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Antropologia della morte e del lutto La caduta di Icaro , Marc Chagall, 1975 Disegno: Frida Kahlo, Il nucleo solare, 1945 Federica Setti PhD in Antropologia wom.an.ed studi di donne in antropologia ed educazione www.womaned.org

Antropologia della morte e del lutto - Amici Hospice Trentino · Elaborazione del lutto: etnografia e storie personali (F. Setti 2007) ... particolare L’annodel pensiero magico

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Antropologia della morte e del lutto

La caduta di Icaro , Marc Chagall, 1975

Disegno: Frida Kahlo, Il nucleo solare, 1945

Federica Setti

PhD in

Antropologia

wom.an.ed

studi di donne in

antropologia ed

educazione

www.womaned.org

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Crisi della presenza (De Martino, 1958)

• La morte distrugge un essere sociale, una personainserita in un contesto culturale, in una rete relazionale eaffettiva e in una società concreta nella quale aveva avutoun ruolo e una collocazione specifiche

• La malattia terminale e la morte di un individuocolpiscono una pluralità di dimensioni provocando unasituazione di crisi alla quale è necessario rispondereattraverso strumenti culturali individuali e collettivi.

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Morte: fatto sociale totale (M. Mauss 1965)

• Universalità dei riti funebri

• Variabilità dei riti funebri

• Modi in cui le società affrontano la morte =Rilevatore delle caratteristiche dei gruppi

• Morte = Fatto sociale totale perché coinvolgetutti gli aspetti importanti di una società: lerelazioni sociali, la politica, l’economia, lareligione, ecc.

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Cultura come: Costruzione contro la morte e contro i suoi poteri distruttivi

• I riti accompagnano i momenti di passaggio,transizione o cambiamento fornendo una cornice diriferimento per l’individuo e la società

• Rito = - Sequenza di azioni codificate e significative peruna comunità

-Insieme di gesti e pratiche saldamente ancorati ad unavisione del mondo

- Sistema di valori condivisi

(Hertz, 1978; Van Gennep, 1981)

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Elementi fondamentali di ogni rituale funebre (Vargas 2007)

1. Il cadavere: generatore di forti emozioni. Necessarie forme dicollocazione del corpo dopo la morte

2. L’anima : attraverso il rito prendono forma i valori e i principi cheguidano una collettività umana. Il rito funebre contribuisce atrasmettere le credenze legate all’Aldilà. In molti paesi europei sicomincia a diffondere l’idea di altre forme di cerimonia, di ritipersonalizzati.

3. I vivi: Il rito funebre fornisce uno spazio per sottolineare erafforzare le reti relazionali dei dolenti e per esprimere leemozioni nella maniera prevista da ogni società. Attraverso taliusanze si innescano dinamiche di solidarietà e reciprocità tra imembri di un gruppo.

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Etnografia: i baNande del Nord Kivu, Repubblicademocratica del Congo. “Luoghi dei vivi” e “luoghi deimorti” nella distinzione tra il villaggio, luogo secco e arido e ilbananeto, luogo umido e putrido, ricerche di F. Remotti.

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“un bananeto non pulito, non lavorato,

abbandonato a se stesso è propriamente un “luogo

dei morti”; ma lo è soltanto nel periodo limitato dell’ekiriro

(lutto)” (Remotti, 2004)

Eritw’emihiti = “Tagliare i tronchi di banani” = “Togliere il lutto”

Terminato questo periodo, il bananeto riprende l’aspetto di un luogo in cui la gente interviene, lavora, produce (Remotti, 2004,

pp. 18-19)

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Rituali funebri post-moderni nelle società contemporanee occidentali

Come identificare il rito funebre?

• Funge da contenitore del cordoglio

• Sospende il tempo ordinario, il fluire quotidiano degli eventi

• Mette le persone colpite da un lutto di fronte alla possibilità di esprimere, inmodo solenne, il dolore e l’impotenza che l’uomo prova di fronte al misterodella morte

• Riunisce parenti e amici intorno al morto, sottolinea la sua appartenenza algenere umano, lo reintegra nel gruppo sociale e famigliare

• Permette, nella condivisone del dolore, di far percepire ai sopravvissuti chela loro solidarietà alimenta la continuazione della vita, li sottrae allasofferenza bruta, consente di riconoscere e accettare l’accaduto (M. Sozzi,2001, p. IX)

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Il Patchwork dei nomi: un nuovo rituale funebre1985,comunità omosessuale, San Francisco

1. Realizzazione della coperta (190x90cm) in memoria della persona deceduta da parte dei famigliari e della comunità elettiva, durata:1-2anni

2. Esposizione dei patchwork (coperte) in luoghi pubblici(es.1 dicembre giornata internazionale per lotta all’Aids),valore simbolico, insegnamento di cos’è l’Aids, comedifendersi dal contagio, raccolta fondi ricerca

3. Momento della memoria: ognuno in clima di silenzionomina la persona scomparsa. (L. Berzano, 2001, p. 63-64)

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La “personalizzazione” dei ritualifunebri in Europa: il caso olandese

