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1 2010 Analisi Ambientale del Distretto Tessile di Prato

Analisi Ambientale del Distretto Tessile di Prato · del territorio del distretto, attraverso un paniere di dati e informazioni rappresentativi della qualità ambientale del distretto

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2010

Analisi Ambientale del

Distretto Tessile di Prato

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Premessa Il presente Documento di Analisi Ambientale del Distretto tessile di Prato, comprensivo dei comuni di Cantagallo, Carmignano, Montemurlo, Poggio a Caiano, Prato, Vaiano, Vernio (Provincia di Prato), Agliana, Montale, Quarrata (Provincia di Pistoia), Campi Bisenzio, Calenzano (Provincia di Firenze), rientra nelle attività previste dal progetto IMAGINE. Il documento è strutturato a schede relative ad aspetti territoriali e settoriali: - La prima sezione si sofferma sull’identificazione e l’esame delle problematiche ambientali

del territorio del distretto, attraverso un paniere di dati e informazioni rappresentativi della qualità ambientale del distretto e relativi ai principali aspetti ambientali al fine di evidenziare quelli più critici, questa parte di Analisi è suddivisa in 8 schede:

1. Inquadramento generale 2. Aria 3. Energia 4. Rumore ed elettromagnetismo 5. Rifiuti 6. Risorse idriche 7. Suolo, sottosuolo 8. Biodiversità

Nella sezione vengono individuate anche le principali normative nazionali e regionali applicabili agli aspetti ambientali analizzati.

- La seconda sezione, invece, prende in considerazione le principali determinanti e pressioni sul territorio esercitate, per l’appunto, dal settore produttivo tessile.

L’approccio metodologico dell’Analisi Ambientale del Distretto di Prato si articola, dunque, molto sinteticamente in diversi livelli volti ad individuare:

- le problematiche ambientali del distretto, - la normativa applicabile, - gli aspetti ambientali del settore caratterizzante.

Si ringraziano tutti coloro che hanno supportato la stesura del documento di Analisi Ambientale, fornendo dati ed informazioni utili.

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Indice schede

SCHEDA N° 1: INQUADRAMENTO GENERALE ............................................................ 4 SCHEDA N° 2: ARIA ........................................................................................................... 21 SCHEDA N° 3: ENERGIA ................................................................................................... 51

SCHEDA N° 4: RUMORE E ELETTROMAGNESTISMO ............................................. 63

SCHEDA N° 5: RIFIUTI ..................................................................................................... 75

SCHEDA N° 6: RISORSE IDRICHE ................................................................................ 96

SCHEDA N° 7: SUOLO E SOTTOSUOLO ................................................................... 111 SCHEDA N° 8: BIODIVERSITA’ .................................................................................... 121

VALUTAZIONE DI SIGNIFICATIVITA' DEGLI ASPETTI AMBIENTALI.............. 130

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SCHEDA N° 1: INQUADRAMENTO

GENERALE

ANALISI AMBIENTALE

DISTRETTO TESSILE DI PRATO

Progetto Innovations for a Made Green In

Europe – IMAGINE

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Introduzione L’area individuata per lo svolgimento dell’analisi coincide con il distretto tessile di Prato e comprende i comuni di:

� Cantagallo, Carmignano, Montemurlo, Poggio a Caiano, Prato, Vaiano, Vernio (Provincia di Prato),

� Agliana, Montale, Quarrata (Provincia di Pistoia), � Campi Bisenzio, Calenzano (Provincia di Firenze).

Figura 1: Area interessata dall’analisi

(Fonte: Distretti Italiani)

Il tessile pratese, situato nella piana Firenze-Prato-Pistoia nel bacino del medio Valdarno, interessa una superficie di 700 kmq e una popolazione che conta più di 300.000 abitanti. L’area è caratterizzata da diversi ambiti a valenza ambientale e paesaggistica (aree protette, ambiti fluviali ed aree agricole), che si estendono dalla piana di Prato fino alle zone collinari e pre-appenniniche dei Monti della Calvana. Il centro vitale, può essere identificato nel territorio di Prato, che raggruppa il maggior numero di aziende operanti nel settore. Popolazione Capire la struttura di una popolazione e le sue dinamiche nel tempo è fondamentale per conoscere l’ambiente, in senso lato, che vive un determinato territorio. Nella tabella sottostante è rappresentato l’andamento della popolazione residente nel territorio analizzato, negli ultimi 6 anni, la superficie del territorio comunale e la densità abitativa.

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Tabella 1_Popolazione residente, superficie e densità abitativa

COMUNE 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Superficie territoriale (kmq)

Densità 2009

(ab/kmq)

CANTAGALLO 2.827 2.822 2.868 2.930 2.941 2.990 94,93 31,50

CARMIGNANO 12.554 12.796 13.010 13.238 13.530 13.814 38,59 357,97

MONTEMURLO 17.976 18.097 17.970 18.050 18.332 18.416 30,66 600,65

POGGIO A CAIANO 8.835 9.044 9.247 9.385 9.482 9.659 5,97 1617,92

PRATO 176.013 180.674 183.823 185.660 185.603 185.091 97,59 1896,62

VAIANO 9.443 9.532 9.681 9.831 9.838 9.950 34,24 290,60

VERNIO 5.744 5.861 5.898 5.939 6.016 6.114 63,28 96,62

AGLIANA 15.152 15.405 15.611 15.896 16.267 16.637 11,64 1429,30

MONTALE 10.331 10.410 10.395 10.532 10.637 10.697 32,02 334,07

QUARRATA 23.439 23.884 24.017 24.224 24.600 25.020 46,00 543,91

CAMPI BISENZIO 38.577 39.176 39.494 39.793 41.642 42.612 28,62 1488,89

CALENZANO 15.384 15.557 15.619 15.689 15.877 16.170 76,87 210,36

TOTALE DISTRETTO 336.275 343.258 347.633 351.167 354.765 357.170 560,41 637,34

REGIONE TOSCANA 3.497.806 3.598.269 3.619.872 3.638.211 3.677.048 3.707.818 22.992,49 161,26

(Fonte: Demo_ISTAT)

La tabella evidenzia come la popolazione totale del distretto, nel periodo considerato, sia in costante aumento, tale dato si riflette, a partire dal 2006, anche in tutti i comuni analizzati singolarmente. Rilevante appare il dato sulla densità abitativa: il distretto presenta una densità di 637 abitanti per kmq, circa 4 volte superiore al dato regionale, registrando forti differenze nei singoli comuni che lo compongono. Difatti, la densità abitativa passa da valori decisamente bassi, a fronte di un territorio molto esteso, come per il comune di Cantagallo (31,50 ab/kmq), a valori quali quelli di Agliana (1429,30 ab/kmq), Campi Bisenzio (1488,89 ab/kmq), Poggio a Caiano (1617,92 ab/kmq) e, in particolare, Prato che registrano una densità paragonabile a quella delle grandi conurbazioni del paese. La situazione è mostrata più chiaramente attraverso il grafico sottostante.

Figura 2_Densità abitativa (abitanti/kmq)

0 500 1.000 1.500 2.000

CANTAGALLO

CARMIGNANO

MONTEMURLO

POGGIO A …

PRATO

VAIANO

VERNIO

AGLIANA

MONTALE

QUARRATA

CAMPI BISENZIO

CALENZANO

TOTALE …

REGIONE …

(Fonte: ISTAT)

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Nel grafico sottostante è evidenziata la distribuzione della superficie dei 12 comuni all’interno del distretto, i comuni da Prato e Cantagallo rappresentano, con circa 95 kmq ciascuno, quasi la metà della superficie distrettuale.

Figura 3_Distribuzione della superficie comunale

16,9%6,9%5,5%1,1%

17,4%

6,1%

11,3% 2,1% 5,7%

8,2% 5,1%

13,7%

CANTAGALLO CARMIGNANO MONTEMURLOPOGGIO A CAIANO PRATO VAIANOVERNIO AGLIANA MONTALEQUARRATA CAMPI BISENZIO CALENZANO

(Fonte: ISTAT)

Differenti, invece, sono i risultati della distribuzione della popolazione tra i comuni del distretto. Il comune di Prato, capoluogo dell’omonima provincia, è certamente il comune più popoloso con circa il 52% della popolazione del distretto, pari a oltre 185.000 abitanti. Il restante della popolazione è distribuita più o meno uniformemente tra gli altri comuni, con percentuali che vanno dall’11,9% di Campi Bisenzio (42.612 abitanti) allo 0,8% di Cantagallo (2.990 abitanti).

Figura 4_Distribuzione della popolazione

0,8%3,9%5,2%2,7%

51,8%

2,8%

1,7%

4,7% 3,0%7,0%

11,9%

4,5%

CANTAGALLO CARMIGNANO MONTEMURLOPOGGIO A CAIANO PRATO VAIANOVERNIO AGLIANA MONTALEQUARRATA CAMPI BISENZIO CALENZANO

(Fonte: ISTAT)

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La tabella successiva raccoglie i dati degli ultimi censimenti ISTAT e i dati demo_ISTAT al 2009, relativamente ai comuni di nostro interesse,il dato complessivo a livello distrettuale ed il dato regionale.

Tabella 2_Andamento della popolazione 1981-2009

COMUNE 1981 1991 2001 2009

CANTAGALLO 2.547 2.536 2.820 2.990

CARMIGNANO 7.946 9.584 11.857 13.814

MONTEMURLO 15.632 17.164 17.502 18.416

POGGIO A CAIANO 6.286 7.941 8.622 9.659

PRATO 160.220 165.707 172.499 185.091

VAIANO 7.947 8.848 9.051 9.950

VERNIO 5.627 5.464 5.535 6.114

AGLIANA 13.333 13.410 14.628 16.637

MONTALE 8.804 9.807 10.143 10.697

QUARRATA 20.350 21.020 22.683 25.020

CAMPI BISENZIO 13.427 14.942 15.024 42.612

CALENZANO 33.124 34.465 36.998 16.170

TOTALE DISTRETTO 248.692 261.481 275.340 357.170

REGIONE TOSCANA 3.581.051 3.529.946 3.497.806 3.707.818

(Fonte: ISTAT e demo_ISTAT) Di seguito viene illustrato l’andamento della popolazione in termini percentuali in tutti i comuni del distretto. Se si considera la dimensione distrettuale si nota un costante aumento della popolazione con tassi di incremento crescenti, fino ad arrivare ad una crescita di quasi il 30% dal 2001 al 2009. Il dato distrettuale è, inoltre, sempre molto superiore alla media regionale che, al contrario del distretto, fino al 2001, decresce.

Tabella 3_Andamento della popolazione in percentuale 1981-2009

COMUNE ∆ ∆ ∆ ∆ 81-91 ∆ ∆ ∆ ∆ 91-01 ∆ ∆ ∆ ∆ 01-09

CANTAGALLO -0,43% 11,20% 6,03%

CARMIGNANO 20,61% 23,72% 16,51%

MONTEMURLO 9,80% 1,97% 5,22%

POGGIO A CAIANO 26,33% 8,58% 12,03%

PRATO 3,42% 4,10% 7,30%

VAIANO 11,34% 2,29% 9,93%

VERNIO -2,90% 1,30% 10,46%

AGLIANA 0,58% 9,08% 13,73%

MONTALE 11,39% 3,43% 5,46%

QUARRATA 3,29% 7,91% 10,30%

CAMPI BISENZIO 11,28% 0,55% 183,63%

CALENZANO 4,05% 7,35% -56,29%

TOTALE DISTRETTO 5,14% 5,30% 29,72%

REGIONE TOSCANA -1,43% -0,91% 6,00%

(Fonte: ISTAT e demo_ISTAT)

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Per riuscire ad ottenere un quadro più ampio dell’andamento della popolazione all’interno del territorio si è esaminato anche il fenomeno dell’immigrazione. Il distretto tessile di Prato registra una sempre maggiore presenza di stranieri pari, nel 2009, all’11,2% della popolazione residente del distretto.

Tabella 4 Immigrati residenti anno 2009

COMUNE n° % sul tot

CANTAGALLO 157 0,4%

CARMIGNANO 933 2,3%

MONTEMURLO 1951 4,9%

POGGIO A CAIANO 831 2,1%

PRATO 24153 60,4%

VAIANO 535 1,3%

VERNIO 411 1,0%

AGLIANA 1169 2,9%

MONTALE 586 1,5%

QUARRATA 2399 6,0%

CAMPI BISENZIO 5979 14,9%

CALENZANO 915 2,3%

TOTALE DISTRETTO 40.019 100,0%

(Fonte: demo_ISTAT) Il dato degli stranieri effettivamente residenti presenta dei limiti: il primo dovuto al fatto non tutti i lavoratori stranieri del distretto tessile risiedono in tale zona, il secondo, riferito al numero di immigrati clandestini, e dunque non registrati, che risiedono nel territorio. Risulta comunque interessante analizzare la popolazione immigrata dal punto di vista della nazionalità; come si nota dal grafico successivo le aree di provenienza di più dell’80% di immigrati sono l’Asia e l’Europa.

Figura 5 Nazionalità immigrati residenti anni 2009

14,9%

26,0%

0,1%

35,4%

8,0%

8,8%

3,7%2,9%

Unione Europea

Europa Centro-orientale Altri Paesi Europei

Asia Orientale

Asia (altri paesi)

Africa settentrionale

Africa (altri paesi)

America settentrionale America centro meridionaleOceania

Apolidi

(Fonte: demo_ISTAT)

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Attività produttive Il distretto industriale pratese è stato studiato a lungo, specie sotto l’aspetto qualitativo, come una delle più significative realtà nazionali. Secondo delle stime pubblicate dall’Unione Industriale Pratese, la situazione del settore moda nel 2009 è quella riportata nella tabella sottostante.

Tabella 5_Settore moda, anno 2009

Tessile

Abbigliamento e maglieria

Distretto

IMPRESE 3.382 4.250 7.632 % imprese industriale 41% 42,50% 41,70%

ADDETTI 20.200 10.000 30.200 % addetti alle imprese industriali 81% 53% 74% FATTURATO (m.ni euro) 2.655 1.217 3.872 EXPORT (m.ni euro) 1.318 588 1.906 % export su fatturato 50% 48% 49%

(Fonte: UIP, su stime ISTAT e indagini proprie) Le aziende di Prato sono specializzate nella produzione di filatoi per maglieria, tessuti per abbigliamento, altri articoli tessili (tessuti a pelo, spalmati, non tessuti) per l’industria dell’abbigliamento, delle calzature, dell’arredamento e per impieghi tecnici, e coprono tutte le lavorazioni del settore, dalla finitura al finissaggio dei tessuti. All’interno del distretto tessile troviamo, in effetti, un ventaglio molto articolato di sottoinsiemi produttivi che si distinguono per le materie prime utilizzate, i processi, i segmenti di mercato e gli impieghi finali. Anche se quello di Prato resta soprattutto un distretto del tessile, negli ultimi tempi è aumentato, al suo interno, il peso dei settori della maglieria e soprattutto delle confezioni. Per avere un quadro generale sul sistema produttivo all’interno dell’area del distretto si riportano le analisi sull’unità e sugli addetti locali desunte dall’8° censimento dell’industria del 2001, effettuato dall’ISTAT.

Tabella 6_Unità locali delle imprese per settore di attività economico

COMUNE

Agricoltura e

Pesca

Industria

estrattiva

Industria

man

ifatturiera

Energia gas e

acqua

Costruzioni

Commercio e

riparazioni

Alberghi e

pubblici servizi

Trasporti e

comunicazioni

Credito e

assicu

razioni

Altri servizi

Totale

CANTAGALLO 3 0 104 0 17 41 6 14 3 26 214

CARMIGNANO 10 0 478 0 170 239 27 31 16 197 1.168

MONTEMURLO 3 0 1.410 0 355 462 48 62 41 358 2.739

POGGIO A CAIANO 3 0 318 1 138 226 24 22 18 202 952

PRATO 33 1 5.582 6 2.416 5.098 514 724 543 6.062 20.979

VAIANO 0 0 374 2 90 172 23 26 15 142 844

VERNIO 3 0 119 1 51 90 27 16 7 57 371

AGLIANA 7 1 575 2 192 304 35 40 29 305 1.490

MONTALE 7 0 419 1 131 195 30 39 11 164 997

QUARRATA 13 0 1.082 0 329 687 62 65 44 491 2.773

CAMPI BISENZIO 9 1 988 0 549 989 102 196 73 130 3.037

CALENZANO 4 5 644 0 180 555 58 171 28 51 1.696

TOTALE DISTRETTO 95 8 12.093 13 4.618 9.058 956 1.406 828 8.185 37.260

REGIONE TOSCANA 2.993 503 56.624 300 40.814 96.938 19.965 13.406 8.733 97.915 338.191

(Fonte: censimento dell’industria e dei servizi ISTAT, 2001)

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Al 2001 il sistema imprenditoriale è composto da 37.260 unità, di cui 12.093 manifatturiere, pari al 32,5% del totale. I settori non manifatturieri a maggiore imprenditorialità locale, che mostrano buone performance in termini di incidenza percentuale sul contesto distrettuale, sono il commercio (24,3%) e altri servizi (22%). All’interno del distretto il comune con il numero maggiore di unità locali è il Comune di Prato con il 56,3% sul totale, seguito poi, con molto distacco, da Quarrata e Montemurlo con il 7,4%. Le imprese attive nel distretto sono inferiori alle unità locali, per un totale di 35.800, di cui 14.251 artigiane (un po’ meno del 40%). Le istituzioni sono 1.403 e, analogamente a quanto avviene per le imprese e unità locali, si concentrano maggiormente nel comune di Prato.

Tabella 7_Imprese e istituzioni

COMUNE Imprese

Istituzioni

Totale Di cui artig.

CANTAGALLO 198 98 21

CARMIGNANO 1.106 558 55

MONTEMURLO 2.536 1.280 53

POGGIO A CAIANO 898 430 22

PRATO 19.905 7.059 777

VAIANO 784 394 46

VERNIO 350 188 38

AGLIANA 1.404 737 63

MONTALE 936 500 32

QUARRATA 2.639 1.418 104

CAMPI BISENZIO 3.314 1.442 122

CALENZANO 1.730 147 70 TOTALE DISTRETTO 35.800 14.251 1.403

REGIONE TOSCANA 313.020 105.026 19.064

(Fonte: censimento dell’industria e dei servizi ISTAT, 2001)

La tabella seguente amplia lo spettro di indagine agli addetti e alle unità locali nell’area distrettuale.

Tabella 8_Unità locali e addetti per comune

COMUNE

Unità locali Addetti ogni 100

abitanti

Delle imprese Delle istituzioni Totale

Totale Di cui artigiane

N. Add. N. Add. N. Add. N. Add.

CANTAGALLO 214 1039 103 289 27 52 241 1091 38,7

CARMIGNANO 1.168 3.503 570 1.388 78 360 1.246 3.863 32,6

MONTEMURLO 2.739 13.313 1.333 4.644 77 394 2.816 13.707 78,3

POGGIO A CAIANO 952 2.443 439 1.030 32 214 984 2.657 30,8

PRATO 20.979 68.639 7.203 18.441 1.066 9.866 22.045 78.505 45,5

VAIANO 844 3.148 405 1.017 54 167 898 3.315 36,6

VERNIO 371 862 191 381 46 118 417 980 17,7

AGLIANA 1.490 4.854 764 2.187 81 374 1.571 5.228 35,7

MONTALE 997 3.567 509 1.392 52 339 1.049 3.906 38,5

QUARRATA 2.773 8.755 1.449 4.079 136 531 2.909 9.286 40,9

CAMPI BISENZIO 3.624 17.019 1.481 3.908 165 733 3.789 17.752 47,8

CALENZANO 1.968 12.400 671 2.491 89 445 2.057 12.845 86,6

TOTALE DISTRETTO 38.119 139.542 15.118 41.247 1.903 13.593 40.022 153.135 46,8

REGIONE TOSCANA 338.191 1.142.808 108.787 289.144 25.956 225.068 364.147 1.367.876 39,1

(Fonte: censimento dell’industria e dei servizi ISTAT, 2001)

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Gli occupati dell’area sono 153.135, di cui il 91% impiegati in imprese (il 27% in imprese artigiane) e quasi il 9% in istituzioni. Confrontando i dati con la Regione, la percentuale di occupati nelle istituzioni è quasi il doppio che a livello distrettuale. Il grafico sottostante rappresenta gli addetti ogni 100 abitanti, il dato distrettuale è superiore al dato regionale ma, come avviene per altri indici, con forti discrepanze tra le aree che lo compongono. Alto è, infatti, il dato del comune di Calenzano, dove vi sono 78 addetti ogni 100 abitanti, mentre decisamente sotto la media è il dato del comune di Vernio con quasi 18 addetti ogni 100 abitanti.

Figura 6_Addetti ogni 100 abitanti

0102030405060708090

100

CANTAGALLO

CARMIG

NANO

MONTEMURLO

POGGIO

A CAIANO

PRATO

VAIA

NO

VERNIO

AGLIANA

MONTALE

QUARRATA

CAMPI BISENZIO

CALE

NZANO

TOTALE

DISTRETTO

REGIO

NE TOSCANA

(Fonte: elaborazione censimento dell’industria e dei servizi ISTAT, 2001)

In termini di consistenza dei singoli settori economici dal punto di vista degli addetti, il comparto manifatturiero assorbe oltre la metà degli occupati (50,8%) mentre i settori del commercio e gli altri servizi assorbono rispettivamente il 16,8% e il 12,7% del totale degli occupati.

Figura 7_Addetti delle unità locali delle imprese per settore di attività economica

0,1%

0,0%

50,8%

0,1%

8,1%

16,8%2,6%6,0%2,8%

12,7%

Agricoltura e Pesca

Industria estrattiva

Industria manifatturieraEnergia gas e acqua

Costruzioni

Commercio e riparazioniAlberghi e pubblici serviziTrasporti e comunicazioniCredito e assicurazioni

Altri servizi

(Fonte: elaborazione censimento dell’industria e dei servizi ISTAT, 2001)

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Un’ultima considerazione da fare riguarda il dimensionamento medio delle unità locali in termini di occupati. Suddividendo le unità locali attive per classi di addetti si nota che l’86% delle unità locali presenta, al massimo 5 addetti mentre il 92% è sotto i 10 addetti. Tale situazione appare abbastanza omogenea in tutti i comuni del distretto, con lievi differenze tra le unità locali con meno di 10 addetti, che vanno dall’85% di Cantagallo e Calenzano al 96% di Poggio a Caiano e Vernio.

Tabella 9_Unità locali attive per classi di addetti

COMUNE

Unità locali attive per classi di addetti 2001 Fonte ISTAT

0 - 5 6 - 9 10 - 19 20-49 50-99 100 e + Totale Comuni

CANTAGALLO 192 13 26 8 2 0 241

CARMIGNANO 1.099 71 53 19 3 1 1.246

MONTEMURLO 2.120 308 278 96 12 2 2.816

POGGIO A CAIANO 893 50 29 10 2 0 984

PRATO 19.437 1.256 862 346 98 46 22.045

VAIANO 760 53 61 18 6 0 898

VERNIO 387 12 11 7 0 0 417

AGLIANA 1.371 91 73 30 6 0 1.571

MONTALE 887 74 57 26 4 1 1.049

QUARRATA 574 32 33 12 2 0 653

CAMPI BISENZIO 3.234 232 197 89 23 14 3.789

CALENZANO 1.500 247 206 74 21 9 2.057

TOTALE DISTRETTO 32.454 2.439 1.886 735 179 73 37.766 (Fonte: censimento dell’industria e dei servizi ISTAT, 2001) Segue la rappresentazione grafica del totale degli addetti delle unità locali, divisi per classi, sul territorio del distretto.

Figura 8_Unità locali attive per classi di addetti

86%

6%5% 2%

0 - 5

6 - 9

10 - 19

20-49

50-99

100 e +

(Fonte: censimento dell’industria e dei servizi ISTAT, 2001)

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Focus tessile La tabella sottostante riporta il quadro del distretto tessile aggiornato al 2009, diviso per attività, tipologia di imprese e ubicazione delle sedi.

Tabella 10_Focus attività tessile_2009

ATTIVITA’

Ditte

individuali

Società di

persone

Società di

capitale

Altre form

e

Totale

imprese

Artigiane

UL Sede in

provincia

UL Sedi

fuori

provincia

Totale UL

TOTALE INDUSTRIE TESSILE 1.552 1.054 1.254 2 3.862 2.294 781 337 1.118

Non ulteriormente classificato 0 4 10 0 14 0 7 16 23

Preparazione e filatura di fibre tessili 273 296 297 0 866 465 171 82 253

Tessitura 492 360 437 0 1.289 787 249 94 343

Finissaggio dei tessili e degli art. di vestiario 288 118 170 1 577 367 130 32 162

Confezionamento di articoli tessili, esclusi gli articoli di vestiario 86 51 103 1 241 123 61 30 91

Altre industrie tessili 79 30 55 0 164 99 35 29 64

Fabbricazione di tessuti a maglia 75 55 39 0 169 121 29 13 42

Fabbricazione di art. di maglieria, esclusa la maglieria intima

259 140 143 0 542 332 99 41 140

TOTALE CONFEZIONE 3.202 192 338 2 3.734 2.216 224 104 328

Non ulteriormente classificato 0 2 2 0 4 0 0 2 2

Confezione di vestiario in pelle e similpelle 32 3 7 0 42 24 5 3 8

Confezione di vestiario in tessuto ed accessori, escluso abbigliamento in pelle e

pelliccia 3.155 180 321 2 3.658 2.175 212 97 309

Preparazione e tintura di pellicce, confezione di articoli in pelliccia 15 7 8 0 30 17 7 2 9

TOTALE TESSILE & ABBIGLIAMENTO 4.754 1.246 1.592 4 7.596 4.510 1.005 441 1.446

(Fonte: Camera di Commercio Prato)

A livello distrettuale si è assistito, dal 2006 al 2009, ad un aumento del 2,5% del totale delle imprese e del 5,3% di quelle artigiane.

Figura 9_Tessile e abbigliamento_2006-2009

7.409 7.395 7.490 7.596

4.282 4.106 4.296 4.510

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

2006 2007 2008 2009

Artigiane

Totale Imprese

(Fonte: Camera di Commercio di Prato)

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Se si entra nel dettaglio del tesile e abbigliamento si notano però due andamenti opposti: le industrie tessili infatti si riducono (-16% totale imprese e -18,6% artigiane) mentre aumentano notevolmente le confezioni (33% totale imprese e 51,6% artigiane).

Figura 10_Andamento del totale delle imprese (sx) e di quelle artigiane (dx)_2006-2009

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

2006 2007 2008 2009

TOTALE INDUSTRIE TESSILITOTALE CONFEZIONI

TOTALE TESSILE & ABBIGLIAMENTO

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

4.500

5.000

2006 2007 2008 2009

TOTALE INDUSTRIE TESSILI

TOTALE CONFEZIONI

TOTALE TESSILE & ABBIGLIAMENTO

(Fonte: Camera di Commercio di Prato)

La tabella sottostante riporta in dettaglio le variazioni percentuali delle imprese dell’ultimo biennio analizzato. I dati confermano quanto detto prima, cioè i due andamenti opposti delle industrie tessili (in calo) e di quelle di confezioni (in crescita), con un aumento del totale tessile e abbigliamento suddiviso in +1,4% del totale delle imprese e +5% di quelle artigiane.

Tabella 11_Variazione percentuale tra il 2008 e il 2009

ATTIVITA’

Variazione % ‘08-‘09

Ditte

individuali

Società di

persone

Società di

capitale

Altre form

e

Totale

imprese

Artigiane

UL Sede in

provincia

UL Sedi

fuori

provincia

Totale UL

TOTALE INDUSTRIE TESSILE -5 -7,9 -4,5 -33,3 -5,7 -6,3 -6 -2,6 -5

Non ulteriormente classificato _ 0 42,9 _ 27,3 _ -22,2 -11,1 -14,8

Preparazione e filatura di fibre tessili -12,5 -8,6 -9,5 -100 -10,3 -10,1 -7,1 2,5 -4,2

Tessitura -9,6 -8,2 -4 _ -7,3 -9 -0,8 6,9 -2,6

Finissaggio dei tessili e degli art. di vestiario

-5,3 -9,9 -1,7 0 -5,3 -6,1 -7,8 6,7 -5,3

Confezionamento di articoli tessili, esclusi gli articoli di vestiario

-1,1 0 -3,7 0 -2 -0,8 -16,4 -3,2 -12,5

Altre industrie tessili 3,9 -6,3 5,8 _ 2,5 -2 0 -6,5 -3

Fabbricazione di tessuti a maglia 31,6 -3,5 0 _ 10,5 10 3,6 18,2 7,7

Fabbricazione di art. di maglieria, esclusa la maglieria intima

2 -8,5 -5,9 _ -3 -2,4 -10 -6,8 -9,1

TOTALE CONFEZIONE 12 -2 -0,6 100 10 19,9 4,7 1 3,5

Non ulteriormente classificato _ 0 100 _ 33,3 _ _ 0 0

Confezione di vestiario in pelle e similpelle -22 -25 0 _ -19,2 -17,2 0 -25 -11,1

Confezione di vestiario in tessuto ed accessori, escluso abbigliamento in pelle e

pelliccia 12,5 -1,6 -1,2 100 10,4 20,7 5 3,2 4,4

Preparazione e tintura di pellicce, confezione di articoli in pelliccia 15,4 0 14,3 _ 11,1 0 0 -33,3 -10

TOTALE TESSILE & ABBIGLIAMENTO 5,8 -7 -3,7 0 1,4 5 -3,8 -1,8 -3,2

(Fonte: Camera di Commercio di Prato)

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Agricoltura Di seguito viene analizzato il settore dell’agricoltura all’interno del distretto tessile, riportando alcune tabelle contenenti informazioni relative alle superfici e alle industrie agricole. La tabella sottostante raccoglie i dati relativi agli utilizzi del suolo nel distretto tessile e la superficie agricola utilizzata (SAU) misurata in ettari. Per SAU si intende l’insieme dei terreni investiti a seminativi, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari, prati permanenti e pascoli e castagneti da frutto; si tratta della superficie investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni propriamente agricole, è esclusa la superficie investita a funghi in grotte, sotterranei ed in appositi edifici.

Tabella 12_Ripartizione dell’uso del suolo (ha)

COMUNI TOTALE SAU BOSCHI ALTRA SUPERFICIE

SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE

CANTAGALLO 1.182 4.222 14 5.419

CARMIGNANO 1.683 1.393 119 3.196

MONTEMURLO 846 1.086 96 2.029

POGGIO A CAIANO 241 26 21 289

PRATO 4.356 1.361 127 5.846

VAIANO 1.074 975 34 2.083

VERNIO 712 1.320 9 2.043

AGLIANA 358 7 87 452

MONTALE 636 1.191 50 1.878

QUARRATA 1.994 738 268 3.001

CAMPI BISENZIO 1.149 - 36 1199

CALENZANO 1.956 2.741 28 4791

TOTALE DISTRETTO 16.187 15.060 889,04 32.226

TOTALE REGIONE 857.699 642.995 49.090 1.549.783

(Fonte: censimento dell’agricoltura ISTAT, 2000) Come si nota, la situazione appare abbastanza diversificata fra le diverse aree del distretto. Si nota una notevole consistenza della SAU nel comune di Prato (quasi il 27% del totale SAU distretto), seguito dai comuni di Quarrata e Calenzano (12% sul totale). Il comune di Cantagallo si distingue per la maggior presenza di boschi, pari al 28% del totale del distretto.

Figura 11_Ripartizione dell’uso del suolo nei comuni (ha)

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

CANTAGALLO

CARMIG

NANO

MONTEMURLO

POGGIO

A

CAIA

NO

PRATO

VAIA

NO

VERNIO

AGLIANA

MONTALE

QUARRATA

CAMPI

BIS

ENZIO

CALE

NZANO

ALTRA SUPERFICIEBOSCHITOTALE SAU

(Fonte: elaborazione censimento dell’agricoltura ISTAT, 2000)

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Dal grafico sottostante è rappresentata la ripartizione dell’uso del suolo a livello di distretto: la superficie agricola utilizzata occupa 16.187ha, pari al 50% del territorio mentre il 47% è costituito da altra superficie cioè dalle aree occupate da fabbricati, cortili, strade poderali, fossi, canali, cave, terre sterili, rocce, parchi e giardini ornamentali. Sono comprese anche le superfici delle grotte, dei sotterranei e degli appositi edifici destinati alla coltivazione dei funghi.

Figura 12_Ripartizione percentuale dell’uso del suolo nel distretto

50%

47%

3%

TOTALE SAU

BOSCHI

(Fonte: elaborazione censimento dell’agricoltura ISTAT, 2000)

La maggior parte delle aziende operanti nel distretto sono aziende di piccola dimensione, ben il 92% delle aziende del distretto sono a conduzione diretta con sola manodopera familiare, e il rimanente a conduzione con salariati e/o compartecipanti. Una caratteristica peculiare del settore agricoltura del distretto è dunque la presenza di un piccolo nucleo di imprese agricole specializzate in termini di orientamento produttivo, ben strutturate e orientate al mercato, accanto ad un grande numero di aziende caratterizzate da modeste dimensioni e produzioni.

Tabella 13_Numero di aziende agricole e forma di conduzione

COMUNI Conduzione diretta

Conduzione con salariati e/o

compartecipanti TOTALE

CANTAGALLO 296 5 301

CARMIGNANO 315 27 342

MONTEMURLO 297 14 311

POGGIO A CAIANO 47 8 55

PRATO 817 146 963

VAIANO 155 5 160

VERNIO 273 2 275

AGLIANA 233 35 268

MONTALE 387 16 403

QUARRATA 1.011 59 1.070

CAMPI BISENZIO 146 53 199

CALENZANO 235 10 245

TOTALE DISTRETTO 4.212 380 4.592

(Fonte: censimento dell’agricoltura ISTAT, 2000) Dall’esame dei dati si osserva che il comune di Quarrata presenta il maggior numero di aziende agricole sul territorio del distretto con 1.070 aziende, di cui il 94% a conduzione diretta. Anche il comune di Prato ha un numero di aziende agricole molto elevato rispetto al resto del distretto (963), ma in questo caso la percentuale di quelle a conduzione diretta è pari all’85%.

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Sistema infrastrutturale e trasporti Il sistema delle infrastrutture viabili nel Distretto Tessile risulta strutturato in Assi di collegamento "orizzontali” (come ad es. l'Autostrada A11 Firenze - mare), Assi di collegamento "verticali" (direttrici trasversali alla viabilità primaria come l'Autosole A1, la Tangenziale pratese), Collegamenti ferroviari (es. tratta Firenze - Pistoia, tratta Alta velocità Firenze – Prato - Bologna) e nodi infrastrutturali puntuali (es. l'interporto di Gonfianti, lo Scalo merci di Prato). Dai dati ACI del 2008 si è ricostruito il parco veicolare del distretto suddiviso per comune e per tipologia di automezzo. Come si nota dal grafico seguente, il comune con il maggior numero di autoveicoli è Prato, con 152.448 mezzi pari al 51% del totale del distretto. All’interno del distretto tessile sono immatricolati il 9% dei mezzi dell’intera Regione Toscana.

Figura 13_Distribuzione comunale dei mezzi

1% 4%5%

2%

52%

3%

2%

4%

3%

7%

5%

12%

CANTAGALLO

CARMIGNANO

MONTEMURLO

POGGIO A CAIANO

PRATO

VAIANO

VERNIO

AGLIANA

MONTALE

QUARRATA

CALENZANO

CAMPI BISENZIO

(Fonte: ACI, 2008)

Nel grafico successivo si riporta la composizione percentuale del parco di automezzi del distretto: le autovetture rappresentano la maggioranza dei mezzi, con il 74% del totale, mentre le altre due categorie significative sono i motocicli e gli autocarri. In merito alla composizione del parco automezzi confrontato con il livello regionale, nel distretto si registra una più alta percentuale di autocarri (9,6% contro l’8,8% della Regione) e di autovetture (74,6% contro 71,6%).

