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di Stefano Cantini Non c’è salute senza salute mentale Lo slogan della conferenza mondiale sulla salute mentale, tenutasi a Helsinkii nel 2005 e patrocinata dall’Organizzazio- ne Mondiale della Sanità così recitava: «Non c’è salute sen- za salute mentale». La nostra azienda sanitaria, facendo suo questo concetto, ha voluto in- serire tutte le attività che afferi- scono a tale materia in un di- partimento che negli ultimi an- ni è cresciuto molto, tanto da diventare uno dei più impor- tanti nella nostra regione. Per questo abbiamo deciso di pub- blicare un altro numero mono- tematico dedicato, appunto, alla Salute Mentale, proprio per dare voce e visibilità alla grande mole di attività e inizia- tive di tutti gli attori del diparti- mento, dai nostri operatori fi- no, e non ultime, alle diverse associazioni di volontariato, una vera ricchezza del nostro territorio, che hanno dato e continuano a dare, un contri- buto rilevante e importantissi- mo, fondamentale per la cre- scita della Salute Mentale nel- la provincia pistoiese. La salute mentale è un bene prezioso che purtroppo ho perso in seguito alle circostanze di una vita diventata sempre più difficile nel tempo. I miei pensieri tornano indietro nel passato a quando il colore blu era blu per tutti e a quando pensavo che la realtà fosse una sola. Visto che soffro di un disturbo bipolare con tratti psicotici i miei sforzi si concentra- no nel rimanere ancorata in quella realtà che pensiamo universale. I servizi psichiatrici mi hanno aiutata e mi aiutano tutt'ora in quanto i miei tentativi di totale guarigione non sono andati del tutto a buon fine. “Daniela che aveva scritto il libro “La paura di vivere”, ha ancora paura. Daniela ha quasi 50 anni e i bilanci sono in rosso rispetto alle aspettative che si era data. Daniela si sente dentro il confine ed è molto stanca.” Ciò a cui tengo di più è il mio piccolo lavoro in quanto mi permette e mi obbliga ad alzarmi la mattina e a pensare allo stipendio in modo da garantirmi il pane in tavo- la. I centri diurni e i gruppi di auto-aiuto li ritengo un passaggio fondamentale ver- so una crescita personale, ma secondo me non basta. Rimanere “per sempre” in luoghi dove ci sono solo persone con disturbo mentale è come sposare il nostro disturbo. Un eventuale miglioramento o se vogliamo guarigione, personalmente, e in questo momento, lo sto cercando altrove: nella convivenza con un uomo e nel- la ricerca di amici “normali”. Purtroppo la discriminazione è sempre pronta a mettere in evidenza il mio grado di invalidità e la conseguente pericolosità rispetto alla difficile gestione di alcuni aspetti pratici della mia vita. La società non è pronta ad accoglierci. Alla mia età penso che ormai sia giunto il tempo di sopravvivere alla vita pensan- do che tanto la morte verrà da sola incontro a me. Tutto questo appare come se mi trovassi in fase depressiva; forse è vero. Sento di aver percorso molte strade nel tentativo di sentirmi in qualche modo più creativa e meno disturbata; alla fine però è come se il disturbo arrivi a proteggere quella mia parte vulnerabile, sensibile e sofferente. Cercando di concludere con un velo di speranza non posso fare altro che solleci- tare le dovute Associazioni a lavorare con i ragazzi delle scuole, a presentare progetti con l'obiettivo di far capire che il blu non è per tutti lo stesso colore. I nostri confini possono essere abbattuti con l'amore verso un animale, un fratello, i genitori, un figlio, un amico, un compagno, un marito e chissà quant'altro. L'amore trascina con sé significati sbandi, ma ugualmente indispensabile per alle- viare quel dolore di non riuscire a vivere una vita pienamente soddisfacente. Auguro alla nuova nata associazione “Rosa Spina” una lunga vita e ringrazio il dipartimento di Salute Mentale della Valdinievole, il dr. Lari e la cooperativa “La Spiga di Grano” per l'aiuto che continuano a dare a me e a chi passa momenti di difficoltà. Daniela Fagni IL DESIDERIO DI UNA VITA NORMALEPubblichiamo una lettera-testimonianza di Daniela Fagni, utente del centro di Salute Mentale di Monte- catini e fondatrice dell’associazione Rosa Spina, che negli ultimi 4-5 anni ha fatto un eccellente percorso di ripresa. Oggi vive in una casa propria, ha un fidanza- to e un lavoro regolare. Daniela con Sergio Piro TUTTI GLI APPUNTAMENTI SUL NOSTRO SITO INTERNET Un dicembre ricco di appun- tamenti nella provincia di Pistoia. Dal 1 al 18, conve- gni, incontri, dibattiti. Scari- cate il calendario eventi da: www.usl3.toscana.it Anno XXII N. 7 Chiuso in redazione il 01 Dicembre 2009

Anno XXII N. 7 Chiuso in redazione il 01 Dicembre 2009 IL … · Ciò a cui tengo di più è il mio piccolo lavoro in quanto mi permette e mi obbliga ad alzarmi la mattina e a pensare

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di Stefano Cantini Non c’è salute senza salute mentale Lo slogan della conferenza mondiale sulla salute mentale, tenutasi a Helsinkii nel 2005 e patrocinata dall’Organizzazio-ne Mondiale della Sanità così recitava: «Non c’è salute sen-za salute mentale». La nostra azienda sanitaria, facendo suo questo concetto, ha voluto in-serire tutte le attività che afferi-scono a tale materia in un di-partimento che negli ultimi an-ni è cresciuto molto, tanto da diventare uno dei più impor-tanti nella nostra regione. Per questo abbiamo deciso di pub-blicare un altro numero mono-tematico dedicato, appunto, alla Salute Mentale, proprio per dare voce e visibilità alla grande mole di attività e inizia-tive di tutti gli attori del diparti-mento, dai nostri operatori fi-no, e non ultime, alle diverse associazioni di volontariato, una vera ricchezza del nostro territorio, che hanno dato e continuano a dare, un contri-buto rilevante e importantissi-mo, fondamentale per la cre-scita della Salute Mentale nel-la provincia pistoiese.

La salute mentale è un bene prezioso che purtroppo ho perso in seguito alle circostanze di una vita diventata sempre più difficile nel tempo. I miei pensieri tornano indietro nel passato a quando il colore blu era blu per tutti e a quando pensavo che la realtà fosse una sola.

