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1 30 settembre 2012 Numero 43 Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI” dal 1950 E’ iscritta all’Albo Regionale delle Associazioni dei marchigiani residenti in altre Regioni italiane. Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001 SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – Fax 02 – 44 06 175 Siti Internet : www.ilciavarro.it www. marchigianieumbrienricomattei.eu L’AUTUNNO “CALDO” Ricominciamo con entusiasmo la vita dell’Associazione, al rientro dalla pausa estiva, nonostante la stagione che andiamo ad iniziare non si annunci con favorevoli auspici. D’altra parte, da ormai molti anni, gli autunni italici sono preannunciati, e purtroppo spesso sono stati, “caldi” e non, o non solo, nel senso meteorologico. Nel pieno autunno di 50 anni fa il grande italiano e marchigiano Enrico Mattei fu assassinato, verità ormai “storica” anche se non giudiziaria, facendo esplodere il suo aereo proprio in coincidenza geografica, non si sa quanto voluta, con il primo giacimento di gas da lui scoperto nella pianura padana. Lo ricorderemo degnamente con una nostra iniziativa di cui vi informeremo per tempo. Nel tardo autunno del 1969 la bomba nella BNA di piazza Fontana a Milano inaugurò la terribile stagione degli “anni di piombo”. Purtroppo anche in questo caso la verità giudiziaria non è mai stata stabilita e questo ci rattrista enormemente. L’autunno, dopo la piacevole e, spesso, “dispersiva” estate, ci riporta alla realtà, alla concretezza del quotidiano. I nostri valori, quelli per i quali viviamo anche quest’avventura associativa, pur apprezzando la gioia del vivere connessa con l’estate, sono sempre solidamente ancorati alla realtà. Per questo l’autunno non ci spaventa. La crisi economica, l’incertezza della prospettive e dei valori, noi le affrontiamo con la forza delle nostre idee. In questo ci aiuta l’esempio del nostro socio decano Mario Mancigotti, che, alla soglia dei 90 anni, continua a combattere le sue battaglie ideali e culturali (come documentiamo in un articolo all’interno). Lo festeggeremo adeguatamente nelle prossime settimane. Insomma, avete capito, nessun “autunno caldo” ci farà deflettere dalla volontà di portare avanti il nostro tradizionale “ottimismo della ragione”. Buon nuovo anno associativo a tutti e….stiamo sempre tutti vicini e uniti!! Pierfrancesco Fodde Il CIAVARRO Cronaca di vita associativa ANNO

ANNO 30 settembre 2012 Numero 43 X° CIAVARRO · Per questo l’autunno non ci spaventa. La crisi economica, l’incertezza della prospettive e dei valori, noi le affrontiamo con

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30 settembre 2012 Numero 43

Foglio trimestrale interno , riservato ai soli soci, di notizie, informazioni, idee e tante altre cose della ASSOCIAZIONE DEI MARCHIGIANI E UMBRI DI MILANO “E. MATTEI”

dal 1950 E’ iscritta all’Albo Regionale delle Associazioni dei marchigiani residenti in altre Regioni italiane.

Premiata con l’Ambrogino d’oro nell’anno 2001

SEDE : Via Peschiera ,1 – 20154 Milano REDAZIONE : presso G.B. Ortenzi, via Raffaello Sanzio,20 -20094 Corsico - Milano

Recapiti telefonici : tel.02- 44 05 683 – – Fax 02 – 44 06 175 Siti Internet : www.ilciavarro.it

www. marchigianieumbrienricomattei.eu

L’AUTUNNO “CALDO” Ricominciamo con entusiasmo la vita dell’Associazione, al rientro dalla pausa estiva, nonostante la stagione che andiamo ad iniziare non si annunci con favorevoli auspici. D’altra parte, da ormai molti anni, gli autunni italici sono preannunciati, e purtroppo spesso sono stati, “caldi” e non, o non solo, nel senso meteorologico.

Nel pieno autunno di 50 anni fa il grande italiano e marchigiano Enrico Mattei fu assassinato, verità ormai “storica” anche se non giudiziaria, facendo esplodere il suo aereo proprio in coincidenza geografica, non si sa quanto voluta, con il primo

giacimento di gas da lui scoperto nella pianura padana. Lo ricorderemo degnamente con una nostra iniziativa di cui vi informeremo per tempo. Nel tardo autunno del 1969 la bomba nella BNA di piazza Fontana a Milano inaugurò la terribile stagione degli “anni di piombo”. Purtroppo anche

in questo caso la verità giudiziaria non è mai stata stabilita e questo ci rattrista enormemente. L’autunno, dopo la piacevole e, spesso, “dispersiva” estate, ci riporta alla realtà, alla concretezza del quotidiano. I nostri valori, quelli per i quali viviamo anche quest’avventura associativa, pur apprezzando la gioia del vivere connessa con l’estate, sono sempre solidamente ancorati alla realtà. Per questo l’autunno non ci spaventa. La crisi economica, l’incertezza della prospettive e dei valori, noi le affrontiamo con la forza delle nostre idee. In questo ci aiuta l’esempio del nostro socio decano Mario Mancigotti, che, alla soglia dei 90 anni, continua a combattere le sue battaglie ideali e culturali (come documentiamo in un articolo all’interno). Lo festeggeremo adeguatamente nelle prossime settimane. Insomma, avete capito, nessun “autunno caldo” ci farà deflettere dalla volontà di portare avanti il nostro tradizionale “ottimismo della ragione”. Buon nuovo anno associativo a tutti e….stiamo sempre tutti vicini e uniti!!

Pierfrancesco Fodde

Il

CIAVARRO

Cronaca di vita associativa

ANNO X°

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MANIFESTAZIONE CANTARINIANA A PESARO

13 e 14 AGOSTO 2012 

“Itinerari cantariniani: la vita e l’opera di Simone Cantarini”

La Presidenza del Consiglio della Provincia di Pesaro e Urbino, in collaborazione con il Comune di Pesaro, il Consiglio del Quartiere n. 3, la Pro Loco di Candelara e l’Associazione dei Marchigiani e Umbri di Milano “E. Mattei”, in occasione del IV°

centenario della nascita di Simone Cantarini, hanno promosso la proiezione di due audiovisivi, firmati dal nostro socio decano dott. Mario Mancigotti, per conoscere la vita e l’opera pittorica di Simone Cantarini detto “Il Pesarese”. Le proiezioni dei due filmati hanno avuto luogo lunedì 13 e martedì 14 agosto 2012 presso il giardino di Palazzo Ricci a Pesaro, alla presenza dell’autore. L’amico Mancigotti, come noto, ha iniziato a studiare Cantarini durante la sua tesi di laurea nel 1946 e da allora ha profuso tante energie per questa ricerca; nel 1975 ha firmato la prima monografia pubblicata dalla Banca Popolare Pesarese. Attraverso questi filmati il numeroso pubblico ha rivissuto le vicende biografiche di Simone, dal suo battesimo nella chiesa parrocchiale di San Cassiano a Pesaro, alla sua consacrazione artistica presso la chiesa di San

