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Anno XIV - Numero 2 - Dicembre 2012 Buon Natale e Felice Anno Nuovo

ALOE Lettera di collegamento n°2/2012

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Giornalino ALOE Onlus

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Page 1: ALOE Lettera di collegamento n°2/2012

Anno XIV - Numero 2 - Dicembre 2012

Buon Natale e Felice Anno Nuovo

Page 2: ALOE Lettera di collegamento n°2/2012

2 ALOE - Lettera di collegamento

Appuntamenti annuali AloeULTIMO SABATO DEL MESE KOINONIA

5 MAGGIO 2013 MARCIA DELLA SOLIDARIETÀ

PRIMAVERA 2013 CORSO “IL SENSO DEL PARTIRE”

Ai sensi del Decreto Legislativo n° 196 del 30/06/2003, si comunica che i vostri dati saranno usati esclusiva-mente dalla Associazione Missionaria Aloe. Essi verranno trattati con mezzi informatici e potranno essere davoi consultati, modificati, integrati o cancellati.Se ricevete più copie di questa rivista vi preghiamo di offrirla a parenti e amici oppure di comunicarce-lo all’indirizzo della nostra sede o telefonando al numero: 340.1627843. Numero valido anche per comunicare se non intendete più riceverla. Grazie!

Direttore Devis Benfaremo

In redazione:Ombretta Morganti Romina TalamontiDevis TorresiDaniela CiminiRoberto Meluzzi

Indirizzo:Redazione ALOE Via Graziani, 7163900 FERMOTel. [email protected]

Registrazione al Tribunale di Fermo n° 2 del 6 marzo 2000

Pubblicazione del regime agevolato.

Spedizione in a. p.art.2 comma 20/c Legge 662/96 Filiale di AP

Direttore responsabile: Marco Fabio Sebastiani

Stampa:Grafiche ZizziniMontegiorgio

Impaginazione grafica:Palma AlessandriniMontegiorgio

In copertinafoto di Ennio Brilli

Questo numero è stato realizzatocon il contributo della Regione Marche

SOMMARIOEDITORIALEPAG. 3 UN SENTIRE PROFONDO

LETTERE DALLE MISSIONIPAG. 4 REGALARE AI POVERI DUE ANNI DI VITA

PAG. 5 IL PROBLEMA DELL’ACQUA AD HEKA E MPOLA

PROGETTO TOGOPAG. 7-8-9 RESOCONTO SUL PROGETTO TOGO

VIVERE IN UN UNIVERSO PARALLELO

PROGETTO TANZANIAPAG.10-11 PRESENTAZIONE DEL PROGETTO TANZANIA:

IL PROBLEMA DELL’ACQUA

CONDIVIDERE LA VITA CON PADRE REMO E GLI AMICI AFRICANI

PROGETTO BENINPAG. 12-13 IL VIAGGIO NON CONSISTE NEL VEDERE NUOVE TERRE

MA NELL’AVERE NUOVI OCCHI

PROGETTO BRASILEPAG. 14-15 I BAMBINI SONO UGUALI IN TUTTO IL MONDO

VITA ASSOCIATIVAPAG. 16 IL MONDO VA ASSAGGIATO!PAG. 17 QUESTA NON È ARTE! PAG. 18 ALOE INCONTRA IL MONDO....A LIDO TRE ARCHI! PAG. 19 AI PIEDI DELLA MONTAGNA CON PADRE BEPPE

MONDO E CULTUREPAG. 20 RUBRICA MONDO E CULTURE

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Per chi si sposta, sebbene virtualmente, da unangolo all’altro del mondo, appare scontato tro-

vare tante differenze nel modo di vivere, di agire, disentire nelle varie etnie e popolazioni, ma per noidi Aloe l’unica grande differenza che ci tocca vera-mente si chiama povertà. Nelle sue varie declinazioni ora si definirà mancan-za d’acqua potabile, Heka e Mbola, abbandonoalla deriva dei ragazzi di strada che a Manaushanno ricavato una parvenza di casa sotto ad unponte e che mostrano ai nostri volontari, solo ilvolto buono della loro emarginazione, si definiràesclusione sociale che per i giovani disabili si tra-muta in mancanza delle più elementari cure terapi-che e riabilitative a Fiatà, possibilità negata peruna autonomia e autodeteminazione personale, sipuò definire “buio” nel vero termine della parola,per la comunità bengalese che il nostro Lucidio diMontegiorgio, una volta affrancati i suoi giovanidall’analfabetismo con le 50 scuole rurali da luimesse in piedi, ora lo pinge insistentemente achiedere aiuti concreti di esperti e fondi, predispo-nendo piani di energia a zero impatto ambientale. Da una parte le mancanze, i buchi neri della man-canza di tutto, ai quali l’occidente non può sottrar-si, primariamente nel cercare le cause che lo vedo-no responsabile in gran parte nelle sue scelte diespansione economico-politico-militari, dall’altra lerisposte che come tante gocce cadono nel fuocodelle necessità per diventare oceano di solidarietà. Questo fanno i volontari, che come si evince daquesto fascicolo, vanno a riempire, a colmare, alenire, a ridare speranza a gettare le basi di unsano sviluppo locale che non può far a meno delcoinvolgimento dei diretti interessati. Ma soprattut-to vanno ad ascoltare,a vedere, a trovare percambiare se stessi. L’augurio, a te che cileggi, per questoNatale, è che tu possapercepire, nel tuo inti-mo sentire, un profon-do desiderio di pace edi benessere che siestenda a tutti, vicini elontani; che il volto ditanti che incontrerainelle nostre foto, tidiventino familiari e tistrappino definitiva-

mente dal tuo piccolo cerchio d’interessi personaliche, se pur legittimi, sono spesso ridotti d’orizzon-te. Emerge chiaramente dagli ultimi viaggi e contattiche Monica, Eugenio, Massimo, Isabella, Anna,hanno avuto ultimamente in Benin, in Togo, inTanzania, che, come tutti quelli che hanno avuto ilcoraggio di lasciare le comodità, si sono contami-nati e sono stati pervasi da un sentimento che liaccomuna: SENTIRE il mondo così diseguale eingiusto come una cosa che li riguarda personal-mente. Provare a fare qualcosa immediatamente per cam-biarlo è stato un tutt’uno, non da soli però, maimmettersi nel solco dell’associazione che li guidi,che li fortifichi, che dia loro le opportunità per essergenerosi non per un giorno soltanto o per un mese,ma per sempre. È scoprire la bellezza che c’è nell’affiancare i nostrimissionari, nel non lasciarli soli ad ingaggiare ladura lotta contro l’idra dalle mille teste della mise-ria. Sentire come propri i diritti negati ai bambini,alle donne, agli uomini del terzo e quarto mondo, tifa essere non solo più felice, ma anche più giustonel tuo modo di vivere qui, ora, il presente, espri-mendo al meglio le tue potenzialità umane e cri-stiane: pregando anche per avere la forza di dedi-care tempo, energie, intelligenze e amore, soprat-tutto. Nella possibilità che ti viene offerta in questepagine di lasciarti toccare dalla voglia di metterti ingioco e donare la tua vita per gli altri, sta una verarigenerazione di se stessi: chiamala Natale, è laragione profonda per cui si viene al mondo.

