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Anno IV numero 3 - VIETATA LA VENDITA Come difenderci da zecche, pulci e ... COPIA GRATUITA COPIA GRATUITA Attenti ai parassiti! Il pesce rosso, dal lunapark all’acquario Allergie e intolleranze, come riconoscerle L’ecografo, il “suono” che salva i nostri pet Salute Alimentazione Animali esotici Magazine

Anno 4 Numero 3

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Petnet Anno 4 Numero 3

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Come difenderci da zecche, pulci e ...

COPIA

GRATUITACOPIA

GRATUITA

Attenti ai parassiti!

Il pesce rosso, dal lunapark all’acquario

Allergie e intolleranze, come riconoscerle

L’ecografo, il “suono”che salva i nostri pet

Salute

Alimentazione

Animali esotici

Magazine

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dove l’eccellenza è il valore più semplice.

Ve t e r i n a r y S u p p l i e s

FIDUCIA, PROFESSIONALITÀ, DISPONIBILITÀLE QUALITÀ DI UN VERO VETERINARIO.

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Tra i vari servizi offerti merita di essere segnalato l’informatore farmaceutico on-line, con aggiornamenti periodici durante tutto l’anno.

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Vetnet vuole essere la casa del veterinario e per questo motivo sarà gradito qualsiasi suggerimento per l’introduzione di nuove rubriche e servizi.

R U B R I C H E

E S P E R T I O N L I N E

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“Come possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo?” Così recitava Albert Einstein.Il progresso nasce da una grande crisi e di questo, cari amici e lettori, sono convinto. E sono sinceramente ottimista per il nostro settore, perchè tutte le informazioni che riceviamo dal mercato, ci portano a considerare il nostro Paese come l’unico ad avere prospettive di crescita. Abbiamo il livello più basso

di medicalizzazione di piccoli animali, rispetto ad altri paesi europei più evoluti: 35% circa contro un 60% della Francia. Questo vuol dire: meno farmaci, meno mangimi, meno integra-tori e meno accessori.Il piccolo amico a quattro zampe è, nella nostra vita, attore principale. Dobbiamo imparare a comunicare con i proprietari che si aspettano, da noi operatori, professionalità e competenza.Dove ci giriamo, ci sono offerte accattivanti, ma le emozioni e gli affetti non hanno, come rife-rimento, solo il prezzo. Se non impariamo a comunicare le qualità della nostra professionalità, saremo schiacciati da coloro che cavalcano soltanto le ragioni del profitto, impoverendo il nostro settore, impedendogli di evolversi.Proviamo a creare valore con la nostra esperienza e professionalità, in tutto quello che faccia-mo quotidianamente.L’atto medico o il prodotto, vanno accompagnati da una comprensione attenta e puntuale. è questo che si aspettano i nostri clienti.PetNet Magazine, con la sua presenza, vuol dare voce a tanti validi professionisti nel mondo del Pet, intrattenere in modo piacevole e soddisfare tante piccole curiosità.Il nostro futuro sta in ciò che seminiamo, dipende da tutti noi.

Fabrizio Foglietti, Managing Director Demas

Editoriale

EDITOREDemas Srl

Cir.ne Orientale 469200178 - Roma - Tel. [email protected] - www.demas.it

ANNO 4 - NUMERO 3Maggio / Giugno 2012Tribunale civile di Roma

N.363/2009 del 02.11.2009

DIRETTORE RESPONSABILECarlo Liguori

COMITATO DI REDAZIONEAlessandro CiorbaFabrizio Foglietti

Francesco FogliettiAntonello CastelliCristina FogliettiFilippo Foglietti

GRAFICA IMPAGINAZIONE STAMPAFN Servizi Editoriali

Via Antonino Pagliaro, 58 00133 Roma

Tel. 06-72630409

Demas Srl è titolare esclusiva di tutti i diritti di pubblicazione e diffusio-ne. L’utilizzo anche parziale da parte di terzi è vietata. La Direzione non si assume la responsabilità per eventuali errori presenti negli articoli pubblicati nè delle conseguenze dirette e indiret-te che possono causare. Alcune delle foto presenti su PetNet Magazine sono state prese da Internet. Chiunque ab-bia legittimi diritti di copyright sulle immagini, può contattare l’indirizzo: [email protected]

Il nostro futurodipende da noi

Questo numero di PetNet Magazine è stato spedito a 5.300 veterinari in tutta Italia

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6 Animali esoticiI pesci rossi

8 Professione veterinarioAllergia e intolleranza alimentare nei piccoli animali

12 L’angolo dell’espertoAiuto il mio gatto starnutisce

14 L’angolo della fitoterapiaLo scalogno

16 SaluteEcografia in pillole

18 ViaggiandoRiccione

32 Info Utili“Il valore terapeutico degli animali: la pet therapy”

23 Il fumettoLe avventure di Giulius

31 Speciale ParassitiLe pulciI flebotomi o pappataciZecche, mai abbassare la guardiaLa zecca, un’ospite decisamente indesiderataOlio di Neem: protezione naturale

Sommario

14Lo scalogno

31SpecialeParassiti

6Il pesce rosso

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40 AlimentazioneOcchio agli alimenti

42 A tavola con la veterinariaSalmone alla canadese

44 L’angolo della letturaUna meravigliosa vita da cani

46 Curiosità

49 Pet Quiz

50 Pet Oroscopo

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16

Riccione

Salmone allacanadese

Ecografia in pillole

Lo scalogno

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Ma qual è la vera storia di questo pesciolino così diffuso?Per cominciare ricordia-mo che il pesce rosso co-

mune appartiene alla specie Carassius auratus auratus e alla famiglia dei ci-prinidi (la stessa famiglia che compren-de anche le carpe, con le quali infatti i carassi condividono molte caratteristi-che). In natura il carassio vive in fiumi, laghi e specchi di acqua calma ed il suo aspet-to classico è caratterizzato da un corpo affusolato e piuttosto compresso lateral-mente, occhi rotondi, coda bifida e una livrea dal tenue colore arancio-dorato. In libertà, o in allevamento in grandi vasche, il pesce rosso può raggiungere anche la considerevole lunghezza di 50 cm, ma nell’acquario domestico in genere non supera i 10-15 cm. Si tratta inoltre di una specie piuttosto longeva, che, se allevata in idonee condizioni, può vivere anche 20 anni. Si tratta del pesce che vanta la più an-

tica tradizione di domesticazione. Le prime testimonianze rimandano alla

Cina di oltre un millennio fa. La storia racconta che, a partire

dai laghetti nei

giardini dei palazzi reali, i primi esem-plari si diffusero poi nelle diverse pro-vincie e con loro la pratica (nuova per quel periodo) di allevare pesci a scopo puramente ornamentale e non con fina-lità alimentare. Con il trascorrere del tempo quella dell’allevatore divenne una vera e pro-pria professione e crebbe l’interesse nei confronti delle varianti esteticamente accattivanti che grazie ai processi di selezione si discostavano sempre di più per forma e colore dall’aspetto naturale del carassio dorato comune. Intorno al 1500 poi queste pratiche di allevamen-to e selezione sbarcarono in Giappone, dove vennero ulteriormente perfezio-nate. Infine nel XVII secolo ci fu l’ar-rivo dei primi esemplari sul continente europeo e progressivamente la nascita dei primi allevamenti anche sul nostro territorio.

LE VARIETà Allo stato attuale esistono all’incirca 120 varietà di pesce rosso, ottenute gra-zie alle sempre più raffinate tecniche di s e l e - zione.

Il pesce ROSSO

Dott.ssa Veronica CroceMedico Veterinario

Animali Esotici

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Animali Esotici

Il carassio dorato è certamente più noto come “pesce rosso” e nell’immaginario comune la sua figura è immancabilmente legata a quella dell’acquario casalingo.

Molte di queste varianti sono davve-ro particolari e affascinanti, e alcune caratteristiche anatomiche sono state esasperate nel corso delle generazioni fino al punto di ottenere degli esempla-ri così delicati da essere inadatti alla vita all’aperto. Le particolarità selezio-nate possono interessare il colore della livrea, l’aspetto delle scaglie, la forma delle pinne, del corpo e degli occhi e presentarsi singolarmente o combinate nella stessa varietà di carassio.Dal colore uniforme arancio dorato na-turale ad esempio, si sono ottenute co-lorazioni diverse, sia uniformi sia varie-gate, comprendenti il bianco, l’arancio, il rosso più o meno intenso e persino il nero. Tra le varietà con modificazioni a cari-co delle pinne ricordiamo i cosiddetti “fantail” e “veiltail” che hanno pinne a ventaglio molto appariscenti (soprat-tutto la caudale) dall’aspetto morbido e fluttuante e il corpo arrotondato, quasi a forma di uovo. I pesci con queste ca-ratteristiche sono nuotatori lenti e non gradiscono la convivenza con pescioli-ni dispettosi, come i barbi per esempio, che tendono a pizzicare loro le estremità fluttuanti.Per quanto riguarda gli occhi esistono varietà con occhi molto sporgenti (i co-siddetti “occhi telescopici”), con occhi

sporgenti e rivolti verso l’alto (varie-tà “celestial”), o con grandi vesciche morbide sotto gli occhi (detti “occhi a bolla”). Infine ricordiamo gli “oranda” e i “testa di leone”, ossia le varietà più note con mutazioni a carico della testa. Il loro aspetto particolarissimo è dovuto alla presenza di escrescenze cutanee sul capo di estensione, grandezza e colora-zione variabile.

IN ACQUARIOIl carassio dorato nella sua forma co-mune (non le varianti ornamentali più delicate) è un pesce robusto e facile da allevare e quindi adatto ai principianti dell’acquariologia. Richiede una vasca piuttosto ampia (almeno 40l/soggetto), con illuminazione tenue, temperatura 22-24°C circa, pH neutro e impianto di filtrazione potente. In natura si nutre di piccoli insetti e residui vegetali, mentre in acquario va nutrito quotidianamente con mangimi e larve di insetti (dispo-nibili in commercio in preparazioni da conservare in congelatore). Il mangime da preferire è quello in granuli (che af-fonda subito) piuttosto che quello in scaglie, in quanto quest’ultimo, rima-nendo più a lungo in superficie, co-stringe il pesce a inghiottire troppa aria, eventualità rischiosa soprattutto per le varietà ornamentali a corpo tozzo, maggiormente predisposte ai proble-

mi della vescica natatoria.

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Professione veterinario

Allergia e intolleranza alimentare nei piccoli animali

è ormai evidente l’origine alimentare di molte patologie infiammatorie di riscon-tro comune nel cane e nel gatto. Ne sono la prova le diete da privazione che permettono di verificarne l’origine con una certa facilità. Queste ultime, infatti, costituiscono sempre più frequentemente il mezzo diagnostico più efficace per la diagnosi di allergia e/o intolleranza alimentare.Risulta quindi sempre più importante, per il medico veterinario, affinare quan-

to più possibile la diagnosi differenziale fra allergia e intolleranza alimentare. Riteniamo che, a tale proposito, regni ancora una certa confusione e difficoltà di distinzione. Sarà quindi utile rivedere i concetti fondamentali che contraddistinguono l’una dall’altra, met-tendo in luce che, per fortuna, sono molti gli elementi distintivi delle due patologie.