- Il fenomeno dell’immigrazione coincidecon altri processi sociali quali lalaicizzazione, la globalizzazione- Il funerale laico è promosso dai cittadiniche non si riconoscono più in unareligione o ideologia

- I riti laici si concentrano sulla commemorazione della vita deldefunto

- I simboli della morte invadono la vita quotidiana: nuovi oggettilegati ai riti funebri, esempio: feretro che può essere utilizzatocome armadio fino al momento della morte

(M. Schouten, 2001, pp. 95-104)

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Luoghi e strumenti frequentementeutilizzati nel rito laico:1. Il tempio crematorio: spazi arredati inconformità alle esigenze di ogni defunto2. La scala della vita: brevi orazioni suinfanzia, adolescenza, ecc. del defunto3. La chanuka: candelabro a sette braccia,sette parenti/amici accendono le candele edicono una testimonianza4. La causa della morte: sono accettateespressioni di tristezza o sollievo in base allecircostanze della morte (es.eutanasia)

5. La musica: di parenti o orchestre

6. La letteratura: recita di brani

7. Simboli personali: fiori, candele, foto,ecc. (M. Schouten, 2001, pp. 100-101)

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E in Trentino?

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Elaborazione del lutto: etnografia e storie personali (F. Setti 2007)

• Contesto: aspetti culturali e sociali rilevantinell’elaborazione del lutto tra i famigliari di pazientiseguiti dal Servizio di Cure Palliative a Trento

• Metodologia: - etnografia presso il gruppo di AutoMutuo Aiuto per l’elaborazione del lutto “Un aiuto adire addio” di Trento

- Analisi di 10 storie di vita di dolenti come documentivissuti

- Periodo della ricerca (6 mesi): Marzo-Agosto 2007

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Elaborazione del lutto: etnografia e storie personali (F. Setti 2007):

1. Crisi e ridefinizione della presenza

2. La comunità che avvolge i dolenti

3. I riti funebri

4. La memoria

5. La comunicazione con i propri cari

6. Continuazione dell’opera in memoria della persona amata

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1. Crisi e ridefinizione della presenzaQuando muore una persona cara è come se ci venissero tagliate le

radici sotto i piedi (Frida)

• Crisi della presenza: necessità di “far morire il morto dentro di sé”(De Martino 1958) per iniziare il processo di elaborazione del lutto.

• I processi di “tener vivo dentro di sé il morto” e “farlo moriredentro di sé” coesistono nei dolenti

• Descrizione della crisi della presenza:

- Sara: … piangevo tantissimo, piangevo talmente tanto che mistancavo…dormivo malissimo e quindi prendevo dei sonniferi, non prendevodei calmanti durante la giornata se no non mi alzavo più dal letto, ero giàcatatonica che quando camminavo per la strada mi sembrava di nonfarcela, di cadere per terra, quindi poi mi hanno dato un sonnifero e degliantidepressivi…il problema maggiore è sempre stato il sonno e la nottecontinui a pensare e avresti dato la testa contro il muro perché di notte chitrovi?

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• Descrizioni del momento della separazione nelle storie di vita:

-Renata: …a volte andavo a letto la sera, adesso non mi capita più,si vede che ho elaborato il lutto bene e dicevo: ‘mamma dai vieni atrovarmi sta notte!’ e mi addormentavo e lei veniva! Adesso non lefaccio più queste cose e secondo me è segno che ho elaborato illutto!

- Giorgia: …a un certo punto quest’anno è successo: ho dovutoslegarmi da lui, gli ho detto: ‘guarda che adesso ognuno deve farela propria vita, non possiamo più vivere così legati!’ […]probabilmente perché ho elaborato il lutto, non so se è un processoconcluso, però sono riuscita a dirgli che era tempo che cilasciassimo andare. Sono andata sulla sua tomba e gli ho propriodetto: ‘io non volevo lasciarti, ma adesso basta’

1. Crisi e ridefinizione della presenza

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• Strategie per l’elaborazione del lutto: ridefinizione dellapresenza:

• Giorgia: Agopuntura e Tai-qui; confronto con le amiche; letture (inparticolare L’anno del pensiero magico di J. Didion)

• Sara: percorso individuale (troppo disperata per leggere); la musicale ha dato conforto (soprattutto “Nous sommes tous morts à vingtans”); gruppo A.M.A.: …era socialmente uno dei pochi luoghi adibiti aquesta forma di ricordo, dove la gente può andare e incontrare altrepersone che hanno vissuto esperienze simili…

• Amalia: lutto anticipatorio; agency nel lavoro come volontariapresso l’Hospice (trascendere il dolore in opere)

• Marina: lutto anticipatorio; medium; gruppo A.M.A.

