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Rischio naturale

Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

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Rischio naturale (Frane e smottamenti, Rischio sismico, Erosione costiera, Subsidenza)

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Page 1: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

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Page 2: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Frane e smottamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 781

Rischio sismico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 805

Erosione costiera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 847

Subsidenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 901

Page 3: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

capi

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012

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Introduzione

Messaggio chiave . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 784

Sintesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 784

Quadro generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 785

Indicatori

Stato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 786

Impatto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 792

Riferimenti

Autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 804

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 804

INDICE

782

Page 5: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

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783Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna

DPSI

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Tren

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Pag.

IMPA

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STAT

O

� Indice di franosità Comune 2011 786

� Numero di nuovi eventi franosi Provincia 2010-2011 789

� Lunghezza di strade interessate Comune 2011 792da frane attive o quiescenti

� Numero di edifici censiti al catasto interessati Provincia 2011 798da frane attive e quiescenti

QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI

Coper

tura

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azi

ale

Tema ambientale: � Frane e smottamenti

Page 6: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Introduzione

L’Emilia-Romagna è una delle regioni più franose d’Italia, con circa il 20% del territorio col-linare e montano interessato da circa 70.000 frane, di cui un terzo attive o riattivatisi negliultimi 20 anni. Di queste frane più di 300 sono state perimetrate e inserite nei piani di baci-no, in quanto a rischio molto elevato o elevato.

Non sono riscontrabili particolari trend evolutivi relativi alla dinamica delle frane, anche senegli ultimi anni, per effetto delle ormai riconosciute modificazioni climatiche, si registrauna maggiore ricorrenza di eventi a elevata criticità, come quelli verificatisi a seguito delleabbondanti precipitazioni avvenute nel corso del 2008 e all’inizio del 2009.

La sicurezza dei versanti è oggi affrontata attraverso un approccio più corretto e adeguato,basato sul principio della riduzione del rischio e della prevenzione, che, come per il rischioidraulico, si fonda sulla pianificazione di bacino.

Attraverso l’individuazione delle aree a più elevato rischio idrogeologico, è possibile focaliz-zare gli investimenti nei territori in cui ci sono significative interferenze tra i dissesti di ver-sante e la presenza di centri abitati e/o di infrastrutture e beni di particolare rilevanza.

� Messaggio chiave

La regione Emilia-Romagna è una delle regionipiù franose d’Italia. Il 20% del suo territorio colli-nare e montano risulta, infatti, interessato da circa70.000 frane, di cui un terzo attive o riattivatesinegli ultimi 20 anni. Di queste frane più di 300sono state perimetrate e inserite nei piani di baci-no, in quanto a rischio molto elevato o elevato.Se, relativamente alla dinamica delle frane, i trendevolutivi non presentano variazioni molto signifi-cative, negli ultimi anni, per l’effetto delle ormairiconosciute modificazioni climatiche, si registra,tuttavia, una maggiore ricorrenza di eventi a ele-vata criticità, come quelli verificatisi a seguitodelle abbondanti precipitazioni avvenute nel 2008e inizio 2009.Il medio Appennino emiliano presenta gli indici difranosità più alti per la netta prevalenza di litolo-gie argillose, che favoriscono lo sviluppo di frane esmottamenti. Sul crinale appenninico e nellaRomagna gli indici sono più bassi, a esclusione delbacino del Savio e del Marecchia. Da un’analisi del numero dei nuovi dissesti regi-strati, effettuata nell’interno temporale 2010-2011, le province di Parma, Modena e Bolognarisultano quelle particolarmente interessate danuovi fenomeni franosi.

Passando alla valutazione del rischio potenziale dafrana per gli edifici presenti sul territorio regiona-le, i dati evidenziano che l’8,3% degli edifici com-plessivi risulta interessato direttamente o indiret-tamente da frane. Il dato numerico puro, riguar-dante il numero di edifici interessati da frane,mostra che a livello regionale vi sono 88.612 edifi-ci costruiti direttamente su accumuli di frana, dicui 79.112 su frana quiescente e 9.500 su franaattiva. Se si prende in considerazione anche, comeintorno significativo, una fascia di 20 m attornoalle frane cartografate, il numero di edifici sale a138.466. La provincia col maggior numero di edi-fici interessati è quella di Parma, seguita da Bo lo -gna, Piacenza, Modena, Reggio Emilia, Forlì-Ce -sena, Rimini e Ravenna.Infine, relativamente alla lunghezza complessivadei tratti di strada interessati da dissesti sul terri-torio regionale, si registrano circa 3.161 km distrade realizzati su frane, di cui 615 km, pari al19,4%, su frane cartografate come attive. La pro-vincia con la massima lunghezza di strade interes-sate è quella di Parma con oltre 840 km, seguita daPiacenza con 689 km (nonostante la decisamenteminore estensione dell’Appennino piacentino) eBologna con 587 km.

� Sintesi

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 785

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� Quadro generale

L’estrema franosità del territorio dell’Emilia-Romagna è attestato dalle circa 70.000 frane, dicui un terzo attive o riattivatesi negli ultimi 20anni, che interessano circa il 20% del territoriocollinare e montano. Di queste frane più di 400sono state perimetrate e inserite nei piani di baci-no, in quanto a rischio molto elevato o elevato.Ciò condiziona inevitabilmente lo sviluppo urba-no e infrastrutturale delle comunità locali, cau-sando diffusi danni, ma fortunatamente pochevittime, grazie alla cinematica generalmentelenta dei fenomeni franosi presenti nel territorioregionale.La propensione al dissesto dell’Appennino dipen-de fondamentalmente dall’abbondanza di rocceargillose ad assetto caotico. I terreni argillosi sub-iscono, a contatto con l’acqua, un rapido deterio-ramento delle proprie caratteristiche meccaniche,deformandosi plasticamente sino a determinare lamobilizzazione di interi versanti o di porzioni diessi e inducendo spesso instabilità anche su zoneadiacenti non costituite da argille. Di conseguen-za, le frane appenniniche più diffuse sono scorri-menti roto-traslativi e colate. Scarsamente rap-presentati sono i crolli da pareti rocciose, sia pureestremamente pericolosi, che rappresentanomeno dell’1% circa della superficie totale in frana,ma che interferiscono a volte pesantemente con laviabilità.La maggior parte dei fenomeni franosi che inte-ressano i versanti appenninici sono, inoltre, riatti-vazioni di frane già esistenti e ciò consente, attra-verso una buona conoscenza della localizzazionedei corpi di frana, di individuare le aree dove si hauna maggiore probabilità che i fenomeni di insta-bilità si possano ripetere anche espandendosi allearee immediatamente limitrofe.Ai fini della sicurezza territoriale l’aspetto piùimportante è l’interferenza fra i fenomeni franosi egli insediamenti, le infrastrutture e le attivitàantropiche. Tale interferenza determina condizio-ni di rischio variabili (classificate in “moderato”,“medio”, “elevato” e “molto elevato”, secondo gliindirizzi normativi vigenti), connesse alla perico-losità dell’evento, intesa come probabilità di acca-dimento del movimento franoso, e al valore deglielementi antropici esposti. In Emilia-Romagna lecondizioni di rischio riguardano solo una parte delnumero complessivo dei dissesti censiti e soloalcuni di questi determinano condizioni di rischio“elevato” o “molto elevato”.La persistenza delle frane e la loro lenta evoluzio-ne hanno reso possibile, inoltre, la loro mappatu-ra, a scopo di pianificazione e per interventi disistemazione e di protezione civile. È attualmente

disponibile la cartografia delle frane a scala1:10.000 sull’intero territorio regionale.La franosità del territorio è governata in prevalen-za da dinamiche naturali: la distribuzione dellefrane, infatti, è dipendente primariamente dallanatura litologica (presenza di argille o di altri lito-tipi scarsamente resistenti), mentre la riattivazio-ne dei movimenti deriva essenzialmente da preci-pitazioni intense e/o prolungate e scioglimento dineve.Non sono riscontrabili particolari trend evolutivirelativi alla dinamica delle frane, anche se negliultimi anni, per l’effetto delle ormai riconosciutemodificazioni climatiche, si registra una maggiorericorrenza di eventi a elevata criticità.In alcuni casi può essere l’intervento antropico lacausa di innesco di nuovi fenomeni franosi, siapure di dimensioni relativamente limitate, o dellariattivazione di frane quiescenti, in seguito asbancamenti stradali, sfruttamento agricolo nonaccorto o, in generale, per usi poco attenti delterritorio.La dinamica insediativa e antropica sull’Appenninoemiliano-romagnolo degli ultimi decenni ha infat-ti accresciuto il rischio da frana. I limiti alla tra-sformazione dell’uso del suolo determinati dallecondizioni del dissesto sono stati spesso ignorati osottostimati, in particolare prima dell’entrata invigore del Piano territoriale paesistico regionaledel 1993 e dell’istituzione delle Autorità di bacinonegli anni 90, a causa di esigenze produttive esociali contingenti con la conseguenza di avererealizzati insediamenti in siti pericolosi.A ciò si aggiungono i problemi di dissesto idrogeo-logico e di erosione del suolo determinati da unanon corretta gestione del suolo nelle aree agricolecollinari-montane, che si sta manifestando nellaprogressiva scomparsa del reticolo idraulico-agra-rio.La sicurezza dei versanti è oggi affrontata attra-verso un approccio più corretto e adeguato, basatosul principio della riduzione del rischio e della pre-venzione, che, come per il rischio idraulico, sifonda sulla pianificazione di bacino. L’obiettivo principale della pianificazione in mate-ria di “assetto versanti” è stato, in questi anni,l’aggiornamento delle aree a rischio idrogeologicopiù elevato, per le quali sono individuate specifi-che misure di salvaguardia. Attraverso l’individuazione delle aree a più elevatorischio idrogeologico, è possibile inoltre focalizza-re gli investimenti nei territori in cui ci sonosignificative interferenze tra i dissesti di versante ela presenza di centri abitati e/o di infrastrutture ebeni di particolare rilevanza.

Page 8: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012786

DescrizioneRappresenta la frazione del territorio di ciascunaprovincia, o di ciascun comune, interessato daaccumuli di frane cartografabili alla scala1:10.000 (attivi e quiescenti). Il valore rappresen-ta la frazione “minima” delle aree effettivamentedissestate, in quanto non vengono generalmentecomprese le aree di distacco e i numerosi dissestiminori che, per le loro dimensioni, non riesconoa essere cartografati alla scala 1:10.000. Per ogniprovincia o comune vengono riportati due valoripercentuali: il primo relativo al rapporto conl’area dell’intera provincia o comune, il secondocon l’area del solo territorio appenninico, conesclusione sia delle aree di pianura, in sensostretto, sia delle pianure vallive.

Non sono compresi in questo dato i territori deisette comuni della val Marecchia, di recenteannessione alla regione e per i quali è attual-mente in corso la revisione della cartografia deldissesto.

ScopoÈ ampiamente dimostrato che nel territorio regio-nale le frane avvengono principalmente per riatti-vazione di accumuli di frane preesistenti. Pur nonrappresentando una probabilità di riattivazionefutura, l’indice di franosità costituisce un buonindicatore della predisposizione al dissesto di unterritorio e, pertanto, della pericolosità idrogeolo-gica dello stesso.

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I - Stato

STATO

Indice di franosità

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Indice di franosità DPSIR S

UNITÀ DI MISURA Percentuale FONTE Regione Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Comune COPERTURA TEMPORALE DATI

2011

AGGIORNAMENTODATI

Annuale ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 787

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I - Stato

Grafici e tabelle

Fonte: Regione Emilia-RomagnaFigura 9A.1: Indice di franosità comunale relativo alle frane attive e quiescenti (indice calcolato solosu aree collinari e montane) (2011)

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012788

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I - Stato

L’indice di franosità è legato strettamente allanatura dei terreni. Il medio Appennino emilianopresenta gli indici di franosità più alti per la nettaprevalenza di litologie argillose, che favoriscono losviluppo di frane e smottamenti. Sul crinale ap -pen ninico e nella Romagna gli indici sono più bas -

si, a esclusione del bacino del Savio e del Ma rec -chia. Il comune con indice di franosità maggiore èFarini (PC), che supera il 50% del territorio coper-to da accumuli di frana.Il dato non risulta sostanzialmente modificatorispetto alla precedente elaborazione del 2008.

Commento

0

5

10

15

20

25

30

35

Piacenza Parma Reggio Emilia

Modena Bologna Ravenna Forlì-Cesena

Rimini

Per

cent

uale

Indice franosità per frana attiva Indice franosità per frana quiescente Fonte: Regione Emilia-RomagnaFigura 9A.2: Indice di franosità provinciale relativo alle frane attive e quiescenti (indice calcolatosolo su aree collinari e montane) (2011)

Page 11: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 789

DescrizioneRappresenta il numero di nuovi eventi franosi o diriattivazioni di frane di cui è pervenuta notizia osegnalazione alla regione Emilia-Romagna (gen-naio 2010-dicembre 2011). Il numero è sicuramen-te sottostimato rispetto alla realtà, in quanto nontiene conto di dissesti di piccola entità, senza danniper beni e persone, e non comprende i dati relativial territorio dei sette comuni della val Marecchia, direcente annessi alla regione Emilia-Romagna. Lesegnalazioni nella grande maggioranza dei casi ven-gono effettuate dagli Enti locali, al fine di accedere

a pronti interventi su strade o a interventi di pro -tezione civile. Il numero dei dissesti che si riattiva-no nell’ambiente naturale senza produrre particola-ri danni, se non a colture agricole, è difficilmentestimabile, ma sicuramente notevolmente maggiore.

ScopoRappresentare in maniera sintetica l’entità dei dis-sesti che sicuramente necessitano di intervento abreve termine, in quanto interessanti manufatti oinfrastrutture danneggiati o minacciati.

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I - Stato

STATO

Numero di nuovi eventi franosi

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Numero di nuovi eventi franosi

DPSIR S

UNITÀ DI MISURA N. eventi, percentuale FONTE Regione Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Provincia COPERTURA TEMPORALE DATI

2010-2011

AGGIORNAMENTODATI

Annuale ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012790

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I - Stato

Grafici e tabelle

PC 10%

PR 28%

RE 7%

MO 19%

BO 14%

RA 3%

FC 10%

RN 9%

PC

PR

RE

MO

BO

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FC

RN

Fonte: Regione Emilia-RomagnaFigura 9A.3: Ripartizione percentuale su base provinciale di nuovi eventi franosi (gennaio 2010-dicembre 2011)

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150

200

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450

2010 2011

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nosi

Fonte: Regione Emilia-RomagnaFigura 9A.4: Numero di nuovi eventi franosi o di riattivazioni di frane, suddivisi per anno (2010-2011)

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 791

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I - Stato

Nel periodo considerato (2010-2011) appaionointeressate da nuovi dissesti, in modo particolare,le province di Parma, Modena e Bologna. È dasegnalare che il numero dei nuovi eventi franosi èstrettamente legato al verificarsi di condizionimeteorologiche critiche, solitamente legate apiogge, nevicate intense o scioglimento rapido delmanto nevoso. La relativamente bassa percentuale

di nuo vi dissesti segnalati in alcune province(Rimini e Reggio Emilia), territorialmente fragili epredisposte al dissesto, è dovuta o alla mancanzadi even ti meteo scatenanti frane durante il periodoconsiderato, o alla mancata validazione e inseri-mento, per ragioni tecnico-operative, nel databaseregionale e, quindi, alla conseguente assenza nellepresenti tabelle e grafici.

Commento

Page 14: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012792

DescrizioneRappresenta la lunghezza complessiva (km)della rete stradale di ogni provincia e di ognicomune che attraversa accumuli di frana (atti-vi e quiescenti). Per poter quantificare anche itratti di strada ubicati nelle aree di possibileevoluzione dei dissesti, per ogni frana è statoconsiderato anche un intorno significativo.Nella consegna 2009 dei dati, fino al 2008 eranostate considerate due aree di intorno: 1) un buf-fer distante 8 m dagli accumuli di frana; 2) learee a monte degli accumuli di frana, fino a unadistanza di 50 m lungo la direzione del flussoidrico superficiale. Questa volta, per semplicità,si è deciso di accorpare tali aree, assumendosolamente un unico buffer, ma di dimensionemaggiore e pari a 20 m di distanza dalle franestesse. Le zone così individuate, potendosi inparte sovrapporre, sono state suddivise in “ran -go” di severità decrescente secondo lo schemaseguente:

Rango 1 = accumulo di frana attiva; Rango 2 = intorno di 20 m da frana attiva; Rango 3 = accumulo di frana quiescente; Rango 4 = intorno di 20 m da frana quiescente;

Rango 5 = accumulo di frana stabilizzata; Rango 6 = intorno di 20 m da frana stabilizzata.

Qualora un tratto di strada cadesse a cavallo didue zone, è stata considerata la più gravosa delledue (ovvero quella col rango più basso). Vistol’esiguo numero di frane classificate come stabi-lizzate e la conseguente modesta visibilità di taledato sui grafici, le classi 5 e 6 sono state esclusenelle rappresentazioni grafiche. È importante farnotare che l’indicatore non considera i numero-sissimi dissesti locali della rete stradale dovuti aproblemi nel rilevato stradale stesso, le interfe-renze con frane di dimensioni non cartografabilia scala 1:10.000, nonché la lunghezza dei tratti distrada potenzialmente soggetti a fenomeni dicrollo.

ScopoLa lunghezza complessiva dei tratti di strada inte-ressati da dissesti fornisce un quadro delle critici-tà presenti sul territorio di ogni provincia (ocomune) e fornisce una prima indicazione delrischio potenziale cui ogni amministrazione èsottoposta per la manutenzione della rete viariadi competenza a causa del dissesto idrogeologico.F

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- Impatto

IMPATTO

Lunghezza di strade interessate da frane attive o quiescenti

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 793

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I - Impatto

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Lunghezza di strade interessa-te da frane attive o quiescenti

DPSIR I

UNITÀ DI MISURA Chilometri FONTE Regione Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Comune COPERTURA TEMPORALE DATI

2011

AGGIORNAMENTODATI

La rete stradale utilizzataper l’analisi deriva dal rela-tivo tema vettoriale delnuovo DB topografico dellaRegione Emilia-Romagna

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Intersezione mediante software ArcGIS del tema contenente gliaccumuli di frana (modificati così come descritto nel testo), il grafostradale e i territori comunali e provinciali. Aggregazione su piùcampi della tabella del tema derivato dall’intersezione ed elabora-zione in excel tramite tabelle Pivot

Grafici e tabelle

0PC

129,0560,0 710,3 200,0 372,2 445,4 30,6 203,5 24,6

129,9 83,6 52,5 141,7 8,6 65,9 3,4PR RE MO BO RA FC RN

100

200

300

400

500

600

700

800

Chilo

met

ri

Frana attivaFrana quiescente

Fonte: Regione Emilia-RomagnaFigura 9A.5: Lunghezza dei tratti di strada direttamente interessati da frana, suddivisi per provincia eper stato di attività della frana (2011)

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012794

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I - Impatto

PC PR RE MO BO RA FC RN Intorno 20 m frana quiescente 188,191791 204,7112917 78,64754954 121,8697817 221,8236172 16,66961631 110,1543765 17,63442731 Frana quiescente 559,9728258 710,3498184 200,0388161 372,2119451 445,4431353 30,60896057 203,5438177 24,57620279 Intorno 20 m frana attiva 88,90957833 187,9812573 83,39907294 66,60339176 153,0259001 13,73758233 89,23762701 6,978133178

0

Frana attiva 129,0194608 129,8720241 83,63845077 52,45263963 141,7032676 8,585703974 65,91008123 3,421664641

200

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1.200

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Fonte: Regione Emilia-RomagnaFigura 9A.6: Lunghezza dei tratti di strada direttamente o indirettamente (distanza <20 m) interes-sati da frana, suddivisi per provincia e per ubicazione rispetto al dissesto (2011)

Page 17: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 795

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I - Impatto

Fonte: Regione Emilia-Romagna

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012796

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I - Impatto

Fonte: Regione Emilia-RomagnaFigura 9A.7b: Lunghezza dei tratti stradali in frana suddivisa per comuni, normalizzata sull’area del comu-ne (2011)

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 797

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I - Impatto

Nonostante nel 2009 siano stati inclusi nella pro-vincia di Rimini 7 nuovi comuni precedentemen-te appartenenti alla regione Marche (pro vin cia diPesaro-Urbino), la revisione della cartografia deldissesto per quelle aree non è ancora stata com-pletata. Per tale motivo nella presente analisi so -no stati esclusi dalla reportistica i sette nuovicomuni.Sulla parte restante del territorio regionale visono circa 3.161 km di strade realizzati su frane(figura 9A.5), di cui 615 km, pari al 19,4%, sufrane cartografate come attive. La provincia conla massima lunghezza di strade interessate èquella di Parma con oltre 840 km, seguita da Pia -

cenza con 689 km (nonostante la decisamenteminore estensione dell’Appennino piacentino) eBologna con 587 km; seguono Modena (425 km),Reggio Emilia (284 km), Forlì-Cesena (270 km),Ravenna (39 km) e Rimini (28 km, ma il dato sali-rà drasticamente quando verranno considerati iterritori dei sette nuovi comuni annessi alla pro-vincia di Rimini). Considerando oltre agli ac cu -muli anche un loro in torno significativo, la lun-ghezza complessiva sale a 4.811 km (figura 9A.6).I comuni con la maggior lunghezza di tratti stra-dali in frana (figura 9A.7) sono Bettola (PC), Bar -di (PR), Farini d’Olmo (PC) e Fer riere (PC), tutticon oltre 80 km di strade su frane.

Commento

Page 20: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012798

DescrizioneSuddiviso per provincia, rappresenta il numero diedifici (unità) riportati sul catasto urbano, suddi-visi per provincia e comune, nonché le percentua-li rispetto al totale regionale degli edifici costruitisu accumuli di frana (attivi e quiescenti), o in unintorno significativo degli stessi. Nella consegna2009 dei dati fino al 2008 erano state consideratedue aree di intorno: 1) un buffer distante 8 m dagliaccumuli di frana; 2) le aree a monte degli accu-muli di frana, fino a una distanza di 50 m lungo ladirezione del flusso idrico superficiale. Questavolta, per semplicità, si è deciso di accorpare taliaree, assumendo solamente un unico buffer, ma didimensione maggiore e pari a 20 m di distanzadalle frane stesse. Le zone così individuate, poten-dosi in parte sovrapporre, sono state suddivise in“rango” di severità decrescente secondo lo schemaseguente:

Rango 1 = accumulo di frana attiva; Rango 2 = intorno di 20 m da frana attiva; Rango 3 = accumulo di frana quiescente; Rango 4 = intorno di 20 m da frana quiescente; Rango 5 = accumulo di frana stabilizzata; Rango 6 = intorno di 20 m da frana stabilizzata.

Qualora un edificio cadesse a cavallo di due zone,è stata considerata la più gravosa delle due (ovve-ro quella col rango più basso). Visto l’esiguo nu -mero di frane classificate come stabilizzate e lacon seguente modesta visibilità di tale dato sui gra-fici, le classi 5 e 6 sono state escluse nelle rappre-sentazioni grafiche.È importante far notare che l’indicatore non con-sidera le interferenze con frane di dimensioni noncartografabili a scala 1:10.000, nonché gli edificiubicati in aree potenzialmente soggette a fenome-ni di crollo. Anche le aree cartografate come deposito di ver-sante possono in realtà subire movimenti inmassa, ma tale dato non è considerato nel presen-te indicatore.

ScopoEsso fornisce un quadro del rischio potenziale dafrana, relativamente agli edifici, presente sul territo-rio di ogni provincia e di ogni comune della regioneEmilia-Romagna, a esclusione dei nuovi sette comu-ni della provincia di Rimini, annessi nel 2009, ma dicui sono ancora in corso di revisione le cartografie e,pertanto, non incluse nel presente studio.F

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- Impatto

IMPATTO

Numero di edifici interessati da frane attive e quiescenti

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 799

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Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Numero di edifici censiti alcatasto interessati da franeattive e quiescenti

DPSIR I

UNITÀ DI MISURA N. edifici, percentuale FONTE Regione Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Provincia COPERTURA TEMPORALE DATI

2011

AGGIORNAMENTODATI

Il numero di edifici è aggior-nato all’ultima versione delcatasto edifici (Sigma-TER)disponibile presso il SGSS erisalente al 2011

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Intersezione mediante software ArcGIS del tema contenente gliaccumuli di frana (modificati così come descritto nel testo), ilCatasto edifici e i territori comunali e provinciali. Aggregazione supiù campi della tabella del tema derivato dall’intersezione ed elabo-razione in excel tramite tabelle Pivot

Grafici e tabelle

PC PR RE MO BO RA FC RN Frana attiva 1.744 1.803 1.542 806 2.428 119 922 136 Frana quiescente 15.151 20.729 9.185 14.742 13.437 501 4.821 546

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

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Fonte: Elaborazione Regione Emilia-Romagna su dati catasto Sigma-TERFigura 9A.8: Numero di edifici su accumuli di frana attiva o quiescente, suddivisi per provincia estato di attività (2011)

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PC PR RE MO BO RA FC RN Intorno 20 m frana quiescente 6.261 5.564 3.886 6.323 8.209 429 3.113 710 Frana quiescente 15.151 20.729 9.185 14.742 13.437 501 4.821 546 Intorno 20 m frana attiva 1.903 2.945 2.763 1.628 3.642 243 1.980 255 Frana attiva 1.744 1.803 1.542 806 2.428 119 922 136

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5.000

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35.000

N. e

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ci

Fonte: Elaborazione Regione Emilia-Romagna su dati catasto Sigma-TERFigura 9A.9: Numero di edifici direttamente o potenzialmente interessati da frane, suddivisi per pro-vincia e per ubicazione rispetto al dissesto (2011)

costruiti a menodi 20 m da frane attive

0,9%

non costruiti su frane o nelle loro vicinanze (20 m)

in regione91,7%

costruiti su frane quiescenti

4,7%

costruiti su frane attive0,6%

costruiti a meno di 20 m da frane quiescenti

2,1%

Fonte: Elaborazione Regione Emilia-Romagna su dati catasto Sigma-TERFigura 9A.10a: Confronto fra la percentuale di edifici direttamente o marginalmente interessati dafrane rispetto a quelli non interessati (in riferimento all’intero territorio regionale) (2011)

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I - Impatto

costruiti a meno di 20 m da frane quiescenti

6,6%

costruiti a menodi 20 m da frane attive

3,0%

costruiti su frane quiescenti

15,2%

costruiti su frane attive1,8%

non costruiti su frane o nelle loro vicinanze (20 m) in

montagna73,3%

Fonte: Elaborazione Regione Emilia-Romagna su dati catasto Sigma-TERFigura 9A.10b: Confronto fra la percentuale di edifici direttamente o marginalmente interessati dafrane rispetto a quelli non interessati (in riferimento al solo territorio montano) (2011)

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I - Impatto

Fonte: Elaborazione Regione Emilia-Romagna su dati catasto Sigma-TERFigura 9A.11: Mappa della numerosità degli edifici in frana suddivisa per comuni (2011)

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 803

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I - Impatto

Sul territorio regionale, l’8,3% degli edifici com-plessivi risulta interessato direttamente o indiret-tamente da frane (figura 9A.10a). Il dato numericopuro, riguardante il numero di edifici interessatida frane, mostra che a livello regionale vi sono88.612 edifici costruiti direttamente su accumulidi frana, di cui 79.112 su frana quiescente e 9.500su frana attiva (figura 9A.8). Se si prende in consi-derazione anche, come intorno significativo, unafascia di 20 m attorno alle frane cartografate, ilnumero di edifici sale a 138.466 (figura 9A.9). Laprovincia col maggior numero di edifici interessa-ti è quella di Parma, seguita da Bologna, Piacenza,Modena, Reggio Emilia, Forlì-Cesena, Rimini eRavenna (se si considerano solo gli edifici costrui-ti direttamente sugli accumuli di frana, l’ordinefra Bologna e Piacenza si inverte).Se si considera il valore dell’indice di franositàmedio del territorio montano (ovvero la superficiecoperta da accumuli di frana rispetto alla superfi-cie totale), pari al 24%, è interessante notare comeil numero di edifici costruiti direttamente su accu-muli di frana è pari al 17,0%, ma la percentualesale decisamente fino al 26,6% se si considera unintorno significativo ampio soli 20 m dagli accu-

muli di frana. Tale dato sembra indicare una di-stribuzione insediativa “mediamente avulsa” dalproblema delle frane, o addirittura una lieve ten-denza a prediligere le aree in dissesto rispetto aiterritori stabili. Su tale aspetto gioca certamente ilfatto che gran parte della franosità ricade nei ter-ritori del medio e basso Appennino che, per imma-ginabili fattori climatici e logistici, sono anche isettori a maggior pressione insediativa. È impor-tante sottolineare che, confrontando gli insedia-menti su frane attive e quiescenti, si nota un lororapporto di 1/8,4; ciò è dovuto al fatto che le franequiescenti sono spesso sede di aree poco acclivi,con caratteristiche morfologiche favorevoli agliinsediamenti e, pur essendo soggette a periodicheriattivazioni di movimenti, la periodicità è spessoplurisecolare, cancellando di fatto una memoriastorica locale degli eventi del passato. Queste areesono state sede di parte della grande espansioneedilizia sull’Appennino, risalente agli anni 60, 70 e80, anni in cui non esistevano le leggi attuali chepenalizzano le nuove costruzioni sulle frane, siaattive che quiescenti, a partire dal PTPR del 1993e dalle norme dei Piani stralcio assetto idrogeolo-gico delle Autorità di bacino.

Commento

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Riferimenti

� Autori

Marco PIZZIOLO (1), Mauro GENERALI (1)(1) REGIONE EMILIA-ROMAGNA - SERVIZIO GEOLOGICO, SISMICO E DEI SUOLI

� Bibliografia

1. AA.VV., Rapporto sulle frane in Italia - Il progetto IFFI: metodologia, risultati e rapporti regionali.Rapporto APAT 78/2007 - Roma

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012

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Introduzione

Messaggio chiave . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 808

Sintesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 808

Quadro generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 809

Indicatori

Pressioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 814

Stato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 819

Risposte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 838

Riferimenti

Autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 845

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 845

Sitografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 846

INDICE

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807Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna

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� � Distribuzione territoriale della popolazione Comune 2001-2011 814

� � Consistenza e condizioni d’uso Provincia 2001 817del patrimonio edilizio esistente

� � Distribuzione regionale degli stabilimenti a rischio nelle zone Vedi capitolo Rischio antropogenico (pag. 945)sismiche (ex OPCM 3274/2003)

� Eventi sismici osservati Regione 2013 819

�� Fagliazione Regione e 2011 823aree limitrofe

�� Pericolosità sismica di base (Pb) Regione 2004 833

� Pericolosità sismica locale (Pl) Suolo Regione 2013 836

� Classificazione sismica Comune 2003 838

� Microzonazione Sismica (MS) Comune 2013 840

� Analisi della Condizione Limite Comune 2013 843per l’Emergenza (CLE)

QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI

Coper

tura

sp

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Tema ambientale: � Rischio sismico� Pericolosità sismica� Vulnerabilità sismica� Esposizione

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Introduzione

Il rischio dipende, oltre che dalla pericolosità, soprattutto dalla distribuzione della popola-zione, dei centri abitati e dei beni e dalla qualità delle costruzioni. Il rischio sismico può,quindi, essere rilevante anche in zone a bassa sismicità per l’elevata concentrazione di atti-vità produttive, di beni culturali e artistici, di centri abitati e per la presenza di costruzionia elevata vulnerabilità. L’Emilia-Romagna è, dunque, una regione a elevato rischio sismico.

Pur non essendo disponibili stime del rischio sismico a scala di area vasta, strategie per lamitigazione di tale rischio sono realizzabili già nella pianificazione urbanistica e, soprattut-to, in fase di progettazione e realizzazione delle costruzioni. Infatti, gli studi di microzona-zione sismica del territorio permettono di indirizzare le scelte urbanistiche verso le aree aminore pericolosità; l’applicazione dei criteri antisismici nella progettazione e realizzazionedelle costruzioni, previsti dalle norme tecniche, consente di realizzare opere in grado di resi-stere alle sollecitazioni sismiche e ai potenziali effetti locali.

La previsione dei terremoti non è realizzabile in tempi brevi. Considerata la sismicità regio-nale, il rischio sismico in Emilia-Romagna può essere significativamente ridotto con azionidi prevenzione. Scelte urbanistiche compatibili con la pericolosità sismica locale e l’appli -cazione, a tutti i livelli, delle norme tecniche per le costruzioni consentono di realizzareinterventi e opere in grado di resistere alle sollecitazioni sismiche e agli effetti locali.

