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4 GIOVEDÌ 22 APRILE 2010 ECONOMIA È aperta, presso il Chiostrino di Sant’Eufemia (piazzolo Terragni, 4) a Como, la personale di Gio- vanni Lucini intitolata “Io non ci sono”. La mostra potrà essere visitata tutti i giorni, dalle 10.00 alle 19.30, sino al 30 aprile. Da vedere Io non ci sono Segue dalla prima pagina ... con le buste paga o aggiornare le li- ste clienti. E sono in tanti anche coloro che pensano a tutti i modi per miglio- rare, perfezionare, “coccolare” al mas- simo grado il proprio prodotto. Spe- cializzandosi, infor- mandosi continuamen- te sui nuovi metodi pro- duttivi, spendendo soldi su soldi per aggiornare i macchinari a disposizio- ne, insomma concentran- dosi sulla struttura produt- tiva per cavarne i migliori risultati. Ma che poi non mettono lo stesso impegno – non necessariamente per sottovalutazione altezzosa, che a volte c’è, ma per mere questioni di tempo e pecunia – nella ricerca del canale giu- sto per piazzare il prodotto, o delle metodologie più efficaci per farlo conoscere, allargando la platea dei clienti tradizionali (quelli, per inten- derci, che se mollano il colpo degli or- dinativi per un paio di mesi, poi sono dolori veri, come la storia della mag- gioranza dei contoterzisti ha insegnato in questi ultimi 18 mesi). Ecco, Cristina Mariani - ricci biondi, lau- rea in Bocconi, una parentesi da mana- ger in una società di consulenza inter- nazionale prima di gettarsi nella mi- schia alla guida, per 15 anni, di una pic- cola impresa specializzata in abbiglia- mento sportivo, «nei momenti d’oro ave- vo cinque dipendenti e toccavamo il mi- lione di fatturato» - ha deciso di partire proprio da queste lacune, concettuali e di approccio alla “professione impren- ditoriale” in senso lato ancor prima che pratiche, per tentare di colmarle, o alme- no di fornire stru- menti pratici, agili e soprattutto a basso impatto economico, a chi fa di sé stesso impresa ma al di fuo- ri del circuito dorato dei budget a sei zeri e dei consigli di ammi- nistrazione. E si è concentrata proprio su quella taglia “small” indossata da chi non ha studia- to in università prestigiose, non ha spe- so qualche stipendio dei genitori per un master, e all’inglese “business” preferi- sce il più classico “laurà”. Gente che fre- quenta poco le camere di commercio, alle associazioni chiede di pagare me- no tasse e per il resto si arrangia da sé, partecipando alle fila della piccola im- presa, ma che a raccoglierle tutte si ar- riva al 98% del tessuto economico na- zionale. Per far questo ha scritto un libro, Mar- keting low cost (Edi- zioni Franco Angeli, 21 euro), e aperto un blog omonimo (mar- ketinglowcost.type- pad.com), nei quali ha inteso raccoglie- re una serie di «idee e spunti pratici per piccole medie aziende e profes- sionisti». Perché un im- prenditore che deve badare ad arrivare a fine mese drib- blando Irap, studi di settore, commit- tenti morosi, dovrebbe trovare anche il tempo da dedicare al marketing? «Perché paradossalmente sono quelli che oggi ne hanno più bisogno. E’ vero, ci sono troppe tasse da pagare, ma per un artigiano adesso è altrettanto im- portante sapere come contrastare una Grande distribuzione sempre più ar- rembante, facendo emergere la propria specifica professionalità. E come può farlo? Sul mio blog il mio ultimo inter- vento spiega ad esempio come un uso un poco più accorto del web possa da- re grandi soddisfazioni. L’importante è evitare certe scuse del tipo “non fa per me, sono troppo vecchio per queste co- se”. E’ una sciocchezza». Vero è che un artigiano del canturino o un contoterzista specializzato in meccanica, soprattutto in questo