Upload
dinhphuc
View
217
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
1
30 giugno 2013 Numero 46
Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI”
dal 1950 E’ iscritta all’Albo Regionale delle Associazioni dei marchigiani residenti in altre Regioni italiane.
Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001
SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano
Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – – Fax 02 – 44 06 175 Siti Internet : www.ilciavarro.it
www. marchigianieumbrienricomattei.eu
Camminare insieme sulle tracce di uomini grandi e nobili
Verità evidenti di per sIl 10 maggio scorso abbiamo vissuto un pomeriggio di grande intensità emotiva e di notevole spessore ideale. Il caso ha voluto che, mentre si svolgevano le esequie del nostro amato e stimato Vicepresidente Vincenzo Tappatà, introducessi i lavori della manifestazione, da tempo programmata, per presentare lo splendido volume del giornalista e scrittore umbro-marchigiano Maurizio Verdenelli su Enrico Mattei “La leggenda del santo petroliere”. Alla manifestazione aveva assicurato la presenza e l’intervento l’ing.Felice Egidi, figlio del recentemente scomparso Egidio Egidi (grande collaboratore di Mattei e suo successore alla guida dell’ENI). Su sua iniziativa si è aggiunta, non prevista, la presenza e la testimonianza di Paolo Pissard, figlio di Mazzini Garibaldi Pissard (pioniere della ricerca petrolifera in Italia e grande collaboratore di Egidi e Mattei). Insomma, nel corso di due intense ore, tra il ricordo dell’amico “Nello” Tappatà, e quello di grandi personaggi come Mattei, Egidi, Pissard e tanti altri citati nel racconto di Maurizio Verdenelli e di Giuseppe De Rosa, abbiamo compiuto un “tuffo” emozionante sia nei ricordi personali che nella storia delle imprese, della vita personale, familiare, professionale, sociale di
queste splendide persone, che abbiamo sentito molto vive e vicine, oggi più che mai, nonostante non siano più tra noi. Abbiamo compreso come ha fatto la nostra Regione e l’Italia intera a costruire il “miracolo” della costruzione di una democrazia e di una società libera e avanzata. Un Paese tornato ad essere rispettato
nel mondo per le grandi e straordinarie storie di persone che ha espresso e continua ad esprimere. I loro ideali e il loro esempio ci sono sempre accanto. Ci guidano e ci confortano. Ci danno la speranza in un futuro più roseo dell’attuale presente. I valori che hanno permeato con grande intensità la loro vita ci permettiamo di considerarli nostri e di farne le nostre bandiere, i nostri legami, i motori della nostra amicizia e solidarietà. Ritengo che per superare le gravi difficoltà del presente dobbiamo tutti guardare a questi ideali decisivi che, insieme a quelli dell’onestà e della solidarietà, potranno consentirci di continuare a costruire una civiltà a misura d’uomo. Con questi sentiti e commossi pensieri un augurio di buone (e meritate!) vacanze.
Pierfrancesco Fodde
Il
CIAVARRO
ANNO X°
La Redazione del Ciavarro augura a tutti i lettori
le migliori vacanze!
2
Curiosando per musei !(di Luisella Dameno) Le Marche possono vantare un numero non indifferente di musei : ne sono infatti stati classificati 252 suddivisi in 124 di storia e arte,39 archeologici,57 demoantropologici,32 di scienza e tecnica. Tralasciando le numerose e ricche pinacoteche,i musei archeologici che offrono reperti di vari secoli,ne segnaliamo alcuni molto particolari. MUSEO DELLE ANFORE a San Benedetto del Tronto ( AP ) : si possono ammirare molte tra le più comuni anfore dell’età repubblicana,la Greco Italica,prodotta in varie parti del Mediterraneo tra il III e il II secolo a. C., la Marseillaise (fabbricata nella colonia greca di Massalia,l’attuale Marsiglia ),la Lamboglia,la più diffusa in Adriatico. Con l’età imperiale e con l’introduzione di nuove rotte commerciali abbiamo la Dressel, di fabbricazione spagnola , che era utilizzata per il trasporto del “garum”,una salsa di pesce che i romani apprezzavano molto sulle loro tavole.In esposizione anche due anfore adibite al trasporto dell’olio dall’Africa settentrionale dal III al V secolo d.C. Tutte le anfore sono esposte su gradoni in maniera da evidenziarne la sequenza cronologica. Da ultimo largo spazio è dedicato all’archeologia subacquea con immagini riguardanti il ritrovamento ,nel medio Adriatico , della statua bronzea di un atleta attribuita allo scultore greco Lisippo.