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Figura 14_Composizione del parco automezzi

10%

75%

0%11%2%

AUTOBUS

AUTOCARRI TRASPORTO MERCI

AUTOVEICOLI SPECIALI / SPECIFICI

AUTOVETTURE

MOTOCARRI E QUADRICICLI TRASPORTO MERCI

MOTOCICLI

MOTOVEICOLI E QUADRICICLI SPECIALI / SPECIFICI

RIMORCHI E SEMIRIMORCHI SPECIALI / SPECIFICI

RIMORCHI E SEMIRIMORCHI TRASPORTO MERCI

TRATTORI STRADALI O MOTRICI

ALTRI VEICOLI

(Fonte: ACI, 2008)

Relativamente agli autocarri, il confronto con la realtà regionale è maggiormente evidente nel seguente istogramma; all’interno del distretto significativi sono, poi, i dati di Montemurlo e di Calenzano, rispettivamente con il 12,92% e il 12,48% di autocarri immatricolati, a confermare ulteriormente la forte vocazione produttiva comunale.

Figura 15_Percentuale di autocarri

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

14%

(Fonte: ACI, 2008)

Conoscendo la composizione del parco automezzi nel distretto è possibile ricavare il tasso di motorizzazione, che corrisponde al numero di autovetture immatricolate per abitante, ed il numero di veicoli industriali per abitante, che comprende le categorie di autocarri merci,

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autoveicoli speciali e specifici, motocarri e quadricicli trasporto merci, motoveicoli e quadricicli speciali e specifici, rimorchi e semirimorchi.

Tabella 14_Tasso di motorizzazione e veicoli industriali/abitante

COMUNE Autovetture Veicoli

industriali Abitanti

Tasso di motorizzazione

Veicoli industriali/ abitante*100

CANTAGALLO 1.838 336 2.941 62 11,42

CARMIGNANO 8.045 1.336 13.530 59 9,87

MONTEMURLO 11.939 2.657 18.332 65 14,49

POGGIO A CAIANO 5.791 878 9.482 61 9,26

PRATO 115.587 19.362 185.603 62 10,43

VAIANO 6.002 993 9.838 61 10,09

VERNIO 3.602 557 6.016 60 9,26

AGLIANA 9.457 1.553 16.267 58 9,55

MONTALE 6.214 1.096 10.637 58 10,30

QUARRATA 15.260 2.848 24.600 62 11,58

CAMPI BISENZIO 23.940 4.772 15.877 57 11,46

CALENZANO 10.422 3.488 41.642 66 21,97

DISTRETTO 218.097 39.876 354.765 61 11,24

TOSCANA 2.324.359 424.818 3.677.048 63 11,55

(Fonte: elaborazione ACI, 2008)

Si nota dalla tabella come il Distretto sia in linea con il dato regionale, sia per il tasso di motorizzazione sia per quanto riguarda i veicoli industriali. Analizzando le singole realtà comunali spiccano nuovamente il Comune di Calenzano e quello di Montemurlo, con i più alti valori sia del tasso di motorizzazione sia del tasso relativo ai veicoli industriali.

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SCHEDA N° 2: ARIA

ANALISI AMBIENTALE

DISTRETTO TESSILE DI PRATO

Progetto Innovations for a Made Green In

Europe – IMAGINE

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Introduzione

Nelle aree urbane italiane, come in quelle europee, l’inquinamento atmosferico, nonostante l’ultimo decennio sia stato caratterizzato da un progressivo miglioramento dei parametri inquinanti, continua a rappresentare un problema rilevante, poiché tuttora si registrano superamenti nei livelli di attenzione e dei valori limite. Se da un lato, infatti, si registrano tendenze, in parte evidenti, alla progressiva riduzione delle concentrazioni atmosferiche di alcuni inquinanti (es. biossido di zolfo, biossido di azoto, monossido di azoto), dall’altro emergono e si sovrappongono nuove problematiche a quelle già conosciute. Il controllo della qualità dell’aria, inteso come presidio per la prevenzione dei danni alle persone ed alle cose derivanti dall’attività di sorgenti di inquinamento atmosferico, è un obiettivo primario e necessita di una struttura tecnica, organizzativa e gestionale che sia in grado di raggiungere alcuni obiettivi generali quali:

- Gestire la qualità dell’aria prevedendo situazioni di rischio; - Individuare aree e situazioni critiche e fornire indicazioni per i piani di recupero; - Valutare preventivamente il significato degli interventi sul territorio ed inquadrarli in

una politica ambientale coerente. A livello distrettuale, la problematica della qualità dell’aria può essere indagata sia in riferimento alle condizioni di stato dell’ambiente (attraverso i valori rilevabili da monitoraggio a mezzo centraline e dal monitoraggio biologico), sia con riferimento a parametri in grado di stimare le emissioni in atmosfera totali derivanti dalle diverse fonti (lineari, puntuali e diffuse) presenti sul territorio; le prime informazioni permetto infatti di cogliere gli effetti rilevabili sui bersagli dell’inquinamenti (territorio e cittadini), mentre le seconde riflettono l’entità delle pressioni di natura antropica esercitate dal distretto.

Rete di rilevamento della qualità dell’aria

Le stazioni di monitoraggio ARPAT sono classificate in zone (2001/752/CE) come segue:

- URBANA: centro urbano di consistenza rilevante per le emissioni atmosferiche, con più di 3000-5000 abitanti

- PERIFERICA: periferia di una città o area urbanizzata residenziale posta fuori dall’area urbana principale

- RURALE: all’esterno di una città, ad una distanza di almeno 3 km; un piccolo centro urbano con meno di 3000-5000 abitanti è da ritenersi tale.

Vengono inoltre suddivise per tipo di stazione (2001/752/CE) come segue:

- TRAFFICO: se la fonte principale di inquinamento è costituita dal traffico (se si trova all’interno di Zone a Traffico Limitato, è indicato tra parentesi ZTL)

- INDUSTRIALE: se la fonte principale di inquinamento è costituita dall'industria - FONDO: misura il livello di inquinamento determinato dall’insieme delle sorgenti di

emissione non localizzate nelle immediate vicinanze della stazione; può essere localizzata indifferentemente in area urbana, suburbana o rurale.

I comuni della provincia di Prato più coinvolti nel monitoraggio della qualità dell’aria sono Prato. Montemurlo e Poggio a Caiano, che sono parte integrante dell’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia.

Nel Comune di Prato è installata la parte più consistente della sede con 6 stazioni di monitoraggio inquinanti chimici, più una meteo. I comuni di Poggio a Caiano e Montemurlo sono dotati ambedue di una stazione di tipo urbana-traffico. Altre attività di monitoraggio sono effettuate tramite campagne di misura con laboratori mobili, nei comuni di Vaiano, Montemurlo e Poggio a Caiano.

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Figura 16_Mappa stazioni della provincia di Prato

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

Tabella 15_Individuazione delle stazioni di monitoraggio, provincia di Prato

Comune/ denominazione

Tipo Zona 2001/752/CE

Tipo stazione

2001/752/CE

Inquinanti monitorati

Appartenenza alla rete regionale S

O2

CO

NO

X

PM10

Ben

z

O3

Parametri

meteo

PO-FONTANELLE Urbana Fondo X X X

PO-SAN PAOLO Urbana Fondo X

PO-FERRUCCI Urbana Traffico X X X X PM10

PO-ROMA Urbana Fondo X X X X X X PM10

PO- STROZZI Urbana Traffico X X X

PO-PAPA GIOVANNI

Periferica Fondo X X O3

PO- BACIOCAVALLO

- Meteo X X

PO- MONTALESE Urbana Traffico X X

PO-XX SETTEMBRE

Urbana Traffico X

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008) Nel territorio dei comuni di Firenze, Calenzano, Campi Bisenzio, Scandicci e Signa (che fanno parte dell’area omogenea definita dalla Deliberazione G.R. Toscana n.1406 del 21/12/01), ed inoltre nel territorio dei comuni di Empoli, Montelupo Fiorentino, Greve in Chianti e Pontassieve

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è presente una rete pubblica di monitoraggio sella qualità dell’aria di proprietà della Amministrazione Provinciale di Firenze e gestita dal Dipartimento Provinciale ARPAT. Oltre alle stazioni chimiche, la rete pubblica provinciale, comprende anche 3 stazioni per il rilevamento di parametri meteorologici, tra cui una a Calenzano.

Figura 17_Localizzazione delle stazioni di monitoraggio fisse della zona omogenea

• Stazione chimica pubblica • Stazione meteo pubblica (Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

Tabella 16_Individuazione delle stazioni di monitoraggio, provincia di Firenze

Comune/ denominazione

Tipo Zona 2001/752/CE

Tipo stazione

2001/752/CE

Inquinanti monitorati

Appartenenza alle reti virtuali regionali

SO

2

CO

NO

X

PM10

Ben

z

O3

Parametri

meteo

CALENZANO_ V. Giovanni XXIII Periferica Fondo X X O3, PM10

CALENZANO_ V. Boccaccio

Rurale Industriale X

CAMPI BISENZIO_ V. Orly

Periferica Fondo X X PM10

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008) La rete di monitoraggio della qualità dell’aria nella provincia di Pistoia è costituita da 5 stazioni di rilevamento di cui una nel comune di Montale e non comprende stazioni per il rilevamento dei parametri metrologici.

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Figura 18_Collocazione delle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria nella provincia di

Pistoia

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

Tabella 17_Individuazione delle stazioni di monitoraggio, provincia di Pistoia

Comune/ denominazione

Tipo Zona 2001/752/CE

Tipo stazione

2001/752/CE

Inquinanti monitorati

Appartenenza alla rete regionale S

O2

CO

NO

X

PM10

Ben

z

O3

Parametri

meteo

MONTALE_ V. Pacinotti

Rurale Fondo X X X X X O3, PM10

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

Efficienza delle stazioni di monitoraggio

Ai fini della valutazione della qualità dell’aria su base annua, per ogni inquinante misurato in continuo, l’insieme dei dati raccolti è considerato conforme alla normativa ed utilizzabile per il calcolo dei parametri statistici quando il periodo minimo di copertura (rendimento strumentale) è almeno pari al 90% per SOx, NOx, NO2, PM10, Pb, benzene e CO (Allegato 1 Direttiva 2008/50/CE - Allegato X DM 60/02), sempre il 90% per l’ozono, ma con le precisazioni e le eccezioni riportate al punto II allegato III del D.lgs 183/04 e nell’Allegato 1 Direttiva 2008/50/CE). Il rendimento è calcolato come percentuale di dati generati e validati rispetto al totale teorico (al netto delle ore dedicate alla calibrazione degli analizzatori).

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Nel corso del 2008 tre analizzatori di NOx (Fontanelle-San Paolo-Montalese) e uno di CO (Roma) della provincia di Prato non hanno raggiunto il livello minimo di efficienza del 90% previsto dal DM60/02. Le cause vanno ricercate nella obsolescenza della strumentazione che invecchiando diventa instabile ed è soggetta ad un maggior numero di guasti. E’ in corso d’opera una profonda ristrutturazione della rete con sostituzione e messa a norma di tutta la strumentazione non più rispondente ai requisiti tecnici e normativi correnti. Tra gli analizzatori meno efficienti, oltre ai sopra menzionati, ci sono i tre analizzatori di Benzene che hanno dato problemi di affidabilità, tanto che nell’ambito della ristrutturazione ne è stata decisa la disattivazione. A fronte di alti costi di manutenzione e gestione non riescono a dare una continuità di funzionamento tale da assicurare l’efficienza minima prevista pertanto è conveniente procede al monitoraggio del benzene con i campionatori passivi che hanno dato buoni risultati. Per quanto riguarda le province di Firenze e Pistoia, tutti gli analizzatori della rete di monitoraggio hanno raggiunto gli obiettivi di qualità richiesti dalla normativa. La tabella sottostante riassume l’efficienza degli analizzatori delle diverse province. L’efficienza degli analizzatori di Prato relativi al CO e al Benzene viene rilevata da Autolaboratori adiacenti agli analizzatori stessi. In grassetto sono stati evidenziati gli analizzatori che non hanno raggiunto il livello minimo di efficienza pari al 90%.

Tabella 18_Efficienza degli analizzatori

EFFICIENZA % Conformità alla Direttiva di riferimento (Direttiva 2008/50/CE – DM 60/02)

Parametro: dati orari (giornalieri per PM10) SOx NOx NO2 PM10 PM2,5 CO Benz

PO-FONTANELLE

- 88 88 91 - 99 48

PO-SAN PAOLO - 92 92 - - - PO-FERRUCCI - 88 88 100 - 94 79

PO-ROMA 100 97 97 100 84 20

PO- STROZZI - 97 97 100 - 100

PO-PAPA GIOVANNI - 98 98 - - -

PO- MONTALESE

- 85 85 - - 98 -

PO-XX SETTEMBRE

- - - - - 99 -

CALENZANO_ V. Giovanni XXIII

- 97 - - -

CALENZANO_ V. Boccaccio

- - 100 - -

CAMPI BISENZIO_ V. Orly

- 96 100 - -

MONTALE_ V. Pacinotti 95,8 96,9 98,6 100

EFFICIENZA % Conformità alla normativa di riferimento (Direttiva 2008/50/CE – D.Lgs. 183/04)

Parametro: dati orari Ozono

PO-FONTANELLE 100

PO-ROMA 93 PO-PAPA GIOVANNI

96

CALENZANO_ V. Giovanni XXIII

97

CALENZANO_ V. Boccaccio 100

MONTALE_ V. Pacinotti

97,8

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

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Misure della qualità dell’aria rilevate Le rilevazioni, le tabelle, i grafici e i commenti riportati di seguito, sono tratti dalla relazione annuale della qualità dell’aria del 2008, redatta da Arpat (dipartimento provinciale di Firenze, Pistoia e Prato). Monossido di carbonio (CO) Il Monossido di Carbonio (CO) è un gas incolore ed inodore che si forma dalla combustione incompleta degli idrocarburi presenti in carburanti e combustibili. la principale sorgente di CO è rappresentata dai gas di scarico dei veicoli, soprattutto in condizioni di funzionamento a bassi regimi, come nelle situazioni di traffico intenso e rallentato tipico dei centri urbani. Altre sorgenti, ma di minore importanza, sono gli impianti di riscaldamento e alcuni processi industriali, come la produzione di acciaio, di ghisa e la raffinazione del petrolio. La tabella seguente riporta i valori limite relativi al CO (Punto B Allegato XI, Direttiva 2008/50 CE – DM 60/02).

Tabella 19_Valori limite CO

Periodo di mediazione

Valore limite

Data alla quale il valore limite deve essere raggiunto

Valore limite orario per la protezione della salute umana

Media massima giornaliera su 8 ore 10 mg/ m3 1.01.2005

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008) Il CO viene monitorato in diverse stazioni di Prato (Fontanelle, Ferrucci, Roma, Strozzi, Montalese, XX settembre) e nella stazione di Montale (V. Pacinotti). La tabella sottostante riporta i rilevamenti ed è facile notare che non ci sono stati superamenti del valore limite durante il 2008.

Tabella 20_Valori limite espressi come media massima giornaliera (mg/m3)

Stazione N° medie massime giornaliere su 8 ore > 10mg/m3 Valore limite

PO - Ferrucci 0

(Max rilevato dall’indicatore = 4,2)

10 mg/ m3 (in vigore dal 1.01.2005)

PO-Roma 0

(Max rilevato dall’indicatore = 3,1)

PO - Strozzi 0

(Max rilevato dall’indicatore = 4,6)

PO - Montalese 0

(Max rilevato dall’indicatore = 5,3)

PO – XX Settembre

0

(Max rilevato dall’indicatore = 4,7)

MONTALE_

V. Pacinotti

0

(Max rilevato dall’indicatore N.D.)

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008) Per il monossido di carbonio non è previsto nessun valore limite di confronto per la media annua, tale parametro è comunque utile nella valutazione della qualità dell’aria, in quanto permette di verificare il trend per lunghi periodi dei livelli di concentrazione atmosferica. Come si osserva dai dati riportati nel grafico sottostante, è presente un trend che vede la diminuzione dei livelli di concentrazione medi di CO, tranne che nella stazione di Montale dove la situazione rimane costante. Inoltre è opportuno notare come tutte le stazioni, indipendentemente dalla loro tipologia, mediamente misurino livelli di concentrazione simili.

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Poiché in ambiente urbano la maggiore fonte di emissione di CO è il traffico veicolare, l’effetto positivo osservato è probabilmente dovuto al continuo rinnovo del parco veicolare. Sono stati anche eseguiti programmi di monitoraggio-spot mediante l’installazione di un Autolaboratorio in alcune postazioni individuate nei comuni di Vaiano, Montemurlo e Poggio a Caiano.

Figura 19_CO – Medie annue (mg/m3)

0

0,2

0,4

0,6

0,8

1

1,2

1,4

1,6

1,8

2005 2006 2007 2008

PO-FERRUCCI PO-ROMA PO-STROZZI

PO-MONTALESE PO-XX SETTEMBRE PO-AUTOLABORATORIO2

MONTALE_ V. Pacinotti

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008) Biossido di zolfo (SO2) Il biossido di zolfo (SO2) è un gas incolore, dall'odore pungente e irritante. Le principali emissioni di biossido di zolfo derivano dai processi di combustione che utilizzano combustibili di tipo fossile (gasolio, olio combustibile, carbone), in cui lo zolfo è presente come impurità. Le fonti di emissione principali sono dunque gli impianti fissi di combustione (produzione di energia, riscaldamento, …). A conferma di ciò, si riscontra che la concentrazione in atmosfera di SO2 presenta una variazione stagionale molto evidente, con i valori massimi nella stagione invernale, laddove sono in funzione gli impianti di riscaldamento domestici. Una percentuale minore di SO2 nell’aria proviene dal traffico veicolare, in particolare dai veicoli con motore diesel. Il biossido di zolfo è il principale responsabile delle piogge acide, poiché tende a trasformarsi in anidride solforica e, in presenza di umidità, in acido solforico. Sotto forma di solfato costituisce anche un’importante frazione del materiale particolato atmosferico di origine secondaria. La tabella seguente riporta i valori limite relativi all’SO2 (PUNTO b Allegato XI, punto A Allegato XII, ed Allegato XIII Direttiva 2008/50 CE – DM 60/02).

Tabella 21_Valori limite SO2

Periodo di mediazione

Valore limite Data alla quale il valore

limite deve essere raggiunto

Valore limite orario per la protezione della salute umana

1 ora 350 µg/ m3 da non

superare più di 24 volte per l’anno civile.

1.01.2005

Valore limite di 24 ore per la protezione della salute umana

24 ore 125 µg/ m3 da non

superare più di 3 volte per anno civile.

1.01.2005

Valore limite annuale per la protezione degli ecosistemi

Anno civile e inverno (1° Ottobre – 31

Marzo) 20 µg/ m3 19.07.2001

Soglia di allarme Anno civile

Superamento di 3 ore consecutive

500 µg/ m3 1.01.2010

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

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L’SO2 viene monitorato nella stazione Roma di Prato e nella stazione di Via Pacinotti nel comune di Montale e, come si può notare dalla tabella sottostante, non sono stati rilevati superamenti dei valori limiti. Questo inquinante non rappresenta ormai da diverso tempo una criticità nel panorama dei dati di Qualità dell’Aria riferibili sia a zone a carattere industriale che a carattere urbano; infatti, contamina in maniera superficiale solo zone di ricaduta degli inquinanti di origine industriale essendo state quasi completamente eliminate le sorgenti di natura diversa, per effetto di interventi sui combustibili da trazione e riscaldamento.

Tabella 22_Valori limite espressi come media oraria e media giornaliera (µg/m3 ) , anno 2008

Stazione N° medie orarie >350 µg/m3 Valore limite

N° medie giornaliere >125 µg/m3 Valore limite

PO-Roma

0

(Max rilevato dall’indicatore = 42) N° max di sup. 24 (in

vigore dal 1.01.2005)

0

N° max di sup. 3 (in vigore dal 1.01.2005) MONTALE_

V. Pacinotti

0 0

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

Il trend delle medie annuali tra il 2004 e il 2008 conferma l’ottimo stato della qualità dell’aria all’interno del distretto, in riferimento all’inquinante analizzato, e evidenzia inoltre un ulteriore riduzione nell’ultimo anno che, poiché temporalmente non significativa, non ci permette di definire un trend.

Figura 20_SO2 – Medie annue (µg/m3 )

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

2005 2006 2007 2008

PO-ROMA MONTALE_ V. Pacinotti

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008) Biossido di Azoto (NO2) Il Biossido di Azoto è un gas di colore rosso bruno, di odore forte e pungente, altamente tossico ed irritante. In generale gli ossidi di azoto sono generati dai processi di combustione, qualunque sia il combustibile utilizzato, per reazione diretta tra l’azoto e l’ossigeno dell’aria ad alta temperatura. La formazione diretta di NO2 dai processi di combustione è strettamente correlata agli elevati valori di pressione e temperatura che si realizzano all’interno delle camere di combustione dei motori. Il biossido di azoto può essere originato anche da processi produttivi senza combustione, come ad esempio la produzione di acido nitrico, fertilizzanti azotati, ecc., ed anche da sorgenti naturali (attività batterica, eruzioni vulcaniche, incendi).

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L’NO2 contribuisce alla formazione dello smog fotochimico, come precursore dell’ozono troposferico, al fenomeno delle piogge acide trasformandosi in acido nitrico, e alla formazione del particolato atmosferico secondario come nitrato. La tabella seguente riporta i valori limite relativi al NO2 (PUNTO b Allegato XI, punto A Allegato XII, ed Allegato XIII Direttiva 2008/50 CE – DM 60/02).

Tabella 23_Valori limite NO2

Periodo di mediazione Valore limite

Data alla quale il valore limite deve essere

raggiunto1

Valore limite orario per la protezione della salute

umana 1 ora

200 µg/m3 NO2 da non superare più di 18 volte

per l’anno civile. 1.01.2010

Valore limite annuale per la protezione della salute

umana Anno civile 40 µg/m3 NO2 1.01.2010

Valore limite annuale per la protezione della vegetazione

Anno civile 30 µg/m3 NOx 1.01.2010

Soglia di allarme Anno civile

Superamento di 3 ore consecutive

400 µg/m3 NO2 1.01.2010

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008) Come si può notare dalla tabella sottostante, nel 2008, le stazioni di PO-Ferrucci, PO-Strozzi e PO-Montalese superano il limite di 40 µg/m3 previsto sulla media annuale, in vigore nel 2010. Di queste stazioni solo PO-Strozzi ha una efficienza del 90% pertanto pienamente rispondente ai criteri del DM 60/02, questa stazione supera il limite previsto per il 2010 ma avendo una media annuale pari a 43 µg/m3 rientra nel margine di tolleranza previsto per il 2008, pari a 4 µg/m3 . Le altre due stazioni, pur non raggiungendo l’efficienza del 90% vi si avvicinano molto (88% per PO-Ferrucci e 85% per PO-Montalese) pertanto occorre tener conto che anche queste due stazioni rilevano situazioni di inquinamento da NO2 al di sopra del limite sulla media annuale e del margine di tolleranza (ambedue registrano un valore di 49 rispetto ai 40 µg/m3 previsti dalla norma). Per quanto riguarda i comuni dell’Area omogenea fiorentina, i valori a livello di media annuale si aggirano nell’intorno del valore limite al 2010. Tabella 24_Valori limite espressi come media oraria e media annuale (µg/m3 ), anno 2008

Stazione N° medie orarie >200 µg/ m3

Valore limite Media annuale

(µg/ m3 )

Valore limite

(µg/ m3 )

CALENZANO – V. Giovanni XXIII

0

N° max di sup. 18

(in vigore dal 1.01.2010)

34

40 µg/m3 (in vigore dal 1.01.2010)

CAMPI BISENZIO – V. Orly

0 38

PO - Fontanelle 0

(Max rilevato dall’indicatore = 172)

32

PO – San Paolo 0

(Max rilevato dall’indicatore = 166)

36

PO - Ferrucci 5 49

1 La normativa prevedeva l’utilizzo di un margine di tolleranza, via via decrescente, sino al 2010, anno dell’entrata in vigore del limite effettivo (es. valore limite per la protezione della salute umana, media annua: 46 µg/m3 nel 2007, 44 µg/m3 nel 2008, 42 µg/m3 nel 2009). Il margine di tolleranza viene introdotto al fine di pianificare gli interventi di adeguamento e non ha, quindi, effetto sul valore limite.

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Stazione N° medie orarie >200 µg/ m3

Valore limite Media annuale

(µg/ m3 )

Valore limite

(µg/ m3 )

PO - Roma 0

(Max rilevato dall’indicatore = 180)

36

PO - Strozzi 3 43

PO – Papa Giovanni 0

(Max rilevato dall’indicatore = 174)

27

PO - Montalese 0

(Max rilevato dall’indicatore = 163)

49

MONTALE – V. Pacinotti 0 21 (Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008) Come si può notare dal grafico sottostante i trend nei diversi comuni sono simili, si registra un aumento dei valori solo nelle stazioni di PO-Strozzi e PO-Montalese che confermano quanto detto sopra. I valori maggiori registrati sono, comunque, quelli che si riferiscono alle stazioni in zona urbana interessate da traffico.

Figura 21_NO2 – Medie annue (µg/m

3 )

0

10

20

30

40

50

60

70

2005 2006 2007 2008PO-FONTANELLE PO-SAN PAOLOPO-FERRUCCI PO-ROMAPO-STROZZI PO-PAPA GIOVANNIPO-MONTALESE CALENZANO- V. Giovanni XXIIICAMPI BISENZIO- V. Orly MONTALE_ V. PacinottiValore Limite

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

Ozono (O3) L’ozono (O3) è una forma molecolare dell’ossigeno altamente reattiva, è un gas incolore, irritante per le mucose (occhi,apparato respiratorio, ecc.) e, a causa della sua tossicità, può avere effetti negativi sia sull’ecosistema sia sul patrimonio storico-artistico delle città. La tabella seguente riporta i valori limite relativi all’O3 (Punti B, C Allegato VII e punto B Allegato XII, Direttiva 2008/50 CE – D.Lgs. 183/04).

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Tabella 25_Valori limite O3

Periodo di mediazione Valori di riferimento

Soglia di informazione Media massima oraria 180 µg/m3

Soglia di allarme Media massima oraria 240 µg/m3

Valore bersaglio per la protezione della salute umana Media su 8 ore massima

giornaliera

120 µg/m3 da non superare più di 25 giorni per anno civile come media su tre anni

Valore bersaglio per la protezione della vegetazione AOT40, calcolato sulla

base dei valori di 1 ora da maggio a luglio

18.000 µg/m3 come media su 5 anni

Obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana

Media su 8 ore massima giornaliera

120 µg/m3

Obiettivo a lungo termine per la protezione della vegetazione

AOT40, calcolato sulla base dei valori di 1 ora da

maggio a luglio 6.000 µg/m3

Beni materiali Media annuale 40 µg/m3

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

Tutte le stazioni, tranne PO-Fontanelle superano il valore bersaglio previsto sul numero di giorni (come media di tre anni) in cui la media mobile su 8 ore risulta maggiore120 µg/m3, limite da conseguire a partire dal 2010, primo anno in cui i dati sono utilizzati per calcolare la conformità nei tre anni successivi. Questo inquinante, inoltre, è molto legato alle temperature nelle stagioni estive pertanto è difficile prevedere una sua evoluzione futura.

Tabella 26_Valori limite espressi come medie giornaliere su tre anni (µg/m3)

Stazione

N° giorni in cui si sono riscontrate medie giornaliere su 8 ore >120 µg/m3

Media 2006-2008

Valore obiettivo

CALENZANO – V. Giovanni XXIII 35 25 (come media su 3 anni a partire dal 1.01.2010)

0

(obiettivo a lungo termine)

CALENZANO - Boccaccio 37 PO - Fontanelle 8

PO - Roma 42

PO – Papa Giovanni 61

MONTALE – V. Pacinotti 53 (Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

La figura sottostante mostra una situazione abbastanza critica per questo inquinante se si tiene in considerazione il valore limite da raggiungere nel 2013. I valori raccolti dalla stazione di Montale aumentano nell’ultimo anno ma non è possibile ricavare un trend poiché i dati sono raccolti solo dal 2006.

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33

Figura 22_O3 – Medie annue (µg/m3)

0

20

40

60

80

100

120

2005 2006 2007 2008

PO-FONTANELLE PO-ROMA

PO-PAPA GIOVANNI CALENZANO- V. Giovanni XXIII

CALENZANO- Boccaccio MONTALE_ V. Pacinotti

Valore Obiettivo

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

Materiale Particolato (PM10/PM2,5) La sigla PM10 identifica materiale presente nell'atmosfera in forma di particelle microscopiche, il cui diametro aerodinamico medio è uguale o inferiore a 10 µm ovvero 10 millesimi di millimetro. È costituito da polvere, fumo, micro gocce di sostanze liquide. Le polveri possono essere introdotte in atmosfera o per emissione diretta (particelle primarie), ad es. con i fumi degli impianti di combustione, oppure possono formarsi direttamente in atmosfera (particelle secondarie) come prodotto di reazione tra composti chimici gassosi, quali ossidi di azoto e di zolfo, ammoniaca e composti organici. Occorre inoltre non trascurare un ulteriore apporto alla concentrazione atmosferica delle polveri, dovuto al risollevamento di quella parte già depositata al suolo, per effetto del vento e del transito e dei mezzi di trasporto (particelle terziarie). Le sorgenti del particolato possono essere sia antropiche sia naturali: emissioni da traffico veicolare, utilizzo di combustibili (carbone, oli, legno, rifiuti, rifiuti agricoli, ecc.), emissioni industriali (cementifici, fonderie, miniere, ecc.); le fonti naturali invece sono sostanzialmente aerosol marino, suolo risollevato e trasportato dal vento, aerosol biogenico, incendi boschivi, emissioni vulcaniche, ecc. Le alte concentrazioni di polveri in ambito cittadino sono comunque in gran parte dovute alla crescente intensità del traffico veicolare e, in particolare, alle emissioni dei motori diesel e dei ciclomotori. La tabella seguente riporta i valori limite relativi alle PM10 (Allegato III, DM 60/02).

Tabella 27_Valori limite PM10

Periodo di mediazione

Valore limite Data alla quale il valore

limite deve essere raggiunto

Valore limite di 24 ore per la protezione della salute

umana 24 ore

50 µg/ m3 PM10 da non superare più di 35 volte per l’anno civile. 1.01.2005

Valore limite annuale per la protezione della salute

umana Anno civile 40 µg/ m3 PM10 1.01.2005

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

Dalla seguente tabella emergono numerosi superamenti del limite dei 35 valori con media giornaliera maggiore di 50 µg/ m3 .

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Tabella 28_Valori limite PM10 espressi come medie orarie e media annuale (µg/m3)

Stazione N° medie orarie >50 µg/m3

Valore limite Media annuale

(µg/m3 ) Valore limite (µg/m3 )

CALENZANO- V. Boccaccio

56

N° max di sup 35 (in vigore dal 1.01.2005)

33

40 µg/ m3

(in vigore dal 1.01.2005)

CAMPI BISENZIO – V. Orly

42 32

PO – Fontanelle 39 32

PO - Ferrucci 41 32 PO - Roma 29 26

PO - Strozzi 28 27

PO – XX Settembre 35 34

MONTALE –

V. Pacinotti 70 39

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

I valori registrati, per quanto riguarda le medie annuali, nel 2008 risultano tutti inferiori al valore limite, anche se la stazione di Montale registra valori molto prossimi a tale valore.

Figura 23_PM10 – Medie annue (µg/m3 )

0

10

20

30

40

50

60

2005 2006 2007 2008

CALENZANO- Boccaccio CAMPI BISENZIO- V. Orly PO-FONTANELLEPO-FERRUCCI PO-ROMA PO-STROZZIPO-XX SETTEMBRE PO - Autolaboratorio2 MONTALE_ V. PacinottiValore limite

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

È utile ricordare che è stata approvata dalla Ue la nuova direttiva sulla qualità dell'aria (Direttiva 2008/50/CE) relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa, la quale entrerà in vigore dall'11 giugno 2010, non ancora recepita in Italia. La direttiva prevede limiti per le particelle sottili (PM2,5), fissati a 25 µg/m

3, da raggiungere obbligatoriamente nel 2015 e come valore obiettivo entro il 2010. Un altro obiettivo di 20 µg/m3 è stato fissato per il 2020 (Allegato XIV). L’unica stazione in cui vengono monitorate le PM2,5 è quella di Prato-Via Roma, che registra per il 2008 una media annua di 20 µg/m3 .

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Benzene Il benzene è una sostanza chimica liquida ed incolore dal caratteristico odore aromatico pungente. A temperatura ambiente volatilizza assai facilmente, cioè passa dalla fase liquida a quella gassosa. Il benzene in aria è presente praticamente ovunque, derivando da processi di combustione sia naturali (incendi boschivi, emissioni vulcaniche) che artificiali (emissioni industriali, gas di scarico di veicoli a motore, ecc.). Questo inquinante è rilasciato dagli autoveicoli, in misura prevalente, attraverso i gas di scarico e più limitatamente tramite l’evaporazione della benzina dalle vetture nelle fasi di trasporto, stoccaggio e rifornimento nonché nei momenti di marcia e arresto, compresa la sosta prolungata in un parcheggio. La tabella seguente riporta i valori limite relativi Al benzene (Punto B, Allegato XI, DM 60/02).

Tabella 29_Valori limite Benzene

Periodo di mediazione

Valore limite

Data alla quale il valore limite deve essere raggiunto

Valore limite per la protezione della salute umana

Anno civile 5 µg/ m3 1.01.2010

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008) A differenza delle altre grandezze, i valori di benzene non vengono sempre rilevati tramite misure in continuo, ad es. nei comuni della provincia di Firenze, si utilizzano campagne di rilevamento mensili. Per quanto riguarda i comuni della provincia di Prato, i 3 analizzatori automatici installati nella rete non sono stati in grado di assicurare una efficienza tale da permettere valutazioni su quanto rilevato. Le considerazioni sul monitoraggio del benzene sono quindi basate sulla campagna dei campionatori passivi radiello. Il radiello è, appunto, un campionatore passivo a simmetria radiale, che sfrutta il principio del trasferimento spontaneo delle molecole gassose attraverso una barriera diffusa. Le stazioni e la strategia di indagine sono state scelte sulla base del DM 60/02.

Tabella 30_Valori limite espressi come media annuale (µg/ m3 )

Stazione Media annuale (µg/ m3 ) Valore limite (µg/ m3 ) CAMPI BISENZIO – V. Orly 2,3

5 µg/ m3 (in vigore dal 1.01.2010)

PO – Ferrucci 2,4

PO – Roma 5,6

PO - Fontanelle 2,3

PO- V. Pistoiese (2/mese) 4,3

PO – V. Ferrucci (2/mese) 3,4

PO – Viale della Repubblica (2/mese) 4,4 POGGIO A CAIANO – V. cancellieri (2/mese)

5,3

PO- A.S.M V.Pavonese (2/mese) 2,4 (Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008) In tutte le stazioni del Comune di Prato si rilevano valori di media annuale già inferiori al limite di 5 µg/m3 in vigore dal 2010. Nella postazione di Poggio a Caiano invece la media rilevata nel 2008 è leggermente superiore al limite di legge per il 2010, rientrava tuttavia nel margine di tolleranza che per il 2008 è di 7µg/m3.

