Alberto Bagnai.modelli Di Aggiustamento e Crescita

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    Alberto Bagnai

    Modelli empirici di

    aggiustamento e crescita

    Appunti per un corso di

    Macroeconomia dello sviluppo

    ARACNE

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    Copyright MMV

    ARACNE editrice S.r.l.

    www.aracneeditrice.it

    [email protected]

    via Raffaele Garofalo, 133 A/B

    00173 Roma

    (06) 93781065

    ISBN 885480097X

    I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,

    di riproduzione e di adattamento anche parziale,

    con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

    Non sono assolutamente consentite le fotocopie

    senza il permesso scritto dellEditore.

    I edizione: maggio 2005

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    Indice

    Introduzione.................................................................. 7I. La rappresentazione degli scambi in

    uneconomia di baratto ............................. 111.1 Il vincolo di bilancio, p. 12 1.2 Un sistema econo-mico con due agenti, p. 13 1.3 Un sistema economicocon tre agenti, p. 16 1.4 Uno sguardo ai capitoli suc-cessivi, p. 18

    II. Reddito, spesa e deficit nazionali ........... 202.1 Classificazione delle grandezze economiche, p. 20 2.2 Formazione e impiego del risparmio nazionale, p. 30

    2.3 Il settore pubblico, p. 40

    Esercizi, p. 47III. La bilancia dei pagamenti ........................ 49

    3.1 Classificazioni e convenzioni contabili, p. 49 3.2Sezioni e saldi della bilancia dei pagamenti, p. 56 3.3Alcune identit utili, p. 71

    IV. Il sistema bancario ..................................... 754.1 Il bilancio della banca centrale e il mercato dellabase monetaria, p. 77 4.2 Il moltiplicatore dei depositie della moneta, p. 83 4.3 Il bilancio delle aziende dicredito e il moltiplicatore del credito, p. 91 4.4 Eserci-zi, p. 92

    V. La matrice dei flussi di fondi................... 945.1 Significato e notazione, p. 96 5.2 Gli scambi conlestero nella matrice dei flussi di fondi, p. 103 5.3Lapproccio monetario in una matrice aggregata, p. 108

    VI. Il tasso di cambio........................................ 1116.1 Nozioni elementari sul tasso di cambio, p. 111 6.2Tasso di cambio e competitivit, p. 117 6.3 La paritdei poteri dacquisto, p. 124 6.4 Esercizi, p. 128

    VII. Le fonti statistiche ..................................... 1317.1 Le International Financial Statistics, p. 131 7.2 IWorld Development Indicators, p. 140 7.3 Le PennWorld Tables, p. 147 7.4 Altre fonti web sullo svilup-po, p. 154

    VIII. Modelli macroeconomici: cenni introdut-tivi .................................................................. 1568.1 Equazioni, variabili e parametri dei modelli macro-economici, p. 157 8.2 Lanalisi di statica comparata:teoria elementare, p. 166

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    IX. Il modello di programmazione finanziariadel Fondo Monetario Internazionale..... 1779.1 Il quadro normativo e teorico, p. 177 9.2 Pro-grammazione finanziaria con cambi fissi, p. 179 9.3

    Programmazione finanziaria e inflazione, p. 194 9.4Programmazione finanziaria con cambi flessibili, p. 201

    X. I modelli a gap............................................. 20910.1 Programmazione finanziaria e crescita economica,p. 209 10.2 il financing gap, p. 210 10.3 Il RevisedMinimum Standard Model, p. 219

    XI. Bibliografia.................................................. 222

    Le immagini tratte dallinterfaccia del database InternationalFinancial Statistics riportate nel paragrafo 7.1 sono riprodotteper gentile concessione del Fondo Monetario Internazionale,che ringraziamo per lautorizzazione.

    Le immagini tratte dallinterfaccia dei World Development In-dicators riportate nel paragrafo 7.2 sono riprodotte per gentileconcessione della Banca Mondiale, che ringraziamo perlautorizzazione.

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    INTRODUZIONE

    Questo testo nasce dalle dispense del corso di Modelli quanti-

    tativi di sviluppo che mi stato affidato negli anni accademi-ci 2003-2004 e 2004-2005 dal corso di laurea in Economiadella Cooperazione Internazionale e dello Sviluppo (ECIS)dellUniversit di Roma La Sapienza.

    Lobiettivo formativo specifico del corso di Modelli quanti-tativi quello di illustrare la struttura dei modelli empiriciconcretamente utilizzati da parte delle principali istituzionimultilaterali quali il Fondo Monetario Internazionale (FMI)e la Banca Mondiale per la definizione degli interventi di ag-

    giustamento strutturale e di sostegno alla crescita nei paesiin via di sviluppo (PVS). Questi modelli (ci riferiamo in par-ticolare al modello di programmazione finanziaria del FMI eal Revised Minimum Standard Model RMSMdella BancaMondiale) fanno parte della cassetta degli attrezzi di ognieconomista dello sviluppo e una loro comprensione corretta eapprofondita parte integrante delle competenze professio-nali che i corsi di laurea di classe 35 (Scienze sociali per lacooperazione, lo sviluppo e la pace) intendono fornire. Il ta-glio del corso applicativo e gli studenti vengono guidati arispondere in termini quantitativi a domande quali: di quan-to deve aumentare il tasso di investimento di un determinatoPVS (o quale deve essere il flusso di aiuti internazionali) af-finch il paese considerato raggiunga un tasso di crescitaprefissato? Quali sono gli effetti della spesa pubblica sullosviluppo? Quale ruolo giocano le politiche valutarie? Questiproblemi vengono formulati nel contesto di versioni stilizzatedei modelli operativi in uso presso gli organismi multilatera-li. Questi ultimi constano in genere di parecchie decine diequazioni, il che rende difficile a uno sguardo inesperto indi-viduare i meccanismi essenziali alla base del loro funziona-mento. Tuttavia anche i modelli pi complicati si articolanoin genere attorno a un numero relativamente ridotto di va-riabili che guidano le restanti variabili secondo meccanismiriconducibili a principi macroeconomici semplici. Questi mec-canismi vengono convenientemente descritti dai modelli pre-

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    sentati nel testo, i quali, per quanto stilizzati, forniscono unavisione sufficientemente articolata della logica sottostante ailoro fratelli maggiori.

    In ambito internazionale non mancano testi di ottimo li-vello dedicati a questo tema (ad esempio Agnor [2004]), main genere manca la loro traduzione in lingua italiana (il cheper gli studenti di un corso triennale costituisce ahim spes-so un problema). Inoltre, questi testi si rivolgono di norma auna platea di studenti con una solida preparazione economi-ca, se non addirittura di economisti, e presuppongono quindiuna serie di conoscenze che un corso di classe 35 non chia-mato a dare e che comunque non sono strettamente necessa-

    rie per una comprensione della logica e del modus operandidei modelli oggetto del corso. sembrato quindi che mancas-se un testo italiano dedicato a questi temi con un taglio ade-guato alle nuove classi di corsi di laurea triennale definitedalla riforma. Questa constatazione, unita alle consuete le-gittime pressioni da parte degli studenti per avere a disposi-zione un materiale dotato di un minimo di organicit, mi haspinto alla pubblicazione di questo materiale.

    Il testo riflette contenuti e impostazione del corso e ne ri-prende le caratteristiche principali, fra le quali segnaliamo ilfatto di presupporre un insieme veramente minimo (se nonnullo) di conoscenze preliminari, la presenza di numerosi e-sercizi ed esempi, e lattenzione dedicata agli aspetti empiri-ci.

    Questultima si traduce in primo luogo in una disaminaestremamente accurata della logica e della struttura deiquadri contabili di riferimento, alla quale sono dedicati iprimi sei capitoli, seguita da una descrizione accurata (unvero e proprio manuale duso) delle principali fonti statisti-che disponibili in tema di economia dello sviluppo (fra cui leInternational Financial Statistics del FMI e i World Develo-

    pment Indicators della Banca Mondiale), contenuta nel capi-tolo 7. In particolare, viene dedicato ampio spazio alla lettu-ra della bilancia dei pagamenti (nel capitolo 3) e alla struttu-ra delle statistiche monetarie e creditizie, attraverso

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    unanalisi dei bilanci delle aziende di credito e della bancacentrale (nel capitolo 4).

    La presentazione di questi schemi contabili viene effettua-

    ta con approccio unitario nel contesto della matrice di flussidi fondi, vista come strumento che inserisce in un sistema divasi comunicanti i vincoli di bilancio degli agenti/settori e-conomici, evidenziando il modo in cui essi finanziano il pro-prio eccesso di spesa, ricorrendo al risparmio degli altri set-tori, o allocano il proprio risparmio presso questi ultimi.

    La matrice viene introdotta in modo intuitivo fin dal pri-mo capitolo, esemplificandone la logica nel caso diuneconomia stilizzata, e viene poi ripresa nel capitolo 5 in

    una forma sufficientemente ampia ai fini della presentazionedei modelli, cui dedicata la seconda parte del testo.In particolare, il capitolo 9 espone lapproccio di pro-

    grammazione finanziaria del FMI, e il 10 i modelli di crescitaalla base degli interventi della Banca Mondiale. Limpiegodei modelli viene esemplificato con numerose applicazioniche richiedono solo un minimo di familiarit con laritmetica.

    Inseriamo anche un breve cenno agli argomenti che si sa-rebbero voluti trattare, e che costituiscono possibili linee disviluppo del corso e del testo.

    Intanto, sul piano teorico manca una descrizione dei mo-delli a due gap e del loro impiego nel contesto del RMSMdel-la Banca Mondiale, manca unanalisi degli sviluppi pi re-centi, fra i quali i modelli Banca/Fondo sviluppati secondole linee proposte da Khan et al. [1989, 1990], i modelli a tregap (Bacha [1990]) e i modelli di crescita dal lato della do-manda proposti da Thirlwall e Hussain [1982] sulla base delcontributo iniziale di Thirlwall [1979].

    Potrebbe essere utile aggiungere lo studio di qualche caso,magari riprendendo in forma pi organica nel testo (in parti-colare nei capitoli modellistici) la trattazione di alcuni e-sempi gi presenti, come il caso del crack finanziariodellArgentina (visto nel capitolo 3 per i suoi riflessi sulla bi-lancia dei pagamenti), o limpatto della crisi asiaticasulleconomia della Malesia (al lettore interessato segnalia-

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    mo lanalisi storicoeconomica dei programmi di stabilizza-zione contenuta nel capitolo 10 di Agnor e Montiel [1999]).

