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Aiuto lo studio della Bibbia: Perché Dio permette la sofferenza?

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-- Un mondo tormentato dalla Sofferenza -- Un posto in prima fila per vedere lo spettacolo della sofferenza -- Il ruolo di Satana nelle tragedie dell’uomo -- Possiamo dare una spiegazione a tutte le sofferenze? -- Possiamo guarire senza prima soffrire? -- Le sofferenze forgiano il carattere -- «Se l’uomo potesse tornare in vita...» -- Cosa dobbiamo fare ? -- http://www.ucg.org/italiano/

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Il tema di questa pubblicazione è stato tratto dall’opuscolo Why Does God Allow Suffering, concesso dalla UCGia.Tutte le nostre citazioni bibliche sono tratte dalla Sacra Bibbia, versione riveduta in testo originale dal Dott. Giovanni

Luzzi e dalla Nuova Diodati. Revisione ed elaborazione del testo italiano: Carmelo Anastasi.Stampa: Cromografica Europea - Rho (Milano).

© GENNAIO 2003 - CHIESA DI DIO UNITA - DIRITTI RISERVATI.

2 Perché Dio permette la sofferenza?

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Un mondo torm e n t a t odalla Soff e re n z a

Perchè Dio permette la sofferenza? 3

La sofferenza non è un argomento piacevole di cuidiscutere, ma è necessario parlarne. I dizionaridescrivono la sofferenza come uno stato di angoscia

mentale che affligge a causa di una ferita arrecata al corpoo alla mente di una vittima. In effetti, la sofferenza tor-menta l’umanità e prima o dopo colpisce ognuno di noifisicamente, psicologicamente ed emotivamente per sva-riati motivi. La sofferenza prolungata, in qualsiasi modosi manifesti, può annientare sia il corpo che lo spirito diuna persona.

La cosa più grave, e più ingiusta, è che la sofferen-za colpisce anche le vittime innocenti, allo stesso modoche i responsabili. per non parlare di quando gli ingiu-sti la fanno franca. Questo dato di fatto è molto spiace-vole e rende difficile per molti conciliare una così ovviaingiustizia con la giustizia perfetta di Dio.

Alcuni sono talmente infastiditi da questo stato dicose che, mossi dallacarità, cercano di rime-diarvi, dedicando leloro energie a opere dibene mirate ad alleviarela sofferenza immerita-ta.

Il cercare di fare diquesto mondo un postopiù giusto in cui vivereè un ideale e uno scopomolto nobili. Gli sforziin questa direzione nondovrebbero mai manca-re da parte di tutti. Ma,per quanto necessari elodevoli, questi sforzi,constatiamo non risol-vono i problemi delmondo. Sembra che tutti i nostri sforzi per fermare lasofferenza riescano al massimo solo a rallentare l’inevi-tabile. E nessuno ha una spiegazione plausibile del per-ché di tanta miseria umana. Qual è la risposta? Perchéla sofferenza è così indiscriminata? Perché non è mira-ta solo a coloro che la meritano? Perché gli innocentisoffrono a causa di azioni ed avvenimenti sui quali non

hanno controllo e che spesso non possono prevedere?I pensatori e i filosofi hanno esaminato il problema

per anni, ma non tutti sono riusciti a dare una rispostarazionale e soddisfacente. Coloro che soffrono e coloroche soffriranno - perchè la sofferenza prima o poi arri-va di sicuro - hanno bisogno di avere delle risposte alleloro domande. Per uscire dal tunnel.

La visione Biblica: realistica e incoraggiante

La Bibbia è nelle case di tutti, ma non tutti la cono-scono come un valido aiuto per affrontare e superare lasofferenza, sicuramente quella psichica.

In fondo la Bibbia reclama di essere la «Parola diDio rivelata all’uomo» e, se questo è vero, chi megliodel nostro Creatore può fornirci delle risposte giuste?

L’apprendere e il vivere la Parola di Dio è la chiaveche svela il mistero di tutte le sofferenze del mondo. La

Bibbia spiega perché ildolore è sempre stato connoi e continuerà adaccompagnarci, almenoper un certo periodo. Lavisione ch’essa ci dà delmondo è realistica e altempo stesso incorag-giante. Essa è di grandeconforto specie quando ilnostro pensiero si eleva econsidera la vita secondoquelli che sono i progettidi Dio per l’uomo.

Dio ha promesso didare ai giusti una vita in«esuberanza», di non per-mettere che restino nellatomba per sempre, ma di

dar loro «gioie a sazietà nella Sua presenza» (Salmo16:10-11; Giovanni 10:10).

La Bibbia rivela, inoltre, il modo in cui Dio alleg-gerirà tutti i nostri fardelli e come un giorno il genereumano sarà liberato da ogni sofferenza, per non parlaredi un tempo meraviglioso in cui perfino la morte scom-parirà definitivamente.

La morte e la sofferenza sono ancora una triste realtà,nonostante siano avvenuti grandi progressi nel campodella medicina e della scienza in generale.

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Ma queste non sono la condizione del genereumano nella nostra epoca. La sofferenza esisterà fino algiorno in cui Gesù Cristo non sarà fatto tornare sullaterra per «la rigenerazione di tutte le cose» (Atti 3:21).Gesù Cristo sapeva che la sofferenza è imprescindibileda questa nostra vita. Egli ricordò ai Suoi seguaci: «Nelmondo avrete tribolazione» (Giovanni 16:33).

La sofferenza finirà, ma prima...

La sofferenza colpisce i ricchi e i poveri, i credentie i non credenti, i piccoli e i grandi. In questa vita pra-ticamente tutti ne fanno esperienza. Malattie e problemidi salute colpiscono la maggior parte delle personeprima o poi. In passato le malattie comuni causavanouna grande sofferenza. Ma nonostante i progressi dellascienza medica abbiano allungato di molto la vitamedia, noi sappiamo che comunque moriremo. Inveceche essere uccisi dalle malattie killer del passato, oggimolti di noi muoiono in età a causa di mali debilitanticome il cancro o le malattie del cuore. Molti perdono leproprie facoltà mentali precocemente, molto prima del-l’invecchiamento dei loro corpi.

Nelle nazioni più povere la sofferenza e la mortecausata da malattie che si potrebbero facilmente preve-nire sono ancora causa di una buona fetta di miseria edisperazione. La crudeltà è responsabile di buona partedella sofferenza fisica e mentale. Niente riduce l’uomoa ricorrere alla crudeltà più velocemente della guerra, el’uomo ha sempre combattuto i propri simili. Alcunidecenni fa gli storici Will ed Ariel Durant scrissero chein oltre tremila anni di storia documentata «solo 268anni non hanno visto la guerra» (The Lessons ofHistory, 1968, pag. 81).

La guerra non causa solo morte e menomazioni sulcampo di battaglia, ma malattie di cuore, distruzione difamiglie e povertà. Essa semina i presupposti di ostilitàche durano per secoli. Gesù Cristo ha profetizzato che,poco tempo prima il Suo futuro ritorno sulla terra, lenazioni del mondo soffriranno l’angoscia più grande ditutti i tempi, in gran parte a causa di terremoti e di guer-re internazionali (Matteo 24:6, 21-22).

Dopo il terrore e la distruttività delle due guerremondiali in questo ultimo secolo l’umanità ha goduto diuna tregua moderata, nel senso che da allora le guerresono state locali piuttosto che mondiali. Tutta via nonc’è stato alcun cambiamento nella natura umana che diamaggiori speranze per il futuro.

La sofferenza esige il pedaggio più alto nei paesipiù poveri ed arretrati. In molte nazioni le persone lot-tano semplicemente per avere abbastanza da mangiare.

La rivista Current Events osserva che la fame non hamai fine: «Circa ottocento milioni di persone, per lamaggior parte bambini, soffrono per gli effetti dellafame cronica», e «ogni giorno muoiono trentacinque-mila bambini, a causa delle condizioni che possonoessere legate ad una dieta estremamente povera».

«…i poveri li avrete sempre con voi», disse Gesù(Matteo 26:11). Questa è una verità deprimente nonsolo nelle sacche di povertà in Africa, Asia ed AmericaLatina, ma potenzialmente ovunque. Ciò che rende l’e-sistenza dell’indigenza e della denutrizione ancora piùtragica è che la maggior parte di questo tipo di sofferen-za è evitabile.

L’inettitudine dei sistemi politici, la leadership cor-rotta, la guerra e la rapida crescita demografica chesupera le riserve di cibo alimentano la fame e la morteper fame. Metodi agricoli inefficienti e il trasporto ina-deguato insieme ai sistemi di distribuzione del cibosono fattori che contribuiscono a scarsità croniche e acarestie causate dall’uomo stesso. Anche le condizioniche sfuggono al controllo umano hanno un ruolo intutto ciò.

La morte per inedia e le malattie sono problemi chetendono a peggiorare anche se vengono messe in prati-ca con successo le misure preventive a breve termine.Gesù ha predetto un tempo di tribolazioni senza prece-denti per gli «ultimi giorni». Tribolazioni dovuti al dif-fondersi anche della fame nel mondo. Egli profetizzò«carestie e terremoti in vari luoghi» (Matteo 24:7). Lapestilenza, le epidemie, spesso si diffondono insiemealla carestia. Quando scoppia un terremoto, soprattuttonei paesi poveri, un’infrastruttura devastata impedisceche il cibo arrivi nelle aree colpite, e allora anche lemalattie e la fame colpiscono mortalmente.

Anche se le guerre fanno notizia e vittime, il nume-ro di morti causati dai conflitti armati è superato dalnumero di coloro che muoiono in seguito alle malattie.Secondo alcune stime internazionali, solo in Africal’Aids uccide dieci volte di più di quanti ne uccidono leguerre nel mondo.

La sofferenza causata dall’uomo

Nonostante il tributo di sofferenze causato dallamancanza di cibo e dalle malattie sia enorme, la cupidi-gia, lo sfrenato e intenso desiderio di piaceri materiali,causa ancora più sofferenza ai più deboli. La schiavitù,per esempio, è un’istituzione antica e ritenuta obsoleta,tuttavia essa rimane un male ancora radicato in moltipaesi. Current Events commenta i numeri: «…Oggi nelmondo vivono oltre duecento milioni di schiavi, più di

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Un posto in prima fila per vedere lo spettacolo della sofferenza

quanti ce ne siano mai stati nella storia». Secondo larivista Time, «decine di milioni di persone in tutto ilmondo, compresi bambini di sei anni, lavorano inschiavitù, in condizioni pericolose e di degrado chespesso comprendono una giornata lavorativa di diciottoore, botte e abusi sessuali».

Molti di più, anche se non trattenuti contro la pro-pria volontà, vivono in una schiavitù mentale, intrappo-lati da problemi economici e lunghe ore di lavoro men-tre sbarcano un magro lunario. Tali condizioni annien-tano lo spirito umano. Immaginate una vita priva digioia, un’esistenza in cui le persone non godono mai dipiaceri semplici come il suono della musica, l’allegriadel buon umore, la sensazione di un vestito nuovo o ilconforto di un tetto sicuro sulla testa.

La cupidigia esige un pedaggio mortale in altre cen-tinaia di modi più subdoli. La pubblicità promuove pro-dotti che possono rovinare la nostra salute e alla fineucciderci. La pubblicità prostituisce gli attori a far direciò che non credono. la menzogna diventa uno standardaccettabile di vita. Gli spettacoli d’intrattenimento pro-muovono degli stili di vita egoisti ed arroganti che siconcentrano su piaceri di breve durata, proprio quandoalla fine distruggono le relazioni personali e rovinano leopportunità per una felicità a lungo termine. Alcuneindustrie, produttori e governi inquinano l’aria, la terrae l’acqua con tossine che minacciano la salute e la sicu-

rezza degli abitanti. E la lista continua.

Lo scenario cambierà mai?

Quando Gesù Cristo venne sulla terra, duemila annifa, Egli vide la miseria di quel secolo. Egli fu testimo-ne della piaga dei lebbrosi reietti, delle vedove bisogno-se e delle persone con disordini mentali debilitanti. Eglireagì con compassione per alleviare la miseria. Lapreoccupazione e la compassione di Gesù erano eviden-ti quando pianse apertamente man mano che si avvici-nava a Gerusalemme per l’ultima volta (Luca 19:41-44). Egli poteva prevedere l’angoscia che la guerraavrebbe causato all’amata città e alla sua gente, nel 70,quando una ribellione ebraica avrebbe spinto gli eserci-ti romani ad assediare la città con terribili conseguenze.Egli dichiarò che parte della Sua missione consisteva«nell’annunciare la buona novella del regno di Dio aipoveri... a bandir liberazione ai prigionieri, ed ai ciechiil ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppres-si...» (Luca 4:18).

Questo tempo non è ancora arrivato per l’umanità,ma Dio promette che metterà fine a tutte le sofferenzedurante il regno millenario di Cristo (Apocalisse 21:4).Nelle pagine seguenti scoprirete come e quando ciòaccadrà. Ma, per scoprire in che modo terminerà la sof-ferenza individuale e globale, dobbiamo capire comeessa è cominciata e perché sta continuando.

Non per colpevolizzare la scienza, ma con la tecnolo-gia l’uomo si è fatto un dono di dubbio valore: lacapacità di vedere le persone che soff rono in dire t t a ,

attraverso le notizie che la televisione trasmette da ogniangolo nel mondo.

