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Alla festa della rivoluzione Fiume degli Italiani 2

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Alla festa della rivoluzione

Fiume degli Italiani

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Margherita Keller Besozzi

A Fiume non mancano le donne. Fiammetta, pseudonimo di Margherita Keller Besozzi, cugina di Guido, nobildonna milanese, legionaria a Fiume, collabora alla “Testa di ferro”, con una rubrica femminile e, poi, al settimanale, “Poker”, animato da un gruppo di arditi-futuristi milanesi, con Somenzi e Cerati.

Un suo appello esorta le donne di Fiume e ribellarsi alla morale corrente:

Donne!!!Donne, è l’ora del vostro risveglio!Non abbiate paura dell’ipocrisia mascherata da morale.Non temete la verità![…]La donna di Fiume non è altro che la madre della donna moderna.Libertà.Spregiudicatezza.Coraggio.

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«Il ballo di s. Vito»

In occasione della pubblicazione de «Il ballo di s. Vito», viene scoperta una lapide, alla presenza delle autorità cittadine e dello stesso Vate. Nel pomeriggio si svolgono gare sportive, e a sera Fiume è illuminata con palloncini alla veneziana, nei quartieri della città si tengono balli popolari.

Il quaderno si conclude con un appello ad artisti e intellettuali contro le feste tradizionali dei benpensanti: dal centro storico straripa il popolo per alimentare la festa, con la sua eccitata vitalità, rifiuto dell’ordine costituito.

E’ la fase di maggior tensione tra legionari e futuristi, da una parte e fascisti, dall’altra: punti di riferimento D’Annunzio e Marinetti.

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Progetti e velleità

Keller e Comisso cercano una sede per il loro giornale e la trovano nella Fiume antica, che si affaccia su di una piazzetta: «Ci si trovava alla sera nella piazza ombreggiata dal vecchio fico, uno cominciava a proporre un tema di discussione, tutti poi intervenivano e a volte si intromettevano pure le donne dalle finestre delle case vicine incuriosite dal baccano. Una sera si parlava dell’abolizione del denaro, un’altra del libero amore, un’altra delle carceri, dell’abbellimento delle città. Tutti si appassionavano a discutere […].» (G. Comisso, Le mie stagioni, p.99).

Ambizioni planetarie, ma iniziative modeste: sottoscrittori e abbonati alla rivista sono solo amici e parenti dei due. Tra questi troveremo Mario Giordano, torinese, futurista e ardito fiumano che tenterà di far incontrare Gramsci e D’Annunzio a Gardone, nell’aprile del 1921; Nino Daniele, amico di Carli e Giordano, che incontra Giulietti alla fine di dicembre 1920 e Gramsci il 9 gennaio 1921.

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D’Annunzio e Gramsci

Nel memorandum di Nino Daniele a D’Annunzio (marzo-aprile 1921), si legge: «Sono convinto da un pezzo che il partito avrebbe dovuto tentare di avvicinare D’Annunzio. C’è una prevenzione nostra contro di voi come ce n’è una vostra contro di noi. Entrambe sono assurde. Nel nostro partito le persone, le opinioni individuali non contano. Purtroppo però contano gli imbecilli, in quanto sono la maggioranza, come in tutti i partiti. L’ideologia comunista in questo momento è la più nazionale. Noi non siamo contro la patria, ma contro la patria borghese. La rivolta contro il vassallaggio imposto dall’Inghilterra e dalla Francia all’Italia è anche una nostra rivolta. […] D’Annunzio, prima di fare qualunque atto a favor nostro, dovrebbe rompere con loro [i fascisti], che del resto han dimostrato di averlo abbandonato nel pericolo e di voler tuttora sfruttarlo soltanto»

(Memorandum di Nino Daniele a G.D’Annunzio, marzo-aprile 1921, in R. De Felice, D’Annunzio politico 1918-1938, 1978, p.272).