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Figura 24_Benzene – Medie annue (µg/ m3 )

0

1

2

3

4

5

6

7

8

2005 2006 2007 2008

PO-Media rete POGGIO A CAIANO

CAMPI BISENZIO- V. Orly Valore Limite

(Fonte: ARPAT_ Rapporto annuale qualità dell’aria 2008)

Descrizione sintetica delle campagne con mezzi mobili o campionatori passivi

Nel 2008 è stata eseguito un programma di monitoraggio-spot mediante l’installazione di un Autolaboratorio in alcune postazioni individuate nei comuni di Vaiano, Montemurlo e Poggio a Caiano. Il monitoraggio ha la finalità di indicare l’entità di inquinamento da PM10 nei vari siti, in relazione alla media rete rilevata dal sistema delle centraline fisse della rete provinciale per il monitoraggio della qualità dell’aria

Nella postazione del Comune di Vaiano sono stati effettuati 4 cicli di misura, con una copertura per ogni stagione dell’anno, esclusa l’estate, l’inverno invece è stato oggetto di due cicli. Nel primo ciclo di misura, dal 15 febbraio al 15 marzo 2008 si rilevano 9 superamenti della Soglia di Valutazione Superiore (SVS) sulla media giornaliera di PM10, le medie rilevate nel periodo sono le più basse rilevate nella rete. Anche gli altri tre cicli di misura confermano questo contenuto informativo, si rilevano altri 8 superamenti della SVS tuttavia le medie rilevate sono sempre inferiori alla media rete. Da quanto sopra possiamo concludere che in questa postazione non si ritengono probabili superamenti dei limiti di legge per il PM10, anche se il superamento della SVS impone di continuare il monitoraggio.

Nel comune di Montemurlo sono state monitorate come nell’anno precedente tre postazioni di misura si PM10. Nelle postazioni di Bagnolo, Via Micca e in Via Indipendenza si rilevano concentrazioni modeste, facendo riferimento alla rete fissa, le concentrazioni rilevate in Via Indipendenza sono equiparabili a quelle relative alle stazioni di Prato-Via Roma e Prato-Via Strozzi che quest’anno hanno rispettato i limiti. Anche per la postazione di Bagnolo, Via Micca si trovano in ambedue i cicli di misura concentrazioni modeste, in questo caso inferiori alla centralina fissa con concentrazioni minori nel periodo. Altra situazione è invece quella rilevata a Oste in Piazza Amendola, qui la media di PM10 rilevata è pari alla media rete delle stazioni di Prato e si colloca in una posizione intermedia tra le stazioni di Prato-Ferrucci che non ha rispettato i limiti, e la stazione di Prato-Roma. In questa postazione, che potrebbe essere assimilata a fondo-urbana e quindi rappresentativa di una zona con alta densità abitativa vale la pena approfondire il monitoraggio.

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Il Monitoraggio del PM10 nel Comune di Poggio a Caiano ha evidenziato una situazione abbastanza variegata. Volendo comporre una classifica virtuale dalla stazione con concentrazioni più basse a quella con valori più alti, troviamo nella prima posizione la stazione di Via Aldo Moro dove, relativamente alla centraline della rete fissa si rilevano le concentrazioni più basse nel periodo, inferiori alla media rete ed inferiori alla migliore delle centraline della rete fissa. La postazione di Via Galilei presenta valori di PM10 leggermente peggiori, la media nel periodo è leggermente inferiore alla media-rete ma superiore alle stazioni di Roma e Strozzi. In Via Vittorio Emanuele e Via Soffici troviamo le situazioni più critiche; in ambedue le postazioni si rilevano le concentrazioni più alte nel periodo, peggiori sia della media rete che della peggiore stazione fissa, quella di Piazza XX Settembre. Viene così confermata l’esistenza di un problema PM10 sicuramente su tutto l’asse della strada statale che attraversa il Comune.

Nel 2008 il monitoraggio degli Idrocarburi Policiclici Aromatici è stato effettuato in due postazioni di misura, una posta nel centro di Prato, nel parcheggio prospiciente la sede delle Poste in Via Arcivescovo Martini, l’altra, di durata semestrale, nel cortile tergale della sede ASM in Via Paronese nel Macrolotto. Osservando l’andamento delle medie mensili si nota una sostanziale coerenza nel periodo in cui ambedue le stazioni hanno funzionato, evidenziando il classico andamento che vede le stagioni invernali caratterizzate da concentrazioni più alte. Per quanto riguarda il confronto con l’indice sulla media annuale si rileva che le serie non hanno le caratteristiche di rappresentatività necessarie, tuttavia sono possibili alcune considerazioni. Per la stazione ASM, posta in vicinanza dell’autostrada A11, si rileva una media nel periodo inferiore al limite di 1µg/m3 proposto dalla norma, la stazione ha funzionato per 6 mesi pertanto tiene conto sia della stazione estiva che di quella invernale. Per quanto riguarda la postazione di Via Arcivescovo Martini la media calcolata senza il mese di novembre risulta sottostimata tuttavia la sensibile riduzione delle concentrazioni in tutto l’anno hanno probabilmente portato a rientrare sotto il limite di 1µg/m3 come media annuale.

Emissioni stimate con identificazione delle sorgenti

I dati e le informazioni gestite dall’Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione in aria ambientale (IRSE) rispondono all’esigenza fondamentale di individuare e riconoscere le tipologie delle sorgenti di emissioni (fattori di pressione) che contribuiscono a generare i livelli di concentrazione atmosferica delle varie sostanze inquinanti nelle diverse zone del territorio toscano. Un inventario delle emissioni è una raccolta coerente di dati sulle emissioni raggruppati per attività economica, intervallo temporale, unità territoriale e combustibile (solo per i processi di combustione). L’inventario prevede la suddivisione delle sorgenti in tre tipologie: - Sorgenti puntuali, cioè tutte quelle sorgenti d’emissione localizzabili direttamente,

tramite le loro coordinate geografiche sul territorio e per le quali è necessaria una caratterizzazione in termini di parametri utili anche per lo studio dei fenomeni di trasporto e diffusione degli inquinanti, cioè da utilizzarsi in applicazioni modellistiche;

- Sorgenti lineari, cioè le principali arterie di comunicazione (strade, fluviali, ferroviarie, marine, ecc.) dove il traffico di mezzi di locomozione genera emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti;

- Sorgenti diffuse, cioè tutte quelle sorgenti non definite come puntuali o lineari e che necessitano per la stima delle emissioni di un trattamento statistico.

Le quantità di inquinanti emesse dalle diverse sorgenti della zona in esame si possono ottenere tramite misure dirette e continue o tramite stima. La misura diretta delle emissioni può essere effettuata solo per alcuni impianti industriali, di solito schematizzati come sorgenti puntuali. Per tutte le altre sorgenti, denominate sorgenti

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diffuse (piccole industrie, impianti di riscaldamento, sorgenti mobili, ecc) e per le sorgenti lineari, si deve ricorrere a stime. L’inventario prevede inoltre, la classificazione e successiva nomenclatura delle attività rilevanti per la valutazione delle emissioni d’inquinanti d’aria. Le attività sono raggruppate in 11 Macrosettori (classificazione delle attività SNAP97):

1. Combustione: energia e industria di trasformazione 2. Combustione non industriale 3. Combustione nell’industria 4. Processi produttivi 5. Estrazione e distribuzione di combustibili fossili/geotermia 6. Uso di solventi e altri prodotti 7. Trasporto su strada 8. Altre sorgenti mobili e macchinari 9. Trattamento e smaltimento rifiuti 10. Agricoltura 11. Altre sorgenti e assorbimenti.

Per quanto riguarda il territorio del distretto, le sorgenti lineari si trovano nei comuni di Agliana, Prato, Calenzano e Campi Bisenzio, mentre quelle puntuali a Montale, Cantagallo, Montemurlo, Prato e Calenzano. La stima delle emissioni totali nell’area del distretto tessile ammonta nel 2005 a più di 30.000 Mg di inquinanti principali, ripartiti in 15.474 Mg di monossido di carbonio all’anno, 7.648 Mg di composti organici volatili, 5.179 Mg di ossidi di azoto, 1.273 Mg di polveri sottili e 445 Mg di ossidi di zolfo. Il contributo del distretto alle emissioni totali regionali è diverso per i singoli inquinanti considerati: si va dal 6,27% sul totale regionale per quanto riguarda le emissioni di monossido di carbonio all’1,54% per le emissioni di ossidi di zolfo. Dal grafico sottostante si nota che le stime effettuate nel 2005 evidenziano un netto miglioramento nelle emissione degli inquinanti principali.

Figura 25_Emissioni totali del Distretto 03/05 (Ton)

0%

1%

2%

3%

4%

5%

6%

7%

8%

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

CO COV NOX PM10 PM2,5 SOX

2003 2005 % sul totale Regione Toscana (2005)

(Fonte: IRSE 2005)

Nel Distretto, dal 2003 al 2005, si è assistito ad una riduzione superiore a quanto avvenuto a livello regionale, per tutti gli inquinanti principali tranne che per gli ossidi di azoto. La riduzione che si registra nel distretto è di quasi il 40% per il monossido di carbonio (-23% a livello regionale), del 37% per gli ossidi di zolfo (rispetto al –19,5% registrato a livello regionale), di

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più del 18% delle emissioni di PM10 e circa il 17% di PM2,5 (superiore alle riduzioni regionali che registrano rispettivamente –3,45% e -2%). Come anticipato, le emissioni di ossidi di azoto si riducono solo dello 0,9% a fronte di una riduzione regionale dello 7,5%. Dal grafico sottostante emerge, analizzando il dettaglio dei singoli comuni, la rilevanza del contributo del Comune di Prato alle emissioni totali del distretto.

Figura 26_Emissioni totali dei comuni del distretto 2005

0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000 6.000 7.000 8.000

Agliana

Montale

Quarrata

Cantagallo

Carmignano

Montemurlo

Poggio a Caiano

Prato

Vaiano

Vernio

Calenzano

Campi Bisenzio SOX PM2,5 PM10

NOX COV CO

(Fonte: IRSE 2005)

Nell’area del Comune di Prato, infatti, si concentrano circa il 46% delle emissioni di monossido di carbonio (circa 7.000 Mg/anno), il 42% delle emissioni di COV (circa 3240 Mg/anno), circa il 38% di NOx, PM10 e PM2,5 (rispettivamente 1.980 Mg, 246 Mg e 231 Mg) e l’11% di SOx (51 Mg). Seguono Prato i comuni della provincia di Firenze (Calenzano e Campi Bisenzio) e Quarrata. Rilevante è il contributo del comune di Calenzano alle emissioni di ossidi di azoto (27,6%) e ossidi di zolfo (69%), dovuti principalmente alla combustione industriale tramite forni di processo con contatto. Importante è anche la produzione di Composti Organici Volatili che si registra a Quarrata (12%), dovuta principalmente al settore dell’applicazione di vernici. Nella restante parte del territorio le emissioni sono distribuite in maniera abbastanza uniforme tra i comuni del distretto.

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Figura 27_Contributo dei singoli comuni alle emissioni totali per singolo inquinante - 2005

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

CO COV NOx PM10 PM2,5 SOx

Campi BisenzioCalenzanoVernioVaianoPratoPoggio a CaianoMontemurloCarmignanoCantagalloQuarrataMontaleAgliana

(Fonte: IRSE 2005)

Analizzando i singoli comuni, tra il 2003 ed il 2005, si registrano forti riduzioni per molti degli inquinanti principali ma è da segnalare che in vari comuni del distretto crescono le PM10 e PM2,5 (anche se a livello di distretto si ha una riduzione di tali emissioni). Un peggioramento evidente si ha a Calenzano, per quanto riguarda la presenza di ossidi di azoto, come accennato in precedenza e, in quantità minore, a Montale. Al contrario Calenzano registra la maggiore riduzione di CO (-50,3%), PM10 (-46,6%) e PM2,5 (-45,7%). Importanti risultano anche le riduzioni di ossidi di zolfo che si registrano soprattutto a Campi Bisenzio (-64%), Agliana (-45%) e Montale (-43%). Gli unici comuni che riducono le emissioni di tutti gli inquinanti presi in considerazione sono Carmignano e Prato.

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Figura 28_Variazione 2003/2005 delle emissioni inquinanti del distretto

-80% -60% -40% -20% 0% 20% 40%

Agliana

Montale

Quarrata

Cantagallo

Carmignano

Montemurlo

Poggio a Caiano

Prato

Vaiano

Vernio

Calenzano

Campi Bisenzio

DISTRETTO

CO COV NOx PM10 PM2,5 SOx

(Fonte: IRSE 2005) Per una valutazione maggiormente precisa dell’intensità delle emissioni, nei grafici seguenti si riportano le emissioni pro-capite (espresse in kg/abitante) e la densità emissiva (espressa in Mg/kmq) sia livello dei singoli comuni sia a livello distrettuale che regionale. Per quanto riguarda il monossido di carbonio il dato pro-capite (calcolato utilizzando il dato sulla popolazione residente al 2005) mostra una situazione abbastanza omogenea tra i singoli comuni (con la punta massima di Calenzano pari a 103,3 kg per abitante, seguito da Cantagallo con 81,4 kg per abitante) con valori intorno alla media distrettuale di 45 kg pro-capite, al di sotto del dato regionale di quasi 70 kg di CO emessi per abitante ogni anno. Il dato sulla densità emissiva mostra invece forti differenze tra le singole aree, con livelli maggiori ovviamente nelle zone con densità abitativa più elevata. Differentemente al dato sulle emissioni pro-capite la densità emissiva di CO nel distretto è circa il triplo del dato regionale (circa 28 Mg/kmq rispetto a circa 11 Mg/kmq).

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Figura 29_Densità emissiva ed emissioni pro-capite CO

0

25

50

75

100

125

0

10

20

30

40

50

60

70

80Aglia

na

Montale

Quarrata

Cantagallo

Carm

ignano

Montemurlo

Poggio a Caiano

Prato

Vaiano

Vernio

Calenza

no

Campi B

isenzio

Distretto

Regione Toscan

a

Mg/kmq kg/abitante

(Fonte: elaborazione dati IRSE 2005 e ISTAT)

Analogamente al monossido di carbonio l’emissioni pro-capite di composti organici volatili nel distretto sono inferiori al dato regionale (22,3 kg/ab rispetto a 32,6 kg/ab) mentre è superiore la densità emissiva (13,6 Mg/kmq rispetto a 5,11 Mg/kmq). All’interno del distretto si evidenziano valori con forti differenze sia in termini di emissione pro-capite (il dato più elevato si registra a Cantagallo 62,5 kg/ab) sia in termini di densità emissiva (il dato maggiore è nel Comune di Prato con 33,2 Mg/kmq).

Figura 30_Densità emissiva ed emissioni pro-capite COV

0

10

20

30

40

50

60

70

0

5

10

15

20

25

30

35

Aglia

na

Montale

Quarrata

Cantagallo

Carm

ignano

Montemurlo

Poggio a Caiano

Prato

Vaiano

Vernio

Calenza

no

Campi B

isenzio

Distretto

Regione Toscan

a

Mg/kmq kg/abitante

(Fonte: elaborazione dati IRSE 2005 e ISTAT)

Le emissioni pro-capite di NOx nel distretto tessile ammontano a circa 15 kg per abitante, inferiore al dato regionale di circa 22 kg/ab. A livello comunale il dato più alto si registra nel comune di Calenzano con 91,7 kg/ab. Per quanto riguarda la densità emissiva il distretto presenta un valore quasi tre volte superiore a quello regionale (9,24 Mg/kmq rispetto a 3,38 Mg/ab della regione).

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Figura 31_Densità emissiva ed emissioni pro-capite NOx

0102030405060708090100

0

5

10

15

20

25

Aglia

na

Montale

Quarrata

Cantagallo

Carm

ignano

Montemurlo

Poggio a Caiano

Prato

Vaiano

Vernio

Calenza

no

Campi B

isenzio

Distretto

Regione Toscan

a

Mg/kmq kg/abitante

(Fonte: elaborazione dati IRSE 2005 e ISTAT)

Andamenti analoghi presentano gli indicatori di emissione pro-capite e densità emissiva relativi alle polveri fini, con il dato distrettuale superiore a quello regionale in termini di densità ed inferiore in termini di emissione pro-capite.

Figura 32_Densità emissiva ed emissioni pro-capite PM10

0

5

10

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

Ag

lian

a

Mo

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le

Qu

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Ca

nta

ga

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Carm

ign

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Ca

mp

i B

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o

Dis

tre

tto

Re

gio

ne

To

sca

na

Mg/kmq kg/abitante

(Fonte: elaborazione dati IRSE 2005 e ISTAT)

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Figura 33_Densità emissiva ed emissioni pro-capite PM2,5

0

5

10

0,0

1,0

2,0

3,0

Aglia

na

Montale

Quarrata

Cantagallo

Carm

ignano

Montemurlo

Poggio a Caiano

Prato

Vaiano

Vernio

Calenza

no

Campi B

isenzio

Distretto

Regione Toscan

a

Mg/kmq kg/abitante

(Fonte: elaborazione dati IRSE 2005 e ISTAT)

Per quanto riguarda gli ossidi di zolfo la situazione distrettuale è migliore rispetto al dato regionale sia in termini di emissione pro-capite che in termini di densità emissiva. Si rileva il dato di emissione pro-capite di Calenzano, che registra 19,8 kg/ab di emissioni di SOx e una densità di 4 Mg/kmq.

Figura 34_Densità emissiva ed emissioni pro-capite SOx

02

4

68

10

1214

16

1820

22

0,0

0,8

1,6

2,4

3,2

4,0

4,8

Agliana

Montale

Quarrata

Cantagallo

Carmignano

Montemurlo

Poggio a Caiano

Prato

Vaiano

Vernio

Calenzano

Campi Bisenzio

Distretto

Regione Toscana

Mg/kmq kg/abitante

(Fonte: elaborazione dati IRSE 2005 e ISTAT)

Tutti i principali inquinanti provengono prevalentemente da sorgenti diffuse, che contribuiscono alle emissioni, eccetto per ossidi di zolfo (76% da sorgenti puntuali), con una percentuale dell’85% rispetto alle altre sorgenti. Le sorgenti lineari e puntuali contribuiscono, seppur in minor misura, alle emissioni di ossidi di azoto (18,7% e 19,6%).

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Figura 35_Composizione di inquinanti per tipo di sorgente

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Lineari Puntuali Diffuse

SOx PM2,5 PM10NOxCOVCO

(Fonte: elaborazione dati IRSE 2005 e ISTAT)

La totalità delle emissioni registrate da sorgenti lineari deriva da traffico veicolare così come il 68% di quelle da sorgenti diffuse. Per quanto riguarda le sorgenti puntuali il 91% deriva da combustione nell’industria. Il grafico sottostante mostra, per ogni inquinante, la percentuale di emissioni generate da ogni macroarea di attività.

Figura 36_Composizione di fonti per tipo di inquinante

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

CO COV NOX PM10 PM2,5 SOX

11 Altre sorgenti e assorbimenti.

10 Agricoltura

9 Trattamento e smaltimento rifiuti

8 Altre sorgenti mobili e macchinari

7 Trasporto su strada

6 Uso di solventi e altri prodotti

5 Estrazione e distribuzione di combustibili fossili/geotermia

4 Processi produttivi

3 Combustione nell’industria

2 Combustione non industriale

1 Combustione: energia e industria di trasformazione

(Fonte: IRSE 2005)

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Oltre agli inquinanti sopra descritti l’IRSE stima anche le emissioni di altre tipologie di inquinanti quali ad esempio i metalli pesanti, altamente nocivi per la salute umana e per l’ambiente. Nel grafico seguente si riporta la variazione delle stime di emissioni di tali inquinanti tra il 2003 ed il 2005.

Figura 37_Variazione delle emissioni di metalli pesanti 2003/2005

-30% -25% -20% -15% -10% -5% 0% 5% 10%

Arsenico

Cadmio

Cromo

Rame

Mercurio

Manganese

Nichel

Piombo

Selenio

Zinco

(Fonte: IRSE 2005) Come si nota, tra le emissioni di tali inquinanti che sono diminuite nel periodo considerato, le punte massime si registrano per il selenio (-27,8%) e per il cromo (-19%). Tali inquinanti derivano principalmente da sorgenti puntuali. Le macroattività che generano selenio e cromo sono principalmente la combustione nell’industria e il trasporto. Tra il 2003 e il 2005 si registra anche un incremento di zinco (7,9%) e di cadmio (4,4%), inquinanti derivanti per la quasi totalità dai trasporti. Monitoraggio con bioindicatori

Può risultare particolarmente utile valutare gli effetti dell’ inquinamento dell’aria oltre alle metodiche di tipo chimico-fisico, anche attraverso un monitoraggio di tipo biologico, attraverso l’impiego di indicatori sensibili ai principali inquinanti presenti in atmosfera. Nel territorio del distretto sono state eseguite due campagne di monitoraggio, una relativa alla provincia di Prato nel 2001 e una relativa ai comuni della provincia di Firenze nel 1996. Gli organismi vengono selezionati in base a: - Sensibilità all’inquinamento, - Scarsa mobilità nell’aria di indagine, - Presenza diffusa sul territorio, - Eventuale capacità di accumulo di sostanze inquinanti. Gi organismi più utilizzati sono i licheni epifiti che crescono sui tronchi degli alberi; il loro impiego nel monitoraggio dell’aria, è motivato dal fatto che sono considerati ottimi bioindicatori in quanto: - Sono dipendenti dall’atmosfera per la loro nutrizione, - Non hanno meccanismi di difesa nei confronti di sostanze nocive presenti nell’atmosfera, - Hanno elevata resistenza agli stress ambientali.

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I licheni epifiti utilizzati come indicatori per questo biomonitoraggio sono sensibili per tre inquinanti: SO2, NOx e H2S; in base alle variazione che questi inquinanti causano sulla diffusione, sullo sviluppo e sulla crescita degli indicatori è possibile redigere le carte della variazione della biodiversità lichenica, che visualizzano in tempi brevi e con costi relativamente contenuti, le ripercussioni biologiche degli inquinanti. Per i monitoraggi, la quantificazione della deviazione della naturalità è espressa attraverso l’indice di biodiversità lichenica (IBL) compreso tra 0 (deserto lichenico) e 50 (naturalità molto alta) e divisa in sette classi.

Tabella 31_Valori IBL/classi di qualità (naturalità/alterazione)

IBL Giudizio Colore

0-2 Alterazione molto alta (deserto lichenico)

2-10 Alterazione alta

10-20 Alterazione Media

20-30 Naturalità bassa/Alterazione bassa

30-40 Naturalità media

40-50 Naturalità alta

>50 Naturalità molto alta (Fonte: ARPAT) Campagna di monitoraggio nella provincia di Prato (2001) La qualità ambientale nel comprensorio pratese risente in maniera diretta della distribuzione delle fonti di inquinamento sul territorio, oltre che dell'orografia e degli eventi meteorologici, e presenta le fasce con peggiori valori di qualità atmosferica in coincidenza con le zone maggiormente antropizzate e nelle quali l'inquinamento da traffico veicolare non può essere "ammortizzato" dalla presenza di aree verdi. Figura 38_Bioindicazione della qualità dell’aria tramite licheni epitafi nella provincia di Prato

(Fonte: ARPAT)

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Le fasce rossa e arancione, nelle quali i licheni non riescono ad affermarsi, risentono in maniera diretta di fenomeni quali il traffico veicolare, l'urbanizzazione e la conseguente riduzione di aree verdi, la presenza di impianti termici civili e industriali, le varie attività commerciali ed industriali. Queste aree comprendono i centri urbani e le aree periferiche di Prato, Montemurlo, Vaiano e Poggio a Caiano. L'ampia fascia (colore giallo) all'interno della quale si riaffermano apprezzabili comunità licheniche segnala un progressivo miglioramento delle condizioni ambientali che culmina nelle fasce verdi e blu dove l'antropizzazione e le sorgenti di emissione sono effettivamente ridotte e coincide con le aree a maggior pregio ambientale del comprensorio come le aree protette e riserve naturali di Calvana, Monte Ferrato, foreste di Acquerino-Luogomano. Rispetto ai precedenti studi (1993) si è assistito ad un generale riaffermarsi delle comunità licheniche epifite, questo fenomeno sembra sia in buona parte da attribuire sia all'utilizzo crescente di benzine verdi sia alla metanizzazione sempre più diffusa. Altro dato interessante è la conferma del "gradiente" di distribuzione dell'inquinamento che rispecchia indicativamente il trend del 1993. Campagna di monitoraggio nella provincia di Firenze (1996) Di seguito si riporta la carta erborata relativa al biomonitoraggio della qualità dell’aria dei comuni compresi tra Firenze e Prato.

Figura 39_Biomonitoraggio della qualità dell’aria tra Firenze e Prato

(Fonte: ARPAT) Il centro urbano di Campi Bisenzio e il tratto montano dell’autostrada del Sole nel comune di Calenzano rientrano nella fascia Rossa cioè quella caratterizzata da forti alterazioni della qualità dell’aria. Il tratto di autostrada rientra anche nella fascia Arancione (marcate alterazioni della qualità dell’aria), come tutti i centri urbani dei comuni considerati. La zona Gialla (alterazioni sulla qualità dell’aria) si ritrova in tutta la zona ai piedi delle colline, in qualche zona pianeggiante a sud del comune di Campi Bisenzio e nell’ampia area collinare che interessa la parte settentrionale del territorio comunale di Calenzano.

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Qualità dell’aria-classificazione ai sensi del D.Lgs. n°351/1999

Scopo di questa classificazione è quello di descrivere la situazione dei comuni del distretto con riferimento al sistema di classificazione adottato dalla Regione Toscana sulla base del D.Lgs. 351/1999 e gli obblighi da esso derivanti. Il D.Lgs. 351/1999 (che attua la Direttiva 1996/62/CE) definisce i principi fondamentali per la diminuzione dell’inquinamento atmosferico prevedendo la fissazione di valori limite e di soglie di allarme per alcune sostanze inquinanti, al fine di evitare, prevenire, ridurre gli effetti dannosi per la salute umana e per l’ambiente nel suo complesso. Il Decreto prevede inoltre l’individuazione di metodi e criteri di valutazione comuni che permettano di distinguere nell’ambito del territorio nazionale le zone in cui è opportuno conservare la qualità dell’aria, perché buona, da quelle in cui è necessario migliorarla. Le definizioni che il D.lgs. 351/1999 introduce (livello; valutazione; valore limite; valore obiettivo; soglia di allarme; margine di tolleranza; soglia di valutazione superiore; soglia di valutazione inferiore) sono finalizzate alla nuova strategia di valutazione e gestione della qualità dell’aria. Da un lato vengono stabiliti i criteri secondo cui è obbligatorio il monitoraggio della qualità dell’aria tramite rete fissa; dall’altro, in base alla valutazione della qualità dell’aria nelle zone (o agglomerati), determinata in base alla concentrazione dei vari inquinanti, sono previsti obblighi, azioni, modalità di controllo e monitoraggio diverse (la classificazione delle zone e degli agglomerati deve essere poi riesaminata ogni cinque anni). Parallelamente il Decreto prevede (art.5) che le regioni effettuino la valutazione preliminare della qualità dell’aria indispensabile in fase conoscitiva per individuare, in sede di prima applicazione, le zone nelle quali applicare i Piani di Azione, i Piani di Risanamento, ed i Piani di Mantenimento (tenendo conto delle direttive tecniche stabilite dal DM 261/2002). Le regioni debbono provvedano quindi ad individuare le zone e gli agglomerati del proprio territorio in cui le concentrazioni di inquinanti:

- Rischiano di superare i valori limite e le soglie di allarme - Eccedono il valore minimo aumentato del margine di tolleranza - Sono compresi tra il valore limite e il valore limite aumentato del margine di tolleranza - Non superano i valori limite né rischiano di superarli.

Il Consiglio Regionale, con Deliberazione 25 giugno 2008, n.44 ha approvato, in riferimento al D.Lgs. 351/99, il Piano Regionale di Risanamento e Mantenimento della qualità dell’aria (PRRM) per il periodo 2008/2010. All’interno del PRRM 2008/2010 è contenuta la terza zonizzazione e classificazione del territorio regionale, riferita all’anno 2006, (la prima era stata effettuata nel 2001), sulla base dei dati del rilevamento della qualità dell’aria relativi al periodo 2000/2006 e sulla base dei dati IRSE relativi all’anno 2005. Nella Zona di Risanamento dell’area metropolitana di Firenze-Prato, comprendente 11 comuni che presentano superamenti di almeno un valore limite per una sostanza inquinante e che, pertanto, sono classificati C (livelli superiori ai valori limite ma inferiori al margine di tolleranza temporaneo), ricadono i comuni di:

- Calenzano; - Campi Bisenzio; - Prato; - Montale.

Rispetto alla precedente zonizzazione è da segnalare la variazione della condizione dei comuni di Poggio a Caiano e Montemurlo, che non rientrano più nella zona di risanamento. La classificazione è stata realizzata anche in relazione a ciascuna sostanza inquinante, relativamente alla protezione della salute umana che costituisce l’obiettivo dei valori limite determinati dalla UE. Da tale classificazione è emerso quanto segue:

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Tabella 32_Classificazione per inquinante

INQUINANTE COMUNI e CLASSI

SO2 Tutti i comuni rientrano in Classe A (livelli inferiori ai valori limite, assenza di rischi di superamento)

NO2 Campi Bisenzio e Prato rientrano in Classe C (livelli superiori ai valori limite ma inferiori al margine di tolleranza temporaneo).

Pb Tutti i comuni rientrano in Classe A (livelli inferiori ai valori limite, assenza di rischi di superamento)

PM10

Calenzano, Campi Bisenzio, Montale e Prato rientrano in Classe C (livelli superiori ai valori limite ma inferiori al margine di tolleranza temporaneo). Tutti gli altri comuni rientrano in Classe B (livelli compresi tra la soglia di valutazione superiore ed il valore limite, rischio di superamento del valore limite)

CO Tutti i comuni rientrano in Classe A (livelli inferiori ai valori limite, assenza di rischi di superamento)

Benz.

Prato e Poggio a Caiano rientrano in Classe B (livelli compresi tra la soglia di valutazione superiore ed il valore limite, rischio di superamento del valore limite), tutti gli altri comuni rientrano in Classe A (livelli inferiori ai valori limite, assenza di rischi di superamento)

O3 Prato rientra un Classe C (livelli superiori ai valori limite ma inferiori al margine di tolleranza temporaneo)

(Fonte: PRRM 2008/2010)

Il territorio regionale è stato suddiviso anche in aree di diffusività atmosferica, cioè aree in cui possono verificarsi con maggior frequenza condizioni critiche per la diffusione degli inquinanti. Tra le zone con Bassa diffusività atmosferica, e quindi più soggette a fenomeni di inquinamento atmosferico, rientra anche l’area Firenze-Prato-Pistoia. Esposti in materia di emissioni (compresi odori) Gli esposti ambientali gestiti da Arpat nel 2009 sono stati 162; i dati (aggiornati al 20/01/2010) ne riconducono 53 alla matrice “Emissioni in atmosfera” (compreso odori) così suddivisi nei diversi comuni del distretto:

Figura 40_Esposti matrice Aria 2009

1

29

1

41

4

4

9 POGGIO A CAIANO

PRATO

VERNIO

AGLIANA

QUARRATA

MONTALE

CALENZANO

CAMPI BISENZIO

(Fonte: ARPAT)

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SCHEDA N° 3: ENERGIA

ANALISI AMBIENTALE

DISTRETTO TESSILE DI PRATO

Progetto Innovations for a Made Green In

Europe – IMAGINE

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Introduzione

L'accesso ai servizi energetici e ad un'adeguata disponibilità di energia sono requisiti essenziali per lo sviluppo socio-economico, per migliorare la qualità della vita e per soddisfare i bisogni umani fondamentali. Il fatto che gli effetti negativi dei sistemi energetici sull’ambiente possano compromettere la qualità della vita delle generazioni future rende però necessario l'impegno a compiere sforzi per assicurare che il sistema energetico mondiale evolva in modo sostenibile, sia dal punto di vista ambientale, sia da quello delle risorse finite, sia da quello socio-economico. Le ripercussioni ambientali dei cicli energetici riguardano prioritariamente le emissioni di gas serra, in primo luogo di anidride carbonica, e le emissioni di sostanze inquinanti per l’ambiente e tossiche per l’uomo. Meno indagati, ma non trascurabili, sono gli impatti ambientali originati dai rifiuti da processi energetici, dall’uso delle risorse idriche per tali attività, ed infine, dagli effetti dell’estrazione e movimentazione dei prodotti energetici. La pianificazione energetica moderna deve saper coniugare l’assicurare il fabbisogno di energia a costi congrui con la tutela degli elementi fondamentali dell’ambiente costruito e dell’ambiente esterno, onde conseguire condizioni di benessere globale. Poiché i processi relativi all’energia (sia nelle fasi di conversione che di uso) interferiscono con l’ambiente naturale e con l’ambiente costruito, l’analisi energetica dei processi, sia riferita al sistema “impianto”, sia riferita ad una intera città o regione, deve svilupparsi come analisi energetica ambientale, capace di considerare i flussi di energia, di massa e di materia. L’energia stessa considerata come entità non materiale può causare alterazioni ambientali importanti, come il riscaldamento dei corpi idrici, quali il mare, i fiumi, i laghi, ma ancor di più le masse e le quantità di materia a cui il flusso di energia è legato (combustioni, reazioni nucleari, flussi d’aria e di acqua) possono causare alterazioni nelle condizioni dell’ambiente interno ed esterno. Queste considerazioni sono pertinenti nella scelta tra le diverse forme di energia ed i diversi processi di funzionamento di un singolo impianto come, a maggior ragione, di sistemi energetici territorialmente estesi, quali aree regionali e nazionali. L’indagine a livello di distretto relativamente al tema energia si compone di due momenti. Il primo mira a dare un quadro sul fabbisogno energetico del territorio indagando sui consumi. Il secondo riguarda l’analisi di uno degli impatti ambientali connessi con l’utilizzo dei combustibili fossili per la produzione di energia, ovvero le emissioni di gas ad effetto serra.

Consumi di energia elettrica

Il consumo di energia elettrica rappresenta la quantità di energia consumata in un determinato contesto territoriale per azione di tutti settori esistenti in quel territorio. I dati riportati in tabella sono relativi ai consumi dei tre settori produttivi, agricoltura, industria e terziario, ed ai consumi domestici, nei comuni dell’area distrettuale e nell’intero distretto. È necessario specificare che, in seguito della liberalizzazione del mercato elettrico, in atto già dal 2007, nonché dell’attuazione delle direttive contenute nel Decreto Legge 73/07, ENEL, società che ha fornito i dati, gestisce solo le utenze relative alla Maggior Tutela (Clienti uso domestico o per uso diverso in bassa tensione con meno di 50 dipendenti o con fatturato fino a 10 Ml, che non hanno optato per il passaggio al libero mercato). Ne consegue che i relativi dati di fatturazione, per gli anni successivi al 2007, riguardano solo uno specifico segmento e non il totale dell’energia fatturata ai clienti.