Così vediamo il dolore non solo nel vicino di casa, maoccupiamo un posto in prima fila per osserv a re la miseriadelle masse in tutto il mondo. Una società in cui impaz-zano i media rende possibile e addirittura inevitabili questog e n e re di notizie. L’occhio onnipresente della comunica-zione moderna dipinge la brutalità dell’uomo con colorivividi: l’orro re della guerra ci viene comodamente serv i t onei salotti e la depravazione di individui contorti vienemostrata sul palcoscenico del mondo.

Negli ultimi decenni i mass-media ci hanno pro p i n a t oracconti di omicidi commessi da psicopatici. Gli assassinii

in serie e gli omicidi di massa, una volta rari, ora sono quasiun luogo comune. Nessuno più si meraviglia. Tutti siamodiventati assuefatti alla vista del male.

Che effetto ha su di noi la continua esposizione a que-sto pedaggio deprimente e decadente?

Innanzitutto, la soff e renza mentale, anche se non cene accorgiamo. L’esposizione costante alla furia delle per-sone squilibrate è abbastanza dannoso per gli adulti, ma ildanno maggiore è sulle menti dei giovani durante l’etàdella form a z i o n e .

Anche se è impossibile pro t e g g e re i nostri bambini daogni aspetto sgradevole della società, esporli a così tantaviolenza gratuita durante i primi anni di vita può danneg-giarli emotivamente. L’esposizione ripetuta alla violenza,contenuta nelle notizie e nei programmi televisivi, ci re n d ei n d i ff e renti alla vera soff e renza del pro s s i m o .

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Nonostante i grandi progressi nella medicina enelle cure sanitarie, che hanno eliminato moltedelle epidemie devastanti del passato, ancoraoggi le malattie causano sofferenza e morte.

Nel suo libro, intitolato Alla ricerca di Dio, lo sto-riologo Paul Johnson scrive a proposito di uno dei piùgrandi dilemmi teologici dell’umanità: «Sospetto che ilproblema della sofferenza allontani silenziosamente lepersone dalla religione più di qualsiasi altra difficoltà»(1996, pag. 61).

Molte persone credono che se Dio è realmente ilDio dell’amore e della misericordia Egli dovrebbe sen-tirsi costretto dal Suo stesso carattere e dai Suoi princi-pi ad evitare la sofferenza nel mondo. Questo fa nasce-re una domanda: Perché Dio non interviene ad elimina-re i mali del mondo?

Il male che Dio permette e le tragedie ch’Egli deci-de di non evitare portano molti ad interrogarsi sulla sag-gezza, la bontà e persino l’esistenza di Dio. Alcuni atei-sti citano la realtà del male come argomento decisivonella questione sull’esistenza di Dio. Julian Huxley eradell’opinione che l’esistenza del male «è una sfida alcarattere morale di Dio» (Religion Without Revelation,1957, pag. 109).

Huxley concludeva che non esiste né Dio né rivela-zione divina. La prova che in realtà Dio esiste, e che ladottrina dell’evoluzione è una favola, è contenuta nel-l’esperienza diretta della fede, della ragione pura, nellaBibbia e in molti nostri articoli ed opuscoli.

Ma perché Dio permette che esista il male?Chiunque abbia mai provato dolore o vissuto una trage-dia si interroga su ciò. I teologi, i filosofi, gli storici egli scienziati hanno meditato sulla questione.Esaminiamo alcune delle loro conclusioni.

Un Dio malvagio contrappostoad un Dio buono?

Marcione, uno gnostico del secondo secolo, il qualevenne dichiarato eretico a causa del suo pensiero, cre-deva che «ci fossero due divinità rivali: uno, il creatoretirannico e legislatore dell’Antico Testamento; l’altro, il

Dio prima sconosciuto, amorevole e misericordioso cheinviò Gesù a salvare il creatore tirannico»(Enciclopedia Webster, 1985, pag. 561).

Dal punto di vista di Marcione il Dio che dettò lalegge era responsabile dell’esistenza del dolore e delmale, e il compito del Salvatore era liberare il mondodal dolore e dal male causato da quel Dio e dalla sualegge. Per ironia della sorte, questa visione errata vennemodificata ed affinata da altri e, un po’ alla volta, misele radici nel corpo della dottrina della chiesa imperiale,dove la sua influenza antisemita ha alimentato confu-sione e malintesi fino ad oggi, tempo in cui quasi nes-suno più crede che gli antichi profeti della Bibbiaabbiano molto da dire a noi del XX secolo.

Oggi molti ritengono che Dio intervenga con rabbiaper punirci tutte le volte che usciamo dal seminato,mentre in realtà in genere Egli permette che soffriamoa causa delle conseguenze del comportamento egoisti-co e poco lungimirante, sia nostro sia degli altri(Geremia 2:19; 10:23). Moltissimi ignorano che Dionon interviene direttamente a punire i trasgressori. Ilpeccato altro non è che un disordine perpetrato control’ordine creazionale di Dio. A reagire contro i trasgres-sori sono quindi le leggi spirituali di Dio, delle forzeinvisibili che si mettono in moto automaticamente con-tro coloro che distruggono la vita. Il loro effetto si fasentire sul mondo fisico e spirituale subito o in mododilazionato nel tempo, ma inesorabilmente.

La sofferenza del mondo è opera di Dio?

Gli storici hanno sottolineato l’apparente contraddi-zione di un mondo creato da Dio ma pieno di malvagi-tà. Lo storico Arnold Toynbee ha notato che «una delleconclusioni che sono state tratte dagli spettatori umanisul male morale dell’universo è che questa stanza degliorrori non può essere opera di Dio» (A Study of History,1957, vol. X, pag. 300).

Toynbee ha riconosciuto che la maggior parte dellesofferenze del mondo è causata dal governo dei tiranni.Le Scritture dimostrano che Dio ha piena facoltà ditogliere il potere agli uomini corrotti, e un giorno li

P e rchè un Dio amorevole non bandisce il male?

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toglierà tutti, definitivamente (Daniele 2:21). Pensate,Dio umiliò e depose il re babilonese Nabucodonosor, ilsovrano più potente dell’epoca. L’autorità diNabucodonosor era tale che egli «faceva morire chivoleva» (Daniele 5:19). Tuttavia Dio lo privò del suopotere, neutralizzando la sua influenza per sette anni.

Allora per quale ragione Dio non fa la stessa cosacontro i corrotti moderni? La miseria inflitta da alcunimoderni dittatori e da certi liberisti mercanti di armi eguerrafondai è molto più grave di quella causata a suotempo da Nabucodonosor.

Il fisico Paul Davies riflette sulla questione del benecontrapposto al male e considera il problema del per-ché, se Dio è davvero potente, non interviene semplice-mente per mettere fine al male. «E’ nelle possibilità diDio prevenire il male?» si domanda Davies. «Se Egli èonnipotente, si. Allora perché non lo fa?» (God and theNew Physics, 1983, pag. 143).

Le domande di Davies sono logiche. Dio è impoten-te di fronte alla sofferenza? Se Egli esiste perché non faqualcosa per eliminare il male e il dolore dalla facciadella terra? Le domande sono preoccupanti, e non per-ché sono difficili da capire: sono sconvolgenti perché lerisposte non sono quelle che vorremmo che fossero.

La verità della que-stione ci costringe ariconsiderare le nostreidee su Dio e sui Suoiprogetti per noi. Unavolta che li avremo capiti,capiremo che Dio ha iSuoi buoni motivi per nonagire ora.

Un fine più grande

Perché Dio non impe-disce il male? Per capirela risposta dobbiamo con-siderare le conseguenze diun’azione del genere.

Comprendere il moti-vo per cui Dio permette ilmale e la sofferenza che ne deriva richiede la compren-sione fondamentale di uno dei più grandi doni di Dioall’uomo, e di come l’uomo abbia continuamente abu-sato di quel dono.

Il dono in questione è il libero arbitrio o, più comu-nemente, la libertà di scelta. Dio assicurò questa facol-tà ai nostri progenitori, Adamo ed Eva, quando li lasciòsoli con il «serpente tentatore», dopo averli istruiti sulla

via della vita e della morte. La Bibbia rivela quale fu laloro scelta.

Ma nel corso dei millenni, anche noi, discendentidi Adamo ed Eva, abbiamo dimostrato di essere degliamministratori terribilmente indegni del libero arbitrioe della responsabilità che esso comporta.

Come Dio spiegò all’antica Israele, la libertà di farescelte è essenziale per sviluppare un carattere giusto(Deuteronomio 30:15-19). Senza la libertà di sceltasaremmo poco più che robot con un comportamentoprogrammato e immutabile o dettato in ogni minimaparte da una forza esterna.

Ma questo non è mai stato l’intento di Dio. Egli hadelle aspettative diverse per noi, perché il Suo fine èmolto più alto. Egli vuole che noi scegliamo di obbedir-gli con il cuore. Egli vuole che noi amiamo e abbiamocura con entusiasmo delle Sue parole e dei Suoi senti-menti, che si basano su due principi fondamentali:amare Dio con tutto il cuore e amare il nostro prossimocome noi stessi (Matteo 22:35-40).

Come vedremo, scegliere di obbedire a Dio e impa-rare ad amare gli altri, quando siamo liberi di fare altri-menti, è di vitale importanza per il meraviglioso futuroche Dio ha in serbo per noi.

Vari livelli decisionali

Tra tutte le creature diDio solo l’uomo può eser-citare il libero arbitrio. Leforme di vita più semplici,come i microbi e gli inset-ti, sono programmate perreagire in un certo modo acerti stimoli. Essi si com-portano secondo l’ambien-te in cui vivono e virtual-mente non hanno alcunacapacità decisionale comequella che possiamo inten-dere noi. Anche le azionidi forme di vita più com-plicate, come i mammife-

ri, sono per la maggior parte governate dall’istinto, seb-bene essi prendano decisioni rudimentali reagendo astimoli e adattandosi a situazioni.

Soltanto gli esseri umani hanno la consapevolezzadel tempo. Nell’Ecclesiaste 3:11 leggiamo che Dio «hamesso nei [nostri] cuori il pensiero dell’eternità». Inaltre parole, possiamo meditare sul futuro, prenderedecisioni a lungo termine e pianificare le nostre vite con

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mesi ed anni di anticipo. L’essere umano studia anche il passato ed ha un

senso della storia, impara dalle proprie esperienze e daquelle degli altri. Mai abbastanza, però. Tra tutte le Suecreature fisiche, Dio ha dato solo all’uomo la capacitàdi prendere decisioni dettate dalla morale. Dio ha dota-to gli esseri umani della capacità di fare delle scelte.Tuttavia l’uomo non ha mai imparato a fare delle scel-te sagge e correttamente informate, né a dominare effi-cacemente i propri desideri, le proprie motivazioni e leforze che influenzano le sue decisioni.

Il primo esercizio di libertà di scelta

La nostra libertà di decidere ciò che vogliamo farepuò risultare in azioni buone o cattive. Dio ci ha dato lalibertà sia di stare vicino ed aiutare i nostri simili sia diagire egoisticamente ed in modo da fare del male a noistessi e agli altri.

Spesso esercitiamo la nostra libertà di scelta inmodi sbagliati e ne paghiamo le conseguenze, che pren-dono l’aspetto di sofferenze spesso inaspettate. Non èuna novità; la prima volta è successo nel Giardinodell’Eden con Adamo ed Eva.

Dio aveva messo due alberi nel giardino. Uno era«l’albero della vita» e l’altro era «l’albero della cono-scenza del bene e del male» (Genesi 2:9). Dio disse adAdamo che poteva mangiare dal primo, ma non dalsecondo. «Mangia pure liberamente del frutto d’ognialbero del giardino; ma del frutto dell’albero dellaconoscenza del bene e del male non ne mangiare; per-ché, nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai»(vv. 16-17).

Come è spiegato nel libro dell’Apocalisse, l’alberodella vita simboleggia l’obbedienza per fede verso Dioche alla fine conduce alla vita eterna (Apocalisse 2:7;22:1-2). L’altro albero, quello della «conoscenza delbene e del male», rappresenta il rifiuto dell’insegna-mento di Dio e la presunzione di decidere da sé ciò cheè il bene o il male. Praticamente il farsi le proprie rego-le, anziché seguire le istruzioni di Dio. Il sostiuirsiall’Iddio legislatore, il farsi cioè le proprie regole, allafine avrebbe condotto alla sofferenza e alla morte, per-ché il prodotto non può sapere meglio del Produttore.

Eva, ingannata dal demonio, fece cattivo uso dellibero arbitrio: anziché indagare se il «serpente» leavesse detto una menzogna, preferì credere alle calun-nie e alle false lusinghe (2Corinzi 11:3). L’apostoloPaolo ci dice che Adamo commise un peccato più grave(1 Timoteo 2:13-14), perché egli, pur sapendo la verità,scelse di seguire la moglie nel disonorare il loro

Creatore (Genesi 3:17).La piena consapevolezza di Adamo della sua azio-

ne lo rese ancora più colpevole per ciò che aveva fatto;Comunque essi agirono insieme dopo aver scelto insie-me di seguire le calunnie e le menzogne del «serpente»(Genesi 3:1-6), identificato nel Nuovo Te s t a m e n t ocome il «diavolo e Satana» (Apocalisse 12:9).

