una posizione: vorremmo che i genitori nonsiano percepiti alla stregua di altri portatori di interessi,sia pure legittimi. La nostra presenza tutela e promuo-ve i cittadini e il Paese, non siamo “controparte” diproduttori ed esperti di cinematografia (come non losiamo nella scuola). Proviamo ad affrontare l’emergen-za educativa lavorando sulle cause. Possiamo, insie-me, ricordare che, oltre alla tutela, è necessario pro-muovere il bello, il buono e il vero, anche nei media.

di Gabriele Rossi

Il cinema può essere uno strumento educati-vo e ci sono piccole esperienze che possono farescuola. A Reggio Emilia, in particolare, se ne se-gnalano due. La prima risale allo scorso 11 no-vembre, presso il Centro Giovanni XXIII: per inizia-tiva di AGe e Uciim Vanna Iori, docente di Peda-gogia generale presso l’Università Cattolica di Mi-lano, sede di Piacenza, e i suoi collaboratori Elisa-betta Musi e Fabio Gianotti hanno presentato illibro “Guardiamoci in un film. Scene di famigliaper educare alla vita emotiva”. Obiettivo del li-bro, edito da Franco Angeli, è quello di accompa-gnare insegnanti, genitori, educatori, dirigentiscolastici, formatori e animatori di cineforum adun utilizzo del film per una “visione riflessiva”, affin-ché possano guidare i ragazzi a scoprire e colti-vare l’intelligenza emotiva. L’utilizzo del cinema

nei contesti educativi e formativi è un’acquisizio-ne consolidata e diffusa. Il linguaggio filmico saemozionare, commuovere, stupire: ogni trama èun intreccio di sentimento ed emozioni che si ri-velano e ci rivelano a noi stessi. Le sequenze deifotogrammi proiettano sulle schermo la nostra vi-ta emotiva permettendo così di rispecchiarci maanche di individuare modelli, comportamenti evisioni del mondo. Nel vasto panorama filmicosulla famiglia, questi libro privilegia lo sguardosull’educazione emotiva.

L’altra iniziativa dell‘Age reggiana risale amaggio quando, Age, Uciim e Aimc hanno aderi-to a “Il tempo delle scelte. La sfida educativa”che consisteva nella proiezione di tre film: In unmondo migliore, American Life e Essere e Avere.Promossa in Italia dal Progetto culturale della Ceie da Acec in 51 sale della comunità, l’iniziativaera rivolta ai genitori e ai docenti. I film sono statiintrodotti da Alessandra Augelli e Elisabetta Mu-si, che poi hanno guidato un vivace e stimolantedibattito. Un interessante laboratorio che ha per-messo di utilizzare idonei film per affrontare tragenitori e insegnanti particolari tematiche edu-cative.

Reggio EmiliaUn libro e tre film

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Più risorse e sicurezzanell’edilizia scolasticaPiù risorse e sicurezzanell’edilizia scolastica

di Emanuela Micucci

Caccia a nuovi fondi per l’edilizia scolastica intempi di austerity. Il ministro dell’istruzione France-sco Profumo sta lavorando per aumentare i finanzia-menti destinati alla messa in sicurezza delle scuole,nonostante i pochi margini di incremento. “AgeStampa” ha intervistato il responsabile dell’ediliziascolastica e della sicurezza delle scuole al ministerodell’istruzione, Mario Di Costanzo, per fare il puntosui fondi stanziati e su quelli disponibili, sugli inter-venti effettuati nelle scuole.

L’urgenza, sottolinea Profumo, è«spendere bene le risorse che già so-no a disposizione» e «pubblicare sulsito internet del ministero tutte le in-formazioni e i dati scolastici». Com-presi quelli dell’Anagrafe nazionalesull’edilizia scolastica, come chiedeanche l’Age. Perché senza una map-patura completa e aggiornata dellostato degli edifici scolastici è impossi-bile passare dall’emergenza a una ve-ra programmazione degli interventi.

Attesa dal 1996, quando fu istituita dalla legge n.23, “l’Anagrafe non costituisce un semplice censimen-to – spiega Di Costanzo -, ma uno strumento vitale edinamico e va continuamente aggiornato da parte de-gli enti territoriali con nuove informazioni».

A essere competente sull’edilizia scolastica, pre-cisa, non è il ministero, che dà le linee di indirizzo, magli enti locali proprietari degli edifici scolastici: i comu-ni dall’asilo alle medie inferiori, le provincie per le su-periori. «Tuttavia, invitiamo i dirigenti scolastici a se-gnalarci situazioni pericolose così da intervenire». Glienti locali in questi anni avrebbero dovuto inviare al-l’Anagrafe i dati degli istituti. «Le rilevazioni - precisaDi Costanzo - sono state difficili sia per la loro obietti-va complessità sia per alcune resistenze degli enti ter-ritoriali».

Così, per agevolare l’invio delle informazioni il mi-nistero ha fatto nei mesi scorsi una rilevazione onlinetra i dirigenti scolastici, che ha permesso «un primoaggiornamento di alcuni dati facilmente acquisibili e dipiù immediata comunicabilità». A questi vanno ag-giunti quelli forniti dalle 446 squadre di tecnici chestanno terminando i sopralluoghi nelle 43mila scuoleitaliane per verificare la presenza di eventuali rischinon strutturali negli edifici (intonaci, controsoffittature,

finestre, ecc). Previsto dall’intesa interistituzionale del

28 gennaio 2008 voluta da Mariastella Gelmi-ni all’indomani del crollo nel liceo Darwin diRivoli, «il monitoraggio è arrivato al 95% deisopralluoghi per identificare le priorità su cuiintervenire».

Già a settembre con 358milioni e 422mi-la euro si stavano mettendo in sicurezza lestrutture più pericolose, erano state firmate1.588 convenzioni su 1.706 progetti approvatie finanziati, 1.135 erano i decreti di impegno.Mentre 474 erano le convenzioni notificate, dicui 31 per scuole con i lavori già finiti e i pa-gamenti in atto e 500 istituti per gli istituti coni lavori in corso. «A questo primo piano stra-ordinario il ministero delle Infrastrutture sta fa-cendo seguire un secondo piano interamentededicato al Sud di 398milioni 871 mila europer 1.972 interventi previsti nel 2012». Oltre

Il punto sui fondi stanziati. L’Anagrafe nazionale in dirittura d’arrivo.Intervista a Mario Di Costanzo, dirigente del Ministero dell’Istruzione

| MarioDi Costanzo

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di Emanuela Micucci

Non solo intonaci che cadono, aule fatiscenti,acqua dal soffitto, mancanza di agibilità. A mi-nacciare la stabilità degli edifici scolastici sonoanche terremoti, frane e alluvioni. Il 46% dellescuole italiane, infatti, sorge su aree a elevato ri-schio di terremoti: 20.865 edifici, 28 milioni dimetri quadrati, frequentati da quasi 4,5 milionidi persone, tra studenti e addetti. A disegnare lacarta geografica del rischio sismico e idrogeo-logico per scuole e ospedali è un studio del2009 del Cresme, il Centro di ricerche economi-che del settore costruzioni. E sono circa 3.458 gliedifici scolastici esposti a frane e alluvioni. Oltre5 milioni di metri quadrati e circa 100 mila ad-detti. Napoli è la provincia con più unità a ri-schio sisma (89%) e frane e alluvioni (361 scuo-le). Seguita, per il pericolo terremoti, da Cosen-za e Catania, per il rischio idrogeologico da Tori-no e Roma. C'è poi la conservazione delle strutture scolasti-che. Il 60% del patrimonio edilizio, infatti, è co-struito prima del 1971, quando la normativa an-tisismica (legge n.64/1974) non era in vigore.«Sono informazioni disponibili nei dati di Istat,Protezione Civile e ministero dell'Ambiente, manessuno prima le aveva mai incrociate», spiegaLorenzo Bellicini, direttore del Cresme. Fu inve-ce l’allora capo della Protezione Civile GuidoBertolaso, intervenendo alla Camera per l’infor-mativa sul crollo al Darwin di Rivoli, a quantifica-re i fondi necessari per la messa in sicurezzadelle scuole: circa 14 miliardi di euro.

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745milioni, dunque, che provengono da un miliardo dieuro di fondi Fas destinati dal Cipe nel marzo 2009 al-l’edilizia scolastica. Di questo miliardo, circa 226milio-ni sono già stati dedicati dalla Gelmini alla ricostruzio-ne delle scuole danneggiate dal sisma in Abruzzo ecirca 8milioni alla scuola europea di Parma. Mentre«una risoluzione della Camera del 2 agosto scorso hastanziato 114milioni 300mila per altre 1.000 scuole, icui tempi operativi e modalità saranno stabiliti da unapposito decreto del Ministero delle infrastrutture».

Si arriverà così a mettere in sicurezza 5.000 edifi-ci scolastici in due anni. Quest’ultimi finanziamentirientrano nel piano di 300milioni di euro previsto dallaFinanziaria 2010 per gli interventi di messa in sicurez-za e adeguamento antisismico delle scuole. Per gliedifici scolastici in zone sismiche esiste dal 2002 unapposito piano strategico, oltre ad altri fondi annuali(vedi box a fianco). «Finanziamenti stabili verrannodalla norma del DL 137/2008, voluta dal ministro Gel-mini, che prevede il 5% di tutte le risorse impegnatenelle infrastrutture strategiche del Paese ogni annoandrà all’edilizia scolastica», sottolinea Di Costanzo. Èinvece al ministero dell’Economia lo schema di prov-vedimento per l’assegnazione di circa 740 milioni nonutilizzati dal 2006 e giacenti presso la Cassa depositie prestiti. «Scaduta, non è stata riproposta la normasperimentale triennale contenuta nella Finanziaria2007 sui fondi Inail per la messa in sicurezza e l’elimi-nazione delle barriere architettoniche nelle scuole se-condarie»: sono stati identificati 100milioni per gli entilocali per 579 interventi. Infine, ci sono i piani triennalidi edilizia scolastica, articolati in singoli piani annualiper la messa in sicurezza e a norma delle scuole, as-segnati alle Regioni e da queste a Comuni e Provincie.Dal primo piano annuale del 1996 all’ultimo del 2009si sono stanziati circa 3mila miliardi di lire e oltre unmiliardo e 260 mila euro. «Per il 2010 e il 2011 non so-no state previste risorse – illustra Di Costanzo -. Per-ché si è ricorsi al miliardo di fondi Fas».

