Al Di La' Dell' Aldila

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CAPITOLO 1 Tonnellate di neve, distribuite in particelle ovattate, inondavano la citt conferendo al paesaggio un aspetto di candida quiete. Quella tormenta si avvicendava in un ambiente cos malsano dando limpressione di essere un fenomeno paradossale. In effetti una nevicata di simile portata ci si era abituati a vederla in zone dove la natura esercitava il suo predominio assoluto sulluomo, dove le tracce di antropizzazione erano ridotte alle insignificanti orme dei viandanti, dei pastori o dei lavoratori di terra. I fiocchi, in quegli istanti, si posavano con veloce leggerezza ed occupavano qualunque spazio gli venisse concesso. Il territorio era completamente rivestito da una coltre di bianca lucentezza cristallina che purificava la metropoli, ormai sprofondata nellabisso della deturpazione. > Sbrait Guglielmo nella sua intolleranza meteoropatica. Era soltanto il quattro febbraio e gi era in cerca di qualche traccia primaverile. Si trovava in una fase di nervosismo esasperante. Aveva per un attimo abbandonato il suo tavolo da lavoro per disporsi davanti alla finestra e riprendere un po di serenit danimo che in quei momenti pareva si stesse affievolendo. Guglielmo stava perdendo la testa per risolvere un caso molto complicato di divisione ereditaria di una sua cliente, purtroppo per le sue trepidazioni lavevano distratto ed oppresso definitivamente. Era passata una settimana dal suo ultimo tiro ad una sigaretta e da questastinenza non aveva tratto alcun giovamento. Limprovviso abbandono del fumo era scaturito da una serie di molteplici malesseri che si erano distribuiti nelle diverse regioni del suo organismo: dolori di stomaco, mal di testa frequenti, insonnia e finanche crisi asmatiche immotivate. Del resto il suo stile di vita non che fosse dei pi consoni; in passato non si era tirato indietro di fronte a nessun vizio. Se poi si aggiungeva perfino una buona dose giornaliera dalcol, ecco che i conti ritornavano ed il quadro diagnostico disastroso cominciava a rendersi maggiormente nitido. Quindi lunica soluzione per uscire da questa situazione poco confortante era quella di seguire la retta via percorrendo una strada un po pi salutare, anche a costo di attuare qualche rinuncia. Guglielmo aveva solo trentacinque anni, ma formulava pensieri ed ossessioni di una persona di mezza et. Teoricamente gli rimaneva ancora molto da vivere ma gi gli gravava addosso il peso della senilit. Si era accorto da quelle piccole scalfitture, che gli erano sorte sulla fronte e sugli occhi, che la giovinezza stava pian piano svanendo. Aveva capito che il tempo, oltre una certa 1

soglia, diventava terribilmente infame e che attraverso una logoramento indiscreto ti avviava ad un lento processo di decomposizione. Ecco perch tutte quelle precauzioni immotivate. Lobiettivo che Guglielmo si prefiggeva perci non consisteva nel mantenere leterna giovinezza, ma nel raggiungere semplicemente la vecchiaia ritardata. Dopo questa piccola pausa, allapparenza rilassante, decise per lennesima volta di rimettersi al lavoro. Ritorn verso la scrivania zoppicando: quattro giorni prima aveva battuto violentemente la rotula contro il termosifone della sua stanza da letto. Il ginocchio gli si era gonfiato terribilmente. Fortunatamente quel dolore, inizialmente straziante, si era attenuato con unalacrit sorprendente. Dopo una giornata passata nelle sofferenze pi atroci, la brutta tumefazione si era rapidamente riassorbita cancellando quasi completamente gli effetti del trauma. Tuttavia la sua andatura rimaneva ancora incerta infatti nel camminare tendeva ancora a barcollare. Quando torn a sedersi scrut con amarezza il disordine che lo circondava, aveva limpressione di trovarsi affondato nel bel mezzo di una discarica: qualunque oggetto della stanza era disposto in modo insensato. Quei libri, carte, fascicoli, rilegature seguivano ognuno il proprio istinto selvaggio e, senza pi alcun controllo, si lasciavano coprire dal pulviscolo. Erano ormai dei relitti alla deriva che si piegavano di fronte al loro inevitabile destino. Il lavoro lo tenne occupato e lo distrasse per un paio dore, fino a quando sent il cellulare squillare. Il trillo del telefonino lo fece sobbalzare leggermente. Rispose, era sua moglie. >, url Guglielmo con una voce sepolcrale. > Disse sua moglie con un tono dolcemente intimorito. > La puntualit era il suo forte. > >. Non appena chiuse il ricevitore Guglielmo perse tutta la sua forza di volont e dovette cedere le sue energie alla stanchezza che si era accumulata durante lintera settimana. Prima di congedarsi dallufficio, visto che il suo computer portatile era acceso, volle connettersi un attimo in internet per visionare le notizie e gli avvenimenti del giorno. Cera in rete la solita spazzatura: una delle attrici pi famose del momento si era dichiarata lesbica, un cane aveva salvato la vita a due persone, un uomo era stato trovato morto nei pressi di una campagna, il primo ministro si era fidanzato con una donna che aveva la met dei suoi anni. Infine, per chiudere la penosa rassegna mediatica, venivano dati dei consigli su come sconfiggere leiaculazione precoce.

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Guglielmo, ogni volta che si immergeva alla lettura di quelle vicende, sperava di trovare qualche informazione interessante o intelligente ma, a fine consultazione, rimaneva puntualmente contagiato da un senso di tediosa scontentezza che gli faceva comprendere quanto fosse banale lesistenza terrestre. Guard il bizzarro orologio appeso sul lato nord della sua stanza: segnava le otto e trenta. Erano anni che non sostituiva la pila a quellaggeggio ticchettante, pareva che stesse in moto sin dallalba dei tempi. Aveva delle lancette oblunghe e acuminate, mentre i numeri neri che si contrastavano al quadrante bianco erano in stile romano. Questultima caratteristica a Guglielmo non che gli andasse particolarmente a genio. Lui gli oggetti antichi li considerava obsoleti e, secondo la sua opinione, ostacolavano con il loro anacronismo lavanzamento del progresso tecnologico. Lo avrebbe senzaltro sostituito altrimenti cera il rischio che la sua clientela, fino alla fine della sua carriera, sarebbe stata composta soltanto da un esercito di vecchi bacucchi. Finalmente decise di andarsene, serr quindi la porta del suo studio con quattro mandate, salut gli ultimi due colleghi stacanovisti che si intrattenevano a lavorare e si precipit, nonostante linfermit dovuta allarto malandato, per le scale con limpeto di un ragazzino. Quando giunse in corrispondenza del primo piano, not che la luce fluorescente che illuminava quella zona di condominio, si stava per fulminare. Emanava dei bagliori intermittenti che conferivano quasi un effetto ipnotizzante. Sicuramente gli inquilini del palazzo avevano notato che la lampadina versava in uno stato di agonia e stesse per raggiungere il punto di non ritorno, come pure indubbiamente avevano rilevato che i muri color creta del piano terra stessero lentamente perdendo lintonaco, forse per una fuoriuscita di umidit. Per la verit questa seconda grana si perpetuava da oltre due mesi e, sebbene fosse di una gravit non trascurabile, tutti gli abitanti delledificio continuavano a fare lorecchio da mercante a tempo indeterminato. Guglielmo si promise che, lindomani mattina, ad una buonora, avrebbe contattato un tecnico per cercare perlomeno di risolvere quel misterioso sgretolamento di rinzaffo. Si port allesterno dellabitato, di fronte gli si par lenorme manifesto elettorale in cui veniva pubblicizzato un politico del partito democratico. Nellimmagine si vedeva un uomo di circa cinquantanni, brizzolato, con la fronte alta, le sopracciglia ben levigate, ed un sorriso smagliante che produceva un effetto di bonaria malvagit. Vestiva, sebbene la fotografia ritraesse solamente il suo corpulento mezzobusto, con una giacca blu oltremare ed una cravatta nera. La sua frase propagandistica diceva: Con me c posto per tutti. Che massa di stronzi! si disse Guglielmo nellammirare lorribile spot propagandistico.

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Aveva sempre posseduto una mentalit di sinistra ma non votava da oltre quattro anni e non ci sarebbe stato statista in grado di smuovere la sua astensione perpetua. Questo pensiero lo tenne momentaneamente distratto dal gelo che imperversava nellaria. Improvvisamente si rese conto di essere stato vittima di un potentissimo sbalzo termico, creatosi dal passaggio tra ambiente chiuso ed aperto. Ebbe un forte brivido lungo la schiena che gli provoc un movimento convulso e al tempo stesso ridicolo. Accovacciato lungo le sponde di un marciapiede giaceva un mendicante intirizzito dal freddo che, talmente impegnato nellimpresa di non far scendere la propria temperatura corporea, non riusciva a trovare le energie per elemosinare. Guglielmo frug nelle tasche del proprio piumino, estrasse una manciata di spiccioli e li offerse al povero clochard. Fu fiero della sua buona azione, avrebbe voluto effettuare una donazione pi cospicua, ma temeva che quel barbone potesse essere in realt un impostore che stesse recitando la parte dello straccione. Meglio non essere troppo generosi pens Guglielmo. Con questa scusa volle giustificare lelargizione di quel suo miserabile finanziamento. Com possibile che un millantatore rischi di morire assiderato per detrarre ai passanti una quantit risicata di monete di scarso valore? Due sono le risposte: o era un lestofante deficiente, oppure non si trattava di un imbroglione. Si avvi, controvento, al raggiungimento della sua smart, parcheggiata a duecento metri di distanza. Fu davvero unimpresa pervenire lambita automobile. Lopposizione alle forze eoliche gli comport lo stravolgimento dei capelli e la refrigerazione del viso. Giunse stremato alle portiere della macchina. Si sent come un viandante solitario immerso nella steppa a combattere contro il Sarma siberiano. Aveva gli occhi semichiusi e, anche quando entr nellabitacolo, continu imperterrito a sfregarsi le mani. Se si fosse prolungato in quellisterico attrito avrebbe senza dubbio acceso un fuoco, perch i suoi palmi stavano diventando, a poco a poco, delle vere e proprie pietre focaie. Inser e gir le chiavi nel cruscotto ed accese lauto. Visto che lorizzonte attraverso i vetri appariva sfocato, Guglielmo aspett qualche minuto affinch la visibilit tornasse adeguata. Nel frattempo accese laria condizionata e si tolse lingombrante cappotto che assomigliava ad una tenuta spaziale. Durante la liberazione da quellindumento soffocante, scorse, depositato nel portaoggetti della smart, un pacchetto di sigarette abbandonato.

