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Caporedattrice: Angela Forti Anno 2, numero 3 26 gennaio 2016

Anno 2, numero 3 26 gennaio 2016 · 2016. 2. 20. · Con un mezzo sorriso, e una mezza smorfia, come la massaia una mosca. Se potessi vederti in un anno, Avvolgerei i mesi a gomitoli-

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Caporedattrice:

Angela Forti

Anno 2, numero 3

26 gennaio 2016

Page 2: Anno 2, numero 3 26 gennaio 2016 · 2016. 2. 20. · Con un mezzo sorriso, e una mezza smorfia, come la massaia una mosca. Se potessi vederti in un anno, Avvolgerei i mesi a gomitoli-

26 gennaio 2016

“O cuore, fa’ conto di avere tutte le cose del mondo” pag. 1

SPORT: 7consigli per imparare ad amarlo pag. 2

Thor: dai miti alla Marvel pag. 3

Com’è nato il premio Nobel? pag. 4

Mobile Addicted pag. 4

Sushi Pacinotti

Holi pag. 5

Vendendo Shakespeare un tanto al chilo

San Silvestro, o “Pene di poesia perdute” pag. 6

Sezione mostre pag. 7

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Caffè Pacinotti Pagina 1

'La poesia nasce dalla vita, tutto ciò che è bello e tutto ciò che riesce a crescere è il risultato della vita'. Sono parole di Forrug Farrokzad. Senza commenti o parafrasi o conoscenze più approfondite è quasi magicamente salutare lasciarsi trasportare dal suono dei versi laddove tutti i vuoti si possono ricucire con soffusa sostanza. Il dono (Forrug Farrokzad) Io parlo dell'estremità della notte Io parlo dell'estremità del buio E dell'estremità della notte. Caro, se verrai a casa mia, portami una luce E una finestra dalla quale Possa guardare la folla del vicolo felice. Quartina n.103 (Omar Khayyam) O cuore, fa' conto di avere tutte le cose del mondo Fa' conto che tutto ti sia giardino delizioso di verde E tu su quell'erba fa conto d'essere rugiada Gocciolata colà nella notte, e al sorger dell'alba svanita . N.511 Emily Dickinson Se tu venissi nell'autunno, Scaccerei l'estate Con un mezzo sorriso, e una mezza smorfia, come la massaia una mosca. Se potessi vederti in un anno, Avvolgerei i mesi a gomitoli- E li metterei ciascuno nel suo cassetto, Per paura che i numeri si attacchino Se solo secoli, tardassero, Li conterei sulla mano, Facendo la sottrazione, finché le dita non cadessero Nella terra di Van Diemen. Se sicura che quando questa vita fosse finita, La tua e la mia, sarebbero, La getterei da parte, come una buccia, E prenderei l'eterno- Ma ora, incerta della lunghezza di questo spazio in mezzo, Esso mi tortura, come l'ape fantasma, che non rivela il pungolo. Se non avessi confini Incontrerei le parole che mi mancano Nascoste Forse Dove il profumo delle nostre menti incontra il cielo.