pe- riodo di spregiudi- cata selezione natu- rale, sono portati a badare al sodo. Tro- vo un cliente, vendo e stop. «L’errore strategico sta proprio qui, con- centrarsi solamente su una delle 4 P che stanno alla base di tutte le grandi teoriz- zazioni del marketing, ovvero sul Pro- dotto, la vendita pura. Quando, invece, con poche e semplici accortezze po- trebbero - e dovrebbero - ampliare il proprio spettro anche al Prezzo, al Pla- ce, ovvero alla scelta del canale di ven- dita più efficace e adatto a quanto han- no da offrire, e ovviamente alla Promo- zione, sfruttando tutte le opportunità messe a disposizione anche dalle nuo- ve tecnologie». Quali sono le prime mosse che un pic- colo imprenditore potrebbe compie- re alla prima esperienza su questo, per lui nuovo, terreno? «Un paio di cose sulle quali intervenire senza particolari difficoltà sono, da un lato, identificare cosa ti differenzia dai tuoi concorrenti, una regola di marke- ting che in inglese si chiama “unit sel- ling proposition”, ma che in soldoni si- gnifica concentrare l’offerta in una par- ticolare direzione, pensando una pro- posta unica di vendita; dall’altro seg- mentare la propria clientela, analizzan- dola per settori, e individuandone red- ditività, potenzialità di crescita, presenza di concorrenti eccetera…». Tutto questo secondo lei, come spie- ga nel suo libro, si può fare con una spesa abbordabile? «Durante gli ultimi anni passati a tene- re corsi e a fare consulenze, mi sono re- sa conto che il 99% delle aziende pic- cole o medie, o dei professionisti, avreb- be bisogno del marketing, ma non ha i soldi necessari. Ma un mito da sfatare è proprio quello della barriera economi- ca. Non stiamo parlando di aziende multinazionali per le quali i piani-mar- keting occupano parti considerevoli del bilancio, e fortunatamente gli strumen- ti che adesso internet mette a disposi- zione di chiunque possono essere dav- vero utili, ma anche molto economici. In primis il sito: dotarsene oggi ha un costo annuo di poche centinaia di euro, a maggior ragione se ce lo si fa da soli, cosa del tutto fattibile anche per chi non è un programmatore, a condizione di volerci investire un po’ di tempo e im- pegno. Inoltre il web dà la possibilità di farsi conoscere organizzando “campa- gne pubblicitarie” low cost. Con Goo- gle, ad esempio, è possibile firmare dei contratti pubblicitari a prezzi davvero molto flessibili». L’impegno richiesto, quindi, spesso e volentieri è semplicemente di risorse mentali e tempo più che economico tout court? «Di fatto sì, molte volte – faccio l’esem- pio di internet perché è il più comune – mi sento dire che è uno strumento trop- po moderno, troppo difficile. Poi basta spiegare un paio di trucchi, fare vedere fisicamente come muoversi in certi fran- genti, e poi l’artigiano ci prende pure gusto. Rimanendo sul pratico, è anche una questione di semplice gestione del- le risorse: se risparmio costruendomi da me il mio sito, riuscirò a sbloccare delle risorse che potranno tornarmi uti- li per potenziare il mio canale di vendi- ta, o migliorare alcuni aspetti che sot- tovalutavo: se per esempio sono un ar- tigiano che decide di produrre per la gran- de distribuzione, sta- rò più attento al pac- kaging e alla presen- tazione del mio pro- dotto finito». La cultura del mar- keting fai-da-te, quasi casalingo, da noi si può dire che è abbastanza nuo- va, tolta la manualistica specializza- ta. Negli altri paesi invece? «Se ci riferiamo all’Europa, devo dire che la situazione è molto simile alla no- stra, ovvero c’è una scarsa alfabetizza- zione da questo punto di vista tra le fi- la dei piccoli imprenditori. Tutt’altro av- viene invece negli Stati