MUSEO DELLA BACOLOGIA “CELSIO ASCENZI” a Colli del Tronto ( AP ) : per ora il museo ha sede nella “Bigatteria Panichi” in attesa di una definitiva sistemazione presso i laboratori di produzione Ascenzi. Vi sono raccolti un patrimonio di utensili,documenti ( non ancora tutti classificati ) ,testimonianze che fanno conoscere l’importanza dell’attività bacologia a Colli del Tronto e nel comprensorio del Piceno tutto che rappresentò, dal 1870 al 1940,il più importante distretto italiano nel campo della produzione del semebachi. Si possono così ammirare apparecchiature per la sessatura,la pesa,telai,microscopi,termometri,
tipi di bozzoli,il tutto accompagnato da una serie di foto dell’epoca e dalla “storia” di come si arriva a produrre la seta. MUSEO DEL BALI’ San Martino – Saltara ( PU ) : planetario e museo interattivo della scienza. Si trova in una villa elegante del settecento a pochi Km. da Fano e Urbino E’ uno dei pochi musei dove è vietato NON toccare . Infatti è dotato di postazioni interattive dove il visitatore può sperimentare in diretta diversi fenomeni naturali : dalle illusioni ottiche alle proprietà della luce. In mostra c’è anche un pendolo di Focault alto 11 metri. Il museo è dotato di un planetario e di un osservatorio dove,grazie a un sistema digitale con un telescopio riflettore posto in una cupola del parco della villa, è possibile osservare in diretta il cielo notturno. E questi sono solo piccoli esempi della ricchezza museale delle Marche!! Luisella Dameno
Nelle Marche
3
Antiche rievocazioni
Il Mercato delle Gaite trae ispirazione dall’antica divisione di Bevagna in quattro quartieri denominati Gaite su cui si basava l’organizzazione amministrativa della città in epoca medioevale. Lo scopo della manifestazione è quello di ricostruire la vita quotidiana degli abitanti di Bevagna nel periodo compreso tra il 1250 e il 1350. Per dieci giorni , quindi, alla fine di giugno Bevagna fa un tuffo in questo remoto passato : le antiche botteghe dei mestieri medioevali riaprono i loro battenti e riprendono le attività, le strade si popolano di madonne e messeri che in abiti d’epoca vivono la quotidianità dei loro avi mangiando, lavorando e giocando proprio come loro. Se nel viaggio e nella vacanza non ti accontenti di vedere ma vuoi approfondire, comprendere, interessarti e partecipare l’Umbria è la terra che fa per te! Non stupirti quindi se nel soggiorno puoi incontrare improvvisamente madonne e messeri impegnati in giochi e tornei : ti potresti trovare ad esempio a Bevagna in occasione del Mercato delle Gaite.