Eppure, ci sono scuole che cascano a pezzi. «C’èun rimpallo di responsabilità. - commenta Di Costanzo-. E gli enti locali devono dare delle risposte. Occorro-no finanziamenti stabili, tempi certi d’intervento e unsistema trasparente di assegnazione, come prevedevala legge quadro sull’edilizia scolastica, la legge Masini,che non è più stata finanziata».

Per la manutenzione ordinaria degli edifici, inve-ce, potrebbero avere un ruolo i dirigenti scolastici,come propone l’Age. “La legge Masini prevede chel’ente locale assegni proprio a loro delle piccole som-me per la manutenzione ordinaria – spiega Di Costan-zo -. Tra queste rientrano anche quelle per la cartaigienica. E che deleghi loro anche la gara d’appalto.Ma la competenza giuridica deve restare dell’ente».Sfatato l’allarme amianto nelle scuole: «Il numero di2.800 edifici con l’amianto apparsa sulla stampa èsbagliato: non riguarda istituti, ma le segnalazioni fat-te agli enti locali per verificare la presenza di strutturein amianto».

La mappadelle scuole a rischio

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SPECIALE SCUOLASTAMPA

di Eleonora Mosti

Hanno risposto quasi mille insegnanti alle do-mande che l’Associazione italiana maestri cattolici(Aimc) ha rivolto a docenti e dirigenti scolastici, soci enon soci dell’Associazione, sul tema della valutazio-ne. I risultati sono stati presentati il 19 e 20 novembre2011 a Roma nel convegno nazionale Aimc “La valu-tazione possibile”, a cui hanno partecipato DinoCristanini, direttore generale Invalsi, Angelo Paletta,Università degli Studi di Bologna, Gaetano Domeni-ci, Università degli Studi Roma Tre. Un appuntamentoche si è concluso con una tavola rotonda, che ha riv-elato l’intreccio comunicativo tra il mondo della scuo-la e gli altri “mondi” con i diversi interlocutori stimolatidagli interrogativi posti da Italo Bassotto. Ognuno diloro ha analizzato gli aspetti problematici della valu-tazione secondo il proprio punto di vista: sindacale,con l’intervento di Francesco Scrima, segretarionazionale di Cisl Scuola; politico con le argomen-tazioni delle parlamentari Maria Luisa Santolini ePaola Binetti; della famiglia, con le parole del presi-dente nazionale Age Davide Guarneri; e, infine, dellacomunicazione, con l’intervento del presidente delCopercom Domenico Delle Foglie.

La rilevazione, intitolata, “Valutazione dell’inse-gnamento e qualità della scuola”, aveva come ogget-

to la complessa operazione del valutare la qualità del-la proposta formativa delle scuole dell’autonomia edella professionalità di docenti e dirigenti. Un’opera-zione che richiede un’ampia riflessione fra tutti i sog-getti coinvolti per interrogarsi non solo sul perché, maanche sul cosa, sul come, sul chi valuta.

Dal questionario emergono molti dati interessan-ti. Nella prima sezione del questionario Valutare per-ché? è stata richiesta un’opinione in ordine alle prin-cipali posizioni correnti sulla valutazione dell’insegna-mento e alle possibili ricadute degli esiti di tale attivi-tà sullo sviluppo professionale dei docenti.

La prevalenza delle risposte pervenute indicache: la valutazione dell’insegnamento è utile perchécontribuisce al miglioramento della qualità dell’offertaformativa delle singole realtà scolastiche in cui essioperano; i docenti hanno diritto a uno sviluppo di car-riera che non dipenda solo dall’anzianità, ma ancheda una valutazione periodica della loro attività di inse-gnamento; la valutazione dell’insegnamento contri-buisce a migliorare la professionalità del docente enon contribuisce a sanzionare le sue incompetenze.

Nella seconda sezione, Valutare che cosa?, so-no state esaminate le differenti componenti dell’attivi-tà di insegnamento che possono essere oggetto divalutazione e il rapporto tra qualità dell’insegnamentoe qualità dell’offerta formativa di una istituzione sco-

lastica. Possono essere oggetto di valuta-zione le attività d’insegnamento, la compe-tenza didattica, la relazione educativa, lacura della propria formazione professiona-le, la conoscenza disciplinare. Di certo laprofessionalità degli insegnanti determinain maniera significativa la qualità dellascuola a condizione che si esprima attra-verso la diffusione di buone pratiche

Ma come valutare? La valutazionepuò avvenire attraverso differenti modalità,sia interne alla scuola stessa, che esterne.Da non scartare, dicono gli insegnanti, lamodalità dell’autovalutazione

Infine nella quarta sezione Chi valu-ta? sono stati analizzati i requisiti che do-vrebbero possedere gli enti e/o i soggettipreposti alla valutazione dell’insegnamentoe il “peso decisionale” di ciascuno di essinell’apprezzamento della qualità del lavorodell’insegnante. Le persone e/o le istituzio-

La valutazione degli insegnantidiventa una missione possibileUna ricerca e un convegno Aimc dimostrano la piena disponibilitàdei docenti a farsi valutare e a favorire l’alleanza scuola-famiglia

| Il saluto iniziale dell’on. Luisa Santolini, della Settima Commissionedella Camera dei Deputati

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ni preposte alla valutazione dell’insegnamento devo-no possedere specifici requisiti, conoscendo gliaspetti più rilevanti della professione docente, pre-stando attenzione agli aspetti relazionali ed emotivi econdividendo le finalità educative della scuola.

A diversi può essere attribuito un differente “pe-so decisionale” nell’apprezzamento della qualità dellavoro dei docenti, coinvolgendo l’intera comunitàscolastica: il Dirigente Scolastico, un Comitato di va-lutazione, lo staff presidenza, i genitori, i rappresen-tanti dei genitori.

Come associazione professionale, l’Aimc avevacome principale obiettivo della ricerca la messa afuoco del “sentire” dei professionisti di scuola sullavalutazione dell’insegnamento per cogliere gli aspettiritenuti più rispondenti ai processi di auto ed etero-

valutazione e gli indicatori di qualità più idonei a evi-denziare il rapporto tra proposta formativa ed esiti, alfine di far giungere la “voce” della scuola ai decisoripolitici e alla società civile.

Un altro esito del convegno, emerso nella Tavolarotonda finale, che è andata ben oltre il tema dellavalutazione: la ferma volontà espressa dall’Aimc, daigenitori e dal sindacato di avviare un lavoro comunedi confronto e di dialogo, anche per rilanciare, nell’at-tuale contingenza politica, l’importanza e urgenza dipolitiche scolastiche ed educative a sostegno dellaqualità della scuola e dell’alleanza tra scuola e fami-glia.

* Segretario nazionale Aimc

Nel Governo Monti sono stati scelti come mini-stro dell’Istruzione, Università e Ricerca il professorFrancesco Profumo e come sottosegretari la profes-soressa Elena Ugolini e il dottor Marco Rossi Doria: aloro giungano i più sinceri auguri da parte dell’As-sociazione italiana genitori, per un lavoro che auspi-chiamo proficuo e supportato dal consenso parla-mentare, in una fase difficile per il Paese e per lascuola. L’Age, secondo la sua tradizione intessuta divalori e di convinto servizio ai genitori e ai figli, saràa fianco di chi opera per la scuola e per l’educazio-ne, critica se serve, ma sempre propositiva.

L’Age ha già avuto la possibilità di incontrare ilministro, in una riunione del Forum nazionale delleassociazioni dei genitori della scuola (Fonags), cheraggruppa le realtà maggiormente rappresentative.Sull’incontro abbiamo pubblicato nel nostro sito il

comunicato stampa con la foto ufficiale. Esprimen-do soddisfazione per l’incontro, avvenuto il 23 no-vembre a pochissimi giorni dalla nomina del mini-stro, il presidente Age ha evidenziato che le associa-zioni dei genitori esprimono un valore aggiunto allapartecipazione, fatto di legami sociali, di esperienzae di competenza. Ora si tratta di sostenere, insiemeal ministero, l’intera scuola, senza delegittimare, sen-za cercare sempre “colpevoli” fra gli insegnanti o igenitori. A parere dell’Age, fra le urgenze della scuo-la, la necessità di ridisegnare e distribuire diversa-mente i tagli e gli investimenti, insieme alla celereconclusione dei concorsi per dirigenti, in presenzadi circa il 50% di scuole, in alcune aree del Paese,con dirigente reggente.

Auspicati passi avanti nella definizione di un si-stema di valutazione dell’insegnamento e nella tra-sparenza e “rendicontazione” ai genitori - cittadini,nonché azioni del ministero che valorizzino l’autono-mia delle scuole, e quindi, conseguentemente, lapartecipazione dei genitori. Una corretta proceduradi stesura dei Pof e dei patti di corresponsabilitàeducativa sono condizioni per la promozione dellapartecipazione dei genitori.