Pietro in Valle a Fano; il suo ingresso nella bottega del Reni a Bologna e la successiva rottura del rapporto artistico-personale dei due artisti. Il successivo ritorno a Pesaro, l’amicizia con il cardinal Antonio Barberini, il viaggio a Roma ed il ritorno a Bologna con l’apertura di un suo studio, la presenza presso la corte dei Gonzaga. Si tratta di una gloriosa strada che si interrompe tragicamente con la prematura morte di Simone a Verona. È stata questa un’ulteriore occasione per appassionati d’arte e villeggianti per conoscere questo artista, definito “genio e ribelle” nelle due mostre allestite a Fano ed a Pesaro. I filmati mettono in mostra come questo artista, vissuto solo trentasei anni, sia stato un raro cantore della bellezza, soprattutto in soggetti religiosi. Il dott. Mancigotti è intervenuto con alcuni approfondimenti. Complimenti all’amico Mario in prossimità dei suoi 90 anni!!

 

Pierfrancesco Fodde

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di Pierserafino Marsico Caro Ciavarro,

anche quest’anno, malgrado la non facile situazione generale, l’offerta del festival rossiniano è stata di notevole qualità. Alle tre opere in cartellone, delle quali dirò subito dopo, si sono infatti affiancati “Il viaggio a Reims” eseguito dagli allievi dell’Accademia Rossiniana, i “Concerti di Belcanto” interpretati da Jessica Pratt, “La Bottega Fantastica”, con musiche di Britten, Corghi e Respighi, cantati dal soprano Gemma Bertagnolli, i “Péchés de la Vieillesse” eseguiti da Bruno Canino, Paolo Restani, Alessandro Marangoni e Stefan Irmer, la “Rossinimania” con brani da Semiramide eseguiti sulla chitarra da Izhar Elias, “Voce che tenera” con musiche di Rossini, Bellini e Donizetti interpretate dal soprano Mariella Devia e, in forma di concerto, il “Tancredi”. In collaborazione con la Fondazione Rossini hanno anche avuto luogo alcuni “Incontri” per l’ascolto di “Ciro in Babilonia” (Daniele Carnini e Ilaria Narici), della “Matilde di Shabran” (Marco Beghelli), del “Viaggio a Reims” (Damien Cohen) e su “Rossini e la Francia” (Claudio Strinati), tutti di altissima qualità e del massimo interesse.

Le opere in cartellone. Come di consueto, le opere “principali” sono state tre: “Ciro in Babilonia”, “Matilde di Shabran” e “Il Signor Bruschino”.

Ha aperto la rassegna “Ciro in Babilonia, o sia la caduta di Baldassarre”, dramma in due atti composto da Rossini su libretto del conte ferrarese Francesco

Aventi, andato in scena al Teatro Comunale di Ferrara il 14 marzo 1828. La vicenda si svolge a Babilonia, città nella quale il re assiro Baldassare tiene prigionieri la moglie Amira e il figlio Cambise del persiano re Ciro. Quest’ultimo, introdottosi sotto mentite spoglie nel palazzo di Baldassare, viene riconosciuto, fatto prigioniero e condannato a morte da quest’ultimo. L’intervento divino, mediato dal profeta Daniello, fa salvi sia Ciro che i suoi famigliari e determina il crollo della potenza assira. Nel tempo, quest’opera ha avuto un andamento altalenante ma, dopo una iniziale freddezza di critica e di pubblico, è stata più volte ripresa con successo. Tuttavia, in occasione di un suo incontro con il musicista Ferdinand Hiller, il quale ne riferì nelle sue “Chiacchierate con Rossini” (“Plaudereien mit Rossini”) il compositore affermò che Ciro “ … fa parte dei miei fiaschi. Quando ritornai a Bologna, dopo la sua sfortunata rappresentazione, trovai l’invito a un picnic. Ordinai da un pasticcere una nave di

marzapane, con un gagliardetto con su scritto “Ciro”; l’albero maestro era rotto, le vele strappate, ed essa era inclinata da un lato e galleggiava in un mare di crema. L’allegra brigata fece a pezzi ridendo la mia imbarcazione naufragata”. “Per quest’opera –scrisse in seguito Rossini- ho avuto una terrificante seconda donna. Non soltanto era brutta oltre il lecito, ma anche la voce era al di sotto di ogni decenza". La poverina possedeva, di fatto, una sola nota, il si bemolle centrale. "Dunque scrissi per lei un'aria nella quale non dovesse cantare nient'altro che questa nota. Essa le venne però così bene che il pubblico andò in delirio lo stesso. La mia monotona cantante fu felicissima del suo trionfo". Per la cronaca, si trattava dell’aria “Chi disprezza compra”, un’aria "di sorbetto" affidata al secondo soprano affinché si segnalasse mentre nei palchi si distribuivano i sorbetti, quindi col pubblico molto distratto. Tuttavia, preceduta e accompagnata dalla viola solista, la melodia riuscì perfettamente a prevalere sul brusio del Comunale Al ROF il successo dell’opera è stato clamoroso, merito anche della regia innovativa e di grande suggestione di David Livermore, della direzione attenta e convincente del M° Will Crutchfield e delle voci superlative di Jessica Pratt (Amira), Ewa Podles (Ciro, “en travesti”), Michael Spyres (Baldassare), Carmen

Rossini Opera Festival

Pesaro 2012

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Romeu (Argene), Mirco Palazzi (Zambri), Robert McPherson (Arbase) e Raffaele Costantini (Daniello). In merito alla regia ricordo che Livermore ha voluto mimare il cinema muto con l’uso di immagini e di didascalie proiettate da pellicole rese “antiche” dal regista con rigature di luce verticali a rapido

scorrimento del tipo che qualcuno ricorderà forse come una componente ineliminabile dei film d’anteguerra. Sul palcoscenico, la presenza dei coristi in abiti “Anni Venti” sottolineava con grazia il riferimento, di sapore quasi shakespeariano, a uno spettacolo che trova svolgimento all’interno di un altro spettacolo.

