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3629 ANNO 2016/2017 Seduta XXXI: martedì 24 gennaio 2017 - pomeridiana SOMMARIO 1. Comunicazioni del Presidente ................................................................................. 3630 2. Presentazione di atto parlamentare ......................................................................... 3631 3. Revisione di alcuni articoli della legge organica comunale (LOC) del 10 marzo 1987 ................................................................................................... 3631 - Messaggio del 26 ottobre 2016 n. 7244 - Rapporto del 21 dicembre 2016 n. 7244R; relatore: Franco Celio 4. Iniziativa parlamentare del 2 novembre 2015 presentata nella forma generica da Amanda Rückert e Fiorenzo Dado "Ricevi i sussidi in Ticino? Allora spendi in Ticino"................................................................................ 3633 - Iniziativa parlamentare del 2 novembre 2015 - Rapporto del 22 novembre 2016; relatore: Michele Guerra 5. Iniziativa parlamentare del 23 novembre 2015 presentata nella forma elaborata da Nicola Pini e cofirmatari per la modifica dell'art. 30 della legge sull'orientamento scolastico e professionale e sulla formazione professionale (Lorform) del 4 febbraio 1998 ............................................................ 3643 - Iniziativa parlamentare elaborata del 23 novembre 2015 - Messaggio del 12 luglio 2016 n. 7206 - Rapporto del 14 novembre 2016 n. 7206R; relatori: Giorgio Fonio e Fabio Käppeli 6. Iniziativa parlamentare del 12 ottobre 2015 presentata nella forma generica da Lorenzo Jelmini per una scuola media inclusiva anche delle famiglie i cui figli si dedicano allo sport e alla cultura! ..................................... 3656 - Iniziativa parlamentare generica del 12 ottobre 2015 - Rapporto di maggioranza del 19 dicembre 2016; relatori: Claudio Franscella e Lelia Guscio - Rapporto di minoranza del 19 dicembre 2016; relatrice: Daniela Pugno Ghirlanda 7. Iniziativa parlamentare del 25 settembre 2012 presentata nella forma elaborata da Michele Guerra, Sergio Morisoli e cofirmatari, per l'intergruppo parlamentare promozione economica, per una modifica della LGC/CdS intesa a "Velocizzare i tempi di evasione degli atti parlamentari" ......................................................................................... 3679 Iniziativa parlamentare del 19 settembre 2016 presentata nella forma generica da Patrizia Ramsauer "Gli atti parlamentari DEVONO essere risolti in termini brevi" .............................................................. 3679 - Iniziativa parlamentare elaborata del 25 settembre 2012 - Iniziativa parlamentare generica del 19 settembre 2016 - Rapporto del 5 dicembre 2016; relatore: Fabio Käppeli

ANNO 2016/2017 - ti · 2017-04-26 · Anno 2016/2017 - Seduta XXXI: martedì 24 gennaio 2017 - pomeridiana _____ 3631 2. PRESENTAZIONE DI ATTO PARLAMENTARE L'atto parlamentare è

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ANNO 2016/2017 Seduta XXXI: martedì 24 gennaio 2017 - pomeridiana

SOMMARIO

1. Comunicazioni del Presidente ................................................................................. 3630

2. Presentazione di atto parlamentare ......................................................................... 3631

3. Revisione di alcuni articoli della legge organica comunale (LOC) del 10 marzo 1987 ................................................................................................... 3631

- Messaggio del 26 ottobre 2016 n. 7244 - Rapporto del 21 dicembre 2016 n. 7244R; relatore: Franco Celio

4. Iniziativa parlamentare del 2 novembre 2015 presentata nella forma generica da Amanda Rückert e Fiorenzo Dado "Ricevi i sussidi in Ticino? Allora spendi in Ticino" ................................................................................ 3633

- Iniziativa parlamentare del 2 novembre 2015 - Rapporto del 22 novembre 2016; relatore: Michele Guerra

5. Iniziativa parlamentare del 23 novembre 2015 presentata nella forma elaborata da Nicola Pini e cofirmatari per la modifica dell'art. 30 della legge sull'orientamento scolastico e professionale e sulla formazione professionale (Lorform) del 4 febbraio 1998 ............................................................ 3643

- Iniziativa parlamentare elaborata del 23 novembre 2015 - Messaggio del 12 luglio 2016 n. 7206 - Rapporto del 14 novembre 2016 n. 7206R; relatori: Giorgio Fonio e Fabio Käppeli

6. Iniziativa parlamentare del 12 ottobre 2015 presentata nella forma generica da Lorenzo Jelmini per una scuola media inclusiva anche delle famiglie i cui figli si dedicano allo sport e alla cultura! ..................................... 3656

- Iniziativa parlamentare generica del 12 ottobre 2015 - Rapporto di maggioranza del 19 dicembre 2016; relatori: Claudio Franscella e Lelia Guscio - Rapporto di minoranza del 19 dicembre 2016; relatrice: Daniela Pugno Ghirlanda

7. ● Iniziativa parlamentare del 25 settembre 2012 presentata nella forma elaborata da Michele Guerra, Sergio Morisoli e cofirmatari, per l'intergruppo parlamentare promozione economica, per una modifica della LGC/CdS intesa a "Velocizzare i tempi di evasione degli atti parlamentari" ......................................................................................... 3679

● Iniziativa parlamentare del 19 settembre 2016 presentata nella forma generica da Patrizia Ramsauer "Gli atti parlamentari DEVONO essere risolti in termini brevi" .............................................................. 3679

- Iniziativa parlamentare elaborata del 25 settembre 2012 - Iniziativa parlamentare generica del 19 settembre 2016 - Rapporto del 5 dicembre 2016; relatore: Fabio Käppeli

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8. Iniziativa parlamentare del 10 ottobre 2016 presentata nella forma elaborata da Patrizia Ramsauer per la modifica della LGC (nuovo art. 135bis)................................................................................................. 3683

- Iniziativa parlamentare elaborata del 10 ottobre 2016 - Rapporto del 14 dicembre 2016; relatrice: Luigina La Mantia

9. Chiusura della seduta e rinvio ............................................................................... 3684 PRESIDENZA: Fabio Badasci, Presidente Alle ore 14:05 il Presidente dichiara aperta la seduta, presenti 83 deputati. Sono presenti le signore e i signori deputati:

Agustoni - Ay - Bacchetta-Cattori - Badasci - Balli - Bang - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bignasca - Bosia Mirra - Brivio - Campana - Canepa - Caprara - Caverzasio - Cedraschi - Celio - Censi - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - Dadò - Delcò Petralli - Denti - Ducry - Durisch - Farinelli - Ferrara - Filippini - Foletti - Fonio - Franscella - Frapolli - Gaffuri - Galeazzi - Galusero - Garobbio - Garzoli - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Ghisolfi - Gianella - Gianora - Giudici - Guerra - Guscio - Jelmini - Kandemir Bordoli - Käppeli - La Mantia - Lepori - Lurati - Lurati Grassi - Maggi - Mattei - Merlo - Minotti - Morisoli - Ortelli - Pagani G. - Pagani L. - Pagnamenta - Pamini - Passalia - Patuzzi - Pedrazzini - Peduzzi - Pellanda - Pini - Pinoja - Polli - Pronzini - Pugno Ghirlanda - Quadranti - Ramsauer - Robbiani - Rückert - Sanvido - Schnellmann - Seitz - Terraneo - Viscardi Si sono scusati per l'assenza:

Aldi - Bergonzoli - De Rosa - Storni Non si sono scusati per l'assenza:

Ferrari - Minoretti - Zanini 1. COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE BADASCI F., PRESIDENTE - Prima di iniziare i nostri lavori, desidero esprimere, a nome mio e − credo − di voi tutti, sentimenti di profonda solidarietà nei confronti delle persone così gravemente toccate dalle calamità naturali verificatesi negli scorsi giorni nel Centro Italia, nonché il più vivo apprezzamento per i volontari ticinesi che, con mezzi e uomini, sono attualmente operativi in queste zone. Nel ricordo delle vittime, vi invito ad alzarvi e a osservare un attimo di raccoglimento.

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2. PRESENTAZIONE DI ATTO PARLAMENTARE L'atto parlamentare è allegato alla fine del verbale della seduta (vedi p. 3685). 3. REVISIONE DI ALCUNI ARTICOLI DELLA LEGGE ORGANICA COMUNALE (LOC)

DEL 10 MARZO 1987

Messaggio del 26 ottobre 2016 n. 7244 Ai sensi dell'art. 134 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma della procedura scritta. Conclusioni del rapporto della Commissione della legislazione: si invita il Gran Consiglio ad approvare l'entrata in materia e la modifica di legge annessa al messaggio governativo. È aperta la discussione di entrata in materia. CELIO F., RELATORE - Il fatto che per l'oggetto in discussione sia previsto solo un esame nella forma della procedura scritta non significa che non sia importante o sia sottovalutato; semplicemente il tema è già stato largamente affrontato alcuni mesi or sono e non si è ritenuto necessario svolgere un ulteriore dibattito. Il messaggio proposto oggi è del resto il seguito logico di quanto indicato dal Gran Consiglio in quell'occasione, con alcune modifiche di carattere puramente redazionale. È vero che il Governo ha approfittato del tempo trascorso per integrare altre modifiche, di tipo essenzialmente formale oppure di adeguamento a prassi già in vigore o, comunque, di richieste non contestate provenienti direttamente dai Comuni. Lo stesso mi sembra di poter dire a nome della Commissione per quanto riguarda l'emendamento del collega Foletti, con il quale si intende ampliare le competenze del Municipio con riferimento alle deleghe per la comminazione di multe di piccola entità. Invito dunque il Gran Consiglio ad accogliere il rapporto e l'emendamento Foletti. CORTI G. - Voterò con soddisfazione questo messaggio, soprattutto nella sua prima parte. Ringrazio il collega Franco Celio per il rapporto celere e convincente. Come convincente fu per il Parlamento quello sulla mozione che incoraggerà maggiormente i cittadini nei Comuni a mantenere attiva nei quartieri e nelle frazioni l'attenzione alle tradizioni locali, alla vita sociale e alla partecipazione puntuale, quale antenna su problemi o situazioni pure locali. Con immutata funzione consultiva, ma vivacemente propositiva. Ringrazio il Governo, tramite il Dipartimento delle istituzioni, per aver tradotto nella LOC modifiche e soluzioni ben calibrate, che condivido pienamente. Spero che gli abitanti dei Comuni sappiano approfittare appieno anche di questa opportunità di civica attiva.

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La discussione di entrata in materia è dichiarata chiusa. Messa ai voti, l'entrata in materia è accolta all'unanimità dei 58 voti espressi. È aperta la discussione sui singoli articoli del disegno di legge annesso al messaggio governativo. Gli articoli tacitamente accolti perché non oggetto di discussione o di proposte di modifica non figurano nel presente verbale. Articolo 148 cpv. 1

Emendamento di Michele Foletti e cofirmatari Sono riservate le facoltà delegate secondo la presente legge e il regolamento

comunale per multe fino a fr. 100.- fr. 300.-. FOLETTI M. - Ringrazio il Dipartimento delle istituzioni e il Consiglio di Stato per aver dato seguito a una richiesta dei Comuni scaturita nell'ambito delle discussioni della Piattaforma di dialogo tra Cantone e Comuni. Vorrei semplicemente far notare che il limite di fr. 100.-era tale da non permettere l'attribuzione di deleghe, e abbiamo così chiesto con i colleghi di portarlo a fr. 300.-, una cifra più congrua rispetto ai regolamenti e alle ordinanze dei vari Comuni. Messo ai voti, l'emendamento è accolto con 69 voti favorevoli e 1 contrario. Messi ai voti, i singoli articoli e il complesso del disegno di legge scaturito dalle deliberazioni parlamentari sono accolti all'unanimità dei 70 voti espressi. Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Ay - Bacchetta-Cattori - Balli - Bang - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bignasca - Bosia Mirra - Campana - Canepa - Caprara - Caverzasio - Cedraschi - Celio - Censi - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - Delcò Petralli - Ducry - Durisch - Farinelli - Filippini - Foletti - Fonio - Franscella - Frapolli - Gaffuri - Galeazzi - Galusero - Garobbio - Garzoli - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Gianella - Gianora - Giudici - Guerra - Guscio - Kandemir Bordoli - Käppeli - La Mantia - Lepori - Maggi - Mattei - Merlo - Minotti - Morisoli - Ortelli - Pagani G. - Pagani L. - Pagnamenta - Pamini - Patuzzi - Pellanda - Pini - Pinoja - Polli - Pugno Ghirlanda - Quadranti - Ramsauer - Robbiani - Rückert - Sanvido - Schnellmann - Seitz - Terraneo - Viscardi

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4. INIZIATIVA PARLAMENTARE DEL 2 NOVEMBRE 2015 PRESENTATA NELLA FORMA GENERICA DA AMANDA RÜCKERT E FIORENZO DADO "RICEVI I SUSSIDI IN TICINO? ALLORA SPENDI IN TICINO"

Rapporto del 22 novembre 2016 Ai sensi dell'art. 133 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma del dibattito ridotto. Conclusioni del rapporto della Commissione della gestione e delle finanze: si invita il Gran Consiglio ad accogliere l'iniziativa. È aperta la discussione. RÜCKERT A. - I sussidi pubblici rappresentano un'importante componente della spesa pubblica e sono annualmente elargiti dallo Stato a enti pubblici, parapubblici o privati, singole associazioni o persone giuridiche. Per chi li riceve costituiscono un fondamentale toccasana, un incentivo e un aiuto che permette di assicurare lo svolgimento di un'attività economica, un contributo in denaro elargito a scopo di sostegno. I sussidi non vanno però concessi a innaffiatoio; devono essere mirati ed elargiti in modo intelligente, seguendo criteri determinati e prestabiliti. Si tratta di risorse pubbliche, di importi di denaro dati a terzi, grazie soprattutto alle risorse fornite allo Stato dai cittadini contribuenti. Pertanto la loro elargizione va regolamentata. In questo senso, oltre ai criteri e alle procedure già stabilite dalle disposizioni legali in vigore, l'iniziativa in oggetto chiede di introdurre un nuovo principio, ovvero che chi riceve sostegno finanziario dallo Stato a titolo di sussidio investa poi per l'attività per cui lo ha ricevuto nel nostro Cantone o almeno nel nostro Paese, ricorrendo all'estero solo per ragioni eccezionali che devono essere motivate e giustificate. Non è demagogia, non è populismo e non è un esercizio che mira a introdurre un eccessivo onere burocratico, bensì una questione ovvia che dovrebbe essere rispettata di principio dai beneficiari di sussidi pubblici. Purtroppo, al lato pratico, non è sempre così. Da qui la necessità di introdurre una maggiore regolamentazione, accompagnata da sanzioni in caso di trasgressioni, sanzioni che vogliono avere anche carattere dissuasivo. Considerato poi il difficile momento economico che attraversiamo e in cui versano molte nostre aziende confrontate con una sfranata concorrenza dall'estero, quello di mantenere i progetti sussidiati all'interno del circolo economico elvetico è anche da considerare un gesto di responsabilità sociale nei confronti dell'economia e dei posti di lavoro locali. Ringrazio l'estensore del rapporto commissionale, collega Michele Guerra, e la Commissione della gestione e delle finanze che ha sottoscritto il rapporto praticamente all'unanimità. Importanti per la concretizzazione dell'iniziativa sono alcuni concetti contenuti nel rapporto e le possibili soluzioni in esso proposte. È corretto quanto esposto nel documento commissionale e corrisponde all'intento degli iniziativisti di escludere dal campo di applicazione i sussidi vincolati per legge in campo sanitario e medico, come i sussidi di cassa malati, ad esempio. L'obiettivo dell'iniziativa non è infatti quello di penalizzare le persone o famiglie che già fanno fatica, e ricevono sussidi dallo Stato per

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arrivare al minimo, costringendole, ad esempio, a fare la spesa in Svizzera. Essa è invece indirizzata a enti, consorzi, aziende, soggetti attivi nel circuito economico, che ricevono un sostegno dallo Stato e sono chiamati a reinvestire nel nostro Paese. DADÒ F. - L'iniziativa che andiamo a discutere oggi e che ho presentato con la collega Amanda Rückert riguarda i sussidi elargiti dallo Stato e che vanno a costituire un importante componente della spesa pubblica. Non si tratta, a scanso di equivoci, di sussidi assistenziali per coprire i costi dell'assicurazione malattia, come qualcuno anche in quest'aula ha voluto in malafede far credere. E neppure si tratta di un'esagerata mania di protezionismo. Semplicemente, è un piccolo atto dovuto e di buonsenso nei confronti di un'economia cantonale chiamata a versare elevati contributi allo Stato, nonché ai lavoratori che pagano le tasse e quindi gradirebbero venga favorito il mantenimento del loro posto di lavoro. Questi sussidi non hanno nulla a che fare con i sussidi di aiuto sociale, ma hanno lo scopo di assicurare o promuovere l'adempimento di compiti specifici di interesse pubblico e fungono, tra l'altro, da incentivi per promuovere o assicurare determinati compiti assunti da terzi, siano essi enti pubblici o privati, nell'interesse generale dello Stato. Nell'ambito della spesa pubblica vediamo tutti come i sussidi rappresentino una componente molto importante, basta andare a leggere i consuntivi e il resoconto del Fondo Sport-toto. Si tratta di parecchi milioni di franchi ogni anno che lo Stato versa a enti pubblici, parapubblici, associazioni, società, così come a parecchi privati. Fin qui tutto bene. Almeno in apparenza. I soldi con cui sono erogati questi aiuti sono pubblici e non cadono dal cielo, ma sono presi da fondi alimentati in diverse forme dalle tasche dei cittadini. È pertanto prioritario che chi riceve soldi dai ticinesi si premuri anche di investirli qui in Ticino, favorendo quindi la nostra economia e il mantenimento degli impieghi. Non riteniamo infatti ammissibile che un ente, un istituto o un privato che riceve importi pubblici dai contribuenti ticinesi per promuovere le proprie attività investa poi, senza motivi più che validi, all'estero, danneggiando quindi l'economia locale, che deve solo pagare senza ricevere nulla in cambio. Di esempi ce ne sono purtroppo a iosa e non si ritiene necessario farne un elenco. Essi riguardano tutti, dal pubblico al privato, e quindi tutti i settori, da quelli culturali, commerciali, sociali fino a quelli sportivi. Avrete sentito anche voi, a scadenze regolari, la denuncia, da parte di questo o di quell'altro cittadino, di un certo malandazzo in un determinato settore. Questo anche da parte di Comuni, enti pubblici e aziende pubbliche, che in teoria dovrebbero dare il buon esempio a tutti gli altri e non approfittarsene. Denuncia che però cade da troppo tempo nel vuoto e che purtroppo non ha mai sortito nessun effetto sostanziale. Riteniamo pertanto giunto il momento di intervenire con decisione per porre fine a questa speculazione, che si manifesta in mille modi con pretesti non più accettabili. Ci sembra giunto il momento di fare chiarezza e di porre fine alla possibilità di barare contro l'interesse della collettività. Ma per fare questo risulta necessario introdurre regole chiare e non aggirabili all'interno della legge sui sussidi e nei relativi regolamenti di applicazione, compreso il regolamento per il Fondo Sport-toto e altri fondi, al quale fa capo il Consiglio di Stato. In pratica, si chiede che chi riceve un aiuto dallo Stato non potrà più rivolgersi al mercato estero in modo sistematico, ma, semmai, dovrà dimostrare in modo inequivocabile che non gli è possibile recepire un determinato bene o servizio sul nostro territorio. Per chi non rispetterà queste regole, si dovrà pure prevedere una penale. L'iniziativa che abbiamo presentato è chiara e altrettanto chiaro è il rapporto del collega Guerra, che fa anche qualche esempio di applicazione concreta.

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Chi dei presenti condivide questi sani principi è invitato senza esitazione ad approvare questa iniziativa; poi toccherà al Consiglio di Stato presentare le relative modifiche di legge e a vigilare affinché sia fermata questa malsana speculazione fatta con i soldi pubblici. GUERRA M., RELATORE - In qualità di relatore di un rapporto che trova una soluzione all'iniziativa in oggetto mi sento in dovere di intervenire brevemente. Innanzitutto, tengo a dire che tanto la proposta del rapporto quanto quella dell'iniziativa sono semplici, ragionevoli e scontate. È normale che soprattutto in periodi di crisi si cerchi di fare in modo che i soldi, soprattutto se provenienti dalle tasche dei cittadini, siano fatti spendere a favore della nostra economia. È normale che un sussidio, proveniente dalle tasche del cittadino, se speso all'estero, strida con il principio stesso per cui l'ente pubblico sussidia e incentiva. Se si sussidia, lo si fa per aiutare, per incentivare, per colmare lacune a favore dei nostri cittadini, della nostra realtà, dell'economia locale. Normale quindi, scontato e assolutamente non populista o altro il principio di chiedere che questi, nel limite del possibile, siano poi usati nell'economia locale. Questa, in buona sostanza, è la base dell'atto, oltre che del rapporto. Ricevuto l'atto, ricevuta la proposta generica, si trattava poi di trovarvi un modo di realizzazione e di applicazione. Modo che il rapporto propone di trovare prendendo spunto, ad esempio, da quanto avviene nel campo dei sussidi per le realtà turistiche. E cioè, dopo aver consegnato un preventivo, il Cantone quantifica l'aiuto e, una volta realizzato il lavoro, eroga la quota confermata a consuntivo. Un metodo semplice, che funziona. Un metodo che qui semplicemente consigliamo quale esempio. In questo modo, chi vorrà un sussidio, ad esempio, per la stampa di libri, una volta consegnato un preventivo al Cantone, questo confermerà la quota di aiuto e, come consigliamo nel rapporto, salderà parte della fattura direttamente alla ditta ticinese a fine lavori. Chiaramente, il rapporto non impone un metodo o l'altro, ma chiede semplicemente al Governo di applicare una soluzione simile, affinché il giusto principio lanciato da questa iniziativa trovi applicazione. Si chiede inoltre di valutare una soluzione, invece, per quelle eccezioni in cui il sussidio supera il 50% dell'investimento e per cui si applica la legge sugli appalti. Inoltre il rapporto, al fine di rendere la proposta realmente realizzabile, indica chiaramente che questo principio non si applica a quei beni e servizi che non trovano un'offerta in Svizzera e, soprattutto, non si applica ai sussidi vincolati, quali quelli per la cassa malati. Si tratta quindi di un concreto passo in avanti nella giusta direzione, un passo possibile che, se effettuato, rappresenterà inoltre un importante segnale di fiducia nei confronti della nostra economia. QUADRANTI M., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PLR - L'iniziativa generica in esame chiede di introdurre il principio – che poi il Governo dovrà concretizzare con proposte di modifiche legislative – per fare in modo che i beneficiari di sussidi cantonali debbano poi forzatamente, di principio spenderli in Ticino o quantomeno in Svizzera. Il gruppo PLR, seppur non con eccessivo entusiasmo, intravvedendo, in particolare, un rischio di una certa burocratizzazione – visto che si tratta pur sempre di misure protezionistiche, non classicamente liberali – aderisce per le sue conclusioni al rapporto della Commissione della gestione e delle finanze che invita ad accogliere il principio auspicato. Ciò detto, il PLR concorda sul fatto che gli aiuti concessi dall'ente pubblico dovrebbero di regola essere spesi in Ticino e in Svizzera piuttosto che all'estero. Doverlo ricordare e per di più codificare, vedi sanzionare, di per sé denota già una certa