Visto che soffro di un disturbo bipolare con tratti psicotici i miei sforzi si concentra-no nel rimanere ancorata in quella realtà che pensiamo universale. I servizi psichiatrici mi hanno aiutata e mi aiutano tutt'ora in quanto i miei tentativi di totale guarigione non sono andati del tutto a buon fine. “Daniela che aveva scritto il libro “La paura di vivere”, ha ancora paura. Daniela ha quasi 50 anni e i bilanci sono in rosso rispetto alle aspettative che si era data. Daniela si sente dentro il confine ed è molto stanca.” Ciò a cui tengo di più è il mio piccolo lavoro in quanto mi permette e mi obbliga ad alzarmi la mattina e a pensare allo stipendio in modo da garantirmi il pane in tavo-la. I centri diurni e i gruppi di auto-aiuto li ritengo un passaggio fondamentale ver-so una crescita personale, ma secondo me non basta. Rimanere “per sempre” in luoghi dove ci sono solo persone con disturbo mentale è come sposare il nostro disturbo. Un eventuale miglioramento o se vogliamo guarigione, personalmente, e in questo momento, lo sto cercando altrove: nella convivenza con un uomo e nel-la ricerca di amici “normali”. Purtroppo la discriminazione è sempre pronta a mettere in evidenza il mio grado di invalidità e la conseguente pericolosità rispetto alla difficile gestione di alcuni aspetti pratici della mia vita. La società non è pronta ad accoglierci. Alla mia età penso che ormai sia giunto il tempo di sopravvivere alla vita pensan-do che tanto la morte verrà da sola incontro a me. Tutto questo appare come se mi trovassi in fase depressiva; forse è vero. Sento di aver percorso molte strade nel tentativo di sentirmi in qualche modo più creativa e meno disturbata; alla fine però è come se il disturbo arrivi a proteggere quella mia parte vulnerabile, sensibile e sofferente. Cercando di concludere con un velo di speranza non posso fare altro che solleci-tare le dovute Associazioni a lavorare con i ragazzi delle scuole, a presentare progetti con l'obiettivo di far capire che il blu non è per tutti lo stesso colore. I nostri confini possono essere abbattuti con l'amore verso un animale, un fratello, i genitori, un figlio, un amico, un compagno, un marito e chissà quant'altro. L'amore trascina con sé significati sbandi, ma ugualmente indispensabile per alle-viare quel dolore di non riuscire a vivere una vita pienamente soddisfacente. Auguro alla nuova nata associazione “Rosa Spina” una lunga vita e ringrazio il dipartimento di Salute Mentale della Valdinievole, il dr. Lari e la cooperativa “La Spiga di Grano” per l'aiuto che continuano a dare a me e a chi passa momenti di difficoltà. Daniela Fagni

IL DESIDERIO DI UNA VITA ‘NORMALE’ Pubblichiamo una lettera-testimonianza di Daniela Fagni, utente del centro di Salute Mentale di Monte-catini e fondatrice dell’associazione Rosa Spina, che negli ultimi 4-5 anni ha fatto un eccellente percorso di ripresa. Oggi vive in una casa propria, ha un fidanza-to e un lavoro regolare.

Daniela con Sergio Piro

TUTTI GLI APPUNTAMENTI SUL NOSTRO SITO INTERNET

Un dicembre ricco di appun-tamenti nella provincia di Pistoia. Dal 1 al 18, conve-gni, incontri, dibattiti. Scari-cate il calendario eventi da: www.usl3.toscana.it

Anno XXII N. 7 Chiuso in redazione il 01 Dicembre 2009

ALLA SALUTE MENTALE IL 4% DELL’INTERA SPESA SANITARIA

La Regione Toscana

L’iniziativa di U-SL3Informa è l’oc-casione per dare maggiore visibilità al dibattito sull’as-sistenza ai pazienti affetti da patologia mentale. Non ser-ve riaccendere di-scussioni, preva-lentemente ideolo-giche, sulla legge 180, ma partendo dai risultati positivi scaturiti da una sua attenta appli-cazione, verificare quello che non va e adottare tutte

quelle misure che servono per fornire risposte sempre più puntuali ed appropriate ai bisogni assistenziali che emergono. Un breve accenno ai contenuti essenziali della legge “Basaglia” è utile per ricordare come la “180” dava tre indicazioni: la chiusura dei manicomi, affidava alle Re-gioni il compito di organizzare sul proprio territorio i servizi di salute mentale, indicava le procedure per l’effettuazione dei trattamenti sanitari obbligatori. In applicazione della legge la Regione Toscana si è impegnata per chiudere i 6 manicomi allora attivi e organizzare sul territorio i servizi di salute mentale. Al momento della chiusura i pazienti ricoverati nei mani-comi toscani erano meno di 4000, tra loro vi erano pazienti affetti da patologia psichiatrica ma anche han-dicappati gravi e pazienti affetti da abuso di sostanze, in particolare alcool. Oggi il sistema informativo dedicato alla salute menta-le ci dice che nel 2008 circa 100.000 pazienti si sono rivolti ai servizi pubblici di salute mentale, di questi 30.000 erano minori di 18 anni. L’assistenza è fornita da 40 centri di salute mentale e diverse decine di ambulatori sparsi nel territorio, sono disponibili circa 450 posti letto nei reparti dedicati negli ospedali pubblici, nelle cliniche universitarie e nelle cliniche private, nel territorio regionale sono presenti numerose strutture residenziali di tipo comunitario con una dotazione di circa 900 posti letto. Questa organiz-zazione è gestita da personale qualificato dipendente dal servizio sanitario nazionale o da altri enti gestori che si dedica con passione e generosità all’assistenza ai pazienti psichiatrici.

La Regione Toscana investe per questo tipo di assi-stenza il 4% dell’intera spesa sanitaria. Nel modello organizzativo toscano si riserva molta attenzione a quanto affermato dalle associazioni dei familiari e degli utenti, diversi provvedimenti legislativi

regionali affermano che queste associazioni deb-bono avere un ruolo al-l’interno del sistema sa-nitario nei momenti della programmazione dell’u-so delle risorse e nella fase di verifica dei risul-tati. In Toscana tutto il welfa-re è interessato ad un processo di cambiamen-to strategico. Le leggi regionali, i piani sanitario e sociale, l’esperienza delle Società della Salu-te pongono la società civile al centro della poli-tica per la salute e pro-muovono, attraverso la partecipazione dei citta-dini, l’inclusione sociale, la prevenzione e l’inte-grazione socio-sanitaria. I presupposti legislativi e politici ci sono, dobbia-mo essere coerenti e passare dalle parole ai fatti. In particolare questo vale per i problemi legati alla salute mentale, do-ve si presentano i mag-giori problemi legati al-l’alta integrazione socio-sanitaria. Le Società del-

la Salute devono impegnarsi su questi temi perché la malattia mentale è materia estremamente difficile ed è indispensabile accompagnare l’azione di tutti gli ope-ratori impegnati psichiatri, psicologi, neuropsichiatri infantili, infermieri, educatori nel loro difficile compito.

Galileo Guidi (coordinatore commissione regionale

governo clinico in salute mentale)

Guidi: «Molta attenzione alle associazioni dei familiari e degli utenti»

“ Nel 2008 in Toscana circa centomila pazienti si sono rivolti ai servizi pubblici di salute mentale. Trentamila erano minori di 18 anni

“ 450 posti letto nei reparti dedicati negli ospedali pubblici, nelle cliniche universitarie e in quelle private

Galileo Guidi

DALLA PSICHIATRIA ALLA SALUTE MENTALE La nuova frontiera della sofferenza mentale è costituita dai servizi di salute mentale di comunità. Passa-re dalla psichiatria alla salute mentale comunitaria è l’indicazione forte che proviene dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità); è l’indicazione che la Regione Toscana ha fatto propria da tem-po; in questo orizzonte il dipartimento Salute Mentale di Pistoia costruisce i propri percorsi assistenzia-li. I nostri servizi, difatti, si chiamano servizi di salute mentale e non servizi psichiatrici. I servizi di psichiatria curano le malattie mentali, i servizi di salute mentale curano le persone con distur-bi mentali e partecipano al discorso complesso della prevenzione e riabilitazione.