“Matilde di Shabran, o sia Bellezza e Cuor di ferro”, melodramma giocoso in due atti, composto su libretto di Giacomo Ferretti, andato in scena a Roma il 24 febbraio 1821. Faccio notare che la versione presentata a Pesaro corrisponde non a quella della prima, che conteneva alcuni recitativi e arie scritti da Giovanni Pacini, che dovette intervenire in aiuto di Rossini, oberato dal lavoro e in grande ritardo sui tempi di consegna, ma alla successiva revisione, con partitura esclusivamente rossiniana, destinata alla rappresentazione, che ebbe luogo nel novembre dello stesso anno, presso il Teatro Fondo di Napoli e che vide lo stesso Rossini maestro al cembalo e Nicolò Paganini primo violino e direttore d’orchestra. Semplificando, la vicenda è la seguente. Matilde, orfana di un eroe caduto sul campo di battaglia, si propone –con successo- di conquistare il cuore di Corradino, feudatario misogino e crudele. Sono comprimari un menestrello (Isidoro) e la rivale sconfitta in amore da Matilde (la Contessa), affiancati da figure di contorno. L’opera ha riscosso il successo del pubblico e la cosa non potrà stupire se aggiungo che il personaggio di Corradino era impersonato da Juan Diego Florez, Matilde da Olga Peretyatko e Isidoro da Paolo Bordogna, tutti veramente magistrali. Molto suggestiva la regia di Mario Martone che ha optato per un’azione senza cambi di scenografia, consistente, quest’ultima, in una grande scala a chiocciola a due bracci mobili conducenti all’interno del castello di Corradino, sì che lo spettatore può soltanto immaginarlo ma non vedere. L’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna è stata diretta dal M° Michele Mariotti. Direttore del coro il M° Lorenzo Fratini.

“Il Signor

Bruschino, ossia il figlio per azzardo”, farsa giocosa in un atto, libretto di

Giuseppe Foppa, è

andato in scena al Teatro Moisé di Venezia il 27 gennaio 1813. All’epoca, Rossini aveva 21 anni. La vicenda è del tutto tradizionale e narra di un tutore il quale decide di dare in sposa la propria “pupilla” a un uomo di sua scelta. Lo spasimante della pupilla è però

un altro. Dopo una serie di sorprese, di colpi di scena e di scambi di persona, i due cuori finalmente si incontrano. Fine dell’opera. Le scene e i costumi sono stati disegnati dall’Accademia di Belle Arti di Urbino all’insegna dell’attualità e contemplavano l’impiego di cellulari, apri-porta elettrici, monopattini, di gite scolastiche e di altre amenità. Il pubblico ha gradito. Protagonisti: Carlo Lepore (Gaudenzio), Maria Aleida (Sofia), Roberto Candia (Bruschino senior), Franisco Brito (Bruschino junior), David Alegret (Florville) e Chiara Amari (Marianna). Direttore: Daniele Rustioni. Regia del “Teatro Sotterraneo”. Orchestra Sinfonica G. Rossini.

“Il Viaggio a Reims, ossia l’albergo del Giglio d’Oro”, dramma giocoso in un atto, libretto di Luigi Balocchi, tratto dal romanzo “Corinne ou de l’Italie” (1807) di Anne-Louise de Staël-Holstein. Questa “cantata scenica”, ormai indissolubile dal festival rossiniano, fu rappresentata per la prima volta al Théâtre Italien di Parigi il 19 giugno 1825 con la celebre Giuditta Pasta nel ruolo di Corinna. La vicenda si svolge a Plombières presso l’albergo termale “Al Giglio d’Oro”. Un gruppo di ospiti dell’albergo di varie nazionalità vorrebbe recarsi a Reims per assistere all’incoronazione del re Carlo X ma, sfortunatamente, risulta impossibile trovare i cavalli per il viaggio. La delusione

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viene però rapidamente superata dalla notizia che, dopo l’incoronazione, il re si porterà a Parigi e che nella Capitale sono in programma grandi festeggiamenti. In attesa di partire per Parigi, i presenti decidono allora di organizzare un grande convito al quale invitano a partecipare tutti gli abitanti di Plombières. Il cast di quest’anno, benissimo diretto dal M° Piero Lombardi ed eseguito dall’“Orchestra Sinfonica G. Rossini”, era formato dagli (ex) allievi dell’Accademia di Canto rossiniana, che i pesaresi avevano già avuto la fortuna di apprezzare, sotto la direzione del M° Zedda, nel mese di luglio di quest’anno presso il Teatro Sperimentale. Sia allo Sperimentale che al Rossini i giovani interpreti hanno dato una prova entusiasmante di impegno e di bravura, e non è difficile vaticinare che, in un futuro non lontano, essi “saranno famosi”. Ritengo pertanto opportuno ricordarli uno per uno. Essi sono: J. Montaradze, M. Sicilia, R. Lupinacci, L. Jorstad, H. Sabirova, A. Pegova, D. Giusti, R. Bills, A. Luciano, M. Bulajic, B. Anderzhanov, D. Luciano, F. Fontana, D. Shikhmiri, L. Nincheri, M. Olivieri, A. Roznyai, S. Angelova, F. Kato. La cantata fa parte delle numerose -una dozzina- “pièces de circonstance” sollecitate dalla Corte per celebrare l’avvento al trono del nuovo sovrano. Il concertato finale originale prevedeva 13 voci ma Rossini dovette aggiungerne una quattordicesima perché, all’epoca, in Francia il numero 13 era in sospetto di “giacobinismo”. E’ stato emozionante ascoltare 14 voci cantare limpidamente all’unisono in maniera impeccabile questo finale che, per la sua tessitura, è probabilmente un unicum nella storia della musica operistica.

“Tancredi”, melodramma eroico in due atti su libretto di Gaetano Rossi tratto dalla tragedia “Tancrède” di Voltaire. Prima rappresentazione al Teatro della Fenice di Venezia il 6 febbraio 1813, lo stesso anno del Bruschino e dell’Italiana in Algeri. Maestro al cembalo Gioachino Rossini.

La vicenda si svolge a Siracusa. Amenaide, innamorata di Tancredi, è dal padre destinata in moglie a un altro cavaliere. Dopo numerose peripezie che

vedono Amenaide accusata di tradimento e condannata a morte, la giustizia trionfa e, scagionata da ogni accusa, l’eroina può finalmente coronare il suo sogno d’amore. A Pesaro l’opera è stata eseguita in contemporanea nel Teatro Rossini e trasmessa per la cittadinanza, su un maxi-schermo, nella Piazza del Popolo. Molto applaudito il cast: Antonio Siragusa (Argirio), Daniela Barcellona (Tancredi, “en travesti”), Mirco Palazzi (Orbazzano), Elena Tsallagova (Amenaide), Chiara Amaru (Isaura), Carmen Romeu (Ruggiero, “en travesti”). Coinvolgente la direzione del M° Alberto Zedda che ha guidato l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna.