    Per semplificare i calcoli molti esempi sono costruiti con

    dati artificiali, ma si potrebbe pensare di alimentarli con datistorici, il che permetterebbe anche di esemplificare limpiegodelle basi dati presentate nel capitolo 7.

    Queste estensioni sono in cantiere per il prossimo annoaccademico e potranno essere incorporate in una eventualeriedizione del testo.

    Manca poi, in generale, un tentativo sufficientemente or-ganico di valutazione critica dei modelli proposti, lattenzioneessendo dedicata, anche in riverente omaggio allimperante

    retorica della professionalizzazione, pi alla descrizione delmeccanismo di funzionamento dei modelli, che alla discus-sione dei loro fondamenti. Del resto una simile discussione,se condotta sul piano empirico, presupporrebbe nel lettoreconoscenze di econometria difficilmente compatibili con gliordinamenti delle nuove lauree triennali, o, se mantenutasul piano teorico, si risolverebbe in una sorta di bibliografiaragionata, della quale tutto sommato in epoca di Internet cpoco bisogno. Una eventuale estensione in tal senso potrebbeessere condotta quindi avendo in mente le lauree specialisti-che, ma questo allargherebbe troppo lambito del lavoro.

    Roma, 19 maggio 2005.

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    Capitolo I 11

    1 LA RAPPRESENTAZIONE DEGLISCAMBI IN UNECONOMIA

    DI BARATTOI fenomeni macroeconomici si manifestano attraverso gran-

    dezze monetarie, registrate in appositi schemi contabili il cui

    insieme costituisce il sistema dei conti nazionali (economici e

    finanziari).

    Qualsiasi approccio modellistico in ambito macroeconomi-

    co procede dalla scelta di un opportuno quadro contabile di

    riferimento, definito sulla base del sistema dei conti naziona-

    li in modo da evidenziare gli aspetti di particolare interesse

    per i fenomeni che si intende rappresentare. Le scelte da farein termini modellistici riguardano in particolare il numero di

    operatori o settori economici (famiglie, imprese, banche, set-

    tore pubblico, banca centrale,) e di mercati (beni, moneta,

    titoli, valuta di riserva,) da considerare.

    Questo vale, naturalmente, anche per la macroeconomia

    dello sviluppo: non a caso i principali testi di carattere quan-

    titativo in questo ambito procedono da una disamina degli

    aspetti contabili (cfr. IMF, 1987, par. II; Agnor e Montiel,

    1999), posti in relazione ai particolari scopi dellanalisi. Co-me sottolinea IMF [1987], nel caso della definizione di pro-

    grammi di aggiustamento strutturale i conti nazionali servo-

    no ad almeno tre scopi:

    1) a valutare le condizioni del sistema economico ana-lizzato e quindi leventuale bisogno di un intervento

    di stabilizzazione/aggiustamento;

    2) a definire il quadro di riferimento dei modelli ma-croeconomici utilizzati per quantificare gli interven-

    ti;3) a verificare la coerenza degli interventi effettuati e ilraggiungimento dei loro obiettivi.

    Per familiarizzarci con le principali caratteristiche di que-

    sti schemi, in questo capitolo ne presentiamo uno partico-

    larmente semplice perch riferito a uneconomia di baratto,

    nella quale cio gli scambi avvengono con corrispettivo in na-

    tura e senza luso di moneta. Questa analisi ci permetter di

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    Capitolo I12

    evidenziare alcune caratteristiche strutturali dei quadri con-

    tabili che ritroveremo anche nel contesto pi complesso dei

    modelli che rappresentano sistemi economici meno stilizzati.

    1.1 Il vincolo di bilancioUn vincolo cui siamo soggetti quando operiamo nella sfera

    economica consiste nel fatto che prima di spendere una certa

    somma di denaro dobbiamo guadagnarla o prenderla in pre-

    stito1. Anche quando acquistiamo qualcosa a credito, ovvero

    senza esborso di denaro, in effetti dal punto di vista economi-

    co stiamo prendendo a prestito il corrispettivo dal venditore

    (prestito che rimborsiamo quando saldiamo il conto). Questo

    vincolo quello che in economia si definisce vincolo di bilan-

    cio di un agente economico (individuo, impresa, nazione...).

    In concreto nessuno pu prendere in prestito del denaro se

    non trova qualcuno disposto a prestarglielo. Da ci derivano

    due conseguenze apparentemente banali, ma che andranno

    tenute presenti in seguito: la prima che lincremento dei

    debiti di qualcuno coincide sempre ex post con lincremento

    dei crediti di qualcun altro. Insomma, la stessa somma di de-

    naro vista dal lato di chi la riceve un debito, quindi unapassivit, mentre dal lato di chi la eroga un prestito, quindi

    unattivit. La seconda conseguenza che un agente econo-

    mico a parit di reddito pu smettere di indebitarsi per due

    motivi: o perch decide di spendere di meno, o perch non

    trova nessuno disposto a fargli credito (nel qual caso co-

    stretto a spendere di meno). Questa seconda situazione, come

    vedremo, quella che caratterizza i paesi in via di sviluppo

    nel caso di crisi dei conti con lestero.

    Naturalmente per essere in condizione di prestare del de-naro un agente economico deve spendere meno di quanto

    guadagna, cio deve risparmiare. Ne consegue che se un a-

    gente economico spende pi di quanto guadagna (e quindi

    1 Naturalmente stiamo escludendo il caso di truffe o altri illeciti

    penali.

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    La rappresentazione degli scambi 13

    costretto a indebitarsi) necessariamente almeno un altro a-

    gente economico guadagna pi di quanto spende (e quindi ri-

    sparmia e presta i propri risparmi allaltro). Quando le spese

    di un agente economico superano i suoi guadagni si dice cheesso in deficit, mentre si parla di surplus nel caso contrario

    (incassi superiori alle uscite).

    In termini algebrici, surplus e deficit hanno necessaria-

    mente segni opposti, per cui se luno positivo, laltro sar

    negativo. A sua volta, il deficit pu essere registrato con se-

    gno negativo o positivo (e quindi il surplus con segno rispet-

    tivamente positivo o negativo) a seconda delle convenzioni

    adottate.

    Se si ragiona in termini di saldo fra entrate e uscite il sur-plus ha segno positivo (guadagno pi di quanto spendo, quin-

    di la differenza positiva) e il deficit, di conseguenza, segno

    negativo.

    Ma in economia si segue spesso la convenzione opposta,

    che adottiamo anche in questo testo, ragionando in termini

    di saldo frauscite e entrate. In questo caso si attribuisce se-

    gno positivo ai deficit (spendo pi di quanto guadagno, la dif-

    ferenza positiva) e quindi segno negativo ai surplus.

    In ogni caso, quale che sia la convenzione adottata, chia-

    ro, sulla base del ragionamento svolto fin qui, che la somma

    algebrica di tutti i deficit/surplus delleconomia deve essere

    necessariamente nulla. Chiariamo subito questo importante

    fatto contabile con un esempio.

    1.2 Un sistema economico con due agentiConsideriamo un sistema economico estremamente stilizzato

    nel quale operano due soli individui, Smith e Chang. Persemplicit immaginiamo il classico caso dei due naufraghi

    sullisola deserta: lunico bene prodotto e consumato costi-

    tuito da noci di cocco, non esiste moneta. La produzione di

    noci di cocco costituisce quindi lunica fonte di reddito dei due

    naufraghi, mentre il consumo di noci di cocco lunica possi-

    bile spesa.

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    Capitolo I14

    Analizziamo il comportamento economico dei due naufra-

    ghi in un periodo di riferimento (ad esempio, un giorno).

    Ipotizziamo che nel giorno considerato Smith abbia raccol-

    to 5 noci di cocco e ne abbia mangiate 7. Questo miracolo e-conomico stato reso possibile dal fatto che Chang ha rac-

    colto 4 noci di cocco, ma ne ha mangiate solo due, cedendo le

    restanti due a Smith. Naturalmente Smith si impegnato a

    ricambiare la cortesia, e quindi ha contratto un debito (defi-

    nito in noci di cocco) nei riguardi di Chang.

    Ai nostri fini utile rappresentare formalmente questa si-

    tuazione: trasponendo a livello macroeconomico lo schema

    ottenuto otterremo costituir il quadro di riferimento dei

    modelli di aggiustamento e stabilizzazione presentati nellaseconda parte del testo.

    Una possibile rappresentazione fornita dalla tabella 1.1.

    Le prime due righe (in corsivo) riassumono i dati del proble-

    ma, incolonnando sotto a ogni agente economico i rispettivi

    consumi (spese) e produzioni (redditi). La matrice ombreg-

    giata riassume laspetto economico e quello finanziario degli

    scambi fra i due agenti, intendendo per aspetto economico lo

    scambio di beni (cio quelle che in economia si chiamano

    transazioni reali, dal latino res), e per aspetto finanziario

    laccensione di crediti e lassunzione di debiti, cio lo scambio

    di obbligazioni.

    La prima riga della matrice riporta i deficit dei due agenti

    (differenza fra consumo e produzione). Si noti che il deficit di

    Chang negativo, cio un surplus, perch in effetti Chang

    ha speso meno di quanto ha guadagnato (2 4 = 2). In altre

    parole, Chang ha risparmiato 2. In fondo alle righe sono ri-

    Tabella 1.1 Uneconomia con due agentiSmith Chang

    spesa (consumo di noci) (a) 7 2per memoria:

    reddito (produzione di noci) (b) 5 4

    deficit (+) o surplus (): (a)(b) 2 2 0

    incremento delle attivit (+) o delle passivit () 2 2 0

    0 0

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    La rappresentazione degli scambi 15

    portati in grassetto i totali di riga. Il totale della prima riga

    necessariamente nullo perch il deficit di Smith esatta-

    mente riflesso dal surplus di Chang, cio il maggior consumo

    di Smith compensato dal risparmio di Chang (si ricordi ladiscussione svolta nel paragrafo precedente).

    La seconda riga della matrice riporta lincremento dei de-

    biti (passivit) o dei crediti (attivit) dei due agenti conside-

    rati. Per convenzione attribuiamo segno meno allaumento

    dei debiti e segno pi a quello dei crediti. Di conseguenza

    nella colonna di Smith figura alla seconda riga un 2, che in-

    dica il fatto che nel periodo di riferimento Smith ha contratto

    un debito pari a 2 noci di cocco nei riguardi di Chang. Nella

    colonna di Chang troviamo quindi un 2, che indica appunto ilfatto che i suoi crediti verso Smith (attivit) sono aumentati

    di due noci di cocco. Il totale di riga zero anche in questo

    caso, dato che laumento dei debiti di Smith necessaria-

    mente rispecchiato da un aumento (con segno opposto) dei

    crediti di Chang.