� Messaggio chiave

Le attuali conoscenze permettono di sapere dove econ che modalità avverrà un terremoto ma non,con la necessaria attendibilità, quando. La previ-sione dei terremoti non è, quindi, un traguardoconseguibile in tempi brevi.I rilievi dei danni negli ultimi terremoti hanno evi-denziato che il danno da terremoto è determinatosoprattutto dalla distribuzione e vulnerabilità delpatrimonio edilizio e dalla capacità di reazione allacatastrofe (resilienza).La riduzione del rischio sismico va, dunque, af -fron tata dal punto di vista della prevenzione.Politiche di prevenzione sono facilmente applicabiliin caso di nuove realizzazioni; l’applicazione è piùcomplessa per le strutture e i centri urbani esistenti.Uno dei principali ostacoli è la difficoltà di valuta-re tutte le componenti del rischio sismico, soprat-tutto le condizioni di vulnerabilità dei centri urba-ni e delle reti infrastrutturali.È necessario che nel prossimo futuro gli sforzi siconcentrino soprattutto sulla definizione di proce-dure che permettano una stima della vulnerabilitàin maniera rapida e affidabile, allo scopo di giun-gere a una stima del rischio sismico già a scala diarea vasta.Poiché il rischio dipende oltre che dalla pericolosi-tà, anche dalla concentrazione della popolazione e

dalla distribuzione e qualità degli insediamentiurbani, delle vie di comunicazione e delle retiinfrastrutturali, ne consegue che nella pianuraemiliano-romagnola, nonostante la pericolositànon particolarmente elevata, il rischio sismico puòessere rilevante in quanto, data la presenza di cen-tri abitati antichi e la notevole concentrazione diattività produttive, anche terremoti di modestaentità, ad esempio quelli di Parma del 9 novembre1983 (Mw = 5,1), di Correggio (RE) del 14 ottobre1996 (Mw = 5,4), del parmense-reggiano del 23dicembre 2008 (Mw = 5,2), possono causare dannigravi alle strutture più vulnerabili e l’interruzionedelle attività per lunghi periodi, con conseguenzeeconomiche e sociali rilevanti.Un’area ad elevato rischio sismico è la costa roma-gnola, più volte interessata da terremoti storicirilevanti, ma con una storia di classificazionesismica piuttosto particolare. A causa della fre-quente sismicità molti comuni della Romagnasono stati classificati sismici di II categoria, giàcon la classificazione del territorio nazionale del1927 (v. DGR 1677/2005). Tuttavia, per “favorire”lo sviluppo economico e urbanistico della costaromagnola, negli anni 30 alcuni comuni dellacosta, tra cui Rimini, furono declassificati. Solocon la riclassificazione degli anni 80, successiva ai

� Sintesi

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forti terremoti del Friuli del 1976 e dell’Irpinia del1980, i comuni del riminese sono stati reinseritinell’elenco dei comuni sismici di II categoria. Ciòha comportato che gran parte delle costruzionirealizzate lungo la costa dalla fine degli anni 30all’inizio degli anni 80 (periodo comprendente laforte espansione urbanistica del dopoguerra) sonostate edificate in assenza di criteri antisismici.Da quanto sopra emerge che l’Emilia-Romagna ècomunque una regione a elevato rischio sismico.Tuttavia una vera stima del rischio sismico inEmilia-Romagna non è possibile soprattutto per-ché non esistono stime di vulnerabilità dei centriurbani e delle reti infrastrutturali a scala di areavasta. Una valutazione preliminare delle aree a

maggiore rischio sismico si può ottenere conside-rando distribuzione e frequenza dei forti terremo-ti e gli effetti osservati (massime intensità macro-sismiche risentite, v. Mantovani et al., 2013). Gli studi di pericolosità sismica e microzonazionesismica del territorio e la loro applicazione finodalle prime fasi di programmazione territoriale epianificazione urbanistica sono il primo passo con-creto per la riduzione del rischio sismico.Gli elementi di maggiore importanza per la pre-venzione del rischio sismico restano, pertanto, lacorretta applicazione dei piani urbanistici, dellenorme per la progettazione e realizzazione dellecostruzioni e delle procedure di autorizzazionesismica.

� Quadro generale

Il terremoto è lo scuotimento della superficie ter-restre quasi sempre generato dal brusco rilascio dienergia a seguito di una rottura delle rocce del sot-tosuolo, o di riattivazione di una rottura già esi-stente, e dell’improvviso scorrimento relativo delledue parti lungo la superficie di rottura.La superficie di rottura lungo cui si ha scorrimen-to è definita faglia. Il punto, in cui si realizza talerottura e da cui ha origine il terremoto, è dettoipocentro.L’epicentro corrisponde al punto della superficieterrestre situato sulla verticale dell’ipocentro.L’energia rilasciata dal terremoto si propaga intutte le direzioni sottoforma di vibrazioni elastiche(onde sismiche), che si manifestano in superficiecon una serie di rapidi movimenti o scuotimentidel suolo.La maggior parte dei terremoti è dovuta ai proces-si dinamici interni del pianeta; questi terremoti sidefiniscono di origine tettonica.Una faglia si forma o si riattiva quando lo stresstettonico supera il limite di rottura delle roccedella litosfera1.Alcuni terremoti, anche se molto raramente, pos-sono essere generati da crolli di grandi dimensio-ni o da attività antropiche (esplosioni, attivitàminerarie, prelievi e re-immissioni di fluidi inpressione nel sottosuolo, riempimento e svuota-mento rapido di grandi bacini idrici, etc.). In que-sti casi, i risentimenti sono generalmente minori el’area interessata ha un’estensione limitata.Nelle mappe di rischio sismico o di pericolositàsismica sono normalmente considerati solo i ter-remoti di origine tettonica. La sismicità (frequenza e forza con cui si manife-stano i terremoti) dipende da caratteristiche fisi-che del territorio.Alcune aree dell’Emilia-Romagna sono interessate

da una sismicità frequente e di energia medio-ele-vata. La configurazione geologica locale, la distri-buzione della popolazione e delle attività e in alcu-ni casi la vulnerabilità dei fabbricati rendono ilrischio sismico dell’Emilia-Romagna piuttostoelevato, talora anche in aree a minore sismicità.

Il Rischio SismicoIl Rischio Sismico (RS) può essere quantificatodall’entità dei danni e dalle conseguenze attese. IlRS dipende dalla Pericolosità Sismica (PS) (cioèdalla sismicità e dalle condizioni geologiche dell’a-rea), dalla Vulnerabilità (V) (cioè dalla qualità e,quindi, dalla resistenza delle costruzioni), dal -l’Esposizione (E) (cioè dalla distribuzione, tipo edetà della popolazione e dalla natura, quantità e di -stribuzione dei centri abitati e dei beni) e dalla Re -silienza (R) (cioè capacità di reazione della co -munità all’evento in termini di ripresa delle attivi-tà economiche e sociali).A seguito dell’Ordinanza del Presidente Consigliodei Ministri (OPCM) n. 3274/2003, che riporta lanuova classificazione sismica del territorio, recepi-ta dalla Regione Emilia-Romagna in prima appli-cazione con la DGR 1677/2005, tutti i comunisono classificati sismici in zone a pericolositàsismica decrescente (zona 1: pericolosità elevata;zona 2: pericolosità media; zona 3: pericolositàbassa; zona 4: pericolosità minima). Di conse-guenza, tutte le azioni per la riduzione del rischiosismico previste per i comuni classificati sismici,sia in fase di pianificazione territoriale e urbanisti-ca che di progettazione, sono oggi richieste intutto il territorio. Il grado di approfondimentodelle indagini e degli studi dipende dalla pericolo-sità dell’area e dall’importanza dell’intervento darealizzare.

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012

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Le attuali conoscenze permettono di sapere dove econ che modalità avverrà un terremoto ma non,con la necessaria attendibilità, quando. La previ-sione dei terremoti non è, quindi, un traguardoconseguibile in tempi brevi. Le analisi di pericolo-sità sismica indicano che l’Emilia-Romagna è sog-getta a una sismicità che può essere definita dimedio grado. I rilievi dei danni negli ultimi terre-moti, sia in Emilia-Romagna che in altre regioni,hanno poi evidenziato che il danno da terremoto èdeterminato soprattutto dalla vulnerabilità delpatrimonio edilizio.La riduzione del rischio sismico, allo stato attualedelle conoscenze, va dunque affrontata dal puntodi vista della prevenzione.

Le azioni previste dalla Regione Emilia-Romagnaper la riduzione del rischio sismico si articolanonelle forme proprie dell’attività istituzionale dellaRegione: le risposte al problema sono, infatti, siadi carattere normativo, attraverso l’emanazionedi leggi, regolamenti o atti di indirizzo, sia dicarattere sperimentale, attraverso accordi conaltri Enti e con istituti di ricerca per la promo-zione e la realizzazione di studi pilota o analisi dicasi particolari.

Nota:1 La porzione esterna e rigida del pianeta, costituita dallaparte più superficiale del mantello e dalla crosta terrestre,il cui spessore totale supera generalmente i 100 km

Il Rischio sismico può essere espresso dalla relazione:

RS = PS x E x V x Rdove– PS è la pericolosità sismica dell’area, definita dalla sismicità e dalle condizioni geologichelocali;– E è l’esposizione, data dalla distribuzione e importanza dei centri urbani, delle infrastrut-ture e della popolazione sul territorio;– V è la vulnerabilità delle costruzioni, cioè la qualità o capacità degli edifici e delle infra-strutture di resistere alle sollecitazioni sismiche;– R è la resilienza, cioè la capacità della comunità di reagire all’evento in termini di rispesadelle attività economiche e sociali. L’esposizione, la vulnerabilità e la resilienza sono strettamente correlate alle scelte e alle azio-ni dei cittadini e delle amministrazioni, mentre la pericolosità sismica dipende, invece, dallecaratteristiche fisiche del territorio.La pericolosità sismica, a sua volta, è costituita da due componenti:1) la sismicità dell’area, cioè la frequenza ed energia dei terremoti che possono verificarsi e ladistanza dalle sorgenti sismogenetiche; dipende, quindi, dalle caratteristiche sismotettoniche, valea dire dalle condizioni geologico-strutturali profonde, dalle dinamiche della crosta terrestre e delmantello superiore; questa componente è definita anche come pericolosità sismica di base (Pb);2) le condizioni geologiche e morfologiche locali, che possono modificare la frequenza,l’ampiezza e la durata del moto sismico in superficie, aumentandone gli effetti (di particola-re interesse il fenomeno dell’amplificazione), e contribuire al verificarsi di fenomeni che modi-ficano in maniera permanente il territorio, quali frane, liquefazione, densificazione, faglia-zione etc.; le condizioni geologiche e morfologiche capaci di produrre tali effetti costituisco-no la pericolosità sismica locale (Pl); tali modificazioni del moto sismico e del paesaggio,dovute alle condizioni geologiche e morfologiche, sono denominate “effetti locali”.Attualmente esistono procedure speditive condivise per la valutazione della Pericolosità sismicae dell’Esposizione; purtroppo, ancora non esistono procedure speditive condivise per la valu-tazione della Vulnerabilità e difficile è anche valutare la capacità di reazione delle comunitàcolpite dagli eventi sismici per la rispesa delle attività (Resilienza). Quest’ultima componente delrischio può essere migliorata attuando quanto prima le necessarie e opportune misure di pre-venzione: microzonazione sismica e sua attuazione nelle scelte urbanistiche, progettazione concriteri antisismici, interventi di miglioramento sismico almeno degli edifici strategici, analisi dellecondizioni limite per l’emergenza ed eventuale aggiornamento dei piani di emergenza.Allo stato attuale, una stima di V ritenuta attendibile richiede osservazioni approfondite e detta-gliate; di conseguenza non è possibile una stima di V a scala vasta (regionale, provinciale o inter-comunale) e in tempi brevi. Valutazioni di V secondo i criteri attuali sono possibili solo a scala di

BOX 1 - Definizione del rischio sismico

(segue) �

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 811

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centro abitato, di aggregato o di singola costruzione e, in genere, richiedono osservazioni e ana-lisi approfondite. Ciò rende impossibile una valutazione completa di RS a scala di area vasta. La valutazione di tutte le componenti di RS permetterebbe di programmare interventi di mitiga-zione, anche in termini di riqualificazione delle aree e messa in sicurezza delle costruzioni esi-stenti, fino dalle prime fasi della pianificazione urbanistica (piani territoriali provinciali, pianistrutturali comunali) e consentirebbe anche la realizzazione di scenari di danno più attendibiliper la pianificazione delle attività finalizzate al superamento delle fasi di emergenza.Attualmente, a scala territoriale, è possibile una valutazione di RS basata solo sulla stima diPS e sulla valutazione di E.

Norme e regolamentiDal punto di vista normativo la Regione, con la legge sul governo del territorio, LR 20/2000“Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio”, la recente LR 6/2009 “Governo eriqualificazione solidale del territorio” e la LR 19/2008 “Norme per la riduzione del rischiosismico”, ha riconosciuto alla pianificazione territoriale e urbanistica il ruolo fondamentale diconcorrere alla riduzione e prevenzione del rischio sismico, fissando soglie di criticità, limitie condizioni per la realizzazione degli interventi di trasformazione.L’entrata in vigore della LR 6/2009 ha ulteriormente rafforzato il concetto della prevenzionedel rischio sismico, da un lato dando maggiore incisività alla LR 19/2008, dall’altro preve-dendo misure premiali per incentivare l’adeguamento del patrimonio edilizio esistente alleNorme tecniche per le costruzioni 2008 (art. 53, c. 5 lett. b).Sempre a livello di regolamentazione vanno ricordati i due atti di indirizzo: DGR1677/2005 e “Indirizzi per gli studi di microzonazione sismica in Emilia-Romagna per lapianificazione territoriale e urbanistica” (Delibera Assemblea legislativa n. 112/2007), cheforniscono indicazioni sui contenuti e le modalità di approvazione degli strumenti di pianifi-cazione territoriale e urbanistica e, in particolare, sui criteri per l’individuazione delle areesoggette a effetti locali e per la microzonazione sismica del territorio, al fine di orientare lapianificazione verso aree caratterizzate da minore pericolosità sismica.Le procedure per la definizione della pericolosità sismica locale, utilizzate per gli strumentidi pianificazione, possono, inoltre, essere applicate anche nella pianificazione delle attivitàdi protezione civile per la prevenzione e il superamento delle emergenze; in particolare, leconoscenze di pericolosità sismica locale possono essere utilizzate per una più accurata defi-nizione di scenari di rischio, che tengano conto anche delle condizioni locali di pericolosità,e per una più dettagliata valutazione della vulnerabilità, ed eventuale messa in sicurezza, distrutture ed edifici ritenuti strategici per la gestione e il superamento delle emergenze.La Regione ha un ruolo molto importante anche nell’applicazione delle normative sopra men-zionate, in quanto affianca le Province e i Comuni nella sperimentazione delle analisi di peri-colosità e microzonazione sismica. Nel 2011, il Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, in Attuazione dell’articolo 11 deldecreto legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno2009, n. 77, ha stabilito un programma settennale di finanziamenti per studi di riduzione delrischio sismico che prevedono anche la possibilità di realizzare studi di microzonazionesismica. L’attuazione avviene attraverso l’emanazione di Ordinanze nazionali e successivedelibere regionali di assegnazione dei contributi agli enti locali:– con deliberazione di Giunta regionale n. 1051/2011 la Regione ha assegnato risorse pari

a euro 220.003,08 per studi di microzonazione sismica provenienti dall’Ordinanza delPresidente Consiglio dei Ministri n. 3907/2010, le risorse sono state assegnate a 40 comu-ni per la predisposizione di studi di microzonazione sismica;

– con deliberazione di Giunta regionale n. 1302/2012 la Regione ha assegnato risorse paria euro 585.801,00 per studi di microzonazione sismica provenienti dall’Ordinanza delPresidente Consiglio dei Ministri n. 4007/2012, le risorse sono state assegnate a 78 comu-ni per la predisposizione di studi di microzonazione sismica di primo livello corredate inalcuni casi da Analisi della Condizione Limite per l’Emergenza;

– con deliberazione di Giunta regionale n. 1919/2013 la Regione ha assegnato risorse paria euro 969.575,98 per studi di microzonazione sismica provenienti dall’Ordinanza Capodel Dipartimento di Protezione Civile n. 52/2013, le risorse sono state assegnate a 91comuni per la predisposizione di studi di microzonazione sismica corredate da Analisidella Condizione Limite per l’Emergenza.

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(continua)

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012

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Inoltre a seguito degli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012, il Presidente della RegioneEmilia-Romagna in qualità di Commissario Delegato ha impegnato risorse, attraverso speci-fiche Ordinanze, per la realizzazione di studi di microzonazione sismica e analisi della con-dizione limite dell’emergenza nell’area del cratere, in particolare:– con Ordinanza Commissariale n. 70 del 13 novembre 2012, sono state erogate risorse

pari a euro 380.000,00 al fine di realizzare studi di microzonazione sismica e analisidella Condizione Limite per l’Emergenza nei centri abitati e nelle aree di potenziale rico-struzione ed espansione dei Comuni in cui sono stati osservati effetti di intensità macrosi-smica ≥ 6 ;

– con Ordinanza Commissariale n. 84 del 17 luglio 2013, sono state erogate risorse pari aeuro 106.500,00 per la realizzazione di studi di microzonazione sismica e analisi dellaCondizione Limite per l’Emergenza nei centri abitati e nelle aree di potenziale ricostruzio-ne ed espansione dei Comuni del cratere caratterizzati da una ag < 0,125g, nonché risor-se pari a 120.000,00 per il completamento con lo stesso grado di approfondimento deglistudi di microzonazione sismica di cui alla precedente ordinanza n. 70.

Per quanto riguarda la riduzione del rischio sismico negli edifici, è bene ricordare che laLegge regionale 19/2008 “Norme per la riduzione del rischio sismico”, entrata pienamen-te in vigore dal 1 giugno 2010, si è posta l’obiettivo di rafforzare la tutela dell’incolumitàpubblica, provvedendo al completo riordino delle funzioni regionali e locali attinenti allamateria sismica e dettando un nuovo regime di controlli sulle pratiche sismiche.Ai fini della sua attuazione, la legge regionale ha previsto una serie di atti, di competenzadella Giunta regionale, e in particolare:– l’istituzione di un Comitato Tecnico Scientifico (CTS) composto da esperti in materia sismi-

ca (DGR n. 1430/2009 e DGR n. 1776/2013) al fine di supportare la Regione nell’at-tuazione della legge stessa;

– l’istituzione del Comitato regionale per la riduzione del rischio sismico (DGR n. 1500/2009) allo scopo di realizzare il coordinamento politico istituzionale e una più stretta inte-grazione tecnico operativa tra i soggetti pubblici e privati;

– l’individuazione delle opere e degli edifici di rilevante interesse pubblico, i cui interventisono sempre soggetti ad autorizzazione sismica (DGR n. 1661/2009);

– l’individuazione degli interventi privi di rilevanza per la pubblica incolumità ai fini sismicie delle varianti, riguardanti parti strutturali, che non rivestono carattere sostanziale e la defi-nizione della documentazione necessaria per il rilascio del permesso di costruire o per ladenunzia di inizio attività (DGR n. 121/2010);

– l’approvazione della modulistica relativa ai procedimenti in materia sismica (De ter mi na zio -ne dirigenziale n. 2380/2010), al fine di garantire un’applicazione uniforme sul territorioregionale;

– l’individuazione dei contenuti cogenti del progetto esecutivo riguardante le strutture (DGRn. 1071/2010).

Con circolare del 29 luglio 2010 degli Assessori competenti in materia, è stato approvato unvademecum sulle procedure di vigilanza e controllo delle costruzioni, al fine di fornire chia-rimenti e indicazioni utili per rendere più agevole e sicura l’applicazione delle norme.A novembre 2010 la Regione ha avviato un’attività di monitoraggio della prima attuazionedella L.R. n.19/2008 e degli atti di indirizzo che ha portato alla riscrittura di alcuni dei sud-detti atti di indirizzo e alla elaborazione di nuovi atti di indirizzo, e in particolare:– l’individuazione degli interventi privi di rilevanza per la pubblica incolumità ai fini sismici

e delle varianti, riguardanti parti strutturali, che non rivestono carattere sostanziale (DGR n.687/2011);

– l’individuazione della documentazione attinente alla riduzione del rischio sismico necessa-ria per il rilascio del permesso di costruire e per gli altri titoli edilizi, alla individuazionedegli elaborati costitutivi e dei contenuti del progetto esecutivo riguardante le strutture e alladefinizione delle modalità di controllo degli stessi (DGR n. 1373/2011).

– l’individuazione degli interventi di sopraelevazione , ampliamento e delle strutture compe-netranti, ai fini dell’applicazione del paragrafo 8.4.1 delle NTC-2008 e della LR n. 19 del2008 (DGR 1879/2011);

– l’approvazione della modulistica unificata regionale relativa ai procedimenti in materiasismica – MUR (DGR 1878/2011);

(continua)

(segue) �

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 813

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Le attività in itinere sono le seguenti:– le modifiche alla legge regionale;– la revisione dell’individuazione delle opere e degli edifici di rilevante interesse pubblico, i

cui interventi sono sempre soggetti ad autorizzazione sismica (DGR 1661/2009).Appare chiaro il ruolo importante che riveste la Regione non solo nell’applicazione delle nor-mative, ma anche di supporto alle amministrazioni pubbliche e agli operatori del settore.

1 Comuni in cui sono stati osservati effetti di intensità macrosismica ≥ 6: Reggiolo, Camposanto, Cavezzo,Concordia s/S, Finale Emilia, Medolla, Mirandola, Novi di Modenal, S. Felice s/P, S. Possidonio, Crevalcore,Bondeno, Cento, Mirabello, Poggio Renatico, Sant’Agostino, Vigarano Mainarda2 Comuni appartenenti al cratere e caratterizzati da una ag < 0,125g: Castelvetro Piacentino, Boretto,Brescello, Gualtieri, Guastalla, Luzzara

La misura di un terremoto è espressa di solito da due parametri: la magnitudo e l’intensità.L’intensità (I) è la stima degli effetti che il terremoto ha prodotto sull’uomo, sugli edifici e sul-l’ambiente nell’area colpita dal sisma. In Italia gli effetti dei terremoti sono solitamente espres-si secondo la scala Mercalli-Cancani-Sieberg (IMCS), che misura 12 gradi. L’intensità dipendeda diversi fattori, tra i quali la tipologia e la qualità delle costruzioni.La magnitudo è una stima dell’energia sprigionata dal terremoto nel punto di origine (ipo-centro). Esistono diversi tipi di magnitudo; la scelta del tipo di magnitudo dipende dalle carat-teristiche del terremoto. In Italia, per i terremoti che interessano il territorio nazionale, sonodi solito utilizzate la magnitudo locale (M1), o magnitudo Richter, e la magnitudo momento(Mw). La ML stima l’energia del terremoto attraverso la misurazione dell’ampiezza della regi-strazione del moto sul sismogramma; la Mw è derivata dal parametro “momento sismico”, cheequivale al prodotto tra area di faglia, dislocazione e resistenza delle rocce. La magnitudomomento, essendo direttamente legata alle dimensioni e alla dislocazione della sorgentesismica, è sicuramente la migliore stima della reale grandezza di un terremoto; la magnitu-do locale è, tuttavia, ancora in uso grazie alla rapidità con la quale viene calcolata e nelleemergenze sismiche è quindi il primo parametro indicativo dell’energia del terremoto cheviene fornito alle strutture operative di protezione civile per la valutazione e l’organizzazionedei soccorsi.Poiché le scale di magnitudo sono logaritmiche, un incremento di un punto corrisponde a unaumento dell’ampiezza di 10 volte. L’energia rilasciata da un terremoto, a cui è strettamen-te correlato il suo potere distruttivo, è proporzionale all’ampiezza di oscillazione elevata a3/2. A partire da questa relazione è possibile ricavare che un aumento di 1 grado in magni-tudo equivale a un incremento di energia di circa 30 volte. Non esiste un limite superiore allescale di magnitudo. La magnitudo massima finora registrata è stata ML = 9,5 nel terremoto che ha colpito il Cilenel 1960.

BOX 2 - La misurazione dell’intensità dei terremoti

(continua)

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012814

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- Pressioni

PRESSIONI

Distribuzione territoriale della popolazione

DescrizioneL’indicatore quantifica la popolazione del territo-rio regionale.

ScopoL’indicatore fornisce un quadro della distribuzionedella popolazione per sezione di censimento nelterritorio regionale. Tale distribuzione, rapportataalla differente pericolosità sismica, fornisce lamisura dell’esposizione della popolazione e con-corre, pertanto, alla misura del rischio.

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Distribuzione territorialedella popolazione

DPSIR P/D

UNITÀ DI MISURA N. abitanti/chilometro quadrato

FONTE Istat

COPERTURA SPAZIALEDATI

Comune COPERTURA TEMPORALE DATI

2001-2011

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 815

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Grafici e tabelle

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200

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500

550

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Piacenza Parma Reggio Emilia

Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena

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N. a

bita

nti/c

hilo

met

ro q

uad

rato

2001 2011

Fonte: Elaborazioni Regione Emilia-Romagna su dati IstatFigura 9B.1: Densità di popolazione ripartita per provincia (trend 2001-2011)

Provincia Popolazione 2001 N. abitanti/km2 Popolazione 2011 N. abitanti/km2

Piacenza 263.872 102 289.887 112Parma 392.976 104 442.070 128Reggio Emilia 453.892 198 530.388 231Modena 633.993 236 700.914 261Bologna 915.225 247 991.998 268Ferrara 344.323 131 359.994 137Ravenna 347.847 187 392.458 211Forlì-Cesena 358.542 151 395.486 166Rimini 290.033 337 329.244 382Regione 4.000.703 178 4.432.439 197

Fonte: Elaborazioni Regione Emilia-Romagna su dati Istat

Tabella 9B.1: Distribuzione della popolazione per provincia (trend 2001-2011)

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012816

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- Pressioni

Fonte: Elaborazioni Regione Emilia-Romagna su dati IstatFigura 9B.2: Densità di popolazione (N. abitanti/chilometro quadrato) ripartita per comune al2011

Fonte: Elaborazioni Regione Emilia-Romagna su dati Istat Figura 9B.3: Variazione percentuale della popolazione residente ripartita per comune (2001-2011)

La fascia territoriale a maggior densità demografica èrappresentata dalla media pianura, mentre nell’areamon tana si conferma la tendenza all’abbandono delterritorio. Spicca l’alta densità di popolazione della pro-

vincia di Rimini, di quasi due volte superiore al valoremedio regionale, dovuta alla ridotta estensione territo-riale della provincia, mentre le province di Piacenza eParma sono quelle a minore densità di popolazione.

Commento

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 817

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- Pressioni

PRESSIONI

Consistenza e condizioni d’usodel patrimonio edilizio esistente

DescrizioneL’indicatore consente di conoscere, in termini dietà e tipologia strutturale (muratura, cementoarmato, strutture particolari etc.), lo stato di fattodel tessuto insediativo esistente.

ScopoL’analisi del patrimonio edilizio esistente, condottasulla base di questi parametri, fornisce una primamisura del suo stato di salute; in tal modo è possibi-le differenziare gli interventi ammessi sullo stesso.

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Consistenza e condizionid’uso del patrimonio edili-zio esistente

DPSIR P

UNITÀ DI MISURA N. edifici FONTE Istat

COPERTURA SPAZIALEDATI

Provincia COPERTURA TEMPORALE DATI

2001

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012818

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- Pressioni

Grafici e tabelle

Provincia Non indicato Prima del 1919 Tra il 1919 e il 1945 Tra il 1946 e il 1961 Tra il 1962 e il 1971 Tra il 1972 e il 1981 Tra il 1982 e il 1991 Dopo il 1991Piacenza 8.593 15.307 10.587 10.283 11.215 10.067 5.525 4.355Parma 9.241 21.059 12.760 12.457 13.237 12.419 6.625 5.124Reggio Emilia 11.543 15.786 10.121 12.481 16.984 16.112 8.064 8.285Modena 11.394 19.531 12.350 16.529 22.121 20.014 8.849 7.302Bologna 12.104 21.279 15.997 20.298 18.294 17.585 9.911 9.624Ferrara 7.348 11.591 9.180 17.935 14.029 11.511 6.027 4.848Ravenna 8.597 8.658 9.507 20.367 16.442 12.086 6.276 5.358Forlì-Cesena 8.980 11.782 8.888 13.709 15.113 12.015 5.568 4.576Rimini 7.876 4.052 4.725 11.092 13.554 9.788 4.406 3.446

Fonte: Elaborazione Regione Emilia-Romagna su dati Istat

Tabella 9B.2: Numero di edifici per provincia e per epoca di costruzione

Provincia Convivenza(*) Albergo Ufficio Commercio, industria

Comunicazioni e trasporti Scuola Chiesa Altro (**) Non

utilizzato AbitazioneAttività

ricreative sportive

Ospedale

Piacenza 63 60 271 2.186 10 192 325 1.532 3.755 67.339 193 6Parma 95 216 366 3.111 32 269 358 1.034 3.405 83.681 332 23Reggio Emilia 92 68 418 4.449 31 357 292 1.576 3.863 87.833 382 15Modena 149 144 457 4.871 26 429 343 1.209 3.226 106.696 521 19Bologna 291 201 705 4.747 48 621 415 1.368 3.176 112.988 501 31Ferrara 67 87 466 2.645 27 298 232 932 2.167 75.121 418 9Ravenna 109 492 485 2.944 28 265 176 1.005 2.517 78.694 564 12Forlì-Cesena 94 448 438 3.540 19 288 265 976 2.449 71.651 446 17Rimini 62 2.009 317 2.141 14 216 145 835 1.937 51.063 193 7

Fonte: Elaborazione Regione Emilia-Romagna su dati IstatNote:(*) insieme di persone che, senza essere legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità e simili, conducono vita incomune. I principali tipi di convivenza sono: istituti d’istruzione, istituti assistenziali, istituti di cura pubblici e privati,istituti penitenziari, convivenze ecclesiastiche, convivenze militari e di altri corpi accasermati, alberghi, pensioni,locande e simili, navi mercantili, altre convivenze (ad esempio case dello studente)(**) alloggio non classificabile come abitazione presso il quale, al momento del censimento, dimorano abitualmente otemporaneamente una o più persone

Tabella 9B.3: Numero di edifici per provincia e tipologia di utilizzo (2001)

La conoscenza di dati quali l’età e la tipologiastrutturale del costruito esistente consente unaprima identificazione, sia pure in linea di mas-sima, della vulnerabilità intrinseca dello stesso.Sulla base di analisi di questo tipo, condottecon diversi livelli di approfondimento dei para-metri di vulnerabilità strutturale e incrociate

con indicatori di esposizione illustrati ai puntiprecedenti, la Regione Emilia-Romagna haimpostato graduatorie per l’utilizzo di finanzia-menti statali finalizzati a verifiche tecniche perla valutazione della sicurezza sismica e inter-venti di miglioramento o adeguamento antisi-smico.

Commento

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 819

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STATO

Eventi sismici osservati

DescrizioneL’indicatore rappresenta gli eventi sismici signifi-cativi ai fini del rischio che hanno interessato ilterritorio regionale.

ScopoFornire un quadro conoscitivo per definire la peri-colosità sismica del territorio regionale (in terminidi ma gnitudo, tempi di ritorno etc.). Le informa -zioni re lative all’indicatore possono risultare utiliper una corretta pianificazione territoriale e perl’analisi della risposta sismica locale.