Un cordiale saluto e, naturalmente, al prossimo anno.

Pierserafino Marsico

Leggende Umbre :

Thyrus il drago di Terni

La città di Terni ha uno stemma in cui figura un drago: il Thyrus. La leggenda vuole che questo drago, dall’aspetto orribile e dall’alito mefitico, si aggirasse nelle zone , nei dintorni di Terni , aggredendo contadini e passanti per poi spingersi anche nei pressi della città , seminando così il terrore in tutti gli abitanti. Nonostante i continui inviti da parte del Consiglio degli Anziani della città a tutti i valorosi guerrieri per trovare chi potesse uccidere o scacciare questo mostro , nessuno si faceva avanti. Finalmente però un giorno un giovane e valoroso guerriero ,stanco di assistere alla morte dei suoi cittadini ed allo spopolamento di Terni, dopo una tremenda e sanguinosa lotta uccise il drago.

Ogni leggenda ha un fondo di verità e affonda le sue radici nelle vicende storiche del territorio in cui nasce. Quando non ci si spiega un fenomeno naturale,quando l’esperienza non basta a trovare la verità, quando le paure sono irrazionali, là nascono le leggende. In Umbria come in qualsiasi parte d’Italia.

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I lombardi sono, e soprattutto sono stati in passato, 

animati da un forte sentimento religioso, che li ha spinti a 

realizzare le strutture verso cui indirizzare la propria 

spiritualità. Ne fanno fede la grande diffusione di 

costruzioni sacre che possiamo ritrovare ovunque, non 

solo nelle grandi città, ma anche nell’ambito rurale e 

soprattutto montano. In ogni caso tutte queste strutture 

sono essenzialmente il frutto della fede popolare, 

essendo state realizzate, se non possibile direttamente, 

con l’apporto economico di tutti, comprese le classi più 

umili. 

Ci sono naturalmente le 

grandi cattedrali, con in 

testa il grandioso Duomo 

di Milano, e poi una serie 

di edifici religiosi più 

piccoli sparsi per tutto il 

territorio. Alcuni, i più 

antichi, risalgono al periodo romanico. Purtroppo il 

romanico puro, che è forse lo stile architettonico che 

maggiormente richiama alla spiritualità, è diventato 

difficile da trovare, soprattutto negli interni, a causa delle 

modifiche barocche apportate dopo la Controriforma nel 

Cinque e Seicento. 

Ci sono poi tanti Santuari, frutto della devozione per lo 

più alla Madonna, ma 

anche ad altri Santi. 

Edifici a volte imponenti, 

come il Santuario di 

Caravaggio, altre volte di 

dimensioni più 

contenute. In questa 

categoria ricadono anche i Sacri Monte, santuari situati in 

alto, allo sbocco di strade che scavalcano le Alpi. I Sacri 

Monte sono concepiti come un cammino di elevazione 

verso l’alto, dalla realtà terrena verso Dio. In alto c’è la 

Chiesa, il Santuario vero e proprio. Per arrivarci però dal 

basso, occorre percorrere a piedi una Via Crucis, vista 

come cammino di espiazione, scandito da tante cappelle 

dove compaiono, dipinte o scolpite, immagini della vita di 

Gesù. Il cammino è sempre in ripida salita, e simboleggia 

la fatica che l’anima deve sostenere per elevarsi a Dio. In 

Lombardia ci sono due Sacri Monte, a Varese e a 

Ossuccio ( Como ). Altri ce ne sono in Piemonte. 

Più interessanti sono le tante piccole chiese e oratori 

sparsi soprattutto nelle aree rurali o montane. Le più 

suggestive sono quelle che risalgono all’epoca romanica. 

E’ vero che fra le chiese romaniche dobbiamo anche 

annoverarne alcune veramente imponenti come 

Sant’Ambrogio a Milano o la Basilica dei Santi Pietro e 

Paolo ad Agliate, ma la maggioranza è più piccola e 

spesso è riuscita a sfuggire alla modifiche seicentesche e  

mantenere uniformità e purezza di stile. Alcune sono 

situate fuori dai centri abitati, altre ancora sono state 

lasciate cadere in rovina. Molte conservano ancora, più o 

meno ben conservati, antichi affreschi. E’ l’esempio di 

San Pietro al Monte, a Civate, provincia di Lecco. Ci si 

arriva solo a piedi, su per una ripida mulattiera, in circa 

un’ora e mezza. Di lassù, un balcone panoramico 

permette una vista impareggiabile sui laghi brianzoli e su 

tutta la Brianza. La chiesetta ha forme perfette, un ampio 

portico antistante, e al suo fianco si erge un battistero, 

anch’esso in puro stile romanico. Oppure pensiamo a San 

Fedelino, sulle sponde del Lago di Mezzola, all’imbocco 

della Val Chiavenna. Anche questa chiesetta è 

raggiungibile solo a piedi o in barca. 

Ci sono poi altri luoghi sacri tipo eremi, più numerosi di 

quel che si creda. In genere però sono conosciuti soltanto 

a livello locale. A volte più eremi formano un gruppo. Ad 

esempio, in Valsassina circola la leggenda che sette 

fratelli e una sorella, a ridosso dell’anno Mille, abbiano 

scelto di dedicarsi a una vita da anacoreti rifugiandosi nei 

boschi sovrastanti la valle. A Casargo c’è l’eremo di Santa 

Margherita, mentre sui monti circostanti soggiornavano i 

fratelli Sant’Ulderico, San Grato, San Defendente, più altri 

quattro. I fratelli e la sorella si salutavano ogni sera 

accendendo un grande falò, perché ciascuno era in linea 

visuale con almeno uno degli altri. Nei luoghi in cui si 

erano stabiliti sono rimaste ora dalle minuscole e 

deliziose chiesette, che restano anche oggi luoghi di 

devozione. Bellissima quella 

di Sant’Ulderico, immersa in 

una fitta faggeta, con 

antiportico attrezzato per 

ospitare i viandanti. A 

tutt’oggi il portico è fornito 

di camino con una scorta di legna per riscaldarsi, ed è 

usato ancora dai cercatori di funghi come riparo in caso 

di temporali. Bello anche San Grato, con una strepitosa 

vista sul Lago di Como. 