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Non era mai stato aperto da alcun essere vivente, tant vero che rimaneva ancora protetto dalla sottilissima pellicola trasparente che ne decretava la verginit. Laveva acquistato sicuramente sua moglie inconsapevole della scelta del nuovo stile di vita del marito. Guglielmo fu tentato a scartarlo per assaporare leffetto tranquillizzante del fumo. Non per una crisi di astinenza ma soltanto per corrispondere allingenuo gesto tenero della sua amata met. Fortunatamente riusc a dominarsi, la forza di volont lo diresse a concentrarsi unicamente al viaggio di ritorno. La nicotina era adesso una dipendenza archiviata. Scelse comunque di non buttare linvolucro adescatore e si decise infine a partire. Il traffico a quellora era ancora sostenuto, i mezzi di trasporto fluivano ininterrottamente. Guglielmo ebbe qualche difficolt per immettersi nella via principale perch tutti i guidatori, gi in movimento, approfittavano della loro precedenza per non lasciare scampo a chi, sostante o proveniente da unarteria secondaria, voleva entrare a far parte di quella processione composta da smog e rumore. I semafori contribuirono a ostacolargli ulteriormente il cammino, in lontananza segnalavano sempre il verde, mentre non appena Guglielmo giungeva al loro cospetto, ecco che magicamente la luce rossa, che era preceduta da unistantanea luminescenza gialla, gli sbarrava il passo. Il loro timer pareva che fosse stato calcolato in base ai movimenti del povero autista il quale, puntualmente, controbatteva alle loro segnalazioni con imprecazioni non proprio cortesi. Il colpo di grazia ai nervi di Guglielmo fu dato da unambulanza che arriv sparata dalle retrovie e con un frastuono colossale. Il veicolo della croce rossa non teneva neanche conto della circolazione impossibilitata: si avviava con velocit folle verso il suo obiettivo, come se le strada fosse sgombra da qualsiasi elemento vitale. Fortunatamente Guglielmo ebbe la prontezza dei riflessi di scostarsi tempestivamente e lasciarlo passare. Se tutta questa baraonda gli aveva creato uno stato di disagio, il peggio doveva ancora subentrare. Arriv carico di stress in una strada secondaria per posteggiare la macchina nel garage pubblico. Questa volta per non ebbe contrattempi, infatti lautosilo segnalava dei parcheggi ancora liberi. Percorse la discesa con molta calma, rafforzato dal conforto che si trovava agli ultimi atti di una giornata massacrante e si intrufol nel primo spazio che riusc a distinguere. Dopodich usc dallautomobile, la chiuse con il telecomando e punt dritto a casa sua. Il box era tetro, forse perch non era illuminato a dovere, ed ebbe limpressione di trovarsi prigioniero di una catacomba. Fu in quellistante che tutto cambi e che la sua vita fu completamente sconvolta. Gli parve di vedere delle sagome nere, simili ad ombre, aggirarsi con 5

passi felpati e movenze feline a qualche metro di distanza. Fu una visione di pochi secondi, forse si era sbagliato, probabilmente la stanchezza gli stava giocando un brutto tiro. Si sent improvvisamente debole ed il respiro inizi a mancargli; ebbe la sensazione di avere un gran peso sulla testa ed incominci anche a sudare freddo. Lo spavento evidentemente conduceva a queste sensazioni spiacevoli. Guglielmo, dopo questo breve calo, riprese la padronanza di se perch si rese conto di essere stato vittima di una paura completamente immotivata. Quelle forme nere potevano essere semplicemente delle persone che come lui cercavano un posto libero da riservare alla propria auto, purtroppo per tale ipotesi fu subito smentita. Stavolta il mancamento torn preponderante, si inginocchi come un religioso nellatto di penitenza ed il cuore impose delle pulsazioni sfrenate e violente. Lultima immagine impressa nella sua memoria fu data da uninsieme di puntini, simili a stelle, che gli occultarono definitivamente la vista.

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CAPITOLO 2 Quando riprese conoscenza ebbe un attimo di smarrimento. Si sentiva stranamente meglio nonostante temesse un ritorno degli acciacchi appena accusati. Riconobbe lambiente ed il punto in cui si trovava, anche se non corrispondeva con la zona dello svenimento. Guglielmo ebbe la consapevolezza di essere stato, nel momento in cui aveva accusato il collasso, trascinato per circa una ventina di metri dal luogo fatale. Sicuramente i suoi attentatori lavevano spostato per non lasciare in bella vista il suo corpo incosciente, non a caso era stato sistemato ai bordi del grande parcheggio, in prossimit di una colonna portante che lo nascondeva meticolosamente da possibili sguardi indiscreti. La prima cosa che elabor appena si ristabil fu quella di una rapina. Per tale motivo fece immediatamente unispezione nelle tasche del cappotto per stabilire un bilancio sugli eventuali oggetti rubati. Non mancava niente: allappello dei suoi polpastrelli risposero tutti gli oggetti che potenzialmente potevano essere stati sottratti. Questo controllo dallesito positivo gli fece tirare un sospiro di sollievo e contemporaneamente gli insinu un sentimento di sgomento. Quale fine avevano quelle figure celate di nero? Di chi si trattava? E cosa gli avevano procurato? Tent di alzarsi e, mentre faticava rimettersi in posizione eretta, gli balz nel cervello un pezzo di una vecchia canzone che evidentemente in tale situazione era molto attinente. La strofa che gli si inton nei neuroni citava le seguenti parole: La vita sopra il pavimento tutta unaltra prospettiva, il tempo si trascina lento e nonostante ci ci si ammuffisce prima Non ci fece caso alla melodia che linconscio gli aveva iniettato nella mente, voleva andarsene alla svelta da quel posto cavernoso. Si dette una ripulita, con una serie calibrata di manate, ai pantaloni insozzati di polvere e si rimise in cammino con lapatia di chi, sottoposto alla perenne tortura della disgrazia, rimane indifferente al dolore. Se non altro la strada di casa la ricordava ancora. Arriv alla sua dimora intorno alle ventuno e cinque; riconobbe, sebbene si trovasse immerso nel buio, le innumerevoli piante addossate e la mescolanza di colori e di odori piacevoli che esse 7

emanavano, nonostante lintervento coprente della neve. Si sporgevano dalle inferriate del giardino, con un portamento di benvenuto, i piccoli fiori bianchissimi e profumatissimi del gelsomino e i capolini sferici e gialli ed altrettanto fragranti della mimosa. Destate poi la natura esplodeva in tutta la sua bellezza e le altre piante ornamentali presenti come: Camelia, Magnolia, Clerodendrum, Gardenia, trasformavano la residenza della famiglia Verbano in un piccolo appezzamento di Eden. A gestire quella flora paradisiaca cera sua moglie Monica, grande appassionata ed esperta di botanica. Il suo era un lavoro minuzioso, quasi maniacale, utilizzava gran parte del tempo concessogli per studiare e curare sino al minimo dettaglio quellenorme mole di vegetazione messagli a disposizione. Quasi ogni mese acquistava del materiale che fosse attinente con questo tema: libri, concimi, strumenti da giardinaggio, vasi; inoltre si dovevano aggiungere le consultazioni giornaliere interattive che le avevano conferito un bagaglio culturale insuperabile. Guglielmo apr il cancello principale e subito sent i passi saettanti del cane festante che gli veniva incontro. Il suo mammifero domestico era un animale docile, intelligente e fedele; aveva un unico difetto: lelemento linguistico che lo distingueva rispetto alle altre forme di vita. Era conosciuto come Wine, il che era abbastanza imbarazzante per una razza di nobili tradizioni come quella dei Labrador. Quel nomignolo cos cattivo Guglielmo glielo aveva affibbiato non perch Wine fosse un assiduo frequentatore di enoteche, ma per via del suo pelo nerissimo, pi oscuro della notte, che aveva ereditato dai suoi antenati, dispersi chiss dove. C anche da dire che il povero animale si era salvato la reputazione da un nome molto pi rivoltante, antiestetico e cacofonico. Infatti Guglielmo ai primordi, quando volle battezzarlo, voleva chiamarlo addirittura Petrolio. Daccordo ad appioppare lidentit ad un essere vivente in base alle caratteristiche che si ritrova, ma addirittura a paragonarlo ad un idrocarburo, credo sia troppo umiliante, sebbene si tratti di un individuo incapace di intendere e di volere. Comunque sia andata la faccenda, sono convinto che se Wine avesse avuto la possibilit di esprimersi e di agire, indubbiamente si sarebbe recato allufficio anagrafe a modificare i propri dati personali. Wine volle manifestare il suo affetto poggiando le proprie zampe anteriori sulle gambe del padrone, guardandolo con lammirazione ed il rispetto che si riserba ad un re. Guglielmo non riusc a ritrarsi e, constatando lumile devozione della bestia, lo accarezz con distaccata gioia. Sulla soglia di casa ebbe laccortezza di asciugarsi le suole delle scarpe inumidite sullo zerbino rosso che portava la scritta welcome. Dopodich entr nellampio e poco illuminato soggiorno ed appese il proprio piumino allattaccapanni che si trovava accanto alla libreria in legno, stracolma di volumi mai utilizzati.

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Sent i passi di Monica provenire dalla cucina che si dirigevano verso di lui. Guglielmo temendo che il suo aspetto fosse trasandato, per non suscitare alcun tipo di sospetto, fu costretto a tuffarsi e chiudersi, con una doppia mandata in bagno. Le pareti della camera per i servizi igienici erano rivestite da piastrelle di colore azzurro, mentre il pavimento in ceramica era di un bianco sbiadito. Si mise davanti allo specchio e, con grande stupore, not che il suo aspetto si era mantenuto abbastanza presentabile. Era tuttavia un po spettinato ed aveva sul volto, in corrispondenza dello zigomo destro, una macchia nerastra di grasso, formatasi sicuramente durante la caduta. Si insapon le mani, apr il rubinetto del lavabo e si dette una bella sciacquata sulla faccia per far svanire qualunque traccia di sporco. Non cerano asciugamani pertanto dovette arrangiarsi con dei fazzoletti depositatati sulla mensola in vetro, situata perpendicolarmente al mobile a specchio. Guglielmo per, dopo una serie di lavaggi del viso, si sentiva ancora terribilmente laido. Volle quindi concludere ed eliminare qualunque segno di quella sventura con una doccia purificatrice. Fu durante latto di svestirsi che sent un improvviso bruciore al ventre. Il dolore era pungente e superficiale. Ci volle molta cautela per sfilare sia la maglia di lana e sia quella di cotone, a diretto contatto con la pelle. Non appena rimase a torso nudo pot constatare con orrore lo strano ricordo che le ambigue figure gli avevano lasciato. Era una striscia rossa, di una decina di centimetri, simile ad una scottatura, che partiva e terminava allombellico, circumnavigando cos lintera circonferenza corporea. Entr senza fiatare nella cabina della doccia e gir le manopole dirrigazione in senso antiorario. Mentre le minute gocce dacqua lo attraversavano, diramandosi ognuna verso un itinerario improvvisato, esplose in un pianto irrefrenabile. Quella cascata ininterrotta di lacrime non era dovuta tanto al dolore che tutto sommato risultava sopportabile ma piuttosto alla paura dellarcana marchiatura. Lo sfogo si dirad nel momento in cui si infil laccappatoio celestino. Dopodich con la prudenza di uno svaligiatore professionista, si rivesti, in silenzio, con i medesimi abiti con i quali era entrato. Non doveva far percolare alcun tipo di comportamento strano, altrimenti sua moglie lo avrebbe costretto a recarsi al pronto soccorso. Lui per quella sera, invece, voleva solo riposarsi, anche a costo di morire; ne aveva avuto abbastanza di quella giornata allinsegna della disdetta. Entr in camera da letto, si appropri del pigiama e, con la velocit di un illusionista se lo mise indosso. Pochi secondi dopo scorse Monica che lo ammirava con aria compiaciuta ed innamorata. Da quello sguardo Guglielmo intu che non sarebbe stato difficile interpretare la parte della persona serafica. 9