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manchevolezza etica nonché di senso della responsabilità da parte di taluni enti beneficiari – privati e non, a scopo di lucro e non. Gli obiettivi perseguiti in genere dai sussidi sono riassunti nel rapporto, così come ben si evidenzia il peso che i sussidi in genere hanno nel bilancio cantonale. Per questo essi hanno sempre avuto un occhio di riguardo ma anche critico da parte del PLR. Un discorso a parte si potrebbe e si dovrà fare comunque per i sussidi erogati tramite i Fondi Sport-toto e Swisslos che sono gestiti dallo Stato ma hanno origine nel gioco d'azzardo e non nelle imposte e tasse, e che perseguono obiettivi di sostegno allo sport e alla cultura, siano essi per la massa o per talenti e ricercatori specialisti. Ma ai principi bisogna sapere contrapporre anche qualche eccezione e forse badare bene a quali paletti porre, in che contesto e a quali condizioni. In questo senso il tenore del rapporto appare, in alcuni passaggi, eccessivamente semplicistico. Fortunatamente riconosce quantomeno che per prodotti e servizi specialistici non presenti entro i confini cantonali ed elvetici si dovrà poter beneficiare di eccezione. Ma forse vi sono anche altre ipotesi eccezionali di cui vale la pena di tener conto, ad esempio quando in Ticino o in Svizzera non vi siano le competenze necessarie o adeguate allo scopo. Un paio di esempi, a cominciare dal settore della cultura in generale e dell'editoria in particolare. Immaginiamo uno studioso o un ricercatore ticinese, giovane o meno giovane, debuttante o affermato poco importa, che per avere sussidi dovesse essere poi obbligato a pubblicare il proprio lavoro solo presso un editore ticinese. Ebbene, appare evidente e comprensibile a chiunque che essere pubblicati da una seppur degna casa editrice ticinese non darà comunque la stessa ampiezza di diffusione e notorietà di una casa editrice prestigiosa e di portata nazionale, quali potrebbero essere alcune note case editrici della vicina Penisola, che grazie alle loro relazioni internazionali potrebbero contribuire a far tradurre l'opera o la ricerca anche in altre lingue. La notorietà e il prestigio che deriverebbero sarebbero evidentemente diversi. Lo stesso discorso vale a maggior ragione laddove certi studi o certe pubblicazioni specialistiche necessitano di apparire su riveste settoriali e rinomate a livello sovranazionale. Nel settore dello sport, in secondo luogo, oltre a taluni materiali e attrezzature particolari che si trovano giocoforza solo all'estero, vi sono anche diverse discipline sportive sussidiate, laddove per varie ragioni capita che gli atleti e le atlete debbano o partecipare a competizioni sportive all'estero o anche solo andare a svolgere degli stage al di fuori dei nostri confini, quali occasioni di incontro e crescita con altre realtà sportive estere. Anche qui bisognerà valutare in che misura alle associazioni sportive – notoriamente non a scopo di lucro e che perseguono scopi ideali, sociali, integrativi – si vorrà imporre categoricamente il Ticino e la Svizzera quali uniche possibili destinazioni. Pertanto facciamo attenzione alle semplificazioni. La realtà è più sfaccettata e complessa. E nessuno di noi vorrà che a farne le spese siano, ad esempio, talenti o sportivi ticinesi. Con questo spirito e con l'auspicio che il principio, condivisibile, possa essere applicato con ragionevolezza e senza un eccessivo onere burocratico per lo Stato e per gli enti sussidiati, il gruppo PLR aderisce alle conclusioni del rapporto. BANG H., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PS - Per fare un sussidio ci vuole uno Stato, o un organo superiore, che preleva un soldino da una persona o da un'entità giuridica, che a sua volta lo ha guadagnato con un'attività che è stata pagata da qualcuno con gli stessi soldini. Qualche decina di milioni di tasse arrivano nelle casse del Cantone dalle banche, che presumibilmente non amministrano solo i nostri soldi, così come altre decine di milioni arrivano da società globaliste che non vendono i loro prodotti unicamente

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a noi. Poi, improvvisamente, un giorno vi è la sorpresa positiva della mini amnistia federale che porta tanti altri milioni. Se le ditte presenti sul nostro territorio vendessero i loro prodotti unicamente a noi, saremmo sommersi da deliziosi insaccati nostrani, per la gioia dei nostri palati ma per il dolore della nostra linea, avremmo ascensori a ogni angolo che allevierebbero i nostri minimi dislivelli, farmaci nostrani miracolosi per i nostri i malanni. In poche parole, in Ticino un franco su due è guadagnato con attività che hanno, per qualche motivo, un legame con gli altri, che però non sono i nostri. L'idea che i sussidi ricevuti dal Cantone vadano spesi sul territorio, di per sé, sembra più che ragionevole, ma non illudiamoci che abbia chissà quali effetti. Il fatto di spendere sul territorio non significa che, per forza, si sostengano le aziende virtuose. I casi di dumping in Ticino sono aumentati in maniera esponenziale e niente garantisce che i soldi dei sussidi non finiscano poi a foraggiare un'azienda che ha importato la concorrenza sleale sul nostro territorio. Che sia fatta dentro o fuori i confini cantonali, la concorrenza sleale basata su salari al ribasso è comunque nefasta per iI mondo del lavoro ticinese, di questo bisogna essere ben coscienti. Acquisti fatti sul territorio non garantiscono in alcun modo la creazione di posti di lavoro, visto che con il sistema attuale di fissazione dei prezzi chi guadagna sono importatori e fornitori. Bisogna essere coscienti che si sta perpetuando un sistema che per anni ha penalizzato pesantemente i consumatori svizzeri. In Svizzera, i prezzi sono definiti non in funzione del costo di produzione ma della capacità di acquisto del mercato in cui gli articoli sono esportati. In Svizzera si considera che il tenore di vita è molto elevato e perciò i prezzi per gli stessi articoli sono più alti. È quello che viene chiamato "super margine", cioè un super guadagno che produttori e importatori fanno sulla nostra pelle. Stando a una stima della Fondazione per lo protezione dei consumatori (SKS), gli svizzeri pagano attualmente 15 miliardi l'anno in più per la spesa rispetto ai loro vicini d'oltreconfine, e questo perché le ditte applicano prezzi più alti sugli stessi prodotti. In Svizzera, una bottiglia di Coca Cola costa il 40% in più che in Germania. E per un prosciutto di Parma bisogna essere disposti a sborsare cinque volte di più che nell'Eurozona. Per alcuni prodotti industriali, i prezzi in Svizzera risultano fino al 70% più cari che in Germania. In realtà, in Svizzera ci sarebbero tutti i presupposti per avere un'isola di prezzi bassi. Uno studio effettuato nel 2010 dall'istituto BAK Basel economics AG sulle differenze di prezzo nei supermercati svizzeri e dei Paesi limitrofi ha concluso che esse sono dovute ai prezzi all'ingrosso delle merci. I costi di personale, in realtà, sono leggermente inferiori, se si tiene conto dei contributi sociali, dell'orario di lavoro più lungo e dell'elevata produttività. Inoltre in Svizzera i tassi d'interesse e le imposte, specialmente l'IVA, sono decisamente a un livello più basso. Lo studio è stato commissionato dalla Comunità di interessi del commercio al dettaglio, che raggruppa i principali distributori, e quindi certamente non è di parte. Le principali associazioni economiche, Economiesuisse e la Swiss retails federation (associazione grandi magazzini) in testa, si sono sempre opposte a cambiare questo sistema di fissazione dei prezzi. Gli atti parlamentari a livello federale che chiedono di abolire il super margine sono stati finora bocciati, ma il vento, per fortuna, sta cambiando. Ora, oltre ai consumatori, iniziano a lamentarsi anche associazioni padronali come Gastrosuisse, e a livello federale è stata lanciata in settembre la raccolta delle firme per l'iniziativa popolare Stop all'isola dei prezzi alti - Per prezzi equi. Il testo dichiara guerra agli importatori generali e ai fornitori stranieri che abusano del loro potere di mercato per proporre prezzi troppo elevati nella Confederazione. Nel comitato sono presenti rappresentanti di tutti i partiti politici, fra i quali il Consigliere nazionale ticinese Fabio Regazzi.

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Un aspetto che viene, a nostro avviso, sottovalutato dall'iniziativa riguarda il pericolo di un forte aumento della burocrazia e dei costi di gestione che saranno generati. Questo aspetto da alcune forze politiche è ricordato e citato solo quando fa comodo. Concludo il mio intervento, comunicando che il gruppo socialista ha libertà di voto e ci sarà chi voterà i nostri, chi gli altri e chi probabilmente si asterrà. MERLO T., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO I VERDI - In Ticino, ormai da un po' dovremmo aver scoperto di non vivere in un mondo ideale. Se questo fosse un mondo ideale, infatti – o almeno un mondo un tantino più ragionevole – non sarebbe nemmeno necessario presentare iniziative come quella di cui oggi ci occupiamo. Se questo fosse un mondo ideale, la semplice logica e il caro vecchio buonsenso e forse addirittura la buona educazione basterebbero a far sì che chi riceve sussidi o soldi pubblici li spendesse qui in Ticino, per non impoverire un territorio che si è dimostrato generoso. Allora urge un cambiamento di mentalità, a tutti i livelli, un cambiamento sul quale buona parte degli elettori ticinesi si sono già espressi, basti vedere il risultato alle urne di Prima i nostri! e del 9 di febbraio, ma anche, e direi soprattutto, di Salviamo il lavoro in Ticino. Il circolo vizioso della libera circolazione-dumping-disoccupazione-assistenza-dumping -aumento della spesa pubblica-precariato-dumping lo abbiamo tutti in chiaro, spero. Ora occorre dare avvio a un circolo virtuoso a cui tutti, volenti o nolenti, prendano parte, perché è chiaro che, anche nell'ambito dei sussidi non possiamo semplicemente affidarci alla buona volontà di quelli che già oggi, per fortuna, in modo autonomo, applicando logica e buon senso, si comportano in maniera sensata e spendono i sussidi cantonali in Ticino. Così facendo, questi beneficiari "virtuosi" di sussidi agiscono per mantenere un tessuto economico e sociale il più possibile sano in Ticino, perché evidentemente ragionano sul lungo periodo. Chi ragiona sul breve periodo, invece, si sentirà forse persino giustificato nel fare acquisti oltre frontiera, perché avrà in mente soprattutto o unicamente il prezzo delle merci o dei servizi acquistati con i sussidi ticinesi. E invece dovrebbe tenere a mente il prezzo che l'intera collettività finisce col pagare in termini d'impoverimento. Ogni franco che esce è perduto. Un dato che magari è sfuggito a qualcuno, ma non al collega Caverzasio che ne ha parlato ieri, riguarda la disoccupazione ILO. Nell'ultimo trimestre del 2016, secondo tali rilevamenti, quanto a disoccupazione il Ticino malauguratamente ha superato la Lombardia. I dati ILO pubblicati a dicembre dal nostro Ufficio di statistica ci mostrano la disoccupazione al 6.7% in Lombardia mentre in Ticino è al 6.9%. Questo dovrebbe essere l'ennesimo campanello d'allarme. Ma, mentre per me e per molti il suono di questi campanelli d'allarme è diventato ormai talmente pressante da risultare insopportabile, qualcun altro sciaguratamente gli allarmi ancora non li sente o fa finta di non sentirli. Prima di ritrovarci in situazioni ancora peggiori, permettetemi di prendere ispirazione dal discorso d'insediamento di Donald Trump. Per favorire la prosperità del suo Paese, il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America ha invitato a seguire due semplici regole: "Buy American and hire American", ovvero, nel nostro caso, "Compra ticinese e assumi ticinese"; laddove possibile, è chiaro. Sarebbe bello in una visione di lungo periodo se ciò valesse in generale in ogni ambito, ma sicuramente e senza dubbio questo principio deve valere se i soldi da investire sono sussidi cantonali. Perciò, il principio non può che essere: "Ricevi i sussidi in Ticino? Allora spendi in Ticino". Con queste considerazioni, il nostro gruppo voterà il rapporto.

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PINOJA G., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO LA DESTRA - Mi complimento con i colleghi Rückert e Dadò per aver sottoposto al Consiglio di Stato l'iniziativa in oggetto. Di conseguenza, non mi trovo granché in sintonia con la visione del collega Quadranti. L'iniziativa è assolutamente pertinente e azzeccata, in perfetta conformità con i principi che settimanalmente sono condivisi in seno alla Sottocommissione legata all'iniziativa Prima i nostri!. Anche il relatore Guerra ha svolto un ottimo lavoro, cogliendo appieno lo spirito dell'atto parlamentare. La legge sui sussidi, tra l'altro, sarà probabilmente oggetto di una serie di interventi che sfoceranno in un imminente atto parlamentare presentato dalla stessa Sottocommissione. La modifica, come proposta dal rapporto di maggioranza, deve essere attuata al più presto possibile e ritengo fondamentale che, parallelamente alla stessa, diventi procedura automatica e sistematica il controllo di quanto pattuito al momento della domanda di concessione del sussidio. Come dicono bene i due firmatari, gli esempi di beneficiari di sussidi che hanno investito all'estero sono innumerevoli. Nell'applicazione della legge non vi può essere alcun margine di manovra da parte dei beneficiari per lo più seri, ma anche furbi nel saper speculare con gli importi ricevuti. Siamo coscienti della grande importanza che ricoprono i sussidi, ma essi devono assolutamente essere investiti in progetti, delibere e lavori nel nostro Cantone o perlomeno in Svizzera. Per queste ragioni sosteniamo a pieno titolo quanto proposto, augurandoci nel contempo che le diverse iniziative dello stesso tenore che giungeranno sui banchi del Gran Consiglio possano essere accolte e approvate con lo stesso spirito positivo. PRONZINI M., INTERVENTO A NOME DEL MPS-PC - Non avevo intenzione di intervenire, ma la pessima conclusione dell'intervento del collega Bang mi obbliga a farlo. Banalizzare la questione, riproponendo la distinzione regressiva tra i "nostri" e gli "altri", dimostra in effetti una totale incomprensione della pericolosità di una logica portata avanti da anni di divisione dei salariati tra svizzeri e stranieri, anche se il collega ha l'attenuante di essere un padrone, sia pur piccolo, dal quale non ci si può aspettare altro. Un'incomprensione dimostrata del resto dalla firma con riserva posta al rapporto dai rappresentanti del suo gruppo, i quali dimostrano una volta ancora un atteggiamento ambiguo inaccettabile, quando invece occorrerebbe prendere una posizione "senza se e senza ma", per dare la possibilità ai lavoratori di esprimersi in modo unitario e creare le condizioni di una risposta da sinistra al problema del dumping sociale e salariale, invece che offrire il fianco a soluzioni da destra come invece è stato sciaguratamente fatto con il sostegno dei socialisti al controprogetto all'iniziativa Basta con il dumping. BANG H. - Molto probabilmente il collega Pronzini non ha capito il tono ironico della mia conclusione: è scusato, non sempre si è vigili e sufficientemente elastici mentalmente. Del resto non sono del tutto riposato nemmeno io, visto che da padrone irresponsabile quale mi considera essere ho dedicato buona parte della sera e della notte di ieri per organizzare i miei dipendenti impegnati in Abruzzo per dare una mano alle popolazioni terremotate. MATTEI G., INTERVENTO A NOME DI MONTAGNA VIVA - Sosterremo questa iniziativa, poiché i sussidi sono fondamentali per moltissime nostre associazioni, enti e società di tutti i tipi, culturali, sportive, eccetera. E tuttavia continuo a credere che la maggioranza di esse hanno molto a cuore la nostra economia e dunque spendono e investono in Ticino.

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Peccato dunque che per poche persone si debba intervenire con modifiche e paletti. Ad ogni modo, importante è che anche nei prossimi pacchetti di risparmio non vi siano troppi tagli ai contributi, poiché le associazioni e gli enti che ne beneficiano costituiscono la linfa vitale del nostro Cantone. BERTOLI M., DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DELL'EDUCAZIONE, DELLA CULTURA E DELLO SPORT - Intervengo brevemente a nome mio e del collega Vitta, visto che il messaggio è attribuito ai due Dipartimenti. Certamente l'economia è importante ed è anche per questo che nei dibattiti finanziari il Consiglio di Stato ricorda e ricorderà sempre che intervenire sui beni e servizi significa ridurre in qualche modo gli investimenti dello Stato nell'economia cantonale. Allo stesso principio rispondono anche i sussidi o meglio i contributi dati a una miriade di soggetti per motivi molto diversificati in virtù di tante basi legali diverse. Mi riferisco a quelli alimentati dai contribuenti attraverso il budget generale dello Stato e a quelli attribuiti sulla base dei Fondi Swisslos e Sport-toto. Se la ratio dell'iniziativa è assolutamente condivisibile, la situazione concreta non appare così catastrofica come è dipinta. Tant'è vero che nel dibattito in corso e nell'iniziativa non è stato indicato che un solo esempio di "abuso", un esempio, del resto, molto particolare, perché riferito al caso della Pinacoteca Züst che, per la pubblicazione di un catalogo, si era inizialmente riferita a un servizio estero, salvo poi aver chiarito la situazione con l'associazione di categoria VISCOM, Associazione svizzera per la comunicazione visuale, la quale ha riconosciuto di non poter fornire quel tipo di servizio, ma ha preteso, con il nostro accordo, che la stampa avvenisse in Ticino, mentre la distribuzione potesse essere fatta all'estero. Vi sono tuttavia alcuni elementi implicati dall'iniziativa che potrebbero prestarsi a equivoci e che è bene chiarire, come ha già fatto in parte il deputato Quadranti. Porto un paio di esempi relativi al Dipartimento che dirigo. Il deputato Guerra sostiene giustamente che occorre prendere a modello quanto si fa nel turismo, tuttavia, quando si dà un contributo a un ente, come una federazione sportiva, esso è concesso non già in funzione di un progetto preciso e definito, ma per la sua attività complessiva ed è quindi difficile controllarlo fino in fondo e soprattutto in maniera non burocratica, da parte di un ufficio, l'Ufficio dei fondi, che ha pochissimo personale malgrado gestisca oltre 20 milioni di proventi del Fondo Swisslos. In questi casi, occorre dunque capire quali sono i limiti entro i quali ci si vuole muovere. Un secondo esempio, sempre legato al Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport: se si sussidia una stagione teatrale, a meno che si pretenda che a prodursi nei teatri ticinesi siano esclusivamente compagnie ticinesi, impoverendo l'offerta culturale e mortificando l'attività in questo settore, il principio di investire unicamente entro i confini del territorio cantonale diventa difficile da applicare. Segnalo questi elementi non per cercare scappatoie, ma per evitare equivoci e che rimangano in sospeso questioni non chiarite. Il Consiglio di Stato farà in modo di applicare in modo semplice e chiaro i principi auspicati, laddove è semplice e chiaro farlo, ma occorre tener presente che esiste una serie di settori ed ambiti per i quali bisognerà mantenere un trattamento particolare per evitare di mortificare ciò che i ticinesi, aziende, associazioni o persone che siano, spesso anche a titolo volontario fanno grazie ai contributi che lo Stato versa loro.

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QUADRANTI M. - Rispondo al collega Pinoja, caso mai non fosse stato evidente, che l'adesione del gruppo al principio sostenuto dall'iniziativa è chiara e manifesta. Abbiamo tuttavia ritenuto opportuno, da un lato, segnalare il rammarico di dover legiferare in un ambito in cui la stessa responsabilità sociale dei beneficiari di contributi dovrebbe consentire di evitare di farlo e, dall'altro, ciò che ha ripetuto il Consigliere di Stato Bertoli, ovvero che la sua applicazione dovrà, a nostro avviso, tener conto della specificità di determinati settori. SCHNELLMANN F. - Voterò sì senza esitazione all'iniziativa. Ricordo però al Governo che nel 2013 buona parte del gruppo PLR presentò un atto parlamentare molto simile a quello in oggetto, con il quale si chiedeva di esaminare il principio che tutti coloro i quali avrebbero beneficiato di un sussidio pubblico deliberassero le opere esclusivamente ad aziende ticinesi. Quell'atto è ancora giacente in Governo. DUCRY J. - Non so se iniziare questo intervento affermando che i veri ladri sono coloro che evadono il fisco oppure con l'esclamazione "Aboliamo il segreto bancario" oppure ancora ricordando che le banche versano nelle casse cantonali tasse provenienti da investimenti esteri oppure affermare con forza che l'unica cosa che si intende fare discutendo dell'iniziativa in oggetto è reprimere la libertà economica, con tanto di sanzioni penali e l'introduzione di principi liberticidi, con il vivo sostegno di coloro i quali da sempre dicono di voler difendere determinate libertà, presumendo che tutti coloro che non fanno la spesa o che non investono in Ticino i contributi ricevuti siano delinquenti. Sono curioso dunque di vedere chi appoggerà un'iniziativa evidentemente sciagurata e vergognosa, ma voglio ricordare loro, visto che saranno la grande maggioranza, che sarebbe ben più importante e dignitoso preoccuparsi invece di attuare le dovute verifiche fiscali e introdurre le giuste sanzioni per chi, evadendo, ruba risorse a tutti i cittadini ticinesi. LA MANTIA L. - Essendo sposata con un artigiano che lavora in proprio sono abbastanza toccata dal problema della concorrenza sleale; spesso e volentieri, però, le soluzioni che si vogliono apportare risultano essere semplicistiche, come semplicistico mi sembra il rapporto che sostiene l'iniziativa relativa ai contributi. Concordo con il principio di non dividere i lavoratori e nemmeno la popolazione: tutti insieme dobbiamo cercare soluzioni che non escludano o dividano gli uni dagli altri. Trovo infine abbastanza grave la citazione, fatta oltretutto da una donna, di Donald Trump che a mio avviso rappresenta l'esempio di un politico che divide la società invece che unire. Per queste ragioni mi astengo dal voto. PAMINI P. - Voterò sì all'iniziativa, anche se ammetto che è un sì combattuto. In questo senso, mi è piaciuto l'intervento del compagno Bang e mi fa piacere che esiste ancora una certa sinistra liberista – ricordo che nell'Ottocento i sindacati combattevano le tariffe doganali, quando non erano ancora su posizioni come quelle attuali. La vera questione nel caso che ci interessa è che stiamo discutendo di sussidi, di soldi strappati ai contribuenti che poi si danno ad altri destinatari, con altri scopi. Se in questione ci fossero solo i soldi di chi ha generato il reddito, il problema non si porrebbe. Ricordiamo che fare la spesa in Italia è in realtà una delle maggiori fortune che abbiamo in Ticino per aumentare il nostro potere d'acquisto e quindi avere più risorse da spendere per l'acquisto di prodotti ticinesi

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che, altrimenti, se dovessimo spendere solo sul nostro territorio, risulterebbero meno facilmente accessibili. Ad ogni modo, trattandosi di risorse pubbliche effettivamente tolte con la violenza fiscale ai contribuenti, sostengo le conclusioni del rapporto. FONIO G. - Sosterrò convintamente l'iniziativa, fondandomi sull'esempio di Chiasso, dove un noto museo, in spregio al rispetto verso i soldi dei cittadini, sistematicamente stampa i propri libri all'estero, giustificando l'operazione con una carenza delle tipografie ticinesi, le quali, però, alla prova dei fatti, hanno dimostrato che ciò non è vero. Conseguentemente, ritengo che l'iniziativa vada a correggere una distorsione che, contrariamente a quanto sostenuto dal collega Pronzini, non vuole dividere i lavoratori, ma mira a preservare i posti di lavoro dei ticinesi come dei frontalieri. MERLO T. - Rispondo alla collega La Mantia che, sì, sono una donna e che, sì, ho citato un pensiero di Donald Trump, tuttavia ciò non significa che ne sposi tutta la filosofia di vita. In secondo luogo, vorrei ricordargli che non si può parlare di concorrenza sleale da parte degli artigiani provenienti dall'estero, senza opporsi alla libera circolazione, per il semplice fatto che, oggi come oggi, si tratta, sì, di concorrenza ma è del tutto permessa. DURISCH I. - Mi asterrò dalla votazione; sono però preoccupato dal fatto che ultimamente tutto il dibattito politico è visto e interpretato dal punto di vista di "Prima i nostri". DADÒ F. - Ricordo al collega Durisch che non si tratta di leggere o no la politica ticinese attraverso gli occhiali di "Prima i nostri": noi abbiamo un mandato chiaro attribuitoci dal popolo, un mandato costituzionale, che ci obbliga ad applicare il principio di "Prima i nostri". Questo è quanto, che piaccia o no. L'iniziativa in oggetto è comunque nata prima della votazione e con lungimiranza ne ha anticipato l'esito. GUERRA M., RELATORE - È stato attribuito all'iniziativa un approccio eccessivamente semplicistico, tuttavia c'era pur sempre la possibilità di proporre modifiche o elaborare un rapporto di minoranza. L'iniziativa è comunque generica e chiara e noi semplicemente chiediamo di accogliere questa iniziativa chiara e generica. Al collega Ducry dico che per quanto ci riguarda non ci permetteremmo mai di dare del delinquente a qualcuno, cerchiamo semplicemente di applicare anche ai sussidi il volere popolare, come ricordato ora dal collega Dadò ma anche da un sindacalista come il collega Giorgio Fonio. La discussione è dichiarata chiusa. Messe ai voti, le conclusioni del rapporto commissionale sono accolte con 64 voti favorevoli, 5 contrari e 9 astensioni. L'iniziativa è pertanto accolta.