Ombretta Morganti

3ALOE - Lettera di collegamento

EDITORIALE

Un sentire profondo

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Cara OmbrettaQuesta lettera non è per affari, ma solo per dirti

che nell’ultima foto della rivista di collegamento tusei più bella di quando ti ho visto l’ultima voltaparecchi anni fa. Cosa fai per esserlo?Ora eccoti i dettagli che mi hai domandato nell’ulti-ma lettera. Ti dirò tutto nella seconda puntata, per-ché ci occorrerà del tempo per concretarli... ma,Ombretta, il tempo che ti do è per me più preziosodell’oro... fanne quello che vuoi ma trova due inge-gneri che abbiano l’abilità e il coraggio di darci dueanni di vita gratis per aiutarci a finire il mondo. Peraiutarti a convincerli ti mando il messaggio di Dioad Abramo, quando lo chiamò lontano dal suopopolo e dalla sua terra. Il messaggio (migliorato)era così: ‘Datemi due anni di vita, senza paura deltempo e del salario che perdete, e io vi benediròfinché vivete e finché i poveri potranno accendereuna lampada quando fa scuro... e non crediate diessere i soli al mondo a regalare ai poveri due annidi vita... anche qui ci sono giovani e ragazze comevoi che lo fanno già... lo fanno già e non ne parla-no neanche... volete che vi mandi i loro nomi?...Eccoti qualche altra informazione del mio progettoin breve, supposto che tu possa darci l’essenziale,

cioè due ingegneri capaci di iniziare l’impresa, per-ché tutto dipende da loro.1) Abbiamo amici capaci di ospitarli e condurli dap-

pertutto.2) Il lavoro qui costa molto meno che in Europa,

ma in ogni caso pagare gli operai non tocche-rebbe a loro: abbiamo già chi paga.

3) Il governo non avrà obiezioni per visa, permessio altro.

4) Giovani (o anziani) già abili e capaci di rischiareun’impresa simile esistono nelle Compagnie inScozia e altrove. Domanda e non ti scoraggiaretroppo presto: Dio ha dato a tutti il coraggio dirischiare per gli altri, e anche la vergogna di nonsaperlo fare quando occorre.

5) Una volta cominciata, l’impresa non farà fatica acontinuare, perché niente è più urgente dell’e-nergia in questo paese. Dunque l’impresa uma-nitaria potrebbe diventare una cooperativa red-ditizia.

Arrivederci. Aspetto il seguito, e se hai il tempo e ilcoraggio di continuare che Dio ti benedica per glianni di vita che ci dai.

Lucidio

Cari amici,come già mi sto accorgendo, il problema di

queste zone è senz’altro l’acqua. Eppure bastereb-be poco, non dico per eliminare, ma almeno perlenire questo problema.Agli inizi del nuovo millennio ricordo che si scrive-va tanto - o meglio si parlava ancora di più nei variincontri ad alto livello internazionale - come il mil-lennio dove se ci saranno guerre saranno causateper accaparrarsi l’acqua del pianeta. Nel mio piccolo, ho già visto qualcosa del genere -in piccolo - quando ancora ero a Makambako,qualche anno fa: per la proprietà di una sorgente omeglio di un intake - in inglese - e l’utilizzo dellasua acqua sono scoppiati tafferugli tra abitanti dipaesi limitrofi: un camion è stato dato alle fiamme,parecchi feriti sono finiti in ospedale fino al puntoche una persona ci ha lasciato la vita.

Qui dove mi trovo ora, non penso si arrivi a questo- almeno in questi prossimi anni - però rimane ilfatto che l’acqua, fonte di vita, quando non c’è,causa desertificazione, fame in aumento e morte inmolti sensi. Le migliaia di capi di bestiame - principalmentezebù - fonte di ricchezza per molte famiglie, vengo-no decimati a tal punto che ad esempio il governotanzaniano si è impegnato a provvedere almenocinquecento mucche ogni mese per la gente di unazona del nord del paese in seguito a razzie e ven-dette con origini di questo tipo.Heka ad esempio, conta più di cinquemila zebùche in questi mesi ed in quelli a venire avrannogrossi problemi di abbeveramento e dovranno met-tersi in marcia anche per giorni per trovare l’acqua

Il problema dell’acqua ad Heka e MpolaPadre Remo Villa ci scrive dalla Tanzania

Heka, 10 giugno 2012

4 ALOE - Lettera di collegamento

LETTERE DALLE MISSIONI

Bangladesh

Tanzania

Segue a pag. 5

Regalare ai poveri due anni di vitaLucidio Ceci scrive dal Bangladesh

Lama, 15 ottobre 2012

Page 5: ALOE Lettera di collegamento n°2/2012

sufficiente. Già lamissione aiuta condue pozzi in postidiversi e sembra chegli allevatori vedanopositivamente que-sto servizio.Ma ancor prima deglianimali, l’acquadiviene fonte di vitaper le persone. Giàda ora, in alcunezone della parroc-chia si vedono i gio-vanotti e le signorinecon due o tre secchidi acqua sulla bicicletta oppure un secchiosulla testa, con l’acqua trovata scavandonella sabbia del fiume della zona, il Kizigo,che nonostante sembra asciutto, nelle sueviscere ancora contiene questo prezioso liquidoindispensabile per continuare ad andare avanti.La verdura diventa quasi introvabile e se si voglio-no dei pomodori, delle cipolle e cavoli cinesi - basedell’alimentazione quotidiana - molte volte si vafino a Manyoni, ad una cinquantina di km da qui.Ricordo lo scorso gennaio, appena arrivato: nelpieno delle piogge girando con Peter per il paeseuna volta siamo riusciti a trovare solo una decina dipomodori striminziti!!Da qui l’impegno prioritario di provvedere - dovepossibile - degli invasi per la raccolta di più acquapiovana possibile, raccolta dai vari rivoletti che siformano nelle vallette di cui è ricca l’orografia dellazona. L’esperienza degli anziani del posto - oltreche grande camminate di controllo durante il perio-do delle piogge - ci darà una mano e trovare postiadatti che possano ritenere il più possibile l’acquapiovana anche nei lunghi mesi asciutti.L’esperienza di Heka, dove già esiste un invasopuò essere illuminante al riguardo.Per quest’anno sto già pensando ad aiutare ilpaese di Heka dove un invaso per acqua piovanafu già preparato una quindicina di anni fa con l’aiu-to del missionario P. Toni Tietto, veneto della pro-vincia padovana. Per questo primo invaso si tratte-rebbe di una ripulitura di tutta la terra ed i detriti chenegli anni - non è mai stato pulito - ne hanno ridot-ta enormemente la capacità. La gente mi dice cheda come si prevedono le stagioni quest’anno, giàda ottobre il paese non avrebbe più acqua.Il secondo invaso - nel paese di Mpola - ancoranon esiste ma era nei pensieri dello stesso missio-

nario, p. Toni, poiimpossibilitato a rea-lizzarlo per via di unadiversa destinazionedei sui superiori neisuoi confronti. Questa sarebbe unarealizzazione piùcomplessa e senz’al-tro con un costomaggiore, ma chedarebbe l’accessoall’acqua anche aqualche migliaio dimucche zebù cheora devono spostarsisu lunghe distanzeper abbeverarsi,oltre che natural-mente venire incon-

tro alle necessità pri-marie della gente del

paese di Mpola.Contatti informali con le auto-

rità di tutti e due i paesi mi hannogià fatto capire della disponibilità di collaborazioneda parte dei due comuni ed anche della gente,essendo l’acqua “il” problema per tutti.Ho già contattato un piccolo impresario di Taborache si è reso disponibile a questo lavoro. Mano amano che il piano si concretizza, si concretizzanoanche i suoi costi e la sua realizzazione: ai primiti-vi otto - dieci mila euro, il costo si sta stabilizzandosu circa 25 mila euro, specialmente dopo varisopraluoghi sul posto.Come accennavo, il mio pensiero - secondo ledisponibilità di tempo, economiche e sociali, sareb-be quello di trovare un bacino idrico per la raccoltadell’acqua piovana per ogni paese della zona, nonsolo per i due menzionati prr quest’anno. Ma ancheper Winamila, Mjiha, Nkunzi, Kasanii, Chikola,Chigulu-Chipandule, Imalampaka, Mpandempande,Mapela … Haba na haba ujaza kibaba (una goccia dopo l’al-tra riempie il bicchiere), è proprio il caso di dire. Esenz’altro una goccia, seppur piccola da parte dimolti amici, sarà una grande goccia se non addirit-tura un rubinetto di acqua continua oppure un inva-so per questa gente.Grazie per il vostro aiuto