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Tabella 33_Consumi di energia elettrica per settore (MWh)

COMUNI ANNO AGRICOLTURA DOMESTICO INDUSTRIA TERZIARIO TOTALE

Cantagallo

2006 61 3.605 36.500 1.844 42.010

2007 104 3.493 32.636 1.635 37.868

2008 172 3.567 31.941 1.485 37.165

Carmignano

2006 1.400 15.161 25.726 10.714 53.001

2007 1.398 15.688 23.949 11.421 52.456

2008 1.432 15.802 23.617 12.064 52.915

Montemurlo

2006 90 19.037 177.202 20.454 216.783

2007 97 18.508 163.695 22.155 204.455

2008 95 19.322 154.716 25.144 199.277

Poggio a Caiano

2006 10 10.676 9.389 9.020 29.095

2007 18 10.385 7.741 10.119 28.263

2008 18 10.740 7.502 10.535 28.795

Prato

2006 761 207.386 467.290 287.966 963.403

2007 817 206.848 434.539 296.665 938.869

2008 930 211.014 408.199 314.602 934.745

Vaiano

2006 102 11.208 45.868 10.099 67.277

2007 64 11.186 37.008 10.880 59.138

2008 127 11.401 31.699 27.738 70.965

Vernio

2006 201 7.110 8.199 5.696 21.206

2007 65 7.026 6.249 5.244 18.584

2008 94 6.904 6.019 5.321 18.338

Agliana

2006 632 16.964 29.673 17.579 64.848

2007 691 16.639 28.929 18.070 64.329

2008 789 17.161 23.990 18.731 60.671

Montale

2006 283 11.407 35.241 13.317 60.248

2007 312 11.189 31.562 13.089 56.152

2008 308 11.351 27.570 10.682 49.911

Quarrata

2006 2.447 28.741 31.182 22.900 85.270

2007 2.379 28.101 29.110 23.228 82.818

2008 2.341 28.522 28.669 23.757 83.289

Campi Bisenzio

2006 88 44.645 148.701 82.913 276.347

2007 103 44.477 147.601 82.397 274.578

2008 142 44.683 140.655 86.097 271.577

Calenzano

2006 348 18.193 115.633 59.498 193.672

2007 304 17.518 104.053 58.872 180.747

2008 383 17.769 122.827 65.513 206.492

Distretto

2006 6.423 394.133 1.130.604 542.000 2.073.160

2007 6.352 391.058 1.047.072 553.775 1.998.257

2008 6.831 398.236 1.007.404 601.669 2.014.140

(Fonte: ENEL)

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Il consumo di energia elettrica del distretto tessile ammonta ad oltre 2 milioni di MWh. Nel triennio considerato i consumi complessivi del distretto hanno registrato una riduzione del 2,8%

Figura 41_Consumi energia elettrica distretto (MWh/anno)

1.960.000

1.980.000

2.000.000

2.020.000

2.040.000

2.060.000

2.080.000

2006 2007 2008

(Fonte: ENEL)

Nei singoli comuni che compongono il distretto si riscontrano naturalmente situazioni differenti in termini di trend dei consumi: si rilevano trend positivi, in disaccordo con la tendenza distrettuale, nei comuni di Calenzano (6,62%) e Vaiano (4,35%), e situazioni di riduzione dei consumi anche in termini significativi come ad esempio nei comuni di Montale (-17,16%), Vernio (-13,52%) e Cantagallo (-11,53%). Ovviamente i differenti andamenti dei consumi di energia elettrica si riflettono sull’incidenza dei singoli comuni sul consumo complessivo al livello distrettuale.

Figura 42_ Contributo dei singoli comuni al consumo totale di energia elettrica nel Distretto

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

2006 2007 2008

Calenzano

Campi Bisenzio

Quarrata

Montale

Agliana

Vernio

Vaiano

Prato

Poggio a Caiano

Montemurlo

Carmignano

Cantagallo

(Fonte: ENEL)

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Dal grafico si evidenzia infatti come il comune di Prato incida per quasi il 50% sul consumo totale del distretto, mantenendo un trend costante nel triennio, mentre si registra un incremento dell’incidenza del comune di Calenzano che passa dal 9,34% al 10,25%. Considerando l’incidenza nell’ultimo triennio dei consumi nei vari settori a livello distrettuale, emerge come il settore industriale rappresenti nel 2008 il 50% dei consumi complessivi del distretto, seppur in diminuzione rispetto al dato del 2006 (54,5%). In crescita invece risultano gli altri settori, anche se i consumi del settore agricolo hanno comunque un’incidenza limitata. Figura 43_ Contributo dei singoli settori al consumo totale di energia elettrica nel Distretto

19,01% 19,57% 19,77%

54,54% 52,40% 50,02%

26,14% 27,71% 29,87%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

2006 2007 2008

Agricoltura Domestico Industria Terziario

(Fonte: ENEL)

A livello dei singoli comuni si riscontrano ovviamente situazioni differenti. Alcuni comuni evidenziano una notevole incidenza del settore industriale sui consumi totali, ad esempio il comune di Cantagallo dove si sfiora l’86%, oppure il comune di Montemurlo dove il settore industriale rappresenta il 78% dei consumi di energia elettrica Altri invece evidenziano una maggior incidenza del settore terziario e dei consumi domestici come il comune di Poggio a Caiano ed il comune di Vernio. L’agricoltura appare fortemente sviluppata rispetto alle altre aree del distretto nei comuni di Carmignano e Quarrata dove rappresenta circa il 2,7% dei consumi di energia elettrica, di molto superiore al dato distrettuale pari allo 0,3%.

Figura 44_Contributo dei singoli settori al consumo di energia elettrica nei singoli

comuni_2008

9,6%

29,9%

9,7%

37,3%

22,6%16,1%

37,6%28,3%

22,7%

34,2%

16,5%8,6%

86% 45%78% 26%

44%45%

33%40% 55%

34%

52%59%

4,0%

22,8%12,6%

36,6% 33,7%39,1%

29,0% 30,9%21,4%

28,5% 31,7% 31,7%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Cantagallo

Carm

ignano

Montemurlo

Poggio a Caiano

Prato

Vaiano

Vernio

Aglia

na

Montale

Quarrata

Campi B

isenzio

Calenza

no

Agricoltura Domestico Industria Terziario

(Fonte: ENEL)

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Per meglio descrivere l’incidenza dei singoli settori sui consumi complessivi, si riporta nella tabella seguente il dato sui consumi medi per utenza calcolati dividendo il consumo dei singoli settori per il numero di utenze servite. Analizzando il dettaglio comunale risalta il dato di Cantagallo dove il settore industriale presenta un elevato consumo unitario di energia pari a 251,5 MWh per utenza; discorso analogo nel comune di Carmignano per il settore agricolo (21,4 MWh/utente).

Tabella 34_ Consumi di energia elettrica per utenza (MWh/utente)_2008

COMUNI AGRICOLTURA DOMESTICO INDUSTRIA TERZIARIO TOTALE

CANTAGALLO 10,1 1,9 251,5 6,9 16,4

CARMIGNANO 21,4 2,7 47,1 14,3 7,2

MONTEMURLO 2,5 2,6 138,4 17,9 20

POGGIO A CAIANO

1,4 2,7 28,9 17,9 6

PRATO 5,1 2,6 93,7 23,2 9,4

VAIANO 5,3 2,5 94,1 41,2 12,9

VERNIO 4,1 1,8 39,3 12,6 4,2

AGLIANA 7 2,5 45,3 18,7 7,1

MONTALE 5 2,6 67,9 17,7 9,1

QUARRATA 6,6 2,8 23,7 12,5 6,1

CAMPI BISENZIO

2,5 2,5 158,6 31,6 12,5

CALENZANO 4,1 2,5 187,2 41,5 21,6

DISTRETTO 6,5 2,6 95,6 23,6 10,4

(Fonte: ENEL)

Il grafico è rappresentativo del trend di consumo di energia per utente. Dal grafico seguente si nota come il distretto tessile presenti un valore del consumo di energia elettrica pro-capite decrescente nel triennio 2006/08 (-6,6%). Analizzando il consumo pro-capite per singola tipologia di utenza si riscontra una lievissima inflessione, dal 2007 al 2008, nel settore agricoltura e nel settore terziario.

Figura 45_ Trend consumi di energia pro-capite per tipologia di utente (MWh/utente)

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

110

120

2006 2007 2008

Agricoltura

Domestico

Industria

Terziario

Totale

(Fonte: ENEL)

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Nelle singole aree che compongono il territorio del distretto tessile, i consumi per singolo utente di energia elettrica più elevati si registrano nei comuni Calenzano, Cantagallo e Montemurlo.

Figura 46_ Consumi di energia elettrica per utente nei singoli comuni (MWh/utente)

0,00

5,00

10,00

15,00

20,00

25,00

2006

2007

2008

(Fonte: ENEL)

Per quanto riguarda la produzione di energia da fonti rinnovabili, non è stato possibile risalire al dettaglio comunale. Nella tabella sottostante riportiamo,dunque, i dati a livello provinciale. I dati derivano da una statistica effettuata da Terna spa, nell’ambito del sistema statistico nazionale SISTAN. Tabella 35_mpianti di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili, potenza installata

al 31/12/08

PROVINCIA SETTORE FONTE IMPIANTI

POTENZA

EFFICIENTE

LORDA

POTENZA

EFFICIENTE

NETTA

FIRENZE

Idrico Da apporti naturali 5 3,3 3,2

Termoelettrico Biomasse 4 6,4 5,9

Fotovoltaico - 370 7,2 7,2

PISTOIA

Idrico Da apporti naturali

13 37,6 36,7

Termoelettrico biomasse 2 1,6 1,5

Geotermoelettrico - 182 1,6 1,6

PRATO Fotovoltaico - 127 1,3 1,3

(Fonte: Terna spa)

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Da segnalare è, inoltre, l’inaugurazione del nuovo impianto logistico di Coop, avvenuta nel Novembre 2009 a Prato. Il Polo ospita un impianto fotovoltaico della potenza di 2895 kW per una produzione di 3.200.000 kWh di energia elettrica, dotato di 15.650 pannelli di silicio policristallino (il più grande impianto in Italia costruito su un unico edificio). La produzione, pari al consumo medio annuale di 1185 famiglie, consentirà di non immettere in atmosfera 1.860.000 kg di anidride carbonica all’anno. L’impianto è inoltre integrato da 5 inseguitori solari costituiti da 60 pannelli fotovoltaici della potenza complessiva di 11,4 kW posizionati all’entrata del parcheggio che si orientano per massimizzare la produzione.

Emissioni di gas serra

L’aumento progressivo delle concentrazioni in atmosfera di alcuni gas, definiti come gas serra, a seguito delle emissioni antropiche, ha generato una perturbazione del bilancio energetico del sistema terra - atmosfera che porta, tra l’altro, ad un incremento dell’effetto serra, già naturalmente presente, con conseguente riscaldamento della superficie terrestre. L’effetto serra è definibile come un graduale incremento della temperatura media dell’atmosfera a causa della riduzione del suo potere disperdente, derivante dalle modifiche delle concentrazioni di alcuni gas che la compongono. I gas serra sono i gas atmosferici che assorbono la radiazione infrarossa e che per questo causano l’effetto serra. I gas serra naturali comprendono il vapor d’acqua, l’anidride carbonica, il metano, l’ossido nitrico e l’ozono. Certe attività dell’uomo, comunque, aumentano il livello di tutti questi gas e liberano nell’aria altri gas serra di origine esclusivamente antropogenica. generati da diversi processi industriali, come gli idrofluorocarburi (HFC), i perfluorocarburi (PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6). Per ridurre le emissioni di gas serra nel 1997, in seno della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici è stato approvato il Protocollo di Kyoto. Il Protocollo entrato in vigore il 16 febbraio 2005, impegna i paesi industrializzati ad adottare le misure necessarie alla riduzione del 5,2% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 entro il 2012. L’obiettivo europeo si propone la riduzione complessiva dell’8% entro quella data. Secondo la ripartizione degli impegni, stabilita nel 1998 dal Consiglio Europeo dei Ministri dell’Ambiente, l’Italia deve ridurre, entro il 2008-2012, le proprie emissioni di gas serra del 6,5% rispetto ai livelli del 1990. Con ciò si intende, alla luce della crescita tendenziale delle emissioni, che l’obiettivo corrisponde a circa 100 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.

L’Inventario Regionale delle Sorgenti Emissive ha stimato le emissioni dei principali gas serra, anidride carbonica, metano e protossido di azoto, in tutti i comuni della Regione Toscana negli anni 2003 e 2005. L’IRSE distingue tre tipologie di fonti emissione:

- puntuali, che corrispondono a quelle localizzabili geograficamente (come le industriali e quelle derivanti da grandi impianti di combustione ed energetici);

- lineari, imputabili alle principali arterie di comunicazione (stradali, fluviali, ferroviarie, marine, ecc.) dove il traffico di mezzi di locomozione genera emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti;

- diffuse, che comprendono tutte quelle sorgenti non definite come puntuali o lineari (ad esempio la combustione per il terziario e l’agricoltura).

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Figura 47_ Emissioni complessive di gas serra divise per tipologia di sorgente nel Distretto

(t CO2eq)

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

1.400.000

1.600.000

1.800.000

2003 2005

Diffuse

Puntuali

Lineari

(Fonte:IRSE)

L’emissione complessiva di gas serra espressa in CO2 equivalente

2 nel distretto pratese nell’anno 2005 è di oltre 1.265.000 tonnellate con una riduzione di quasi il 18% rispetto alla stima del 2003. La principale sorgente di emissione nel distretto sono le emissioni diffuse, responsabili di oltre l’57,7% delle emissioni complessive. Con un calo del 16,86% rispetto al 2003. Le emissioni puntuali rappresentano invece il 27,1% delle emissioni totali, con un incremento del 30,54% rispetto al 2003. Considerando il contributo dei singoli gas serra alle emissioni complessive di CO2 equivalente si nota come quasi l’89% delle emissioni sia dovuto al rilascio in atmosfera di anidride carbonica. Tale quota risulta superiore a livello regionale dove l’anidride carbonica è responsabile dell’80,4% delle emissioni complessive. Il metano rappresenta invece, nel 2005, circa il 6% delle emissioni totali di CO2 eq mentre il protossido di azoto solo il 4,2%; percentuali inferiori rispetto alla situazione regionale dove il metano costituisce il 13,2% e il protossido di azoto il 6,4%.

Figura 48_ Contributo degli inquinanti alle emissioni finali di CO2 equivalente

7,60%13,15%

5,96%13,18%

88,85% 80,47%89,85%

80,43%

3,55% 6,38% 4,19% 6,38%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Distretto Regione Distretto Regione

2003 2005

N2O

CO2

CH4

(Fonte:IRSE)

2 Per poter comparare la capacità dei singoli gas serra di trattenere il calore nell’atmosfera è utilizzato un fattore di conversione definito Global Warming Potentials (GWPs). I GWPs sono basati sull’efficienza radioattiva dei singoli gas, ovvero la capacità di assorbimento del calore, ed il loro tasso di decadenza, ovvero il numero di anni necessari per la loro rimozione dall’atmosfera, rispetto all’anidride carbonica. I fattori di conversione utilizzati in questo paragrafo sono: 1 per l’anidride carbonica, 21 per il metano e 310 per il protossido di azoto.

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Focalizzando l’attenzione sulla variazione delle emissioni di gas serra nei singoli comuni del distretto, tra il 2003 ed il 2005, rilevante è l’aumento delle emissioni registrate nel comune di Campi Bisenzio (+13,5%). Crescono anche le emissioni nei comuni di Vernio, Cantagallo e Calenzano, mentre in tutti gli altri comuni si registrano flessioni, in alcuni casi anche consistenti come nel comune di Montemurlo (-41,6%), Poggio a Caiano (-31,2%) e Prato (-28,4%).

Figura 49_ Variazione 2003-2005 delle emissioni di gas serra (CO2 eq)

0,56%

13,49%

1,82%

-21,02%

-41,56%

-31,20%

-28,41%

-7,9%

6,56%

-13,34%

-15,47%

-11,69%

-50% -40% -30% -20% -10% 0% 10% 20%

Calenzano

Campi Bisenzio

Cantagallo

Carmignano

Montemurlo

Poggio a caiano

Prato

Vaiano

Vernio

Agliana

Montale

Quarrata

Variazione CO2eq 03-05

(Fonte:IRSE)

Per avere una rappresentazione chiara del carico inquinante di un dato territorio si utilizzano due indicatori di pressione che forniscono un’indicazione sintetica della distribuzione spaziale delle emissioni ("carico inquinante presente in un territorio”) riferito ad un determinato periodo temporale e della "quota di carico inquinante per persona", sempre riferita ad un dato periodo temporale. Il primo indicatore, espresso in tonnellate di sostanza inquinante emessa su km2 di superficie, si ottiene dividendo la massa di sostanza inquinante emessa in un certo territorio di riferimento (es. regione, provincia o comune) per l’estensione territoriale dello stesso , e quindi, si esprime in t/km2. Il secondo indicatore, definito in tonnellate di sostanza inquinante emessa attribuibile ad un abitante di un determinato territorio, si ottiene dividendo la massa di sostanza inquinante emessa in un dato territorio per il numero di abitanti dello stesso. Tali indicatori permettono un confronto con altre realtà territoriali annullando le diversità dimensionali, sia in termini di estensione sia di carico demografico, specifiche di ogni singola area. Nel 2005 nell’area del distretto tessile sono state rilasciate in atmosfera circa 2.2600 tonnellate equivalenti di CO2 su km

2, quasi il doppio rispetto al dato regionale (circa 1.177 tonnellate per kmq), e con un decremento di quasi il 18% rispetto al 2003. A livello comunale i dati più alti si rilevano nei comuni ad alta densità abitativa quali Prato, Agliana, Campi Bisenzio, Calenzano, Poggio a Caiano. Si noti come i comuni di Cantagallo e Vernio abbiano livelli di tonnellate equivalenti di CO2 su km

2 negativi, a rappresentazione dell’elevata attività di assorbimento di Co2.

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Figura 50_ Densità emissiva di gas serra (t CO2 eq/kmq)- Anno 2003-2005

-1.000

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

8.000

9.000

2003

2005

(Fonte:IRSE)

Ogni abitante dell’area del distretto industriale pratese “rilascia” in atmosfera mediamente circa 3,9 tonnellate all’anno di gas serra, appena più della metà rispetto a quanto rilascia in atmosfera ogni abitante della Regione Toscana (7,5 t/anno). L’emissione pro-capite di gas serra ha subito un forte decremento tra il 2003 ed il 2005 a livello distrettuale (-30%), decremento che seppur in quantità molto minore, si è registrato anche a livello regionale (-2,1%). A livello distrettuale gli unici comuni ad aver registrato un incremento delle emissioni pro-capite sono i comuni di Campi Bisenzio, Cantagallo e Vernio. Nonostante questo, il comune di Vernio registra emissioni pro-capite di segno negativo come anche il comune di Cantagallo.

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Figura 51_ Emissioni pro capite di gas serra (t CO2 eq/ab.). Anno 2003-2005

-30,00 -20,00 -10,00 0,00 10,00 20,00 30,00

Calenzano

Campi Bisenzio

Cantagallo

Carmignano

Montemurlo

Poggio a caiano

Prato

Vaiano

Vernio

Agliana

Montale

Quarrata

Distretto

Regione

2005 2003

(Fonte:IRSE)

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SCHEDA N° 4: RUMORE E ELETTROMAGNESTISMO

ANALISI AMBIENTALE

DISTRETTO TESSILE DI PRATO

Progetto Innovations for a Made Green In

Europe – IMAGINE

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Introduzione Rumore Il tema dell’inquinamento acustico ha assunto negli ultimi decenni una particolare rilevanza per le implicazioni che tale fenomeno ha sulla qualità della vita dei cittadini all’interno delle aree urbane (con una crescita rilevante di patologie indotte che vanno dai disturbi del sonno, alterazione dell’udito, fino a problemi di natura cardiovascolare e psicofisiologica). Il rumore è caratterizzato dal punto di vista fisico da una elevata variabilità spaziale dipendente dalla diffusione delle sorgenti di emissione e dalla conformazione morfologica del tessuto territoriale di riferimento (dimensione delle strade, presenza di edifici, entità del rumore di fondo..). Per questo motivo, l’impiego delle misure strumentali per la rilevazione dell’inquinamento acustico non sempre risulta rappresentativo della complessità della situazione. In termini di potenziali fonti di pressione, le principali sono senz’altro individuabili nel traffico veicolare (la cui intensità e disturbo associato possono dipendere anche dalla qualità del fondo stradale, dalla possibilità di dispersione del rumore e dalle condizioni microclimatiche), nelle attività produttive (industriali e artigianali) e, nei centri abitati, negli impianti condominiali non opportunamente insonorizzati (quali autoclavi, condizionatori). Considerando le prime due fonti di pressione richiamate, il territorio del distretto sembra presentarsi particolarmente sensibile al problema dell’inquinamento acustico, da una parte a causa della compresenza di attività produttive e centri abitati e dall’altra per la dimensione del traffico e della movimentazione, indotti dalle attività produttive.

Classificazione acustica dei comuni del distretto

Il principale riferimento per la descrizione del contesto ambientale, in relazione all’inquinamento acustico, è dato dalla zonizzazione acustica dei comuni ricompresi nelle aree oggetto di studio. I riferimenti normativi relativi alla zonizzazione sono individuati dal DPCM 14/11/97 (Art. 3) e dalla LR 89/98 che stabiliscono l’obbligo alla suddivisione del territorio in aree acusticamente omogenee che sia basata sulla destinazione d’uso del territorio di riferimento. In base a tale suddivisione il legislatore ha fissato tre diverse categorie di limiti:

– limiti di emissione (valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora misurato in prossimità della stessa);

– limiti di immissione (valore massimo che può essere emesso da una o più sorgenti sonore nell’ambiente abitativo o esterno, misurato in corrispondenza dei ricettori);

– limiti di qualità (intesi come limiti da rispettare nel breve, medio e lungo periodo con tecnologie e metodiche di risanamento disponibili al fine di realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla legge).

Con l’emanazione della Legge Regionale n. 67 del 29 novembre 2004 “Modifiche alla legge regionale 1 dicembre 1998, n. 89 (Norme in materia di inquinamento acustico)”, la Regione Toscana semplifica l’iter che porta i Piani Comunali di Classificazione Acustica alla piena operatività e sposta ulteriormente le scadenze temporali entro le quali ai Comuni ancora inadempienti è fatto obbligo di dotarsi di PCCA venendo incontro alle esigenze delle amministrazioni locali nell'ottica di una costante attenzione allo stato dell'ambiente e di tutela del cittadino. Tutti i Comuni del distretto tessile hanno provveduto ad approvare un proprio Piano Comunale di Classificazione Acustica. Si riportano di seguito le sei classi previste dalla normativa.

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Tabella 36_ Classi per la definizione di aree acusticamente omogenee

Classe I

Aree particolarmente protette, rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione, aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc.

Classe II

Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale; rientrano in questa classe le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali

Classe III

Aree di tipo misto; rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici

Classe IV

Aree di intensa attività umana; rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie

Classe V

Aree prevalentemente industriali; rientrano in questa classe le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni

Classe VI

Aree esclusivamente industriali; rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

CLASSE DESCRIZIONE CLASSE

Limiti Leq di EMISSIONE e di IMMISSIONE

Limiti Leq di QUALITA’

Diurno 06.00 – 22.00

Notturno 22.00 – 06,00

Diurno 06.00 - 22.00

Notturno 22.00 - 06,00

I Aree particolarmente protette 50 dBA 40 dBA 47 dBA 37 dBA

II Aree ad uso prevalentemente residenziale 55 dBA 45 dBA 52 dBA 42 dBA

III Aree di tipo misto 60 dBA 50 dBA 57 dBA 47 dBA

IV Aree di intensa attività umana 65 dBA 55 dBA 62 dBA 52 dBA

V Aree prevalentemente industriali 70 dBA 60 dBA 67 dBA 57 dBA

VI Aree esclusivamente industriali 70 dBA 70 dBA 70 dBA 70 dBA

Controlli: violazioni dei limiti acustici

Per quanto riguarda i comuni della Provincia di Prato, l’ARPAT, dal 2005 al 2009 ha effettuato 113 controlli ed in 46 casi (40,7%) è stato riscontrato il superamento dei limiti di esposizione previsti dalla normativa in materia.

Tabella 37_Controlli e superamenti valori limite di esposizione

COMUNI 2005 2006 2007 2008 2009

C S C S C S C S C S

PRATO 31 15 27 14 22 7 9 3 7 0 MONTEMURLO 3 1 1 0 1 1 2 2 0 0 VAIANO 1 0 1 1 0 0 3 0 0 0 POGGIO A CAIANO 0 0 2 0 0 0 3 0 0 0

CARMIGNANO 0 0 0 0 0 0 0 0 2 1 VERNIO 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 CANTAGALLO 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Legenda: C: Controlli; S: Superamenti (Fonte: ARPAT, Dipartimento Prato)

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Esposti in materia di rumore Gli esposti ambientali gestiti da Arpat nel 2009 sono stati 162; di questi 39 si possono ricondurre alla matrice “Rumore” (dati aggiornati al 20/01/2010), così suddivisi per i diversi comuni del distretto:

Figura 52_Esposti matrice Rumore 2009

1 11

1

211

1

1

6

5

CANTAGALLO

CARMIGNANO

MONTEMURLO

POGGIO A CAIANO

PRATO

VERNIO

AGLIANA

QUARRATA

CALENZANO

CAMPI BISENZIO

(Fonte: ARPAT)

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Introduzione Elettromagnetismo Con il termine inquinamento elettromagnetico si indica una pressione ambientale prodotta dai campi elettrici e magnetici generati a basse frequenze, radiofrequenze e microonde, appartenenti alla sezione non ionizzante dello spettro elettromagnetico. Un campo elettromagnetico è la propagazione nello spazio di campi elettrici e campi magnetici variabili nel tempo. Ogni qual volta si verifica una variazione di campo elettrico o di campo magnetico si genera nello spazio un campo elettromagnetico che si propaga a partire dalla sorgente. Il campo elettrico è una modificazione delle proprietà elettriche dello spazio dovuta alla presenza di cariche elettriche statiche, che costituiscono la sorgente del campo. A frequenza di rete (50 Hz) è schermato dalle strutture murarie degli edifici e dalla vegetazione. L’intensità del campo elettrico decresce all'aumentare della distanza. Il campo magnetico è una modificazione delle proprietà magnetiche dello spazio prodotta da magneti naturali o correnti elettriche costanti nel tempo. A frequenza di rete (50 Hz) non viene schermato dalla maggior parte dei materiali compreso le strutture murarie delle abitazioni. L'intensità del campo magnetico decresce all'aumentare della distanza. Una caratteristica fondamentale dei campi elettrici e magnetici è la frequenza, con la quale si indica quante volte un evento si ripete in una unità di tempo. La frequenza (misurata in Hertz) di un’onda è quindi il numero di oscillazioni al secondo. Lo spettro elettromagnetico copre un intervallo molto ampio di frequenze. La frequenza di rete (50 Hz nel caso dei paesi europei, 60 Hz nel caso del Nord America) si trova nell’intervallo di frequenze denominato ELF (Extremely Low Frequency, ossia frequenza estremamente bassa), relativo alle frequenze inferiori a 3000 Hz. Quanto più elevata è la frequenza tanto minore è la distanza tra un’onda e la successiva, e maggiore è la quantità di energia associata al campo. I campi con frequenze nell’intervallo delle microonde, hanno energia sufficiente a provocare il riscaldamento di materiali conduttori. Frequenze ancora più elevate, come i raggi X, possono causare ionizzazione - la rottura dei legami molecolari - che danneggia il materiale genetico. I campi a frequenza di rete (50 Hz) sono caratterizzati da una lunghezza d’onda pari a 6000 km, e quindi da valori di energia molto più bassi, che non sono in grado di dar luogo a riscaldamento o ionizzazione. In base alla frequenza le radiazioni generate da un campo elettromagnetico si distinguono in: – Radiazioni ionizzanti dette IR (Ionizing Radiation) con frequenze maggiori di 300 GHz (raggi

ultravioletti, raggi X e raggi gamma) che, per la loro elevata energia sono in grado di rompere i legami molecolari delle cellule e possono indurre mutazioni genetiche.

– Radiazioni non ionizzanti dette NIR (Non Ionizing Radiation) generate da un campo elettromagnetico con frequenza compresa tra 0 e 300 GHz. Queste radiazioni non sono in grado di rompere direttamente i legami molecolari delle cellule perché non possiedono energia sufficiente e producono principalmente effetti termici.

I Campi Elettromagnetici hanno proprietà diverse e diversi modi di agire nel causare effetti biologici. Le evidenze relative alla pericolosità dei campi elettromagnetici, ancora non totalmente convincenti, sono cosi riassumibili: – Gli studi epidemiologici suggeriscono che i campi elettrici e magnetici a bassa frequenza

(50/60 Hz), detti ELF; vadano classificati come “probabili cancerogeni” anche se la positiva associazione tra esposizione a tali campi e alcuni tipi di tumore, quali la leucemia infantile e, in alcuni studi, i tumori cerebrali e mammari nel maschio, appare di modesta entità e non è sufficiente a stabilire un nesso causale tra esposizione ed effetto patogeno.

– L’esposizione ai campi ad alta frequenza (radiofrequenze, microonde) sembra rappresentare un possibile fattore cancerogeno per l’uomo, sia pure di modesta entità, con bersagli dell’azione oncogena simili a quelli citati per le ELF, anche se i dati disponibili sono assai più scarsi di quelli relativi alle basse frequenze.

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Sulla terra esiste un fondo elettromagnetico naturale, le cui sorgenti principali sono: la Terra stessa, l’atmosfera ed il sole che mette radiazioni IR, luce visibile e radiazioni UV. L’attività dell’uomo ha però introdotto sorgenti elettromagnetiche artificiali che hanno incrementato il fondo naturale, per comodità le classificheremo per intervalli di frequenza:

– Radiofrequenze (RF - Radio Frequency) comprese tra 300 KHz e 300 MHz. Le principali sorgenti sono costituite dagli impianti di ricetrasmissione radio/TV;

– Microonde con frequenze comprese tra 300 MHz e 300 GHz. Le principali sorgenti di microonde sono costituite dagli impianti di telefonia cellulare e dai ponti radio;

– Frequenze estremamente basse (ELF - Extra Low Frequency) pari a 50-60 Hz. La principale sorgente è costituita dagli elettrodotti, che trasportano energia elettrica dalle centrali elettriche di produzione agli utilizzatori.

RadioFrequenze e MicroOnde

La diffusione di questo categoria di radiazioni nell’ambiente è da imputarsi in particolar modo alla telecomunicazione: ripetitori radio-TV, Stazioni Radio Base (RSB) e telefonia cellulare. Gli impianti di trasmissione e ricezione per la diffusione delle trasmissioni radiofoniche e televisive trasmettono onde radio con frequenze comprese tra alcune centinaia di kHz e alcune centinaia di MHz. A partire da pochi metri di distanza dalle antenne si genera un’onda in cui il campo elettrico e quello magnetico variano insieme. Si può così utilizzare indifferentemente l’unità di misura del campo elettrico (V/m), quella del campo magnetico (microTesla, µT) o anche quella della potenza dell’onda (W/m2) per definirne l'ampiezza. Questa diminuisce rapidamente all’aumentare della distanza dalle antenne emittenti ed è inoltre attenuata sia dalle strutture murarie che dalla vegetazione presente. Questi impianti servono generalmente un’area molto vasta con trasmettitori di grande potenza (10.000-100.000 Watt) posizionati su dei rilievi che godono di una buona vista sull’area servita. L’aumento della potenza di trasmissione migliora la qualità del segnale ricevuto e l’ampiezza della zona coperta: questo fatto può indurre ad utilizzare potenze superiori a quelle autorizzate. La telefonia cellulare utilizza onde radio a frequenza un po’ più alta (900-2100 MHz), ma non sostanzialmente diversa, da quella degli impianti di tipo televisivo. Ogni stazione però copre in questo caso un’area molto ridotta: infatti il numero di telefonate che l’impianto riesce a supportare contemporaneamente è limitato. E' quindi necessario che il numero di utenti all'interno dell’area servita non sia troppo elevato per evitare congestioni di traffico; inoltre, poiché la trasmissione è bidirezionale, non è possibile migliorare la qualità del servizio aumentando la potenza del trasmettitore, poiché questo migliorerebbe la qualità della ricezione solo in una direzione (dalla stazione verso il telefonino) ma lascerebbe immutata la qualità della trasmissione nell’altro verso (dal telefonino alla stazione). La potenza trasmessa è sostanzialmente uguale per tutti gli impianti e il diverso livello di copertura viene ottenuto variando la qualità dell’antenna (che influenza sia la trasmissione che le ricezione). Per questo motivo le Stazioni Radio Base (SRB, è questa la denominazione tecnica dei “ripetitori dei telefonini”) sono equipaggiate con antenne che dirigono la poca potenza impiegata soprattutto verso gli utenti lontani, quindi in orizzontale. L'intensità delle onde dirette verso il basso è meno di un centesimo di quella trasmessa nella direzione di massimo irraggiamento: nelle aree sotto le antenne non si trovano dunque mai livelli elevati di campo elettromagnetico. Nonostante le dimensioni, talvolta molto appariscenti, questi impianti irradiano potenze molto contenute che vanno dai 500 W di una stazione con i vecchi impianti TACS (solo alcune TIM) ai 200 W di una stazione dual-band, mentre le nuove stazioni UMTS potranno funzionare con meno di 50 W emessi. Con queste potenze la zona nello spazio nella quale si possono trovare livelli di campo superiori ai valori di tutela dell’attuale normativa (6 V/m) si estende per 40-80 metri davanti alle antenne, normalmente al di sopra dei tetti dei palazzi vicini. Le modalità con cui tale stazioni irradiano i campi dell’area circostante sono molto ben conosciute; con un progetto sufficientemente dettagliato degli impianti è possibile garantire che i livelli di campo in tutti i gli edifici circostanti, così come nelle aree occupate stabilmente da comunità di persone, siano inferiori ai limiti di legge. La potenza emessa dalle Stazioni Radio Base non è costante nel tempo: cresce quando il traffico telefonico è intenso, mentre quando questo è scarso, ad esempio la notte, si riduce fino a un valore minimo tipicamente di 15-50 W. Anche il telefonino emette lo stesso tipo di onde delle stazioni radio base seppur con potenze sensibilmente minori (1-2 W).

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Impianti di radiocomunicazione

Nella mappa che segue viene riportata la localizzazione delle postazioni degli impianti di trasmissione radio-TV e delle postazioni delle Stazioni Radio Base per telefonia cellulare, in attività nel 2009. I dati sono forniti dai gestori degli impianti.

Figura 53_Impianti di trasmissione radio-TV e Stazioni Radio Base_2009

Legenda:

Province Comuni Sedi provinciali Impianti radio-televisivi Stazioni radio-base

(Fonte: SIRA_ARPAT)

Di seguito si riporta la mappa della localizzazione degli impianti Stazioni Radio Base e Radiocomunicazione del catasto impianti di radiocomunicazione a livello regionale e a livello dell’area urbana di Prato.

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Figura 54_Localizzazione impianti Stazioni Radio Base e Radiocomunicazione e dei punti di misura

Legenda:

Punti di misura Postazioni RTV Postazioni SRB Comuni (Fonte: SIRA_ARPAT) Figura 55_ Localizzazione impianti Stazioni Radio Base e Radiocomunicazione e dei punti di

misura, area urbana di Prato_2009

Legenda:

Punti di misura Postazioni RTV Postazioni SRB Comuni (Fonte: SIRA_ARPAT)

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La tabella sottostante elenca il numero di impianti di trasmissione radio-TV e quelli di Stazioni Radio Base presenti nei comuni del distretto.

Tabella 38_Presenza impianti di Radiocomunicazione_2009

COMUNI IMPIANTI RTV IMPIANTI SRB

AGLIANA - 5

QUARRATA 28 9

CANTAGALLO 2 4

CARMIGNANO 12 6

MONTEMURLO - 12

POGGIO A CAIANO

- 5

PRATO 26 128

VAIANO 32 8

VERNIO 23 9

CALENZANO 5 26

CAMPI BISENZIO 4 19

(Fonte: SIRA_ARPAT)

Misure dei livelli di Campo Elettromagnetico

I dati riportati in tabella sono quelli derivanti dalle attività di misura effettuate nel 2006 dal personale ARPAT per il controllo e monitoraggio dei Campi Elettro-Magnetici generati dagli impianti di Radio-Comunicazione. Per ciascun controllo effettuato sono indicate le postazioni interessate dal controllo e gli esiti delle operazioni di misura. Il limite per queste tipologie di sorgenti corrisponde a 6 V/m nei luoghi ove sia prevista permanenza prolungata di persone, come scuole, luoghi di lavoro, abitazioni e loro pertinenze; corrisponde a 20 V/m in tutti i luoghi accessibili senza previsione di permanenza prolungata. Consultando la tabella si può concludere che non sono stati rilevati superamenti delle soglie.