    In virt delle convenzioni adottate sono nulli anche i totali

    di colonna. Ad esempio, laumento di debiti di Smith (2) ri-

    flette esattamente il suo deficit pari a 2, per cui il totale del-

    la colonna di Smith nullo. Lo stesso si verifica, con i segni

    invertiti, nella colonna di Chang. Le colonne della matrice

    riflettono quindi i vincoli di bilancio dei due agenti, cio il

    modo in cui essi finanziano i propri deficit indebitandosi

    con gli altri agenti o impiegano i propri surplus prestandoli

    agli altri agenti.

    Consideriamo ad esempio il caso di Smith. Il suo vincolo di

    bilancio pu essere espresso in due modi alternativi:

    Entrate Uscite

    Produzione (5) + Indebitamento (2) = Consumo (7)

    (1.2.1)

    o in alternativa, come nella matrice, portando tutto a destra

    delluguale

    Deficit (2) Indebitamento (2) = 0 (1.2.2)

    Nella (1.2.1) lindebitamento visto come un flusso di

    cassa mediante il quale Smith finanzia le proprie spese (il

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    Capitolo I16

    debito contratto con Chang rappresenta unentrata di noci

    di cocco). Nella (1.2.2) lindebitamento compare con il segno

    negativo perch visto come un aumento delle passivit (i

    debiti sono soldi che devono essere restituiti).La scelta dei segni nella tabella 1.1 non casuale ma ri-

    flette lesigenza di ottenere dei totali di riga e di colonna tutti

    pari a zero. Ci consente di verificare con immediatezza se le

    cifre riportate nei bilanci dei singoli operatori sono corrette.

    1.3 Un sistema economico con tre agentiSupponiamo che nellisola viva un terzo naufrago, Donald,

    amico di Smith. Smith e Chang vivono ai due estremi

    dellisola. Donald in visita da Chang e deve tornare da

    Smith, per cui si offre di portare lui a Smith le due noci di

    cocco che Chang presta a questultimo. Nel giorno considera-

    to Donald non raccoglie noci di cocco (perch sta camminan-

    do da un capo allaltro dellisola) e non ne consuma (perch

    non gli piacciono). Il suo deficit quindi nullo (zero meno ze-

    ro uguale zero) e cos il suo incremento di attivit o passivit.

    Se seguiamo le convenzioni adottate finora quindi la posizio-

    ne di Donald andrebbe rappresentata con una colonna di zericome nella matrice della tabella 1.2.

    Tuttavia questa rappresentazione eccessivamente stiliz-

    zata: in essa Donald sembra non aver avuto nessun ruolo, e

    non si tiene conto del fatto che in sua assenza Smith non a-

    vrebbe avuto tutte le noci di cocco che desiderava, e Chang

    non avrebbe saputo come impiegare le noci di cocco non con-

    Tabella 1.2 Uneconomia con tre agentiSmith Donald Chang

    spesa (a) 7 0 2per memoria:

    reddito (b) 5 0 4

    deficit (+) o surplus () 2 0 2 0

    incremento di att. (+) o pass. () 2 0 2 0

    0 0 0

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    La rappresentazione degli scambi 17

    sumate. Donald ha quindi svolto il ruolo di intermediario tra-

    sferendo a Smith il risparmio di Chang. Cos facendo ha

    contratto un debito con Chang (prendendo in consegna le no-ci di cocco si comunque impegnato personalmente a resti-

    tuirle) e ha contratto un credito con Smith (gli ha consegnato

    le noci di cocco nel presupposto che questi gliele restituisca).

    La posizione creditoria netta (differenza fra incremento di at-

    tivit e incremento di passivit) di Donald quindi nulla (di

    tanto sono aumentati i suoi crediti di quanto sono aumentati

    i suoi debiti). Tuttavia se vogliamo evidenziare il ruolo di in-

    termediario che Donald ha svolto converr distinguere nella

    matrice la posizione creditoria verso Smith e quella versoChang, che invece nulle non sono.

    Lo si vede nello lo schema a tre colonne e tre righe ripor-

    tato nella tabella 1.3. Il deficit di Donald nullo per il motivo

    sopra esposto (nel periodo di riferimento non partecipa in

    modo significativo allattivit di produzione e consumo, quin-

    di non riceve reddito e non spende). La seconda riga della

    matrice descrive i rapporti fra Smith e Donald. La terza

    quella fra Donald e Chang.

    Il ruolo svolto da Donald rispecchia quello assunto in

    uneconomia moderna dal sistema bancario e finanziario. Il

    ruolo delle banche in effetti quello di favorire lincontro fra

    lofferta di risparmio dei depositanti e la domanda di rispar-

    mio da parte dei mutuanti. Nello svolgimento di questo ruolo

    il sistema bancario contrae debiti verso i depositanti (ai quali

    si impegna a restituire, con varie modalit, le somme deposi-

    Tabella 1.3 Uneconomia con tre agentiSmith Donald Chang

    spesa (a) 7 0 2per memoria:

    reddito (b) 5 0 4

    deficit (+) o surplus () 2 0 2 0

    incremento di crediti (+) o debiti () 2 2 0 0

    incremento di crediti (+) o debiti () 0 2 2 0

    0 0 0

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    Capitolo I18

    tate) e crediti verso i mutuanti (dai quali pretende alla sca-

    denza la restituzione delle somme prestate).

    1.4 Uno sguardo ai capitoli successiviCome abbiamo evidenziato nellintroduzione, il testo si arti-

    cola in due parti principali, dedicate rispettivamente alla de-

    scrizione dello quadro contabile di riferimento e alla presen-

    tazione dei modelli.

    Il quadro di riferimento dato dalla trasposizione sul pia-

    no macroeconomico dello schema presentato nella tabella 1.3,

    del quale ricalca la logica e la struttura. La tabella 1.3 racco-

    glie le tre colonne che rappresentano i bilanci di Smith, Do-

    nald e Chang, evidenziando le interazioni fra di essi. Si trat-

    ta ora di vedere come si modifica lo schema della tabella 1.3

    quando Smith e Chang non sono pi due individui che ope-

    rano in uneconomia di baratto, ma due stati indipendenti,

    allinterno di ognuno dei quali operano diverse categorie di

    operatori (famiglie, imprese, settore pubblico), nel contesto di

    uneconomia monetaria, caratterizzata quindi dalla presenza

    di un insieme diversificato di strumenti finanziari (moneta,

    titoli di credito, valuta estera, ecc.).Se, per fissare le idee, consideriamo Smith come il nostro

    paese di riferimento, allora Chang il settore estero di

    Smith, e Donald il settore bancario di Smith. I capitoli

    successivi si occupano nellordine dei conti di questi tre set-

    tori. Il capitolo 2 traduce a livello macroeconomico i conti di

    Smith, cio definisce i concetti di reddito, spesa, deficit a li-

    vello macroeconomico per uneconomia di riferimento, ri-

    chiamando alcune nozioni elementari di contabilit naziona-

    le; il capitolo 3 si occupa di Chang, cio descrive il vincolo dibilancio del settore estero, che coincide con la bilancia dei

    pagamenti del paese di riferimento; il capitolo 4 si occupa di

    Donald, cio analizza il vincolo di bilancio del settore banca-

    rio e in particolare il suo ruolo di cerniera fra un determinato

    sistema economico e il resto del mondo. Il capitolo 5 integra i

    conti dei tre settori in uno schema strettamente analogo a

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    La rappresentazione degli scambi 19

    quello della tabella 1.3, anche se, naturalmente, un po pi

    complesso, detto matrice dei flussi di fondi, mediante il quale

    possibile evidenziare in che modo variazioni nel comporta-

    mento di un settore economico si riflettano sugli altri settori.Il capitolo 6 richiama alcune nozioni essenziali sul tasso di

    cambio, e infine il capitolo 7 presenta le principali fonti stati-

    stiche disponibili per lanalisi empirica.

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    Capitolo II20

    2 REDDITO, SPESA E DEFICITNAZIONALI

    In questo capitolo traduciamo a livello macroeconomico laprima parte dello schema presentato nel capitolo precedente,ovvero, pi precisamente, il vincolo di bilancio del primo a-gente economico (Smith), definendo i concetti di reddito, spe-sa e deficit di un intero sistema economico. Nel farlo incon-treremo ununica lieve complicazione, consistente nel fattoche un moderno sistema economico consta di settori differen-ziati (famiglie, imprese, settore pubblico). Mentre quindi nelcaso di Smith si parlava di un unico deficit o surplus, in ma-

    croeconomia utile andare a vedere il contributo dei singolisettori al deficit complessivo del sistema.Seguendo una semplificazione adottata correntemente nei

    modelli di macroeconomia dello sviluppo, non distingueremo,allinterno del settore privato, fra famiglie e imprese non fi-nanziarie1.

    In questo capitolo quindi ci occupiamo della formazione edellimpiego del reddito e del risparmio nazionale distin-guendo fra i due settori privato (famiglie e imprese non fi-

    nanziarie) e pubblico (Tesoro). Un primo paragrafo richiamabrevemente alcune nozioni riferite alla misurazione delle va-riabili economiche (variabili reali e nominali, deflatori, tassodi crescita e di inflazione, flussi e stock). Nel secondo para-grafo si analizza la formazione del risparmio nazionale a li-vello aggregato. Nel terzo paragrafo si procede ad esaminareseparatamente i settori privato e pubblico delleconomia e irispettivi deficit.

    2.1 Classificazione delle grandezze economiche

    2.1.1 Variabili reali e variabili nominali, deflatori impliciti

    Gli aggregati macroeconomici (ad esempio, i consumi dellefamiglie) sono ottenuti sommando beni disparati (nel caso

    1 Le banche quindi non rientrano nel settore privato.

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    Reddito, spesa e deficit nazionali 21

    dei consumi: patate, computer, viaggi allestero,). Per po-terli sommare, questi beni vengono espressi in una comuneunit di misura monetaria, utilizzando i rispettivi prezzi.