Il dipartimento Salute Mentale dell’Usl 3

“Salute Mentale di Comunità” concettualmente significa conside-rare la psichiatria come un “caso particolare” di un orizzonte più ge-nerale; significa collocare il discor-so psichiatrico nel campo sociale ‘continuo’, allargato a tutte le risor-se presenti in una comunità locale: dalle istituzioni all’associazionismo, dalla scuola ai circoli culturali e sportivi, dalle cooperative sociali all’imprenditoria privata. Non ‘istituzionalizzare’ gli ospiti Per noi, operatori della salute men-tale, l’impegno pratico quotidiano è rivolto ad evitare qualsiasi forma di istituzionalizzazione e di in-trat-tenimento cronicizzante delle per-sone con disturbo mentale; diventa pratica quotidiana prendersi cura delle persone a partire dalle loro necessità, anche cliniche, ma non solo; significa la sistematica pratica di connettere, in ambito scientifico, il tema generale dei diritti (alla ca-sa, al lavoro, alla socialità/affettività) al tema della sofferenza della singola persona.

Nuovi protagonisti Questo è quello che anche nuovi soggetti collettivi, utenti e familiari, seppur talvolta in maniera contrad-dittoria, hanno capito; da diverso tempo hanno fatto irruzione sulla scena e pongono importanti que-stioni sempre con maggiore forza e con maggiore lucidità. Accanto ai servizi, diventano protagonisti della questione ’salute mentale’. Sono una risorsa importante soprattutto per evitare la trappola dell’autore-ferenzialità dei servizi. Il loro contri-buto, nella consulta del dipartimen-to Salute Mentale, è di enorme uti-lità. Questi sono gli scenari in cui si muovono oggi i servizi e, con altri

linguaggi e da altre angolature, significa affrontare il tema della follia come l’altra faccia della nor-malità, quindi collocando le perso-ne, sia ‘sane’ che con sofferenza

mentale, nello stesso orizzonte di senso dell’esistenza. Contrastare l’isolamento sociale Più nello specifico diventa imperati-vo per i servizi di salute mentale contrastare il circuito di esclusione sociale, di isolamento sociale. Esi-ste ancora oggi differenza tra un servizio orientato riduttivamente alla psichiatria, e un servizio orien-tato alla salute mentale.

Gli ‘esordi’ e il percorso di cura La differenza la vediamo nel con-creto da come si costruisce un per-corso di cura per la persona al-l’esordio di una crisi grave, di un esordio psicotico. In generale viene sempre attivato un circuito sche-matico da cui noi abbiamo preso le distanze: ricovero nel Servizio Psi-chiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) dell’ospedale, volontario o obbligatorio - riduzione dei sintomi con trattamenti farmacologici - di-missione dall’ospedale dopo 10-20 giorni - visite periodiche di control-lo, farmacologico e sintomatologi-co, al centro di Salute Mentale - rinvio a domicilio - in qualche caso

Vito D’Anza, coordinatore del dipartimento Salute Mentale

“ Le associazioni di utenti e familiari, sono diventate protagoniste, accanto ai servizi. Sono una risorsa importante e il loro contributo nella consulta è di enorme utilità

Un gruppo di operatori del centro di Salute Mentale di Montecatini

continua a pag. 4

«Un grande miglioramento. Ora le istituzioni le sentiamo vicine»

Nel tempo passato, e ci riferiamo comunque ad epoca molto recen-te, nell’unità funzionale Salute Mentale Adulti della Valdinievole, non esisteva alcun tipo d’informa-zione e di collegamento tra i me-dici di base, gli specialisti, psichia-tri e psicologi, e i familiari. Oggi la situazione è cambiata in meglio e non è paragonabile a passati mo-menti vissuti senza un appoggio, senza avere un supporto di consi-gli, indirizzi e possibili soluzioni nel momento delle crisi. Il miglioramento che è avvenuto porta serenità sia per l’utente sia per i familiari. Questo migliora-mento passa attraverso riunioni ed incontri che hanno permesso confronti, acquisizione d’informa-zioni relative alle organizzazioni sanitarie ed ai percorsi terapeutici personalizzati; la famiglia vista come una risorsa anziché un ne-mico da combattere. Grande importanza ha avuto an-che un ciclo d’incontri di informa-zione sulla salute mentale, che è iniziato nel mese di Aprile 2009 e terminerà a Dicembre di quest’an-no. Il successo degli incontri è sinto-mo del desiderio delle famiglie e degli stessi utenti.che nel passato non erano né ascoltati né interpel-lati, restituendo loro la dignità, che è il diritto di tutti.

Gruppo familiari Valdinievole

l’‘invio’ presso un centro diurno o una residenza psichiatrica. E così si va avanti per anni con poche possibilità di ‘ripresa’ per le perso-ne sofferenti. Queste pratiche condizionano pe-santemente e negativamente il de-stino delle persone. E’ un circuito che a distanza annichilisce e dal quale diventa molto difficile uscirne fuori. Riteniamo che un servizio di salute mentale debba mettere in atto altri percorsi: il ricovero in ospedale non è mai automatico, si attua quando non esiste un’alternativa valida alla gestione della crisi. E’ assodato che in molti casi gli ‘esordi’ si possono affrontare an-che al di fuori del contesto ospeda-liero: spesso, infatti, l’ospedaliz-zazione fa regredire e disorienta le persone. Quando si verifica la comparsa di sofferenza psicotica in una perso-na, non solo entra in profonda crisi la persona stessa ma si angoscia ed entra in crisi una intera famiglia, un’intera rete sociale fatta da ami-cizie, legami sentimentali, contesti scolastici o lavorativi. All’impatto con la ‘crisi’ segue un periodo di disorientamento delle famiglie, delle coppie, degli amici, dei colleghi. Per un servizo di salu-te mentale diventa vitale, accanto alla clinica, il sostegno alla rete sociale, diventa importante accom-pagnare le persone nei circuiti del-la vita reale per evitare fenomeni di cronicità e per consentire percorsi di ripresa, di emancipazione (dalla malattia), di guarigione. I soggetti della rete sono una risorsa impor-tantissima e condizionano l’esito della malattia. Un servizio di salute mentale non riduce mai le persone alla diagnosi clinica, alla disabilità, alla malattia. Il percorso di ripresa I servizi di salute mentale pongono attenzione, nel percorso di ripresa, al sostegno ad abitare una casa – e non sempre una residenza - al sostegno all’inserimento lavorativo – e non sempre socio-terapeutico o di formazione per la vita - al soste-gno per l’accesso alla socialità

‘normale’ nella comunità locale – e non sempre nei luoghi o nei “gruppi omogenei di malati mentali”. E’ in quest’orizzonte che si muovo-no i servizi del dipartimento di Pi-stoia, la gran parte degli operatori. La strada è lastricata di ostacoli e difficoltà perché complessa è la sofferenza psichica, ma è l’unica strada. Con grande impegno e con rinno-vata energia gli operatori del dipar-timento, insieme ai soggetti della rete, quotidianamente svolgono il loro lavoro. La scelta di risposte non restrittive ma improntate alla guarigione è il percorso delineato dai servizi dell’Usl 3: la persona e non la malattia è al centro del no-stro interesse. Si può e si deve fare meglio e con tale spirito cerchiamo tutti di lavora-re.