Adamo ed Eva subirono le conseguenze del loropeccato. Dio aveva loro detto che sarebbero morti seavessero peccato. Questo accadde inesorabilmente,anche se non subito. L’effetto immediato fu la cacciatadall’Eden e la separazione dall’albero della vita.

Ora essi dovevano farsi strada in un mondo diffici-le (Genesi 3:22-24). Essi vennero abbandonati alla loroimperfezione, ignoranza ed inesperienza (v. 6). Da quelgiorno in poi l’esistenza umana è stata caratterizzata dafatica, errori, invidia, rancori, infelicità, omicidi, malat-tie e morte, a causa della ribellione contro le chiareistruzioni di Dio Creatore (vv. 16-19).

Un genere umano schiavo della corruzione

Quattro millenni più tardi Iddio rivela, attraversol’apostolo Paolo, che «la creazione è stata sottopostaalla vanità» e alla «servitù della corruzione» (Romani8:20-21). Egli si riferiva senza dubbio a delle condizio-ni che ebbero inizio con gli eventi dell’Eden. Da alloratutti hanno pagato per l’errore commesso da Adamo edEva, e «tutti hanno» a loro volta «peccato» (Romani3:23; 5:12).

Molte persone disdegnano la Bibbia perché in essaci sono molti racconti sul cattivo comportamento degliesseri umani. Le Scritture ne parlano perché rappresen-tano un resoconto storico della vita peccaminosa chel’uomo ha scelto quando ha rifiutato i comandamenti diDio, pagandone poi le conseguenze. Dobbiamo render-ci conto che Dio ha fatto scrivere, nell’anticoTestamento, il resoconto di episodi tragici o ispirevoliaffinché noi possiamo imparare dalle esperienze deglialtri (1 Corinzi 10: 6,11). Anche il Nuovo Testamentocontiene lezioni simili, pur concentrandosi sul messag-gio del Regno di Dio e sulla buona notizia che il PadreEterno ha mandato il Suo Figliuolo per salvarci dainostri peccati e dalle sofferenze (Giovanni 3:16). Leprofezie bibliche rivelano come il Figliuolo di Dioporrà fine a tutte le sofferrenze del mondo.

Dio sta permettendo che la sofferenza continui perdiversi motivi. La risposta diventa chiara quando met-tiamo insieme molte Scritture bibliche su questo argo-mento. Tra le cause principali della sofferenza ci sonole nostre azioni e quelle degli altri.

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Scegliere tra benedizione o maledizione

Circa venticinque secoli dopo Adamo ed Eva, Dioha offerto a tutta l’umanità la speranza di poter essereliberata dalla sofferenza. Iniziò con il popolo d’Israele,un popolo schiavizzato in Egitto. Dio promise non solodi liberarli dalla schiavitù, ma di dare loro l’opportuni-tà di diventare una nazione modello per le altre nazioni(Deuteronomio 4: 5-8). La Santa Alleanza con Diorichiedeva obbedienza a Dio e l’osservanza del Pattostipulato (Esodo 19:5). Dio stesso li istruì sui diecipunti fondamentali della Sua legge spirituale ed eterna,i «Dieci Comandamenti» (Esodo 20). Egli dette loroulteriori leggi e statuti che troviamo soprattutto nei libriscritti per la maggior parte da Mosè (il Pentateuco).

Quella legislazione, Dio disse loro, sarebbe stata laloro «sapienza» e «intelligenza agli occhi dei popoli, iquali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno:‘Questa grande nazione è il solo popolo savio e intelli-gente!’» (Deuteronomio 4:6).

La liberazione dalla schiavitù in Egitto comportò,inevitabilmente, la responsabilità di imparare a sceglie-re liberamente tra due opposti modi di vivere. «Io pren-do oggi a testimoni contro a voi il cielo e la terra, che ioti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e lamaledizione; scegli dunque la vita, onde tu viva, tu e latua progenie, amando l’Eterno, il tuo Dio, ubbidendoalla sua voce e tenendoti stretto a lui, poich’egli è la tuavita e colui che prolunga i tuoi giorni...»(Deuteronomio 30:19-20).

Dio disse loro che, con l’ubbedienza alle Sue leggi,essi avrebbero goduto di moltissime benedizioni(Deuteronomio 28:2). Ma se avessero disobbeditosarebbero stati maledetti (v. 15). Molte delle maledizio-ni che Dio indicò come risultato della disobbedienzaalle Sue leggi (vv. 15-68) sono virtualmente identichealla sofferenza che si sono attirate addosso anche tuttele altre nazioni, fino ad oggi. Affliggendo perfino ibambini, che non hanno colpa. Questa realtà dimostrache in questo mondo il male regna più del bene, e cheil Regno di Dio deve ancora venire sulla Terra.

Alcune sofferenze, sia fisiche sia mentali, colpisco-no a livello nazionale, altre a livello personali, per colpanostra o degli altri o di entrambi. Purtroppo, il popolod’Israele disobbedì sistematicamente e furono colpitidalla miseria che Dio aveva predetto: catastrofi agrico-le, povertà, problemi familiari, cattiva salute, crimine eviolenza, sconfitte militari e alla fine la schiavitù e ladeportazione dal proprio territorio.

L’esperimento con gli Ebrei sul libero arbitrio duròsecoli, durante i quali essi scelsero apertamente di igno-

rare Dio e di agire a modo loro. Essi furono nuovamen-te ridotti in schiavitù e dispersi fra le nazioni.

Causa ed effetto spesso trascurati

Dio ha sempre cercato di inculcare nell’uomo ilprincipio cruciale che ogni effetto ha una causa. Ma pernoi è difficile cogliere questa verità e così continuiamoa soffrire a causa degli effetti debilitanti delle nostre tra-sgressioni. Molte tragedie e molta sofferenza possonoessere ricondotte alle nostre azioni e decisioni tropposeparate da Dio. In un mondo in cui c’è la libertà discelta, le scelte non sagge conducono inevitabilmente adei risultati dolorosi e dannosi.

Le azioni producono delle conseguenze. Molti rico-noscono il detto «Raccogliamo ciò che seminiamo», manon sanno che deriva dalla Bibbia (Galati 6:6-7).Migliaia di anni fa uno degli amici di Giobbe, che nonera estraneo alla sofferenza, osservò che «coloro chearano iniquità e seminano tormenti, ne mietono i frutti»(Giobbe 4:8). Quando analizziamo il fenomeno dellasofferenza possiamo imparare molto se facciamo risali-re le circostanze alla causa. La Bibbia ci esorta a consi-derare le conseguenze a lungo termine delle nostreazioni: «L’uomo accorto vede venire il male, e sinasconde; ma i semplici tirano innanzi, e finiscono colportarne la pena» (Proverbi 22:3).

Quando cerchiamo le cause principali della soffe-renza spesso non abbiamo bisogno di cercare al di fuoridelle decisioni e delle azioni degli individui e dell’uma-nità in genere. In un modo o nell’altro il peccato è soli-tamente dentro l’umanità come l’implicita causa di cuila sofferenza ne è l’effetto.

Le cause della sofferenza

Le nazioni e gli individui soffrono di molte sventu-re a causa dell’ignoranza e della disobbedienza allestesse leggi spirituali di Dio alle quali disobbedì Israele.I comandamenti di Dio sono leggi viventi, universal-mente applicate, che danno, automaticamente, benefi-cio a chi obbedisce e dolori a chi disobbedisce.

Re Davide scrisse, per sua esperienza diretta, checoloro che amano la sua legge hanno «gran pace»(Salmo 119:165), ma il sentiero dei trasgressori è«duro» (Proverbi 13:15). La Bibbia descrive come ogniconflitto tra persone e nazioni è il risultato diretto deiloro peccati. «Donde vengon le guerre e le contese fravoi? Non è egli da questo: cioè dalle vostre voluttà cheguerreggiano nelle vostre membra? Voi bramate e nonavete; voi uccidete ed invidiate e non potete ottenere;voi contendete e guerreggiate» (Giacomo 4:1-2).

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Queste parole si applicano sia alle nazioni che agliindividui, poiché le nazioni non sono altro che gruppi dipersone che badano ai propri interessi. Gli aggressorivanno in guerra per aumentare il loro potere, prestigioe benessere. In questo modo essi non tengono in alcunconto la legge, l’etica, la morale e la pace. Essi uccido-no e mutilano per assecondare i propri fini, mettendo inpratica il principio della ragione del più forte e la mas-sima che al vincitore appartiene il bottino. Will Durantcomprese questa tendenza umana quando scrisse: «Lecause della guerra tra nazioni sono le stesse della com-petizione tra gli individui: vanità, avidità, aggressività eorgoglio; il desiderio di maggiore opulenza, territori,materiali, carburante e supremazia» (The Lessons ofHistory, 1968, pag. 81).

Per ironia della sorte, le nazioni che hanno sceltoconsapevolmente la violenza, compresa la guerra, spes-so ereditano un destino simile a quello dei paesi da lorodistrutti. Gesù disse: «…tutti quelli che prendon laspada, periscon per la spada» (Matteo 26:52). La storiaè un avvicendarsi di imperi che conquistano e sono poial loro volta conquistati. La sofferenza è destinata aripetersi finchè l’uomo continuerà a scegliere di disob-bedire a Dio.

Le decisioni hanno delle conseguenze

Molte forme di sofferenza sono semplicemente laconseguenza inevitabile delle decisioni personali onazionali. Per esempio, in molte nazioni avanzate lesacche di povertà persistono nonostante i miliardi ditasse in euro spesi per combattere il problema.

Spesso quella povertà può essere fatta risalire alledecisioni individuali. Azionisti, che vedono solo ildenaro, decidono di aprire fabbriche dove la manodo-pera costa di meno sfruttando l’operaio o dove ci sonoparadisi fiscali. Gli studenti, non trovando lavoro, siiscrivono all’università anziché mettersi in proprio edinventare il lavoro per tempo. Nelle regioni dove inve-ce c’è bisogno di diplomati e laureati, i giovani abban-donano la scuola, mettendo fine alla loro educazione escegliendo una vita di lavori difficili, stipendi bassi, pri-vazioni economiche e ambizioni frustrate.

Milioni di adolescenti fanno sesso prematuramentee milioni di ragazze rimangono incinte senza esseresposate, mettendo al mondo bambini che non conosce-ranno mai il padre. Delle indagini hanno dimostrato chei bambini abbandonati dai padri hanno, una volta adul-ti, molte più probabilità di darsi alle droghe, all’alcoole al fumo, di adottare un comportamento trasgressivo edi avere a loro volta libertà e infedeltà sessuale, causan-

do sofferenza a se stessi e agli altri.Molte giovani madri, spesso singole perché i padri

si sottraggono alle responsabilità, si ritrovano intrappo-late in lavori con un guadagno basso, con delle boccheda sfamare e costrette a ricorrere agli aiuti, in genere daparte del governo o degli istituti di carità, per potersopravvivere. Questo ciclo di povertà si ripete per piùgenerazioni, di solito a causa di azioni e scelte indivi-duali poco lungimiranti.

Le scelte che toccano la salute

Problemi di salute, spesso non rivelati, ci tormenta-no a causa delle nostre decisioni individuali. Mangiamomale, non facciamo esercizio fisico, consumiamosostanze dannose e feriamo incuranti noi stessi e glialtri in incidenti stradali. Molti soffrono a causa dimalesseri mentali in seguito alla violazione dei principiche governano i rapporti interpersonali esposti chiara-mente nella Bibbia.

Problemi psicologici e fisici sono il risultato dell’a-buso di alcool e altre droghe. Quelli che fanno uso ditali sostanze non solo rischiano di accorciare la lorovita, ma le conseguenze si ripercuotono a caro prezzoanche sulle loro famiglie e sui loro amici. A volte quel-li che fanno uso di droghe sono coinvolti in incidentiche storpiano o uccidono innocenti.

Il danno fisico causato dal fumo di sigaretta èampiamente documentato. Le malattie legate a questovizio uccidono più di un milione di persone ogni annonel mondo. Molte di queste morti sono terribilmentedolorose e lente. La cura migliore per il dolore causatodal fumo è semplicemente smettere, tuttavia molti sonocosì assuefatti che rifiutano quest’ovvia soluzione. Mail fumo è solo uno dei tanti comportamenti che causanosofferenza. Il dottor Paul Martin nota che esempi dicomportamenti apparentemente innocui possono som-marsi nel corso del tempo: «Esistono molti modelli dicomportamento comune che uccidono molte le personeun po’ alla volta» (The Healing Mind, 1997, pag. 58).

Quando prendiamo decisioni poco sagge che dan-neggiano la salute i nostri stessi corpi ci avvisano cheabbiamo fatto una scelta sbagliata. Paul Brand e PhilipYancey osservano che «un numero stupefacente di pro-blemi che riguardano la salute deriva dalle scelte com-portamentali che mostrano noncuranza per i segnali cheil corpo lancia chiaramente» (The Gift Nobody Wants,1993, pag. 226).

