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Cenni alla Termomeccanica dei Continui Cenni alla Trasmissione del Calore Applicazioni Avanzate di Fisica Tecnica Cenni alla Termomeccanica dei Continui ed alla Trasmissione del Calore Pietro Asinari Romano Borchiellini Dipartimento di Energetica Politecnico di Torino Versione 1.0 Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Meccanica P. Asinari, R. Borchiellini Applicazioni Avanzate di Fisica Tecnica

Applicazioni Avanzate di Fisica Tecnica...Cenni alla Termomeccanica dei Continui Cenni alla Trasmissione del Calore Dai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio locale Deviazioni

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Cenni alla Termomeccanica dei ContinuiCenni alla Trasmissione del Calore

Applicazioni Avanzate di Fisica TecnicaCenni alla Termomeccanica dei Continui ed

alla Trasmissione del Calore

Pietro Asinari Romano Borchiellini

Dipartimento di EnergeticaPolitecnico di Torino

Versione 1.0

Corso di Laurea Specialistica in Ingegneria Meccanica

P. Asinari, R. Borchiellini Applicazioni Avanzate di Fisica Tecnica

Cenni alla Termomeccanica dei ContinuiCenni alla Trasmissione del Calore

Sommario

1 Cenni alla Termomeccanica dei ContinuiDai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

2 Cenni alla Trasmissione del CaloreConvezioneConduzioneIrraggiamento

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Dai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

Sommario

1 Cenni alla Termomeccanica dei ContinuiDai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

2 Cenni alla Trasmissione del CaloreConvezioneConduzioneIrraggiamento

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Dai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

In questa lezione...

Dai sistemi discreti ai sistemi continui. Cenni di teoria cineticadei gas ideali. Condizioni di equilibrio locale. Concetto dimezzo continuo. Equazioni di conservazione. Deduzione delleequazioni macroscopiche di Eulero (massa, quantità di moto,energia totale) nel caso di equilibrio locale. Richiami sullanotazione tensoriale.

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Dai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

Dai sistemi discreti ai sistemi continui

Nei corsi di base dell’Ingegneria Meccanica, buona partedello studio è rivolto ai sistemi discreti: ingranaggi,manovellismi, aste, rotismi, molle, masse puntiformi,dischi,...Benchè un notevole grado di complessità possa scaturiredall’interazione mutua di queste parti tra di loro, le quantitàoggetto di analisi (es. posizione, velocità, edaccelerazione) e le equazioni che governano il fenomenohanno un immediato il significato fisicoNella meccanica dei sistemi continui, vengono studiatedelle grandezze di uso altrettanto comune (es. densità,pressione, sforzo viscoso, temperatura), ma che hannouna interpretazione molto più sfuggente in termini diconcetti elementari

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Concetto di corpo continuo

Vogliamo generalizzare la nozione di corpo rigido al casodi corpo continuo, in cui la massa, anziché essereconcentrata in un numero finito di punti, è distribuita inmodo continuo in un volumeChiamiamo massa una misura assolutamente continuarispetto all’ordinaria misura di di volume, doveassolutamente continua significa che esiste il seguentelimite

ρ = lim∆V→0

∆m(∆V )∆V

(1)

Ma cosa succede realmente quando ∆V → 0 ? E’ ancorapossibile prescindere dalla natura microscopica del corpo,ossia scrivere delle equazioni generali ?

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Cenni alla teoria cinetica dei gas ideali monoatomici

Lo scopo di queste note, è quello di cercare di dedurre (perquanto in forma semplificata) le grandezze significativenella termomeccanica dei continui e le relative equazionifondamentali piuttosto che semplicemente enunciarle,considerando una applicazione molto particolare, ossia igas ideali monoatomiciQuesta scelta molto particolare è stata fatta per ragioni disemplicità e non ha la pretesa di esaurire tutto il ben piùampio spettro di applicazioni della termomeccanicaBenché un gas nelle condizioni ambientali normali, siacaratterizzato da un numero enorme di particelle (numerodi Avogadro), in linea di principio le loro interazionielementari sono perfettamente (∼) descrivibili mediante glistrumenti usati per i sistemi discreti

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Urto elastico di due particelle

Consideriamo un urto elastico di due particelle,caratterizzate dalle velocità iniziali v1 e v2 e da velocitàfinali v∗1 e v∗2. L’urto traforma (v1,v2) → (v∗1,v

∗2)

Abbiamo conservazione della massa, della quantità dimoto e dell’energia cinetica (non ci sono deformazionipermanenti → urti perfettamente reversibili)

m1 +m2 = m∗1 +m∗

2 (2)m1v1 +m2v2 = m∗

1v∗1 +m∗

2v∗2 (3)

m1v21 +m2v

22 = m∗

1(v∗1)

2 +m∗2(v

∗2)

2 (4)

Assumendo m1 = m2 = m∗1 = m∗

2 = m, mancano duecondizioni per risolvere il problema (6 incognite e 4equazioni): dobbiamo ancora specificare il “raggio” (omeglio potenziale) di interazione delle due particelle

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Meccanica statistica

E’ sufficiente risolvere questo calcolo per 1023 volte edabbiamo finito ! → Su di un numero più ragionevole diparticelle, questo è lo scopo dei calcoli di dinamicamolecolare (“molecular dynamics” - MD)E’ chiaro che abbiamo bisogno di uno strumento diindagine statistico, per avere delle informazioni medierelative all’effetto degli innumerevoli urti microscopiciLa funzione di distribuzione f(x,v, t) è tale che la quantitàf(x,v, t)dxdv individua la probabilità di trovare all’istante tuna particella del fluido nel volume elementare dxdv dicentro (x,v) ∈ R6 (∼ spazio delle fasi)

f(x,v, t)dxdv = δ2P (x,v, t) = δ2N |v∈δΩvx∈δΩx

/N (5)

tale che∫ ∫

f(x,v, t)dxdv = 1

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Grandezze macroscopiche

f(v,x, t) è uno strumento potentissimo !Mediante questa funzione, posso calcolare alcunegrandezze macroscopiche (variabili conservate)

ρ =∫ +∞

−∞mf(v,x, t) dv (6)

ρu =∫ +∞

−∞mv f(v,x, t) dv (7)

ρE0 = ρ(e+ u2/2

)= 1/2

∫ +∞

−∞mv2 f(v,x, t) dv (8)

dove ρ è la densità, u è la velocità macroscopica ed e èl’energia interna (E0 è detta energia interna di stagnazionee coincide con l’energia interna totale in assenza di campiconservativi)

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Equazione evolutiva microscopica

Nel caso di un gas ideale sufficientemente rarefatto emonoatomico, è possibile applicare l’equazione diBoltzmann (1872)

Df

Dt=∂f

∂t+ v · ∇f = Q(f, f) (9)

dove Q(f, f) è l’operatore di collisione, che determina iltasso di variazione nel tempo della funzione didistribuzione per effetto delle collisioni microscopiche,descritte mediante un certo potenziale di interazioneA questo punto la domanda fondamentale è la seguente:quale particolare funzione di distribuzione cerca diinstaurare l’operatore di collisione, controllando il tasso divariazione nel tempo ?

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Condizioni di equilibrio locale

L’operatore di collisione cerca di instaurare nel sistema laparticolare funzione di distribuzione, a cui non è associatanessuna dinamica ulteriore ! (ossia Q(fe, fe) = 0)Funzione di distribuzione di equilibrio (locale)

fe(v, ρ,u, e) =ρ

m(2π e)3/2exp

[−(v − u)2

2e

](10)

Il termine (v − u)2/2 = ev corrisponde all’energia cineticaassociata alla differenza della velocità della particellarispetto al valore macroscopico → si tratta di una energia“ribelle”, apparentemente “invisibile” all’osservatoremacroscopicoIl sistema tende ad un ben preciso spettro energetico deltipo exp(−ev/e) → comportamento reazionario !

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Concetto di mezzo continuo

Introduciamo il concetto di libero cammino medio l, definitocome lo spazio medio percorso da una particella tra duecollisioni successive: per un gas ideale nelle condizioniatmosferiche normali l ≈ 8×10−8m = 8×10−2µm = 80nmPossiamo definire un numero adimensionale, detto numerodi Knudsen Kn = l/D, dove D è una dimensionecaratteristica del deflusso macroscopicoSe il numero di Knudsen è piccolo Kn ∼ O(ε) significa che,in un volume dell’ordine di D3, avviene un numero grandedi collisioni tra le particelle, che tendono ad avvicinare lafunzione di distribuzione alle condizioni di equilibrio locale

f = fe + ε f (1) + ε2 f (2) + ε3 f (3) + ... (11)

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Sistema di equazioni di EuleroDerivazione a partire dalle equazioni cinetiche

Consideriamo il caso in cui f ≈ fe

∂t

∫ +∞

−∞ψ fe dv +∇ ·

∫ +∞

−∞ψ v fe dv = 0 (12)

dove ψ = m, mvi, 1/2mv2 è una qualsiasi quantità scalareconservata durante una collisione binariaNel caso della conservazione della massa

∂t

∫ +∞

−∞mfe dv +∇ ·

∫ +∞

−∞mv fe dv = 0 (13)

ossia∂ρ

∂t+∇ · (ρu) = 0 (14)

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Sistema di equazioni di EuleroDerivazione a partire dalle equazioni cinetiche

Nel caso della conservazione della quantità di moto e dellaconservazione della energia totale

∂(ρu)∂t

+∇ ·∫ +∞

−∞mv ⊗ v fe dv = 0 (15)

∂(ρE0)∂t

+∇ ·∫ +∞

−∞v2/2 v fe dv = 0 (16)

Compaiono i seguenti flussi addizionali∫ +∞

−∞mv ⊗ v fe dv = ρ (2/3 eI + u⊗ u) (17)

1/2∫ +∞

−∞mv2 v fe dv = ρ

(5/3 e+ u2/2

)u (18)