“O cuore, fa’ conto di avere tutte le cose del mondo” Di Linda Veo, IV C

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Caffè Pacinotti Pagina 1

SPORT: 7 consigli per imparare ad amarlo di Sofia Olivari, I^C

Alcune persone rinunciano a dormire un'ora in più durante il week-end per dedicarsi allo sport. C'è chi la mattina fa una partita a tennis, chi alla sera va in palestra. Ci sono anche quelli che fanno i salti mortali per ritagliarsi due o tre ore a settimana da dedicare alla solita corsetta. Ma ci sono anche persone pigre che per alle-narsi devono essere motivate. Per chi preferi-rebbe stare seduto sul divano a guardare la tv piuttosto che sudare facendo attività fisica, potrebbe essere utile seguire alcuni semplici consigli. In questo modo imparerete ad amare lo sport o almeno ad apprezzare l'esercizio fisico. 1. Attività piacevole: È consigliabile iniziare con un'attività interessante che ci incuriosisce o che ci piacerebbe provare. Non lasciamoci influenzare da quello che consigliano gli amici o dalla tendenza del momento: se l'attività non risulterà piacevole, si tenderà a trovare mille scuse per non svolgerla e si rivelerà pesante anche psicologicamente. 2. Feedback: Con le moderne tecnologie come il cardiofrequenzimetro o il contapassi possiamo verificare quante calorie abbiamo bruciato durante l'attività svolta. Un apparecchio che ci fornisce un'informazione immediata sugli sforzi compiuti può incentivarci a capire quali sono i nostri limiti e cercare di battere i nostri record impegnandoci sempre di più. 3. Compagnia: Lo sport può diventare un pretesto per incontrare gli amici e passare del tempo con loro. Fare quattro chiacchiere con i compagni mentre si fa attività fa sì che il tempo passi più velocemente e rende lo sport meno pesante. Se nella nostra cerchia non c'è nessuno che condivide il desiderio di allenarsi, si può cercare un nuovo compagno in palestra. Ricordiamoci che lo sport ci da l'occasione di fare nuove conoscenze. 4. Aria aperta: Quale migliore occasione per passare del tempo all'aria aperta se non lo sport!? Non c'è niente di meglio che praticare esercizio fisico al parco, in mezzo alla natura. Studi scientifici dimostrano che allenarsi all'

aperto aumenta il nostro livello di energia, ci aiuta a impegnarci maggiormente nell'attività che stiamo svolgendo e migliora il nostro benessere mentale. 5. Peso e benefici: Oltre a concentrarci su quanti chili vorremmo perdere, è utile pensare ad altri benefici che l'attività fisica arreca all'organismo. Fare sport infatti riduce il livello dello stress, aumenta le risorse energetiche e determina un maggiore benessere psico-fisico in generale. Quando siamo a tavola, dobbiamo controllarci se non vogliamo che gli sforzi compiuti durante l'attività risultino inutili 6. Musica: Noi ragazzi viviamo costantemen-te con la musica nelle orecchie, perché ci aiuta a rendere quello che facciamo meno pesante e ad essere più felici. Questo vale anche nello sport! Ascoltare la musica durante l'attività fisica migliora i nostri risultati sportivi. Se ascoltiamo le nostre canzoni preferite mentre corriamo o siamo in palestra avremo una fonte di distrazione dalla fatica, e questo ci indurrà ad allenarci più a lungo e con maggior vigore. 7. Ricompense: Infine, se ci manca quel briciolo di motivazione che serve, possiamo fissare degli obbiettivi: ogni obbiettivo raggiunto corrisponderà ad un premio a nostra scelta. Ovviamente ai più golosi è raccomandato di non esagerare con i premi commestibili! Buono sport a tutti!

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Caffè Pacinotti Pagina 1

Thor: dai miti alla Marvel di Laura Bellettini, IV^E

Vi siete mai chiesti da dove provenisse la leggendaria figura di Thor, dio del tuono dei fumetti Marvel, impersonato, in seguito, dall'attore australiano Chris Heimsworth? Oppure Loki, l'insidioso fratellastro di Thor, a cui l'inglese Thomas Hiddleston presta il volto? Questi personaggi non sono invenzione di Stan Lee e di Jack Kirby, ma hanno origini ben più antiche. Sono, infatti, insieme a Odino e molti altri, divinità del pantheon vichingo.

Ci sono però delle differenze con la tradizione nordica. Nella mitologia, ad esempio, Thor è il dio non solo del tuono, ma delle precipitazioni atmosferiche in generale ed è molto venerato in quanto portatore di pioggia e quindi utile alle coltivazioni. È presentato come un dio ir-ruento e impulsivo, ma molto, molto valoroso che ha a cuore la sorte del nostro mondo, Midgard. La sua arma, come nei fumetti, è il mitico martello Mjolnir, con il quale evoca fulmini e ha la magica proprietà di tornargli in mano come un boomerang una volta lanciato. A differenza del Thor cinematografico e fumet-tistico, è nipote di Loki, non suo fratello. È figlio di Odino e Jord, dea della terra, e possiede un carro trainato da due caproni, Tanngnjostr e Tanngrisnir, che potevano essere riportati in vita dal loro padrone tramite Mjolnir. Il subdolo e ambiguo Loki, invece, era il dio del fuoco e degli inganni, presentato nei fumetti come l'acerrimo nemico di Thor e degli dei,