Il dottor Brand ha aggiunto che i segnali dellenostre cattive abitudini, sono «malattie di cuore ed iper-tensione esacerbati dallo stress, ulcere gastriche, cancro

10 Perchè Dio permette la sofferenza?

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associato con un ambiente tossico, aids, malattie tra-smesse sessualmente, enfisema e cancro ai polmonicausato dal fumo di sigarette, danni al feto provocatidall’uso di droghe e alcool da parte della madre, diabe-te ed altre malattie legate all’alimentazione, criminiviolenti e incidenti d’auto causati dall’alcool. Questierano e rimangono le preoccupazioni endemiche, persi-no epidemiche, per gli esperti sanitari del mondo civi-lizzato» (Brand e Yancey, pp. 226-227).

Raccogliamo ciò che seminiamo

La conclusione dovrebbe essere ovvia. La maggiorparte della sofferenza è causata dalle scelte sbagliate.La Bibbia offre una guida su come dovremmo vivere,anche se fin dai tempi di Adamo ed Eva l’umanità haripetutamente rifiutato gli insegnamenti di Dio e causa-

to grande sofferenza a se stessa. La Bibbia offre istru-zioni pratiche su tutti gli aspetti della vita.

In sostanza noi non possiamo vivere liberi dallasofferenza fino a quando non ci riconciliamo con Dioed osserviamo la Sua via. «Figliuol mio, non dimenti-care il mio insegnamento, e il tuo cuore osservi i mieicomandamenti, perché ti procureranno lunghi giorni,anni di vita e di prosperità» (Proverbi 3:1-2).

Se tutti i popoli seguissero gli insegnamenti di Dio,vedremmo immediatamente riduzioni drastiche di cri-mini, malattie, ostilità tra le nazioni, inquinamento,incidenti, malattie mentali, famiglie divise, relazioniinterrotte e molti altri fenomeni che provocano soffe-renza. La legge di Dio non è dura o gravosamenterestrittiva; essa è una «legge di libertà» (Giacomo 1:25)che eliminerebbe la maggior parte della sofferenza nelmondo, se venisse universalmente rispettata.

Il ruolo di Satana nelle tragedie dell’uomo

La convinzione che Satana esista realmente è qualcosa di sorpas-sato in molti ambienti. I sondaggi hanno dimostrato che oggi la

maggior parte della gente non crede che Satana sia uno spirito re a l-mente esistente. Molti lo concepiscono come puro simbolo del maleo della disumanità dell’uomo nei confronti dei propri simili.

La Bibbia però rappresenta Satana come un’entità reale, una pre-senza spirituale dotata di grande potere malefico. Dato che molti rifiu-tano l’esistenza di un diavolo vero e proprio, questi ha gioco facilen e l l ’ e s s e re il pro v o c a t o re non riconosciuto di molta soff e renza. Sia chece ne rendiamo conto o meno, l’inganno da parte di Satana è la causaprincipale dell’angoscia e del dolore che affliggono l’umanità. La sferadell’influenza e del potere di Satana è chiaramente svelata nella Bibbia.Nell’apocalisse 12:9 leggiamo che Satana è «il seduttore di tutto ilmondo». In un altro punto l’apostolo Giovanni scrive che «tutto ilmondo giace nel maligno» (1 Giovanni 5:19). Quando Paolo scrive che«l’iddio di questo secolo ha accecato le menti di molti», egli si riferisceal diavolo (2 Corinzi 4:4).

L’apostolo Pietro mette in guardia i cristiani dicendo loro che il loro«avversario, il diavolo, va attorno a guisa di leon ruggente cercando chipossa divorare» (1 Pietro 5: 8). Nella parabola del seminatore e dei semi,Gesù ci dice che non appena la parola di Dio giunge agli esseri umani,«subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro» (Marc o4:15). Nella maggior parte dei casi questo essere malvagio distrael’uomo dalla Parola di Dio instillandogli i dubbi, le seduzioni e le bramo-s i e .

Satana si è introdotto nel mondo ed ha fomentato, attraverso l’i-gnoranza e l’accecamento spirituale, una soff e renza incalcolabile. Haspinto gli esseri umani a cre d e re che il suo modo di fare egoistico e pec-caminoso è meglio che obbedire alla via di Dio. Purt roppo, l’umanità èrimasta preda delle manovre di Satana non rendendosi conto che tuttii dolori e le soff e renza sono causati dal peccato. Nel corso della storia ildiavolo è sempre riuscito a tentare gli uomini perché continuassero a

m e t t e re in pratica in maniera illegale ed immorale i loro appetiti fisici.Egli ha utilizzato questa strategia nel giardino dell’Eden e il suo giocofunziona sin da allora. Tutti hanno soff e rto a causa sua.

Dio poteva - e potrebbe impedire - che Satana tentasse l’umanità.Ma la sua decisione di non farlo risiede nel fatto che gli esseri umanisono stati creati per imparare ad usare il libero arbitrio e fare le scelte giu-ste, anche a costo di molte soff e renze. Altrimenti saremmo deglia u t o m i .

Gesù ha descritto il diavolo come «omicida fin dal principio» (Gio-vanni 8:44). L’intento di Satana è sempre stato quello di re n d e re la vitaumana infelice e alla fine di distru g g e rci tutti. La sua stessa natura èd i s t ruttiva e coloro che compiono azioni distruttive involontariamentelo seguono. L’Apocalisse 9:11 dà a Satana l’appellativo di «angelo del-l’abisso, il cui nome in ebraico è Abaddon e in greco Apollion». Questidue nomi significano rispettivamente «distruzione» e «distru t t o re». Alcontrario di Dio (che è il cre a t o re, Colui che ha anche dato la vita pernoi), Satana è l’invisibile assassino e distru t t o re del genere umano.

Satana è colui che provoca le divisioni, i conflitti e le guerre. Il librodell’Apocalisse descrive gli spiriti demoniaci durante gli ultimi giorn i ;questi «si recano dai re di tutto il mondo per radunarli per la battagliadel gran giorno dell’Iddio Onnipotente» (Apocalisse 16:14). Satana e isuoi demoni istigheranno un periodo di disordine che sarà più terr i b i l edi qualsiasi devastazione di cui finora gli uomini sono stati testimoni(Matteo 24:21-22).

Da questi passaggi possiamo capire che Satana esercita un poteremolto diffuso sull’umanità. Dio, comunque, limita il potere di Satana(Giobbe 1:12; 2:6). Satana è già stato sconfitto da Dio e sarà tolto dimezzo nell’ultimo giorno del piano di Dio.

Dio non permetterà che Satana vanifichi il Suo piano di salvezzaper l’umanità. In quanto Padre nostro e «Signore del cielo e della terr a »(Matteo 11:25), Egli farà valere la Sua sovranità.

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Possiamo dare una spiegazione a tutte le sofferenze?

Forse la soff e renza più difficile da spiegare è quella che sem-bra nascere dal nulla e senza una ragione compre n s i b i l e .Dobbiamo re n d e rci conto che possono esserci tragedie indi-

viduali che sfuggono al nostro controllo e che non possonoe s s e re previste. In questi casi le Scritture ci incoraggiano a pre-g a re per chiedere a Dio di eliminare o di attenuare il pro b l e m ao per aiutarci a contro l l a re le difficoltà e ad imparare da esse.

Il nostro Cre a t o re, nella sua saggezza, non ci dà sempre larisposta che vogliamo e raramente svela la ragione specifica perla decisione che prende. Tuttavia, Egli ha sempre un buonm o t i v o .

Per esempio, Dio sostenne l’apostolo Paolo in molte pro v e ,ma in un caso Egli si rifiutò di guarire una sua infermità non-ostante le ferventi pre g h i e re di Paolo (2 Corinzi 12:7-10). Lamalattia dell’apostolo Paolo dovrebbe aiutarci a capire che ilpunto di vista di Dio è diverso dal nostro (Isaia 55:8-9; 2 Pietro3:8). A volte Egli pone le lezioni che dovremmo imparare in cir-costanze difficili al di sopra del nostro benessere fisico e men-tale. In questi casi può sembrare che Dio non ascolta le nostrep re g h i e re, ma non è così. E’ solo che spesso ci riesce diff i c i l ea s p e t t a re un «no» da parte di Dio , come nel caso in cui Diorispose all’apostolo Paolo dicendogli: «Ho in serbo qualcosa dimeglio per te». Dobbiamo ricord a re la promessa che Dio ci hafatto di non aggravarci mai al di là delle nostre forze (1 Corinzi10:13). Paolo è un esempio perfetto. Egli aveva fiducia nellasaggezza di Dio e, non ostante la sua infermità, decise di con-t i n u a re a svolgere la missione per cui era stato chiamato.

Se ci sentiamo gravati dalla soff e renza che Dio non annulla,specialmente se causata da circostanze al di là del nostro con-t rollo, dobbiamo seguire l’efficace consiglio anche dell’apostoloP i e t ro: «Perciò anche quelli che soff rono secondo la volontà diDio, raccomandino le anime loro al Cre a t o re, facendo il bene»(1 Pietro 4:19). Leggiamo a quale tipo di soff e renza si riferiva l’a-postolo Pietro: «Se siete vituperati per il nome di Cristo, beativoi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su voi.Nessun di voi patisca come omicida, o ladro, o malfattore, ocome ingerentesi nei fatti altrui; ma se uno patisce come Cri-stiano, non se ne vergogni, ma glorifichi Iddio portando questonome» (vv. 14-16).

Se la soff e renza di ciascun individuo può essere ricondottad i rettamente alla trasgressione di una legge specifica, sare b b epiù semplice capirla ed accettarla come una giusta conse-guenza. Ma raramente è così semplice. Dandoci la facoltà dis c e g l i e re Dio ci ha dato la possibilità di accettare o rifiutare laSua guida, di pre n d e re decisioni stupide o sagge, di scegliere laribellione o l’ubbidienza che viene dalla fede. In questo modoEgli ha dato a ciascuno di noi la possibilità di scegliere l’una ol’altra pre d e s t i n a z i o n e .

Siamo liberi di guidare senza fare attenzione o dopo averbevuto troppo, liberi di inquinare l’ambiente, liberi di mangiare

senza criterio. Tutte le nostre e le loro azioni hanno delle conse-guenze, però. A volte soffriamo a causa delle nostre decisioni, avolte soff re il nostro prossimo, e viceversa. La libertà di scelta èun dono meraviglioso, ma è una responsabilità che raramenteabbiamo amministrato bene, come dimostra il nostro mondopieno di dolore e di soff e renza. Questo ci fa capire perché gliinnocenti, compresi i bambini, a volte soff rono a causa dellescelte sbagliate degli altri. E’ in queste occasioni che abbiamopiù bisogno del sostegno di Dio, della famiglia e degli amici.

Nessuno di noi è immune alle conseguenze delle azioni,n o s t re e degli altri. La persona che sviluppa un malessere chenon può ricondursi ad un suo comportamento personale speci-fico e il neonato con un difetto congenito soff rono entrambi,anche se non necessariamente per qualcosa che hanno fatto.

Anche coloro che vengono feriti o uccisi in incidenti o disa-stri naturali sono spesso vittime innocenti. Non tutta la soff e-renza è il risultato della disobbedienza personale o delc o m p o rtamento irresponsabile di colui che soff re. Persino neiDieci Comandamenti Dio ci ricorda che le conseguenze delleazioni sbagliate possono colpire i propri discendenti per pare c-chie generazioni attraverso la genetica (Esodo 20:5).

Spesso la causa specifica di certi tipi di soff e renza semplice-mente non può essere spiegata precisamente, non in questavita. A volte la cosa migliore che possiamo fare è spiegarlo soloattraverso ciò che la Bibbia chiama «il tempo e le circ o s t a n z e »(Ecclesiaste 9:11). Anche se non è Dio a causare gli incidenti, Egliperò non controlla le vite di ogni essere umano per fare in mododi prevenirli. Questo è un fatto. Paolo ci dice che in questa vitavediamo come attraverso «uno specchio, in modo oscuro» (1Corinzi 13:12). Ci sono cose che non capiremo mai del tutto inquesta vita, ma in una futura, nel mondo a venire. Dobbiamoc a p i re che persino la soff e renza che sembra il risultato deltempo e delle circostanze non è senza causa e che, se non puòe s s e re collegata ad un comportamento specifico, è comunquela conseguenza di uno o più modelli comportamentali seguitidalla specie umana sin dalla cre a z i o n e .

Adamo peccò scegliendo di allontanarsi da Dio e tutti i suoidiscendeti hanno seguito la stessa strada. «Perciò, siccome permezzo d’un sol uomo il peccato è entrato nel mondo, e permezzo del peccato v’è entrata la morte,…la morte è passata sututti gli uomini, perché tutti hanno peccato» (Romani 5:12).

Una delle conseguenze della decisione dei nostri antenatiidi vivere trasgredendo gli insegnamenti di Dio è l’esistenza di unmondo soggetto ai capricci e alle stravaganze del «tempo edelle circostanze». Questo modello pre v a rrà fino a quando Cri-sto non sarà fatto torn a re per instaurare il Regno di Dio sullat e rra. Allora il mondo intero sarà pervaso dalla conoscenza diDio e dalle Sue leggi giuste (Isaia 11:9). Tutta l’umanità alla finep ro s p e rerà in un sistema sociale giusto, opulento e pacifico. Lelacrime di oggi saranno mutate in gioia, per tutti.