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Sistema di equazioni di EuleroFormulazione canonica

Introdotta una nuova variabile p, detta pressione, tale chep = 2/3 ρ e, segue immediatamente

∂ρ

∂t+∇ · (ρu) = 0 (19)

∂(ρu)∂t

+∇ · (ρu⊗ u) +∇p = 0 (20)

∂(ρE0)∂t

+∇ · (ρE0 u + pu) = 0 (21)

Si definisce una nuova variabile T , detta temperatura, taleche T = M e/R0, dove R0 [JK−1mol−1] è la costanteuniversale dei gas ed M [kgmol−1] è la massa molareNel caso di gas poliatomici, vale la generalizzazionep = (γ − 1) ρ e e T = (γ − 1)M e/R0

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Sistema di equazioni di EuleroCommenti conclusivi

Il sistema di equazioni di Eulero prescinde dalla naturaspecifica del fluido e si configura come uno scheletrouniversaleI dettagli dell’approccio non sono rilevanti, perchécomunque si assume che le collisioni siano così numeroseda instaurare l’equilibrio localeNelle regioni dove il numero di Mach localeMa = |u|/cS > 1, sono presenti degli strati sottili in cui lasoluzione presenta delle brusche variazioni (onde dishock) → Dal momento che in questi strati Kn O(ε), leequazioni di Eulero non sono valide e si preferiscedescrivere questi strati come delle discontinuità(formulazione debole)

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Sommario

1 Cenni alla Termomeccanica dei ContinuiDai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

2 Cenni alla Trasmissione del CaloreConvezioneConduzioneIrraggiamento

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In questa lezione...

Modeste deviazioni dalle condizioni di equilibrio locale.Relazioni fenomenologiche di Navier-Stokes e di Fourier,relative al tensore degli sforzi ed al flusso termicorispettivamente. Generalizzazione dei risultati ottenuti per i gasideali ad altri tipi di fluidi. Adimensionalizzazione delleequazioni. Numeri adimensionali significativi e regimi fisici.Limite incomprimibile.

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Modeste deviazioni dalle condizioni di equilibrio localeEquazione modello

Nell’ipotesi di mezzo continuo Kn ∼ O(ε), le modestedeviazioni dalle condizioni di equilibrio locale possonoessere calcolate mediante l’applicazione di tecnicheperturbative all’equazione di BoltzmannAl fine di illustrare i rudimenti di queste tecniche,consideriamo la seguente equazione modello semplificata

∂tf + v · ∇f = L(f, ω) = ω(fe − f) (22)

dove ω è un parametro libero del modello semplificato,avente le dimensioni di una frequenzaIl termine L(f, ω) presenta alcune analogie con il termineQ(f, f) dell’equazione di Boltzmann: in particolareL(fe, ω) = Q(fe, fe) = 0

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Modeste deviazioni dalle condizioni di equilibrio localeDipendenza funzionale delle deviazioni

Consideriamo le seguenti variabili indipendentiadimensionali: t = t/τ , x = x/L e v = v/c (dove c è ilmodulo medio della velocità microscopica)

St ∂tf + v · ∇f = ω (fe − f)/Kn (23)

dove St = L/(c τ) è il numero di Strouhal ed ω = ω/(c/l) èil parametro libero adimensionaleAssumendo la seguente espansione f ≈ fe + ε δ nellaprecedente equazione e ricordando che Kn ∼ O(ε) siricava la dipendenza funzionale delle deviazioni

δ = δ (∇fe) = − 1ω

(St

∂fe

∂t+ v · ∇fe

)(24)

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Modeste deviazioni dalle condizioni di equilibrio localeDescrizione macroscopica delle deviazioni

Le deviazioni dipendono dai gradienti spaziali delle variabilimacroscopiche ! (anche le variazioni temporali possonoessere ricondotte ad essi mediante le equazioni di Eulero)∫ +∞

−∞mv ⊗ v δ dv = −Πν (25)

1/2∫ +∞

−∞mv2 v δ dv = qα −Πνu (26)

dove Πν è detto parte viscosa del tensore degli sforzi e qα

è detto vettore del flusso termicoLa deviazioni dalle condizioni di equilibrio locale dipendonodalla natura specifica del fluido, ossia dal potenziale diinterazione delle particelle

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Modeste deviazioni dalle condizioni di equilibrio localeFormule operative macroscopiche

Si ottengono le seguenti formule operative macroscopiche

Πν = ρν(∇u +∇uT − 2/3∇ · u I

)+ ρνB ∇ · u I

= ρν(∇u +∇uT

)+ ρ (νB − 2/3 ν)∇ · u I (27)

dove ν è la viscosità cinematica e νB è la viscositàcinematica di volume (“ bulk cinematic viscosity”)

qα = −λ∇T = −ρα γ∇e (28)

dove λ è la conducibilità termica ed α = λ (γ − 1)/(ρR γ) èla diffusività termica (R = R0/M è la costante specifica)

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Sistema di equazioni di Navier-Stokes-FourierFormulazione canonica

Il sistema di equazioni complessivo risulta

∂ρ

∂t+∇ · (ρu) = 0 (29)

∂(ρu)∂t

+∇ · (ρu⊗ u + p I) = ∇ ·Πν (30)

∂(ρE0)∂t

+∇ · (ρE0 u + pu) = ∇ · (−qα + Πνu)(31)

ν, νB, α [m2s−1] sono i coefficienti macroscopici ditrasporto e dipendono dall’interazione microscopicaNell’equazione dell’energia interna di stagnazione, esisteun termine di generazione di potenza termica Πνu

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Sistema di equazioni di Navier-Stokes-FourierFormulazione compatta

Al fine di evidenziare le caratteristiche del precedentesistema di equazioni, possiamo introdurre due distinzioni:

la prima, tra le variabili conservate h = ρ (1, ui, E0)T , checostituiscono gli argomenti delle derivate parziali rispetto altempo, e quelle primitive h = (ρ, ui, T )T , i cui gradienticompaiono nelle definizioni del tensore degli sforzi e delvettore del flusso termico;la seconda, tra i flussi convettivi FC , che sono gli stessipresenti nel sistema di equazioni di Eulero, e quelli diffusiviFD, che descrivono a livello macroscopico le deviazionidalle condizioni di equilibrio locale

Tenendo conto di queste distinzioni, vale la scritturacompatta

∂t h +∇ · FC = ∇ · FD(h, ν, α) (32)

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Numeri adimensionali significativiGradienti spaziali e derivate temporali

Si definisce la lunghezza caratteristica L in modo tale che

∂φ/∂xi ∼ O(φ/L) (33)

oppure equivalentemente

maxx∈Ω

∣∣∣∣∂φ(x)/∂xi

φ(x)/L

∣∣∣∣ ≤ k ∼ O(1) (34)

dove φ è una generica variabile caratteristica del deflussoLa lunghezza caratteristica L serve a quantificare l’ordinedi grandezza dei gradienti spaziali di una qualsiasivariabile (dipendente) del deflusso → Introducendoxi = xi/L, risulta ∂φ/∂xi ∼ O(φ)In modo analogo si può procedere a definire il tempocaratteristico τ per le derivate temporali

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Numeri adimensionali significativiVariabili indipendenti

Introduciamo la densità ρ0 e la velocità U , in modo tale cheρ = ρ/ρ0 ∼ O(1) e u = u/U ∼ O(1) in tutto il dominio deldeflussoPer quanto riguarda l’energia interna, vale la seguenterelazione

cS =√γ RT =

√γ (γ − 1) e ∼

√e (35)

che dimostra come la velocità del suono cS sia lagrandezza più idonea per rendere adimensionale l’energiainterna, dal momento che e = e/c2S ∼ O(1)Infine per quanto riguarda la pressione risultap = p/(ρ0 c

2S) ∼ O(1), mentre per l’energia interna di

stagnazione E0 = E0/c2S = e+ (U/cS)2 u2/2 ∼ O(1)

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Numeri adimensionali significativiEquazioni adimensionali

Introducendo le precedenti definizioni nelle Eq. (29, 30, 31) siottiene

StMa

∂ρ

∂t+ ∇ · (ρ u) = 0 (36)

StMa

∂(ρ u)∂t

+ ∇ · (ρ u⊗ u) +1

Ma2∇p = ∇ ·

(1

ReΠν

)(37)

StMa

∂(ρ E0)∂t

+ ∇ ·(ρ E0 u + p u

)=

= ∇ ·(− 1

Pr Reqα +

Ma2

ReΠνu

)(38)

dove Πν = ρ(∇u + ∇uT − 2/3 ∇ · u I

)+ ρ (νB/ν) ∇ · u I

mentre qα = −γ ρ ∇eP. Asinari, R. Borchiellini Applicazioni Avanzate di Fisica Tecnica

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Numeri adimensionali significativiSignificato fisico dei numeri adimensionali

Nelle relazioni precedenti compaiono 4 numeriadimensionali: 2 sono presenti anche nel sistema diequazioni adimensionali di Eulero (in particolare, il numerodi Strouhal St = L/(τ cs) descrive la dinamica temporaleed il numero di Mach Ma = U/cs rappresenta la grandezzarelativa della velocità di deflusso), mentre 2 sono legati aicoefficienti di trasporto diffusivo (in particolare, il numero diReynolds Re = (LU)/ν dipende dalla viscosità cinematicaed il numero di Prandtl Pr = ν/α dal rapporto dellaprecedente rispetto alla diffusività termica)Tutti i regimi fisici di deflusso descritti dalle precedentiequazioni possono essere classificati in relazione all’ordinedi grandezza di questi 4 numeri adimensionali

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Sistema di equazioni di Navier-Stokes-FourierRegimi di deflusso

1 Numero Strouhal StPropagazione di onde sonore: τ ∼ L/cs → St ∼ O(1)Fenomeno diffusivo: τ ∼ L2/ν → St ∼ Kn ∼ O(ε)Fenomeno convettivo: τ ∼ L/U → St ∼ Ma

2 Numero di Mach MaRegime comprimibile: Ma ∼ O(1)Regime incomprimibile: Ma ∼ O(ε)Regime di Stokes (fenomeno lineare): Ma ∼ O(ε2)

3 In virtù della relazione di von Karman, ossia Ma ∼ Re Knsussiste Re ∼ Ma/Kn dove Kn ∼ O(ε)

4 Per la maggior parte dei gas, sussiste Pr ∼ O(1)

Escludendo i fenomeni legati alla presenza dello stratolimite, sembrano apparire naturalmente 9 regimi possibili dideflusso

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Sistema di equazioni di Navier-Stokes-FourierDerivazione del limite incomprimibile

Nel caso di bassi numeri di Mach Ma ∼ ε Ma e perfenomeni prevalentemente diffusivi St/Ma ∼ O(1), segueRe ∼ Re e conseguentemente

StMa

∂(ρ u)∂t

+∇·(ρ u⊗ u)+1

ε2 Ma2∇p = ∇·

(1

ReΠν

)(39)

Supponiamo di esprimere il campo di pressione comep = p(0) + ε p(1) + ε2 p(2) + ...