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Eventi sismici osservati DPSIR S

UNITÀ DI MISURA N. eventi FONTE Ingv

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

2013

AGGIORNAMENTODATI

Continuo ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Analisi di dati storici e strumentali (registrazioni a partire dal XXsecolo, in particolare dal 1980)

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012820

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Grafici e tabelle

Fonte: Ingv*Figura 9B.4: Epicentri e relativa magnitudo dei principali terremoti, al di sopra della soglia deldanno, verificatisi in Emilia-Romagna e aree limitrofeLEGENDA: la dimensione del cerchio è proporzionale alla magnitudo; il centro del cerchio è la loca-lizzazione dell’epicentroNota:*mappa derivata, con modifiche grafiche, da CPTI11 (Rovida et al., 2011), da www.ingv.it e da Mantovani et al. (2013)

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 821

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- Stato

Anno Mese Giorno Zona epicentrale* Magnitudo(MW)

Intensità max in Emilia-Romagna

Intensità epicentrale**

(Io) 1117 1 3 Pianura veronese 6.7 8 9 1222 12 25 Basso bresciano 5.8 6 8-9 1279 4 30 Rocca San Casciano (FC) 5.6 7-8 7-8 1428 7 3 Predappio (FC) 5.5 8 8 1438 6 11 Pianura parmense 5.6 8 8 1483 8 11 Romagna meridionale (pianura FC) 5.7 8-9 8 1501 6 5 Margine appenninico modenese 6 9 9 1505 1 3 Margine appenninico bolognese 5.6 8 8 1542 6 13 Mugello 5.9 6 9 1570 11 17 Ferrara 5.5 8 7-8 1584 9 10 Appennino romagnolo (FC) 5.8 9 9 1624 3 19 Argenta (FE) 5.5 8-9 7-8 1661 3 22 Appennino romagnolo (FC) 6.1 10 9 1672 4 14 Colline riminesi 5.6 8 8 1688 4 11 Romagna (pianura RA) 5.8 9 8-9 1695 2 25 Asolano 6.5 6-7 10 1725 10 29 Appennino romagnolo (RA) 5.4 8 8 1768 10 19 Appennino romagnolo (FC) 5.9 9 9 1781 4 4 Margine appenninico faentino 5.9 9-10 9-10 1781 7 17 Pianura romagnola (FC-RA) 5.6 8 8 1786 12 25 Colline riminesi 5.6 8 8 1796 10 22 Pianura bolognese orientale 5.6 7 7 1831 9 11 Pianura reggiana 5.5 7-8 7-8 1832 3 13 Pianura reggiana 5.5 7-8 7-8 1834 2 14 Alta Lunigiana 5.8 8 9

1870 10 30 Margine appenninico romagnolo

(FC) 5.6 8 8

1875 3 17 Alto Adriatico (Rimini-Cesenatico) 5.9 8 - 1909 1 13 Pianura bolognese orientale 5.5 6-7 6-7 1916 5 17 Alto Adriatico (riminese) 6.0 8 - 1916 8 16 Alto Adriatico (riminese) 6.1 8 - 1918 11 10 Appennino romagnolo (FC) 5.9 9 9 1919 6 29 Mugello 6.3 9 10 1920 9 7 Garfagnana 6.5 9 10 1971 7 15 Margine appenninico parmense 5.6 8 8

2012 5 20 Finale E.-Mirandola (MO) 6.1

(ML=5.9) 7-8 7-8

2012 5 29 Medolla (MO)

6.0 (ML=5.8)

Fonte: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Dipartimento della Protezione Civile, RegioneEmilia-Romagna Note:* Zona epicentrale = area situata nell’intorno dell’epicentro (punto della superficie terrestre situato sulla verticale dell’i-pocentro, che è, invece, il punto delle crosta terrestre in cui si è verificata la rottura che ha generato le onde sismiche)** Intensità epicentrale = stima degli effetti del terremoto osservata in corrispondenza dell’epicentro

Tabella 9B.4: I principali terremoti, intensità massima risentita≥ VIII (scala MSC) e/o magnitudomomento MW ≥5.5, che hanno interessato l’Emilia-Romagna; tratto, con modifiche, da DBMI11(Locati et al., 2011) e da Galli et al. (2012)

Come si vede dalla figura 9B.4 e dalla tabella 9B.4,in ampi settori della regione si sono verificati ter-remoti Mw ≥ 5,5 che hanno causato effetti di inten-sità IMCS ≥ VIII grado (MCS = scala Mercalli-Cancagni-Sieberg).La Romagna è il settore della regione in cui più difrequente si sono verificati forti terremoti. EffettiIMCS = VIII lungo la costa romagnola sono statiosservati anche a seguito di terremoti avvenuti inmare, poco distanti da Rimini e Cesenatico.

Anche il crinale appenninico tosco-emiliano tra leprovince di Parma e Modena, il margine appenni-nico tra Parma e Bologna e la pianura tra ReggioEmilia, Ferrara e Ravenna (zona delle PiegheFerraresi) sono stati più volte interessati da eventidi magnitudo Mw ≥ 5,5, che hanno provocato effet-ti IMCS ≥ VIII.Rispetto alla realtà nazionale, la sismicità di que-ste aree può essere considerata di medio grado.L’Appennino emiliano occidentale, il medio e

Commento

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basso Appennino emiliano e la pianura emilianaoccidentale sono caratterizzati da una sismicitàfrequente, ma generalmente di grado inferiore,con terremoti di solito con IMCS ≤ VII e Mw < 5,5.Le zone a minore sismicità sono il settore nord-occidentale e il delta del Po; le notizie storiche(Rovida et al., 2011) indicano che queste aree sonostate interessate da terremoti che hanno provoca-to effetti IMCS = VI-VII.L’Emilia-Romagna ha purtroppo risentito anche diforti terremoti di aree sismogenetiche extra-regiona-li, capaci di generare terremoti MW > 6 (cfr tabella9B.4), come il margine sud-alpino, la Garfagnana e ilMugello (Rovida et al., 2011; Mantovani et al., 2013).

La maggior parte dei terremoti emiliano-roma-gnoli sembra generarsi mediamente a una pro-fondità compresa tra 10 e 35 km (Boccaletti etal., 2004; Castello et al., 2006; Mantovani et al.,2013). I terremoti a profondità maggiore di 35km sono rari e, in genere, causa di effetti mino-ri in superficie, probabilmente proprio perl’elevata profondità. I terremoti a profonditàminore di 10 km, sebbene poco frequenti egeneralmente di magnitudo non elevata, posso-no causare localmente effetti dannosi, come nelcaso del terremoto dell’Appennino forlivese del26 gennaio 2003, proprio per la scarsa profon-dità.

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Fagliazione

DescrizioneLa faglia è una frattura (planare o non planare)della roccia che mostra evidenze di movimentorelativo fra le due masse rocciose da essa divise.L’indicatore fornisce un quadro su distribuzionegeografica e caratteristiche di quelle faglie, chemostrano evidenze di movimenti recenti e cheperciò richiedono particolare attenzione, in quan-to potenzialmente attive e in grado di generareterremoti e/o produrre spostamenti significativianche in superficie. La loro riattivazione, general-mente associata a terremoti di forte magnitudo,può produrre conseguenze gravi sugli insedia-

menti sia per effetto dello scuotimento sismico, siaper lo spostamento differenziale del terreno.

ScopoL’indicatore ha lo scopo di fornire lo stato delleconoscenze sulla distribuzione delle faglie attivenel territorio e le loro caratteristiche, offrendopertanto elementi conoscitivi essenziali per la defi-nizione della pericolosità sismica (in termini diindividuazione delle aree sismogenetiche, deter-minazione dei meccanismi che generano i terre-moti, energia dei terremoti attesi).

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Fagliazione DPSIR S

UNITÀ DI MISURA Adimensionale FONTE Boccalettiet al., 2004con aggiornamenti2011

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione e aree limitrofe

COPERTURA TEMPORALE DATI

2011

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Analisi di dati geofisici (soprattutto profili sismici profondi, gravimetrici),sismologici (monitoraggi, sismicità storica), stratigrafici e strutturali (rilievimorfo-strutturali, rapporti stratigrafici e geometrie dei depositi recenti: età< 1 Ma, in particolare < 100 ka e soprattutto < 10 ka), deformazionicrostali (da stress in situ, da GPS), dati di pozzi profondi

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Grafici e tabelle

Fonte: Boccaletti et al. (2004); DISS Working Group (2010); Martelli (2011)Figura 9B.5: Principali strutture attive riconosciute (faglie), potenzialmente sismogenetiche, inEmilia-Romagna e aree limitrofe

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L’Appennino è una catena giovane, ancora in for-mazione, perciò in quasi tutte le aree della penisolala sismicità ha origine da sorgenti sismogenetiche(faglie) locali.In particolare, faglie attive potenzialmente sismo-genetiche in Emilia-Romagna sono localizzate nelbasamento del medio e alto Appennino (Boccaletti

et al., 2004), lungo il margine appenninico-padano(Pedeapenninic Thrust Front, PTF, di Boccaletti etal., 1985) e in corrispondenza degli archi formatidalle strutture sepolte della pianura padana notecome Pieghe Emiliane, Pieghe Ferraresi e PiegheAdriatiche (Pieri & Groppi, 1981; DISS WorkingGroup, 2010) (figura 9B.5).

Commento

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La Pericolosità Sismica (PS) di un’area indica la probabilità che in tale area si verifichi un ter-remoto che superi una soglia di intensità, magnitudo o accelerazione di picco di nostro inte-resse in un certo intervallo di tempo.La PS dipende da due componenti: Pericolosità sismica di base (Pb) e Pericolosità sismicalocale (Pl).

1) Pericolosità sismica di base (Pb): è la sismicità dell’area; dipende dalla frequenza ed ener-gia dei terremoti che possono verificarsi e dalla distanza dalle sorgenti sismogenetiche, quin-di dalle caratteristiche sismotettoniche (cioè dalle condizioni e dalle dinamiche della crostaterrestre e del mantello superiore).

2) Pericolosità sismica locale (Pl): dipende dalle condizioni geologiche e morfologiche loca-li che possono modificare la frequenza, l’ampiezza e la durata del moto sismico in superfi-cie, aumentandone gli effetti (di particolare interesse il fenomeno dell’amplificazione), e con-tribuire a fenomeni di modificazione permanente del territorio, quali: frane, liquefazione,densificazione, fagliazione; le modificazioni del moto sismico dovute alle condizioni geolo-giche e morfologiche sono denominate “effetti locali”.L’amplificazione del moto sismico dovuta alle caratteristiche litostratigrafiche, legate cioè allageometria, estensione, natura e caratteristiche delle rocce del sottosuolo, è detta “amplifica-zione stratigrafica”.Anche alcune forme del paesaggio come le creste, i picchi, le dorsali allungate o le scarpa-te ripide possono determinare particolari interazioni delle onde con la superficie (ad esem-pio focalizzazione) e causare ulteriori modificazioni del moto sismico in superficie.L’amplificazione dovuta alle forme del paesaggio è generalmente nota come “amplificazio-ne topografica”.L’analisi della Risposta Sismica Locale (RSL) consiste nell’identificazione delle condizioni geo-logiche e morfologiche che possono determinare effetti locali e nella stima dell’amplificazio-ne, dei fattori di instabilità dei terreni e degli eventuali cedimenti e spostamenti attesi1.I terreni che possono determinare modificazioni del moto sismico sono quelli più supefirciali,caratterizzati da una bassa velocità di propagazione delle onde sismiche di taglio (VS), indi-cativamente molto inferiore a 800 m/s, e spessore di almeno 3 metri. Si tratta in genere didetriti di versante poco o per nulla cementati, sedimenti alluvionali e costieri sciolti o pocoaddensati, generalmente molto recenti (< 250.000 anni), argille e limi poco consolidati.L’amplificazione per cause topografiche si può verificare in caso di rilievi con versanti > 15°e dislivello > 30 m.Le principali condizioni geologiche e morfologiche che possono determinare effetti locali inEmilia-Romagna sono indicate nell’Allegato A1 degli indirizzi regionali per microzonazionesismica (DAL 112/2007) e riportate nella tabella A.

Nota:1 Per le procedure di analisi della risposta sismica locale e per la microzonazione sismica si veda gli “Indirizzi pergli studi di microzonazione sismica in Emilia-Romagna per la pianificazione territoriale e urbanistica” (DAL112/2007) e gli “Indirizzi e criteri generali per la microzonazione sismica” (Gruppo di lavoro MS, 2008)

BOX 3 - La pericolosità sismica

(segue) �

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Tabella A: Principali condizioni geologiche e morfologiche che possono determinare effettilocali in Emilia-Romagna (da Allegato A1 alla Delibera Assemblea legislativa n. 112/2007)

La pericolosità sismica di un’area può essere quantificata attraverso un’analisi di rispostasismica locale con vari parametri a seconda delle finalità:1. fattore di amplificazione;2. accelerazione massima attesa (cfr. PGA, Peak Ground Acceleration), espressa in percen-tuale dell’accelerazione di gravità (g);3. spettro di risposta;4. set di accelerogrammi;e con eventuali indici di instabilità locale (coefficiente di stabilità di un pendio, potenziale diliquefazione, cedimenti etc.).Il parametro 1 esprime di quanto il moto sismico è stato, o può essere, amplificato dalle con-dizioni locali ed è generalmente usato per la microzonazione sismica (suddivisione del terri-torio in base alla risposta sismica locale); i parametri 2-4 sono di solito richiesti per la pro-gettazione delle costruzioni, o per la quantificazione dell’amplificazione attraverso analisinumeriche che richiedono l’uso di codici di calcolo, e per la stima degli indici di instabilitàlocale.Il valore di PS dipende dal Tempo di Ritorno (TR) considerato (tempo medio di attesa tra il veri-ficarsi di due eventi successivi).TR può variare in funzione dell’importanza dell’intervento previsto o di particolari criticitàlocali. Generalmente TR standard a livello internazionale è 475 anni, corrispondente a unaprobabilità di eccedenza del 10% in 50 anni. Per costruzioni di particolare importanza(opere strategiche, edifici di particolare interesse etc.) generalmente si considera un periododi ritorno maggiore, ad esempio 950 anni, corrispondente a una probabilità di eccedenzadel 5% in 50 anni, o 2.475 anni, corrispondente a una probabilità di eccedenza del 2% in50 anni. Considerare un tempo di ritorno più lungo equivale a considerare come terremotoatteso un evento di maggiore energia.

(continua)

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A seconda delle finalità, gli studi di pericolosità sismica locale possono essere effettuatia differenti scale e con diversi livelli di approfondimento.Studi a scala cartografica, dall’area vasta (provinciale e comunale) al centro abitato,sono finalizzati all’individuazione delle aree suscettibili di effetti locali per la zonazionedettagliata del territorio sulla base della risposta sismica del terreno (microzonazionesismica). Tale zonazione permette di indirizzare gli interventi di pianificazione urbani-stica nelle aree a minore pericolosità sismica, oppure la programmazione di interventi dimitigazione del rischio nelle aree già edificate in cui siano riconosciuti elementi di peri-colosità locale.

Fonte: Tento et al., 2002Figura B: Esempio di carta di microzonazione sismica

Nel caso di studi a scala di manufatto, l’analisi dettagliata della risposta sismica per-mette il calcolo dell’azione sismica per la progettazione e il corretto dimensionamentodelle opere ai fini della riduzione del rischio sismico.L’analisi della RSL può essere realizzata a vari livelli di approfondimento, in funzionedella scala di studio, dell’importanza dell’intervento da realizzare, delle risorse econo-miche e dei tempi disponibili.Esistono procedure speditive condivise che permettono di valutare la pericolosità sismicalocale fino dalle prime fasi di governo del territorio (pianificazione territoriale provincia-le, pianificazione strutturale comunale).Analisi dettagliate del comportamento in condizioni sismiche dei terreni vengono realiz-zate in caso di particolari criticità locali (pendii instabili, terreni liquefacibili, argille pococonsolidate, faglie attive etc.) e in caso di realizzazione di opere di particolare interes-se (vedi allegato A alla DGR n.1661 del 2/11/2009 “Approvazione elenco categoriedi edifici di interesse strategico e opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli even-ti sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile ed elenco cate-gorie di edifici e opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alleconseguenze di un eventuale collasso”).

(continua)

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L’analisi della RSL, speditiva o di dettaglio, e il calcolo dell’azione sismica sono comun-que richiesti per la realizzazione delle costruzioni (NTC, 2008).Perciò, allo stato attuale delle conoscenze sismologiche, che ancora non permettono laprevisione dei terremoti, e delle difficoltà di analisi della vulnerabilità a scala territoriale,la microzonazione sismica del territorio e il calcolo dell’azione sismica per una correttaprogettazione e riqualificazione delle costruzioni sono gli strumenti di prevenzione più effi-caci per la riduzione del rischio sismico.Le procedure per la definizione della pericolosità sismica locale, utilizzate per gli strumentidi pianificazione, forniscono anche preziose informazioni per la pianificazione delle atti-vità di protezione civile, la prevenzione e il superamento delle emergenze; in particolare,le conoscenze di pericolosità sismica locale possono essere utilizzate per una più accu-rata definizione di scenari di rischio, che tengano conto anche delle condizioni locali dipericolosità, e per l’eventuale messa in sicurezza di strutture ed edifici strategici.

(continua)

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I recenti forti terremoti della sequenza sismica di maggio-giugno 2012 (figura 1, tabella 1),che hanno causato effetti di intensità fino al grado VII-VIII della scala MCS, sono stati causatida movimenti tettonici lungo faglie appartenenti all’insieme di strutture noto come PiegheFerraresi (Pieri e Groppi, 1981; Boccaletti et al. 2004; DISS Working Group, 2010;Boccaletti et al., 2010; Mantovani et al., 2013).

Figura 1:Localizzazione degli epicentri della sequenza sismica emiliana iniziata il 19 maggio 2012(da http://terremoti.ingv.it/it/ultimi-eventi/842-terremoti-in-pianura-padana-emiliana.html)

BOX 4 - I terremoti emiliani di maggio-giugno 2012

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Tabella 1: Scosse principali, magnitudo locale ML>5, della sequenza sismica emiliana 2012(dati da http://iside.rm.ingv.it/iside/standard/index.jsp)

Le Pieghe Ferraresi sono una serie di dorsali non visibili dalla superficie, perché sepolte daisedimenti recenti del Po e dei suoi affluenti appenninici, che nell’insieme descrivono inpianta un arco che si estende da Reggio Emilia a Ravenna passando sotto la città di Fer -ra ra (figura 2), da cui il nome.In particolare le indagini esplorative per la ricerca di idrocarburi hanno permesso di ricono-scere una dorsale meridionale, che culmina tra Novi di Modena, Mirandola e Medolla, notacome alto di Mirandola o Pieghe Ferraresi interne, e una più settentrionale, che culmina traBondeno, Occhiobello (RO) e Ferrara, indicata in letteratura con varie denominazioni tra lequali ricordiamo: alto di Bondeno, alto di Casaglia o Pieghe Ferrraresi esterne.

Figura 2: Schema tettonico dell’area interessata dalla sequenza sismica di maggio-giugno2012 (da Martelli, 2011)

Queste dorsali sono state originate dall’orogenesi appenninica, tuttora in corso come testi-moniato dall’attività sismica, dovuta alle spinte della placca africano contro la placca euro-asiatica; si sono così formati corrugamenti e accavallamenti di estese porzioni del sottosuolopadano lungo faglie con piani per lo più immergenti verso sud (figura 3).

(continua)

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Data Ora locale Lat. Long. M L Comune 20 maggio 2012 04:03:52 11,23° 44,89° 5,9 Finale Emilia (MO) 20 maggio 2012 04 :07:31 11,37° 44,86° 5,1 Bondeno (FE) 20 maggio 2012 15:18:02 11,49° 44,83° 5,1 Vigarano Mainarda (FE) 29 maggio 2012 09:00:03 11,09° 44,85° 5,8 Medolla (MO) 29 maggio 2012 12:55:57 11,01° 44,89° 5,3 S. Possidonio (MO) 29 maggio 2012 13:00:25 10,95° 44,88° 5,2 Novi di Modena (MO) 3 giugno 2012 21:20:43 10,94° 44,90° 5,1 Novi di Modena (MO)

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I terremoti di maggio-giugno 2012 si inquadrano perfettamente nel quadro sismo-tettonicodella Pianura Padana centrale.Questo settore di pianura era già stato sede di altri forti terremoti (Ferrara 1570; Argenta1624, Emilia orientale 1796) che hanno prodotto effetti di pari intensità (IMCS≥VII-VIII) (cfrDBMI11 e CPTI11).Anche gli spettacolari effetti ambientali osservati, rotture del terreno con risalita di sabbie perliquefazione degli strati sabbiosi presenti nei primi 15 m di sottosuolo, erano già stati descrit-ti in queste aree in occasione dei terremoti di Ferrara del 1570 e di Argenta del 1624(Guidoboni, 2006).

Figura 3: Sezione geologica da Crevalcore (BO) al Po, con proiezione degli ipocentri dellescosse principali della sequenza sismica di maggio-giugno 2012

Per saperne di più sui terremoti emiliani 2012 si rimanda a:

http://terremoti.ingv.it/it/ultimi-eventi/842-terremoti-in-pianura-padana-emiliana.htmlTerremoto 2012. Geologia, rilievi di agibilità, analisi dei danni. A cura del Servizio

Geologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Romagnahttp://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/notizie/notizie-2013/terremoto-2012-

geologia-rilievi-agibilita-analisi-dei-danniMicrozonazione sismica e analisi della condizione limite per l’emergenza delle aree epi-

centrali dei terremoti della pianura emiliana di maggio-giugno 2012 (Ordinanza delCommissario delegato – Presidente della Regione Emilia-Romagna n. 70/2012). A curadel Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli e del Servizio Pianificazione Urbanistica,Paesaggio e uso sostenibile del territorio della Regione Emilia-Romagna

http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/temi/sismica/speciale-terremo-to/sisma-2012-ordinanza-70-13-11-2012-cartografia

Terremoti emiliani 2012, tra certezze storiche e indagini scientifiche. A cura del ServizioGeologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Romagna

(continua)

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http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/notizie/notizie-2013/terremoti-emilia-ni-2012-tra-certezze-storiche-e-indagini-scientifiche

http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/primo-piano/2013/terremoti-emiliani-2012-tra-certezze-storiche-e-indagini-scientifiche

Arcoraci L., M. Berardi, F. Bernardini, B. Brizuela, C.H. Caracciolo, C. Castellano, V.Castelli, A. Cavaliere, S. Del Mese, E. Ercolani, L. Graziani, A. Maramai, A. Massucci,Rossi A., M. Sbarra, A. Tertulliani, M. Vecchi e S. Vecchi (2012: Rapporto macrosismi-co sui terremoti del 20 (ml 5.9) e del 29 maggio 2012 (ml 5.8 e 5.3) nella pianurapadano-emiliana. INGV-Roma, INGV-Bolognahttp://terremoti.ingv.it/images/pdf/QUEST_Emilia2012_RapportoFinale.pdf

EMERGEO working group (2012): Emilia 2012. Istituto Nazionale di Geofisica eVulcanologia. Rapporto Preliminare 04/06/2012. http://emergeo.ingv.it/rapporti-di-attivita.html

Facciorusso J., Madiai C., Vannucchi G. (2012): Risposta sismica locale e pericolosità diliquefazione a S. Carlo e Mirabello. Rapporto 3 ottobre 2012.http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/temi/sismica/liquefazione-gruppo-di-lavoro

Fioravante V. e Giretti D. (2012): Il caso di Sant’Agostino - San Carlo.http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/temi/sismica/speciale-terremoto

Galli P., Castenetto S., Peronace E. (2012): Terremoti dell’Emilia - Maggio 2012. Rilievomacrosismico MCS speditivo. Rapporto finale. 15 Giugno 2012.http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/TerremotoEmiliaMCS.pdf

(continua)

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 833

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STATO

Pericolosità sismica di base

DescrizioneLa Pericolosità sismica di base (Pb) descrive ilmoto sismico atteso, come se il territorio fossecostituito da terreno roccioso e pianeggiante, perun determinato periodo di ritorno TR (tempomedio di attesa tra due eventi successivi). A secon-da delle finalità, la Pb può essere quantificata dal-l’accelerazione massima in quel punto, dallo spet-tro di risposta o da una set di accelerogrammi rife-riti al suolo di riferimento.Convenzionalmente il terreno di riferimento è unsuolo rigido, caratterizzato da una velocità di propa-gazione delle onde sismiche di taglio (Vs) ≥ 800 m/s,e pianeggiante.Pb dipende dalla frequenza, tipo ed energia dei ter-remoti dell’area, cioè dalle caratteristiche sismo-tettoniche (pressioni e temperatura della litosfera;profondità, dimensioni e tipo delle faglie attive) edalla distanza dalle sorgenti sismogenetiche.L’attuale stima della pericolosità sismica in Italia èstata effettuata tramite elaborazioni probabilisti-che, cioè esprimendo la pericolosità sismica comeprobabilità che in un dato intervallo di tempo siverifichi un evento con assegnate caratteristiche.Tale approccio si basa sull’utilizzo del metodo pro-babilistico di Cornell (1968).Il riferimento nazionale per la determinazioneprobabilistica della pericolosità sismica di base afini di progettazione (NTC 2008) è la mappa dipericolosità sismica redatta da INGV, aggiornata al

2004 e pubblicata con l’OPCM 3519/2006 (figura9B.7) e i relativi studi allegati (disponibili nel sitoweb http://zonesismiche.mi.ingv.it/).Per realizzare questa mappa il territorio nazionaleè stato suddiviso secondo una maglia regolare dipunti equidistanti tra loro 0,05° e per ogni punto èstata calcolata, in maniera probabilistica, sulla basedelle conoscenze sismotettoniche e storiche alloradisponibili, l’accelerazione di picco riferita a suolorigido orizzontale (ag) per diversi TR. Questa ma -glia di punti permette di stimare, in tutto il terri-torio nazionale, il valore di ag interpolando i valoridei punti all’intorno dell’area d’interesse. Nel sitoweb http://zonesismiche.mi.ingv.it/ sono di sponi -bili le banche dati, per ogni punto della griglia e pervari TR, dei valori di ag, di magnitudo attesa in fun-zione della distanza dalle principali sorgenti sismo-genetiche e degli spettri di riferimento.

ScopoQuantifica la sismicità dell’area, in termini proba-bilistici, da considerare in fase di progettazioneper un’efficace riduzione del rischio sismico ecostituisce anche riferimento per l’aggiornamentodella classificazione sismica.In particolare, quantifica il moto sismico di inputda considerare nelle analisi della risposta sismicalocale.

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NOME DELL’INDICATORE

Pericolosità sismica di base(Pb)

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UNITÀ DI MISURA Accelerazione di gravità (g) FONTE Ingv

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

2004

AGGIORNAMENTODATI

In occasione di studi di peri-colosità sismica regionale

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

DM 14/1/2008 “Norme tecniche per le costruzioni”; LR 20/2000;DAL 112/2007 “Indirizzi per la realizzazione di studi di microzona-zione sismica in Emilia-Romagna ...”; “Indirizzi e criteri per la microzo-nazione sismica” Conferenza delle Regioni e Province autonome –Dipartimento della Protezione civile; LR 19/2008; LR 6/2009

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Analisi probabilistiche, talora deterministiche

Grafici e tabelle

Fonte: Ingv (http://zonesismiche.mi.ingv.it/documenti/mappa_opcm3519.pdf)Figura 9B.6: Mappa della pericolosità sismica dell’Emilia-Romagna e delle aree limitrofe in terminidi accelerazione massima del suolo di riferimento (ag) (classi con intervalli di 0,025), per TR = 475anni e smorzamento = 5% (OPCM 3519/2006)Nota: g = accelerazione di gravità

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Dalla mappa di figura 9B.6 si evidenzia che lezone a maggiore pericolosità sismica (arif > 0,2 g)dell’Emi lia-Romagna sono l’Appennino tosco-ro -magnolo e il crinale tosco-emiliano e che la peri-colosità decresce in maniera circa costante versonord e verso ovest, con un’ampia area a sismicitàintermedia (arif = 0,125-0,175 g) in corrisponden-za di gran parte dell’Appennino emiliano e dellapianura.L’attuale stima della pericolosità sismica in Italia èstata effettuata tramite elaborazioni probabilisti-che, utilizzando il metodo Cornell (1968).Per utilizzare tale metodo sono necessarie assun-zioni (attività sismica stazionaria nel tempo, zonesismogenetiche al cui interno la sismicità è ritenu-ta uniforme, zone sismogenetiche indipendenti traloro, necessità di riportare in forma strumentale

informazioni che nella maggior parte dei casi deri-vano da osservazioni storiche etc.) non sempreverificate in Italia, che possono portare, in alcunezone, a un’errata stima della pericolosità sismica.Confrontando la distribuzione dei terremoti (figu-ra 9B.4) e la tabella 9B.4 con la mappa di pericolo-sità sismica (figura 9B.6) è evidente che quest’ulti-ma non descrive in maniera adeguata la pericolo-sità sismica di base dell’Emilia-Romagna, in parti-colare nella zona di pianura e lungo il margineappenninico-padano nella zona emiliana. Ad esem-pio alle zone di Parma e Ferrara, più volte interes-sate da terremoti dannosi, è attribuita una perico-losità sismica bassa (ag < 0,15 g), ad esempio mino-re di quella attribuita alla pianura bolognese (arif =0,150-0,175 g), interessata poche volte da eventisismici importanti.

Commento

Page 58: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

DescrizioneParticolari condizioni geologiche e morfologichelocali possono modificare la frequenza, l’ampiezzae la durata del moto sismico in superficie aumen-tandone gli effetti (di particolare interesse il feno-meno dell’amplificazione) e contribuire a fenome-ni di modificazione permanente del territorio,quali frane, liquefazione, densificazione, fagliazio-ne, che possono produrre spostamenti e cedimen-ti del terreno; le modificazioni del moto sismico edel territorio dovute alle condizioni geologiche emorfologiche sono denominate “effetti locali”.Le principali condizioni geologiche e morfologi-che che possono determinare effetti locali inEmilia-Romagna sono indicate nell’Allegato A1degli indirizzi regionali per microzonazione sismi-ca (DAL 112/2007) e riportate nella tabella A.L’analisi delle condizioni geo-morfologiche el’individuazione delle aree suscettibili di effetti locali(primo livello di approfondimento) non è sufficiente

a definire l’effettiva pericolosità sismica di un’area.Ad esempio, la presenza di sabbie liquefacibili non èindice di sicuri effetti di liquefazione in caso di terre-moto; il fenomeno della liquefazione richiede, oltrealla presenza di fattori predisponenti, anche il verifi-carsi di fattori scatenanti (sisma di M>5 o amax>0,1g).Indagini in sito e di laboratorio e l’elaborazione deidati tramite analisi specifiche permettono di quanti-ficare la RSL (Risposta Sismica Locale) e definire unazonazione del territorio sulla base della rispostasismica del terreno locale, cioè il comportamento delterreno in caso di sisma (Microzo na zione Sismica,MS; secondo e terzo livello di ap pro fondimento).

ScopoFornire sia conoscenze di base per l’individua -zione delle aree suscettibili di effetti locali, sia in -di cazioni per la programmazione di indagini (scel-ta dei siti e della tipologia) da effettuare nei suc-cessivi approfondimenti.

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012836

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Pericolosità sismica locale(Pl)

DPSIR S

UNITÀ DI MISURA Percentuale FONTE Carte geologiche,Carte di pericolosi-tà geo-morfologica,Specifiche indagini

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

2013

AGGIORNAMENTODATI

In occasione della redazionedi strumenti di pianificazioneterritoriale o studi specifici

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

Suolo

RIFERIMENTI NORMATIVI

DM 14/1/2008 “Norme tecniche per le costruzioni”; LR 20/2000;DAL 112/2007 “Indirizzi per la realizzazione di studi di microzo-nazione sismica in Emilia-Romagna ...”; “Indirizzi e criteri per lamicrozonazione sismica” Conferenza delle Regioni e Province auto-nome – Dipartimento della Protezione civile; (ICMS, Gruppo di lavoro MS, 2008); LR 19/2008; LR 6/2009

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Analisi di dati geologici, morfologici, geotecnici e geofisici per ladeterminazione delle aree suscettibili di effetti locali secondo gli indirizzi regionali per studi di microzonazione sismica (DAL 112/2007) e ICMS 2008(Gruppo di lavoro MS, 2008)

STATO

Pericolosità sismica locale

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Page 59: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 837

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Grafici e tabelle

Fonte: Regione Emilia-RomagnaFigura 9B.7: Percentuali di territorio regionale suscettibile di effetti locali, con indicazione del tipodi effetti attesi (cfr. tabella A)

Circa 3/4 del territorio regionale sono costituiti daterreni suscettibili di effetti locali. Le aree potenzial-mente non esposte a tali effetti sono quelle di affio-ramento del substrato roccioso rigido, che ricadonoquasi esclusivamente nel medio e alto Ap pen nino.Quindi la maggior parte delle aree ur ba ne e urbaniz-zabili sono comprese in aree suscettibili di effettilocali. Risulta perciò evidente quanto gli studi di MS(Microzonazione Sismica) siano importanti per laprevenzione e riduzione del rischio sismico.A seguito dei terremoti di maggio-giugno 2012, per

promuovere una ricostruzione che tenga effettiva-mente conto della reale pericolosità locale in areesuscettibili di liquefazioni, la Regione ha pubblicatolinee guida per indagini e progettazione di interven-ti di mitigazione del rischio liquefazione. Tali docu-menti (“Linee di indirizzo per interventi su edificiindustriali monopiano colpiti dal terremoto dellapianura padana emiliana del maggio 2012 non pro-gettati con criteri antisismici: aspetti geotecnici”,DD12418/2012 e DD 1105/2014) sono disponibili sulsito web della Regione (vedi sitografia pag. 846).

Commento

Page 60: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

DescrizioneLa classificazione sismica vigente, pubblicata conOrdinanza del Presidente del Consiglio deiMinistri n. 3274 il 20 marzo 2003 (OPCM3274/2003) e recepita, in prima applicazione, dallaRegione Emilia-Romagna con DGR n. 1677 del 24ottobre 2005 (figura 9B.9), classifica tutti i comu-ni del territorio nazionale in 4 zone a pericolositàsismica decrescente: - zona 1: elevata sismicità; - zona 2: media sismicità;

- zona 3: bassa sismicità; - zona 4: minima sismicità.