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Yoga e comunismo 1

Il gruppo Yoga spera che Fiume sia la prima cellula d’una palingenesi, generata dalla guerra, in cui si affermi la libertà dello spirito dalla materia, dalle aristocrazie elitarie, dalla cultura affaristico-industriale. “A parte che un quarto della razza italica, oggi asserisca che l’età aurea sarà oltre la democrazia, nel comunismo (secondo l’evoluzione del pensiero) noi [...] denunciamo sin d’ora anzitutto il cattivo gusto e l’insodisfabile [sic.] sistema della rappresentanza parlamentare”.

Antonio Gramsci sull’ “Ordine nuovo” del 6 gennaio 1921 difende Fiume ed attacca Giolitti, come aveva fatto il giorno prima, nell’articolo Marinetti rivoluzionario?, in cui riconosce al Futurismo il merito di essere il solo movimento innovatore, interprete della moderna società urbana.

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Livorno, 15 gennaio 1921. Si apre il XVII congresso del P.S.I. Il 21 gennaio la minoranza dei Comunisti costituisce il P.C.d'Italia (Sezione Italiana della IIIa Internazionale [Comunista])

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Yoga e comunismo 2

I comunisti nati dalla scissione di Livorno, nel gennaio 1921, appaiono così a Nino Daniele «Il Congresso di Livorno ha dimostrato molte cose […]: 1) Che il partito comunista italiano - partito nuovo - si libera dei vecchi e vecchiumi, del pacifismo alla Serrati, del parlamentarismo alla Turati, del materialismo alla Ferri, ossia che la maggioranza socialista, imbastardita e ischiavita dai capi, cede il passo a una minoranza rivoluzionaria pura: giovani, colti, entusiasti, fautori della lotta, del coraggio, del dominio. Nel Congresso furono accusati di bergsonismo e di dannunzianesimo. Essi si riallacciano ai quarantottisti, ai barricadieri, ai blanquisti, ai vittorughiani, e sono in genere per la vittoria dello spirito come fine, per la conquista del potere come mezzo. Non ripugnano la violenza. [...] 2) Che l’origine di questo nuovo socialismo risale alla guerra e non esclude perciò gl’interventisti, i quali ora sono internazionalisti perché credono che l’internazionalismo sia condizione necessaria alla rivoluzione e la rivoluzione unica strada all’internazionalismo, ma sarebbero domani nazionalisti per la stessa ragione e rivelano a quando a quando uno strano attaccamento alla loro terra, poiché molta retorica è nel loro chiamar retorica la patria, che viceversa riconoscono sotto il nome di nazione» (id. pp. 273-274)

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1920, il Soviet torinese (guardie rosse armate all'interno della fabbrica occupata)

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8 maggio 1922. Redattori e personale amministrativo dell'Ordine Nuovo fotografati nel cortile di via dell'Arcivescovado 3, a Torino

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Yoga e comunismo 3

Si considerava che l’Italia era stata nel periodo della sua unità, dominata da idee, metodi, costumi e sistemi di altre razze e questa dominazione era stata favorita dalla casta borghese. La salvezza dipendeva dalla liberazione da questa forma di vita estranea venuta a incrostarsi di sopra. L’Italia doveva ritrovare i suoi valori autentici e lasciarli diventare imperanti. Il lavoro avrebbe dovuto rivolgersi al mare e alla terra, giudicavamo l’industrializzazione del nostro paese nefasta, si detestava di conseguenza le grandi città industriali, volevamo una nazione di pastori, di contadini, di marinai, di artigiani e di artisti. I partiti politici dovevano lasciare il posto a uomini d’eccezione che chiamavamo principi, i quali solo avrebbero dovuto tenere le città con il loro fascino. Portata la nazione a questa superiorità spirituale pensavamo le fosse destinato l’impero del mondo, racchiudendo in sé l’essenza della saggezza di vivere. Da Fiume si sarebbe dovuto marciare verso l’Italia, impadronirsi di Roma, imporre il travolgimento e D’Annunzio ne sarebbe stato il condottiero. Così si pensava stando nudi al sole sulle terrazze fiorite accanto ai giovani cipressi, mentre le api ronzavano sui fiori esuberanti (G. Comisso, Le mie stagioni, p.76)

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La vita e la festa 1

La rivoluzione di Fiume non è solo politica, ma anche esistenziale.