Uniti, una si- tuazione che conosco in prima persona avendo sposato uno statunitense. Lì è l’approccio metodologico di partenza a essere differente: mentre la manualisti- ca che possiamo trovare in Italia, in lin- gua italiana intendo, è orientata forte- mente alla teoria, ai ragionamenti ge- nerali; per gli anglosassoni ciò che con- ta è la pratica, ovvero trovare soluzioni veloci, facilmente replicabili, e che dia- no risultati nel breve periodo. Una dif- ferenza di approccio che si nota anche per ciò che concerne il mondo associa- tivo e le soluzioni che può offrire ai pro- blemi del singolo associato». In che senso? «L’associazionismo negli Usa ha fi- nalità molto più pragmatiche, e mol- to meno “politiche” rispetto al no- stro. Penso alle Camere di Commer- cio, che qui organizzano magari dei convegni molto ben fatti, con rela- tori di assoluto livello, ma che spes- so si riducono a incontri di rappre- sentanza, più che essere strumenti di utilità per gli imprenditori. Anche le associazioni di categoria, con l’ec- cezione di Confartigianato che in questo senso devo dire è più recetti- va, offrono poche soluzioni imme- diatamente spendibili. Porto l’e- sperienza del gruppo di donne imprenditrici di Washington: ogni martedì viene organizzato un in- contro dedicato a uno specifico tema di “imprenditorialità spic- cia”, come per esempio le prati- che da commercialista, o la gestione del- la contabilità… Il fatto è che alla fine uno esce avendo in mano uno strumento da utilizzare subito. Nel mio piccolo con gli incontri che organizzo cerco di fare pro- prio questo, pormi da interprete tra le gran- di teorie di marketing che insegnano nelle università e il bacino di possibili fruitori che altrimenti rimar- rebbero tagliati fuo- ri». Cosa ha in program- ma prossimamente? «Ora sto cercando di organizzare un corso completamente on-line dedicato a come realizzare del- le ricerche di mercato per riuscire a stu- diare il profilo dei potenziali clienti, mo- nitorare la concorrenza e intercettare le nuove tendenze di mercato. In inglese si chiama “competitive intelligence”, ma se lo presentassi così non si iscrivereb- be nessuno. Il problema più grosso è propri questo, semplificare al massimo quelli che sono meccanismi molto com- plicati o che appaiono difficili da com- prendere perché di mezzo c’è una lin- gua che – diciamocelo – quasi nessun piccolo imprenditore conosce bene. Certo io sono avvantaggiata grazie a un marito americano, ma questa è un’altra faccenda». Nel suo libro “Marketing low cost” Cristina Mariani raccoglie un abbecedario di consigli pratici per i piccoli imprenditori artigiani che vogliono fare “il salto” di Edoardo Cavadini Non serve un master per imparare a vender(si) QUELLI CHE IL MARKETING È FAI DA TE WWWorkers. Per il disoccupato che non ma- stica l'inglese (col consiglio di approfittare del tempo libero per una bella full-immersion nella lingua ufficiale del lavoro) questa è una parola che miscela il mondo della rete e di Internet con quello dei lavoratori. Parliamo ancora di Intenet? Ebbene sì, siamo convin- ti che se il passato non è stato esaltante sia più facile guardare al futuro con entusiasmo. Ecco quindi un sito (www.wwworkers.it) che si presenta come luogo di aggregazione del- la "nuova generazione tutta italiana che la- scia il posto fisso creandosi un lavoro in rete (e ci sopravvive). E' il sito di un giovane appassionato di me- dia e di nuove tecnologie, giornalista ed im- prenditore, Giampaolo Colletti, che si è dato un anno di tempo per raccontare le possibi- lità e le realtà di un mondo fatto di gente co- mune, di vicini di casa che per scelta o per bi- sogno hanno deciso di diventare wwworkers. Una