1. Crisi e ridefinizione della presenza“questa energia di trascendimento che oggettiva il vitale secondo

forme di coerenza culturale è appunto la presenza” (De Martino 1958)

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2. La comunità che avvolge i dolentiDevi solo trovare l’onda giusta e farti trasportare dalla corrente e solo dopo, quando il mare sarà più calmo, potrai rientrare nel porto (fratello di Giorgia)

• Rituale comune nei percorsi di elaborazione del lutto:incontro e aiuto da parte delle persone care e delle retirelazionali che avvolgono i dolenti

• Giorgia: praticamente per una settimana ho sempre mangiato e dormito conqualcuno, nel senso che eravamo 30 persone regolarmente, avevamo tirato fuori latavolata, si mangiava tutti insieme con gli amici cari, io non so chi faceva la spesa,chi faceva da mangiare […] è stata una cosa molto sudamericana

• Alice: si rafforzano altre relazioni e/o si ristabiliscono irapporti con parenti e amici

• Marina e Marta: sostegno da parte dei colleghi

• Frida: gli amici del fratello di quartiere si sono tutti riunitiper dare l’addio a suo fratello

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3. I riti funebri

• Funzione di far passare la persona amata dal mondo dei vivi al mondo dei morti

• Passaggio che avviene tramite Inumazione o Cremazione

• Elementi ricorrenti:

- Veglia funebre

- Oggetti simbolicamente importanti che “accompagnano” il morto nel suo “viaggio”

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- Manciata di terra per coprire la bara e simbolicamenteallentare il legame

- Discorso di commemorazione durante la funzionefunebre

- Chiusura della bara con i chiodi da parte dei famigliari

- Cura e personalizzazione della bara, della tomba edelle ceneri

- Dispersione o custodia delle ceneri in posti significativi

3. I riti funebriDai, forza! Metti giù il chiodo, fino in fondo! (Paola)

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• Spazi della memoria ‘collettivi’: cimitero

• Nuovi spazi della memoria ‘intimi’ e ‘privati’: dispersione delle ceneri

• Luogo prevalente della memoria: interiorità dei dolenti

• Oggetti significativi: divano, letto, orologio, fotografie, peluche, carillon …

• Simbologie: NATURA: pettirosso, sole; CULTURA: poesie, testi, canzoni

• Memoria collegata a spazio e tempo:

- SPAZIO: trattamento degli oggetti nelle diverse fasi del lutto/spostamenti

- TEMPO: nuovo ritmo/ nuove date significative (‘epifanie’)

4. La memoria

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5. La comunicazione con i propri cariguarda in giù e aiutami, per favore! (Alice)

• La morte non segna il termine del dialogo intrattenuto

• Il dialogo dei dolenti con i propri cari rappresenta i diversiprocessi e livelli di elaborazione del lutto

• Tempo presente utilizzato per riferirsi ai dialoghi con ipropri cari (quotidianità della relazione)

• Immedesimazione con i propri cari (‘cosa avrebbero fattoin questa situazione’?)

• SOGNI: - Importanza di ritrovare i propri cari nei sogni

- Sogni ricorrenti (i propri cari di spalle/lontani)

- Allucinazioni, ‘Spiriti’ che tornano a trovare i dolenti

Giorgia: no, così non ti voglio proprio vedere!

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6. Continuazione dell’opera in memoria della persona amata

• Il dolore alienante della crisi viene trasceso in opereumane/ethos/cultura

• I dolenti ridefiniscono la propria presenza portando atermine le opere dei propri cari iniziate in vita

• Marina: scrittura di un libro dedicato al marito;pubblicazione degli scritti del marito

• Matteo e Marta: finanziamento di progetti e ricerche perla cura delle malattie che hanno ucciso i propri cari

• Alice: riappacificazione famigliare iniziata dal padre primadella morte con la sorella

• Linda e fratello: proseguimento degli studi e dellepassioni suggeriti dal padre

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Elementi di un rituale funebre pakistano dal film di Mira Nair (2012)

• «Il fondamentalista riluttante»

(ultima scena: da min. 116 a min. 130)

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Grazie per l’attenzione !

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Bibliografia essenziale

• ARIÈS, PHILIPPE, 1998, Storia della morte in occidente, Milano, Rizzoli.

• C. VIAFORA, F. MARIN, 2014, a cura di, Morire altrove. La buona morte in un contesto interculturale, Franco Angeli, Milano.

• DAVIES, D., 2000, Morte, riti, credenze. La retorica dei riti funebri, Torino, Paravia-Scriptorium.

• DE MARTINO, ERNESTO, 2000, Morte e pianto rituale: dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Torino, Bollati Boringhieri.

• ELIAS, N., 1985, La solitudine del morente, Bologna, il Mulino.

• REMOTTI, F. (a cura di), 2006, Morte e trasformazione dei corpi. Interventi di tanatometamorfosi, Mondatori.

• SETTI F. 2012, Elaborazione del lutto: etnografia e storie personali in Trentino, in Ricp La Rivista Italiana di Cure Palliative, XIV, n. 3, Milano, Zadig, pp. 29-34.

• SOZZI, M. (a cura di), 2001, La scena degli addii. Morte e riti funebri nella società occidentale contemporanea, Torino, Paravia-Scriptorium.