Dall’Eq. (39) segue immediatamente che p(0) e p(1) devonoessere delle costanti in modo che sussista ∇p ∼ ε2 ∇p(2)

Poiché p = (γ − 1) ρ e, anche ρ(0), ρ(1), e(0) ed e(1)

dovranno essere delle costanti

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Sistema di equazioni di Navier-Stokes-FourierLimite incomprimibile

Introducendo le precedenti assunzioni nelleEq. (36, 37, 38) si ottiene

∇ · u = 0 (40)∂u

∂t+ ∇ · (u⊗ u) + ∇p′ = ∇ ·

(1

ReΠ′

ν

)(41)

∂E0

∂t+ ∇ ·

(E0 u + p′ u

)= ∇ ·

(− 1

Pr Req′α

)(42)

dove p′ = p/ρ, Π′ν = Πν/ρ ed infine q′α = qα/ρ

Nel dedurre le precedenti equazioni in funzione dellevariabili originarie, si è fatto uso della seguente proprietà

ε2 ∇ ·[p(2)u

]= ∇ · (pu)− p(0)∇ · u = ∇ · (pu) (43)

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Dai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

Sistema di equazioni di Navier-Stokes-FourierCommenti conclusivi

Il sistema di equazioni di Navier-Stokes-Fourier dipendedalla natura specifica del fluido, in quanto i coefficienti ditrasporto sono le manifestazioni macroscopiche delleinterazioni microscopicheBenché la deduzione presentata in queste note facciariferimento soltanto al caso di gas monoatomici, la strutturadelle equazioni di Navier-Stokes-Fourier èsufficientemente generale da includere una vastissimaclasse di fluidi (sia gassosi che liquidi)Questo dimostra come la struttura delle equazioni dipendesolo dalle interazioni di tipo più semplice, mentre le restanticoncorrono a determinare il valore dei coefficienti ditrasporto

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Sommario

1 Cenni alla Termomeccanica dei ContinuiDai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

2 Cenni alla Trasmissione del CaloreConvezioneConduzioneIrraggiamento

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Dai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

In questa lezione...

Equazione dell’energia meccanica e dell’entalpia per corpocontinuo. Primo principio della termodinamica per un corpocontinuo. Generalizzazione del concetto di entropia per corpocontinuo. Generalizzazione della relazione di Gibbs. Secondoprincipio della termodinamica per un corpo continuo. Cenni allatermodinamica dei processi irreversibili.

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Grandezze conservate

Fino ad ora abbiamo visto delle equazioni del tipo

∂t h +∇ · (FC − FD) = 0 (44)

La precedente equazione significa che la variazionetemporale della generica grandezza contenuta nel vettoreh è dovuta esclusivamente ai flussi (convettivi FC oppurediffusivi FD) che avvengono attraverso il genericoinfinitesimo elemento di volume dx ≡ dV ∈ RQuesto significa che l’integrale esteso a tutto il dominio Ω

∂t

∫Ω

hdV +∫

∂Ω(FC − FD) n dA = 0 (45)

non è influenzato dai fenomeni che avvengono all’internodel dominio stesso → Si dice che le grandezze h sonoconservate

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Equazione dell’energia meccanica

Riprendiamo l’equazione della quantità di moto edaggiungiamo una forzante conservativa a = −∇φ(x)

∂(ρu)∂t

+∇ · (ρu⊗ u + p I) = ∇ ·Πν + ρa (46)

Richiamando l’equazione di continuità

ρ∂u

∂t+ ρ (∇u) u +∇p = ∇ ·Πν + ρa (47)

Moltiplicando Eq. (47) per u e tendo conto cheu · [(∇u) u] = u · [∇(u2/2)] si ottiene

ρDemDt

= ρ∂em∂t

+ ρu · ∇em = [∇ · (−p I + Πν)] · u (48)

dove em = u2/2 + φ(x) è detta energia meccanica

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Equazione dell’energia meccanicaSignificato fisico

La precedente Eq. (48) può essere semplificata

ρDemDt

= (∇ ·Π) · u = ∇ · (Πu)−Π : ∇u (49)

dove Π = −p I + Πν è il tensore (totale) degli sforzi (si èfatto uso della proprietà di simmetria ΠT = Π)Introducendo i risultati precedenti nelle equazioni originariesi ottiene

∂(ρ em)∂t

+∇ · (ρu em −Πu) = −Π : ∇u (50)

Chiaramente l’energia meccanica non è una grandezzaconservata, ma dipende dai fenomeni interni del sistema

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Equazione dell’energia interna

Riprendiamo l’equazione della energia generalizzata∂(ρE0)∂t

+∇·(ρE0 u + pu) = ∇·(−qα + Πνu)+ρa·u (51)

Utilizzando l’equazione di continuità si ottiene

ρDE

Dt= ∇ · (−qα + Πu) (52)

dove E = E0 + φ(x) = e+ u2/2 + φ(x) = e+ emMediante le Eq. (50, 52) è possibile dedurre l’equazioneper l’energia interna

∂(ρ e)∂t

+∇ · (ρu e+ qα) = +Π : ∇u (53)

Chiaramente l’energia interna non è una grandezzaconservata, ma dipende dai fenomeni interni del sistema

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Trasferimento di potenza

Prese singolarmente, l’energia meccanica e l’energiainterna non sono grandezze conservate, mentre invece laloro somma, ossia l’energia totale E = em + e, presentaquesta caratteristicaQuesto significa che esiste un trasferimento di energianell’unità di tempo, ossia un trasferimento di potenza,uguale in modulo ma contrario in segno, tra la riserva dienergia meccanica e quella di energia interna (“termica”),pari a |Π : ∇u| dVIl problema è capire se il trasferimento di potenza avviene

1 sempre irreversibilmente dalla riserva di energia meccanicaalla riserva di energia interna del sistema (Π : ∇u dV > 0),

2 sempre irreversibilmente viceversa (Π : ∇u dV < 0),3 oppure reversibilmente in ambo i casi precedenti

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Trasferimento di potenzaTermine baroclinico e termine funzione della viscosità di volume

Possiamo discriminare tre contributi distinti

Π : ∇u = Σp + ΣII + Σν (54)

dove

Σp =p

ρ

Dt(55)

ΣII = ρ (νB − 2/3 ν) (∇ · u)2 (56)Σν = ρ ν (∇u +∇uT ) : ∇u (57)

Σp è reversibile e dipende dal termine Dρ/DtΣII è irreversibile, ma il segno dipende dal valore delsecondo coefficiente di viscosità, ossia νII = νB − 2/3 ν(per i gas monoatomici νB = 0 e νII = −2/3 ν < 0)

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Trasferimento di potenzaTermine funzione della viscosità principale

Il tensore di velocità Πu = ∇u può essere scisso in duetensori distinti Πu = ΠD

u + ΠVu : il primo simmetrico

ΠDu = (∇u +∇uT )/2 è detto tensore di deformazione,

mentre il secondo antisimmetrico ΠVu = (∇u−∇uT )/2 è

detto tensore di vorticità.Tenendo conto che Πν = 2 ρ νΠD

u e che per definizioneΠD

u : ΠVu = 0 segue necessariamente

Σν = 2 ρ νΠDu : ΠD

u ≥ 0 (58)

Quindi Σν rappresenta un trasferimento di potenzairreversibile dalla riserva di energia meccanica alla riservadi energia interna del sistema

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Formulazione entalpica

Nell’analisi dei sistemi ingegneristici (in particolare quellicon deflusso) può risultare utile definire la seguentequantità detta entalpia h = e+ p/ρ

Si tratta di ragioni di convenienza computazionale neicalcoli tecnici, ma il contenuto di informazioni di questagrandezza è identico a quello dell’energia internaAlla luce della definizione, risulta

∂(ρ h)∂t

+∇ · (ρuh+ qα) =Dp

Dt+ ΣII + Σν (59)

Quindi l’equazione dell’entalpia è molto simile a quelladell’energia interna Eq. (53), ma se ne differenzia per iltermine relativo al trasferimento baroclinico di potenza

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Irreversibilità

L’individuazione di termini monotoni, ossia eventi un segnounivocamente determinato, nelle equazioni dellatermomeccanica dei continui ha una fondamentalerilevanza pratica, perché consente di enunciare delleproprietà generali, valide per ogni deflussoVisto il loro comportamento univoco, questi terminivengono detti irreversibilità del deflussoIl termine Σν ≥ 0 è uno di questi termini, ma è limitato adescrivere gli effetti dovuti all’azione degli sforzi viscosiE’ possibile identificare un analogo termine in grado didescrivere gli effetti dovuti al flusso termino, ossia, inanalogia, un termine Σα ≥ 0 ?