vera fonte di ottimismo, un balsamo per placarsi quando ci si lascia spaventare dal- la grande crisi che ha vissuto il mondo del la- voro. Scelte di imprenditoria, quindi di co- raggio e a volte anche di avventatezza che presentano oggi chi si è proiettato a grandi balzi già nel domani con creatività ed inge- gno. Questi wwworkers non fanno grandi nu- meri di fatturato sullo stile della new economy americana, non credete di trovarvi di fronte i futuri Steve Jobs o Bill Gates, ma semplice- mente ragazzi che hanno fatto delle loro pas- sioni un modo di fare piccola impresa, e han- no utilizzato la rete per lanciarsi nel mondo invece di accontentarsi delle vetrine che una sede fisica poteva  offrire. Niente voli pinda- rici quindi, ma esempi veri, concreti, ripeti- bili. Dice il sito che i suoi protagonisti fanno tutto da soli, o quasi, appoggiandosi come di tradizione su famiglia e amici per fiondarsi nel mondo della concorrenza o rifugiarsi du- rante le mareggiate del mercato. In quest'anno Gianluca ci potrà raccontare successi e insuccessi, e presentarci qualche sto- ria che - perché no - potrebbe regalarci l'idea giusta per abbandonare la disoccupazione e rilanciarci finalmente nel mondo del lavoro. Storie di vicini di casa, dicevamo, tanto che qualcuno dei protagonisti non è molto lon- tano da noi. Mara Cirillo per esempio è co- masca ed  è anche una wwwedding planner, ovvero la sua azienda profuma di fiori d’a- rancio. Organizzatrice di matrimoni si di- rebbe da noi senza inseguire le mode, ma non perdendo nulla in capacità di far sognare. A trentanni Mara, giovanissima, ma già ma- dre, riesce collegandosi in rete a seguire il suo lavoro ed  occuparsi della progenie. In un'at- tività dove il cliente vuole organizzare al me- glio il più bel giorno della sua vita e quindi vuole assistenza costante, la presenza virtuale può aiutare chi non ha il dono dell'ubiquità. Così Mara ha integrato la sua attività con il sito www.whitenotes.it. Ovviamente non può esimersi dal seguire personalmente i promessi sposi ed interagire fisicamente con loro, ma il raccogliere le prenotazioni online, presen- tare il suo lavoro e comunicare costante- mente  con i suoi clienti  tramite Internet non può che facilitare le giornate piene di impe- gni di una wedding planner. L'esempio di Mara, scelto perché a noi fisi- camente più vicina, è uno dei tanti, e se la giovane mamma lariana ha soltanto rein- terpretato un'occupazione che già esisteva ampliando il modo per comunicare con il mondo, c'è chi invece si è inventato nuove professioni od opportunità di guadagno e si  è presentata in Internet. E' il caso per esempio di una giovane signora milanese che si è in- ventata il "club delle mamme", un luogo di incontro dove trovare servizi su misura per le esigenze delle mamme. Ma l'occhio di Col- letti è lungo, e il suo sito presenta le più di- verse occupazioni, dal ricercatore che tra- scura le graduatorie dei concorsi italiani per collaborare a prestigiose università d'oltreo- ceano, al dog sitter che si pubblicizza in rete, dall'artigiano che crea giochi in legno alla fa- miglia sarda di pastori che trasmette al mon- do da una propria web-tv. Un mondo am- pissimo di idee in gioco, quindi, e chissà che la soluzione trovata da uno dei nostri wwwor- kers non possa essere di stimolo per il vostro prossimo lavoro. Fatevi un giro su wwworkers.it, fa bene al morale diario di un disoccupato di Giorgio del Re Ciò che però fa la differenza per una piccola impresa oggi più che mai è riuscire a emergere e distinguersi Cristina Mariani L’ostacolo economico è la principale fonte di “analfabetismo” rispetto ai più semplici rudimenti di promozione aziendale