Vediamoli in rapida sintesi:

Ma quante sono le patologie alimentari di origine allergica rispetto a quelle d’intolleranza alimen-tare?Fino ad alcuni anni orsono, era diffusa la convinzione che le allergie la facessero da padrone, co-stituendo, da sole, oltre il 90% delle reazioni avverse al cibo. Attualmente, sono in molti ad essere convinti che la proporzione sia esattamente opposta, con una preponderanza schiacciante per le intolleranze alimentari.è possibile chiarire chi ha ragione? Riteniamo che la risposta possano darla proprio le diete da privazione, che, attraverso i tempi di scomparsa della sintomatologia, possono chiarire l’origine allergica o da intolleranza della sintomatologia sospetta.C’è da tener presente che molti studi tendono a identificare negli inquinanti, conservanti, coloran-ti, residui di farmaci e tossine la causa di molte forme di intolleranza alimentare (1) (2).Uno studio in particolare (3) evidenzia il ruolo scatenante di residui di farmaci (tuttavia non iden-tificati) presenti in tutte le carni derivanti dall’allevamento intensivo. In tale studio clinico veniva confermata la presenza di elementi estranei all’alimento dalla diversa reazione che gli stessi sog-getti presentavano allorquando assumevano pollo, manzo o maiale di origine biologica rispetto a quando si alimentavano con le stesse carni ma derivanti dall’allevamento intensivo.Un altro punto interessante dello studio era l’osservazione che la sintomatologia variava da sog-getto a soggetto, interessando spesso contemporaneamente occhio, orecchio, cute e apparato ga-stroenterico con fenomeni infiammatori localizzati e/o aumento delle secrezioni ed escrezioni.

Nuovi elementi di diagnosi differenziale

Dott. Sergio CanelloMedico Veterinario - Fondatore e responsabile del Reparto Ricerca e Sviluppo FORZA10

(1)Reedy LM, Miller WH. Food Hypersensivity. In: Allergic skin disease of dogs and cats, W.B. Saunders, Philadelphia,1997. 173-188.(2)Scott DW, Miller WH, Griffin CE. Small Animal Dermatology, 6th ed, W.B. Saunders, Philadelphia, 2001. 543-666.(3)Sergio Canello, reazioni avverse al cibo, nuovi quadri patologici – Bollettino AIVPA 1/1995.

Allergia IntolleranzaCoinvolgimento del sistema immunitario Reazione chimico-fisica senza coinvolgimento del siste-

ma immunitario

Scarsa reazione alla terapia steroidea Buona reazione alla terapia steroidea

Tempi di risposta alla dieta da privazione compresa fra i 20 e i 90 giorni

Tempi di risposta alla dieta da privazione compresi fra i 3 e i 30 giorni

Localizzazione del prurito e lesioni a faccia, labbra, ven-tre, arti padiglione auricolare

Localizzazione del prurito e lesioni a padiglione auri-colare, collo, ascelle, groppa, cosce, faccia volare del carpo

Tempi di sensibilizzazione compresi fra uno e dieci anni Tempi di sensibilizzazione anche in pochi giorni

Interessamento principale dell’apparato cutaneo e ga-stroenterico

Interessamento di tutti i principali apparati, con fe-nomeni infiammatori e/o aumento delle secrezioni ed escrezioni

Non influenzata dalla quantità di allergene Reazione influenzata dalla dose

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Nutrizione

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Da FORZA10 la Nuova Linea Mister Fruit per il cane, una Spremuta di Antiossidanti!

FORZA10 Mister Fruit è la nuova linea di alimenti per cani formulata dai Veterinari SANYpet per garantire appetibilità,

qualità e salute. Ogni referenza ha un colore specifico che identifica frutti omogenei ricchi di antiossidanti che aiutano a

riequilibrare le difese dell’organismo, favorendo salute e benessere. Ciascun frutto è stato scelto per specifiche proprietà

benefiche, permettendo di soddisfare le diverse esigenze del cane in ogni fase di vita. La carne utilizzata è disidratata e

di provenienza italiana, ottenuta mediante accurati processi di selezione delle parti più appetibili e sottoposta ad analisi

regolari per il controllo della presenza di sostanze inquinanti. 5 prodotti con 5 colori per 5 tipologie di cane con stili di vita

diversi, specificamente studiati per le varie esigenze di taglia: toy-mini, medium e medium-large. La formula Puppy,

studiata per soddisfare al meglio i fabbisogni dello sviluppo, è arricchita con colostro per rinforzare il sistema immunitario.

Mr Fruit Adult è un alimento completo, sano ed equilibrato, indicato per garantire un perfetto stato di benessere. Mr Fruit

Wellness è stato studiato per donare benessere e bellezza al tuo cane. La formula Light è particolarmente adatta al cane

con tendenza al sovrappeso grazie al suo ridotto contenuto di grassi e calorie. Infine, Mr Fruit Mature indicato per il cane in

età matura, che protegge gli organi dal naturale divenire del tempo.

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biologici di qualità, prodotti soltanto con materie prime accuratamente selezionate e certificate. Il tutto con la garanzia di

SANYpet, l’azienda che, più di ogni altra, conosce come evitare i disturbi di origine alimentare e non solo. La nuova linea

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Ormai mangiare bio = mangiare sano… quindi, perché non dare questa opportunità anche ai nostri amici a quattro zampe?

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l’utilizzo di materie prime pulite, prive degli inquinanti più dannosi; per l’elevata quantità di Omega3 presenti nelle sue

formule e dal loro corretto rapporto con gli Omega6; per l’aggiunta di principi naturali botanicamente definiti, standardizzati

e titolati, di efficacia garantita; per l’assenza di carne e grasso derivanti da allevamento intensivo, sostituiti da carne e/o

pesce di derivazione biologica; e infine, per utilizzare una conservazione naturale, attraverso l’utilizzo di estratti di origine

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I professionisti del benessere

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Non è infrequente che il gatto presenti degli star-nuti, talora occasionali durante la giornata talo-ra invece ripetuti e asso-

ciati ad altre manifestazioni. è indubbiamente corretto chiedersi se dobbiamo preoccuparci, ma la ri-sposta non è sempre facile e può ri-chiedere un’attenzione particolare. In questo ultimo caso mi riferisco al fat-to che lo starnuto potrebbe essere un segno iniziale di una malattia infetti-va, che si presenta anche con aumen-to della temperatura; secrezione na-sale all’inizio sierosa che poi si fa più densa; infiammazione a carico degli occhi con chiusura quasi delle palpe-bre; difficoltà respiratoria. In questo caso dobbiamo subito interpellare il nostro veterinario. Se vogliamo cor-rettamente proteggere il nostro gat-to usiamo l’arma della vaccinazione contro queste malattie respiratorie.

Non sempre fortunatamente dobbia-mo pensare al peggio e uno starnuto non è necessariamente sinonimo di un’ affezione batterica, virale, pa-rassitaria, ecc.. Il gatto può sempli-cemente aver inalato delle polveri o essere venuto a contatto con sostan-ze irritanti, utilizzate ad esempio in casa per la pulizia dei pavimenti, per lucidare mobili, per una disinfezio-ne o disinfestazione. In questi casi il problema sarà il più delle volte passeggero e si risolverà con l’allon-tanamento dall’ambiente della causa scatenante. Diversa può essere la situazione se il

nostro piccolo amico è andato a spas-so per giardini o campi e inizia a star-nutire al suo rientro inizialmente in modo sporadico, ma poi sempre più decisamente dimostrando anche un notevole fastidio, con strofinamento più o meno deciso con le zampe del naso. Di fronte a un tale evento sarà meglio chiedere consiglio al veteri-nario per accertare se eventualmente un corpo estraneo, come ad esempio l’arista di una graminacea (forasac-co), non abbia preso la via delle ca-vità nasali. Numerose sono le cause che possono provocare la comparsa di starnuti. Queste possono essere ricondotte alla presenza di miceti, parassiti, tumori delle cavità nasali e ognuno di questi fattori richiede una terapia specifica medica o chirurgica.

Non abbiamo un rimedio universale contro lo starnuto. Dobbiamo considerarlo un campanel-lo d’allarme che ci può essere di utili-tà per cercare di capire se ci troviamo di fronte, ad esempio, a una banale infiammazione del naso oppure a un problema più serio che richiede un pronto intervento. Sarà opportuno osservare frequenza, carattere, evoluzione dello starnuto per poi riportare il tutto al nostro veterina-rio, che potrà così in-tervenire in ma-niera mirata.

Aiuto il mio gatto starnutisce

Gentile Professore,sono una vera amante dei gatti, ne ho ben tre e inoltre aiuto un piccolo gattile vicino casa. Sono un po’ allarmata, perchè ogni tanto sento la mia gatta, una meticcia persiana, starnutire. Devo preoccuparmi?

Giovanna M. (Ravenna)

Prof. Alessandro CiorbaUniversità degli Studi di Perugia

L’angolo dell’esperto

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Dalla scienza e dalla natura per il benessere del tuo animale. Un alimento frutto degli studi di un professore universitario che ha saputo modulare in un sapiente mix materie prime selezionate, di elevata qualità ed un pool di principi fitoterapici in grado di assicurare salute e benessere al tuo cane e al tuo gatto.