12 Perchè Dio permette la sofferenza?

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Sigmund Freud aiutava le persone a superare le dif-ficoltà psicologiche anche se era abbastanzaonesto da ammettere che la sua capacità di aiutareera limitata. Egli, confessò, «curava le miserie del

nevrotico solo per iniziarlo alla normale miseria dellavita» (Ernest Becker, The Denial of death, 1973, pag.2 7 1). In questo Freud aveva ragione: non esiste una vitasenza preoccupazioni o senza soff e r e n z a .

Poiché non possiamo evitare tutte le sofferenze,dobbiamo tener presente che la sofferenza in generepuò essere usata per condurre a risultati positivi. E’ piùfacile sopportare la sofferenza e il dolore quando li con-sideriamo come sfide che non quando li vediamo comesventure insopportabili. In altre parole, possiamo dareun senso alla nostra sofferenza. Se un limone è troppoagre, lo si può trasformare in limonata.

«Non ogni male viene per nuocere», dice un anticoproverbio. Fino a non molti decenni fa si credeva ilprincipio biblico secondo il quale che le difficoltà, perquanto dolorose e indesiderabili, alla fine possono rive-larsi benefiche, perché ci hanno aiutato a maturare e adiventare migliori. Ma la maggior parte del mondooccidentale, scrive l’autore Richard Kyle, «è ormaientrato in un’epoca in cui a definire i valori culturalidella società non è più il cristianesimo» (The Last DaysAre Here Again, 1998, pag. 25).

Espressioni come «...Con la vostra perseveranzaguadagnerete le anime vostre» (Luca 21:19) e «...dob-biamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribo-lazioni» (Atti 14:22), anche se molto veraci, non sonopiù accettate dalla maggior parte della gente, ingannatada presunti psicologi.

La Bibbia insegna chiaramente che l’avversità puòinvece produrre risultati benefici. Perfino Gesù Cristo,pensate, «imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì; edessendo stato reso perfetto, divenne per tutti quelli chegli ubbidiscono, autore d’una salvezza eterna» (Ebrei5:8-10). Non dobbiamo ricercare la sofferenza, manemmeno bandirla se serve a farci conseguire traguardipiù grandi.

Anche la storia laica è piena di esempi di individuie nazioni che, in condizioni di difficoltà e sofferenza,hanno potuto conoscere meglio le loro debolezze nazio-

nali e migliorarsi fino a raggiungere la grandezza. Avolte un individuo ben determinato è stato la scintillanecessaria alla nazione per resistere alle difficoltà e aipericoli e raggiungere obiettivi lodevoli.

La sofferenza rende più umili ed uniti

Durante la Seconda Guerra Mondiale, fra immensedifficoltà le popolozioni crebbero nella consapevolezzache i conflitti armati non servono a risolvere i problemi,ma a posticiparli e a renderli più acuti in futuro.Nell’immediato dopo guerra, reduci dall’umiliazionedella sconfitta, molti politici e religiosi, si sono prodi-gati a riunire le forze per la ricostruzione del Paese. Lasofferenza aveva insegnato molte cose.

Con l’amore per la pace e la libertà, il Paese potètornare a dare via libera all’opera di grandi uominicome Luigi Einaudi, ad esempio. La storia di uno, comedi molti altri. Un uomo che non amava raccoglieregrandi folle nelle piazze per farsi applaudire, ma lavo-rava con grande discrezione per dare alla propria nazio-ne un sistema basato sul diritto, la giustizia e un buongoverno. Einaudi fu tra i primi sostenitori delFederalismo europeo, uno strenuo ed efficace difensoredella lira e dell’economia italiana, in un periodo in cuila miseria e la depressione erano molto diffusi. Le sueopere richiamarono spesso alla necessità di unire ilPaese nell’esercitare il libero mercato con regole mora-li. Se non ci fossero state le sofferenze, noi non avrem-mo potuto imparare metodi diversi di governare.Diversamente, noi oggi ci troveremmo ancora nellestesse difficoltà economiche in cui si trovano moltipaesi che hanno rigettato i principi di libertà.

Per fare un altro esempio, l’esperienza di come gliinglesi hanno reagito agli improvvisi attacchi di Hitlerdimostra l’importanza vitale dello stare vicini e soste-nersi l’un l’altro nelle avversità. Da quelle avversitàl’Inghilterra ne è uscita più forte di prima. A livelloindividuale, o a livello comunità, ci sono sempre delledifficoltà. Queste possono essere superate solo soste-nendo il bene comune e i propri ideali. Diversamente, ledifficoltà diventano insormontabili e conducono a disa-stri e a sofferenze maggiori per tutti.

Perchè Dio permette la sofferenza? 13

Possiamo guariresenza prima soff r i re?

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Il dottor Brand racconta come egli è solito preparar-si al peggio: «La cosa migliore che posso fare per pre-pararmi al dolore è circondarmi di persone che mivogliono bene e che mi staranno accanto quando la tra-gedia colpirà» (Brand e Yancey, pag. 236). Attraversol’apostolo Paolo, Dio svela che le difficoltà e la soffe-renza possono assumere uno scopo nobile: aiutarci ameditare e a crescere amandoci come fratelli. «Portate ipesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge diCristo» (Galati 6:2).

Quando ci preoccupiamo per gli altri la sofferenza,per quanto indesiderata e dolorosa, può essere un’espe-rienza proficua, insegnandoci che d’apprincipio «ognidisciplina sembra... non essere causa d’allegrezza, madi tristizia; però rende poi un pacifico frutto di giustiziaa quelli che sono stati per essa esercitati» (Ebrei 12:11).

Affrontando le difficoltà

La convinzione che il dolore può avere effetti bene-fici è quasi scomparsa dalla cultura occidentale peressere ampiamente rimpiazzata dall’idea che la soffe-renza o qualsiasi cosa sgradevole è ingiusta e quindi vaevitata ad ogni costo. Forse questo concetto è stato inparte lasciato in eredità dalla nostra società «mordi efuggi» che ci offre una pillola per ogni male e una solu-zione rapida ad ogni problema. E’ la mentalità da vitti-ma, il rifiuto di assumere la responsabilità per le proprieazioni o circostanze, che può indebolire una società eche la fa soccombere.

Ma ogni società che riconosce che a volte la vitanon è giusta e in fondo non sempre facile, e affrontacoraggiosamente la sfida, diventa più forte. Per la real-tà contemporanea il dolore è sinistro, un nemico chedeve essere evitato a tutti i costi, pur continuando a pro-vocarlo con i propri comportamenti. Non vogliamodire che il dolore arreca piacere o che debba esserericercato. Intendiamo dire che ogni sofferenza può esse-re considerata come un avvertimento a cambiare com-portamento o a migliorare il proprio rapporto con Dio.Se proprio non possiamo evitarlo allora forse possiamoaccettare la sfida e diventare una persona più forte emigliore, ricercandone la ragione.

A volte non possiamo fare altro che sopportare unaprova e lasciare che questa affini il nostro carattere.Norman Wright ha scritto che «la crisi non è semprenegativa. Essa può diventare una svolta positiva nellanostra vita…[Essa] dà l’opportunità di migliorare»(How to Have a Creative Crisis, 1986, pag. 15).

La Bibbia ci ricorda che, quando affrontiamo delleprove, dobbiamo andare oltre il presente e concentrarci

sui potenziali benefici: «e la costanza compia appienol’opera sua in voi, onde siate perfetti e completi, dinulla mancanti» (Giacomo 1:4).

Non lasciatevi abbattere dalle difficoltà

Non stiamo dicendo che bisogna soffrire se lo sipuò evitare. Ma, quando non possiamo evitarlo abbia-mo bisogno di sapere come affrontare il dolore e, senecessario, accettarlo. Se non impariamo a fare ciò, lesofferenze possono causare problemi maggiori nel casoin cui dovessimo fare scelte che cambiano la nostra vitain seguito alla preoccupazione causata dalle sofferenze.

Come scrive il dottor Martin: «Lo stress e le preoc-cupazioni…ci possono impedire di dormire bene e cirendono più inclini al fumo, a bere alcool in manieraeccessiva, a mangiare troppo e in maniera sbagliata, anon prendere le medicine, a trascurare l’esercizio fisico,a fare uso occasionale di droghe dannose, ad avere uncomportamento sessuale a rischio, a guidare troppoveloce senza la cintura, ad avere un grave incidente epossono condurre persino al suicidio» (The HealingMind, 1998, pag. 55). L’alto tasso di suicidio in moltenazioni può riflettere in parte l’incapacità delle personedi accettare che la vita può essere difficile.

Ma c’è una grande, buona notizia

Nella Bibbia leggiamo che Dio permette la soffe-renza per servire uno scopo divino. I cristiani sanno cheil loro Salvatore, Gesù Cristo, ha sofferto ed è morto perloro e che essi devono seguire il Suo esempio, compre-sa la sofferenza (1 Pietro 2:21). Gesù sopportò l’agoniae morì perché Dio potesse perdonare i nostri peccati edonarci la vita eterna, durante la quale regneremo conCristo (Apocalisse 5:10). Sapere ciò può aiutarci acimentarci meglio nelle difficoltà della vita.

«Se abbiam costanza nella prova», ci ricorda l’apo-stolo Paolo, «con lui altresì regneremo» (2 Timoteo2:12). Gesù Cristo tornerà sulla terra per regnare e permettere fine alla tristezza e alla sofferenza.

Il messaggio di Gesù è fondamentalmente la buonanovella concernente il Regno di Dio (Marco 1:14-15);regno che Cristo stabilirà sulla terra al Suo ritorno: conLui ci sarà un periodo di pace, guarigione e felicità intutto il mondo. Isaia profetizzò la pace e la gioia delRegno futuro di Cristo: «Non si farà né male né guastosu tutto il mio monte santo, poiché la terra sarà ripienadella conoscenza dell’Eterno, come il fondo del maredall’acque che lo coprono» (Isaia 11: 9). Quando l’u-manità avrà acquistato la conoscenza del vero Dio enon sarà più soggetta all’influenza malefica di Satana,

14 Perchè Dio permette la sofferenza?

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allora tutte le sofferenze cesseranno per sempre. Laterra alla fine troverà la pace eterna.

Un futuro meraviglioso

Dio si propone di illuminare ed offrire la possibili-tà di salvezza a tutte le generazioni. Dal tempo diAdamo fino al futuro ritorno di Cristo sulla terra, però,il Padre Eterno chiama solo alcuni a far parte della SuaChiesa, un «piccolo gregge» nel mondo (Luca 12:32).Egli li considera come «primizie» del Suo raccolto spi-rituale (Giacomo 1:18), scelti, se rimangono fedeli, perregnare con Cristo nel Suo Regno che sarà instauratosulla terra dal Suo Figliuolo, Gesù Cristo. Il PadreEterno non chiama tutti ora (Romani 11:7-8, 25-26).«Niuno può venire a me se non che il Padre, il quale miha mandato, lo attiri», ha detto Gesù, «e io lo risuscite-rò nell’ultimo giorno» (Giovanni 6:44).

Quando Gesù dice che risusciterebbe i Suoi segua-ci «nell’ultimo giorno», Egli si riferisce al Suo futuroritorno sulla Terra. A questo riguardo Paolo rivela altriparticolari: «Perché il Signore stesso, con potente grido,con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderàdal cielo, e i morti in Cristo risusciteranno i primi; poinoi viventi, che saremo rimasti, verremo insieme conloro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria;e così saremo sempre col Signore. Consolatevi dunquegli uni gli altri con queste parole» (1 Tessalonicesi 4:16-18). I santi appena risuscitati e andati incontro a Gesùche ritorna sulle nuvole, discenderanno assieme a Gesùsul Monte degli Ulivi (Zaccaria 14:4-5; Atti 1:11). E daGerusalemme essi regneranno sul mondo intero.

Quando noi comprendiamo e accettiamo il piano disalvezza di Dio, troviamo grande conforto in questaverità. Quando Gesù tornerà personalmente, coloro chesi sono pentiti e Lo hanno accettato come Salvatore nonsoffriranno più e Dio darà loro la vita eterna in unnuovo corpo, un corpo spirituale, esente da ogni soffe-renza (1 Corinzi 15:35-54).

Allora capiremo qualcosa che adesso possiamocapire solo in parte, e cioè che «le sofferenze del tempopresente non sono punto da paragonare con la gloriache ha da essere manifestata a nostro riguardo»(Romani 8:18). Se comprendiamo lo scopo della santachiamata di Dio, sapremo anche dare un senso alla sof-ferenza e sapremo anche sopportarla (v. 23). Noi aspet-tiamo il tempo in cui Dio ci donerà la vita eterna e cifarà regnare con Gesù Cristo sulla Terra. L’apostoloPaolo ci incoraggia a consolarci «gli uni gli altri conqueste parole» (1 Tessalonicesi 4:18).

L’importante finalità del dolore

L’apostolo Paolo osserva che, in questo mondo, icristiani avranno gioie ma anche la loro parte di dolori:«Poiché a voi è stato dato, rispetto a Cristo, non soltan-to di credere in lui, ma anche di soffrire per lui»(Filippesi 1:29). Meglio soffrire per Cristo che per cir-costanze umane, dal momento che nessuno può esimer-si dalle conseguenze dei peccati del mondo.