Vito D’Anza

coordinatore del dipartimento Salute Mentale

dell’A.USL 3 di Pistoia

Il dipartimento Salute Mentale dell’Usl 3

“ Il ricovero in ospedale non è mai automatico. Si attua quando non c’è un’alternativa valida alla gestione della crisi

Continua da pag. 3

La testimonianza di un gruppo di familiari di utenti

Le cooperative sociali

Il percorso degli inserimenti lavorativi è uno stru-mento essenziale per consentire la ripresa, per ripartire dentro un percorso di vita. Per le persone affette da disturbo mentale, così come per tutti i cittadini,il lavoro rappresenta nel contempo pro-duzione di reddito che consente di provvedere alle esigenze della vita materiale ma è anche, e soprattutto, identificazione in un ruolo sociale, contribuisce a creare un’identità sociale. In tal senso il lavoro, per persone fragili e che arranca-no sulla ripresa, sulla riappropriazione di percorsi di vita vera, rappresenta un fondamentale tassel-lo di cura. Nella nostra azienda vi sono diverse cooperative di tipo B che collaborano con il dipar-timento per l’inserimento lavorativo degli utenti: la cooperativa Welfare che ha assunto 4 persone part-time, La Spiga di Grano che ne ha assunte 3, di cui 1 a tempo pieno, Samarcanda che ha assunto 1 persona, Il seminatore con 3 assunzio-ni, Il Poeta che ha assunto 5 persone part-time, Ipotesi con 3 assunzioni e altrettante effettuate da Gulliver. Come si vede parliamo di piccoli numeri mentre la necessità sarebbe molto più grande. Ma il pro-cesso è avviato ed è in crescita.

IL LAVORO FONDAMENTO DELLA CURA

Una ricerca dell’istituto Mario Negri

Ora gli utenti valutano i servizi Ha preso il via a Gennaio 2009 il proget-to di ricerca “Valutazione da parte degli utenti del dipartimento di Salute Mentale di Pistoia”, che pone gli utenti come soggetti attivi e partecipi di tutte le fasi. E’ una novità assoluta nel panorama in-ternazionale: una valutazione fatta e-sclusivamente dagli utenti. La ricerca è stata commissionata all’Istituto di ricer-che farmacologiche Mario Negri di Mila-no, con l’obiettivo di individuare le mag-giori aree critiche nei nostri servizi. L’in-dagine, che non è solo conoscitiva, ma ha l’ambizione di incidere su un miglio-ramento delle prestazioni, si sviluppa nell’arco di due anni (2009-2011), du-rante i quali è prevista una prima rileva-zione che permetterà intanto di indivi-duare i punti di maggior difetto secondo quanto percepito dall’utenza. Dopo un anno dalla restituzione dei risultati, una seconda rilevazione verificherà l’effica-cia delle eventuali modifiche apportate a correzione delle criticità evidenziate. L’individuazione di queste aree critiche spetterà agli utenti “ad alta intensità di cura”, ossia coloro che maggiormente usufruiscono dei servizi e che quindi sono in grado di dare un parere suffi-cientemente attendibile, in virtù dell’in-tenso contatto con gli ambienti, le rela-zioni e gli strumenti di cura. Ma l’aspetto di maggior rilievo, è certamente il ruolo

che gli utenti rivestono all’interno della ricerca e all’opportunità che essa rap-presenta per loro in termini di protagoni-smo e di partecipazione. Quest’ulti-mo aspetto caratterizza l’intero impianto dell’indagine, che vede il coinvolgimento degli utenti fin dalle prime fasi, addirittu-ra nella costruzione dello strumento di rilevazione. Si è costituito un “focus group” di circa 15 utenti, a rappresen-tanza di tutti gli altri, che ha dato ai ricer-catori indicazioni circa i temi “ad alta criticità”, ovvero quelli più pregnanti e decisivi secondo quanto emerso dai vissuti delle esperienze personali. Il coinvolgimento dei pazienti in questa primissima fase, testimonia chiaramente la volontà di garantire il più alto grado di autenticità della ricerca, in termini di re-ale sottomissione di un’istituzione al giu-dizio dei cittadini. Il confezionamento di un questionario da somministrare all’u-tenza, senza il parere della stessa, po-trebbe infatti viziare fin dall’inizio la ricer-ca, perchè taluni temi scelti potrebbero risultare non rilevanti ai fini della valuta-zione di un servizio per la sua efficacia ed efficienza reali. In questa prima fase quindi, si predispone lo spazio che ser-ve ad esprimere al meglio il loro potere decisionale, valorizzandolo come risor-sa, in quanto fonte di indicazioni che fanno della ricerca uno strumento reale

di cambiamento e miglioramento delle prestazioni. L’altro importante contributo degli utenti, si ha nel momento della somministrazione del questionario. Sa-ranno infatti alcuni componenti dei due gruppi di auto-aiuto che, dopo una breve formazione e dietro compenso, di-stribuiranno i questionari e assisteranno gli altri nella compilazione. Anche in questo caso, la partecipazione degli utenti garantisce il massimo livello di au-tenticità dell’indagine, dato che in pre-senza loro, tutti quelli che dovranno compilare il questionario si sentiranno più a loro agio e saranno indotti a dare risposte più autentiche e conformi ai vissuti e alle esperienze personali. Si cerca cioè di attenuare il più possibile la tendenza a dare risposte compiacenti, cosa che sarebbe molto più difficile se a distribuire il questionario fossero degli operatori o un ricercatore (vissuti en-trambi dai pazienti come soggetti posi-zionati su un gradino superiore e quindi con un alto potenziale di condiziona-mento nel dare le risposte). Non negare le differenze, ma riconoscerle e costrui-re esperienze che ne sappiano sfruttare in modo autentico il valore, può rivelarsi un qualcosa di davvero riabilitativo.

Cristiana Inglese educatrice professionale

dipartimento di Salute Mentale Usl 3

Salute Mentale Infanzia e Adolescenza

E’ iniziato nel 2004 il progetto di screening del disturbo del linguaggio negli asili nido (pubblici e privati) di tutti i comuni della Valdinievole. Organizzato dall’unità fun-zionale Salute Mentale Infanzia e Adole-

scenza, il progetto, che è stato opportuna-mente chiamato “Dicio bene io?” e registra ogni anno nuove adesioni, nel 2008 ha interessato 13 asili nido per un totale di 227 bambini. Lo screening è un’indagine di massa rivolta ai bambini dai 18 ai 30 mesi, che frequentano l’asilo nido, con lo scopo di individuare precocemente eventuali casi di disturbo del linguaggio nei bambini che non parlano, o, se parlano, presentano una produzione linguistica e comunicativa alterata, e quindi deviante rispetto alla norma. Il progetto, condotto da una neu-ropsichiatra infantile e da una logopedista, prevede la stretta collaborazione con i ge-nitori: sono loro infatti che devono rispon-dere ad un questionario molto semplice sulla competenza linguistica dei figli; a seguito di questa prima somministrazione è possibile individuare le esigenze di stimo-lazione linguistica dei bambini, sulla base delle quali viene strutturato un laboratorio del linguaggio condotto delle educatrici

stesse del nido con la supervisione di una logopedista dell’Usl 3. Le attività svolte nel laboratorio, mirate e specifiche per ogni bambino, sono in linea con il programma educativo annuale del nido. Questo inter-vento permette di stimolare la comunica-zione dei bambini nel proprio ambiente di vita. La procedura di screening, che è effet-tuata in forma completamente anonima, prevede anche una seconda valutazione dopo la realizzazione del laboratorio lin-guistico, in seguito alla quale per i bambini che presentano difficoltà persistenti viene consigliato un approfondimento diagnosti-co presso le nostre strutture. Un trattamen-to precoce può limitare i tempi e le diffi-coltà dell’intervento, oltre a prevenire l’in-sorgenza di disturbi della comunicazione e, in età successiva, dell’apprendimento. I risultati del progetto vedono la presenza di disturbi del linguaggio nel 10-11% dei bambini testati, in linea con i dati riportati dalla letteratura internazionale.