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Prof. CiorbaPer acquisti rivolgersi alla tel. 06.417905 o visitare il sito internet www.petnet.it

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L’angolo della fitoterapia

Lo scalogno così come cipolla, aglio e porro è una pianta della famiglia delle Liliacee. Prende questo nome dalla città di Askalon (Ascalona), dove era coltivato, città teatro di aspri scontri fra Crociati e forze

musulmane all’epoca della prima Crociata. E furono proprio i Crociati a portarlo in Europa e già nella Francia del 1200 era diventato un in-grediente indispensabile nella cucina. Era stato molto apprezzato dai Greci e dai Romani, che lo consideravano uno stimolante delle funzio-ni sessuali.Lo scalogno è coltivato soprattutto in Olan-da, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, ma anche in Cina, nell’Asia sud-orientale, Thailandia, Indonesia, e Italia. Nella no-stra penisola è molto apprezzato lo scalogno coltivato nei territori tra Faenza, Forlì e Imola. A differenza delle altre Liliacee, questa pianta non fiorisce e quindi vanno interrati ogni anno i bulbi fra gennaio e marzo e la raccolta si ha in estate. In commercio ne sono offerte diverse varietà, differenti fra loro sia per forma sferi-ca o rotondeggiante o allungata, sia per colore rosso o rosso-bruno, o giallo, o grigio o bianco. Si può conservare congelato o in ambiente fresco, asciutto e ben aerato anche per diver-si mesi senza che perda le sue caratteristiche. Mangiato crudo lo scalogno conserva intatte tutte le sue proprietà. Dal punto di vista nutrizionale, lo scalogno è ricco di sostanze benefiche. Contiene, essen-do una pianta, acqua e fibre, che facilitano il transito intestinale e contribuiscono a ridurre l’assorbimento dei grassi; contiene numerosi oligoelementi indispensabili al benessere del nostro organismo, come ad esempio sodio, po-tassio, calcio, fosforo, selenio e silicio. Apporta vitamine A , C e del gruppo B. Fra gli altri componenti figurano poi i flavonoidi e i fenoli. Fra i flavonoidi ricordiamo le antociani-ne, sostanze utili per i capillari e la circolazione in generale, e la quercitina, che agisce sul si-stema cardiovascolare abbassando il livello di colesterolo nel sangue e contribuisce a regolare la pressione minima del sangue.I suoi oli aiutano l’attività dello stomaco e dell’intestino e stimolano la secrezione delle ghiandole bronchiali, mentre lo iodio è neces-sario al funzionamento della tiroide. Lo sca-logno possiede un particolare enzima che ha effetti diuretici e disinfettanti. A.C.

Lo scalogno

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Un aiuto in più nella scelta del veterinario di fiducia: le strutture certificate.Districarsi nelle o�erte di servizi è sempre piu’ di�cile, piu’ che mai se in gioco non c’è un oggetto ma la salute di un essere vivente, del nostro compagno di vita a 4 zampe. Ecco perché chi ha un pet deve essere messo in grado di avere degli strumenti di giudizio comprensibili ed immediati senza dover necessariamente essere esperto conoscitore del settore e delle questioni tecniche. Oggi proprietari hanno un aiuto in più nella di�cile scelta di chi dovrà prendersi cura dei loro amici pelosi! Quale? Cercare quelle strutture che si sono messe in gioco e hanno chiamato un ente terzo “super partes” a dichiarare che il lavoro vene svolto nel rispetto di specifici requisiti, in spazi adeguati e con strumentazioni adeguate! Questo è il meccanismo su cui si basano le certificazioni volontarie, come la ISO 9001, una certificazione “di sistema” che attesta che la struttura ha individuato e gestisce in modo ottimale tutti i processi aziendali, o la certificazione “Buone Pratiche veterinarie” basata sul manuale di Buone Pratiche Veterinarie, redatto da ANMVI (Associazione Nazionale medici veterinari Italiani) con il patrocinio della FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) e dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.Secondo questo schema certificativo i servizi erogati dalla struttura vengono suddivisi in varie aree (area medica, area chirurgica, diagnostica per immagini, pronto soccorso e medicina d’urgenza, ricovero e degenza, laboratorio) e la struttu-ra ottiene la certificazione solo per le aree che sono totalmente conformi, sia strutturalmente che organizzativamente al manuale BPV…..una bella garanziLe strutture certificate mettono a disposizione della clientela una carta dei servizi, che illustra in modo completo e trasparente quali sono i servizi erogati e le specie curate, in funzione delle reali competenze dei veterinari e della tipologia di strumentazione posseduta.noltre la carta dei servizi fornisce informazioni sullo sta� della struttura, sulla gestione dei pazienti durante visite e ricovero, modalità di accesso alla struttura e alle prestazioni, richiesta di preventivi e tutto quello che può essere utile sapere della struttura.

Obbiettivo fondamentale delle strutture che selgono di certificarsi è il rapporto trasparente con la clientela, che prevede l’impegno dei veterinari nell’informare i proprietari in modo completo e dettagliato rispetto ad ogni procedura eseguita.Il Cliente ha a disposizione cartella cliniche ,refertazioni ed esami eseguiti, inoltre le strutture predispongono un sistema di archivio delle cure prestate ai piccoli pazienti. Le certificazioni danno garanzia circa l’adeguatezza della struttura rispetto ai servizi erogati…..perchè non basta essere “belli e puliti” per lavorare bene, occorre avere adeguata preparazione, procedure stabilite, organizzazione precisa, compiti assegnati e srumenti e macchinari sempre e�cienti. Questo è quello che l’ente di certificazione attesta al rilascio dei certificati!Cercando strutture certificate ISO 9001 e Buone Pratiche Veterinarie i proprietari potranno trovare l’eccellenza nella medicina veterinaria, e dunque il meglio per i loro amati pelosi!Seguendo il motto “la loro salute la nostra missione” un gruppo di veterinari Italiani ha fondato un network di strutture, Gruppocvit, che oggi è presente su scala nazionale con un centinaio di a�liati. Tutte le strutture veterinarie a�liate a Gruppocvit hanno scelto di rispettare i requisiti delle norma ISO 9001 e del manuale Buone Pratiche Veterinarie, preferendo così l’eccellenza delle certificazioni nella Medicina Veterinaria. Il Gruppo è sottoposto a verifiche e controlli de parte dell’ente di certificazione, riconosciuto a livello nazionale e internazionale, che verifica l’adeguatezza dei servizi, delle prestazioni, delle strutture e del personale. Un modo in più per garantire tranquillità e serenità ai proprietari che a�dano alle cure di questi professionisti i loro beniamini. Gruppocvit è formato da realtà diverse tra loro, che vanno dall’ambulatorio, alla clinica, all’ospedale veterinario.

Per trovare la struttura più vicina visitate il sito www.gruppocvit.it

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Oggi entrare in uno studio veteri-nario non comporta di trovarsi di fronte a grandi differenze da quel-lo per noi umani. Le scienze veteri-narie si sono evolute a ritmi parti-

colarmente rapidi. Ammettiamo però a noi stessi di non saper bene il funzionamento delle varie strumentazioni mediche in cui ci imbattiamo.Proviamo a fare chiarezza sull’ecografo.L’ecografia si basa su un semplice fenomeno fi-sico: cristalli di quarzo attraversati da una cor-rente elettrica generano delle onde sonore che non sono udite dall’orecchio umano e perciò sono chiamate ultrasuoni. Tutto ciò si verifica in quell’apparecchio (la sonda) che il veterinario tiene in mano e appoggia sul corpo dell’animale durante l’esame. Gli ultrasuoni, generati nella sonda, si spostano come onde d’acqua prodotte da un sasso gettato in uno stagno, ma se trovano un ostacolo, tornano indietro. La sonda dell’ecografo non solo genera gli ultrasuoni, ma funziona anche da orecchio. Conoscendo la velocità con cui gli ultrasuoni si muovono, e misurando il tempo trascorso dal momento in cui sono stati prodotti a quello in cui la sonda sente gli echi di ritorno, la macchina è in grado di misurare la distanza dell’ostacolo che ha provocato l’eco. Lo stesso principio è usato per localizzare i bran-chi di pesce. Il sonar di un peschereccio è come un ecografo: emette onde sonore che viaggiano nell’acqua, rimbalzano sulle grandi masse di pe-sce e sono captate dalla nave che è in grado di

localizzarli con precisione. Gli “ostacoli” che gli ultrasuoni incontrano nel corpo umano, sono gli organi interni che avendo struttura e natura dif-ferenti rimandano gli echi in modo diverso. Le ossa, come uno specchio, riflettono comple-tamente gli ultrasuoni che tornano indietro tutti appena ne incontrano la superficie. Una cisti ri-piena di liquido, invece, non fa resistenza alcuna ed è attraversata facilmente. Tra i vari apparati che compongono il corpo animale esistono quin-di profonde differenze e dobbiamo quindi tenere presente come l’ecografia sia indicata per lo stu-dio di organi come fegato, milza, pancreas, ute-ro, tiroide, cuore, rene, muscoli, ecc. I cuccioli possono essere ben visualizzati dal mo-mento che si trovano dentro il sacco amniotico, pieno di liquido. Gli ultrasuoni viaggiano benis-simo nell’acqua, un po’ meno nei solidi e malis-simo nell’aria. Questa è la ragione per la quale il veterinario, prima di eseguire un’ecografia, co-sparge abbondantemente la parte da esaminare con un gel che ha lo scopo di eliminare l’aria tra la sonda e la pelle, creando uno strato liquido. I moderni ecografi utilizzano una tecnica così detta in tempo reale. A differenza dei primi stru-menti, con cui era possibile avere delle immagini statiche, cioè delle fotografie, oggi sullo schermo scorre una specie di film. Ci possiamo trovare di fronte ad un muscolo che si contrae, a un cuore che si riempie e si svuota di sangue, a un intesti-no in lento movimento, consentendo di studiare non solo la forma, ma anche, entro determinati limiti, il funzionamento. A.C.

Ecografia in pillole

Salute

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Principale meta di turismo della riviera adriatica roma-gnola, insieme a Rimini, è una delle città balneari ita-liane più conosciute.

StoriaLe origini dei primi insediamenti a Riccione sono lontane nel tempo. La posizione lungo la via Flaminia contri-buisce allo sviluppo dell’insediamen-to romano di Riccione. I contatti con popoli lontani da parte dei riccionesi d’epoca romana sono testimoniati dai resti archeologici rinvenuti. Difficile ricostruire il duro periodo delle inva-sioni barbariche. Nel 1260 si insedia a Riccione la famiglia fiorentina degli Agolanti, legati ai signori di Rimini, i Malatesta, dei quali rimangono tutto-ra i resti del castello sulle colline della città. In seguito Riccione passa sotto il definitivo controllo del territorio da parte dello Stato della Chiesa e in questo periodo lungo la spiaggia sono costruite delle torri di guardia, a difesa del territorio dalle scorrerie dei pirati. Dal Cinquecento all’Ottocento si as-siste a un’espansione della spiaggia. Le origini del turismo a Riccione risal-

gono alla fine dell’Ottocento, quando cominciano a sorgere in città eleganti residenze utilizzate da ricchi perso-naggi che giungevano sul posto per mezzo della linea ferroviaria Bologna - Ancona, pienamente operativa attorno all’ultimo ventennio dell’Ottocento.Un’impronta decisiva alla città si deve ai coniugi Ceccarini, e in particolar modo alla moglie Maria Borman, di origine americana, la quale diede un notevole apporto economico per la co-struzione dell’ospedale cittadino e per altre importanti iniziative sociali. Du-rante la Prima Guerra mondiale, Ric-cione subì un rovinoso terremoto, che devastò la cittadina. Nell’immediato dopoguerra cominciò una ripresa sor-prendente. Benito Mussolini nel 1934 acquistò una villa a Riccione, che utilizzò per le vacanze e che divenne sua residen-za estiva per dieci anni. Spettacolari i suoi soggiorni, con arrivo in idrovo-lante e con la presenza di una nave da guerra al largo della costa. La nave Aurora, lunga 75 metri, di proprietà di Mussolini e bottino di guerra pagato dall’Austria. Negli anni trenta la città

conta già un afflusso medio annuale di 30.000 turisti e più di 80 strutture al-berghiere.La Seconda Guerra mondiale arreca seri danni alla cittadina, che però nel dopoguerra conosce un deciso svilup-po del turismo e Riccione diventa una passerella mondana, meta “vacanzie-ra” di personaggi dello spettacolo, del-la cultura e dello sport. Oggi Riccione è una delle principali località turistiche della Riviera Roma-gnola, con circa 150 stabilimenti balne-ari e 460 alberghi, con una spiaggia di sabbia finissima sulla quale vigilano 41 postazioni di salvataggio. Una lo-calità ambita soprattutto dai giovani, per i quali il divertimento non si ferma mai, neppure di notte, ma anche dalle famiglie con bambini al seguito: la ti-pologia dei fondali e le strutture ricet-tive alberghiere e balneari sono, infatti, “a misura di bambino”, per soggiorni sicuri quanto divertenti. Luoghi di interesseTra i vari luoghi di interesse merita di essere segnalato sulle colline riccionesi un importante centro di grande rilievo storico: il Castello degli Agolanti, che