alle 19.30, sino al 30 aprile. QUELLI CHE IL MARKETING È FAI DA TE … · 2010-04-22 · 4 GIOVEDÌ 22 APRILE 2010 ECONOMIA È aperta, presso il Chiostrino di Sant’Eufemia (piazzolo

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Page 1: alle 19.30, sino al 30 aprile. QUELLI CHE IL MARKETING È FAI DA TE … · 2010-04-22 · 4 GIOVEDÌ 22 APRILE 2010 ECONOMIA È aperta, presso il Chiostrino di Sant’Eufemia (piazzolo

4 GIOVEDÌ 22 APRILE 2010

E C O N O M I A È aperta, presso il Chiostrino di Sant’Eufemia (piazzolo Terragni, 4) a Como, la personale di Gio-vanni Lucini intitolata “Io non ci sono”. La mostra potrà essere visitata tutti i giorni, dalle 10.00alle 19.30, sino al 30 aprile.

Da vedere Io non ci sono

Segue dalla prima pagina

... con le buste paga o aggiornare le li-ste clienti. E sono in tanti anche coloroche pensano a tutti i modi per miglio-rare, perfezionare, “coccolare” al mas-simo grado il proprio prodotto. Spe-cializzandosi, infor-mandosi continuamen-te sui nuovi metodi pro-duttivi, spendendo soldisu soldi per aggiornare imacchinari a disposizio-ne, insomma concentran-dosi sulla struttura produt-tiva per cavarne i miglioririsultati. Ma che poi nonmettono lo stesso impegno– non necessariamente persottovalutazione altezzosa,che a volte c’è, ma per merequestioni di tempo e pecunia– nella ricerca del canale giu-sto per piazzare il prodotto, odelle metodologie più efficaci per farloconoscere, allargando la platea deiclienti tradizionali (quelli, per inten-derci, che se mollano il colpo degli or-dinativi per un paio di mesi, poi sonodolori veri, come la storia della mag-gioranza dei contoterzisti ha insegnatoin questi ultimi 18 mesi).Ecco, Cristina Mariani - ricci biondi, lau-rea in Bocconi, una parentesi da mana-ger in una società di consulenza inter-nazionale prima di gettarsi nella mi-schia alla guida, per 15 anni, di una pic-cola impresa specializzata in abbiglia-mento sportivo, «nei momenti d’oro ave-vo cinque dipendenti e toccavamo il mi-lione di fatturato» - ha deciso di partireproprio da queste lacune, concettuali edi approccio alla “professione impren-ditoriale” in senso lato ancor prima chepratiche, per tentaredi colmarle, o alme-no di fornire stru-menti pratici, agili esoprattutto a bassoimpatto economico,a chi fa di sé stessoimpresa ma al di fuo-ri del circuito doratodei budget a sei zeri edei consigli di ammi-nistrazione. E si èconcentrata proprio su quella taglia“small” indossata da chi non ha studia-to in università prestigiose, non ha spe-so qualche stipendio dei genitori per unmaster, e all’inglese “business” preferi-sce il più classico “laurà”. Gente che fre-quenta poco le camere di commercio,

alle associazioni chiede di pagare me-no tasse e per il resto si arrangia da sé,partecipando alle fila della piccola im-presa, ma che a raccoglierle tutte si ar-riva al 98% del tessuto economico na-

zionale. Per far questoha scritto un libro, Mar-keting low cost (Edi-zioni Franco Angeli, 21euro), e aperto unblog omonimo (mar-ketinglowcost.type-pad.com), nei qualiha inteso raccoglie-re una serie di «ideee spunti pratici perpiccole medieaziende e profes-sionisti».Perché un im-prenditore chedeve badare ad

arrivare a fine mese drib-blando Irap, studi di settore, commit-tenti morosi, dovrebbe trovare ancheil tempo da dedicare al marketing?«Perché paradossalmente sono quelliche oggi ne hanno più bisogno. E’ vero,ci sono troppe tasse da pagare, ma perun artigiano adesso è altrettanto im-portante sapere come contrastare unaGrande distribuzione sempre più ar-rembante, facendo emergere la propriaspecifica professionalità. E come puòfarlo? Sul mio blog il mio ultimo inter-vento spiega ad esempio come un usoun poco più accorto del web possa da-re grandi soddisfazioni. L’importante èevitare certe scuse del tipo “non fa perme, sono troppo vecchio per queste co-se”. E’ una sciocchezza».Vero è che un artigiano del canturinoo un contoterzista specializzato inmeccanica, soprattutto in questo pe-