Gli auguri dell’Ageal nuovo ministro

| Nella foto di gruppo con il neoministro, da sinistra in prima fila Gianni Nicolì (Age), Maria Rita Munizzi (Moige), il ministroFrancesco Profumo, Davide Guarneri (Age), Maria Grazia Colombo (Agesc). In seconda fila, sempre da sinistra, AngelaNava (Cgd) e Claudio Marcellino (Faes), insieme ad altri genitori e funzionari Miur.

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di Gianni Nicolì *

L’Italia è un Paese che non ama la valutazione. Neha paura. La associa al controllo fiscale dove, se ci sitrova in difetto, si prendono multe. Così anche nellascuola, rovesciando il principio e soprattutto negli ultimitempi, si è considerata ogni forma di verifica in vista diuna logica premiale. L’idea di incentivare i migliori non ècertamente sbagliata, tantomeno il riconoscimento delleeccellenze così come l’individuazione e lo scambio dellebuone pratiche, ma il senso della valutazione è diverso.

Questa è direttamente connessa all’incrementodella qualità di qualsiasi sistema, alla definizione deglistandard, alla certificazione di questi quando vengonoriconosciuti. L’esperienza maturata dalla nostra associa-zione, per l’insieme dei contatti quotidiani di ogni tipocon le realtà scolastiche italiane e le ricerche specifichenel campo, danno la visione di un sistema scolastico ita-liano a macchia di leopardo. Se il sud della nazione nonsempre piange, il nord non sempre ride. Le visite direttealle associazioni, le mail e le telefonate di tanti genitoriche, disperati, chiedono consulenza, i report dei nostriresponsabili regionali, i vari convegni e studi a cui si par-tecipa ci hanno dato in questi anni una visione abba-stanza obiettiva dei problemi più ricorrenti, più urgenti epiù gravi.

Vi sono problemi strutturali connessi all’ediliziascolastica e alla consistenza della strumentazione didat-tica, vi è, in particolare in alcune regioni, la mancanzadel rispetto della legalità, sono diffusissime le difficoltàdi serena e proficua relazione tra le componenti scolasti-che, c’è una sorta di anarchia didattica dovuta anche airepentini cambiamenti istituzionali a ogni caduta di mini-stro, c’è una riforma della scuola sempre attesa e maiattuata, è drammaticala scarsezza di risorsee variegata la motiva-zione dei docenti; pernon parlare anche dellagran massa dei genitoriimpreparati, distratti oimpossibilitati a seguireal meglio la crescita e,quindi, la vita scolasti-ca dei loro figli. S’inten-de che a costoro è dif-ficile, se non impossibi-le parlare e invitarli alla

partecipazione nel mondo della scuola.In verità, negli ultimi quindici anni circa, molti istitu-

ti, soprattutto superiori e nell’area dei tecnici, si sonofatti certificare dalle agenzie qualificate per le aziende.Nei vari siti di molte scuole italiane fa sfoggio questo ti-po di accreditamento che ha impegnato anche econo-micamente gli istituti, ma che sovente non ha cambiatole cose a fondo.

Anche il ministro Gelmini aveva tentato delle inizia-tive per il miglioramento della qualità con due progetti,non obbligatori, che sollevarono varie obiezioni e oppo-sizioni. Come si diceva queste erano direttamente con-nesse al riconoscimento degli insegnanti “migliori” e allaloro compensazione meritocratica. Certamente valutarela scuola e nella scuola non è facile, ma è altrettanto fa-cile verificare con mano quando le cose chiaramentenon vanno.

I genitori, insieme ai loro figli studenti, sono i primie principali sensori di riconoscimento dell’efficienza. Ciònon è dato dal fatto che sono fruitori di un servizio a mo’di clienti, ma per il ruolo, non ancora realmente afferma-to dopo molti anni, di componente scolastica detentricedel primato educativo. Sostanzialmente la scuola acco-gliente che è presieduta da un dirigente, anche minima-mente attento e aperto che favorisce la partecipazionecorretta dei genitori, ha posto le basi per un funziona-mento positivo di tutto il sistema scuola. Detto in parolesemplici: in una scuola dove stanno bene gli allievi e sisentono a loro agio anche i genitori vuol dire che anchegli insegnanti, il personale non insegnante sono valoriz-zati e hanno condizioni di lavoro accettabili o, almeno,non frustranti.

Ciò che lo stato non può dare ai docenti, lo posso-no dare i genitori con la loro collaborazione e apprezza-

mento per conquistarequel plus di gratifica-zione di cui anche idocenti hanno biso-gno. Si tratta di unoscambio di competen-ze civiche e di solida-rietà sociale. Detto eaffermato con convin-zione che i genitori, se-riamente impegnati enon ostracizzati, nellarealtà scolastica sonofattore certo di evolu-

Scuola, alzi la mano chi è disposto a farsi valutareNel nostro Paese tutti sono per la valutazione ma sempre degli altriI genitori, con i loro ragazzi, sono i principali sensori dell’efficienza

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zione di qualità del sistema permangono alcune proble-matiche di fondo in relazione al complesso valutativo.

Interessante notare che, nelle indagini in questocampo, si debbano richiamare le fatidiche cinque “W” diderivazione inglese, cioè: chi, cosa, dove, quando per-ché alle quali è opportuno aggiungere il termine come.Fino ad ora quando nella scuola si parlava di valutazio-ne e verifica si intendeva normalmente quella relativaagli allievi sull’apprendimento quindi il profitto, magarianche la partecipazione alle lezioni e, spesso a margine,la crescita educativa del soggetto e la sua capacità disocializzazione. Raramente, ci consta, che per gli allievici sia un approccio olistico della valutazione che tengaconto di tutte le componenti della personalità e della lo-ro equilibrata armonizzazione. Problematico, per esem-pio, risulta attualmente aver incluso le prove Invalsi, nateper la verifica istituzionale nella definizione del voto al-l’esame finale. Oggi per valutazione s’intende l’analisipuntuale, secondo criteri definiti e validati, di tutto ilcomplesso istituzionale per i soggetti implicati, per lefunzioni svolte, per le procedure seguite, per le relazionistabilite, per gli esiti conseguiti.

Come emerge dalla ricerca Aimc citata nelle pagi-ne precedenti, è ancora basso il coinvolgimento dellefamiglie in questo processo. In quanto componente vivadella scuola, anche noi genitori dobbiamo contribuirecon il nostro impegno al superamento di tante proble-matiche ancora accese, possiamo valutare le altre com-ponenti, insieme a loro in modalità istituzionalizzate, echiedere anche per noi la stessa valutazione. È una nuo-va cultura in cui dobbiamo ancora crescere, ma ce lachiedono da tempo i nuovi tempi, non possiamo aspet-tare oltre per essere al passo con il mondo. Nessuna sfi-ducia: quando gli italiani decidono e vogliono ce la fan-no sempre e sempre bene.

* Responsabile Ufficio scuola e università Age

Censimento,un concorsoper le scuole

In occasione del 15° Censimento generaledella popolazione e delle abitazioni 2011, l’Istatha deciso di avviare una serie di iniziative dedi-cate ai giovani per coinvolgere e spiegare allenuove generazioni il significato sociale dellatornata censuaria. Per i ragazzi e le ragazze del-le scuole elementari e medie l’Istat, in collabo-razione con il Miur, ha ideato il premio “L’Italiache verrà” che li coinvolgerà nel realizzareun’immagine del futuro del Paese con tecnichedifferenti a seconda dell’età.

A conclusione di un percorso di sensibiliz-zazione al Censimento e di alfabetizzazione sta-tistica in cui i docenti potranno avvalersi deimateriali di ausilio messi a disposizione dal-l’Istat, gli studenti e le studentesse sarannochiamati a realizzare entro il 29 febbraio “Unacartolina dall’Italia che verrà“. I bambini e lebambine delle scuole primarie potranno, quin-di, cimentarsi nella creazione di una “Cartolinastatica“ con tecniche artistiche sia visuali/ico-niche, sia testuali, mentre i ragazzi e le ragazzedelle scuole secondarie di primo grado po-tranno creare una “Cartolina dinamica“, ovve-ro un contributo realizzato con tecniche di tipomultimediale, sonoro, audiovisivo (card anima-ta, video, card musicale, ecc.).

Tra tutti i progetti pervenuti, una Commis-sione sceglierà i due migliori, uno per ciascunacategoria, valutando la chiarezza del messag-gio, l’originalità della proposta e la capacità diutilizzo delle tecniche previste per ciascuna ca-tegoria. I premi messi in palio per i vincitori so-no un’aula multimediale personalizzata per lascuola e sussidi didattici per la classe.

Per aderire all’iniziativa i dirigenti scolasti-ci hanno tempo fino al 31 gennaio 2012, com-pilando il modulo di adesione sul sitohttp://censimentopopolazione.istat.it/dedica-to-aigiovani/premio-scuola/default.html, men-tre i docenti referenti, previa adesione del pro-prio dirigente scolastico, hanno tempo fino al29 febbraio 2012 per inviare i progetti creativirealizzati con gli alunni e le alunne, compilandoil Modulo di iscrizione progetti creativi(http://censimentopopolazione.premioscuola.it/partecipa/login.php).

Maggiori informazioni sono reperibili sul si-to http://censimentopopolazione.istat.it.

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Assenze dei prof,più discrezionalitàai dirigenti scolasticiLa legge 111 del 2011 ha modificato ilprecedente Decreto Brunetta cheprescriveva la visita fiscale obbligatoriain caso di malattia, con costi elevati acarico delle scuole dando maggiore responsabilità alle figure dirigenziali.Una norma di buon senso

di Gianni Nicolì

Più potere ai dirigenti. Discrezionale s’in-tende. È ciò che è accaduto con la legge111/2011 (http://www.ice.it/GAZZETTA_UFFI-CIALE.pdf) che modifica, per tutto il compartoamministrativo e quindi anche per il settorescolastico, gli adempimenti che i dirigentid’istituto debbono attuare in caso di assenzaper malattia del personale.