Monica aveva due anni in meno di Guglielmo, era una donna alta circa un metro e sessantacinque, di corporatura snella e di carnagione chiara. sulla testa gli scendevano dei capelli lunghi lisci, tinti di colore castano-rossiccio. Aveva dei magnifici occhi verdi magnetici che erano coperti da degli occhiali dotati di una montatura trasparente che tuttavia non nascondevano le aggraziate fattezze del viso e delle pupille. Nonostante usasse truccarsi molto di rado, riusciva comunque a mantenere un bellaspetto. Nessuno lavrebbe mai giudicata negativamente e nessuno si sarebbe mai azzardato a infierirgli qualche complimento volgare, forse perch il suo atteggiamento da brava ragazza incuteva agli sconosciuti il timore ed rispetto che si vengono a creare davanti alle figure divine. Qualcuno, probabilmente tra i pi critici, avrebbe detto che era troppo esile e che non aveva il petto troppo sviluppato, ci nonostante quella sua magrezza metteva maggiormente in risalto la bont e la gentilezza, tipica di ogni animo femminile. Aveva un carattere mansueto ed ottimista, rarissimamente si arrabbiava, tuttavia alcuni giorni i suoi occhi emanavano i segni di una rassegnata insoddisfazione silenziosa. Purtroppo non lavorava e passava le sue giornate nella monotonia delle faccende botaniche e domestiche. Forse la presunta infelicit non risiedeva nella noia causata dalla routine quotidiana, ma dal fatto che soffriva di una solitudine smisurata. Incontrava nellarco della settimana pochissime persone e, nel weekend, andava a trovare i propri genitori che risiedevano a circa venti chilometri di distanza. Quel lieve appassimento Guglielmo laveva captato e aveva pi volte provato a spronare la sua riservatezza per far riemergere quei sentimenti celati ma, dopo diversi tentativi, limpresa era stata tralasciata. Probabilmente la sua scarsa insistenza era finalizzata al mantenimento di quellequilibrio coniugale che faceva sopravvivere una famiglia e diventava linvestimento futuro del benessere dei propri figli. Provava un senso di colpa nel vedere lavvizzimento di quella splendida creatura. In fondo lui laveva spinta al matrimonio. Non aveva come al solito calcolato con cinico realismo che la felicit lenorme miraggio dellesistenza umana. Stavolta per la compassione fu messa da parte, era stanchissimo e preso dalla voglia di riposo. And incontro alla consorte, labbracci, evitando il pi possibile il contatto addominale, e gli stamp sulle labbra un bacione da stroncare il fiato. >, fece Monica con maniere melliflue. >, rispose Guglielmo in tono cavalleresco. Questa frase regal un timido sorriso a Monica. Gli piaceva quando suo marito si comportava con ironia romantica.

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Si sedettero e si disposero frontalmente sul tavolo imbandito di pietanze che di l a poco li avrebbe sfamati. La piccola Elisa stava a capotavola, imprigionata in un enorme seggiolone; muoveva freneticamente le gambe e le braccia per la libert impedita o forse per esprimere la contentezza della visione di suo padre. Guglielmo non si pot astenere da quellimmagine di innocenza e di speranza, le and quindi vicino e le e dette, con la delicatezza di colui che maneggia i fiori, un bacio e una carezza sulla testolina dai capelli setosi. A quel punto la bambina approv il gesto tenero abbozzando un sorriso e farfugliando alcune parole incomprensibili, tipiche del linguaggio degli infanti. Durante la cena, a base di pesce, sua moglie per instaurare un discorso elenc le varie faccende sbrigate nella mattinata. >. Guglielmo dava delle risposte telegrafiche. >. > fece Monica. >. >. >, controbatt Guglielmo con unespressione stupita. >. Ribatt la donna con lo sguardo affranto. >, fece Guglielmo >. >. Monica, evidentemente influenzata negativamente da questi aspetti tristi della vita, decise di cambiare argomento e riprese a discorrere con vivacit della cena, che tra qualche giorno, avrebbero dovuto trascorre con gli amici. Che palle, protest Guglielmo dentro di s, non so se domani rester in vita e questa mi viene a parlare di quello che in programma la prossima settimana. Ebbe uneclissi dumore, di colpo si rabbui. La parole di sua moglie gli stavano andando sui nervi, avrebbe voluto intimargli di stare un po zitta, ma trattenne lo sfogo perch ritenne ingiusto 11

scaricare le proprie trepidazioni su una persona inconsapevole degli avvenimenti spiacevoli che gli erano capitati. Fin perci il pasto serale, raggiunse il divano ed accese il televisore per trascorrere le due ore che lo avrebbero accompagnato al sonno. Naturalmente la televisione lasciava a desiderare ed aveva raggiunto dei livelli universali di scadenza incomparabili. Guglielmo, comunque, volle dare unocchiata alle trasmissioni che venivano proposte quella sera, cerano: sul primo canale una fiction da quattro soldi, sul secondo un reality show da degenerazione neuro cerebrale, sulla terza emittente un programma a sfondo politico (i cui invitati coincidevano con quelli della settimana precedente), sul quarto canale un triller anonimo preso dalle fogne di Holliwood e sul quinto un programma a quiz noiosissimo. In questa ridotta scelta rivoltante decise di soffermarsi qualche minuto a seguire il programma sul terzo canale. Erano presenti in studio un conduttore sulla quarantina che ascoltava il parere sulloperato governativo del ministro degli interni. Luomo interpellato era calvo, improsciuttito, con le gote arrossate e con una lieve barba bianca che lo faceva assomigliare ad un ibrido tra un maiale ed un orso polare. Laspetto florido poteva far presumere che fosse affetto da diabete. Esprimeva le proprie opinioni con affanno, come se stesse compiendo una maratona o una scalata alpina. Ogni tanto si prendeva delle piccole pause, altrimenti se avesse parlato speditamente si sarebbe certamente soffocato. Si vantava del suo lavoro e sparava cifre informative senza n capo n coda. >. A quel punto si sentiva un voce fuori campo che pareva provenisse dalla strada. Colui che echeggiava era un membro dellopposizione (quello che Guglielmo aveva visto sul manifesto poco prima di rientrare a casa) che smentiva i dati appena dichiarati. >. >, rispondeva lorso-maiale, >. >. >. Il dialogo dopo quelle poche battute si faceva infuocato e dava libero arbitrio alla violenza verbale. Il presentatore provava a placare gli animi dei due battaglieri ma con esito inutile. Nel frattempo si sovrapponevano anche le voci del pubblico presente e degli altri ospiti invitati alla trasmissione che difendevano, in base al proprio schieramento, una delle due parti in contrasto. 12

Guglielmo ne ebbe abbastanza, ogni settimana si ripeteva irrimediabilmente lo stesso copione. Non cera speranza, sempre le stesse facce in politica, da oltre quindici anni, si contendevano il potere; era diventato il maggese degli incarichi istituzionali. Prima di cambiare canale, gli venne in mente la seguente allegoria: la politica come un mazzo di carte da gioco, ripropone ciclicamente le stesse figure. Spinse il bottone del telecomando a caso e capit su un documentario che trattava di un oceanografo che stava conducendo una ricerca sulle traiettorie che prendono gli oggetti abbandonati nel mare che vanno alla deriva. Lo studio di questo fenomeno, denominato flotsam, era finalizzato a capire i movimenti delle acque marine. Di tutto era stato trovato negli oceani: lampadine, sigarette, denti finti, bottiglie, scarpe, matite, pezzi di satellite ecc.. Quella illustrazione divulgativa gli dette la batosta narcotizzante finale. Per tale motivo spense la tv, si alz dal divano e si diresse in camera da letto. Il corridoio che precedeva la stanza matrimoniale era adornato sulle due pareti da numerosi quadri di effimero valore. Mostravano perlopi paesaggi naturali: pinete, montagne inviolate, spiagge malinconiche attraversate da barche; cerano anche dei ritratti di persone dallaria enigmatica e poco rassicurante. Guglielmo in quegli istanti di deambulazione si volle soffermare su unopera in particolare: era raffigurata unantica piazza, vista dallalto, che veniva letteralmente gremita di persone, le quali si accalcavano nelle vicinanze di quello che doveva essere un palchetto, montato per loccasione. Dava limpressione che la gente si fosse riunita per un grande evento, come: una festa patronale, unincoronazione, o una pena capitale. Cerano nel dipinto individui di tutti i ranghi sociali. Nelle prime file sedevano compostamente le figure pi illustri, che senzaltro appartenevano ai ceti pi abbienti. I loro vestiti erano caratterizzati da tinte luminose e sgargianti, alcuni portavano delle pellicce, tutti possedevano mantelli, guanti, copricapo a punta e gioielli. Gli uomini avevano pantaloni aderenti, camice ed una pettinatura a frangia con i riccioli sulle tempie. Le donne indossavano abiti stretti e veli per celare i capelli. I poveri invece erano vestiti con un abbigliamento pi semplice pi tetro e privo di decorazioni. Le capigliature erano lunghe, la barba incolta e, nella loro disposizione confusionale, quasi lottavano per contendersi la vista dello spettacolo. Chi invece non aveva problemi, n di visuale n di spazio, erano coloro che ammiravano la manifestazione dalle finestre e dai balconi dei palazzi circostanti la piazza. Essi si sbracciavano, si sporgevano e forse insultavano la folla sottostante, dato che usufruivano del vantaggio e dellonnipotenza che gli conferiva la loro altitudine. 13

Era per Guglielmo un rito quello di soffermarsi ad analizzare limmagine della festa in quellagora anonima. Voleva capire le intenzioni dellartista: che tipo di celebrazione avesse voluto rappresentare e a quale epoca risalisse. Il periodo era sicuramente medioevale, lambiente e le mode combaciavano perfettamente con quellera storica. Per quanto riguarda il motivo delleffige, non si sarebbe potuta trarre nessuna deduzione. Se il pittore si fosse degnato almeno di inserire un titolo si sarebbero desunti dei ragionamenti un po pi particolareggiati. Il mistero emblematico si protraeva da diverse generazioni. Anche suo nonno e i suoi genitori si erano posti i medesimi dilemmi. Si erano poi scaricati e liberati dalla responsabilit dellarcano, donando il bene ai diretti consanguinei. Pure Guglielmo in mancanza di una soluzione concreta era destinato a seguire la stessa prassi. Unamica di sua madre, la signora Clotilde Rubeni, una vecchiaccia di novantanni, asseriva che si trattava della presa al trono di Giangaleazzo Visconti, duca di Milano. Non si sa bene sulla base di quale criterio fosse stata elaborata questa deduzione. Ella era maestra nello sparare formulazioni nate dal nulla. Di una cosa si era certi: che raccontava una montagna di frottole. Circa cinque mesi prima aveva sostenuto di aver visto un disco volante, mentre si trovava a stendere le robe sul terrazzo. Lho visto!, diceva in lingua italo dialettale, era na stronava marziana, di quelle che accidano li omini!. A questo punto viene da chiedere: come poteva la signora Rubeni aver visto un ufo con una cataratta che non gli permetteva nemmeno di capire quale fosse il suo aspetto quando si specchiava? Purtroppo non la si poteva nemmeno smentire, altrimenti si incavolava e ti riempiva di bestemmie. Meglio lasciarla perdere e far finta di credere alle sue bugie. Guglielmo raggiunse il tanto ambito luogo di riposo e con un balzo atletico si tuff nel giaciglio caldo ed accogliente. Accese la lampadina posta sul comodino e si mise a leggere un romanzo di Gogol che aveva lasciato in sospeso il giorno precedente. Non comprese nulla di quello che cera scritto, anche perch i muscoli del collo non riuscivano pi a sostenere il capo e gli occhi si serravano contemporaneamente e di loro iniziativa. Abbandon quindi il libro sul mobile in un torpore imponente che lo teneva imprigionato tra il sonno e la realt e si avvolse tra le coperte come un baco da seta. Nel bozzolo composto da strati di piumino, plaid di lana e lenzuolo, veniva compresa anche la testa. Guglielmo era uno dei pochi al mondo ad adoperare un avvolgimento totale perch considerava lesclusione del cranio, dai vantaggi dei veli accaloranti del letto, quasi una forma di 14