“Dicio bene io?” Successo del progetto di screening per prevenire i problemi del linguaggio nei bambini

Patrizia Iacopini, resp. dell’U.F. Salute Mentale Infanzia e Adolescenza della Zona-distretto Valdinievole

I neuropsichiatri dei bambini

Nella nostra azienda i servizi neu-ropsichiatrici dedicati all’infanzia e al-l’adolescenza sono articolati a livello territoriale tramite le due unità funzionali Salute Mentale Infanzia e Adolescenza della Zo-na-distretto Pistoiese e quella della Valdinievole. In queste sedi vengono svolte le attività diagno-stiche e terapeutiche dei neurop-sichiatri infantili, all’interno di équi-pe che includono anche altre pro-fessionalità come psicologi, logo-pedisti, fisioterapisti e neuropsico-motricisti, tutte figure indispensa-bili per una corretta presa in cura di queste complesse patologie. Da tenere presente che alcune attività dedicate al bambino

(neuropsi-chiatriche, logopediche e psicomotorie) vengono svolte anche nel distretto socio-sanitario di via della Quiete a Pistoia, mentre altre (neuropsichiatriche, psicologiche e logo-pediche) hanno invece luogo presso i distretti di Agliana e di Quarrata. Siamo presenti anche nel distretto di San Marcello Pistoiese dove vengono espletate attività di tipo psicologico e logopedico. L’accesso ai servizi avviene tramite CUP. Sono previsti spazi di primo accesso presso le due unità funzionali Salute Mentale Infanzia e Adolescenza, di Pistoia e Valdinie-vole, presso i distretti di Agliana e di Quarrata nonché presso la U.O. Pediatria dell’ospedale di Pescia. I neuropsichiatri infantili dell’Usl 3 sono in diretto contatto con i pediatri di Famiglia e, per quel che riguarda alcuni adolescen-ti, con i loro medici. Molto importante è anche la stretta colla-borazione con i Servizi Sociali e con alcune strutture di tipo giudiziario (soprattutto con il Tribunale dei Minori). Inoltre coo-perano costantemente con i medici dell’U.O. di Pediatria dove svolgono anche attività di consulenza e, a volte in collabora-zione con i fisioterapisti, attività di follow-up dedicata ai lattanti a rischio neurologico e, infine, svolgono all’ospedale di Pistoia un’attività ambulatoriale specificamente dedicata ai bambini e agli adolescenti affetti da epilessia, in collaborazione con l’U.O. di Neurologia.

Enrico Biagioni, direttore aziendale dell’U.O. di Neuropsaichiatria Infantile

I disturbi specifici dell’appren-dimento (dislessia, disgrafia, discalculia, disortografia) costi-tuiscono un ambito di lavoro importante per la loro diffusione in età evolutiva (circa il 4% della popolazione scolastica), per i possibili esiti invalidanti in età adulta rispetto alla realizzazione sociale e culturale, per le fre-quenti difficoltà emotive che ne conseguono rispetto all’au-tostima e all’immagine di sé e per le problematiche relazionali che ad essi possono correlarsi. Infatti questo tipo di difficoltà, se non compresa e corretta-mente inquadrata, può dar luo-go a fraintendimenti ed erronee valutazioni altamente penaliz-

zanti per il bambino (considerato “pigro” o affetto da ritardo nello sviluppo cognitivo). Questa consapevolezza ha condot-to l’Usl 3, in collaborazione con le associazioni del settore, e in particolare con l’A.I.D. (Associazione Italiana Dislessia) ad impiantare fin dal 2002 dei servizi ambulatoriali multiprofes-sionali dedicati. L’attività è cooordinata da un gruppo di lavo-ro, dove sono rappresentate tutte le professionalità coinvolte (psicologi, neuropsichiatri infantili, logopedisti). Un’iniziativa pionieristica dell’Usl 3 che negli anni seguenti si è estesa alle altre Usl nell’ambito di un programma coordinato dalla Re-gione. Fondamentale per la buona riuscita del progetto si è rivelata la collaborazione gli specialisti dell’Usl e gli istituti scolastici, ufficializzata con un protocollo d’Intesa del 2003, in cui si colloca tra l’altro un’attività di screening dei disturbi condotta ogni anno sulle prime classi elementari per una diagnosi precoce dei bambini che necessitano di intervento riabilitativo integrato (logopedico e psicologico), secondo le indicazioni dei Pediatri di Famiglia che fanno parte integrante del Progetto. In particolare nella Zona Pistoiese nel periodo 2004-2009 sono stati sottoposti a screening circa 7000 alun-ni, di cui il 3,56% è risultato affetto da disturbo specifico dell’-apprendimento (in linea con le stime nazionali).

Marina Zampolini, resp. dell’U.F. S.M. Infanzia e Adolescenza della Zona-distretto Pistoiese

La diagnosi precoce dei disturbi dell’apprendimento

Le associazioni di Volontariato

È nata il 29 luglio 1999. Il nome e il logo rappresentano il salto cultura-le auspicato per galoppare oltre la paura, l’indifferenza, l’ignoranza e la ghettizzazione, verso il riconosci-mento dei diritti di piena cittadinan-za delle persone affette da disturbi psichici e per la loro integrazione

sociale. L’associazione è composta da persone con disagio psichico, da familiari e da simpatizzanti che desiderano recuperare il valore genuino dei rapporti interpersonali. Finalità La principale è la tutela dei diritti delle persone affette da disagio psichico. Per perseguirla l’asso-ciazione si attiva per il potenzia-mento dei servizi socio-sanitari e per promuovere la sinergia di tutte le risorse del territorio per una sempre maggiore integrazione di queste persone nel tessuto sociale. Azioni Le attività principali si articolano secondo quattro direzioni: lo sti-molo alle istituzioni affinchè tradu-cano in progetti concreti le normati-ve nazionali e regionali, la divulga-zione dell’informazione per ridurre la diffidenza e il pregiudizio nei confronti dei sofferenti psichici da parte dell’opinione pubblica, la for-

mazione dei familiari e dei volontari affinchè possano affrontare meglio i loro compiti e, infine, l’organiz-zazione di attività ricreative e di socializzazione. Pubblicazioni Da alcuni anni l’associazione si sforza di documentare alcune delle proprie azioni più significative sia perchè rimanga traccia dei percorsi fatti ma soprattutto per offrire spun-ti di valutazione anche agli altri. I volumi sono consultabili presso l’associazione, la biblioteca del Ceppo e la biblioteca San Giorgio. (I volumi già pubblicati: Le artiterapie come strumento per la prevenzione e la riabilitazione psichiatrica: atti del convegno (2007) - No al pregiudizio: documentazione del progetto biennale (2005-2007) - Il Bilancio Sociale dell’-Associazione Oltre l’Orizzonte (2000-2007) - Stigma e salute mentale (documento del progetto biennale con l’Istituto d’Arte Policarpo Petrocchi) (2008) - Donne e madri: percorsi di dolore e d’amore (otto madri di soffe-renti psichici raccontano il proprio vis-suto) (prima edizione: 2008; seconda edizione anche in libreria: Polistampa, 2009) - Libertà e sicurezza sociale - diritti di cittadinanza e riabilitazione per i sofferenti psichici alla luce delle pro-poste di riforma della legge 180/78 - Vivere - Vivere Indipendenti – Speri-mentazione di percorsi per famiglie con disagio psichico (2006-2009).