Trasimeno Music Festival 2013
E’ una manifestazione di arte cultura e musica che si svolgerà dal 29 giugno al 05 luglio 2013 tra Magione, Gubbio e Perugia. Il concerto di apertura si terrà il 29 giugno nella splendida cornice del Castello dei Cavalieri di Malta (foto a sinistra). Domenica 30 giugno il Festival si sposta a Gubbio nella Chiesa di San Domenico per una serata all’insegna di Beethoven; il primo luglio proseguirà infine presso la Basilica di San Pietro di Perugia. Per ulteriori dettagli consultare il sito www.bellaumbria.net/eventi
Nell’ Umbria
4
di Antonio Gargiulouona parte del territorio lombardo è costituita da monti, talora molto elevati. Le Alpi occupano tutta la fascia settentrionale della
regione, dove raggiungono anche l’altezza di 4000 metri. Nell’Oltrepò Pavese si trova anche una fetta della catena appenninica. Le Alpi, oltre a costituire una barriera geografica, e a separare popolazioni storicamente diverse per lingua e cultura, sono oggi soprattutto un luogo dedicato ad attività sportive e ricreative. Per favorire questi tipi di attività sono nati e si sono sviluppati i rifugi. In realtà essi sono gli eredi degli antichi luoghi di sosta collocati strategicamente al margine delle strade percorse dai mercanti e in prossimità dei valichi alpini. In tali luoghi uomini e bestie potevano essere alloggiati e rifocillati, e magari si potevano cambiare i cavalli o i muli. Tali luoghi di sosta avevano pertanto una funzione commerciale. Oggi i rifugi hanno invece, come si è detto, una funzione diversa. Innanzi tutto, sono collocati a distanza dalle vie principali di comunicazione. In secondo luogo, si trovano tutti in quota. A questo punto però occorre fare alcune distinzioni. Ce ne sono alcuni a quote relativamente basse, mentre altri sono in alto, talora in posizioni remote. Ve ne sono alcuni che sono raggiungibili mediante strade montane, più o meno dissestate, che possono essere asfaltate o bianche, oppure tramite funivie. Altri invece sono collegati soltanto da sentieri più o meno agevoli, percorribili a piedi da escursionisti più o meno allenati. Cosa offrono questi rifugi? Quasi tutti offrono vitto, e buona parte anche alloggio. Per quanto riguarda il vitto, esistono diverse categorie di rifugi. Ce ne sono che offrono pietanze ricercate, al livello di buoni ristoranti, e vengono frequentati da buongustai e da amanti della buona cucina. La maggioranza offre cucina casalinga, alcuni in versione spartana. I piatti serviti sono di solito quelli della tradizione alpina popolare lombarda, come polente di vario tipo, pizzoccheri, casoncelli, brasati e carni alla brace. Sempre presenti le torte casalinghe, preparate direttamente dalla moglie del gestore. Immancabili i salumi e i formaggi, questi ultimi rigorosamente d’alpeggio. Alcuni rifugi, come il FALC e il Grassi sotto il Pizzo dei Tre Signori, curano anche la raccolta di funghi, erbe e frutti alpini da impiegare per condire i piatti proposti. Per quanto riguarda l’alloggio, le sistemazioni sono generalmente modeste, anche se anche qui i livelli di comfort variano in maniera considerevole. In certi casi vengono garantiti solo una camerata riscaldata, i letti a castello e le coperte, e bisogna portarsi almeno un sacco lenzuolo. Anche i servizi sono in comune. L’altra variabile dei rifugi, la più interessante, sono i gestori. La loro è una fauna variegata. Ci sono i gestori di tipo classico, gente che ha sempre vissuto in montagna, acquisendo i tratti caratteristici di sobrietà e riservatezza delle popolazioni alpine. Ma ce ne sono di più disponibili, e di quelli che provengono da altre esperienze. Alcuni sono stati degli sportivi, anche
celebri, in discipline di montagna, soprattutto di arrampicata. Questi ultimi,tra l’altro, conoscendo bene il territorio, sono in grado di dare ottimi consigli agli sportivi in transito. Ci sono infine professionisti e laureati, anche donne, che hanno scelto di dare un calcio alla cosiddetta civiltà, e di andare a vivere a stretto contatto con la natura. Probabilmente questi ultimi sono i più gratificati. Perché si va nei rifugi? Si va in certi casi per mangiare, come si è già detto. Ma quelli più remoti spesso sono una tappa per alpinisti alla vigilia di un’ascensione, di escursionisti che si spostano lungo un itinerario di alta quota, o di sciatori che vogliono soggiornare in prossimità delle piste. Tutte persone amanti della natura. In definitiva, ce n’è per tutti i gusti. La Lombardia è probabilmente la regione d’Italia più ricca di rifugi, e chiunque si avvicini alla montagna ha la possibilità di conoscerli soddisfacendo i propri gusti. Enumerarli qui sarebbe troppo lungo e tutto sommato inutile. Basta spostarsi un po’ in zona e si troveranno tutte le informazioni necessarie. Sia d’estate che d’inverno, potremo godere dei loro servizi a seconda delle nostre inclinazioni.
Antonio Gargiulo
Rifugio FALC
Rifugio Grassi
B
I rifugi alpini della Lombardia La terra in cui viviamo
5
Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi
c’è un breve “gre gre” di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggera.
Nel giorno che lampi! che scoppi ! che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle singhiozza monotono un rivo.
………….