Il precedente decreto Brunetta prescrive-va la visita fiscale obbligatoria per tutti i di-pendenti con una spesa media, a carico deiridotti bilanci degli istituti scolastici, fino a 70euro ciascuno. Adesso invece la visita è a di-screzione dei dirigenti in generale. Questi so-no tenuti obbligatoriamente ad inviarla solonel caso in cui la richiesta di assenza per ma-lattia si presenti nelle giornate immediata-mente precedenti o successive a quelle nonlavorative. Alcuni dirigenti, illuminati, che ab-biamo sentito, riferiscono che questo strumen-to, insieme ad altri, può avere la sua efficacianel combattere l’assenteismo di alcuni recidi-vi e invita il dirigente stesso ad avere unamaggior conoscenza dei casi specifici delpersonale che dirige, bilanciando con misureeque anche il rapporto tra i docenti e tra lealtre componenti lavorative. Per non parlarepoi del risparmio ottenuto. Alcuni rilevano an-che che gradirebbero maggior flessibilità nel-l’applicazione della norma, diciamo, anti we-ek end allungato. Ci sono, insieme a casi ri-provevoli, anche lodevoli eccellenze, che connotevole sacrificio personale affrontano l’im-pegno scolastico in condizioni psicofisichenon ottimali, se non precarie, per il bene degliallievi e dedizione alla loro professione. Perqueste situazioni, almeno per l’inizio settima-na e magari solo per la prima volta, alcuni di-rigenti chiederebbero la stessa discrezionalitàgenerale. Un altro tassello per l’evoluzionedella qualità della scuola? Come genitori losperiamo. Certe volte le grandi cose si realiz-zano solo con un po’ di sano buon senso.

Tra scritto e orale,norme più chiaresulla valutazioneSono molteplici le forme e le modalità con cui uno studentepuò essere valutato nel corsodelle normali attività scolastiche.Ora si è fatta chiarezza per evitare la discrezionalitàe dare certezze ai ragazzi

Scritto, orale, pratico, e, recentemente, an-che grafico, di gruppo, laboratoriale, docu-mentale, multimediale, con mezzo informati-co. Sì, stiamo parlando della valutazione. Tra iprovvedimenti realizzati dall’ex ministro Gelmi-ni c’è stato il riordino dei cicli dell’istruzionesuperiore, semplificando indirizzi e materiecon più incisività per gli istituti tecnici e pro-fessionali. Da allora si erano aperte moltequestioni sulle modalità e forme di valutazio-ne. Con la C.M. n. 94 del 18 ottobre scorso(http://www.istruzione.it/web/istruzione/prot6828_11) il Miur ha superato la normativa pre-cedente contenuta nel DPR 122 del 2009 in al-tre circolari dello stesso periodo. In effetti, no-nostante l’autonomia delle scuole, che vienerichiamata, l’omogeneità della valutazione èdovuta per equità sul piano nazionale e persciogliere i molti dubbi che impegnavano idocenti e che hanno dato origine a una seriedi quesiti. Si precisa che la questione riguar-da solo il biennio e restano invariate le normeche regolano l’esame finale, mentre sonopossibili prove scritte per la definizione dellavalutazione orale di una materia. Ai nostri fi-gli…non rimane che studiare!

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I NOSTRI FIGLI CI SCRIVONO 21ONLUS

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di Anna Bernardo

Il tempo: ciò che di più prezioso abbiamo, ma dicui meno sappiamo riconoscere e apprezzare il valo-re. Gran parte della nostra vita trascorre nell’inerzia oavvolta dalla nube della malvagità che offusca la vistadella nostra coscienza allontanandola dalla retta via eostacolando il suo cammino verso la virtù. La co-scienza è la paura che Qualcuno da lassù ci stia os-servando. Pertanto l’agire della nostra vita può essereregolato da un atteggiamento puritano, aspirante lasalvezza eterna attraverso un’esistenza dedita al do-vere o dalla capacità di accettare consapevolmenteciò che ci accade sapendo godere della bellezza dellavita anche e soprattutto nei momenti di dolore.

Che Dio sia presente o meno nella nostra vita,l’importante è essere dotati di quella maturità neces-saria per non rimpiangere mai nessuna nostra decisio-ne. «L’esperienza è il nome che la gente dà ai proprioerrori», diceva Oscar Wilde denunciando anche lapassività dell’uomo in una sua famosa massima dovedelineava la differenza tra “vivere” ed “esistere”. Por-ge un invito a cogliere e sfruttare ogni singola occa-sione senza lasciarsi mai assopire dalla tanto affasci-

nante accidia dantesca. L’agire più corretto consistenel vivere intensamente il presente, ma è essenzialeconsiderare la sua stretta correlazione con il passatoe il futuro: il primo è la sede dei nostri errori e dei no-stri rimpianti, il secondo rappresenta un palcoscenicoove l’inizio dello spettacolo della vita è imminente e ilnostro obiettivo dovrebbe far sì che alla fine il sipariocali al suono del più fragoroso degli applausi.

Gli antagonisti principali di un sereno presentesono i ricordi, dotati di una forza suggestiva tale dainfluenzare in maniera irreversibile i sentimenti di uncuore debole, incapace di levare l’ancora e partirelontano sulla nave “di quel che sarà” e contempora-neamente impotente di fronte alla vita che inevitabil-mente scorre e gli sfugge. La consapevolezza dellanostra identità è ciò che deve caratterizzare il nostropresente; se ne è stato manchevole il passato, è im-portante che ci sia nel futuro, in modo da avere pienocontrollo del tempo e quindi della vita. La storia è no-stra maestra, essa è futuro in potenza e al presentespetta il difficile compito di interpretarla e di coglierecon astuzia i consigli che implicitamente ci offre sot-toforma di un astruso indovinello che l’intera umanitàè chiamata a decifrare.

Alla ricerca del tempo vissutoQuando si fa tesoro della storiaRiflessioni di una giovane studentessa che dimostrano che i nostriragazzi, se si mettono in gioco, sono in grado di stupire noi adulti

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di Davide Guarneri

L’esortazione apostolica “Familiaris consortio” (FC) porta la data del22 novembre 1981. In FC, la Chiesa ribadisce la consapevolezza che il ma-trimonio e la famiglia costituiscono uno dei beni più preziosi dell’umanità eche la famiglia cristiana è la prima comunità chiamata ad annunciare ilVangelo alla persona umana. Secondo lo stile conciliare, FC scruta i segnidei tempi, evidenziando luci e ombre della famiglia. E sembra ci inviti a far-lo anche oggi, poiché l’applicarsi “a conoscere le situazioni entro le quali ilmatrimonio e la famiglia si realizzano … è una imprescindibile esigenza del-l’opera evangelizzatrice” (FC4).

Fra gli aspetti positivi della situazione familiare si segnalano una co-scienza più viva della libertà personale, una maggiore attenzione alla quali-tà delle relazioni interpersonali, alla promozione della dignità della donna,alla procreazione responsabile e all’educazione dei figli.

Non mancano “segni di preoccupante degradazione di alcuni valorifondamentali” (FC6), quali una errata concezione dell’indipendenza dei co-niugi tra loro, gravi ambiguità nel rapporto di autorità fra genitori e figli, dif-ficoltà nella trasmissione dei valori, il numero crescente dei divorzi, la piagadell’aborto, una vera e propria mentalità contraccettiva.

La parte seconda dell’esortazione (nn. 11 – 16) è dedicata alla pre-sentazione del disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia. La terza par-te dell’esortazione è molto ampia e, relativamente ai compiti della famigliacristiana, ne delinea i tratti di comunità di persone, di servizio alla vita (inquesto ambito il servizio alla vita attraverso l’educazione – nn. 36-41), dipartecipazione allo sviluppo della società, di partecipazione alla vita e allamissione della Chiesa.

È la dinamica dell’amore a muovere i rapporti nella famiglia, condu-cendola a una comunione sempre più profonda al suo interno e costituen-dola come cellula viva della società. La famiglia diviene così “scuola diumanità più completa e più ricca, con la cura e l’amore per i piccoli, gli am-malati e gli anziani, col servizio reciproco tutti i giorni, con la condivisionedei beni, delle gioie e delle sofferenze” (FC 21).

Queste pagine costituiscono un nucleo prezioso di idee e stimoli: suidiritti e compiti della donna (22-24), sul ruolo del padre (25), sui diritti delbambino (26), sul valore e ruolo dell’anziano in famiglia (27). In particolaresi precisa che “La sollecitudine per il bambino, dal concepimento alla giovi-nezza, è la primaria e fondamentale verifica della relazione dell’uomo all’uo-mo … e nota -distintiva irrinunciabile dei cristiani.” (FC 26). In questa solle-citudine, evidentemente, anche l’azione educativa, delineata come trattoproprio dell’amore e del servizio alla vita.

La terza sezione di questa parte è dedicata alla partecipazione dellafamiglia allo sviluppo della società. “Poiché il Creatore di tutte le cose hacostituito il matrimonio quale principio e fondamento dell’umana società“,

A trent’anni dallaFamiliaris Consortio, il ruolo dei genitori nella scuolaL’esortazione apostolica su matrimonio e famiglia è del 1981Il contributo dell’Age sul rapporto tra istituto familiare e scuola

Dal 25 al 27 novembre siè svolto a Roma il convegno

“La fecondità di FamiliarisConsortio”, promosso dall’Uffi-cio Cei per la Pastorale delleFamiglia, dal Forum delle As-

sociazioni Familiari e dal Pon-tificio Istituto di studi sulla Fa-

miglia. Un convegno moltoricco di approfondimenti e te-stimonianze, a cui ha parteci-pato anche una delegazione

dell’Age.Molti gli interventi qualifi-

cati, fra cui il cardinale En-nio Antonelli, presidente del

Pontificio Consiglio per la Fa-miglia, Pierpaolo Donati, ordi-

nario di Sociologia nell’Uni-versità di Bologna, e l’econo-

mista dello stesso ateneo Ste-fano Zamagni.