    Si definiscono nominali le grandezze economiche misuratea prezzi correnti, cio utilizzando in ogni periodo (mese, tri-mestre, anno) i prezzi rilevati nel periodo stesso; sono invecedette reali le grandezze economiche misurate a prezzi costan-ti, cio utilizzando per definire il valore monetario dei beni iprezzi di un periodo di riferimento (periodo base).

    Una variabile nominale quindi pu variare da un periodoallaltro per due motivi: o perch variata la quantit di benida essa espressa, o perch cambiato il prezzo di questi beni.

    Una variabile reale viceversa varia da un periodo al succes-sivo solo se cambiata la quantit (il volume fisico) di benisottostanti. Per questo motivo le grandezze reali vengono an-che dette in volume e quelle nominali in valore.

    Se dividiamo una grandezza nominale per la corrispon-dente grandezza reale, leffetto volume appare al numera-tore e al denominatore e quindi scompare dal rapporto, for-nendo come risultato un prezzo, che viene detto deflatore im-

    plicito della grandezza in questione.Nel testo useremo coerentemente le lettere maiuscole per

    indicare le grandezze nominali, e quelle minuscole per indi-care le corrispondenti grandezze reali e gli indici di prezzo.Cos, ad esempio, se Yt il prodotto interno lordo (PIL) nomi-nale, cio la somma del valore di tutti i beni prodottiallinterno di un determinato paese in un periodo di riferi-mento (ad esempio, un anno), yt indica quello reale, cio lasomma di tutti i beni prodotti nel medesimo periodo di rife-rimento ma valutata con i prezzi di un anno base. Il deflatoreimplicito del prodotto interno allora

    tt

    t

    Yp

    y= (2.1.1)

    Si tratta di un indice di prezzo che vale uno nellanno basedei prezzi t*: * 1tp , dato che in quellanno la valutazione aprezzi correnti e quella a prezzi costanti coincidono.

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    Capitolo II22

    Se risolviamo la (2.1.1) rispetto al prodotto reale abbiamo

    Applicazione 2.1 PIL reale, PIL nominale e inflazioneSupponiamo che in un sistema economico vengano scambiati solodue beni, pesci e patate. Osservando il sistema per due anni ve-

    diamo che quantit scambiate e prezzi variano da un anno allaltro:Patate Pesci

    prezzo quantit prezzo quantitAnno 1 0.50 10 0.25 10Anno 2 0.75 12 0.50 8Crescita 50% 20% 100% 20%

    In particolare, il prezzo dei pesci aumentato pi di quello dellepatate, e quindi il consumo di pesce diminuito del 20%.Come si calcolano il valore e il volume del prodotto e il livello dei

    prezzi dellintero sistema economico?Per prima cosa costruiamo il PIL nominale Yt nei due anni som-mando il valore della produzione a prezzi correnti:

    Anno 1: 0.5 x 10 + 0.25 x 10 = 7.5 Y1 = 7.5

    Anno 2: 0.75 x 12 + 0.50 x 8 = 13 Y2 = 13

    Dobbiamo poi scegliere un anno base dei prezzi, che per ipotesifissiamo nellanno 1. Di conseguenza in questanno il PIL realecoincide con quello nominale (le due variabili vengono calcolatecon gli stessi prezzi). Nellanno 2 invece il PIL reale viene calcolato

    usando i prezzi dellanno base 1 e quindi :

    Anno 2: 0.5 x 12 + 0.25 x 8 = 8 y2 = 8

    Lindice dei prezzi si ottiene secondo la (2.1.1) rapportando il PILnominale a quello reale ed quindi pari a uno nellanno base (dato

    che in quellanno si ha Y1 =y1). Abbiamo cos p1= 1, mentrenellanno 2 il livello generale dei prezzi

    Anno 2: 13/8 = 1.625 p2 = 1.625

    Linflazione calcolata con la (2.1.4) quindi pari al 62.5%.

    (lesempio tratto dalla versione web del testo Lectures on ma-croeconomics. di N. Roubini e D. Backus, scaricabile allindirizzoweb http://pages.stern.nyu.edu/~nroubini/LNOTES.HTM)

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    Reddito, spesa e deficit nazionali 23

    tt

    t

    Yy = (2.1.2)

    La (2.1.2) ci ricorda che le grandezze reali si ottengono divi-dendo quelle nominali per un opportuno indice di prezzo. Nederiva che le grandezze nominali si ottengono come prodottodi quelle reali per lindice di prezzo:

    Yt=ptyt (2.1.3)

    La figura 2.1 rappresenta il PIL della Malesia in terminireali e nominali. Si noti nella serie in termini reali la dimi-nuzione che si verifica nel 1998, quando in seguito alla crisi

    asiatica il prodotto interno lordo della Malesia diminu di pidel 7%. Il rapporto fra le due serie fornisce il deflatore impli-cito del PIL della Malesia, rappresentato nella figura 2.2. Sinoti limpennata dei prezzi conseguente allo shock petroliferodel 1973 e la deflazione conseguente al controshock del1986, come pure, in tempi pi recenti, la ripresadellinflazione nel 1998, sempre in conseguenza della crisi a-siatica.

    0

    100000

    200000

    300000

    400000

    1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000

    y Y

    Figura 2.1. Il PIL della Malesia in termini reali e nominali (mi-lioni di ringgit).

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    Capitolo II24

    2.1.2 I tassi di inflazione e di crescita

    Definiamo ora formalmente due variabili che sono ovunqueal centro del dibattito macroeconomico e pi in generale poli-

    tico: i tassi di inflazione e di crescita.Il tasso di inflazione, che indichiamo con t, il tasso divariazione di un indice aggregato di prezzo opportunamentescelto

    1

    1

    =t

    tt

    tp

    pp (2.1.4)

    dovept generalmente lindice dei prezzi al consumo o il de-flatore implicito del PIL definito dalla (2.1.1).

    Se usiamo il simbolo per indicare la differenza fra il va-lore di una generica variabile zal tempo te quello al tempoprecedente t-1

    zt=ztzt-1 (2.1.5)

    possiamo esprimere il tasso di inflazione come

    0.0

    0.5

    1.0

    1.5

    2.0

    1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000

    p

    Figura 2.2. Il deflatore del PIL della Malesia (anno base 1987 =1).

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    Reddito, spesa e deficit nazionali 25

    1

    =

    t

    t

    tp

    p (2.1.6)

    Per tasso di crescita si intende invece il tasso di variazionedel PIL in termini reali. Lo indichiamo con t:

    1

    =

    t

    t

    ty

    y (2.1.7)

    2.1.3 La scomposizione del tasso di crescita nominale

    In macroeconomia si utilizza spesso la scomposizione del tas-

    so di crescita del PIL nominale (in breve, tasso di crescitanominale) nelle due componenti di crescita dei prezzi (infla-zione) e crescita reale.

    Il tasso di crescita nominale definito dalla relazione

    1

    =

    t

    tt

    Y

    YY (2.1.8)

    Per la (2.1.3) il numeratore pu essere espresso come

    -20.0-10.0

    0.0

    10.0

    20.0

    30.0

    40.0

    1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000

    p g Y

    Figura 2.3. I tassi di inflazione, crescita reale e crescita nomina-le della Malesia.

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    Capitolo II26

    Yt=ytptyt-1pt-1 (2.1.9)

    e osservando che per la definizione (2.1.5) di differenza

    yt=yt-1+ yt

    pt=pt-1+ pt

    possiamo scrivereytpt=yt-1pt-1 +pt-1yt+yt-1pt+ ptyt

    per cui, sostituendo nella (2.1.9), si ottiene

    Yt=pt-1yt+yt-1pt+ ptyt

    Se gli incrementi del PIL reale e del deflatore del PIL sonoabbastanza piccoli, il loro prodotto trascurabile, e quindilincremento del PIL nominale pu essere approssimato cos

    Ytpt-1yt+yt-1pt (2.1.10)

    Tornando ora alla (2.1.8), osserviamo che per la (2.1.3) ab-biamo Yt-1 =pt-1yt-1. Dividendo per questa espressione en-trambi i membri della (2.1.10) otteniamo

    Applicazione 2.2 La scomposizione del tasso di cresci-ta nominale

    Supponiamo che siayt-1 = 100, yt= 105, pt-1= 1 ept= 1.1. Ap-

    plicando la (2.1.7) si ricava che il tasso di crescita reale in t paria (105100)/100 = 0.05 = 5%, mentre applicando la (2.1.6) siconstata che il tasso di inflazione pari al 10%.Applicando la (2.1.3) si constata che il PIL nominale in t-1 pari a

    100, mentre in t pari a 1051.1 = 115.5. Il tasso di crescita nomi-nale calcolato secondo la relazione esatta (2.1.8) quindi del15.5%, mentre se usiamo la relazione approssimata (2.1.11) otte-niamo 0.1 + 0.05 = 15%. Lerrore di approssimazione quindi paria 0.5 punti percentuali (cio il valore approssimato 15% anzich15.5%, con approssimazione per difetto).

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    Reddito, spesa e deficit nazionali 29

    2.1.5 Identit stock/flusso, equilibrio di stock e equilibrio di

    flusso

    In generale la variazione (incremento o decremento) di unostock in un determinato intervallo di tempo un flusso, o, inaltri termini, gli stock variano per effetto di flussi. In genera-

    le il deficit di un settore un flusso, mentre il suo debito uno stock che deriva dallaccumulazione successiva dei defi-cit. Supponiamo ad esempio che la situazione riassunta nellatabella 1.3 si protragga per un altro giorno.Durante il secon-do giorno Smith si sar indebitato per altre due noci di cocco;alla fine del secondo giorno il suo stock di debito nei riguardidi Donald sar pari alla somma cumulata dei deficit del pri-mo e del secondo giorno: 2+2 = 4.

    Applicazione 2.3 Indebitamento e debitoChiariamo con un esempio numerico la relazione fra deficit/surpluse debito sviluppando il vincolo di bilancio di Smith per una settima-

    na:flussi stock

    giorno spesa reddito deficit debito

    1 7 5 2 2

    2 7 5 2 4

    3 9 5 4 8

    4 2 3 -1 7

    5 4 4 0 7

    6 4 8 -4 3

    7 4 5 -1 2

    Nel secondo giorno Smith mantiene il medesimo comportamentodel primo: consuma 7 e produce 5 con un deficit di due. Alla finedel secondo giorno il debito pari a 2+2=4. Il terzo giorno il deficitaumenta a 4 e di conseguenza alla fine del terzo giorno il debitoraddoppia passando a 2+2+4=8. Il quarto giorno unindigestioneriduce drasticamente sia i consumi che la produzione di Smith, chepassa in surplus, in modo tale che alla fine del giorno il debito si

    ridotto di uno, passando a 2+2+41=7. A questo punto il meccani-smo stock/flusso che lega il debito al deficit dovrebbe essere chia-ro, e lasciamo al lettore (se lo ritiene necessario), il compito disceneggiare il resto della tabella.