ScopoClassificare i comuni in base alla pericolosità sismi-ca e fornire un riferimento omogeneo a scala regio-nale e nazionale per l’applicazione delle norme, perl’individuazione di priorità in termini di politiche diprevenzione e riduzione del rischio sismico e per laripartizione di contributi.

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012838

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Classificazione sismica DPSIR R

UNITÀ DI MISURA Adimensionale FONTE OPCM 3274/2003,DGR 1677/2005

COPERTURA SPAZIALEDATI

Comune COPERTURA TEMPORALE DATI

2003

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

OPCM 3519/2006

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Da studi di pericolosità sismica di base e sismicità storica

RISPOSTE

Classificazione sismica

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Page 61: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 839

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Grafici e tabelle

Fonte: OPCM 3274/2003, DGR 1677/2005Figura 9B.8: La classificazione sismica dei comuni dell’Emilia-Romagna

L’OPCM 3519/2006 indica la pericolosità sismicadi base come criterio principale per l’aggiorna -mento della classificazione sismica.Le varie classificazioni sismiche del territorio ita-liano sono sempre state basate più che altro sulleosservazioni della distribuzione dei danni e deglieffetti descritti. La diffusione sul territorio italia-no di centri abitati fino dai tempi antichi ha per-messo la redazione di cataloghi storici dei terre-moti, molto ricchi e dettagliati per ogni zona delPaese. Anche per questo le osservazioni storichesono in ottimo accordo con le osservazioni stru-mentali. Queste ultime, però, hanno avuto diffu-sione a scala nazionale solo a partire dall’iniziodegli anni 80 e ancora oggi le conoscenze sullecaratteristiche sismotettoniche, che potrebbero

consentire una classificazione in maggiore accor-do con la pericolosità sismica di base, non sonosufficientemente diffuse e omogenee su tutto ilterritorio nazionale.Per questo, anche la classificazione sismica vi -gente, proposta nel 1998 dal CNR - Gruppo Na -zio nale per la Difesa dai Terremoti, si basa sostan-zialmente sulla sismicità storica, vale a di re sul-l’osservazione della distribuzione dei terremoti edei loro effetti.Le differenze tra la mappa di figura 9B.8 e lamappa di pericolosità sismica di figura 9B.6 (cfr.ad es. la zona del margine appenninico-padanomodenese-reggiano e la zona tra Ravenna e Fer -rara) sono dovute proprio a considerazioni deglieffetti di terremoti storici.

Commento

Page 62: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

DescrizioneParticolari condizioni geologiche e morfologiche localipossono modificare la frequenza, l’ampiezza e la dura-ta del moto sismico in superficie, aumentandone glieffetti (di particolare interesse il fenomeno dell’amplifi-cazione), e contribuire a fenomeni di modificazioneper manente del territorio, quali frane, liquefazione,den sificazione, fagliazione; le modificazioni del motosismico dovute alle condizioni geologiche e morfologi-che e le modifiche permanenti del territorio a seguitodi un terremoto sono denominate “effetti locali”.Gli studi di Microzonazione Sismica (MS) individua-no le aree suscettibili di effetti locali e stimanol’entità del comportamento di ogni area in caso diterremoto atteso.La MS è in pratica la suddivisione dettagliata del terri-torio in aree a diversa pericolosità sismica con indica-zione del valore di risposta sismica in termini di ampli-ficazione del moto ed eventuale stima dei coefficienti dirischio in caso di particolare criticità (pendii instabili,terreni liquefacibili, argille poco consolidate, etc.).

ScopoIndirizzare gli interventi di pianificazione urbani-stica nelle aree a minore pericolosità sismica o

programmare interventi di mitigazione del rischionelle aree già edificate, in cui siano riconosciutielementi di pericolosità locale.Nel caso di studi a scala di manufatto, l’analisi detta-gliata della RSL (Risposta Sismica Locale) permetteanche il calcolo dell’azione sismica per la progetta-zione e il corretto dimensionamento delle opere perla prevenzione e riduzione del rischio sismico.A seconda delle finalità, gli studi di MS possonoessere effettuati a differenti scale e con diversi li -velli di approfondimento.Studi a scala vasta (provinciale e comunale) sonofinalizzati soprattutto all’individuazione delle areesuscettibili di effetti locali (primo livello di appro-fondimento). Studi a scala locale (centro abitato)permettono una vera e propria zonazione detta-gliata del territorio sulla base della risposta sismi-ca del terreno (MS; secondo e terzo livello di ap -profondimento).Questi studi forniscono preziose informazioni ancheper la pianificazione delle attività di protezione civi-le; in particolare, le conoscenze di pericolosità sismi-ca locale possono essere utilizzate per una più accu-rata definizione di scenari di rischio, che tenganoconto anche delle condizioni locali di pericolosità, ecome base per le indagini finalizzate alla messa insicurezza di strutture strategiche.

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012840

RISPOSTE

Microzonazione Sismica

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Page 63: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 841

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Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Microzonazione Sismica(MS)

DPSIR R

UNITÀ DI MISURA Adimensionale FONTE Studi di microzo-nazione sismica,PSC, POC

COPERTURA SPAZIALEDATI

Comune COPERTURA TEMPORALE DATI

2013

AGGIORNAMENTODATI

In occasione della redazio-ne di strumenti urbanistici,studi specifici, piani di ricostruzione post-sisma

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

DM 14/1/2008 “Norme tecniche per le costruzioni”; LR 20/2000;DAL 112/2007 “Indirizzi per la realizzazione di studi di microzo-nazione sismica in Emilia-Romagna ...”; “Indirizzi e criteri per lamicrozonazione sismica” Conferenza delle Regioni e Province auto-nome – Dipartimento della Protezione civile; LR 19/2008; LR 6/2009

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Analisi di dati ed elaborazioni per la determinazione delle areesuscettibili di effetti locali e la stima dell’amplificazione e di eventua-li indici di rischio

Grafici e tabelle

Fonte: Regione Emilia-RomagnaFigura 9B.9: Quadro dei Comuni che hanno effettuato analisi delle aree suscettibili di effetti locali(primo livello di approfondimento) e studi di MS (secondo e terzo livello di approfondimento)Nota: * CLE = Condizione Limite per l’Emergenza (vedi pag. 843)

Page 64: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012842

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- Risposte

Gli studi di MS possono essere realizzati a varilivelli di approfondimento, in funzione della sca -la di studio, dell’importanza dell’intervento darealizzare, delle risorse economiche e dei tempidisponibili.Esistono procedure speditive condivise, che per-mettono di valutare la pericolosità sismica loca-le fino dalle prime fasi di governo del territorio(pianificazione territoriale provinciale, pianifi-cazione strutturale comunale).Analisi dettagliate del comportamento in condi-zioni sismiche dei terreni vengono realizzate incaso di particolari criticità locali (pendii instabi-li, sabbie liquefacibili, argille poco consolidate,faglie attive, etc.) e in caso di realizzazione diopere di particolare interesse (v. allegato A allaDelibera di Giunta regionale n.1661 del 2 no -vembre 2009 “Approvazione elenco categorie diedifici di interesse strategico e opere infrastrut-turali la cui funzionalità durante gli eventisismici assume rilievo fondamentale per le fina-lità di protezione civile ed elenco categorie diedifici e opere infrastrutturali che possonoassumere rilevanza in relazione alle conseguen-ze di un eventuale collasso”).L’analisi della RSL (Risposta Sismica Locale),secondo procedure speditive o di dettaglio a secon-da della pericolosità del sito o dell’importanza del-l’opera, è comunque richiesta per la progettazionedelle costruzioni (NTC, 2008).Allo stato attuale delle conoscenze sismologiche,che ancora non permettono la previsione dei ter-remoti, e delle difficoltà di analisi della vulnerabi-lità a scala territoriale, la MS e la stima della RSLper la progettazione sono gli strumenti più effica-ci di prevenzione e riduzione del rischio sismi co.Le figure 9B.9 e 9B.10 forniscono il quadro delle ana-lisi degli effetti locali e di microzonazione si smicafinora realizzati in Emilia-Romagna. A questi vannoaggiunti studi di terzo livello di approfondimento

realizzati in siti caratterizzati da particolari criticità,quali pendii a rischio di frana e aree con terrenipotenzialmente suscettibili di cedimenti per liquefa-zione (v. Microzonazione sismica. Uno strumentoconsolidato per la ri duzione del rischio. L’espe rienzadella Regione Emilia-Romagna. A cura del ServizioGeologico, Sismico e dei Suoli della Regione Emilia-Roma gna, http://ambien te.regione.emilia-roma-gna.it/geologia/eventi/eventi-2012/microzonazione-sismica-uno-strumento-consolidato-per-la-riduzio-ne-del-rischio).Da questo quadro emerge una buona conoscen-za su tutto il territorio regionale almeno dellearee suscettibili di effetti locali (primo livello diapprofondimento), considerato anche che tuttele Amministrazioni Provinciali hanno realizzatoanalisi di primo livello finalizzate alla definizio-ne dei potenziali effetti locali e delle aree in cuitali effetti possono verificarsi.In particolare, per quanto riguarda la MS a scalacomunale e sub-comunale (figura 9B.9) in gene-rale tali studi sono stati finora effettuati soprat-tutto nelle aree a maggiore pericolosità sismica,dove ovviamente è più sentito il problema delrischio sismico. Occorre comunque ricordareche gli studi di MS sono richiesti nelle fasi dipianificazione urbanistica comunale e, quindi,la realizzazione di tali studi segue i tempi diadeguamento degli strumenti urbanistici secon-do quanto previsto dalla LR 20/2000.Le indagini e le analisi per la MS sono un utileriferimento anche per le analisi di risposta si -smica locale richieste per la definizione dell’azio-ne sismica e per la progettazione (v. NTC 2008).Talora alcune procedure di MS possono coinci-dere con le analisi di RSL per la progettazione.Una discussione sugli elementi distintivi e carat-terizzanti la MS e la progettazione NTC 2008 èdisponibile in Crespellani T. e Martelli L., 2008(vedi Bibliografia pag. 846).

Commento

Page 65: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 843

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RISPOSTE

Analisi della Condizione Limiteper l’Emergenza (CLE)

DescrizioneL’analisi della condizione limite per l’emergenza(CLE) rappresenta l’individuazione delle funzioni ne -cessarie al sistema di gestione dell’emergenza a segui-to di un sisma, affinché l'insediamento urbano con-servi l'operatività della maggior parte delle funzionistrategiche, la loro accessibilità e la loro connessionecon il contesto territoriale. Le analisi della CLE uniteagli studi di MS (Microzonazione Sismica) sono riferi-menti fondamentali per l’efficienza dei piani urbani-stici e di protezione civile e quindi per la riduzione delrischio sismico.

ScopoAnalizzare le condizioni locali delle strutture stra-tegiche al fine di consentire il superamento dell’e-mergenza e favorire la realizzazione di nuovi in -terventi in maniera da non interferire con il siste-ma di gestione dell’emergenza. Prevedere che gli interventi edilizi sui fabbricatiesistenti e gli interventi di nuova costruzione nonsiano tali da rendere / realizzare fabbricati in -terferenti sul la viabilità di connessione o di acces-so, sugli edifici strategici, sulle aree di emergenza.

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Analisi della CondizioneLimite per l’Emergenza (CLE)

DPSIR R

UNITÀ DI MISURA Adimensionale FONTE Studi di CLE, Pianidi Protezione civile

COPERTURA SPAZIALEDATI

Comune COPERTURA TEMPORALE DATI

2013

AGGIORNAMENTODATI

In occasione della redazio-ne di strumenti urbanistici,studi specifici, piani di ricostruzione post-sisma

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

OPCM 4007/2012, OCDPC 52/2013, LR n. 16/2012,Ordinanza Commissariale n. 60/2013

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Page 66: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012844

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Grafici e tabelle

Fonte: Regione Emilia-RomagnaFigura 9B.10: Quadro dei Comuni che hanno effettuato Analisi delle Condizione Limite perl’Emergenza (2013)

Gli studi di CLE sono realizzati secondo stan-dard nazionali definiti con Decreto del CapoDipartimento della Protezione Civile n. 1755 del27 aprile 2012. Lo standard di rappresentazionee archiviazione informatica è stato implementa-to in questi ultimi due anni di applicazione eattualmente è in uso la versione 2.0 pubblicatanel sito della protezione civile. L’analisi della CLE realizzata attraverso un teamdi operatori (pianificatori, lavori pubblici, setto-re edilizia e protezione civile) consente di avereuna buona conoscenza del proprio sistema diemergenza finalizzato alla scelte che consento-

no di pianificare, in modo tale che il sistema attoalla gestione dell’emergenza sismica non siasoggetto a collasso a seguito di un evento e con-tinui a mantenere l’operatività dei soccorsi.In questi ultimi anni molte Amministra zioniCo munali hanno colto l’opportunità dell’analisidi studi di CLE, non soltanto perché vincolatidalle Ordinanze Statali, ma piuttosto come vola-no per una verifica del proprio piano di emer-genza, per la redazione dei piani della ricostru-zione e per un rinnovo degli strumenti di piani-ficazione urbanistica caratterizzati da una mag-giore attenzione al rischio sismico.

Commento

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 845

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Riferimenti

� Autori

Luca MARTELLI (1), Alberto BORGHESI(1), Vania PASSARELLA(1), Maria ROMANI (2)

(1) REGIONE EMILIA-ROMAGNA - SERVIZIO GEOLOGICO, SISMICO E DEI SUOLI(2) REGIONE EMILIA-ROMAGNA - SERVIZIO PIANIFICAZIONE URBANISTICA, PAESAGGIO EUSO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO

� Bibliografia

1. Boccaletti M. et al., 1985. Considerations on the seismotectonics on the Northern Apennines,Tectonophisics, 117, 7-38

2. Boccaletti M. et al., 2004. Carta sismotettonica della Regione Emilia-Romagna. Regione Emilia-Romagna, Servizio geologico, sismico e dei suoli - CNR, Istituto di Geoscienze e Georisorse, Firenze- SELCA, Firenze

3. Boccaletti M., Corti G., Martelli L., 2010. Recent and active tectonics of the external zone of theNorthern Apennines (Italy). Int. J. Earth Sci. (Geologische Rundschau), doi: 10.1007/s00531-010-0545-y.

4. Castello B. et al., 2006. “CSI Catalogo della sismicità italiana 1981-2002, versione 1.1.” INGV-CNT,Roma http://csi.rm.ingv.it/

5. Crespellani T., Martelli L., 2008. Microzonazione sismica e Norme Tecniche per le Costruzioni (DM14 gennaio 2008). Ingegneria sismica, 2, 51-54

6. DISS Working Group (2010). Database of Individual Seismogenic Sources (DISS), Version 3.1.1: A com-pilation of potential sources for earthquakes larger than M 5.5 in Italy and surrounding areas. IstitutoNazionale di Geofisica e Vulcanologia. DOI:10.6092/INGV.IT-DISS3.1.1 http://diss.rm.ingv.it/diss/

7. Galli P., S. Castenetto e E. Peronace (2012). Terremoti dell’Emilia - Maggio 2012. Rilievo macrosi-smico MCS speditivo. Rapporto finale. 15 Giugno 2012.

http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/TerremotoEmiliaMCS.pdf8. Gruppo di lavoro MPS, 2004. Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall’Ordinanza

PCM 3274 del 20 marzo 2003. Rapporto conclusivo per il Dipartimento della Protezione Civile, INGV,Milano-Roma, aprile 2004, 65 pp. + 5 appendici

9. Gruppo di lavoro MS, 2008. Indirizzi e criteri generali per la microzonazione sismica. Conferenza delleRegioni e delle Province Autonome - Dipartimento della Protezione Civile. Roma, 3 vol. e 1 Cd-rom

10. Guidoboni E. (2006). Libro di diversi terremoti, di Pirro Ligorio. Codice 28, Ja II 15 dell’Archivio diStato di Torino, Edizione critica, Introduzione e Apparato storico a cura di E. Guidoboni, EdizioneNazionale delle Opere di Pirro Ligorio, Roma, 2006, De Luca editore pp. 260

11. Locati M., R. Camassi e M. Stucchi: DBMI11, la versione 2011 del Database Macrosismico Italiano.Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11, DOI: 10.6092/INGV.IT-DBMI11

12. Mantovani E., M. Viti, D. Babbucci, N. Cenni, C. Tamburelli, A. Vannucchi, F. Falciani, G. Fianchisti, M.Baglione, V. D’Intinosante, P. Fabbroni, L. Martelli, P. Baldi e M. Bacchetti (2013). Assetto tettonico epotenzialità sismo genetica dell’Appennino Tosco-Emiliano-Romagnolo e Val Padana. Regione Emilia-Romagna-SGSS, Regione Toscana, Università di Siena-DSFTA, http://ambiente.regio ne.emilia-roma-gna.it/geologia/eventi/eventi-2013/verso-una-nuova-mappa-della-pericolosita-sismica

13. Martelli L. (2011). Quadro sismotettonico dell’Appennino emiliano-romagnolo e della Pianura Padanacentrale. Atti del 30° convegno nazionale GNGTS, Trieste 14-17 novembre 2011, sessione 1.2, 152-156

14. Meletti C., Valensise G., 2004. Zonazione sismogenetica ZS9. App.2 al Rapporto Conclusivo. In:Gruppo di Lavoro MPS, 2004. “Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall’OrdinanzaPCM 3274 del 20 marzo 2003.” Rapporto Conclusivo per il Dipartimento della Protezione Civile,INGV, Milano-Roma, aprile 2004, 65 pp. + 5 allegati

15. NTC, 2008. Norme Tecniche per le Costruzioni. Decreto 14/01/2008 del Ministero delle Infra strut-ture (GU n. 29 del 04/02/2008)

16. OPCM 3274/2003 (Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003).

Page 68: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012

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Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale edi normative tecniche per le costruzioni in zona sismica. G.U.N. 155, 8/5/2003, suppl. ord. n. 72

17. OPCM 3907/2010 (Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3007 del 13 novembre2010). Attuazione dell’articolo 11 del decreto legge 28 aprile2009, con modificazioni, dalla legge 24giugno, n. 77, in materia di contributo per interventi di prevenzione del rischio sismico. G.U.N. 281del 1 dicembre 2010, suppl. ord. n. 262

18. OPCM 4007/2012(Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 4007 del 29 febbraio 2012),Attuazione dell’articolo 11 del decreto legge 28 aprile 2009, con modificazioni, dalla legge 24 giu-gno, n. 7. G.U.N. 56 del 7 marzo 2012

19. OCDPC 52/2013 (Ordinanza Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 52 del 20 febbraio 2013),Attuazione dell’articolo 11 del decreto legge 28 aprile2009, con modificazioni, dalla legge 24 giu-gno, n. 77. G.U.N. 50 del 28 febbraio 2013

20. Pieri M., Groppi G., 1981. Subsurface geological structure of the Po Plain (Italy). C.N.R. ProgettoFinalizzato Geodinamica, Pubbl. n. 414, pp. 23.

21. Rovida A., R. Camassi, P. Gasperini e M. Stucchi (2011). CPTI11, la versione 2011 del CatalogoParametrico dei Terremoti Italiani. Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/CPTI, DOI:10.6092/INGV.IT-CPTI11

22. Tento A. et al., 2002. Elementi di microzonazione sismica dell’area di Predappio Bassa. Studio pilo-ta allegato al Quadro Conoscitivo del PTCP Forlì-Cesena 2002. Disponibile anche nel CD allegato a:“Il Geologo dell’Emilia-Romagna”, Boll. Uff, Ordine Geologi Emilia-Romagna anno IV/2004 n. 17,nuova serie

� Sitografia

http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/rischio_sismico.wphttp://terremoti.ingv.it/it/http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/temi/sismicahttp://www.regione.emilia-romagna.it/terremotohttp://www.protezionecivile.emilia-romagna.it/http://territorio.regione.emilia-romagna.it/codice-territorio/sismicahttp://territorio.regione.emilia-romagna.it/urbanistica-ed-edilizia/temi/vulnerabilita-urbanahttp://www.sistemonet.ithttp://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/notizie/notizie-2013/linee-di-indirizzo-per-interventi-su-edifici-industriali-monopiano-colpiti-dal-terremoto-emiliano-2012 <http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/notizie/notizie-2013/linee-di-indirizzo-per-interventi-su-edifici-industriali-monopia-no-colpiti-dal-terremoto-emiliano-2012> http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/temi/sismica/liquefazione-gruppo-di-lavoro<http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/temi/sismica/liquefazione-gruppo-di-lavoro>

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Introduzione

Messaggio chiave . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 850

Sintesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 850

Quadro generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 851

Indicatori

Determinanti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 855

Pressioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 859

Stato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 866

Risposte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 889

Riferimenti

Autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 899

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 899

Sitografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 900

INDICE

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� Urbanizzazione della fascia costiera Acque Regione 1943-2008 855marino (fascia costiera)costiere,Suolo

� Uso prevalente in essere del territorio delle province Vedi capitolo Acque marino costiere (pag. 281)costiere

� Densità turistico ricettiva costiera Vedi capitolo Acque marino costiere (pag. 284)

� Densità residenziale costiera Vedi capitolo Acque marino costiere (pag. 290)

� Densità turistica costiera Vedi capitolo Acque marino costiere (pag. 292)

� Densità abitativa costiera Vedi capitolo Acque marino costiere (pag. 294)

� Subsidenza lungo la costa Acqua Provincia 1999-2006 859

� Opere trasversali lungo la costa che interferiscono Regione 2009 862con la dinamica litoranea

� Tipologia di tratto costiero Regione 2010 866

� ASPE Regione 2000-2006 869

� ASE Regione 2000-2006 875

� Variazione della linea di riva Regione 1983-2006 881

� Ampiezza media della spiaggia emersa Regione 2005 884

� Lunghezza dei tratti protetti da opere rigide Regione 2007 889

� Volumi di sabbia portati a ripascimento Regione 1983-2010 892

� Bilancio di efficacia degli interventi di difesa Regione 2000-2006 897costiera

Tema ambientale: � Erosione costiera

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QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI

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Introduzione

Le politiche di difesa della costa dall’erosione, intraprese dalla Regione Emilia-Romagnanegli ultimi anni, hanno portato a un miglioramento dello stato del litorale. È stato dimo-strato che il ripascimento è la migliore strategia di difesa, in quanto permette di allargare lespiagge in breve tempo con un impatto ambientale molto ridotto. Gli effetti positivi del ripa-scimento vanno a beneficio anche delle spiagge vicine, infatti, le sabbie che vengono aspor-tate dalle correnti lungo costa vanno ad alimentare i tratti sottoflutto.

Le opere rigide, efficaci nella riduzione dell’energia del moto ondoso, hanno invece un ele-vato impatto paesaggistico-ambientale.

È indispensabile continuare a contrastare il fenomeno della subsidenza, importante fattoredi instabilità del litorale.

� Messaggio chiave

Il litorale dell’Emilia-Romagna è formato da duegrandi unità, una che va da Cattolica alla foce delPo di Volano, l’altra che si estende fino alla foce delPo di Goro e comprende l’omonimo Scanno e lalaguna retrostante (Sacca di Goro). Circa 108 kmdi litorale sono costituiti da spiaggia sabbiosa,mentre 4,5 km, difesi con scogliere radenti, sonoprivi di spiaggia emersa. Foci fluviali, sbocchi dicanali, bocche portuali e darsene occupano circa6,6 km di fronte mare. La bocca di accesso allaSacca di Goro e la riva interna hanno uno svilup-po di circa 21 km.Il 20% delle spiagge ha un’ampiezza superiore ai100 m, il 39% tra i 50-100 m, il 33% inferiore ai 50m e un 8%, difeso da scogliere radenti, è total-mente privo di spiaggia emersa.Dall’analisi qualitativa dell’evoluzione del litoralesul lungo periodo, effettuata confrontando la lineadi riva del 1983 con quella del 2006, risulta chegrazie agli interventi di ripascimento effettuati lostato del litorale è migliorato. Infatti, in questoperiodo il 57% del litorale ha subito un avanza-mento della linea di riva, il 25% è rimasto stabilecon variazioni inferiori ai 10 m e solo un 18% èarretrato.Questa tendenza al miglioramento è confermataanche dall’indicatore ASE (Accumulo, Stabile,Erosione). Tale indicatore descrive lo stato in cuiversa il litorale in seguito agli interventi di difesaeffettuati e, oltre a basarsi sulla tendenza dellalinea di riva, tiene in considerazione altri elemen-ti, tra i quali in particolare la variazione di volumea carico di spiaggia emersa e sommersa (volumi disabbia persa e accumulata). Nel presente report, i

dati analizzati con l’indicatore ASE si riferisconoal periodo 2000-2006 (sono in corso le elaborazio-ni della 5a campagna topo-batimetrica realizzatanel 2012). Durante questo periodo la Regione, gliEnti locali e i Servizi tecnici di bacino hanno agitocon interventi di ripascimento e costruzioni e/omanutenzione di opere rigide per mitigare il feno-meno erosivo e, infatti, i risultati sono evidenti: al2006, il 46% del litorale è in accumulo, il 39% èrimasto stabile e solo il 15% è in erosione.Un’indicazione sullo stato di criticità del litoraleutile ai fini gestionali futuri della difesa costiera èfornita dall’analisi dei dati tramite la classificazio-ne ASPE (Accumulo, Stabile, equilibrio Precario,Erosione). Questo indicatore rappresenta lo statoin cui si troverebbe il litorale in assenza di inter-venti di difesa sulla base di molteplici aspetti checaratterizzano la costa e, analogamente all’ASE, èriferito al periodo 2000-2006.Secondo l’ASPE risulta che al 2006 il 28% del lito-rale è in accumulo, quindi in ottimo stato, il 25%è in condizioni stabili senza la necessità di alcunaiuto, il 19% è in un equilibrio precario mantenu-to solo grazie agli interventi e il restante 28%versa in condizioni critiche e ha necessità di esse-re difeso. Il problema dell’erosione costiera è stato fronteg-giato a livello nazionale fin dagli anni 30 con lacostruzione di opere rigide di diverse tipologie, poia partire dal 1983 la Regione Emilia-Romagna harealizzato molti interventi di ripascimento.Al 2009, circa 66 km di litorale risultano difesicon opere di varia tipologia, con, in alcuni tratti,anche 2 o più tipologie; ad esempio Misano è dife-

� Sintesi

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so da pennelli in roccia e barriere in sacchi pienidi sabbia.In totale le opere di difesa si sviluppano per circa74 km: le più utilizzate sono le scogliere paralleleemerse (38 km), seguono le scogliere radenti(circa 19,5 km), le barriere in sacchi e i pennelli. Dal 1995 e, prevalentemente, tra il 2000-2006 so -no state costruite anche scogliere parallele a cre-sta bassa (6,7 km), che, rispetto alle scogliere pa -rallele emerse, garantiscono un maggior ricambioidrico fra la battigia e l’opera stessa.Nel 1983 è stato effettuato il primo intervento diripascimento lungo il litorale emiliano-romagno-lo. Oggi, grazie ai buoni risultati ottenuti, il ripa-scimento risulta l’intervento più utilizzato perfronteggiare l’erosione costiera. Al dicembre 2010,risulta che lungo il litorale emiliano-romagnolosono stati apportati circa 10 milioni di metri cubidi sabbia.Negli anni si è avuto un incremento nell’utilizzo diquesta pratica, passando dai soli 3 milioni di metri

cubi portati negli anni 80 e 90 agli oltre 6,5 milio-ni di metri cubi sversati nell’ultimo decennio. È danotare anche la diversificazione delle fonti di pre-lievo della sabbia; infatti, mentre fino al 2000 oltrel’87% di sabbia proveniva da cave a terra, nell’ulti-mo decennio il 28% di sabbia proviene dal recupe-ro degli scavi edili, il 35,5% da accumuli lungocosta, il 24% dai giacimenti sabbiosi sottomarinicollocati sui fondali al largo della costa e solo il12,5% da cave a terra.La valutazione degli effetti prodotti sul litoraledagli interventi di difesa (ripascimenti e/o costru-zione o manutenzione di opere rigide) realizzatidalla Regione nel periodo 2000-2006 è positiva. Nel periodo in esame sono stati oggetto di inter-vento in totale circa 47 km di costa.Su oltre 38 km di spiagge l’intervento ha determi-nato un miglioramento dello stato del litorale. Innessun caso sono stati rilevati peggioramenti,mentre su circa 9 km l’intervento non ha modifi-cato lo stato del tratto in oggetto.

� Quadro generale

Nel corso del Novecento, il sistema ambientalelitoraneo della regione Emilia-Romagna è statooggetto di una profonda trasformazione che lo hareso estremamente fragile.L’intera fascia costiera è stata urbanizzata a parti-re principalmente dal dopoguerra, determinandouna progressiva perdita di terreni agricoli e dispiaggia e l’irreversibile distruzione di ampi trattidi duna costiera. Questo fenomeno si evince chia-ramente dall’analisi evolutiva dell’uso del suoloeffettuata dal Servizio Geologico, Sismico e deiSuoli (SGSS) della Regione Emilia-Romagna sullabase della fotointerpretazione di immagini aereerelative agli anni 1943, 1982, 1998, 2005, 2008. Inparticolare, si osserva che, nella fascia costieraampia circa 1,5 km, gli insediamenti urbani sonopassati dal 7,93% al 39,43% (+ 32%), variazionecorrispondente a un incremento del 400%. L’ur ba -nizzazione è stata particolarmente evidente nelleprovincie di Forlì-Cesena e di Rimini, dove il feno-meno ha generato la cosiddetta “città lineare”.La regimentazione dei fiumi e l’escavo di inerti inalveo hanno portato a un crollo del trasporto disabbia verso il mare e, quindi, a una forte riduzio-ne dell’alimentazione naturale delle spiagge.Nella seconda metà del secolo, l’intensificazionedello sfruttamento delle risorse idriche sotterra-nee e dei giacimenti di metano ubicati in prossi-mità della costa hanno determinato l’incrementodella subsidenza della fascia litoranea e, conse-guentemente, dell’erosione delle spiagge. Attual -mente il fenomeno dell’abbassamento del suolo

causa, lungo il litorale regionale, la creazione dinuovo spazio deposizionale che per essere com-pensato necessita di un volume di sabbia di 1milione di metri cubi l’anno (nei primi anni 90 ilvolume necessario ammontava a 2 milioni di metricubi l’anno).L’altro elemento di pressione che ha contribuito aminare l’equilibrio della costa regionale è stato lacostruzione di opere trasversali (moli in cementoarmato), a protezione dei numerosi approdi chesono stati costruiti sotto la spinta dello sviluppodella marineria militare e civile. Queste opere, ol -tre a causare una frammentazione fisica del siste-ma costiero, che in origine si sviluppava per 100km senza soluzioni di continuità, hanno interferi-to notevolmente sul trasporto solido lungo costa,ostacolandolo e producendo fenomeni localizzatidi erosione sottoflutto alle opere stesse.La difesa dell’erosione è stata avviata dallo Statofin dagli anni 30, con la costruzione delle primeopere rigide ed è continuata, in maniera massiccia,tra il 1950 e il 1980.Pur essendo la problematica di competenza delloStato, nel 1979 la Regione Emilia-Romagna ha ini-ziato a occuparsi dell’erosione delle spiagge,avviando uno studio generale di tutta la costa: ilPiano Costa 1981, il primo di una lunga serie distudi, l’ultimo dei quali risale al 2008 (Idroser,1981; Idroser, 1996; Preti, 2002; Preti et al., 2008).Da questi studi è emerso che per mitigare il pro-blema dell’erosione costiera è necessario, a partiredalla conoscenza approfondita del territorio e delle

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dinamiche costiere, abbandonare la difesad’urgenza per agire sulle cause stesse dell’erosio-ne: il mancato apporto di sedimenti da parte deifiumi e la subsidenza. Negli ultimi 30 anni, la Regione ha reso propriequeste indicazioni con azioni indirizzate verso unagestione integrata del sistema costiero emiliano-romagnolo e promuovendo molte iniziative voltealla conoscenza della costa in tutta la sua com-plessità.Nel presente report annuale sono riportate leinformazioni relative al sistema costiero regionale,in forma adattata al modello DPSIR, raccolte congli ultimi rilievi delle tre reti di monitoraggio dellacosta (Preti et al., 2008) e oggetto di successiveelaborazioni.Il lavoro di adattamento dei dati al modello DPSIRbasato su indicatori, eseguito per la prima volta inoccasione della redazione del capitolo sull’Ero sio -ne costiera dell’Annuario regionale 2009 dall’Unitàspecialistica mare e costa di Arpa Emilia-Ro ma -gna, è consistito nella revisione e riorganizzazionecapillare delle conoscenze riguardanti la co sta. I criteri utilizzati sono stati ulteriormente svilup-pati, nell’ambito delle attività volte alla creazionedi strumenti di gestione integrata della costa peril progetto europeo Coastance (vedi box 1), dalgruppo di lavoro composto dall’Unità specialisticamare e costa di Arpa Emilia-Romagna, dai Servizitecnici di bacino e dal Servizio geologico, si smicoe dei suoli della Regione Emilia-Roma gna, coordi-nato dal Servizio difesa del suolo, del la costa ebonifica.Per la presentazione dei dati sono state scelte

unità territoriali di riferimento a grande e a picco-la scala, in grado, da un lato, di portare a sintesi idati di dettaglio e, dall’altro, di fornire una visionedi insieme oggettiva del litorale nella sua comples-sità.Una complessità legata alla frammentazione dellitorale regionale in tratti con criticità differenti,dovute alla variabilità delle caratteristiche geologi-co-evolutive, allo sfruttamento intensivo del terri-torio costiero, alla presenza di lunghi moli portua-li che interrompono il trasporto sedimentariolongshore e alla presenza di varie tipologie di siste-mi di difesa dall’erosione. Anche in questa edizione dell’Annuario, come set-tori di riferimento a grande scala, sono state uti-lizzate le Macrocelle definite dallo studio di Pretiet al. (2008). Tali macrocelle corrispondono a seg-menti di costa caratterizzati da bilanci sedimenta-ri a se stanti a causa del limitato scambio recipro-co di sedimenti grossolani, dovuto all’interruzionedel trasporto solido longshore da parte di moliportuali e alla presenza di punti nulli del traspor-to stesso, di convergenza o divergenza. Come unità elementare di dettaglio è stata adotta-ta la “Cella” introdotta dallo studio di Preti et al.(2008), rielaborata a fini gestionali nell’ambito delprogetto Coastance. Le “celle litoranee di gestione” sono in totale 118,rappresentano tratti costieri della lunghezza varia-bile da poche decine di metri ad alcuni chilometri,contraddistinti da un’evoluzione della spiaggiaemersa e sommersa uniforme che li differenzia daitratti contigui e che è strettamente dipendentedalla storia degli interventi di difesa effettuati.