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Equazione dell’entropiaRelazione di Gibbs nella Termodinamica di Equilibrio

La nozione di entropia è definibile in modo rigorososolamente nel contesto della Termodinamica di Equilibrio,ossia in assenza di deviazioni microscopiche dallecondizioni di equilibrio globale, ossia nel caso in cuiqualsiasi gradiente spaziale e temporale risulti trascurabilerispetto alle scale di descrizione (notare che “equilibrioglobale” ⊂ “equilibrio locale”)In questo caso, sussiste la relazione di Gibbs

T ds = de+ p d(1/ρ) (60)

dove i differenziali esatti, vanno intesi come differenzeinfinitesime tra i valori delle rispettive funzioni di stato,calcolate in condizioni di equilibrio prossime tra loro

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Equazione dell’entropiaGeneralizzazione nel contesto della Termodinamica dei Processi Irreversibili

Viceversa, nel contesto delle Termodinamica dei ProcessiIrreversibili, si assume (arbitrariamente) una relazione“simile” (in senso molto lato) alla precedente, qualedefinizione di entropia generalizzata, ossia

TDs

Dt=De

Dt+ p

D(1/ρ)Dt

(61)

dove il membro di destra è una funzione esclusivadell’energia interna e della densità, in virtù anche dellalegge costitutiva p = p(e, ρ)Ricordando l’Eq. (53) e la definizione (54) si ottiene

ρ TDs

Dt= −∇ · qα + ΣII + Σν (62)

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Equazione dell’entropiaIrreversibilità dovuta allo scambio termico

Nel caso di deflussi caratterizzati da bassi numeri di Mach,allora (∇ · u)2 ≈ 0 e conseguentemente, in base allaEq. (56), il termine funzione della viscosità di volume puòessere trascurato, ossia ΣII ≈ 0E’ possibile riscrivere l’Eq. (62) come

∂(ρ s)∂t

+∇ · (ρu s+ qα/T ) = (Σα + Σν) /T ≥ 0 (63)

doveΣα = T qα · ∇(1/T ) = λ/T ∇T · ∇T ≥ 0 (64)

Dalla precedente equazione, emerge naturalmente ladefinizione di un flusso entropico qα/T , associato altrasferimento di entropia

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Equazione dell’entropiaMinimizzazione vincolata

Dal momento che la generazione di entropia è un indicedella diminuzione di capacità di generare lavoro utile,possiamo utilizzare la precedente equazione perlocalizzare nel deflusso che avviene all’interno di undeterminato dispositivo (es. valvola, compressore,...), qualisono le regioni che contribuiscono maggiormenteall’inefficienza complessivaQuesto ci consente di utilizzare un criterio quantitativo perprocedere ad una ottimizzazione del dispositivo: si tratta diuna ottimizzazione vincolata (minimizzazione vincolata diΣ = Σα + Σν , dovuto agli sforzi viscosi ed al flussotermico) in modo da soddisfare le specifiche del dispositivo

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Equazione dell’exergia

Ai fini dell’ottimizzazione vincolata, è possibile utilizzareequivalentemente l’equazione differenziale dell’exergiaMoltiplicando l’Eq. (63) per la temperatura T0 deltermostato ambiente e sottraendo il risultato all’Eq. (51) siottiene

∂(ρA)∂t

+∇ · (ρ bu + Θ qα −Πνu) = −T0

TΣ ≤ 0 (65)

dove A = E − s T0 è exergia interna totale, b = A+ pv èexergia totale e Θ = 1− T0/T è il fattore di Carnot localeIn questo caso, si tratta di minimizzare le perdite di exergiadovute alle irreversibilità del deflusso, dal momento che−T0/T Σ ≤ 0

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2 Cenni alla Trasmissione del CaloreConvezioneConduzioneIrraggiamento

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In questa lezione...

Deduzione delle equazioni integrali di bilancio per sistemi chiusie per sistemi aperti. Formulazione tecnica delle equazioniintegrali. Significato fisico delle irreversibilità. Calcolo esattodelle irreversibilità e loro stima mediante formule pratiche.

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Equazioni integrali di bilancioIntroduzione

Dal punto di vista tecnico, il grado di dettaglio delleequazioni differenziali della termomeccanica del continuopuò risultare qualche volta eccessivo, oppure l’estensionedel dominio fisico, che si intende analizzare, può richiedereun onere computazionale insostenibilePertanto risulta utile considerare delle equazioni integrali dibilancio per avere una stima complessiva del fenomenoQuesta stima è piuttosto semplice per quanto riguarda legrandezze conservate, mentre risulta di difficileconduzione nel caso di grandezze non conservante, chedipendono da quanto succede localmente nel dominio edovranno essere calcolate mediante opportune relazionifenomenologiche di chiusura

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Integrazione dell’equazione dell’energiaTermini di scambio

Riprendiamo l’equazione della energia (52)

∇ · (−qα + Πu) =∂(ρE)∂t

+∇ · (ρE u) (66)

dove Π = −pI + Πν e E = e+ emCalcolando l’integrale di volume esteso a tutto il dominio Vdel dispositivo, i termini che competono al flusso termicoed al tensore degli sforzi possono essere semplificatemediante il teorema di Gauss

Φ(t) = −∫

∂V∇ · qαdV = −

∫∂V

qα · n dA (67)

W (t) = −∫

∂V∇ · (Πu)dV = −

∫∂V

(Πu) · n dA (68)

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Integrazione dell’equazione dell’energiaTermini inerziali

Per quanto riguarda la variazione temporale nel secondomembro dell’Eq. (66), compaiono le seguenti grandezze

U(t) =∫

Vρ e(t,x) dV (69)

Em(t) =∫

Vρ em(t,x) dV (70)

Come si vede chiaramente dalle precedenti definizioni, ilpunto chiave delle equazioni integrali consiste nelprescindere dall’analisi puntuale del fenomeno, e disoffermarsi invece sull’andamento nel tempo di opportunegrandezze medie volumetriche, i.e. e(t,x) → U(t)

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Integrazione dell’equazione dell’energiaTermini di flusso

E’ possibile identificare nel bordo del dispositivo ∂V unnumero finito N di aperture Ai, in modo tale che∫

V∇ · (ρE u) dV =

∫∂VρE u · n dA =

N∑i=1

∫Ai

ρE u · n dA =N∑

i=1

Gi (e+ em)i (71)

dove

Ei(t) = (e+ em)i = 1/Gi

∫Ai

ρE u · n dA (72)

e Gi =∫Aiρu · n dA è la portata attraverso la generica

apertura Ai di ingresso (Gi ≤ 0) oppure di uscita (Gi ≥ 0)del dispositivo

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Primo Principio della TermodinamicaFormulazione in funzione della potenza meccanica totale

Tenendo conto delle definizioni precedenti

Φ−W =d

dt(U + Em) +

N∑i=1

Gi (e+ em)i (73)

Il problema della precedente equazione è che la potenzameccanica totale W contiene un contributo dovuto altensore di deformazione ed uno dovuto all’azione delleforze superficiali in corrispondenza delle apertureNel caso in cui non esistano delle aperture, ossia ilsistema in esame sia chiuso, allora l’equazione precedentesi riduce a

Φ−W =d

dt(U + Em) (74)

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Primo Principio della TermodinamicaFormulazione in funzione della potenza meccanica tecnica

La potenza meccanica totale può essere scomposta in

W = −∫

∂V(Πu) · n dA = Wsp +Wt (75)

Wsp =∫

∂Vp v ρu · n dA =

N∑i=1

Gi (pv)i (76)

Wt = −∫

∂V(Πνu) · n dA (77)

Il calcolo delle forze superficiali in corrispondenza delleaperture è incluso nel calcolo dell’entalpia

Φ−Wt =d

dt(U + Em) +

N∑i=1

Gi (h+ em)i (78)

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Integrazione dell’equazione dell’entropiaTermini di scambio

Integrando l’equazione della entropia si ottiene

−∇ · (qα/T ) + (Σα + Σν) /T =∂(ρ s)∂t

+∇ · (ρu s) (79)

E’ possibile identificare nel bordo del dispositivo ∂V unnumero finito M di superfici di scambio termico Aj , tali che∫

V∇ · (qα/T ) dV =

M∑j=1

∫Aj

(qα/T ) · ndA =M∑

j=1

Aj (qα/T )j

(80)dove

(qα/T )j = 1/Aj

∫Aj

(qα/T ) · n dA (81)

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Secondo Principio della Termodinamica

Integriamo l’equazione della entropia si ottiene

−M∑

j=1

Aj (qα/T )j + Ψ =dS

dt+

N∑i=1

Gi si (82)

dove Ψ =∫V 1/T (Σα + Σν) dV ≥ 0 e S =

∫V ρ s dV

Se per qualsiasi T appartenente ad Aj vale una certaomogeneità, i.e. T ≈ Tj = 1/Aj

∫AjTdA, allora

Aj (qα/T )j ≈ −Φj/Tj (83)

e conseguentementeM∑

j=1

Φj

Tj+ Ψ =

dS

dt+

N∑i=1

Gi si (84)

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Integrazione dell’equazione dell’energia meccanica

Nel caso di deflussi caratterizzati da bassi numeri di Mach,allora (∇ · u)2 ≈ 0 e conseguentemente, l’equazionedell’energia meccanica (49) può essere semplificata

∇ · (Πu)− Σp − Σν =∂(ρ em)∂t

+∇ · (ρu em) (85)

Integrando sul volume V l’equazione precedente si ottiene

−W −∫

VΣp dV −Wa =

dEm

dt+

N∑i=1

Gi (em)i (86)

doveWa =

∫V

Σν dV ≥ 0 (87)

è la potenza meccanica dissipata per attrito

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Integrazione dell’equazione dell’energia meccanicaPotenza meccanica di spostamento