Padre Remo Villa

Per leggere il diario completo di padre Remo, “HekaNews”, collegati al nostro sito www.aloemission.org

5ALOE - Lettera di collegamento

LETTERE DALLE MISSIONI

Continua da Pag. 4

Page 6: ALOE Lettera di collegamento n°2/2012

Ieri sera Cesarina, Andrea, Monica, Marco edIsabella, con già un po’ di nostalgia e dopo aver

salutato tutti, ma proprio tutti… con le valigie pienedi tanti oggetti che continueranno a parlare delTogo…hanno ripreso la strada di casa.Io resterò fino al 2 settembre; mi rimangono ancoraalcuni giorni per cercare di abituarmi a questo clima,per provare a comprendere questo paese, e, soprat-tutto per seguire il progetto.Appena arrivata ho avuto subito la sensazione, confer-mata anche dai ragazzi, che le dimensioni dell’edificioin costruzione fossero un po’ piccole; suor Luciana checorre da mattino a sera con mille cose da sistemareper alleviare le condizioni di vita di questa gente, nonha avuto il tempo di controllare. Confrontando poi conil disegno e le relazioni presentate in Regione, ho veri-ficato che l’edificio è stato ridotto di 45 mq di cui 26 mqin meno per la sala palestra. Mi sono subito molto preoccupata; perché va benecambiare la disposizione delle stanze, magari varia-re anche il materiale di costruzione, ma ridurre ledimensioni soprattutto di una palestra in un Centro

di Fisioterapia al punto che le attrezzature di basenon riescono ad entrarci, non è possibile!Abbiamo anche chiesto un parere al dott. EmileDohou, responsabile del Centro di Riabilitazione diLokossa in Benin, dove ci siamo recati lunedì scor-so per accompagnare una bambina disabile, e ci haconfermato che la palestra è troppo piccola. Suor Luciana convoca i membri del CDA del proget-to per informarli della questione; bisogna fare unamodifica alla costruzione senza aumentare i costi edio insisto che altrimenti, lasciando in questo modo,la Regione non approverebbe ed il progetto verreb-be bloccato.Dopo una lunga mattinata di trattative con l’architet-to Philipe Agbo, direttore dei lavori, ed anche dietropressione del vicario del Vescovo giungiamo alseguente accordo:- la sala palestra verrà ampliata spostando di 1 mt

un muretto interno ed allungando di 3,3 mt unaparete esterna, rifacendo le fondamenta per laparte aggiunta; le dimensioni della palestra saran-no così di mq 40,16 contro i 21,88 mq attuali.

- Il tutto senza costi aggiuntivi! È un bel risultato: quicosta tutto tantissimo poiché tutto viene importato,ma siamo riusciti a convincere l’architetto che noi nonpossiamo aggiungere costi aggiuntivi al progetto.

In questi giorni vigilerò sulla realizzazione dellemodifiche, ed intanto i lavori continuano… I disagi che le suore devono affrontare per accom-pagnare i bambini che necessitano di terapie riabili-tative a Lokossa, e che anche noi abbiamo speri-mentato, giustificano il lavoro fatto e che resta dafare!!!Il Centro di Riabilitazione qui a Fiatà riuscirà amigliorare la situazione di tanti bambini disabili erappresenterà, anche con la realizzazione del labo-ratorio artigianale, una occasione di sviluppo perquesto territorio, bello ma tanto povero ed oppresso.

Ciao, stò tornando a casa e vi aggiorno sullasituazione relativa al progetto, in particolare per

la costruzione dell’edificio; oggi ho incontrato l’archi-tetto Philipe Agabo (mi sembra una persona compe-tente ed affidabile), che mi ha consegnato le fatturerelative alla prima parte ed all’acconto della secon-da parte dei lavori.Avevo insistito perché prima della mia partenza le

modifiche concordate fossero state ultimate; sonostati di parola. Hanno potenziato i lavori con unnumero maggiore di operai, lavorando da mattinofino al tramonto sabati compresi (quasi meglio chein Italia). Sono stati realizzati 17 mq di nuova costru-zione (con fondamenta), sono stati abbattuti e poispostati due muretti, aperte due porte ed allargati

Resoconto sul progetto Togo in fase di realizzazione

Fiatà, 26 agosto 2012

Lomè, 2 settembre 2012

6 ALOE - Lettera di collegamento

PROGETTO TOGOTogo

Segue a pag. 7

Page 7: ALOE Lettera di collegamento n°2/2012

due ingressi. Ora la palestra ha una superficie di mq40,16 e le dimensioni totali dell’edificio in costruzio-ne sono di mq 341,28. L’ultima settimana della mia permanenza a Fiatàl’ho trascorsa seguendo i muratori nelle modifichealla costruzione del Centro di Riabilitazione, incon-trando, insieme a suor Luciana e all’educatoreRené, le famiglie e gli insegnanti per l’attività di sen-sibilizzazione sulla disabilità, molto inte-ressati al progetto, e vivendo più davicino la vita della missione.Insieme a suor Luciana incon-tro le persone che arrivano;le mamme che non ce lafanno a sfamare i bambini,i piccoli disabili che hannobisogno di terapie, i ragaz-zi che si preparano per laripresa della scuola e devo-no acquistare libri e quaderni,alcuni papà che sono senzalavoro… accompagniamo al dispen-sario bimbi ed adulti da curare… tutti hannoun aiuto ed un incoraggiamento! È davverostraordinario l’amore con cui queste missio-narie si dedicano alla gente, quanto benefanno loro, e quanta pace trasmettono a que-ste persone dal cuore ferito e turbato per lapesante situazione che stanno vivendo…Questa sera dopo aver salutato le meraviglio-se suore che mi hanno ospitato, i ragazzi

locali che danno una mano nella Missione, i bambi-ni di Fiatà, ormai miei grandi amici… accompagna-ta da tutti coloro che sono riusciti ad entrare nel fur-gone, mi sono recata all’aeroporto di Lomè per tor-nare a casa (per fortuna non abbiamo incontratomanifestazioni, la gente è stanca della pesante dit-tatura che dura da oltre 40 anni). Il clima molto umido di Fiatà ed il contesto un po’ dif-ficile hanno messo alla prova la mia salute: alcuni

giorni sono stati faticosi… ma l’incontro con lagente, il sorriso dei bambini, la consape-

volezza che il progetto sta proseguen-do bene e potrà migliorare la condi-zione di molti… mi rendono anchese stanca ed un po’ provata…davvero felice!