RiccioneViaggiando

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facevano parte di una famiglia discen-dente dei longobardi. Esso è stato re-centemente ristrutturato e dal 1982 è di proprietà del Comune di Riccione. Da visitare anche Il Museo del Terri-torio che conserva testimonianze rela-tive alla storia locale, dalla preistoria all’età romana. Nel Museo è rappre-sentata l’evoluzione del territorio, an-che grazie a illustrazioni e a bellissime ricostruzioni ambientali. Visitare il Museo del Territorio vuol dire fare un passo indietro nel tempo e percorrere tutta la storia geologica del posto. Nel-la prima sezione del museo è possibi-le prendere parte all’evoluzione della Terra, anche grazie a un’approfondita collezione di fossili, rocce e minerali.Visitando il Museo è possibile ammi-rare i resti di un bisonte preistorico, di elefanti, orsi e rinoceronti vissuti mi-gliaia di anni fa..Da GustareLa piadina, o piada, è la più tipica tra le specialità di Romagna, ed è tanto fa-mosa da essere conosciuta ben oltre i confini regionali. Ha origine come ali-mento povero e, nel secolo scorso, era consumata dai contadini al posto del pane, o addirittura come pasto princi-pale, in quanto il suo corposo impasto consentiva una maggiore sensazione di sazietà.La carne bovina di razza romagnola è il risultato di metodi di allevamento tra-dizionali, che prevedono ancora oggi gli stessi alimenti di un tempo: fieno di erba medica, cereali macinati prodotti in azienda e la fava tenuta in ammollo per aumentarne la digeribilità.Ma anche la produzione di salumi è ancora legata all’allevamento tradizio-nale, con la conseguente alta qualità dei prodotti: prosciutto crudo, lonza, coppa, pancette, salumi e salsicce al

lardo stagionato.La tradizione di dolci come il brusten-go, ciambella, pagnotta ha segnato storicamente la gastronomia popolare romagnola, lasciando ancora oggi sul territorio una piacevole traccia. Le colline romagnole hanno sempre ospitato greggi di ovini per la produ-zione di latte da trasformare in ottimo formaggio fresco o stagionato. Ricor-diamo lo squacquerone, la casatella, la ricotta.La tradizione storica e culturale dell’olivicoltura ha interessato il ter-ritorio riminese già ancor prima dei romani. Le colline di questa regione rappresentano un’inestimabile fonte di produzione di olio d’oliva caratte-rizzato da un ottimo equilibrio fra dol-ce e amaro con sentori di foglia fresca e mandorla verde, mediamente piccante e con elevato livello complessivo di armonia tipico degli oli di grande pre-gio.

La cucina romagnola trova la sua massima espressione nel campo delle minestre soprattutto quelle in brodo. Sono sfoglie fatte in casa, composte da farina di grano e uova, lavorate sul tagliere con il matterello, spesso ac-compagnate da sugo di carne di vitel-lo, cinghiale e di salsiccia. Ottimi sono anche i minestroni e le paste e fagioli. Come poi non ricordare i cappelletti, i garganelli, i passatelli, i tortelli e i tor-telloni.Tra le colline dell’entroterra rimine-se e riccionese da sempre crescono e prosperano i filari e le viti facendo di questo lembo di Romagna la fonte di un’elitaria produzione di vini come il sangiovese, l’albana, il pagadebit, il trebbiano e la cagnina.Le acque costiere hanno la caratteri-stica di essere un abbondante pascolo per una variegata fauna marina, come sogliole, triglie, naselli, canocchie, sep-pie, mitili e mille altri pesci.

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“Il valore terapeuticodegli animali: la pet therapy”

Dott.ssa Francesca Bellini Dirigente VeterinarioASL RMA

Dott.ssa Alessia Liverini Medico Veterinario SUMAI ASL RMF

Con il termine Pet therapy si intende una terapia assistita con l’ausilio de-gli animali, mirata alle specifiche esi-genze di ogni singolo paziente, che non intende sostituirsi alla medicina tradizionale, ma supportarla, dimo-strandosi efficace soprattutto nei casi in cui il paziente non collabora spontaneamente. La validità di que-

sto approccio, nato negli anni ’50, grazie al neuropsichiatra americano Boris Levinson, è insita nel legame che si viene a creare tra l’animale coinvolto e il paziente. Nella pet therapy gli animali non vengono “utilizzati” e “sfruttati”, ma sono una presenza interattiva, promotrice di interesse verso il mondo esterno ed elemento modulatore dello stress quotidiano. Gli animali ammessi in questo per-corso devono essere costantemente monitorati da medici veterinari e vengono scelti sulla base della socializzazione e delle doti caratteriali di equilibrio e di tolleranza verso situa-zioni nuove e imprevedibili.Il Servizio Sanitario Nazionale riconosce la Pet therapy con il Decreto del Presidente del Consiglio del 28/02/2003, che recepisce l’accordo tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province Autonome. Tale decreto ha intuito il valore terapeu-tico degli animali, consentendone l’introduzione all’interno di ospedali, case di cura e istituti. La Pet therapy si articola in tre diverse tipologie: “Attività svolte con l’Ausilio degli Animali” (AAA), che si prefiggono l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone coinvolte; “Terapie assisti-te con l’Ausilio degli Animali” (TAA), volte ad ottenere un miglioramento fisico, psichico e sociale; “Educazione Assi-stita dagli Animali” (EAA), rivolta ai bambini delle scuole materne ed elementari, tesa ad ottenere un miglioramento del rendi-mento

scolastico, dell’attenzione e dell’apprendimento. Il cane è il partner d’elezione in questi percorsi terapeutici, ma vengono ammesse anche altre specie animali, purché domestiche (con l’eccezione dei delfini), perché abituate al contatto con l’uomo. Il cane ha affiancato l’uomo sin dall’epoca della domestica-zione, cambiandone il corso della storia evolutiva ed ha in-staurato con lui un rapporto preferenziale, fatto di emozioni forti e di un linguaggio non verbale, che oltrepassa i rigidi schemi comunicativi, di sensazioni tattili e di percezioni che toccano l’io più profondo. I cani vengono addestrati in modo specifico, anche per anni, a seconda delle necessità della per-sona a cui sono destinati. Possono imparare ad aprire le por-te, a fare la spesa, ad azionare la lavatrice. Nonostante ciò, possono sempre reagire in modo imprevedibile alle iniziati-ve del paziente e alle manipolazioni eccessive, per questo è fondamentale possedere conoscenze fisiologiche ed etologi-che. L’animale rappresenta un valido aiuto come coterapeu-ta, perché si relaziona con le persone in modo diretto, senza mediazioni e il suo accudimento favorisce la responsabilizza-zione. Diventa una presenza attiva, fonte di stimoli e con lui si viene a creare un legame empatico in grado di stabilire una via di “accesso” facilitato, un canale preferenziale in grado di sbloccare vecchie situazioni di chiusura nei confronti del mondo. Può dare sicurezza e protezione, accresce l’autosti-ma e la fiducia in se stessi, nelle proprie capacità individuali e offre emozioni coinvolgenti che investono valenze affettive, ludiche, psicologiche, cognitive, comunicative e relazionali. Inoltre, l’interesse che il paziente mo- stra per l’animale può essere esteso al mondo esterno e alle perso-ne che lo circondano.

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Tra gli ectoparassiti degli ani-mali domestici un posto di rilievo, per diffusione e no-torietà, è occupato senz’al-tro dalle pulci, ben note alla maggior parte delle persone che posseggono un cane o un gatto anche per la loro si-nistra attitudine ad attaccare

e pungere il malcapitato proprietario del pet in-festato. Di contro c’è da dire che, sia per questa caratteristica sia per la loro attitudine al salto, un’infestazione da pulci difficilmente rimane non diagnosticata per molto tempo. Le pulci sono insetti dell’ordine Siphonaptera, caratterizzati da un ciclo biologico in cui lo sta-dio immaturo, la larva, è completamente diverso dall’insetto adulto. Si tratta di un tipo di ciclo definito “a metamorfosi completa”, proprio per-ché allo stadio di larva segue quello di pupa (la crisalide delle farfalle per intendersi), durante il quale si compiono quelle trasformazioni radicali nella struttura dell’insetto che porteranno alla formazione dell’adulto. Caratteristica peculiare dell’ordine Siphonaptera, rispetto alla maggior parte degli insetti più evoluti, è la mancanza del-le ali. Essendo incapaci di volare, le pulci nel corso del-la loro evoluzione hanno adottato un altro modo per compiere gli spostamenti e cercare di entrare in contatto con l’ospite, il salto. La loro capacità di compiere salti è addirittura prodigiosa. Una pulce può effettuare 600 salti l’ora per 72 ore consecutive (43.200 salti consecutivi!), saltando ad un’altezza di 30 cm (100 volte la sua lun-ghezza…come se un uomo saltasse 180 metri!). In questi salti è sottoposta a un’accelerazione di gravità pari a 200g (i piloti dei moderni aerei mi-litari possono sopportare massimo 9g). Un po’ come nelle ben più grandi cavallette, la capacità

di saltare è conferita alle pulci dallo sviluppo degli arti posteriori, che si sono allungati e