L’apostolo Pietro ricorda ai cristiani che la sofferen-za presto o tardi bussa anche alla loro porta. Ma Diopermette la sofferenza (causata dall’uomo stesso) peraiutarci a riconoscere gli errori e a purificarci da essi.«Poiché dunque Cristo ha sofferto nella carne, anchevoi armatevi di questo stesso pensiero»: coloro che sof-frono nella carne devono diventare più proni a smette-re di peccare e a consacrare il resto della loro vita a farela volontà di Dio (1 Pietro 4:1-2).

Come Gesù ha spiegato, anche i Suoi seguaci pos-sono essere colpiti dalla sofferenza. Ma Dio a volte cilascia soffrire perché il dolore ci insegna a stare lontanidal peccato anche nelle circostanze più diff i c i l i .Esistono filosofie e psicologie che, presuntuosamente,rigettano l’utilità del dolore e considerano inutile perfi-no lo spirito di abnegazione e di sacrificio per il benedegli altri. Come se Gesù Cristo avesse sbagliato nelsacrificarsi per l’umanità. I cristiani devono guardarsidi coloro che promettono di liberarli con le loro pseudoterapie psicologiche, ma li conducono invece a trasgre-dire i comandamenti di Dio e quindi a causare ulterioresofferenza per se stessi o per gli altri. Perché il peccato- la trasgressione della legge di Dio - è un danno, undisordine che genera sofferenza subito o più avanti neltempo, inesorabilmente.

Quando Dio lascia il mondo soffrire a causa dellenostre scelte sbagliate, Egli in realtà sta agendo conmisericordia. Perché? Perché in questo modo Eglivuole svegliarci alla realtà; vuole avvertirci che la con-seguenza del nostro perseverare nel peccato non è unavita eterna in un presunto inferno di fuoco, ma unamorte che può essere eterna! Attraverso il dolore Dio cisensibilizza nei confronti di una verità negata dalmondo: «Prima che io fossi afflitto», scrive l’autore delSalmo 119, «andavo errando; ma ora che sono afflittoosservo la tua parola» (v. 67). Il dolore serve a farciriconoscere che dei peccati sono stati commessi e cheabbiamo bisogno di riconciliarci con Dio e con la Suacreazione.

Il dottor Brand ha lavorato per anni curando i mala-ti di lebbra in India e in America. Durante il suo lavoroè arrivato ad una conclusione stupefacente per quanto

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riguarda la patologia della lebbra.Le estremità dei malati di lebbra, le dita delle mani

e dei piedi, i piedi e persino il naso e le orecchie, sideterioravano e si consumavano, ma nessuno sapevaperché. Prima delle ricerche del dottor Brand i medicisupponevano che i lebbrosi avessero la sventura diavere della «carne cattiva». L’importante scoperta deldottor Brand consisteva nel fatto che il problema sono ibacilli della lebbra, i quali attaccano i nervi delle partidel corpo, scatenando un processo che porta alla mortedei nervi. Quando ciò accade, un paziente che si ferisceanche lievemente, anche solo un livido, nella zona col-pita dalla lebbra, non sente alcun dolore e di conseguen-za continua ad utilizzare la parte del corpo colpita.L’uso ripetuto peggiora la ferita e alla fine i tessuti sonocosì danneggiati che la carne muore e si stacca.

Il dottor Brand iniziò a curare le ferite dei lebbrosiproteggendole, a volte con delle ingessature. Le feritespesso guarivano e non venivano ulteriormente danneg-giate. La zona protetta tornava sana anche se il lebbro-so non riacquistava la sensibilità nella parte del corpocolpita perché il tessuto nervoso era permanentementedanneggiato. Qual è la morale? Il dottor Brand conclu-se che «il dolore è un dono di Dio che ci avvisa chequalcosa non va e dev’essere aggiustata».

La conclusione del dottore va bene per la maggiorparte delle malattie e non solo per la lebbra. Quando ciferiamo dobbiamo rispondere ai segnali del nostrocorpo e prendere provvedimenti per alleviare il doloreed eliminare la causa latente. «Non avevo idea di quan-

to il corpo diventasse vulnerabile quando manca unsistema di allarme», conclude il dottor Brand (Brand eYancey, pag. 121). Ciò spiega perché Dio permette lasofferenza.

Lezioni spirituali dalla sofferenza

Possiamo fare un paragone spirituale con la scoper-ta del dottor Brand. A volte la sofferenza è il risultatodei nostri peccati o dei peccati degli altri e a volte ilrisultato è lo scatenarsi automatico di conseguenzenegative e dolorose nei nostri corpi o nelle nostre menti.Dio permette questa sofferenza, per costringerci a fareattenzione a ciò che stiamo facendo e per indurci a cam-biare il nostro comportamento, modo di pensare o lenostre convinzioni, o a non frequentare le cattive com-pagnie che sembrano buone.

La maggior parte del dolore fisico e mentale è ilrisultato dell’aver infranto i comandamenti di Dio, con-sapevolmente o inconsapevolmente. Come ha detto unopsichiatra, «la metà delle persone che vanno in ospeda-le per guarire da disturbi fisici è come se dicessero: ‘Lamia vita mi fa soffrire’» (ibid., pag. 251).

A volte commettiamo un peccato ma la conseguen-za negativa si scatena in seguito. Dio può infatti richia-mare la nostra attenzione sul peccato sottoponendoci inseguito ad una prova dolorosa: «…perché il Signorecorregge colui ch’Egli ama, e [attraverso le Sue leggispirituali,] flagella ogni figliuolo ch’Egli gradisce»(Ebrei 12:6). Le Scritture contengono molti esempi di

Le sofferenze forgiano il carattere

16 Perchè Dio permette la sofferenza?

Giobbe è maggiormente citato per spiegare che le avversità della vitacontengono delle lezioni per forg i a re il nostro carattere. Molti altri

individui hanno seguito la scia di Giobbe per poi assurg e re a grandezza.R i p o rtiamo l’esempio di Th e o d o re Roosevelt (1858-1919), il 26° pre s i-dente degli Stati Uniti, il quale trovò la forza nella soff e renza. La suamente era sveglia e capace, ma il suo corpo era debole e soffriva dia s m a .

Quando Roosevelt aveva circa dodici anni suo padre gli disse:« T h e o d o re, sei intelligente, ma il tuo corpo è debole, e senza l’aiutodel corpo la mente non può fare molta strada…Devi costru i re il tuocorpo…E’ un lavoro duro…ma so che lo farai» (David McCullough,M o rnings on Horseback, 1981, pag. 112).

Te d d y, come veniva chiamato affettuosamente dagli americani,in seguito raccontò ad un amico l’impatto che ebbe su di lui l’esort a-zione del padre. Teddy iniziò immediatamente con l’esercizio fisico alliceo, sollevando pesi e esercitandosi con il sacco. Si impegnava scru-polosamente per migliorare la propria salute. E la sua determ i n a z i o n e

dette buoni risultati; il suo diventò un corpo forte, non più indebolitod a l l ’ a s m a .

Nel corso della sua vita Teddy Roosevelt sarebbe stato messoduramente alla prova dalla perdita della madre e della giovanemoglie, che morirono nello stesso giorno. La moglie aveva dato allaluce una bambina solo due giorni prima. Egli non riusciva a spiegarsiuna tale tragedia e disse che non conosceva altra risposta eccetto «lavolontà di Dio» e «un fato strano e terribile» (ibid., pag. 285) .

Anche se alcuni biografi scrivono che egli non si riprese mai deltutto da questa calamità, Roosevelt rispose a questa sfida ed ebbe lameglio sulla depressione che lo circondava. Anche se la morte dellamoglie a 22 anni fu terribile, egli si riprese ed ottenne la grandezzanazionale, come pacifista. Alcuni hanno osservato che se non avesses o ff e rto in questo modo non sarebbe mai diventato presidente degliStati Uniti. Theodore Roosevelt, come molti altri, tenne testa a pro v ee soff e renze portando a termine molto più di quanto sarebbe riuscitoa fare se non fosse mai stato messo alla pro v a .

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persone spiritualmente corretti attraverso il dolore. Facendo in modo che il disagio richiami alla nostra

attenzione errori e difetti di carattere, Dio si comportaverso di noi come e meglio di un qualsiasi genitoreamorevole. I padri e le madri che amano i loro figliinvestono tempo e sforzi insegnando e facendo rispetta-re lezioni per il loro bene. Dio fa lo stesso perché vuoleche noi impariamo la felicità (Ebrei 12:5-11).

A volte Dio ci lascia soffrire perché vuole che impa-riamo a distinguere il giusto dall’ingiusto, a capire chedipendiamo da Lui e dal Suo insegnamento. Perciò nondobbiamo essere sorpresi quando la vita, persino per uncristiano, riserva tensioni e sofferenze (1 Pietro 4:12-13). In altre circostanze la sofferenza può non essere ilrisultato di un peccato in sé, ma può essere che Dio lapermetta come una prova necessaria per modellare erafforzare una parte del nostro carattere. Un muscolo siatrofizza se non viene usato, proprio come la nostrafede e il nostro carattere si atrofizzano se non vengonoallenati all’incorruttibilità.

L’apostolo Pietro scrive a proposito del valore delleprove: «...esultate... se così vi bisogna l’essere afflitti dasvariate prove, affinchè la prova della vostra fede,molto più preziosa dell’oro che perisce, eppure è prova-to col fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore allarivelazione di Gesù Cristo» (1 Pietro 1:6-7).

Riconoscere che non siamo autosufficientiImparare a dipendere da Dio

Dobbiamo capire che, sebbene Dio permetta le sof-ferenze, Egli non è indifferente quando ne veniamo col-piti. Dio è un Padre e più di un padre umano Egli nonprova gioia nel veder soffrire i Suoi figli. Come si sentein quei momenti? «Potete gettare su lui ogni vostra sol-lecitudine, perch’Egli ha cura di voi» (1 Pietro 5:7).Queste parole ci fanno capire che a volte, per continua-re ad essere forti, dobbiamo appoggiarci completamen-te a Dio. Egli vuole che noi ci rivolgiamo a Lui special-mente quando stiamo soffrendo. Egli promette di autar-ci sicuramente. Paolo scrive che Dio conforta gli abbat-tuti (2 Corinzi 7:6), ma noi dobbiamo chiedere questoaiuto con suppliche e preghiere. Egli ha promesso chenon permetterà che noi si sia provati al di là dei nostrilimiti e che ci conforterà dandoci la speranza e la forzanecessaria per resistere (1 Corinzi 10:13). Dobbiamocredere a questa promessa di Dio e chiedergli di adem-pierla per noi, specialmente quando ci accorgiamo chestiamo per crollare.

Abbiamo bisogno di renderci conto che Dio spessoprotegge coloro che Lo cercano. «I passi dell’uomo

dabbene son diretti dall’Eterno ed egli gradisce le vie dilui. Se cade, non è però atterrato, perché l’Eterno losostiene per la mano» (Salmo 37:23-24).

Leggete il Salmo 91 tenendo presente la promessad’aiuto da parte di Dio. Dobbiamo chiedere a Dio diproteggere noi e i nostri cari. Dio è in controllo di tuttele situazioni, anche quando sembra assente o perdente.Egli ascolta le preghiere del giusto e protegge e benedi-ce il Suo popolo (Giacomo 5:16; 1 Pietro 3:12).Nessuno è immune ai capricci del tempo e del caso.Quando questi ci colpiscono negativamente dobbiamochiedere a Dio di proteggerci dalla sofferenza o di darcila capacità di sopportarla.

Dio ha il potere di liberarci

Degli studi hanno dimostrato che la capacità umanadi sopportare il dolore è favorita dal senso che si dà aldolore e dalla capacità che si ha di non soccombere aldolore. Dio ha il pieno controllo sulla sofferenza. Inquanto servitori di Dio dobbiamo imparare che Dio èmisericordioso e che Egli può e vuole liberarci. Madobbiamo riconoscere le cause del dolore e dobbiamochiedere principalmente a Dio di liberarci, e non soloagli uomini. Le orecchie di Dio sono aperte alle nostrepreghiere (1 Pietro 3:12).

Dio si aspetta però che ci affidiamo al Suo giudizioe tempestività e che la nostra fiducia in Lui sia implici-ta. «Poiché, fratelli, non vogliamo che ignoriate, circal’afflizione che ci colse in Asia», scrisse Paolo, «chesiamo stati oltremodo aggravati, al di là delle nostreforze, tanto che stavamo in gran dubbio anche dellavita. Anzi, avevamo già noi stessi pronunciata la nostrasentenza di morte, affinchè non ci confidassimo in noimedesimi, ma in Dio che risuscita i morti, il quale ci haliberati e ci libererà da un così gran pericolo di morte, enel quale abbiamo la speranza che ci libererà ancora» (2Corinzi 1:8-10).

Una vita senza dolore?

Se non esistesse la sofferenza, questo mondo sareb-be già il Regno di Dio; cosa che invece deve ancoravenire sulla terra, come afferma la preghiera al «Padrenostro». Nel frattempo possiamo però cogliere la sag-gezza di queste parole: «Fratelli miei, considerate comeargomento di completa allegrezza le prove svariate incui venite a trovarvi, sapendo che la prova della vostrafede produce costanza. E la costanza compia appienol’opera sua in voi, onde siate perfetti e completi, dinulla mancanti» (Giacomo 1:2-4).