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Fonte: Arpa Emilia-Romagna Figura 9C.1: Suddivisione del litorale in macrocelle, come definite da Preti et al. (2008), limitate dalunghi moli portuali o punti nulli del trasporto solido lungo costa (indicato da frecce nella mappa) Note: - le foci del Po di Volano* e del Savio* corrispondono rispettivamente a un punto di convergenza e un punto di diver-genza del trasporto solido- nel riquadro a destra è riportato il dettaglio di tre celle litoranee poste a nord di Porto Corsini** - il tratto lungo 1,2 km che corrisponde al porto di Ravenna, chiuso tra i due moli foranei, oltre a essere una cella, lanumero 80, è classificabile contemporaneamente anche come “Macrocella”, perché è provvisto di un bilancio sedimen-tario a se stante. Tuttavia non risulta numerato, come macrocella, perché non è oggetto del presente studio

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Macrocella Denominazione Delimitazione fisica Lunghezza (metri) M1 Cattolica - Rimini Dal confine regionale con le Marche al

porto di Rimini (escluso) 19.390 M2 Rimini - Cesenatico Dal porto di Rimini (incluso) al porto di

Cesenatico (escluso) 20.620 M3 Cesenatico - Foce Savio Dal porto di Cesenatico (incluso) alla

foce del Savio (inclusa) 13.765 M4 Foce Savio - Porto Corsini Dalla Foce del Savio (esclusa) al porto

di Ravenna (escluso) 19.100 Porto di Ravenna* Dal molo foraneo sud al molo foraneo

nord del Porto di Ravenna 1.230 M5 Porto Corsini - Porto

Garibaldi Dal porto di Ravenna (escluso) a Porto Garibaldi (escluso) 20.590

M6 Porto Garibaldi - Foce Po di Volano

Da Porto Garibaldi (incluso) alla Foce del Po di Volano (escluso) 16.650

M7 Foce Po di Volano - FocePo di Goro

Dalla foce del Po di Volano (inclusa) al confine regionale con il Veneto 28.655

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaNota: * il tratto lungo 1,2 km che corrisponde al porto di Ravenna, chiuso tra i due moli foranei, oltre a essere una cella, lanumero 80, è classificabile contemporaneamente anche come “Macrocella” perché è provvisto di un bilancio sedimentario a sestante. Tuttavia non risulta numerato, come macrocella, perchè non è oggetto del presente studio

Tabella 9C.1: Macrocelle definite da Preti et al. (2008) e loro estensione

Il progetto europeo COASTANCE (Programma MED) “Strategia regionale di azione comune control’erosione costiera e gli effetti del cambiamento climatico per una pianificazione costiera sostenibi-le nel bacino del Mediterraneo” coinvolge 9 partner rappresentanti 6 nazioni che si affacciano sulMediterraneo: Spagna, Francia, Italia, Croazia, Grecia e Cipro.Il progetto, che è partito nell’aprile 2009 e terminerà nel marzo 2012, è finalizzato alla predispo-sizione di strumenti di previsione del rischio da sommersione e per la formulazione di piani di gestio-ne e di difesa costiera e di lotta all’erosione.Per raggiungere questi obiettivi il progetto COASTANCE si articola in 5 componenti:– COMPONENTE 1 Gestione e coordinamento;– COMPONENTE 2 Divulgazione e diffusione;– COMPONENTE 3 Rischi costieri: erosione e sommersione;– COMPONENTE 4 Piani di azione territoriale per la gestione della difesa;– COMPONENTE 5 Linee guida per gli studi di impatto ambientale nell’ambito dei piani e delleopere di difesa costiera.I risultati attesi dal progetto si possono così riassumere:1. Capitalizzazione delle conoscenze e delle risorse già acquisite nell’ambito della difesa costiera:a. tecnologie sostenibili per lo sfruttamento dei depositi (dietro gli sbarramenti fluviali, sottoflutto nei

moli, depositi fossili sottomarini etc.);b. tecnologie sostenibili per la protezione e l’adattamento delle coste (monitoraggio del clima

meteo-marino, ripascimento delle coste, difese morbide etc.);c. studi di impatto ambientale delle nuove tecnologie di difesa costiera (attività di dragaggio, lavo-

ri di ripascimento etc.) e valutazione ambientale strategica dei piani costieri.2. Azione di pianificazione a lungo e medio termine per l’adattamento delle zone costiere sugli effet-ti dei cambiamenti climatici, in linea con la direttiva EU 2007/60/E:d. sviluppo di piani d’azione territoriale per l’adattamento delle zone costiere ai cambiamenti cli-

matici, per prevenire gli effetti dell’erosione e i rischi da sommersione;e. definizione dei piani di gestione dei sedimenti sia per lo sfruttamento dei depositi litoranei sia per

quelli off-shore;f. appropriati protocolli di valutazione degli impatti ambientali per assicurare le corrette procedure

di intervento lungo le zone costiere;g. coordinamento con le autorità competenti (GIZC e strumenti di pianificazione).La Regione Emilia-Romagna, rappresentante dell’Italia assieme alla Regione Lazio, è responsabiledella Componente 4. Il Servizio difesa del suolo della costa e bonifica coordina le attività avvalen-dosi della collaborazione dell’Unità specialistica mare e costa di Arpa Emilia-Romagna, dei Ser vizitecnici di bacino e del Servizio geologico, sismico e dei suoli (AAVV, 2010; 2011a; 2011b).La Componente ha come obiettivo principale la formulazione di piani di azione territoriale perl’adattamento delle zone costiere ai cambiamenti climatici, per prevenire gli effetti dell’erosione e irischi da sommersione.

BOX 1 - Il progetto COASTANCE

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 855

DescrizioneL’indicatore fornisce un quadro della variazionedella superficie urbanizzata nella fascia costieraregionale tra il 1943 e il 2008. E’ rappresentatotramite istogrammi, dove sono contenuti anchegli altri elementi principali dell’uso della costa,che esprimono la differenza in ettari e in percen-tuale delle superfici messe a confronto. L’uso delsuolo utilizzato per le analisi è stato elaborato adhoc per i progetti di difesa della fascia costieraregionale, attraverso la fotointerpretazione dellefoto aeree preventivamente digitalizzate e orto-rettificate. Come legenda di riferimento si è utiliz-zata quella del Progetto CORINE Land Cover(CLC), semplificata nel retrospiaggia e con unapprofondimento in ambito litorale. La mappaturaè stata effettuata limitatamente a una fascia costie-ra ampia 1,5 km, relativamente agli anni 1943,

1982, 1998, 2005, 2008. Per ciascuno degli inter-valli di tempo considerato è, quindi, disponibile ildato parziale dell’evoluzione.

ScopoL’indicatore si propone di evidenziare la variazionedi superficie delle aree a forte artificializzazionedella zona costiera, generata dall’urbanizzazione.In tale ambito territoriale è particolarmente inten-sa la pressione turistica ed edilizia, anche a scapi-to di elementi naturali quali la spiaggia, la duna ela zona umida. L’analisi è orientata, anche, a evi-denziare lo stato di vulnerabilità della costa, deter-minata per esempio, dalla forte riduzione delladuna costiera, che costituisce l’unico elementonaturale di protezione all’ingressione del mare inoccasione di importanti fenomeni di mareggiata.

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DETERMINANTI

Urbanizzazione della fascia costiera

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Urbanizzazione della fascia costiera

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UNITÀ DI MISURA Ettari, percentuale FONTE RegioneEmilia-Romagna*

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione (fascia costiera) COPERTURA TEMPORALE DATI

1943-2008

AGGIORNAMENTODATI

Pluriennale (RER) ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

Acque marinocostiere, Suolo

RIFERIMENTI NORMATIVI

DLgs 42/04 LR 20/2000LR 6/2009Linee Guida GIZC

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Statistica descrittiva

Nota: *Sistema informativo del mare e della costa (RER)

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- Determinanti

Grafici e tabelle

Fonte: Regione Emilia-Romagna*Figura 9C.2: Uso del suolo della fascia costiera (ampiezza fascia 1,5 km) al 2008 Nota: * elaborazioni Servizio geologico, sismico e dei suoli

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- Determinanti

Macro-categorie 1943-2008 1943-1982 1982-2008

Ha % Ha % Ha %

Area agricola eterogenea -3.827,452 -23,08 -2.643,109 -15,93 -1.184,34 -7,14

Fiumi e corpi d’acqua 270,349 1,63 171,864 1,04 98,485 0,59

Duna -1.204,483 -7,26 -1.010,706 -6,09 -193,777 -1,17

Spiaggia emersa 334,973 2,02 304,66 1,84 30,313 0,18

Vegetazione naturale 429,583 2,59 165,709 1,00 263,874 1,59

Zona umida -1.304,908 -7,87 -1.288,393 -7,77 -16,515 -0,10

Zona urbanizzata 5.322,992 32,09 4.389,125 26,46 933,867 5,63

Fonte: Regione Emilia-Romagna*Nota: * elaborazioni Servizio geologico, sismico e dei suoli

Tabella 9C.2 : Variazioni dell’uso del suolo della fascia costiera (macro-categorie) nel periodo 1943-2008

Area agricola eterogenea(23%)

Duna(7,3%)

Spiaggia emersa(2,1%)

naturaleVegetazione

(2,6%)

Zona umida(7,9%)

Zona urbanizzata(32%)

-4.500

-4.000

-3.500

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Fiumi e corpi d'acqua(1,6%)

Fonte: Regione Emilia-Romagna*Figura 9C.3: Variazioni dell’uso del suolo della fascia costiera (macro-categorie) nel periodo 1943-2008 Nota: * elaborazioni Servizio geologico, sismico e dei suoli

Page 80: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012858

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- Determinanti

L’analisi della dinamica dell’uso del suolo della fa -scia costiera della Regione Emilia-Romagna hames so in evidenza i grandi cambiamenti che sonoavvenuti in questi territori a partire dal dopo-guerra e consente di identificare i legami tra lemodificazioni avvenute e ancora in corso a causadella forte espansione urbana e del massicciosfrut tamento della spiaggia per fini turistici(Lorito et al., 2010).L’analisi ha riguardato l’intera costa emiliano-romagnola, da Cattolica a Gorino, per una lun-ghezza di circa 130 km e un’ampiezza di 1,5 km. I risultati rappresentati in tabella 9C.2 mostrano ilconfronto tra le principali classi di Uso del suolodella fascia costiera, espresse in ettari e in valoripercentuali, relativamente agli intervalli tempora-li 1943-1982, 1982-2008 e all’intervallo complessi-vo 1943-2008. La loro lettura indica che:• A partire dal dopoguerra è avvenuta una forte

crescita della zona urbanizzata, proseguita contassi più ridotti, anche, in epoca recente. In unaprima fase, (dal ’43 all’’82) l’espansione urbana èavvenuta a scapito delle dune naturali (-6%) edelle aree agricole, ridotte del 16%; queste ulti-me sono rimaste le maggiormente colpite dalcambio d’uso a favore dell’artificializzazione delterritorio, anche in tempi recenti. Dal 1982 al2008 si assiste, infatti, a una ulteriore diminu-zione della superficie di terreno agricolo, pari al7%, per una variazione totale dal 1943 al 2008 di-3.827±100 ettari (-23%).

• Nello stesso periodo si osserva un progressivoaumento della superficie di spiaggia occupata dainfrastrutture turistiche. Il netto salto dal 1943al 1982 è da attribuire al massiccio spianamento

delle dune, che ha contribuito a incrementarel’area della spiaggia emersa e della superficieurbanizzata (Perini e Calabrese, 2010). Nelle fotoaeree del volo RAF 1943-45 è stato, inoltre,osservato che importanti porzioni di duna eranosede di cave di prestito per inerti. Il bilanciocomplessivo della variazione di spiaggia emersa(compresa la zona interessata dagli stabilimentibalneari) è stabile, con una leggera flessionepositiva. L’aumento della spiaggia, alimentatodallo spianamento delle dune, è inoltre imputa-bile agli interventi di ripascimento attuati nelperiodo 2000-2008.

• Leggermente positivo appare anche l’aumentodelle aree vegetate (parchi, giardini, pinete co -stie re, arbustivi, incolti), spesso attribuibile alpro gressivo abbandono delle aree agricole e allaloro inclusione nel tessuto urbano.

• Per quanto riguarda le zone umide costiere si èassistito a una perdita progressiva di superficieoccupata. Le più importanti modificazioni sonoavvenute nell’immediato dopoguerra e sonolegate alle opere di bonifica (nel settore ferrare-se). Tra il 1943-45 e il 1982 si assiste, infatti, auna perdita di quasi 1.300 ettari (7,8%). I nuoviterreni sono stati generalmente coltivati e urba-nizzati negli anni successivi. Il Lago delle Na -zioni è un esempio di ciò che rimane delle este-se zone umide costiere. La leggera riduzione chesi registra tra il 1982 e il 2008 sembrerebbe esse-re collegata principalmente alla dinamica natu-rale nella zona delle Vene di Bellocchio e allaFoce del Bevano, ma i valori misurati sono infe-riori al livello di incertezza della foto-interpreta-zione.

Commento

Page 81: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

859

DescrizioneLa subsidenza è un fenomeno di abbassamento del -la superficie terrestre che può essere determinatosia da cause naturali (tettonica, isostasia, com pat -tazione dei sedimenti) che antropiche (prelievi difluidi dal sottosuolo, bonifiche etc.). Come granparte della pianura emiliano-romagnola, an che illitorale regionale è interessato da questo fenomeno. L’entità degli abbassamenti dovuti a cause natura-li è dell’ordine di pochi millimetri l’anno, mentrela subsidenza antropica può raggiungere velocitàmolto più elevate. L’osservazione dei movimentiverticali del suolo è stata condotta lungo le linee dilivellazione situate immediatamente a ridosso dellitorale (figura 9C.4). La tabella 9C.3 riporta lesuperfici e le relative classi di movimento del pa -raggio costiero, dedotte dai risultati dell’analisiinterferometrica relativa al periodo 2002-2006.

ScopoEvidenziare come l’abbassamento del litorale acau sa della subsidenza antropica incrementi ilpro blema dell’erosione costiera e del rischio diingressione da parte del mare.

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- Pressioni

PRESSIONI

Subsidenza lungo la costa

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Subsidenza lungo la costa DPSIR P

UNITÀ DI MISURA Millimetri/anno FONTE Arpa Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

1999-2006

AGGIORNAMENTODATI

Variabile ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

Acqua

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Elaborazioni di dati raccolti con la rete di livellazione geometrica dialta precisione regionale e con il metodo dell’interferometria satellitare

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012860

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- Pressioni

Classi di movimento (mm/anno)

Superficie (km2) %

da -25 a -20 1 0,2% da -20 a -15 11 1,9% da -15 a -10 135 23,3% da -10 a -5 333 57,4% da -5 a 0 100 17,2%

Fonte: Arpa Emilia-Romagna

Tabella 9C.3: Superfici e relative classi di movimento per una fascia di territorio costiero di 5 km dilarghezza nel periodo 2002-2006

Grafici e tabelle

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.4: Nella mappa in alto, è riportata in blu la rete di misura della subsidenza lungo il litoraleemiliano-romagnolo. In basso, la velocità di abbassamento nel periodo 1999-2005 per tutte le localitàcostiere comprese tra Cattolica e la Foce del Po di Goro

Page 83: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 861

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- Pressioni

Nel periodo 1999-2005, procedendo da sud versonord, si osserva come il primo tratto di costa daCattolica a Marebello sia caratterizzato da abbassa-menti di 4-5 mm/anno, che risultano raddoppiatirispetto al trend del periodo precedente, 1987-1999 (2-3 mm/anno). Un comportamento simile losi nota anche immediatamente più a nord, nel lito-rale riminese, con abbassamenti di circa 9 mm/an -no (con un’unica punta di 13 mm/anno), che nelperiodo precedente non superavano i 6 mm/anno.A Torre Pedrera si torna su abbassamenti più con-tenuti, intorno a 6 mm/anno, co munque inaumento rispetto ai valori precedenti. Procedendoverso Cesenatico gli abbassamenti au mentanoprogressivamente, attestandosi a Bel laria intornoa 10 mm/anno (con un’unica punta di 13 mm afoce Rubicone), e nel litorale compreso tra Cese -natico e Pinarella di Cervia si no tano abbassamen-ti di poco inferiori con 7-8 mm/anno. Com ples -sivamente, in questo tratto da Bellaria a Pinarelladi Cervia, si evidenzia una sostanziale continuitàrispetto al periodo precedente. Da Cervia sino a Li -do di Classe gli abbassamenti si attestano media-mente intorno a 10 mm/anno (con qualche puntadi 13 mm a Milano Ma rittima), in leggero incre-mento rispetto al periodo precedente. Una ten -denza più marcata all’aumento degli abbassamen-ti si rileva lungo l’intero tratto successivo, da Lidodi Savio (10 mm/anno) sino a Ma rina di Ra venna(8÷11 mm/anno). Tra queste due località si regi-strano anche i valori di abbassamento più elevatirispetto all’intero litorale, con una zona che vadalla Pineta di Classe sino a Lido Adriano me -diamente intorno a 15 mm/anno e due punte in -torno a 19 mm/anno a Lido di Dante, in prossimi-tà della foce dei Fiumi Uniti. Si deve rilevare cheper quest’ultimo paraggio – storicamente critico –nel periodo precedente, 1987-1999, l’abbas sa men -

to era mediamente di circa 10 mm/an no, con qual -che picco di circa 13 mm/anno presso la foce deiFiumi Uniti. In corrispondenza di Porto Cor sini sinotano abbassamenti tra i 10 e i 13 mm/anno, dipoco inferiori a quelli del periodo precedente.Procedendo verso la foce del fiume Reno ci si atte-sta intorno a 10 mm/anno mediamente, co me nelperiodo precedente. Successivamente, nel tratto anord della foce, storicamente critico a cau sa dellapresenza del giacimento Dosso degli An geli, ubica-to sotto le Valli di Comacchio, l’abbassamento si èridotto da 18 mm/anno a 13 mm/an no, a causa delblocco della produzione imposto da un provve di -mento della Ma gistratura di Ro vi go. Il litorale a nord di Porto Garibaldi sino a Lido diVolano presenta una leggera riduzione degli ab -bassamenti, che ora sono generalmente compresitra 6 e 9 mm/anno, con punte di circa 10 mm incorrispondenza di Lido delle Nazioni e Lido di Vo -lano.L’arco di litorale prospiciente la Sacca di Goro pre-senta abbassamenti medi intorno a 10 mm/anno,in riduzione rispetto alla precedente tendenza. Aproposito di quest’ultimo tratto va detto che gliabbassamenti osservati, in particolare dal confinenord del Bosco della Mesola sino a Gorino, sono inparte da attribuirsi al peso e al costipamento del-l’argine presente a mare; difatti, se spostiamol’osservazione all’immediato entroterra di Goro eGorino, gli ab bassamenti si dimezzano. Infine siosserva sul ca posaldo isolato ubicato presso il Farodi Goro, al la foce del Po di Goro, un abbassamentodi 9 mm/anno. Si può stimare in circa 100 milioni di m3 il quan-titativo di materiale sottratto dalla subsidenza lun -go tutto il litorale, dal 1950 al 2005, e in poco me -no di 1 milione di m3 la sottrazione annuale del-l’ultimo periodo, 1999-2005.

Commento

Page 84: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012862

DescrizioneL’indicatore fornisce una panoramica delle opereportuali e delle strutture trasversali alla costa, pre-senti lungo il litorale regionale, che interferisconocon la dinamica litoranea. Queste strutture producono effetti generali sul tra-sporto delle sabbie lungo costa, ostacolandone ilflusso, e impatti localizzati rappresentati da avanza-menti accentuati della linea di riva, nelle zone infavore di corrente, e arretramenti, per sottoalimen -tazione ed erosione, in quelle sottoflutto.Tra le strutture riportate nella presente relazionesi distinguono quelle che producono significativemodificazioni del trasporto solido litoraneo, ri -spetto ad altre che interferiscono meno con le di -namiche costiere.

ScopoL’indicatore fornisce una panoramica delle opereportuali e delle strutture trasversali alla costa, pre-senti lungo il litorale regionale, che interferisconoin maniera significativa con la dinamica litoranea.

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PRESSIONI

Opere trasversali lungo la costa

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Opere trasversali lungo lacosta che interferiscono con la dinamica litoranea

DPSIR P

UNITÀ DI MISURA FONTE Arpa Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

2009

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 863

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Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.5: Distribuzione delle opere trasversali che interferiscono con la dinamica costiera lungo illitorale emiliano-romagnolo (2009)

Grafici e tabelle

Page 86: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012864

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Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.6: Esempi di fenomeni di divaricazione della linea di riva in corrispondenza dei porti diRimini, Cesenatico e Porto Garibaldi (rispettivamente dall’alto verso il basso)

Page 87: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 865

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Le opere trasversali alla costa, elencate di seguito,interferiscono in vari modi sulla dinamica litora-nea e sul trasporto dei sedimenti lungo costa, alpunto che in alcuni casi gli scambi tra zone adia-centi sono estremamente ridotti. Questo ha porta-to alla frammentazione della costa emiliano-roma-gnola, che fino ai primi anni del Novecento era unsistema unico da Cattolica al delta del Po. L’effetto più evidente dovuto all’interferenza delleopere trasversali con le dinamiche costiere è la for-mazione di localizzati squilibri nell’evoluzione del lalinea di riva, consistenti in forti avanzamenti nellearee sopraflutto ed erosione in quelle sottoflutto.Le opere portuali che maggiormente interferisco-no sulla dinamica litoranea sono le seguenti:– Porto canale di Rimini;– Porto canale di Cesenatico;– Porto Garibaldi.Altre opere che producono impatti significativi,ma inferiori rispetto a quelli causati dai tre portiprecedentemente citati, sono elencate di seguito: – Porto di Cattolica;

– Porto Verde;– Porto di Riccione;– Porto canale di Bellaria;– Porto di Cervia;– Porto Corsini (Ravenna);– Porto canale di Casalborsetti.Tra queste opere va segnalato anche il Porto lagu-nare di Goro. Questa struttura non si affaccia inmare aperto, ma è a esso collegata da un canalesottomarino d’accesso, profondo 3 m e lungo 5km, che agisce da trappola dei sedimenti che sispo stano dallo Scanno di Goro verso la spiaggia diVolano.Altre opere trasversali che interferiscono in ma nie -ra minore con le dinamiche costiere sono quelleposte a protezione delle foci dei fiumi, dei canali discolo e dei canali di bonifica, elencati di seguito:– Fiume Marecchia;– Fiume Savio;– Fiume Lamone; – Canalino delle Saline di Cervia;– Canale di Via Cupa.

Commento

Page 88: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012866

DescrizioneL’indicatore distingue il litorale in tratti caratte-rizzati dai seguenti elementi:– la presenza della spiaggia emersa;– l’assenza delle spiaggia emersa;– l’appartenenza del tratto al sistema lagunare(bocca della laguna o riva interna della laguna);– la corrispondenza con foci fluviali o con sbocchidi canali artificiali;– la corrispondenza con darsene o porti.

ScopoFornisce informazioni utili per la caratterizzazio-ne della costa regionale. In particolare, esso permette ad esempio di distin-guere ambienti costieri fisiologicamente diversi,come quello costituito da spiaggia bassa e sabbio-sa da quello di ambiente lagunare.Infine fornisce indicazioni sull’estensione delfronte a mare occupato da sbocchi di corpi idrici oda strutture portuali e darsene.

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- Stato

STATO

Tipologia di tratto costiero

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Tipologia di tratto costiero DPSIR S

UNITÀ DI MISURA Metri FONTE Arpa Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

2010

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Page 89: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 867

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Grafici e tabelle

Tipologia di tratto costiero Lunghezza (m)Tratto privo di spiaggia emersa 4.460Tratto con spiaggia emersa 108.260Bocca della laguna 4.625Riva interna della laguna 16.010Foce fluviale 3.650Sbocco di canale 420Darsena 950Bocca portuale 1.625Totale 140.000

Fonte: Arpa Emilia-Romagna

Tabella 9C.4: Tipologie di tratti costieri lungo il litorale regionale (2010)

4.460

108.260

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3.650 420 950 1.625

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Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.7: Tipologie di tratti costieri lungo il litorale regionale (2010)

Page 90: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012868

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- Stato

Macrocella M1(metri) (metri) (metri) (metri) (metri) (metri) (metri) (metri)

M2 M3 M4 Porto di Ravenna M5 M6 M7

Tratto con spiaggia 18.650 19.745 13.180 18.360 17.385 12.990 7.950Tratto privo di spiaggia 360 2.500 1.600Bocca della laguna 4.625Riva interna della laguna 16.010Sbocco di canale artificiale 30 60 330Foce fluviale 260 350 265 380 375 2.020Darsena 360 425 165Bocca portuale 120 70 95 1.230 110

Fonte: Arpa Emilia-Romagna

Tabella 9C.5: Tipologie di tratti costieri lungo il litorale regionale distinti per macrocelle (2010)

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M1 M2 M3 M4 Porto di Ravenna

M5 M6 M7

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Tratto con spiaggiaSbocco di canaleartificiale

Tratto privo di spiaggiaFoce fluviale

Bocca della lagunaDarsena

Riva interna della lagunaBocca portuale

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.8: Tipologie di tratti costieri lungo il litorale regionale distinti per macrocelle (2010)

Il litorale emiliano-romagnolo è costituito da 108km di costa provvista di spiaggia emersa e da 4,5km di costa che ne è priva.La macrocella compresa tra Rimini e Cesenatico(M2) è quella costituita dal maggior numero di chi -lometri di fronte a mare caratterizzati da spiaggiaemersa (circa 20 km), seguono con valori di pocoin feriori: la macrocella 1 (Cattolica-Rimini), la 4(Foce Savio-Porto Corsini), la 5 (Porto Corsini-Por -to Garibaldi), e infine la 3 (Cesenatico-Foce Savio),la 6 (Porto Garibaldi-Foce del Po di Volano) e la 7(Foce Po di Volano-Foce del Po di Goro). I tratti privi di spiaggia emersa sono localizzati trala foce del Savio e Porto Corsini (M4) e tra que-st’ultimo e la foce del Po di Volano (M5 e M6).

La bocca di accesso alla sacca di Goro, che variacon il variare della lunghezza dello scanno di Go -ro, attualmente ha una larghezza di 4,6 km, men-tre la riva interna della laguna ha un’estensione dicirca 16 km ed è protetta, lato mare, da un arginein pietrame lungo 10 km circa.La somma di tutti i tratti corrispondenti a sbocchidi fiumi e canali corrisponde a una lunghezza dicirca 4 km, la metà dei quali è collocata nella ma -crocella più settentrionale, quella corrispondenteal delta del Po. Risulta, invece, priva di sbocchi flu-viali la macrocella 6, tra Porto Garibaldi e la focedel Po di Volano. Il fronte a mare occupato da darsene e porti è di2,5 km: il porto di Ravenna è il più esteso (1,2 km).

Commento

Page 91: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 869

DescrizioneLa classificazione ASPE (Accumulo Stabile equi li brioPrecario Erosione) rappresenta la rielaborazionedell’Indicatore di Stato del Litorale (ISL), pubblicatonelle due precedenti edizioni dell’An nua rio re gio naledei dati ambientali e ideato nel 2008 dall’Uni tà specia-listica mare-costa di Arpa Emilia-Romagna.La messa a punto e lo sviluppo di questo indicatoretrae origine dal fatto che il litorale emiliano-romagno-lo viene monitorato ogni 5-6 anni mediante il rilievo ditre reti distinte, istituite nel 1984, rispettivamentedella linea di riva, topo-batimetrica e della subsidenza.La procedura di rielaborazione che ha portato alla de -finizione della classificazione ASPE è consistita nell’a-dattamento dell’ISL a scopi gestionali ed è stata effet-tuata nell’ambito del progetto europeo Coa stan ce,un’iniziativa finalizzata, tra le varie cose, alla formula-zione di Piani di gestione e di difesa costiera (vedi box1 per i dettagli).Analogamente all’ISL, la classificazione ASPE de scrivein maniera sintetica lo stato del litorale emiliano-romagnolo, così come si presenterebbe se, in un de -ter minato periodo, non venissero effettuati gli inter-venti di difesa. L’ISL prima e l’ASPE dopo nascono dalla necessità deitecnici operanti sulla costa regionale di avere un siste-ma di analisi dello stato di criticità della costa alterna-tivo alla classica ricostruzione della tendenza evoluti-va della linea di riva, da sempre parametro di riferi-mento per lo studio della costa, ma che da solo nonrappresenta la reale dinamica della spiaggia, perché èfortemente di pendente dai continui interventi dell’uo-mo che falsano il profilo della costa.A tale scopo l’ASPE si basa sull’analisi intergrata dimolteplici informazioni e descrive lo stato del litoralein termini di tendenza delle spiagge all’erosione, al -l’accumulo o all’equilibrio con riferimento a un de -terminato periodo, corrispondente al tempo intercor-so tra due campagne di rilievo delle tre reti di moni-toraggio.Gli aspetti che vengono considerati da questa analisiintegrata sono i seguenti:• variazioni di volume (perdite/accumuli) a carico dispiaggia emersa e sommersa ottenute dal confrontotra i rilievi topo-batimetrici;• variazioni di volume (perdite) legate alla subsidenza; • variazioni di volume (accumuli) dovute ai ripasci-menti;

• variazioni di volume (perdite) causate dai prelievi disabbia destinata al ripascimento di spiagge in erosione;• presenza, stato di manutenzione o costruzione diopere rigide; • tendenza evolutiva qualitativa della linea di riva.L’analisi integrata di tutti questi elementi è fonda-mentale, perché considerare singolarmente o esclude-re dall’analisi anche una sola di queste in for mazionipuò essere fuorviante. È noto, ad esempio, che unaperdita di volume o un arretramento della linea di rivapossono essere legati a fenomeni erosivi, ma anche adabbassamenti del suolo dovuti alla subsidenza o alprelievo artificiale di sabbia. Allo stesso tempo, un accumulo e/o un avanzamentodella linea di riva possono essere causati da processinaturali, ma possono rappresentare an che l’effetto diun ripascimento. La presenza di opere di difesa rigide modifica profon-damente le caratteristiche dinamiche e morfologichedella spiaggia, inoltre le condizioni e lo stato di manu-tenzione delle stesse sono informazioni necessarie peruna corretta analisi del sistema costiero ai fini gestio-nali. Infine variazioni di volume possono interessare anchesolo la porzione di spiaggia sommersa e non averenessuna manifestazione sulla spiaggia emersa, dove lalinea di riva può risultare apparentemente stabile.