E’ quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro.
Di quei fulmini fragili restano cirri di porpora e d’oro
…………. La nube del giorno più nera fu quella che vedo più rosa
nell’ultima sera.
Dalla poesia La mia sera di Giovanni Pascoli
L’angolo della poesia a cura di Viviana Ciabò
6
Tra Santo Stefano e San Nazzaro il brolo si trasforma (prima parte)
Cà Granda, affettuosa traduzione in dialetto
meneghino di Magna Domus, con la sua “a” finale pare
invocare una materna protezione, una casa per tutti i
bisognosi, grande da abbracciare e contenere proprio
tutti, anche i senza casa. Nella prima storia in volgare
di Milano del 1503, Bernardino Corio scrive: “i milanesi
erano oppressi da estrema fame, in forma che più non
poteano sopportare. Molti vecchi e ammalati per tal
necessità perivano per le vie”.
È la Pace di Lodi del 1454 a segnare per il Ducato di
Milano l’inizio di quaranta anni di tranquillità in cui si
realizzano nuove e memorande imprese. Nel 1456 ad
esempio Francesco Sforza e la moglie Bianca Maria Visconti, sul terreno da loro donato in contrada del brolo, termine
derivato dalla parola celtica broga, letteralmente campo, orto, giardino, pongono la prima pietra della Cà Granda, un
maestoso edificio capace di riunire in sé le funzioni di alcuni degli ospedali
esistenti in città, all’epoca trentuno! Se tra i più antichi ospedali ricordiamo il
Dateo, brefotrofio fondato nel 787 da un Arciprete della Metropolitana
(Cattedrale) e l’ospedale di San Satiro dell’881 per la cura di poveri e pellegrini,
è Bonvesin de la Riva che nel "De magnalibus Mediolani", scritto storico del
1288, ne cita già dieci. L’Ospedale del Brolo – così ci racconta ‐ ospita più di 500
degenti e altrettanti malati non costretti a letto; uno stuolo di balie accudisce
350 bambini. Il Duca Francesco Sforza commissiona l’opera al grande architetto
Antonio Averlino da Firenze detto “il Filarete”. Nel complesso, con impianto a
crociera, emerge la Croce anche nel suo significato di malattia, dolore,
sofferenza: “non solo una croce strutturale ma più intima e spirituale è alla base
del glorioso albergo dei poveri di Dio”.
Gli emblemi della Cà Granda, l’Annunciazione e la colomba con il ramoscello
d’olivo, simbolo della pace già presente nella catacomba di S. Sebastiano a
Roma, sono raffigurati nella pala d’altare commissionata al Guercino nel 1638
Francesco Barbieri da Cento Il Guercino , Annunciazione, 1639
Diverse tele del tardo Seicento immortalano episodi quotidiani di vita ospedaliera: assistenza nella carità e carità
nell’assistenza. Nel
quadro sotto riportato il
funerale, l’arrivo dei
rifornimenti sui carri e
nelle gerle, la
confabulazione degli
amministratori in primo
piano. Nell’angolo a
sinistra si scorgono le
balie con gli esposti
considerati veri e propri
figli della Ca’ Granda e
non orfani abbandonati:
sono i tanti Colombo a
ricordare l’emblema
sopracitato.
Anonimo (scuola lombarda),il cortile dell’Ospedale Maggiore,post 1650 – ante 1699
Piccoli segreti della Milano di ieri di Flora Biringhelli
Legenda piantina in alto : Via Paletta
7
Di pittori spesso sconosciuti, questi dipinti sono di grande interesse storico; anche Alessandro Manzoni nel XXXV
capitolo dei Promessi Sposi, per descrivere le balie al Lazzaretto, si ispira a queste raffigurate in crocchio sotto il
portico dell’Ospedale.
Nel corso dei secoli la beneficienza elargita alla Cà Granda con atti di generosità e
solidarietà, la “gran carità” ambrosiana che parafrasando Dante “i melanesi
accampa”, non si interromperà mai. Negli statuti e nei libri dell’ospedale compaiono
infatti lasciti di persone appartenenti ad ogni ceto sociale: sono prelati e religiosi,
artigiani e commercianti, artisti e letterati, borghesi e nobili, medici ed infermieri e
ancora degenti, devoti, dipendenti e funzionari dello stesso ospedale, tutti a
testimoniare la loro sensibilità in favore della pia istituzione.