ingrossati nel corso della loro evoluzione. Il salto ser-

v e

alle pulci soprattutto per la ricerca dell’ospite. Esse sono, infatti, ectoparassiti ematofagi (vale a dire vivono sull’ospite e si nutrono di sangue) di mammiferi e uccelli e trascorrono la maggior parte della loro vita adulta nascoste nel pelo o tra le penne dei loro ospiti a sangue caldo. Essen-do il salto un meccanismo adattativo volto alla ricerca e al contatto con l’ospite, questo compor-tamento è indotto da stimoli esterni che ne se-gnalino la possibile presenza: cambiamenti della temperatura che possano indicare la vicinanza di un animale a sangue caldo, variazioni nella luminosità possibilmente legate all’avvicinarsi di un “qualcosa che si muove”, vibrazioni del terreno, tutti questi stimoli possono indurre il salto in questi artropodi. Le larve di questi inset-ti sono dei vermetti biancastri che normalmente vivono nella tana degli ospiti, nutrendosi di de-triti vari. In alcuni casi le larve infestano la cuc-cia del nostro cane e si nutrono delle feci emesse dagli esemplari adulti che stanno sul cane stesso, feci particolarmente ricche di sostanze nutrien-ti. Alla larva segue lo stadio di pupa. In questo stadio la pulce può rimanere quiescente fino a un anno, pronta a emergere molto rapidamen-te qualora stimoli esterni indichino la presenza di un ospite. A questa capacità è legato il feno-meno di attacchi istantanei e in massa a persone o animali che entrino in un ambiente, disabita-to anche da molto tempo, in cui siano presenti pupe di pulce. Si ha in questi casi un emergere sincrono di tutti gli adulti che attaccano l’ospite simultaneamente...e sono guai seri per il malca-pitato. In questo modo la nuova generazione di pulci non corre il rischio di emergere in assenza di ospiti e conseguentemente...patire la fame. Altro adattamento delle pulci alla vita sull’ospite è il corpo appiattito lateralmente, che gli consen-te di muoversi rapidamente in mezzo ai peli o alle penne del malcapitato. Visto al microscopio o con una potente lente di ingrandimento, il cor-po delle pulci appare coperto di peli e setole ri-gide diretti posteriormente; in questo modo que-ste strutture non ostacolano la pulce nel naturale movimento in avanti attraverso i peli dell’ospite, ma si incastrano ai peli stessi qualora la pulce

venisse “presa” dalla lingua dell’ospite duran-te le operazioni di toletta. Così viene resa

meno agevole la loro rimozio-ne dal

Le pulciDr. Claudio De Liberato Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana

Speciale Parassiti

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Si parlerà in questo articolo di insetti pungitori, e cioè dei flebotomi, anche noti come pappataci, vettori di una malattia di grandissi-ma rilevanza veterinaria, la leishmaniosi canina. Va ricordato che la leishma-niosi è anche e soprattutto

un’importantissima malattia umana, con un’este-sissima diffusione a livello mondiale, e che i fle-botomi sono vettori anche di altri agenti patogeni (es. virus Toscana), che non hanno però alcuna rilevanza in medicina veterinaria. I flebotomi appartengono all’ordine dei Ditteri (quello che comprende zanzare, mosche e tafa-ni per intenderci), famiglia Psychodidae, e sono strettamente imparentati con quei piccoli insetti grigiastri e pelosi simili a farfalline che molti di voi troveranno, soprattutto nella stagione calda, nel bagno di casa. Al contrario dei flebotomi però, questi loro cugini non pungono e non provoca-no alcun problema a persone e animali. Tutte le specie di flebotomi di rilevanza sanitaria presenti nel nostro paese appartengono al genere Phlebo-tomus. I pappataci raramente raggiungono i 5mm di lun-ghezza e sono morfologicamente simili a delle piccole zanzare, di colore giallo-marrone pallido,

coperti da una fitta peluria. Il loro volo è esitante, frequentemente interrotto (si potrebbe dire che il loro procedere è a balzi), silenzioso, da cui il nome comune di “pappatacio”. Al contrario delle zan-zare, infatti, il cui ronzio è facilmente avvertibile, il flebotomo si avvicina alla vittima in silenzio e quindi… pappa tacendo! In generale i flebotomi non sono dei buoni volatori, e normalmente tra-scorrono tutta la loro vita nell’arco di poche cen-tinaia di metri dal luogo in cui sono nati. Come nella maggior parte degli insetti che si nutrono di sangue, sono solo le femmine a pungere per ef-fettuare il pasto di sangue, mentre i maschi si nu-trono di sostanze zuccherine di origine vegetale. Solo le femmine, infatti, hanno bisogno delle pro-teine presenti nel sangue per produrre e deporre le uova. Questi insetti non mostrano spiccate pre-ferenze alimentari e si nutrono su tutti gli animali a sangue caldo (mammiferi o uccelli) che sono in grado di raggiungere. Come in tutti i ditteri e gli altri insetti più evoluti (coleotteri, farfalle, vespe, ecc.), dalle uova deposte dalle femmine che sono state in grado di procurarsi un pasto di sangue, esce una larva morfologicamente ed ecologica-mente completamente diversa dall’insetto adulto, simile ad un piccolo bruchetto biancastro. Queste larve vivono in substrati umidi e ricchi di sostanza organica (humus, terreno misto a letame, lettiera di foglie, ecc.), molto spesso in microhabitat bui e

I flebotomi o pappataci

Speciale Parassiti

mantello. Nonostante tutti questi accorgimenti tuttavia si è visto che i gatti, attraverso le loro frequenti operazioni di pulizia, riescono ad elimi-nare un buon numero delle pulci che li infestano, tenendo la loro popolazione sotto controllo. Ed infatti sono solo i soggetti più anziani o defedati che, dedicando meno tempo alla cura del mantel-lo, possono andare incontro alle infestazioni più gravi. Oggigiorno la pulce più frequente su cani e per-sone, oltre che sul suo legittimo ospite, è la pulce del gatto (Ctenocephalides felis), mentre quelle di cane (C. canis) e uomo (Pulex irritans) sono diventate più rare negli ultimi decenni perché più sensibili ai prodotti chimici usati per il loro controllo. Per quanto riguarda la loro rilevanza sanita- r i a , oltre al fastidio diret- to dovuto alle

punture (dolorose per l’uomo), le pulci sono ospi-ti intermedi di una comunissima tenia del cane e del gatto, Dipylidium caninum. Spesso anima-li che hanno avuto una storia d’infestazione da parte di questi insetti, risultano infestati anche da questo verme intestinale, infestazione che avvie-ne attraverso l’ingestione accidentale delle pulci durante la toeletta. A questo proposito, sarebbe buona norma effettuare un’analisi delle feci per la diagnosi di questa tenia a tutti gli animali che a b b i a - no subito un’infe- s t a z i o n e da pulci.

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relativamente freschi quali pozzi, cavità natu-rali o artificiali, tane di roditori, ecc. Alla fine del suo periodo di maturazione durante il qua-le si è nutrita e ha mutato tre volte, la larva si impupa. In questa fase avviene la metamorfosi al termine della quale dalla pupa sfarfallerà il flebotomo adulto, alato e sessualmente matu-ro. L’attività dei flebotomi adulti è esclusivamen-te crepuscolare-notturna e, alle nostre latitu-dini, limitata ai periodi dell’anno più caldi, normalmente da aprile a novembre ma, negli anni più freddi, anche solo da maggio a otto-bre. Essendo fondamentalmente amanti del caldo, la distribuzione di questi insetti è di norma limitata a zone di pianura o collinari e fino a una ventina di anni fa la loro presenza era segnalata solo nelle zone costiere collinari dell’Italia peninsulare e delle isole maggiori. Negli ultimi decenni invece, probabilmente a seguito del riscaldamento globale, alcune spe-cie del genere Phlebotomus hanno colonizzato aree un tempo considerate troppo fredde per questi vettori, spingendosi a quote ben sopra i 500m (tradizionalmente considerata la quota limite per questi insetti nel nostro paese) e in aree lontane dal mare (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna). In Italia esistono 7 specie del genere Phleboto-mus, di cui 3 (P. perniciosus, P. perfiliewi e P. neglectus) in grado di trasmettere la leishma-niosi. Seguendo l’espansione areale di questi vettori, e in particolare di P. perniciosus, anche la leishmaniosi, da vent’anni a questa parte, è stata segnalata sempre più frequentemente in aree ed a quote un tempo ritenute indenni. Te-nendo conto di quanto sopra esposto, vediamo ora cosa si può fare per proteggere il proprio cane dalla puntura di questi insetti e, conseguentemen-te, dalla leishmaniosi. Per prima cosa va ricordato che la stagione in cui c’è il rischio di pun-tura da par-te del

vettore è breve e circoscritta; poichè i fleboto-mi sono esclusivamente notturni. Se a questo aggiungiamo che le due specie responsabili della maggior parte dei casi di trasmissione di leishmania, P. perniciosus e P. perfiliewi, non amano entrare nei luoghi chiusi, se ne ricava che già il solo tenere il nostro cane al chiuso dal crepuscolo all’alba durante i mesi estivi ridu-ce di moltissimo la possibilità che l’animale contragga questa malattia. Purtroppo non è invece possibile fare affidamento sulla sua protezione con le normali zanzariere; le ridot-te dimensioni di questi insetti gli consentono, infatti, di passare tranquillamente attraverso le maglie delle zanzariere normalmente in commercio e zanzariere a maglie troppo fitte non sono sempre utilizzabili perché riduco-no troppo il passaggio dell’aria. Il più valido strumento di prevenzione a disposizione dei padroni di cani che vivono in zone in cui la lei-shmania è diffusa è rappresentato, tra l’altro, dall’uso di collari trattati. è stato dimostrato infatti che collari impregnati con vari prodotti insetticidi hanno un effetto protettivo dalla puntura dei flebotomi vicino al 100% e che la loro durata si approssima a quella della bre-ve stagione di attività dei flebotomi adulti. Nella maggior parte dei casi potrebbe quindi essere sufficiente un solo collare a stagione per proteggere il nostro cane dal contagio con la leishmaniosi. Se poi, quando possibile, si unisce l’uso del collare alla pratica di non far dormire il cane all’aperto durante i mesi cal-

di, si può concludere che ci sono buone probabilità di salvarlo da vettori

e malattia.