Infine sono da ricordare le santelle, come vengono 

chiamate in loco le cappelle o nicchie votive. A volte sono 

semplici immagini, in genere della Madonna, collocate 

nei luoghi più remoti e a volte impervi. Sempre 

misteriosamente addobbate con fiori freschi e ben 

mantenute, sono collocate praticamente ovunque. Un 

viandante ( una volta ) o un escursionista ( al giorno 

d’oggi ) non può fare a meno di sentire intorno a sé la 

forte spiritualità da esse emanata, e che deriva 

dall’intenso sentimento religioso che ha animato e 

sorretto nei secoli le comunità montane nella loro 

travagliata esistenza. 

La religiosità dei Lombardi LOMBARDIA 

La terra in cui viviamo di  Antonio Gargiulo 

                      Antonio Gargiulo 

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In quale giorno della settimana sei nato?

di Marco Micarelli La chiacchierata sulla figura del mio nonno materno apparsa sul Ciavarro dello scorso mese di Giugno ha suscitato la curiosità di qualche amico lettore che mi ha chiesto di saperne

qualcosa di più circa, soprattutto, gli strani conti che lo portavano ad apparirmi quasi un mago del calendario. Sono pienamente cosciente che il tema che provo ad affrontare non potrà raccogliere il gradimento di tutti sia per il fatto che dovrò inoltrarmi in semplici calcoli di aritmetica sia per il fatto che l’argomento, con tutte le diavolerie tecnologiche di oggi, ha perduto il suo fascino e l’importanza che aveva circa un secolo fa. Lo faccio tuttavia con piacere perché ritengo che sia doveroso sapere cosa c’è dietro al numerino o all’informazione che con grande facilità troviamo oggi premendo semplicemente un tasto del computer o addirittura del telefonino. Spinto dalla curiosità di conoscere cosa c’era dietro agli strani conti del nonno, non appena mi fu possibile, mi diedi a cercare su qualsiasi libro mi venisse a tiro . Scoprii così che non era poi una magia conoscere per ogni anno il giorno della settimana di Capodanno e di qualunque giorno di tutto l’anno. Bastava calcolare gli anni bisestili trascorsi negli anni del secolo considerato, sommarli all’anno in questione, aggiungere uno e un coefficiente tipico del secolo in esame. Dividere poi per 7 per determinare il giorno della settimana indicato dal resto della divisione. Temo che chi mi ha seguito fin qui sia già in confusione. Calma! Proviamo a fare un esempio pratico. Vogliamo determinare il giorno della settimana del 1° Gennaio del 2013. Sommiamo a 13 il numero di anni bisestili maturati (ossia 3), aggiungiamo 1 (data del 1° Gennaio), quindi 6 coefficiente del primo secolo del 2000 e infine 7 che è il numero di Gennaio secondo una regoletta di cui parlerò qui appresso. Totale 30, che diviso per 7 , dà resto 2. Il 1° Gennaio 2013 è Martedì. Il metodo è valido per qualsiasi data dì qualsiasi anno, tenendo conto dello scorrimento dei giorni della settimana passando da un mese all’altro. Scoprii che erano stati escogitati parecchi artifizi mnemonici e fra essi ho saputo da sempre il seguente:

Potente Dio che regoli i moti eterni di Sirio guidaci con amore. Dodici parole, una per mese da Gennaio a Dicembre, il cui numero di lettere costituisce quello da inserire nella somma a seconda del mese in esame. Un altro esempio? In che giorno della settimana arriverà il Ferragosto del prossimo anno? Anno 13, anni bisestili 3, coefficiente del secolo 6, data 15, scorrimento settimanale “di” ossia 2, totale 39. Resto della divisione per 7, 4 ossia Giovedì. Quella frase mnemonica che mi ha accompagnato per tutta la vita dove, quando l’ho appresa? Penso di non essere lontano dal vero se oso asserire che l’ho udita da mio nonno anche se non potrei giurarlo. Non faccio altri esempi in quanto temo di avere annoiato abbastanza Una raccomandazione: se vi trovate a fare calcoli di un anno bisestile ricordate che i risultati sono esatti solo dal 29 Febbraio. Dal 1° Gennaio al 28 Febbraio il giorno risultante della settimana va portato indietro di un giorno.. E vi risparmio anche la formulina per il calcolo del coefficienti dei vari secoli. Vi do soltanto i valori dei due secoli più vicini: 6 per il primo secolo del 2000 e Zero per il 900. A qualcuno, soprattutto se amante degli oroscopi, potrebbe venire il desiderio di conoscere il giorno della settimana della sua nascita posto che ad esso si attribuiscano poteri particolari. I semplici calcoli che ho cercato di trasferire ai lettori traggono origine essenzialmente dal fatto che la successione dei giorni della settimana non è mai stata sovvertita. Prova ne sia che all’atto della adozione della riforma gregoriana del calendario fu stabilito che al Giovedì 4 Ottobre 1582 facesse seguito il Venerdì 15 Ottobre per recuperare i 10 giorni di ritardo delle stagioni accumulatisi nei 1257 anni trascorsi dal concilio di Nicea del 325 ed 1582. Qualcuno si domanderà che fine abbiano fatto i temi della Luna, le sue fasi, la Pasqua. Li ho solo accantonati unicamente per non tediare oltre gli amici cui chiedo venia.

Marco Micarelli

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San Benedetto del Tronto diventa la “ Città del musical” con il MEF

ndiscussa novità degli eventi estivi sambenedettesi è stato il Musical Europa Festival (MEF), una rassegna dedicata al variegato universo del musical, genere teatrale e cinematografico, ideata e diretta da Gianni Togni che, oltre alla lunga carriera da cantautore vanta, dal 1996, la scrittura di musical di

successo come “Poveri ma belli” con la regia di Massimo Ranieri. Il MEF è stato concepito con la duplice finalità di creare un luogo d’incontro per tutti gli appassionati e addetti ai lavori e di far conoscere più a fondo, al grande pubblico, il variegato universo del musical e la sua ricchissima storia, italiana ed internazionale. La prima edizione del festival si è svolta a San Benedetto del Tronto dal 18 al 22 luglio 2012 con un ricco calendario di eventi che hanno illuminato i palcoscenici del Teatro comunale Concordia, del PalaRiviera ed altri luoghi caratteristici della Città. Durante i primi tre giorni della kermesse, giovani talenti e semplici appassionati delle arti di Talia, Melpomene e Tersicore (*), hanno potuto partecipare gratuitamente ad una lezione di canto tenuta dallo stesso Togni e da Silvia Querci, ad una di recitazione di Claudio Insegno, e ad un workshop di danza con il coreografo Franco Miseria. Oltre agli stage pomeridiani, i giovani talenti hanno avuto modo di esibirsi nelle “libere performance” serali sul palco del Concordia, di fronte ad un pubblico composto anche da esperti ed artisti del settore. Grande entusiasmo per la bella esperienza, che ha tra l’altro portato alcuni tra coloro che si sono cimentati nelle diverse discipline, scelti dal maestro Miseria, ad essere protagonisti della performance, curata dal famoso coreografo, che ha preceduto l’inizio di entrambe le serate di Gala svoltesi il 21 e il 22 al Palariviera. (foto a destra)