Da parte di tutti è statosottolineato il valore civile,

culturale e sociale della fami-glia, che è fondamentale an-che per l’economia. Sarebbe

riduttivo delineare in questepagine una sintesi del conve-gno, per il quale rimandiamo

al nostro sito www.age.it(area “Famiglia e società”),

che ospita gli interventi, le fo-to, gli approfondimenti. Ripor-tiamo, invece, una sintesi del-

l’intervento svolto il 15 novem-bre dall’Age nella Commissio-ne Scuola del Forum delle As-sociazioni Familiari, in prepa-

razione al convegno: all’Asso-ciazione italiana genitori erastato chiesto di svolgere ap-

profondimenti sul ruolo deigenitori nell’educazione e

nella scuola secondo l’esor-tazione “Familiaris Consortio”.

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la famiglia è divenuta la “prima e vitale cellula della so-cietà” (FC 42). Le relazioni nella famiglia sono ispiratedalla legge della “gratuità” (accoglienza, dialogo, ser-vizio, solidarietà); diventano scuola di socialità (rispet-to, giustizia, dialogo, amore). La famiglia è luogo estrumento di umanizzazione e di personalizzazionedella società, è in grado di strappare l’uomo dall’ano-nimato di una società spersonalizzata e massificata.

Esercita un compito sociale e politico, e le fami-glie sono esortate ad “essere protagoniste della cosid-detta politica familiare e ad assumersi la responsabilitàdi trasformare la società … l’appello del Concilio Vati-cano II (ancora Gaudium et Spes) a superare l’etica in-dividualistica ha perciò valore anche per la famiglia co-me tale” (FC 44).

Il numero 45 delinea un aspetto importante an-che in riferimento al rapporto tra famiglia e scuola:“La famiglia e la società hanno una funzione comple-mentare nella difesa e nella promozione del bene ditutti gli uomini e di ogni uomo. Ma la società, e piùspecificamente lo Stato, devono riconoscere che la fa-miglia è “ una società che gode di un diritto proprio eprimordiale “(Dignitatis Humanae, 5) e quindi nelle lororelazioni con la famiglia sono gravemente obbligati adattenersi al principio di sussidiarietà”.

Merita un’attenzione l’intero numero 72, dedica-to alle associazioni di famiglie per le famiglie. Il pa-ragrafo descrive la molteplicità delle associazioni e deiloro scopi: nell’elenco anche quelle dedicate “alla col-laborazione con la scuola e con le altre istituzioniche completano l’educazione dei figli” (FC 72).

FC riserva al diritto-dovere educativo dei genitoriampia parte, ai nn 36 – 41: L’educazione è per i geni-tori un “obbligo gravissimo”, ineludibile, poiché hannotrasmesso la vita ai figli con atto deliberato. Il diritto-dovere educativo si qualifica come essenziale, origina-rio e primario rispetto al compito educativo di altri. Èdefinito anche insostituibile e inalienabile.

L’educazione familiare deve formare ai valori es-senziali della vita umana. In famiglia si apprende lostile di vita (“semplice e austero”), frutto della giusta li-

bertà di fronte ai beni materiali. I figli interiorizzano ilsenso della giustizia, dell’amore e del servizio: perciòla famiglia è definita da FC 37 “prima e fondamentalescuola di socialità”. In famiglia deve attuarsi la prima einsostituibile educazione sessuale, nella prospettivadell’amore come dono di sé. “In questo senso la Chie-sa ribadisce la legge della sussidiarietà, che lascuola è tenuta ad osservare quando coopera al-l’educazione sessuale, collocandosi nello spiritostesso che anima i genitori”. Oggi, su questo tema, cisi muove ancora senza regole nella scuola, talora conpercorsi virtuosi, talora con grave offesa ai valori dellasessualità e al primato educativo dei genitori.

La dimensione comunitaria, civile ed ecclesialedell’uomo esige un’educazione ampia ed articolata. Lafamiglia è prima, ma non esclusiva comunità educan-te, ed ha il dovere di aprirsi all’esterno, collaborare inmodo “cordiale e fattivo” con le realtà della pastorale,con la scuola, con tutte le agenzie educative. Le istitu-zioni pubbliche devono rispetto per le scelte educati-ve dei genitori i quali sono tenuti (FC parla di “gravedovere”) all’impegno pubblico, “possibilmente me-diante forme associative”.

La scuola collabora con i genitori all’opera edu-cativa: i genitori non possono farne a meno (sono notii benefici dell’apprendimento comunitario, e, peraltro,come potrebbero trasmettere tante conoscenze ne-cessarie alla formazione intellettuale dei figli?); tuttavianon è loro consentito di delegare interamente la pro-pria responsabilità educativa alla scuola, la quale nonpuò sostituirsi a loro. Di qui l’ammonimento della FC:“Tutti coloro che nella società sono alla guida dellescuole non devono mai dimenticare che i genitori so-no stati costituiti da Dio stesso come primi e principalieducatori dei figli, e che il loro diritto è del tutto inalie-nabile”(FC, n. 40). I genitori sono tenuti a esercitare illoro diritto di primi protagonisti dell’educazione dei fi-gli, “ma complementare al diritto, si pone il grave do-vere dei genitori di impegnarsi a fondo in un rapportocordiale e fattivo con gli insegnanti e i dirigenti dellescuole” (FC, n. 40).

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a cura della redazione

Fin dall ’ inizio del suopontificato, Benedetto XVI haavuto modo di richiamare ilruolo educativo della famiglia,alla quale appartiene la prima-ria responsabilità, il diritto-do-vere dell’educare i figli. «Cel-lula originaria della società èla famiglia, fondata sul matri-monio fra l’uomo e la donna –afferma il Santo Padre -.

È nella famiglia che i figliapprendono i valori umani ecristiani che consentono unaconvivenza costruttiva e paci-fica. È nella famiglia che siimparano la solidarietà fra legenerazioni, il rispetto delleregole, il perdono e l’acco-glienza dell’altro. È nella pro-pria casa che i giovani, sperimentando l’affetto dei ge-nitori, scoprono cosa sia l’amore e imparano ad ama-re». Con queste parole, rivolte il 14 gennaio 2011 agliamministratori della Regione Lazio, del Comune e del-la Provincia di Roma, rimarca, ancora una volta, ilgrande valore dell’educazione che, nel nostro tempo,è un compito sempre più urgente.

L’intero pontificato di Benedetto XVI è costellatodi richiami sul tema educativo: il libro di Paola DalToso “Papa Benedetto XVI e il compito urgente del-l’educazione” (Libreria Editrice Vaticana) è proprio unapuntuale ricognizione in tutto il Magistero del Papa,ricca di 260 citazioni di discorsi pontifici, che eviden-ziano la minuziosità della ricerca.

È innegabile che, da sempre, la Chiesa dedichiun’attenzione peculiare al compito dell’educazione,ma è ancor più evidente che Benedetto XVI manifestiin modo personale la preoccupazione per quella cheha definito una vera e propria “emergenza”, a cui oc-corre trovare risposte credibili. L’emergenza educati-va, ha più volte richiamato Benedetto XVI, non sta neigiovani, che da sempre pongono domande e sfide, ma

nel bisogno di testimoni adulti, di educatori capaci,coerenti, attenti: in questo tempo sono chiaramente ingioco le basi stesse della convivenza e il futuro dellasocietà.

Un intero capitolo è stato riservato da Paola DalToso ai testi sul bisogno di veri educatori che sappia-no accompagnare, capaci di farsi carico della doman-da di verità, nella libertà verso scelte definitive, testi-moni autorevoli e gioiosi. C’è da meditare per tutti(anche per i non credenti) di fronte alle forti sollecita-zioni di Benedetto XVI agli educatori, ai genitori, ailuoghi educativi (scuola, università, oratorio, sport, vo-lontariato), di fronte alla sfida dei mezzi di comunica-

zione. Benedetto XVI, dice PaolaDal Toso nella prefazione, «nonfa il pedagogista, non svolge le-zioni organiche di educazione,ma interviene da pastore, solle-citato dalle varie situazioni. Ep-pure il suo magistero offre con-siderevoli spunti per quanti sidedicano all’appassionante ser-vizio di educatori, soprattuttoandando alla radice delle cau-se: il relativismo che nega lapossibilità di una verità, ma an-che della razionalità stessa,l’individualismo, una falsa pre-tesa di autonomia assoluta».

La preoccupazione e ladomanda del pastore BenedettoXVI corrisponde alla nostra, dagenitori: «Come non pensarespecialmente ai ragazzi e aigiovani, che sono il nostro av-

venire? Ogni volta che la cronaca riferisce episodi diviolenza giovanile, ogni volta che la stampa riporta in-cidenti stradali dove muoiono tanti giovani, mi tornaalla mente l’argomento dell’emergenza educativa, cherichiede oggi la più ampia collaborazione possibile»(Discorso agli amministratori del Lazio, citato).

Appunto con la necessità di costruire alleanze,tema rilevante nel dibattito educativo odierno, forsepiù discusso che praticato, si conclude il libro: «Per in-vertire la rotta non è sufficiente un generico richiamoai valori, né una proposta educativa che si accontentidi interventi funzionali e frammentari… Per questa ra-gione è opportuna la scelta di chiamare a raccolta in-torno alla responsabilità educativa tutti coloro chehanno a cuore la città degli uomini e il bene delle nuo-ve generazioni. Tale indispensabile alleanza non puòche partire da una nuova prossimità alla famiglia, chene riconosca e sostenga il primato educativo: è al suointerno che si plasma il volto di un popolo» (Messag-gio alla Conferenza Episcopale Italiana, 4 novembre2010). Dalla famiglia siamo partiti, alla famiglia tornia-mo: sapremo accogliere anche noi la sfida?