Speciale Parassiti

Tenere il nostro cane al chiuso dal crepuscolo all’alba durante i mesi estivi riduce moltissimo la possibilità che l’animale contragga la leishmaniosi

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Cani e gatti possono essere infestati da zecche, le quali fanno parte dei così detti ec-toparassiti in quanto si localizzano sulla cute dell’animale. Sono diffuse in nume-rose aree geografiche

del nostro pianeta e sono capaci di infestare varie specie animali sia domestiche sia sel-vatiche. Cani e gatti sono soprattutto affetti da zecche “dure”, così dette dal momento che hanno il corpo provvisto di uno scudo dorsale, che nei maschi copre tutto il dorso e nelle femmine solo la parte anteriore dello stesso. Il resto del corpo ha un rivestimento elastico, che durante il pasto può estendersi permettendo al parassita di ingerire quanti-tà di sangue di molte volte superiori al suo peso corporeo (sino a 100 volte). Spesso sono colorate, appiattite, dall’aspetto ovale, hanno sulla testa una specie di pungiglione, adatto a penetrare la pelle dell’ospite e a consentire pasti di lunga durata.Le femmine depongono nel terreno in una sola volta da 350 a 18.000 uova in ammassi, dopo di che muoiono, mentre i maschi vengo-no a morte subito dopo l’accoppiamento. Dal-le uova dopo 30-50 giorni circa, in funzione del grado di temperatura e umidità del terre-no, escono larve che attendono sull’erba, gui-date da stimoli di varia natura, il passaggio di un ospite adatto su cui trasferirsi. Esse sono costrette a nutrirsi di sangue affinché possa verificarsi il processo di metamorfosi, caratte-ristico del loro ciclo vitale. La durata dei pasti è variabile, ma protratta nel tempo, di solito è più breve nei primi stadi di sviluppo (lar-va, ninfa), varia da 7 a 30 giorni; il maschio si alimenta saltuariamente. Periodi così lun-ghi sono necessari, perché queste non aspi-rano il sangue, ma si ingorgano lentamente sfruttando la pressione sanguigna dell’ospi-te: compiono anche un’operazione di filtrag-gio, trattenendo del sangue soltanto la parte corpuscolata e rinviando all’ospite la parte liquida. è con questo meccanismo che intro-ducono sostanze tossiche e agenti patogeni. Le zecche restano fissate all’ospite per 3-21

giorni, grazie ad una sorta di cemento ade-sivo da loro stesse elaborato. Si trasformano in ninfe e infine in adulti, che si accoppiano sull’ospite. Le zecche devono essere prontamente rimos-se dall’animale al fine di evitare la possibile comparsa di situazioni di natura patologia, ma è estremamente importante operare in termini di prevenzione nei loro confronti. Andrebbero, perciò, in primo luogo evita-ti luoghi in cui comune sia la loro presenza anche se ormai esse sono presenti in tutti gli ambienti suburbani. Il ricorso costante all’uti-lizzazione di prodotti, facilmente reperibili in commercio, particolarmente efficaci per la loro azione sia repellente sia volta a eliminare i parassiti esterni, in assenza di effetti colla-terali nei riguardi dell’animale, costituisce un valido e consigliato mezzo per evitare un’in-festazione. A.C.

Zecche, mai abbassare la guardia

Il ricorso costante all’utilizzazione di prodotti, facilmente reperibili in commercio, in assenza di effetti collaterali nei riguardi dell’animale,costituisce un valido e consigliato mezzo per evitare un’infestazione

Speciale Parassiti

Un’infestazione da zecche può dar luogo a tutta una serie di manifestazioni patologiche nell’animale colpito:■ Infiammazioni localizzate a carico della cute, conseguenti all’azione esplicata dagli ectoparassiti.

■ Paralisi flaccida conseguente all’inoculazione di neurotossine presenti nella secrezione salivare delle zecche.

■ Anemia, specialmente se i parassiti sono presenti in grande numero (una femmina adulta può assumere sino a 2 cc di sangue).

■ Trasmissione di agenti infettivi da un animale malato a uno sano, ad opera delle zecche che fungono da vettori proprio a motivo della notevole quantità di sangue ingerita.

■ Così numerose e di particolare attualità sono le malattie trasmesse da questi ectopa-rassiti, come l’ehrlichiosi, le babesiosi, l’epatozoonosi, la malattia di Lyme.

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Speciale Parassiti

Numerosi modi di dire (ad esempio “appiccicarsi come una zecca”) ben rappresen-tano la tenacia con cui le zecche si aggrappano allo

strato cutaneo dei loro ospiti. In effetti questi sgraditi artropodi han-no la capacità di aderire per molte ore fino ad alcuni giorni o addirittura set-timane a pelli o pellicce di vari animali, e dell’uomo. Le zecche si nutrono del sangue dell’ospite per poter alimenta-re il proprio ciclo vitale. Visivamente una zecca adesa alla cute, e magari già rigonfia di sangue, si presenta come una piccola e scura lenticchia. Nella maggior parte dei casi la loro presenza comporta un semplice fastidio senza gravi conseguenze. In alcuni sfortunati casi però, la loro capacità di veicolare microorganismi o sostanze neurotossi-che comporta il rischio, per l’animale o l’uomo che ne subisce il contatto, di

contrarre malattie infettive anche gravi o paralisi addirittura ad esito letale. Le persone più anziane, debilitate o quelle affette da malattie croniche, sono più esposte al rischio di complicanze spia-cevoli. Nelle persone sane il decorso delle infezioni è invece più frequen-temente benigno, talvolta addirittura senza sintomi evidenti.Gli ospiti preferiti della varietà “dura” (zecche rivestite da uno scudo dorsale chitinoso) sono i cani ed altri animali domestici. Le varietà di zecche molli colpiscono invece preferibilmente gli uccelli. L’uomo è ordinariamente un ospite occasionale, transitorio. In Italia il periodo in cui maggiore è il rischio di subire l’attacco di una zecca nelle zone ricche di vegetazione, habitat naturale di questi artropodi, è quello caldo, com-preso tra maggio e ottobre. Le zecche sono discretamente resisten-ti ai pesticidi ed hanno in natura pochi

antagonisti; ciò facilita la loro diffusio-ne. In una Circolare del Ministero del-la Salute, la n. 10 del 13.07.2000, sono descritte con precisione le malattie trasmesse dalle zecche nel nostro pae-se, insieme a importanti misure atte a prevenire lo sviluppo di tali malattie. I lettori che fossero interessati ad ap-profondire quanto trattato in modo necessariamente sintetico in questo ar-ticolo, possono facilmente rintracciare in Internet tale circolare. Nella tabella 1 sono riassunte alcune caratteristiche delle principali malattie che possono essere trasmesse dalle zecche. Si tratta di infezioni non frequenti. La febbre bottonosa del Mediterraneo si manife-sta, ad esempio, nel nostro paese con circa mille casi all’anno. Il tempo di in-cubazione dall’inoculazione è variabile e dipende dal microorganismo respon-sabile. Può andare da poche ore ad al-cune settimane.

La zecca, un’ospitedecisamente indesiderata

di Aldo MozzoneMedico di Famiglia - Scuola NazionaleFormazione Quadri FIMMG

TABELLA 1 Microorganismi responsabili dell’infezione

Ospite abituale della zecca

Sintomi nell’uomo

Regioni più colpite

FEBBRE BOTTONOSA DEL MEDITERRANEO

BORRELLIOSIDI LYME

FEBBRE RICORRENTEDA ZECCHE

MENINGO-ENCEFALITEDA ZECCHE

RICKETTSIE CaneConiglioLepre

Febbre, Cefalea,Malessere gene-rale, Esantema successivo

SARDEGNASICILIA

FRIULILIGURIAVENETO

FRIULITRENTINOPUGLIA

TRENTINOVENETO

Eritema migrante, Dolori e Meningite in fasi successive

Febbre ricorrente, Cefalea,Dolori muscolari

Febbre e sintomi neurologici

Roditori

Uccelli

RoditoriVolpeCaprioloCervo

SPIROCHETE

SPIROCHETE

VIRUS

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Speciale Parassiti

Come rimuovere la zecca dopo che si è individuata la sua presenza? Sovente si sente consigliare di cospargere la zecca con olio, vaselina, alcool, ammoniaca o addirittura con etere per “soffocar-la” e produrne il distacco dalla pelle. Queste pratiche non sono consigliate anzi si possono rivelare contropro-ducenti. Infatti il contatto con queste sostanze può indurre nella zecca un rigurgito che incrementa il passaggio dei possibili agenti infettanti nel cor-po della persona attaccata. Il miglior modo per rimuovere la zecca è inve-

ce quello di afferrarla saldamente con una pinzetta avendo cura di estirparla dalla cute con un movimento non bru-sco ma deciso di trazione associata ad una delicata rotazione. Provvedere in modo tempestivo alla rimozione della zecca è importante perché il rischio di trasmissione di infezioni è tanto mag-giore quanto più lungo è il tempo di contatto della zecca con il suo ospite. Dopo la rimozione, la cute va attenta-mente ripulita utilizzando un comune disinfettante.Nella tabella 2 sono riassunte le pre-

cauzioni consigliate per evitare infe-stazioni da zecche. Dopo aver subito l’attacco di una zec-ca, in caso di comparsa di malessere o sintomi quali eritema, febbre, cefalea, stanchezza, è naturalmente indispen-sabile ricorrere alle cure del medico il quale è in grado, con la visita e la ri-chiesta di esami specifici, di individua-re la possibile forma di infezione che si sta sviluppando e prescrivere l’oppor-tuna terapia antibiotica e sintomatica necessaria.

TABELLA 2: MISURE DI PROFILASSI ANTIZECCHE IN AMBIENTI A RISCHIOIndossare abiti di colore chiaro in modo che la presenza di zecche risulti evidente

Calzare guanti

Evitare il contatto con la vegetazione sia nel cammino che in sosta

Ispezionare attentamente indumenti e ogni parte del corpo al termine di una escursione

Rimuovere con cautela foglie secche e sterpaglie intorno alle case

Utilizzare repellenti per insetti, ripetendo sovente l’applicazione (evitare inalazione o ingestio-ne e il contatto con cute irritata o escoriata)

Tenere puliti prati e sentieri

Trattare gli animali domestici con prodotti antizecche

Controllare e, se necessario, disinfestare le cucce degli animali

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L’olio di Neem è estratto dai semi, spremuti a freddo, dell’Azadirachta Indica, albero sacro dell’India. Le sue proprietà sono conosciute sin dall’antichità. è infatti utilizzato in India da più di 5000 anni in tutte le sue parti, frutto, foglie, semi, radici, corteccia e perciò è stato denominato anche “il sollievo dei malati”, “l’albero della salute” o la “Farmacia del villaggio”.Le sue caratteristiche di impiego sono state lungamente studiate e così si è potuto met-tere in evidenza come svariate siano le sue proprietà: antipiretiche, antimalariche, an-tinfiammatorie, diuretiche, ipoglicemiche, antireumatiche, spermicide, ecc. Tra queste spicca la possibilità di un suo efficace impiego nella lotta biologica contro moltissimi

parassiti esterni. L’osservazione della natura ha fornito un’indicazione in merito. In India, i passeri aggiungono foglie di Neem ai loro nidi, e dal momento che non se ne cibano e che si è notata l’assenza di molti parassiti usualmente presenti nei nidi, tale constatazione empirica ha avvalorato questa asserzione. L’azione di contrasto ai parassiti esterni è da mettere in relazione con i vari componenti dell’olio di Neem come ad esempio i limonoi-di tra cui soprattutto l’azadiractina, una sostanza contenuta nei semi. L’azadiractina nei confronti degli insetti agisce principalmente come regolatore di crescita alterando lo sviluppo degli insetti a livello di larva, influendo sul principale ormone coinvolto nel controllo della muta. Induce, inoltre, una riduzione della fecondità degli adulti e della fertilità delle uova. Gli studi compiuti fanno ritenere che l’azidaractina intervenga sugli insetti togliendo loro lo stimolo ad alimentarsi. L’olio di Neem è da considerarsi un multicomplesso per cui risulta difficile che si possa sviluppare una resisten-za nei suoi confronti da parte di parassiti ed insetti. Indagini di natura tossicologica hanno messo in evidenza come l’olio di Neem non sia tossico e quindi ai normali dosaggi d’impiego sia dotato di ampia sicurezza e maneggevolezza d’uso. Tali caratteristiche ne facilitano l’uso con risvolti positivi sia nei confronti dell’ambiente sia delle persone che lo utilizzano. Questo olio dimostra anche una certa resistenza nei confronti dei lavaggi. Rispetto ai rimedi antiparassitari di natura chimica l’utilizzo del solo olio di neem necessita di trattamenti più frequenti.