Anna Maria Re

Ad agosto abbiamo avuto la possibi-lità di trascorrere tre settimane

in Africa, una cosa che in veritàdesideravamo da tempo, epoter calpestare la meravi-gliosa terra rossa del Togoha suscitato in noi dasubito molte emozioni.Parlare e capire il france-se in questo paese èmolto importante perché tipermette di interagire senzalimiti con gli abitanti delposto, altrimenti instaurare unrapporto rimane molto difficile. Chi

non parlava francese si limitava acomunicare con Cagnì, un ragazzo

sordo-muto che aiuta le suorecon i lavori domestici; per for-

tuna il linguaggio del corpo èuniversale, come è univer-sale il linguaggio del gioco,ed è per questo che con ibambini si riesce sempread entrare subito in sinto-nia, anche se non si parla

la stessa lingua.La prima settimana ci siamo

sentite come se stessimo viven-

7ALOE - Lettera di collegamento

PROGETTO TOGO

Segue a pag. 8

Continua da Pag. 6

Vivere in un universo paralleloMonica Mezzabotta ed Isabella Falsetti raccontano

la loro esperienza in Togo

Page 8: ALOE Lettera di collegamento n°2/2012

do in un universo parallelo, unmondo che non poteva esistereveramente, le domande eranotante, le cose che non capivamoanche e le ingiustizie un’infinità.Lì veramente la gente abita incase di terra e tetti di paglia,veramente mangiano se va beneuna volta al giorno, veramente ibambini non vanno a scuola perandare a lavorare nei campi,veramente non hanno vestiti daindossare: o portano la magliettao portano i pantaloni, difficilmen-te entrambi. Veramente le donnefanno chilometri e chilometri distrada con un grande cesto intesta pieno di qualsiasi cosa davendere al mercato, mentre ten-gono il figlio più piccolo sullespalle e gli altri figli per mano.Se si guarda tutto questo superficialmente, fa veni-re il “magone allo stomaco”. Ma poi ci si rende contoche comunque per loro la vita è questo e la vivonogiorno per giorno con forza, pazienza e molti di loroanche con fede. Infatti la domenica la grande chie-sa parrocchiale era sempre piena di colori (i bellis-simi vestiti cuciti con le loro stoffe incredibilmentevariegate), di canti di gioia e di ringraziamento.Però, viene da pensare che forse non è neanchegiusto che si siano abituati a questa vita, perché cisiamo rese conto che se ci sono queste condizionidipende anche dal fatto che qualcuno lo ha voluto

fortemente, altrimenti non si spiega come tutto unpopolo si sia fermato e non sia stato quasi per nien-te toccato dal progresso senza aver avuto così lapossibilità di migliorare la propria realtà. Il lavorodelle suore, soprattutto Suor Luciana, è grandissi-mo. Suor Luciana considera figlio chiunque si incon-tri per la strada, chiunque bussa alla porta deveessere in qualche modo aiutato. Ha un cuore buonoe ripone sempre nell’altro la massima speranza efiducia.Adesso le è stato chiesto un impegno maggiore,seguire il progetto che Aloe sta portando avanti,

cioè la realizzazione diun centro di riabilitazio-ne per ragazzi disabili.Per lei sicuramenteaccettare non è statauna cosa facile, perchésignificava appunto cari-carsi di ulteriori respon-sabilità, ma non avrebbemai potuto dire di no,proprio per quel cuoregrande che ha. Sa chequesta è una grandeopportunità per poteraiutare in maniera sem-pre più efficace tutti isuoi “figli” disabili, chealtrimenti rischierebberodi restare abbandonati ase stessi.

Monica e Isabella

8 ALOE - Lettera di collegamento

PROGETTO TOGO

Continua da Pag. 7

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9ALOE - Lettera di collegamento

PROGETTO TANZANIA Tanzania

Le nostre abitudini quotidiane hanno nell’acquaun elemento così fondamentale che forse, gra-

zie alla sua abbondante disponibilità, non riuscia-mo più a comprenderne l’importanza. La nostrasocietà infatti, proprio grazie all’abbondanza diquesta risorsa naturale e alla capacità dell’uomo diusarla razionalmente sfruttando tecnologia e buonsenso, fa si che per 365 giorni l’anno l’acqua siadisponibile presso le nostre case per soddisfaretutte le nostre necessità igieniche ed alimentari.Le risorse idriche sono fondamentali in tanti aspet-ti della nostra vita:1. la qualità della nostra vita quotidiana sareb-

be completamente diversa conuna risorsa limitata di acqua;in sua assenza sarebbeaddirittura impossibile;

2. per l’agricoltura, uncampo coltivato eprivato dell’irriga-zione non da’ alcunprodotto e porta allacarenza di cibo;

3. gli allevamenti di animalinon sarebbero possibili se man-casse l’acqua;

4. le centrali idroelettriche non esisterebbero;5. in generale le attività umane non si sviluppereb-

bero in caso di mancanza d’acquaDi tutto ciò noi ne prendiamo coscienza in qualchebreve periodo estivo in cui, sia per i flussi turistici cheper la naturale scarsità delle piogge, il ConsorzioIdrico ci invita ad un’ uso più responsabile di questarisorsa tanto preziosa quanto limitata. Ma comunquesiamo lontani dal comprendere di quanto la nostrasituazione sia privilegiata rispetto a tanta gente chevive in situazioni per noi neanche immaginabili.Basterebbe in questo periodo di caldo torrido, fareun semplice esercizio, avere a disposizione per l’ar-co delle 24 ore solo un secchio di 10 litri d’acqua chedovrebbe bastare per soddisfare tutte le nostrenecessità personali: bere, pulizia personale, cucina-re, lavare gli indumenti, abbeverare gli animali,annaffiare l’orto. E a volte quel secchio non è soloper il singolo ma per tutto il nucleo familiare.In questo contesto si inserisce la richiesta di aiutofattaci da Padre Remo Villa.La realtà da lui presentata è frutto sia della incle-menza del clima che dopo i mesi di abbondantipiogge, vede il susseguirsi di 7-8 mesi di siccità che

azzerano la disponibilità di risorseidriche; sia purtroppo per lapovertà stessa della gente chenon permette di trovare risoluzioni

tecniche al problema.La soluzione proposta, che noi ci sen-

tiamo di appoggiare, non prevede grandirealizzazioni: prospetta solamente la ripulitu-

ra di un invaso e la creazione di un secondo inva-so. Grazie a questi invasi, l’acqua piovana potrebbeessere accumulata durane la stagione delle pioggee utilizzata dalla popolazione per tutti gli usi duranteil periodo di secca, affinché quel secchio di 10 litrigiornalieri sia disponibile con certezza per tutti.Queste opere “risolverebbero” il problema dell’acqua, per due villaggi: Heka e Mpola. La soluzionepermetterebbe di trasformare in meglio la vita degliabitanti di questi due villaggi; i benefici sarebbero a360 gradi, come ben spiega Padre Remo. La secon-da fase del progetto prevedrebbe di portare l’acquadagli invasi nei villaggi stessi, tramite una tubazionee fontane pubbliche.Noi pensiamo che lo sforzo economico sia irrisoriorispetto ai benefici che si andranno ad avere, per lanostra mentalità sembrerebbe anacronistico risolve-re il problema in questa maniera primordiale, ma laforza con cui le comunità locali chiedono la risolu-zione del problema dell’ acqua e la determinazionecon cui Padre Remo ci ha proposto il progetto ci sti-molano a ricercare enti, associazioni, privati, azien-de disponibili ad appoggiare il progetto di PadreRemo in favore dei villaggi di Heka e Mpola nelcuore sperduto della Tanzania.

Eugenio Monaldi

Presentazione del progetto Tanzania: il problema dell’acqua

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PROGETTO TANZANIA

10 ALOE - Lettera di collegamento

La nostra esperienza nella missione dellaConsolata ad Heka in Tanzania è durata dal 4 al