Il compito urgentedell’educazioneIl nuovo volume di Paola Dal Toso ripercorreminuziosamente il magistero di PapaBenedetto XVI sul tema dell’educare.Una sfida che chiama tutti i soggettia operare insieme alla famiglia

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di Beatrice BertoliPresidente Age Coccaglio

È il tentativo di realizzare il sogno di una comunitàeducante. Cioè una realtà in cui tutti i soggetti presentisul territorio possono collaborare all’educazione dei ra-gazzi e degli adolescenti. Si chiama “Facciamoci rete!Per i genitori, a servizio dei genitori” la proposta idea-ta dall’Age di Coccaglio assieme a molte realtà del terri-torio che si occupano a diverso titolo di genitori e di ra-gazzi: l’Amministrazione Comunale, l’Istituto Comprensi-vo, la Scuola dell’Infanzia e Servizio Nido “Urbani e Ne-spoli”, l’Oratorio, l’Unitas, Arte e Danza, la Risposta, I ra-gazzi della Lanterna, il Gruppo di Acquisto Solidale, il Di-segual, il Tennis Tavolo, gli Scout, il Tennis, la Ginnasticaartistica, il Comitato scuola-famiglia dell’Urbani e Nespo-li, i genitori del Consiglio d’Istituto.

Le iniziative organizzate si sono rivolte agli “adultisignificativi”: genitori, educatori, insegnanti, catechisti,allenatori, e rappresentanti delle varie associazioni. Ilprogetto ha avuto l’obiettivo di focalizzare e far emerge-re, attraverso la comunicazione tra gli adulti che vivono acontatto con ragazzi sul territorio, quali siano gli intentiche possono essere condivisi e attuati per camminarecon coerenza e continuità e, soprattutto, quali sono i va-lori comuni. Il sogno della comunità educante ha richie-sto un lavoro in stretta prossimità, per dare vita a un“noi” esteso al territorio, alle realtà che sul territorio pos-sono avere degli intenti comuni, che vadano verso unapedagogia sociale dell’educazione.

Le proposte concrete pensate e realizzate dal grup-po sono state le seguenti:

Primavera 2011: Formazione per i genitori e pergli educatori. È tata fatta la proposta di una formazioneallargata dal titolo “Si può fare! La relazione possibile.Educatori, genitori e figli: una relazione in costruzione”.Si è trattato di una interessante occasione di una mutua-formazione, una condivisione di “gioie e dolori” che haportato allo scambio e alla mutua-educazione. Il numerodei partecipanti è stato alto, e il gruppo ha accolto conentusiasmo la proposta dell’Amministrazione Comunale,di realizzazione di un quarto incontro sul tema dei socialnetwork.

Primavera-estate 2011: i rappresentanti degli entie delle associazioni si sono messi in gioco lavorando in-sieme per creare una “Carta educativa”, il prodotto fi-nale di un percorso di riflessione e confronto, per la con-

divisione di valori educativi comuni a tutti. La “car-ta”, pronta per essere diffusa tra la popolazione, haposto le basi per un lavoro di condivisione continuae di scambio fra le associazioni, che continuerà an-che nel prossimo anno.

Concluse queste prime due fasi, il gruppo delprogetto ha realizzato l’ultima azione prevista: l’or-ganizzazione e la realizzazione della Festa di ac-coglienza delle famiglie, in cui sono stati illustrati

i risultati del lavoro fatto ed è stata presentata la CartaEducativa. Quest’ultima è stata anche diffusa a tutte lerealtà associative del territorio, per una loro valutazioneed eventuale sottoscrizione. Si vuole così mettere a di-sposizione di tutti gli adulti significativi e attivi sul territo-rio, un documento preparato da un gruppo di lavoro che,seppur ristretto, ha voluto impegnarsi a favore di tutta lacomunità.

Il progetto ha dato vita sul territorio a un vero eproprio “movimento di comunità” e, per la consistenza“sociale” di cui si è caratterizzato, diverse realtà, oltreche avervi aderito, hanno incluso le azioni, gli obiettivi e ivalori promossi nei propri programmi che riguardano lerelazioni sociali con i ragazzi e le loro famiglie.

Coccaglio (Bs)Tutti corresponsabilicon la Carta educativa

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Tutto parte da un’idea di Anna Maria Bianchi, consi-gliere regionale Age, presentata nell’ultimo congresso regio-nale, svoltosi a Fasano il 29 maggio 2011: un’idea proget-tuale per realizzare una opportunità per i giovani talenti. El’idea ha avuto seguito: è così che ha avuto luogo il Primopremio Age Taranto, rassegna culturale giovani pugliesi. Unprogetto che si avvale di molte collaborazioni. Fra queste so-no da citare soprattutto i giovani: Christian Di Lorenzo che,dopo aver pubblicato il bando di selezione ha provveduto al-la diffusione dello stesso attraverso e-mail, social network,forum, blog, ecc; Carmine Scapati, in qualità di fotografoufficiale di Age Taranto Junior, che ha seguito l’organizzazio-ne dell’impiantistica, audiovisivi, microfoni e computer; e in-fine, Angela Scapati, in qualità di addetto stampa dell’asso-ciazione locale.

Il 20 Ottobre 2011 al quarto piano del palazzo dellaProvincia c’è movimento: si sentono voci, rumori di tacchi,melodie che si intrecciano. L’agitazione è palpabile. In quellapiccola sala riunioni è la prima volta per tutti: per gli orga-nizzatori, per quasi tutti i ragazzi, ma soprattutto è il primovagito di un’iniziativa che ha colpito tutti nel profondo: il pri-mo premio Age Taranto. L’idea è stata partorita dalla collabo-razione tra generazioni, tra genitori e figli. Non è stato unsemplice concorso da cui scaturisce un solo vincitore, è sta-to molto di più: una premiazione di talenti, di tanti talenti di-versi, ma tutti ugualmente meritevoli, in un intreccio di mu-sica, narrativa, poesia, pittura, cinematografia.

Un’occasione donata ai giovani per mostrare il fruttodel loro duro lavoro, per essere, finalmente, attori non di unprossimo futuro, bensì del presente. I protagonisti indiscussidella serata sono stati i giovani, quei ragazzi che hanno avu-

to la libertà di esprimersi, di parlare, seppur con imbarazzo,dei propri sogni e di ciò che hanno fatto e continuano a fareper realizzarli.

In un crescendo di emozione sono stati premiati Anna-rosa Amodio (pittrice); Ilaria Cazzato (scrittrice); AnnarosaAmodio, Fabiana Bruni, Vincenzo Vitti (musicisti); AntonioCapuzzimati, Francesco Scalone (movie-maker); MariaImmacolata Calò, Vincenzo Lauria (musicisti); ChristianDilorenzo (scrittore); Roberta Giannì (designer); SerenaMontorsi (scrittrice); Daniele Miranda (cantautore); MarcoRizzato (scrittore); Carmine Scapati (fotografo); AngelaScapati (scrittrice).

L’intero consiglio direttivo di Age Taranto, con la regiadella presidente Anna Masoni, si è dato da fare e ha coordi-

nato la serata, alla quale hanno partecipato Pompilio Ce-saretti, uno dei padri fondatori e presidente dei Probiviridell’Age, Davide Guarneri presidente nazionale, LorenzoSantoro, presidente regionale Puglia: da loro è stato infu-so tanto coraggio sia ai giovani, che alla stessa associa-zione di Taranto, apprezzata per i propri sforzi in favoredel talento e dell’arte.

Da segnalare anche la partecipazione di don CiroAlabrese, direttore Udesiu, e Antonietta Dell’Aglio, diret-tore Museo archeologico di Taranto. I saluti del presidentedella Regione Puglia Niki Vendola e del sindaco di TarantoStefano Ippazio sono stati portati rispettivamente dal con-sigliere regionale Alfredo Cervellera e dall’assessore allaPubblica istruzione e Pari opportunità del Comune AnnaRita Lemma. Non resta che dire: attendiamo la secondaedizione.

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Taranto Primo premio AgeIn pista i giovani talenti

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27SPAZIO AGE

di Calogero Grasso,Presidente Age Cassino

È cominciato il decimo anno di attività associativeper l’Age Cassino. Siamo partiti con un manipolo di associa-ti, nati come guastatori per cercare di abbattere il muro del-l’indifferenza, e siamo riusciti ad aprire una breccia in favoredella solidarietà. Un gruppo di amici, genitori a tempo pieno,che hanno creato progetti e condiviso programmi e strategiein favore della collettività. Ne costituiscono valida testimo-nianza la realizzazione e il consolidamento del “ProgettoAndrea”, teso ad umanizzare il ricovero pediatrico nel-l’Ospedale “Santa Scolastica” di Cassino; la presenza deivolontari Age del Servizio Civile presso la stessa Divisione diPediatria; le visite programmate dei nostri operatori pressoalcuni Istituti Scolastici del Cassinate; la continua ricercadelle soluzioni idonee al miglioramento qualitativo, in terminidi vivibilità ed accoglienza, degli ambienti di vitale interessesociale quali scuola e ospedale.