Una buona affluenza di pubblico hanno registrato anche le proiezioni notturne dei “film in musical”: “Jesus Christ Superstar”, “Hair” e “Tommy” (quest’ultimo in lingua originale), veri e propri cult del genere, la cui visione è stata preceduta da un’introduzione del drammaturgo Gianni Guardigli, autore di importanti testi teatrali, pluripremiati e rappresentati in diversi Paesi europei. Turisti e cittadini hanno poi potuto incontrare i protagonisti del Mef durante i vari appuntamenti con gli “Aperitivi in Musical” (in quattro diversi stabilimenti balneari del Lungomare) e durante la serata al Jonathan Disco Beach. L’edizione “zero” del Musical Europa Festival si è conclusa con le due serate di Gala al Teatro Palariviera, magistralmente condotte da Rita Dalla Chiesa, durante le quali molti tra i più importanti protagonisti del magico mondo del musical (Chiara Noschese, Giampiero Ingrassia, Manuel Frattini, Giò Di Tonno e Vittorio Matteucci, tanto per citare alcuni nomi) si sono ritrovati per la prima volta a calcare insieme lo stesso palco, portando in scena alcuni tra i pezzi che hanno fatto la storia del musical. Molto particolare e apprezzata la “sfida di scherma” tra il Maestro d’armi Renzo Musumeci Greco e Martina Ganassin, già campionessa italiana assoluta a squadre di fioretto, ora affermato arbitro internazionale. Durante le due serate al Palariviera hanno ricevuto un riconoscimento, per quanto fatto nel campo dello spettacolo, la famosa regista olandese Carline Brouwer, il coreografo e ballerino Franco Miseria, il regista marchigiano Saverio Marconi ed infine il grande Gino Landi, assente per problemi di salute, che ha commosso il pubblico e gli artisti presenti con la bella intervista video rilasciata a Gianni Togni e trasmessa durante la serata di domenica 22. Tanti i momenti del Gala degni di nota. Tra i più applauditi sicuramente l’esibizione di Silvia Querci, cantante dalla voce straordinaria; l’esibizione corale, per la prima volta dopo otto anni, del trio Giò Di Tonno – Vittorio Matteucci e Graziano Galatone, protagonisti del celebre “Notre Dame de Paris” e l’esibizione di Gianni Togni in “Superstar”, brano tratto da “Hollywood ritratto di un divo”, che ha visto tornare ad esibirsi

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Ringraziamo sentitamente la Dottoressa Eleonora Paci per averci voluto inviare questo articolo su uno degli eventi culturali che patrocina il Comune di San Benedetto del Tronto (AP). La Redazione

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dopo l’addio alle scene dello scorso anno, in una toccante interpretazione di John Gilbert, il grande ballerino, ora coreografo, Mario Marozzi. Il Mef ha costituito anche un’importante occasione di crescita professionale ed umana per alcuni giovani danzatori nostrani: Camilla Ferraiolo, Flavia Tosti, Federico Ruiz, Alessandra Speca, Clarissa D’Ascanio, Marla Colandrea, Jessica Azzaro, Sara Del Sordo, Alessandro Vitto, Gianluca Cesari, Erika e Yuri Zilli, Dario Tassone e Marco Camma’, dopo essere stati selezionati da Mario Marozzi, hanno avuto la possibilità di lavorare col Maestro Marozzi stesso e con Francesca Romana Di Maio, che hanno montato la coreografia del pezzo, tratto da “West side story”, con il quale si sono esibiti durante la seconda serata del Mef Gala. I giovani del “Balletto di San Benedetto” hanno anche accompagnato Gianni Togni e Mario Marozzi durante l’applauditissima esibizione che ha chiuso il Festival. Dopo tanti momenti di spettacolo, emozioni ed applausi, i riflettori si sono quindi spenti su questa prima edizione del Musical Europa Festival con l’augurio e la speranza che nei prossimi anni la “creatura” di Gianni Togni possa diventare un appuntamento fisso nel calendario degli eventi culturali della città di San Benedetto del Tronto e possa riuscire, oltre a portare nella Riviera delle Palme grandi artisti e tanti appassionati del genere, ad essere una vera e propria fucina di talenti.

Eleonora Paci

(*) Talia, Melpomene e Tersicore erano sorelle e Muse rispettivamente della Commedia, del Canto e della Danza.

Foto a sinistra

Giampiero Ingrassia, Franco Miseria, Rita Dalla Chiesa. Foto a destra Budla Arcangeli

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Le cinque Bandiere Blu nelle Marche per

gli approdi turistici. Oltre alle sedici bandiere blu per le spiaggie (vedi Ciavarro n°42 ) , alle Marche sono state ancora assegnate cinque bandiere blu per gli approdi turistici. Queste sono state assegnate a:

1) Ancona – Marina Dorica. 2) Numana – Porto turistico di Numana. 3) San Benedetto del Tronto –Porto turistico Tiziano. 4) Porto San Giorgio – Marina di Porto San Giorgio. 5) Fano - Marina dei Cesari Per ottenere la Bandiere Blu un approdo turistico deve essere dotato di pontili e moli per diportisti. Può essere parte di un porto più grande con altre attività,nel caso in cui l’approdo turistico sia separato in modo ben definito dalle altre attività del porto. L’approdo può essere situato sia in acque marine che in acque interne. L’approdo deve avere i servizi necessari e gli standard in conformità ai criteri Bandiera Blu, rispondere a tutti i requisiti indicati con lettera I (imperativi) e possibilmente al maggior numero dei requisiti indicati con la lettera G (guida). Un responsabile dell’approdo deve essere nominato per gestire le questioni relative al programma Bandiera Blu . L’approdo deve essere accessibile per un’ispezione non annunciata da parte della F.E.E .