Tabella 39_Controllo e monitoraggio dei campi elettromagnetici-2006

COMUNI

Punto di misura Stazione Ubicazione Data inizio-data fine rilevazione

Valore medio

(V/m)

Valore massimo

(V/m)

CALE

NZANO

Via della chiesa c/o cimitero comunale

Vodafone Abitazioni private 30/03/06 11/04/06

1,28 1,49

CAMPI BIENZIO

Via Pasolini Tim Edifici o luoghi pubblici 04/05/06 17/05/06

0,93 2,34

Piazza Dante

H3G

Vodafone

Wind

Edifici o luoghi pubblici 17/05/06 30/05/06

1,53 1,8

Via dei Cipressi

H3G

Vodafone

Wind

Tim

Abitazioni private 17/05/06 30/05/06

1,37 2,65

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COMUNI

Punto di misura Stazione Ubicazione Data inizio-data fine rilevazione

Valore medio

(V/m)

Valore massimo

(V/m)

POGGIO

A CAIANO Via Carducci Tim Abitazioni private 09/05/06

22/05/06 0,47 1,12

Via Concone Tim Abitazioni private 09/05/06 22/05/06 0,65 0,81

Via Lombardia Wind Abitazioni private 09/05/06 22/05/06 0,52 0,83

Via Soffici Tim Abitazioni private 09/05/06 22/05/06 0,65 0,85

PRATO

Via A. de Gasperi Vodafone Abitazioni private 28/04/06

08/05/06 1,12 1,28

Via Arcivescovo Martini Vodafone Uffici e luoghi di lavoro 06/04/06

18/04/06 1,56 1,69

Via Ceri Tim Abitazioni private 13/04/06

26/04/06 0,45 0,51

Via dei Manassei Wind

H3G Uffici e luoghi di lavoro

03/05/06

15/05/06 0,45 0,56

Via del Lazzeretto Vodafone Abitazioni private 27/04/06

08/05/06 0,58 0,7

Via del seminario Tim Scuole 03/05/06

15/05/06 0,45 0,45

Via della Lastruccia Tim Abitazioni private 20/04/06

02/05/06 0,45 0,45

Via della Sacca HG3 Abitazioni private 12/04/06

26/04/06 0,45 0,45

Via Enrico Fermi Vodafone Abitazioni private 27/04/06

08/05/06 0,45 0,45

Via Leoncavallo Wind Abitazioni private 12/04/06

26/04/06 1,11 1,41

Via Mannocci Tim Scuole 02/05/06

15/05/06 0,45 0,73

Via Marianna Nistri H3G

Tim Abitazioni private

06/04/06

16/04/06 0,6 0,83

Via Rosa Giorgi

H3G

Tim

Vodafone

Abitazioni private 11/05/06

26/05/26 2 2,25

Via Traversa il Crocifisso Tim Abitazioni private

19/04/06

02/05/06 0,45 0,45

Via Valentini

H3G

Tim

Vodafone

Wind

Uffici e luoghi di lavoro 13/03/06

06/04/06 3,2 3,56

Via Viuccio Vodafone Abitazioni private 19/04/06

02/05/06 0,52 0,61

Viale della Repubblica Wind Abitazioni private 13/04/06

28/04/06 0,74 0,94

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COMUNI

Punto di misura Stazione Ubicazione Data inizio-data fine rilevazione

Valore medio

(V/m)

Valore massimo

(V/m)

VAIANO

Viale f.lli Rosselli Tim Abitazioni private 13/04/06

08/05/06 0,45 0,45

(Fonte: SIRA_ARPAT) Nella tabella sottostante vengono riportati i controlli effettuati nel 2009 a livello provinciale:

Tabella 40_ Controlli e monitoraggi a livello provinciale- 2009

CAMPO NOTE FI PT PO

RADIO - TV

N. pareri preventivi – istruttorie tecniche Controlli prima dell’installazione effettuati con simulazioni

9 1 0

N. controlli tramite valutaz. modellistiche Controlli dopo l’installazione effettuati con simulazioni

0 0 0

N. interv. controlli sperimentali Sopralluoghi con misure 4 1 0

N. interv. controlli sperimentali su richiesta Sopralluoghi con misure su richiesta anche se pianificati 4 1 0

N. complessivo punti misura Anche più di 1 per sito controllato, esclusi punti di misura in continuo

8 6 0

N. punti misura in continuo (>24h) Anche più di 1 per sito controllato 4 0 0

N. complessivo misure a banda larga Escluse misure in continuo 8 12 0

N. complessivo misure in continuo 4 0 0

N. complessivo giorni monitoraggio in continuo 86 0 0

N. complessivo misure a banda stretta Quantitative 0 0 0

SRB

N. pareri preventivi – istruttorie tecniche Controlli prima dell’installazione effettuati con simulazioni

192 39 9

N. controlli tramite valutaz. modellistiche Controlli dopo l’installazione effettuati con simulazioni 53 0 2

N. interv. controlli sperimentali Sopralluoghi con misure 13 4 2

N. interv. controlli sperimentali su richiesta Sopralluoghi con misure su richiesta anche se pianificati

13 4 1

N. complessivo punti misura Anche più di 1 per sito controllato, esclusi punti di misura in continuo

32 34 25

N. punti misura in continuo (>24h) Anche più di 1 per sito controllato 0 1 0

N. complessivo misure a banda larga Escluse misure in continuo 32 45 45

N. complessivo misure in continuo 0 1 0

N. complessivo giorni monitoraggio in continuo

0 13 0

N. complessivo misure a banda stretta Quantitative 1 0 0

N. pareri preventivi – istruttorie tecniche DVBH

DVBH 7 0 0

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CAMPO NOTE FI PT PO

ELF

N. pareri preventivi – istruttorie tecniche Controlli prima dell’installazione effettuati con simulazioni

48 6 2

N. controlli tramite valutaz. modellistiche Controlli dopo l’installazione effettuati con simulazioni 15 0 0

N. interv. controlli sperimentali Sopralluoghi con misure 8 4 2

N. interv. controlli sperimentali su richiesta Sopralluoghi con misure su richiesta anche se pianificati

8 4 2

N. complessivo punti misura Anche più di 1 per sito controllato, esclusi punti di misura in continuo

43 25 12

N. punti misura in continuo (>24h) Anche più di 1 per sito controllato 2 2 0

N. complessivo misure a banda larga Escluse misure in continuo 43 30 12

N. complessivo misure in continuo 2 2 0

N. complessivo giorni monitoraggio in continuo

15 13 0

(Fonte: ARPAT)

Esposti in materia di campi elettromagnetici Gli esposti ambientali gestiti da Arpat nel 2009 sono stati 162; i dati (aggiornati al 20/01/2010) ne riconducono 6 alla matrice “Campi elettromagnetici” così suddivisi nei diversi comuni del distretto:

Figura 56_Esposti matrice campi elettromagnetici 2009

1

4

1

CAMPI BISENZIO

PRATO

QUARRATA

(Fonte: ARPAT)

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SCHEDA N° 5: RIFIUTI

ANALISI AMBIENTALE

DISTRETTO TESSILE DI PRATO

Progetto Innovations for a Made Green In

Europe – IMAGINE

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Introduzione Il tema dei rifiuti costituisce oggi un argomento di estremo interesse in quanto la loro gestione rappresenta uno dei problemi economici e ambientali più complessi della nostra società. Qualsiasi attività umana ha, infatti, come ricaduta la produzione di materiali da recuperare o da destinare all'abbandono. Gli obiettivi posti dalla normativa comunitaria puntano, oltre che sulla riduzione nella produzione, anche sul riuso e sul recupero (anche sotto forma di energia), riferendosi soltanto in ultima istanza al loro smaltimento. Perciò diventa prioritario costruire un sistema di supporto alla raccolta differenziata, che tocca la fase della raccolta e spazzamento e quella del trattamento e smaltimento. Essenziale risulta, altresì, la dotazione impiantistica di un dato territorio affinché renda autosufficienti gli Ambiti territoriale individuati e permetta uno smaltimento, anche dei rifiuti speciali, il più possibile compatibile con la necessità di fare minor uso del trasporto.

La problematica rappresentata dall'aumento delle quantità di rifiuti non può, comunque, essere arginata solamente tramite una gestione più efficiente della raccolta e dello smaltimento ed un maggiore tasso di riciclo; emerge chiaramente “l' esigenza di analizzare e gestire il problema rifiuti come una componente dei flussi totali di materia che attraversa la società, inserendo la gestione dei rifiuti all'interno di una strategia integrata di sviluppo sostenibile, che abbia, tra le priorità, la riduzione dell' utilizzo delle risorse, il minore consumo di energia e la minimizzazione delle emissioni alla fonte”3.

Il presente capitolo si articola in tre sezioni: la prima si prefigge lo scopo di fornire un quadro il più possibile esaustivo sulla quantità e qualità dei rifiuti prodotti, urbani e speciali; la seconda fornisce un quadro sulla capacità di trattamento, ovvero di smaltimento e recupero, dei rifiuti da parte degli impianti presenti nel distretto; nell’ultima parte si rendicontano il numero di esposti pervenuti relativa alla tematica rifiuti.

Produzione di rifiuti I dati su produzione, recupero e smaltimento dei rifiuti, sono tratti dalle elaborazioni dell’Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR).

Per il confronto dei dati è stata determinata la produzione procapite di rifiuti solidi urbani (RSU). I RSU Totali sono dati dalla somma dei RSU e i Rifiuti Differenziati (RD).

I dati relativi alla produzione di rifiuti speciali sono stati forniti dal Catasto rifiuti della Regione Toscana; i dati sono estratti dalle dichiarazioni MUD che ogni anno afferiscono, tramite le Camere di Commercio e Ecocerved, alla Sezione regionale del Catasto rifiuti. I soggetti obbligati alla dichiarazione MUD, fino al 2004, sono stabiliti dal D.Lgs. 22/97 (articolo 11, commi 3 e 4, per quanto riguarda i rifiuti; articolo 37, comma 2, per quanto riguarda gli imballaggi) e quindi per quanto riguarda i produttori era previsto un esonero "incrociato" tra tipologie di rifiuti, natura dell'attività e n° addetti. Dalla dichiarazione MUD relativa al 2005, l'entrata in vigore del D.Lgs. 152/2006 ha previsto l'esonero per i produttori di rifiuti non pericolosi. Dalla dichiarazione MUD relativa al 2007, l'entrata in vigore del D.Lgs.4/08 ha reintrodotto l'obbligo di dichiarazione per le aziende produttrici di rifiuti non pericolosi con più di 10 addetti. I gestori invece, ad esclusione degli esoneri introdotti dal D.Lgs. 258/00, sono tenuti alla dichiarazione MUD. Per questi motivi i confronti tra i dati di produzione relativi ad anni differenti, a partire dal 2004, vanno fatti con un po’ di cautela. La base dati proviene esclusivamente dalle dichiarazioni MUD, bonificate dalla Sezione regionale del Catasto e non sono integrate con stime né dei soggetti e/o tipologie non tenuti alle dichiarazioni, né dei soggetti evasori. La voce "Recupero" si riferisce alla somma dei quantitativi avviati alle operazioni di recupero come previste dal D.Lgs. 152/06, la voce "Smaltimento" si riferisce alla somma dei quantitativi avviati alle operazioni di smaltimento.

3 ANPA, Rapporto rifiuti 2001.

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Nel Distretto Tessile di Prato sono stati prodotti nel 2008 circa 945.000 tonnellate di rifiuti provenienti dai consumi individuali e dalle attività economiche. Nel periodo temporale in esame la quantità di rifiuti prodotta è rimasta sostanzialmente stabile (-0,8% dal 2005 al 2008). Sempre nello stesso periodo si registrano però tassi di variazione differenti: i Rifiuti urbani crescono dello 0,85% mentre i Rifiuti Speciali diminuiscono dell’1,5%.

Figura 57_Produzione totale rifiuti (t)

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

2005 2006 2007 2008

Rifiuti Urbani Rifiuti Speciali

(Fonte:ARRR, Catasto Rifiuti Regione Toscana)

Un dato interessante è la produzione pro-capite di rifiuti che fornisce un‘indicazione sull’impatto della produzione di rifiuti sui singoli cittadini che abitano il territorio distrettuale. A livello distrettuale si registra nel quadriennio 2005-08 una riduzione del 4%. Dal grafico seguente emerge però la presenza di diverse situazioni tra le singole aree comunali del distretto: mentre in quasi tutti i comuni diminuisce la quantità di rifiuti procapite, si rileva invece la crescita di tale quantità nei comuni di Quarrata, Vaiano, Agliana e soprattutto nel comune di Carmignano. In quest’ultimo, il forte incremento è dato dall’aumento della produzione di rifiuti speciali legati alle attività di recupero e preparazione per il riciclaggio (es. fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue, rifiuti dell’attività di demolizione e costruzione, miscugli di rifiuti composti non pericolosi, ecc).

Figura 58_Produzione procapite rifiuti (t/abitante)

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

7,0

8,0

CANTAGALLO

CARMIG

NANO

MONTEMURLO

POGGIO

A

CAIA

NO

PRATO

VAIA

NO

VERNIO

AGLIANA

MONTALE

QUARRATA

CAMPI

BIS

ENZIO

CALE

NZANO

DIS

TRETTO

2005 2006 2007 2008

(Fonte:ISTAT, ARRR, Catasto Rifiuti Regione Toscana)

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Volendo fare una stima dell’impatto dei rifiuti sul territorio è possibile mettere in relazione i rifiuti totali prodotti con la superficie territoriale occupata dal distretto e dai singoli comuni, espressa in chilometri quadrati. A livello distrettuale nel 2008 sono state prodotte quasi 1686 tonnellate di rifiuti per chilometro quadrato; il dato più rilevante si registra a Poggio a Caiano dove i rifiuti totali prodotti per unità di superficie territoriale sono oltre 6.877 ton/kmq; valori superiori alla media distrettuale si registrano anche nei comuni di Prato (4.683 ton/kmq), Agliana (4.172 ton/kmq) e Campi Bisenzio (5.805 ton/kmq).

Figura 59_Tonnellate di rifiuti per kilometro quadrato

0

1.000

2.000

3.000

4.000

5.000

6.000

7.000

CANTAGALLO

CARMIG

NANO

MONTEMURLO

POGGIO

A …

PRATO

VAIA

NO

VERNIO

AGLIANA

MONTALE

QUARRATA

CAMPI …

CALE

NZANO

DIS

TRETTO

(Fonte:ISTAT, ARRR, Catasto Rifiuti Regione Toscana)

Rifiuti urbani Lo sviluppo socio economico delle società industrializzate è stato, e continua ad essere, caratterizzato da una eccessiva produzione di rifiuti, e da un altrettanto eccessivo consumo di risorse non rinnovabili. La produzione di rifiuti urbani4 nel territorio del distretto tessile ammonta nel 2008 a 278.305 tonnellate con un incremento del 5,16% rispetto al 2004. I rifiuti urbani raccolti in modo indifferenziato costituiscono nel 2008 poco più del 64% (pari a circa 179.000 tonnellate) dei rifiuti complessivamente prodotti registrando, però, un decremento rispetto al 2004 del -1,64%. I rifiuti raccolti in modo differenziato risultano nel 2008 circa il 36% della produzione, complessiva con un incremento di oltre il 20% rispetto al 2004. 4 Le tipologie di rifiuti urbani sono individuate dal DLgs 152/06 e successive modifiche: a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai

rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell'articolo 198, comma 2, lettera g); c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private

comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua; e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi

da quelli di cui alle lettere b), c) ed e).

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Figura 60_Andamento dei RU tot (RSU+RD) nel distretto (t)

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

2004 2005 2006 2007 2008

RDRSU

(Fonte:ARRR)

Un ulteriore raffronto può essere fatto con il dato complessivo a livello regionale: la tabella seguente mostra come la quota di rifiuti urbani generati nell’area del distretto tessile, sia sempre circa l’11% rispetto alla quantità complessivamente prodotta in Regione Toscana, unica eccezione l’anno 2005 in cui la percentuale scende a poco meno del 10%.

Tabella 41_Quota di rifiuti urbani prodotti nel distretto sul totale regionale

anno Rifiuti Distretto (t) Tot rifiuti

Regione (t) Distretto/Regione

RSU RD Tot

2004 181.801,78 82.847,92 264.649,70 2.495.611 10,60%

2005 156.291,51 90.443,92 246.735,43 2.515.754 9,81%

2006 189.809,99 94.609,52 284.419,51 2.561.857 11,10%

2007 184.109,46 92.370,42 276.479,88 2.550.089 10,84%

2008 178.816,78 99.487,87 278.304,65 2.540.588 10,95% (Fonte:ARRR)

Dal grafico successivo emerge un’ulteriore considerazione: il trend della regione indica una tendenza alla stabilizzazione mentre quello del distretto, pur seguendo l’andamento della regione, è caratterizzato da variazioni più evidenti (15,3% tra il 2005 e il 2006, -2,8% tra il 2006 e il 2007). Nel 2008, però, le tendenze si differenziano, si registra, infatti, una crescita del distretto (0,66%) a fronte di una diminuzione della regione (-0,37%).

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Figura 61_Tasso annuale di variazione della produzione di rifiuti urbani

-10%

-5%

0%

5%

10%

15%

20%

2004-05 2005-06 2006-07 2007-08

Distretto Regione Toscana

(Fonte: elaborazione ARRR)

Disaggregando il dato distrettuale è possibile identificare le aree territoriali dove la produzione dei rifiuti urbani è maggiore. Come rilevato per altri aspetti ambientali il comune di Prato fornisce il più alto contributo alla produzione complessiva di rifiuti (54% dell’intero distretto). Seguono il capoluogo di provincia i comuni di Campi Bisenzio (10% circa), Montemurlo (7,3%) e Quarrata (7%).

Figura 62_Contributo dei singoli comuni alla produzione complessiva di rifiuti urbani nel distretto (2008)

0,73%3,27% 7,29%

2,20%

54,10%

1,87%

1,18%

4,09%

2,58%

7,02%

9,91%

5,77%CANTAGALLO

CARMIGNANO

MONTEMURLO

POGGIO A CAIANO

PRATO

VAIANO

VERNIO

AGLIANA

MONTALE

QUARRATA

CAMPI BISENZIO

CALENZANO

(Fonte: elaborazione ARRR)

Essendo i rifiuti urbani prodotti in massima parte dai consumi dei cittadini, il dato sulla produzione pro-capite di rifiuti fornisce una maggiore indicazione sull’intensità della pressione permettendo un raffronto con altre realtà territoriali sovra-distrettuali.

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A livello distrettuale si registra tra il 2004 e il 2008 una diminuzione di rifiuti pro capite pari a -0,32%, mentre il valore della Regione diminuisce del -3,16% (al 2008 la produzione procapite nel distretto è di 784 kg/anno contro i 691 kg/anno della ragione).

A livello dei singoli comuni la produzione pro-capite più elevata, al 2008, si registra nel comune di Montemurlo con 1,1 t/anno, mentre quella minore nel comune di Vaiano con 530 kg/anno.

L’andamento della produzione pro-capite di rifiuti risulta fortemente disomogenea tra le singole aree comunali:mentre nell’area pistoiese, il dato del comune di Quarrata cresce del 16,3%, come cresce anche il comune di Prato (5%) e il comune di Agliana (1,75%), tutti gli altri comuni registrano un decremento del valore pro capite di rifiuti. Tra i comuni che registrano tale riduzione, spicca il valore del comune di Vaiano (-26,7%), seguito da Vernio (-18,1%) e Poggio a Caiano (-12,2%).

Figura 63_Produzione pro capite di rifiuti (t)

0,00

0,20

0,40

0,60

0,80

1,00

1,20

1,40

1,60

2004 2005 2006 2007 2008

(Fonte: elaborazione dati ISTAT-ARRR)

La raccolta differenziata è in molti casi l’elemento centrale di una corretta gestione dei rifiuti urbani. Gli effetti positivi di un’elevata raccolta differenziata non si esauriscono a livello gestionale ma inglobano anche elementi ambientali e sociali che difficilmente riescono ad essere valutati in un’analisi costi-benefici. Mediante la raccolta differenziata si riduce infatti la quantità di rifiuti da avviare al trattamento e smaltimento finale, con possibile riduzione dell’occupazione di territorio per la realizzazione di tali impianti; si riduce il consumo di materie prime con effetti positivi sia dal punto di vista ambientale che economico; può migliorare la gestione degli stessi impianti di trattamento e smaltimento che ricevono rifiuti selezionati e quindi più omogenei. Lo sviluppo della raccolta differenziata può inoltre sviluppare nuovi mercati legati alla produzione e commercializzazione di nuove materie prime secondarie.

La centralità della raccolta differenziata è sancita anche a livello normativo dal D.Lgs. 152/06 che individua gli obiettivi di Raccolta Differenziata per Ambito Territoriale; l’ultimo obiettivo previsto è del 65% al 31 dicembre 2012, mentre al 2008 era previsto il raggiungimento del 45% e al 2006 quello del 35%.

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Figura 64_Percentuale raccolta differenziata 2004-2008

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

2004 2005 2006 2007 2008

TOTALE DISTRETTO REGIONE TOSCANA

(Fonte: ARRR)

L’andamento della raccolta differenziata nel distretto tra il 2004 ed il 2008 è analogo all’andamento regionale con tassi di incremento annuali che hanno portato a raggiungere nel 2008 il 35,75% di raccolta differenziata nel distretto ed il 34,04% in Regione Toscana.

Nei singoli comuni si evidenziano differenti situazioni. Nel 2006, l’obiettivo del 35% di raccolta differenziata è stato raggiunto dai comuni di Calenzano (42,1%), Montemurlo (41%) e Prato (35,5%). L’obiettivo del 65% al 2008 è stato raggiunto solo dal Comune di Vaiano (46%), anche se una percentuale consistente di raccolta differenziata si riscontra anche nei comuni di Calenzano (43,6%) e Poggio a Caiano (42,1%). Ancora molto lontani dall’obiettivo si riconfermano i comuni di Montale (18,5%), Agliana (21,3%) e Quarrata (22,5%) che, inoltre, a differenza degli altri comuni, nell’ultimo anno invertono il loro trend.

Figura 65: percentuale raccolta differenziata 2004-2008 suddivisa per comuni

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

2004 2005 2006 2007 2008

CANTAGALLO

CARMIGNANO

MONTEMURLO

POGGIO A CAIANO

PRATO

VAIANO

VERNIO

AGLIANA

MONTALE

QUARRATA

CAMPI BISENZIO

CALENZANO

Obiettivo D.lgs 152/06

(Fonte: ARRR)

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83

Interessante è analizzare la composizione merceologica dei rifiuti raccolti in maniera differenziata. Riguardo tale aspetto non sono disponibili i dati sull’intera area del distretto bensì solo sull’area della Provincia di Prato. Focalizzare l’analisi sulla realtà provinciale pratese consente ugualmente di avere una visione veritiera della situazione a livello distrettuale in quanto in Provincia di Prato, nel 2008, si sono prodotti il 54,8% dei rifiuti urbani del distretto, con il 58,7% di raccolta differenziata. Nel grafico successivo si evidenzia come oltre la metà della raccolta riguardi carta e cartone (52%). Gli stracci, derivanti principalmente dall’industria tessile, rappresentano il 2%, valore che risulta inferiore a quello degli anni precedenti (es. 6% del totale nel 2004). Rilevante è anche la crescita dell’organico domestico (dal 5% del 2004 al 14% del 2008) e la diminuzione degli ingombranti (dal 16% del 2004 al 12% del 2008).

Figura 66_Composizione merceologica raccolta differenziata, provincia di Prato (2008)

51%7%

1%

7%

1%

14%

4%12%

2%

Carta, cartone

Vetro

Lattine

Plastiche

Sovvalli da multimateriale

Metalli a banda stagnata

Organico utenze domestiche (escluso composter domestici)

Sfalci, potature

Ingombranti

Oli esausti minerali

Oli esausti vegetali

Farmaci scaduti

Pile esauste

Batterie

Stracci

Altro

(Fonte: ARRR)

Rifiuti speciali I rifiuti speciali sono definiti nel Decreto legislativo n°152/06 come: Tutti i rifiuti che derivano dalla lavorazione agricola, industriale, artigianale, commerciale e di servizio, che non sono chiaramente assimilabili agli urbani, così come tutti i rifiuti non assimilabili agli urbani provenienti da ospedali e case di cura, o provenienti da demolizioni, costruzioni e scavi. Sono considerati rifiuti speciali anche macchinari ed apparecchiature deteriorate, veicoli e rimorchi fuori uso, residui derivanti da attività di recupero e smaltimento dei rifiuti, nonché i fanghi di potabilizzazione, di depurazione delle acque reflue e di abbattimento fumi.

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I dati relativi alla produzione di rifiuti speciali sono stati forniti dal Catasto rifiuti della Regione Toscana; i dati sono articolati per comune, codice CER (codice europeo dei rifiuti) con relativa descrizione e pericolosità; riguardano gli anni di gestione dal 2005 (MUD 2006) al 2007 (MUD 2008), l'ultimo anno disponibile con i dati bonificati. La voce "Recupero" si riferisce alla somma dei quantitativi avviati alle operazioni di recupero come previste dal D.Lgs. 152/06, la voce "Smaltimento" si riferisce alla somma dei quantitativi avviati alle operazioni di smaltimento. A seguito di quanto esplicitato all’inizio del capitolo relativamente alla differente contabilizzazione dei rifiuti negli anni, i confronti tra i dati di produzione relativi ad anni differenti, a partire dal 2004, vanno fatti con un po’ di cautela. In particolare, l’esclusione dall’obbligo di dichiarazione MUD di tutti i produttori di rifiuti speciali non pericolosi (Art. 189 D.Lgs. 152/2006) si riflette sui dati dell’anno 2005 ma soprattutto su quelli del 2006 (dichiarati nel 2007). Produzione rifiuti speciali La produzione di rifiuti speciali nell’area del Distretto Tessile nel 2008 ammonta a 666.571,88 tonnellate di cui 15.509,41 tonnellate sono rifiuti pericolosi ( 2,33%) segnando una riduzione complessiva, rispetto al 2005, dell’1,51%. La riduzione maggiore si avverte proprio relativamente ai rifiuti speciali, i quali diminuiscono dal 2005 al 2008 del 26,4%.

Figura 67_Produzione di rifiuti speciali nel distretto tessile (t)

0

100.000

200.000

300.000

400.000

500.000

600.000

700.000

800.000

2005 2006 2007 2008

RSNP

RSP

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

La quantità di rifiuti speciali pericolosi è rimasta sostanzialmente inalterata tra il 2005 ed il 2008 (-1,5%), mentre la quota di rifiuti pericolosi sul totale degli speciali è scesa dal 3,1% al 2,3% (-25,3%).

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Figura 68_Percentuale di Rifiuti Speciali Pericolosi sul totale Rifiuti Speciali

0%

2%

4%

6%

8%

10%

2005 2006 2007 2008

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

Distribuzione comunale della produzione rifiuti speciali

La produzione di rifiuti speciali ovviamente non è distribuita in maniera uniforme tra le diverse aree del distretto, ma si concentra nell’area del comune di Prato, dove nel 2008 sono state infatti prodotte 280.000 t di rifiuti speciali pari a quasi il 46% del totale. Segue Campi Bisenzio con 138.552t, pari a quasi il 21% sul totale. Più bassa invece è la produzione di rifiuti speciali negli altri comuni: tra questi il dato più alto sia in termini assoluti sia relativi si registra nel Comune di Carmignano con circa 54.130 tonnellate pari all’ 8,12%.

Figura 69_Trend produzione rifiuti speciali nei comuni del distretto (t)

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

350.000

2005 2006 2007 2008

AGLIANA

MONTALE

QUARRATA

CANTAGALLO

CARMIGNANO

MONTEMURLO

POGGIO A CAIANOPRATO

VAIANO

VERNIO

CAMPI BISENZIOCALENZANO

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

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Tipologie di rifiuti speciali prodotti e fonti

Individuare le tipologie di rifiuti speciali prodotti nel distretto e le attività economiche che li generano è un elemento imprescindibile per fornire un corretto ed esaustivo quadro conoscitivo sul tema della produzione di rifiuti. Soltanto individuando le fonti è possibile realizzare strategie di intervento valide finalizzate a rendere più efficace la gestione e ridurre la produzione stessa di rifiuti.

L’analisi delle categorie di rifiuto prodotte indicate dai capitoli del Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER) rappresenta un primo elemento da cui partire. Il Catalogo Europeo dei Rifiuti definisce infatti l’elenco delle categorie in cui i rifiuti possono essere classificati ed è parte integrante della normativa di riferimento sul tema di rifiuti a livello comunitario. Nel 2000 la Commissione Europea ha emanato la Decisione 2000/532/CE, successivamente modificata dalle Decisioni 2001/118/CEE, 2001/119/CE e 2001/573/CE, che introduce il nuovo elenco europeo dei rifiuti modificando in parte il CER preesistente. In Italia tale modifica è stata recepita mediante direttiva ministeriale5 in cui è riportato lo schema di trasposizione tra i precedenti codici CER ed i nuovi per facilitare il passaggio tra i due elenchi. L'elenco di tali codici identificativi (denominato CER 2002) è allegato alla parte quarta del D.lgs. 152/06 (Allegato D).

Figura 70_Produzione Rifiuti Speciali nel distretti distinti per CER

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

350.000

400.000

2005 2006 2007 2008

Codice 01 Codice 03 Codice 04 Codice 07 Codice 15

Codice 16 Codice 17 Codice 19 Codice 20 Altri Codici

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

Capitoli del nuovo Catalogo Europeo dei Rifiuti

01: Rifiuti derivanti da prospezione, estrazione da minerali da cava, nonché dal trattamento fisico o chimico di minerali.

02: Rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, selvicoltura, caccia e pesca, trattamento e preparazione di alimenti.

03: Rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di carta, polpa, cartone, pannelli e mobili.

04: Rifiuti della lavorazione di pelli e pellicce nonché dell’industria tessile.

05: Rifiuti della raffinazione del petrolio, purificazione del gas naturale e trattamento pirolitico del carbone

06: Rifiuti dei processi chimici inorganici

07: Rifiuti dei processi chimici organici

08: Rifiuti da produzione, formulazione, fornitura ed uso di rivestimenti (pitture, vernici e smalti vetrati), sigillanti ed inchiostri per stampa.

09: Rifiuti dell’industria fotografica

10: Rifiuti prodotti da processi termici

5 Direttiva 9 aprile 2002 del Ministero dell’Ambiente pubblicata nel Supplemento Ordinario n. 102 alla Gazzetta Ufficiale italiana n. 108 del 10 maggio 2002

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11: Rifiuti prodotti dal trattamento chimico superficiale e dal rivestimento di metalli ed altri materiali; idrometallurgia non ferrosa.

12: Rifiuti prodotti dalla lavorazione e dal trattamento fisico e meccanico superficiale di metalli e plastica.

13: Oli esauriti e residui di combustibili liquidi (tranne oli commestibili ed oli di cui ai capitoli 05,12 e 19).

14: Solventi organici, refrigeranti e propellenti di scarto (tranne 07 e 08).

15: Rifiuti di imballaggio, assorbenti; stracci, materiali filtranti e indumenti protettivi (non specificati altrimenti).

16: Rifiuti non specificati altrimenti nell’elenco.

17: Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (compreso il terreno proveniente da siti contaminati).

18: Rifiuti prodotti dal settore sanitario e veterinario o da attività di ricerca collegate (tranne i rifiuti di cucina e ristorazione non direttamente provenienti da trattamento terapeutico) .

19: Rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento acque reflue fuori sito, nonché dalla potabilizzazione dell’acqua e della sua preparazione per uso industriale.

20: Rifiuti urbani (rifiuti domestici e assimilabili prodotti da attività commerciali ed industriali nonché dalle istituzioni inclusi i rifiuti della raccolta differenziata). La situazione nel distretto evidenzia come i rifiuti prodotti da operazioni di costruzione e demolizione rappresentano nel 2008 quasi il 51% dei rifiuti totali con 339.148 tonnellate, segnando però un decremento, rispetto al 2005, del 10,3%. Altra categoria di rifiuti rilevante all’interno del distretto sono i rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, indicati nel capitolo CER 19. Tali rifiuti rappresentano circa il 35% dei rifiuti speciali totali con 234.618 tonnellate prodotte nel 2008, segnando un incremento del 33,4% rispetto al 2005. I rifiuti tipici prodotti dall’industria tessile ovvero quelli del capitolo 4 del CER rappresentano il 2,3% dei rifiuti speciali complessivamente prodotti, pari a poco più di 15.402 tonnellate. Tali rifiuti hanno subito una flessione del 38,3% rispetto al dato del 2005.

Un ulteriore campo di indagine, al fine di avvalorare quanto desunto dall’analisi della produzione dei rifiuti speciali per singoli capitoli del Catalogo Europeo dei Rifiuti, è la classificazione dei rifiuti speciali annualmente prodotti nel distretto secondo le diverse attività economiche che li hanno generati. Per l’individuazione delle macrocategorie in cui suddividere le diverse fonti di produzione sono state utilizzate le sezioni le sottosezioni e le divisioni della classificazione delle attività economiche ATECO 2002. La ATECO 2002 è stata sviluppata dall'Istat, con la collaborazione di esperti delle Pubbliche amministrazioni coinvolte nella attività di classificazione delle unità produttive e di esperti dei principali settori economici, al fine di tenere conto delle specificità della struttura produttiva italiana, ed individuare attività particolarmente rilevanti nel nostro Paese.

Figura 71_Attività Economiche produttrici di Rifiuti Speciali nel Distretto (Codice ATECO)

0,00

100.000,00

200.000,00

300.000,00

400.000,00

500.000,00

600.000,00

700.000,00

800.000,00

2005 2006 2007 2008

Altro

Altri servizi pubblici, sociale e personali

Trasporti magazz. e comunicazioni

Commercio e riparazione veicoli

Costruzioni

Produzione e distrib dii energia elettrica, gas e acqua

Altre industrie manifatturiere

Metallurgia

Fabbricazioni pdt chimici articoli gomma e derivati

Industria del legno, carta e pdt derivati

Industrie tessili e abbigliamento

Agricoltura Caccia e Silvicoltura

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

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L’analisi della produzione di rifiuti dalle singole attività economiche mostra naturalmente un quadro simile a quanto visto nell’indagine sui codici CER. L’attività “Altri servizi pubblici, sociali e personali” è la fonte principale di rifiuti nel distretto pratese con quasi 270.800 tonnellate pari a circa il 42% dei rifiuti complessivamente prodotti nel 2008. È da sottolineare che all’interno di questa attività la produzione maggiore di rifiuti è data dallo smaltimento dei rifiuti solidi, delle acque di scarico e simili (269.623 tonnellate nel 2008). Appare chiaro, inoltre, dal grafico come il settore delle costruzioni abbia diminuito l’impatto in termini di rifiuti prodotti negli ultimi anni considerati. Dal grafico in basso si vede meglio come dal 2005 al 2008 vi sia una incremento di rifiuti da “Altri servizi pubblici, sociali e personali” (+62,24 dal 2005 al 2008). L’industria manifatturiera che caratterizza l’area ovvero l’industria tessile e dell’abbigliamento ha prodotto, nel 2008, 21.610 tonnellate di rifiuti speciali pari al 3,35% del totale. Appare rilevante come la quantità di rifiuti prodotti dal 2003 al 2008 si sia ridotta sia in termini assoluti (- 9.266 tonnellate) che in termini relativi (dal 4,7% nel 2005 rispetto ai rifiuti totali del distretto al 3,35% nel 2008).