Tutti i benefattori che con i loro aiuti contribuiscono all’edificazione di muri e
strutture e alle dotazioni di strumenti del progresso scientifico e medico‐chirurgico
sono ricordati nella Galleria dei ritratti. L’origine della ricchissima collezione, di circa
novecento opere, risale ad una delibera del 1602 con la quale si afferma la volontà
dell’Ospedale di onorarli in tal modo. La tipologia del ritratto, a figura intera o a
mezza figura, dipende dall’entità del lascito.
Benefattore Carlo Rotta
dispinto da Giovanni Segantini nel 1897. Flora Biringhelli
--------------------------------------Per chi andasse nelle Marche----------------------------
8
di Preziosa Sileoni
PRIMA PARTE cioè prima della rievocazione storica avvenuta nel 1982.
(Notizie attinte anche da vecchi ricordi di gioventù di Vinicio Monti, camerinese di Borgo S.Venanzio)
Ogni anno, e precisamente il 18 maggio, a Camerino si festeggia il Santo Patrono: S.Venanzio Martire,un giovinetto di 15 anni appartenente ad una nobile famiglia,che visse nel periodo in cui il potere dell’Impero romano era al massimo. Egli si ribellò a quella vita in cui tutti dovevano obbedire se non volevano soccombere e, affascinato dal Vangelo, testimoniò la sua fede fino alla morte nel 250 sotto l’imperatore Decio. Molti sono i racconti sul martirio di questo giovane,che resistette alle torture con straordinari miracoli ma resta il fatto che questo martirio è da sempre un esempio mirabile di vita. La Chiesa camerte è rimasta sempre molto legata alla testimonianza di fede di questo giovane e la Chiesa delle Marche lo ha scelto come patrono dei giovani.
Il martire fu sepolto a Camerino fuori della porta Orientale. Certamente la Chiesa di S.Venanzio costruita fuori le mura della città risale al periodo dell’alto medioevo come dice don Angelo Antonio Bittarelli nella sua guida”Camerino –Itinerari storici‐artistici” e fu poi inclusa all’interno della nuova cinta di mura fatte costruire da Giovanni da Varano. Si pensa però ad una probabile prima costruzione in periodo romano in una zona cimiteriale vista la presenza, sotto la pavimentazione dell’odierna chiesa , di numerose tombe romane. Solenni manifestazioni religiose con aspetti folkloristici si svolgevano a Camerino fin dal 1200 sotto la Signoria dei Da Varano. Coinvolgevano tutta la città e i dintorni con un palio, sfilata di autorità e corporazioni, fiere, combattimenti tra animali, falò e duravano diversi giorni intorno alla data del 18 maggio. Ancora oggi questa festa è molto sentita da tutta la popolazione che partecipa con entusiasmo alle varie manifestazioni addobbando le finestre con luci, fiori e drappi. Nei tempi indietro, come ricordo, era anche un’occasione per farsi un vestito nuovo da sfoggiare nella processione o nelle passeggiate lungo il Corso principale della città dove
si era soliti incontrare gli amici. Prima del ripristino della rievocazione storica della Corsa della Spada e Palio,cioè prima del 1982, le feste si erano ridotte a tre soli giorni (17‐18‐19 maggio) anche se ogni tre anni i festeggiamenti erano più importanti e al Teatro Marchetti si potevano ascoltare opere liriche. In piazza del Duomo si tenevano anche concerti e, sempre ascoltado i ricordi di Vinicio, un anno anche Beniamino Gigli si esibì in un suo recital. La sera della vigilia, dopo le funzioni religiose, nella piazza antistante la Basilica si accendeva un grande falò (lu focaracciu) con fascine portate dalle famiglie specialmente dai contadini del circondario. Il campanone faceva sentire la sua voce intensa e festosa,solenne e grave. A quei tempi,come racconta l’amico Vinicio Monti il campanone era mosso da funi tirate dai campanari e dai “cippatori”:un gruppo di giovani che dovevano essere “esperti,prudenti decisi ed intrepidi e molto bene affiatati”. Questi, infatti , stando ai due lati su un tavolato ed aggrappati alla fune , dovevano spingere con un piede sui cippi del capannone per aumentare il movimento così i rintocchi erano più intervallati e le vibrazioni più intense e durature.(Oggi il campanone è azionato elettricamente ed il suono è meno possente). Ecco alcuni campanari e cippatori che Vinicio ancora ricorda;oltre a lui c’erano : Jmmy Venanzoni, Bartocci Augusto, Felicetto e Lino Celoni, Franco Belfiori, Franco Bonifazi, Bontempi Bruno, Mario Antolin ed altri. ll giorno 18 era dedicato al solenne Pontificale e alla processione con la statua d’argento del Santo. La banda musicale, (fino a quando c’è stata), accompagnava la solenne processione che faceva il giro di tutta la città partendo dalla Basilica di S.Venanzio fino alla Chiesa di Santa Maria in Via e ritorno. La pesante statua d’argento del Santo,fatta fondere dal vescovo Francesco Viviani nel 1764 e donata con sei candelabri d’argento, era trasportata sulle spalle dai confratelli che si davano il cambio ogni tanto. (Oggi sono stati sostituiti da un mezzo a motore). Il suono festoso del campanone si diffondeva per tutto il territorio circostante invitando tutti a partecipare alla Festa del Patrono.