Le parole di Giacomo possono sembrare non reali-

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stiche alla maggior parte della gente, perché molti vivo-no nell’illusione di poter eliminare il dolore pur conti-nuando a violare le leggi di Dio. Da qui le false speran-ze ed illusioni offerte dalla medicina e dalla manipola-zione genetica. In realtà, una vita senza dolore in unmondo di peccato è impossibile.

Prepararsi all’eredità eterna

Noi abbiamo bisogno di accettare l’idea che Diopuò darci lezioni valide anche attraverso la nostra sof-ferenza. La sofferenza non è piacevole e nemmeno dob-biamo ricercarla o provocarcela. Ma quando viene dob-biamo trovarne il senso per avvicinarci a Dio, anzichéprendercela con Lui. E’un fatto che anche quando con-sideriamo la prospettiva del dolore e ci prepariamomentalmente, quando la sofferenza arriva essa ci colpi-sce e genera in noi un brutto risveglio. Il dolore entrapungente nella nostra vita e la sofferenza è un ospiteindesiderato. Ciò è una reazione naturale.

Ma, come detto più volte in questo opuscolo, la sof-ferenza e le prove possono essere un aiuto, in senso spi-rituale, per prepararci al piano di Dio e al Suo Regno. Avolte la nostra riconciliazione con il dolore avviene piùcompletamente dopo averlo vissuto e superato. Solodopo comprendiamo a pieno la maturità spirituale che ildolore ha contribuito a produrre in noi.

La liberazione finale da ogni sofferenza viene daDio, dalla preghiera e dalla fiducia in Lui. Poco primadi soffrire i tormenti della crocifissione, Gesù pregava:«Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questocalice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi»(Matteo 26:39). Pietro ci ricorda di ricordare i beneficiderivanti dall’affrontare le difficoltà: «Or l’Iddio d’ognigrazia, il quale vi ha chiamati alla sua eterna gloria inCristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi per-fezionerà Egli stesso, vi renderà saldi, vi fortificherà»(1 Pietro 5:10).

Quando ci rendiamo conto dei benefici che possono

accompagnare la nostra sofferenza, possiamo soppor-tarla meglio. Anche se all’inizio ci riesce difficilecogliere i benefici spirituali della sofferenza, saremocapaci di comprenderli appieno alla fine, quando rice-veremo la vita eterna nel Regno di Dio (2 Pietro 1:11).

Nel Regno di Dio guadagneremo immensamente dipiù di quanto abbiamo perso soffrendo in questa vita.«Perché io stimo», scriveva Paolo, «che le sofferenzedel tempo presente non siano punto da paragonare conla gloria che ha da essere manifestata a nostro riguardo»(Romani 8:18). Egli ci ricorda che «tutte le cose coope-rano al bene di quelli che amano Dio, i quali son chia-mati secondo il suo proponimento» (v. 28). Le paroledell’apostolo Paolo sono state ispirate dallo Spiritosanto di Dio! La sofferenza ci aiuta a realizzare il nostropotenziale di «figli di Dio» (1 Giovanni 3:1) e conl’aiuto di Dio il risultato sarà quello desiderato.

Paolo ci dice che siamo «eredi di Dio e coeredi diCristo» (Romani 8:16-17). Se siamo eredi, allora ciattende un’eredità. Nella Bibbia è scritto che la nostraeredità non è un futuro di ozio e noia, ma di grande rea-lizzazione.Durante questa vita Dio vuole insegnarci ciòdi cui abbiamo così dolorasamente bisogno: un caratte-re santo e incorruttibile. Non esistono scorciatoie inquesto processo. Tutta la conoscenza del mondo da solanon basta, occorre la formazione in noi di un carattereche sappia decidere di non peccare, che sappia sceglie-re la giustizia anziché la morte. Il carattere santo nonpuò formarsi dall’oggi al domani, ma richiede tempo eimpegno personale. Ecco perché Paolo scriveva che «sepur soffriamo con [Cristo], saremo glorificati con lui»(v. 17). Come Cristo è stato reso perfetto attraverso lasofferenza (Ebrei 5:8-9), così pure noi impariamo esiamo perfezionati attraverso le avversità di questomondo.

La grandiosa promessa di farci nascere come Suoi«figli» nella Sua eterna famiglia (Romani 8:14-23), ciaiuta a capire perché Dio permette le sofferenze.

Come l’erba che cresce ed appassisce e i fiori dei campi che fio-riscono per alcuni giorni e sfioriscono velocemente, così noi

fioriamo per un periodo prima di appassire e morire (Isaia 40:6-8). I nostri corpi materiali invecchiano e si consumano. Dio non liha creati per essere etern i .

Comunque, non vuol dire che questa è la fine. Il fedeleGiobbe sapeva che sarebbe rimasto nella tomba fino ad unafutura re s u rrezione. «Oh, volessi tu nascondermi nel soggiorn o

dei morti, tenermi occulto finchè l’ira tua sia passata, fissarmi unt e rmine, e poi ricord a rti di me!…Se l’uomo, dopo morto, potesser i t o rn a re in vita, aspetterei tutti i giorni della mia fazione, finchègiungesse l’ora del mio cambio; tu mi chiameresti e io risponde-rei, tu brameresti rivedere l’opera delle tue mani» (Giobbe 14:13-15). Anche se la morte è triste, in nessun modo essa è la fine. Dioha promesso ai Suoi fedeli servitori la risurrezione a vita immor-tale (1 Corinzi 15:50-54; Apocalisse 20:4-6; 5-10).

18 Perchè Dio permette la sofferenza?

«Se l’uomo potesse tornare in vita...»

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Cosa dobbiamo fare ?

Nel capitolo precedente abbiamo visto come Dioha uno scopo che va oltre questa vita. Il Suofine supremo non ignora le sofferenze di coloroche rispondono alla Sua santa chiamata e si

sforzano di vivere la Sua via d’amore e di giustizia.Ma la maggior parte della gente non risponde o è

incredula o preferisce restare nell’ignoranza di questo fan-tastico scopo. Perciò, dal tempo di Adamo fino al «pre-sente secolo malvagio» (Galati 1:4), Dio sta facendo inmodo che tutti, in un tempo o nell’altro, imparino lalezione attraverso le conseguenze del peccato.

Egli vuole che il genere umano sappia che il peccatoha delle conseguenze terribili e che siamo stati causa dis o fferenza per noi stessi da quando abbiamo iniziato arifiutare gli Suoi insegnamenti di Dio nel Giardino dell’E-den. Ancor oggi la terra è maledetta a causa dell’uomo(Genesi 3:17). Gli esseri umani, anche se soggiocati dallaseduzione e corruzione di Satana, devono assumersi laloro parte di responsabilità per le conseguenze delle loroazioni. Il mondo avrebbe potuto essere un luogo di pace,sicurezza e felicità, se solo l’uomo avesse scelto di seguiregli insegnamenti di Dio piuttosto che quelli di Satana. Diovuole che noi impariamo questa lezione, nel modo che noistessi abbiamo scelto: quella della sofferenza. Nella Bib-bia leggiamo che in molte occasioni Egli ha cercato di dis-suadere il genere umano dall’avere comportamentimalvagi, ma la stragrande maggioranza degli esseri umaniha ripetutamente rifiutato i Suoi comandamenti, propriocome Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden.

I messaggeri di Dio all’umanità

Il popolo d’Israele è stata la prima collettivitàumana contattata dal Creatore per iniziare a riconcilia-re con Sé tutte le altre famiglie della terra a tempoopportuno. Dio sapeva che la natura carnale avrebbefatto di quel popolo una esperienza dolorosa e fallimen-tare. Ma da quella storica esperienza tutte le nazionidella terra, Israele prima di tutte, possono impararedelle lezioni vitali.

Per esempio, dopo che Dio liberò Israele dallaschiavitù in Egitto, gli ebrei stipularono un patto conLui, promettendo che avrebbero rispettato i Suoicomandamenti. Ma si rimangiarono la parola.

Allora Dio inviò i Suoi profeti, i cui messaggi sono

conservati per noi nella Bibbia, per mettere in guardia eper esortare al pentimento tutti i popoli, primo fra tuttiIsraele. «Ma quelli si beffarono dei messaggeri di Dio,sprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti,finchè l’ira dell’Eterno contro il popolo prescelto arrivòal punto che non ci fu più rimedio» (2 Cronache 36:16).

Invece di ascoltare essi perseguitarono e spessouccisero i messaggeri di Dio, il quale ricordò come essiavessero ripetutamente rifiutato la Sua offerta di aiuto:«Ho steso tutto il giorno le mani verso un popolo ribel-le…» (Isaia 65:2). Dato che rifiutarono di rispondere,Dio condannò e punì la nazione d’Israele. Nell’ottavosecolo avanti Cristo, l’Impero assiro conquistò il regnosettentrionale d’Israele e ne deportò la popolazione inaltre terre (2 Re 17:5-8). Il regno di Giuda, a sud, vennedistrutto dalla Babilonia di Nabucodonosor ed anche igiudei, poco più di un secolo dopo, furono deportaticome schiavi e vassalli dei babilonesi (2 Cronache36:15-20).

Dopo circa settant’anni una parte dei giudei tornò inpatria e, dopo cinque secoli, i loro discendenti erano lìquando Gesù Cristo apparve sulla scena. Aspettavanoun Messia che li liberasse dal gioco romano e ristabilis-se il loro regno. Ma quando udirono che il messaggio diGesù esigeva il ravvedimento dei loro peccati e l’obbe-dienza ai comandamenti di Dio, quale fu la loro reazio-ne? La maggior parte di loro lo rigettò come Messia elo condannarono a morte, proprio come avevano fattocon i profeti prima di Lui!

I messaggi dei profeti inviati all’antico popolod’Israele, però, erano diretti anche a tutte le nazioni chene volessero far tesoro. Infatti, Dio mandava profeti perammonire anche le altre nazioni. In tutta la storia c’è unsolo esempio di popolo non ebreo che si pente in massadei propri peccati dopo l’ammonizione di Dio. Il profe-ta Giona predicò nell’antica città di Ninive e disse aisuoi abitanti: «Ancora quaranta giorni, e Ninive saràdistrutta!» (Giona 3:4). I niniviti si pentirono dei loropeccati e Dio li risparmiò (vv. 5-10). In seguito, comun-que, essi tornarono a fare del male e nel 612 a.C. furo-no conquistati da eserciti stranieri.

Le testimonianze storiche dimostrano che, perfinoquando Dio ha offerto liberamente il Suo aiuto e la Suaguida alle nazioni, esse hanno sempre rifiutato la Suavia, proprio come avevano fatto Adamo ed Eva.

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Le stesse vecchie, brutte abitudini

Oggi non siamo diversi. Le nazioni rifiutano anco-ra gli insegnamenti di Dio. La Sua Parola, la Bibbia, èdisponibile in quasi tutto il mondo, eppure sono pochiquelli che la leggono regolarmente e ancora meno sonoquelli che la obbediscono. Non solo non seguono i suoiinsegnamenti, ma sempre più persone, specie fra colo-ro che si ritengono intellettuali, disprezzano la Bibbia,considerandola un insieme di scritti superati. Persinoalcuni leader religiosi contestano la maggior parte diciò che la Bibbia dice, censurando le parti a cui obbedi-re e rendendo note solo quelle secondarie.

Re Salomone ha abilmente riassunto la condizioneumana scrivendo che: «Ciò che è storto non può essereraddrizzato…» (Ecclesiaste 1:15). Il genere umano hastoricamente rifiutato gli insegnamenti di Dio e conti-nua a farlo. Avendo rifiutato la rivelazione di Dio noiabbiamo rifiutato l’unica e duratura soluzione ai nostriproblemi. Il risultato è il perdurare del dolore e dellasofferenza dei popoli. Di conseguenza, la decisione diDio è stata, dal primo secolo ad oggi, quella di «elegge-re» solo alcuni individui affinché diventino i Suoi fede-li servitori (Matteo 22:14), da Lui inviati come «pecorein mezzo ai lupi» (Luca 10:3), come « il sale dellaterra» e «la luce del mondo» (Matteo 5:13-14). Non percambiare il mondo che non vuole cambiare, ma per dar-gli la testimonianza del fatto che Dio ha promesso distabilire il Suo regno di giustizia e di amore sulla terra(Matteo 24:14; Atti 1:6-8).

Il resto dell’umanità brancola nel buio, purtroppo.Essi cercano un significato e un motivo nell’esistenza,ma continuano a non capire le ragioni per cui il mondoè afflitto da tanta sofferenza. «Imparan sempre e nonpossono mai pervenire alla conoscenza della verità»,scrisse l’apostolo Paolo (2 Timoteo 3:7). Ingannato dalDiavolo e schiavo del peccato, «il mondo» ignora ilvero Dio ed è il bersaglio dell’odio e dell’ira omicida diSatana (Efesini 2:3).

Quando finirà ogni sofferenza?

Molti accusano costantemente Dio del male e dellasofferenza nel mondo. Ma non è Dio che bisogna biasi-mare. La responsabilità è del genere umano, per averrifiutato la guida di Dio e per aver scelto una vita dipeccati, spesso scambiata per ‘emancipazione’.Ovviamente la colpa è anche di Satana per aver ingan-nato l’umanità. Ma ciò non ci esonera né dalle respon-sabilità né dalle sofferenze.