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Olio di Neem: protezione naturale

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Page 39: Anno 4 Numero 3

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Page 40: Anno 4 Numero 3

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Occhio agli

alimenti

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Una corretta ali-mentazione. È un consiglio pressan-te che ci ripetono tutti i giorni gior-

nali, televisioni, radio in cui ci invitano per stare in buona sa-

lute a fare moto e a uno stile di vita oculato, in cui l’alimenta-zione gioca certamente un ruo-lo fondamentale. Così siamo chiamati a dosare opportuna-mente i vari cibi dando preva-lenza a frutta, verdura, pesce,

carni bianche e così via. Ma ne-gli alimenti che acquistiamo al supermercato sono contenute tutta una serie di sostanze, che troviamo indicate in etichetta.

Diamo loro un rapido sguardo.

Additivi. Ne esistono di molti tipi e sono impiegati per conservare gli alimenti, per dar loro colore o sapore. Il loro impiego è regolato da disposizioni di legge specifiche, che ne stabiliscono tipologia e dosi massime. Esiste una lista di tutti gli additivi utilizzabili: questi devono essere necessari, soprat-tutto innocui e non devono coprire un difetto insito nel prodotto. Le etichette degli alimenti devono riportare tutti gli additivi, con il loro nome o con un codice formato dalla lettera maiuscola. È un nu-mero a tre o quattro cifre. Anche nei prodotti importati gli additivi sono denominati con questi codici, comuni a tutti i Paesi dell’Unione Europea. Nei prodotti biologici gli additivi consentiti per legge sono quelli per la conservazione dell’alimento e sono normalmente di origine naturale.

ColorAnti. Servono a rendere migliore l’aspetto dei prodotti. Solitamente si trovano in prodotti come caramelle, gelati, bibite ga-sate, ma non è consentito l’uso nei succhi di frutta perché potreb-bero trarre in inganno gli acquirenti.

AntiossidAnti. La loro azione è quella di ostacolare l’ossi-dazione degli alimenti, a motivo della quale si perdono aroma, colore, consistenza e proprietà nutritive dell’alimento. Si possono trovare nelle zuppe pronte, nei succhi di frut-ta, nel cioccolato, negli ortaggi surgelati.

EdulCorAnti. Noti anche con il nome di dolcificanti, questi additivi hanno lo scopo di rendere più dolci gli alimenti. Riesco-no a rendere i cibi dolci molto più dello zucchero con molto meno calorie. Nor-malmente si trovano nei prodotti da forno, nelle merendine, nei biscotti e in tutti i prodotti denominati ‘light’.Emulsionanti e addensanti. Sono im-piegati per mantenere una determinata consistenza degli alimenti o a far amal-gamare i componenti di un alimento senza che questi si separino. Si possono trovare nei gelati e nella maggior parte dei prodotti dolciari, nelle marmellate, nei formaggi che si spalmano, nella carne in scatola.

ConsErvAnti. Sono gli additivi che servono a far mantenere più a lungo gli alimenti; rallentano lo sviluppo di microbi, muffe e lievi-ti, evitando che il cibo si deteriori. È possibile trovarli nei preparati per le creme, nei formaggi, nei ripieni delle paste fresche, nel pane.

EsAltAtori di gusto. Servono a dare più sapore agli alimenti. Solitamente sono indicati in eti-chetta con il nome di glutammato. Un esempio clas-sico di impiego di esaltatori di gusto è il dado per il brodo, ma sono presenti anche in liofilizzati, piatti pronti e talvolta anche negli snack.

Alimentazione

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salmone alla canadese

A tavola con la veterinaria

Barbara BecheroniMedico veterinario

• 4 trance di salmone fresco

• 200 ml di sciroppo d’acero

• Qualche cucchiaio di olio extravergine

di oliva

• Il succo di un limone

• Un mazzo di prezzemolo

• 4 spicchi d’aglio

• Sale e pepe nero q.b.

Ingredienti

Preparazione

Porre le trance di salmone in una ciotola di adatte dimensioni.Preparare una marinata con il suc-

co di limone, il prezzemolo tritato, il sale e il pepe.

Versare la marinata sul pesce e lasciare riposare per circa un’ora.Disporre le trance in una pirofila, aggiun-gere l’aglio, qualche cucchiaio di olio ex-travergine di oliva e versare lo sciroppo

d’acero sul pesce, in modo da coprire tut-ta la superficie.Infornare a forno già caldo per circa quin-dici, venti minuti.

Piatto di semplice esecuzione, ma dal risultato di sicuro successo. Adatto a tutte le occasioni, porterà sulla ta-vola quel pizzico di novità capace di sorprendere.

Lo sciroppo d’acero è ormai presente anche nella gran-de distribuzione, come pure nei negozi specializzati in prodotti naturali. Il gusto dolce di questo prodotto dona al pesce già ma-rinato nel succo di limone un sapore particolare, quasi agrodolce, ma molto più delicato. Potete accompagnarlo con insalata verde, patate bollite e un vino bianco leggero.

Page 43: Anno 4 Numero 3

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L’angolo della lettura

Fin da b a m b i -no Grae-me Sims ha avuto c o m p a -gni di g i o c o m o l t o

particolari: un’anatra e un cane pastore, per esempio. In questo libro l’autore ri-percorre la propria vita e racconta come è nato il suo rapporto così simbiotico con gli animali, soprattutto con i cani. Attraverso le sto-rie di incontri commoventi e di riflessioni sull’animo dei suoi amici a quattro zampe, Sims ci spiega come è arri-vato a capirne linguaggio, emozioni, bisogni, e come è riuscito a tradurli in tec-niche di addestramento accessibili a tutti. Un libro dalla scrittura ispirata che parla al cuore di tutti gli amanti dei cani e rivela ve-rità toccanti e sorprendenti per comprenderli meglio.

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di Graeme SimS

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Graeme SimS, dog trainer di fama mondiale, ha pas-sato molti anni a lavorare con i cani, affinando sempre più le sue rivoluzionarie tecniche di insegnamento. Autore dei bestseller L’uomo che sussurra ai cani e Portami con te, vive con i suoi quattordici cani in una

fattoria del Galles meridionale. Sims è stato il primo dog trainer a diffondere un metodo «dolce». Le sue tec-niche, famose in tutto il mondo, vengono utilizzate an-che presso centri di addestramento italiani di Firenze, Roma, Milano, Napoli e Ivrea.

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Curiosità

la vita di ufficio procura tensione e stress? Ormai è provato che lo stress è una delle principali cause di assenteismo e di conseguente insorgenza di esau-rimento nervoso. Una ricerca della Virginia Com-

monwealth University consiglia un facile e pronto rime-dio: portare sul luogo di lavoro il proprio piccolo animale. Secondo gli studiosi di questa Università il cane di uno degli impiegati, portato in ufficio, diventa subito il cane di tutti. L’indagine ha valutato una serie di parametri fisici e psicologici degli impiegati di un’azienda dimostrando l’effetto positivo della presenza degli animali su coloro che portano i cani sul luogo di lavoro. Lo studio è stato condotto tra gli impiegati di una compa-gnia statunitense di ben 550 dipendenti, che accetta cani. In questa società sono circa venti i cani che giornalmente si presentano al lavoro. Nel corso della ricerca agli impiega-ti, selezionati secondo un protocollo scientifico, sono stati prelevati campioni di saliva. Il gruppo degli impiegati pre-

scelti era rappresentato da un mix di persone con caratte-ristiche diverse tra loro e cioè: non possessori di animali, proprietari di cani portati in ufficio e non. È stato messo a confronto il livello dell’ormone dello stress nei vari sogget-ti facenti parte dello studio e si è potuto evidenziare come lo stress diminuiva significativamente nei dipendenti con cane a seguito, mentre era elevato in coloro che erano privi di animali o lasciavano a casa il proprio amico a quattro zampe. Succedeva poi che gli impiegati senza cane cercas-sero, durante la pausa, di instaurare un rapporto con i cani presenti. Del tutto positivi sono anche risultate le interviste fatte ai dipendenti, che hanno manifestatamente apprez-zato l’iniziativa affermando poi come fosse migliorato il rapporto umano con i colleghi e quindi la produttività. Un semplice rimedio low cost allo stress quotidiano da ufficio e ancora una volta i nostri animali dimostrano di essere indispensabili compagni della nostra vita frenetica in un momento economico non certamente facile.

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Page 47: Anno 4 Numero 3

I nuovi acquari AquaArt di Tetra si evolvono per offrireal consumatore il prodotto migliore senza aumenti di prezzo

Un acquario funzionale, robusto e già completo di tutto è il sogno di ogni acquariofilo alle prime armi. Grazie a Tetra questo sogno da oggi è realtà.

Cinque anni fa, Tetra lanciò il primo acquario AquaArt sul mercato, andato let-teralmente a ruba non appena comparso sugli scaffali dei negozi. Questa nuova generazione di acquari da 20, 30 e 60 litri, si caratterizza per materiali di prima qualità, ora realizzati in Europa con un design contemporaneo e caratteristi-che avanzate.Nella fase di progettazione, Tetra si è basata su ricerche di mercato per stabi-lire quali caratteristiche deve avere secondo gli utenti l’acquario perfetto, e il risultato finale è un prodotto migliorato sotto ogni aspetto, più robusto e senza aumenti di prezzo.Il coperchio, molto più robusto di prima, ora è costituito da un accattivante effetto antracite e ha sportelli più facili da aprire. Lo sportello frontale è stato spostato ulteriormente in avanti, al fine di facilitare la chiusura e renderla più sicu- ra. Nella parte posteriore dell’acquario da 60 litri ci sono due aperture, questo non solo per dare un più facile accesso alla struttura, ma grazie a una barra di supporto rende anche più stabile il coperchio. Il coperchio, in fase di apertura, è tenuto ben saldo da cerniere di alta qualità. Infine, anche un il gocciolatoio è stato collocato alla superficie interna del coperchio, per far sì che la condensa rimanga all’interno dell’acquario.