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Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Bacchetta-Cattori - Balli - Bang - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bignasca - Brivio - Campana - Canepa - Caprara - Caverzasio - Cedraschi - Celio - Censi - Crivelli Barella - Crugnola - Dadò - Delcò Petralli - Denti - Farinelli - Ferrara - Filippini - Fonio - Franscella - Frapolli - Galeazzi - Garzoli - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Ghisolfi - Gianella - Gianora - Giudici - Guerra - Guscio - Jelmini - Käppeli - Lurati - Maggi - Mattei - Merlo - Minotti - Morisoli - Ortelli - Pagani L. - Pagnamenta - Pamini - Patuzzi - Pedrazzini - Peduzzi - Pellanda - Pini - Pinoja - Polli - Quadranti - Ramsauer - Robbiani - Rückert - Sanvido - Schnellmann - Seitz - Terraneo

Si pronunciano contro: Ay - Ducry - Galusero - Lepori - Pronzini

Si astengono: Corti - Durisch - Gaffuri - Garobbio - Kandemir Bordoli - La Mantia - Lurati Grassi - Pugno Ghirlanda - Viscardi 5. INIZIATIVA PARLAMENTARE DEL 23 NOVEMBRE 2015 PRESENTATA NELLA

FORMA ELABORATA DA NICOLA PINI E COFIRMATARI PER LA MODIFICA DELL'ART. 30 DELLA LEGGE SULL'ORIENTAMENTO SCOLASTICO E PROFESSIONALE E SULLA FORMAZIONE PROFESSIONALE (LORFORM) DEL 4 FEBBRAIO 1998

Messaggio del 12 luglio 2016 n. 7206

Ai sensi dell'art. 133 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma del dibattito ridotto. Conclusioni del rapporto della Commissione speciale scolastica: si invita il Gran Consiglio ad accogliere l'iniziativa e la modifica di legge annessa al rapporto medesimo. È aperta la discussione. PINI N. - Da un lato abbiamo un mercato del lavoro sempre più dinamico, competitivo, esigente e fluido, dall'altro un sistema formativo certamente e fortunatamente di qualità, flessibile, che permette ampie e variegate prospettive di carriera, ma anche complesso. In mezzo troviamo giovani curiosi, attivi, in chiaro, troviamo giovani un po' più impauriti, magari anche disorientati, troviamo genitori che proiettano sui figli le proprie aspirazioni e troviamo anche genitori che poco, purtroppo, si interessano al loro rendimento scolastico e al loro futuro. In questo contesto, è evidente l'importanza che assume il servizio di orientamento professionale e scolastico, che assurge a essere vera e propria priorità politica. Ed è proprio per questo che, con i colleghi Alex Farinelli, Paolo Pagnamenta, Marco Passalia, Lorenzo Jelmini e Giorgio Fonio, ci siamo chinati sul problema e abbiamo

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voluto elaborare due proposte concrete, che hanno poi ottenuto anche il sostegno delle organizzazioni sindacali e del mondo del lavoro. La prima proposta non sarà discussa oggi, ma ricordo che consiste nella realizzazione in Ticino di una Cité des métiers, una sorta di punto di incontro dove genitori e ragazzi potranno costantemente informarsi sulle varie opportunità formative e professionali e si potranno organizzare una serie di altre attività innovative di orientamento, una sorta di museo delle professioni che può fungere da ulteriore strumento per orientatori e orientatrici. Nel rapporto commissionale si auspica che Espoprofessioni non sia organizzato solamente una volta ogni due anni, e mi chiedo se un complemento a quella manifestazione non possa essere appunto la Cité des métiers, vista come una sorta di sportello per le professioni e i mestieri. La seconda proposta che abbiamo formalizzato è invece l'iniziativa parlamentare in oggetto, con la quale si chiede di estendere le collaborazioni oggi già previste dalla legge sull'orientamento professionale e scolastico e sulla formazione professionale continua, vale a dire le collaborazioni delle direzioni scolastiche, delle scuole e anche dei servizi interessati del Cantone, anche all'associazione dei genitori e alle organizzazioni del mondo del lavoro. In parte, qualcuno sicuramente lo ricorderà, tutto ciò avviene già; ciò non toglie che si possa fare di più e meglio e soprattutto con le spalle coperte da una base legale, oggi inesistente, che concretizza una chiara, manifesta e ripetuta volontà politica espressa dal Gran Consiglio. Gli obiettivi che si intendono raggiungere con l'iniziativa sono dunque molti: formalizzare, appunto, un auspicio più volte formulato dal Gran Consiglio, migliorare l'informazione sulle prospettive di lavoro e formazione interessanti per i giovani, migliorare la conoscenza del mercato del lavoro e delle varie professioni nei servizi dell'orientamento e valorizzare le competenze, le passioni e le caratteristiche dei giovani. Ma perché estendere la collaborazione anche alle associazioni di categoria e dei genitori? Perché riteniamo che i sindacati possano portare conoscenze pratiche su cosa significhi svolgere un mestiere, le associazioni professionali possano portare le richieste e le esigenze in evoluzione del mercato del lavoro, mentre le associazioni genitoriali possano contribuire a sensibilizzare i genitori più ansiosi e decisi a indirizzare i propri figli verso il liceo che esistono anche altri percorsi e prospettive e forse coinvolgere maggiormente i genitori che purtroppo poco si interessano del futuro dei propri figli. Concludo ringraziando in primis chi lavora in prima linea, e quindi gli orientatori e orientatrici, spesso al centro di un dibattito non sempre valorizzante la loro attività, i colleghi deputati che hanno sottoscritto l'atto parlamentare, il Consigliere di Stato Manuele Bertoli, come i relatori Fonio e Käppeli con tutta la Commissione per il sostegno a questa nostra proposta. FONIO G., CORRELATORE - In entrata di dibattito, tengo a ringraziare gli iniziativisti che con questo atto parlamentare hanno dimostrato concretamente di avere a cuore la formazione professionale dei nostri giovani e hanno portato un contributo sostanziale alla modifica dell'art. 30 della legge sull'orientamento scolastico e professionale e sulla formazione professionale del 4 febbraio 1998. Tutti giovani attivi nelle organizzazioni del mondo del lavoro: Nicola Pini, primo firmatario, ai tempi funzionario di AlTI, Alex Farinelli, attivo presso la SSIC, Paolo Pagnamenta, impresario costruttore, Marco Passalia, attivo presso la Camera di commercio, Lorenzo Jelmini e chi vi parla, attivi presso l'Organizzazione cristiano sociale ticinese. Un grazie lo rivolgo anche al Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS) che, accogliendo le richieste degli

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iniziativisti, ha riconosciuto la necessità di iniziare dalla modifica di legge al voto oggi, per avviare un processo di cambiamento culturale all'interno della nostra società. Detto in parole povere, non possono più essere soltanto lo Stato e la scuola a occuparsi del futuro formativo dei nostri ragazzi. Ed è in un contesto sempre più difficile del nostro mercato del lavoro che la formazione professionale assume un ruolo determinante nella pianificazione del futuro dei giovani che si accingono a entrare nel mondo del lavoro. Nella valutazione degli iniziativisti, pur riconoscendo l'importante lavoro svolto dagli orientatori professionali, si è ritenuto fondamentale inserire nel gremio preposto alle scelte della politica dell'orientamento professionale chi quotidianamente tratta ed è confrontato con il tessuto lavorativo locale. Agendo attraverso la modifica dell'art. 30, si intende responsabilizzare tutti gli attori attivi nel mondo del lavoro, andando a fissare la collaborazione tra il servizio dell'orientamento e le stesse organizzazioni. Lo scopo principale dovrebbe essere quello di aumentare quel processo di sensibilizzazione avviato dal servizio dell'orientamento professionale nei confronti delle aziende, mentre il coinvolgimento delle organizzazioni dei lavoratori potrebbe aiutare a prevenire quei problemi spesso denunciati dai sindacati. Inoltre, la partecipazione al processo di orientamento di tutti questi attori, quotidianamente a contatto con le dinamiche e le specificità del mondo del lavoro, può contribuire nel consigliare e indirizzare meglio gli allievi nelle loro scelte future. Un altro importante attore che è fondamentale coinvolgere nel processo formativo dei giovani, prima ancora dello Stato e delle organizzazioni dei lavoratori, è la famiglia. Secondo quanto riferito da chi opera al fronte, sono troppi i genitori distanti e disinteressati che delegano impropriamente compiti e scelte educative alla scuola. Ci si trova spesso confrontati con una forte pressione esercitata nei confronti dei docenti che, oltre a dover svolgere il proprio ruolo di insegnanti, si trovano a tutti gli effetti a dover seguire i propri allievi in decisioni che di fatto competono solo e unicamente alle famiglie. In questo senso, la proposta degli iniziativisti di includere le associazioni dei genitori all'interno dell'art. 30 della legge sull'orientamento scolastico e professionale e sulla formazione professionale raggiungerebbe il duplice scopo di coinvolgimento e responsabilizzazione dei genitori, così da poter consigliare al meglio i propri figli. Non è infatti rara la presenza di pressioni più o meno insistenti, talvolta fondate anche su una conoscenza insufficiente delle opportunità dei vari percorsi formativi, le quali ancora troppo spesso portano, purtroppo, gli allievi a decidere per il prosieguo degli studi, quando invece vorrebbero intraprendere un apprendistato. KÄPPELI F., CORRELATORE E INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PLR - Intervengo quale correlatore e anche a nome del gruppo PLR. L'iniziativa parlamentare elaborata presentata dal collega Pini e cofirmatari propone la modifica della legge sull'orientamento scolastico e professionale e sulla formazione professionale, al fine di formalizzare e potenziare la collaborazione nell'attività di orientamento delle associazioni dei genitori e soprattutto delle organizzazioni del mondo del lavoro. Convinti del fatto che l'attività di orientamento debba fondarsi su conoscenze approfondite del mondo del lavoro, è necessario avvicinare l'Ufficio dell'orientamento scolastico e professionale alle varie realtà e attività economiche, a tutto beneficio del servizio e degli allievi coinvolti. Oggi il processo di orientamento che avviene nelle scuole medie e nelle scuole superiori semplicemente non prevede il coinvolgimento in senso stretto delle organizzazioni di categoria: l'alunno interessato a un mestiere o a un ramo economico è sensibilizzato dall'orientatore sulle possibilità di scelta formative e professionali e, se del caso, è aiutato

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nella ricerca di uno stage di orientamento presso un'azienda presente nelle banche dati degli orientatori. Non c'è tuttavia uno scambio di dati o un contatto con le organizzazioni di categoria. In un contesto sempre più difficile del nostro mercato del lavoro, e se è vero che si stima che addirittura il 65% degli allievi che iniziano oggi il loro percorso formativo saranno poi impiegati, da adulti, in lavori che al momento attuale ancora non esistono (non ho motivo di dubitarne), la formazione professionale acquisisce ancora più importanza, poiché vicina al mercato del lavoro e trasmette competenze pratiche e capacità che sono effettivamente utilizzate nell'economia. Al contempo, quindi, la partecipazione delle organizzazioni del mondo del lavoro diventa non solamente auspicabile, ma fondamentale. Ma c'è di più. I Paesi europei che conoscono il sistema della formazione professionale duale hanno la disoccupazione giovanile più bassa del continente. Sul fronte opposto, sono proprio i Paesi che hanno un tasso di maturandi e una quota di accademici alta ad avere una maggiore disoccupazione giovanile. Sappiamo che il nostro Cantone, rispetto alla Svizzera tedesca, ha una disoccupazione giovanile nettamente maggiore e, al contempo, una quota di accademici superiore alla media. Anche il Ticino si trova quindi nella cosiddetta "trappola dell'accademizzazione". Nel nostro Cantone, oggi, l'allievo va quindi dall'orientatore che gli fornisce supporto, ma lì termina. Le organizzazioni di categoria non sanno quanti allievi vogliono informazioni su un settore o su quali mestieri. Gli unici dati in possesso delle organizzazioni di categoria sono quelli ufficiali rilasciati durante le conferenze stampa del DECS. E gli unici momenti di contatto tra orientatori e organizzazioni di categoria sono finalizzati a far conoscere meglio agli orientatori le aziende e l'evoluzione delle professioni. Avvengono quindi quando gli orientatori sono coinvolti in momenti formativi presso le aziende o i centri di formazione dalle organizzazioni di categoria. Ricapitolando: oggi il processo di orientamento è nelle mani dello Stato che, di volta in volta, decide se accogliere o meno le proposte provenienti dal settore privato, a sua discrezione e secondo i pensieri dei funzionari responsabili. Se oggi la collaborazione e il dialogo sono ritenuti ottimi, non può risiedere solo nel carattere delle persone un rapporto così importante, e tanto si può ancora fare: incontri regolari, scambi continui, interazione e confronto con chi opera sul campo devono essere all'ordine del giorno nelle agende degli orientatori, ai quali va garantito il tempo per coltivare contatti e conoscenze. Per questi motivi, secondo la Commissione e il gruppo PLR si impone la modifica di legge proposta, volta ad aumentare gli attori che partecipano al percorso di orientamento. Si tratta di un principio che fino a questo momento altro non è che una buona intenzione, dando maggior forza contrattuale a tutti gli attori in gioco ed esprimendo loro una chiara e precisa volontà da parte del legislatore cantonale. Dall'altra parte, vi sono poi le associazioni dei genitori, per cui è importante un maggiore e migliore coinvolgimento. Le famiglie appaiono talvolta distanti e disinteressate, delegando impropriamente compiti e scelte educative alla scuola, talvolta invece, mal informate o determinate a indirizzare i propri figli verso un percorso liceale e poi accademico, a torto ritenuto l'unico percorso formativo utile oppure nell'intento di proiettare sui figli le loro aspirazioni oppure ancora senza valutare con la necessaria oggettività qualità e predisposizioni dei figli. I genitori devono quindi essere maggiormente informati, sensibilizzati e responsabilizzati, attraverso precise attività e misure. Attualmente, il cpv. 1 dell'art. 30 della legge sull'orientamento scolastico e professionale recita che all'attività di orientamento dei giovani collaborano le direzioni scolastiche, i docenti e i servizi del Cantone interessati. Con la modifica oggi in discussione, aggiungiamo le associazioni dei genitori e le organizzazioni del mondo del lavoro. Certo si

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può fare ancora molto per concretizzare quelli che erano gli auspici della mozione Corti e Passalia, come, ad esempio, la proposta di rendere annuale Espoprofessioni contenuta nelle conclusioni del rapporto dell'ottobre 2014 del collega Caprara. Un ragionamento alternativo in tal senso potrebbe concretizzarsi nella realizzazione di una Cité des métiers, così come proposta da un altro atto parlamentare presentato dagli stessi iniziativisti e recentemente inserita dal Consiglio di Stato nelle Linee direttive 2015-2019. GUSCIO L., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO LEGA - In buona sostanza, l'iniziativa parlamentare di Nicola Pini e cofirmatari chiede di modificare la legge sull'orientamento scolastico e professionale e sulla formazione professionale e continua per valorizzare ulteriormente il ruolo dei citati orientamenti. Va sottolineato che un'ottimizzazione in questo settore è chiaramente auspicata, non perché ora non ci sia una collaborazione tra il servizio dell'orientamento e gli altri attori coinvolti, ma piuttosto in quanto essa presenta tuttora alcune lacune. Per ciò che concerne la maggiore informazione e sensibilizzazione sulle prospettive di lavoro e di carriera interessanti, essa è da ritenersi di fondamentale importanza per il futuro dei nostri giovani. L'alto tasso di licealizzazione in Ticino è − contrariamente al pensiero comune − una prova che troppo spesso l'iscrizione a una scuola media superiore è dettata dalla mancanza di alternative conosciute o, peggio ancora, da una leggerezza nell'affrontare il percorso formativo. L'introduzione di un limite alle ripetizioni nelle scuole medie superiori è, a mio modo di vedere, da salutare positivamente: non rappresenta, come sostengono i contrari, un limite al "parcheggio" degli studenti ma piuttosto un incentivo per motivare i giovani a impegnarsi nella strada scelta, ammesso che essa rappresenti una decisione consapevole. Anni or sono, chi optava per il Liceo era già convinto di continuare con gli studi universitari; oggi, grazie ai continui cambiamenti nei campi della formazione, anche chi decide di seguire un apprendistato potrà, in futuro, accedere agli studi accademici. Ne consegue che è imperativo che tutto ciò che ha a che fare con il mondo del lavoro deve essere trasmesso nel modo più capillare possibile a chi termina la scuola dell'obbligo. Sarebbe inoltre opportuno, come propone l'iniziativa, aumentare l'attrattività di quei mestieri considerati di serie B. Non dovrebbero esserci lavori di serie A o di serie B: in un mondo del lavoro sempre più precario, con una disoccupazione giovanile che tende ad aumentare, sarebbe opportuno che gli orientatori siano in grado di informare correttamente chi si rivolge a loro senza alcun pregiudizio e, in particolar modo, con la giusta cognizione di causa. Ben lungi dal criticare chi opera nel delicato settore dell'orientamento, mi permetto però di sottolineare che organizzazioni del mondo del lavoro, associazioni di categoria e sindacati a volte lamentano una mancanza di collaborazione. È pertanto importante che la modifica della legge non rimanga unicamente sulla carta, ma sia attuata da subito concretamente e con il necessario impegno e serietà. Mi permetto, in questo contesto, di sottolineare l'importanza di Espoprofessioni: anche se tale manifestazione non è oggetto dell'iniziativa, nel messaggio del Consiglio di Stato è evidenziata la grande risonanza che essa ha per gli studenti che frequentano il secondo biennio delle scuole medie, ma si sottolinea anche che, a causa di una mancanza di risorse pubbliche, difficilmente potrà tenersi annualmente. Ritengo invece che presentare Espoprofessioni ogni anno, con una rotazione tra Sopra e Sottoceneri per facilitare la presenza dei giovani che abitano nelle zone discoste, potrebbe essere un punto di

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riflessione per il DECS. Su tale questione, è stata inoltrata più di un anno fa una mozione1 per realizzare anche in Ticino una Cité des métiers, seguendo l'esempio di altre che si trovano in Europa e in America. Ribadisco dunque l'esigenza di essere innovativi e all'avanguardia nell'informare in modo adeguato e approfondito e di sostenere concretamente proposte che vanno in questa direzione. Infine, il ruolo delle famiglie. È purtroppo una realtà che i docenti sono chiamati ad assolvere compiti per i quali non sono adeguatamente formati. Tra i tanti, che per il momento non cito, c'è l'orientamento, quando la famiglia è in parte latitante o disinteressata. Il docente fa quello che può, ma non può e non potrà mai sostituirsi alla famiglia in una scelta fondamentale per i propri figli, se non altro anche per il motivo che i genitori sono coloro che dovrebbero conoscere i figli meglio di chiunque altro. Piuttosto, il corpo insegnante potrebbe dare consigli, ma mai potrà fare le veci dell'autorità parentale. Ne consegue che i genitori devono essere resi consapevoli del ruolo vitale nell'interpretare la scelta dei figli, senza pressioni di sorta dovute al "prestigio" di frequentare una scuola media superiore piuttosto che iniziare un apprendistato, perché il genitore stesso magari in passato non ha potuto seguire la strada del Liceo. In conclusione, per i motivi elencati, il gruppo della Lega dei ticinesi aderisce al rapporto della Commissione speciale scolastica e approva l'iniziativa parlamentare. PASSALIA M., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PPD+GG - Potrei essere ultra conciso, limitandomi semplicemente a rallegrarmi del fatto che il Consiglio di Stato abbia accolto l'iniziativa in discussione, ma rimane comunque l'amaro in bocca perché l'impressione è che ancora una volta non si voglia capire che queste proposte sono finalizzate a rafforzare – ripeto, rafforzare − l'orientamento professionale. Mi limiterò dunque a questo aspetto, visto che il mio atto parlamentare2 di qualche anno fa è stato menzionato nell'iniziativa parlamentare, nel messaggio governativo e nel rapporto. Nella scorsa legislatura, il collega Corti se ne ricorderà, abbiamo sollevato la necessità di attivare un osservatorio di aggiornamento costante, costituito da un gruppo di lavoro misto che raggruppi i servizi di orientamento, la scuola, le organizzazioni professionali e del mondo economico, allo scopo di portare a soluzioni operative in favore dei giovani alla ricerca di una professione. D'accordo che i primi responsabili delle scelte dei più giovani sono i genitori. Un aspetto imprescindibile. Tuttavia, la lamentela comune formulata da genitori, docenti e altri addetti ai lavori è riassumibile in poche parole, ovvero che mancherebbe un'informazione adeguata e più mirata per indurre i giovani a esplorare percorsi formativi interessanti e innovativi che offrono sbocchi concreti e nuove opportunità di lavoro. La critica più o meno generica − valutate voi − non riguarda le attività e le misure portate avanti dagli orientatori, bensì la conoscenza reale delle nuove professioni e delle nuove opportunità professionali e delle evoluzioni dei lavori. Per conoscere le tendenze del mercato o sei attivo in un'azienda, in un settore, o vi sei impiegato, quindi, in un modo o nell'altro, lo rappresenti. Chi di noi conosce esattamente qual è il lavoro svolto da un impiegato nel settore della logistica, da un dipendente nell'industria orologiera oppure da un impiegato nel settore dell'auto? Per non parlare di una serie di altre professioni nell'edilizia, nell'artigianato o

1 Mozione: Realizziamo anche in Ticino una Cité des métiers: prezioso luogo di incontro tra i giovani e il proprio futuro, Pini Nicola, 23.11.2015. 2 Mozione: Formiamo e orientiamo i giovani dove ci sono concrete prospettive di lavoro, Marco Passalia per il gruppo PPD+GG, 15.04.2014.