Figura 72_Trend Produzione di Rifiuti Speciali nelle principali di Attività economiche (t)

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

350.000

400.000

2005 2006 2007 2008

Agricoltura Caccia e Silvicoltura

Industrie tessili e abbigliamento

Industria del legno, carta e pdt derivati

Fabbricazioni pdt chimici articoli gomma e derivati

Metallurgia

Altre industrie manifatturiere

Produzione e distrib dii energia elettrica, gas e acquaCostruzioni

Commercio e riparazione veicoli

Trasporti magazz. e comunicazioni

Altri servizi pubblici, sociale e personali

Altro

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana) La gestione dei rifiuti nel distretto tessile

Gli impatti ambientali connessi alla produzione di rifiuti in una data area geografica non si esauriscono alla fase di produzione e gestione nel luogo di produzione. Gli impatti maggiori riguardano invece tutto il sistema di gestione e trattamento dei rifiuti presente sul territorio, connessi sia alla fase di movimentazione e trasporto dal luogo di produzione a quello di trattamento, sia alla fase di trattamento in senso proprio che può prevedere lo smaltimento finale, ulteriori trattamenti od il recupero e conversione del rifiuto in materia prima utilizzabile nel ciclo economico. Occorre precisare, inoltre, che non tutti i rifiuti smaltiti negli impianti del distretto sono necessariamente ivi prodotti, in quanto gli impianti possono gestire rifiuti senza alcun vincolo geografico sulla provenienza del rifiuto stesso. La quantità di rifiuti gestita negli impianti di trattamento del distratto nel 2007 ammonta a 1.603.624 t, di cui 7.292 t pericolosi, pari allo 0,45%. Dal 2005 al 2007 si riscontra un aumento costante della quantità di rifiuti gestiti (+38,9% rispetto al 2005), che, nel dettaglio, si divide in un aumento del 52,98% di rifiuti pericolosi e del 38,84% di rifiuti non pericolosi.

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Figura 73_Rifiuti speciali gestiti nel distretto (t)

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

1.400.000

1.600.000

1.800.000

2005 2006 2007

Non Pericolosi Pericolosi

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

Un’importante considerazione va fatta sulle modalità con cui vengono gestiti i rifiuti presso gli impianti di trattamento ovvero distinguendo se sono destinati allo smaltimento oppure al recupero. Tali operazioni sono disciplinate dal D.Lgs. 152/06 in particolare agli allegati B e C, dove sono elencate tutte le operazioni di smaltimento e recupero previste dalla legge. Nel distretto la quantità di rifiuti smaltita ovvero gestita da impianti che effettuano operazioni di smaltimento, nel 2007, è di 403.094 t pari al 25,14% del totale distrettuale. Dal 2005 si è riscontrato un tasso di crescita costante dei rifiuti smaltiti, mentre la percentuale destinata al recupero è diminuita (74,86% sul totale nel 2007 contro l’80,43% del 2005).

Figura 74_Rifiuti gestiti nel distretto (t)

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

1.400.000

1.600.000

1.800.000

2005 2006 2007

RECUPERO SMALTIMENTO

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

I rifiuti non pericolosi rappresentano la quasi totalità dei rifiuti gestiti nel distretto (99,55% sul totale nel 2007).

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Figura 75_Rifiuti non pericolosi gestiti nel distretto (t)

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

1.400.000

1.600.000

1.800.000

2005 2006 2007

RECUPERO SMALTIMENTO

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

Per quanto riguarda i rifiuti pericolosi, che rappresentano una quota irrisoria dei rifiuti gestiti nel distretto (0,45%), ad un aumento della quantità gestita (+52,98%) si affianca una diminuzione della quantità recuperata sul totale ed un aumento dello smaltimento.

Figura 76_Rifiuti pericolosi gestiti nel distretto (t)

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

16.000

18.000

20.000

2005 2006 2007

RECUPERO SMALTIMENTO

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

Nel grafico seguente si mostra la quota di rifiuti soggetti ad operazioni di recupero rispetto al totale comparando i rifiuti pericolosi con i rifiuti non pericolosi e totali. Dal grafico si può notare facilmente quanto detto prima, ossia un andamento quasi analogo dei rifiuti non pericolosi e totali ed una diminuzione dei rifiuti pericolosi recuperati sul totale dei gestiti.

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Figura 77_Percentuale di rifiuti recuperati

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

2005 2006 2007

Rifiuti totali Rifiuti Pericolosi Rifiuti non Pericolosi

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

Per ciò che riguarda lo smaltimento dei rifiuti, l’attività principale è quella individuata dal codice D9 ovvero trattamento fisico-chimico, che gestisce il 69,7% del totale dei rifiuti smaltiti e il 17,52% del totale dei rifiuti gestiti, pari a 280.976 t. L’elevata quantità di rifiuti gestita con trattamento fisico-chimico è dovuta essenzialmente ad un forte conferimento di rifiuti solidi e alle attività di raccolta e depurazione delle acque di scarico, derivanti dal comune di Prato. Segue l’incenerimento dei rifiuti che assorbe il 12% circa di quelli oggetto ad operazioni di smaltimento ed il 3% dei rifiuti totali, pari a 44.738 t. I rifiuti in discarica sono diminuiti dall’1,75% sul totale del 2005 allo 0% del 2007. Di seguito al grafico, per facilitarne la comprensione, si riportano le attività di smaltimento come indicate nell’allegato B del D.Lgs. 152/06.

Figura 78_Attività di smaltimento rifiuti (t)

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

2005 2006 2007

DiscaricaD8D9D10D13D14D15_gestioneD15_VFU

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

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Attività di smaltimento, Allegato B del D.Lgs. 152/06 D1 Deposito sul o nel suolo (ad es. discarica) D2 Trattamento in ambiente terrestre (ad es. biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli) D3 Iniezioni in profondità (ad es. iniezioni dei reflui pompabili in pozzi) D4 Lagunaggio (ad es. scarico di rifiuti liquidi o di fanghi in pozzi, stagni o lagune, ecc) D5 Messa in discarica specialmente allestita (ad es. alveoli stagni separati, ricoperti o isolati gli uni dagli altri e

dall’ambiente D6 Scarico dei rifiuti solidi nell’ambiente idrico eccetto l’immersione D7 Immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino D8 Trattamento biologico non specificato altrove (da D1 a D15) che dia origine a composti o miscugli che vengono

eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei punti D9 Trattamento fisico-chimico non specificato altrove (da D1 a D145) che dia origine a composti o a miscugli eliminati

secondo uno dei procedimenti elencati nei punti da D1 a D12 (ad es. evaporazione, essiccazione, calcinazione, ecc.)

D10 Incenerimento a terra D11 Incenerimento in mare D12 Deposito permanente (ad es. sistemazione di contenitori in una miniera, ecc) D13 Raggruppamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D12 D14 Ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D13 D15 Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D14 (escluso il deposito temporaneo) Per i rifiuti pericolosi la principale operazione di smaltimento nel 2007 è il ricondizionamento preliminare prima di una delle altre attività di smaltimento elencate nell’Allegato B. I rifiuti così gestiti rappresentano il 64,43% del totale dei rifiuti smaltiti ed il 36,14% dei rifiuti pericolosi smaltiti. L’elevata quantità di rifiuti pericolosi attraverso il ricondizionamento è dovuta essenzialmente ad un forte conferimento di rifiuti solidi derivanti dal comune di Campi Bisenzio.

Figura 79_Attività di smaltimento, rifiuti pericolosi (t)

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

2005 2006 2007

D10 D13 D14 D15_gestione D15_VFU

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana) Per quanto riguarda il recupero l’attività principale è quella individuata dal codice R5, ovvero riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche, che gestisce il 74,65% dei rifiuti oggetto di operazioni di recupero e circa il 56% del totale dei rifiuti recuperati, pari a 896.172 t. Di seguito al grafico, per facilitarne la comprensione, si riportano le operazioni di recupero come indicate nell’allegato C del D.Lgs. 152/06.

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Figura 80_Operazioni di recupero rifiuti (t)

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

2005 2006 2007

R1 R2 R3 R4

R5 R10 R11 R12

R13_Giacenza R13_VFU R__

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana) Attività di recupero, Allegato C del D.Lgs. 152/06 R1 Utilizzazione principale come combustibile o altro mezzo per produrre energia R2 Rigenerazione/recupero solventi R3 Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e

altre trasformazioni biologiche) R4 Riciclo/recupero dei metalli o dei composti metallici R5 Riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche R6 Rigenerazione degli acidi e delle basi R7 Recupero dei prodotti che servono a captare gli inquinanti R8 Recupero dei prodotti provenienti da catalizzatori R9 Rigenerazione e altri reimpieghi degli oli R10 Spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia R11 Utilizzazione di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R1 a R10 R12 Scambio di rifiuti per sottoporle ad una delle operazioni indicate da R1 a R11 R13 Messa in riserva di rifiuti per sottoporli ad una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12 (escluso il deposito

temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti) Per i rifiuti pericolosi la principale operazione di recupero è il riciclo/recupero dei metalli o dei componenti metallici con 2.275 t, pari al 71% dei rifiuti gestiti tramite operazioni di recupero ed al 31,2% del totale dei rifiuti pericolosi recuperati. Dal grafico si nota anche un aumento dal 2006 del riciclo/recupero dei solventi.

Figura 81_Operazioni di recupero rifiuti pericolosi (t)

0

500

1000

1500

2000

2500

2005 2006 2007

R2 R4 R13_VFU R__

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

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Distribuzione comunale della gestione dei rifiuti speciali La gestione dei rifiuti all’interno del distretto non è uniforme tra le diverse aree e ciò è dovuto all’ubicazione degli impianti di smaltimento e recupero. In termini di tonnellate di rifiuti gestiti l’attività si concentra principalmente a Prato dove nel 2007 sono stati trattati il 60,4% del totale dei rifiuti, pari a 833.308 t. Analizzando l’andamento dell’indicatore nel tempo si nota come, dal 2005, l’incremento di rifiuti gestiti si sia concentrato proprio nel comune di Prato, mentre costante appare la situazione negli altri comuni del distretto. Altra area rilevante per ciò che riguarda l’attività di gestione dei rifiuti è il comune di Quarrata, dove nel 2007 sono stati gestiti il 14,3% del totale dei rifiuti, pari a 196.878 t.

Figura 82_Quantità di rifiuti gestiti negli impianti dei Comuni del distretto tessile (t)

0

100.000

200.000

300.000

400.000

500.000

600.000

700.000

800.000

900.000

2005 2006 2007

AGLIANA MONTALE QUARRATA CARMIGNANOMONTEMURLO POGGIO A CAIANO PRATO VAIANOVERNIO CAMPI BISENZIO CALENZANO

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

Entrando nel dettaglio delle attività di gestione dei rifiuti si scinde il dato sopra esaminato in funzione della destinazione del rifiuto. Il grafico seguente mostra come l’attività di smaltimento si concentra principalmente nel comune di Prato, i cui impianti smaltiscono oltre il 76% dei rifiuti complessivamente smaltiti nel distretto, pari a 308.428t. Da notare è la crescita di rifiuti gestiti dal 2005 al 2007 nel comune di Prato, pari a più del 141%, a seguito della crescita del totale dei rifiuti gestiti nel distretto e analizzata in precedenza.

Figura 83_Quantità di rifiuti smaltiti negli impianti dei comuni del distretto (t)

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

350.000

2005 2006 2007

AGLIANA MONTALE QUARRATA CARMIGNANO

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana)

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L’attività di recupero, sempre nel comune di Prato nel 2007, riguarda il 43,7% del totale dei rifiuti recuperati, pari a 524.880 t ed è, anche in questo caso, il comune dove maggiormente è svolta tale attività. Segue Quarrata con il 16% di recupero sul totale, pari a 193.281 t.

Figura 84_Quantità di rifiuti recuperati negli impianti dei comuni del distretto (t)

0

100.000

200.000

300.000

400.000

500.000

2005 2006 2007

AGLIANA MONTALE QUARRATA CARMIGNANOMONTEMURLO POGGIO A CAIANO PRATO VAIANO

(Fonte: Catasto dei Rifiuti Regione Toscana) Esposti in materia rifiuti Gli esposti ambientali gestiti da Arpat nel 2009 sono stati 162; i dati (aggiornati al 20/01/2010) ne riconducono 24 alla matrice “Rifiuti” così suddivisi nei diversi comuni del distretto:

Figura 85_Esposti matrice rifiuti 2009

12

10

1

2

4

4CARMIGNANO

MONTEMURLO

PRATO

VAIANO

QUARRATA

CALENZANO

CAMPI BISENZIO

(Fonte: ARPAT)

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SCHEDA N° 6: RISORSE IDRICHE

ANALISI AMBIENTALE

DISTRETTO TESSILE DI PRATO

Progetto Innovations for a Made Green In

Europe – IMAGINE

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Introduzione

In questa parte dell’Analisi Territoriale del distretto tessile pratese viene analizzata la matrice acqua sia come elemento territoriale superficiale caratterizzante la piana pratese, sia come risorsa fondamentale per lo svolgimento delle attività del distretto industriale. La diffusa impermeabilizzazione dei suoli, la concentrazione dell’urbanizzato nella Piana pratese e, soprattutto, le attività industriali hanno esercitato una forte pressione sulle risorse idriche. L’alterazione del sistema idrico - superficiale e sotterraneo - è l’altro effetto di grande portata dello sviluppo industriale pratese. La pianura in cui si trovano gli agglomerati urbani di Firenze, Prato e Pistoia rappresenta l’evoluzione di un bacino fluvio-lacustre tuttora tettonicamente attivo. La falda di Prato è la più importante fra quelle del Medio Valdarno: le ghiaie ed i ciottolami del conoide del Bisenzio raggiungono uno spessore massimo di 50 m. Ed anche al di sotto del corpo acquifero principale, fino alla profondità di oltre 300 m, sono presenti livelli di ghiaie con falde in pressione. L’acquifero principale della pianura di Pistoia coincide con il delta-conoide del Torrente Ombrone, le cui ghiaie raggiungono uno spessore massimo di 20-25 m, ma presentano frequenti, anche se sottili, intercalazioni di limi. Acquiferi di minore importanza si trovano quasi ovunque nella pianura, sempre in corrispondenza dei sedimenti fluviali; essi sono più frequenti lungo il margine appenninico, in relazione alla provenienza dei materiali sedimentari. Nei pressi di Calenzano, ma in alcuni casi anche fino a Campi Bisenzio, si trovano letti di ghiaia e ciottoli. Nella parte centrale della pianura le sabbie e ghiaie fluviali sono discontinue, e sono da collegare con i paleoalvei dell’Ombrone e dei suoi affluenti: si tratta di falde acquifere consistenti, potenzialmente idonee per uso potabile, oggi in parte inquinate per gli scarichi industriali e urbani e per la presenza di escavazioni di inerti attualmente inattive nei terreni alluvionali della pianura (Renai di Signa). Le pur ricche risorse idriche sotterranee della piana sono state ampiamente sfruttate. Nonostante che in anni recenti i prelievi si siano stabilizzati, lo sfruttamento avvenuto ha determinato una forte depressione della falda. Nella presente scheda viene quindi analizzata la qualità dei corsi d’acqua superficiali e approfondita la gestione della risorsa sia a livello di prelievi e consumi, sia a livello di scarichi e di riutilizzo dell’acqua. Qualità dei corsi d’acqua superficiali Lo sviluppo industriale e urbano ha alterato anche il reticolo idrico superficiale e la presenza di un diffuso sistema di aree umide. Due affluenti di destra dell’Arno, il Bisenzio e l’Ombrone Pistoiese, attraversano le province di Prato e Pistoia prima di confluire nell’Arno. Il Fiume Bisenzio posto sul versante tirrenico dell'Appennino Settentrionale è un affluente di destra dell’Arno. Nasce alla confluenza tra il Torrente Trogola e il Fosso delle Barbe. Lungo 49 km, presenta un bacino imbrifero di 242 km2 che trova il suo confine naturale alla confluenza con il Torrente Marina. L'altitudine media del bacino è di 380 m s.l.m., anche se nella parte a monte di Prato la quota media è di 565 m s.l.m., essendo compresa tra i rilievi che in alcuni casi superano i 1.200 m.s.l.m., come il Monte Bucciana ed il Monte della Scoperta. Il suo bacino montano, delimitato a Nord-Est dalla dorsale Monte Maggiore-Monte Morello, si apre inizialmente a ventaglio per restringersi a Gamberame (Vaiano) e riversarsi poi nella piana pratese. Il tracciato attuale del fiume, è caratterizzato da una brusca svolta che lo porta a scorrere a ridosso del margine meridionale della Calvana. Questi monti, che conservano per la maggior parte l'aspetto brullo e sassoso, si sviluppano con andamento arcuato in direzione Nord–Sud e geologicamente costituiscono una zona carsica. In tempi relativamente recenti ha prevalso l'accumulo di sedimenti trasportati dal Bisenzio sulla subsidenza tanto da riempire progressivamente il bacino e spingere in avanti la delta-conoide. I depositi lacustri sono costituiti da argille limose, sabbiose e strati di ghiaia. Dal punto di vista delle risorse idriche il

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bacino del Bisenzio si può suddividere in due parti: la prima, a monte di Prato, impostata su terreni a permeabilità per fratturazione dove le risorse idriche esistono sotto forma di sorgenti e la seconda, a valle di Prato, nella pianura Firenze - Pistoia, dove le acque sotterranee sono immagazzinate in falde acquifere. Nonostante attraversi il distretto industriale tessile la qualità delle acque è, salvo la stazione finale, buona o sufficiente, sia in relazione alla buona capacità autodepurativa che alla presenza di un sistema di depurazione centralizzato delle acque reflue urbane esteso ed efficiente, i cui impianti principali riversano gli scarichi depurati nel bacino dell’Ombrone. La scarsa qualità della stazione finale è da imputarsi sia all'impatto dovuto ad agglomerati locali, sia al fatto che la parte terminale del fiume è, per motivi di difesa idraulica, pesantemente artificializzata. Questa situazione è destinata a migliorare, con il completamento del sistema di depurazione dell'area fiorentina, che colletterà e tratterà tutti i reflui degli agglomerati in sinistra orografica a valle della stazione di Mezzana. In generale, non rilevano in sostanza condizioni di eutrofizzazione. L’Ombrone si immette in riva destra nell’asta principale dell’Arno, poco più a valle del Bisenzio. Ha un bacino imbrifero di 489 km2. Raccoglie gli scarichi di un bacino fortemente antropizzato con una fiorente attività vivaistica nel territorio pistoiese ed insediamenti industriali di tipo tessile nella zona pratese. I reflui derivati da questa attività, unitamente a parte degli scarichi civili della città di Prato, vengono trattati dagli impianti centralizzati di depurazione delle acque reflue urbane di Calice e di Baciacavallo. Nella parte alta del bacino, a monte di Pistoia, in considerazione della buona struttura ambientale del alveo fluviale e del relativo impatto antropico, il fiume ha un elevato livello di qualità ambientale sia di tipo chimico fisico che biologico conseguendo per entrambi la classificazione di elevato. Nelle due stazioni più a valle che risentono completamente degli impatti prima descritti, la situazione peggiora notevolmente. Nella stazione di Ponte alla Caserana, a monte degli scarichi dell’area tessile, la qualità chimico-fisica risulta scadente mentre quella biologica sufficiente. Nella stazione di confluenza con l’Arno sottoposta all’impatto dei reflui depurati dell’area del tessile la qualità complessiva è stabilmente scadente. I dati di pressione, di stato ed i carichi di nutrienti scaricati dall’impianto di depurazione, consentono una valutazione critica del dato analitico e, conseguentemente, di individuare il corpo recettore, di portata modesta, rispondente alle caratteristiche riconducibili a quelli di un’area sensibile. L’attuale normativa sulle acque ha come punto di riferimento la Parte III del D.Lgs. 152/06 e successive modifiche, che sostituisce il precedente riferimento normativo costituito dal D.Lgs. 152/99. In vista del conseguimento dell’obiettivo di migliorare o mantenere il livello di qualità della risorsa, come prescrivono le normative in materia, la qualità delle acque superficiali è descritta da indicatori di stato che indicano lo stato ecologico e lo stato chimico del corpo idrico. Attualmente, la classificazione delle acque superficiali attinge sia dalla nuova che dalla vecchia normativa, laddove quest’ultima non fornisce elementi o criteri sufficienti per giungere ad una valutazione della qualità delle acque6 Livello di Inquinamento espresso da Macrodescrittori (LIM) Il LIM esprime lo stato di qualità globale delle acque, principalmente dal punto di vista chimico. L'indice LIM si ottiene sommando i punteggi derivanti dal calcolo del 75° percentile dei sette parametri, cosiddetti macrodescrittori analizzati con frequenza mensile. La prima classificazione viene eseguita su 24 mesi di campionamento. I macrodescrittori sono parametri rappresentativi delle condizioni generali del corso d'acqua (livello di ossigeno disciolto), del grado di inquinamento di origine organica (misurato attraverso le concentrazioni di COD e BOD5) e dello stato trofico (nitrati e fosforo totale). Per quanto riguarda l'inquinamento di tipo microbiologico l'unico indicatore utilizzato per il calcolo del LIM è l’Escherichia coli.

6 Ad es. nel decreto non viene più citato l’I.B.E. (Indice Biotico Esteso) come metodo per la determinazione della qualità biologica attraverso i macroinvertebrati bentonici.

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Tabella 42_ Parametri considerati per la determinazione indice LIM

Parametro Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello

4 Livello

5

100 – OD (%sat.) ≤ |10| ≤ |20| ≤ |30| ≤ |50| ≤ |50|

BOD5 (O2 mg/L) < 2,5 ≤ 4 ≤ 8 ≤ 15 > 15

COD (O2 mg/L) < 5 ≤ 10 ≤ 15 ≤ 25 > 25

NH4 (N mg/L) < 0,03 ≤ 0,10 ≤ 0,50 ≤ 1,50 > 1,50

NO3 (N mg/L) < 0,3 ≤ 1,5 ≤ 5,0 ≤ 10,0 > 10,0

P tot (P mg/L) < 0,07 ≤ 0,15 ≤ 0,30 ≤ 0,60 > 0,60

Escherichia coli (UFC/100ml) < 100 ≤ 1.000 ≤ 5.000 ≤

20.000 >

20.000 Punteggio 80 40 20 10 5

Livello di inquinamento da Macrodescrittori (LIM)

480 – 560

240 – 475

120 – 235

60 – 115 < 60

(Fonte: rif. D. Lgs. 152/99)

Indice Biotico Esteso (IBE) Si basa sull'analisi della struttura della comunità di macroinvertebrati che colonizzano le differenti tipologie fluviali. Lo scopo dell'indice è di formulare diagnosi di qualità di ambienti di acque correnti, sulla base delle modificazioni nella composizione della comunità di macroinvertebrati. In presenza, infatti, di fattori di disturbo scompaiono le specie o le intere famiglie di macroinvertebrati più sensibili, mentre si ritrovano più frequentemente quelle più resistenti. Rispetto agli indicatori di tipo chimico l’IBE ha il vantaggio di non dare una misura puntuale, riferita solo a quel preciso momento, del livello d’inquinamento, ma piuttosto una misura mediata nel tempo, che tiene conto anche di fattori di disturbo ormai passati. L'indice viene calcolato secondo le metodologie di raccolta in campo e conferma in laboratorio.

Tabella 43_ Indice di qualità IBE

Punteggio IBE Classe di qualità Giudizio qualitativo 10 – 12 I Ambiente non inquinato o non

alterato in modo sensibile 8 – 9 II Ambiente in cui sono evidenti

alcuni effetti dell’inquinamento 6 – 7 III Ambiente inquinato 4 – 5 IV Ambiente molto inquinato 0 – 3 V Ambiente fortemente inquinato

Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua (SECA) Da una valutazione incrociata dei risultati ottenuti con l’indice LIM e con l'IBE, e considerando il peggiore dei due, si ottiene la classe dello stato ecologico per i corsi d'acqua (SECA), considerato come espressione della complessità degli ecosistemi acquatici, della loro natura chimica e fisica, nonché delle caratteristiche idrologiche.

Tabella 44_ Indici di qualità delle acque superficiali SECA Stato Ecologico Corsi d’Acqua

Valore Classe Giudizio Colori relativi alle classi di qualità IBE:≥10 - LIM: 560-480 I Elevato IBE:8-9 - LIM: 475-240 II Buono IBE:6-7 - LIM: 235-120 III Sufficiente IBE:4-5 - LIM: 115-60 IV Scadente IBE: 1-3 - LIM: <60 V Pessimo (Fonte: rif. D. Lgs. 152/99)

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Stato ambientale dei corsi d’acqua (SACA) Il passo finale della procedura di classificazione è la determinazione dello stato ambientale (SACA) che si ottiene dall’incrocio dello stato ecologico coi risultati dell’analisi dei parametri rappresentativi dello stato chimico. Si tratta di varie famiglie di sostanze inquinanti, sia inorganiche (metalli pesanti) che organiche (pesticidi, IPA, ecc.). La presenza di tali sostanze nelle acque in concentrazioni oltre la soglia prevista per ciascun composto determina nell'elaborazione dell'indice di stato ambientale, salvo lo stato pessimo, il passaggio in scadente.

Tabella 45_ Classi Qualitative SACA

Classi qualitative

SACA

SECA Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Classe 5

Conc. Inquinanti ≤ valore soglia Elevato Buono Sufficiente Scadente Pessimo Conc. Inquinanti > valore soglia Scadente Scadente Scadente Scadente Pessimo

(Fonte: rif. D. Lgs. 152/99)

Il D.Lgs. 152/06 stabilisce che ogni corpo idrico significativo superficiale deve conseguire l’obiettivo di qualità ambientale corrispondente allo stato “buono” entro il 22 dicembre 2015; deve essere mantenuto, dove già esistente, lo stato “elevato”. I dati riportati in tabella si riferiscono ai monitoraggi eseguiti da Arpat nel triennio indicato.

Tabella 46_ Stato di qualità corpi idrici superficiali 2006/2008

Corpo idrico Tratto Punti di

monitoraggio 2006 2007 2008

LIM SECA LIM SECA LIM SECA

Bisenzio Sorgente

Terrigoli- Alto Bisenzio

Liv. 2 Cl. 2 Liv. 2 Cl. 2 Liv. 2 Cl. 2

Loc. Mezzana Liv. 2 Cl. 3 Liv. 2 Cl. 3 Liv. 2 Cl. 3

Confluenza Arno

Ponte dei Renai Monte

Confluenza Arno Liv. 4 Cl. 4 Liv. 4 Cl. 4 Liv. 3 Cl. 4

Ombrone

Pistoiese

Intero bacino

Presa Acquedotto Prombialla Liv. 2 Cl. 2 Liv. 1 Cl. 1 Liv. 1 Cl. 1

Ponte della Caserana

Liv. 4 Cl. 4 Liv. 4 Cl. 4

Carmignano FF.SS

Liv. 4 Cl. 4 Liv. 4 Cl. 4 Liv. 4 Cl. 5

(Fonte: Sira_Arpat)

Consumi idrici Publiacqua S.p.A. è la società affidataria, dal 1° gennaio 2002, della gestione del servizio idrico integrato dell'Ambito Territoriale Ottimale n. 3 Medio Valdarno, un territorio, asse portante della Toscana, che interessa 4 Province, Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo. Nei 49 Comuni serviti abita un terzo della popolazione regionale (circa 1.260.000 abitanti) e sono localizzate le principali attività economiche della Toscana. Publiacqua S.p.A. è stata costituita nel 2001 per iniziativa dei Comuni in cui la società esercita la propria attività. Nel 2006, a conclusione di una gara ad evidenza pubblica, è stato individuato un partner privato, Acque Blu Fiorentine S.p.A. composto da una serie di aziende pubbliche e private fra le quali Acea S.p.A.,Suez Environnement S.A., MPS S.p.A. che si è aggiudicato il 40% del capitale sociale. Per una più razionale gestione del territorio, Publiacqua ha suddiviso i 49 Comuni serviti in 6 aree di operatività tra cui:

– Area Prato (Prato, Calenzano, Campi Bisenzio, Cantagallo, Carmignano, Montemurlo, Poggio a Caiano, Sesto Fiorentino, Signa, Vaiano, Vernio),

– Area Pistoia (Pistoia, Agliana, Montale, Quarrata, Sambuca Pistoiese, Serravalle Pistoiese)

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Di seguito riportiamo il bilancio idrico fornito da Publiacqua S.p.A. relativo all’anno 2009.

Tabella 47_ Prelievi idrici_anno 2009

COMUNI VOLUMI PRELEVATI DALL’AMBIENTE

(mc/anno)

VOLUMI POTABILIZZATI (mc/anno)

VOLUMI IMMESSI IN DISTRIBUZIONE

(mc/anno)

AGLIANA 1.500.000 1.450.000 1.350.000

MONTALE 1.150.000 1.050.000 950.000

QUARRATA 2.000.000 1.850.000 1.700.000

CANTAGALLO 270.000 250.000 230.000

CARMIGNANO 1.550.000 1.450.000 1.350.000

MONTEMURLO 2.350.000 2.200.000 2.050.000

POGGIO A CAIANO 1.050.000 1.000.000 950.000

PRATO 23.700.000 22.500.000 21.000.000

VAIANO 960.000 900.000 850.000

VERNIO 590.000 550.000 500.000

CALENZANO 2.550.000 2.400.000 2.200.000

CAMPI BISENZIO 6.000.000 5.600.000 5.200.000

TOTALE DISTRETTO 43.670.000 41.200.000 38.330.000

(Fonte: Publiacqua spa)

Nella tabella sottostante il dettaglio dei mc di acqua fatturata nei diverso comuni, divisi per uso.

Tabella 48_mc di acqua fatturati e uso_anno 2009

LOCALITA’ USO USO

DOMESTICO USO

PUBBLICO PICCOLO USO

GRANDE USO

TOTALE COMPLESSIVO

AGLIANA

DOMESTICO 551.446 551.446

NON DOMESTICO 15.377 60.548 42.905 118.830

Totale 551.446 15.377 60.548 42.905 670.276

MONTALE

DOMESTICO 410.819 410.819

NON DOMESTICO

9.072 40.103 17.566 66.741

Totale 410.819 9.072 40.103 17.566 477.560

QUARRATA

DOMESTICO 687.324 687.324

NON DOMESTICO

25.788 72.370 35.495 133.653

Totale 687.324 25.788 72.370 35.495 820.977

CANTAGALLO

DOMESTICO 102.601 102.601

NON DOMESTICO

1.621 8.342 11.232 21.195

Totale 102.601 1.621 8.342 11.232 123.796

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LOCALITA’ USO USO

DOMESTICO USO

PUBBLICO PICCOLO USO

GRANDE USO

TOTALE COMPLESSIVO

CARMIGNANO

DOMESTICO 601.601 601.601

NON DOMESTICO 10.275 88.956 68.275 167.506

Totale 601.601 10.275 88.956 68.275 769.107

MONTEMURLO

DOMESTICO 659.260 659.260

NON DOMESTICO

20.477 176.973 203.744 401.194

Totale 659.260 20.477 176.973 203.744 1.060.454

POGGIO A CAIANO

DOMESTICO 456.555 456.555

NON DOMESTICO 26.070 44.429 39.343 109.842

Totale 456.555 26.070 44.429 39.343 566.842

PRATO

DOMESTICO 7.626.083 7.626.083

NON DOMESTICO 691.524 1.190.757 1.400.331 3.282.612

Totale 7.626.083 691.524 1.190.757 1.400.331 10.908.694

VAIANO

DOMESTICO 335.762 335.762

NON DOMESTICO

12.211 31.810 42.202 86.223

Totale 335.762 12.211 31.810 42.202 421.985

VERNIO

DOMESTICO 243.916 243.916

NON DOMESTICO

9.712 15.056 7.310 32.078

Totale 243.916 9.712 15.056 7.310 275.994

CALENZANO

DOMESTICO 604.832 604.832

NON DOMESTICO 53.114 156.827 373.139 583.080

Totale 604.832 53.114 156.827 373.139 1.187.080

CAMPI BISENZIO

DOMESTICO 1.748.615 1.748.615

NON DOMESTICO

100.533 246.174 604.476 951.183

Totale 1.748.615 100.533 246.174 604.476 2.699.798

TOTALE DISTRETTO 14.028.814 975.774 2.132.345 2.846.018 19.982.563

(Fonte: Publiacqua spa)

Il volume di acqua fatturato da tutti i soggetti gestori a livello regionale risulta di circa 255 mila m3. Questo valore non riflette correttamente la reale erogazione di risorsa (acqua effettivamente erogata) in quanto non tiene conto delle perdite di rete e di alcune utenze non contabilizzate. Dai volumi di acqua fatturati si risale alla dotazione pro capite media che risulta, nella regione, pari a 260 l/abitante/giorno, con una variabilità tra ambiti che oscilla tra un livello minimo di 216 l/a/g del Medio Valdarno e un livello massimo di 377 l/a/g dell’ATO Ombrone. Il valore medio nazionale è pari a 242 l/a/g. (Fonte: Piani di ambito, rielaborazione Regione Toscana)

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Nella tabella sottostante riportiamo il confronto tra i volumi d’acqua immessi in rete e quelli fatturati nel territorio distrettuale.

Tabella 49_Confronto volumi immessi in rete e fatturato_anno 2009

COMUNI VOLUMI IMMESSI IN DISTRIBUZIONE

(mc/anno)

VOLUMI TOTALI DI ACQUA

FATTURATI

(mc/anno)

DISTRIBUITO

FATTURATO

(mc/anno)

AGLIANA 1.350.000 670.276 679.724

MONTALE 950.000 477.560 472.440

QUARRATA 1.700.000 820.977 879.023

CANTAGALLO 230.000 123.796 106.204

CARMIGNANO 1.350.000 769.107 580.893

MONTEMURLO 2.050.000 1.060.454 989.546

POGGIO A CAIANO 950.000 566.842 383.158

PRATO 21.000.000 10.908.694 10.091.306

VAIANO 850.000 421.985 428.015

VERNIO 500.000 275.994 224.006

CALENZANO 2.200.000 1.187.080 1.012.920

CAMPI BISENZIO 5.200.000 2.699.798 2.500.202

TOTALE DISTRETTO 38.330.000 19.982.563 18.347.437

(Fonte: Elaborazione dati Publiacqua spa) Il consumo pro capite per abitante di ogni comune del distretto, suddiviso in uso domestico e uso non domestico (uso pubblico, piccolo uso, grande uso) è riportato nella tabella seguente.

Tabella 50_consumo pro capite distinto per comune e per uso_2009

LOCALITA’ USO DOMESTICO PRO CAPITE USO NON DOMESTICO PRO CAPITE

AGLIANA 33,15 7,14

MONTALE 38,41 6,24

QUARRATA 27,47 5,34

CANTAGALLO 34,31 7,09

CARMIGNANO 43,55 12,13

MONTEMURLO 35,80 21,79

POGGIO A CAIANO 47,27 11,37

PRATO 41,20 17,74

VAIANO 33,74 8,67

VERNIO 39,89 5,25

CALENZANO 37,40 36,06

CAMPI BISENZIO 41,04 22,32

(Fonte: Elaborazione dati Publiacqua spa e demoISTAT)

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Di seguito si riportano i risultati di uno studio condotto dall’IRPET sulla stima dei consumi idrici dell’industria e del terziario in Toscana, pubblicato nel 2009. Tra il 1995 ed il 2008 la domanda di acqua per usi produttivi diminuisce, in Toscana, di circa il 3,2%, ad un tasso medio dello 0,3% annuo. Tale moderata diminuzione si verifica, tuttavia, come risultato dell’andamento opposto dei due settori analizzati. Mentre il settore industriale presenta un andamento stazionario fino alla fine degli anni ’90 e diminuisce i propri consumi soprattutto a partire dal 2001, invece il settore terziario aumenta il proprio consumo di quasi il 30% in modo costante nel tempo. Il consumo del settore industriale diminuisce in seguito alle crisi recessive dei primi anni ‘2000, mentre l’aumento dei consumi del settore terziario appare maggiormente legato al cambiamento strutturale di lungo periodo rappresentato dalla terziarizzazione dell’economia. Se in termini assoluti il gap di consumo tra i due settori si riduce in modo rilevante, circa 28 milioni di metri cubi, in termini relativi la quota del settore terziario aumenta soltanto del 5% arrivando nel 2008 a rappresentare il 18% del totale dei consumi produttivi non agricoli. Il settore della moda, anche successivamente al ridimensionamento subito negli anni della crisi di inizio millennio, costituisce il principale responsabile della domanda di acqua del settore industriale, circa il 30% (pari a circa 67 milioni di mc di acqua consumata) di cui il 22,5% attribuibile al settore tessile e abbigliamento (56.981.255 mc, con una variazione dal 1995 al 2008 del -20,9%). Prato (14,9%), insieme a Livorno e Firenze (18,5%), rappresentano il 55% dell’idroesigenza regionale. Segue, tra le altre province, Pistoia con il 6,1%. Qualora si prenda in considerazione un indicatore di pressione per km quadrato il risultato cambia parzialmente. In particolare emerge la pressione esercitata prevalentemente dall’industria, nel 2008, sul territorio della provincia di Prato (102.88. mc/kmq). Seguono a grande distanza le province comprese nella piana dell’Arno: Pistoia (15.869 mc/kmq) e Firenze (13.600 mc/kmq). La cartina sottostante mostra i consumi di acqua da parte dei settori dell’industria e del terziario nei siti toscani.