Gianni Togni

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Ringrazio di cuore il sindaco di Corridonia, Nelia Calvigioni(foto a sinistra) , per la cordialità con cui mi ha accolto e per il tempo che mi ha voluto dedicare per questa intervista. All’idea di dare notizie sulla città di Corridonia per il “Ciavarro”, è stata subito entusiasta per l’affetto che nutre nei confronti dei compaesani residenti a Milano e perché

visitare Corridonia, come tanti paesi delle Marche, nei suoi vicoli e vicoletti, chiese e piccoli musei, ci dà la sensazione di trascorrere ore che riempiono il cuore. Signor Sindaco, dove si trova Corridonia? Corridonia è un comune della provincia di Macerata situato a 255 metri s.l.m., con una popolazione di oltre 15.000 unità. Per la sua particolare posizione geografica, a metà via tra mare e montagna, gode di un ottimo clima, che fin dai tempi antichi ha favorito l’insediamento umano e lo sviluppo di iniziative economiche. Oltre, infatti, alle secolari attività agricole (cereali, viti, ortaggi, girasoli), vanta una buona

tradizione industriale per la presenza di eccellenze imprenditoriali (pelletterie, calzaturifici, officine meccaniche, mobilifici ecc…). Lo sviluppo industriale risale agli anni ’50 e ’60, quando buona parte delle vecchie botteghe artigiane si sono trasformate in piccole imprese, alcune delle quali oggi godono di un prestigio a carattere nazionale e internazionale.

Ci presenterebbe il suo comune in breve? Corridonia vanta duemila anni di storia, arte e cultura, ma, nello stesso tempo, è molto attenta a recepire nuove tendenze ed esigenze. Lo testimoniano le continue mostre di arte contemporanea, l’interessante stagione teatrale del “Velluti”, le tante opportunità musicali, l’avvincente stagione ippica all’Ippodromo “Martini”, le gare nazionali ed europee di go-kart e i

numerosi outlet che richiamano turisti curiosi di scoprire l’alta qualità manifatturiera locale. Corridonia a livello storico-artistico spicca per essere una città dai forti contrasti, ad iniziare dalla Piazza “Filippo Corridoni”, splendido esempio del Razionalismo italiano incastonato in un contesto medievale.

Ci esporrebbe in breve la storia della sua città? Corridonia trae le sue origini dal fiorente municipium romano di Pausulae, sviluppatosi lungo la piana del fiume Chienti, nell’odierna frazione di San Claudio. Pausula fu poi abbandonata sul finire del V secolo, sotto i colpi delle invasioni dei Goti, nonché delle epidemie e carestie. La popolazione superstite andò a rifugiarsi su un’altura adiacente, dove edificò una serie di villaggi che ben presto si unificarono in un castrum assumendo il nome di Monte dell’Olmo. Nel XII secolo il castello subì l’occupazione delle truppe del Barbarossa, ma in piena età comunale riprese a prosperare, arrivando a sottomettere alcuni centri limitrofi. Montolmo allora divenne potente, ma proprio all’apice della sua fioritura (1433) dovette subire il saccheggio da parte di Francesco Sforza e del suo esercito. Fu l’unico paese della Provincia Pontificia che sostenne con il

sangue le ragioni della Santa Sede. La venuta degli Sforza segnò l’inizio del decadimento del paese che, afflitto da molti mali, non è mai risorto all’antico splendore. Nel 1851, per le sue benemerenze verso la Chiesa, venne da S. Pio IX eretto a Città e gli fu restituito il nome di Pausula. Nel 1931, fu lo stesso Benito Mussolini, giunto in città, a darle il nome di Corridonia, per aver dato le origini a Filippo Corridoni, sindacalista interventista, morto nella trincea delle Frasche il 23 Ottobre 1915. Il 18 Ottobre 1973, con decreto del Presidente della Repubblica, si tornò a riconoscere a Corridonia il titolo di Città. Come si può evincere da quanto esposto sopra, il nostro comune ha mutato più volte denominazione nel corso dei secoli: Pausula, Montolmo, di nuovo Pausula, Corridonia.

Quali monumenti, opere d’arte, luoghi culturali consiglierebbe ai visitatori della sua città? La centrale Piazza F. Corridoni potrebbe essere un ottimo punto di partenza per la visita della città. Di fronte al Municipio, uno dei più interessanti esempi di architettura Razionalista italiana, si trova la Chiesa di san Francesco, di stile gotico. Lasciata la piazza, si giunge di fronte al palazzo Persichetti - Ugolini, dimora nobiliare, oggi sede della biblioteca comunale e della pinacoteca civica. Poco fuori del centro storico, che ospita anche la casa natale di Filippo Corridoni, oggi museo, sulla sommità di un’altura sorge l’ex convento degli Zoccolanti, edificato dai frati minori a partire dal

1510. L’edificio più significativo del territorio comunale è l’abbazia di San Claudio al Chienti, tra i più antichi delle Marche, essendo stato costruito nel periodo compreso tra il 1010 e il 1040. La sua peculiarità più evidente è rappresentata dalle due torri cilindriche ai lati della facciata di tipo ravennate, aperte in alto da bifore e monofore. La struttura custodisce alcuni reperti di età romana provenienti dall’antica Pausula. Altre opere d’arte si possono ammirare nella Pinacoteca Parrocchiale che ospita capolavori di Carlo Crivelli e di Andrea da Bologna.

Ci parli ora delle feste e delle tradizioni popolari di Corridonia Nel corso dell’anno Corridonia propone numerosi eventi di vario genere: le celebrazioni in onore dei santi patroni, Pietro e Paolo (fine giugno), l’infiorata del Corpus Domini, la Contesa della Margutta, rievocazione

storia medievale (primi di settembre). A queste aggiungiamo la stagione teatrale e quella ippica e, nel mese di giugno, il concorso canoro - musicale “Il mio canto libero”.

Intervista al Sindaco di CORRIDONIA Dott.ssa Nelia Calvigioni

di Domitilla Micuccio, madre del ragazzo Carlo Concetti che ha collaborato al nostro Ciavarro n°39 insieme al suo amico Matteo.