I dati riportati nel presente lavoro si riferiscono allostesso periodo (2000-2006) dell’Annuario 2010, anniin cui sono state effettuate le ultime due campagne dimonitoraggio della rete topo-batimetrica regionale, leuniche attualmente a disposizione con un dettaglio euna qualità adeguati a questo tipo di analisi. L’analisi del litorale è stata effettuata per tratti litora-nei elementari di riferimento: le “Celle ge stionali”,mentre, per una visione complessiva del dato, è stataadottata la suddivisione per Ma cro cella (figura 9C.1). La classificazione ASPE prevede la distinzione di quat-tro tipi di tratti costieri riportati nella tabella a fondopagina. Si ritengono significativi gli accumuli o le perdite supe-riori ai 30 m3/m sui sei anni intercorsi tra il 2000 e il2006, anni in cui sono stati effettuati gli ultimi due rilie-vi della rete topo-batimetrica regionale. È necessariopuntualizzare, inoltre, che per l’analisi di stato del lito-rale non sono da considerare significativi accumuli eperdite superiori ai 5 m3/m all’anno, perché per valuta-re la tendenza evolutiva di una spiaggia è indispensabile

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STATO

ASPE

Page 92: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012870

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un tem po di osservazione di almeno cinque anni.Questo valore è stato scelto dai tecnici sulla base delleconoscenze delle dinamiche del sistema co stiero ed èstato utilizzato in maniera flessibile: valutando vol ta pervolta la rappresentatività del dato e la coe ren za di que-sto con gli altri elementi caratterizzanti co me, ad esem-pio, la tendenza evolutiva della linea di ri va.La classificazione ASPE si distingue dall’ISL so -stanzialmente per i criteri adottati nel discriminare itratti stabili e i tratti in equilibrio precario.Mentre secondo l’ISL sono stabili solo i litorali com -pletamente naturali, privi di opere, che non presenta-no accumuli o perdite significative di ma teriale, laclassificazione ASPE considera stabili an che i trattiprotetti da opere rigide, che non hanno però subito

ripascimenti o interventi di ma nutenzione nel perio-do di riferimento dei dati in esame. Questa scelta è stata fatta nell’ottica di adattarel’analisi alla realtà fortemente antropizzata del litora-le emiliano-romagnolo e in modo da dare una conno-tazione più gestionale alla classificazione, utile agliscopi del progetto COASTANCE.

Scopo

L’indicatore descrive le condizioni in cui verserebbeil litorale, in un determinato periodo di riferimento,in assenza di interventi di difesa e ha lo scopo di evi-denziare le reali criticità delle spiagge.

Classe Definizione

Accumulo Tratto di litorale che evidenzia accumuli di sabbia significativi* nel periodo in

esame

Stabile Tratto di litorale che non evidenzia perdite o accumuli di sabbia significativi*

e che non è stato oggetto di interventi di difesa dall’erosione (ripascimenti odopere) nel periodo in esame

Equilibrio precario Tratto di litorale che non evidenzia perdite o accumuli di sabbia significativi*

e che è stato oggetto di interventi di difesa dall’erosione (ripascimenti od opere) nel periodo in esame

Erosione

* Sono considerate variazioni di volume significative accumuli o perdite superiori ai 30 m3/m nel periodo 2000-2006

Tratto di litorale che evidenzia perdite di sabbia significative* nel periodo in esame

Classi dell’indicatore ASPE

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

ASPE DPSIR S

UNITÀ DI MISURA Metri e percentuale FONTE Arpa Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

2000-2006

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Calcolo dei volumi di sabbia accumulata ed erosa (m3/m) ottenutodal confronto di rilievi topo-batimetrici, tenendo conto degli interventidi ripascimento, dei prelievi (m3/m), delle perdite dovute alla subsi-denza (m3/m), della presenza di opere di difesa e dello stato dimanutenzione delle stesse

Page 93: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 871

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- Stato

Grafici e tabelle

Accumulo28%

Stabile25%

Equilibrio precario19%

Erosione28%

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.9: Distribuzione percentuale di tratti costieri emiliano-romagnoli in accumulo, stabili, inequilibrio precario e in erosione riferita alla porzione di litorale che è stato possibile classificare conl’indice ASPE (circa 117 km) (2000-2006)Nota: i tratti corrispondenti a foci di fiumi e canali, a darsene, a bocche portuali, alla riva interna della laguna nonsono classificati

32.635

29.185

22.665

32.860

22.655

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

35.000

Accumulo Stabile Equilibrioprecario

Erosione Non classificati*

Met

ri

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.10: Tratti costieri emiliano-romagnoli in accumulo, stabili, in equilibrio precario, in ero-sione e non classificati, secondo l’indicatore ASPE (2000-2006)Nota: * i tratti corrispondenti a foci di fiumi e canali, a darsene, a bocche portuali, alla riva interna della laguna nonsono classificati

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012872

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- Stato

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

16.000

18.000

20.000

M1 M2 M3 M4 Porto di Ravenna**

M5 M6 M7

Met

ri

MacrocelleAccumulo Stabile Equilibrio precario Erosione Non classificati*

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.11: Stato, all’anno 2006, delle spiagge emiliano-romagnole in ognuna delle macrocelle, inbase all’indicatore ASPENote: * i tratti corrispondenti a foci di fiumi e canali, a darsene, a bocche portuali, alla riva interna della laguna nonsono classificati** il tratto corrispondente al Porto di Ravenna è stato considerato come una “macrocella” a parte, lunga soltanto 1.230m, per la presenza dei due lunghi moli a nord e a sud che ostacolano, in entrambe le direzioni, il passaggio delle sabbie

Macrocella Accumulo(metri) (metri) (metri) (metri) (metri)

Stabile Equilibrio precario Erosione

M1

Non classificati*

10.730 1.840 2.275 3.805 740

M2 5.290 5.790 6.875 1.790 875

M3 500 7.855 2.685 2.140 585

M4 3.000 5.865 1.000 8.855 380

Porto di Ravenna** 1.230

M5 6.540 2.835 2.500 8.010 705

M6 1.950 0 7.330 7.260 110

M7 4.625 5.000 0 1.000 18.030

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaNote: * i tratti corrispondenti a foci di fiumi e canali, a darsene, a bocche portuali, alla riva interna della laguna nonsono classificati** il tratto corrispondente al Porto di Ravenna è stato considerato come una “macrocella” a parte, lunga soltanto 1.230m, per la presenza dei due lunghi moli a nord e a sud che ostacolano, in entrambe le direzioni, il passaggio delle sabbie

Tabella 9C.6: Tratti costieri emiliano-romagnoli in accumulo, stabili, in equilibrio precario, in erosio-ne e non classificati per ciascuna delle macrocelle, secondo l’indicatore ASPE (2000-2006)

Page 95: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 873

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- Stato

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.12: Stato del litorale emiliano-romagnolo in base all’indice ASPE (2000-2006)

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012874

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- Stato

Dal confronto tra le situazioni della costa emilia-no-romagnola nel 2000 e nel 2006, anni in cui so -no stati effettuati gli ultimi due rilievi della retere gionale topo-batimetrica, emerge che la percen-tuale di spiagge in buone condizioni (in accumuloe stabili) ammonta al 53% e, di conseguenza, itratti di litorale in condizioni precarie e critiche(in equilibrio precario e in erosione) sono il 47%.Queste percentuali si riferiscono al totale dei trat-ti che è stato possibile classificare (117,4 km),quindi sono esclusi gli sbocchi di fiumi e canali, ledarsene, i porti e la riva interna della sacca di Go -ro, che sommati corrispondono a una lunghezzadi 22,6 km .In termini di lunghezze, i tratti in erosione e in ac -cumulo, quindi nelle due opposte condizioni, han -no la stessa estensione: circa 33 km. Non differi-scono moltissimo nemmeno le lunghezze dei trat-ti stabili e in equilibrio precario: rispettivamentecirca 29 km e 23 km.La situazione del litorale vista dal punto di vistadelle macrocelle (figura 9C.1) è piuttosto articolata. La macrocella 1, relativa al tratto Cattolica-Rimi -ni, è quella che presenta il maggior numero di chi-lometri di spiagge in accumulo.Il litorale compreso tra la foce del Savio, a sud, e la

foce del Po di Volano, a nord, (macrocelle 4, 5 e 6)è quello che presenta il maggior numero di chilo-metri in erosione: in totale circa 24. Tra queste tremacrocelle, la più settentrionale, relativa quindi altratto compreso tra Porto Garibaldi e la foce del Podi Volano (macrocella 6), è quella che versa nellepeggiori condizioni: ai 7 km in erosione si affian-cano altri 7 km in condizioni precarie, il cui equi-librio è mantenuto grazie a continui interventi dimanutenzione. Il litorale compreso tra il porto di Rimini e la focedel Savio (macrocelle 2 e 3) e il tratto corrispon-dente al sistema deltizio del Po (macrocella 7)hanno il minor numero di chilometri di spiaggiain erosione. La macrocella 7 sembrerebbe essere quella con lespiagge nelle migliori condizioni. Questo in real-tà non è vero, perché ciò che contribuisce ainnalzare la colonnina dei chilometri in accumu-lo sono i 4,5 km circa di larghezza della boccadella laguna. Anche se essa non è fisiologicamen-te paragonabile alle spiagge, è stata classificata aifini gestionali perché è soggetta al dragaggio disedimenti in corrispondenza del canale di acces-so al porto di Goro e all’estremità occidentaledello scanno omonimo.

Commento

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 875

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- Stato

STATO

ASE

DescrizioneL’ASE (Accumulo Stabile Erosione) è unindicatore definito dall’Unità spe cia listica mare ecosta di Ar pa nel 2011 e descrive la tendenza evo-lutiva delle spiagge all’erosione, all’accumulo oalla stabilità includendo e mettendo al centro dellavalutazione, a differenza del l’ASPE, gli effetti pro-dotti da eventuali interventi di ripascimento edalla costruzione/ma nutenzione di opere rigide,nel periodo in esame. A differenza dell’ASPE, che descrive le condizioniin cui verserebbe il litorale in assenza di interven-ti in un dato periodo di tempo, la classificazioneASE fornisce il quadro del litorale così come sipresenta dopo aver eseguito gli interventi di difesae può essere utilizzato per valutare gli effetti gene-rali prodotti sulla costa dalle misure di difesa adot-tate in un determinato periodo di riferimento.L’indicatore distingue tre tipi di tendenza evoluti-va dei tratti costieri, riportati a fondo pagina. L’ASE si basa sull’analisi intergrata di molteplici in -formazioni con riferimento a un determinato pe rio -do di raccolta dati, corrispondente al tempo in ter -corso tre due campagne di rilievi topo-batimetrici.Gli aspetti che vengono considerati da questa ana-lisi integrata sono i seguenti:• variazioni di volume (perdite/accumuli) a caricodi spiaggia emersa e sommersa ottenute dal con-fronto tra i rilievi topo-batimetrici;• variazioni di volume (perdite) legate alla subsi-denza; • variazioni di volume (perdite) causate dai prelie-vi di sabbia destinati al ripascimento di spiagge inerosione;

• tendenza evolutiva qualitativa della linea di rivarilevata in concomitanza con le campagne topo-batimetriche di riferimento.Quindi, a differenza dell’ASPE, questo indicatoreconsidera le variazioni di volume al lordo dei ripa-scimenti e non riconosce come discriminante lapresenza o lo stato delle opere rigide, in modo daevidenziarne solo gli effetti prodotti sullo statodella costa.Analogamente all’ASPE, sono invece ritenute va -riazioni di volume significative: accumuli o perdi-te superiori ai 30 m3/m sui sei anni intercorsi tra il2000 e il 2006, anni in cui sono stati effettuati gliultimi due rilievi della rete topo-batimetrica regio-nale. È necessario puntualizzare, inoltre, che perl’analisi di stato del litorale non sono da conside-rare significativi accumuli e perdite superiori ai 5m3/m all’anno, perché per valutare la tendenzaevolutiva di una spiaggia è indispensabile un tem -po di osservazione di almeno cinque anni. Questovalore è stato scelto dai tecnici sulla base delleconoscenze delle dinamiche del sistema co stieroed è stato utilizzato in maniera flessibile: valutan-do volta per volta la rappresentatività del dato e lacoerenza di questo con gli altri elementi caratte-rizzanti come, ad esempio, la tendenza evolutivadella linea di riva.

ScopoFornire indicazioni sullo stato del litorale emiliano-romagnolo così come si presenta dopo aver eseguitogli interventi di difesa, in termini di tendenza dellespiagge all’erosione, all’equilibrio o all’accumulo.

Classe Definizione Accumulo Tratto di litorale che evidenzia accumuli di sabbia significativi* nel periodo in

esame

Stabile Tratto di litorale che non evidenzia perdite o accumuli di sabbia significativi* nel periodo in esame

Erosione

* Sono considerate variazioni di volume significative, accumuli o perdite superiori ai 30 m3/m nel periodo 2000-2006

Tratto di litorale che evidenzia perdite di sabbia significative* nel periodo in esame

Classi dell’indicatore ASE

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012876

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- Stato

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

ASE DPSIR S

UNITÀ DI MISURA Metri e percentuale FONTE Arpa Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

2000-2006

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Calcolo dei volumi di sabbia accumulata ed erosa (m3/m) ottenutodal confronto di rilievi topo-batimetrici, tenendo conto dei prelievi(m3/m) e delle perdite dovute alla subsidenza (m3/m)

Grafici e tabelle

Accumulo46%

Stabile39%

Erosione15%

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.13: Stato del litorale all’anno 2006 in seguito all’esecuzione degli interventi di difesa.Percentuale di tratti costieri in accumulo, stabili e in erosione (indice ASE riferito ai 117,4 km clas-sificati)

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 877

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- Stato

54.485

45.700

17.160

22.655

0

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

Accumulo Stabile Erosione Non class.*

Met

ri

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.14: Stato del litorale, all’anno 2006, in seguito all’esecuzione degli interventi di difesa.Lunghezza dei tratti costieri in accumulo, stabili, in erosione e non classificati (indice ASE) Nota: * i tratti corrispondenti a foci di fiumi e canali, a darsene, a bocche portuali, alla riva interna della laguna nonsono classificati

15.425 2.100 1.125 740

15.245 3.675 825 875

3.725 8.680 775 585

3.605 6.865 8.250 380

1.230

7.440 8.390 4.055 705

4.420 10.990 1.130 110

4.625 5.000 1.000 18.030

Macrocella Accumulo Stabile Erosione Non classificati*

M1

M2

M3

M4

Porto di Ravenna**

M5

M6

M7

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaNote: * i tratti corrispondenti a foci di fiumi e canali, a darsene, a bocche portuali, alla riva interna della laguna nonsono classificati** il tratto corrispondente al Porto di Ravenna è stato considerato come una “macrocella” a parte, lunga soltanto 1.230m, per la presenza dei due lunghi moli a nord e a sud che ostacolano in entrambe le direzioni il passaggio delle sabbie

Tabella 9C.7: Stato del litorale, all’anno 2006, in seguito all’esecuzione degli interventi di difesa. Lunghezzadei tratti costieri in accumulo, stabili, in erosione e non classificati (indice ASE) in ognuna delle macrocelle

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012878

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0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

16.000

18.000

20.000

M1 M2 M3 M4 Porto di Ravenna**

M5 M6 M7

Met

ri

Macrocelle

Accumulo Stabile Erosione Non classificati*

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.15: Stato del litorale, all’anno 2006, in seguito all’esecuzione degli interventi di difesa.Lunghezza dei tratti costieri in accumulo, stabili, in erosione e non classificati (indice ASE) in ognu-na delle macrocelle Note: * i tratti corrispondenti a foci di fiumi e canali, a darsene, a bocche portuali, alla riva interna della laguna nonsono classificati** il tratto corrispondente al Porto di Ravenna è stato considerato come una “macrocella” a parte, lunga soltanto 1.230m, per la presenza dei due lunghi moli a nord e a sud che ostacolano in entrambe le direzioni il passaggio delle sabbie

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 879

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- Stato

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.16: Stato del litorale emiliano-romagnolo in base all’indice ASE (2000-2006)

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012880

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- Stato

Dal confronto tra le situazioni della costa emilia-no-romagnola nel 2000 e nel 2006, anni in cui so -no stati effettuati gli ultimi due rilievi delle tre retidi monitoraggio della costa. Emerge che, in segui-to alla realizzazione di ripascimenti e interventisulle opere rigide, la percentuale di spiagge inbuo ne condizioni (in accumulo e stabili) ammon-ta all’85% e che i tratti di litorale in condizioni cri-tiche sono il 15%.Queste percentuali si riferiscono al totale dei trat-ti che è stato possibile classificare (117,4 km);sono, quin di, esclusi gli sbocchi di fiumi e canali,le darsene, i porti e la riva interna della sacca diGo ro, che sommati corrispondono a una lunghez-za di 22,6 km.In termini di lunghezze, 54,5 km di litorale risul-tano in accumulo, 46 km sono sostanzialmentestabili, 17 km sono soggetti a erosione. Rispetto a quanto osservato con l’analisi ASPE,che descrive lo stato del litorale in assenza di in -ter venti di difesa, l’indicatore ASE evidenzia ilnetto miglioramento prodotto soprattutto dai variripascimenti effettuati nel periodo in esame; infat-ti, i tratti in accumulo passano dal 28% al 46%,quelli stabili dal 25% al 39%, mentre quelli in ero-sione dal 28% al 15%. Per un’analisi più dettagliata degli effetti prodotti

dalle opere si rimanda all’indicatore di risposta ripor-tato di seguito nel presente report, che si riferisce aisoli tratti oggetto di intervento nel periodo in esame.Analizzando i risultati dell’ASE nel dettaglio dellevarie macrocelle (figura 9C.1), si osservano le se -guenti situazioni.Il tratto di litorale compreso tra Cattolica e Ce -senatico (macrocelle 1 e 2) è quello che presenta ilmaggior numero di chilometri di spiagge in accu-mulo. Dal confronto con i dati ASPE (figura 9C.9),in questa zona risultano evidenti gli effetti positiviprodotti dagli interventi di ripascimento, pari acirca 1,5 milioni di m3 di sabbia portati nel perio-do 2000-2006.Il litorale che versa nelle condizioni peggioriresta quello compreso tra la foce del Savio e Por -to Ga ribaldi (macrocelle 4 e 5). Qui i circa900.000 m3 di sabbia portati a ripascimento nonsono stati sufficienti a determinare cambiamen-ti, quindi bisognerà in futuro aumentarne iquan titativi.Le macrocelle 3 (Cesenatico-foce Savio) e 6 (PortoGaribaldi-foce Po di Volano) hanno il maggior nu -mero di spiagge in condizioni stabili. Anche inquesto caso, il miglioramento è stato determinatodagli interventi di ripascimento: circa 1 milione dim3 di sabbia apportato tra il 2000 e il 2006.

Commento

Page 103: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 881

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- Stato

STATO

Variazione della linea di riva

DescrizioneL’indicatore descrive la tendenza evolutiva del litora-le emiliano-romagnolo in termini di variazione dellali nea di riva, ottenuta confrontando la riva ri -costruita mediante l’interpretazione di foto aereeeffettua te nel 1983 e quella rilevata direttamente conil GPS differenziale nel 2006. L’analisi della variazio-ne della linea di riva ha interessato circa 110 km dei130 km di fronte mare. Sono state escluse dall’anali-si le foci fluviali, le bocche portuali e dei canali discolo, le darsene.Per questo indicatore sono state definite, così co me

riportato nella tabella seguente, tre classi rappresen-tative della tendenza evolutiva della linea di riva trail 1983 e il 2006. Occorre sottolineare che la linea diriva è un parametro che descrive la tendenza evolu-tiva del litorale, ma che risente fortemente de gliinterventi di ripascimento e di prelievo, operazioni,queste, sempre più frequenti negli ultimi de cenni.

ScopoFornire indicazioni sulla tendenza evolutiva dellalinea di riva lungo il litorale emiliano-romagnolo.

Classe Definizione

Avanzamento Avanzamento della linea di riva superiore ai 10 m per tratti di litorale lunghi almeno 100 m

Stabile Variazioni della linea di riva inferiori ai 10 m per tratti lunghi almeno 100 m

Arretramento Arretramenti della linea di riva superiori ai 10 m per tratti di litorale lunghi almeno 100 m

Classi di variazione della linea di riva

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Variazione della linea diriva

DPSIR S

UNITÀ DI MISURA Metri, percentuale FONTE Arpa Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

1983-2006

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Confronto tra linee di riva ottenute da fotointerpretazione o da rilie-vo diretto con GPS differenziale

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012882

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Grafici e tabelle

Classe Percentuali mAvanzamento 57% 62.585Stabile 25% 27.355Arretramento 18% 19.650

Fonte: Arpa Emilia-Romagna

Tabella 9C.8: Estensione dei tratti costieri regionali con linea di riva in arretramento, stabile e inavanzamento, nel periodo 1983-2006

1983-2006

Avanzamento Stabile Arretramento

25%

57%

18%

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.17: Situazione evolutiva della linea di riva nel periodo 1983-2006

17.100

13.530

5.630

8.575

6.190

4.610

6.950

1.550

4.735

6.775

2.970

4.215

7.110

0 0 850 775

7.175 6.980

2.870

1.000

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

16.000

18.000

1 2 3 4 5 6 7

Met

ri

Macrocelle Avanzamento Stabile Arretramento

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.18: Situazione evolutiva della linea di riva, nel periodo 1983-2006, delle sette macrocelleche costituiscono il litorale regionale

Page 105: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 883

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- Stato

Nel 2006, su 110 km di litorale oggetto di analisiin quanto provvisti di una linea di riva, ol tre 60 kmsono in avanzamento rispetto al 1983 (57%), 27km sono in equilibrio (25%) e solo circa 20 km(18%) hanno subito degli arretramenti.Analizzando i singoli tratti in cui è stato suddivi-so il litorale, si osservano tendenze evolutivemol to diverse da macrocella a macrocella. DaCatto lica alla foce del fiume Savio (macrocelle 1,2 e 3) la situazione, tra il 1983 e il 2006, ènettamente mi gliorata e solo brevi tratti sono inarretramento; stesso discorso è valido anche perla ma cro cella 7, che si estende dalla foce del Po diVolano a quella del Po di Goro. Le zone più criti-che sono quelle centrali (macrocelle 4 e 5), dallafoce del fiume Savio ai moli di Porto Garibaldi,dove circa 14 km di spiaggia hanno subito signi-ficativi arretramenti della linea di riva. La macro-cella 6 (dai moli di Porto Garibaldi alla foce del Podi Volano) è caratterizzata da 3 km di spiaggia in

arretramento, 7 km circa stabili e 4,5 km in avan-zamento.Il buon andamento a scala regionale della varia-zione della linea di riva è stato prevalentementede terminato dagli interventi di ripascimento, in -fatti dal 1983 al 2006 sono stati apportati lungotutto il litorale regionale oltre 5,5 milioni di m3 disabbia. Gli effetti dei ripascimenti sono ben evi-denti nelle prime 3 macrocelle, dove sono pochis-sime le spiagge che evidenziano un arretramentodelle linea di riva. Nelle macrocelle 4 e 5 nono -stante siano stati apportati rispettivamente 1,3 e 1milioni di m3 di sabbia, al 2006, come anticipato,14 km di costa sono in arretramento. Essendomolto esigua l’alimentazione naturale di sabbia daparte dei fiumi presenti in queste aree, per potermigliorare la situazione di questi tratti di litoralebisognerà aumentare i quantitativi di sabbia ap -portati artificialmente mediante interventi di ripa-scimento.

Commento

Page 106: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012884

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DescrizioneL’indicatore descrive il litorale emiliano-roma-gnolo in termini di ampiezza media della spiag-gia emersa. Sono stati utilizzati i valori calco-lati dal Servizio Geologico Sismico e dei Suoli(SGSS) tramite interpretazione del Volo Costa2005 e come elemento territoriale di riferimen-to è stata scelta la Cella litoranea (vedi Intro -duzione figura 9C.1). Per effettuare l’analisidel lo stato del litorale in funzione dell’ampiez-za della spiaggia, è stata definita una scalasuddivisa in 5 classi. Per co struire tale scala siè fatto riferimento alle “Indicazioni strategicheper la difesa e la riqualificazione del sistemaambientale costiero della regione Emilia-Roma gna” (Preti, 2002), dove tra le azioni fina-lizzate alla difesa delle spiagge viene posto,come obiettivo, quello di rafforzare il sistemalitoraneo me dian te l’allargamento delle spiaggefino a una dimensione compresa tra 50 e 100m. Ampiezza questa che dovrebbe garantire: a)

uno spa zio sufficiente per l’attività balneare; b)una buona difesa del sistema litoraneo dall’in-gressione marina; c) un margine di flessibilitàdi arretramento prima di dover intervenire permitigare i danni prodotti dall’erosione. Questecondizioni, al contrario, non sono ga rantite daitratti con spiaggia di larghezza inferiore ai 50m (rientranti nelle classi “molto stretta” e“stret ta”) o privi di spiaggia, che presentanovari gradi di criticità strettamente dipendentianche dagli interessi economici insistenti su diessi. Infine, le spiagge molto am pie, più larghedi 100 m, si di stinguono da tutte le altre per-ché, oltre a essere in ottime condizioni,possono essere pe riodicamente sfrut tate co mepunti di prelievo della sabbia da portare a ripa-scimento su altri litorali in condizioni critiche.

ScopoFornire indicazioni sull’ampiezza media dellaspiaggia emersa del litorale emiliano-romagnolo.

Classe Ampiezza media della spiaggia emersa (metri)

Priva di spiaggia 0

Molto stretta 1-20

Stretta 21-49

Ampia 50-100

Molto ampia >100

Classi di ampiezza media della spiaggia

STATO

Ampiezza mediadella spiaggia emersa

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 885

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- Stato

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Ampiezza media dellaspiaggia emersa

DPSIR S

UNITÀ DI MISURA Metri, percentuale FONTE Arpa Emilia-Romagna,Regione Emilia-Romagna*

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

2005

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

* Servizio Geologico Sismico e dei Suoli (SGSS)

Ampiezza media della spiaggia emersa misurata su foto aeree effet-tuate nel 2005

Grafici e tabelle

Classe N. di Celle Lunghezza totale (m)

Priva di spiaggia 4 9.085

Molto stretta 7 8.665

Stretta 23 30.620

Ampia 38 46.015

Molto ampia 10 22.960

Non classificata 36 22.655

Fonte: Arpa Emilia-Romagna

Tabella 9C.9: Classificazione della spiaggia del litorale emiliano-romagnolo in funzione dell’ampiezzamedia della spiaggia emersa (2005)

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012886

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- Stato

Molto ampia Ampia Stretta Molto stretta Priva di spiaggia

39%

26%

7%8%

20%

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.19: Classificazione della spiaggia del litorale emiliano-romagnolo in funzione dell’ampiezzamedia espressa, in valori percentuali sul totale della lunghezza del litorale classificabile (117,4 km)(2005)

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 887

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- Stato

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.20: Litorale emiliano-romagnolo classificato in funzione dell’ampiezza della spiaggia(2005)

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012888

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- Stato

Su 118 celle (140 km), in cui è stato suddiviso il li -torale emiliano-romagnolo, 36 (22,6 km) non sonoclassificabili con questo indicatore, perché non oc -cupate da spiagge e corrispondenti a darsene, boc-che portuali, foci fluviali etc. Del litorale classificabile (117,4 km) il 39% (circa46 km) presenta una spiaggia ampia, quindi rite-nuta adeguata per la difesa dall’ingressione marinae per l’attività del turismo balneare.Il 33% del litorale (pari a circa 39 km) presentadelle spiagge strette o molto strette.Solo l’8% del litorale (circa 9 km) è privo di

spiag ge, questo riguarda 3 celle difese da scoglie-re radenti (una a nord della foce dei Fiumi Uniti,una nella zona del Poligono militare e una nellapineta di Volano) e la bocca della laguna dellaSacca di Goro.Infine, il 20% del litorale (pari a circa 23 km) hauna spiaggia larga più di 100 m. La maggior partedi queste spiagge si trovano a ridosso di lunghimoli portuali che impediscono lo scorrimento del -la sabbia lungo costa, quali quelli del porto canaledi Rimini, di Porto Garibaldi e del porto di Ra -venna.

Commento

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 889

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- Risposte

RISPOSTE

Lunghezza dei tratti protettida opere rigide

DescrizioneL’indicatore rappresenta l’inventario dei tratti pro-tetti dai diversi tipi di opere rigide presenti al 2007lungo il litorale emiliano-romagnolo.Quelle riportate in tabella non sono le uniche ope -re di difesa dal mare presenti lungo il litorale re -gionale. Oltre a esse esistono decine di chilometridi strutture la cui funzione è legata al conteni-mento degli eventi di acqua alta: gli argini checon tornano vaste aree depresse presenti al centronord al retro della costa, gli argini fluviali in pros-simità delle foci di molti corsi d’acqua, le banchi-ne portuali, i muretti e i rilevati artificiali presen-ti al retro delle spiagge.

ScopoFornire indicazioni sull’estensione delle opere didifesa rigida presenti lungo il litorale regionale.

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Lunghezza dei tratti protettida opere rigide

DPSIR R

UNITÀ DI MISURA Metri, percentuale FONTE Arpa Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

2007

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Osservazione di foto aeree

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012890

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Grafici e tabelle

Opera Lunghezza tratto (m)

Scogliere parallele emerse 38.100 Scogliere radenti 19.420

Scogliere semisommerse 6.700 Barriere in sacchi 6.800

Pennelli trasversali* 2.750 Totale 73.770

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaNota: * a questa voce vanno aggiunti 43 pennelli molto distanti o associati ad altre tipologie di opere di difesa, presentiin varie località del litorale (per i dettagli si rimanda a Preti et al., 2008)

Tabella 9C.10: Lunghezza dei tratti difesi con opere rigide (2007)

Scogliere parallele emerse

Scogliere radenti

Scogliere semisommerse

Barriere in sacchi

Pennelli*

52%

26%

9%

9%

4%

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.21: Percentuale delle varie tipologie di opere di difesa rigida presenti nel litorale regionale(2007)Nota: * a questa voce vanno aggiunti 43 pennelli molto distanti o associati ad altre tipologie di opere di difesa, presentiin varie località del litorale (per i dettagli si rimanda a Preti et al., 2008)

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 891

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- Risposte

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.22: Litorale emiliano-romagnolo, tratti protetti con opere di difesa rigida all’anno 2007

Oltre la metà delle spiagge emiliano-romagnole (circa74 km) sono protette da opere rigide di vario tipo. Lepiù diffuse sono le scogliere parallele emerse che di -

fendono circa 40 km di costa. I restanti 30 km sonoprotetti da scogliere radenti, scogliere semisommerse,barriere sommerse in sacchi e pennelli.

Commento

Page 114: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012892

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- Risposte

DescrizioneL’indicatore definisce l’entità degli interventi diripascimento eseguiti sul litorale emiliano-roma-gnolo in termini di volumi di sabbia portati artifi-cialmente sulle spiagge in erosione al fine di am -pliarle e difendere il territorio retrostante. I volumi di sabbia portati a ripascimento sono sta -ti raggruppati per fonte di provenienza e per ma -crocella di destinazione. I dati sono stati presenta-ti in questo modo da un lato allo scopo di eviden-ziare le fonti di prelievo maggiormente utilizzate,dall’altro per effettuare un’analisi di maggior det-taglio rispetto alla scala regionale.Le fonti di provenienza possono essere interne oesterne al sistema costiero. Questa distinzione èim portante in quanto la sabbia proveniente dall’e-sterno del sistema costiero è quella che va a com-pensare quanto non più portato dai fiumi e quan-to sottratto dalla subsidenza, andando di fatto adalimentare il sistema.

Le sabbie considerate interne al sistema sono quel-le che provengono dalle spiagge in accumulo, da -gli scanni di Goro e Volano, dalle bocche portualiche vengono dragate per garantire l’entrata nelporto, dalle foci di canali e fiumi e quelle risultan-ti dalla pulizia delle spiagge. Nel presente rappor-to, tutte queste fonti sono state denominate “accu-muli litoranei”.Le sabbie che provengono da fonti esterne al siste-ma costiero sono quelle estratte da cave a terra, dagiacimenti sottomarini al largo della costa regio-nale e quelle recuperate dagli scavi edili, dagli sca -vi per la costruzione di nuove darsene e dagli scaviall’interno dei moli del porto di Ravenna.

ScopoFornire un’indicazione sull’entità dei volumi disab bia portati a ripascimento sulle spiagge in ero-sione del litorale emiliano-romagnolo.