pregiudizio imposto dalla societ. Lui era un uomo equo: anche la parte superiore dellorganismo meritava la protezione verso gli agenti esterni. Non gli venissero quindi a reclamare il diritto di imballarsi a proprio piacimento. Il capo rientrava nellanatomia di un essere vivente e dunque meritava gli stessi benefici. In questa forma di isolamento ermetico lunica apertura, necessaria per la respirazione, era ubicata in prossimit della bocca. Poteva capitare, in alcuni casi, che lo spiraglio fosse mal costituito; pertanto erano necessarie innumerevoli prove di pazienza per riuscire a conseguire delle pieghe per il passaggio dellaria degne per fronteggiare la notte. Nonostante Guglielmo stesse affondando in uno stato di torpore dilagante, riusc a distinguere, sebbene con unelaborazione sensoriale ottenebrata, i rumori che il vasellame da tavola e da cucina produceva allinterno della lavastoviglie. Il caos che si generava innanzitutto copriva con una coltre frastornante ogni vibrazione sonora che si fosse alimentata in quegli istanti, inoltre si sviluppava in maniera incostante; cerano degli alti e dei bassi: si andava da un fenomeno acustico simile ad un bollore, ad un ronzio che cresceva man mano, fino somigliare al baccano di un motore a scoppio; il tutto era intervallato da brevi momenti di quiete che non permettevano, a chi si fosse trovato in tale situazione, di abituarsi al tumulto creatosi. Questa volta Guglielmo non risent di alcun problema uditivo, era gi troppo lontano con la mente per destabilizzare lirreversibile processo di intorpidimento che lentamente avanzava e si diramava nel suo corpo. Anzi il pandemonio formatosi gli parve quasi una musica soave, tantevvero che si sent finalmente contento e si mummific in una dormita da animale in letargo, soprattutto perch era inconsapevole che la fase REM gli stesse tramando una trappola a dir poco spiacevole.

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CAPITOLO 3 Il mondo dei sogni gli dipinse uno scenario alquanto suggestivo. Cera un prato di un centinaio di metri quadrati, circondato da un insieme di alberi che formavano una sorta di recinto ed impedivano la visuale a distanza, come se ci fosse stata una cortina impenetrabile. Si trattava sicuramente di betulle perch presentavano sul tronco biancastro delle screpolature nere e le loro foglie romboidali spuntavano dai rami penduli e sottili. Guglielmo oltre alle betulle riconobbe dellaltra vegetazione arborea: non ne fu sicuro ma gli parve che ci fossero anche degli abeti e dei larici. Al centro di questa foresta sbucava uno stagno, illuminato dal crepuscolo, dove una dozzina di persone stavano guardando e commentando, con delle espressioni preoccupate e contemporaneamente pensierose. Qualcuno blaterava ma si riuscivano soltanto a percepire dei bisbigli insignificanti. I toni del dibattito allaperto erano comunque turbati e pacati, quasi silenziosi, forse per incutere un contegno rispettoso. Guglielmo saccorse immediatamente degli abiti strampalati che avevano indosso i protagonisti di quellirreale vicenda. Il loro vestiario risultava abbastanza antiquato se lo si fosse comparato con quello del ventunesimo secolo: le marsine, i panciotti, le finanziere, le pettinature schiacciate, gli orologi a cipolla, gli parvero tutti elementi di natura ottocentesca. Prov a compiere alcuni passi ma, purtroppo, procedette con molta lentezza. Si sentiva un peso sulle gambe, faceva fatica a muoversi ed ebbe la sensazione che qualcuno si fosse aggrappato agli arti inferiori e gli stesse impedendo lo svolgimento di un cammino regolare. Mentre si avviava verso la radunata, un signore lo scorse da lontano, gli rivolse lo sguardo e punt decisamente nella sua direzione, manifestando una certa contentezza. Evidentemente si conoscevano e si erano dati appuntamento. Appena gli fu vicino, Guglielmo gli pot distinguere i tratti somatici: era un bel giovane di media altezza e di magra corporatura; aveva dei capelli neri e dei baffi ben curati; portava dei pantaloni e una giacca grigia su una camicia bianca. Una cravatta nera nichelava definitivamente la sua eleganza. Luomo attacc a parlare con gaudio contenuto, forse perch le circostanze non glielo permettevano: > >. Rispose Guglielmo spazientito e disinvolto. Come faceva a sapere il nome di quel presunto collaboratore? E come faceva a conoscere il contesto di quella scena mai vista prima? 16

In realt Guglielmo, sebbene fosse consapevole che le immagini proiettate dal suo inconscio fossero completamente fuori da ogni logica, si muoveva e parlava con spigliatezza, perch non era padrone delle proprie azioni. Sembrava che agisse sotto la volont di una regia invisibile, come se stesse recitando il copione di una coreografia teatrale o cinematografica. Pertanto qualunque mossa egli compisse, non sarebbe stata il frutto di un suo personale ragionamento. Questo gli dest un po di preoccupazione perch temeva che potesse prendere qualche iniziativa pericolosa, dato che era ignaro della piega che avrebbero assunto gli avvenimenti futuri. Mentre si instradavano verso il punto di attrattiva, Louis riprese a raccontare i particolari del ritrovamento: >. > >. > Domand Guglielmo interessato. >. >. >. >. Approv il commissario Guglielmo. >. Si fecero spazio nella calca di persone. Un tizio robusto con degli occhiali doro e dei basettoni, li squadr con temperamento superbo. Non appena riconobbe il commissario, la sua diffidenza si trasform in cordialit; mise una mano sulla spalla di Guglielmo e disse: >. Guglielmo fu soddisfatto di quanto fosse riverito dai suoi assistenti. Non era poi male la carriera che aveva intrapreso. Cera tuttavia qualcosa che non lo convinceva. Fu stupito di quanto fosse realistico il sogno. Tutto era in perfetto ordine, era la prima volta che la memoria si rifiutava di miscelare i ricordi. Generalmente dava origine a delle storie i prive di senso, seppure avvincenti ed impensabili, ma almeno stavolta non aveva forgiato stravaganze. Dopo aver percorso la radura, giunsero ai piedi dello stagno. La profondit e la nitidezza dellacqua permettevano di visionare senza sforzo il fondale. Cerano diversi sedimenti perlopi 17

costituiti da ciottoli, foglie, radici, ramaglia e altri detriti indistinguibili. In posizione supina vera depositata una ragazza dai capelli biondi e lisci. Doveva avere pressappoco una ventina danni ed indossava un lungo vestito di velluto di un giallo sbiadito. Il viso grazioso, sebbene deturpato dal pallore e dal gonfiore della morte, la vita sottile, le caviglie modellate, le mani affusolate e ben curate facevano ipotizzare che si trattava di una donna accattivante e di nobili origini. Anche da esanime si presentava in uno stato decoroso: i capelli pettinati, gli abiti non sdruciti, e finanche le braccia e le gambe allineate, facevano presumere che il possibile autore del reato si fosse preso la briga di non trascurare la sua vittima. Aveva anche incorniciato ed abbellito quello sfondo macabro e irreale distribuendo intorno al corpo dei fiori e delle ninfee, quasi a voler sprigionare un significato esoterico e fiabesco. A Guglielmo parve una bella addormentata imprigionata in una bara di cristallo; chi lo sa, forse con un bacio si sarebbe potuta destare dallincantesimo e liberarsi da quella prigione soporifera eterna. Si avvicin per osservarla meglio e not un particolare che lo fece trasalire. I suoi occhi non erano normali n per un estinto n per un vivente. Le pupille erano completamente nere, come se gli fossero stati incavati nelle orbite due pallini che si usano per giocare alle bocce. La povera creatura aveva assunto di colpo le sembianze di un fantoccio. Liniziale sentimento di piet, che provava il commissario, si mut subitaneamente in sgomento e disgusto. Magari qualcun altro, anche notando gli strani globi oculari, sarebbe rimasto impassibile, invece Guglielmo si spavent a tal punto che le sue membra furono avviluppate dal tipico senso freddo che subentra quando la paura, arrivata al culmine della sua potenza, in grado di sviluppare una quantit talmente elevata di adrenalina che riesce a squarciare e a turbare le barriere del coraggio. Fu sommerso da unondata di terrore, non pot pi controllarsi ed eman degli urli bestiali: >. Quando si svegli si ritrov nelle coperte aggrovigliate ed in gran parte sudato. Come avviene alle piante ai primi bagliori mattutini che si ritrovano imperlate di rugiada, allo stesso modo la fronte di Guglielmo si era inumidita del liquido sgorgante dalle ghiandole sudoripare. Sua moglie riposava tranquillamente. Forse le grida lanciate erano incorporate nel sogno, oppure erano fuoriuscite sottoforma di lamenti fievoli perch erano filtrate, in minima parte, attraverso la fortezza dellinconscio. Nonostante la penombra oscurasse linterno della loro abitazione, riusc a riconoscere la conformazione ed il mobilio della stanza nuziale in quanto la fioca luce dellalba trapelava attraverso le fessure rettangolari delle persiane, situate frontalmente al lettone matrimoniale. Grazie 18

a quel minimo contributo solare, fu capace di discernere la posizione delle lancette della sveglia: erano le cinque e mezza; troppo presto per alzarsi e troppo tardi per addormentarsi, un orario odioso per vegliare e che ti imprigiona nel limbo dellindecisione. Non conveniente neanche fare colazione perch se si consuma il pasto precocemente, si digerisce in modo cos rapido che gi tre ore prima di mezzogiorno si viene impossessati da un appetito mannaro. Rimanere disteso a contare il tempo che passava sarebbe stata una tortura estenuante. Si mise in piedi, non solo per sgranchire le gambe, ma pure perch aveva un urgente bisogno di orinare. Si mosse con molta cautela, altrimenti le vibrazioni prodotte dai suoi spostamenti, avrebbero fatto eco sul materasso e sarebbero state percepite da Monica. Nonostante le precauzioni anti-disturbo sua moglie si dest lo stesso: > Gli chiese con la voce impastoiata da sonno. Guglielmo, appena sent la domanda, imprec nel pensiero; si era premunito di tanti riguardi che in un attimo erano andati a monte. Comunque, non valeva la pena alterarsi per una stupidaggine del genere, ebbe quindi laccortezza di rispondere con garbo: > Questa frase bast a Monica per farla immergere nuovamente sul guanciale e per riaddormentarla nel giro di qualche secondo. Guglielmo lo intu dal respiro profondo e regolare che somigliava tantissimo al rumore di uno sfregamento. Non era mai riuscito a comprendere comella potesse cos facilmente ritornare ad assopirsi. Lui, una volta sveglio, non era pi capace di stagnare nuovamente nella catalessi soporifera. Aveva molti problemi non solo nel riaddormentarsi ma anche per approcciare con il sonno. Gli unici momenti propizi adatti alla narcosi, erano quelli che seguivano una mangiata. Immaginatevi quali disagi riscontrava al lavoro non appena terminava la pausa pranzo. Ne nasceva una disputa ai limiti della resistenza che aveva inizio intorno alle due del pomeriggio e terminava non appena la chilificazione si fosse compiuta. Cerc a tastoni linterruttore del WC, lo individu e con un cazzotto ben calibrato lo accese. Dopo aver direzionato la minzione con un getto preciso ed intenso, si alz la maglietta del pigiama per controllare in quale stato fosse la scottatura: il colore rossastro che la caratterizzava si era leggermente attenuato. >, sussurr Guglielmo con un filo di voce, >. Secondo i suoi calcoli, ad occhio e croce, lustione in un paio di giorni sarebbe stata invisibile ad occhio nudo. In quel lasso di tempo doveva essere abile nel non farsi sorprendere da Monica. Bastava che non si facesse vedere a petto scoperto. Per far questo avrebbe dovuto rinunciare al sesso per qualche tempo. Doveva ideare per uno stratagemma plausibile che evitasse che la 19