La potenza meccanica di spostamento Wsp può esseresemplificata

Wsp =∫

∂Vp v ρu · n dA =

d [pv(t)V (t)]dt

=d (pv V )dt

(88)

dove pv(t) = 1/V∫V p(t,x)dV ≈ pi per qualsiasi superficie

Ai del bordo ∂VProcedendo allo stesso modo per il termine residuo∫

VΣp dV ≈ −pv

∫V∇ · u dV = −pv

d V

dt(89)

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Equazione integrale dell’energia meccanica

L’equazione integrale dell’energia meccanica risulta

−Wt −Wa − Vdpv

dt=dEm

dt+

N∑i=1

Gi (em)i (90)

Sottraendo la precedente equazione alla Eq. (78) cheesprime il Primo Principio della Termodinamica, si ottiene

Φ +Wa + Vdpv

dt=dU

dt+

N∑i=1

Gi hi (91)

La sommatoria dei flussi termici entranti, maggiorata dallapotenza dissipata per attrito e dal termine di riscaldamentodovuto alla compressione, può indurre un incrementodell’energia interna del corpo e/o una variazione dei flussidi entalpia

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Relazione tra irreversibilità ed attritoTeorema di Guy-Stodola

Nel caso in cui T ≈ Tv = 1/V∫V T (t,x) dV , allora è

possibile stabilire una relazione tra le irreversibilità checompaiono nell’equazione integrale del Secondo Principiodella Termodinamica e la potenza meccanica dissipata perattritoSe vale T ≈ Tv allora

Ψ =∫

V1/T (Σα + Σν) dV ≈ 1/Tv

∫V

Σν dV = Wa/Tv

(92)Il precedente risultato si chiama anche teorema diGuy-Stodola, ovviamente nel caso in cui T (t,x) = Tv(t),ed è utile per il calcolo semplificato delle irreversibilità

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Relazione tra irreversibilità ed attritoEsempio

Consideriamo il seguente esempio: deflusso di olio pertrascinamento, all’interno di un’intercapedine piana(normale all’asse y), per effetto del moto relativo delle duesuperfici (secondo l’asse x)In questo caso, l’Eq. (58) si riduce a

Σν =12ρ ν

(∂ux

∂y

)2

(93)

e, conseguentemente, dal momento che τu = ρ ν (∂ux/∂y)è costante, segue

Ψ =Wa

Tv=

1Tv

∫V

Σν dV =τ2u V

2Tv ρ ν(94)

dove V è il volume dell’intercapedineP. Asinari, R. Borchiellini Applicazioni Avanzate di Fisica Tecnica

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Equazioni integrali di bilancioCommenti conclusivi

E’ possibile dedurre le equazioni integrali di bilancio apartire dal sistema di equazioni di Navier-Stokes-Fourier,se e solo se si considerano deflussi con bassi numeri diMach, ossia tali per cui (∇ · u)2 ≈ 0Dal punto di vista cinetico, il numero di Mach descrivequanto il sistema si discosta localmente dalle condizioni diequilibrio globale ed, in particolare, un valore piccolo delnumero di Mach corrisponde al limite incomprimibilePertanto le equazioni integrali presuppongono che ilsistema si discosti poco dalle condizioni di equilibrioglobale (trasformazioni infinitamente lente ossia gradientispaziali spaziali infinitamente piccoli)

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ConvezioneConduzioneIrraggiamento

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1 Cenni alla Termomeccanica dei ContinuiDai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

2 Cenni alla Trasmissione del CaloreConvezioneConduzioneIrraggiamento

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In questa lezione...

Meccanismi fondamentali di scambio termico (convezione,conduzione ed irraggiamento). Scambio termico convettivo.Concetto di strato limite ed analogia di Reynolds per il trasportotermico. Cenni al fenomeno della turbolenza. Scalecaratteristiche del fenomeno, deduzione delle equazioni per lequantità medie e problema della chiusura. Ipotesi dellaviscosità addizionale indotta dalla turbolenza e relativamodellazione.

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Trasmissione del calore per convezioneTrasporto di energia nei fluidi in movimento

Il trasporto di energia nei fluidi in movimento può esseredistinto in due categorie

convezione naturale, in cui il movimento del fluido è indottoda differenze di densità tra masse di fluido a temperaturadiversa che si trovano alla stessa quota idrostatica, pereffetto delle forze di galleggiamentoconvezione forzata, in cui il movimento del fluido è indottoda apparecchiature, come pompe e ventilatori, od èriconducibile indirettamente ad agenti esterni come adesempio il vento (la cui origine è però riconducibile allaprima categoria)

Le equazioni della termomeccanica dei continuiconsentono di descrivere compiutamente entrambe leprecedenti fenomenologie

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Trasmissione del calore per convezioneUlteriori concetti chiave

Rispetto alla trattazione fin qui considerata, esistono dueulteriori concetti chiave che occorre considerare per lacaratterizzazione del trasporto di energia nei fluidi inmovimento:

il concetto di strato limite, ossia come, sotto opportunecondizioni, si possono semplificare le equazioni dellatermomeccanica in prossimità dei corpi solidi, in modo dapoter dedurre correlazioni analitiche in merito allo scambiotermico ed allo sforzo viscoso;il concetto di turbolenza, ossia come, sotto opportunecondizioni, le soluzioni stazionarie della termomeccanicadiventano instabili e, mediante biforcazioni successive, ilcampo di moto diventa ricorsivamente sempre piùcomplesso.

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Sistema di equazioni di Navier-Stokes-FourierSemplificazione del limite incomprimibile

Possiamo ulteriormente semplificare le equazioni (36, 37)tenendo conto che ∇ · (u⊗ u) = (∇u)u + u (∇ · u) e che∇ · (∇uT ) = ∇(∇ · u), da cui segue

∇ · u = 0 (95)∂u

∂t+(∇u)

u + ∇p′ =1

Re∇2u, (96)

Anche l’equazione (38) può essere semplificataassumendo che l’energia meccanica sia trascurabilerispetto a quella interna, ossia em e, da cui segue

∂T

∂t+ u · ∇T =

1Pr Re

∇2T (97)

dove γ = cv/cp è il rapporto dei calori specifici

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Concetto di strato limiteIntroduzione

Il concetto di strato limite consente di semplificare larisoluzione delle equazioni di Navier-Stokes-Fouriersuddividendo il deflusso in due regioni di distinte: unaprima regione in cui il trasporto diffusivo è trascurabile eduna seconda in prossimità dei corpi solidi (detta appuntostrato limite) in cui esso risulta prevalenteLa deduzione delle equazioni dello strato limite costituisceuno dei risultati più importanti della termomeccanica deicontinui, perché consente di dedurre delle correlazionianalitiche per descrivere la soluzioneQuesta idea fu proposta da Prandtl nel 1904, all’età di 29anni, durante una presentazione di circa 10 minutinell’ambito di un congresso di matematici

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Concetto di strato limiteGradienti spaziali normali ad una superficie

Consideriamo il deflusso di un fluido parallelamente aduna superficie piana (normale secondo l’asse y). Nel casodi alti numeri di Reynolds, l’analisi che ha portato alleEq. (95, 96, 97), non è corretta perché questetenderebbero al sistema di equazioni di Eulero, che non ècompatibile con la condizione di velocità nulla a parteSi introduce una correzione relativa ai gradienti spazialisecondo l’asse normale

∂φ/∂y ∼ O(φ/δ) ∼ O(φ/L)/ε O(φ/L) (98)

dove δ è una dimensione caratteristica del deflussonormale alla superficie, tale che δ L ossia δ/L ∼ O(ε), econseguentemente ∂φ/∂y ∼ (∂φ/∂y)/ε ∼ O(φ)/ε

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Concetto di strato limiteConseguenza: ordine di grandezza di tutti i gradienti spaziali

Introducendo la precedente correzione nella condizione dicampo solenoidale si ottiene

∂u

∂x+

∂v

∂y= 0 (99)

da cui segue che, al fine di avere soluzioni non banali, lacomponente normale della velocità v deve essere piccola,ossia v = ε v dove v = v/V e V/U ∼ O(ε)Pertanto si ottengono le seguenti proprietà

∂u

∂y∼ O(1/ε),

∂u

∂x∼ O(1),

∂v

∂y∼ O(1),

∂v

∂x∼ O(ε) (100)

∂2u

∂y2∼ O(1/ε2),

∂2v

∂y2∼ O(1/ε),

∂2u

∂x2∼ O(1),

∂2v

∂x2∼ O(ε)

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Semplificazioni nello strato limite

Considerando le precedenti stime si ottiene

∂u

∂t+ u

∂u

∂x+ v

∂u

∂y+∂p′

∂x=

1Re

(∂2u

∂x2+

1ε2∂2u

∂y2

)(101)

ε∂v

∂t+ ε u

∂v

∂x+ ε v

∂v

∂y+

∂p′

∂y=

1Re

(ε∂2v

∂x2+

∂2v

∂y2

)(102)

∂T

∂t+ u

∂T

∂x+ v

∂T

∂y=

1PrRe

(∂2T

∂x2+

1ε2∂2T

∂y2

)(103)

Si vede che questa correzione ha senso solo per altinumeri di Reynolds, tali per cui Re ∼ O(1/ε2): altrimentil’Eq. (101) implicherebbe profili lineari della velocità uConseguentemente l’Eq. (102) implica ∂p′/∂y = 0, ossia ilcampo di pressione è indipendente dalla normale y

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Equazioni dello strato limite

La pressione p′(x) è governata dal campo di moto al difuori dello strato limite: nel caso di superfici pianeinteressate da un campo di moto del fluido parallelo ecostante in modulo e verso, allora la pressione al di fuoridello strato limite è costante → ∂p′(x)/∂x = 0Pertanto le equazioni dello strato limite in condizionistazionarie diventano

u∂u

∂x+ v

∂u

∂y=

1

Re∂2u

∂y2(104)

u∂ϑ

∂x+ v

∂ϑ

∂y=

1

Pr Re∂2ϑ

∂y2(105)

dove Re = ε2 Re, Pr = Pr e ϑ = (T − Tw)/(T∞ − Tw) (T∞ èla temperatura imperturbata, al di fuori dello strato limite)