La buona notizia è che Dio non ha affatto abbando-nato l’umanità a sé stessa. Proprio come ha dato ad

Adamo ed Eva la libertà di scelta, così lascia che lenazioni e i loro abitanti seguano la loro strada, ma soloper un periodo di tempo (Ecclesiaste 3:17). Egli cilascia soffrire per insegnarci che non possiamo trovarepace, sicurezza e felicità senza di Lui.

Stiamo imparando la dura lezione che non sappia-mo governarci giustamente senza Dio o senza le fedenella Sua Parola o nelle Sue leggi. Il risultato più dolo-roso di questa lezione è che, alla fine, che tutte le nazio-ni giungeranno sull’orlo di annientarsi a vicenda e didistruggere perfino il pianeta. «E se quei giorni non fos-sero stati abbreviati, nessuna carne scamperebbe»(Matteo 24:22). Quei giorni saranno abbreviati dalritorno glorioso di Gesù Cristo sulla terra.

Questo è il monito profetico lanciato da Gesù quasiduemila anni fa. Solo di recente siamo entrati in un’e-poca in cui le nazioni hanno letteralmente il potere didistruggere il mondo. I capi di governo, la scienza e lereligioni credono che l’unico modo per evitare la distru-zione planetaria sia quello di stabilire un sistema dicooperazione internazionale, la globalizzazione. Ma ciriusciranno?

Gesù Cristo profetizzò che le nazioni, come c’è daaspettarsi, non sarebbero riuscite a cooperare pacifica-mente in modo duraturo. Egli avvisò che le guerre nonsarebbero cessate, ma sarebbero aumentate (Matteo 24:6-8). La sofferenza non sarebbe cessata, ma si sarebbeestesa ed intensificata (vv. 21-22). Sullo sfondo c’èsempre in agguato la possibilità di una guerra nuclearee batteriologica, l’esplosione di epidemie mortali, uncollasso dell’ecosistema.

Dio permette che gli uomini tentino di governarsi,anche se spiritualmente brancolano nel buio. Lo per-mette perché, altrimenti, ci sarebbe anarchia totale, equindi una fine ancora più imminente e ancor più soffe-renza per tutti. Ma dato che molti governanti umaniantepongono il potere del denaro all’osservanza deicomandamenti di Dio, alla fine falliranno dolorasamen-te. Il mondo deve capire che non potrà mai aggiungerela vera pace, e non potrà mai eludere la sofferenza,senza prima essersi riconciliato con Dio.

Ma il Creatore, in quanto Dio giusto e Padre amo-revole, non permetterà che il mondo continui all'infini-to a soffrire nell’ingiustizia e nella malvagità. Il PadreEterno ha inviato Gesù Cristo per esortare al ravvedi-mento. Egli invierà Gesù di nuovo sulla terra, questavolta «con la potenza di Dio immortale», per farloregnare come «Re dei re» (Apocalisse 19:16). Quasinessuna autorità umana accoglie questo annuncio dibuon grado, così come re Erode. Ma è sicuro che Cristointerverrà personalmente, questa volta «con la potenza

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ed immortalità di Dio», nell’ora più difficile del genereumano (Apocalisse 19:11-16).

E ’ profetizzato che Gesù Cristo tornerà per«distruggere tutti quelli che distruggono la terra»(Apocalisse 11:18) e per ricostruire un nuovo sistemamondiale. Cristo interverrà per fondare un regno di giu-stizia, correggendo amorevolmente i mansueti e punen-do tempestivamente coloro che pensano di continuarenell’ingiustizia e nella disonestà. Il mondo alla finesmetterà di soffrire, ma non per gli sforzi dell’umanitàribelle. Le profezie bibliche svelano come accadrà.

La sofferenza cederà il posto alla gioia

Il piano di Dio comprende la salvezza di tutti colo-ro che hanno sofferto e sono morti senza capirne leragioni. Miliardi di uomini, donne e bambini hanno vis-suto e sono morti nel corso dei secoli senza conoscereil vero Dio o capire ilSuo scopo. La mag-gior parte degli esse-ri umani, special-mente nell’emisferoorientale, non haconosciuto GesùCristo, «quando innessun altro è la sal-vezza; poiché nonv’è sotto il cieloalcun altro nome chesia stato dato agliuomini, per il qualenoi abbiam ad essersalvati» (Atti 4:12).

Gesù Cristo rive-la che, dopo i «milleanni» del Suo ritorno sulla terra, il Padre Eterno ripor-terà in vita tutti coloro che non hanno seguito il Cristoné conosciuto l’unica via della salvezza. Dio li risusci-terà ad una temporanea vita fisica per dare anche a lorol’opportunità di rendersi «degni» di entrare spiritual-mente nel Suo regno eterno (2Tess. 1:5). Saranno risu-scitati a vita fisica per dar loro la possibilità di esercita-re il libero arbitrio e fare una scelta consapevole. Alloradovranno scegliere se rifiutare consapevolmente divivere secondo gli insegnamenti di Dio e, quindi, peri-re di nuovo, questa volta definitivamente, in un «fuoco»che alla fine purificherà l’intero pianeta (2Pietro 3:10-13; Apocalisse 20:15), oppure accettare di vivere contutto il cuore secondo gli insegnamenti di Dio. In que-st’ultimo caso essi riceveranno in dono la vita eterna.

Questa sarà la loro prima opportunità di salvezza,perché in precedenza essi erano stati lontani da Dio acausa dell’inganno del diavolo (2Corinzi 4:3-4; 1Giovanni 5:19; Apocalisse 12:9).

Accecati da Satana, le generazioni passate in gene-rale non hanno mai compreso il piano di Dio. QuandoDio li risusciterà in un mondo in cui la Sua verità saràdisponibile a tutti (Geremia 31: 34; Isaia 11:9), essirifletteranno sull’immensa sofferenza che il peccato hacausato nel corso della storia e potranno scegliere, que-sta volta con la piena consapevolezza delle conseguen-ze del peccato e del dolore che esso causa. La maggiorparte di loro inizierà a fare le scelte giuste e ad accetta-re Cristo come Salvatore, un sentiero che, se scelto, licondurrà alla vita eterna.

L’apostolo Giovanni descrive questa resurrezionefutura di coloro che sono morti nell’ignoranza o nell’in-

ganno: «E vidi imorti, grandi e picco-li, che stavan rittidavanti al trono; ed ilibri furono aperti; eun altro libro fu aper-to, che è il libro dellavita; e i morti furongiudicati dalle cosescritte nei libri,secondo le opereloro» (Apo. 20:12).

Dio farà risorgeretutte queste persone,che poi verranno giu-dicate dalle leggibibliche, a seconda dicome risponderanno

alla verità da loro scoperta per la prima volta. Quello attuale è il mondo di Adamo ed Eva, che ha

scelto di dare le sue definizioni del bene e del male,rigettando quelle di Dio. E’lo stesso mondo in cui il suoocculto sovrano, Satana, offrì «tutti i regni» a GesùCristo, per cercare di corromperlo (Matteo 4:8-10).

Naturalmente Gesù ha sconfitto Satana e quandoEgli tornerà sulla Terra tutte le sofferenze sparirannoper sempre e i Suoi fedeli saranno riportati in vita. Lascomparsa della sofferenza in tutto il mondo è profeti-camente descritta in Apocalisse 21:3-4: «E udii unagran voce dal trono, che diceva: Ecco il tabernacolo diDio con gli uomini; ed Egli abiterà con loro, ed essisaranno suoi popoli, e Dio stesso sarà con loro e saràloro Dio; e asciugherà ogni lacrima dagli occhi loro e lamorte non sarà più; né ci saran più cordoglio, né grido,

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né dolore, poiché le cose di prima sono passate». Cheparole incoraggianti!

Che cosa dobbiamo fare?

Oggi impera lo stesso modo di pensare sbagliatoche era diffuso anche ai tempi di Gesù. In quell’epocasi credeva che il benessere o le sofferenze di una perso-na stessero ad indicare la sua onestà o la sua colpa.Coloro che conducevano una vita agiata e prosperosa sidava per scontato che fossero benedetti da Dio, mentrecoloro che erano poveri, malati e colpiti da altre avver-sità si credeva che fossero maledetti da Dio per i loropeccati. Questa non è una regola. Spesso a soffrire sonovittime che non hanno colpa.

Gesù espose questo concetto quando Gli venne rac-contata una tragedia che aveva colpito gli abitanti diGerusalemme. Su ordine del governatore romanoparecchi uomini erano stati brutalmente uccisi mentreportavano sacrifici al tempio. Gesù chiese: «Pensate voiche quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galileiperché hanno sofferto tali cose? No, vi dico; ma se nonvi ravvedete, tutti similmente perirete» (Luca 13:2-3).

Per coloro che udirono le parole di Cristo eraincomprensibile come tale tragedia potesse colpire per-sone che non avevano colpa. Essi non si capacitavanodi come Dio potesse permettere un tale disastro. Gesùcolse nel segno dicendo che nessuno è immune agli altie bassi di questa vita. La lezione? Se non ci pentiamo,periremo. Si riferiva anche alla morte spirituale.

Le morti premature, come l’assassinio dei Galileiche portavano i loro sacrifici, erano semplicementedovute al fatto di trovarsi nel posto sbagliato al momen-to sbagliato. Le vittime di queste tragedie non erano piùpeccatori di altri, ma vittime casuali di eventi casuali.Essi erano peccatori, comunque, e, come tutti coloroche commettono peccati, erano destinati a morire primao dopo. Lo stesso vale per noi: probabilmente non sare-mo vittime di violenza di un edificio che crolla, masiamo peccatori, e alla fine la morte arriverà , in unmodo o nell’altro.

Quando ci rendiamo conto di ciò l’ammonimento diGesù dovrebbe penetrare le nostre coscienze: «Ma senon vi ravvedete, tutti al par di loro perirete». Gesù siriferisce soprattutto al perire dello spirito. Sapendo divivere in un mondo pieno di pericoli, in cui la tragediapuò colpire in qualsiasi momento, noi dovremmo dareascolto agli ammonimenti di Cristo per ravvederci ediniziare ad adeguare la nostra vita alla Sua, non vi pare?

Come Gesù disse ad un uomo dopo averlo guaritoda una lunga malattia: «Non peccar più, che non t’acca-

da di peggio» (Giovanni 5:14). La cosa peggiore che cipuò capitare è la morte spirituale.

Le nazioni vogliono le ricchezze di Dio, ma nonvogliono conseguire queste benedizioni attraverso l’ub-bidienza della fede nel prezioso sangue di Cristo e nellagiusta e santa legge di Dio.

Se c’è qualcuno che vuole ed ha il potere di elimi-nare davvero tutte le ingiustizie del mondo, quello èDio, in quanto «Dio è amore» e «giustizia». Nel suoRegno perfetto non c’è posto per il caso e le circostan-ze. Nulla è affidato alla casualità. Quando sulla terrasuccedono delle calamità o disgrazie, Egli permette checi vadano di mezzo anche innocenti come i bambini perdenunciare il fatto che il Suo regno è stato rigettato daigrandi, e che tutto il genere umano ha dolorosissimobisogno di tornare al Suo Creatore, anziché ostinarsi apercorrere le sue vie di peccato che mantengono la terrasotto maledizione.

Iddio riporterà in vita tutti i credenti e gli innocen-ti. Nel frattempo Egli continua ad offrire la salvezza atutto il genere umano. Infatti, Dio «fa ora annunziareagli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravve-dersi» (Atti 17:30). Questo è il messaggio di Dio pertutti i tempi, che la Sua Chiesa ha il compito di procla-mare. Sapendo che il nostro tempo su questa terra èbreve, sarebbe meglio se ci concentrassimo sulle coseche contano veramente.

In caso di sofferenza, che cosa fare? Pregare Diocon fede e chiedergli conforto e incoraggiamento! Nellibro dei Salmi leggiamo che il re Davide chiedevamolte volte al Creatore di alleviare le sue sofferenze.Gesù è venuto sulla terra - e tornerà - per alleviare lenostre sofferenze. «Venite a me, voi tutti che siete tra-vagliati ed aggravati», Egli dice, «e io vi darò riposo.Prendete su voi il mio giogo ed imparate da me, per-ch’io son mansueto ed umile di cuore; e voi trovereteriposo alle anime vostre» (Matteo 11: 28-29).

Non dobbiamo farci scoraggiare dal male che è nelmondo: il sapere le vere ragioni della sofferenza ci aiutaa sopportarla e a capire il perché Dio la permette. Ciaiuta soprattutto a reagire nel modo giusto: non pren-dersela con Dio, ma pregare e fare la nostra parte, peralleviare la nostra sofferenza e quella degli altri, mentreaspettiamo pazientemente la salvezza (Matteo 6: 9-10;Luca 21:19).

Dio è al comando del Creato. Ha promesso di libe-rare il mondo dalla sofferenza e lo farà di sicuro, ripri-stinando il Suo Regno sulla terra mediante il ritornopersonale di Gesù Cristo. Allora tutte le umane soffe-renze cederanno il posto alla nostra gioia eterna.

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