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    Capitolo II30

    Possiamo formalizzare questi concetti ricorrendo al casoben noto del debito pubblico. Lo stock di debito pubblico allafine dellanno t uguale allo stock di debito alla fine

    dellanno t1 pi il flusso di fabbisogno relativo allanno t(ladifferenza fra quanto lo Stato ha speso e quanto ha incassatodurante lanno t). Formalmente abbiamo

    Bt=Bt-1 +Ft (2.1.12)

    dove Bt il debito pubblico alla fine dellanno t,Bt-1 il debitoalla fine dellanno t-1 eFt il fabbisogno nellanno t. Usando ilsimbolo di differenza definito dalla (2.1.5) possiamo anchescrivere in forma pi compatta

    Bt=Ft (2.1.13)La (2.1.12) o (2.1.13) un semplice esempio di identit

    stock/flusso, una relazione sempre soddisfatta ex post chedescrive la variazione di un determinato stock in funzionedei flussi che si scaricano su di esso. Nei modelli quantitativiutilizzati nella seconda parte del testo i vincoli di bilanciodegli operatori prendono tutti la forma di identit stock flus-so. Del resto, la prima e la terza colonna della tabella 1.3,cio i vincoli di bilancio di Smith e Chang, sono esse stesseidentit del tipo (2.1.13).

    2.2 Formazione e impiego del risparmio nazio-nale

    2.2.1 Reddito e spesa interni

    Un principio fondamentale della macroeconomia che ognispesa corrente di un agente economico genera reddito per un

    altro agente economico. Inoltre, le spese correnti si rivolgonoalla produzione corrente. Ne consegue da un lato che il valo-re totale dei redditi coincide con quello della produzione (percui in seguito parleremo indifferentemente di reddito o pro-

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    Reddito, spesa e deficit nazionali 31

    dotto nazionale2), e dallaltro che il totale dei redditi generatiallinterno di un paese pu essere espresso come somma dellevarie tipologie di spesa (cio delle varie componenti delladomanda) nel modo seguente

    Yt= Ct+ Gt+It+EXtIMt (2.2.1)

    dove Yt il prodotto interno lordo, Ct sono i consumi finali in-terni, cio la spesa delle famiglie; Gtsono i consumi collettivi,

    cio la spesa dello Stato; It sono gli investimenti fissi lordi,cio la spesa delle imprese per lacquisto di capitale fisso(macchinari, impianti, mezzi di trasporto...), eEXt eIMt sonole importazioni e le esportazioni di beni e servizi. Nella(2.2.1) tutte le grandezze sono flussi nominali, ma la stessaidentit pu anche essere espressa in termini reali dividendoogni flusso per il rispettivo deflatore implicito.

    importante capire perch le importazioni vengano sot-tratte dalla definizione del reddito interno: il motivo che le

    importazioni sono spese effettuate dagli agenti economici cheoperano allinterno del paese per lacquisto di beni prodottiallestero. In quanto tali le importazioni generano redditoallestero e quindi vanno sottratte dalla somma dei redditi in-terni. Per il motivo opposto aggiungiamo ai redditi interni le

    2 In effetti fra i due concetti esistono in statistica economica del-le differenze che sono per irrilevanti ai fini della nostra analisi.

    Applicazione 2.4 Importazioni e reddito internoPu essere utile chiarire il ruolo delle importazioni nella formazionedel reddito nazionale con un semplice esempio numerico. Suppo-

    niamo che in un sistema economico vengano consumati 5 euro dimele prodotte allinterno e 3 euro di ananas prodotti allestero. Persemplicit supponiamo che non ci siano altri consumi, n spese diinvestimento, n esportazioni. Abbiamo quindi:

    Ct= 5 + 3 = 8 (spesa totale dei residenti)

    Mt= 3 (spesa dei residenti che genera redditoallestero)

    Yt= CtMt= 5 (redditi dei residenti)

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    Reddito, spesa e deficit nazionali 33

    colti in due grandi categorie: il capitale fisico3 (cio la sommadi macchinari, attrezzature, ecc.) e il lavoro (cio i serviziprestati dai lavoratori, misurati ad esempio in ore di lavoro

    svolte o in numero di impiegati addetti).Mentre il prodotto interno lordo (PIL) il valore della pro-duzione totale delle imprese che operano allinterno del terri-torio nazionale combinando fattori produttivi nazionali e e-steri, il prodotto nazionale lordo (PNL) il valore della pro-duzione totale generata dai fattori produttivi nazionali o re-sidenti, indipendentemente dal luogo nel quale essa viene fi-sicamente posta in essere (allinterno o allestero).

    Di conseguenza il prodotto nazionale include anche la re-

    munerazione che i fattori produttivi nazionali hanno ricevutoper la loro opera svolta allestero, e esclude le remunerazionicorrisposte ai fattori produttivi esteri per la loro opera svoltaallinterno del paese. Abbiamo cio

    PNLt = PILt

    pagamenti ai fattorinon residenti

    dividendi e interessi corrisposti ai

    non residenti che detengono attivi-

    t nel paese e salari corrisposti ai

    non residenti che lavorano nel pa-ese

    +pagamentidallestero ai fattoriresidenti

    dividendi e interessi corrisposti ai

    residenti che detengono attivit

    estere e salari corrisposti ai resi-

    denti che lavorano allestero

    3 Il capitale fisico si distingue dal capitale finanziario, cio

    dallo stock di strumenti finanziari (monete, titoli obbligazionari,titoli azionari) che vengono posti in essere per trasferire il rispar-mio dai consumatori ai produttori in modo da consentire a questiultimi di acquistare beni capitali fisici (ad esempio, il consumatoreche acquista lobbligazione o lazione di unimpresa finanzialattivit di investimento di questultima). La remunerazione delcapitale fisico coincide quindi con i dividendi e gli interessi corri-sposti sugli investimenti finanziari effettuati per finanziarelacquisto del capitale fisico stesso.

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    di Smith verr chiarito nel prossimo capitolo quando appro-fondiremo la struttura dei conti con lestero di un paese.

    Per il momento essenziale ricordare che se CAt0 il paese in surplus e quindi sta riducendoil proprio debito o aumentando i propri crediti verso il resto delmondo.

    2.2.5 Investimento, risparmio e deficit nazionali

    Per raccogliere le noci di cocco Smith e Chang non fanno usodi capitale fisso (macchinari), ma ricorrono solo alla propriabuona volont. Di conseguenza le loro spese per investimento

    sono nulle. In un sistema macroeconomico viceversa essen-ziale distinguere fra spese per consumo e spese per investi-mento, dato che solo queste ultime concorrono a incrementa-re la dotazione di capitale fisso di un paese e quindi il suo po-tenziale produttivo nel medio e lungo periodo. A questo scopodefiniamo in primo luogo il risparmio nazionale St come dif-ferenza fra il PNL e i consumi (sia privati che pubblici)

    St=N

    tY CtGt (2.2.10)

    Dato cheN

    tY = Ct+ Gt+It+NXt+RNEt= Ct+ Gt+It+ CAt

    (si vedano le (2.2.3), (2.2.4) e (2.2.6)), portando a sinistra iconsumi e applicando la (2.2.10) otteniamo

    StIt = CAt (2.2.11)

    e cambiando di segno

    ItSt= CAt (2.2.12)Questa espressione definisce il deficit di un paese come diffe-renza fra le spese di investimento e il risparmio nazionale.

    Ricapitolando, abbiamo visto finora tre diversi modi equi-valenti di esprimere il deficit di un paese

    AtN

    tY =ItSt= CAt (2.2.13)

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    Applicazione 2.6 Assorbimento, reddito nazionale,partite correnti: un esempio.Consultando i conti economici della Malesia riferiti ai due anni

    1995 e 2000 ricaviamo questi dati (in miliardi di ringgit correnti):1995 2000

    Reddito nazionale lordoN

    tY 212 302Prodotto interno lordo Yt 222 338Consumi delle famiglie Ct 107 145Consumi collettivi Gt 28 37Investimenti fissi lordiIt 97 88Esportazioni di beni e serviziEXt 209 427Importazioni di beni e serviziIMt 218 359

    Applicando la (2.2.4) ricaviamo i redditi netti dallestero come dif-ferenza fra il reddito nazionale e il prodotto interno (i primi due va-lori di ogni colonna) e le esportazioni nette come differenza fra leesportazioni e le importazioni (gli ultimi due valori di ogni colon-na); sommando esportazioni nette e redditi netti dallestero otte-niamo il saldo delle partite correnti secondo la (2.2.6):

    1995 2000

    RNEt -10 -36+NXt -9 68

    = CAt -19 32Constatiamo che nei due anni considerati la Malesia passata da

    una posizione di deficit pari a 19 a una di surplus pari a 32. Lostesso risultato si ottiene applicando la (2.2.8), cio sottraendo alreddito nazionale lassorbimento (ricavato mediante (2.2.5)):

    1995 2000

    At 231 269

    N

    tY 212 302

    = CAt -19 32

    Infine, il saldo delle partite correnti pu essere ricavato anche se-condo la (2.2.11) come risparmio al netto degli investimenti (il ri-sparmio si ricava dalla (2.2.10)):

    1995 2000

    St 78 120It 97 88

    = CAt -19 32

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    Capitolo II42

    2.3.2 Bilancio pubblico, risparmio privato e deficit gemelli

    Riordinando la (2.3.5) otteniamo:

    Applicazione 2.7 I tre deficit privato, pubblico e este-ro: un esempio.Proseguiamo lapplicazione precedente. Sempre dai conti econo-

    mici della Malaysia si ricava che il deficit del settore pubblico haavuto il seguente andamento:

    1995 2000

    Deficit pubblico (Ft) 5 2

    La Malaysia passata quindi da un surplus (deficit negativo) dibilancio pubblico pari a 5 nel 1995 a un surplus inferiore, pari a 2,nel 2000.Applicando la (2.3.4) e i dati dellapplicazione precedente calco-liamo limporto delle imposte dirette nette e quindi del reddito di-sponibile (con la (2.3.2)) e del risparmio privato (con la (2.3.3)):

    1995 2000

    Tt= Gt Ft 33 39

    Reddito disponibile (YtD = NtY Tt) 180 262

    Risparmio privato (StP= Yt

    DCt) 73 118

    Con questi dati possiamo ricavare i valori dei tre deficit privato,pubblico e estero (si ricordi che il deficit del settore estero ugua-

    le al surplus delle partite correnti, cio a CAt).Nei due anni considerati abbiamo:

    1995 2000Deficit privato (ItSt

    P) 24 -30Deficit pubblico (Ft) -5 -2Saldo delle partite correnti (CAt) -19 32Totale 0 0

    La Malesia quindi passata da una situazione caratterizzata daun rilevante indebitamento privato, finanziato per circa quattroquinti da risparmio estero e per il resto da risparmio pubblico, auna situazione nella quale il settore privato in surplus e le sue

    eccedenze finanziarie vengono prestate pressoch integralmenteallestero (il settore pubblico continua a essere in surplus).