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Equazioni dello strato limiteCommenti

Ritornando alle grandezze adimensionali usuali, ossia ·(dal momento che tutti i termini sono omogenei dal puntodi vista dell’ordine di grandezza) si ottiene

u∂u

∂x+ v

∂u

∂y=

1Re

∂2u

∂y2(106)

u∂ϑ

∂x+ v

∂ϑ

∂y=

1Pr Re

∂2ϑ

∂y2(107)

Nel caso di condizioni al contorno costanti, ossiau(x, 0) = ϑ(x, 0) = 0 e u(x,∞) = ϑ(x,∞) = 1 per qualsiasipunto della superficie e nel caso in cui Pr = 1, allora esisteuna analogia perfetta tra le due soluzioni, ossia u e ϑammettono la stessa soluzione nello strato limite

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TurbolenzaIntroduzione euristica

Il moto di un fluido molto viscoso e/o quasi a riposo tendead essere ordinato e regolare (deflusso laminare),viceversa fluidi con piccola viscosità e/o interessati davelocità molto elevate danno origine ad un moto noncompletamente stazionario, irregolare, apparentementecaotico (deflusso turbolento)Appare chiaro che la transizione da moti laminari a motiturbolenti è determinata dal numero di ReynoldsRe = UL/ν, che riveste il ruolo di parametro di controlloDal punto di vista ingegneristico, il deflusso turbolento sipresenta come particolarmente adatto ad intensificare iltrasporto di energia (quindi lo scambio termico convettivo)e la miscelazione dei fluidi

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TurbolenzaRegimi di deflusso

Possibile classificazione dei tipi di flussi:flussi lenti o molto viscosi → manifestano uncomportamento prevalentemente stazionario, dal momentoche il parametro di controllo è molto piccolo (Re minore diqualche decina);flussi con parametro di controllo moderatamente grande(Re dell’ordine di qualche centinaia o migliaia) → in questoregime le soluzioni stazionarie diventano instabili e siassiste alla transizione al caos, caratterizzata dabiforcazioni successive in cui il campo di moto diventasempre più complesso;flussi con parametro di controllo decisamente grande →regime di turbolenza sviluppata (comportamentouniversale).

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TurbolenzaFluttuazioni aleatorie nel tempo e nello spazio

La turbolenza è caratterizzata da moti disordinati che sitraducono in fluttuazioni aleatorie nel tempo e nello spazio(ampio spettro di frequenze temporali e spaziali)

u = 〈u〉+ u′, v = 〈v〉+ v′ (108)ϑ = 〈ϑ〉+ ϑ′ (109)

E’ possibile scomporre l’energia cinetica media in

〈ec〉 = 1/2 〈u · u〉 = 1/2 〈u〉 · 〈u〉+ kt (110)

dove kt è l’energia cinetica della turbolenza definita come

kt =12⟨u′ · u′

⟩=

12⟨u′ku

′k

⟩(111)

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TurbolenzaSpettro energetico della turbolenza

Nel deflusso turbolento, esiste una moltitudine di vortici,che possono essere analizzati mediante la scomposizionein armoniche elementari, ciascuna delle quali è identificatadal numero d’onda κ, ossia dal numero di oscillazioni cheessa compie nell’unità di spazioL’energia cinetica della turbolenza kt può esserescomposta nei vari contributi apportati dalle ondeelementari, mediante Et(κ), detta funzione distribuzionedello spettro energetico della turbolenza e definita in modotale che

kt =∫ ∞

0Et(κ)dκ (112)

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TurbolenzaAnalisi energetica

I vortici più grandi non sono in grado di dissiparedirettamente l’energia perché sono instabiliSi possono distinguere tre tipologie di vortici:

i vortici energetici che ricevono l’energia dal deflussoprincipale e sono caratterizzati da piccoli numeri d’onda(ossia una dimensione caratteristica grande, comparabile aquella del sistema);i vortici dissipativi che dissipano l’energia mediante leinterazioni molecolari, descritte dalla viscosità molecolare,e sono caratterizzati da grandi numeri d’onda (ossia piccolee/o piccolissime dimensioni);infine i vortici inerziali, che non creano energia né ladissipano ma si trasformano progressivamente in vorticisempre più piccoli (fino a ricadere nel caso precedente).

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TurbolenzaTeoria di Kolmogorov

Un contributo fondamentale alla teoria della turbolenza èstato dato da Kolmogorov nel 1941Egli ha cercato una descrizione statistica della turbolenzaomogenea ed isotropa basandosi su poche sempliciipotesi di similaritàUna di queste ipotesi fondamentali asserisce che ladimensione caratteristica dei vortici dissipativi lt dipendeesclusivamente dalla viscosità molecolare e dal tasso didissipazione dell’energia cinetica della turbolenza, ossia

lt/L = Re−3/4 (113)

Questo significa che per alti numeri di Reynolds ladimensione dei vortici dissipativi può essere piccolissima,ossia lt/L 1

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Strato limite in condizioni di deflusso turbolentoRANS - Reynolds Averaged Navier Stokes

Non possiamo sempre pensare di risolvere direttamente leequazioni di Navier-Stokes-Fourier con la risoluzionenumerica necessaria, ossia ∆x ∼ lt

Facciamo una media spaziale (media di Reynolds) delleequazioni dello strato limite in condizioni di deflussoturbolento, su di una griglia computazione più lasca, ossiatali per cui ∆x lt

∂xk

⟨(〈u〉+ u′) (〈uk〉+ u′k)

⟩=

1Re

∂2 〈u〉∂y2

(114)

∂xk

⟨(〈ϑ〉+ ϑ′) (〈uk〉+ u′k)

⟩=

1Pr Re

∂2 〈ϑ〉∂y2

(115)

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Strato limite in condizioni di deflusso turbolentoTermini addizionali

〈uk〉∂

∂xk〈u〉 =

1Re

∂2 〈u〉∂y2

− ∂

∂xk

⟨u′u′k

⟩(116)

〈uk〉∂

∂xk〈ϑ〉 =

1Pr Re

∂2 〈ϑ〉∂y2

− ∂

∂xk

⟨ϑ′u′k

⟩(117)

Nelle equazioni precedenti sono comparsi alcuni terminiderivati dalla media di prodotti di quantità fluttuanti →nasce il problema di come calcolare questi terminiProprio a causa della non-linearità delle equazioni diNavier-Stokes-Fourier, scrivere le equazioni per momentidi ordine superiore, ossia 〈 u′iu′j 〉, introduce sempre nuoveincognite, come per esempio 〈 u′iu′j u′k 〉

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Problema della chiusuraAssunzione di Boussinesq

Per risolvere il problema della chiusura, Boussinesq nel1877 per primo propose un modello per gli sforzi turbolentiBoussinesq assunse che sia possibile studiare il motodelle strutture turbolente in modo analogo a quanto fattoper il moto molecolare, ossia

⟨u′iu

′k

⟩= − 1

Ret

(∂ 〈ui〉∂xk

+∂ 〈uk〉∂xi

)(118)

⟨ϑ′u′k

⟩= − 1

PrtRet

∂ 〈ϑ〉∂xk

(119)

Dalla precedente assunzione si deduce anche una stimadei termini, ossia 〈u′v′〉 〈u′u′〉 e 〈ϑ′v′〉 〈ϑ′u′〉

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Strato limite in condizioni di deflusso turbolento

Da cui segue immediatamente

〈u〉 ∂

∂x〈u〉+ 〈v〉 ∂

∂y〈u〉 =

1ReT

∂2 〈u〉∂y2

(120)

〈u〉 ∂

∂x〈ϑ〉+ 〈v〉 ∂

∂y〈ϑ〉 =

1PrT ReT

∂2 〈ϑ〉∂y2

(121)

dove ReT = UL/(ν + νt) e PrT = (ν + νt)/(α+ αt)Nel caso di strati limite sufficientemente sviluppati (ossiatali per cui sia stata superata la soglia di stabilità), esistonocontemporaneamente due regioni distinte:

il sotto-strato limite laminare, prossimo alla parete edescrivibile mediante le Eq. (106, 107)lo strato limite turbolento, prossimo al fluido imperturbato edescrivibile mediante le Eq. (120, 121)

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Analogia di ReynoldsEquazioni compatte dello strato limite

L’applicazione dell’operatore 〈·〉 alle Eq. (106, 107) delsotto-strato laminare non comporta alcun cambiamento,dal momento che non ci sono fluttuazioniRitornando alle unità fisiche

〈u〉 ∂

∂x〈u〉+ 〈v〉 ∂

∂y〈u〉 =

∂τ

∂y(122)

〈u〉 ∂

∂x〈T 〉+ 〈v〉 ∂

∂y〈T 〉 = − 1

ρ cp

∂q

∂y(123)

dove τ = ρ νx ∂ 〈u〉 /∂y e q = −ρ cp αx ∂ 〈T 〉 /∂y mentre,per quanto riguarda i coefficienti di trasporto, essidipendono dalla regione considerata (sotto-strato laminareoppure strato turbolento), ossia νx ∈ ν, νt e αx ∈ α, αt

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Analogia di Reynolds

Si definisce analogia di Reynolds, l’assunzionePrT = Pr = 1: in questo caso, vale la seguente relazione

q/cpτ

= −∂ 〈T 〉∂ 〈u〉

=qw/cpτw

(124)

dove τw e qw sono lo sforzo viscoso ed il flusso termico aparete rispettivamenteRicordando che τw = CD ρU

2/2, dove CD è il coefficientedi attrito superficiale (o meglio il coefficiente di drag), eqw = k (Tw − T∞), dove k è detto coefficiente di scambiotermico convettivo, risulta

Nu = CD/2 Re (125)

dove Nu = k L/λ è il numero di Nusselt (λ è laconducibilità termica molecolare)

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Trasmissione del calore per convezioneConclusioni

La precedente trattazione dimostra cheè possibile analizzare lo scambio termico, ossia il trasportodi energia, all’interfaccia tra un solido ed un fluido inmovimento mediante la risoluzione delle equazioni dellostrato limite, che sono più semplici di quelle complete diNavier-Stokes-FourierQualora si superi la soglia di stabilità, la crescentecomplessità nel campo di moto indotta dal fenomeno dellaturbolenza, costringe a considerare opportuni modelli dichiusura per il calcolo dei termini addizionali che appaiononelle equazioni mediateIl metodo dell’analogia consente di stimare l’efficacia delloscambio termico convettivo (ossia il coefficiente k)mediante le informazioni relative allo sforzo viscosoesercitato dal fluido sul solido, nelle medesime condizioni

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Sommario

1 Cenni alla Termomeccanica dei ContinuiDai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

2 Cenni alla Trasmissione del CaloreConvezioneConduzioneIrraggiamento

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Fenomeno della conduzione termica. Equazione fondamentale.Numeri adimensionali significativi: numero di Fourier e numerodi Biot. Discussione dei regimi fisici. Soluzioni analitiche percorpi omogenei e corpi non-omogenei di forma semplice.Formule pratiche ed applicazioni.