26 ottobre. Per tutti e due è stata la prima volta comevolontari dell’associazione ALOE, e il primo viaggio inAfrica. Siamo arrivati a Dar Es Salaam, la più grandecitta della Tanzania, la mattina del giorno 5 dove ciaspettava Padre Remo Villa. Insieme siamo andatipresso l’ambasciata italiana dove siamo stati ricevutidall’ambasciatore, nativo di Macerata. Ci siamointrattenuti per più di 2 ore in un colloquio informale emolto interessante che ci ha introdotto alla conoscen-za di questo paese africano. La domenica 7 siamopartiti da Dar Es Salam per la missione di Heka,prima della partenza avevamo girato tanti negozi ecaricato la jeep a mo dei pionieri del west. Partiti alle7.30 siamo arrivati alle 19.30, 600 km istruttivi in cuiabbiamo visto paesaggi diversi e una costante: l’afri-cano in continuo movimento per la strada, a piedi o inbicicletta raramente in moto, trasportando bidonid’acqua, carbone, legname o animali.L’arrivo di notte con gli ultimi 50 km immersi nelbuio, in cui non si vedeva nessuna luce che facessepensare ad una presenza umana, su una strada diterra ci ha dato un senso di isolamento. Heka è untipico villaggio africano con le case rettangolari dimattoni o fango impastato con paglia, il tetto dilamiera o legno misto a fango e paglia o canne, nonc’è né l’energia elettrica né l’acqua né fognature néservizi, ci sono solo piccoli negozi che vendonoqualche bene di prima necessità e prodotti agricolitipo pomodori o pesce secco. La vita è ridotta alconsumo dell’essenziale, la donna è il motore dell’e-conomia locale facendosi carico della casa, dei figliche spesso porta sulle spalle mentre svolge qualsia-si attività, lavora nei campi ma soprattutto lavora peril rifornimento dell’acqua. Il problema centrale perquesta gente è l’approvvigionamento dell’acqua. Damattina a sera si vedono donne, ragazzi/e, uomini(pochi) girare con i loro contenitori di plastica pertrasportare acqua. La mattina alle 7 si vedono bam-bini e ragazzi andare a scuola con la cartella e uncontenitore d’acqua o del legname, perché questidue elementi servono alla scuola e ognuno deveportare qualcosa. In paese c’è un serbatoio alimen-tato da un pozzo, che però ha l’acqua salata, riem-pire un bidone di 20 litri costa 50 scellini (2,5 cente-simi di Euro) ma che per loro sono tanti, allora lagente cerca l’acqua in tutti i modi. I 16 giorni di per-

manenza ad Heka, i giri per altri 5-6 villaggi dellaparrocchia, i pranzi condivisi nelle loro case, le pas-seggiate nel paese, il lavoro condiviso con gli operaidella missione ci hanno permesso di vivere e prova-re molte emozioni, di conoscere la realtà di questaparte d’Africa estremamente povera, dove però nonsi vive con tristezza.Anzi i bambini che dall’alba al tramonto sono inmezzo alla polvere sono allegri e sorridenti, pronti adivertirsi con quello che la natura offre: cortecce dialbero, arbusti, copertoni di biciclette, argilla, pallonidi pezza, sassi. I matrimoni, i battesimi, le feste ven-gono vissute in allegria consumando quello che ci sipuò pemettere, a volte un semplice piatto di riso condel pollo ucciso per la ricorrenza. Per noi è statoimportante fare questa esperienza di cui potremmoparlare molto più ampiamente, abbiamo scelto diviverla sia per una crescita personale sia per condi-videre un piccolo scampo di vita con il nostro amicoPadre Remo Villa. La prima settimana passata adHeka Padre Remo ha avuto problemi di salute (erareduce da un’infezione di tifo e malaria) tanto da fartemere un suo ricovero, è stato due volte all’ospeda-le di Itigi distante 90 km di strada sterrata, per cuipensiamo di essere capitati in periodo per lui delica-to e che la nostra presenza lo abbia aiutato siamoralmente che materialmente. La sera, sorseg-giando vino cotto, abbiamo fatto lunghe chiacchiera-te, ricordando le sue attività giovanili presso lecomunità del fermano, ricordando luoghi e persone,abbiamo anche parlato dei problemi che incontranella nuova missione, tutto questo speriamo loabbia aiutato. Quando siamo ripartiti sicuramente lasua salute era migliorata ed era ritornato ad esserel’uomo laborioso e spiritoso che conoscevamo. Sicuramente sarà stato anche merito della cucina diMassimo, che pur con i pochi ingredienti a disposi-zione ha preparato piatti diversi per fargli riassapo-rare i sapori della nostra tradizione. Questa esperienza inoltre ci ha fatto riscoprirenuove amicizie che si sono manifestate nella vici-nanza e condivisione della stessa e questo ci dàgrande soddisfazione e contentezza.La nostra esperienza continua qui nella nostrarealtà, sia nella ricerca di fondi per la realizzazionedegli invasi di Heka e Mpola, sia nell’impegno direstare vicini alla persona di padre Remo.

Eugenio e Massimo

Condividere la vita con padre Remo e gli amici africani

Eugenio Monaldi e Massimo Giannetti raccontano la loro esperienza in Tanzania

Tanzania

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11ALOE - Lettera di collegamento

PROGETTO BENIN

La nostra esperienza nasce dalla voglia di cono-scere nuove realtà, di guardare al di là del nostro

piccolo paese, dagli amici di sempre, dei problemiquotidiani che sembrano a volte insormontabili. Dasempre c’è stata la voglia di partire per l’Africa e diimmergerci in un mondo completamente diverso dalnostro, in un paese tanto bisognoso quanto ricco diamore e di insegnamenti. La nostra avventura iniziadalla ricerca di un’associazione che potesse darcigli strumenti necessari per affrontare questo percor-so. Non avevamo la presunzione di partire con lastessa leggerezza che si ha prima di andare invacanza. Questo era molto di più. Cercando suinternet abbiamo conosciuto Aloe Onlus.In quel periodo l’associazione stava pro-muovendo la nona edizione del corso“Il senso del partire” e abbiamodeciso di parteciparvi. Il corsoè stato fondamentale perallargare le nostre cono-scenze e prepararci allapartenza perché hasaputo unire testimo-nianze di missionari erelazioni di esperti neivari campi, dalle reli-gioni alle condizionisocio-economiche deipaesi africani. Inoltreascoltare le testimonianzedei volontari Aloe che hanno

vissuto esperienze in missione ci ha resi più consa-pevoli ed ha aumentato il nostro entusiasmo. Una volta terminato il corso ed esserci inseriti nelleattività dell’Associazione, abbiamo iniziato ad accor-darci per la partenza. Tra i vari progetti che Aloesostiene, la scelta è ricaduta sul Benin dove da 25anni è missionario Padre Vincenzo, frate cappucci-no originario del fermano. Aloe collabora con la mis-sione cappuccina per le adozioni a distanza e pre-cedentemente ha anche finanziato la costruzione dipozzi nei villaggi e ha realizzato un muro di recinzio-ne e i bagni di una scuola primaria. Durante lanostra permanenza avremmo incontrato i bambiniadottati dalle famiglie e trascorso del tempo con i

bambini dell’orfanotrofio di Djeffa, una delle trestrutture di Cotonou gestita dai

Cappuccini.Siamo partiti con un bel grup-

petto affiatato formato da FraEmanuele, che è stato mis-

sionario in Benin per 4anni, il beninese FraTomas e i due postnoviziFra Fabio e Mauro che,invece, sarebbero rima-sti a Cotonou per 40giorni. Le prime due setti-

mane abbiamo condivisoquesta esperienza anche

con quattro ragazze che sisono accordate con il segrata-

riato delle missioni esterecappuccine di Recanati pervivere questa esperienza.L’impatto con la realtà beni-nese è stato forte ma grazieai frati, soprattutto al nostro“cicerone” Fra Emanuele,abbiamo avuto l’occasionedi conoscere meglio le tradi-zioni, la cultura e tante altresfaccettature di questopaese meraviglioso. Con ilgruppo abbiamo trascorsole prime due settimane aCotonou e tra il nord e il suddel Benin, a Ouidah e Ina