libidine di sua moglie lo contagiasse. Ebbe immediatamente unottima intuizione: i rapporti sessuali erano momentaneamente sospesi per unirritazione al glande che gli procurava parecchio dolore. Forse linfiammazione gli era venuta a furia dei continui lavaggi con quel sapone dal PH troppo acido al quale era sensibile. Era comunque inutile sprigionare allarmismi perch il problema gli era capitato altre volte e ne era uscito sempre indenne. Congetturando questi artifici, ritorn a coricarsi. Nel letto Monica continuava imperterrita a respirare pesantemente. Guglielmo avrebbe voluto baciarla, ma vi rinunci per non intralciare la sua sana dormita. Si erano fatte le sei meno cinque quando, stranamente, si appisol di colpo. Tra circa unora e mezza si sarebbe dovuto risvegliare per affrontare unaltra giornata di lavoro. Si ritrov catapultato in un altro sogno. Ancora una volta lambientazione principale era caratterizzata da un paesaggio forestale. Cera per una densit arborea molto pi elevata, cosicch i numerosi alberi che gli si paravano davanti, costringevano continuamente Guglielmo a zigzagare lungo il suo tragitto ed impedivano di percorrerlo a passo spedito. E s, perch egli doveva essere sicuramente in fuga da qualcuno, infatti correva allimpazzata da un inseguitore inesistente e verso una meta indefinita. Con la scioltezza e la destrezza delle proprie gambe, miracolosamente non appesantite dallinconscio, riusc a scansare le migliaia di cedui di castagni che, per i loro tronchi fini e leggermente incurvati, si opponevano ripetutamente alla presunta evasione disperata. Aveva il fiato grosso quando giunse nei pressi di una stretta strada sterrata che spezzava luniformit ombrosa del bosco. Non volle attraversarla, decise di sedersi di spalle ad un cespuglio frastagliato, che contornava il ciglio della strada, con lintenzione di nascondersi da qualche malintenzionato, mimetizzato nella selva che ricominciava ad infittirsi sullaltra sponda del sentiero. Mentre tentava di spegnere laffanno, si accorse che portava a tracolla una MP 40 e calzava una divisa militare grigio-verde. Sent dei passi felpati, attutiti dalla lettiera di foglie secche che tappezzavano il terreno, che si avvicinavano a poco a poco verso la sua postazione. Guglielmo non prov alcun turbamento: erano sicuramente compagni di squadriglia; infatti sopraggiunsero tre uomini biondi, anchessi in tenuta bellica, con delle facce spiritate. Se quei soldati erano amici, voleva dire che non erano inseguiti da nessuno, ma, al contrario, erano loro gli inseguitori. Quello che pareva il pi anziano tra gli individui, non appena scorse Guglielmo, lo guard con aria interrogativa dritto negli occhi e fece un gesto con un braccio puntando in direzione nord-est; quasi a voler chiedere conferma dellorientamento del proprio arto. Quindi in lingua tedesca e con sprezzante accento sassone chiese: >. 20

Quando Guglielmo, con un accenno del capo gli dette lassenso, il tedescaccio con dei movimenti rapidi e congeniati usc un ordigno del tipo Stielhandgrnate 24, gli gir il manico, ne estrasse la spoletta, e lo scagli contro il bosco che si ergeva dalla parte opposta del viottolo. Poi, con esaltazione furibonda grid: >. La bomba poco dopo esplose in una detonazione assordante. Sembrava fosse scoppiata nel nulla perch, in seguito alla reazione esplosiva, non cera stato alcun danno distinguibile e, nella foresta di fronte, il silenzio era tornato sovrano. Fu per unimpressione sbagliata e in un attimo si scaten il putiferio. Giunsero dalle tenebre una scarica di proiettili che, in un lampo, trivellarono il corpo del soldato responsabile del lancio della granata. Cadde con un tonfo al suolo e fu subito chiaro che per lui non ci sarebbe stato pi nulla da fare. Il resto dei compagni gli butt uno sguardo commisto di pena e disperazione. Tuttavia non ebbero neanche la piet di soccorrere lo sventurato in quanto listinto alla sopravvivenza li costrinse a rifugiarsi dietro una catasta di pietre: il mucchio di massi era disposti in modo tale da fungere da schermo protettivo nei confronti della caterva di colpi sparati dagli invisibili cecchini. Appena il fuoco cess, decisero di passare al contrattacco. Le loro pistole mitragliatrici per, a causa della mancanza di bersagli tangibili, miravano e sparavano a casaccio. Con questa tecnica i loro risultati furono futili e i nemici non tardarono a farsi sentire. Con una risposta pi redditizia centrarono un altro compagno alla carotide, facendolo stramazzare nelloblio senza che se ne accorgesse, invece lamico, che si trovava al fianco di Guglielmo, lo colpirono di striscio su una tempia. Erano rimasti solo in due. >. Sugger il ferito mentre tentava con un panno di tamponarsi la ferita grondante sangue. >. Era lultima carta da giocare; se avessero tagliato la corda senza far chiasso, gli avversari, con la veemenza di controllare il bottino di guerra, si sarebbero avvicinati troppo e li avrebbero sicuramente catturati o uccisi. Infatti i loro antagonisti godevano del vantaggio dellottima visibilit e quindi potevano osservare alla luce del sole i movimenti di Guglielmo e del suo collega. Cos i due superstiti continuarono a strisciare sullerba e, di tanto in tanto, tiravano allaria qualche mitragliata per guadagnare un po di tempo di sopravvivenza. Improvvisamente si ud dalla strada il rombo di un veicolo. Doveva trattarsi senzaltro di una camionetta, ma non si capiva bene a quale schieramento potesse appartenere; se si fosse trattato di inglesi erano definitivamente spacciati. Non si potevano permettere neanche di dare unocchiata 21

fuggevole altrimenti rischiavano di essere freddati. Tralasciarono pertanto i ripensamenti e serpeggiarono con cautela verso un imponente tronco abbattuto, il cui apparato radicale era marcito. Poi alla minima tregua e affidandosi alla sorte, si misero in posizione eretta e se la diedero a gambe levate. Corsero come dannati senza mai voltarsi, consapevoli che la loro vita fosse appesa ad un filo. Purtroppo, dopo qualche chilometro, la stanchezza si deposit sui loro corpi sfiniti e moderarono landatura. Mentre camminavano per riprendere le energie spese, Guglielmo, dando degli sguardi stralunati al territorio che lo circondava, si chiese se la situazione che stava affrontano fosse reale o si fosse generata nella sua mente sognante. Il cervello con una rapidit spropositata gli stava elaborando delle vicende assurde con le quali non aveva mai avuto a che fare. Per esempio, come faceva a conoscere il nome e la storia del ragazzo che gli faceva compagnia? Sapeva che si chiamava Karlheinz e che aveva ventitre anni; era nato a Waiblingen, vicino Stoccarda. Suo padre lavorava in un ristorante e lui, prima che la guerra sconvolgesse il normale corso della vita sociale tedesca, stava seguendo le sue stesse orme. Da quando Guglielmo si era trovato nel suo stesso plotone, aveva stretto un legame affettivo ben saldo. In fondo era contento che il biondino dello stato confederato di Baden-Wrttemberg fosse scampato allorribile strage. Probabilmente se gli altri membri della squadra fossero sopravvissuti a scapito di Karlheinz, sarebbe stato contagiato da un senso di disagio. Non si era mai fidato degli altri commilitoni. Prima di partire per quella missione fallimentare era stato pi di una volta insultato sulle attivit malavitose dei suoi ascendenti. Suo nonno e suo zio, che erano di origini italiane e vivevano negli Stati Uniti erano infatti finiti, qualche anno prima nel penitenziario di Standish, nel Michigan, per una serie di furti e per lomicidio di un famoso maestro dorchestra. Lui, quei due sciagurati, li aveva ripudiati sin dal primo atto vandalico che avevano commesso. Malgrado ci gli dicevano: mafioso finirai come i tuoi parenti a marcire in cella. Guglielmo reprimeva in se stesso la rabbia e solo Karlheinz, senza la minima ombra di ipocrisia, lo confortava. Nellattimo in cui i due colleghi furono ammazzati, Guglielmo prov quasi un sentimento di gioia. Ben gli sta confabul con soddisfazione vendicativa ed apatia. Scorsero un casolare fortificato in legno, bussarono alla porta ma nessuno vi rispose. Continuarono a battere luscio fino a quando le nocche non gli divennero livide e doloranti. Dovevano entrare a tutti costi, almeno per sgraffignare qualcosa da mangiare. Notarono, lateralmente, che cera una finestrella semiaperta bastante per accedervi. Viste le condizioni pietose di Karlheinz, Guglielmo non esit e si offr spontaneamente per violare labitazione.