Un prodotto solido, di design ma soprattutto completo di tutto

Numerose migliorie sono state apportate anche alla struttura dell’acquario, che ora ha degli attacchi aggiuntivi agli angoli per una maggiore stabilità e nuovi comparti per i cavi. Questi comparti possono inoltre essere regolati per acco-gliere cavi di diverse dimensioni; ovviamente, i contenitori hanno ancora due solide staffe per consentire l’applicazione del nuovo filtro EasyCrystal, innovativo in quanto la cartuccia filtrante è usa e getta e quindi evita di dover pulire periodicamente i materiali filtranti, la cartuccia può essere agilmente cambiata accedendo al contenitore attraverso lo sportello posteriore. In poche parole: massima praticità e semplicità d’uso.Gli acquari sono illuminati da lampade ad alto rendimento modello T5 Sylvania, queste lampade, fabbricate in Germa-nia, sono a risparmio energetico e garantiscono una lunga durata. Sono inoltre ideali per lo sviluppo delle piante e per la crescita dei pesci.Inoltre, per chi vuole un acquario che faccia anche “arredamento”, sono disponibili dei mobiletti coordinati, utili gra-zie allo spazio per custodire i prodotti per l’acquario ed esteticamente molto gradevoli.

Un acquario completo di tutto e realizzato pensando alla sostenibilità

In aggiunta a questo, anche la confezione dell’acquario è stata completamente rivista, ora infatti fornisce una notevole quantità di informazioni sul prodotto e su come allestire l’acquario. Infine, nella confezione di tutti i formati (quindi da 20l, 30l e 60l) sono stati inseriti dei prodotti campione di mangime e di biocondizionatore, e nel formato da 60l anche un termoriscaldatore Tetra HT 50 watt. Il tema della sostenibilità ha svolto un ruolo centrale nella realizzazione di questo nuovo AcquaArt, quindi tutte le scelte di progettazione sono state fatte in funzione di questo. Per esempio per il coperchio e il telaio si è deciso di non utilizzare più vernici plastiche. Inoltre, la decisione di produrre le vasche in Europa ha permesso di ridurre la distanza tra produttore e consumatore, ottimizzando l’equilibrio ecologico del prodotto.

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Curiosità

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Televisione, film e loro riedizioni in 3D stanno ripropo-nendo in questi tempi una delle più grandi tragedie del mare: l’affondamento della nave Titanic in segui-to a una collisione con un iceberg. Oggi affiorano altre

notizie che coinvolgono i nostri piccoli amici. Sembra infatti che sulla grande nave vi fossero una dozzina di cani. La noti-zia arriva da una mostra organizzata presso l’Università della Pennsylvania. Nella notte del naufragio avvenuto il 15 aprile del 1912, secondo il curatore della mostra, persero la vita alme-no nove cani, mentre sembra che siano stati tre i sopravvissuti: due volpini di pomerania e un pechinese. I tre erano: Lady, un pomerania, comprato a Parigi poco prima della partenza da Margaret Bechstein Hays, una giovane signora di New York di 24 anni che, dopo un viaggio in Europa con gli amici, tornava a casa sul Titanic; un altro cane di pomerania, il cui nome non è noto, ma di proprietà della famiglia del magnate dell’abbiglia-mento Martin Rothschild e di sua moglie, Jane Elizabeth Anne Rothschild. Il signor Rothschild purtroppo perse la vita nel naufragio, mentre sua moglie riuscì a salvarsi insieme al suo cane. Il terzo soggetto a quattro zampe sopravvissuto e noto alle cronache è Sun Yat-Sen, un pechinese di proprietà di Hen-ry Harper, erede della casa editrice Harper & Row e di sua mo-glie, Myna Harper. La coppia stava tornando da un giro in Eu-ropa e in Asia. Dopo il salvataggio, interrogato dai giornalisti, che affollavano la sala di arrivo dei naufraghi, il signor Harper ringraziò i compagni della scialuppa che non avevano avuto da ridire sulla presenza del piccolo cane. Degli atri 3 di cui ab-biamo notizia possiamo citare un fox-terrier di nome Dog, un airedale chiamato Kitty ed un bulldog francese di nome Gamin di Pycombe. Una signora cinquantenne, Ann Elizabeth Isham

rifiutò di abbandonare il Titanic senza il suo alano, che indubbiamente era di stazza troppo grande per salire su una scialuppa di salvataggio. Il suo corpo fu ripescato in mare vicino al suo cane.Le informazioni sui cani sopravvissuti al naufragio si devono al fatto che stiamo parlando di cani “privilegiati”, che appartenevano cioè a persone che stavano viaggiando in prima classe. Nulla però sappiamo di altri possibili naufra-ghi “pelosi” che verosimilmente erano imbarcati nelle classi inferiori, e qui rimasti intrappolati.

Titanic e cani

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49

Pet Quiz

Le risposte corrette:

1)c 2)a 3)c 4)a 5)c 6)b 7)a 8)b

L olio di Neem e un:1

cranio

La mastite e un infiammazione di:2

mammellaa c

3 Il parientale e un osso di:

spalla arto anteriorea b c

.La pulce puo trasmettere al cane:4

tenia virus cimurro virus epatite infettivaa b c

5 La vitamina E e contenuta soprattutto in:

carciofo olio germe di granocipollaa cb

Pet Quiz

6 Il carpo fa parte di:

bacino arto anteriore arto posteriorea b c

7

8

L amido e:

Il pappatacio nel cane e vettore di:

carboidrato

germi del pus

grasso

leishmania

proteina

virus enterici

a

a

b

b

c

c

,,

muscolo b

antibioticoa b antinfiammatorio c repellente

,

,

milza

, ,

,

,,

,

c

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50

L’Oroscopo

Pet Oroscopo

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Con le zecche c’è poco da scherare! Sarà bene attrezzarsi per non avere brutte sorprese. Qua le stelle non c’entrano nul-la. Comprate il prodotto

giusto!…E PER GLI AMICI UMANIAccidenti ai pollini nell’aria. Se non fosse per questo fastidiosissimo prurito, per gli occhi ar-rossati, per il naso sempre gocciolante, per il respiro affannato per le stelle questo sarebbe il periodo più bello dell’anno.

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE…Non risparmiatevi. Il momento del vostro gatto è così favore-vole che è arrivato il momento di lanciarlo nel dorato mondo delle

mostre feline!…E PER GLI AMICI UMANISole, Marte, Giove e Saturno vi saranno as-solutamente contro! Fate armi e bagagli e tra-sferitevi dalle parti della Luna che vi guarda in maniera molto ma molto più benevola!

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Vedete il vostro furetto strano, lento e con poco appetito? Non solo le stelle ma anche il buonsenso vi dicono di chiamare subito

il veterinario!…E PER GLI AMICI UMANIIn compagnia di Mercurio e di Venere ci sarà da divertirsi: l’amore viaggerà grazie alle cal-zature alate del messaggero degli dei… come dite? Usate gli sms? Be’ allora…

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Stavolta non accontenta-tevi, avete promesso al vostro cane di rinnovare completamente il suo an-golo? Bene e allora fatevi

consigliare dai migliori sul mercato!…E PER GLI AMICI UMANIC’è da dire che in queste settimane le stelle vi hanno sempre seguito con una certa bene-volenza, tranne quella volta lì che si erano di-stratte un momento… meno male che avevate la cintura!

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Cari pet preparatevi ad una cenetta romantica con il vostro padrone della Bilancia… le stelle gli hanno consigliato una

cenetta romantica con la loro “dolce metà”.…E PER GLI AMICI UMANIPer toccare il cielo con un dito avete due possibilità: o salire su una mongolfiera e farvi trasportare dal vento oppure, consigliato dalle stelle, organizzare una cenetta romantica con la vostra dolce metà.

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE…Ma lo sapete qua-li sono i rischi che il vostro animale può correre a causa di una puntura di pappata-

ceo? No! e allora leggete subito l’articolo di pagina 32!…E PER GLI AMICI UMANINel vostro quadrante dovrete misurarvi con l’opposizione di Mercurio e di Venere ma sarebbe un errore cercare di rovesciare il tavolo da gioco. Guardate bene le carte che avete in mano.

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Se avete sempre pen-sato che le intolleranze alimentari siano un pro-blema solamente uma-no, leggete con atten-zione l’articolo di p.14

e correte dal veterinario e fatevi consigliare il cibo adatto per il vostro pet. …E PER GLI AMICI UMANIAttenzione ai continui saliscendi che la vita vi costringe ad affrontare. Non siete più giovani e i legamenti potrebbero cedere. Quindi fate molta attenzione e guardatevi dal prendere scelte affrettate.

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…A corto di nomi per i vo-stri cani o gatti? Che ne pensate di Ganimede o di Callisto? A questo punto l’amore di Giove per voi

sarebbe incondizionato!

…E PER GLI AMICI UMANIChi sa che cosa sono Io ed Europa? Se rispon-derete nella maniera giusta avrete per sempre il favore di Giove guardato con ammirazione gli appassionati di Astronomia.

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Le pulci sono un proble-ma e rendono infernale la vita al vostro cane. Per far tornare felice il vostro amico non dovete far altro che farvi consigliare dal

vostro veterinario di fiducia. Che aspettate!…E PER GLI AMICI UMANIL’estate è ormai alle porte e voi che fate? An-cora non avete scelto la pensione dove lascia-re il vostro pet mentre voi andrete in vacanza? Ehi non fate scherzi e datevi subito da fare per trovare una sistemazione!

Ariete

Cancro

Bilancia

Toro

Leone

Scorpione

Gemelli

Vergine

Sagittario

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Avete mai pensato a quanto sarebbe bello per il vostro pappagallo avere una gabbia molto ma mol-to più grande? Be’ anche

lui ci pensa ogni volta che sbatte le ali nella mi-sera gabbietta in cui l’avete costretto. …E PER GLI AMICI UMANINon c’è scusa alla vostra lentezza: per realiz-zare il progetto importante che avete in men-te non è davvero il caso di perdere tempo in chiacchiere.

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Lasciate che il vostro gatto prenda confidenza con il cibo che vi ha consigliato il veterinario. L’alimentazio-ne è un aspetto essenziale

nella vita dei nostri amici!…E PER GLI AMICI UMANISiete entrati in piena sintonia con tutti gli astri che contano e presto arriverà il tempo del raccolto. Non affrettate il passo perché non ce n’è bisogno

PER GLI AMICI A QUAT-TRO ZAMPE…Attenzione ai parassiti! Sono una delle minacce più serie per i vostri amici pet. Non li sottovalutate mai è non trattenetevi dal

chiamare il vostro veterinario!…E PER GLI AMICI UMANICi si metteranno pure Marte e Giove a crearvi una patina di malinconia per quello che non è sta-to ma sarebbe potuto essere se solo quello acca-duto prima fosse accaduto dopo. Ma è la vita!

Capricorno Acquario Pesci

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