Kira Pellegrini

OLTRE L’ORIZZONTE della paura, dell’indifferenza dell’ignoranza, della ghettizzazione

Oltre L’Orizzonte è un’associazione di volonta-riato per la promozione del benessere psichico (ONLUS) Ha sede a Pistoia, in via Ma-callè 19 (tel.0573/23382 e-m a i l : o l t r e o r i z z o n [email protected]) Per ampliare i propri servizi

(tutti erogati gratuitamente) l’associazione ha bisogno di volontari per: • socializzazione con “I ra-

gazzi del Venerdì” • attività di segreteria • attività di sensibilizzazione

Non fatelo! Non privatevi della vostra libertà! Non rinchiude-tevi dietro le sbarre della paura! Non è vero che le città sono piene di matti pronti ad aggredi-re! Non è vero che abbiamo bisogno di una legge che ina-sprisca le norme per i trattamenti sanitari obbligatori: la leg-ge attuale è sufficiente e permette di prorogare il trattamento obbligatorio fin quando necessario. Il problema è un altro: è la presa in carico da parte dei servizi socio-sanitari affinchè le persone affette da disturbi psichici possano reinserirsi nel tessuto sociale e fare una vita con minori sofferenze e degna di essere vissuta. I dati regionali e nazionali dimostrano che il numero delle persone con disturbi psichici seguite dai servizi, che com-mettono reati è di gran lunga inferiore a quello di tutti gli altri cittadini. Dell’assassino su tutte le pagine dei giornali in que-sti giorni si è inizialmente detto che era in carico ai servizi

psichiatrici locali e poi si è saputo che non era seguito da nessuno e, pur avendo dato segnali di squilibrio, non è stato fermato né dai carabinieri né al pronto soccorso. Anche nel caso di Erba si era inizialmente pensato ad un paziente psi-chiatrico come autore della terribile strage e invece si tratta-va di due “innocui vicini”. Le buone pratiche adottate in varie parti dimostrano che rinchiudere, limitare la libertà, sperso-nalizzare, non solo fa peggiorare la malattia ma fa stare peg-gio anche i familiari e gli stessi operatori che devono attuare queste norme. Ciò che produce salute per tutti è la fiducia nelle possibilità della persona, nel creare le condizioni per l’autoaffermazione, nell’accompagnare nel percorso di auto-nomia. Investire in questo, piuttosto che in mezzi di coerci-zione e di limitazione della libertà, migliorerà la qualità della vita di tutti, anche di quella di noi ‘normali’.

Oltre L’Orizzonte

«No alla coercizione e alla limitazione della libertà»

Kira Pellegrini (presidente)

Rosa Spina: «Sono gli utenti i fondamentali protagonisti»

Nell’introduzione del libro “Non ho l’ar-ma che uccide il leone” di Peppe Dell’-Acqua, Franco Basaglia scriveva nell’Ot-tobre del 1979: “ E’ sempre stato un luo-go comune che non è una buona cosa mettersi nelle mani di uno psichiatra. Questo luogo comune sembra essere la vera storia della psichiatria e dello psi-chiatra (.....) . Perché per definizione l’irrazionalità della follia è proprio la ra-zionalità della malattia.” Consapevoli di queste affermazioni, ma senza per questo nulla voler togliere al ruolo importante dello psichiatra nella

cura della malattia mentale, noi di “Rosa Spina” ci siamo costituiti in associazione . E’ principalmente formata da utenti che ne sono i fondamentali protagonisti. Ha finalità princi-palmente psico-pedagogico-sociali, e ne possono far parte tutti colo-ro che si riconoscono nello statuto. E’ autonoma rispetto ai partiti e alle istituzioni, compresa quella psichiatrica, verso la quale anzi si pone, sì in forma collaborativa, ma soprattutto come organo di con-trollo sul suo operare, e vuole essere un pungolo all’apporto di sem-pre nuovi miglioramenti, e se sarà necessario anche ‘una spina nel fianco’. All’interno dell’associazione il gruppo di auto-mutuo-aiuto è composto esclusivamente da utenti del servizio. Perché tornando all’introduzione di questo articolo, riteniamo che nessuno meglio di noi, possa comprendere la sofferenza mentale, e quindi condividerne l’esperienza in un rapporto di empatia collettiva, che solo può per-mettere di superare la sofferenza e il sentimento di solitudine provo-cati dal disagio. All’interno del gruppo vige il principio della non dele-ga, ossia ognuno è parimenti responsabile di ciò che dice, che fa e della propria vita. E imparare ad essere responsabili della nostra esi-stenza con tutto ciò che comporta è fondamentale, giacché le nostre vite sono state fino a pochi anni fa, bene o male, delegate agli altri: allo psichiatra, agli infermieri, agli operatori, ai familiari. Ma soprattut-to il gruppo costituisce un punto di forza, che in un percorso comune con diverse azioni, anche proiettate verso l’esterno, servono a dar voce all’utenza. Qualcuno di noi afferma: “vogliamo far breccia nell’o-pinione pubblica, e fare di noi un modello di vita per tutti quelli che soffrono e hanno un disturbo; gridare alla società che noi non siamo dei criminali, ma che possiamo suggerire cos’è la sofferenza”. Solo chi veramente soffre conosce la sofferenza, e solo il folle può vera-mente comprendere le ragioni della follia.

Marcella Pintori

Angela Nisticò è la presidente di So-lidarietà e Rinnovamento, un’asso-ciazione nata a Pistoia l’11 Giugno 1991 e la prima ad occuparsi della malattia mentale dopo l’entrata in vigore della cosiddetta legge Basa-glia, quella ricordata soprattutto per-chè decretò la fine dei manicomi. Oggi Solidarietà e Rinnovamento annovera fra gli associati quaranta ragazzi e dodici famiglie. Sono trascorsi 18 anni dalla vo-stra fondazione, cos’è cambiato da allora? «Quando nascemmo non si parlava ancora di salute mentale. È stato un percorso lungo e doloroso, pieno di sacrifici, ma di passi avanti ne sono stati compiuti parecchi, anche se tanto resta ancora da fare». In cosa consiste la vostra attività? «Aver creato lavoro realizzando una cooperativa sociale che opera nel settore del vivaismo ed una sartoria che si chiama “Punto matto”, dove si fa tantissima attività. Il lavoro è aper-to anche agli inserimenti proposti dalla Usl». A proposito, cosa chiedete alla azienda sanitaria pistoiese? «Vorremmo che fosse creata una commissione per la ricerca, ovvero una struttura per approfondire le cause della malattia mentale in mo-do da poterla, dove possibile, anche prevenire. Inoltre vorremmo che fos-se introdotta tra le terapie anche l’ip-nosi».