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anche in campo sanitario. Molte professioni sono in evoluzione e tante altre sono cambiate negli anni. Nel messaggio governativo, la mia mozione assieme a quella del collega Corti sono state considerate già concretizzate, pensando in particolare all'esistenza della commissione cantonale della formazione professionale. Forse sì, forse no. Ma, ripeto che per creare rete e per "riorientare" il servizio di orientamento scolastico e professionale riteniamo che sia opportuno operare attraverso una piattaforma di dialogo, coinvolgendo, nel limite del possibile, entità già esistenti, per evitare ulteriori costi, burocrazia o gruppi di lavoro ad hoc. Avviandomi verso le conclusioni, permettetemi di togliermi un sassolino dalle scarpe. Nessuno mette in discussione la libertà di scelta dell'individuo verso una o l'altra professione, ma all'Ufficio di orientamento, che non è l'unico responsabile, chiediamo di fare il possibile affinché possa fornire le direttive più vicine possibile alla realtà professionale – e quindi in base al contatto con il mondo del lavoro e in base alle evoluzioni delle professioni. Tutto ciò, per cosa? Per cogliere le reali opportunità professionali, attualmente non occupate dai nostri giovani. Detto in parole povere, coordinandoci con l'Ufficio del lavoro, gli Uffici regionali di collocamento, l'Ufficio di statistica, ma anche le associazioni di categoria e i sindacati per rendere più incisive e chiare le conoscenze reali del mercato professionale e le opportunità professionali per i nostri giovani. CORTI G., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PS - Possono due parole, genitori e lavoro, o due locuzioni, associazione dei genitori e organizzazioni del mondo del lavoro, aggiunte in una legge che si occupa di orientamento scolastico e professionale e di formazione professionale, incidere maggiormente o mutare e migliorare una realtà? Si può ben dire che sviluppo e diffusione capillare dell'orientamento scolastico e professionale siano coincisi con l'importante riforma scolastica, tra le altre, che negli anni Settanta ha portato all'istituzione della scuola media, allora definita anche unica per sottolineare l'abbandono della formula scuola maggiore o ginnasio, senza entrare in altri dettagli che hanno interessato anche altri successivi ordini di scuole. Ho avuto l'opportunità, ma anche il privilegio in quegli anni, di far parte del primo drappello di orientatori (eravamo in nove, tutti uomini di scuola con un certo numero di anni di esperienza e una formazione psicopedagogica di scuola losannese). Si trattava di dare corpo e sostanza a un mestiere nuovo e a un servizio utile e credibile, che fosse presente ovunque in Ticino. Un'esperienza davvero stimolante, in un clima di nuova frontiera. Oggi, il servizio e gli orientatori (il cui campo d'azione di aiuto in libertà a una prima scelta formativa comprende, rammentiamolo, anche successivi momenti, come il riorientamento in età adulta) sono una realtà consolidata. In questi quaranta e oltre anni, il servizio ha promosso e promuove interessanti iniziative, anche innovative. Questa premessa ci porta direttamente a quanto l'atto parlamentare desidera veder realizzato. Una premessa per testimoniare che, allora come oggi, i fenomeni descritti, gli aspetti delicati e critici erano e sono tuttora costantemente presenti. Ad esempio, l'assenza oppure talune aspirazioni dei genitori, rispetto ai reali desideri o qualità dei figli (che devono sempre per finire essere primattori nella scelta) oppure, seppur sempre meno negli anni, le incomprensioni di qualche fascia del mondo del lavoro che vorrebbe siano imposti determinati indirizzi professionali, rispetto al principio della libera scelta. Afferma nel suo messaggio il Consiglio di Stato: «Le esperienze maturate nel corso degli

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anni mostrano che gli obiettivi indicati dagli iniziativisti, che sono del tutto condivisi, possono essere raggiunti solo grazie a un continuo lavoro di rete, svolto attraverso la collaborazione tra gli attori istituzionali, le componenti della scuola e il mondo del lavoro. Una sottolineatura normativa non è certo contraria a questo obiettivo, ma di per sé non sufficiente a raggiungerlo. Lo sforzo che si sta facendo da anni tendente a modificare una certa rappresentazione del mondo della formazione professionale da parte di allievi e famiglie non ha ancora modificato a sufficienza le cose». Una valutazione che si può di certo condividere, ma aggiungere legna nel camino mantiene il fuoco e la brace accesi. D'altra parte, vorrà pur dire qualcosa se a stimolare questo importante tema di società siano, assieme al promotore Nicola Pini, prevalentemente deputati giovani, attivi nel mondo imprenditoriale e sindacale. L'atto parlamentare illustra in modo compiuto ciò che caratterizza l'azione dell'orientamento verso fonti di formazione, per sfociare in una scelta professionale libera e consapevole. Per ogni attore coinvolto in questo processo di crescita verso una soluzione, esprime, è vero, puntuali e giustificate critiche. Ma si tratta di critiche costruttive e stimolanti, affinché tutti coloro i quali sono coinvolti in questo tema, con l'aggiunta di due anelli mancanti, possano sentirsi maggiormente e direttamente responsabili, possano migliorare sempre più, con un'azione in rete appunto, a tutto vantaggio di chi questo servizio richiede, di chi di questo servizio può beneficiare. Con l'indiscutibile regia del servizio di orientamento e, singolarmente, per ogni caso, con l'auspicato migliore risultato che ogni orientatore, con empatia, conoscenza e competenza, può e deve assicurare a chi gli si affida. Definire nella legge quanto l'iniziativa elaborata propone, offre dunque un'occasione lecita e da stimolare, seppur nella pratica già presente, ma sancita ora con la completazione di un quadro collettivo e collegiale di attori a tutto tondo, alla ricerca di un equilibrio a favore di chi deve scegliere, affinché la scelta sia, da sottolineare nuovamente, libera, consapevole e rispettosa delle reali aspirazioni. Ringraziamo il collega Nicola Pini per l'atto parlamentare, sottoscritto da altri cinque colleghi. È un piacere constatare che sia il messaggio governativo sia il rapporto commissionale concludono, nonostante alcune sottili diversità di valutazione, con l'invito al Parlamento di accogliere quanto è proposto. Ci sia anche concesso di avvertire di transenna, che con questa decisione, in fondo, anche due atti parlamentari del 2014 (quello del collega Marco Passalia Formiamo e orientiamo i giovani dove ci sono concrete prospettive di lavoro e il nostro, intitolato Libera scelta della professione, consapevole dei settori maggiormente disponibili) hanno avuto un inatteso e lieto processo di crescita. Da una prima bocciatura governativa, salvati parzialmente dal Parlamento, grazie a un rapporto del collega Bixio Caprara per la Commissione speciale scolastica, ora elementi di sostegno all'iniziativa del collega Nicola Pini. Con queste considerazioni, anche il gruppo socialista voterà a favore del rapporto commissionale. MERLO T., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PS - Ieri ci siamo occupati di conti pubblici, con il Preventivo, e allora ricordo che la quota di spesa pubblica che il Ticino dedica all'educazione ci piazza sempre nella parte bassa della classifica dei Cantoni, parecchi punti percentuali sotto la media svizzera. In proporzione, investiamo meno degli altri Cantoni nell'educazione (e quando si chiede di abbassare il numero di allievi per classe, la maggioranza risponde di no). Venendo all'iniziativa parlamentare, è importante inserire nel processo di orientamento anche le famiglie, le aziende e i sindacati. Auspichiamo maggiori e più regolari visite, presenze, esperienze dei giovani nelle aziende

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e nel mondo del lavoro in generale, anche perché riuscire negli studi non basta e soprattutto non significa automaticamente riuscire a individuare il posto di lavoro "giusto". Un'esperienza pratica aumenta le competenze, offre maggiori, più ampie prospettive, allarga gli orizzonti. Restando sempre solo dentro la scuola, si corre il rischio di una "mancanza di fantasia" nell'individuare il lavoro che si vorrebbe fare da grandi. Come ha dichiarato il ministro Bertoli in varie occasioni, molti dei bambini che ora iniziano le scuole faranno lavori che oggi non esistono neppure da qui la necessità di costante aggiornamento degli orientatori e di contatto col mondo del lavoro. Certo resta difficilissimo fare previsioni sui lavori del futuro. Nel rapporto commissionale si menziona il fatto che la proposta di modifica dell'orientamento scolastico e professionale (integrando genitori e associazioni del mondo del lavoro) servirebbe anche ad adattare la formazione ai bisogni delle aziende. Facciamo attenzione su questo punto. Mi auguro e confido che la scuola stessa e la politica veglieranno a non trasformare la scuola in una fabbrica di forza lavoro "su misura". Comunque, un occhio attento sul mondo del lavoro è necessario sotto vari punti di vista. Osservo che negli ultimi dieci anni la formazione professionale duale in Ticino ha subito una diminuzione di sei punti percentuali. Ciò in parte si spiega con la situazione del mercato del lavoro ticinese, sottoposto a forte dumping. Attenzione anche alle concrete condizioni salariali in molti settori – penso ad esempio ai contratti normali di lavoro (CNL). Il pericolo è che notizie quali "nei prossimi anni serviranno 24 mila informatici" si trasformino in una "corsa all'oro" fuori luogo, visto che in Ticino nel settore è in vigore niente meno che un CNL. Traduco: nel settore informatico in Ticino c'è dumping. A proposito, ricordiamo che nel nostro Cantone, a differenza del resto della Svizzera, sono in vigore ben 14 CNL, che questi sono una delle tre misure di accompagnamento alla libera circolazione e che fissano salari minimi (in Ticino vanno da fr. 16.30 a fr. 19.65) in settori dove non c'è un contratto collettivo di lavoro (CCL) ed è riscontrato un ripetuto dumping salariale, grave e prolungato. Riguarda in Ticino oltre 31 mila lavoratori, dalla vendita al dettaglio (imprese con meno di dieci dipendenti) agli informatici, dagli impiegati di commercio (fiduciarie, studi legali) alle agenzie di viaggio e, forse, chissà, in futuro anche ingegneri e architetti. Attenzione dunque a orientare i giovani verso lavori esposti al dumping (che i sindacati rendano attenti gli orientatori) e attenzione al livello a cui sarà fissato il salario dignitoso votato dal popolo nel giugno 2015 e previsto dall'art. 13 della Costituzione cantonale. Se troppo basso, sarà solo a favore dei frontalieri, perché, di nuovo, non permetterà di vivere dignitosamente in Ticino. In tutto questo scenario s'inserisce ancora, purtroppo, la questione delle disparità salariali fra donna e uomo. È importantissimo superare a tutti i livelli le discriminazioni di genere, anche nella scelta della professione. Nota positiva: esistono iniziative meritevoli come Espoprofessioni, citata sia nel rapporto sia nel messaggio. A tale proposito, segnalo che mercoledì 22 febbraio, nel pomeriggio, presso il Centro professionale tecnico di Bellinzona, si terrà "A tu per tu", un incontro fra giovani e aziende. In conclusione, è necessario perseguire un delicato equilibrio fra le attitudini e le aspirazioni dei giovani, il mondo del lavoro e relative condizioni di lavoro e le possibilità di formazione. Lo Stato può fare molto, fornendo la formazione nei settori strategici, intervenendo sui contratti normali di lavoro e sui salari dignitosi in modo dignitoso, aiutando i giovani nelle loro scelte, anche con questa iniziativa parlamentare, che il nostro gruppo sostiene.

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PAMINI P., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO LA DESTRA. - Il gruppo de La Destra sosterrà con convinzione l'iniziativa elaborata in oggetto. Mi siano permesse soltanto alcune considerazioni. Durante i miei studi, quando ero assistente universitario, lavoravo presso un professore con origini tedesche, ma tedesche dell'est, essendo cresciuto accademicamente a Berlino est. Con lui mi sono intrattenuto per molte ore chiacchierando su come funzionasse il comunismo reale e la realtà formativa della Germania dell'est. Ebbene, egli si riteneva il risultato di una selezione operata dal sistema statale per essere destinato allo studio delle ricerche operative. La cosa che stupiva quando parlava di tutto ciò era il determinismo nel meccanismo di selezione delle persone, che essenzialmente passavano attraverso vari filtri e poi erano "teleguidati" verso una serie di destinazioni preordinate. Racconto questa vicenda per chiarire come vi siano due visioni diametralmente opposte della società. Una, quella appena ricordata, è quella strettamente dirigista, statalista, che esercita un controllo sulla società, la "presunzione fatale", come diceva l'economista von Hayek, di sapere come questa vada gestita. E, dato che la forza lavoro è forse il fattore produttivo principale in un'economia avanzata come la nostra, quando lo Stato comincia a voler indirizzare l'orientamento professionale e formativo delle persone, ci si colloca esattamente in quella tradizione. L'altra prospettiva, quella alla quale noi facciamo ovviamente riferimento, è quella orientata alla sussidiarietà, all'autonomia decisionale. È l'approccio intimamente liberale che lascia la responsabilità della scelta a ogni singolo, anche se tra questi annoveriamo le famiglie, visto che abbiamo a che fare con soggetti minorenni, non in grado di prendere decisioni tanto importanti. Il punto sul quale voglio andare a parare e il motivo del nostro sostegno all'iniziativa in discussione è dunque chiaro. Il coinvolgimento delle famiglie e delle aziende, quindi in generale della società civile, è essenziale e si sposa molto bene alla visione liberale che ho appena enunciato. Sottolineo anche che, con il collega Morisoli, in settembre abbiamo lanciato un'iniziativa elaborata dal titolo La scuola che vogliamo, il cui scopo è quello di costituire non un controprogetto, ma una proposta che si affianca a quella che stiamo aspettando da parte del Direttore del DECS. Ebbene, in quella nostra iniziativa si esprimono una visione e alcune proposte analoghe a quella discussa oggi. All'art. 26 cpv. 1 della legge sulla scuola proponiamo, ad esempio, di istituire obbligatoriamente, per tutte le scuole medie, un consiglio di istituto che, già secondo l'attuale legge scolastica, preveda la presenza di tre genitori. Similmente proponiamo di emendare l'attuale art. 35, introducendo inchieste di soddisfazione dei genitori ogni due anni. Questo per sottolineare l'importanza dell'inclusione dei genitori, così come essenziale è anche l'inclusione delle aziende. Tant'è vero che sempre nello stesso progetto proponiamo un emendamento all'art. 3 cpv. 1 della legge sulla scuola, con il quale chiediamo che le aziende sono definite una delle componenti della scuola, unitamente ai docenti, agli allievi e alle famiglie. Come si vede, ci colloquiamo perfettamente nella linea di pensiero che ho poc'anzi evocato e sosteniamo un'iniziativa che speriamo susciti reazioni da parte della società civile capaci di orientare al meglio le future generazioni e la futura forza lavoro. AY M., INTERVENTO A NOME DEL MPS-PC - La questione dell'orientamento scolastico e professionale è un tema delicato, poiché si inserisce nell'attuale fase di discussione sulla prossima riforma scolastica. "La scuola che verrà" pone infatti grande importanza al tema. Potremmo dire che l'orientamento professionale gioca in essa un ruolo centrale. Se ciò può essere visto apparentemente in modo positivo, in realtà vi è anche un fortissimo rischio che tale ruolo sia pensato unicamente per aprire un canale diretto tra la scuola

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dell'obbligo e gli interessi contingenti dell'economia privata. Mi si dirà che, unitamente alle associazioni professionali, la modifica di legge propone anche la presenza dei sindacati: permettetemi però di non esserne affatto incantato, poiché a tenere il coltello dalla parte del manico, in questo caso, sarebbe praticamente il solo padronato, che avrebbe molto di più da guadagnarci nell'interferire nella politica di orientamento al fine di perorare la causa del proprio settore d'attività. Modificare la legge come proposto significa aprire le porte a futuri e più pesanti attacchi alla libertà di insegnamento e all'indipendenza della scuola. Affidando per legge questa importanza alle associazioni padronali nel processo di orientamento, si rischia di aprire il vaso di Pandora: "dai una mano e ti sarà preso il braccio", con il rischio che la scuola si trasformi sempre di più in una sorta di mera "incubatrice di manodopera", svuotata di ogni altra funzione culturale, sociale e, oserei dire, anche civica. Si tratta dell'ennesimo passo verso il mondo di piccoli tecnici interscambiabili che ci ritroveremo a breve. Le ingerenze del mondo del lavoro nella scuola sono un'aggravante invece di una soluzione nei confronti di una scuola che non forma più ad affrontare criticamente la realtà, esercizio incommensurabilmente più proficuo di qualsiasi orientamento. Sembra che ci sia la volontà insomma di creare "oggetti economici", persone adatte a svolgere compiti sempre meno qualificati e più economici, formati in scuole che valorizzeranno sempre meno l'educazione umanistica dell'allievo. Sono cosciente che l'iniziativa parlamentare di cui stiamo parlando non va a rivoluzionare la situazione esistente, anzi possiamo dire tranquillamente che il tutto funziona già in questo modo. Ma è proprio per questo che come comunisti ci opponiamo a questa istituzionalizzazione dell'ingerenza del padronato nella scuola pubblica. BERTOLI M., DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DELL'EDUCAZIONE, DELLA CULTURA E DELLO SPORT - Vorrei subito tranquillizzare il deputato Massimiliano Ay in merito ai progetti che abbiamo per la scuola pubblica dell'obbligo: essi vanno tutti nella direzione di rafforzarla nel suo ruolo di formatrice di cittadini. Ciò non significa che non ci debba essere un'attenzione per il mondo della formazione legata alla futura professione. Dopo un percorso comune destinato appunto a formare dei cittadini subentra infatti il momento orientativo, dove la discussione caso per caso sulla scelta professionale diventa centrale. E diventa centrale anche come elemento di cittadinanza: non va dimenticato che uno dei principali fondamenti della dignità dell'uomo risiede proprio nel lavoro che svolge e nella capacità, attraverso di esso, di costruire un futuro solido per sé stesso e la propria famiglia. Che ruolo svolge, dunque, il servizio di orientamento scolastico e professionale, posto com'è a cavallo tra la scuola e il mondo delle professioni? Le cose sono assai cambiate negli ultimi anni e giova ricordare che, ad esempio, è attivo, già a partire dalla seconda media, un corso di educazione alle scelte. Si tratta di una di quelle formazioni generali che il nuovo piano di studio della scuola dell'obbligo contempla e formalizza in modo esplicito, contrariamente a quanto succedeva in precedenza. Al centro di tale corso non c'è affatto l'idea di trasformare il futuro giovane in un "oggetto di lavoro", ma quella della necessità di cominciare a maturare una scelta, evitando il problema persistente alla fine della scuola dell'obbligo delle scelte effettuate per mancanza di scelta, tali per cui, non sapendo cosa fare, ci si indirizza verso le formazioni che si considerano più prestigiose e gratificanti socialmente (mi riferisco al Liceo) o a quelle, addirittura, più prossime geograficamente. È chiaro allora che costruire un ragionamento più profondo sulle proprie attitudini, sui propri interessi e anche sulle opportunità di un solido futuro professionale è un punto sul quale è

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bene continuare ad insistere, nella consapevolezza però – mi riferisco qui ad alcune critiche sollevate in precedenza – che il servizio di orientamento scolastico e professionale questo lavoro lo svolge già e lo fa piuttosto bene. L'attività di orientamento da parte dei servizi dello Stato è dunque apprezzabile, come viene dettagliato nel rapporto, nel quale si ricorda e si riconosce, del resto, l'importanza anche del ruolo dei genitori e delle organizzazioni del mondo del lavoro, già oggi coinvolte. Si può discutere su come e quanto siano implicate e sulle modalità di ottimizzare le risorse impiegate e i risultati ottenuti, ma non bisogna aspettarsi che alcune modifiche nei testi di legge determinino poi cambiamenti immediati e significativi negli orientamenti generali della popolazione rispetto alla scelta delle professioni dei propri figli. Si tratta di un tema sul quale non è facile lavorare, un tema nel quale si inserisce anche quello dell'orientamento di genere, dove è ancora più difficile convincere le ragazze a scegliere altro rispetto a quelle dieci o quindici professioni che rappresentano tradizionalmente l'attività lavorativa tipica femminile. Accolgo naturalmente in modo positivo l'invito del Parlamento di insistere nel dialogo con i genitori e le associazioni professionali. Spero, però, che oltre alle critiche e ai proclami sia accolta l'intenzione di tutti di lavorare nel proprio settore. Le associazioni professionali hanno, ad esempio, direttamente il compito di proporsi, di rendersi attrattive e saper vendere la propria professione, attraverso Espoprofessioni, ma non solo. È stato sollevato il dubbio che i servizi di orientamento non conoscano a sufficienza la realtà concreta del mondo del lavoro, ma posso assicurare che è vero il contrario e che essi sono in rapporto costante con le associazioni professionali. Una certa distanza è rilevabile invece da parte di chi, in quest'aula, non valuta appieno lo sforzo rappresentato per talune categorie della partecipazione a eventi come Espoprofessioni, un elemento che, con la questione delle risorse finanziarie a disposizione, sicuramente limitate, rende complesso proporla annualmente e si correrebbe il rischio di avere un minor numero di protagonisti, nella misura in cui, appunto, non tutte le associazioni professionali sono in grado di rispondere a un impegno di questo tipo. Questa è la ragione per cui Espoprofessioni è allestita ogni due anni e coinvolge le terze e le quarte medie, una scelta che riteniamo debba essere mantenuta, tanto più che nell'anno intermedio possiamo attivare proposte già collaudate in quell'ambito, come è il ricordato percorso "A tu per tu". Un'ultima considerazione in ordine al coinvolgimento delle associazioni dei genitori, per segnalare come il rapporto tra queste e la scuola è per sua natura altalenante, vuoi perché c'è un ricambio relativamente rapido al loro interno, normalmente legato alla durata dell'impegno scolastico dei propri figli, vuoi perché non tutti genitori possono e vogliono dare un contributo assiduo e trainante. Tuttavia è intenzione e volontà precisa da parte della scuola e dei servizi di orientamento continuare a mantenere questo contatto determinante, proprio perché dai genitori bisogna passare per una serie di scelte che coinvolgono i loro figli. Non si scappa: questo è il punto più difficile, sul quale occorre insistere per far maturare il cambiamento culturale di cui abbiamo bisogno. FONIO G., CORRELATORE - Ribadisco all'indirizzo del collega Ay che l'intenzione degli iniziativisti non è affatto quella di infiltrare le associazioni padronali e i loro interessi nei meccanismi dell'orientamento professionale. Al contrario, nel testo dell'iniziativa è chiaramente affermato che «il compito dell'orientamento scolastico e professionale deve evidentemente restare saldamente nelle mani dello Stato per garantire i principi inderogabili di pari opportunità e libertà di scelta formativa e professionale».

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PASSALIA M. - Il dibattito è stato stimolante e avremmo potuto continuare per ore a confrontarci con il Consigliere di Stato, soprattutto dopo la sua affermazione di voler accogliere le indicazioni del Parlamento. Sennonché, come è successo in altre occasioni, non smentendo sé stesso, il Consigliere di Stato ha espresso critiche rispetto alle associazioni professionali, che evidentemente non conosce. Incontro settimanalmente una decina di aziende, ho a che fare con diverse associazioni di categoria di diversi settori e posso assicurare che le ragioni delle critiche mosse al Servizio di orientamento hanno un fondamento concreto, reale e soprattutto non sono gratuite: mai nessuno ha sostenuto che il Servizio di orientamento sia inutile o inefficace e l'obiettivo è sempre stato quello di ridefinirlo e rafforzarlo. PINI N. - Ringrazio i colleghi per il sostegno all'iniziativa. Al collega Ay, che ringrazio per lo spirito critico, oltre a ribadire quanto ricordato dal collega Fonio sul carattere pubblico dell'orientamento scolastico e professionale, ricorderei che, nella formazione professionale, anche la formazione pubblica dialoga con l'economia insieme a un dialogo con la scuola, un dialogo invidiato e copiato da tutto il resto del mondo. Sottolineo infine come il caso del "face to face" costituisca uno di quegli esempi virtuosi ed emblematici di quanto sia positiva una collaborazione di tutti gli attori sul territorio, perché questa iniziativa è stata portata nel comitato di Espoprofessioni proprio da un'organizzazione del mondo del lavoro. La discussione è dichiarata chiusa. Messe ai voti, le conclusioni del rapporto commissionale sono accolte con 71 voti favorevoli, e 2 contrari. L'iniziativa è pertanto accolta. Messi ai voti, i singoli articoli e il complesso del disegno di legge annesso al rapporto commissionale sono accolti con 71 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astensione. Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Bacchetta-Cattori - Balli - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bignasca - Bosia Mirra - Brivio - Campana - Canepa - Caprara - Celio - Censi - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - Dadò - Delcò Petralli - Denti - Ducry - Durisch - Farinelli - Ferrara - Filippini - Fonio - Franscella - Frapolli - Gaffuri - Galeazzi - Galusero - Garobbio - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Ghisolfi - Gianella - Gianora - Giudici - Guerra - Guscio - Jelmini - Kandemir Bordoli - Käppeli - La Mantia - Lepori - Lurati - Lurati Grassi - Maggi - Mattei - Merlo - Minotti - Morisoli - Ortelli - Pagani L. - Pagnamenta - Pamini - Passalia - Patuzzi - Peduzzi - Pellanda - Pini - Pinoja - Polli - Pugno Ghirlanda - Quadranti - Ramsauer - Rückert - Sanvido - Schnellmann - Seitz - Terraneo - Viscardi

Si pronunciano contro: Ay - Pronzini

Si astiene: Cedraschi

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6. INIZIATIVA PARLAMENTARE DEL 12 OTTOBRE 2015 PRESENTATA NELLA FORMA GENERICA DA LORENZO JELMINI PER UNA SCUOLA MEDIA INCLUSIVA ANCHE DELLE FAMIGLIE I CUI FIGLI SI DEDICANO ALLO SPORT E ALLA CULTURA!