Figura 86_Consumi di acqua da parte dei settori dell’industria-2008

(Fonte:IRPET)

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La cartina fa emergere chiaramente l’elevato utilizzo della risorsa idrica nei territori della toscana industrializzata ed in particolare le principali aree di distretto, che fanno parte dei due intervalli più alti della distribuzione. Le stime che permettono di tracciare un’ipotesi evolutiva del consumo di acqua dei settori economici toscani, sempre individuata dallo studio dell’IRPET, fondato sulle tavole regionali input-output, si concentrano volutamente su un periodo molto lungo (2008-2030) che rappresenta uno scenario di mutamento di lungo periodo di carattere strutturale. Ciò detto il profilo evolutivo del valore aggiunto dei settori industriali induce a prevedere nel prossimo ventennio una ulteriore diminuzione del consumo idrico del complesso del settore industriale (-11,8 milioni di mc circa) che non è affatto compensato dal permanere della tendenza all’aumento del prelievo dei settori dei servizi (+1,4 milioni di mc circa). A trainare la diminuzione ancora una volta sono i settori tipici dell’industrializzazione leggera della Toscana, tessili ed abbigliamento e lavorazione del cuoio (-8,1 milioni di mc) e la lavorazione dei minerali non metalliferi (-1,3 milioni di mc). Gestione degli scarichi La Società Gestione Impianti di Depurazione Acque, meglio conosciuta come Gida, gestisce il sistema centralizzato di depurazione del distretto tessile di Prato di cui l’impianto di Baciacavallo rappresentò il primo nucleo. La società Gestione Impianti Depurazione Acque, meglio conosciuta come Gida, è una società per azioni a capitale misto pubblico e privato costituita da tre soci: l’Amministrazione Comunale di Prato, l’Unione Industriale Pratese e il Gruppo Consiag (società pratese di servizi prevalentemente energetici). Nel settore della depurazione delle acque di scarico la Società gestisce gli impianti di depurazione di:

– Prato-Baciacavallo (800.000 A.E.); – Prato-Calice (200.000 A.E.); – Vaiano (30.000 A.E.); – Cantagallo (35.000 A.E.); – Vernio (30.000 A.E.);

inoltre – n. 2 stazioni di sollevamento e grigliatura della rete fognaria.

Nel settore dello smaltimento dei rifiuti liquidi:

– l’impianto di trattamento liquami di Calice (300 mc al giorno). Complessivamente gli impianti di depurazione della Società trattano 55 milioni di metri cubi di liquami e 75.000mc di rifiuti liquidi all’anno.

Nel settore del recupero e riutilizzo delle acque reflue:

– La rete cittadina di distribuzione (lunga circa 10.000 m); – L’opera di captazione delle acque superficiali dal fiume Bisenzio e dai pozzi di sub alveo; – L’opera di restituzione delle acque ozonizzate al fiume Bisenzio.

Attualmente la parte di acquedotto industriale gestita dalla Società eroga 1,5 milioni di metri cubi all’anno di acqua. Il complesso produttivo pratese è costituito, oltre che dalle industrie a secco, da circa 270 aziende a umido di piccola e media dimensione, distribuite sull’intero territorio urbanizzato. Gli insediamenti produttivi tessili per le lavorazioni umide avrebbero dovuto munirsi a piè di fabbrica di un impianto di depurazione delle acque di scarico, per contro il sistema centralizzato di depurazione è formato da pochi grandi impianti collegati con gli utenti domestici ed industriali da un reticolo fognario. Nel caso di Prato i principali collettori a gravità sono nati dall’intubamento delle vecchie gore, di cui mantengono anche il nome (Bresci, Mazzoni, Romita...) La scelta del sistema centralizzato offre i seguenti vantaggi:

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– La conservazione nelle fabbriche degli spazi urbanizzati per usi più attinenti alla produzione;

– Il risparmio, per ragioni di scala, sui costi d’investimento e d’esercizio degli impianti; – L’effetto omogeneizzante della rete fognaria mista; – L’impiego di professionalità specifiche per la gestione degli impianti; – La liberazione delle aziende da gran parte dalle responsabilità connesse con la

depurazione degli scarichi. I liquami trasportati dalle pubbliche fognature e affluenti agli impianti di depurazione sono fortemente caratterizzati dalle lavorazioni industriali tessili. Nei giorni feriali i liquami originati dagli insediamenti produttivi che fanno uso di acqua (tintorie in fiocco, in pezza e in rocca, stamperie, rifinizioni, carbonizzi ecc.) ammontano a circa il 70 % del totale. Le sostanze tipiche che vi si trovano sono: detergenti (tensioattivi anionici e non ionici), oleanti tessili (oli emulsionanti), coloranti di vario genere e solidi sospesi (soprattutto pelurie). Il processo depurativo base degli impianti è biologico a fanghi attivi. Tuttavia ogni impianto si differenzia dagli altri, oltre che per le dimensioni e la potenzialità, anche per la presenza o meno di alcune specifiche sezioni di trattamento. Di seguito un breve riepilogo degli impianti di depurazione del Distretto:

Tabella 51_Impianti depurazione acque del distretto

IMPIANTI

DI

DEPURAZIONE

CARATTERISTICHE

Baciacavallo

Il fulcro del sistema centralizzato di depurazione è costituito dall’impianto di depurazione di Baciacavallo, ubicato nella parte sud-est della città, verso il confine col Comune di Poggio a Caiano. Ad esso convergono le vecchie gore Mazzoni, Bresci e Romita, insieme ai collettori in pressione che drenano i due nuovi macrolotti industriali posti a valle.

Il primo nucleo dell’impianto risale all’anno 1980.

Nel 1986 la linea di trattamento è stata raddoppiata quasi specularmente. Nel 1992 è stato costruito l’impianto di ozonizzazione per l’abbattimento dei tensioattivi e del colore. Nel 1999 il trattamento terziario di chiariflocculazione è stato raddoppiato e contemporaneamente è stata potenziata e ammodernata la sezione di disidratazione dei fanghi di risulta. Nei giorni feriali tratta oltre 130.000 mc/d, abbattendo circa 100.000 kg/d di COD e 4.000 kg/d di tensioattivi.

Sostanzialmente è costituito da equalizzazione, sedimentazione primaria, ossidazione biologica, sedimentazione secondaria, chiariflocculazione ed affinamento finale con ozono, per l’abbattimento del colore e dei tensioattivi residui. La linea fanghi è composta da ispessimento a gravità, disidratazione meccanica con centrifughe ed incenerimento dei fanghi.

Quest’ultima sezione comprende un inceneritore a piani da 100 t/d, provvisto di post combustione, torre di lavaggio dei fumi ad umido, depolveratore a maniche e analizzatore in continuo delle emissioni.

I fanghi di risulta del processo depurativo ammontano a circa 25.000 t/a al 26 % di S.S, di cui poco più dell’80 % sono inceneriti.

Calice

Il secondo depuratore di Prato per dimensioni è quello di Calice, ubicato nella parte ovest del territorio comunale, al confine col Comune di Agliana e avviato nel 1985. L’impianto è stato adeguato strutturalmente nel 2000 e raddoppiato quasi specularmene nel 2002. Ad esso confluiscono i liquami drenati nella parte ovest della città e quelli provenienti dal vicino Comune di Montemurlo.

Nei giorni feriali tratta mediamente 30.000 mc/d, abbattendo circa di 15.000 Kg/d di COD e poco meno di 500 kg/d di tensioattivi.

Sostanzialmente è costituito da equalizzazione, sedimentazione primaria, denitrificazione, ossidazione biologica, sedimentazione secondaria, chiariflocculazione finale. La linea fanghi è composta da ispessimento a gravità, disidratazione meccanica con centrifuga e filtropressa.

I fanghi di risulta del processo depurativo ammontano a circa 10.000 t/a al 26 ÷ 38 % di S.S.

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IMPIANTI

DI

DEPURAZIONE

CARATTERISTICHE

Vaiano

Nei giorni feriali tratta mediamente 8.000 mc/d, abbattendo circa di 4.000 Kg/d di COD e poco meno di 150 kg/d di tensioattivi.

Sostanzialmente è costituito da equalizzazione, denitrificazione, ossidazione biologica, sedimentazione secondaria, filtrazione e ozonizzazione finale.

La linea fanghi è composta da ispessimento a gravità, digestione aerobica e disidratazione meccanica con centrifuga.

I fanghi di risulta del processo depurativo ammontano a circa 2.000 t/a al 18 % di S.S.

Cantagallo

Nei giorni feriali tratta mediamente 10.000 mc/d, abbattendo circa di 4.000 Kg/d di COD e poco meno di 100 kg/d di tensioattivi. Sostanzialmente è costituito da equalizzazione, denitrificazione, ossidazione biologica, sedimentazione secondaria. La peculiarità di questo impianto è quella di essere completamente coperto. E’ inoltre prevista l’installazione di una sezione finale seguita da ozonizzazione per l’abbattimento del colore. La linea fanghi è composta da ispessimento a gravità, digestione aerobica e disidratazione meccanica con centrifuga.

I fanghi di risulta del processo depurativo ammontano a circa 1.500 t/a al 20 % di S.S.

Vernio

Nei giorni feriali tratta mediamente 7.000 mc/d, abbattendo circa di 4.000 Kg/d di COD e poco meno di 100 kg/d di tensioattivi.

Sostanzialmente è costituito da equalizzazione, ossidazione biologica e sedimentazione secondaria. E’ inoltre prevista l’installazione di una sezione finale di filtrazione per la riduzione dei solidi sospesi. La linea fanghi è composta da ispessimento a gravità, digestione aerobica e disidratazione meccanica con nastropressa.

I fanghi di risulta del processo depurativo ammontano a circa 1.500 t/a al 20 % di S.S.

(Fonte:Gida spa)

Recupero delle acque Per fronteggiare la potenziale domanda dell’industria, il cui fabbisogno è stimato in circa 18 milioni di metri cubi all’anno, Gida insieme agli organi istituzionali e ai soggetti interessati, ha predisposto un “Piano di produzione e distribuzione comprensoriale di acqua per usi produttivi”. Il progetto prevede il post trattamento di un’aliquota di acqua depurata dell’IDL di Baciacavallo (vincolo imposto dal comune) e si pone il fine di garantire una risorsa idrica che, per qualità, quantità e costo rappresenta una soluzione efficiente per le esigenze del sistema produttivo pratese. L’impianto di affinamento acqua depurata di Gida, attualmente in funzione presso il depuratore di Baciacavallo ha una potenzialità di progetto di 6 milioni di mc/a ed una produzione effettiva (dato al 2009) di 1,4 milioni di mc/a, di cui:

– 950.000 mc/a effettivamente riciclati, – 450.000 mc/a da acque superficiali del fiume Bisenzio.

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Figura 87_Impianto di affinamento acqua depurata per uso industriale_schema a blocchi quantificato

Acqua depurata da impianto BACAIACAVALLO

Miscelazione rapida

Miscelazione lenta

Chiarificazione a pacchi lamellari

Filtrazione multistrato

Ozonizzazione reattori SIAD Mixflo3

Vasca stoccaggio acqua riciclata 8000mc

PAC

Polielettrolita anionico

Acqua da fiume Bisenzio

Acqua depurata torrente Ombrone Rete di distribuzione acquedotto industriale

Q=35..000.000 mc/a

IMPIANTO DI AFFINAMENTO ACQUA DEPURATA PER USO INDUSTRIALE

Q=280.000 mc/a

Q=950.000 mc/a

Q=450.000 mc/a

Q=1.400.000 mc/a

(Fonte: Gida spa)

Il DM 185/03 individua 3 possibili destinazioni per il riuso dell’acqua: irriguo, civile e industriale. Per quel che riguarda il riuso industriale le parti interessate concordano i limiti specifici che devono comunque rispettare la Tab. 3 All.5 alla parte III del D.Lgs. 152/06 che individua, appunto, i limiti allo scarico in acque superficiali. Nella tabella sottostante riportiamo le problematiche che possono emergere nel settore tessile dovute agli inquinanti presentii nelle acque di riutilizzo.

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Tabella 52_Riuso dell’acqua nell’industria tessile: inquinanti non desiderati

Colore Complica la gestione dei bagni di tintura a causa di interazioni con i coloranti e gli ausiliari presenti nel bagno, dando luogo a colorazioni diverse da quelle richieste, specialmente per le tonalità chiare.

SST Impediscono la distribuzione uniforme dei coloranti sulle fibre, in particolare modo nella tintura di rocche e matasse.

Cloruri e salinità La presenza di cloruri è tollerata fino alla concentrazione di 200-300 mg/l. anche la salinità on generale è tollerata fino a valori di 2.000 µS/cm

Durezza

Durezza ottimale <10°F

Durezza acqua industriale 20-35°F

Durezza acqua dei pozzi 40-45°F

Sostanze riducenti Reagiscono coi coloranti rendendone più difficile il fissaggio sulle fibre e causando viraggi (diminuzione di intensità e cambio di tonalità). Potenzialità redox ottimale > 150mV

(Fonte: Gida spa)

Nella tabella seguente riportiamo i parametri rilevati dall’analisi delle acque dell’acquedotto industriale di Prato, con i relativi parametri di confronto concordati in conformità al D.M. 185/03 e al D.Lgs. 152/06.

Tabella 53_ Analisi acque dell’acquedotto industriale

Parametro u.m Media Acquedotto

Industriale

DM 185/03

Acqua riuso

D.Lgs 152/06

Scarico corpo idrico superficiale

Solidi sospesi mg/l 1,0 10 80

COD mg/l 15,8 100 125

Azoto ammoniacale mg/l 1,0 2 15

Azoto nitroso mg/l 0,1 0,60

Azoto nitrico mg/l 2,7 20

Cloruri mg/l 269 250 1200

Solfati mg/l 102 500 1000

Durezza tot. °F 14

Alcalinità tot. mg/l CaCO3 245

Tensioattivi mg/l 0,1 0,5 2

Torbidità NTU 1,1

Colore n.p.

Coliformi totali UFC/100 ml 69

Coliformi fecali UFC/100 ml 1

Streptococchi fecali UFC/100 ml 6

Escherichia coli UFC/100 ml 6 10 40.000

Enterococchi fecali UFC/100 ml 1

Salmonelle Presenti/assenti assente assente Assente

(Fonte: Gida spa)

La qualità dell’acqua industriale è sufficiente per la lavorazione dei tessuti meno pregiati (che assorbono circa il 50% dei consumi) mentre per la lavorazione di tessuti pregiati deve essere diluita con acqua pregiata (dal 30 al 70%).

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Esposti in materia di scarichi idrici e in generale acqua Gli esposti ambientali gestiti da Arpat nel 2009 sono stati 162; i dati (aggiornati al 20/01/2010) ne riconducono 30 alla matrice “Scarichi idrici (e in generale acqua)” così suddivisi nei diversi comuni del distretto:

Figura 88_ Esposti matrice scarichi idrici e in generale acqua_2009

2

8

1

1

18

1

2

6 CALENZANO

CAMPI BISENZIO

CANTAGALLO

CARMIGNANO

MONTEMURLO

PRATO

AGLIANA

MONTALE

QUARRATA

(Fonte: ARPAT)

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SCHEDA N° 7: SUOLO E SOTTOSUOLO

ANALISI AMBIENTALE

DISTRETTO TESSILE DI PRATO

Progetto Innovations for a Made Green In

Europe – IMAGINE

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Introduzione

Il suolo rappresenta una delle risorse naturali non rinnovabili ad oggi maggiormente sfruttata: taluni processi di escavazione, estrazione, smaltimento in discarica, spandimento di fertilizzanti, sversamenti, scarichi incontrollati, hanno comportato fenomeni di dissesto idrogeologico, franosità, inquinamento di terreno ed impoverimento falda sottostante. Da un punto di vista della sostenibilità, il mantenimento delle condizioni di qualità ambientale e di sicurezza e della capacità di recupero e ricarico sono requisiti essenziali perché il suolo possa continuare ad essere un supporto fisico ed economico rilevante.

Acque sotterranee Il distretto industriale del tessile a Prato è nato e si è sviluppato all’interno del comprensorio urbanistico della città di Prato; l’alimentazione idrica delle industrie è fornita principalmente da acque di falda, e contribuisce in modo significativo al suo deperimento, oggetto d’intenso sfruttamento, con pesanti ricadute anche sulle captazioni ad uso idropotabile che insistono sul medesimo acquifero. Lo stato ambientale dell’acquifero della falda pratese di pianura risulta scadente, oltre che per la pressione quantitativa, anche per la presenza in diversi pozzi e sorgenti di situazioni di inquinamento chimico da nitrati e, soprattutto, da composti alifatici alogenati, da tetracloroetilene e da cloruro di vinile, riconducibili alle attività industriali che gravitano nell’area. Lo stato di deperimento della falda ha portato i suoi utenti a ricercare soluzioni alternative per migliorarne lo stato di salute; mentre gli Enti Gestori hanno chiuso molti pozzi ed hanno incrementato i prelievi dai torrenti montani riducendo gli attingimenti, molte industrie del distretto tessile hanno incominciato ad utilizzare l’acqua trattata dai diversi depuratori e/o provenienti dall’acquedotto industriale che utilizza soprattutto acqua derivata dal fiume Bisenzio. Sono attualmente in corso di programmazione e di realizzazione degli interventi correttivi per il recupero quali-quantitativo della falda, che prevedono interventi di regimazione idraulica, di ricarica artificiale e di programmazione degli emungimenti. Inoltre, per ridurre ulteriormente il consumo di acqua sotterranea, il Consiag ha costruito l’acquedotto della valle del Bisenzio (acquedotto Direttissimo) ed ha realizzato il collegamento con l’acquedotto fiorentino. In vista del conseguimento dell’obiettivo di migliorare o mantenere il livello di qualità della risorsa, come prescrivono le normative in materia, la qualità delle acque sotterranee è descritta dai seguenti indicatori di stato. Lo Stato Ambientale delle Acque Sotterranee (SAAS) è ottenuto dalla sovrapposizione delle classi chimiche e quantitative definite rispettivamente dallo SCAS e dallo SQuAS. Lo Stato Chimico delle Acque Sotterranee (SCAS) definisce lo stato di qualità delle acque sotterranee, sulla base del grado di compromissione degli acquiferi per cause naturali e antropiche esprimendo sinteticamente la qualità chimica delle acque di falda.

Tabella 54_ Classi qualità per valutazione dello stato chimico delle acque sotterranee

CLASSI GIUDIZI

CLASSE 1 Impatto antropico nullo o trascurabile con pregiate caratteristiche idrochimiche.

CLASSE 2 Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e con buone caratteristiche

idrochimiche.

CLASSE 3 Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente

buone, ma con alcuni segnali di compromissione.

CLASSE 4 Impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche scadenti.

CLASSE 0 Impatto antropico nullo o trascurabile ma con particolari facies idrochimiche naturali

in concentrazioni al di sopra del valori della classe 3. (Fonte: rif. D.Lgs. 152/06)

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Lo Stato Quantitativo delle Acque Sotterranee (SQuAS) è definito sulla base delle alterazioni delle condizioni di equilibrio connesse con la velocità naturale di ravvenamento dell’acquifero. In particolare, lo stato quantitativo può essere ricondotto a quattro classi come riportato nella tabella seguente.

Tabella 55_ Indice di Stato Quantitativo delle Acque Sotterranee

CLASSI GIUDIZI

CLASSE A

Impatto antropico nullo o trascurabile con condizioni di equilibrio idrogeologico. Le estrazioni di acqua o alterazioni della velocità naturale di ravvenamento sono sostenibili sul lungo

periodo.

CLASSE B

Impatto antropico ridotto, vi sono moderate condizioni di disequilibrio del bilancio idrico, senza che tuttavia ciò produca una condizione di sovrasfruttamento, consentendo un uso della

risorsa sostenibile sul lungo periodo.

CLASSE C

Impatto antropico significativo con notevole incidenza dell’uso sulla disponibilità della risorsa evidenziata da rilevanti modificazioni agli indicatori generali sopraesposti (nella valutazione bisogna tenere conto degli eventuali surplus incompatibili con la presenza di importanti

strutture sotterranee preesistenti)

CLASSE D

Impatto antropico nullo o trascurabile, ma con presenza di complessi idrogeologici con intrinseche caratteristiche di scarsa potenzialità idrica.

(Fonte: rif. D. Lgs. 152/99)

Come detto sopra, l’incrocio delle Classi A,B,C,D (indice SQuAS) e delle Classi 1,2,3,4,0 (indice SCAS) fornisce lo Stato Ambientale (quali-quantitativo) delle Acque Sotterranee (indice SAAS) definendo 5 stati di qualità ambientale.

Tabella 56_Stato ambientale (quali-quantitativo) dei corpi idrici sotterranei

SquAS

A B C D

SCAS

1 Elevato Buono Scadente Particolare

2 Buono Buono Scadente Particolare

3 Sufficiente Sufficiente Scadente Particolare

4 Scadente Scadente Scadente Particolare

0 Particolare Particolare Particolare Particolare (Fonte: rif. D. Lgs. 152/99)

Tabella 57_ Definizione dello stato ambientale per le acque sotterranee (Indice SAAS)

CLASSI GIUDIZI

Elevato Impatto antropico nullo o trascurabile sulla qualità e quantità della risorsa, con l’eccezione di quanto previsto nello stato naturale particolare.

Buono Impatto antropico ridotto sulla qualità e/o quantità della risorsa.

Sufficiente Impatto antropico ridotto sulla quantità, con effetti significativi sulla qualità tali da richiedere azioni mirate ad evitarne il peggioramento.

Scadente Impatto antropico rilevante sulla qualità e/o quantità della risorsa con necessità di specifiche azioni di risanamento.

Particolare Caratteristiche quali-quantitative che pur non presentando un significativo impatto, presentano limitazioni d’uso della risorsa per la presenza naturale di particolari specie chimiche o per il basso potenziale quantitativo.

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Di seguito riportiamo i dati dei monitoraggi eseguiti da Arpat. Dopo il 2002 è reperibile solo lo stato chimico delle acque sotterranee, che rimane invariato, nel triennio riportato, in tutte le zone analizzate.

Tabella 58_ Stato di qualità acqua sotterranea 2002_2006/2008

Corpo idrico Sottozona 2002 2006 2007 2008

SCAS SquAS SAAS SCAS

Acquifero della Piana Firenze, Prato, Pistoia

Zona Firenze Classe 3

Classe B

Buono Classe 3

Classe 3

Classe 3

Zona Prato Classe

4 Classe

C Scadente

Classe 4

Classe 4

Classe 4

Zona Pistoia Classe

2 Buono Classe

2 Classe

2 Classe

2 (Fonte: Sira_ARPAT)

Sismicità

Classificazione sismica regionale

Il rischio sismico è il risultato dell'interazione tra il fenomeno naturale e le principali caratteristiche della comunità esposta. Si definisce come l'insieme dei possibili effetti che un terremoto di riferimento può produrre in un determinato intervallo di tempo, in una determinata area, in relazione alla sua probabilità di accadimento ed al relativo grado di intensità (severità del terremoto). La determinazione del rischio è legata a tre fattori principali:

– pericolosità: esprime la probabilità che, in un certo intervallo di tempo, un'area sia interessata da terremoti che possono produrre danni. Dipende dal tipo di terremoto, dalla distanza tra l’epicentro e la località interessata nonché dalle condizioni geomorfologiche. La pericolosità è indipendente e prescinde da ciò che l’uomo ha costruito;

– esposizione: è una misura dell'importanza dell'oggetto esposto al rischio in relazione alle principali caratteristiche dell'ambiente costruito. Consiste nell'individuazione, sia come numero che come valore, degli elementi componenti il territorio o la città, il cui stato, comportamento e sviluppo può venire alterato dall'evento sismico (il sistema insediativo, la popolazione, le attività economiche, i monumenti, i servizi sociali);

– vulnerabilità: consiste nella valutazione della possibilità che persone, edifici o attività subiscano danni o modificazioni al verificarsi dell'evento sismico. Misura da una parte la perdita o la riduzione di efficienza, dall'altra la capacità residua a svolgere ed assicurare le funzioni che il sistema territoriale nel suo complesso esprime in condizioni normali. Ad esempio nel caso degli edifici la vulnerabilità dipende dai materiali, dalle caratteristiche costruttive e dallo stato di manutenzione ed esprime la loro resistenza al sisma.

Con l’entrata in vigore del D.M. 14 gennaio 2008 la stima della pericolosità sismica, intesa come accelerazione massima orizzontale su suolo rigido (Vs30>800 m/s), viene definita mediante un approccio “sito dipendente” e non più tramite un criterio “zona dipendente”. Secondo l’approccio “zona dipendente”, adottato dalla precedenti normative nazionali in campo antisismico, l’accelerazione di base (ag), senza considerare l'incremento dovuto ad effetti locali dei terreni, era direttamente derivante dalla Zona sismica di appartenenza del comune nel cui territorio è localizzato il sito di progetto. La classificazione sismica del territorio è ora scollegata dalla determinazione dell’azione sismica di progetto, mentre rimane il riferimento per la trattazione di problematiche tecnico-amministrative connesse con la stima della pericolosità sismica. Pertanto, secondo quanto riportato nell'allegato A del D.M. 14 gennaio 2008, la stima dei parametri spettrali necessari per la definizione dell'azione sismica di progetto viene effettuata calcolandoli direttamente per il sito in esame, utilizzando come riferimento le informazioni disponibili nel reticolo di riferimento (riportato nella tabella 1 nell’allegato B del D.M. 14 gennaio 2008). Tale griglia è costituita da 10.751 nodi (distanziati di non più di 10 km) e copre l'intero territorio nazionale ad esclusione delle isole (tranne Sicilia, Ischia, Procida e Capri) dove, con

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metodologia e convenzioni analoghe vengono forniti parametri spettrali costanti per tutto il territorio (tabella 2 nell'allegato B del D.M. 14 gennaio 2008); tale considerazione riguarda anche le isole dell'arcipelago toscano. La Toscana è interessata da 936 nodi. Per ciascuno dei nodi della griglia vengono forniti, per 9 valori del periodo di ritorno (da 30 anni a 2.475 anni), i valori dei parametri ag (espresso in g/10), F0 (adimensionale) e T*c (espresso in secondi) necessari per la definizione dell'azione sismica. Secondo quanto riportato nell'allegato A del D.M. 2008, definite le coordinate del sito interessato dal progetto, sarà possibile il calcolo dei suddetti parametri spettrali (per uno dei tempi di ritorno forniti) tramite media pesata con i 4 punti della griglia di accelerazioni (Tabella 1 in Allegato B) che comprendono il sito in esame. Qualora il tempo di ritorno richiesto sia differente da uno dei 9 tempi di ritorno forniti in tabella, sarà possibile ricavare il valore del parametro di interesse mediante interpolazione tra i valori dei parametri corrispondenti ai due tempi di ritorno (dei nove forniti per ognuno dei nodi del reticolo di riferimento) che comprendono il tempo di ritorno necessario. (fonte www.rete.toscana.it)

La classificazione sismica attuale della Regione Toscana è approvata con Deliberazione di Giunta Regionale del 19/06/2006, n.431. La Delibera recepisce l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28/04/06. La Regione ha inoltre individuato delle zone a maggior rischio sismico con Deliberazione di Giunta Regionale del 26/11/07, n. 841 per complessivi 81 comuni, nelle quali è massima la priorità per lo svolgimento delle attività di prevenzione sismica previste nei programmi regionali. Ciascuna zona è individuata secondo lo schema seguente, tenendo presente che le zone 1,2,3 possono essere suddivise in sottozone caratterizzate da valori di accelerazione massima del suolo (ag) intermedi rispetto a quelli riportati in tabella e intervalli di valore non minori di 0,025g.

Tabella 59_Valori di accelerazione per l’individuazione delle zone sismiche

Zona Accelerazione con probabilità di

superamento pari al 10% in 50 anni (ag)

Accelerazione orizzontale massima convenzionale di ancoraggio dello spettro

di risposta elastico (ag) 1 0,25 < ag ≤ 0,35 g 0,35 g 2 0,15 < ag ≤ 0,25 g 0,25 g 3 0,05 < ag ≤ 0,15 g 0,15 g 4 ≤ 0,05 g 0,05 g

(Fonte: OPCM n. 3519 del 28/04/2006)

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Figura 89_Classificazione sismica della Regione Toscana_2006

(Fonte:rete toscana)

Dalla figura sottostante si possono individuare più chiaramente i comuni appartenenti al distretto tessile. In particolare i comuni del distretto rientrano in zona 2 (a media sismicità, in totale 90 comuni) o in zona 3S. La zona 3S è stata istituita con il provvedimento di riclassificazione sismica della Giunta Regionale e comprende i comuni che cambiano zona al variare delle sottozone (classi mobili). Questi comuni (106 in totale) potrebbero andare in zona 3 (a bassa sismicità) ma anche restare in zona 2 (a media sismicità). Nella zona 3S non viene diminuito il livello di protezione precedente e le costruzioni devono essere progettate e realizzate con le azioni sismiche della zona 2.

Nello specifico i comuni che passano dalla zona 2 alla zona 3S, dopo la riclassificazione, sono: Agliana, Quarrata, Carmignano, Poggio a Caiano, Prato, Calenzano e Campi Bisenzio.

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Figura 90_Dettaglio sui comuni del distretto, classificazione sismica della regione

(Fonte:rete toscana)

I comuni di Cantagallo, Vaiano e Vernio rientrano nell’elenco dei comuni a maggior rischio sismico della Toscana. Detti comuni non erano previsti nel precedente elenco ma sono stati inseriti in quanto contraddistinti da valori di accelerazione sismica (ag) superiori al valore di 0,175g (valore che contraddistingue il livello più elevato della Zona sismica 2), e pertanto contrassegnati da un elevato livello di pericolosità sismica.

Nella tabella riassuntiva sottostante viene riportato il valore di accelerazione calcolato in corrispondenza della sede comunale, relativa al tempo di ritorno di 475 anni, espresso in decimi di g (accelerazione di gravità) e la zona sismica nella quale è stato classificato il comune.

Tabella 60_Valore di accelerazione e zona sismica

COMUNE ag (TR=474 anni) del capoluogo

(g/10)

ZONA SISMICA

OPCM 3519/06-Del GRT 431/06

CANTAGALLO 1,96 2 CARMIGNANO 1,28 3S MONTEMURLO 1,56 2

POGGIO A CAIANO 1,3 3S PRATO 1,46 3S VAIANO 1,73 2 VERNIO 1,98 2 AGLIANA 1,45 3S MONTALE 1,31 2 QUARRATA 1,33 2 CALENZANO 1,35 3S

CAMPI BISENZIO 1,32 3S (Fonte:rete toscana)

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Attività estrattive

Le attività estrattive costituiscono ingerenze che incidono in modo sensibile sul tessuto produttivo, economico, sociale e, soprattutto, ambientale. Si tratta infatti di interventi su risorse non rinnovabili che si configurano come un impatto tanto maggiore quanto più concernenti materiali rari. Inoltre l’apertura di una cava comporta sempre un impatto notevole: dal punto di vista paesaggistico, della flora, della fauna, del dissesto idrogeologico. Non sono inoltre da trascurare le interazioni con la popolazione residente nelle immediate vicinanze di una cava: immissioni, rumore, contaminazione delle acque e del sottosuolo, disturbi alle attività socioeconomiche. In tempi relativamente recenti, la crescente sensibilità nell’ambito di questo settore ha condotto ad una opportuna regolamentazione volta a ridurre in maniera drastica l’attività estrattiva svolta, in passato, in maniera indiscriminata e senza il supporto di una indispensabile pianificazione a scala di bacino. Quindi da una parte si sono introdotte norme per contenere la sottrazione di risorse peraltro non rinnovabili e dall’altra per ricucire le ferite inferte al territorio mediante gli interventi di recupero e ricomposizione ambientale, prescritti al termine di ciascun ciclo estrattivo. Il piano regionale delle attività estrattive di recupero delle aree escavate e di riutilizzo dei residui recuperabili (PRAER) descrive le risorse estrattive e i giacimenti distinti per provincia. Per quanto riguarda le province interessate dai comuni del distretto la situazione è la seguente:

- Provincia di Firenze: l’attività estrattiva comprende sia il settore dei materiali del Settore I, materiali inerti per usi industriali, per costruzioni e opere civili (a Calenzano sono presenti siti estrattivi di calcari) sia il Settore II, materiali ornamentali.

- Provincia di Pistoia: l’attività estrattiva comprende prevalentemente il Settore dei materiali inerti, industriali (nel comune di Quarrata si trovano i calcari) e, subordinatamente, il settore degli ornamenti, per la presenza dell’alabastro.

- Provincia di Prato: non sono presenti aree di Risorsa o giacimento ne per il settore I (inerti-industriali) ne per il Settore II (ornamentali).

La tabella sottostante riassume le aree di risorsa e di giacimento dei diversi comuni, ove presenti.

Tabella 61_ Aree di risorsa

PROVINCIA COMUNE MATERIALI TOT. SITI SUPERFICIE (ha)

SUPERFICIE TOT. (ha)

Firenze

CALENZANO Calcari 2 21,01

127,59 106,58

/ / 43 / 899,94

Pistoia

QUARRATA Calcari 6

163,82

459,85

134,64 88,62 33,85 34,7 4,22

/ / 24 / 1753,82 (Fonte: PRAER)

Tabella 62_Aree di giacimento

PROVINCIA COMUNE MATERIALI TOT. SITI SUPERFICIE

(ha) SUPERFICIE TOT. (ha)

Firenze

CALENZANO Calcari 3 7,59

100,22 20,76 71,87

/ / 40 / 723,02

Pistoia

QUARRATA Calcari 6

163,82

459,85

134,64 88,62 33,85 34,7 4,22

/ / 24 / 1721,15 (Fonte: PRAER)

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Confrontando le due tabelle si può risalire alla differenze % tra aree di risorsa e aree di giacimento che ammonta a -19,6% per la provincia di Firenze e -1,86% per la provincia di Pistoia. Sempre dalle tabelle si può notare che non sono state individuate aree di risorsa o giacimento nella provincia di Prato. Siti soggetti ad obbligo di bonifica

La bonifica ed il risanamento delle matrici ambientali (suolo, sottosuolo, acque superficiali e profonde) compromessi, talora irreversibilmente, da attività antropiche gestite, soprattutto nel passato, con scarsa o nessuna sensibilità ambientale, è stata posta con forza all'attenzione del Paese attraverso l'approvazione di provvedimenti legislativi mirati. L'art. 17 del D.Lgs. n. 22/97 (decreto Ronchi) infatti ha posto le basi per affrontare il tema dei siti inquinati e della loro bonifica in modo uniforme a livello nazionale, sia dal punto di vista tecnico che procedurale, tema che è stato poi ripreso e articolato nel decreto ministeriale attuativo 471/1999. La Regione Toscana, che già dal 1993 si era dotata di una propria regolamentazione in materia (legge regionale e piano), ha approvato il Piano regionale delle bonifiche con D.C.R.T. n. 384 il 21/12/ 1999, attuando quanto previsto dall'art. 22 del decreto Ronchi. Il D. Lgs. 152/2006 “Norme in materia ambientale” e s.m.i. (parte quarta, titolo V) ha riordinato le disposizioni in materia modificando profondamente l’iter procedurale degli interventi di bonifica. Dalla lettura combinata della normativa nazionale e regionale, discende la necessità di distinguere, sotto il profilo procedurale, la bonifica dei:

- siti inquinati inseriti nei piani regionale e provinciali; - siti da bonificare secondo le prescrizioni della normativa vigente ((DM 471/99 e D. Lgs.