Nell’ambito del “Progetto Andrea”, avevamo già dotatoil reparto pediatrico di una sala giochi attrezzata, completadi un televisore, di un videoregistratore, di un tavolinetto esei sedioline, di un capiente armadio ricolmo di giocattoli e,in ogni angolo, arricchito di disegni con i vari personaggidelle favole più belle in cornici colorate. Si è rivelata estre-mamente significativa l’interazione avvenuta tra scuola del-l’infanzia del primo Circolo di Cassino ed il reparto pediatri-co. Con l’Azione solidarietà, curata dalle insegnanti e daivolontari Age, ogni anno, durante le festività pasquali, su ini-ziativa e contributo della nostra sezione, i bimbi realizzano inaula delle loro creazioni, accompagnate da pensierini bellis-simi, dedicate ai piccoli pazienti ricoverati in ospedale. Nu-merosi sono i messaggi d’amicizia e affetto che giungono inPediatria, è come avvicinarsi alla sofferenza con delicatezzae, in punta di piedi, offrire la propria visibile carezza.

Nell’ambito delle manifestazioni svolte dalla nostra se-zione, ampio risalto ha avuto la raccolta di beneficenza de-nominata “Dolce Natale”. Ripetuta ogni anno in dicembre,prima delle festività natalizie, è vissuta come momento d’al-legria e divertimento per bambini e, allo stesso tempo, di so-lidarietà e impegno civile per il conseguimento di un obietti-vo a beneficio della collettività.

L’invito alla solidarietà ha già permesso la consegna diuna dattilobraille alla Sede dell’Unione italiana ciechi, unatastiera musicale elettronica con floppy e un computer com-pleto di stampante al Centro per diversamente abili di Cassi-no; la donazione di un saturimetro compatto portatile e unatenda ad ossigeno destinati alla Divisione pediatrica del-l’Ospedale “Santa Scolastica” in Cassino.

Dal 2006 un gruppo di volontari Age intrattiene, secon-do le linee del “Progetto Andrea”, i piccoli ricoverati in Ospe-dale, distraendoli ed interessandoli con vari giochi. Da otto-bre 2008 tutto questo si è arricchito della presenza delladottoressa Filomena Citro, volontaria e referente Age, checoadiuva i volontari, il personale del Servizio civile e realizzain Reparto il Progetto “L’Operatore Sanitario e i suoi vis-suti emozionali nella Gestione dell’Emergenza in Pedia-tria”. Nel gennaio 2009, si è affiancata a lei la dottoressaCorinne Nardone, associata e volontaria Age, che svolgefunzioni di coordinamento per le azioni da attuare in reparto.Dal 2010 è in funzione presso lo stesso Reparto Pediatrico ilCentro di Ascolto Psicologico e Orientamento Familiare,curato da Filomena Citro.

Altra importante iniziativa promossa dall’Age Cassinoè la “Scuola dei Genitori”, che si propone di favorire incon-tri tra genitori di tutte le scuole del territorio ed esperti e psi-cologi dell’associazione nazionale e locale, confrontandosisulle capacità educative di ognuno e risolvere, positivamen-te, le incertezze e i ripensamenti sulla linea educativa intra-presa con i propri figli. Dal 2007 proponiamo un Ciclo di in-contri seminariali formativi per genitori di adolescenti edal 2009, presso la Direzione Didattica del primo Circolo diCassino è operativo lo Sportello d’ascolto psicologico an-tibullismo, curato dalla dottoressa Marisa Del Maestro, at-tività inserita nell’ambito del Progetto “Andrea e...gli altri”.

Dopo aver aderito nel 2006 alla Rete costituita tral’Istituto Comprensivo di Aquino, la Fondazione Exodus, il Co-mune di Aquino, al fine della presentazione e l’attuazione diun progetto dal titolo “La dispersione cade nella Rete”,mirato a iniziative educative e culturali, integrative delle atti-vità scolastiche e principalmente rivolto agli studenti svan-taggiati, agli stranieri, ai diversamente abili, l’Age locale hacollaborato alla nascita del Centro di ascolto psicologico,di sostegno e consulenza familiare, che intende adottarestrategie di aiuto per la famiglia, attuando azioni di aiuto subase volontaristica, creando gruppi di mutuo-aiuto e svilup-pando degli strutturati programmi di parent training. Questoè il nostro bilancio di dieci anni di Age. Consapevoli che c’èancora tanto da fare.

CassinoDieci anni ben spesi

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di Piervincenzo GabbaniCoordinatore provinciale Age Cremona

L’esperienza è stata definita da tutti i partecipanti “utile”o “positiva”. Una “scuola genitori” rivolta a genitori separati,dal titolo “Divisi, ma uniti nell’educare”, egregiamente condot-ta e con tatto finemente femminile da Maria Grazia FerrariTrovati, coordinatrice regionale delle “scuole genitori” Age.L’iniziativa era stata presentata fin dall’estate scorsa ai poten-ziali utenti, il cui approccio si è dimostrato difficoltoso per ladelicatezza della loro condizione esistenziale, con il seguenteslogan: «Quando non è più possibile ricucire una storia d’amo-re spezzata, occorre continuare a parlarsi come genitori; e seda soli è impossibile, il mediatore familiare può aiutare».

La risposta ha raccolto un convinto apprezzamento. Gliargomenti che hanno suscitato più interesse sono stati quelliriguardanti il comportamento e l’identificazione dei bisogni deifigli espressi proprio attraverso il loro comportamento e il mo-do di comunicare. Duranti gli incontri i partecipanti si sonotutti sentiti “a proprio agio” e qualcuno aggiunge “bene”,“messo in discussione”. Dichiarano di aver discusso degli ar-gomenti trattati con amici; uno dice con mamma e sorella;uno solo, con l’ex moglie. Tutti desiderano proseguire gli in-contri sviluppando anche altri argomenti: “Caratteristiche dellediverse età dei figli”; “Come tener vivo il dialogo con i figli”;“Come considerare le battute critiche dei figli nei confrontidell’altro genitore”; “Come costruire reti di solidarietà, a tutti ilivelli, tra separati”.

Più volte, da parte di alcuni partecipanti è stata sottoli-neata l’utilità di sentirsi “aggiornati”, “in formazione”. Un pa-dre in particolare esprimeva la negatività (solo oggi la inter-preta così!) di delegare tutto al ruolo materno. Fra i presenti ilclima di rispetto e di “parole misurate” esprimeva l’attenzioneper ferite ancora aperte. Significativo il riscontro dato dai par-tecipanti rispetto al “sentirsi a loro agio” durante gli incontri:non giudicati, non interrogati apertamente, non costretti aparlare di sé, non forzati, ma accolti, considerati, rispettati,sollecitati ad apprendere ea riflettere in relazione al loro ruolo.

È proprio la riconsiderazione del ruolo genitoriale cheaiuta “i separati” a ritrovare o rifare pace con l’identità perso-nale che, a fronte degli accadimenti e della nuova situazione,è stata messa in crisi. Non quindi un ripiegarsi su se stessi, unricercare consolazioni, o continuare a parlare del proprio dolo-re, ma la sollecitazione ad attivare energie e risorse che par-tendo dalla considerazione del ruolo e della funzione genito-riale possa far riscoprire doti e capacità per trovare nuoviequilibri.

Con un obiettivo di questo tipo è logico pensare a “re-stare insieme”, continuare a sentirsi “compagni di strada” in-tendendo con “compagno” colui che divide la stessa realtà econ “strada” il percorso che porta ad una méta precisa: ilnuovo equilibrio, una nuova serenità. E poiché tutti i parteci-panti hanno parlato del peso della “solitudine”, la proposta dinuovi appuntamenti non può che far sentire più sicuri, più af-fiancati, più leggeri. Così l’Age locale sta studiando le modali-tà per dare una certa continuità al corso.

CremonaScuola genitori separatiBilancio positivo e nuove idee

SPAZIO AGEONLUS

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STAMPASPAZIO AGE

di Paola Cantoni e Maria CremonesiAge Cremona - Offanengo

Come trasformare una tradizionale festa in un’occasionedi incontro tra le realtà del territorio?

Ci abbiamo provato all’ Istituto Comprensivo“G.Falcone/P.Borsellino” di Offanengo (Cr), durante la Festa diinizio anno scolastico 2011/2012. Quest’anno il comitato pro-motore, fatto di tanti attori sociali diversi, ha lavorato con ilchiaro obiettivo di dare visibilità alla sinergia esistente tra varisoggetti dello stesso territorio, accomunati dalla responsabili-tà comune della crescita dei propri ragazzi. Fin dai primi in-contri di programmazione è emerso il bisogno di “racconta-re… per valorizzare” quanto e come le realtàdel paese entrano nella scuola, rendendo possi-bile il miglioramento e il potenziamento dell’Of-ferta formativa.

Quindi la festa fatta dai consueti momentidi riflessione spirituale con la celebrazione dellaMessa, gioco per i bambini e iniziative di raccol-ta fondi, si è quest’anno arricchita con una tavo-la rotonda durante la quale sono stati presentatia un pubblico differenziato di genitori, insegnan-ti, amministratori degli enti locali e testimoni delterritorio, i progetti che qualificano l’offerta for-mativa del nostro Istituto. Insomma un modoleggero per parlare di Pof a più voci. La tavolarotonda si è sviluppata intorno al filo conduttoredell’accoglienza dell’alunno come persona nellasua dimensione relazionale, la qualità dell’am-

biente di apprendimento e la formazione.Dopo i saluti di rito, si sono alternati

alcuni insegnanti per parlare dei progetti at-tivi per l’accoglienza degli alunni con Di-sturbi specifici dell’apprendimento o chenecessitano del sostegno educativo didatti-co; e ancora di intercultura e facilitazionedell’integrazione scolastica degli alunnistranieri, della valorizzazione delle eccellen-

ze e del Progetto Qualità e Merito a cui la nostra scuola haaderito per il secondo anno. Si è passati ai linguaggi che faci-litano l’apprendimento come musica, sport, ambiente e moltoaltro. Al tavolo si sono alternati genitori volontari del Piedibus,per parlare di salute, codice della strada; personale Ata impe-gnato nei corsi di lingua per adulti stranieri; assistente socialedel Comune per parlare di strumenti che promuovono il be-nessere dell’ambiente scuola come lo psicologo di istituto; vo-lontari del terzo settore per parlare di integrazione sociale escolastica dei migranti, e altro.