Rapporto di maggioranza del 19 dicembre 2016 Rapporto di minoranza del 19 dicembre 2016 Ai sensi dell'art. 133 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma del dibattito ridotto. Conclusioni del rapporto di maggioranza della Commissione speciale scolastica: si chiede al Parlamento di accogliere l'iniziativa ai sensi dei considerandi invitando il Consiglio di Stato a stabilire al più presto l'inizio di una sperimentazione della durata di due anni e − in funzione dei risultati raggiunti − a proporre entro sei mesi dopo la fine del periodo di sperimentazione un messaggio con le necessarie modifiche di legge atte a raggiungere gli obiettivi fissati nel rapporto medesimo. Conclusioni del rapporto di minoranza della Commissione speciale scolastica: si invita il Parlamento a respingere l'iniziativa e ad accogliere il controprogetto. È aperta la discussione. JELMINI L. - L'iniziativa Per una scuola media inclusiva anche delle famiglie i cui figli si dedicano allo sport e alla cultura!, presentata volutamente nella forma generica per permettere di trovare la soluzione più attenta all'organizzazione della scuola media (SM), nasce da una sollecitazione, da una richiesta concreta proveniente dalla società, in particolare da una sua parte fondamentale, le famiglie. Tramite l'atto parlamentare in questione si chiede, in sintesi, di verificare la possibilità di apportare modifiche alla griglia oraria per sostenere i giovani che, accanto ai loro impegni scolastici, dedicano parecchio del loro tempo libero a una passione, uno sport, uno strumento musicale o un'attività culturale. In concreto si chiede di organizzare la giornata scolastica a favore di questi giovani, tenendo in considerazione anche il loro impegno dedicato a una sana passione. Si tratta di una richiesta avanzata da centri culturali quali il Conservatorio della Svizzera italiana (CSI) e dalle maggiori società sportive e, evidentemente, è condivisa dalle famiglie i cui figli svolgono queste attività, che li impegnano per più giorni durante la settimana: non si tratta dunque di un'iniziativa rivolta a qualsiasi attività extrascolastica, bensì solo a favore di chi svolge queste attività a un certo livello. I relatori del rapporto di maggioranza indicheranno nei loro interventi le condizioni. Questi giovani e le loro famiglie chiedono di essere sostenuti ma non chiedono facilitazioni o scorciatoie; soprattutto non chiedono di ridurre il carico scolastico e formativo. Penso che molte colleghe e molti colleghi abbiano vissuto in prima persona o per il tramite di un loro figlio l'esperienza di praticare attività extrascolastiche e credo quindi che si possa condividere la richiesta avanzata da associazioni sportive e centri culturali di permettere che una ragazza o un ragazzo possano rientrare al proprio domicilio in un

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orario ragionevole – verso le 18 o 18:30 – dopo avere completato l'impegno scolastico giornaliero e avere svolto l'attività culturale e sportiva prescelta, per poi dedicarsi allo studio e cenare con la propria famiglia, attività quest'ultima che spesso a questi giovani è impedita dall'attuale pianificazione scolastica. Non credo che qualcuno in questa aula ritenga positivo che questi ragazzi debbano rimanere fuori casa fino alle 20:30, se non oltre, e che solo a quell'ora possano rientrare al domicilio e che i loro genitori debbano fare la spola tra scuola e vari impianti sportivi o centri culturali fino a tarda sera. Vorrei peraltro rassicurare i colleghi: prima di fare questa proposta ho voluto sentire chi opera nella scuola per sapere se vi fosse condivisione, se fosse sopportabile e, soprattutto, se non fosse fonte di disturbo all'interno dell'organizzazione della scuola medesima: direttori e docenti di scuola media (SM) – i colleghi Franscella e Guscio potranno riferire di altre voci provenienti dall'ambito della SM – mi hanno riferito che quanto proposto non solo è fattibile ma anche opportuno, visto che permetterebbe a ragazzi e ragazze che sono innanzitutto studenti di SM di conciliare meglio l'attività principale, ossia lo studio, con questa loro passione. Oggi abbiamo dunque l'occasione di avviare una procedura che può rispondere a questa legittima richiesta. Tra i nostri compiti vi è quello di ascoltare queste richieste, rispondere a tali esigenze cercando di tradurle in soluzioni (non dobbiamo certo creare ostacoli disinteressandoci dei problemi che nascono dalla società). Si tratta di ricordare che l'allievo e la famiglia sono e devono rimanere al centro della preoccupazione della scuola e che l'impegno nello sport e nella cultura sono da considerare come complementari alla scuola e non in opposizione. Ora lascio spazio al dibattito, soprattutto agli interventi dei due relatori Franscella e Guscio, che ringrazio per avere sostenuto la mia iniziativa e per aver trovato una proposta concreta, attenta alle esigenze dei giovani, a livello di organizzazione di SM. Tale proposta è ben riassunta nel rapporto sottoscritto dalla maggioranza della Commissione speciale scolastica che ha inteso correttamente la mia richiesta. Vi ringrazio anche a nome dei ragazzi e ragazze che si impegnano con passione in queste attività sportive e delle loro famiglie. Ringrazio per il sostegno che vorrete dare a questa mia iniziativa. FRANSCELLA C., CORRELATORE DI MAGGIORANZA - In questi ultimi anni diversi sono stati i tentativi messi in campo per alleggerire il carico di lavoro degli allievi talentuosi di scuola media (SM) che praticano attività sportive o culturali. Purtroppo tutti i progetti proposti dal "basso" sono rimasti senza attuazione in quanto l'ipotesi di una modifica generalizzata della griglia oraria non ha mai trovato consenso all'interno del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS). Non cito i progetti respinti in quanto potete trovare l'elenco nel rapporto di maggioranza. Dobbiamo però dire che il DECS ha quasi sempre accompagnato o seguito da vicino alcune di queste sperimentazioni e ha proposto in quest'ultimo decennio anche alcune misure puntuali che vanno nella direzione auspicata, come ad esempio: per la pratica di alcune attività sportive ad alto livello vi è la possibilità di ottenere dodici giorni liberi dall'obbligo scolastico per allenamenti specifici (lo sci); per altri sport, che hanno il loro centro di formazione a Tenero (calcio, ginnastica, ritmica), vi è l'opportunità di frequentare la SM di Gordola con sgravi di, al massimo, 5 ore alla settimana comunque da recuperare; gli allievi sono inseriti in classi "normali". Per le società sportive di livello, per il Conservatorio della Svizzera italiana (CSI), per i genitori, per la maggioranza della Commissione speciale scolastica queste misure non sono però più sufficienti in quanto le pressioni che sono esercitate sia dalla scuola, sia

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dall'esterno, continuano ad aumentare. Gli psicologi dello sport da noi interpellati sostengono che la sperimentazione con classi di sportivi d'élite che hanno un orario distribuito in maniera confacente con le attività sportive sia la strada da seguire, al contrario di quanto affermato nel rapporto di minoranza nel quale si legge che l'istituzione di queste classi con orario speciale non riduce il problema dello stress psico-fisico: su questo aspetto si soffermerà la correlatrice Guscio. Questi ragazzi, oltre alle 33 ore settimanali di presenza scolastica, devono mettere in conto ogni settimana anche dalle 3 alle 10 ore di studio a casa e, per chi fa quattro allenamenti settimanali e una partita, altre 10 ore di impegno sportivo. In media questi ragazzi fanno quindi quasi una decina di ore al giorno tra scuola e sport (il che significa che il loro programma giornaliero inizia alle 07:00-8:00 di mattina e termina non prima delle ore 21:00). Per questo si chiede un progetto che metta i ragazzi e la loro formazione (scolastica e sportiva/artistica) al centro dell'interesse, aiuti i giovani che si impegnano a seguire una duplice via di formazione (e non a penalizzarli), permetta loro di avere una vita sociale nel proprio contesto malgrado il forte impegno (fine del programma alle ore 18:00), possa essere applicabile in tutto il Cantone, laddove vi siano le prerogative e le necessità. La maggioranza della Commissione ritiene che la pratica sportiva a livello competitivo vada oggi concepita come parte integrante di una formazione completa del giovane, come un'attività con riconosciute valenze educative e non come un obiettivo fine a sé stesso. Gli aspetti formativi della scuola e dello sport vanno quindi di pari passo. È ora di capire questo concetto. Il ruolo della scuola non è quello di essere un'istituzione di formazione allo sport di alto livello: la scuola deve però consentire ai giovani che scelgono di fare sport o di seguire attività artistiche ad alti livelli di poter beneficiare, parallelamente alla formazione scolastica (che non si tocca) di momenti volti all'attività di allenamento e di prestazione in modo armonioso, favorendo così un'integrata formazione e crescita culturale della persona. L'allievo che fa parte di questo programma deve essere in condizione di vivere ancora serenamente l'ambiente famigliare rientrando a casa per la cena. Il tempo a disposizione da dedicare alla famiglia, allo studio e al recupero si devono allargare di conseguenza. Già uno studio3 dell'Ufficio studi e ricerche (USR) e dell'Ufficio dell'educazione fisica scolastica (UEFS) del 1997 ha rilevato che il modello in cui si intravvedeva maggiore possibilità di convivenza tra studio e sport è quello di uno spazio pomeridiano sui cinque giorni della settimana, più esteso rispetto a quello oggi esistente. A seguito di un compromesso tra le società sportive più importanti del Cantone, il Conservatorio, i responsabili dell'Ufficio dell'insegnamento medio, le famiglie e gli psicologi dello sport, la maggioranza della Commissione speciale scolastica propone quindi di effettuare, adottando alcuni limiti che vi citerò, una sperimentazione di due anni al fine di valutare l'introduzione della necessaria modifica di legge. Nel concreto si propone quindi, in primo luogo, di istituire due sedi di scuola media pilota (una nel Bellinzonese e l'altra nel Luganese) in cui, a dipendenza delle esigenze, possano essere formate inizialmente nel secondo ciclo (III e IV media) classi con sportivi/artisti di livello; in secondo luogo le due sedi pilota devono avere la mensa al loro interno; in terzo luogo, in queste classi possono confluire i talenti (ragazzi e ragazze) di diversa provenienza geografica e delle diverse discipline e attività sportive, artistiche e culturali. Quindi senza nessun rischio, così come paventato dal rapporto di minoranza, di esclusione o ghettizzazione. Proprio per questo

3 Classi sportivi e artisti d'élite. Valutazione alla conclusione della sperimentazione quadriennale

(1993-1997), redatto dall'UEFS e dall'USR (Bellinzona, gennaio 1998).

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chiediamo anche che, in quinto luogo, i docenti scelti per questa sperimentazione abbiano la giusta attitudine nei confronti delle attività extra scolastiche e fungano da mediatori tra la scuola e le società sportive. Chi può essere ammesso in queste classi speciali? La qualifica di talento sportivo (Talent card) viene determinata esclusivamente dalle federazioni cantonali (seguendo una tabella di valutazione già esistente con "label" ben definiti), quella di talento musicale dal Conservatorio della Svizzera italiana e quella di talento artistico da una speciale commissione ad hoc che il DECS può istituire. Un altro punto importante è costituito dalla griglia oraria. Le 33 ore previste nella griglia oraria attuale non sono diminuite. È invece modificata l'organizzazione interna delle ore giornaliere, con una griglia che comprende cinque unità didattiche alla mattina (8:00-12:15) e due al pomeriggio (13:30-15:10). Di fatto viene così accorciata la pausa sul mezzogiorno e per queste classi le lezioni terminano alle 15:10 tutti i giorni. Il mercoledì pomeriggio rimane libero come attualmente. A questo proposito, per rispondere subito alle osservazioni contenute nel rapporto di minoranza secondo cui comporre una griglia oraria adatta a tutti rischia di essere un'impresa impossibile, posso dire che questo non è assolutamente stato considerato un problema dai vertici dell'Ufficio dell'insegnamento medio e anche da diversi direttori, ad esempio delle scuole di Trevano e Pregassona che, interpellati a suo tempo, si erano dichiarati disponibili a questa sperimentazione. In merito ai costi osservo che, vista la situazione finanziaria delicata del Cantone, abbiamo valutato attentamente anche quest'aspetto. Se partiamo dalla premessa che ogni nuova sezione costa circa 250 mila franchi e che nel nostro caso si prevede inizialmente la creazione di un massimo di quattro o cinque sezioni supplementari per le due sedi (circa cento allievi inizialmente potrebbero far parte di questo progetto) arriviamo ad avere un importo annuo intorno a 1 o 1.2 milioni di franchi. Vi sono però alcuni importanti distinguo da fare: innanzitutto è da considerare che con la creazione di queste nuove classi di sportivi e artisti di élite potrebbe anche essere prevedibile una diminuzione di altre sezioni "normali" e quindi il costo potrebbe essere inferiore. Infatti, ad esempio potrebbe avvenire che a Lugano, da dove inizialmente proverrà la maggior parte di questi talenti, blocchi di allievi che oggi già frequentano alcune sezioni di terza e quarta media nella medesima sede siano spostati nelle sezioni "speciali"; ciò significa che le sezioni "normali" da dove provengono questi allievi si svuoterebbero e questo fatto potrebbe portare le direzioni delle scuole a inserire i pochi allievi rimasti in altre sezioni. Quindi per effetto della compensazione non vi sarebbe nessun aumento di sezioni e di costi. È chiaro che ad oggi non riusciamo ancora a determinare con precisione questi movimenti e quindi abbiamo indicato prudenzialmente costi per 1 milione di franchi all'anno. In secondo luogo le società sportive d'élite maggiormente coinvolte nel progetto (HC Lugano, HC Ambrì Piotta e FC Lugano) parteciperanno ai costi di trasporto e ai costi della mensa; addirittura, mi è stato confermato recentemente dai loro portavoce, potrebbero contribuire ai costi generali di questo progetto, almeno parzialmente, tramite alcune fondazioni dello sport. Non so se questo sarà fattibile, è una promessa fatta dai portavoce di queste società: è comunque un compito che dovrà portare avanti il DECS, ma è un segnale chiaro che si dovrà assolutamente valutare. In terzo luogo, inoltre, teniamo in considerazione che se non si interviene – ricordo che siamo l'ultimo Cantone svizzero a non dare benefici a questi sportivi di élite e talenti artistici – potrebbero generarsi ulteriori costi causati dai casi di stress dovuti al carico che questi allievi talentuosi devono sopportare con la situazione attuale. Chi ha figli che svolgono queste attività sa di cosa sto parlando. Preferisco quindi parlare di investimento e non di costi puri in quanto si tratta pur sempre del futuro dei nostri ragazzi.

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Con le considerazioni di cui sopra e nell'ottica di un necessario adattamento del sistema scolastico in rapporto alle mutate esigenze della nostra società, la maggioranza della Commissione propone di accogliere ai sensi dei considerandi l'iniziativa presentata nella forma generica da Lorenzo Jelmini e invita il Cantone, nel caso vi fossero costi insopportabili a dipendenza della situazione finanziaria dello Stato, a iniziare questa sperimentazione della durata di due anni e, in funzione dei risultati raggiunti, a proporre entro sei mesi dopo la fine del periodo di sperimentazione, un messaggio con le necessarie modifiche di legge atte a raggiungere gli obiettivi fissati nel presente rapporto. PUGNO GHIRLANDA D., RELATRICE DI MINORANZA - I relatori del rapporto di maggioranza hanno illustrato un progetto di scuola destinata unicamente agli sportivi di élite o ai talenti artistici – giovanissimi, dell'età della scuola media (SM) – e ne hanno descritto i possibili vantaggi per i ragazzi a cui è destinata. Noi invece ci siamo interrogati sull'opportunità di realizzare, all'interno della scuola pubblica e nel settore dell'obbligo scolastico, una specie di "scuola a parte". Perché? Quali vantaggi comporta e quali svantaggi? Come sappiamo, l'idea è nata in seguito a un'iniziativa generica lanciata dal collega Jelmini che chiede di inserire nella legge della scuola [RL 5.1.1.1] un articolo specifico per «incoraggiare la creazione di classi a orario speciale, nelle sedi di scuola media del Cantone che ne facciano richiesta. Ciò per facilitare la conciliazione tra l'attività scolastica con la pratica sportiva e artistica intensa». Sulla base di questa iniziativa la maggioranza della Commissione speciale scolastica ha allestito il progetto che ci apprestiamo a discutere e che consiste, in primo luogo, nell'istituzione di due classi sperimentali, di III e IV media, una nel Luganese e l'altra nel Bellinzonese, destinate ai talenti sportivi o ai giovani artisti, aventi un orario speciale (termine delle lezioni alle 15:10, tutti i pomeriggi), disponendo di una mensa interna alla sede, rispettando la griglia oraria consistente in 33 ore settimanali: vi invito a riflettere su tale orario poiché si tratta di molte ore che implicano un grande impegno (è giusto sia così), che deve essere svolto bene e non può essere concentrato come se l'allievo fosse una specie di recipiente che viene riempito tramite un imbuto e che terminate le lezioni, va a praticare lo sport. Il problema è che un allievo può recepire l'insegnamento solo se può elaborare quanto gli è stato insegnato e per fare ciò deve disporre del tempo necessario all'assimilazione. Per valutare l'efficacia del progetto bisogna tenere ben presente una premessa, vale a dire che i destinatari sono ragazze e ragazzi di III e IV media: stiamo parlando della fascia della scuola dell'obbligo, di tredicenni e di quattordicenni. A sostegno della loro proposta, i promotori ribadiscono il fatto che lo sport rientra a pieno titolo, insieme all'educazione e alla cultura, fra gli obiettivi peculiari e imprescindibili della scuola dell'obbligo. Non vi è dubbio che lo sport rientri nei compiti della scuola pubblica statale, come dimostra l'aumento di attività sportive regolari, come le settimane di sci, escursioni a piedi, le uscite in bicicletta, le giornate al centro polisportivo di Tenero e così via, per favorire l'approccio e lo sviluppo del movimento fisico, per tutti. Uno sguardo ai nuovi piani di studio, approvati dal Consiglio di Stato neanche due anni fa, ci conferma che «a lungo termine, l'apprendimento è finalizzato non tanto a una prestazione motoria o sportiva specialistica limitata nel tempo, ma piuttosto allo sviluppo di uno stile di vita attivo […] anche in un'ottica salutistica, compreso il portamento».4

4 Piani di studio della scuola dell'obbligo ticinese, Bellinzona, agosto 2015, p. 247.

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La scuola dunque si prefigge di educare i giovani allo sport, inteso però come promozione alla salute per tutti. Sappiamo che la salute è un capitale che si comincia ad accumulare da giovani. Promuovere lo sport nella scuola dell'obbligo non significa promuovere necessariamente l'agonismo o la competizione, non perché siano ingiuste in sé ma perché sono al di fuori degli obiettivi che la scuola si prefigge. Certamente, emergere nell'ambito sportivo o artistico è un'ambizione legittima, anzi, lodevole; tuttavia bisogna ammettere che tali obiettivi fanno parte della sfera privata. Ognuno si ingegna a raggiungerli con i propri mezzi. Per quanto riguarda i giovani che frequentano ancora la scuola obbligatoria propongo una riflessione che ho maturato durante i lunghi anni di insegnamento: il discorso sulla formazione si fa molto delicato, perché non è affatto scontato che i ragazzi di quell'età riescano a tenere il ritmo sia nello sport sia nello studio. Alcuni sì, ma vale per i giovani molto applicati. Spesso, in presenza di un forte carico di impegni, ad andarci di mezzo è la formazione. Nell'età della scuola media (SM) prende vigore la capacità di astrazione. Sono interiorizzate e metabolizzate quelle conoscenze di base che non ci lasceranno mai più nella vita. III e IV media corrispondono per tutti a un periodo di forte cambiamento, fisico e intellettuale. E l'intelletto, ricordiamolo, si può modellare. È preciso dovere della scuola farlo. La via che dà i migliori risultati è il minuzioso lavoro che si compie con lezioni regolari svolte in un contesto ricco dei fermenti, degli stimoli e delle esperienze che solo la classe eterogenea fornisce. Dunque, gli anni della SM sono gli anni sbagliati per separare i talenti da tutti i loro compagni. Questa separazione sarebbe la causa dell'inclusione mancata cui allude il titolo dell'iniziativa. Il periodo scolastico coperto dalla SM non è il momento per costituire una comunità a parte: gli allievi sarebbero comunque fisicamente in una certa sede scolastica ma non ne farebbero parte, non parteciperebbero alle sue attività e vivrebbero in un contesto di persone aventi pari interessi. Al centro del discorso vi è pur sempre l'allievo: per questo abbiamo presentato le nostre considerazioni di tipo educativo. Vi sono però anche conseguenze pratiche indesiderate che una sperimentazione di questo tipo comporta, a nostro parere. Le posso così riassumere: la creazione di classi con orario speciale non riduce il problema dello stress psicofisico perché la griglia oraria rimane immutata e la fatica legata all'apprendimento rimane la stessa (non è possibile pensare di aggiungere altre ore e di far ingurgitare il contenuto di ciò che fa la scuola in modo meccanico, a meno di possedere doti speciali e volontà particolare, non molto diffusa a quell'età); inoltre, i parametri per entrare nelle scuole successive sono sempre uguali, le medie per accedere al liceo o alle altre scuole rimangono le medesime. La soluzione proposta nel rapporto di maggioranza, sarebbe insufficiente anche per gli stessi sportivi, perché hanno esigenze di preparazione o di orario molto diverse tra loro, quindi solo alcuni sport sono favoriti, altri non lo sono. Già oggi, nel terzo o nel quarto anno di SM vi è una griglia oraria molto articolata, con corsi attitudinali e di base, laboratori, eccetera: come si riesce a conciliare le esigenze scolastiche di ognuno, tenendo conto dei curricoli frequentati, del diritto di frequentare i laboratori, di seguire il sostegno e altre cose che contribuiscono a formarli? Inoltre, una sede che deve, per ovvie ragioni, tenere conto dell'orario generale considerando prioritariamente le classi di talenti artistici o sportivi, rischia di sfavorire tutte le altri classi con orari inadatti, come la presenza di ore buche, le ore di materie impegnative come matematica, italiano, eccetera poste alla fine della fascia pomeridiana poiché alla mattina deve essere data priorità alle classi di talenti: chi ha insegnato sa che il rendimento nel pomeriggio cala. Se un giovane non riesce a mantenere il livello raggiunto nello sport, deve lasciare la classe. Che cosa avviene se le classi di talenti si svuotano nel corso dell'anno? Sappiamo

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che i giovani che arrivano ai massimi livelli e li mantengono sono pochi. Manteniamo le classi anche con tre o quattro ragazzi? Cito un'informazione trovata in un interessante articolo pubblicato dal settimanale "Il Caffè" firmato dal collega Caprara. Tra le altre cose, mi colpisce l'affermazione seguente: «ogni atleta ha uno sviluppo diverso, ma l'esplosione [del talento] dovrebbe avvenire fra i 18 e i 22 anni». Allora, ha veramente senso un investimento per una sperimentazione come quella proposta? Siamo d'accordo di preparare gli allievi per il loro futuro di sportivi e di artisti, ma istituire classi con orario ridotto è veramente molto impegnativo. Il costo di questa sperimentazione non è trascurabile. Creare quattro classi come quelle proposte, costa circa 1.2 milioni di franchi all'anno. È corretto dirottare una somma così alta su una sperimentazione che, stando alle premesse, non dà garanzie di riuscita e coinvolge un gruppo di allievi relativamente piccolo? Infine, ammettiamo che la sperimentazione riesca. Abbiamo la garanzia di poterla replicare in tutte le sedi che ne faranno richiesta, come si dice nel testo dell'iniziativa? Quante sedi vorranno le classi con l'orario speciale e a quanto ammonterebbe il costo? Sarebbe sostenibile? Perché classi a orario ridotto solo a Lugano e Bellinzona? Mendrisio, Chiasso, Biasca si farebbero avanti con tutti i diritti per avere quanto creato altrove. La nostra conclusione è che la scuola dell'obbligo non può risolvere un problema che riguarda altri ambiti, perché deve concentrarsi sui propri obiettivi. Lo sport è bello, ma certamente solo per pochi giovani costituisce uno sbocco professionale sicuro e di lunga durata. Quindi, che fare? Come rispondere in modo adeguato ai bisogni di chi fa sport o si dedica all'arte? Da diversi anni la scuola dell'obbligo ticinese, per il settore della SM, ha introdotto convenzioni fra federazioni sportive e scuola. Queste permettono ai giovani talenti sportivi di ottenere agevolazioni, così da conciliare al meglio l'attività scolastica e quella sportiva. Le convenzioni in vigore già oggi funzionano egregiamente per circa centoventi giovani sportivi e per tre o quattro artisti. Dunque, la strada opportuna per favorire chi ha doti speciali è già tracciata. Si tratta di continuare a mettere in atto una politica dei talenti individualizzata, che raggiunge maggiormente gli obiettivi e che può essere perfezionata e che dà la facoltà a molti allievi di accedere allo sport o all'arte che desiderano poter seguire senza con ciò dovere investire una cifra importante. Tali convenzioni prevedono, per i giovani che hanno i requisiti necessari, le seguenti facilitazioni: deroghe permanenti dagli abituali orari scolastici; congedi di diversa durata; esonero da alcune lezioni e l'assistenza personalizzata. I direttori delle scuole apprezzano questi strumenti poiché permettono di pianificare e prevedere le assenze dei ragazzi durante l'anno. Per le federazioni esse sono un importante punto di riferimento che facilita le comunicazioni con la scuola. Concludendo, non sosterremo il rapporto di maggioranza e invitiamo il Gran Consiglio ad approvare il rapporto di minoranza che propone un controprogetto volto a inserire nella legge della scuola un sostegno ai ragazzi attivi a livello sportivo e culturale ad alti livelli. In effetti proponiamo che il DECS e le federazioni sportive, rispettivamente il DECS e le Scuole superiori in ambito culturale, possano sottoscrivere convenzioni atte a facilitare la conciliazione tra attività scolastica, sportiva e culturale di alto livello. Il Consiglio di Stato è incaricato di presentare la modifica di legge. CEDRASCHI A., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PLR - Ho sentito molte affermazioni filosofiche sullo sport e la scuola che però sono lontane dalla realtà che viviamo e che vivo in prima persona. Il "non si può fare" sovente viene declamato per

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mascherare la voglia di non cambiare e di non guardare in avanti. Il PLR condivide l'opportunità contenuta nell'iniziativa in questione e sottolinea l'importanza di rendere più facile la convivenza fra lo sport e le attività artistiche e culturali, i giovani sportivi in genere, e la scuola. Lo sport anni fa era considerato, a livello federale, un settore del Dipartimento militare, con un indirizzo prevalentemente legato al benessere del corpo, mentre le attività artistiche erano lasciate a iniziative private. Ormai da tempo, lo sport e le altre attività che ho citato sono diventati importanti per i nostri giovani in quanto, oltre alla normale pratica quale passatempo, accrescimento delle attività artistiche e culturali o ricerca del benessere fisico, essi potrebbero divenire un trampolino di lancio per una futura professione. In effetti, malgrado in certi ambiti si storca il naso, lo sport in particolare crea posti di lavoro per i nostri giovani. L'evoluzione di ogni singola disciplina richiede sacrifici da parte dei nostri giovani che sovente li spingono ad abbandonare perché non più compatibili a livello di tempo con le esigenze scolastiche. A questo aspetto dobbiamo aggiungere che le strutture sportive sono messe a disposizione per la pratica di alcune discipline unicamente in orari post scolastici. Di conseguenza si accentuano le difficoltà per la pratica delle attività oggetto della discussione. Siamo convinti che si possano ritagliare gli spazi adeguati all'interno della giornata scolastica così da permettere ai giovani di esercitare le attività che meglio si addicono loro e, nel contempo, si auspicano infrastrutture sportive adeguate alle attività giovanili e compatibili con le esigenze moderne. È evidente che coloro che possiamo definire talenti sono maggiormente messi sotto pressione per adempiere agli obblighi scolastici e riuscire nell'attività sportiva o artistica prescelta con speranza di ottenere risultati soddisfacenti. Urge una riforma dell'apparato scolastico che potrebbe eventualmente essere contenuta nel progetto "La scuola che verrà", con un adeguato riconoscimento e accento posto sulle ore del dopo studio e di sport scolastico. Un primo passo potrebbe essere la riforma del concetto di "orario scolastico", adeguandolo alla pratica delle discipline oggetto dell'iniziativa. Il seguente passo dovrebbe essere, come già è avvenuto nella maggior parte degli Stati, di avere attrezzature consone e far sì che lo sport e le altre attività artistiche siano rivolte non solo all'educazione ma anche al futuro lavorativo dei giovani. Ma, in attesa che si decida di mettersi al passo coi tempi, è necessario fare la sperimentazione proposta. Il mio personale auspicio e quello del PLR è che queste modifiche proposte possano permettere ai nostri giovani in prima battuta, in caso di accettazione dell'iniziativa generica, di studiare prima degli allenamenti (oppure dopo), con maggiore tranquillità. Dico prima o dopo perché per alcuni il tempo a disposizione nel pomeriggio potrebbe essere dedicato alle attività sportive o artistiche, mentre lo studio sarebbe svolto di sera ma in orari decenti (a volte privilegiando il nucleo famigliare), mentre per altri studiare e dedicarsi alle proprie attività personali potrebbe avvenire prima dell'allenamento, così da non avere l'assillo dello studio dopo l'allenamento a orari poco consoni. È opportuno iniziare quindi con una sperimentazione per i talenti e poi in seguito si raccoglieranno i risultati necessari per creare in futuro il giusto ambiente per tutti i giovani che desidereranno intraprendere attività collaterali allo studio con un impegno che non penalizzi lo stesso. Il PLR è concorde sulle necessità espresse nell'iniziativa ed è cosciente che il problema deve trovare una risposta con un miglioramento della situazione esistente. Prendiamo atto e approviamo il fatto che esiste la necessità di costituire classi frequentate da allievi sportivi o che seguono altre attività in un primo momento scelte dalle federazioni o dalle proprie società artistiche.