Il viaggio non consiste nel vedere nuoveterre ma nell’avere nuovi occhi

Eleonora Tramannoni e Francesco Bora raccontano la loro esperienza in Benin

Ben

in

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dove ci sono gli altri due conventicappuccini. Grazie a questi spostamen-ti abbiamo avuto mododi conoscere le diver-se realtà religioseche operano inquesti territori evivere la passio-ne e l’entuasia-smo dei missio-nari che lascia-no senza parole.Quello che rima-ne indelebile, chetocca i cuori e smuo-ve le coscienze sonostate le visite ai villaggi.Dal convento di Ouidah,immerso nella natura, è bastatocamminare un po’ per ritrovarsi cata-pultati in un’altra epoca! Le case fatte di terra,gli odori delle spezie che escono dai pentolonifumanti, gli occhi curiosi di tutti tra chi ci accoglievacon sorrisi calorosi e chi invece, titubante, restavada parte. E i bambini. Quanti bambini! Appenaacquisivano più confidenza ci seguivano ovunque esbucavano a decine da tutti gli angoli del villaggio!Passare poi le ultime due settimane a Cotonou, astretto contatto con Padre Luigi, Padre Giulio e tuttigli altri frati africani, ha reso la nostra esperienzaancora più memorabile. Abbiamo incontrato tutti i

bambini adottati della parrocchia di Padre Vincenzoe trascorso il nostro tempo con gli orfani di Djeffa. Èstata un’esperienza unica giocare con loro, scoprirela loro curiosità e la voglia di imparare cose nuove:è bastata una semplice corda, un po’ di musica equalche attività di gruppo per farli divertire.Tornare alla vita di tutti i giorni è stato strano. A voltequando siamo completamente immersi nei nostriimpegni quotidiani pensiamo ai ritmi e alla vita sem-plice che abbiamo avuto modo di assaporare in

Benin. Un pezzo del nostrocuore è rimasto lì tra i bambini etutte le persone incontrate inquesto mese. Ci impegneremo arestituire tutto l’affetto con Aloe,continuando a collaborare con inostri amici frati e, nel nostro pic-colo, cercando di sensibilizzare ilpiù possibile chi ci è intorno.

Eleonora e Francesco

PROGETTO BENIN

12 ALOE - Lettera di collegamento

Continua da Pag. 11 IL VIAGGIO NON CONSISTE NEL VEDERE NUOVE TERREMA NELL’AVERE NUOVI OCCHI

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PROGETTO BRASILE

13

Brasile

Non è facile, a distanza di più di un mese dal ritor-no da Manaus, scrivere qualcosa su quell'espe-

rienza. Non è facile descrivere la moltitudine di emo-zioni vissute insieme ai miei compagni d'avventuraFederico, Fulvia, Diego, Gigi, Stefano ed Ennio.Non è facile raccontare ciò che si sentiva nella“casa comunitaria” di Tommaso ed Elaine, o nellaColonia Antonio Aleixo, il quartiere in cui abbiamorealizzato il laboratorio teatrale. Non è facile farloora, tanto quanto lo è stato mentre lo vivevo, attra-verso facebook. Ma la necessità di condividere l'e-sperienza mi chiede di farlo, e allora ci provo. Tutto nasce dalla collaborazione tra l'organizzazionedel nostro festival I TEATRI DEL MONDO el'Associazione Missionaria ALOE, che sostiene i pro-getti umanitari sparsi nel mondo e che ha individuatonell'Associazione LER PARA CRESCER di Manaus ilpartner ideale. LER PARA CRESCER si occupa deibambini, ma non solo di loro, che vivono nei quartieripiù svantaggiati di quella complessa città che si chia-ma Manaus, città situata nel bel mezzo della forestaamazzonica, laddove una città forse non dovrebbeneanche esserci. L'obiettivo èrealizzare un laboratorio teatralecon i bambini del quartiereAntonio Aleixo e a tal proposito,come nelle due esperienze pre-cedenti realizzate a DebreMarcos, in Etiopia, non poteva-no mancare i nostri amici delTEATRO VERDE di Roma,sempre presenti e sensibili.Partiamo in sette, adulti esoprattutto vaccinati, con tanteidee e abbastanza confuse,non essendo consapevoli di ciòche ci aspetta a Manaus. Ci èvenuta la balzana idea di lavo-rare su di una leggenda delnostro territorio, il GuerinMeschino e l'incontro con FataSibilla e di farla contaminare daqualche leggenda locale. Ci riu-sciremo? Arrivati a Manaus siamo accoltida Tommaso, Elaine e dallevolontarie dell'associazione, ungruppo di simpatiche e allegreragazze guidate dalla vulcanicaSuellem. Ci rendiamo subito

conto che non sarà facile lavorare tanto intensa-mente quanto avevamo programmato: il caldo èsoffocante, i trasferimenti dalla casa comunitaria alluogo del laboratorio lunghi e faticosi, i bambini sim-paticissimi ma non abituati a ritmi di lavoro intensi.Ridisegniamo l'orario di lavoro, lo riprogrammiamo,sempre assistiti da Tommaso ed Elaine, che non cifanno mancare momenti di relax e di svago, alterna-ti a momenti di forte impatto emotivo. I ragazzi chevivono sotto al ponte, ecco forse l'immagine piùforte che mi resta: bambini e adolescenti, circa unatrentina, che vivono di espedienti, ignorati dalle per-sone “per bene”, ubriacati dal mastice che aspiranoda una bottiglietta di plastica attaccata costante-mente alla bocca. Tommaso li va a trovare periodicamente, ce li hafatti conoscere, abbiamo stretto un'improbabile ami-cizia, gli italiani teatranti e i brasiliani abbandonati. Il laboratorio procede, ci aiuta un brasiliano chemastica l'italiano, Iran, e che fa teatro nelle scuole,ci pare di aver capito. I bambini sono indisciplinatima bravissimi, dotati di una fisicità particolare, il pro-

I bambini sono uguali in tutto il MondoOberdan Cesanelli dei Teatri del Mondo racconta la sua esperienza

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ALOE - Lettera di collegamento

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14 ALOE - Lettera di collegamento

PROGETTO BRASILE

tagonista si chiama Brian emi accorgo che riesce a tra-durre in portoghese quasitutto quello che io dico in ita-liano; e quando non capiscequalcosa si volta verso di mee dice: no capiscio!Tra allegre serate passatenella casa comunitaria egiornate intense di lavoro, igiorni passano. Conosciamo tanta gentevera, sincera: padreGeraldo, il parroco del quar-tiere, che ci ospita ogni gior-no a pranzo e ci organizzauna gita sul Rio Negro;padre Fernando, il gesuitache vive nel quartiere dellepalafitte e lotta con gli abi-tanti perché i mondiali di cal-cio del 2014 non spazzinovia questo agglomeratovacillante, sospeso a sei metri di altezza; DonnaSocorro, punto di riferimento per i nostri bambini;Suellem, Paula, Marylik; Mel, Gedeane, e tutte lealtre volontarie e tanti altri ancora. Noi lavoriamo con una buona sintonia, considerandoche prima di arrivare a Manaus ci conoscevamoappena. Tommaso riesce a trovare un teatro, anzidue, anzi tre... incredibile! Io Federico e Stefano ciritroviamo a montare un desueto impianto luci, manon ce ne accorgiamo neanche. Finalmente arriva ilgran giorno, i bambini sono emozionati, fanno piùcasino del solito, vanno in scena, bravissimi, chedire? Come ho scritto uno dei primi giorni a Manaus,i bambini in fondo sono uguali in tutto il mondo.Non nascondo la forte commozione nel vederli lìsopra al palco, né nel salutarli quando risalgono sulpullman che li riporta a casa. Resta la consapevo-

lezza di aver fatto un buon lavoro, di essere stativicini, seppure per soli quindici giorni, a quei bambi-ni e di aver concesso loro una piccola opportunità.Tommaso e gli altri proseguiranno il nostro lavoro, eanche noi torneremo, ne sono certo.Resta la saudade, un termine che noi conosciamosoprattutto attraverso le cronache sportive, quandosi parla di calciatori brasiliani che non rendono acausa della nostalgia. Ma la saudade è qualcosa dipiù. È una parola intraducibile.