152/2006); - siti presenti sul territorio regionale classificati come siti di interesse nazionale.

Sito contaminato Un sito (L'area o porzione di territorio, geograficamente definita e determinata, intesa nelle diverse matrici ambientali (suolo, sottosuolo ed acque sotterranee) e comprensiva delle eventuali strutture edilizie e impiantistiche presenti) è contaminato quando i valori delle concentrazioni soglia di rischio (CSR) risultano superati Si intende per bonifica di un sito contaminato l'insieme di interventi atti a:

- eliminare la fonte di inquinamento; - eliminare le sostanze inquinanti o ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nel

suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un livello uguale o inferiore ai valori delle concentrazioni soglia di rischio (CSR);

Gli interventi di bonifica e ripristino ambientale di un sito inquinato devono privilegiare le tecniche che favoriscano il ricorso a tecnologie innovative. Quindi, devono essere privilegiate:

- la riduzione della movimentazione; - il trattamento in situ ed il riutilizzo del suolo, del sottosuolo e dei materiali di riporto

sottoposti a bonifica.

La Messa in sicurezza d'emergenza comprende ogni intervento immediato o a breve termine, da mettere in opera nelle condizioni di emergenza in caso di eventi di contaminazione repentini di qualsiasi natura, atto a contenere la diffusione delle sorgenti primarie di contaminazione, impedirne il contatto con altre matrici presenti nel sito e a rimuoverle, in attesa di eventuali ulteriori interventi di bonifica o di messa in sicurezza operativa o permanente:

- Messa in sicurezza operativa, l'insieme degli interventi eseguiti in un sito con attività in esercizio atti a garantire un adeguato livello di sicurezza per le persone e per l'ambiente, in attesa di ulteriori interventi di messa in sicurezza permanente o bonifica da realizzarsi alla cessazione dell'attività.

- Messa in sicurezza permanente, l'insieme degli interventi atti a isolare in modo definitivo le fonti inquinanti rispetto alle matrici ambientali circostanti e a garantire un elevato e definitivo livello di sicurezza per le persone e per l'ambiente. In tali casi

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devono essere previsti piani di monitoraggio e controllo e limitazioni d'uso rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici.

Nella tabella successiva sono riportati il numero di siti, divisi per comuni e lo stato attuale. I dati di sintesi sono stati forniti da ARPAT, non è stato possibile ottenere maggiori dettagli sui siti da bonificare in quanto è in corso la fase di verifica e rielaborazione dei dati stessi da parte di ARPAT.

Tabella 63_Elenco siti localizzati nel distretto, soggetti ad obbligo di bonifica _ dati a settembre 2010

COMUNE

ESCLU

SI

MANCATA

NECESSITA’

ATTIVAZIO

NE

ITER

MISURE

PREVENTIVE

INDAGIN

I PR

ELIMIN

ARI

CARATTERIZ.

ANALISI DI

RISCHIO

BONIFICA/

MISO/M

ISPP

IN

CORSO

CERTIFICAZ.

SUOLO

CERTIFICAZ.

SITO

COMPL

ETO

TOTALE

CAMPI BISENZIO 4 4 5 1 3 5 3 25

CALENZANO 3 2 2 7 2 1 1 18

AGLIANA 2 1 1 1 5

MONTALE 3 3 1 1 8

QUARRATA 2 7 1 1 2 13

CANTAGALLO 3 3

CARMIGNANO 3 3 1 7

MONTEMURLO 5 1 2 3 11

PRATO 3 14 2 1 2 5 5 32

VAIANO 1 3 1 1 6

VERNIO 1 1 1 1 4

(Fonte: ARPAT)

Esposti in materia bonifiche e in generale suolo Gli esposti ambientali gestiti da Arpat nel 2009 sono stati 162; i dati (aggiornati al 20/01/2010) ne riconducono 1 alla matrice “Bonifiche” nel comune di Campi Bisenzio. Gli esposti in materia di Amianto sono stati invece 13, così ripartiti:

Figura 91_ Esposti matrice amianto_2009

5

2

6 CAMPI BISENZIO

CARMIGNANO

PRATO

(Fonte:ARPAT)

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SCHEDA N° 8: BIODIVERSITA’

ANALISI AMBIENTALE

DISTRETTO TESSILE DI PRATO

Progetto Innovations for a Made Green In

Europe – IMAGINE

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Introduzione

La conoscenza delle componenti biotiche (flora e fauna) di un ecosistema è indispensabile per valutare lo stato di salute di queste risorse e, di conseguenza, la sostenibilità ambientale delle trasformazioni del territorio.

La vegetazione, ossia il complesso delle piante che vivono in un determinato ambiente, oltre che caratterizzare molti ecosistemi esercita numerose azioni positive sul territorio (evita il ruscellamento, favorisce il rimpinguamento delle falde freatiche, assorbe le polveri, esercita un’azione benefica sul clima locale, evita o rallenta fenomeni erosivi e dissesti). Queste risorse hanno avuto per l’uomo un ruolo che si è diversificato nel tempo: da meramente economico, pensiamo alla legna da ardere, a paesaggistico-ambientale e ricreativo. Inoltre, anche in seguito dell’irrazionale azione di disboscamento, è stata riconosciuta a queste componenti del territorio, una funzione protettiva. La conservazione della natura, la tutela della biodiversità e del paesaggio sono obiettivi fondamentali delle politiche internazionali, come sancito da molteplici documenti, protocolli d’intesa e accordi tra Stati (si pensi alla Dichiarazione di Rio del 1992 ed alla Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, la comunicazione delle Commissione Europea del 2006 “Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 e oltre. Sostenere i servizi ecosistemici per il benessere umano” COM(2006)216 adottata nel 2006). Tra i numerosi riferimenti normativi nazionali ricordiamo il D.P.R. 357/1997 (modificato con D.P.R. n. 12 marzo 2003, n. 120) di attuazione della Direttiva Habitat 92/43/CEE, che regolamenta la materia delle aree protette; ed il D.Lgs. 42/2004 (modificato con D.Lgs. 26 marzo 2008, n.42), che disciplina il Codice dei beni culturali e del paesaggio, e prevede un apparato sanzionatorio sia amministrativo che penale. La tutela e la valorizzazione delle risorse naturali si attua nel nostro Paese soprattutto grazie all’istituzione di Aree Naturali Protette e alle numerose attività che in esse si propongono e svolgono. Il panorama che il termine Aree Protette apre è altamente variegato nel senso della tipologia di territorio (ambienti terrestri e marini, pianeggianti e montani, ecc.), dell’estensione (da pochi ettari a centinaia di migliaia), degli obiettivi (conservazione di specie e habitat, monitoraggio, ripristino, creazione di corridoi ecologici, riserva genetica ecc..), delle attività consentite (dalla tutela integrale all’intervento umano costante) e dell’amministrazione (Aree Protette pubbliche: Parchi Nazionali, Parchi Regionali e Interregionali, Riserve, ecc.; Aree Protette private: oasi, giardini, parchi privati, zoo ecc.). Secondo l’ultimo Elenco Ufficiale (2003) fornito dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, l’Italia ospita 772 Aree Protette alle quali si aggiungono quelle private, i SIC (Siti di Importanza Comunitari proposti in base ai criteri della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE) e le ZPS (Zone di Protezione Speciale individuate in base alla Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE). La tutela della biodiversità coinvolge sia politiche di salvaguardia di specie animali e vegetali presenti all’interno di una data unità geografica, sia politiche di tutela degli habitat, cioè di quelle parti di territorio necessarie allo sviluppo delle specie di interesse. Questo tipo di politiche si potranno riferire sia al mantenimento e alla valorizzazione delle aree protette che si trovano in una certa zona, che alla valorizzazione degli altri spazi aperti presenti sulle dorsali montane e nelle aree boschive non soggette a vincoli ma altrettanto importanti per la salvaguardia dell’ambiente naturale. Le pressioni che possono agire sull’ambiente naturale producendo una diminuzione di biodiversità possono essere molteplici, anche se spesso difficilmente identificabili in modo univoco (salvi i casi di catastrofi di elevata entità); tra i principali fattori di degrado ambientale si possono richiamare:

- espansione delle aree urbane e dell’edificato (che possono produrre la diminuzione di porzioni significative di ambienti naturali)

- incendi boschivi - disequilibri nelle popolazioni animali causati dall’assenza di predatori o dall’introduzione

di specie alloctone - inquinamento delle matrici ambientali (aria, acqua e suolo) - sovrasfruttamento e/o cattivo sfruttamento delle risorse naturali a fini produttivi

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Aree naturali protette: tipologia e superficie Le aree protette, definite dalla legge quadro sulle L. 394/1991, vengono istituite allo scopo di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale nazionale. I territori che presentano formazioni geologiche, fisiche, geomorfologiche, biologiche di rilevante valore naturalistico e ambientale sono sottoposti a uno speciale regime di tutela, al fine di garantire la conservazione dell’ambiente naturale, la promozione dell’attività di educazione, la formazione, la ricerca scientifica e di promuovere, inoltre, l’applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale idonei a garantire l’integrazione tra l’uomo e l’ambiente naturale. Il Consiglio Regionale, con deliberazione n.88 del 23/12/2009 ha approvato il Quinto programma triennale regionale per le aree protette 2009-2011, ex L.R. 49/95. Il Quinto programma giunge in un momento di revisione delle due leggi fondamentali su cui si basa la normativa regionale in materia: la L.R. 49/95 Norme sui parchi, le riserve naturali e le aree naturali protette di interesse locale” e la L.R. 56/00 Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche. Per quanto riguarda il complesso delle questioni residue nell’ambito del Quarto Programma, inerenti previsioni e prescrizioni rimaste indefinite per mancanza di atti conclusivi, e quindi passate al Quinto programma per decisioni finale, il dettaglio per i comuni del Distretto è il seguente:

– Proposta di nuova ANPIL “Crocicchio dell’Oro” e ampliamento ANPIL “Stagni di Focognano” comune di Campi Bisenzio: in merito all’opportunità di mantenere la proposta di istituzione dell’ANPIL “Crocicchio dell’Oro” è stato proposto di non inserirla nel nuovo programma assicurandone però la tutela dalle previsioni di piano strutturale. La richiesta di ampliamento, invece, ha concluso le procedure relative alla ufficializzazione dei nuovi perimetri dell’ANPIL che adesso racchiude un territorio di 112 ettari rispetto ai 64 precedenti. L’ampliamento è, pertanto, regolarmente registrato nel 10° aggiornamento dell’elenco ufficiale delle aree protette regionali.

– Proposta di nuovo ANPIL “Corso dell’Arno” comuni di Firenze, Campi Bisenzio, Scandicci, Signa e Lastra a Signa: si ritiene opportuno non riproporre tale area nell’ambito del Quinto programma e attendere la definizione di specifici atti che chiariscano la situazione scientifica e gestionale delle zone limitrofe al fiume per arrivare, successivamente, alla individuazione precisa di aree meritevoli di regimi di particolare salvaguardia.

– Proposta di ampliamento della Riserva Naturale “Padule di Fucecchio”: si ritiene reiterare nel programma l’invito alla ricerca di accordi per la definizione di una riserva naturale di almeno 200 ettari contigui.

– ANPIL delle Cascine di Tavola (Prato e Poggio a Caiano): La nuova ANPIL delle “Cascine di Tavola” aveva avuto, già dal 2006, l’autorizzazione regionale alla formale istituzione, cosa che era stata regolarmente attuata dal comune di Prato entro i termini del successivo atto regionale di verifica del programma; il comune di Poggio a Caiano, che non aveva deliberato in merito nei termini che potessero consentire l’iscrizione nell’elenco regionale, ha concluso l’iter procedurale con delibera del 28/01/2008 n° 6. Nel 10° aggiornamento dell’elenco ufficiale delle aree protette regionali, è registrato l’ampliamento dell’area di “Cascine di Tavola” per 52 ettari nel territorio del comune di Poggio a Caiano.

Tra le nuove proposte di istituzione o variazione inserite nel Quinto piano, la seguente interessa un comune del distretto:

– Variazione dell’ANPIL “Alto Carigiola, Monte delle Scalette” nei comuni di Cantagallo e Vernio: ampliamento dagli attuali 990 ettari a 1.642 ettari.

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Di seguito riportiamo il 10° aggiornamento dell’elenco ufficiale delle Aree Protette Regionali, per i comuni compresi nel Distretto.

Tabella 64_Aree Protette Regionali (10° aggiornamento elenco ufficiale) e percentuale occupata sulla superficie comunale

NOME

ATTO ISTITUTIVO

GESTIONE PROV. COMUNE

SUPERFICIE

ha Conf.7 %

territ

AREE NATURALI PROTETTE DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L)

Stagni di Focognano

C.C. n.254, 27/11/97

G.C. n.203, 07/11/08 Amministrazione

Comunale FI Campi Bisenzio 112 112 3,91

Monti della Calvana

G.C. n.54, 17/10/03

G.C. n.116, 27/10/03 Amministrazione

Comunale FI Calenzano 1.316 0 17,12

La Querciola C.C. n.105, 30/12/97 Amministrazione

Comunale PT Quarrata 118 0 2,57

Bosco della Magia C.C. n.26, 30/03/05

Amministrazione Comunale PT Quarrata 94 57 2,04

Monteferrato

C.C. n.16, 30/03/98

Amministrazione Comunale

PO

Montemurlo 2.029 964 66,18

C.C. n.76, 26/03/98 Prato 1.384 390 14,18

C.C. n.20, 30/03/98 Vaiano 1.073 406 31,34

Tot. 4.486 1.760 27,61

Alto Carigiola e Monte delle Scalette

C.C. n.50, 30/09/02 Comunità

Montana Val Bisenzio

PO

Cantagallo 600 0 6,32

C.C. n.49, 06/12/02 Vernio 390 0 6,16

Tot. 990 0 6,26

Monti della Calvana

C.C. n.52, 29/10/03

Amministrazione Comunale PO

Cantagallo 434 0 4,57

C.C. n.93, 15/04/04 Prato 1.072 0 10,98

C.C. n.5, 06/04/04 Vaiano 1.172 0 34,23

Tot. 2.678 0 11,81

Cascine di Tavola

C.C. n.140, 26/07/07

Amministrazione Comunale

PO

Prato 313 249 3,21

C.C. n.6, 28/01/08 Poggio a Caiano

52 52 8,71

Tot. 365 301 3,52

Pietramarina C.C. n.64, 11/10/07 Amministrazione

Comunale PO Carmignano 223 0 5,78

Artimino C.C. n.65, 11/10/07 Amministrazione

Comunale PO Carmignano 691 0 17,91

RISERVE NATURALI PROVINCIALI

Acquerino Cantagallo

C.P. n.45, 13/05/98 Amministrazione Provinciale

PO Cantagallo 1.867 / 19,67

(Fonte: Quinto programma triennale regionale per le Aree Protette 2009/2011)

La superficie interessata dal sistema delle aree protette è di circa 21.460 ha, che costituiscono il 38,3% della superficie complessiva del distretto.

7 Conforme alla Legge Nazionale 6 dicembre 1991, n. 394

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Ai sensi della Direttiva Habitat i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) nei comuni del Distretto sono quelli che riportiamo di seguito. Va, però, chiarito che i S.I.C. sono cosa diversa dalle aree protette, dai parchi nazionali, regionali, dalla riserva naturali, marine e così di seguito. Essi traggono origine dal concettuale rilevante valore scientifico, naturale “tipico o biotipico” che un habitat naturale possiede, che assurge ad interesse sovranazionale e che, quindi necessita di tutela. Non ha, dunque, rilevanza l’estensione di un’area o la sua abituale flora e/o fauna, quanto piuttosto la tipicità o la rarità o se si vuole la peculiarità di una determinata specie animale o vegetale e/o paesistica che è degna di tutela perché di interesse sovranazionale. Si vuole, in altri termini, salvaguardare ambienti, specie o ecosistemi caratteristici di particolari aree europee. Partendo da tale principio e ponendosi detta finalità i siti di interesse comunitario (S.I.C.) possono coincidere o meno con le aree già oggetto di tutela, ma ben possono essere più estese e quindi ricomprenderle così come possono allocarsi in nuovi siti.

Tabella 65_Siti di Importanza Comunitaria-2007

NOME COMUNI DEL DISTRETTO

INTERESSATI AREE CRITICHE

La Calvana

Calenzano Area fiorentina

Cantagallo

Distretto tessile Prato

Vaiano

Monte Morello Calenzano Area fiorentina

Stagni della Piana

Fiorentina

Campi Bisenzio Area fiorentina

Monte Ferrato e

Monte Iavello

Cantagallo

Distretto tessile Montemurlo

Prato

Vaiano

(Fonte:SIRA-Arpat)

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Figura 92_Mappa della localizzazione dei siti SIR, SIC, SIN e ZPS

(Fonte:SIRA_Arpat) Incendi In Toscana la pianificazione dell’attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi si attua attraverso gli strumenti della Legge regionale 39/2000 “Legge forestale della Toscana”, le disposizioni del relativo Regolamento, approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale 8 agosto 2003 n. 48/R e del Programma forestale regionale 2007-2011, approvato con delibera del Consiglio Regionale 13 dicembre 2006 n. 125. Gli strumenti regionali normativi, regolamentari e programmatici sono stati redatti in attuazione delle disposizioni di principio della Legge 21 novembre 2000, n. 353 “Legge quadro in materia di incendi boschivi”, nonché degli indirizzi approvati con DPCM del 20 dicembre 2001 “Linee guida, ai sensi dell’articolo 3, Legge 21 novembre 2000 n. 353, relative ai piani regionali per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi”. Costituiscono ulteriori elementi di indirizzo per l’azione regionale le annuali disposizioni, emanate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sia per fronteggiare il rischio di incendi, sia per l’impiego della flotta aerea nazionale. Considerato che la previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi è materia concorrente, ai sensi del titolo V della Costituzione, sul territorio della Regione Toscana si applicano le disposizioni della normativa regionale, una volta approvata e resa esecutiva. Uno degli elementi normativi fondamentali per la programmazione delle attività antincendio è costituito dalla definizione di incendio boschivo di cui all’art. 69, comma 1, della Legge Regionale 39/2000: “Per incendio boschivo si intende un fuoco, con suscettività a espandersi, che interessa il bosco, le aree assimilate e gli impianti di arboricoltura da legno di cui all’articolo 66, oppure i terreni incolti, i coltivi, e i pascoli situati entro 50 metri da tali aree”. In base a questa definizione viene strutturata l’organizzazione del sistema regionale Antincendi Boschivi e vengono definite le relative modalità e procedure operative, nonché tutti gli atti convenzionali con i vari soggetti, volontariato e organismi dello

SIC_Siti di Interesse Comunitario

SIN_Siti di Interesse Nazionale

SIR_Siti di Interesse Regionale

ZPS_Zone a Protezione Speciale

Comuni

Edificato

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Stato, che contribuiscono all’organizzazione regionale. L’art. 74 della L.R. 39/2000 definisce gli strumenti (individuati nel Piano Antincendi Boschivi regionale e nei Piani operativi annuali provinciali), i contenuti e l’articolazione della pianificazione, previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi. In Allegato al Piano Operativo Antincendi Boschivi 2009-2011, approvato con Deliberazione 2 febbraio 2009, n.55, è riportata la lista degli indici di rischio attribuito a ciascun comune. La Regione Toscana, in collaborazione con Ce.S.I.A. (Centro di Studio per l’applicazione dell’informatica in Agricoltura) e Ibimet (Istituto di Biometeorologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche), ha predisposto una nuova classificazione dell’indice di pericolosità, o di rischio, per lo sviluppo degli incendi boschivi. Per questa classificazione è stata adottata una metodologia in grado di ripartire il territorio toscano in funzione del rischio di incendio; nell’elaborazione di tale metodologia si è tenuto conto delle applicazioni già in uso in ambito europeo, di quanto previsto dal Regolamento CE 1698/2005 sul sostegno alla sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (articolo 48 comma 2) e delle disposizioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di cui al documento “Linee guida ai piani regionali per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi”. Al tempo stesso si è cercato di valutare e modellizzare le caratteristiche peculiari del territorio e gli aspetti socio-economici che influenzano il fenomeno degli incendi boschivi in Toscana. Di seguito riportiamo il dettaglio dei comuni di nostro interesse.

Tabella 66_Indici di rischio nei comuni

COMUNE CLASSE DI RISCHIO

CALENZANO Alta

CAMPIBISENZIO Bassa

AGLIANA Bassa

MONTALE Alta

QUARRATA Alta

CANTAGALLO Alta

CARMIGNANO Alta

MONTEMURLO Media

POGGIO A CAIANO Media

PRATO Alta

VAIANO Alta

VERNIO Alta

(Fonte:Piano Operativo Antincendi Boschivi 2009-2011)

Dal grafico che segue si nota come quasi il 78% della superficie distrettuale sia classificata come ad Alto rischio di incendio boschivo (435 ha), circa il 16% a Rischio Medio (88,5 ha) e il 6,5% a rischio Basso (37 ha circa).

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Figura 93_ Superficie distrettuale divisa per rischio incendi boschivi

77,67%

6,54%

15,79%

Alta

Media

Bassa

(Fonte: Elaborazione Piano Operativo Antincendi Boschivi 2009-2011)

Segue una mappa della situazione a livello Regionale, divisa per comuni.

Figura 94_Indici di rischio incendi boschivi per territorio comunale

(Fonte: Piano Operativo Antincendi Boschivi 2009-2011)

L'articolo 3 della Legge Forestale della Toscana definisce i boschi come qualsiasi area, di estensione non inferiore ai 2.000 metri quadrati e di larghezza mediamente non inferiore ai 20 metri, coperta da vegetazione arborea forestale in qualsiasi stadio di sviluppo. Costituiscono bosco anche i castagneti da frutto e le sugherete. In particolare, sono boschi le aree nelle quali sono radicate almeno 500 piante arboree ad ettaro o in cui la proiezione delle chiome degli alberi esercita una copertura al suolo pari ad almeno il 20%. Sono aree assimilate al bosco le

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superfici coperte da vegetazione arbustiva, che esercitano una copertura del suolo di almeno il 40%, e che sono caratterizzate dalle specie elencate in un apposito allegato della stessa Legge. I boschi e le aree assimilate, insieme agli impianti di arboricoltura da legno, costituiscono un'area forestale e sono soggetti alle norme di tutela definite dalla Legge Forestale della Toscana. La definizione di bosco adottata in Toscana è stata riportata nella definizione nazionale introdotta dal D.Lgs. 18 maggio 2001, n. 227 "Orientamento e modernizzazione del settore forestale, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57". Differisce, invece, sensibilmente da quella utilizzata per la realizzazione del nuovo inventario nazionale delle foreste e del carbonio (INFC) che infatti considera bosco le superfici minime di 5.000 mq, con copertura minima del 10% e altezza delle piante maggiore di 5 metri, in linea con la definizione adottata dalla FAO. A livello nazionale, nel 2009, si sono verificati complessivamente 5.422 incendi boschivi che hanno percorso 73.360 ettari di cui 31.061 boscati e 42.299 non boscati. Rispetto allo stesso periodo del 2008, quando i roghi erano stati 6.143, c'è stata una diminuzione del 20% degli incendi boschivi. Aumenta invece la superficie totale percorsa dalle fiamme che passa da 65.393 ettari del 2008 agli attuali 73.360, il 10% in più. Sempre nel 2009 in Toscana sono stati registrati 549 incendi, che hanno percorso 1.407 ettari di superficie boscata e 431 ettari non boscati, per un totale di area percorsa dal fuoco pari a 1.838 ettari (in media 3,35 ettari per incendio). (Fonte:Corpo Forestale dello Stato).

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VALUTAZIONE DI SIGNIFICATIVITA' DEGLI ASPETTI AMBIENTALI

ANALISI AMBIENTALE

DISTRETTO TESSILE DI PRATO

Progetto Innovations for a Made Green In

Europe – IMAGINE

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Metodologia di valutazione della significatività A seguito del completamento della descrizione ed analisi dei principali aspetti ambientali del territorio del distretto tessile di Prato, si procede alla valutazione e quindi all’individuazione delle situazioni di criticità, al fine di determinare, in funzione di diversi criteri, gli ambiti sui quali basare gli obiettivi di miglioramento ambientali. Tale processo consente di rilevare quali aspetti ambientali sono maggiormente significativi per il contesto territoriale, individuando così gli ambiti in cui sono maggiormente necessarie azioni per il miglioramento delle performance ambientali del distretto. Il processo di valutazione della significatività è effettuato dai membri del Comitato Promotore, i quali, dopo aver validato la metodologia di valutazione e analizzato attentamente i contenuti dell’analisi, eseguono singolarmente la valutazione associando un punteggio a ciascun criterio per ogni aspetto ambientale trattato nell’analisi ambientale. Solamente riguardo ai criteri Trend indicatori ambientali e Conformità normativa la valutazione, su decisione unanime dei presenti al momento della valutazione, è stata eseguita singolarmente dalla Scuola Superiore Sant’Anna. Tale decisione è scaturita al fine di garantire una valutazione dei due criteri oggettiva e coerente con quanto indicato nel presente documento di analisi ambientale territoriale. La scelta di eseguire la valutazione di significatività, ove possibile, secondo un approccio tipico dei focus group consente di superare i limiti connessi alla parzialità di alcuni indicatori ed alla carenza di dati necessari a fornire una rappresentazione oggettiva dello stato di alcune matrici ambientali. Tale approccio è in linea con quanto indicato nel Regolamento del Comitato Promotore del distretto tessile di Prato, formatosi nell’ambito del progetto IMAGINE, e rappresenta, inoltre, la naturale prosecuzione delle attività svolte in passato nel distretto e citate nell’accordo di programma per la creazione del Comitato stesso. La collegialità della valutazione permette, quindi, la massima interazione tra tutti i soggetti coinvolti nel Comitato Promotore e la rappresentanza dei diversi interessi presenti sul territorio. La valutazione individuale dei due parametri più oggettivi, da parte della Scuola Superiore Sant’Anna, integra la valutazione collegiale garantendone la coerenza con l’analisi e l’oggettività. Le fasi in cui è articolato il processo di valutazione collegiale consentono ai soggetti interessati di analizzare ogni aspetto ambientale in base a quattro criteri di significatività (Priorità d’azione; Percezione comunità locale; Confronto con realtà esterne; Opportunità di miglioramento), associando a ciascun criterio un punteggio su una scala ordinale di 3 valori (non/poco d’accordo; mediamente d’accordo; molto d’accordo). Lo stesso punteggio viene assegnato ai restanti due criteri (Trend indicatori ambientali; Conformità normativa) anche se per questi la valutazione non avviene in modo collegiale ma è assegnata dalla Scuola Superiore Sant’Anna e successivamente condivisa collegialmente. Valutazione di significatività La metodologia applicata per la valutazione di significatività è basata su 6 criteri relativi a differenti ambiti:

- Priorità d’azione; - Percezione comunità locale; - Confronto con realtà esterne; - Trend indicatori ambientali; - Conformità normativa; - Opportunità di miglioramento.

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1. Priorità d’azione. Tale criterio di significatività valuta la convinzione che il singolo aspetto ambientale analizzato debba costituire, per i soggetti coinvolti nella valutazione, una priorità nelle politiche e nelle iniziative di miglioramento ambientale intraprese dal Comitato Promotore, sia direttamente sia mediante l’azione singola dei membri.

2. Percezione comunità locale. Il seguente criterio di significatività misura quanto, secondo la convinzione dei membri del Comitato Promotore, gli abitanti e le comunità locali residenti nell’area del distretto percepiscano i singoli aspetti ambientali analizzati come critici e dimostrino un’elevata sensibilità in questo senso, ad esempio attraverso proteste, lamentele, iniziative delle associazioni ambientaliste o no-profit, ecc.

3. Confronto con realtà esterne. Il terzo criterio di significatività valuta il confronto tra lo stato dei singoli aspetti ambientali del territorio distrettuale quello di territori analoghi o caratterizzati da una differente dimensione territoriale (es. livello regionale). In pratica il rispondente, in base ai risultati sintetizzati nell’analisi ambientale ed alle proprie conoscenze acquisite nell’ambito della propria attività, esprime un giudizio. per i vari aspetti ambientali, sullo stato del singolo aspetto ambientale rispetto a realtà esterne.

4. Trend indicatori ambientali. Tale criterio valuta il trend degli indicatori che misurano

i singoli aspetti ambientali, in base all’analisi dei dati e degli indicatori inseriti nell’analisi ambientale del distretto. La valutazione si concentra, in particolare, sulla valutazione di un miglioramento o peggioramento del valore degli indicatori relativi ai singoli aspetti ambientali, negli ultimi anni.

5. Conformità normativa. Il criterio Conformità normativa” intende misurare, per ciascun aspetto ambientale, il grado di conformità a prescrizioni o standard stabiliti dalla normativa cogente a livello regionale, nazionale o europeo. In base ai risultati emersi nell’Analisi Ambientale viene chiesto a ciascun membro del Comitato Promotore di esprimere un giudizio sul livello di conformità normativa del singolo aspetto ambientale.

6. Opportunità di miglioramento. Il sesto criterio di significatività valuta la percezione

dei membri del Comitato Promotore sulle potenzialità di miglioramento dei singoli aspetti ambientali del territorio distrettuale in base all’attuale stato qualitativo, alla fattibilità tecnico economica dei potenziali interventi, etc.

Per ciascun criterio di significatività è state individuata una affermazione sulla quale è stato chiesto a ciascun membro del Comitato Promotore di esprimere la propria opinione indicando una delle seguenti risposte:

- D’accordo = valore 3 - Mediamente d’accordo = valore 2 - Non d’accordo = valore 1

La tabella seguente mostra per ciascun criterio di significatività le affermazioni individuate.

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Priorità d’azione (PA) Sono convinto che l’aspetto ambientale debba costituire una priorità nelle politiche e nelle iniziative di miglioramento ambientale intraprese a livello distrettuale

Percezione comunità locale (PCL)

Sono convinto che gli abitanti e le comunità locali residenti nel territorio del distretto percepiscano questo aspetto ambientale come critico e dimostrino un’elevata sensibilità in questo senso (proteste, lamentele)

Confronto con realtà esterne (CE)

Credo che la situazione relativa a questo aspetto ambientale sia relativamente peggiore rispetto ad altri contesti territoriali simili e geograficamente limitrofi (es.: situazioni provinciali o regionali)

Trend indicatori ambientali (TIA)

Ho avuto modo di constatare che i dati e gli indicatori che riflettono l’andamento di questo aspetto ambientale negli ultimi anni hanno fatto segnare un peggioramento

Conformità normativa (CN)

Sono a conoscenza del fatto che i limiti e gli standard di qualità ambientale fissati dalle leggi e dalla normativa ambientale in questo ambito (se esistenti) sono stati superati più volte

Opportunità di miglioramento (OM)

Penso che i margini di miglioramento ambientale in questo ambito siano molto ampi e possano essere perseguiti efficacemente da parte di diversi attori del distretto

Gli aspetti ambientali sui quali è stata applicata la presente modalità di valutazione sono quelli compresi nelle schede dell’analisi ambientale del distretto e quindi:

- Aria: - Energia; - Rumore e elettromagnetismo; - Rifiuti; - Risorse idriche; - Suolo e sottosuolo; - Biodiversità.

Per ogni aspetto ambientale viene calcolato il valore del singolo criterio mediante la media semplice dei voti raccolti dalla votazione dei soggetti partecipanti.

Valutazione criterio di significatività per singolo aspetto ambientale = (∑V / TOT) Dove: V = valore di condivisione espresso da ciascun intervistato (1,2,3) TOT = Totale votanti Una volta calcolati i valori associati a ciascun criterio di significatività, la valutazione di significatività è effettuata mediante una media ponderata secondo la seguente formula:

VI=[(PA*0.16)+(PCL*0.12)+(CE*0.12)+(TIA*0.20)+(CN*0.20)+(OM*0,20)] Di seguito riportiamo un esempio della matrice per il calcolo della significatività, al fine di rendere maggiormente comprensibile la fase di valutazione.

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Aspetti

ambientali Criteri significatività

Aria

Energia

……..

Priorità d’azione

X1= (∑V / TOT)

X7 = (∑V / TOT)

….

Percezione comunità

locale

X2 = (∑V / TOT)

….

Confronto con realtà

esterne

X3 = (∑V / TOT)

Trend indicatori

ambientali

X4 = (∑V / TOT)

Conformità normativa

X5= (∑V / TOT)

Controllo gestionale

X6 = (∑V / TOT)

Media Aspetti ambientali

=[(x1*0.16)+(x2*0.12)+(x3*0.12)+ (x4*0.20)+(x5*0.20)+(x6*0,20)]

Sulla base dei risultati emersi ogni aspetto ambientale è classificato rispetto a tre classi di significatività:

1 < V < 1,66 Aspetto ambientale non significativo

1,667 < V < 2,33 Aspetto ambientale mediamente significativo

2,334 < V < 3 Aspetto ambientale significativo

Indicatori selezionati La valutazione è stata svolta per tematica ambientale (es. aria, energia, …) considerando gli indicatori presenti nelle singole schede, per i quali risultano applicabili i criteri appena descritti. In sede di valutazione si è ritenuto opportuno suddividere la valutazione della scheda n. 5 “Rumore e elettromagnetismo” in due sezioni, una specifica per gli aspetti ambientali connessi al sistema Rumore e una per quelli legati al sistema Elettromagnetismo. Valutazione Di seguito riportiamo gli enti rappresentati durante la fase di valutazione dell’analisi territoriale:

- Provincia di Prato, - Comune di Prato, - Comune di Montemurlo, - CCIAA Prato, - UIP, - Cisl, - PIN scrl - Unifi, - Società ASM Prato, - Consorzio Progetto Acqua spa,

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- Consiag spa, - Sintec & partners srl, - Certitex srl

Nella tabella successiva è rappresentata la valutazione complessiva degli aspetti ambientali esaminati, con indicazione della valutazione di significatività per singolo aspetto ambientale (esplicitando i sei criteri utilizzati) e del risultato ottenuto attraverso la media ponderata (secondo la formula sopra riportata).

Tabella 67_ Valutazione aspetti ambientali

Tematica Ambientale CRITERI

Risultato PA PCL CE TIA CN OM

ARIA 2,8 2,6 2,1 2,0 1,0 2,2 2,0

ENERGIA 3,0 2,62 1,69 2,0 n.a. 2,77 1,95

RUMORE 1,85 2,15 1,75 1,0 1,0 1,92 1,55

ELETTROMAGNETISMO 1,85 1,69 1,5 1,0 1,0 1,92 1,46

RIFIUTI 2,85 2,62 12,56 2,0 3,0 2,62 2,48

RISORSE IDRICHE 2,62 2,15 2,50 2,0 3,0 2,46 2,47

SUOLO E SOTTOSUOLO 2,15 1,38 1,33 2,0 n.a. 1,85 1,44

BIODIVERSITA’ 2,0 1,85 1,33 1,0 n.a. 1,77 1,26