Chiesa di S.Venanzio
CAMERINO La festa del Patrono San Venanzio
San Venanzio
Interno della Chiesa di San Venanzio
9
La piazza intorno alla Basilica era stracolma di bancarelle con frutta secca (nocelle americane, teghe marine cioè carrube, semi di zucca, castagne secche e lupini freschi),altre vendevano zucchero filato e caramelle variamente colorate che facevano l’occhiolino ai bambini che si impuntavano davanti a questo o a quel banco mentre i genitori a fatica riuscivano a spostarli. Altra attrazione per i più piccoli e non solo, erano i palloncini legati ad un bastoncino o
direttamente al polso. Molto spesso si udivano le grida disperate di qualche bimbetto che col naso all’in su seguiva con lo sguardo il suo palloncino salire verso il cielo. La sera del 18, tutti in piazza del Duomo per l’estrazione della tombola che aveva sempre premi in natura:prosciutti e salumi vari. Il giorno 19 c’era il grande mercato e nel vicino campo boario la fiera del bestiame. Tipica bancarella di questo mercato era quella del vasaio (lu cocciaru), che vendeva vasi da fiori, piatti e pentole di terracotta, brocche (recipienti per
trasportare l’acqua.Infatti una volta, specialmente nelle campagne, non si aveva l’acqua in casa e “le femmene” l’attingevano alla fonte e la trasportavano con queste brocche di 10‐15 litri che mettevano in testa sopra una roccetta di stoffa). Si vendevano anche monache (recipienti per mettere dei carboni accesi che servivano per riscaldare il letto), scaldini e ocarine. A Camerino era molto noto il vasaio Fornaciari, la cui moglie, Sig.ra Ginevra era una specialista nel sistemare slogature e distorsioni.(sempre dai ricordi di Vinicio) Da paesi più lontani (persino dall’Abruzzo) venivano i calderai che vendevano vari oggetti di rame:i caldai (li callari), le cuccume (pentole per cucinare sul focolare), scaldaletti (recipienti con un lungo manico e tanti buchi sul coperchio che servivano per riscaldare i letti) e molti altri oggetti artistici sempre di rame. Nelle case era usanza appendere ad una parete della cucina pentole di rame di varie forme che venivano mantenute sempre lucidissime e servivano da decorazione.(foto a destra) I diversi attrezzi agricoli come vanghe, zappe, rastrelli, picconi, falci, falcette, asce, martelli, morse per buoi e cavalli, ferri di cavallo e altri attrezzi si trovavano nelle bancarelle di ferramenta. Qui potevi trovare anche tutta l’attrezzatura per i focolari e camini, come alari, attizzatoi, molle, soffietti, la catena per appendere il caldaio dentro la cappa del focolare o i treppiedi per appoggiare le pentole sulla brace. Qui i contadini venivano a rifornirsi di nuovi attrezzi, dopo aver scartato quelli rotti o non più idonei al lavoro. La scelta era attenta e meticolosa perché la vita di questi nuovi arnesi doveva essere lunga e soprattutto dovevano essere funzionali ed efficienti.