Oberdan Cesanelli

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15ALOE - Lettera di collegamento

VITA ASSOCIATIVA

Ecuador, Togo, India …. nomi di paesi lontani chetutti sognano prima o poi di visitare, a meno che

non siano tra quei fortunati che i viaggi li fanno già.Per i molti però rimane un sogno! Allora perché nontrovare un modo per conoscere questi paesi stando-sene qui e viaggiare, tra sapori e profumi nuovi alnostro olfatto e gusto, attraverso chi proviene e vivequi da quei paesi? L’Associazione ALOE è stata pro-motrice di alcune gustose serate con una doppiafinalità: conoscere e assaporare i piatti di altri paesie raccogliere fondi per sostenere i progetti chel’Associazione promuove nel mondo. Durante la serie “Ethno Food: il mondo nel piatto”abbiamo avuto modo di conoscere Maristelladell’Ecuador che presso il Ristorante LeLogge di Smerillo ci hadeliziato consuperlativi piattidella sua terra,empanadas consalsa di guatì,crema de espinaca,estofado de carne ecosì tante altre spe-cialità fino a un deli-zioso dolce di platano(banana verde). Tuttomolto apprezzato dagliospiti del ristorante!Inoltre abbiamo potutogioire del suo piacere edorgoglio nel prepararequesti piatti! È stato belloe al momento dei ringra-ziamenti abbiamo vissutocon lei la sua emozione! Presso l’AgriturismoJervasciò di Ripatransonedi Massimo Giannetti e lafantastica cuoca Elvira delTogo abbiamo mangiato lo gname, ottimo fritto,salse esotiche piccanti che ben si sposavano conriso, polenta macinata a pietra, uova … e poi unsuperbo agnello arrosto piccante ma che ben meri-tava visto che è stato annaffiato da un buon vino …e per finire, anche se di spazio ne era rimasto moltopoco nelle pance di chi ha condiviso con noi la bellaserata, un ottimo dolce al cocco. La serie è continuata sempre all’Agriturismo

Jervasciò con l’India, dove Sony Singh, un giovane etimidissimo cuoco indiano, ha sfoderato le ricetteinsegnategli dalla mamma rimasta in India. Allora conantipasti di ravioli farina di ceci, pane (potì), formag-gio fresco e piselli, zuppa di verdure, pollo al pepeverde e dulcis in fundo una super dolcissima torta dicarote latte e mandorle, il simpatico Singh ci ha offer-to una deliziosa serata dai sapori ed odori orientali.Per chiudere l’estate in bellezza perché non metteresul piatto anche le specialità marinare marchigiane?Allo Chalet Gabbiano di Cupramarittima, Pietro, il pro-prietario ottimo padrone di casa e sensibile alle inizia-tive benefiche, ha organizzato una splendida cena dal

titolo “Un bicchiere d’acqua per la Tanzania”, con unmenù di tutto rispetto! Inoltre durante la serataabbiamo avuto un emozionante anche se difficilecollegamento via Skype con Padre Remo Villa daHeka in Tanzania. Ci sono stati momenti di gioia

nel parlare con luie di seguito unadivertente lotteriacon premi in vino elibri che hannoarricchito librerie ecantine dei pre-senti. Serata riu-scitissima per lanumerosa rispostasoprattutto di gio-vani, e di incassiche sono andatiad Heka, una pic-

cola goccia tra letante che servono ancora per aiutareuna sperduta, ma così vicina ai nostripensieri, comunità in crescita checerca di migliorare le già precarie con-dizioni di vita. Grande soddisfazione

dei ‘fortunati’ che hanno scelto di condividere conalcuni dell’Associazione lo spirito di conoscenza esolidarietà. Ci dispiace per gli altri …. Durante le sera-te sono state illustrate le attività dell’Associazione agliospiti che ancora non la conoscevano.Che altro aggiungere? Sono state delle belle serateche hanno soddisfatto tutti i sensi che l’uomo pos-siede, hanno soddisfatto la voglia di conoscere l’al-tro, altri paesi ed altre persone, ma sopratutto ilcuore ne ha tratto un grande beneficio.

Giusi Mezzalira

Il mondo va assaggiato!Un’estate di cene etniche e solidali

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16 ALOE - Lettera di collegamento

VITA ASSOCIATIVA

“Questa non è arte!” -tuona un vecchio

signore sulla settantinaintervenuto al primoincontro del corso basedi fotografia organizza-to dall’associazioneALOE; mentre noi, sbi-gottiti ed intimoriti,diamo più ascolto alleparole del maestroRoberto che, fiducioso, ci rassicura ed è certo dellenostre “capacità artistiche”.Siamo partiti quindi alla volta di una bellissima espe-rienza che, oltre ad illustrarci i concetti teorici dellafotografia e le potenzialità delle nostre reflex (questesconosciute!) ci ha fatto fare pratica di sorrisi, dinuove amicizie e di buon stare insieme magari conuna cena all’aperto o con una torta a forma di tarta-ruga, tanto per non dimenticare che ALOE è vicinoai bambini meno fortunati dell’Africa occupandosi difinanziare un centro riabili-tativo pediatrico in Togo.Durante le lezioni, le uscitefotografiche e quellegastronomiche (che poisono quelle che ci sono pia-ciute di più) il nostro affiata-mento e la nostra amiciziasono cresciuti: siamo diven-tati un gruppo di aspirantifotografi che il maestro havoluto chiamare IMAGINA.Siamo fieri della riuscita delcorso e della mostra finaleche abbiamo realizzato contutto il nostro impegno edemozione. Molta gente hapartecipato mostrandosiinteressata e coinvolta e noitesi ed emozionati teneva-mo sott’occhio il libro dellefirme e invitavamo ogni per-sona a firmare come sefosse un trofeo da esibire agaranzia del nostro succes-so, in cui, diciamocela tuttacredeva solo il maestro.Forse tutto questo non sarà

arte, ne siamo coscienti, ma quello che importa anoi non è l’arte, ma il cuore. Tutto questo è e saràIMAGINA.

Roberto, Daniela, Simone, Luigina, Marco, Isabelita, Massimo, Giusi,

Giuseppe, Marco, Claudia, Serena, Sabrina, Silvia, Cristiano,

Mariangela, Romina, Ilaria (…ma chiamatemi Ismaele)

Questa non è arte!Ilaria Brandimarti ci racconta l’esperienza del corso di fotografia

a sostegno del progetto in Togo

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17ALOE - Lettera di collegamento

VITA ASSOCIATIVA

La prima luce del tramonto sulla spiaggia in unpomeriggio di fine agosto, l'odore e il rumore del

mare, l'area relax e il laboratorio di riciclo, una musi-ca festante di sottofondo, il cineforum e le fotoappese tra gli alberi, tanta gente di Lido Tre Archiproveniente un pò da tutto il mondo, i turisti e i citta-dini di Fermo, gli artisti e le associazioni: questa è laprima immagine che catturiamo appena arrivati sulpratone del festival. Con la speranza che lo StoneBeach Festival possa crescere negli anni fino adiventare un appuntamento irrinunciabile per la cittàdi Fermo, la nostra associazione ha voluto essercigià dalla prima edizione lo scorso agosto, fedelicome sempre alla nostra vocazione missionaria sulterritorio per sensibilizzare ad una cultura della soli-darietà e della mondialità. Nel corso dei due giorni abbiamo realizzato un ban-chetto di artigianato locale africano per finanziare einformare sui nostri progetti in Africa e AmericaLatina e partecipato, con la presenza della nostrapresidente Ombretta Morganti, al dibattito "I temidell'immigrazione" che ha coinvolto cittadini e auto-rità del territorio.Questo festival multiespressivo e multietnico ha beninterpretato l’esigenza di un quartiere come Lido TreArchi di esprimersi e aprirsi a tutte le realtà cittadi-ne, perché solo attraverso il dialogo, la cultura e l'in-clusione sociale potremo avviarci verso la costruzio-ne di quel Mondo Nuovo, senza frontiere e senzapiù schiavi, senza guerre a discapito di molti per