riodo di spregiudi-cata selezione natu-rale, sono portati abadare al sodo. Tro-vo un cliente, vendoe stop.«L’errore strategicosta proprio qui, con-centrarsi solamentesu una delle 4 P chestanno alla base ditutte le grandi teoriz-

zazioni del marketing, ovvero sul Pro-dotto, la vendita pura. Quando, invece,con poche e semplici accortezze po-trebbero - e dovrebbero - ampliare ilproprio spettro anche al Prezzo, al Pla-ce, ovvero alla scelta del canale di ven-dita più efficace e adatto a quanto han-

no da offrire, e ovviamente alla Promo-zione, sfruttando tutte le opportunitàmesse a disposizione anche dalle nuo-ve tecnologie».Quali sono le prime mosse che un pic-colo imprenditore potrebbe compie-re alla prima esperienza su questo, perlui nuovo, terreno?«Un paio di cose sulle quali interveniresenza particolari difficoltà sono, da unlato, identificare cosa ti differenzia daituoi concorrenti, una regola di marke-ting che in inglese si chiama “unit sel-ling proposition”, ma che in soldoni si-gnifica concentrare l’offerta in una par-ticolare direzione, pensando una pro-posta unica di vendita; dall’altro seg-mentare la propria clientela, analizzan-dola per settori, e individuandone red-ditività, potenzialità di crescita, presenzadi concorrenti eccetera…».Tutto questo secondo lei, come spie-ga nel suo libro, si può fare con unaspesa abbordabile?«Durante gli ultimi anni passati a tene-re corsi e a fare consulenze, mi sono re-sa conto che il 99% delle aziende pic-cole o medie, o dei professionisti, avreb-be bisogno del marketing, ma non ha isoldi necessari. Ma un mito da sfatare èproprio quello della barriera economi-ca. Non stiamo parlando di aziendemultinazionali per le quali i piani-mar-keting occupano parti considerevoli delbilancio, e fortunatamente gli strumen-ti che adesso internet mette a disposi-zione di chiunque possono essere dav-vero utili, ma anche molto economici.In primis il sito: dotarsene oggi ha uncosto annuo di poche centinaia di euro,a maggior ragione se ce lo si fa da soli,cosa del tutto fattibile anche per chi nonè un programmatore, a condizione divolerci investire un po’ di tempo e im-pegno. Inoltre il web dà la possibilità difarsi conoscere organizzando “campa-gne pubblicitarie” low cost. Con Goo-gle, ad esempio, è possibile firmare deicontratti pubblicitari a prezzi davveromolto flessibili».L’impegno richiesto, quindi, spesso evolentieri è semplicemente di risorsementali e tempo più che economicotout court?«Di fatto sì, molte volte – faccio l’esem-pio di internet perché è il più comune –mi sento dire che è uno strumento trop-po moderno, troppo difficile. Poi bastaspiegare un paio di trucchi, fare vederefisicamente come muoversi in certi fran-genti, e poi l’artigiano ci prende puregusto. Rimanendo sul pratico, è ancheuna questione di semplice gestione del-