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Volumi di sabbia portati aripascimento

DPSIR R

UNITÀ DI MISURA Metri cubi FONTE Arpa Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

1983-2010

AGGIORNAMENTODATI

Annuale ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Quantificazione dei volumi di sabbia portati a ripascimento sullespiagge

RISPOSTE

Volumi di sabbiaportati a ripascimento

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 893

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- Risposte

Grafici e tabelle

Macrocella Cave a terra (m3)

Scavi edili e darsene (m3)

Accumuli litoranei (m3)

Accumuli sottomarini (m3)

Totale (m3)

M1 506.650 20.000 215.850 0 742.500 M2 2.000 0 7.000 0 9.000 M3 817.000 0 39.368 0 856.360 M4 1.000.000 0 0 0 1.000.000 M5 365.000 0 92.000 0 457.000 M6 0 0 20.000 0 20.000 M7 0 0 0 0 0

Totale (m3) 2.690.650 20.000 374.218 0 3.084.868

Fonte: Arpa Emilia-Romagna

Tabella 9C.11: Volumi di sabbia portati a ripascimento nel periodo 1983-1999 sul litorale emiliano-romagnolo, ripartiti per macrocella e fonte di prelievo degli inerti

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.23: Ripartizione percentuale dei volumi di sabbia portati a ripascimento sul litorale regio-nale suddivisi per fonte di prelievo nei periodi 1983-1999 e 2000-2010

Scavi edili e darsene 0,7%

Accumuli litoranei12,1%

Ripascimenti 1983-1999

Cave a terra12,5%

Scavi edili e darsene

27,8%

Accumuli litoranei35,5%

Giacimenti sottomarini

24,2%

Ripascimenti 2000-2010

Cave a terra

87,2%

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012894

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Macrocella Cave a terra (m3) (m3) (m3) (m3)

Scavi edili e darsene

Accumuli litoranei

Accumuli sottomarini (m3)

Totale

M1 25.150 378.200 535.045 673.080 1.611.475 M2 225.510 126.454 141.146 250.037 723.147 M3 146.225 209.829 151.617 378.153 885.824 M4 384.475 0 19.000 338.010 741.485 M5 55.050 1.150.000 679.419 0 1.884.469 M6 0 700 753.853 0 754.554 M7 0 0 99.000 0 99.000

Totale (m3) 836.410 1.865.183 2.376.080 1.619.280 6.696.953

Fonte: Arpa Emilia-Romagna

Tabella 9C.12: Volumi di sabbia portati a ripascimento nel periodo 2000-2010 sul litorale emiliano-romagnolo con il dettaglio delle macrocelle e della fonte di prelievo degli inerti

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M1 M2 M3 M4 M5 M6 M7

Giacimenti sottomarini

Met

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Accumulilitoranei

Scavi edilie darsene

Cave a terra

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.24: Volumi di sabbia portati a ripascimento nel periodo 1983-1999 sul litorale emiliano-romagnolo con il dettaglio delle macrocelle e della fonte di prelievo degli inerti

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 895

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1.800.000

2.000.000

M1 M2 M3 M4 M5 M6 M7

Giacimenti sottomarini

Cave a terra Accumuli litoraneiScavi edili e darsene

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.25: Volumi di sabbia portati a ripascimento nel periodo 2000-2010 sul litorale emiliano-romagnolo suddivisi per macrocella e fonte di prelievo degli inerti

In Emilia-Romagna la pratica degli interventidi ripascimento per far fronte ai processi erosi-vi del litorale è stata avviata nel 1983. Al dicem-bre 2010, data dell’ultimo censimento effettua-to da Arpa insieme ai Servizi tecnici di bacino,i volumi di sabbia portati a ripascimento sfiora-no i 10 milioni di m3 (9.832.521 m3).Nel tempo lo sfruttamento delle cave a terra,no tevolmente impattante, si è ridotto molto,passando dal 87%, nel periodo 1983-1999, al12%, tra il 2000 e il 2010, in favore di altrefonti di sabbia.In questo secondo periodo sono stati sfruttati perla prima volta i giacimenti sabbiosi sottomarinicollocati al largo della costa regionale, alla pro-fondità di 30-40 m (1,6 milioni di m3, pari al24,2%), e si è affermata la pratica di utilizzo dellesabbie recuperate da scavi edili (ad esempio ilcomune di Riccione), dalla costruzione di nuo vedarsene (Rimini e Cattolica) e dal dragaggio delporto di Ravenna, per un totale di oltre 1,8 milio-ni di m3 (pari a 27,8%). Infine, si è sviluppato tantissimo l’utilizzo didiverse fonti litoranee, quali spiagge in accu-mulo, e il recupero delle sabbie risultanti dallapu lizia delle spiagge, dal dragaggio di boccheportuali e di foci di canali e fiumi (circa 2,4milioni di m3, pari al 35,5%).Nel periodo tra il 1983 e il 1999 (18 anni) sono

stati portati a ripascimento poco più di 3 milio-ni di m3 di sabbia, circa 170.000 m3/anno. Laquasi totalità della sabbia è stata portata nel li -torale tra Misano e Riccione sud (ma cro cella 1)e tra Cesenatico Ponente e fo ce La mo ne-CasalBorsetti (ma crocelle 3, 4 e 5).Nel decennio successivo (2000-2010), si è avutauna forte crescita dei volumi di sabbia portati aripascimento. I quantitativi hanno sfiorato i 6,7mi lioni di m3, circa 610 mila m3/anno, cioè trevolte e mezzo rispetto al periodo precedente.Questo incremento è stato determinato da unlato dall’affermarsi della tecnica del ripascimen -to come metodo idoneo a fronteggiare l’erosionecostiera e garantire la presenza di spiagge ade-guate alla balneazione, dall’altro dalla realizza-zione, nel 2002 e nel 2007, di due interventi diripascimento consistenti nell’apporto di oltre1,6 milioni di m3 di sabbia proveniente dai giaci-menti sottomarini sopra citati.I maggiori quantitativi di sabbia sono stati porta-ti tra Misano e Riccione sud (1,6 milioni di m3,macrocella 1) e tra Marina Romea nord e Li do diSpina sud (1,9 milioni di m3, ma cro cella 5). Nelle macrocelle 2, 3 e 4 (tra Rimini e Ravenna)e nella macrocella 6 (tra Porto Garibaldi e la focedel Po di Volano) i ripascimenti sono am montatia circa 700-900 mila m3 per ciascun tratto. Si segnala che in questo secondo periodo gli

Commento

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012896

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interventi hanno interessato anche zone che inpassato erano state oggetto soltanto di limita-tissimi ripascimenti, come le macrocelle 2 e 6.Questi due tratti, corrispondenti al litorale traRimini e Cesenatico e a quello compreso traPorto Garibaldi e la foce del Po di Volano, non-ostante la presenza di scogliere parallele emer-se, versavano in condizioni critiche tali da

avere necessità di consistenti ripascimenti.Questo dimostra che in un litorale scarsamen-te alimentato da apporti solidi fluviali e sogget-to a un tasso di subsidenza di circa 1 cm/anno,nel periodo 2000-2005, anche le spiagge protet-te da scogliere entrano in erosione, per cui, pergarantirne l’esistenza, è indispensabile ricorre-re ad apporti artificiali di sabbia.

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 897

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RISPOSTE

Bilancio di efficacia degli interventi di difesa costiera

DescrizioneTramite l’indicatore viene effettuata una valutazio-ne degli effetti prodotti dagli interventi di difesarealizzati sul litorale regionale nel periodo di rife-rimento dei dati, che in questo caso è compreso traaprile 2000 e aprile 2006.Tale indicatore si applica esclusivamente ai trattidi litorale che sono stati oggetto di ripascimento,che hanno subito manutenzione alle strutture didifesa esistenti o che sono stati luogo di costruzio-ne di nuove opere. La valutazione viene effettuata confrontando la clas-se di appartenenza del tratto in questione al l’ASPE,che descrive lo stato del litorale se non fosse oggettodi interventi, con la classe di appartenenza all’ASE,che rappresenta invece la spiaggia così come si pre-senta dopo la realizzazione degli interventi.

L’indicatore prevede le seguenti situazioni:

– l’intervento produce un miglioramento della si -tuazione del tratto costiero interessato (passaggiodi classe da ASPE a ASE positivo);

– l’intervento non produce nessun cambiamentonel tratto costiero interessato (nessun passaggio diclasse da ASPE a ASE);

– l’intervento produce un peggioramento della si -tuazione del tratto costiero interessato (passaggiodi classe da ASPE a ASE negativo).

ScopoFornire una valutazione degli effetti prodotti dagliinterventi di difesa eseguiti in un dato periodo ditempo sulla costa regionale.

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Bilancio di efficacia degli interventi di difesacostiera

DPSIR R

UNITÀ DI MISURA Percentuale FONTE ArpaEmilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

2000-2006

AGGIORNAMENTODATI

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

Analisi degli effetti prodotti dagli interventi di ripascimento e dallacostruzione o manutenzione di opere rigide, basata sul confronto diASPE e ASE

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012898

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Grafici e tabelle

Valutazione dell’effetto Miglioramento

(m)

Nessun cambiamento

(m) Peggioramento

(m) (m) Totale

Ripascimento 20.145 3.250 0 23.395

Intervento su opera 1.600 0 0 1.600 Ripascimento + Intervento su opera 16.490 5.555 0 22.045 Totale 38.235 8.805 0 47.040

Fonte: Arpa Emilia-Romagna

Tabella 9C.13: Valutazione degli effetti prodotti dagli interventi di difesa realizzati tra il 2000 e il 2006

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M1 M2 M3 M4 M5 M6 M7

OperaRipascimento + OperaRipascimento

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9C.26: Valutazione degli effetti degli interventi di difesa realizzati in ognuna delle macrocelle,nel periodo 2000-2006

Tra il 2000 e il 2006 sono stati effettuati vari tipi diinterventi di difesa, consistenti principalmente inripascimenti, su 47 km di litorale.Su 38 km gli interventi hanno avuto effetti positi-vi e solo su circa 9 km di costa il ripascimento e/ol’opera non hanno migliorato la situazione. In nes-sun caso, però, sono stati riscontrati peggiora-menti. Un bilancio, questo, molto positivo, chedimostra come le politiche di protezione dellacosta adottate dalla Re gione Emilia-Romagna,orientate prevalentemen te verso l’utilizzo del ripa-scimento, siano ben indirizzate.Analizzando le situazioni di ciascuna macrocella

emerge che i migliori risultati sono stati ottenutinei tratti di costa tra Porto Garibaldi e la foce delPo di Volano e tra Rimini e Cesenatico (macrocel-le 6 e 2). Risultano soddisfacenti anche gli effettide gli interventi nei tratti tra Cattolica e Rimini,tra Cesenatico e la foce del Savio e tra Porto Cor -sini e Porto Garibaldi (macrocelle 1, 3, 5).Appare, invece, necessario rivedere la difesa dellitorale compreso tra la foce del Savio e PortoCorsini (macrocella 4) dove, rispetto a un totaledi circa 6 km di spiagge oggetto di intervento, su4 km di costa non sono stati ottenuti migliora-menti.

Commento

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 899

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Riferimenti

� Autori

Mentino PRETI (1), Margherita AGUZZI (1), Nunzio DE NIGRIS (1), Maurizio MORELLI (1)

(1) ARPA DIREZIONE TECNICA

Nota: l’indicatore “Urbanizzazione della fascia costiera” è stato redatto da Lorenzo Calabrese*,Samantha Lorito*, Luisa Perini*

* Servizio Geologico sismico e dei suoli della Regione Emilia-Romagna

� Bibliografia

1. AA.VV (2010), Regional policies and littoral management practices. Report phase A Componet 4,Territorial Action Plans for coastal protection management. Eu project COASTANCE

2. AA.VV (2011a), Definition of Sediment Management Plans elements Report phase B Componet 4,Territorial Action Plans for coastal protection management. Eu project COASTANCE

3. AA.VV (2011b), Nuovi strumenti per la gestione dei litorali in Emilia-Romagna: SICELL il sistemagestionale delle celle litoranee

4. Arpa Emilia-Romagna (2001), Intervento di messa in sicurezza dei tratti critici del litorale emilia-no-romagnolo mediante ripascimento con sabbie sottomarine – Progetto esecutivo. Relazionegenerale

5. Arpa Emilia-Romagna (2004), Intervento di messa in sicurezza dei tratti critici del litorale emilia-no-romagnolo mediante ripascimento con sabbie sottomarine. Monitoraggio 2002-2005. Annualità2003. Relazione

6. Arpa Emilia-Romagna (2005), Intervento di messa in sicurezza dei tratti critici del litorale emilia-no-romagnolo mediante ripascimento con sabbie sottomarine. Monitoraggio 2002-2005. Annualità2004. Relazione

7. Arpa Emilia-Romagna (2005), Monitoraggio degli effetti prodotti sul litorale dalla costruzione dellanuova darsena di Rimini. Campagne di rilievi 2000-2004. Relazione finale

8. Arpa Emilia-Romagna (2005), Monitoraggio dell’intervento sperimentale di trasformazione di 6scogliere emerse in un’unica semi-sommersa a Igea Marina. Campagne di rilievo anno 2004 –Relazione

9. Arpa Emilia-Romagna (2006), Rilievo della subsidenza nella pianura emiliano-romagnola. Misuradella rete costiera di controllo della subsidenza – Relazione finale

10. Arpa Emilia-Romagna (2007), Studio e simulazione, mediante modelli matematici, della dinamicalitoranea del tratto costiero tra foce Conca e foce Marano in presenza di vari assetti delle opere didifesa costiera e indicazioni progettuali – Relazione

11. BEACHMED-e (2006), Operazione Quadro Regionale, La gestione strategica della difesa dei litora-li per uno sviluppo sostenibile delle zone costiere del Mediterraneo

12. Idroser (1981), Piano progettuale per la difesa della costa adriatica emiliano-romagnola, Bologna13. Idroser (1985), Ricerca di depositi sabbiosi sul fondo del mare Adriatico da utilizzare per il ripa-

scimento delle spiagge in erosione, Bologna14. Idroser (1990), Ricerca di depositi sabbiosi sul fondo del mare Adriatico da utilizzare per il ripa-

scimento delle spiagge in erosione, 2a campagna, Bologna15. Idroser (1996), Progetto di piano per la difesa dal mare e la riqualificazione ambientale del litora-

le della Regione Emilia-Romagna, Bologna16. Lorito S., Calabrese L., Perini L. e Cibin U. (2010), Uso del Suolo della Costa. in: Perini L. e

Calabrese L. (a cura di): Il sistema mare-costa dell’Emilia-Romagna; Bologna: Pendragon.Monografie ISBN 978-888342847, pp. 109-118

17. Perini L., Calabrese L. (2010), Le dune costiere dell’Emilia-Romagna: strumenti di analisi, carto-grafia ed evoluzione. Studi Costieri, 17, 71-84

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012

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18. Preti M.(1993), “La difesa del territorio costiero in Emilia-Romagna: esperienze e considerazioni”,in: La difesa dei litorali in Italia, Roma, Edizioni delle Autonomie

19. Preti M. (1999), “Eustatismo, subsidenza e linee di intervento per la difesa del territorio costiero inEmilia-Romagna”, in: Mare e cambiamenti globali: aspetti scientifici e gestione del territorio,ICRAM, pp. 167-179

20. Preti M. (1999), “The Holocene transgression and the land-sea interaction south of the Po delta”,Giorn. Geol., n. 61

21. Preti M. (2002), “Stato del litorale emiliano-romagnolo all’anno 2000”, I quaderni di Arpa,Bologna, Arpa Regione Emilia-Romagna

22. Preti M. (2002), “Ripascimento di spiagge con sabbie sottomarine in Emilia-Romagna”, StudiCostieri, n. 5, pp. 107-134

23. Preti M., De Nigris N. (2003), Intervento di messa in sicurezza dei tratti critici del litorale emilia-no-romagnolo mediante ripascimento con sabbie sottomarine. Monitoraggio 2002-2005.Annualità 2002. Relazione, Arpa Regione Emilia-Romagna

24. Preti M., De Nigris N. (2005), Studio e proposte d’intervento per ridurre l’erosione del litorale diMilano Marittima e l’insabbiamento del porto di Cervia, Arpa Regione Emilia-Romagna, Comunedi Cervia

25. Preti M. et al. (2005), An effort toward renaturalisation of Igea Marina beach: trasformation of 6emerged barriers into a single low crested structure, Proc. Medcoast 2005, Erdal Özhan ed.

26. Preti M. et al. (2008), “Stato del litorale emiliano-romagnolo all’anno 2007 e decennale piano digestione”, I quaderni di Arpa, pp. 270

27. Regione Emilia-Romagna (2005), Approvazione delle linee guida per la gestione integrata dellezone costiere (GIZC). Deliberazione del Consiglio Regionale 20 gennaio 2005, n. 645

28. Regione Emilia-Romagna - Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli, Sistema informativo del maree della costa

29. Regione Emilia-Romagna (2007), Interventi di messa in sicurezza di taluni tratti critici del litora-le emiliano-romagnolo, interessati da erosione e subsidenza, mediante ripascimento con sabbiesottomarine – Progetto esecutivo. Relazione generale

� Sitografia

1. http://www.beachmed.it2. http://www.coastance.eu/3. http://www.ermesambiente.it/wcm/difesasuolo/sezioni_laterali/attivita/progetti/sicell/sicell.htm4. http://www.regione.emilia-romagna.it/wcm/geologia

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Introduzione

Messaggio chiave . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 904

Sintesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 904

Quadro generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 905

Indicatori

Pressioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 908

Stato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 914

Riferimenti

Autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 922

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 922

Sitografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 922

INDICE

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� Prelievi acque sotterranee Provincia 1992-2006 908

� Estrazione idrocarburi Provincia 2011 911

� Abbassamento suolo Provincia 1992-2011 914

QUADRO SINOTTICO DEGLI INDICATORI

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Tema ambientale: � Subsidenza

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Introduzione

I dati del 2011 evidenziano che la gran parte del territorio di pianura della regione non pre-senta nel periodo 2006-2011 variazioni di tendenza rispetto al periodo 2002-2006, mentrecirca un terzo della superficie evidenzia una riduzione della subsidenza e appena il 3% pre-senta un incremento del fenomeno.

Permangono alcune aree nelle quali il fenomeno risulta particolarmente evidente: il bolo-gnese è ancora il territorio maggiormente soggetto ad abbassamenti sia per vastità dellasuperficie interessata sia per velocità di movimento; il litorale, a fronte di una generale ten-denza all’attenuazione del fenomeno, evidenzia però un’area, centrata sulla foce dei FiumiUniti, in cui la subsidenza risulta ancora presente con valori significativi, soprattutto se siconsidera la particolare fragilità del paraggio costiero.

I fenomeni subsidenziali in atto, sono prevalentemente di origine antropica, legati, in parti-colare, ad eccessivi emungimenti di acque sotterranee e, in misura minore ed arealmentepiù limitata, all’estrazione di idrocarburi da formazioni geologiche profonde. Al depaupera-mento delle falde contribuiscono anche i cambiamenti climatici, con periodi siccitosi sem-pre più frequenti e prolungati, associati all’impermeabilizzazione del suolo nelle aree di rica-rica dell’acquifero.

Il monitoraggio dei movimenti verticali del suolo a scala regionale avviato da Arpa nel 1999,è stato ulteriormente affinato in occasione dell’ultimo rilievo del 2011, tramite l’utilizzo delmetodo dell’analisi interferometrica di dati radar satellitari supportato dall’elaborazione distazioni permanenti GPS. Tale metodo ha risposto pienamente ai risultati attesi, permet-tendo di ottenere un ulteriore miglioramento del dato finale sia in termini quantitativi chequalitativi.

� Messaggio chiave

Dall’esame degli elaborati prodotti si evince che,rispetto al rilievo precedente (2002-2006), il 62%del territorio analizzato non presenta variazioni ditendenza significative, mentre una tendenza allariduzione degli abbassamenti si evidenzia per il35% della superficie e, un’accentuazione del feno-meno subsidenziale (3%), è presente soprattuttonel Modenese, Bolognese Ravennate e Forlivese. Nelle province di Piacenza e Parma si conferma lasituazione di sostanziale stabilità già evidenziatanel periodo precedente; Nella provincia di ReggioEmilia si evidenziano movimenti significativisoprattutto in corrispondenza di San Prospero e diCorreggio con massimi di circa 20 mm/anno. Inprovincia di Modena si notano nella media pianu-ra abbassamenti compresi tra 5 e 10 mm/anno ealcuni picchi localizzati in prossimità di Carpi e diSoliera con massimi intorno a 30 mm/anno, e aBomporto e Ravarino con massimi rispettivamen-te di oltre 20 mm/anno e di oltre 10 mm/anno.Il Bolognese si conferma come il territorio piùsubsidente, nonostante continui la tendenza, già

in atto da alcuni decenni, verso una progressivariduzione degli abbassamenti. Persiste, infatti,un’ampia area a ridosso della città di Bologna, conuna superficie di oltre 500 km2, con un abbassa-mento medio di circa 15 mm/anno e punte massi-me di oltre 30 mm/anno in corrispondenza di SalaBolognese, Lavino di Sotto e dell’area tra Lavino diMezzo e Anzola dell’Emilia; di oltre 35 mm/annoin corrispondenza della cassa di espansione aridosso del F. Reno nei pressi di Malacappa; di oltre30 mm/anno a Castello d’Argile e di oltre 20mm/anno a Castelmaggiore. Altri picchi, seppurearealmente molto più limitati, sono presenti aBudrio, con oltre 25 mm/anno e in corrisponden-za della zona industriale Ca’ Bianca (Castel SanPietro) con oltre 30 mm/anno. Il centro storico diBologna, in particolare, risulta invece esente daabbassamenti significativi (alcuni mm/anno).Nella provincia di Ferrara non si evidenzianoabbassamenti significativi.Nella provincia di Ravenna si evidenziano, in par-ticolare, gli abbassamenti in corrispondenza della

� Sintesi

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Foce dei Fiumi Uniti ed entroterra con massimidi oltre 20 mm/anno e in ampie zone delFaentino con massimi di circa 25 mm/anno; altriconi di depressione arealmente più limitati sonopresenti in corrispondenza della zona industrialeBacino Trattaroli, ad ovest di Marina di Ravenna ea nord di Conselice con massimi di oltre 15mm/anno. La città di Ravenna si confermasostanzialmente stabile con abbassamenti massi-mi intorno a 2-3 mm/anno.La provincia di Forlì-Cesena presenta abbassa-menti medi di circa 5 mm/anno con massimi dicirca 20 mm/anno in prossimità di San MauroPascoli e di oltre 10 mm/anno a nord di Cesena.La città di Forlì presenta abbassamenti di circa 5mm/anno.In provincia di Rimini si registrano abbassamen-ti medi di circa 4 mm/anno con massimi di circa10 mm/anno nella città di Rimini e di circa 15mm/anno in prossimità di Savignano sulRubicone.Il litorale, nel suo complesso, mostra una preva-

lente tendenza alla diminuzione della subsidenza.Si notano abbassamenti di pochi mm/anno sututto il litorale ferrarese; il litorale ravennate pre-senta abbassamenti generalmente fino a circa 5mm/anno, fatta eccezione per un’area di depres-sione che interessa il paraggio costiero da LidoAdriano fino ad oltre la Bocca del T. Bevano, conun massimo di oltre 20 mm/anno in corrispon-denza della foce dei Fiumi Uniti ed un’estensionemassima verso l’entroterra di circa 5 km. Più asud, tra Cesenatico e Bellaria, gli abbassamentiritornano intorno a 5 mm/anno e si riducono ulte-riormente fino a 2-3 mm/anno fino a Rimini. Illitorale riminese, a sud del molo, presenta valorileggermente superiori - fino a circa 8-9 mm/annoper un tratto di 1 km - che si riducono però rapi-damente ad alcuni mm/anno lungo tutto il litora-le fino a Cattolica.Il litorale nella sua interezza presenta un abbassa-mento medio, relativamente ad una fascia di 5 kmverso l’entroterra, di circa 4 mm/anno, sostanzial-mente dimezzato rispetto al periodo precedente.

� Quadro generale

La pianura emiliano-romagnola è soggetta ad unfenomeno di subsidenza naturale la cui velocità,variabile a seconda delle zone, è valutata intornoad alcuni mm/anno. A tale fenomeno, legato acause geologiche, si è andata affiancando, soprat-tutto negli ultimi sessant’anni, una subsidenzadi origine antropica i cui valori sono, general-mente, molto più elevati rispetto a quelli natura-li. Il fenomeno si è reso manifesto con danni alpatrimonio artistico-monumentale, perdita diefficienza delle infrastrutture idrauliche, erosio-ne accelerata della fascia di battigia e aumentodella propensione all’esondabilità sia dei territo-ri costieri che interni. Le prime evidenze signifi-cative del fenomeno si manifestarono nella parteorientale della provincia di Ferrara. Le causevennero individuate nella bonifica di vaste areevallive e nella massiccia estrazione di acquemetanifere dai primi strati del sottosuolo. In par-ticolare furono registrati in talune zone sprofon-damenti fino a 240 cm nel periodo 1952-1974.Negli anni ’50, consistenti abbassamenti nonnaturali del suolo iniziarono a manifestarsianche nel territorio Ravennate, causati prevalen-temente da forti emungimenti di acqua di faldain corrispondenza del nuovo polo industriale anord di Ravenna, con valori fino a 130 cm nel-l’arco di alcuni decenni. A partire dagli anni ’60fenomeni di subsidenza cominciarono a interes-sare, con valori più o meno accentuati, tutta lafascia litoranea e l’entroterra fino al Riminese, in

concomitanza con lo sfruttamento sempre piùintenso di acque sotterranee utilizzate sia nelsettore turistico-alberghiero in grande espansio-ne, sia nel settore agricolo ove andava afferman-dosi un modello fortemente idroesigente.Successivamente il fenomeno si evidenziavaanche nelle province di Bologna e di Modena e,anche in questi casi, l’origine degli abbassamen-ti risulta in relazione alla sottrazione d’acqua dalsottosuolo. In particolare il territorio Bolognesepresentava, nel periodo 1983-1992, valori diabbassamento i più alti in assoluto, con punte dioltre 7 cm/anno.Il monitoraggio del fenomeno ha inizio già neglianni ’30, limitatamente ad alcune aree del terri-torio ferrarese, ma è negli anni ’50 che si esten-de alla gran parte della provincia di Ferrara e diRavenna, ad opera, in particolare, di enti e con-sorzi di bonifica. Negli anni ’70 si intensificanotali iniziative con nuove reti di monitoraggio cheinteressano ambiti territoriali più o meno limi-tati, laddove il fenomeno si andava manifestan-do: il Consorzio di Bonifica Forlivese per il terri-torio di sua competenza, Agip con una rete chearriverà ad interessare gran parte della pianuraregionale, il Comune di Ravenna che nel 1977istituisce la prima rete a carattere intercomuna-le, alla quale faranno seguito le reti istituite dalComune di Modena nel 1981 e dal Comune diBologna nel 1983. Tutte queste iniziative costi-tuivano, nel loro insieme, un patrimonio parti-

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colarmente vasto e complesso, unico in Italia,tuttavia, considerate in un contesto regionale,inevitabilmente evidenziavano sovrapposizioni,disomogeneità e lacune tali da rendere estrema-mente difficoltosa la definizione di un quadroorganico dei movimenti verticali del suolo, in cuigli stessi potessero essere osservati all’internodello stesso arco temporale e attraverso una dis-tribuzione spaziale uniforme. Al fine di superaretali difficoltà Arpa, su incarico della Regione e incollaborazione con il Dicam della Facoltà diIngegneria dell’Università di Bologna, ha proget-tato e istituito nel 1997-98 una rete regionale dimonitoraggio della subsidenza. La rete, in parti-colare, è costituita da due sistemi geodetici: unarete di livellazione geometrica di alta precisionecon oltre 2300 capisaldi e una rete di circa 60punti Gps. Entrambe le reti sono state progetta-te a partire dal vasto patrimonio di capisaldi sto-rici - istituiti come si diceva da Enti diversi - inun’ottica di ottimizzazione e valorizzazione delleprecedenti esperienze, selezionate, ed integratecon capisaldi istituiti ex novo, in funzione di unmonitoraggio a scala regionale.La rete, nel suo complesso, viene misurata per laprima volta nel 1999. Il rilievo della rete di livel-lazione ha permesso di attribuire ad ogni capo-saldo una quota assoluta sul livello medio delmare riferita, in particolare, al caposaldo 5/162”(verticale), ritenuto stabile, sito nei pressi diSasso Marconi (Appennino bolognese) e apparte-nente alla rete di livellazione di alta precisionedell’Istituto geografico militare italiano (Igmi).Per tale caposaldo è stata adottata la quota de -ter minata nel 1949 dall’Istituto stesso pari a225.9222 m s.l.m.Già nell´ambito di questo primo rilievo è statopossibile realizzare un confronto fra le quoteottenute nel 1999 e le quote relative ai capisaldistorici presenti nella rete di livellazione, rilevateda enti diversi in periodi precedenti. Da tale con-fronto è scaturita la prima carta a isolinee divelocità di abbassamento del suolo relativa alperiodo 1970/93-1999; si tratta del primo tenta-tivo di restituire un quadro complessivo deimovimenti verticali del suolo sull´intera area dipianura della regione, già nella fase di rilievo“zero” della rete di livellazione. A tal fine si èdovuto procedere ad un imponente lavoro diomogeneizzazione delle quote storiche per ren-derle confrontabili con le quote del 1999, lavoroche, in particolare, è stato realizzato con la col-laborazione del Dipartimento di Ingegneriadell´Università di Ferrara.Questa prima carta, tuttavia, risulta inevitabil-mente lacunosa e fortemente disomogenea, datala diversa copertura spaziale e temporale dei datistorici, non essendo ancora possibile realizzareun confronto a tappeto sull´intera rete, bensì

solo su circa il 50% dei capisaldi, distribuiti nep-pure uniformemente. In particolare, le velocitàdi movimento indicate sulla carta sono riferite aperiodi diversi - a seconda delle linee di livella-zione - compresi tra il periodo più lungo 1970-1999 e il periodo più breve 1993-1999.Nel 2002 viene ripetuto il rilievo della sola reteGps, aggiornando così le conoscenze sui movi-menti verticali del suolo nel periodo 1999-2002relativamente ai circa 60 punti della rete Gpsstessa.Successivamente, tali metodiche di rilevamentosono oggetto di revisioni dettate dalle notevoliinnovazioni intervenute in ambito geodeticonegli ultimi dieci anni, innovazioni che hannocompletamente rivoluzionato la tecnica topogra-fica classica, basata principalmente sulla livella-zione geometrica di alta precisione. Nel 2006 viene utilizzato, per la prima volta ascala regionale, il metodo dell’analisi interfero-metrica di dati radar satellitari con tecnicaPSInSARTM. Tale metodo di telerilevamento vienesupportato da misure di livellazione geometricadi alta precisione su un sottoinsieme della reteregionale (circa il 50% delle linee di livellazio-ne). I risultati ottenuti, forniscono un quadrosinottico di dettaglio del fenomeno della subsi-denza a scala regionale. In particolare, sulla basedella disponibilità dei dati satellitari, sono staterealizzate due diverse cartografie a curve isoci-netiche: la prima, relativa al periodo 1992-2000,fa riferimento all’elaborazione dei dati prove-nienti da due satelliti dell’Agenzia SpazialeEuropea (Esa) Ers1 e Ers2 e si basa sulle veloci-tà di movimento relative a circa 160.000 punti.La seconda riguarda il periodo 2002-2006, fa rife-rimento all’elaborazione dei dati provenienti daisatelliti Envisat (Esa) e Radarsat (Agenzia Spa -ziale Canadese) e si basa sulle velocità di movi-mento relative a circa 142.000 punti. L’utilizzo del metodo satellitare ha permesso diacquisire un’informazione molto più diffusa ecapillare rispetto al rilievo topografico (linee dilivellazione): un numero di punti di ben dueordini di grandezza superiore rispetto al numerodei capisaldi di livellazione sui quali poteva con-tare la precedente cartografia.L’ultimo rilievo dei movimenti verticali del suoloè stato realizzato nel corso del 2011-12, utiliz-zando ancora il metodo dell’analisi interferome-trica di dati radar satellitari supportato dall’ela-borazione di 17 stazioni permanenti GPS, diver-samente dal rilievo precedente in cui, non essen-do ancora disponibile un numero sufficiente distazioni GPS sul territorio regionale, si ricorseall’ausilio di misure di livellazione di alta preci-sione, con un aggravio considerevole dei costi. La combinazione dei due metodi (analisi interferome-trica e stazioni permanenti GPS) ha risposto piena-

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mente ai risultati attesi, ed il suo futuro utilizzo potràessere ulteriormente affinato considerando il previstoaumento di stazioni GPS sul territorio regionale.Rispetto alla precedente cartografia, si è potuto conta-re, anche grazie al nuovo algoritmo SqueeSARTM uti-lizzato per l’analisi interferometrica, su un numero dipunti di misura più che doppio (315.371 contro i pre-cedenti 142.000 punti), ciò ha determinato un’in -

formazione più capillare e diffusa che, anche graziealla maggiore precisione del dato che si stima intornoa ±2 mm/anno, si è voluto meglio rappresentare tra-mite isolinee con passo 2,5 mm/anno, anziché 5mm/anno come nella precedente cartografia relativaal periodo 2002-2006. Le cartografie relative ai treperiodi 1992-2000, 2002-2006 e 2006-2011 sono con-sultabili sul portale cartografico di Arpa.