Solidarietà e Rinnovamento Intervista ad Angela Nisticò

«Il fiore all’occhiello è il nostro “Punto matto”»

Le associazioni di Volontariato

USL3INFORMA ANNO XIII N. 7 Direttore Responsabile

Roberto Marconi Sede: via S. Pertini, 708 - 51110 Pistoia

Reg. Tribunale di Pistoia: n. 483 del 29/7/1996 [email protected]

Coordinatore di redazione: Stefano Cantini Redazione:

Stefano Baccelli, Paolo Baldini, Luciano Caccavale, Daniela Ponticelli. Layout grafico: S. Baccelli, P. Baldini

Marcella Pintori

Un appello ai parlamentari sulla riforma delle normative sui malati di mente

«Salvaguardate le libertà individuali»

Le associazioni di Volontariato

Le associazioni firmatarie sono molto preoccupate per i vari progetti di legge depositati in Parlamento in merito al-l’assistenza psichiatrica in Italia. Destano particolare preoccupazione le proposte in merito ad uno dei punti nodali e delicati dell’assistenza: il trat-tamento sanitario obbligatorio (TSO). Chiediamo al Parlamento che qualsia-si riforma delle normative riguardanti le persone affette da disturbi psichici sia garantista nei confronti delle libertà individuali: il TSO deve rimanere un provvedimento straordinario, della du-rata di tempo strettamente necessario (7 giorni sono sufficienti nella stragran-de maggioranza dei casi) ed eventual-mente prorogabile in caso di necessi-tà. Deve essere applicato esclusiva-mente nelle strutture pubbliche e pro-posto, o convalidato, da almeno uno

psichiatra del centro di salute mentale di riferimento per garantire la presa in carico territoriale (vedi Testo approva-to all’unanimità dalla conferenza Sta-to- Regioni del marzo 2009). Chiediamo che lo Stato e le Regioni indirizzino gli enti locali e le Usl a fina-lizzare progettualità e risorse in per-corsi abilitativi e riabilitativi per le per-sone affette da disturbi psichici, facen-do tesoro delle buone pratiche eman-cipative sperimentate con successo in varie parti del territorio italiano. Chiediamo che le Usl e gli Enti Locali attuino progettualità integrate desti-nando risorse adeguate per sostenere i percorsi riabilitativi finalizzati al po-tenziamento delle autonomie (casa, lavoro, socialità).

L’appello è firmato dal comitato pro-motore dell’iniziativa Libertà e sicurez-za sociale: diritti di cittadinanza e riabi-litazione per i sofferenti psichici alla luce delle proposte di riforma della legge 180/78 composto dalle associa-zioni: Oltre l’Orizzonte, ARCI regionale e provinciale, La Giostra, Rosa Spina, Solidarietà e Rinnovamento, Pata-pin, Caritas, Gli Amici del Ceppo, Gruppo di auto-aiuto Senti chi Par-la, Gruppo Familiari Valdinievole, Gruppo Donne di San Marcello, CGIL-CISL-UIL, Cooperative Don Chisciotte, Ipotesi, Il Poeta, Ciono-nostante, Il Baobab e Itaca, Coordi-namento Toscano delle associazio-ni per la salute mentale, Rete To-scana degli utenti psichiatrici, As-sociazione Radicali pistoiesi

La Giostra è un’associazione sportiva dilettantistica che ha tra i suoi obiettivi la sensibiliz-zazione verso la Salute Menta-le, per lavorare a rimuovere la diffidenza e promuovere una maggiore integrazione nel terri-torio delle persone con disagio psichico, specialmente attraver-so le attività sportive. È uno strumento di promozione socia-le e di lotta alla marginalità nei settori dello svantaggio psico-sociale. Nel 2008 siamo arrivati a essere 80 soci composti da utenti e operatori del diparti-mento di Salute Mentale, fami-liari e volontari. Durante l’anno svolgiamo alle-namenti per poi partecipare ai campionati, promossi dall’UISP (in collaborazione con ANPIS), di calcio a 5/7 e a pallavolo. Non sono soltanto eventi sportivi ma l’attività da noi svolta ha un alto valore terapeutico-riabilitativo in quanto lavoriamo sull’autonomia, sulla stima di sé, sul-l’integrazione, su tutte quelle ‘azioni’ che noi definiamo “buone pratiche”. Il nostro evento sul territorio pistoie-se, SPORTIVAMENTE CITTADINI, si svolge il 5 dicembre, giornata nazionale della salute mentale, con tornei di pallavolo e calcetto con le scuole superiori e con altre squadre regionali. La giornata è patrocinata dalla Pro-vincia e dall’UISP e prevede la presenza di alcuni gio-

catori della Pistoiese calcio. Per il secondo anno consecutivo partecipiamo a un torneo serale (da ottobre a maggio) di calcio a 5 con squadre del territorio pistoiese. È un’esperienza molto positiva di alta integrazione sociale. Da gennaio 2009, infine, è nato il gruppo trekking che ha promosso il progetto Camminando insieme e tutti insieme facciamo una domenica al mese di escursioni.

Jusca Tredici (Presidente)

LA GIOSTRA, SPORT E SOLIDARIETÀ

I nostri centri

Da Marzo 2009 è stata inaugura-ta la comunità terapeutica di Ma-siano, struttura residenziale per utenti del dipartimento di Salute Mentale dell’Usl 3 di Pistoia. Con l’apertura di questa struttura l’intento dell’Azienda è stato quello di creare un ulteriore stru-mento per l’operatore e per l’u-tente con disagio psichico al fine di ottenere maggiori autonomie ed una migliore qualità di vita. Questo nuovo servizio ad alta intensità terapeutica e riabilitati-

va, infatti, vuole rappresentare una risorsa importante per l’attuazione di progetti individuali diretti a pazienti con pa-tologie psichiche particolarmente impegnative e disabili-tanti. La struttura è gestita dal distretto con personale del-l’unità funzionale (psichiatra, psicologo, infermieri profes-sionali, educatori e tecnici della riabilitazione), che si avva-le, per la parte socio-assistenziale, di operatori apparte-nenti ad una cooperativa. Può ospitare fino a 8 persone con progetto terapeutico riabilitativo individuale che preve-da una permanenza a termine e per un periodo di tempo medio-lungo (min 6 mesi - max 2 anni). La comunità non si propone di sostituire né la famiglia né l’ospedale o il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura, assu-mendo le funzioni dell’uno o dell’altra, bensì di essere un luogo, uno spazio aperto, uno strumento flessibile ed ela-stico dove poter ripristinare abilità ed autonomie e che fun-zioni in stretta collaborazione con il servizio e le altre a-genzie territoriali (centro di Salute Mentale, centri diurni, casa-famiglia, gruppi appartamenti) favorendo l’integrazio-ne e l’inserimento nel tessuto cittadino. A dimostrazione dell’importanza di tale finalità si pone in evidenza il contri-buto della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pe-scia per la realizzazione della struttura.