La scelta di superare il vecchio assetto istituzionale, rielaborando l'ordinamento costituzionale e quello militare, s'accompagna all'ambizioso obiettivo di cambiare la vita. Eppure secondo Carli, questo progetto globale non ha potuto realizzarsi per le incomprensioni della maggioranza di coloro che hanno partecipato all'impresa, per lo più moderati e scettici. Rievocando i colloqui con il Vate, egli scrive:«Ricordavamo di tanto in tanto di essere dei poeti, e riconoscevamo (ma senza rimorso) di aver sognato, per gli innumerevoli mediocri che avevamo d'attorno, un sogno troppo alto: una impresa di energia e di fantasia, di cui i troppi seguaci che si dichiaravano fedeli non avevano compreso una sillaba»

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La vita e la festa 2

Carli parla da deluso, dando una valutazione negativa in cui si riflettono motivi personali: per il suo estremismo è stato messo nella condizione di dover lasciare la città. Ma non si può negare che quest'«impresa di fantasia» abbia pur ottenuto qualche risultato, facendo nascere una sorta di controsocietà con una sua contromorale. In tale quadro acquista una decisiva importanza la festa. Essa rappresenta la condizione mitica iniziale e finale dell'umanità; il paradiso di Adamo e quello che attende dopo la morte sono i luoghi in cui l'uomo non è stato ancora, non sarà più, sottoposto alla fatica lavorativa. La festa, come sospensione del lavoro, non solo accompagna i momenti più importanti dell'esistenza degli individui o dei popoli, ma si manifesta anche nei periodi in cui saltano le categorie dell'esistenza consuetudinaria, nel carnevale, nelle rivoluzioni, nelle guerre, nelle occupazioni. .

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La vita e la festa 3

Sotto il governo dannunziano, Fiume diventa il terreno di coltura per una pratica di massa del ribellismo e della trasgressione, un porto franco che attira i personaggi delle più svariate sponde politiche, «nazionalisti e internazionalisti, monarchici e repubblicani, conservatori e sindacalisti, clericali e anarchici, imperialisti e comunisti». Una nebulosa eterogenea, in cui tuttavia si sedimenta una miscela sociale esplosiva, che investe anche lo stile di vita: l'individualismo contro la disciplina, la pirateria come sistema di sopravvivenza, l'originalità dell'abbigliamento nelle divise, spesso fantasiose e inventate (non sono infrequenti le donne in grigioverde o i nudisti); ma anche l'uso della droga, la libertà sessuale, l'omosessualità, tutte cose che fanno scandalizzare la stampa e i politici. La festa continua risponde al desiderio di trasformare ogni istante dell'esistenza in godimento e liberazione d'energie: giochi, danze, gite, banchetti, risse, beffe e spettacoli.

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S.Vito

Quaderno della “Yoga” diretto da Mino Somenzi

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Yoga

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Fiume, 1919

F.T.Marinetti (al centro)

con Guido Keller (in piedi, a

sinistra) e Mino Somenzi (tra

Marinetti e Keller)

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Il comando di Fiume d'Italia Bollettino Ufficiale n.10 del 28 febbraio 1920

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La bandiera di Randaccio portata attraverso le strade di Fiume

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D'Annunzio dà il suffragio alle donne

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Anniversario della marcia su Ronchi

12 settembre 1920

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Supplemento straordinario de La Vedetta d'Italia, 25 dicembre 1920, ore 18

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Cartelli affissi intorno a Fiume alla vigilia del “Natale di sangue”

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I legionari contro l'esercito regolare nel Natale di sangue

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Diploma della Marcia di Ronchi

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Bibliografia

Claudia Salaris, Alla festa della rivoluzione. Artisti e libertari con D'Annunzio a Fiume , Il Mulino, Bologna, 2002, pagg. 225