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Con un balzo si trov allinterno: si trattava di un'unica stanza oscura che sprigionava un cattivissimo odore. Per irradiarla e liberarla da quella fetida puzza nauseante, che si sovrapponeva persino alla ragione, fu obbligato ad accorrere alla porta e spalancarla. Si ritrov di fronte Karlheinz, pallido e spaurito. In lui si manifestava tutta la fragilit dei giovani che mettono in bilico la loro esistenza, piena di aspettative, al servizio dei capricci e delle atrocit dei signori della guerra. >, sugger Guglielmo, >. Cos Guglielmo si spinse unaltra volta dentro la cascina. Riusc a intravedere il misero arredamento impolverato e rosicchiato dalle termiti. Al centro si ergeva un grosso tavolo rettangolare: i lati maggiori erano occupati ciascuno da una sedia avente il piano orizzontale e lo schienale in vimini. In un baleno il sogno, gi di per s angosciante, si tramut in incubo: la porta con un cigolio insopportabile sbatt in una violenza inaudita. Che anche Karlheinz si stia rivelando un traditore? si domand Guglielmo spaventato. La sua supposizione per si rivel infondata. A due metri di distanza, si materializzarono due umanoidi che gli ricordarono repentinamente le sagome intraviste in garage, prima che svenisse. Erano perfettamente identiche nella conformazione corporea; lunica differenza che li distingueva consisteva nella brillantezza che diffondevano. Queste figure infatti, al contrario delle precedenti, spandevano un bagliore blu fosforescente, somigliante a quello degli evidenziatori. Guglielmo non fece in tempo ad esclamare: >, che i due esseri, con decisione ed irriverenza lo circondarono e lo bloccarono: uno lo serr per il busto e laltro per le gambe. Possedevano una forza smisurata ed agivano in fretta e furia. Una volta liberato dalla morsa soffocante, Guglielmo fu svestito e lasciato evidentemente per conservare un senso di pudore solo in mutande. Successivamente, al termine delloperazione di spogliazione, gli iniettarono un liquido giallognolo per paralizzarlo; dopodich lo stesero sul tavolo. Guglielmo, ormai naufragato nella disperazione dellimpotenza, non ebbe nemmeno un moto di ribellione: era al corrente che si trattava soltanto di un brutto sogno, qualunque disgrazia gli fosse capitata si sarebbe risolta con il risveglio. Poi i due mostri presero, non si sa da dove, un macchinario a forma di parallelepipedo e lo avvicinarono in prossimit del paziente. Da questo estrassero una ventina di tubicini metallici, di un due centimetri di diametro e dalle punte uncinate e li conficcarono nel petto, nelladdome, nella 23

testa, nelle cosce e nei fianchi dellimprovvisata cavia. Spinsero tre pulsanti tondeggianti che avviarono laggeggio ad una vibrazione leggera. Come il marchingegno prese a funzionare, Guglielmo sent, nei punti in cui gli erano stati arpionati i piccoli condotti circolari, un pizzicore lancinante. Questa tribolazione che dur quasi tre minuti, fu sostituita da una tortura altrettanto insopportabile. Gli pseudo-alieni abbassarono una leva e laggeggio produsse un sibilo associabile al verso che fa una cannuccia quando aspira i rimasugli di una bevanda ridotta alle ultima gocce. Il nuovo comando, impartito al dispositivo, aveva permesso che i canalicoli espletassero una funzione diversificata dalla precedente. Se inizialmente Guglielmo percep sulla propria pelle linoculo di una sostanza irritante, simile alla di puntura di un insetto, in un secondo momento gli parve che le condutture capillari, dellapparecchiatura, invertissero il loro corso apportando una sensazione di risucchio. Pareva che gli stessero spappolando gli organi o che gli stessero frullando le budella. La procedura di questo secondo esperimento era scaglionata da intervalli ben definiti: i momenti di stritolamento, nelle vicinanze delle zone intubate, erano interrotti da brevi pause che servivano, senza dubbio, ad impedire che il soggetto morisse di dolore. Da tali pratiche macabre perci giustificabile se Guglielmo ebbe come reazione quella di pisciarsi addosso. Lumidit, nelle adiacenze inguinali, gli fece scoprire con vergogna a quali effetti indesiderati pu condurre la paura. Dun tratto i due bagliori dai contorni umani decisero di bloccare il test e diedero inizio ad una discussione. Dialogavano ansiosamente. La loro voce sebbene un po amplificata fu recepita abbastanza chiaramente da Guglielmo, il quale, per quanto avvilito pot, nel suo stato di sfinimento, percepire le seguenti parole: >. Lelusivo ascoltatore rispose : >. >. 24

Dopo le suddette parole colui che veniva chiamato C-1458 prese da una sacca una sorta di contenitore ricolmo di capsule rosse. Per mezzo dellindice e del pollice ne estrasse una, la poggi su una pinzetta e si avvicin al corpo massacrato di Guglielmo. Poi con molta cautela gliela infil nella cavit laringea. Appena ebbe sbrigato la delicata mansione dichiar: >. Guglielmo, dopo quella frase, vide come ultima immagine delle mani che gli applicavano un respiratore. Degli avvenimenti che si svolsero in seguito, non pot enumerare alcun che perch il buio cal con dolcezza sui suoi occhi ripieni di lacrime.

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CAPITOLO 4 Si svegli inquieto, invaso da un senso di pesantezza che gli impediva di alzarsi dal letto. Aveva una debolezza diffusa e stiracchi i propri muscoli con svogliatezza e lentezza, come se si portasse addosso un carico di piombo. La sveglia segnava le sette ventuno, Guglielmo disinnesc lallarme programmato alle sette e trenta. Il guanciale al suo fianco era libero: Monica si era gi messa in piedi, probabilmente era andata a correre. Lei e tre amiche si erano messe in testa, con una caparbia intrattabile, che per almeno tre volte alla settimana dovevano fare jogging. Guglielmo ammirava sua moglie e quasi la invidiava; avrebbe voluto anchegli cimentarsi in qualche sport, ma era carente in tenacia e forza di volont. Non c verso, le donne per quanto possano essere inferiori a noi uomini, dal punto di vista fisico, ci sorpassano, ed anche con un distacco imbarazzante, sotto il piano pratico. Non riusciamo mai a fregarle, se la cavano sempre. Quelle maledette non rimangono mai a vegetare e a sporcarsi con la polvere del tempo che passa. Combattono su tutti i fronti e, se qualcosa gli va storto, trovano sempre unalternativa su cui contare. Non affondano mai perch riescono a rimanere a galla grazie alla loro pazienza; poi riemergono quando meno te laspetti e nellattimo pi opportuno. Fabbricava quei pensieri poich non aveva ancora recuperato la lucidit. Quando si alz, era pieno di reumatismi. Aveva un grande appetito e voleva sgranocchiare qualunque cosa a tutti i costi. Arriv in cucina sostenendosi alle solide pareti del corridoio. Dato lenorme vuoto allo stomaco si volle preparare una colazione abbondante. Dal frigorifero prese una bottiglia di latte, del prosciutto, delle uova, un pezzo di cioccolata e della marmellata. Mentre da uno scaffale, ubicato superiormente, agguant sei fette di pane, un pacco di cereali e delle paste. Le vettovaglie le pos con ansia sul tavolo e nel giro di un quarto dora, con la voracit di uno sciame di locuste, divor tutto il commestibile lasciando i contenitori e i gusci delle uova svuotati. Nulla avanz da quella strage di vivande, nemmeno un lottatore di sumo si sarebbe ingozzato in quel modo barbaro. Il bello era che si sentiva rifocillato, ma non sazio; quella mangiata aveva avuto un effetto di riempimento paragonabile ad uno spuntino che ha come unico fine quello di rialzare la glicemia. Avrei voglia di qualcosaltro, ma meglio contenersi, sentenzi Guglielmo con prudenza. Figuriamoci, si era sbafato unintera spesa settimanale! Anche se avesse voluto riprendere a mangiare sarebbe stato impossibilitato perch ogni alimento si era ormai estinto. Che palle, saremo costretti a rifare la spesa. 26

Poi, qualche minuto dopo e senza motivo, qualcosa di strano avvenne che mut, come una frustata sensoriale, il carattere mansueto e rassegnato di Guglielmo. Egli la attribu alla grande abbuffata, perch fu lampante il rinvigorimento sia fisico che psicologico che ne segu. Si sentiva, con suo grande stupore, di un ottimismo contagioso. Avrebbe potuto in quei momenti incontrare la persona pi antipatica della terra e ne sarebbe stato lieto; anzi si sarebbe anche spinto a trattarla con un certo riguardo e con leducazione di un maggiordomo. Inizi senza preamboli a delirare frasi miscelate di solidariet e poesia. >, sospir, >. Neanche un ubriaco o un drogato avrebbe raggiunto un tale surplus di stramberie. Fortunatamente nessuno sent le sue stupidaggini, se si fosse trovato ad esprimere i suoi concetti filosofali il un luogo aperto sarebbe stato condannato per frasi idiote in luogo pubblico e nessuno gli avrebbe negato un pass speciale per il manicomio. Lo colse un urgente bisogno di digerire. Raggiunse il water con i glutei contratti e i denti stretti; il rifiuto organico che doveva rilasciare era di dimensioni colossali. Una volta seduto sulla 27

tavoletta cominci una lotta snervante per liberare i propri intestini. Spingeva a pi non posso ma le feci continuavano a rimanere incastonate nel retto. Non rimembrava di essersi affaticato cos tanto nella sua vita per svolgere un ordinario processo digestivo. Stava provando gli stessi supplizi di un parto. Finalmente con un ultimo sforzo addominale esegu con successo la defecazione. Quando lelemento solido fu scaricato, produsse un rumoraccio inquietante che lo fece trasalire. Guglielmo, una volta allontanato il corpo estraneo, si sent senza peso, leggerissimo, come se la forza gravitazionale avesse risentito di un sensibile calo. Vide con terrore delle tracce ematiche schizzate sul pavimento ed ebbe un terribile presagio. Si alz con molta lentezza e... orrore degli orrori! Nel gabinetto erano raccolti i suoi organi interni, avvolti in una fine membrana trasparente, mucillaginosa, che fungeva da sacca, inzaccherata di sangue e di altri filamenti non identificabili. Nessuno mancava allappello nel vomitevole fagotto; cerano tutte le parti vitali di un organismo: reni, fegato, milza, stomaco, polmoni, cuore, ecc. Quelle schifezze avrebbero provocato uno shock a chiunque si fosse trovato a visionarle; Guglielmo, invece, rimase stranamente calmo. La positivit che aveva sviluppato precedentemente gli forn in quei momenti un ragguardevole supporto morale. > And ad infilarsi dei guanti in lattice ed introdusse linvolucro biologico, gocciolante plasma, in due buste di plastica, in modo che, durante il tragitto verso il contenitore di spazzatura, il liquido non si spargesse in tutta la casa. Una volta concluso il servizio si accorse di avere delle ferite tondeggianti sulle mani, somiglianti a delle stimmate. Si rimbocc le maniche del pigiama e not delle altre lesioni che si prolungavano anche sulle braccia. A quel punto si tolse la maglietta e rimase per lennesima volta sconcertato: le ecchimosi erano ovunque e per la loro diffusione estesa ed irregolare, facevano somigliare il suo corpo ad una mappa geografica del patimento; non si sapeva nemmeno spiegare come riuscisse a mantenersi in equilibrio con tutta quella carne tritata. In quello stato era impossibile far finta di niente. Cadde nello sgomento pi angosciante e fu sommerso dal pensiero atroce che, nel caso fosse sopravvissuto, nessuno, neanche il chirurgo estetico migliore al mondo, avrebbe potuto ridargli le sembianze del passato. >.