le risorse: se risparmio costruendomida me il mio sito, riuscirò a sbloccaredelle risorse che potranno tornarmi uti-li per potenziare il mio canale di vendi-ta, o migliorare alcuni aspetti che sot-tovalutavo: se peresempio sono un ar-tigiano che decide diprodurre per la gran-de distribuzione, sta-rò più attento al pac-kaging e alla presen-tazione del mio pro-dotto finito».La cultura del mar-keting fai-da-te,quasi casalingo, danoi si può dire che è abbastanza nuo-va, tolta la manualistica specializza-ta. Negli altri paesi invece?«Se ci riferiamo all’Europa, devo direche la situazione è molto simile alla no-stra, ovvero c’è una scarsa alfabetizza-zione da questo punto di vista tra le fi-la dei piccoli imprenditori. Tutt’altro av-viene invece negli Stati Uniti, una si-tuazione che conosco in prima personaavendo sposato uno statunitense. Lì èl’approccio metodologico di partenza aessere differente: mentre la manualisti-ca che possiamo trovare in Italia, in lin-gua italiana intendo, è orientata forte-mente alla teoria, ai ragionamenti ge-nerali; per gli anglosassoni ciò che con-ta è la pratica, ovvero trovare soluzioniveloci, facilmente replicabili, e che dia-no risultati nel breve periodo. Una dif-ferenza di approccio che si nota ancheper ciò che concerne il mondo associa-tivo e le soluzioni che può offrire ai pro-blemi del singolo associato».In che senso?«L’associazionismo negli Usa ha fi-nalità molto più pragmatiche, e mol-to meno “politiche” rispetto al no-stro. Penso alle Camere di Commer-cio, che qui organizzano magari deiconvegni molto ben fatti, con rela-tori di assoluto livello, ma che spes-so si riducono a incontri di rappre-sentanza, più che essere strumentidi utilità per gli imprenditori. Anchele associazioni di categoria, con l’ec-cezione di Confartigianato che inquesto senso devo dire è più recetti-va, offrono poche soluzioni imme-diatamente spendibili. Porto l’e-sperienza del gruppo di donneimprenditrici di Washington: ognimartedì viene organizzato un in-contro dedicato a uno specificotema di “imprenditorialità spic-cia”, come per esempio le prati-

che da commercialista, o la gestione del-la contabilità… Il fatto è che alla fine unoesce avendo in mano uno strumento dautilizzare subito. Nel mio piccolo con gliincontri che organizzo cerco di fare pro-

prio questo, pormi dainterprete tra le gran-di teorie di marketingche insegnano nelleuniversità e il bacinodi possibili fruitoriche altrimenti rimar-rebbero tagliati fuo-ri». Cosa ha in program-ma prossimamente?«Ora sto cercando di

organizzare un corso completamenteon-line dedicato a come realizzare del-le ricerche di mercato per riuscire a stu-diare il profilo dei potenziali clienti, mo-nitorare la concorrenza e intercettare lenuove tendenze di mercato. In inglesesi chiama “competitive intelligence”, mase lo presentassi così non si iscrivereb-be nessuno. Il problema più grosso èpropri questo, semplificare al massimoquelli che sono meccanismi molto com-plicati o che appaiono difficili da com-prendere perché di mezzo c’è una lin-gua che – diciamocelo – quasi nessunpiccolo imprenditore conosce bene.Certo io sono avvantaggiata grazie a unmarito americano, ma questa è un’altrafaccenda».

Nel suo libro “Marketing low cost” Cristina Mariani raccoglie un abbecedario di consigli pratici per i piccoli imprenditori artigiani che vogliono fare “il salto”

di Edoardo Cavadini

Non serve un master per imparare a vender(si)QUELLI CHE IL MARKETING È FAI DA TE

WWWorkers. Per il disoccupato che non ma-stica l'inglese (col consiglio di approfittare deltempo libero per una bella full-immersionnella lingua ufficiale del lavoro) questa è unaparola che miscela il mondo della rete e diInternet con quello dei lavoratori. Parliamoancora di Intenet? Ebbene sì, siamo convin-ti che se il passato non è stato esaltante siapiù facile guardare al futuro con entusiasmo.Ecco quindi un sito (www.wwworkers.it) chesi presenta come luogo di aggregazione del-la "nuova generazione tutta italiana che la-scia il posto fisso creandosi un lavoro in rete(e ci sopravvive).  E' il sito di un giovane appassionato di me-dia e di nuove tecnologie, giornalista ed im-prenditore, Giampaolo Colletti, che si è datoun anno di tempo per raccontare le possibi-lità e le realtà di un mondo fatto di gente co-mune, di vicini di casa che per scelta o per bi-sogno hanno deciso di diventare wwworkers.  Una vera fonte di ottimismo, un balsamo perplacarsi quando ci si lascia spaventare dal-la grande crisi che ha vissuto il mondo del la-