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    Reddito, spesa e deficit nazionali 43

    P

    tS =It+Ft+ CAt (2.3.8)

    Questa identit esprime le destinazioni del flusso di rispar-

    mio privato, PtS , che in economia aperta pu essere indiriz-zato al finanziamento degli investimenti privati, del fabbiso-gno pubblico, o del settore estero. Si noti per che la (2.3.8) una somma algebrica, nel senso che alcune grandezze checompaiono in essa (in particolare,Ft e CAt) possono avere se-gno negativo. Sono quindi possibili diverse configurazioni deiflussi di risparmio privato, pubblico e estero.

    I paesi in via di sviluppo sono caratterizzati spesso da li-velli molto elevati dellinvestimento, in conseguenza del loro

    bisogno di costituire uno stock di capitale fisso di dimensioniadeguate. Il flusso di risparmio privato interno si rivela spes-so inadeguato, per cui anche quando il settore pubblico insurplus (e quindi genera risparmio) diventa necessario ricor-rere al risparmio estero attraverso un deficit delle partitecorrenti. Questa era ad esempio la situazione della Malesianel 1995. Utilizzando i dati delle applicazioni 2.5 e 2.6 ed e-sprimendo tutte le variabili in percentuale del PIL corrente,la relazione (2.3.8) diventa

    St/Yt = It/Yt Ft/Yt CAt/Yt33% = 44% 2% 9%

    Nel 1995 quindi il flusso di risparmio del settore privato (pa-ri a 73 miliardi di ringgit, equivalenti al 33% del PIL) era in-sufficiente a finanziare gli investimenti (pari al 44% delPIL), per cui nonostante il settore pubblico generasse ri-sparmio per 5 miliardi (2% del PIL), si rendeva necessario ilricorso al risparmio estero per 19 miliardi (pari a circa l11%

    del prodotto).Naturalmente un paese pu continuare a indebitarsi solofin quando trova altri paesi disposti a fargli credito. Nel mo-mento in cui i mercati finanziari percepiscono come insoste-nibile la posizione debitoria di un paese (nel senso che temo-no che questo non sia in grado di ripagare il debito con i rela-tivi interessi) pu accadere che i flussi di finanziamento este-ro si interrompano. Un indicatore utilizzato a questo proposi-

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    Reddito, spesa e deficit nazionali 45

    le di questo tipo pu essere condotta solo definendo un mo-dello che incorpori ipotesi sul comportamento degli operatori.

    La figura 2.4 riporta i rapporti al PIL del deficit pubblico e

    del saldo delle partite correnti della Malesia negli anni dal1974 al 1999. Il fenomeno dei deficit gemelli evidente so-prattutto nella prima met degli anni 80, quando un incre-mento del deficit pubblico da circa 5 a 15 punti di PIL si as-socia a un peggioramento del saldo delle partite correnti chepassano da una situazione di surplus a un deficit di oltre 10punti di PIL.

    Un altro fenomeno evidente la brusca correzione del sal-do delle partite correnti determinata dalla crisi asiatica alla

    fine degli anni 90. Fra il 1997 e il 1998 il saldo delle partitecorrenti passa da un deficit di circa il 6% a un surplus del13%, con una correzione di 19 punti di PIL. Questa correzio-ne stata indotta dal comportamento dei mercati finanziariinternazionali, i quali non hanno accettato che la Malesiacontinuasse a indebitarsi con il resto del mondo (il saldo del-le partite correnti era persistentemente negativo dallinizio

    Figura 2.4. I rapporti al PIL del saldo delle partite correnti e deldeficit pubblico della Malesia.

    -15

    -10

    -5

    0

    5

    10

    15

    20

    1974 1979 1984 1989 1994 1999

    CA F

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    Capitolo II48

    Investimenti

    La figura 2.6 rappresenta landamento del saldo delle partitecorrenti, CAt, e del deficit pubblico,Ft, in Vietnam negli annidal 1996 al 2001, espressi in percentuale del prodotto internolordo.Supponiamo che i risparmi privati PtS siano rimasti in per-centuale stabile rispetto al PIL. Osservando il grafico potetericavare landamento degli investimenti vietnamiti, It, inrapporto al PIL? Sono aumentati o diminuiti? Motivate lavostra risposta.

    Risparmio pubblico e privato

    Dimostrate che il risparmio nazionale uguale alla sommadel risparmio privato e di quello pubblico.

    I tre deficit

    La tabella 2.1 riporta alcuni dati di contabilit nazionale delMalawi in milioni di kwacha a prezzi correnti. Calcolate iredditi netti dallestero, le esportazioni nette, il saldo dellepartite correnti, il reddito disponibile, i risparmi privati, il

    deficit del settore privato. Dimostrate che i tre deficit dei set-tori privato, pubblico ed estero (saldo delle partite correnti)sommano a zero.

    Tabella 2.1 I conti nazionali del Malawi1990

    Reddito nazionale 5014

    Prodotto interno lordo 4982Consumi delle famiglie 3672

    Consumi collettivi 773

    Investimenti fissi lordi 1033

    Esportazioni 1221

    Importazioni 1715

    Fabbisogno pubblico -81

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    Capitolo III52

    delle attivit intangibili (licenze, brevetti, diritti dautore),che costituiscono il cosiddetto capitale immateriale1.

    Tutte le altre transazioni finanziarie non unilaterali, che

    costituiscono magna pars di quello che veniva definito il con-to capitale, vengono oggi registrate nel conto finanziario.In definitiva quindi il nuovo conto finanziario corrispon-

    de di fatto al vecchio conto capitale, mentre il nuovo contocapitale accorpa due sezioni relativamente minori delle vec-chie partite correnti (alcuni trasferimenti finanziari unila-terali e alcuni servizi alle imprese), o, in altri termini, levecchie partite correnti corrispondono alla somma dellenuove partite correnti e del nuovo conto capitale.

    I testi di economia internazionale, anche quelli scritti do-po la revisione del manuale effettuata nel 1993, generalmen-te non hanno recepito questa innovazione terminologica, equindi usano il termine capital account nella vecchia acce-zione. Le fonti statistiche, invece, si sono adeguate, sia purecon ritardo. In altre parole, il capital account della teoria e-conomica e quello delle statistiche pubblicate sono due coseben diverse: le statistiche chiamano gi financial accountquello che i testi per lo pi chiamano ancora capital account.

    3.1.2 Convenzioni contabili

    Prima di esaminare in dettaglio il contenuto delle varie se-zioni della bilancia dei pagamenti, richiamiamo alcune con-venzioni contabili adottate nella sua compilazione. La bilan-cia dei pagamenti si basa sul principio della partita doppia,per cui ogni transazione origina due registrazioni di segnoopposto: per una registrazione a credito se ne dovr avereuna di corrispondente importo a debito, e viceversa. Ad e-sempio, nel caso di transazioni con corrispettivo viene regi-strato sia il trasferimento del bene (ad es., limportazione)che quello del corrispettivo (ad es., il bonifico bancario). Diconseguenza il saldo contabile della bilancia dei pagamenti

    1 In precedenza il trasferimento di brevetti, marchi e licenze e ilpagamento di royalty veniva considerato un servizio alle imprese equindi rientrava nelle partite correnti.

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    La bilancia dei pagamenti 53

    (ottenuto sottraendo al totale delle voci a credito quello dellevoci a debito) sempre in pareggio. Il pareggio contabile, tut-tavia, non implica, come vedremo, che la bilancia dei paga-

    menti sia sempre in pareggio anche in senso economico.Nella bilancia si registrano a credito (cio con segno positi-vo) le transazioni che danno origine a un pagamento da parte

    del resto del mondo (cio a unofferta di valuta estera), e a de-

    bito (segno negativo) quelle che danno luogo a un pagamento

    al resto del mondo (cio a una domanda di valuta estera).

    Le transazioni accreditate comprendono le esportazioni dimerci, servizi e redditi, i doni (in natura o in denaro) da par-te di non residenti (come le rimesse degli emigrati), e le tran-

    sazioni finanziarie che si traducono in un aumentodellindebitamento netto del paese (cio in un aumento dellepassivit o in una diminuzione delle attivit finanziariesullestero del paese stesso).

    Viceversa si addebitano le importazioni di merci, servizi eredditi, i doni (in natura o in denaro) da parte di residenti, ele transazioni finanziarie che si traducono in una diminuzio-ne dellindebitamento netto del paese (cio in una diminuzio-ne delle passivit o in un aumento delle attivit finanziariesullestero del paese stesso).