malvagio e crudele. Abile mutaforma e ottimo mago, pur dovendo portare (secondo la mitologia) il “Ragnarok” o “Crepuscolo degli Dei” ( una sorta di Apocalisse), spesso aiuta gli dei e dà loro saggi consigli. Si avvicina di più alla versione mitologica il Loki di Hiddleston, che, pur ostacolando i buoni come The Avengers, in Thor The Dark World appare più intenzionato a seguire la causa di Thor, suo fratellastro. La storia di Loki è molto comples-sa e a tratti triste. Viene in tutti i casi adottato da Odino (o come figlio o come fratello, a seconda che si leggano fumetti nel primo caso o mitologia nel secondo) ma per vari motivi si ribella agli dei, poiché appare diverso da tutti gli altri, in quanto mago e molto abile con le parole. Per questo, nel fumetto, non ha amici e l'unico che gli sta vicino é suo fratello Thor. Odino, Padre degli Dei e signore di Asgard, è il personaggio che si avvicina di più alla versione mitologica. Saggio e valoroso, questo dio era un dio viandante, creatore del nostro mondo, che prima di sedere sul trono di suo padre Bor viaggiò per tutti i Nove Regni dell'Albero Yggdrasil per conoscerli. Fu anche un grande combattente e, nei fumetti e nel film, adottò Loki durante la guerra contro i Giganti di Ghiaccio. Nella mitologia stringe una fratellanza di sangue con il dio degli inganni, ovvero una sorta di patto stillato con il sangue. Possiede una coppia di corvi, Huginn e Munin, che alla mattina partono dal suo palazzo per tornare la sera a riferirgli le cose che hanno visto nei Nove Regni. Questo è un esempio di come personaggi che fanno parte del fumetto, in realtà hanno origine e prendono ispirazione da una cultura ben più antica, quella nordica, che è stata fonte di ispirazione anche per il genere fantasy. Inoltre conoscere questi personaggi potrebbe essere un modo per avvicinarsi alla mitologia vichinga, sconosciuta ai più in quanto fuori dai nostri programmi di studio. Per chi volesse avere un'idea di questa tradizione, segnalo l'esilarante mito del furto del martello di Thor.

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Il Premio Nobel, come molti di voi sapranno, è un premio assegnato ogni anno a coloro che si sono distinti per i loro contributi alla società. I vincitori di questa onorificenza vengono selezionati generalmente ad Ottobre, mentre la cerimonia di consegna viene effettuata il 10 Dicembre a Stoccolma, con l'esclusione del premio Nobel per la Pace, che viene consegna-to il medesimo giorno ma ad Oslo. Le sue origini risalgono al 1867, quando Alfred Bernhard Nobel (1833- 1896 ), chimico e industriale svedese, inventò la dinamite e la balistite, un esplosivo da lancio. Da questi brevetti ricavò un'immensa fortuna che, al momento della sua morte, destinò ad una fondazione con lo scopo di distribuire ogni anno cinque premi a chi avesse reso i maggiori benefici all'umanità nei campi della chimica, fisica, medicina, letteratura e delle relazioni tra i popoli. Successivamente, nel 1969, venne