Massimo Garbini referente della struttura

Due immagini del giorno dell’inaugurazione della strut-tura. Nella foto sopra, il momento del ‘taglio del nastro’ da parte dell’assessore regionale per il Diritto alla Salute. Nell’altra, Enrico Rossi insie al direttore generale del-l’Usl 3, Alessandro Scarafuggi, la presidente dell’asso-ciazione Oltre l’Orizzonte, Kira Pellegrini e il consiglie-re della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pe-scia, prof. Giulio Masotti.

Massimo Garbini

LA COMUNITÀ TERAPEUTICA DI MASIANO

«Con l’apertura di Masiano – ha detto il direttore generale Alessandro Sca-rafuggi - si rende possibile il tempora-neo allontanamento delle persone dal proprio contesto abituale per recupe-rare le potenzialità perdute con un programma terapeutico personalizza-to, al termine del quale si ritorna a casa. Ringrazio la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia – ha aggiunto - per il sostanziale contribu-to finanziario, pari a 250mila euro, per un progetto che rappresenta una diversa opportunità assistenziale per le persone che soffrono di disturbi psichici».

L’Ente Cassa di Risparmio ha donato 250.000 euro

«Grazie alla Fondazione»

I nostri centri

27 maggio 2009: dopo 25 anni finalmente i locali del Servizio psichiatrico ospedaliero hanno avuto una nuo-va collocazione. Ci siamo trasferiti dal vecchio villino Sassi al terzo piano del padiglione Cassa di Rispar-mio, ala est: locali grandi, luminosi e accoglienti per ospitare persone che attraversano un periodo critico e spesso doloroso della loro vita. Una buona collaborazione con l’Area Tecnica ci ha permesso di mettere a punto particolari accorgimenti per creare un clima confortevole e adeguato ai bisogni degli utenti e al tempo stesso un ambiente di lavoro gradevole e sereno per tutti gli operatori, in conformità alla sicurezza sui luoghi di lavoro: il nostro locale per fumatori è un fiore all’occhiello. Sono passati sei mesi e quasi tutte le nostre ‘ansie’ si sono placate! I pazienti sono più disponibili e collabo-ranti, i loro parenti meno angosciati e prevenuti, i colle-ghi degli altri reparti stanno volentieri imparando ad accettarci come ‘vicini di casa’, ci vengono a trovare e ci fanno i complimenti per come ci siamo sistemati. Progressivamente sta cambiando anche il nostro mo-do di lavorare e di vivere la quotidianità: porte sempre più spesso aperte, ampi spazi vissuti insieme, ma allo stesso tempo maggior rispetto di privacy ed intimità per i degenti, molta più fruibilità per visitatori e parenti.

IL NUOVO SERVIZIO PSICHIATRICO DI DIAGNOSI E CURA DEL CEPPO

I nuovi ambienti dell’SPDC del Ceppo. Dall’alto verso il basso, l’ingresso, il soggiorno, una camera e un particola-re delle cucine

Luigi De Luca

Alessandra Barontini Chiara Sforzi

Luigi De Luca Responsabile UF Salute

Mentale Adulti Pistoia

Alessandra Barontini Referente Servizio

Psichiatrico di Diagnosi e Cura del Ceppo

Chiara Sforzi

Caposala UF Salute Mentale Adulti Pistoia

I nostri centri

Il nuovo centro di Salute Mentale della Valdinievole è stato inaugurato nel 2006. Si trova a Montecatini (in via Nazario Sauro, 1) e la referente della struttura è Sonia Iapichino. E’ la sede di prorogrammazione e di coordinamento di tutta l’attività di salu-te mentale della Valdinievole ed è aperto 365 giorni all’anno, dalle 8 alle 20, sempre con presenza di medici e altro personale. E’ l’unico centro in Tosca-na con queste caretteristiche e consente un riferimento costante per gli u-tenti e le famiglie, anche a Pasqua, Natale e Capodanno. Questo importan-te aspetto non è solo un elemento organizzativo ma consente anche di in-tervenire sempre e tempestivamente nelle situazioni di crisi, di garantire una presenza specialistica nei casi, pochi nel nostro distretto, di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) e di Accertamenti Sanitari Obbligatori (ASO), e costituisce un filtro per gli accessi al Pronto soccorso. Nel 2008 ha avuto in cura circa 1850 cittadini della Valdinievole. Inoltre, vi afferiscono per la programmazione anche i due centri diurni della zona: La piccola città di Buggiano (referente Silvia Biondi, tecnico della riabilitazione) e il centro riabilitativo “Franca Ongaro Basaglia” di Pescia (referente Anna-lisa Frangione, tecnico della riabilitazione psichiatrica). Inoltre si programmano anche le attività sportive con i due referenti, l’infer-miere Roberto Natali e il tecnico della riabilitazione Renato Russo.

Il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) della Valdinievole è organizzato su 6 posti letto e svol-ge funzione di accoglienza delle persone in crisi quando non si rie-sce ad evitare il ricorso al ricovero, che più volte si è rivelato nocivo per l’esito del percorso futuro del-l’utente. La referente del servizio è Carla

Micheli e vi lavora-no 14 infermieri. Qui non si legano le persone e la por-ta d’accesso è a-perta, dalle 8 alle 21. Sono due indi-cazioni contenute nel Pi ano Sanita-rio Regionale, inse-rite anche grazie alla sperimentazio-ne svolta in Valdi-nievole che è ini-ziata nel 2005. La non-conten-

zione e la porta a-perta è una scelta che rompe con la

psichiatria dei manicomi ed è stata possibile anche grazie al lavoro e all’impegno di tutti gli operatori che vi prestano servizio. Questa scelta fu allora supportata anche da un “progetto incentivante” concordato tra azienda e organizzazioni sinda-cali. Mediamente vengono ricoverate circa un centinaio di persone all’an-

no e sono ricoverate per circa 7-8 giorni. Nel 2008 abbiamo avuto 8 ricoveri in trattamento sanitario obbligatorio (TSO) e 6, finora, nel 2009, alcuni dei quali provenienti da altre province. Lavorare con queste modalità ri-chiede sicuramente un diverso im-pegno degli operatori e comunque i risultati sono stati ottimi. Ad esem-pio, mantenere la porta aperta, pratica importante perché finalizza-ta alla cura e non al controllo o al-l’ordine pubblico, ha comportato che in cinque anni si sono allonta-nati dal servizio 5 persone, subito ricontattate e riaccompagnate in ospedale, a fronte di una media di decine di allontanamenti all’anno dagli altri servizi che hanno porte chiuse. Questo a testimonianza che quando il luogo è rassicurante e accogliente, le cure sono valide, quando c’è relazione tra il persona-le e l’utente, non c’è necessità di “scappare” da un posto che altri-menti può essere vissuto come luogo di reclusione e sorveglianza piuttosto che di cura.

PORTE APERTE E NESSUNA CONTENZIONE Al Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura della Valdinievole

Al centro la direttrice del SPDC di Pescia, Carla Micheli, posa insieme al personale della struttura sotto due quadri dipinti da utenti dei nostri centri di salute mentale

La nuova struttura di Montecatini è stata inaugurata nel 2006

Il centro di coordinamento della Valdinievole

Tre operatori del centro di Salute Mentale della Valdinievole