CORRIDONIA : paesaggio

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Quali personaggi illustri, che tengono alto il suo prestigio, vanta Corridonia? Partirei innanzitutto da colui cha ha dato il nome alla nostra città, Filippo Corridoni, sindacalista rivoluzionario dei primi anni del Novecento, morto in combattimento sul Carso durante la Prima Guerra Mondiale, insignito della medaglia d’oro al valor militare. Il suo monumento in bronzo svetta sulla piazza omonima, davanti al municipio. Altra medaglia d’oro fu conferita ad Eugenio Niccolai, tenente della Brigata Sassari, la cui impresa audace e gloriosa, pagata con la sua stessa vita, diede avvio alle vittorie che seguirono la disfatta di Caporetto, sempre nel corso della Grande guerra. Niccolai trovò la morte nell’altopiano di Asiago. Tra gli altri personaggi spiccano: lo storico e critico d’arte Luigi Lanzi, la cui lapide tombale si trova tra i grandi d’Italia nella Chiesa di Santa Croce a Firenze; l’architetto Antonio Mollari, autore del palazzo della Borsa a Trieste e dei lavori di ricostruzione della basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi; Sigismondo Martini, pittore e scenografo; Giovan Battista Velluti, l’ultimo dei grandi sopranisti, definito da Rossini “imperatore del dolcissimo canto”. Sindaco, ci dica in sintesi perché venire a visitare Corridonia. La Città di Corridonia, come esposto sopra, ha radici molto antiche che ancora oggi è possibile ritrovare scoprendo il nostro ricco e variegato patrimonio artistico, culturale e storico. Palazzi, chiese, monumenti, unitamente al paesaggio, raccontano di una civiltà che nei secoli ha saputo evolversi, trasformando Pausula nella moderna Corridonia. Credo che la visita della nostra città possa soddisfare i gusti di ogni tipologia di visitatore: dal turista curioso,

all’appassionato dell’arte, dall’amante della musica o del teatro, al buongustaio ed infine alla nuova tipologia di turista che ricerca outlet prestigiosi e di gusto. Chi giungerà nel nostro territorio sarà sicuramente catturato dai luoghi affascinanti che lo costituiscono, colmi di storia, armonia e bellezza, dove i colori si fondano con l’azzurro dei monti lontani e le colline digradano dolcemente verso il mare.

Grazie Sindaco per la Sua massima disponibilità, anche a nome dell’Associazione dei Marchigiani e Umbri di Milano “Enrico Mattei” che pubblicheranno questa intervista sul CIAVARRO loro foglio interno associativo.

Alcune Immagini di Corridonia

Foto a sinistra P.zza F.Corridoni

Foto a destra San Claudio

“La calda estate” di Vincenzo Tappatà

Per il caldo veramente soffocante non sono mancati suggerimenti e regole per combatterlo Però per me non fu difficile lasciare Milano per il Cadore ,rinunciando alle assolate spiagge marchigiane. Arrivato a Borca di Cadore mi avviai a salire a Corte delle Dolomiti (da Cortemaggiore, con riferimento alle attività estrattiva dell’ENI degli anni 50) e guarda caso subito trovai Via E. Mattei. A Corte tutto parla di Mattei e ora un busto in marmo ce lo ricorda. Fu suo il progetto di risanare, con vaste piantumazioni di alberi ad alto fusto, una zona degradata ai piedi dell’Antelao per poi poter realizzare per i suoi dipendenti : un campeggio, un albergo, un centro servizi, la Chiesa e progettare n° 600 villette (ne sono state realizzate solo 260) da inserire nel bosco senza deturpare l’ambiente già ripiantumato dove necessario. La Chiesa dedicata a “Nostra Signora del Cadore” è un vero gioiello di architettura (Arch. Gelner e Scarpa) , è stata realizzata in cemento armato,legno e acciaio .Il pavimento è in cemento e rondelle di larice e gli spioventi , di almeno 60°, si accostano a meraviglia al circostante bosco. Novità per quell’epoca: l’altare già rivolto verso i fedeli . Dopo questa bella vacanza, mi resta la convinzione che E.Mattei non fu mai secondo a nessuno.

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Festival Valentiniano 2012 ad Orvieto dall’8 settembre al 7 ottobre

Festival internazionale dell’Accademia Teatro e Musica (ATEM) Briccialdi ; Direttore artistico Carlo Frajese, personalità tra le più note del panorama musicale. La rassegna internazionale di musica sinfonica e cameristica prevede in questa edizione dieci concerti (solistici, cameristici e sinfonico-corale),

tre conferenze, un’audizione di musica elettronica e un ciclo di cinque film dell’epoca del muto (1895 – 1926) , con musica originale di Carlo Frajese. Gli appuntamenti del ricco calendario avranno luogo al Teatro Mancinelli, nel chiostro di San Giovanni e nella Sala Eufonica della Biblioteca Comunale di Orvieto. Come è tradizione del Festival , le esecuzioni sono affidate a giovani musicisti italiani e internazionali che hanno al loro attivo numerosi Primi Premi assegnati da prestigiose competizioni internazionali. Il presidente M° Carlo Frajese, è l’ ideatore e fondatore del Festival a cui dedica tutta l’esperienza di una vita trascorsa a dirigere importanti orchestre sinfoniche ed a guidare prestigiose istituzioni musicali come lo Sperimentale di Spoleto ed il Teatro di Tradizione di Lecce. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Gubbio Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco e dei prodotti agro-alimentari Dal 31 ottobre al 4 novembre 2012 avrà luogo a Gubbio la Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco e dei prodotti agro-alimentari, organizzata dalla Comunità Montana dell’Alto Chiascio Si prevedono moltissimi visitatori tra buongustai e curiosi che si aggireranno tra gli stand per vedere, conoscere e possibilmente acquistare, il delizioso tartufo bianco ( Tuber Magtnatum Pico) ed il meglio della produzione agroalimentare di diverse regioni italiane presenti a questa mostra (formaggi di pascolo, norcinerie, carni selezionate,olio extravergine di oliva, miele, dolci tradizionali,etc..) Lo squisito tartufo bianco in particolare essendo un prodotto riservato una volta alle tavole della aristocrazia e dei ricchi buongustai, oggi incuriosisce parecchi e ,nonostante l’elevatissimo prezzo, attira sempre più persone. Per l’occasione viene allestita anche una vetrina di pezzi dell’artigianato artistico comprensoriale (ceramica, bucchero, ferro battuto, ricami, legno, cuoio, stucchi…) e, per chi si interessa di francobolli, è possibile ottenere uno speciale annullo filatelico raffigurante il logo delle manifestazione. Comunità Montana dell’Alto Chiascio Via Matteotti 006024 Gubbio Servizio Turistico Associato IAT Gubbio Via della Republica 15 Tel. 075 – 922 0 693 / 0735 – 922 0 790 Fax 075 – 927 3 409 [email protected]

IL CIAVARRO Direttore Responsabile Pierfrancesco Fodde

REDAZIONE

Direttore Responsabile G.B. Ortenzi

Segretaria di Redazione Luisella Dameno Consulente Redazione Enzo Capocasa

Redattori Antonio Gargiulo Marco Micarelli Preziosa Sileoni

Impaginazione,grafica e foto

G.B. Ortenzi

Hanno collaborato a questo numero: Pierserafino Marsico

Eleonora Paci Domitilla Micuccio Vincenzo Tappatà