Ci siamo chiesti quale sia stato il valore aggiunto del-l’iniziativa e a giornata conclusa, stanchi ma soddisfatti, pen-siamo che questo sia stato prima di tutto “palestra” per impa-

rare a mediare, a collegare e riconoscere lapresenza di tutti quelli che ci sono e ci stan-no. Un modo per rendere conto di come isoldi pubblici degli enti locali vengono inve-stiti e trasformati in offerta formativa per iragazzi, per dire che anche grazie a ciascu-no di noi, soggetti sociali del territorio, lascuola si arricchisce, per dire che la scuolasi attiva per cercare risorse economiche efondi attraverso bandi di concorso. Ci la-sciamo con qualche interrogativo sospeso.Forse anche questo significa comunità edu-cante? Forse è uno dei tanti modi per prova-re a costruirla al di là delle differenze e dellaricerca di affinità ideologiche e culturali? Intutto questo la nostra Age ha avuto parte emerito.

| Animazione con i bambini offerta dall’A.Ge

| Consegna di giochi donati dai genitori alla scuola

Offanengo (Cr)Scuola-territorio, iniziativa ad alto gradimento

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Il suo ultimo libro si chiama “La grammatica dei con-flitti” e lui è un grande esperto in materia: psicopedagogistae direttore del “Centro psicopedagogico per la pace e la ge-stione dei conflitti” di Piacenza, Daniele Novara ha presen-tato la sua pubblicazione e ha parlato al pubblico foltissimoche ha riempito il 19 ottobre la Biblioteca comunale di Mor-tara. L’incontro, introdotto dalla psicologa Maurizia Mantel-li, ha fornito interessanti spunti interpretativi sul significatodel conflitto nelle diverse situazioni: nel rapporto genitori efigli, all’interno della coppia, tra bambini e nei diversi conte-sti sociali.

La prospettiva presentata apre orizzonti nuovi dal pun-to di vista pedagogico e relazionale: il conflitto è di per séuna fonte di confronto, di definizione di sé e dei propri confi-ni e assume un significato importante nella formazione della

personalità. Occorre però imparare a “gestirlo” perché possadiventare una risorsa e costituire un patrimonio di esperien-za evolutiva. La gestione del conflitto presuppone, quindi, unpercorso di apprendimento, a volte anche difficile, da partedi ciascuno. Daniele Novara ha saputo appassionare tutti ipresenti toccando argomenti molto comuni ai genitori chetroppo spesso si trovano a dover gestire le prime difficoltàcon bimbi ancora piccoli o i conflitti con i figli adolescenti.«Bisogna lavorare sui principi pedagogici di base - ha spie-gato Novara -, educare va oltre l’amore per i propri figli e ri-chiede di svolgere la funzione di genitore».

Tre sono le regole base da seguire: “gioco di squadra”,dove i genitori sono l’uno complice dell’altro educando nellastessa direzione; “essere chiari nella comunicazione” ricor-dandosi che i comandi non sono regole; e, in ultimo, “aiutarei figli a fare da soli”. Piccoli e preziosi consigli che sembranocosì naturali e scontati, ma che sfuggono spesso nella vita ditutti i giorni. All’esposizione di Novara è seguito un vivace di-battito, in particolare sulle diverse problematiche riguardantigli aspetti educativi. L’Associazione genitori, che ha organiz-zato l’evento in collaborazione con la Biblioteca civica diMortara, ha voluto offrire ai genitori un’occasione di confron-to e, in questa direzione, si prefigge di promuovere altre ini-ziative volte ad affrontare il difficile “mestiere” di genitore.

SPAZIO AGE

Mortara (Pv)Come gestire i conflitti in famiglia

di Gabriele Rossi

Internet: uno strumento, utilissimo certo ma pur sempreuno strumento, da non demonizzare, ma neppure da idolatrare;soprattutto uno strumento da usare “insieme”, ragazzi, genitorie docenti. Questa la provocazione che Miela Fagiolo D'Attilia,giornalista e responsabile per le politiche della comunicazionedell'Associazione italiana genitori, ha rivolto nella scenograficachiesa di Santo Spiridione a un folto uditorio il 18 novembrescorso. Un incontro, promosso da Age, Uciim, Ufficio di pastora-le scolastica e Istituto San Vincenzo, condotto attraverso il dia-logo con il pubblico, fatto di genitori, studenti, docenti e dirigenti

scolastici, che ha avuto il merito di sollevare problemi, di forniredati aggiornati, ma soprattutto di mettere l'accento su una pa-rola: educazione. Infatti l'impiego di Internet non è solo un fattotecnico, ma soprattutto educativo: i genitori, e i nonni, così co-me gli insegnanti devono stare accanto ai ragazzi, trovare tem-po di dialogare con loro e se lo strumento viene usato male nonserve spegnerlo, occorre parlare di ciò che non va. Certo i bam-bini e i ragazzi sono “nativi digitali”, mentre insegnanti e geni-tori spesso solo “immigrants”: ecco la necessità di corsi fatti in-sieme per appropriarsi non solo delle tecniche ma delle meto-dologie educative. Famiglia, scuola, associazioni, parrocchie eoratori devono remare insieme. E poi non è solo il computer apreoccupare, c'è anche il cellulare con tutte le sue potenzialitàe la consolle per i giochi. Miela Fagiolo D'Attilia, che sull'argo-mento ha scritto un agile e prezioso volumetto “Ragazzi, genito-ri, internet. Navigare insieme” (La Scuola Editrice) assai utileper gli educatori, ha dato notizia che a Roma presso il policlini-co “Gemelli” il dottor Fernando Tognoni ha dato vita a un cen-tro di recupero per “internetdipendenti” e tra gli “ospiti” ci sonoanche ragazzi. Un segnale che chi si occupa di educazione nonpuò certo sottovalutare.

Reggio EmiliaInternet, conosceresenza demonizzare

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STAMPALETTERA

ONLUS

IL SETTIMANALE DI TUTTA LA FAMIGLIA

Famiglia Cristiana viene a casa vostraCarissimi genitori A.Ge.,

grazie ad un accordo tra Il Forum delle Associazioni familiari – del quale fa parte anche l’AGe -Associazione Italiana Genitori, e a cui ci lega un’azione comune di promozione della soggettività socia-le e politica della famiglia – e il Gruppo Editoriale San Paolo, editore di Famiglia Cristiana, è stata riser-vata agli associati A.Ge. la possibilità di leggere Famiglia Cristiana e di sottoscrivere, per chi lo desidera,un abbonamento a condizioni molto vantaggiose.

Il settimanale Famiglia Cristiana, nato nel Natale del 1931, celebra quest’anno il suo ottantesimoanno di vita. Ottant’anni accanto alla gente con una particolare vocazione per la famiglia.

Il suo fondatore, il Beato Giacomo Alberione, così presentava il settimanale ai lettori nel 1951:“Famiglia Cristiana si presenta timidamente alla vostra casa e domanda il permesso di entrare. Vi chie-de un benevolo sguardo di compiacenza, come a una persona amica. Vi vuole bene e vuole farvi del verobene. Porterà alle vostre anime conforto, letizia sana, luce serena. Abbiamo una sola intenzione: che lefamiglie siano le sane cellule della società e della Chiesa, che sempre più si elevi il tenore di vita civile ecristiana.”

Famiglia Cristiana ha incrociato infatti la storia di molti di noi, e più volte ha dato spazio anche aidee e iniziative dell’Associazione Italiana Genitori. Quest’anno, dopo un profondo rinnovamento, si ri-propone nel panorama editoriale italiano come l’unico settimanale che dichiara apertamente di stare dallaparte della famiglia, delle madri e dei padri, dei figli e dei nonni che sono ancora oggi il fondamento, “lacellula vitale e pilastro della società”, così come papa Benedetto XVI l’ha definita. C’è un solo modoper capire se tutto ciò è vero: provare a leggerla.

Per queste ragioni, nelle prossime settimane i soci A.Ge. riceveranno Famiglia Cristiana in provagratis per un mese, direttamente a casa. Se la “prova di lettura” sarà gradita, ciascuno potrà personal-mente abbonarsi a condizioni, come detto, particolarmente vantaggiose.

Chi già desiderasse abbonarsi, ricevendo le agevolazioni concordate con l’A.Ge, può inviare unaeMail all’indirizzo [email protected], specificando di essere parte dell’Associazione A.Ge.

Nel caso invece qualcuno non desideri ricevere Famiglia Cristiana Gratis per un mese (magariperché già abbonato), chiediamo di comunicarlo per tempo all’indirizzo [email protected]; intale modo il nome sarà escluso dalle spedizioni.

Siamo convinti, così, di offrire a tutti voi una importante opportunità per vivere in modo originale,informato e attuale la vostra appartenenza associativa.

Vi ringraziamo, salutando cordialmente.

don Antonio Sciortino Davide GuarneriDirettore di Famiglia Cristiana Presidente Associazione Italiana Genitori

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ONLUS

2012:associati all’Age

Genitori insieme in associazione, per cercarerisposte a tante domande, per smuovereostacoli, creare opportunità, conoscere e for-marsi di fronte alle sfide della complessità,dell’educazione, della scuola e dei media.Rinnova l’adesione all’associazione o cercal’associazione più vicina a te, nel sito

w w w . a g e . i t

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