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Dalle suddette dichiarazioni era ben chiaro che leffetto di fiducia, provato poco prima, si stesse ridimensionando. Oltre alle lacerazioni esterne il nostro protagonista aveva trascurato un particolare che a rilento si stava delineando in modo pi netto. Il suo fisico stava assumendo un colorito porpora, assimilabile a quello che subentra al volto nel momento in cui si prova un grande imbarazzo, oppure si compie uno sforzo supremo. La pressione sanguigna si era innalzata notevolmente e stava letteralmente portando Guglielmo allebollizione. Lambiente intorno a lui era diventato afoso. Per il caldo si sentiva come una vaporiera che stesse lavorando al massimo delle sue potenzialit; se si fosse trovato a maneggiare un pezzo di ghiaccio lo avrebbe prima fuso e poi portato allevaporazione in pochissimi secondi. Il rosso si era intensificato tanto da conferirgli un aspetto paonazzo. Non solo, si sentiva pulsare dappertutto ed ipotizz una possibile esplosione. >. Le pupille gli si iniettarono di venature scarlatte e la vista cominci ad annebbiarsi. Sentiva un male cane, come se gli stessero appiccando un fuoco da dentro. Aveva, inoltre, quella sensazione che si prova quando un arto si addormenta. Solo che a Guglielmo il formicolio era diffuso ovunque. Sentiva il suo organismo, sempre pi lontano, che lo stava lentamente abbandonando. Si pieg sulle ginocchia e, si sarebbe lasciato andare, se, proprio in quella frazione di secondo, non fosse intervenuto un altro dirottamento del suo stato fisico. Infatti, allimprovviso, tutto si stabilizz e ritorn alla norma. Percep che il picco della curva gaussiana ipertensiva era stato valicato e che quindi avrebbe seguito una fase di discesa. Riprese la carnagione di un essere umano, tuttavia limpennata del flusso sanguigno, non lo lasci indenne: gli aveva prodotto delle spaccature cutanee, lunghe anche una cinquantina di centimetri, che correvano e si diramavano come dei fiumiciattoli. Prov con la punta delle dita a toccarsi le finissime fenditure. Non lavesse mai fatto! Si trov a sorreggere dei brandelli di epidermide che venivano via come adesivi. Con un semplice contatto si desquamava a meraviglia. Graffiandosi leggermente, riusc, in modo abbastanza rapido, a scrollarsi di dosso quegli strati di pelle morta in eccesso e ne accumul un bel gruzzolo sul pavimento. Le scaglie di tessuto, gettate a quella maniera, ricordavano la cera essiccata, quando cola da una candela. Complet loperazione di eliminazione dei residui, rimasti appiccicati, con una doccia frugale e si asciug, frizionandosi energicamente, col suo asciugamano preferito, di proporzioni titaniche. Dopodich avvenne il miracolo: le terribili ferite erano scomparse definitivamente. La pelle era tirata a lucido, le cicatrici di vecchi traumi sparite e, addirittura, gli parve che, alcuni nei, si fossero rimpiccioliti. Le tracce delle rughe a zampa di gallina che portava sotto ed intorno agli occhi erano divenuti un remoto

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ricordo. Non appena si fu ammirato, nella sua nuova versione, gli vennero alla mente le seguenti parole: muta dermico viscerale; era appunto una parte del discorso pronunciato da uno dei due rapitori. Dunque forse non si trattava di un sogno oppure le istantanee che stava vivendo erano frutto ancora dellirreale. Poteva anche darsi che stesse dormendo, ma si sment quasi immediatamente da tale supposizione dandosi una serie di pizzicotti sulle guance e sui fianchi. Rientr Monica stanca e sudata, Guglielmo si era appena finito di vestire e stava uscendo per andare al lavoro; dovevano essere pi o meno le otto e trenta. Che strano, osserv Monica col suo sesto senso di donna, mi sembra che Guglielmo nellarco di poche ore abbia subito un doppio cambiamento. Se ieri era cupo, svogliato ed invecchiato; oggi mi pare ringiovanito di dieci anni. Spero che non gli sia capitato nulla di grave. Stamattina, aldil delle mie impressioni, qualche cosa gli deve essere successo. E proprio bello da vedere, con quella faccia serena mi ricorda i vecchi tempi. Per cercare di dare una risposta alle sue sensazioni, volle esaminare quale tono di voce avesse, gli pose perci la prima domanda che gli capit per la testa, che naturalmente riguardava sua figlia: >. >. Monica tir un respiro di sollievo, il tono della frase era assolutamente affettuoso ed ironico. Questo voleva dire che la mente di suo marito era sgombra da qualunque pensiero nocivo. Guglielmo prima di andarsene volle dare un ultimo saluto a Elisa, la quale, visto che nessuno laveva stuzzicata al risveglio, si era immersa nuovamente in un sonno angelico. Nella strada semideserta del suo quartiere, una busta vuota di patatine svolazzava qua e l trascinata dalla volont del vento. Il maltempo era passato e nellatmosfera regnava una foschia che aveva impallidito il cielo e reso il sole anemico. La zona residenziale in cui Guglielmo abitava, poich era periferica ed era formata da vie ristrette, non era vittima della tempesta del traffico cittadino. Lunico problema che poteva insorgere in quellambiente costituito da un insieme ordinato di ville a schiera, di alto rango, era rappresentato dalla criminalit che muoveva i suoi traffici malavitosi. Non era infatti raro sentire che nei dintorni era stato commesso qualche furto o che la polizia stesse in procinto di operare una serie di arresti. Proprio un mese prima una persona di sua conoscenza, che peraltro aveva sempre stimata, era stata messa in manette per spaccio di 30

cocaina. Comunque gli abitanti si erano ormai abituati al via vai delle forze dellordine e le notizie che ogni tanto trapelavano nel quartiere non suscitavano pi alcun stupore, visto che si ripetevano con costanza preoccupante. Laria continuava ad essere fredda ma, rispetto al giorno precedente si era leggermente riscaldata. Salut, sia a voce che con il braccio, il signor Stennaco, suo vicino di casa. Era un uomo sulla sessantina, robusto e con un volto onesto e bonaccione. La caratteristica che lo rendeva riconoscibile anche a distanze siderali erano i baffoni da leone marino e linseparabile cappello. Quel giorno vestiva con dei pantaloni marroni ed un cappotto verdone di taglia abbondante. Il signor Stennaco, come prassi ricambi il gesto di cortesia col suo solito sorriso ben augurante. Era impiegato allufficio postale e si trovava agli sgoccioli della sua carriera lavorativa; tra pochi mesi sarebbe andato in pensione a godersi la libert e la noia della vecchiaia. >. >. Se sapesse le pene che ho passato non mi guarderebbe con tanto compiacimento, disse Guglielmo tra s. Forse, furono le osservazioni fatte sia da Monica che dal signor Stennaco, eppure, via via che si incamminava, prendeva la cognizione dellassurdit capitatagli. Non aveva mai sentito nella sua vita un caso di muta dermico viscerale e poi, come spiegarsi quello stravolgimento corporeo? Considerati gli eventi cera solo una soluzione da prendere. Prese la ferma decisione di farsi fare una controllata medica, che avrebbe spacciata come una semplice visita di routine, ma che in realt aveva altri scopi: cercare di chiarire per lo meno il suo stato di salute. Era per ancora troppo presto per chiamare il medico e stabilire la prenotazione. Per il momento pens unicamente a raggiungere il garage senza che insorgessero spiacevoli inconvenienti. Erano sopraggiunte le diciotto e tre quarti quando ebbe liniziativa di comporre il numero telefonico. Una segretaria, che dalla voce poteva avere dai trenta ai sessantanni, rispose dallaltra parte del ricevitore: > >. > 31

>. Anche se si sarebbe saltato il pisolino pomeridiano. >. >. Volle congedarsi dal lavoro un po prima del dovuto in quanto aveva promesso a Monica che, appena rientrato a casa, sarebbero andati al grande centro commerciale a fare la spesa alimentare ed a comprare una nuova scarpiera. Lindomani, come prestabilito secondo programma, Guglielmo alle quattordici in punto si trovava sotto la clinica privata del Dottor Politi. In prossimit del citofono cera una Opel Tigra parcheggiata un po di sbilenco, e al suo interno dimoravano un bambino ed una bambina, di circa dieci anni, che se le stavano dando di santa ragione. Come si accorsero della presenza momentanea di Guglielmo, interruppero immediatamente lazzuffata e squadrarono il passante da capo a piedi. Guglielmo assunse, accorgendosi di essere osservato, la tipica espressione severa delladulto assennato. Il ragazzino, che aveva la faccia tosta da furfante, senzalcun imbarazzo, premette il clacson e provoc un fracasso insopportabile. Quello strombazzare continuo fece affacciare dalle finestre tutti gli inquilini dalle case circostanti. A quel punto Guglielmo affrett il passo, si catapult in corrispondenza del citofono e suon dove figurava, con dei caratteri in maiuscoletto, la scritta Dr. Politi. Riconobbe dalla voce la segretaria con la quale aveva parlato il giorno prima ed ella, quando ebbe sentito il suo cognome, fece scattare il portone per farlo entrare. La sala dattesa era gremita di gente, questo fece cadere nello sconforto pi totale Guglielmo; cominci a perdere le staffe: Che cavolo mi hanno fatto venire a fare in questo orario balordo se poi mi devono trattenere come un deficiente per tre ore? Come se avessi tempo da buttare! Ho una marea di lavoro da fare e devo rimanere impalato ad aspettare che questi medici del cacchio facciano i propri comodi. E inutile la mancanza di rispetto una qualit rara, ma appena mi chiamano gliela faccio pagare con una bella partaccia. Le imprecazioni di Guglielmo furono completamente smontate perch nel giro di cinque minuti era gi al cospetto del Dottor Politi. Egli prima lo salut e poi gli strinse la mano in segno di gentilezza. Quelluomo aveva una faccia conosciuta, Guglielmo laveva incontrato un migliaio di volte in giro; non si erano mai parlati ma si era insinuato quello strano fenomeno di reciproca amicizia sottointesa che nasce a quelle persone che si incrociano, nel corso di una vita, ripetutamente. Chiss per quale ragione Guglielmo aveva pensato che fosse un ferroviere; evidentemente associava i soggetti di mezza et, magri, scuri di carnagione e raschiati dalle rughe a quel tipo di figura professionale. 32

Il Dottor Politi gli pose alcun domande riguardanti i sintomi che lavevano portato a fare questo tipo di accertamento. Guglielmo non poteva mica rispondergli che aveva cambiato pelle ed organi grazie ad una compressa fornitagli da due mostri alieni, perci si limit a dire che provava dei capogiri e che ogni tanto veniva preso da dei reumatismi, sparsi nellintero corpo, senza che avesse una linea di febbre. Durante le analisi il nostro protagonista ebbe la paura che si potessero verificare degli imprevisti, ma fortunatamente tutto and per il verso giusto. Il medico gli disse di tornare tra un paio di giorni a ritirare i risultati.