istituito il Premio Nobel per l'economia che suscitò critiche da parte dei discendenti della famiglia Nobel poiché ritenuta una violazione del marchio, in quanto il chimico svedese non ne aveva previsto la nascita. E’ capitato spesso che alcune assegnazioni fossero soggette ad alcune polemiche; questo discorso riguarda perlopiù il Nobel per la Pace la cui assegnazio-ne, secondo alcuni, è stata spesso soggetto ad influenze politiche che ne avrebbero pregiudi-cato il vincitore più meritevole. Ad oggi, l'Italia è al settimo posto nella classifica mondiale per numero di premi dopo Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera e Russia. Il primo italiano a vincere un Premio Nobel fu Camillo Golgi, pochi giorni prima di Giosuè Carducci, che lo vinse per la Letteratura. Per quanto riguarda il resto del mondo, sono soltanto tre le persone ad aver vinto il Premio Nobel due volte: Marie Curie (per la Fisica e per la Chimica), John Bardeen (entrambi per la Fisica) e Linus Pauling (per la Pace e per la Chimica); quest’ ultimo, inoltre, è stato l'unico ad aver vinto due premi Nobel da solo senza condivi-derli con nessuno. Infine La più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace è stata Malala Yousafzai che, all'età di 17 anni, è stata premiata per il suo impegno per l'affermazione dei diritti civili e per il diritto all'istruzione delle donne (negato da un editto dei talebani) nella città di Mingora, in Pakistan.

Come è nato il premio Nobel? di Davide Paturzo, II^F

Mobile Addicted di Francesca Bonfigli, I^B

“Una cosa di cui sono certo è che nel 2019 , ovunque volgeremo lo sguardo , verremo assa-liti dagli schermi” Questo disse Ridley Scott nel 1982 parlando del suo film Blade Runner. Questo momento è arrivato prima del previsto, dato che lo stiamo vivendo già oggi. Siamo dipendenti dai cellulari, quasi intossicati. Sono ovunque, in casa, in autobus, per strada, nei negozi ma soprattutto: in tasca. I cellulari connessi al web sono circa 25 milioni in Italia , 2.7 miliardi nel mondo. Essi “accorciano le distanze”, permettono di essere sempre raggiungibili, di sapere tutto

degli altri senza incontrarli . Sono nati per renderci liberi, sono utili, ma si sono conquistati nel nostro cervello uno spazio così importante da non farci vivere “l’attimo fuggente”. Uno studio fatto agli inizi del 2015 ha dimostrato che guardiamo più lo smartphone della televisione (3.4 ore al giorno contro le 2.8 della tv). Nell’arco di una giornata lo consultiamo fino a 150 volte. Ovunque ci tro-viamo basta alzare lo sguardo per capire quan-ta gente è ipnotizzata dallo smartphone.

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Holi di Camilla Vaccarini, I^C

Vi sarà capitato, forse, mentre stavate facendo

zapping da un canale all’altro in tv, di imbat-

tervi in un documentario sull’India; magari vi

potrà essere capitato di sfogliare un libro di

fotografia e di imbattervi nell’Holi.

L’Holi è una festa indiana, penso la più famosa

qui in Occidente, con la caratteristica usanza

dei partecipanti di tirarsi tanti colori addosso.

Questa festività non ha un calendario preciso,

ma cade generalmente tra febbraio e marzo,

il giorno dopo la luna piena, anche se in

realtà i festeggiamenti cominciano numerosi

giorni prima. L’Holi fa parte

dell’antichissima tradizione

induista e per questo in realtà

non è festeggiato solo in India,

ma anche in Nepal e in zone del

mondo dove la comunità indù è

radicata.

La festa si inaugura con

l’accensione, nella notte di

plenilunio (notte precedente al giorno di inizio

della festa), di un falò chiamato “Holika

Dahan” che, come tutta la festa d’altronde, ha

come significato la vittoria del bene sul male e

l’inizio della pace. Nei giorni successivi nelle

città si accendono i festeggiamenti: le persone

si tirano addosso colori (chiamati gulal) e

acqua (altro che Color Vibe!). Questa festa

sancisce l’amore, la felicità, la pace e la bellezza

di stare insieme attraverso canti e balli.

Il “global mobile Survey” realizzato dalla

società di consulenza Deolitte, riporta che il

35% degli italiani consulta la prima volta il

cellulare entro i primi 5 minuti dal risveglio.