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Fenomeno della conduzione termica

Valgono le seguenti premesse:e’ molto difficile realizzare le condizioni affinché laconduzione termica sia il fenomeno di scambio termicoprevalente all’interno di un fluido, che presenta una naturaletendenza a spostarsi, anche in virtù delle sole differenze didensità, come succede nella convezione naturale →consideriamo pertanto un solido;anche in un solido, la pressione interna potrebbe nonessere costante, a causa degli sforzi applicati, e le velocitàdelle sue parti potrebbero non essere nulle, a causa delleconseguenti deformazioni.

Partendo dall’Eq. (59), supponendo di trascurare ladinamica degli sforzi, ossia Dp/Dt = 0 e u = 0, risulta

∂(ρs h)∂t

+∇ · qα = 0 (126)

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Equazione dell’entalpia in un solidoGeneralizzazione

Generalizziamo l’espressione del flusso termico in mododa tenere conto delle anisotropie del materiale, ossia

∂t[ρs(T )h(T )] = ∇ · [Λs(T )∇T ] + Sh(T ) (127)

dove Λs è il tensore della conducibilità termica, che èdiagonale nel caso di isotropia Λs = λs I, e Sh è il terminedi sorgente dovuto alle reazioni chimiche e/o nucleariSe e solo se la densità è costante, l’entalpia è unafunzione lineare della temperatura (calore specifico cscostante), il materiale è isotropo e la diffusività termicaαs = λs/(ρs cs) non dipende dalla temperatura, vale

∂T

∂t= αs∇2T + Sh(T ) (128)

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Aletta termica

Consideriamo un’aletta orientata secondo l’asse x mentrel’asse y definisce la dimensione trasversaleNel caso in cui Sh(T ) = 0, si ottiene

∂T

∂t= αs

(∂2T

∂x2+∂2T

∂y2

)(129)

Definita la temperatura media T (t, x) = 1/s∫ s0 T (t, x, y)dy,

integrando rispetto alla dimensione y si ottiene

s∂T

∂t= sαs

∂2T

∂x2− 1ρs cs

(qs − q0) (130)

Ricordando che qs = −q0 = k (T − Tf )

s∂T

∂t= sαs

∂2T

∂x2− 2 kρs cs

(T − Tf

)(131)

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Aletta termica

In forma adimensionale risulta∂T

∂Fo=∂2T

∂x2− 2 Bi

(T − Tf

)(132)

dove Fo = αs t/s2 è il numero di Fourier e Bi = k s/λs è il

numero di Biot (nota: k dipende dall’interazione tra il fluidoe la parete mentre λs dipende solo dal materiale metallico)In questo caso, la resistenza termica complessivascaturisce dal parallelo di una resistenza conduttivaRλ ∝ s/λ (secondo l’asse x) e di una resistenza convettivaRk ∝ 1/k (secondo l’asse y), il cui rapporto definisce ilnumero di Biot, ossia Bi = Rλ/Rk

Nel caso di corpi tozzi (nessuna direzione prevalente), ledue resistenze termiche possono essere in serie, ossia idue fenomeni possono interessare la medesima direzione

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Resistenza termica equivalente

Vale in generale il seguente prospettoparallelo di resistenze: alti numeri di Biot identificanofenomeni prevalentemente convettivi, ossia in cui laconvezione prevale sulla conduzione (e viceversa);serie di resistenze: bassi numeri di Biot identificanofenomeni prevalentemente convettivi, ossia in cui laconvezione prevale sulla conduzione (e viceversa)

Nel caso dell’aletta (resistenze in parallelo), per alti numeridi Biot vale

∂T

∂Fo= −2 Bi

(T − Tf

)(133)

che ammette la seguente soluzione

T (Fo, x)− Tf

T (0, x)− Tf= exp (−2 Bi Fo) (134)

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Formule pratiche

Chiaramente il numero Fo∗ tale per cui la temperatura inun certo punto x = x∗ sia pari ad un valore dato, ossiaT (Fo∗, x∗) = T∗, soddisfa una relazione del tipoFo∗ = p/Bi, dove p è un’opportuna costantePer bassi numeri di Biot vale

∂T

∂Fo=∂2T

∂x2(135)

che ammette una generica soluzione del tipoT (Fo, x) = A(Fo)B(x): in questo caso T (Fo∗, x∗) = T∗corrisponde a Fo∗ = q, dove q è un’ulteriore costantePertanto, per qualsiasi numero di Biot, la durataadimensionale di un transitorio termico è esprimibile come

Fo∗ = p/Bi + q (136)

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Equazione della conduzione in un solidoClassificazione

L’equazione della conduzione in un solido (128) include iseguenti casi particolari, al variare delle condizioniconsiderate:

equazione di Poisson, ossia ∇2T = −Sh(T )/αs, nel caso difenomeni stazionari;equazione di Fourier, ossia ∂T/∂t = αs∇2T , nel caso diassenza di termini di sorgente;equazione di Laplace, ossia ∇2T = 0, nel caso di fenomenistazionari ed in assenza di termini di sorgente.

Come visto per lo scambio termico dell’aletta,nell’equazione della conduzione possono scaturire ulterioritermini di sorgente, per effetto dell’integrazione lungodimensioni considerate irrilevanti ai fini della conduzione

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Trasmissione del calore per conduzione nei solidiConclusioni

Nella maggior parte dei casi, si tratta di un fenomenodescrivibile mediante una semplice applicazione dellaconservazione dell’energia (ossia del Primo Principio dellaTermodinamica) ad una porzione infinitesima del solidoconsideratoDal momento che il numero di equazioni è estremamenteridotto e che esse risultato piuttosto semplici, è possibiletrovare soluzioni analitiche in alcuni casi particolariDal punto di vista della teoria del trasporto e delle tecnichenumeriche necessarie alla risoluzione delle equazioni dellaconduzione, è utile ricordarsi che si tratta di un fenomenopuramente diffusivo, descritto mediante equazioni allederivate parziali di tipo parabolico

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Sommario

1 Cenni alla Termomeccanica dei ContinuiDai sistemi discreti ai sistemi continui: equilibrio localeDeviazioni dalle condizioni di equilibrio localeIrreversibilitàEquazioni integrali di bilancio

2 Cenni alla Trasmissione del CaloreConvezioneConduzioneIrraggiamento

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In questa lezione...

Fenomenologia dello scambio termico radiativo (richiami sulleprincipali definizioni). Interazioni tra radiazione e materiali.Coefficienti di assorbimento, riflessione e trasmissione.Comportamento selettivo. Il corpo grigio. Leggi di Kirchhoff.Scambio termico tra corpi grigi.

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Fenomeno dello scambio termico per irraggiamento

Lo scambio termico per irraggiamento è la modalità ditrasferimento del calore mediante onde elettromagneticheSi realizza lo scambio termico radiativo quando una partedelle onde elettromagnetiche assorbite modifica l’energiainterna del corpo assorbenteLa radiazione termica ha luogo principalmente tra lelunghezze d’onda λ comprese nell’intervallo [102, 10−2]µm:entro questo campo vi è lo spettro del visibile che,compreso tra le lunghezze d’onda limiti [0.4, 0.7]µm, èl’intervallo a cui l’occhio umano è sensibileLa frequenza delle onde elettromagnetiche f è legata allalunghezza d’onda mediante la velocità di propagazione csecondo la nota relazione f = c/λ (la velocità nel vuoto èpari a c = 2.998× 108m/s)

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Fenomeno dello scambio termico per irraggiamentoGrandezze significative per la caratterizzazione quantitativa

Caratterizzazione della superficie emettente (sorgente): siconsideri una superficie infinitesima ∂As, avente normalens, emettente onde elettromagnetiche nello spettro cheinteressa lo scambio termico radiativo secondo l’angolosolido infinitesimo ∂ωs, nell’intorno della direzioneindividuata dal coseno direttore cosβs → Si possonodefinire le seguenti grandezze

Intensità spettrale dell’emissione: iλ ϕ = ∂3φ∂As∂λ∂ωs cos βs

Intensità globale dell’emissione: Iϕ = ∂2φ∂As∂λ∂ωs cos βs

Emissione spettrale: eλ = ∂2φ∂As∂λ

Emissione globale: Er = ∂φ∂As

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Fenomeno dello scambio termico per irraggiamentoProprietà delle grandezze significative

Il pedice ϕ indica il fattore geometrico di accoppiamento trasorgente (S) e ricevente (R), identificato dal cosenodirettore cosβs e dall’angolo solido infinitesimo ∂ωs

Er =∫eλdλ, ossia l’emissione globale è l’integrale

dell’emissione spettrale ottenuto considerando tutte lepossibili frequenze;Er =

∫Iϕ cosβsdωs, ossia l’emissione globale è l’integrale

dell’intensità globale ottenuto considerando tutti i possibilifattori geometrici;eλ =

∫iλ ϕ cosβsdωs, ossia l’emissione spettrale è

l’integrale dell’intensità spettrale ottenuto considerando tuttii possibili fattori geometrici;Iϕ =

∫iλ ϕdλ, ossia l’intensità globale è l’integrale

dell’intensità spettrale ottenuto considerando tutte lepossibili frequenze.