Nel corso del 2011-12 Arpa, su incarico della Regione, ha aggiornato le conoscenze rela-tive alle velocità di movimento verticale del suolo nel periodo 2006-2011, rispetto al prece-dente rilievo riferito al periodo 2002-2006. In particolare si è proceduto attraverso due fasisuccessive: in una prima fase (2011) è stata effettuata l’analisi interferometrica tramite la tec-nica SqueeSAR™ dei dati radar satellitari acquisiti sull’intera area di pianura della regione,individuando i punti di misura (PS e DS) presenti, le loro velocità medie annue e le relativeserie storiche di spostamento nel periodo 2006-2011. Contemporaneamente sono stati ela-borati i dati acquisiti da 17 stazioni GPS permanenti al fine di calibrare e verificare, tramitevalori di velocità di movimento verticale, i dati relativi provenienti dall’analisi SqueeSAR™.In tal modo, per la prima volta nel rilievo della subsidenza in Emilia-Romagna, si è andativerso il superamento del concetto di punto di riferimento assoluto all’interno di una rete geo-detica - storicamente assunto a priori come fisso ed immutabile nel tempo sulla base di con-siderazioni di generica stabilità del contesto geologico strutturale dell’area. In sostanza, lasingola stazione GPS diviene essa stessa un punto di riferimento, non già in virtù di una pre-sunta stabilità assoluta, bensì grazie alla conoscenza precisa dei suoi movimenti misurati neltempo. Già in questa prima fase si è proceduto ad una calibrazione preliminare dei risultatidell’analisi SqueeSAR™, tramite i dati di movimento verticale, ottenuti dall’elaborazione disei stazioni permanenti GPS, opportunamente selezionate rispetto alle 17 stazioni comples-sivamente elaborate. Nella seconda fase del lavoro (2012) si è proceduto alla verifica e validazione dei dati inter-ferometrici utilizzando tutte le stazioni permanenti GPS precedentemente elaborate presentisul territorio regionale. Successivamente è stata effettuata un’analisi particolarmente accura-ta sull’insieme dei PS/DS (318.625) al fine di selezionare i punti considerati non significati-vi e fuorvianti rispetto alle finalità del lavoro: sono state implementate procedure volte allaricerca di punti, caratterizzati da velocità “anomale” rispetto al loro intorno, indicativi difenomeni diversi non attinenti al fenomeno della subsidenza a carattere regionale che si vole-va rappresentare. Si tratta, in sostanza, di fenomeni estremamente localizzati legati a cedi-menti di singole strutture, all’assestamento di opere di recente costruzione oppure, in talunicasi, specialmente in aree agricole, riconducibili a variazioni di umidità del terreno che com-portano sfasamenti nel segnale SAR erroneamente identificati come movimento. Le procedu-re di selezione implementate hanno portato ad un dataset finale pari a 315.371 punti, essen-do stati scartati 3.254 punti.Il dataset definitivo così ottenuto è stato usato per un’interpolazione che ha generato ungrigliato regolare (100x100 m) delle velocità di movimento verticale sull’intero territoriodi pianura della regione; da esso è stata generata la carta dei movimenti verticali delsuolo a scala regionale relativa al periodo 2006-2011, tramite una rappresentazione acurve isocinetiche delineate con un passo di 2,5 mm/anno, inferiore rispetto a quelloadottato nella precedente cartografia (5 mm/anno). In conclusione si può affermare cheil metodo dell’analisi interferometrica di dati radar satellitari supportato dall’elaborazio-ne di stazioni permanenti GPS ha risposto pienamente ai risultati attesi, ed il suo futuroutilizzo potrà essere ulteriormente affinato considerando il previsto aumento di stazioniGPS sul territorio regionale.

BOX 1 - Aggiornamento della Rete regionale di monitoraggiodella subsidenza

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DescrizioneIndica il quantitativo di risorsa idrica sotterraneaprelevata per provincia per il settore civile ed i set-tori produttivi. I prelievi di acque sotterranee sono attualmente laprincipale causa generatrice di abbassamento delsuolo, soprattutto in termini di vastità degli arealicoinvolti. I dati che vengono presentati fornisconoil presumibile andamento temporale degli emun-gimenti comunali dalle falde nel periodo 1992-2006. Gli intervalli temporali di riferimento sono

costituiti dai due periodi 1992-2000 e 2002-2006coerentemente con gli intervalli temporali relativiai rispettivi primi due rilievi della subsidenza, tut-tavia si è scelto di ricostruire le serie storiche com-plete dei valori relativi ai prelievi annuali 1992-2006 al fine di una maggiore possibilità di verifica-re la congruenza delle diverse medie pluriennali.

ScopoStima la pressione di prelievo esercitata sui corpiidrici sotterranei delle singole province.

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Pressioni

PRESSIONI

Prelievi di acque sotterranee

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Prelievi di acque sotterranee DPSIR P

UNITÀ DI MISURA Metri cubi/anno FONTE Arpa Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

1992-2006

AGGIORNAMENTODATI

In relazione all’aggiornamentodei Piani di Gestione dei Distretti Idrografici

ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

DLgs 152/06

METODI DI ELABORAZIONEDATI

a) Settore civile: elaborazione dati forniti dalle Aziende Acquedottistiche.b) Settore industriale: da dati di consumo documentati (pratiche IPPC,D.A. EMAS, autorizzazioni al prelievo e allo scarico, ecc) e integrazionecon stime sulla base delle dotazioni per addetto per categoria industrialeidroesigente.c) Settore irriguo: stime sulla base di una schematizzazione irrigua al dettaglio comunale, partendo dai dati ISTAT e dalle informazioni cartografiche dei Consorzi e tarata sui dati misurati dagli stessi Consorzisulle acque superficiali; attribuzione agli emungimenti dei quantitativi non disponibili da acque superficiali ma necessari in relazione alle colture presenti, sottratta una certa sofferenza delle colture. Le stime 1992-2000derivano dai dati al 2000, correggendoli in relazione alle variazionidelle superfici colturali e alla climatologia dei singoli anni.d) Settore zootecnico: stima comunale sulla base del consumo per capo.Le stime per i prelievi dei settori industriale, irriguo e zootecnico presentanoun certo grado di approssimazione.

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Pressioni

Grafici e tabelle

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Piacenza 27,6 28,4 3% 15,3 11,6 -24% 47,9 73,0 52% 91 113 24%

Parma 46,9 51,5 10% 50,1 49,5 -1% 42,1 51,9 23% 139 153 10%

Reggio-Emilia 52,1 53,1 2% 28,6 18,2 -36% 34,2 54,2 58% 115 126 9%

Modena 65,7 71,6 9% 38,0 27,0 -29% 18,2 21,0 15% 122 120 -2%

Bologna 54,2 54,8 1% 30,8 21,4 -31% 24,5 25,2 3% 110 101 -7%

Ferrara 19,5 18,4 -6% 7,1 7,0 -1% 3,6 4,0 11% 30 29 -3%

Ravenna 3,8 2,5 -34% 18,7 14,9 -20% 33,1 30,9 -7% 56 48 -13%

Forlì-Cesena 7,4 7,0 -5% 9,9 9,6 -3% 15,3 19,1 25% 33 36 10%

Rimini 22,3 28,0 26% 4,5 2,9 -36% 6,0 5,9 -2% 33 37 12%

Totale 300 315 5% 203 162 -20% 225 285 27% 727 763 5%

Provincia

Civile (aziende e autonomi) Industriale Irriguo e zootecnico Totale

Fonte: Arpa Emilia-Romagna

Tabella 9D.1: Prelievi provinciali dalle falde connessi agli usi civile, industriale e irriguo-zootecni-co dal 1992 al 2006

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0

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6

PC PR RE MO BO FE RA FC RN RER

Met

ri cu

bi/a

nno

(mili

oni)

- S

cala

reg

iona

le

Met

ri cu

bi/a

nno

(mili

oni)

- S

cala

pro

vinc

iale

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9D.1: Evoluzione dei prelievi provinciali dalle falde nel 1992-2000 e 2002-2006

Page 132: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012910

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Pressioni

Nella tabella 9D.1 sono sintetizzati i prelievi pro-vinciali complessivi dalle falde negli anni 1992-2006, connessi ai settori civile, industriale e irri-guo-zootecnico; nella figura 9D.1 gli stessi datisono graficati. A livello regionale si osserva unsensibile incremento riferibile, essenzialmente,alle condizioni climatiche degli anni 2002-2006,alquanto più secche rispetto agli anni 1992-2000 eche hanno quindi comportato emungimenti irri-gui significativamente superiori. Con riferimentoalle singole province il confronto 2002-2006 verso1992-2000, evidenzia:– Piacenza: è stimato un significativo incremento

essenzialmente riferibile agli emungimenti irri-gui (in questo caso oltre all’effetto delle condi-zioni climatiche è valutato anche un incremen-to delle superfici irrigate con acque di falda);sono valutati sostanzialmente stazionari gliemungimenti civili e in diminuzione quelliindustriali;

– Parma: è stimato un apprezzabile incrementodei prelievi connesso agli emungimenti civili eirrigui (per effetto delle condizioni climatiche),mentre i consistenti usi industriali appaiono sta-zionari;

– Reggio-Emilia: viene valutato un apprezzabileincremento dei prelievi, connesso intermenteagli emungimenti irrigui (in questo caso vienestimato un sensibile incremento dei prelievianche a condizioni climatiche medie), mentreappaiono stazionari gli usi civili e in significati-va riduzione quelli industriali;

– Modena: i prelievi vengono stimati sostanzial-mente stazionari, ad un sensibile incrementodegli emungimenti civili e di quelli irrigui (pereffetto delle condizioni climatiche) corrispondeuna significativa diminuzione per gli usi stimatiper il settore industriale

- Bologna: viene valutata una sensibile diminuzio-ne dei prelievi, essenzialmente riferibile al setto-re industriale mentre gli emungimenti civili eirrigui appaiono costanti (per questi ultimi l’ef -fetto delle condizioni climatiche maschera la di -minuzione delle colture irrigate con acque difalda);

– Ferrara: i prelievi appaiono stazionari, con riferi-mento agli emungimenti civili si sottolineaperaltro come gli stessi siano riferibili a faldestrettamente connesse al fiume Po;

– Ravenna: i prelievi vengono valutati in significa-tiva diminuzione, connessa essenzialmente adun calo degli emungimenti industriali e, inmisura minore, di quelli irrigui;

– Forlì-Cesena: i prelievi complessivi sono indicatiin sensibile incremento per effetto dell’aumentodegli emungimenti irrigui (connessi alle condi-zioni climatiche e non ad un incremento dellecolture irrigate con acque di falda) mentre sta-zionari appaiono gli usi civili e industriali;

– Rimini: i prelievi complessivi sono stimati insignificativo incremento per effetto del conside-revole aumento degli emungimenti civili noncompensato dalla modesta diminuzione (in ter-mini di valori assoluti) degli usi industriali.

Commento

Page 133: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 911

DescrizioneL’Emilia-Romagna è una delle regioni maggior-mente interessate dall’estrazioni di idrocarburi lequali, dopo i prelievi di acque sotterranee, sono trale principali cause di abbassamento del suolo. Ilrapporto causa effetto, tuttavia, non pare verificar-si sempre con le stesse modalità, ovvero l’effetto disubsidenza può essere più o meno evidente, finoad essere addirittura assente e, in generale, apparecircoscritto all’area interessata dal giacimento.

ScopoVerifica la pressione dell’estrazione di idrocarburiesercitata da ogni concessione di coltivazione.

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Pressioni

PRESSIONI

Estrazione di idrocarburi

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Estrazione di idrocarburi DPSIR P

UNITÀ DI MISURA Milioni di Standard metrocubo*

FONTE Ministero per lo SviluppoEconomico(DirezioneGenerale per leRisorse Minerarieed Energetiche)

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

2012

AGGIORNAMENTODATI

Annuale ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

METODI DI ELABORAZIONEDATI

* Quantità di gas contenuto in un metro cubo a condizioni standard di temperatura (15°) e di pressione atmo-sferica (1013.25 millibar)

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Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012912

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Pressioni

Grafici e tabelle

Fonte: Elaborazione Arpa Emilia-Romagna su dati del Ministero dello Sviluppo EconomicoFigura 9D.2: Concessioni di coltivazione/ permessi di ricerca e relativi pozzi, attivi sul territoriodella regione Emilia-Romagna e in prossimità della sua costa (anno 2012)

Fonte: Ministero per lo Sviluppo Economico (Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche)

Tabella 9D.2: Titoli minerari in terraferma (anno 2012)

Page 135: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 913

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Pressioni

Al 31 dicembre 2012, risultano vigenti sul territorioitaliano 115 permessi di ricerca e 200 concessioni dicoltivazione. Le Regioni maggiormente coinvoltenel le attività di esplorazione e produzione idrocar-buri in terraferma (tabella 9D.2) sono Emilia-Roma gna, Lombardia e Basilicata. In particolare, inEmi lia-Romagna sono presenti 36 permessi diricerca e 37 concessioni di coltivazione con più di9.000 km2 della propria area interessati da permes-si e concessioni.

Nel 2012 la produzione di idrocarburi in Italia hasubito un leggero incremento rispetto all’anno pre-cedente, attestandosi su +2% per il gas e +2% perl’olio; l’ultimo decennio è stato caratterizzato da unaprima fase di costante calo della produzione, con ivalori minimi nell’anno 2009, e da una più recentefase di crescita iniziata nel 2010 per l’olio e nel 2011per il gas. In Emilia-Romagna, in particolare, la pro-duzione di gas è aumentata del 43% passando da 203a 291 milioni di Sm3 (MSm3).

Commento

Page 136: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012914

DescrizioneLa subsidenza è un fenomeno di abbassamentodella superficie terrestre che può essere determi-nato sia da cause naturali (evoluzione della crostaterrestre, costipamento dei sedimenti) sia da causeantropiche.La pianura emiliano-romagnola è caratterizzatada un fenomeno di subsidenza naturale, al qualesi sovrappone, in diverse aree, un abbassamentodel suolo di origine antropica, legato principal-mente a eccessivi emungimenti di acque sotter-

ranee e, in misura minore e arealmente più limi-tata, all’estrazione di gas da formazioni geologi-che profonde. L’entità degli abbassamenti dovutia cause naturali è dell’ordine di alcuni millime-tri/anno, mentre la subsidenza antropica può pre-sentare velocità di abbassamento del suolo moltopiù elevate, variando considerevolmente a secon-da delle zone.

ScopoEvidenziare i movimenti verticali del suolo.

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STATO

Velocità di movimento verticaledel suolo

Metadati

NOME DELL’INDICATORE

Velocità di movimento verticale del suolo

DPSIR S

UNITÀ DI MISURA Millimetri/anno, percentuale FONTE Arpa Emilia-Romagna

COPERTURA SPAZIALEDATI

Regione COPERTURA TEMPORALE DATI

1992-20002002-20062006-2011

AGGIORNAMENTODATI

Annuale ALTRE AREE TEMATICHE INTERESSATE

RIFERIMENTI NORMATIVI

L 845/1980

METODI DI ELABORAZIONEDATI

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Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 915

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Grafici e tabelle

Classi di variazionedi velocità (mm/anno)

PC % PR % RE % MO % BO % FE % RA % FC % RN %

< -2,5 10 1 37 4 16 2 73 6 132 7 2 0 54 3 36 6 2 1

-2,5 ÷ 2,5 723 92 734 79 700 68 983 76 1140 62 1036 39 843 55 381 65 248 77

> 2,5 55 7 155 17 307 30 245 19 581 31 1592 61 635 41 169 29 71 22

TOTALE 789 927 1023 1301 1852 2630 1532 585 321

SUPERFICI (km2)

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaNota: * per convenzione il segno “-” indica una variazione con tendenza negativa, ovvero un incremento dell’abbassamento

Tabella 9D.3: Superfici provinciali suddivise per classi di variazione di velocità di movimento* erelative percentuali, confronto tra il periodo 2002-2006 e il periodo 2006-2011

PC % PR % RE % MO % BO % FE % RA % FC % RN %

da -35 a -30 0,12 0,01 21,73 1,17

da -30 a -25 0,29 0,02 54,54 2,95 0,08 0,01

da -25 a -20 0,14 0,01 1,24 0,10 83,63 4,52 10,53 0,69 0,04 0,01

da -20 a -15 4,61 0,45 4,53 0,35 121,04 6,54 0,15 0,01 24,63 1,61 4,43 0,76 0,75 0,23

da -15 a -10 26,95 2,64 35,78 2,75 110,52 5,97 10,75 0,43 53,47 3,49 20,48 3,50 7,10 2,18

da -10 a -5 115,96 11,35 190,59 14,65 366,48 19,79 188,38 7,60 317,46 20,72 224,39 38,38 45,34 13,92

da -5 a 0 46,46 5,85 353,73 38,19 567,12 55,49 948,76 72,94 1061,57 57,34 2149,67 86,75 1123,28 73,33 335,38 57,36 272,41 83,65

da 0 a 5 747,49 94,15 572,45 61,81 307,27 30,06 119,40 9,18 31,97 1,73 129,08 5,21 2,36 0,15 0,07 0,02

SUPERFICI (km2)Classi di movimento (mm/anno)

Fonte: Arpa Emilia-Romagna

Tabella 9D.4: Superfici provinciali suddivise per classi di movimento e relative percentuali (2006-2011)

1.000

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PC PR RE MO BO FE RA FC RN

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da -45 a -40

da -40 a -35

da -35 a -30

da -30 a -25

da -20 a -15

da -15 a -10

da -10 a -5

da -5 a 0

da 0 a 5

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9D.3: Periodo 2002-2006 – Istogrammi delle superfici suddivise per classi di movimento

Page 138: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012916

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1.800da -45 a -40

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1.200da -35 a -30

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da -25 a - 20

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Sup

erfic

i (km

2 )

da -20 a -15

da -15 a -10

0

200

400 da -10 a -5

da -5 a 0

da 0 a 5

PC PR RE MO BO FE RA FC RN

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9D.4: Periodo 2006-2011 – Istogrammi delle superfici suddivise per classi di movimento

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9D.5: Carta delle velocità di movimento verticale del suolo (1992-2000)

Page 139: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 917

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Stato

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9D.6: Carta delle velocità di movimento verticale del suolo (2002-2006)

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9D.7: Carta delle velocità di movimento verticale del suolo (2006-2011)

Page 140: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012918

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Stato

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaFigura 9D.8: Carta delle variazioni delle velocità di movimento verticale del suolo dal periodo2002-2006 al periodo 2006-2011

Fonte: Arpa Emilia-RomagnaLEGENDA: relativamente al periodo 2006-2011, in rosso è evidenziata la velocità in aumento e inverde quella in diminuzione rispetto al periodo precedente

Tabella 9D.5: Confronto tra le velocità di abbassamento nei periodi 1987-1999, 1999-2005, 2006-2011e abbassamento complessivo nel periodo 1984-2011 per diverse località costiere

Page 141: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Annuario dei dati 2012 - Arpa Emilia-Romagna 919

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Stato

Rispetto al rilievo precedente (2002-06), il 62% delterritorio analizzato non presenta variazioni ditendenza significative, mentre una tendenza allariduzione degli abbassamenti si evidenzia per il35% della superficie e, un’accentuazione del feno-meno subsidenziale (3%) è presente soprattuttonel Modenese, Bolognese Ravennate e Forlivese. Nella tabella 9D.3 per ciascuna provincia, sonoriportate le superfici (km2 e %) relative alle varia-zioni di velocità di movimento tra il periodo 2002-06 ed il periodo 2006-11 raggruppate in 3 classiprincipali: la prima è relativa alle superfici interes-sate da variazioni con tendenza negativa (incre-mento dell’abbassamento), la seconda è relativaalle superfici interessate da variazioni compresetra 0 e ± 2.5 mm/anno (indice di una sostanzialecontinuità tra i due periodi) e la terza è relativaalle superfici interessate da variazioni con tenden-za positiva (riduzione dell’abbassamento).Nella tabella 9D.4 sono riportate, per ogni pro-vincia, le superfici, e relative percentuali, suddi-vise per classi di velocità di movimento del suolorelative al periodo 2006-2011. In figura 9D.3 efigura 9D.4, per ogni provincia, sono visualizzatetramite istogrammi le superfici suddivise perclassi di velocità di movimento del suolo relativerispettivamente al periodo 2002-2006 e al periodo2006-2011. Nella provincia di Piacenza si conferma la situa-zione di sostanziale stabilità già evidenziata nelperiodo precedente. Anche il territorio parmensesi conferma sostanzialmente stabile con un ulte-riore decremento degli abbassamenti sulla città diParma che presenta ora movimenti nulli; nellamedia e bassa pianura parmense si evidenzianoabbassamenti di 2-3 mm/anno a nord-est del capo-luogo. Un leggero incremento rispetto al passato sinota solo lungo una fascia molto limitata di terri-torio prospicente il F. Po, tra Sacca e MezzanoInferiore, in cui i valori, precedentemente nulli,sono ora sostituiti da qualche mm/anno di abbas-samento.Nella provincia di Reggio si alternano aree senzavariazioni rispetto al passato (quasi il 70% delterritorio) con aree che presentano riduzionidegli abbassamenti oltre i 5 mm/anno (30%),quest’ultimo caso è particolarmente evidentenella medio-alta pianura ad ovest del capoluogo enella bassa pianura tra S. Giacomo, Novellara,Rio Saliceto e Reggiolo: in entrambe le aree sievidenziano ora movimenti nulli. Alcune aree inabbassamento invece sono presenti tra Reggio eBagnolo in Piano con massimi di circa 15mm/anno e in corrispondenza di San Prospero edi Correggio con massimi di circa 20 mm/anno.Un’altra area in abbassamento si nota nel territo-rio compreso tra la via Emilia e l’autostrada,

verso il confine con la provincia di Modena, convalori medi di 5 mm/anno e massimi di oltre 10mm/anno in corrispondenza di Rubiera.Nella provincia di Modena, gran parte del territo-rio non presenta variazioni rilevanti rispetto alpassato: in generale, è la media pianura modenesead essere più interessata dagli abbassamenti convalori compresi tra 5 e 10 mm/anno e alcuni mas-simi in corrispondenza dell’area artigianale a norddi Bomporto con oltre 15 mm/anno e di Ravarinocon oltre 10 mm/anno. Emergono, tuttavia, anchealcuni incrementi subsidenziali in corrispondenzadell’area artigianale ad ovest di Carpi, con valorimassimi di circa 30 mm/anno e in corrispondenzadell’area artigianale a sud di Soliera, con valorimassimi di oltre 35 mm/anno. Un aumento degliabbassamenti, seppure più modesto rispetto ai 2precedenti, si evidenzia anche a ridosso della viaEmilia, su un’areale esteso che, comprendendo laparte ovest della città di Modena, si spinge fino aCampogalliano ed entra nel Reggiano fino aRubiera: i valori si aggirano mediamente intorno a5 mm/anno. Si nota, invece, una riduzione degliabbassamenti a nord di Carpi in continuità conl’areale corrispondente di Rio Saliceto già eviden-ziato per il territorio reggiano. La provincia di Bologna è storicamente la più sub-sidente e tuttora conserva questo primato, sebbe-ne già da alcuni decenni sia in atto una progressi-va diminuzione degli abbassamenti, messa in luceanche dal presente rilievo per un’area pari ad oltreil 30% del territorio di pianura. Per tale area sinotano riduzioni importanti: fino a 10 mm/annodi variazione. Si evidenziano tuttavia anche aree incontinuità rispetto al periodo precedente (pari adoltre il 60%) ed aree che presentano un’inversionedi tendenza (pari al 7%) anche se con un aumentodegli abbassamenti abbastanza contenuto: varia-zione massima di 5 mm/anno. In particolare, è ancora presente, seppure ridottarispetto al passato, un’ampia area di depressione dioltre 500 km2. Il confine di tale area a sud lambi-sce Zola Predosa e attraversa la città di Bolognafino a Castenaso; a ovest, passa per Ponte Sa -moggia, S. Giovanni in Persiceto e S. Matteo dellaDecima, a nord tocca Pieve di Cento e ad est coin-cide con i centri di S. Giorgio di Piano, Minerbio,Granarolo e Castenaso. In quest’area, che presentauna subsidenza media di circa 15 mm/anno, sidistinguono, in particolare, alcuni coni di depres-sione piuttosto pronunciati: Sala Bolognese eLavino di Sotto con massimi di circa 35 mm/anno;la zona artigianale tra Lavino di Mezzo e Anzoladell’Emilia con un massimo di 30 mm/anno(entrambe queste zone presentano un aumentodegli abbassamenti rispetto al precedente rilievo);la cassa di espansione a ridosso del F. Reno nei

Commento

Page 142: Annuario dei dati ambientali 2012 - Cap. 9

Arpa Emilia-Romagna - Annuario dei dati 2012920

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pressi di Malacappa con circa 35 mm/anno;Castello d’Argile con oltre 30 mm/anno e Castel -maggiore con oltre 20 mm/anno; in quest’ultimaarea, in particolare, diversamente dalle altre, sievidenza come, nell’ultimo anno e mezzo, la sub-sidenza si sia sostanzialmente azzerata. Si ricordache l’area di Castelmaggiore è stata negli ultimicirca 60 anni una delle più subsidenti, avendoperso dal 1950 al 2005 oltre 3 m di quota.All’esterno di quest’ampia area subsidente sonopresenti altri due coni di depressione significativi,seppure arealmente molto limitati: uno in corri-spondenza di Budrio, con massimi di oltre 25mm/anno, e un altro in corrispondenza della zonaindustriale Ca’ Bianca ad ovest di Castel San Pietrocon massimi di oltre 30 mm/anno, entrambi inaumento rispetto al passato; adiacente a quest’ul-tima zona, in corrispondenza dell’area artigianalePoggio Piccolo, si evidenzia invece una forte ridu-zione della subsidenza con valori attuali tra 5 e 10mm/anno laddove prima erano presenti valorimassimi oltre i 30 mm/anno. Nel centro di Bologna (all’interno dei viali di cir-convallazione) continua il trend di riduzione degliabbassamenti che, mediamente, risultano oraintorno a 3 mm/anno.Nella provincia di Ferrara si evidenzia, per oltre il60% della superficie, una diminuzione degliabbassamenti che mediamente si attestano intor-no a 2 mm/anno. In sostanza tutto il territorio èesente da abbassamenti significativi. Appros -simandosi al Delta del Po, com’è naturale, si notauna leggera accentuazione del fenomeno di qual-che mm/anno. I valori massimi, di oltre 10mm/anno, si toccano solo in corrispondenzadello Scanno di Goro, nell’estrema propagginesud del Delta. La provincia di Ravenna non presenta, per il 55%della superficie, variazioni significative rispetto alprecedente rilievo, mentre oltre il 40% del territo-rio evidenzia una riduzione degli abbassamentiche, mediamente, si attestano intorno a 4mm/anno. Si notano, però, anche alcune eccezio-ni come la storica depressione in corrispondenzadella foce dei Fiumi Uniti, con massimi di oltre 20mm/anno e il Faentino: la città di Faenza, è pres-soché esente da abbassamenti significativi, tutta-via si trova contornata da due ampie aree subsi-denziali, complessivamente di oltre 200 km2 conun abbassamento medio di circa 10 mm/anno: laprima, ad ovest della città, inizia sulla via Emilia,abbraccia il corso del T. Senio e si spinge versonord sino a toccare Lugo e Cotignola, con massi-mi di 15 mm/anno, uno a sud dell’autostrada edun altro all’altezza di San Severo; la seconda area,ad est della città, inizia sulla via Emilia, si estendeverso nord tra il F. Lamone ed il F. Montone sino acomprendere Cotignola e lambire Russi, ad estsconfina nel Forlivese toccando Villanova e

Villafranca di Forlì; tale area presenta abbassa-menti massimi di circa 25 mm/anno. Oltre alFaentino, sono da notare anche altri due coni didepressione, molto più piccoli e circoscritti rispet-to ai precedenti, in corrispondenza della zonaindustriale Bacino Trattaroli, ad ovest di Marina diRavenna e di una zona a nord di Conselice conmassimi di oltre 15 mm/anno. La città di Ravennapresenta abbassamenti massimi intorno a 2-3mm/anno.Nella provincia di Forlì-Cesena si evidenzianoabbassamenti medi di circa 5 mm/anno. Con -tinua la tendenza alla riduzione degli abbassa-menti nell’area a nord di Gambettola e Savignanosul Rubicone, in cui si notano abbassamenti meditra 5 e 10 mm/anno e massimi di circa 20mm/anno localizzati in prossimità di San MauroPascoli. Una leggera accentuazione del fenomenosi nota invece in un’area a nord di Cesena conabbassamenti massimi di oltre 10 mm/anno. Lacittà di Forlì presenta abbassamenti medi di circa5 mm/anno.Nella provincia di Rimini circa l’80% del territorionon presenta variazioni di tendenza significative e,per il rimanente, si registra una riduzione degliabbassamenti che ora si attestano mediamente apoco meno di 4 mm/anno. Nella città di Rimini, incorrispondenza del litorale a sud del molo, si nota-no abbassamenti medi di circa 6-7 mm/anno equalche massimo fino a 9 mm/anno, con un leg-gero incremento verso l’entroterra, ove si rag-giungono anche valori superiori ai 10 mm/anno.Abbassamenti massimi di circa 15 mm/anno sonopresenti a ridosso del confine con il territorio diSavignano sul Rubicone. Osservando infine il litorale nel suo complesso, sievidenzia una prevalente tendenza alla diminuzio-ne degli abbassamenti. Ciò è particolarmente evi-dente per tutto il litorale ferrarese e in parteravennate, almeno sino a Marina di Ravenna, conabbassamenti generalmente di pochi mm/anno.Approssimandosi al Delta del Po, si notano abbas-samenti di poco superiori che raggiungono unmassimo in corrispondenza dello Scanno di Gorodi oltre 10 mm/anno. In corrispondenza di PortoCorsini - Marina di Ravenna si osservano abbassa-menti di circa 5 mm/anno. Anche l’area di depres-sione storicamente localizzata nella zona di Dossodegli Angeli - Foce Reno appare ora priva di movi-menti significativi.Persiste invece nel litorale ravennate un’ampiaarea di subsidenza che interessa il paraggio costie-ro da Lido Adriano fino ad oltre la Bocca del T.Bevano, con un massimo di oltre 20 mm/anno incorrispondenza della foce dei Fiumi Uniti edun’estensione massima verso l’entroterra di circa 5km: l’area presenta valori con qualche leggeroincremento rispetto al precedente rilievo ma,soprattutto, appare ora meglio definita grazie alla

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maggiore quantità di dati resi disponibili dal nuovoalgoritmo utilizzato per l’analisi interferometrica.Il rimanente litorale ravennate presenta inveceuna riduzione degli abbassamenti con valori attua-li fino a circa 5 mm/anno che si confermano anchepiù a sud tra Cesenatico e Bellaria. Da Bellaria aRimini gli abbassamenti si riducono ulteriormen-te fino a 2-3 mm/anno. Il litorale riminese, a suddel molo, presenta valori massimi di 8-9 mm/annoper un tratto di circa 1 km che si riducono peròrapidamente ad alcuni mm/anno lungo tutto illitorale fino a Cattolica.Il litorale nella sua interezza presenta un abbassa-mento medio, relativamente ad una fascia di 5 kmverso l’entroterra, di circa 4 mm/anno, sostanzial-mente dimezzato rispetto al periodo precedente.Nella tabella 9D.5 sono riportate le velocità di ab -bassamento nei 3 periodi 1987-1999, 1999-2005,2006-2011 e l’abbassamento totale nel periodo1984-2011 per diverse località costiere da Cattolicasino alla foce del Po di Goro. Per ciascuna localitàè stato scelto un caposaldo di livellazione che pre-

sentasse una serie storica continuativa a partiredal primo rilievo del 19841; L’abbassamento totaleè stato calcolato aggiornando la quota di ognicaposaldo al 2011 tramite la velocità di abbassa-mento desunta dai risultati dell’analisi interfero-metrica. Come si può osservare, nel periodo piùrecente, prevale nettamente la tendenza alla ridu-zione degli abbassamenti, fatta eccezione per ilparaggio di Lido di Dante (foce Fiumi Uniti) chepresenta anche il valore più alto dell’intero arcocostiero con 21 mm/anno. Per quanto riguarda gliabbassamenti complessivi dal 1984 al 2011, anco-ra Lido di Dante appare la località più subsidente(45 cm) insieme al limitrofo Lido Adriano (40 cm),seguono Dosso degli Angeli (foce F. Reno) e PortoCorsini con 38 cm.

1 L’unica eccezione è il caposaldo 140181 alla foce del Po diGoro istituito nel 1993 e quindi mancante delle misure1984 e 1987

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Riferimenti

� Autori

Flavio BONSIGNORE (1), Daniele CRISTOFORI (1), Giacomo ZACCANTI (1)

(1) ARPA DIREZIONE TECNICA

� Bibliografia

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� Sitografia

Arpa Emilia-Romagna – Subsidenza: http://www.arpa.emr.it/index.asp?idlivello=1414