I “mobile addicted” sono le persone così

dipendenti da smartphone e tablet da aprire

un’ applicazione almeno 60 volte al giorno; e,

stando ai ricercatori di Flurry, società di

proprietà di Yahoo , tra il secondo trimestre

2014 e lo stesso periodo del 2015 questi sono

aumentati a livello globale del 59%, passando

176 a 280 milioni . Ma la distinzione in

categorie della “look-down generation” non si

ferma ai soli “dipendenti”. È un popolo compo-

sto anche dai “super user”, circa 590 milioni

gli utenti assidui che aprono un’app tra le 16 e

le 60 volte al giorno, seguiti dai “regolar user”

che consultano lo smartphone fino a 16 volte al

giorno. Al “Massachusetts Instituite of

Technology” di Boston, in uno studio pubbli-

cato nello scorso maggio , hanno definito lo

smartphone “arma di distrazione di massa”.

SUSHI

PACINOTTI

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San Silvestro o “Pene di poesia perdute” di Claudio Benedetto Maggi

Cosa colora un umido paesaggio invernale? Fuori non vedo altro che uno specchio del vuoto che regna

qui dentro. Non mi è dato neanche di godermi il silenzio, o il dolce tintinnio di un canto appena sussur-

rato. Cosa anima questa condizione deplorevole?

Un ricordo. Un insieme di suoni, colori, profumi così lontani nel tempo che risentirli mi provoca un

formicolio della pelle. È tutta una carrellata di emozioni confuse, che acquistano valore solo nel ricordo.

Una fiaba. Una fiaba incolore, inodore e insapore. Il finale di una fiaba non felice, solamente

liberatorio, fautore di un sonno cercato. L’inizio di una fiaba che desta da un torpore silenzioso, che

disturba quasi quanto i fischi di un treno che ferma in stazione.

Un treno. Un treno che arriva con tanta fretta di ripartire, le porte non si aprirebbero neanche ma

devono farlo per far salire qualcuno, qualcuno che deve salire ma tarda ad arrivare. Viene chiamato a

gran voce, ma non arriva. È una donna in abito rosso fuori dalla stazione con una valigia tenuta in una

mano, mentre l’altra si agita convulsamente nell’aria a ricreare immagini fantastiche che nessuno riesce

a interpretare. Aspetta, aspetta, e aspetta. Il treno non parte, ma più a lungo questo succede e più il

tempo per aspettare si esaurisce. Lei non lo sa, ma l’attesa che consuma è l’unica

cosa che dona un’emozione unica a quel quadro autunnale.

L’emozione che porta con lei sul treno, mentre corre e mentre una serie di

lacrime salate come l’acqua del mare le colano lungo le guance e cadono, pesanti

come interi oceani. Un treno, che riparte dolce come un’allodola. Non ha fretta,

perché a differenza della donna sa che l’attesa del viaggio è ciò che rende quell’

emozione unica. Una fiaba. Una fiaba che inizia come non ci si aspetta. Che ci

coglie proprio quando non chiediamo che dormire, di esserne risparmiati. È lì

invece che lei arriva, illuminata solo dalla fievole luce di un’istinto irrazionale,

l’istinto di vivere. Due persone che parlano, anzi che non parlano. Ascoltano,

guardano, ma non parlano.

Potrebbe essere considerata una via di mezzo

tra il nostro Carnevale e San Valentino: ognuno

dipinge il viso del proprio amato per mostrare

il proprio sentimento con il colore.

Questa tradizione deriva dal mito indù di

Krishna: egli, avendo la pelle scura, era invi-

dioso dell’amata Radha, che invece aveva la

pelle di un bianco candido; allora le dipinse il

viso per farla somigliare a lui. Il bello dell’Holi,

che significa “brucia” (riferito al male, che deve

appunto “bruciare” per permettere al bene di

prevalere), è che in questo periodo viene meno

la ferrea gerarchia legata alle classi sociali, e

tutti scherzano insieme, dal ricco al povero, dal

vecchio al giovane. Le fotografie scattate in

questo contesto (sono diffuse quelle di Steve

McCurry, dove prevale un netto contrasto tra

colori caldi e freddi) riescono a trasmettere

forti emozioni grazie ai colori accesi e vividi.