Altra manifestazione importante era la fiera del bestiame che si svolgeva nel Campo della Fiera. Qui si discuteva e si contrattava la vendita e l’acquisto di bestie. Determinante era la mediazione del “sensale”.Questi, uomo esperto nella valutazione degli animali, era un intermediario tra venditore ed acquirente. Dopo aver bene osservato la bestia, i suoi denti, le zampe, faceva una valutazione e, se si arrivava ad un accordo, prendeva la mani dei due uomini d’affari e abbassandole e alzandole per tre volte dichiarava conclusa la vendita.Il contratto di vendita era così stipulato,senza bisogno di altro. A Camerino era molto quotato e ricercato un certo Costantini, detto “Santantò”,
del rione “Le Conce”. La sera del 19 i fuochi d’artificio chiudevano i festeggiamenti. La piazza ed il Corso erano affollati all’inverosimile tanto che si faceva fatica a passare; tutti in attesa di vedere il cielo illuminato da queste stelle artificiali. Poi ci si spostava al Pincetto o fuori le mura di S.Francesco: infatti i fuochi venivano fatti partire dal rione “Madonna delle Carceri” dove c’era il poligono del tiro al piattello. Dopo il botto finale,pian piano la gente si salutava e ritornava nelle proprie case.
Preziosa Sileoni
10
Visita guidata alla Basilica e Museo di Sant’Eustorgio
Mercoledì 20 marzo 2013 E’ stato piacevole ed istruttivo per tutti i soci visitare questa antichissima e famosa Basilica tra le più importanti di quelle di Milano. La costruzione fu iniziata nel IV°secolo per ospitarvi le reliquie dei Re Magi, trasportate a Milano quando era Capitale dell’Impero Romano d’Occidente. Il Vescovo che la fece costruire fu appunto Sant’Eustorgio. Attorno alla Basilica sorgono le Cappelle delle famiglie nobili e tra queste la Cappella
Portinari decorata dagli affreschi trecenteschi di Vincenzo Foppa. E’ da citare che sul campanile della Basilica non c’è la Croce ma la Stella a otto punte dei Re Magi e sullo stesso campanile spicca il più antico orologio pubblico d’Italia.
(alcune foto della visita.)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Venerdì 19 aprile 2013 presso Cascina Roma a San Donato Milanese (MI)
Carlo Magno tra storia e leggenda
La conferenza della Prof.ssa Miriam Eutizi sul grande personaggio storico è stata ,come sempre per chi ha assistito, un piacevole evento culturale e vogliamo ancora ringraziarLa per averci dedicato, assieme al gentilissimo consorte Antonio che l’aiuta nelle ricerche e nelle tecniche di presentazione,parecchio del proprio tempo e della Sua grande cultura. Vogliamo ora sperare che anche il prossimo anno voglia regalarci , come negli anni scorsi, altre delizie che arricchiscano il nostro patrimonio culturale in maniera piacevole affascinandoci come la professoressa ed amica Eutizi sa fare.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Nostri eventi sociali a cura di G.B. Ortenzi
Alcune foto della
conferenza
11
Domenica 26 maggio 2013 appuntamento presso la
Ci scusiamo con i vari soci che non hanno potuto partecipare a questo tradizionale e simpatico incontro a causa dell’inaspettata ed elevata richiesta . Questo piccolo e grazioso ristorante che anche questa volta ci ha gratificato con la sua buona cucina, purtroppo ha una capienza limitata che , mentre lo scorso anno non ci ha penalizzato, quest’anno non ci ha permesso di essere assieme a tutti gli amici che avrebbero voluto essere con noi. In futuro cercheremo di rimediare in maniera tale che, pur mangiando sempre bene, non ci siano più problemi di ricettività.