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CAPITOLO 5 Tre giorni dopo, verso mezzogiorno, and a ritirare il responso. Il dottor Politi lo fece entrare nel suo studio e lo invit ad accomodarsi in una delle due sedie in pelle poste di fronte a lui. La stanza era arredata da diversi quadri rappresentanti delle immagini e degli slogan, risalenti ai primi del novecento. Dietro al dottore cera un calendario avente uno sfondo decorato da una miriade di stelle che formavano la tipica spirale della Via Lattea. Sulla scrivania in mogano, invece, stavano depositati: dei block notes, una lampada antica, un cellulare, il cui modello era vecchio di dieci anni e un portapenne, traboccante matite stilografiche ed evidenziatori. Sul bordo esterno del tavolino, quello rivolto dalla parte del paziente, era presente una nave in miniatura imprigionata allinterno di una bottiglia. La parete opposta alla finestra era decorata da una libreria, riempita da testi di medicina, da due vocabolari, uno dinglese e laltro di italiano e da una fila interminabile di volumi enciclopedici che la facevano da padrone su quegli scaffali. Il dottor Politi, dopo che si fu seduto, non spiccic nemmeno una sillaba e continu ad essere immerso in una meditazione seria e preoccupata. Poi cos, allimprovviso, si sfior con le dita la parte inferiore del naso, ed attacc a parlare: > >, fece Guglielmo nervoso, >. >. Guglielmo impallid, sapeva comunque che sarebbero sorte delle complicanze. > >. Guglielmo propose unaltra domanda: >. Il medico divent nuovamente pensieroso, poi, con temperamento saggio replic: >. Questultima parola a Guglielmo non che gli andasse particolarmente a genio. Non gli restava, tuttavia, altra scelta. > >. > > >. Il medico volle concludere: >. >. Dopo che Guglielmo gli ebbe porto il fogliettino di carta con il suo recapito telefonico, si misero in piedi per congedarsi. Il dottor Politi, notando lespressione afflitta del suo paziente, gli poggi, per rincuorarlo una mano sulla spalla. >. >. Si rimise in macchina distrutto. Le frasi del dottore gli avevano dato una batosta colossale. Prese lindicatore del parchimetro, lo tritur in mille pezzi e lo butt via. I residui cartacei librarono per qualche istante e poi si sparsero per aria come coriandoli. Ritorn a casa sua intorno alle dodici e trenta. Poich era sabato e non lavorava, aveva bisogno di un mezzo svago per distrarsi. Visto che poi il pranzo non era ancora preparato, dato che Monica si stava cimentando nellimpresa ardua di far mangiare la piccola Elisa, decise di ammazzare il tempo con una passeggiata. Voleva per qualcuno al suo fianco che gli facesse compagnia e, pertanto, rintracci nel giardino il guinzaglio di Wine, suo fedele segugio scaccia solitudine.

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Al cane bast vedere il padrone maneggiare la fine catena con la quale lo avrebbe legato al collo. Esplose di gioia, cominci a scodinzolare senza freni inibitori. Del resto il buon Labrador era sempre disponibile a farsi una camminata; sicuramente, nello spazio nel quale passava la maggior parte delle ore, la claustrofobia ed il desiderio di libert delle volte diventavano una vera ossessione. Portarlo perci per una mezzora a zonzo rappresentava il massimo della felicit. In fondo, gli animali a dispetto del novanta per cento dellumanit, hanno sempre avuto il gran pregio di accontentarsi di poco. Guglielmo, nonostante la situazione tragica nella quale si trovava, fu per un attimo coinvolto da quello scatenato ottimismo. Ricadde, per, subito nella cupezza della realt. Era assalito da cattivi pensieri e, continuamente inquieto, sentiva che lagitazione si stava espandendo. Siccome lautocontrollo era risultato completamente vano, volle scolarsi, per attenuare lansia, un bel bicchiere di cognac. Quando lo bevve, percep, con un senso di bruciore, il percorso interno del superalcolico che lentamente si depositava nello stomaco. Lo sapevo che mi sarei rimesso a bere, si disse rammaricato. Lastinenza, che pareva un obiettivo ormai valicato, e che stava lasciando posto allabitudine sana del rigetto verso le bevande inebrianti, si era con un gesto spenta. Un sol movimento era bastato per eliminare un impegno che stava perdurando da mesi. Comunque, con una simile sfortuna, una ripresa cos repentina del vizio, la si poteva anche tollerare. Il padrone ed il suo cane, con animi completamente opposti, si diedero alla camminata. Wine si fermava continuamente alla ricerca di un luogo ideale e disabitato dove poter liberare, in santa pace, la propria vescica. Pareva quello il sito giusto ed invece, proprio mentre stava compiendo latto di alzare la gamba, aveva dei ripensamenti e, di volta in volta, rinviava ad un momento migliore il suo impellente bisogno. Per fortuna, in corrispondenza di un palo indicante un senso unico, cominci ad eseguire le prime minzioni. Ad un certo punto il cane assunse un atteggiamento spavaldo ed attento, come se qualcuno gli avesse attirato lattenzione. Si ferm, si gir di centottanta gradi e, con un volto scrutatore, cominci a fiutare nel vuoto per tentare di risalire al segnale da lui captato. Di colpo si mise ad abbaiare in maniera sguaiata ed incontrollata. A Guglielmo gli prese un accidente: >. Cerc di intuire il motivo di una simile ira. Ci mise pochissimo a capirlo, gli bast seguire lo sguardo della bestia inferocita. Cera, in una posa strafottente, un gattone, dal pelo tigrato, stravaccato sul parabrezza di una Punto. Il felino aveva una faccia cos tosta che pareva quasi volesse canzonare la furia omicida del cane.

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>. Nel frattempo, lalcol ingerito inizi a dare i suoi effetti annebbianti. Lequilibrio gli divent pi precario e questo fece si che il cane lo trascinasse verso la meta da lui ambita. Guglielmo, mentre la sua persona veniva sradicata dal marciapiede, perse lievemente la consapevolezza del rischio che stava correndo. Infatti si stava avviando verso il centro della strada che veniva attraversata da una cascata di macchine che fluiva ad una velocit folle. Proprio sullorlo del marciapiede riacquist la padronanza di s ed ebbe la meglio su Wine. Il cane, dal canto suo non pens minimamente ad arrendersi; imponeva il suo diritto allinseguimento con degli scossoni violentissimi. Poi allimprovviso, non si mai capito come, forse fu lo stato debbrezza in cui egli riversava, accadde qualcosa di assurdo. Wine si mise a ringhiare e a sbavare: la saliva gli colava come se fosse sapone, cadeva per terra e magicamente evaporava. Ogni volta che la bava toccava il suolo, poco prima di sparire, faceva un rumore comparabile a quello che produce un ferro rovente quando viene immerso in un catino dacqua ghiacciata. Il cane perse la pazienza e si mise a mordere il guinzaglio. Infine, vedendo la tenacia di Guglielmo, fu preso da un raptus; quindi punt dritto negli occhi il suo padrone e, con una faccia spiritata, gli grid: >. Raccontandola, unimmagine del genere potrebbe apparire comica, ma vi assicuro che Guglielmo non fu della stessa opinione. Il sangue gli si gel, rimase a bocca aperta, sicuramente vittima di uno shock, e lasci cadere per terra la catenella che lo vincolava al Labrador. Poi ebbe uno svenimento e si lasci cadere allindietro, ma qualcuno lo sorresse per le spalle. Intanto il cane aveva rinunciato allinseguimento perch il felino, appena si era accorto che la situazione stava diventando pericolosa, se lera data a gambe ad una velocit supersonica. >. Fece il suo soccorritore. >, fece Guglielmo con un filo di voce, dovuta allaffanno dello spavento, >. >. Un cane che urla come un essere umano ha una reazione aggressiva? Forse questo tipo non ha visto la violenza verbale, fuori dal comune che ho subito; o forse non lha vista nessuno. Probabilmente era stato il frutto di un delirium tremens, scatenato dal liquore.

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Subito gli sormont un dubbio: chi era colui che laveva aiutato, e come faceva a conoscere il suo nome? Si volt con molta lentezza per distinguerlo: >, esclam Guglielmo stupito e contento da quellincontro, >. Il tono scherzoso con il quale pronunci questultima frase intravedeva dei segni di ripresa nel suo animo deturpato. Colui che era tempestivamente intervenuto ed aveva evitato che lo sventurato battesse la schiena e la testa contro il cemento, era uno degli amici pi fedeli che Guglielmo avesse mai avuto: Fabio Crespi. Erano talmente affiatati che nemmeno rimembravano come, dove e quando si erano conosciuti la prima volta. Sicuramente il loro legame risaliva al periodo in cui erano ancora nellincubatrice. Fabio lavorava in una fabbrica di carta, nella zona industriale della citt. Una professione che, come tutte le professioni, lui non amava. Per tale ragione, nel breve tempo libero concessogli, si era ritagliato qualche passione. Erano due quelle che praticava costantemente: la pittura e le immersioni. Questultima, condivisa con Guglielmo, lavevano sviluppata dopo aver seguito un corso subacqueo, durato pochi mesi. Come ricevettero il brevetto presso il diving center della localit balneare di Salvano Marittima, acquistarono tutte le attrezzature possibili immaginabili: maschera, muta, guanti, calzari, zavorra, aeratore, pinne, boa segna sub, coltello, bombole, erogatore, manometro, profondimetro ed orologio. Finirono con lo spendere, per ciascuno, la modica cifra di cinquemila euro; naturalmente le loro mogli vennero a sapere dei loro acquisti, solo dopo che si furono compiuti. Lequipaggiamento li gas di un entusiasmo incontenibile; si credevano dei sommozzatori, esploravano i fondali per cercare citt perdute o gli avanzi di relitti storici. Destate andavano ogni settimana, con il freddo, invece dovevano attendere che linverno gli concedesse qualche giornata mitigata. Fabio, vedendo la contentezza e lo stupore di Guglielmo, azzard la proposta per la quale era venuto ad incontrarlo: >. > >. 38

Oramai il clima era impazzito; le classiche stagioni, che una volta scandivano landamento dellanno, erano diventate uno sbiadito ricordo. Cos capitava che, per opera di una perturbazione, proveniente dallemisfero australe, o da quello boreale, si poteva passare in modo repentino da un freddo cane ad un caldo soffocante. E quantunque si provasse, con il buon senso, a prevenire i tiri mancini del clima, quasi sempre i calcoli risultavano sbagliati. Come conseguenza si otteneva che si cadeva in un deficit od in un surplus dei vestiti che si indossava e si aveva una batosta straziante alla salute. Le influenze pullulavano dodici mesi lanno, ed era abbastanza frequente sentire di persone che si erano ammalate anche a ferragosto, periodo in cui finanche i germi si godono la meritata vacanza dopo un lavoro depauperante allinsegna dellepidemia. Una soluzione alle improvvise escursioni termiche pareva si fosse riscontrata con labbigliamento stratiforme, capace di regolarti verso ogni forma di schiribizzo meteorologico. Un'altra precauzione, da non trascurare, consisteva nel prestare particolare attenzione allandamento nelle nuvole, quando si usciva di casa. La questione non era assolutamente da prendere sotto gamba perch poteva comportare dei guai anche seri. Non credo, a proposito di questo argomento, che Fabio si sia mai dimenticato lesperienza capitatagli quattro anni prima. Aveva programmato, sotto la magnetica influenza della consorte, di recarsi ad uno di quei mobilifici di fama mondiale che riescono, solamente pronunciando il nome, ad attirare eserciti di clienti, senza nemmeno sentire il dovere di mettere in mostra la qualit del prodotto. pur vero che, se unazienda giunge al successo qualche pregio lo deve possedere. Dunque, nel tratto di strada, peraltro abbastanza dissestata, che conduceva alla suddetta azienda di mobili, cominci a tuonare. Sebbene i fulmini si fossero fatti molto vicini, e la pioggia cadeva a catinelle, i due coniugi, imperterriti, fecero lorecchio da mercante ai preavvisi minacciosi di Zeus. La pioggia che, fino a quel punto si era rivelata torrenziale, ma non potente, lasci il posto ad un diluvio universale: lintensit di precipitazione era talmente elevata che se qualcuno si fosse trovato a camminare per le strade allagate, avrebbe avuto una buona probabilit di morire annegato. La visibilit dellabitacolo fu completamente oscurata, cosicch la guida gli fu resa quasi impossibile. Ci nonostante Fabio volle evitare qualunque compromesso e si intestard a condurre il veicolo ad una velocit elevata.>, implor la moglie, ma egli, con la cocciutaggine e la superbia maschile, non

ascolt le parole coscienziose di lei. Sar fo