VENDENDO

SHAKESPEARE

UN TANTO

AL CHILO

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Se lo facessero renderebbero quell’attimo raccontato, e la sostanza di quell’attimo diventerebbe

malinconica. Un giorno avranno tempo di raccontarne e quell’attimo diventerà poesia. L’attimo

nella sua più delicata forma sarà come una rosa, bello per un solo, infinito momento, poi il vento lo

scioglierà dal suo legame infinitamente vivo, e disperderà i suoi petali alla misteriosa mercé del

tempo. E allora quei petali diventeranno parole, dolcissime parole, dolcissima poesia. Perché alla

fine che cos’è la poesia?

Un ricordo. Una nostalgia incurabile di quando sappiamo di aver vissuto. Quanto è bello pensare

di essere stati ispiratori di poesia, e allo stesso modo quanto è doloroso pensare di aver ceduto

pochi attimi di ‘vita’ per secoli di ‘poesia’. La poesia è bella, meravigliosa, affascinante quanto una

rosa. Ma quanto sanguina questa rosa, quante grida soffoca. Non possiamo prescindere dalla

poesia, poiché è nostro dovere di uomini ricordare ai posteri, ma ancor più a noi stessi, che esiste

la vita. Che quella vita che disperatamente vogliamo, arriverà quando la rinnegheremo. E allora

ritorneremo bambini: impacciati, insicuri, tuttavia ansiosi di scoprire. E il tenero periodo della vita

passerà: verrà prima semplicemente ignorato; poi ne verrà messa in dubbio la validità; poi verrà

ripudiato; e infine, quando saremo prossimi alla morte, rimpianto.

Tanto spesso ci avranno detto cosa sarebbe stato meglio fare, come sarebbe stato meglio vivere, ma

quando noi ci ritroveremo a piangere sui ricordi di quello che effettivamente abbiamo raccolto,

sapremmo che era l’unico modo in cui ci era sempre stato dato di vivere.

Nessuno dovrebbe piangere giunto alla fine. Il pianto è una cosa dei vivi, è l’atteggiamento che la

natura a inventato per renderci tutti uguali, per elevarci tutti allo stesso livello di vita. E dal pianto

che assale, che abbatte, noi traiamo coscienza di essere ancora vivi, e per questo trasformiamo il

pianto nella poesia, perché niente merita di essere ricordato più di quello che ha ricordato a noi

quanto sia bello, ed unico, vivere.

Ecco cosa colora un umido paesaggio invernale:

Un ricordo.

Un pianto.

Una fiaba.

Una Poesia.

Sezione mostre: In questa rubrica segnaliamo le principali mostre sul territorio provinciale e nazionale a cura di Angela Forti

Gaugin

Racconti dal Paradiso

Milano, Museo delle Culture

10 ottobre 2015 - 21 febbraio 2016

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Matisse e il suo tempo

Torino, Palazzo Chiablese

12 dicembre 2015 - 15 maggio 2016

Hrair Sarkissian: Back to the Future

mostra fotografica

La Spezia, Fondazione Carispezia

27 novembre 2015 - 21 febbraio 2016

Fattori

l’opera inedita

Padova, Palazzo Zabarella

24 ottobre 2015 - 28 marzo 2016

Alfons Mucha

e le atmosfere Art Nouveau

Milano, Palazzo Reale

10 dicembre 2015 - 20 marzo 2016

Dagli impressionisti a Picasso

I capovlavori del Detroit Institute of Arts

Genova, Palazzo Ducale

25 settembre 2015 - 10 aprile 2016

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La redazione:

Angela Forti, Anna Maggi, Camilla Vaccarini, Claudio Benedetto Maggi, Davide

Paturzo, Francesca Bonfigli, Laura Bellettini, Linda Veo, Nicola De Roberto,

Sofia Olivari, Steven Salamone.

Si ringrazia la prof.ssa Sergiampietri, referente del progetto

Artwork in copertina: Kou Kou Ge, II^F

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Simbolismo

I Fiori del Male

Milano, Palazzo Reale

3 febbraio 2016 - 5 maggio 2016