    Per chiarire come mai lindebitamento verso lestero vadain effetti registrato a credito (cio con segno pi) pu essereutile un esempio. Si consideri il caso di unimpresa italianache per finanziarsi vende a un non residente una propria ob-bligazione. In questo caso esce dallItalia un titolo di credito(lobbligazione emessa dallimpresa residente) e entrano deicapitali (del non residente). Lafflusso di capitali si traducein un pagamento dallestero e pertanto viene registrato acredito. Al contempo, lobbligazione va rimborsata, e quindi unattivit ( un credito, ricchezza) per il non residente,mentre una passivit ( un debito) per limpresa che la e-messa e che dovr rimborsarla. Ne consegue che le passivitverso lestero dellItalia (il debito estero netto dellItalia)sono aumentate, e di converso che sono aumentate le attivitsullestero (cio sullItalia) del paese nel quale risiedelacquirente del titolo. Si ha quindi

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    Capitolo III58

    Tabella 3.3 La bilancia dei a amenti dellAr entinaDescrizione della voce 2000 2001

    1CURRENT ACCOUNT, N.I.E. -8937.0 -3978.0

    2GOODS EXPORTS: F.O.B. 26341.0 26542.7

    3GOODS IMPORTS: F.O.B -23889.1 -19157.8

    4TRADE BALANCE 2451.9 7384.9

    5SERVICES: CREDIT 4765.2 4397.6

    6SERVICES: DEBIT -9039.3 -8298.1

    7INCOME: CREDIT 7488.8 5373.9

    8INCOME: DEBIT -14958.5 -13117.4

    9CURRENT TRANSFERS, N.I.E. : CRE 723.5 680.5

    10CURRENT TRANSFERS: DEB -368.5 -399.4

    11CAPITAL ACCOUNT, N.I.E. 105.9 100.5

    12CAPITAL ACCOUNT, N.I.E.: CREDIT 120.8 108.7

    13CAPITAL ACCOUNT: DEBIT -14.9 -8.2

    14FINANCIAL ACCOUNT, N.I.E. 7717.7 -15065.7

    15DIRECT INVESTMENT ABROAD -901.0 -160.9

    16DIR. INVEST. IN REP. ECON., N.I.E. 10418.3 2166.1

    17PORTFOLIO INVESTMENT ASSETS -1252.2 211.9

    18PI EQUITY SECURITIES ASSETS -1455.2 -930.6

    19PI DEBT SECURITIES ASSETS 203.0 1142.5

    20PORTFOLIO INVESTMENT LIAB., N.I.E. -1331.5 -9686.5

    21PI EQUITY SECURITIES LIAB -3227.2 -81.0

    22PI DEBT SECURITIES LIAB 1895.7 -9605.6

    23OTHER INVESTMENT ASSETS -1502.7 -2083.2

    24OI GEN GOVT ASSETS 921.2 55.4

    25OI BANKS ASSETS -2347.9 8960.4

    26OI OTHER SECTORS ASSETS -76.0 -11099.0

    27OTHER INVESTMENT LIAB., N.I.E. 2286.7 -5513.1

    28OI MON AUTH LIAB -16.3 1130.3

    29OI GEN GOVT LIAB 440.3 1463.6

    30OI BANKS LIAB 898.4 -6775.3

    31OI OTHER SECTORS LIAB 964.3 -1331.7

    32NET ERRORS AND OMISSIONS -62.7 -2462.5

    33OVERALL BALANCE -1176.1 -21405.7

    34FINANCING 1176.1 21405.7

    35RESERVE ASSETS 403.0 12070.8

    36USE OF FUND CREDIT AND LOANS 773.1 9334.9

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    Capitolo III64

    country si ha un afflusso di capitali e quindi una registrazio-ne a credito.

    Tornando allesempio, notiamo che gli investimenti diretti

    sono in forte attivo: lo si constata sommando algebricamentegli investimenti passivi (riportati alla voce direct investmentabroad, riga 15) a quelli attivi (riportati alla voce directinvestment in reporting economy, riga 16). Si ottiene cos unsaldo pari a 901+10418 = 9517, che rappresenta un afflussodi capitale e quindi un aumento dellindebitamento netto delpaese. Questo valore esprime il fatto (non sorprendente) chele acquisizioni di imprese argentine da parte di non residentisono superiori alle acquisizioni di imprese non residenti da

    parte di argentini. Questo fatto concorre a spiegare il passivodei redditi netti dallestero che abbiamo constatato nelle pa-gine precedenti: quando una filiale argentina di unimpresaestera (cio unimpresa argentina controllata da non residen-ti) rimpatria i profitti nel paese dorigine, ci determina unaddebitamento dei redditi da capitale.

    La seconda componente del conto finanziario, gli investi-menti di portafoglio, registra le transazioni fra residenti enon residenti che hanno per oggetto obbligazioni o quote mi-noritarie (cio non finalizzate allacquisizione del controllo)di pacchetti azionari di imprese. Come abbiamo ricordato, unaumento di attivit (o diminuzione di passivit) del paesecompilatore determina deflusso di capitali e quindi viene re-gistrato a debito; il contrario avviene per un aumento di pas-sivit (diminuzione di attivit).

    Nel caso dellArgentina sia le attivit (portfolio investmentassets, riga 17) che le passivit (portfolio investment liabili-ties, riga 20) compaiono con segno negativo, il che pu sem-brare strano, a prima vista, se non si riflette sul fatto che iflussi riportati in questa sezione sono variazioni di stock.Queste scritture indicano che nellanno considerato c statoun aumento delle attivit di portafoglio argentinesullestero, quindi una fuoriuscita di capitali (gli argentinihanno comprato titoli esteri: sono diventati pi ricchi edallArgentina uscita valuta), addebitata per un importo di1252 milioni di dollari (riga 17), e una riduzione delle passi-

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    La bilancia dei pagamenti 65

    vit di portafoglio sullestero, quindi unaltra fuoriuscita dicapitali (gli argentini hanno rimborsato prestiti ottenuti danon residenti: sono diventati meno poveri e dallArgentina

    uscita altra valuta), addebitata per un importo di 1331 mi-lioni di dollari (riga 20). La algebrica somma di questi dueflussi pari a 12521331 = 2583 che rappresenta una di-minuzione dellindebitamento netto (deflusso di capitali). Ilprospetto consente di disaggregare questi movimenti in e-quity securities (cio titoli azionari) e debt securities (cio tito-li obbligazionari). Le debt securities liabilities (riga 22) sonole obbligazioni collocate allestero dallArgentina, per la qualecostituiscono una passivit (liability) perch deve rimborsar-

    le a scadenza. Rientrano quindi in questa voce i famigeratibond argentini. interessante (ma anche scontato) osservareche mentre nel 2000 la voce debt securities liabilities era at-tiva, cio i non residenti avevano acquistato obbligazioni ar-gentine per un totale di 1895 milioni di dollari, nel 2001 lastessa voce diventa passiva e viene addebitata per 9605 mi-lioni di dollari, a indicare che per effetto della crisi i bond ar-gentini erano diventati molto meno appetibili per gli opera-tori non residenti. La conseguente ondata di rimborsi si tra-duce in una riduzione delle passivit sullesterodellArgentina, cio in una fuoriuscita di capitali, che vienesegnata a debito.

    La terza componente del conto finanziario data dagli al-tri investimenti, i quali registrano i prestiti non obbligazio-nari (e quindi i crediti accordati dalle banche), il circolante ei depositi bancari e altre categorie residuali. Finiscono ad e-sempio in questa sezione i corrispettivi finanziari delle tran-sazioni reali registrate nella bilancia commerciale. Questistrumenti finanziari vengono classificati per settore emitten-te (se sono passivit) o detentore (se sono attivit). Nel 2000si verificato un aumento delle altre attivit pari a 1502 mi-lioni di dollari (riga 23; come al solito, laumento di attivitimplica deflusso di capitale e quindi viene registrato con se-gno meno), unito a un aumento delle passivit pari a 2286dollari. Il saldo degli altri investimenti quindi pari a1502+2286 = 784 milioni di dollari.

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    Capitolo III66

    I derivati registrano le transazioni che hanno per oggetto icosiddetti prodotti finanziari derivati (future, opzioni, swap,warrant, ecc. ecc.). La necessit di raggrupparli in una sezio-

    ne a parte connessa alle difficolt di valutazione di questibeni, che sono caratterizzati da unalta volatilit. La bilanciadei pagamenti dellArgentina non riporta la sezione sui deri-vati finanziari.

    Ricapitolando, il saldo del conto finanziario per il 2000 pari a

    (a) saldo investimenti diretti 9517 +(b) saldo investimenti di portafoglio 2583 +

    (c) saldo altri investimenti 784 +saldo conto finanziario 7718

    Questo saldo riportato nella riga 14 del prospetto 3.3.

    3.2.4 Saldo complessivo, variazione delle riserve, errori ed

    omissioni

    Passiamo alle ultime due sezioni della bilancia dei pagamen-ti (le voci D ed E nel prospetto 3.2), che riportano la varia-zione delle riserve ufficiali e gli errori e omissioni.

    Per capire il significato di queste ultime voci si consideriin primo luogo che se la somma algebrica delle voci A, B e C(cio di partite correnti, conto capitale e conto finanziario)non nulla, sui mercati valutari si determina un eccesso didomanda (nel caso di surplus) o di offerta (nel caso di deficit)della valuta della reporting country.

    Consideriamo ad esempio quanto accade sul mercato dellemerci: gli esportatori ricevono valuta estera in cambio deibeni esportati, ma dato che non possono spendere in patriavaluta estera si rivolgono ai mercati valutari (generalmentecon lintermediazione di unazienda di credito) per farselaconvertire in valuta nazionale: si origina quindi una doman-da di valuta nazionale4; gli importatori, viceversa, domanda-

    4 Se il pagamento viene effettuato in valuta locale sar

    limportatore estero, anzich lesportatore interno, a rivolgersi ai

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    Capitolo III68

    con la differenza che abbiamo evidenziato pi volte, ovveroche nel caso dei capitali lesportazione (il deflusso) determinauna domanda di valuta estera, mentre limportazione

    (lafflusso) una domanda di valuta nazionale.La somma dei saldi delle prime tre sezioni (partite corren-ti, conto capitale e conto finanziario) viene definita saldocomplessivo (overall balance) della bilancia dei pagamenti, inquanto esprime il complessivo afflusso o deflusso netto di va-luta determinato dalloperare degli agenti economici.

    Per la precisione, da questa somma occorre scorporare lavoce errori ed omissioni, che registra gli sfasamenti dovuti alfatto che le due registrazioni alle quali ogni transazione d

    origine si basano su dati provenienti da fonti diverse, e talo-ra si basano su stime presuntive. Si pensi al caso pi sempli-ce, quello di esportazione di un bene con pagamento median-te accredito di un conto bancario. In questo caso il flusso dimerci viene rilevato dalle autorit doganali, mentre quellofinanziario viene rilevato dalle autorit monetarie, con tempie criteri di accertamento diversi. facile immaginare che ledue registrazioni, di segno opposto, possano non coincidereperfettamente. Affinch i conti tornino (cio il totale delle re-gistrazioni allattivo uguagli quello delle registrazioni al pas-sivo, ovvero, in altri termini, il saldo globale sia nullo) quindi necessario inserire la posta errori ed omissioni. Nel2000 gli errori ed omissioni sono addebitati per un totale di62 milioni di dollari (una cifra relativamente contenuta).