10 maggio 2013 presso il salone della sede dei Dottori Commercialisti di Milano Ringraziamo l’Associazione dei Dottori Commercialisti di Milano per averci gentilmente concesso il salone della propria sede di Milano per presentare l’ultima fatica del giornalista Maurizio Verdenelli “La leggenda del Santo Petroliere”. Sono intervenuti a questo simpatico e, specie per noi marchigiani , importante evento alcuni illustri e famosi personaggi che hanno voluto rievocare fatti e momenti della vita del nostro corregionale così importante per la nostra Italia. Trattasi infatti oltreché dell’autore del libro (Maurizio Verdenelli) anche di figli dei più stretti collaboratori di Mattei e precisamente dell’ Ing.Felice Egidi figlio di colui che sostituì Enrico Mattei alla
sua morte e di Paolo Pissard, figlio di Mazzini Garibaldi Pissard, l’avo della ricerca petrolifera in Italia. Ringraziamo inoltre l’amico Avv. Giuseppe De Rosa che oltre ad intervenire alla presentazione ha reso possibile questo evento. Il nostro Presidente Fodde è stato il presentatore e moderatore della presentazione. (alcune foto della presentazione)
Il Dott. Verdenelli autore del libro ed il nostro Prof. Fodde Paolo Pissard , l’Ing. Egidi, Verdenelli , De rosa, Fodde L’avv. Giuseppe De Rosa °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Locanda degli Eventi di Borgarello
Presentazione ultimo libro su Mattei di Maurizio Verdenelli
12
2013 Bandiere blu . Alle Marche ne hanno assegnate 18 ed è
seconda in Italia dietro solo alla Liguria con 20. Quest’anno le sono state assegnate due bandiere blu in più rispetto allo scorso anno . Tutte la località premiate sono: Senigallia, Ancona Portonovo, Sirolo, Numana – Fermo, Pedaso, Porto Sant’Elpidio , Porto San Giorgio, Cupra Marittima, Grottammare, San Benedetto del Tronto - Potenza Picena, Porto Recanati, Civitanova Marche – Gabicce mare, Pesaro, Fano , Mondolfo Marotta. Ricordiamo che La Bandiera blu è un riconoscimento conferito dalla FEE Federazione per l’educazione ambientale Italia. I criteri di assegnazione di questo riconoscimento sono, tra l’altro, educazione ambientale, gestione del territorio, depuratori funzionanti, smaltimento rifiuti, cura arredo urbano e spiagge, accesso al mare . °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° (dall’Appennino Camerte , gennaio 2013)
La scarpa intelligente
E’ nata nelle Marche la scarpa intelligente! E’ stata presentata in anteprima al Matching 2012 della “Compagnia delle Opere” alla fiera di Rho Milano. Questa scarpa, che sarà prodotta dal calzaturificio Montebove di Tolentino (MC), nasce dalla collaborazione fra diverse aziende marchigiane. Si tratta di una scarpa che avrà lo scopo di rendere possibile la localizzazione delle persone o dei gruppi nel territorio. Non necessita di nessuna batteria ma si auto-alimenta con il semplice gesto di camminare. Permetterà così di essere rintracciabile attraverso il satellite. Possiede in sostanza un sistema che permette di riutilizzare , recuperandola, l’energia meccanica sfruttata per il movimento del corpo quando si cammina. Servirà oltre che per scopi militari ,anche ad esempio, per la localizzazione dei malati di malattie degenerative del cervello come l’Alzheimer . Si pensa che possa essere a disposizione di tutto il pubblico entro il 2013 . °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Alta velocità nelle Marche con il
Frecciarossa Da Ancona a Milano in meno di tre ore. Il nuovo collegamento porterà i viaggiatori da Ancona a Milano in meno di tre ore e da Pesaro in 2 ore e 34 minuti. Due collegamenti giornalieri, con partenza dal capoluogo dorico alle ore 6,05 fermata a Pesaro alle ore 6,29 e arrivo a Milano Centrale alle ore 9,04. Il ritorno alle ore 17,45 con arrivo a Pesaro alle ore 20,12 e ad Ancona alle ore 20,42. Previste tariffe agevolate in SuperEconomy a partire da € 19, oltre a un’ampia gamma di offerte e promozioni.
Notizie dalle nostre Regioni
a cura di G.B. Ortenzi
IL CIAVARRO Direttore responsabile Pierfrancesco Fodde
REDAZIONE
Direttore responsabile G.B. Ortenzi
Segretaria di Redazione Luisella Dameno Consulente di Redazione Enzo Capocasa
Redattori Antonio Gargiulo Marco Micarelli Preziosa Sileoni
Impaginazione , grafica e foto
G.B. Ortenzi
Hanno collaborato a questo numero Flora Biringhelli Viviana Ciabò