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Concetto di corpo neroDefinizione

Si definisce corpo nero un corpo che assorbeindiscriminatamente tutta la radiazione elettromagneticaincidente, indipendentemente dalla frequenzaL’espressione corpo nero fa riferimento in particolare allospettro del visibile, che è solo un sottoinsieme moltolimitato dell’intervallo di frequenze significativo ai fini delloscambio termico radiativo, dal momento che appaiono nerii corpi che assorbono tutta la radiazione visibile incidenteTuttavia non deve sorprendere che la neve oppure il vetrohanno un comportamento prossimo al corpo nero ideale aifini dello scambio termico radiativo, per un opportunointervallo di frequenze

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Concetto di corpo neroAccoppiamento tra corpi neri

Si consideri lo scambio termico radiativo tra due corpi neria temperature diverse, T1 e T2

δ2φ1→2 = Iϕ(T1, ϕ1) cosβ1dA1dω1 (137)

dove Iϕ(T1, ϕ1) è l’intensità globale del corpo nero,calcolata per la temperatura T1 e per il fattore geometricoϕ1 con cui il primo corpo vede il secondoTenendo conto che dω1 = dAn/r

2, dove dAn è l’areainfinitesima sulla superficie della sfera usata nelladefinizione di angolo solido e che quindidω1 = (cosβ2dA2)/r2, segue

δ2φ1→2 = Iϕ(T1, ϕ1)cosβ1 cosβ2dA1dA2

r2(138)

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Concetto di corpo neroLegge di Lambert

Allo stesso modo risulta per δ2φ2→1

δ2φ2→1 = Iϕ(T2, ϕ2)cosβ1 cosβ2dA1dA2

r2(139)

Nel caso in cui T1 = T2 = T deve sussistereδ2φ1→2 = δ2φ2→1 e quindi conseguentementeIϕ(T, ϕ1) = Iϕ(T, ϕ2), ossia l’intensità globale (ed analogadimostrazione sussiste per quella spettrale) del corpo neronon dipende dal fattore geometrico ϕ (ossia dalla direzionee dall’angolo solido infinitesimo considerati)In virtù della definizione di corpo nero, non esistonofenomeni di riflessione multipla nello scambio termicoradiativo tra due corpi neri affacciati

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Concetto di corpo neroRelazione di Plank

Conseguentemente per il corpo nero enλ(T, λ) = π inλ ϕ(T, λ)(semplificando opportunamente gli integrali geometrici)E’ possibile dimostrare per via teorica (Plank, 1900, originedella Meccanica Quantistica)

enλ(T, λ) =2π c2 ~

λ5[exp

(~ c

λ kB T

)− 1] (140)

dove c è la velocità delle onde elettromagnetiche nel vuoto,kB = R0/NA [J/K] è la costante di Boltzmann data dalrapporto tra la costante universale dei gas ed il numero diAvogadro, mentre ~ [Js] è la costante di Plank e consentedi esprimere il generico quanto di energia associabileall’onda, ossia ~ c/λ = ~ f

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Concetto di corpo neroCorrelazione di Wien e correlazione di Stefan

L’emissione spettrale enλ(T, λ) ha un andamento acampana ed, in particolare, esiste un massimo diemissione in corrispondenza di una ben precisa lunghezzad’onda λM identificata dalla seguente relazione (dovuta aWien, 1893)

λM T = b (141)

dove b = 2898 [µmK]Per quanto riguarda l’emissione globale del corpo nerosussiste la seguente relazione (dovuta a Stefan, 1879)

Enr (T ) =

∫enλ(T, λ) dλ = σ T 4 (142)

dove σ = 5.67× 10−8 [W m−2K−4]

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Concetto di corpo grigioEmissività

Dal momento che i corpi reali non sono tutti assimilabili almodello ideale di corpo nero, è necessario introdurre deicoefficienti sperimentali correttivi, emissività e coefficientidi assorbimento, in grado di tenere conto rispettivamentedella emissione reale e dell’assorbimento realeEsistono molteplici emissività:

spettrale direzionale; ελ ϕ = iλ ϕ

inλ ϕ

, dove inλ ϕ = enλ

π

globale direzionale; εϕ = Iϕ

Inϕ

, dove Inϕ = En

r

π

spettrale; ελ = eλ

enλ

globale; ε = Er

Enr

dove tutte le grandezze con l’apice n indicano la potenzaelettromagnetica che sarebbe emessa da un corpo neroalla medesima temperatura del generico corpo considerato

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Concetto di corpo grigioCoefficienti di assorbimento

Esistono molteplici coefficienti di assorbimento:

spettrale direzionale; aλ ϕ = δ3φaλ ϕ

δ3φλ ϕ

globale direzionale; aϕ = δ2φaϕ

δ2φϕ

spettrale; aλ = δ2φaλ

δ2φλ

globale; a = δφa

δφ

dove tutte le grandezze con l’apice a indicano la quotaparte di potenza elettromagnetica realmente assorbita dalgenerico corpo rispetto a quella incidente (che sarebbeinteramente assorbita se il corpo fosse nero)Si definisce corpo grigio un corpo tale per cui aλ = a ≤ 1per qualsiasi frequenza

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Concetto di corpo grigioRelazione tra emissività e coefficienti di assorbimento

A differenza di quanto succede per i corpi reali, nel casodei corpi grigi il coefficiente di assorbimento globale(direzionale o meno) non dipende dallo spettro dellaradiazione incidente considerata nella definizioneSi consideri lo scambio termico radiativo tra una superficiedA supposta nera, schermata da un filtro che lasci passaresolo la frequenza λ, e la cavità (alla medesimatemperatura) che la contiene, anch’essa assimilabile ad uncorpo neroLa potenza incidente sulla superficie è δ2φC , mentre quellaemessa è δ2φN = enλ dAdλ: ovviamente le due devonoeguagliarsi dal momento che il sistema complessivo è inequilibrio δ2φC = enλ dAdλ

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Concetto di corpo grigioRelazione tra emissività e coefficienti di assorbimento: teorema di Kirchhoff

Nel caso in cui si sostituisca alla superficie originaria unasuperficie grigia con la medesima area, allora la potenzaincidente sarà sempre δ2φC , di cui quella assorbitaaλδ

2φC , mentre quella emessa sarà δ2φG = ελenλ dAdλ

Anche in questo caso, la condizioni di equilibrio consentedi asserire che aλδ

2φC = ελenλ dAdλ e, tenendo presente il

caso precedente, si ottiene

ελ = aλ (143)

che è il teorema di Kirchhoff (1861)Dal momento che il coefficiente di assorbimento è aλ ≤ 1,questo consente di dedurre anche un valore massimo perl’emissività spettrale ελ ≤ 1, ossia il fatto che il corpo neroha la massima emissione

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Concetto di corpo grigioAccoppiamento tra corpi grigi

Nel caso di scambio termico radiativo tra corpi grigi,esistono delle riflessioni multiple dovute alle parti dipotenza elettromagnetica non assorbite dalle superfici reali→ Occorre definire delle grandezze opportune in grado ditenere conto degli effetti complessivi

Radiosità (R): energia elettromagnetica complessivamenteemessa da una superficie, somma di quella emessadirettamente e di quella riflessaIrradiazione (I): energia elettromagneticacomplessivamente ricevuta da una superficie

Sussistono le seguenti relazioni

R = εEnr + (1− a) I (144)

I = (R− εEnr )/(1− a) (145)

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Concetto di corpo grigioAccoppiamento tra corpi grigi

Si consideri lo scambio termico tra due corpi grigi T1 ≥ T2

Tenendo conto che nel caso di corpi grigi a = ε si ottiene

φ = (R1 − I1)A1 =ε1A1

1− ε1(En

1 −R1) (146)

φ = (I2 −R2)A2 =ε2A2

1− ε2(R2 − En

2 ) (147)

Considerando l’intensità IRϕ della radiosità R edintegrando l’Eq.(138) si ottiene

φ = π (I1Rϕ − I2

Rϕ)A1 F12 (148)

F12 =1

π A1

∫ ∫cosβ1 cosβ2dA1dA2

r2(149)

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Concetto di corpo grigioFormula operativa

Tenendo conto che, nel caso di corpi grigi R = π IRϕ,applicando la relazione di Stefan data dall’Eq.(142) eraccogliendo il flusso termico netto scambiato medianteonde elettromagnetiche φ si ottiene

φ =σ (T 4

1 − T 42 )

1−ε1A1 ε1

+ 1A1 F12

+ 1−ε2A2 ε2

(150)

La precedente relazione può essere interpretata alla lucedella analogia elettrica, ossia lo scambio termico tra corpigrigi è regolato da tre resistenze termiche: due sono legatealle emissività dei corpi grigi (scostamento dal corpo nero)ed una è dovuta al fattore di vista F12 tra le due superfici

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Trasmissione del calore per irraggiamentoConclusioni

Si tratta del più peculiare meccanismo di scambio termico,dal momento che avviene per effetto delle ondeelettromagnetiche e non ha quindi bisogno di un sostratomateriale, ossia può avvenire anche nel vuotoSi tratta di un meccanismo che diventa predominante nelcaso delle alte temperature per effetto della legge diStefan, ossia del fatto che il flusso termico associatodipende dalla differenza tra le quarte potenze dellatemperaturaEssenziale è l’accoppiamento geometrico delle superfici,ossia il fattore di vista: tra l’altro questo aspetto complica larisoluzione dei modelli numerici

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