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Segnaliamo, preoccupati, i costi previsti per la sperimentazione, in un momento critico per un esborso importante indicato in circa 1.2 milioni di franchi. Il PLR, malgrado qualche dubbio, mantiene il proprio appoggio all'iniziativa e al rapporto di maggioranza, come già espresso in Commissione (contrariamente a quanto avvenuto in altre occasioni con altri partiti), ma invita fermamente a studiare una sperimentazione che accorpi i diversi giovani in quattro classi scolastiche, senza crearne di nuove affinché l'operazione risulti efficace e quasi neutra dal profilo finanziario. D'altronde questi ragazzi, circa un centinaio, vanno già a scuola e quindi si tratta solo di riorganizzarne la frequenza e la logistica. Crediamo che quanto da noi esposto sia realizzabile anche se allungherà i tempi di attuazione. Sicuri che i nostri suggerimenti saranno integrati e presi in considerazione, appoggiamo il concetto e l'innovazione proposta con l'invito all'attuazione senza aggravi a carico del Cantone in questo momento di difficoltà finanziaria. GUSCIO L., CORRELATRICE DI MAGGIORANZA E INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO LEGA - L'iniziativa di Lorenzo Jelmini Per una scuola media inclusiva anche delle famiglie i cui figli si dedicano allo sport e alla cultura chiede di discutere e trovare una soluzione confacente su un tema che si trascina ormai da anni. Già nell'ottobre del 2011 l'allora granconsigliere Christian Vitta presentò un'interrogazione Talenti e sportivi d'élite: si può far meglio?5, alla quale il Consiglio di Stato rispose che nell'ambito della nuova legge federale sulla promozione dello sport e dell'attività fisica [RS 415.0] sarebbe stato ipotizzabile riservare alcuni articoli della legge allo sport d'élite e alla scolarizzazione dei talenti sportivi in Ticino e fuori Cantone. II Programma talenti scuola media superiore (SMS), introdotto nel 2006, risponde a un'esigenza concreta delle SMS, quella di riuscire a conciliare la scuola con la pratica in ambito sportivo ed artistico. Esso è stato oggetto nel 2013 di una prima valutazione da parte dello psicologo dello sport Mattia Piffaretti, il quale è giunto a conclusioni più che positive, che elencherò in seguito. È pertanto innegabile che ci sia l'esigenza di intervenire anche a livello di scuola media (SM) in quanto il numero di studenti che si dedicano allo sport o a un'arte è in costante aumento e non sono, purtroppo, sufficientemente sostenuti o aiutati. In Svizzera molto viene fatto in questo ambito, come potete leggere nel rapporto di maggioranza, ma il Ticino rischia di rimanere l'ultima ruota del carro se non si interviene in modo incisivo. Riuscire a far convivere due realtà a priori inconciliabili come lo sport agonistico o l'attività artistica e le esigenze scolastiche rappresenta una sfida che un adolescente può affrontare serenamente se supportato in modo mirato. L'adolescenza è un periodo della vita difficile, che va gestito secondo la personalità del giovane che si va sviluppando, ma anche con l'aiuto di attività collaterali rispetto alla scuola, che siano sportive, artistiche o di altro genere. È assolutamente apprezzabile che i ragazzi non trascorrano la loro giornata unicamente nella sede scolastica e poi davanti a un tablet, ma che possano dedicarsi ai loro interessi e hobby. L'impressione che si ha invece dal rapporto di minoranza è che le attività extrascolastiche possano essere ritenute importanti ma non preponderanti e quasi superflue per la crescita dell'adolescente. Sottolineo inoltre che la pratica di uno sport o di un'arte, anche per chi non diventerà un professionista, servirà in modo spiccato per la futura esperienza lavorativa, il che non è assolutamente trascurabile. Trattasi delle cosiddette capacità trasferibili. Pierre de Coubertin disse: «per ogni individuo, lo sport è

5 Interrogazione n. 287.11: Talenti e sportivi d'élite: si può far meglio?, Christian Vitta e cofirmatari,

09.10.2011; risposta del Consiglio di Stato n. 287.11 del 28.03.2012.

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una possibile fonte di miglioramento interiore»; credo che non si debbano aggiungere ulteriori commenti. Tornando al sostegno auspicato, gli attori in campo sono diversi e variegati. Innanzitutto la famiglia, che si occuperà di non esasperare il livello agonistico del figlio ma piuttosto di appoggiare le scelte con un occhio di riguardo all'unicità. In secondo luogo il tutor, già presente nel citato Programma talenti SMS, che più di altri si dedicherà non solo a sostenere il talento ma prevalentemente a rappresentarlo in qualsiasi tipo di conflitto possa sfociare con la famiglia, la scuola o l'associazione sportiva e artistica. Egli è una sorta di mediatore: capace, perché conosce il mondo sportivo o dell'arte avendo praticato un'attività in questi campi in passato, formato e con capacità di negoziazione; egli è anche la figura ideale nel motivare, come forma di accompagnamento. In definitiva, si tratta di una persona della quale l'adolescente non può fare a meno. In terzo luogo è compito delle società e degli allenatori impegnarsi per facilitare la pratica sportiva e artistica, così che i risultati siano buoni non solo dal punto di vista della prestazione ma anche per la maturazione dell'adolescente. Infine la scuola, già consapevole della grande sfida per un talento nell'assolvere i due impegni in modo ottimale, dovrà essere più comprensiva verso eventuali deroghe. Non solo la direzione ma l'intero corpo docente deve rendersi conto che la realtà dei talenti è innegabile e sempre più importante, per cui ci si aspetta un atteggiamento più positivo verso gli studenti coinvolti. In merito al carico di lavoro psicofisico e in riferimento al monitoraggio svolto nelle scuole medie superiori (SMS) citato in apertura, che può essere applicato in una certa misura anche alle SM, i questionari di autovalutazione distribuiti ai talenti all'inizio e alla fine dell'anno scolastico hanno delineato due fattori fondamentali. Il primo riguarda la questione del numero d'insufficienze registrato dai talenti sportivi e artistici. Se all'inizio dell'anno il potenziale tasso di bocciatura dei talenti era del 35.2%, alla fine i non promossi erano circa il 7%. Questo denota, da una parte, la notevole capacità del talento sportivo o artistico di recuperare situazioni scolastiche difficili e, dall'altra, il tasso finale di bocciature di questa specifica frangia di studenti corrisponde alla metà del tasso di bocciature globale riscontrato a livello cantonale. I talenti sportivi e artistici sarebbero dunque, alla luce di questi dati, studenti non necessariamente migliori degli altri, ma senz'altro "efficaci". Sempre secondo il monitoraggio citato, la percentuale di giovani che hanno lasciato emergere un certo rischio di sovraccarico psicologico è del 55%. Difficile dire se questa percentuale valga anche per la SM, tuttavia il sovraccarico, legato alla stanchezza mentale e alla percezione di non essere all'altezza può essere superato offrendo, come avviene ad esempio a Losanna, un sistematico spazio di parola e di sostegno tramite uno psicologo sportivo. Altri attori che potrebbero contribuire a diminuire il sovraccarico sono, come sottolineato in precedenza, le associazioni sportive, i docenti, le direzioni scolastiche, i genitori. Si tratta sì di un meccanismo delicato che però, se "oliato" come sarebbe doveroso, funzionerà in modo efficace e il risultato andrà a beneficio della salute dei talenti e anche della pur già elevata reputazione del Cantone Ticino in materia di conciliazione fra scuola, sport e arte. I punti sollevati dal rapporto di minoranza poggiano su fondamenta veramente deboli, a iniziare dalla media del 4.65 per accedere alle SMS. Come ben sappiamo, con l'entrata in vigore della riforma scolastica "La scuola che verrà" tale media potrebbe venire a cadere. Il menzionato problema, sempre secondo la relatrice di minoranza, della difficoltà di comporre una griglia oraria confacente a tutti, sportivi artisti e non, è a mio modo di vedere un non-problema in quanto gli orari nelle SM sono già ora molto semplificati rispetto alle SMS e, a dipendenza dello sport o dell'attività artistica, gli allenamenti e le prove avvengono per la stragrande maggioranza dei casi nel tardo pomeriggio. Come

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puntualizzato nel rapporto di maggioranza, una classe poli-sportiva e poli-artistica rappresenta un valore aggiunto alla comunità scolastica, proprio per le esperienze e le competenze diverse che convergono in un punto fondamentale, una scuola che integra tutti, senza eccezioni, una scuola inclusiva. Infine, l'aspetto finanziario, sul quale è già intervenuto ampiamente il collega Franscella. Aggiungo solo che la sperimentazione avrà un costo contenuto, se si considera che non potrebbe esserci nessun aumento di sezioni visto che gli studenti verrebbero unicamente spostati da una sezione all'altra. Ma, in caso di aumento di costi, come si fa ad affermare che sarebbero soldi buttati al vento se la sperimentazione non riuscirà? Quante sperimentazioni, anche in altri settori, sono state portate a termine con successo e poi implementate, e quante invece sono state abbandonate? Non siamo sicuramente in grado di dirlo e fare illazioni su un possibile fallimento del progetto denota una visione alquanto miope. In conclusione, la proposta di sperimentazione – sottolineo che si tratta di una sperimentazione della durata di due anni – con le condizioni poste nel rapporto di maggioranza, approfondite dai commissari anche con gli addetti ai lavori, è senza ombra di dubbio la risposta auspicata da tempo a un'esigenza di grande interesse per la nostra scuola. Si tratta di una proposta elaborata nei dettagli, considerando gli scenari scolastici e sportivi del Cantone. Porto pertanto il sostegno unanime al rapporto di maggioranza del gruppo della Lega dei ticinesi e invito il Gran Consiglio ad accogliere l'iniziativa. LURATI GRASSI T., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PS - Il principio del sostegno da parte dello Stato allo sport d'élite è dichiarato nella legge cantonale sullo sport e sull'attività fisica [RL 5.6.1.1] del 17 febbraio 2014 e nel rispettivo Regolamento del 18 marzo 2014 [RL 5.6.1.1.1]. In questo senso il Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS) ha già iniziato da diversi anni a cercare soluzioni formative valide per i giovani che alla formazione scolastica e professionale affiancano la pratica di un'attività sportiva o artistica d'alto livello. Queste offerte scolastiche si rivolgono a giovani considerati talenti nella loro disciplina e che quindi devono essere adeguatamente sostenuti durante la loro carriera scolastica così da non rischiare di compromettere uno dei due percorsi. Oggi tutti concordano sul fatto che uno sportivo di successo non costruisce la sua carriera unicamente con allenamenti e preparazione specifica ma anche curando con altrettanta attenzione il suo sviluppo culturale e la sua formazione scolastica e professionale. La scuola rimane quindi la priorità per i giovani talenti e il livello di formazione che essi riescono a raggiungere è di fondamentale importanza per la loro entrata nel mondo del lavoro, sia che essa avvenga durante la carriera sportiva o alla sua conclusione. Partendo da questi presupposti e come bene esposto nel rapporto di minoranza redatto dalla collega Pugno Ghirlanda, il mio gruppo non ritiene che la proposta contenuta nel rapporto di maggioranza possa risolvere in maniera adeguata la conciliazione fra attività scolastica e pratica sportiva. Infatti, nel rapporto di maggioranza si richiamano esperienze condotte in altri Cantoni: tutti gli esempi si riferiscono a progetti che interessano singole società sportive e sono coinvolti unicamente gli allievi che praticano una singola disciplina sportiva (calcio o hockey), ma per tutti gli altri cosa avviene? Inoltre, a livello svizzero si sta delineando il modello sostenuto da Swiss olympics che prevede di non superare le 25 ore settimanali o di prevedere alleggerimenti di orario e di permettere agli allievi di allenarsi una o due mattine la settimana. Rischiamo di sperimentare qualcosa di quasi superato e che non risolve il problema dello stress psicofisico. Come evidenzia il nostro rapporto di minoranza creare classi speciali composte unicamente di talenti è inopportuno dal punto di vista educativo perché gli allievi di scuola media (SM) sono troppo

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giovani per fare un gruppo a parte, spesso a prevalenza maschile: si forma per forza di cose una classe molto omogenea in cui vengono a mancare relazioni, incontri e arricchimenti che solo il gruppo eterogeneo può dare e che sono importanti per lo sviluppo delle capacità dell'adolescente, comprese quelle sul piano sociale. Per queste classi non si può certo parlare di inclusione. Vorremmo ricordare inoltre che uno dei compiti già svolti dalla scuola è di valorizzare sport e cultura e lo si fa attualmente in tutti gli ordini e gradi di scuola attraverso le settimane sportive invernali, le settimane polisportive organizzate a Tenero, le giornate sportive e le attività parascolastiche in ambito sportivo e culturale. Non da ultimo mi soffermo sull'aspetto finanziario. Si parla di 1.2 milioni di franchi che non sono bazzecole in questo periodo di crisi finanziaria. Il mio gruppo si chiede se sia corretto investirli in una sperimentazione che già prima di iniziare mostra fragilità e non dà garanzie di riuscita: in un momento finanziario veramente difficile, nel quale il "triciclo" ha chiesto e purtroppo ottenuto 20 milioni di franchi di tagli, è veramente necessario spendere questa cifra? La nostra non è una visione miope bensì una visione realista in un momento durante il quale la parte preponderante del Parlamento ha chiesto ulteriori sacrifici alla popolazione ticinese. Il mio gruppo chiede un po' di coerenza nella scelta degli investimenti da fare: in questo caso non vi è coerenza. In conclusione, il gruppo PS non sosterrà il rapporto di maggioranza e invita il Gran Consiglio ad approvare il rapporto di minoranza che propone un controprogetto teso a inserire nella legge della scuola un sostegno ai ragazzi attivi a livello sportivo e culturale ad alti livelli: in effetti proponiamo che il DECS, le federazioni sportive e le scuole superiori in ambito culturale possano sottoscrivere convenzioni atte a facilitare la conciliazione tra attività scolastica, sportiva e culturale di alto livello; il Consiglio di Stato è incaricato di presentare la modifica di legge. MORISOLI S., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO LA DESTRA - Un'osservazione generale riguarda l'incredibile capacità del Parlamento di passare in poche ore da un tema a un altro e come ognuno di noi si senta esperto di tutto: di cosa abbiano bisogno gli animali o le aziende o il malato, o cosa sia il bene dei genitori e quello degli allievi, dei figli, dello sportivo, dei club o degli allenatori; siamo superesperti e attraverso il nostro voto ci sembra di avere il potere di modellare la realtà all'esterno di quest'aula. Innanzitutto, non varrebbe la pena che il Parlamento – invece di voler pilotare, determinare e incanalare – lasci che la realtà esterna possa fare un po' di più? Ricordo che Milton Friedman – non è il mio autore preferito poiché preferisco la scuola della "public choice" di Buchanan e Tullock – propose il seguente ragionamento: se dovessi vedere qualcuno entrare nel vialetto di casa mia con un cartello recante la scritta "sto venendo a farti del bene" scapperei dalla porta sul retro del giardino: questo pensiero riassume quanto dimentichiamo in questo Parlamento. La proposta di oggi rientra nella visione di liberare forze, risorse e creatività, rientra nella logica di educazione a rete, una logica che con il collega Pamini e il gruppo ispira l'iniziativa parlamentare elaborata La scuola che vogliamo: realista - Pluralità di istituti nell'unità educativa6: crediamo profondamente che la riforma scolastica, a complemento di quanto vedremo giungere da "La scuola che verrà", debba riprendere il concetto integrale di rete dove si mettono insieme strutture ed elementi che oggi fanno istruzione ed educazione sul territorio. Istruzione ed educazione non sono

6 Iniziativa parlamentare elaborata: La scuola che vogliamo: realista - Pluralità di istituti nell'unità educativa Sergio Morisoli e Paolo Pamini. 19.09.2016.

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la medesima cosa, i due termini non sono per nulla simili: l'educazione è molto più ampia dell'istruzione. Mai il compito di educare potrà essere svolto dallo Stato, perché non è un suo compito; lo Stato cerca di mantenere a denti stretti e con le unghie il monopolio sull'istruzione e questa situazione andrà avanti ancora per anni, ma presto o tardi esso dovrà cedere anche quello perché sono il mondo e la società a decidere. Il progetto di oggi nel suo piccolo, nel microcosmo di nostra competenza, è una pietra miliare e un primo passo per legittimare un concetto di educazione che esce dalle aule scolastiche e legittimare in questo caso chi fa sport e tutto quanto sta a monte – società, allenatori, eccetera – come, a tutti gli effetti, educatori veri, dei quali abbiamo bisogno tutti. Evidentemente questa sperimentazione pone qualche difficoltà, come abbiamo sentito, ma mi sembra molto esagerato, come fanno i socialisti, enumerare un'infinità di micro problemi per opporsi. Se le difficoltà sono tali per la scuola statale basterebbe versare l'importo in questione a due scuole private e vi assicuro che i problemi sentiti oggi in aula non sussisterebbero o sarebbero superati. Ringrazio i socialisti che dicono cosa bisognerebbe fare se l'esperimento non dovesse funzionare. Ma, anche se l'esperimento non dovesse funzionare, il bisogno esiste e non lo si può negare. Concludo con un aspetto per scaldare un po' i motori su "La scuola che verrà": intanto come detto precedentemente l'iniziativa elaborata depositata da La Destra al capitolo "Componenti della scuola" ha introdotto un capoverso nuovo che così recita: «allo scopo di integrare la propria funzione educativa in un contesto di rete dinamica la scuola promuove e si avvale della collaborazione del mondo della cultura, dell'informazione, dello sport, dell'economia e di altri enti educativi profit e non profit»; all'art. 35 lett. m, riferito ai compiti del nuovo Consiglio di direzione delle sedi scolastiche, esso «m) promuove la rete e l'integrazione di altri enti educativi non scolastici presenti nella società civile». Anche quegli eventuali articoli di legge che dovessero andare a coprire questo esperimento sono già sul tavolo della Commissione: quindi facciamo l'esperimento e abbiamo addirittura il lusso di poter migliorare articoli già presenti. Fatte queste considerazioni, invito le colleghe e i colleghi a entrare in questa nuova forma di pensiero non senza indicarvi la lettura di un libro bellissimo che aiuterà parecchi tra voi ad affrontare il problema della scuola che verrà il cui titolo è Il mito della scuola unica scritto da Charles L. Glenn, un grande studioso della scuola statale americana e professore esperto che fornisce orizzonti già percorsi da progetti scandinavi. BERTOLI M., DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DELL'EDUCAZIONE, DELLA CULTURA E DELLO SPORT - Come avete potuto leggere dai rapporti il Governo, tramite il mio Dipartimento, aveva già espresso in Commissione un'opinione negativa quanto all'indirizzo che si sta prendendo anche prima di essere a conoscenza della trasformazione, nei fatti, dell'iniziativa in una mozione che chiede una sperimentazione, e che chiedeva e chiede ancora una modifica di legge. Questo aspetto è anche un tema che la Commissione che studierà la legge sul Gran Consiglio dovrà trattare per capire come si possa passare da un atto all'altro con tanta disinvoltura, stravolgendo un po' il dibattito in quest'aula. Non mi soffermo comunque sulla procedura perché mi interessa poco. I giochi sono fatti, i dati ci sono e quindi non mi aspetto altro che un accoglimento del rapporto di maggioranza. Espongo comunque la nostra posizione. Il Consiglio di Stato è contrario per ragioni finanziarie; ieri il Gran Consiglio ha chiesto, in nome della capacità di rivedere i compiti dello Stato, 20 milioni di franchi di risparmi aggiuntivi, però ora state per decidere di rivedere i compiti dello Stato al rialzo, introducendo qualcosa che oggi non c'è e quindi aggiungendo costi; questo atteggiamento