garantire i profitti di pochi, che tanti missionari nelmondo provano a realizzare ogni giorno. Noi losogniamo con loro lavorando come in questa occa-sione anche a partire dai temi e dalle realtà checoinvolgono la nostra città.Vogliamo ringraziare i ragazzi di NufabricIngegneria Creativa e quanti erano presenti comecittadini o come autorità pubbliche per la nuova pro-spettiva e la bella atmosfera che abbiamo respirato.La presenza dell'amministrazione comunale e pro-vinciale ci fa ben sperare che si voglia dar seguito aquanto di buono è stato fatto in questo anno pervalorizzare le diverse realtà sociali che convivonosul territorio di Fermo. Speriamo che si possa conti-nuare un dialogo costruttivo e che ci sia sempre lavolontà di fare integrazione, cultura e promuovere lalegalità anche dove i nodi da sciogliere sono piùduri. Per aprire gli occhi verso il Mondo e renderlopiù giusto e più umano cominciamo dalla nostracittà, perché la vera traversata dobbiamo farla noiche consideriamo straniero anche il nostro vicino dicasa, che viviamo nelle nostre piccole nevrosi “civi-li” e lasciamo che si consumino sotto i nostri occhiingiustizie dalle quali in passato ci siamo liberati.Ora non le vediamo più, sono miserie di altri... clan-destine.Sicuri che ci sarà una seconda edizione vi diamoappuntamento in spiaggia per la prossima estate!

Caterina Minnucci

Aloe incontra il mondo....a Lido Tre Archi!

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18 ALOE - Lettera di collegamento

VITA ASSOCIATIVA

Un panorama stupendo che abbraccia l’intera regione, ai piedidel Monte Amandola, a 1200 mt. Sul livello del mare, ha fatto

da cornice ad un bellissimo incontro organizzatodall’Associazione Aloe che ha radunato a metà Luglio scorso ungruppo numeroso di persone felici di riabbracciare padre BeppeSvanera, tornato in quei giorni dalla Colombia.Egli ci ha raccontato la sua vita in missione a Marialabaja, con lecomunità Afro, le quali faticano a trovare la propria identità e dignitàperché minacciate costantemente da un mondo differente, ostile econtradditorio. Ultima minaccia alla libertà di questo popolo è daidentificare con le coltivazioni della palma per biodiesel che favori-sce qualcuno ma che emargina sempre di più la grande maggioran-za costretta ai lavori più pesanti e meno remunerati o a lasciare lapropria terra per destini sconosciuti. È stato bello ascoltare PadreBeppe, per capire che il problema non è mai questione di culturediverse ma di persone.

Le sue parole cariche di esperienzahanno arricchito e stimolato ancor dipiù i partecipanti al corso “Il Senso delPartire” che proprio ai piedi dellaMontagna, hanno ricevuto l’attestato dipartecipazione, dalla nostra PresidenteOmbretta Morganti.Giornata densa di emozioni con, nelmezzo, una fantastica grigliata profu-matissima e cotta a puntino che abbia-mo gustato tutti insieme. Esperienzada ripetere al più presto! Magari in que-sti giorni con la neve… Andiamo?

Daniela Cimini

Ai piedi della Montagna con Padre Beppe

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19ALOE - Lettera di collegamento

MONDO E CULTURE

MACUNAIMA (Mario de Andrade):Il personaggio, che dà il nome al libro, è un indio cherappresenta il popolo brasiliano e che è affascinatodalle automobili e dalla grande città di Sao Paulo.Macunaima nasce in una tribù amazzonica ed è unmonello: bugiardo, dispettoso, dice parolacce, oltread essere un gran pigrone. L’opera è considerata un“indianismo” moderno ed è scritta in chiave comica.Riprende i miti indigeni, le leggende, i proverbi dellatradizione brasiliana e rappresenta molti aspetti delfolklore del Paese. Andrade in questo libro rappre-senta la multiculturalità brasiliana, valorizzando leradici brasiliane e il linguaggio dei brasiliani.

BATTESIMO DI SANGUE (Frei Betto):É una storia vera ambientata nella città di SãoPaulo, alla fine degli anni ’60. Il convento deiDomenicani diventa una delle più forti resistenzealla dittatura militare in vigore in Brasile. Mossi daideali cristiani, i frati "Tito", "Betto", "Oswaldo","Fernando" e "Ivo", arrivano ad appoggiare logisti-camente e politicamente il gruppo guerrigliero “Ação

Libertadora Nacional”, comandato all’epoca daCarlos Marighella.

CAPITANI DELLA SPIAGGIA (Jorge Amado):È la vita di un gruppo di ragazzini abbandonati, chia-mato “Capitani della spiaggia”, che si rifugiano in unvecchio magazzino abbandonato, in una spiaggia diSalvador. Amado descrive la vita di strada dellacapitale dello Stato di Bahia, durante un’epidemia divaiolo. La polizia si dedica alla persecuzione dei gio-vanissimi malfattori, provandoquasi piacere nella tortura,senza alcun senso di giustizia,e i ragazzini reagiscono a lorovolta in modo aggressivo, incontinua lotta interiore tra illoro essere bambini e lanecessità di crescere troppoin fretta. Nel 2011 viene anchegirato il film, di Cecilia Amado,che ha realizzato il film inonore del nonno.

TROPA DE ELITE - GLI SQUADRONIDELLA MORTE (J. Padilha, 2007):Il film mostra la visione del Capitano Nascimento, capita-no del BOPE (Batalhão de Operaçoes PoliciaisEspeciais), sulla criminalità organizzata e la corruzionedella polizia a Rio de Janeiro. Ambientato nel 1997, inoccasione della visita di Papa Giovanni Paolo II, chedecide di alloggiare vicino ad una favela in guerra. IlBOPE incaricato di garantire la sicurezza del Papa, deverealizzare in poco tempo un'operazione di “pulizia” dellafavela. Vincitore dell'Orso d'Oro diBerlino del 2008 come miglior film.

CENTRAL DO BRASIL (W. Salles, 1998):Dora è un'ex insegnante, inasprita dauna vita dura e solitaria, che si mantie-ne scrivendo lettere per persone analfabete nella Stazione Centrale di Rio deJaneiro. Josué é un bambino di 9 anni,che dopo la morte della mamma, iniziaa vivere nella stazione. È alla ricerca di suo padre che vivenel Sertão Nordestino e dopo lunga insistenza riesce aconvincere ad aiutarlo. Le esperienze accumulate duran-te i giorni e i chilometri, con tutte le difficoltà che incontra-no e che insieme devono affrontare, li uniranno in un rap-porto d'affetto molto particolare. Il loro viaggio che percor-re una gran parte del Brasile, mostra la vita delle diverseregioni attraversate, dalla metropoli di Rio al Sertão.Vincitore dell'Orso d'Oro di Berlino.

TORTA DI BANANE

INGREDIENTI:4 tazze (da tè) di farina3 uova3+2 tazze di zucchero150 g di burro o margarina200 ml di latte1 bustina di lievito8 banane1 bicchiere d'acqua

PREPARAZIONELavorare burro, 3 tazze di zucchero e uova;aggiungere gradualmente farina e latte fino adottenere un composto omogeneo. Aggiungere illievito e mescolare. A parte scaldare a fuocobasso le altre 2 tazze di zucchero, mescolandofino a quando non assume una consistenzaliquida, quindi aggiungere l'acqua fino a formareil caramello. Disporre sul fondo di una tortiera lebanane sbucciate e tagliate a metà (in lunghez-za). Versare il caramello sopra le banane, poi ilpreparato per la pasta. Mettere in forno pre-riscaldato a temperatura media, per circa 40minuti o finchè non sia dorata. Quando è pronta,togliere dal forno e rovesciare su di un piatto,quando è ancora calda. A piacere si può aggiun-gere cannella in polvere sopra la torta.

Consigli sul Brasile

...Film ...Ricette

Libri...

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