voro. Scelte di imprenditoria, quindi di co-raggio e a volte anche di avventatezza chepresentano oggi chi si è proiettato a grandibalzi già nel domani con creatività ed inge-gno. Questi wwworkers non fanno grandi nu-meri di fatturato sullo stile della new economyamericana, non credete di trovarvi di frontei futuri Steve Jobs o Bill Gates, ma semplice-mente ragazzi che hanno fatto delle loro pas-sioni un modo di fare piccola impresa, e han-no utilizzato la rete per lanciarsi nel mondoinvece di accontentarsi delle vetrine che unasede fisica poteva  offrire. Niente voli pinda-rici quindi, ma esempi veri, concreti, ripeti-bili. Dice il sito che i suoi protagonisti fannotutto da soli, o quasi, appoggiandosi come ditradizione su famiglia e amici per fiondarsinel mondo della concorrenza o rifugiarsi du-rante le mareggiate del mercato. In quest'anno Gianluca ci potrà raccontaresuccessi e insuccessi, e presentarci qualche sto-ria che - perché no - potrebbe regalarci l'ideagiusta per abbandonare la disoccupazione erilanciarci finalmente nel mondo del lavoro.

Storie di vicini di casa, dicevamo, tanto chequalcuno dei protagonisti non è molto lon-tano da noi. Mara Cirillo per esempio è co-masca ed  è anche una wwwedding planner,ovvero la sua azienda profuma di fiori d’a-rancio. Organizzatrice di matrimoni si di-rebbe da noi senza inseguire le mode, ma nonperdendo nulla in capacità di far sognare. Atrentanni Mara, giovanissima, ma già ma-dre, riesce collegandosi in rete a seguire il suolavoro ed  occuparsi della progenie. In un'at-tività dove il cliente vuole organizzare al me-glio il più bel giorno della sua vita e quindivuole assistenza costante, la presenza virtualepuò aiutare chi non ha il dono dell'ubiquità.Così Mara ha integrato la sua attività con ilsito www.whitenotes.it. Ovviamente non puòesimersi dal seguire personalmente i promessisposi ed interagire fisicamente con loro, mail raccogliere le prenotazioni online, presen-tare il suo lavoro e comunicare costante-mente  con i suoi clienti  tramite Internet nonpuò che facilitare le giornate piene di impe-gni di una wedding planner.  

L'esempio di Mara, scelto perché a noi fisi-camente più vicina, è uno dei tanti, e se lagiovane mamma lariana ha soltanto rein-terpretato un'occupazione che già esistevaampliando il modo per comunicare con ilmondo, c'è chi invece si è inventato nuoveprofessioni od opportunità di guadagno e si  èpresentata in Internet. E' il caso per esempiodi una giovane signora milanese che si è in-ventata il "club delle mamme", un luogo diincontro dove trovare servizi su misura perle esigenze delle mamme. Ma l'occhio di Col-letti è lungo, e il suo sito presenta le più di-verse occupazioni, dal ricercatore che tra-scura le graduatorie dei concorsi italiani percollaborare a prestigiose università d'oltreo-ceano, al dog sitter che si pubblicizza in rete,dall'artigiano che crea giochi in legno alla fa-miglia sarda di pastori che trasmette al mon-do da una propria web-tv. Un mondo am-pissimo di idee in gioco, quindi, e chissà chela soluzione trovata da uno dei nostri wwwor-kers non possa essere di stimolo per il vostroprossimo lavoro.

Fatevi un girosu wwworkers.it,fa bene al morale

d i a r i o d i u n d i s o c c u p a t o

diGiorgio del Re

Ciò che però fala differenza per unapiccola impresa oggi più che mai è riuscire a emergeree distinguersi

Cristina Mariani

L’ostacolo economicoè la principale fontedi “analfabetismo”rispetto ai piùsemplici rudimenti dipromozione aziendale