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è difficile da sopportare per il Consiglio di Stato perché testimonia di una distanza tra quanto il Parlamento decide un giorno e quanto delibera il giorno seguente: è difficile lavorare in queste condizioni. Il mio Dipartimento e la scuola in generale sono contrari per ragioni di tipo scolastico, che sono state condivise, differentemente da quanto è stato detto in quest'aula, coi vertici attuali e precedenti dell'Ufficio dell'insegnamento medio (il signor Vanetta, che ha lavorato in quell'Ufficio fino a dicembre ed è stato vicino allo sport poiché sportivo egli stesso, ha sostenuto che questo elemento di integrazione dello sport nella scuola non funziona). Precedentemente la deputata Guscio si è soffermata sulla valutazione riguardante il Programma talenti SMS: si tratta però di un programma diverso, di un'altra cosa. Sono felice che si possano fare programmi di questo tipo, così come se ne fanno altri nella scuola media (SM), che continueremo a fare. Prima che arrivassi a dirigere il Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS) sono stati promossi programmi intesi a conciliare il tempo della scuola con quello dello sport; dopo il mio arrivo al DECS abbiamo fatto qualche passo avanti, per esempio nel post-obbligatorio con la classe sportiva al Liceo di Locarno in combinazione con Tenero e che verosimilmente si trasferirà a Bellinzona perché le situazioni evolvono. Seguiamo il tema perché crediamo sia doveroso cercare di conciliare le due cose. Non possiamo però essere d'accordo con l'idea che la SM, la scuola dell'obbligo, debba fare un passo indietro diventando secondaria rispetto ad altre considerazioni: l'ha detto il deputato Franscella con chiarezza affermando che si vuole qualcosa che metta al centro l'impegno sportivo e culturale. Questo è il concetto che non possiamo condividere e sul quale non possiamo andare d'accordo. Lo sport così come lo studio di uno strumento musicale, implica fatica e molto tempo – ho figli che praticano sport e studiano strumenti – ma al centro della nostra collettività, per i ragazzi della scuola dell'obbligo, credo debba rimanere la scuola perché essa darà tutte le possibilità anche professionali per il futuro, senza nulla togliere alle professioni del mondo dello sport. Allora propongo una domanda che qui non è stata fatta ma che dobbiamo porre è: per quale ragione spetta alla scuola organizzarsi differentemente e non allo sport? Quattro o cinque allenamenti, con in aggiunta il sabato e la domenica, è un programma gestibile e normale per l'attività sportiva, pur d'élite? Siamo pur un Cantone che ha due squadre di serie A nel campionato di hockey (credo sia solo il Canton Berna ad avere una situazione simile), abbiamo una squadra calcistica in serie A, abbiamo squadre di primo piano nel basket, abbiamo numerosi sportivi: non mi sembra che siamo indietro o che ci possiamo lamentare rispetto ad altri Cantoni. Facciamo quanto possiamo fare accanto alla scuola e insieme alla scuola, come già viene fatto, ma invito a non stravolgere il sistema perché inserire classi speciali vuole dire separare questi ragazzi, "ghettizzare" questi ragazzi (perché le ragazze saranno pochissime); a questo punto ha ragione il deputato Morisoli, se si vogliono "ghettizzare" facciamolo nelle scuole private dove il sistema ghettizzante funziona già perché le scuole cattoliche raccolgono ragazzi le cui famiglie sono orientate verso le scuole cattoliche, rispettivamente le scuole di altro tipo dove le famiglie fanno scelte "ghettizzanti" o differenzianti oppure segreganti – come si vuole definire tale scelta, usate il termine che preferite – ma che nella sostanza fanno la scelta di non lasciare i ragazzi assieme. Questo è uno dei motivi principali per i quali la scelta è sbagliata. Inoltre, vi è una serie di questioni organizzative importanti. Il secondo biennio di SM è complicato a causa anche dei livelli: il modello proposto dai deputati Franscella e Guscio non prevede le opzioni; francese o latino sono materie che si fanno fuori griglia e se uno studente vuole seguirle, quando deve fare queste lezioni? Alla mattina alle ore 07:00

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oppure durante l'unica ora libera tra le 12:30 e le 13:30, facendo 8 ore di seguito di lezione? In conclusione, votate pure questa sperimentazione. Cercheremo di realizzarla, ma l'indirizzo non è quello corretto per il bene della scuola. Alla fine credo che avremo risultati difficili ma lo dirà la sperimentazione. Su un punto tecnico semplice non posso essere assolutamente d'accordo ed è quello secondo cui il Conservatorio, che forma i talenti, decide chi mandare all'interno delle scuole; come conseguenza la scuola non diventa più qualcosa di secondario ma diviene al servizio di altri: ora, se permettete, la scuola pubblica ha una dignità che non può essere calpestata fino a questo punto. FRANSCELLA C., CORRELATORE DI MAGGIORANZA - Bisogna replicare poiché, un po' come tutte le volte quando si discute con il Direttore del DECS, vi sono inesattezze. Ricordo al Consigliere di Stato Bertoli che l'iniziativa è generica e quindi dà la possibilità a chi la tratta di modellarla a dipendenza delle esigenze. Ho sottoposto per scrupolo il rapporto al Segretario generale del Gran Consiglio che ha dato il via libera e quindi mettetevi d'accordo tra di voi su quanto sostenuto. Voglio anche ricordare che il signor Vanetta, già responsabile dell'Ufficio dell'insegnamento medio (UIM) si è espresso, come il Consigliere di Stato, contro l'iniziativa Jelmini; noi oggi nel nostro rapporto abbiamo modificato l'iniziativa e abbiamo trovato un compromesso dopo un lavoro durato tre mesi, durante i quali abbiamo fatto svariati incontri con Vanetta (due volte) e con la nuova responsabile dell'UIM (una volta), sottoponendo il rapporto commissionale per capire il loro parere, che è stato positivo. Possiamo fare un altro incontro con il signor Vanetta e con la nuova responsabile dell'UIM così vediamo: non mi faccio dare del bugiardo, anche se il Direttore del DECS l'ha già fatto diverse volte, e quindi organizziamo l'incontro così che la questione possa essere risolta. Il Consigliere di Stato Bertoli parla di ghettizzare gli allievi se li mettiamo in scuole speciali: è più ghettizzante creare sezioni di sportivi di élite e di talenti artistici oppure inserire questi allievi talentuosi in classi normali come succede oggi a Gordola? Quest'ultima soluzione funziona, ma questi allievi fanno 5 ore in meno alla settimana (che comunque devono recuperare in altri momenti) non possono andare in passeggiata scolastica per seguire gli allenamenti e quindi rimangono a casa, le ore di ginnastica non sono fatte sempre assieme agli altri; di conseguenza mi chiedo: è più ghettizzante questo modello oppure la proposta di sperimentazione? Abbiamo proposto la sperimentazione proprio per poter fare una valutazione, perché la proposta potrebbe non andare bene: fra due anni il Consiglio di Stato riferirà al Parlamento cosa eventualmente non va bene. Da vent'anni ci sono pressioni da parte degli attori in gioco, delle famiglie, dei ragazzi medesimi intervistati nel rapporto UEFS del 1997, degli psicologi dello sport, delle società che lavorano con questi ragazzi. Vi è una forte esigenza di realizzare questa soluzione che non compromette la griglia oraria: il Direttore del DECS ha menzionato il francese ma è un problema del suo Dipartimento trovare una soluzione adeguata ma non compromette le 33 ore; quindi si tratta di fare una riorganizzazione interna e sicuramente non è facile: chiediamo al Consigliere di Stato Bertoli di prendere in mano la situazione e di provare. Tra l'altro non mettiamo il cappio al collo poiché, come ho detto nel mio intervento, il DECS può iniziare la sperimentazione anche a dipendenza della situazione finanziaria e quindi se quest'anno non fosse possibile in considerazione dell'aggravio di 20 milioni di franchi, la sperimentazione potrà iniziare l'anno prossimo. Si tratta di discutere di un principio importante. Gli Stati attorno a noi sono un esempio in

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questo caso, ma anche altri Cantoni sono su questa strada. Non vedo perché non si possa fare il tentativo auspicato. A livello finanziario non mi illudo che si possa raggiungere il costo zero ma molto probabilmente si può comprimere di molto il costo perché vi è una forte volontà di contribuire da parte delle società e di chi ha questa esigenza: famiglie e società parteciperanno ai costi di trasporto e a quelli della mensa. Vi è anche la possibilità di fare intervenire le fondazioni dello sport tramite le società di cui ho parlato in precedenza: si invita a esplorare questa strada. Credo che a questo punto si debba avere anche un po' di coraggio: osiamo, facciamo questo concreto primo passo, dimostriamo che anche in una situazione difficile il nostro Cantone sa avere un occhio di riguardo verso la nostra gioventù, verso quella che forse poco si fa sentire ma che si sacrifica già dalla giovane età – e sono sempre di più – ed è un esempio per tutti gli altri: è un esempio che probabilmente costa molto meno di tante altre spese inutili che facciamo. Invito quindi a sostenere il rapporto di maggioranza. CEDRASCHI A. - Vi sarebbero molte osservazioni ma mi limito a proporne tre. In primo luogo, non mi piace il termine "ghettizzazione" usato dal Consigliere di Stato Bertoli anche per le scuole private, che ovviamente non difendo essendo fautore della scuola pubblica: dire che qualcuno che frequenta la scuola privata va in un ghetto non è molto edificante. In secondo luogo, il Direttore del DECS deve sapere che vi sono bambine di 7, 10, 12, 13 anni che si allenano due o tre volte al giorno perché fanno nuoto, ginnastica, eccetera e quindi dire, come egli ha fatto, che saranno classi prevalentemente di maschi non è pertinente perché vi sono moltissime ragazze che fanno sport competitivo. In terzo luogo, non capisco perché la Svizzera debba essere differente dagli Stati che la circondano e perché la nostra scuola debba essere considerata sempre la migliore anche quando non fa quanto fanno, peraltro molto bene, le altre Nazioni a favore dello sport. MORISOLI S. - Non penso che il Consigliere di Stato Bertoli con la sua espressione "ghettizzazione" volesse dire quello che noi in negativo pensiamo, non vedo perché dovrebbe affermarlo, nei dibattiti escono cose all'improvviso che non sono necessariamente compiute nel ragionamento e quindi non mi addentro su questo aspetto. Mi fa specie un'affermazione del Direttore del DECS in merito alla scuola e alla sua dignità. Se la scuola è un corpo estraneo alla società, a quanto sta fuori, allora dobbiamo preoccuparci seriamente: si tratta di un'espressione da approfondire anche se non è oggi la sede ma lo faremo nel dibattito. In merito agli esperti che dicono cosa potrebbe accadere se si dovessero introdurre queste classi osservo che le loro idee non ci fanno molta impressione; ricordo cosa disse Winston Churchill durante un dibattito nel Parlamento inglese quando fu accusato di non essere un esperto di industria: egli rispose che non si deve essere stati cavalli per poter in seguito fare i cavalieri. In politica l'esperto conta e non conta perché il nostro margine di libertà è di opporci agli esperti quando riteniamo opportuno proporre qualcosa, altrimenti avremmo funzionari e tecnocrati a decidere, potremmo evitare le elezioni e i Dipartimenti potrebbero gestire il reale. In merito ai soldi, parola magica per la sinistra e per i socialisti che quando vi sono proposte che non vanno bene a loro invocano il "risparmismo" a tappeto, mentre quando si

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tratta di fare qualche risparmio su compiti obsoleti e sprechi allora si oppongono: dovrebbero mettersi d'accordo. JELMINI L. - Un paio di osservazioni sugli interventi. All'affermazione della collega Pugno Ghirlanda «a fronte di un importante carico di impegno a perderci è lo studio» rispondo che non ho capito bene se la collega ha compreso che vi sono ragazzi che questi impegni comunque li prendono, vanno ad allenarsi e a suonare strumenti; quindi queste attività esistono e non le cancelliamo oggi dicendo sì o no a questa proposta: l'impegno ci sarà comunque. Con la proposta in esame si chiede di conciliare meglio questi impegni differenti: quello prioritario che è quello educativo della scuola – l'ho detto nel mio intervento, mi dispiace che non l'avete ripreso – e quello altrettanto importante rappresentato dalle passioni che i ragazzi hanno e che sono da sostenere. Allora o si dice aboliamo lo sport e impediamo lo sport a un certo livello – precedentemente ho sentito dire che è quasi negativo fare sport prima di una certa età – oppure appoggiamo la proposta del rapporto di maggioranza. In merito al fatto di creare classi esclusive osservo che siamo stati tutti a scuola e quando suonava la fine della pausa si rientrava in classe e venivo escluso dai compagni che andavano in altre classi: questo non mi ha provocato gravi traumi. Le classi sono formate da venticinque allievi altrimenti facciamo la comune, con una classe di cento allievi; dal momento che creo classi escludo da una classe gli allievi delle altre. Chi fa sport non è un personaggio strano, che ha problemi o che è un escluso: ha una passione, per lo sport, la cultura, per uno strumento. Non si tratta di gente strana che noi decidiamo di includere in una classe separata da tutti gli altri allievi che sono persone normali. Qui si chiede semplicemente di fare attenzione anche a loro, creando opportunità affinché possano conciliare l'attività scolastica con un'attività extrascolastica: dite se queste ultime sono ritenute ancora valide. È chiaro che per me è prioritaria la questione scolastica, l'ho detto, tanto che non si chiedono sconti o di ridurre il carico di ore. Tutto questo è stato ponderato e abbiamo chiesto – io prima di inoltrare l'iniziativa e poi i colleghi che hanno fatto gli approfondimenti – se questo era fattibile, se comportava eccessi o carichi o conseguenze intellettuali o fisiologiche di questi allievi e ci è stato detto di no: abbiamo parlato con direttori e docenti di SM e tutti hanno detto che la nostra proposta non comporta disagi, ma è addirittura una buona cosa proprio per il fatto che si riesce a conciliare meglio le attività e a fare in modo che questi ragazzi possano vivere anche una vita famigliare. Termino sulle questioni sollevate dal Consigliere di Stato che ha chiesto perché deve essere la scuola a fare modifiche invece del mondo sportivo o culturale; le associazioni sportive e culturali sono disposte a fare questi sacrifici, tanto che modificano le loro abitudini di fare gli allenamenti durante certi orari della giornata negli interessi di studenti e famiglie. Loro si muovono in questa direzione ma ho chiesto una modifica legislativa perché le società sportive che si sono rivolte al DECS hanno trovato, a un certo punto, un muro; di fronte a ciò l'unica possibilità consiste nel modificare la legge e nell'imporre per legge qualcosa. In seguito è arrivata la soluzione della Commissione che ha potuto approfondire la questione, che condivido. Magari ha ragione il Direttore del DECS in merito alla forma ed eventualmente presenteremo una mozione in luogo dell'iniziativa. Infine, in merito al termine "ghettizzare" invito il Consigliere di Stato Bertoli a correggersi perché non ho ghettizzato i miei figli mandandoli nelle scuole cattoliche, anche perché avevano compagni con genitori atei, musulmani o che la pensavano diversamente e che non avevano nulla a che fare con la religione cattolica. Non ho ghettizzato nessuno; al

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limite è il tentativo del Direttore del DECS di "ghettizzare" chi non la pensa come lui che bisognerebbe correggere. Qui si chiede di andare a favorire la famiglia e l'allievo. LURATI GRASSI T. - Ricordo semplicemente che non si è voluto sentire le associazioni magistrali quindi ne prendiamo atto e ci sembra poco rispettoso per il lavoro che viene svolto da parte dei docenti. Inoltre è importante ricordare che la scuola media contribuisce a creare le basi per fare del ragazzo una persona pronta al mondo del lavoro. Come ricordato dalla collega Pugno Ghirlanda, se il talento esce a diciotto anni il DECS favorisce questo sviluppo portando avanti convenzioni con le federazioni sportive. Ci sembra più sensato spendere i soldi in maniera ragionata e non azzardata con una sperimentazione così campata in aria. PUGNO GHIRLANDA D., RELATRICE DI MINORANZA - Vi sarebbero tante piccole cose da puntualizzare ma mi limito ad alcune osservazioni. Quanto ho scritto nel rapporto di minoranza non dovrebbe essere frainteso: per esempio non parlo dell'impegno o dico che questi ragazzi non sarebbero sufficientemente impegnati: l'impegno degli sportivi di élite c'è ed è tanto, ma vi è anche quello scolastico e nella mia esperienza professionale a Minusio ho visto qualche sportivo di élite che faceva fatica in tutti i settori ed è questo che mi fa paura. Penso che andrebbe spostata l'età di tutti questi allenamenti: mi interrogo anch'io sulla necessità di fare così tante ore di lavoro extrascolastico e quest'ultimo non è considerato qualcosa di non valido; ogni arte e passione personale è assolutamente valida ma bisogna anche essere formati adeguatamente. Faccio notare che Swiss olympic va nella direzione di proporre 25 ore di scuola e le rimanenti 8 ore che mancano sarebbero da recuperare in altro modo o allungando il percorso: vi sarà una ragione perché Swiss olympic ritiene che la griglia oraria non è compatibile con le esigenze dello sport: o da una parte o dall'altra bisogna tagliare. Lo Stato riserva attenzione ai talenti e finora sembra che le convenzioni abbiano fornito buoni risultati perché gli allievi si assentano nei momenti opportuni e non mettono da parte le lezioni, però restano nel contesto della loro classe e riescono a recuperare anche con l'aiuto dei compagni. È stata anche contestata la nostra osservazione sul fatto che le classi di sportivi e artisti sarebbero troppo omogenee: ribadisco che le classi così come previste sono troppo omogenee. Il problema risiede nel fatto che esse sono guidate da una medesima passione, da uno stesso interesse: è giusto ma vengono a mancare molti altri stimoli che caratterizzano le classi eterogenee, che sono estremamente ricche e fertili di idee. È lì che si costruisce qualcosa, invece che nella piccola classe che riunisce persone aventi la medesima tendenza, gli stessi desideri e idee. BERTOLI M., DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DELL'EDUCAZIONE, DELLA CULTURA E DELLO SPORT - In primo luogo un appunto sulla procedura, le iniziative generiche o elaborate legislative sono fatte per modificare la legge mentre nel caso concreto non si modifica la legge bensì si chiede di fare una sperimentazione. Personalmente non mi interessa molto la procedura ma chiedo in futuro di fare i dibattiti in Parlamento in modo più ordinato al fine di capire da dove si parte e dove si arriva.

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In secondo luogo, una questione più personale riferita agli interventi del deputato Franscella: desidero organizzare un incontro tra me, il deputato Franscella e i funzionari Vanetta e Zaninelli perché anch'io, come il deputato Franscella, non desidero passare per mentitore; ho parlato direttamente con il signor Vanetta più di una volta su questo soggetto e ho discusso con la signora Zaninelli esplicitamente di questa questione e nessuno dei due vede questa sperimentazione come un fatto positivo. Comunque loro e il sottoscritto la faremo visto che il Gran Consiglio deciderà di andare in questa direzione. Quindi, sulla questione più personale di dire le cose come stanno o mentire ho bisogno che ci incontriamo per chiarire i fatti. In terzo luogo, in merito alla questione dell'inclusione e dell'esclusione: è chiaro che qualcuno che fa ricreazione, terminata la pausa, rientra nella sua classe e non vede i compagni delle altre ma non è perché un ragazzo lascia la famiglia per le ore scolastiche che allora è escluso dalla famiglia: cerchiamo di capire i concetti. Oggi la scuola è formata da classi eterogenee con al loro interno di tutto; l'idea di formare le classi in maniera separata – gli sportivi con gli sportivi, quelli che scelgono l'indirizzo cattolico della scuola con altri che manifestano la medesima scelta, quelli che vogliono seguire la scuola Steiner con quelli che optano per la stessa preferenza – costituisce un indirizzo atomizzante per la scuola, già preso da altre società. Si tratta di un indirizzo, dal mio punto di vista ma anche da quello di esperti di cui ho letto libri, complessivamente sbagliato. In merito alla questione circa chi è al servizio di chi e chi deve essere prioritario, la scuola certamente deve dialogare con gli allievi e le famiglie poiché è suo compito, ma la missione della scuola è di formare i ragazzi, di costruire assieme a loro un sapere, non di mettere al centro altre cose. Le altre cose sono importanti anch'esse, devono essere considerate e bisogna fare un lavoro di conciliazione come già si fa e i programmi citati già in essere sulla questione sportiva esistono, ma la scuola non deve essere secondaria o rispondere ad altre missioni perché altrimenti la sua dignità ne viene toccata perché vuole dire che la sua missione principale non è più quella che dovrebbe essere riconosciuta da tutti. Cercheremo di realizzare la sperimentazione richiesta, con le condizioni – si è parlato di cento allievi per quattro classi e prendo per buono questo dato che implica quindi classi normali di venticinque allievi e non classi di sei o sette allievi (che sarebbe una situazione difficilmente gestibile) – e con le federazioni indicate e cercheremo di capire come si possa reperire un sostegno finanziario per il trasporto, cosa benvenuta. Di fondo, però, la cosa da dirimere oggi è sapere se si sta facendo una buona scelta: personalmente si tratta di una scelta che non posso considerare come azzeccata. SCHNELLMANN F. - Voterò il rapporto del collega Franscella ma desidero osservare quanto segue. È stato detto che in ambito sportivo si sboccia tra i diciotto e i ventidue anni: ora, siede davanti a me il collega Quadranti che è il presidente dell'Associazione cantonale ticinese di ginnastica e mi nasce spontaneo dire che all'età citata in precedenza chi pratica la ginnastica finisce la carriera. Lo sport o la musica o l'arte possono diventare una professione e ricordo che in Ticino abbiamo decine o centinaia di persone che vivono nei diversi ambiti grazie a sport, musica o arte. In merito al costo di un milione e duecentomila franchi, che sembra essere un ostacolo, penso che, visto che il numero di allievi non aumenta, basterebbe una certa organizzazione o razionalizzazione così da limitare i costi.

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FILIPPINI L. - Sosterrò il rapporto di maggioranza. Mi preme dire che sono stata estremamente delusa dal discorso del Consigliere di Stato Bertoli, in particolare per l'invettiva contro le scuole private che a suo dire sono ghetti di stampo cattolico dove, quasi, sembra che vi siano ragazze e ragazzi lobotomizzati. Ricordo al Consigliere di Stato Bertoli che è il Direttore del DECS e quindi è il riferimento di tutte le scuole e di tutti gli allievi e che non vi sono allievi di serie A perché frequentano le scuole pubbliche e allievi di serie B perché frequentano le scuole private. Se il Consigliere di Stato Bertoli non è in grado di essere il Direttore di tutte le scuole e di tutti gli allievi allora penso che debba cambiare mestiere. DENTI F. - Non sosterrò l'iniziativa perché gli allievi delle scuole medie sono spremuti troppo, all'eccesso. Ricordo che in questo Cantone vi è un andazzo che porta a considerare interessanti, nello sport, i giovani finché vi è la struttura di Gioventù e Sport che finanzia le attività, ma finito questo sostegno i ragazzi sono abbandonati a loro stessi. Una canzone diceva "uno su mille ce la fa" ma nello sport è uno su centomila. Chi ha talento e costanza emergerà da solo. Infine, oggi siamo in prossimità di una data nella quale si ricordano gli avvenimenti della Seconda guerra mondiale e pertanto richiamo il Consigliere di Stato a non utilizzare il termine ghettizzazione in questo Parlamento e in questo Paese. PATUZZI M. - Sulla base della mia esperienza personale e per solidarietà coi giovanissimi talenti in ambito sportivo, artistico e musicale voterò a favore dell'iniziativa. AGUSTONI M. - Sosterrò il rapporto di maggioranza. Visto che il Consigliere di Stato ha richiamato alla serietà nel seguire le procedure, ricordo che l'art. 14 lett. m) della Costituzione cantonale garantisce il diritto e la libertà dei genitori di scegliere per i figli scuole diverse da quelle istituite dalle autorità pubbliche purché conformi ai requisiti fondamentali previsti dallo Stato in materia di istruzione. Credo che il Direttore del DECS oggi, a parte l'uso dei termini ghetto e segregazione (il secondo è altrettanto grave del primo) è tenuto ad applicare la Costituzione al di là delle sue opinioni personali. Ho frequentato la scuola pubblica e credo che anche ai miei figli farò seguire le scuole pubbliche perché sono rimasto convinto di tale scelta; ma il Direttore del DECS è il Consigliere di Stato di tutte le scuole ed è responsabile di tutta l'educazione e mi aspetto che non consideri chi fa scelte diverse qualcuno che segrega i propri figli o che li ghettizza; durante il dibattito è mancato solo il termine apartheid. Penso che sia doveroso che il Consigliere di Stato Bertoli si scusi verso questi genitori e che chiarisca meglio il suo pensiero. GALEAZZI T. - Si tratta di un investimento e non di una spesa; ma se fosse una spesa i soldi potrebbero essere trovati decurtandoli dal budget del Centro di dialettologia. In ogni modo appoggio quest'iniziativa perché bisogna dare un futuro ai giovani sportivi e mi meraviglia e mi vergogno che qualcuno sia contro salvo poi essere il primo ad andare in piazza con le bandierine svizzere quando un nostro sportivo sale su un podio internazionale. Preoccupiamoci piuttosto del fatto che magari ci sono studenti che non fanno il bagno con altri allievi perché per motivi religiosi non entrano in acqua assieme ai