    Nellesempio che stiamo seguendo si ha

    (a) saldo partite correnti 8937 +(b) saldo conto capitale 105 +(c) saldo conto finanziario 7718 +

    (d) errori e omissioni 62 +saldo complessivo 1176

    cio il saldo complessivo della bilancia dei pagamenti argen-tina nel 2000 passivo per 1176 milioni di dollari, a indicarequindi un eccesso di offerta di valuta argentina.

    In presenza di un eccesso di offerta o di domanda della va-luta locale, sono le autorit monetarie a decidere se lasciare

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    Capitolo IV82

    passivo del bilancio della banca centrale. Allattivo figura lavariazione delle attivit estere e dei titoli di Stato detenuti;al passivo figura la variazione dellofferta di base monetaria.

    4.1.3 La domanda di base monetaria

    Il lato della domanda del mercato di base monetaria di in-terpretazione pi agevole. La base monetaria (che per sem-plicit identifichiamo con la moneta avente corso legale) puessere detenuta o dal settore privato per regolare in contantile transazioni economiche o da quello bancario per soddisfarele richieste dei depositanti e gli obblighi di riserva5.

    La base monetaria detenuta dai privati, cio linsieme del-

    le monete e banconote di cui abbiamo disponibilit e che ge-neralmente utilizziamo per regolare le transazioni in contan-ti (quindi non quelle depositate in banca, che invece sono de-

    positi), viene definita circolante e la indichiamo con HP,t (ilpedice P indica appunto che si tratta della base monetariadetenuta dal settoreprivato).

    La base monetaria detenuta dalle aziende di credito si di-vide in due componenti: una obbligatoria, costituita dalla co-siddetta riserva obbligatoria, che indichiamo conROBt, e unalibera, le riserve libere o liquidit bancaria,LBt. Il motivo peril quale le banche sono indotte a detenere spontaneamenteunattivit a rendimento basso o nullo come la base moneta-ria essenzialmente precauzionale. Quando una banca sitrova a corto di liquidit costretta a ricorrere alla bancacentrale (o ad altre banche, sul cosiddetto mercato interban-cario), prendendo a prestito fondi sui quali deve pagare uninteresse. Questa modalit di finanziamento costosa costitui-sce un danno emergente a fronte del quale pu essere con-veniente sopportare il lucro cessante derivante

    5 In effetti anche il settore pubblico detiene circolante per leproprie necessit di cassa, ma supponiamo per semplicit chelammontare detenuto sia trascurabile. Inoltre il settore estero po-trebbe detenere quantit in alcuni casi non trascurabili di monetalegale. Tuttavia ci vale per i paesi a valuta forte (ad esempio, peril dollaro statunitense) e certo non per le valute dei paesi in via disviluppo.

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    Il sistema bancario 85

    tare di depositi che pari alla somma dei depositi originatiin ogni singolo ciclo. Lincremento dei depositi quindi pari a

    DP= [ 1 + (1 ) + (1)2

    + ... + (1)n-1 + ...]x (4.2.1)

    dove DP sono i depositi detenuti dal settore privato. Si rico-nosce facilmente che il termine fra parentesi quadre coincidecon la somma degli infiniti termini di una progressione geo-metrica di ragione (1). Come noto, la somma degli infini-ti termini di una progressione geometrica di ragione a paria 1/(1 a) (la dimostrazione fornita da qualsiasi testo in-troduttivo di matematica). Sostituendo ad a lespressione1 otteniamo:

    ( ) =

    =

    1

    11

    1

    1

    1

    a

    per cui la (4.2.1) in effetti equivale a

    DP=

    x (4.2.2)

    Dato che il coefficiente di riserva compreso fra zero euno, 1/ maggiore di uno. La (4.2.2) stabilisce quindi cheliniziale incremento di base monetaria x genera un incre-mento di depositi x/ multiplo dellincremento della basemonetaria. Lespressione 1/, che corrisponde al numero peril quale occorre moltiplicare lincremento iniziale di base mo-netaria per ottenere lincremento finale di depositi, un e-sempio del cosiddetto moltiplicatore dei depositi.

    4.2.2 Il moltiplicatore dei depositi in uneconomia con circo-

    lante e riserve libere

    Questo esempio particolarmente semplificato per diversimotivi:

    1) perch si riferisce a un caso particolare di incremen-to della base monetaria (creazione dal canale estero)trascurando gli altri canali di creazione;

    2) perch non considera la presenza di riserve libere;

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    Capitolo IV88

    Ricordando poi la definizione del coefficiente di riserva pos-siamo esprimere anche le riserve libere in percentuale deidepositi

    LBt= DP,t (4.2.4)

    Infine, lipotesi di comportamento che il settore privato de-tenga circolante in proporzione costante rispetto ai depositiporta alla

    HP,t= DP,t (4.2.5)

    Le tre espressioni (4.2.3)(4.2.5) definiscono le tre compo-nenti della domanda di base monetaria. Se le sostituiamo

    allinterno della condizione di equilibrio del mercato dellabase monetaria (4.1.4) otteniamo

    C

    tH = DP,t+ DP,t+ DP,t= ( + + ) DP,t

    da cui deriviamo

    DP,t =C

    tH

    ++

    1= C

    tH (4.2.6)

    dove il coefficiente = (++)-1 il moltiplicatore dei deposi-ti.

    Come abbiamo ricordato, i tre coefficienti , e sono disolito ampiamente inferiori allunit, per cui il moltiplicatore superiore a uno. Per avere un ordine di grandezza, si pensiche in Italia il coefficiente di riserva stabilito dalla nuovanormativa europea attualmente pari al 2% (quindi = 0.02), mentre il coefficiente di riserva libera si situa at-torno allo 0.5% ( = 0.005) e il rapporto fra circolante e depo-siti pari a circa il 10% ( = 0.1), quindi il denominatore del-

    la (4.2.6) uguale a 0.125 e il moltiplicatore uguale a 8.

    4.2.3 Gli aggregati monetari e il moltiplicatore della moneta

    Il circolante la forma pi intuitiva di moneta, ma la gammadi strumenti finanziari che soddisfano la duplice funzione dimezzo di pagamento e riserva di valore pi ampia e com-prende altre attivit caratterizzate da rendimenti e liquidit

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    Capitolo IV92

    voltaHtCdipende anche dallafflusso/deflusso di valuta estera

    attraverso il saldo della bilancia dei pagamenti e il bilanciodella banca centrale (4.1.2). La (4.3.2) mostra quindi che

    lofferta complessiva di credito (e quindi la possibilit per unsistema economico di finanziare i propri investimenti) lega-ta alle condizioni della bilancia dei pagamenti.

    4.4 Esercizi e domande di ripasso

    Politica monetaria restrittiva

    In un sistema economico si hanno questi valori dei parame-tri:

    coefficiente di riserva obbligatoria : 0.05coefficiente di riserva libera : 0.01rapporto circolante/depositi : 0.04

    Supponiamo che lofferta di base monetaria totale siaHt

    C= 20.A quanto ammontano i depositi bancari totali del sistema?Quale valore deve assumere affinch i depositi si contrag-

    gano del 20%?

    Evoluzione del sistema dei pagamenti

    In un sistema economico si hanno questi valori dei parame-tri:

    coefficiente di riserva obbligatoria : 0.05coefficiente di riserva libera : 0.01rapporto circolante/depositi : 0.04

    Supponiamo come sopra che lofferta di base monetaria tota-le sia Ht

    C= 20. Supponiamo inoltre che il progresso nellatecnologia dei pagamenti determini una riduzione di da0.04 a 0.02.

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    Capitolo V94

    5 LA MATRICE DEI FLUSSI DI FONDIRicapitoliamo brevemente la strada percorsa fino a qui. Sia-

    mo partiti nel primo capitolo analizzando una semplice eco-nomia di baratto con tre agenti. In questo contesto semplifi-

    cato abbiamo analizzato il vincolo di bilancio di ognuno di es-

    si, osservando in particolare due propriet: la prima che la

    condizione di equilibrio di mercato richiede che la somma al-

    gebrica dei deficit di tutti gli operatori sia nulla, perch

    leventuale eccesso di spesa di un operatore deve necessa-

    riamente essere colmato ex post dalleccesso di risparmio di

    almeno un altro operatore1; la seconda che per le propriet

    della partita doppia la somma algebrica delle poste del vinco-lo di bilancio di ogni singolo operatore deve anchessa essere

    nulla, dato che il vincolo di bilancio registra per ogni transa-

    zione anche il modo in cui essa viene finanziata, e queste due

    registrazioni contabilmente si compensano2.

    Nei capitoli successivi, dal 2 al 4, abbiamo trasposto sul

    piano macroeconomico, illustrandoli con numerosi esempi e

    applicazioni, i vincoli di bilancio dei tre naufraghi. Nel far

    questo abbiamo seguito la metafora dellisola identificando

    Smith con i settori residenti non bancari, Donald con il setto-re bancario residente, e Chang con il settore estero. Nel capi-

    tolo 2 ci siamo occupati di definire il deficit dei settori resi-

    denti privato e pubblico, nel capitolo 3 abbiamo analizzato il

    vincolo di bilancio del settore estero (cio la bilancia del pa-

    gamenti) e nel capitolo 4 abbiamo studiato i vincoli di bilan-

    cio delle aziende di credito e della banca centrale, eviden-

    1

    Ad esempio, il deficit di Smith, pari a 2, compensato esatta-mente dal surplus di Chang, pari a 2. Si noti che se Chang non

    fosse in surplus, Smith non potrebbe essere in deficit, perch non

    troverebbe nessuno disposto a dargli quelle 2 noci di cocco aggiun-

    tive che lui non vuole produrre, ma solo consumare.2 Ad esempio, il deficit di Smith, che corrisponde al fatto che i

    suoi consumi eccedono di 2 la sua produzione, finanziato da un

    debito di 2 verso Donald, e la somma algebrica delle due registra-

    zioni nulla.

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    La matrice dei flussi di fondi 103

    5.2 Gli scambi con lestero nella matrice deiflussi di fondi

    5.2.1 La bilancia dei pagamenti come vincolo di bilancio delsettore estero

    Abbiamo gi accennato al fatto che il vincolo di bilancio del

    settore estero espresso dallultima colonna della matrice 5.1,

    cio dalla (5.1.5), fornisce una rappresentazione stilizzata

    della bilancia dei pagamenti. In questo paragrafo approfon-

    diamo questo punto traducendo nella simbologia della matri-

    ce 5.1 le identit ch