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compagni. Mi preoccuperei anche di certi docenti che, come avvenuto qualche anno fa, hanno dato un'insufficienza a una ragazzina che era una sportiva di élite e aveva raggiunto ottimi risultati a livello internazionale. Infine, non parliamo di ghettizzazione visto che quegli allievi sono sui social e quindi avranno molti amici su Facebook, anche più di tanti altri, e quindi non vediamoli come marziani ma sosteniamoli. CELIO F. - Il dibattito nelle ultime battute è trasceso, purtroppo. Contrariamente a quanto detto da qualche deputato ritengo che il rapporto di minoranza della collega Pugno Ghirlanda sia molto ben fatto e dimostri da parte della relatrice una conoscenza dell'ambiente. Ciò nonostante mi sembra debole la conclusione, chiamata controprogetto; il rapporto di maggioranza è più concreto per le sue conclusioni, tanto più che la sperimentazione sarà attuata sotto l'egida del Dipartimento per cui certe eventuali "sbavature" saranno corrette. BERETTA PICCOLI S. - Appoggio l'iniziativa che avrebbe dovuto essere fatta almeno vent'anni fa, non ero sportiva d'élite però sono stata campionessa ticinese in diverse discipline e mi chiedo se qualcuno in questa sala utilizzerebbe ancora un telefono vecchio di vent'anni: non bisogna forse avere il coraggio di cambiare? Non cercare di cambiare le cose equivarrebbe a infrangere i sogni dei ragazzi. Quanti fra noi avrebbero voluto diventare un Federer o anche una Patuzzi? Dobbiamo lasciare ai ragazzi la speranza di diventare campioni per cui voterò il rapporto di maggioranza. QUADRANTI M. - Sono stato citato prima; sosterrò il rapporto di maggioranza, anche se riconosco i passi fatti dal DECS negli ultimi anni con la collaborazione con le federazioni, con la scuola media di Gordola, Losone, il liceo sportivo, la scuola professionale per sportivi di élite, l'incaricato per la scolarizzazione degli sportivi d'élite: molto è stato fatto e quindi sarebbe peccato non proseguire anche perché, pur non entrando nella questione finanziaria che è già stata discussa precedentemente, il Piano d'azione della Confederazione per la promozione dello sport e degli sportivi d'élite come la legge federale in materia segnano la tendenza che vuole far sì che i talenti sportivi siano sostenuti sia nelle loro attività sportive sia nella scolarizzazione e infine anche nella professione. Sono presidente dell'Associazione cantonale ticinese di ginnastica che ha tre centri per sportivi d'élite riconosciuti dalla Federazione svizzera di ginnastica; nel mondo della ginnastica bisogna iniziare molto presto durante il periodo della scuola dell'obbligo perché a quattordici-quindici anni si iscrivono alla scuola di Macolin, quando vanno bene. Sull'inclusione bisogna vedere per rapporto a cosa: l'esperienza e la conoscenza diretta di questi ragazzi e di queste ragazze mi portano a dire che sono molto integrati in un contesto svizzero e internazionale conoscendo più lingue e facendo molte più esperienze all'estero che se non dovessero rimanere in una classe in Ticino. TERRANEO O. - L'iniziativa non mette assolutamente in discussione la priorità della scuola pubblica ma tende a conciliare meglio le aspettative dei nostri giovani sportivi di élite. Questi ultimi a volte hanno anche risultati migliori rispetto a quelli degli altri allievi perché per poter fare il proprio sport si chiede loro uno sforzo maggiore, rimanendo prioritaria la scuola. Ritengo anch'io che la scuola debba rispondere alle esigenze della

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società. Certe affermazioni del rapporto di minoranza della collega Pugno Ghirlanda non mi trovano concorde perché lo sport deve essere iniziato prima dei diciotto anni. PASSALIA M. - Sosterrò con convinzione il rapporto di maggioranza. Ho avuto la fortuna e il privilegio di frequentare la scuola dell'obbligo e il liceo con uno sportivo ancora attivo nel modo dell'hockey, già membro della squadra nazionale, capitano di una delle due squadre ticinesi che ha ottenuto risultati nello sport grazie al suo impegno, all'aiuto della famiglia e soprattutto al sostegno della scuola privata frequentata. DELCÒ PETRALLI M. - Da quanto mi è stato detto gli allievi che rientrano nel novero degli sportivi d'élite sono 338, ma non so se sono tutti nell'età dell'obbligo scolastico. Qualche collega ha affermato che chi sostiene il rapporto di minoranza non ha un occhio di riguardo verso la nostra gioventù: sostengo il contrario. Caso mai è la maggioranza del Gran Consiglio che non ha un occhio di riguardo verso tutta la gioventù: penso in particolare alla decisione della maggioranza del Parlamento di bocciare la proposta di ridurre il numero di allievi per classe, che sarebbe stata utile per tutti gli allievi, anche quelli che non sono sportivi d'élite ma che vorrebbero partecipare alle lezioni con un po' di tranquillità in classe così come per tutto il corpo docente. La giustificazione al voto negativo risiedette nei costi ritenuti eccessivi. Aggiungo che ieri la maggioranza del Parlamento ha votato un taglio di 20 milioni di franchi alla spesa ma oggi si vuole votare questa proposta che aumenta di 1.2 milioni di franchi il deficit del Cantone. Questo è un buon esempio per capire che non dipende tutto dal Consiglio di Stato, ma chi fa il Preventivo e compone il deficit di questo Cantone è il Parlamento. BALLI O. - Appoggerò l'iniziativa ma esprimo la mia preoccupazione poiché sono relativamente nuovo e ho assistito a varie discussioni su temi che riguardavano la scuola e si è creato un muro contro muro tra il Consiglio di Stato o il DECS e la maggioranza del Gran Consiglio: credo che ciò non sia nell'interesse della scuola e degli alunni che la frequentano. GHISLETTA R. - Credo che vi sia una certa contraddizione, come rilevato dalla collega Delcò Petralli. Anche sul tema delle mense: non tutte le scuole ne hanno una. Nel rapporto si propone che le sedi oggetto di sperimentazione abbiano la mensa scolastica. Credo si possa ragionare su modelli diversi che toccano un po' tutte le sedi; però quando abbiamo metà delle sedi prive di una mensa scolastica è difficile anche cambiare certi modi di organizzazione. Deploro anche il mancato coinvolgimento delle associazioni magistrali su tale proposta, quando non meno di un mese fa si è detto, e lo si è ribadito a livello di preventivo, che è importante coinvolgere le associazioni scolastiche quando si sperimenta. Se veramente si crede che i docenti siano professionisti che hanno qualcosa da dire sul tema bisogna consultarli prima di procedere. Infine, in Commissione speciale scolastica ho sollevato la questione formale: si tratta di un'iniziativa che chiede di elaborare un testo di modifica della legge scolastica e quindi invito il Consiglio di Stato, nel caso di accettazione di questa iniziativa, a formulare una modifica della legge sulla scuola, come prevede la legge sul Gran Consiglio; altrimenti aggiriamo i diritti del Parlamento e di altri soggetti – il famoso popolo – che non è coinvolto procedendo come si vorrebbe. Chiedo che la

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questione di forma sia decisa dall'Ufficio presidenziale: quest'ultimo si trova davanti a un messaggio che approva un'iniziativa parlamentare legislativa il cui sbocco è una modifica della legge sulla scuola e perciò chiedo, così come fa il rapporto di minoranza con il controprogetto, che se dovesse passare questa modifica vi sia un messaggio del Consiglio di Stato con una modifica di legge perché altrimenti ognuno fa quello che vuole. Chiedo che si rispetti la legge sui rapporti tra il Gran Consiglio e il Consiglio di Stato. PEDUZZI P. - Approvo il rapporto di maggioranza. La scuola privata si è già attivata per favorire coloro che studiano musica. In Commissione il capoufficio Vanetta ci disse che quanto chiesto era realizzabile con relativa facilità. Chiedo al Consigliere di Stato di chiedere scusa poiché le definizioni sulla scuola privata sono toccanti e mi è dispiaciuto sentirle. BERTOLI M., DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DELL'EDUCAZIONE, DELLA CULTURA E DELLO SPORT - In merito alla terminologia usata. Un sistema educativo segregativo e un sistema educativo inclusivo sono terminologie usate dalla ricerca, non da me. Se quando si usa il termine segregazione voi pensate alla segregazione razziale è un vostro problema; segregare vuole dire separare, dividere. Sul termine ghettizzazione ho detto in precedenza che se preferite sostituirlo con atomizzazione lo si può fare, sempre nel senso di separazione della società in nuclei fatti da cose omogenee e non nella promozione dell'eterogeneità: questo è il concetto. Se si vuole arrampicare sulle parole lo si può fare, non sarebbe la prima volta. Rispetto totalmente le persone che fanno la scelta della scuola privata, è un loro diritto e va benissimo che sia così. Questo non vuol dire che le scuole private non indicano una scelta atomizzante perché sono per loro natura fatte attorno a diversi concetti visto che vi sono diversi tipi di scuole private. Non dobbiamo negare la storia delle scuole private. Questo è il concetto su cui possiamo tutti convivere. FRANSCELLA C., CORRELATORE DI MAGGIORANZA - In merito alle affermazioni del collega Ghisletta fatte oggi in aula e in precedenza in Commissione osservo che mi ero preso una settimana di tempo per interpellare il Segretario generale del Gran Consiglio che è presente oggi in aula e che potrebbe anche rispondere direttamente; quando abbiamo avuto la seduta per firmare il rapporto ho portato in Commissione le conclusioni fatte dal Segretario generale senza che il collega Ghisletta abbia reagito. Ora si mette nuovamente in discussione tutto l'iter procedurale. Chiedo al Presidente che sia data parola al Segretario generale così da risolvere il problema. BADASCI F., PRESIDENTE - La Commissione ha scelto la forma del dibattito ridotto ma vista la discussione si doveva scegliere un'altra forma. Ora procediamo con la votazione. La discussione è dichiarata chiusa.

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Messe ai voti ai sensi dell'art. 138 cpv. 4 LGC, le conclusioni del rapporto di maggioranza della Commissione speciale scolastica sono accolte con 58 voti favorevoli, 17 contrari e 2 astensioni. L'iniziativa è pertanto accolta ai sensi dei considerandi. Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Bacchetta-Cattori - Balli - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bignasca - Campana - Canepa - Caprara - Cedraschi - Celio - Censi - Crugnola - Dadò - Farinelli - Ferrara - Filippini - Foletti - Fonio - Franscella - Frapolli - Galeazzi - Galusero - Gendotti - Ghisla - Ghisolfi - Gianella - Gianora - Giudici - Guerra - Guscio - Jelmini - Käppeli - Lurati - Maggi - Mattei - Merlo - Morisoli - Ortelli - Pagani G. - Pagani L. - Pagnamenta - Pamini - Passalia - Patuzzi - Pedrazzini - Peduzzi - Pellanda - Pini - Polli - Quadranti - Robbiani - Rückert - Sanvido - Schnellmann - Seitz - Terraneo - Viscardi

Si pronunciano contro: Ay - Bang - Bosia Mirra - Corti - Crivelli Barella - Delcò Petralli - Denti - Ducry - Durisch - Garobbio - Ghisletta - Kandemir Bordoli - La Mantia - Lepori - Lurati Grassi - Pronzini - Pugno Ghirlanda

Si astengono: Gaffuri - Ramsauer 7. - INIZIATIVA PARLAMENTARE DEL 25 SETTEMBRE 2012 PRESENTATA NELLA

FORMA ELABORATA DA MICHELE GUERRA, SERGIO MORISOLI E COFIRMATARI, PER L'INTERGRUPPO PARLAMENTARE PROMOZIONE ECONOMICA, PER UNA MODIFICA DELLA LGC/CDS INTESA A "VELOCIZZARE I TEMPI DI EVASIONE DEGLI ATTI PARLAMENTARI"

- INIZIATIVA PARLAMENTARE DEL 19 SETTEMBRE 2016 PRESENTATA NELLA FORMA GENERICA DA PATRIZIA RAMSAUER "GLI ATTI PARLAMENTARI DEVONO ESSERE RISOLTI IN TERMINI BREVI"

Rapporto del 5 dicembre 2016 Ai sensi dell'art. 134 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma della procedura scritta. Conclusioni del rapporto della Commissione speciale per la revisione della LGC: si invita il Gran Consiglio a respingere le due iniziative e ad accogliere il controprogetto annesso al rapporto medesimo. È aperta la discussione di entrata in materia. KÄPPELI F., RELATORE - Desidero evidenziare come le modifiche proposte vadano a rivoluzionare la procedura di evasione delle iniziative parlamentari elaborate e delle

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mozioni. Le due iniziative e l'emendamento dimostrano che i deputati del Gran Consiglio sono stufi dei tempi, spesso troppo lunghi, di evasione di atti parlamentari. Le modifiche vanno a vantaggio del lavoro delle Commissioni e del Consiglio di Stato. Si aprono maggiori vie d'uscita per l'evasione e la citazione delle mozioni che scoprirete, nella pratica, nei prossimi mesi. Invito ad accettare le modifiche come controprogetto alle due iniziative proposte. Segnalo che, se le modifiche saranno accettate, tutte le mozioni e iniziative pendenti saranno trattate secondo la nuova procedura. Ciò varrà anche per atti parlamentari presentati mesi o anni or sono. La discussione di entrata in materia è dichiarata chiusa. Messe ai voti le conclusioni del rapporto commissionale sono accolte con 57 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astensione. È aperta la discussione sui singoli articoli del disegno di legge (controprogetto) annesso al rapporto commissionale. Gli articoli tacitamente accolti perché non oggetto di discussione o di proposte di modifica non figurano nel presente verbale. Articolo 102 cpv. 5

Emendamento di Carlo Lepori Si chiede lo stralcio del nuovo cpv. 5 dell'art 102 che recita:

5Se la Commissione non riferisce al Gran Consiglio con un rapporto in tempo utile per una decisione entro il termine indicato al capoverso precedente, l'iniziativa viene direttamente discussa dal plenum.

LEPORI C. - Ho alcune perplessità di fronte a questo rapporto che mi ricorda le grida spagnole di manzoniana memoria, dove ci sono centinaia di decreti contro i bravi, ma non succede nulla. Immagino che se alcuni atti parlamentari restano confinati a lungo nei cassetti si tratta di mancanza di volontà politica di farli procedere. Non credo dunque che possa servire a molto istituire rigidi termini e possibilità di proroga. Sono inoltre stupito che la Commissione speciale per la revisione della LGC pensi che alcune modifiche siano più urgenti di altre. Avrei preferito che si attendesse la fine dell'elaborazione della nuova legge. Ricordo che chiedere la modifica dell'art. 102 cpv. 5 con un'iniziativa in forma elaborata potrebbe causare problemi, in quanto se il Consiglio di Stato non risponde, si arriverebbe direttamente in Gran Consiglio. Propongo quindi lo stralcio della novella legislativa perché l'attuale norma è più che sufficiente, poiché presenta un termine preciso. Inoltre l'articolo successivo sulle iniziative generiche che ha la stessa formulazione non è modificato. Si creerebbe di conseguenza un'asimmetria che darebbe la possibilità a un giurista di perdersi fra quisquilie.

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Reputo sia importante rinunciare oggi alla revisione della legge per poterne discutere quando avremo di fronte tutto il progetto della nuova LGC. Vi prego quindi di emendare la proposta stralciando l'art. 102 cpv. 5 nuovo. CELIO F. - Torno sulla critica del collega Lepori sul modo di agire della Commissione. In tal senso ricordo che noi abbiamo l'incarico di esaminare l'insieme della legge ma al medesimo tempo ci sono stati attribuiti parecchi altri atti parlamentari, abbiamo pertanto ritenuto − a torto o a ragione − di trattare man mano tali atti. KÄPPELI F., RELATORE - Invito a respingere l'emendamento del collega Lepori. Chiaramente le iniziative elaborate e generiche sono diverse tra loro. Vi sono riflessioni alla base di tali differenze anche nelle modifiche proposte. Una, ad esempio, è che l'iniziativa generica passi obbligatoriamente in Consiglio di Stato e l'iniziativa già prevede la possibilità di un voto in caso di urgenza e di un modo di trattare l'iniziativa generica differente. Nel caso di iniziative elaborate si tratta invece di modifiche precise e concrete e ci sembra lecito, nel caso del raggiungimento del termine, ridiscuterne direttamente nel plenum. Per quanto riguarda il secondo punto sollevato dal collega Lepori inerente il contrasto − a suo avviso apparente − con l'art. 135, mi sembra che la formulazione dell'articolo sia chiara. Al cpv. 1 si legge: "Il Gran Consiglio non può deliberare su un oggetto, tranne nei casi espressamente stabiliti dalla presente legge…", ed è proprio quanto facciamo, ovvero aggiungiamo un caso espressamente previsto dalla presente legge. Infine, negli emendamenti si dice che l'articolo sarebbe già completo e che il termine sarebbe già previsto al cpv. 4. È però nel cpv. 5 che applica quanto previsto nel capoverso precedente. In caso di raggiungimento del termine si può trattare la questione direttamente in Gran Consiglio. Non mi sembra quindi il caso di stralciare il capoverso. Chiederò semmai, in una prossima riunione di Commissione, la possibilità di estendere tale possibilità anche per le iniziative generiche; in tal modo non sussisterà più nessuna disparità di trattamento, come sostenuto dal collega Lepori. Per oggi però vi chiedo di approvare la legge senza l'emendamento. Messo ai voti, l'emendamento è respinto con 17 voti favorevoli, 46 contrari e 2 astensioni. Articolo 105 cpv. 6

Emendamento di Patrizia Ramsauer 6In caso di inosservanza, da parte del Consiglio di Stato, del termine di 6 mesi per la

presentazione del messaggio, la mozione è trasmessa automaticamente a una Commissione, a meno che l'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio conceda una proroga per la presentazione del messaggio, dietro richiesta motivata del Consiglio di Stato formulata prima della scadenza del suddetto termine.

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RAMSAUER P. - L'emendamento è uno stralcio del cpv. 6 dell'art. 105. Mi sembra che da una parte si chieda di velocizzare e poi dall'altra si dia comunque una scappatoia al Consiglio di Stato. Ritengo quindi che il pezzo di capoverso in questione sia da stralciare. KÄPPELI F., RELATORE - È vero che si chiede solo di rispondere a una mozione e non di risolvere tutti i problemi del Cantone in sei mesi, però questo capoverso prevede che la proroga debba essere richiesta, che rispetti i termini e che abbia debite motivazioni. Inoltre spetta all'Ufficio presidenziale, ovvero un organo del Gran Consiglio, accettarla. L'emendamento è quindi da respingere. Messo ai voti, l'emendamento è respinto con 16 voti favorevoli, 44 contrari e 2 astensioni. La discussione sui singoli articoli è dichiarata chiusa. Messi ai voti, i singoli articoli e il complesso del disegno legge annesso al rapporto commissionale sono accolti con 53 voti favorevoli, 5 contrari e 6 astensioni. Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Ay - Bacchetta-Cattori - Balli - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bignasca - Campana - Canepa - Caprara - Cedraschi - Celio - Censi - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - Dadò - Farinelli - Ferrara - Filippini - Franscella - Frapolli - Gaffuri - Galeazzi - Galusero - Garobbio - Gendotti - Ghisla - Ghisolfi - Gianella - Gianora - Guerra - Käppeli - La Mantia - Lurati - Lurati Grassi - Minotti - Morisoli - Ortelli - Pagani G. - Pagani L. - Pagnamenta - Pamini - Patuzzi - Pedrazzini - Pellanda - Pinoja - Pronzini - Pugno Ghirlanda - Ramsauer - Robbiani - Viscardi

Si pronunciano contro: Delcò Petralli - Lepori - Mattei - Passalia - Quadranti

Si astengono: Bang - Ducry - Durisch - Ghisletta - Kandemir Bordoli - Maggi

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8. INIZIATIVA PARLAMENTARE DEL 10 OTTOBRE 2016 PRESENTATA NELLA FORMA ELABORATA DA PATRIZIA RAMSAUER PER LA MODIFICA DELLA LGC (NUOVO ART. 135BIS)

Rapporto del 14 dicembre 2016 Ai sensi dell'art. 134 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma della procedura scritta. Conclusioni del rapporto della Commissione speciale per la revisione della LGC: si invita il Gran Consiglio a respingere l'iniziativa. È aperta la discussione. RAMSAUER P. - Ho deciso di presentare l'iniziativa dopo che un mio atto parlamentare è stato trattato in Parlamento in mia assenza. Vi ricordo che la LGC prevede che il proponente prenda la parola per primo. Forse è solo un caso, ma molto spesso il Gran Consiglio decide modifiche di legge o discute atti parlamentari proprio perché c'è stato un primo caso. Non caspico pertanto gli argomenti del rapporto. È come se mi si desse ragione ma poi alla fine non si giudichi necessario inserire la modifica da me richiesta e si faccia appello al buon senso e al rispetto. Sono convinta che non cambierà nulla. Non sostengo il rapporto. LA MANTIA L., RELATRICE - La deputata Ramsauer ha ragione; a volte si votano degli atti parlamentari in assenza del proponente, e ciò non è corretto. Proprio ieri sera nel giro di cinque minuti si sono evasi tre atti parlamentari presentati in procedura scritta. In tal senso credo che spetti anche all'Ufficio presidenziale fare in modo che i tempi non siano accelerati così. Resto comunque convinta di quanto sostenuto nel rapporto che, lo ricordo, è stato firmato da tutta la Commissione. Nella speranza che in futuro si cerchi di migliorare ed evitare tali situazioni. La discussione è dichiarata chiusa. Messe ai voti le conclusioni del rapporto commissionale sono accolte con 53 voti favorevoli, 4 contrari e 9 astensioni. L'iniziativa è pertanto respinta. Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Ay - Bacchetta-Cattori - Balli - Bang - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bosia Mirra - Canepa - Caprara - Cedraschi - Celio - Censi - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - Dadò - Delcò Petralli - Denti - Ducry - Farinelli - Ferrara - Filippini - Fonio - Franscella - Galeazzi - Galusero - Garobbio - Gendotti - Ghisletta - Ghisolfi - Gianella - Gianora -

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Kandemir Bordoli - Käppeli - La Mantia - Lepori - Lurati Grassi - Maggi - Morisoli - Pagani G. - Pagani L. - Pagnamenta - Pamini - Passalia - Patuzzi - Pedrazzini - Peduzzi - Pini - Polli - Pugno Ghirlanda - Quadranti - Schnellmann

Si pronunciano contro: Guerra - Lurati - Merlo - Ramsauer

Si astengono: Bignasca - Campana - Frapolli - Ghisla - Mattei - Ortelli - Robbiani - Rückert - Viscardi 9. CHIUSURA DELLA SEDUTA E RINVIO Alle ore 18:50 la seduta è tolta e il Gran Consiglio è riconvocato per martedì 14 febbraio 2017. Per il Gran Consiglio:

Il Presidente, Fabio Badasci Il Segretario generale, Gionata P. Buzzini

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PRESENTAZIONE DI ATTO PARLAMENTARE INTERPELLANZA

Chiusura sede Ufficio degli stranieri Agno

del 24 gennaio 2017 Siamo venuti a conoscenza dell'intenzione del Dipartimento delle istituzioni di chiudere e spostare in quel di Lugano l'Ufficio degli stranieri situato nel Comune di Agno.

Siamo andati ad analizzare sul posto la situazione. Risultato: diverse perplessità.

È in posizione strategica in un territorio di frontiera e con il carattere industriale più marcato del Cantone, con grande presenza di personale straniero. L'ufficio funziona bene ed è estremamente importante per la regione (o, meglio ancora, le regioni) che serve.

La nostra opinione sulla sua importanza strategica di territorio è confermata dal comandante delle guardie di confine Antonini, da noi interpellato.

Oltre alle perplessità del Comune di Agno, c'è l'eventualità di una presa di posizione dei sindaci malcantonesi e delle polizie strutturate Malcantone Est - Malcantone Ovest - Collina d'Oro e Vedeggio.

La regione conta circa 38'700 abitanti, uno più uno meno.

Ma le perplessità sono ancora più marcate in merito a un'integrazione con la sede di Lugano in via Serafino Balestra, dove è nota la presenza di colonne di persone in attesa di accedervi… senza un servizio di parcheggi pubblici nelle vicinanze. Inoltre la situazione viaria è identica se non peggiore di quella malcantonese, più volte denunciata dai politici luganesi e dai mezzi di comunicazione.

Se si parla di risparmio, a nostro modo di vedere non ci siamo.

Tre funzionari per tutta la regione, con un affitto mensile di fr. 2'400.- e fr. 100.- per i parcheggi a disposizione. A questo punto restiamo in attesa di una vostra decisione ufficiale nel merito della problematica sollevata dalla nostra interpellanza. Tanto vi dovevamo noi e chi politicamente rappresentiamo nelle regioni esposte. Giancarlo Seitz e Felice Campana L'eventuale sviluppo e la risposta saranno presentati nel corso di una prossima seduta.