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18/7/2014 Elba, i Tropici sotto casa - Wall Street International
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Elba, i Tropici sotto casaViaggio nella gemma dell’arcipelago toscano.
Da sempre snobbo le isole minori italiane, a favore di mete lontane, tropicali. Giunto
all’Elba, a maggio dell'anno scorso, e per puro caso, sono rimasto letteralmente a bocca
aperta: in un baleno mi sono perdutamente innamorato di tanta superba bellezza, al punto
che, girandola palmo a palmo, ho desiderato di andarci a vivere.
Tra le gemme dell’arcipelago toscano, ecco l’Elba, con 147 km di costa e 32.000 anime,
un’isola polimorfa e lussureggiante a un tiro di sasso da Piombino, selvaggia e splendente,
frastagliata da una interminabile sequela di baie, cale e spiagge esotiche dai bassi fondali in
acque vitree ricche di fauna marina, ricoperta da castagni, lecci secolari, agavi e fichi
d’india tipici dei paesi arsi dal sole. Un breve ma intenso viaggio vissuto fuori stagione,
quando la natura è in fiore, le spiagge pressoché deserte, il parcheggio tollerato e tutto
diventa più semplice, in un clima primaverile capace di regalare giornate di sole cocente.
L’Elba non è però solo mare, inserita dall’Unesco nella mappa dei luoghi scientifici di
maggior prestigio, fu crocevia di popoli ricchi di storia, conteso in ogni epoca per la sua
posizione strategica, per i minerali e le sue miniere di ferro, che resero possibile il sorgere
della civiltà Etrusca e poi il successo militare di Roma già dal 453 a.C. Il mio desiderio di
catalogazione mentale delle località e delle spiagge, per assimilarle e familiarizzare con
l’intera isola, inizia da subito, dallo sbarco nel capoluogo Portoferraio (12.000 ab.), dove
l’antica darsena a ferro di cavallo termina nella torre della Linguella, eretta nel 1548. La
scalinata tra i vicoli del centro mi guida alla chiesa della Misericordia (1677), con l’attiguo
museo napoleonico, e alla Palazzina dei Mulini, la residenza invernale di Napoleone
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affacciata sul mare.
Mare turchese e quiete li trovate alla vicina Cala dei Frati; si raggiunge dalla spiaggia delle
Ghiaie attraverso un breve tratto di costa rocciosa. Nel tardo pomeriggio scorro i 13 km della
striscia d’asfalto che verso SE conduce alla profonda insenatura del golfo di Mola, dimora
di Porto Azzurro, la località di pescatori più vivace e pittoresca dell’isola, sovrastata a est
dalla Fortezza di Portolongone eretta nel 1603 da Filippo III di Spagna e utilizzata fin dal
1858 come colonia penale. L’antico nome di Porto Longone nel 1947 fu cambiato
nell’attuale proprio per evitarne l’associazione dell’abitato al carcere, poiché ancora oggi
dire “Porto Longone” equivale ad “andare in galera”.
Il modesto tratto di spiaggia, davanti a piazza Matteotti, è ciò che rimane del lungo arenile
oggi occupato dalla banchina del porto. Molto meglio quella di Barbarossa, nella baia
successiva verso est, dove un tempo sbarcavano i pirati saraceni. Al medesimo incrocio per
la spiaggia, girando invece verso Monte Castello in breve si sale al santuario della Madonna
di Monserrano (1606), fatto costruire in cima a un dirupo panoramico dall’allora
governatore spagnolo Josè Ponce de Leon, che fece porre al suo interno un’altra chicca
esotica da non perdere: la copia esatta della Madonna Nera che si venera a Montserrant di
Barcellona.
Girando da sud la baia di Mola si gode una preziosa veduta prima di scendere a Naregno,
un mezzo chilometro di sabbia bruna chiusa tra pareti di roccia e vigilata dal faro di Forte
Focardo. C’è però l’incognita di trovare parcheggio per chi non risiede negli hotel della baia.
Da Naregno, in appena 3 km di strada secondaria salgo la pendice del monte Calamita ed
entro nel cuore di Capoliveri, paese di minatori, oggi animato da ritrovi notturni, ristoranti
e negozi che si affacciano sul suggestivo intreccio di scalinate e strette vie del centro. I suoi
165 metri d’altitudine fanno sentire gli abitanti dei privilegiati: “Quando giù si soffoca per il
caldo qui si respira”. Lo sguardo spazia a 360 gradi, fino alle isole del Giglio, Montecristo e
Pianosa.
Consigliata la colazione sulla terrazza della Pasticceria l’Orchidea, in viale Australia, con
una stupenda apertura su mare e monti. La strada che scende a SO mi conduce
all’accogliente spiaggia di Morcone, col lato nord occupato dal Mandel Diving Centre, uno
splendido resort entrato nel Guinness dei Primati per aver celebrato il matrimonio
subacqueo più numeroso: 261 partecipanti, prete e sindaco compresi. La parte alta del
complesso, gestito dal dinamico Stefano Capocchi, è fornita di piazzole per camper.
Accanto, con la veranda a bordo spiaggia, il ristorante Albatros offre un’eccellente cucina a
prezzi giusti, tipo ravioli neri agli scogli, coperti da tre gamberoni giganti (11 euro),
semplicemente squisiti.
Le insenature successive appartengono alle altrettanto belle stazioni balneari di Pareti, vero
lido di pace e natura, e della più estesa Cala dell’Innamorata, che prende il nome da
un’antica leggenda d’amore, teatro nel mese di luglio di una suggestiva rievocazione che
coinvolge l’intero paese. Da qui, 9 km di strada sterrata seguono dall’alto la costa
meridionale della frastagliata penisola fino alla miniera di ferro e all’esclusivo centro ippico
Villa delle Ripalte, residence alberghiero a cui fa capo l’intera Costa dei Gabbiani, strada
compresa. Possono proseguire soltanto i clienti, e, negatomi il permesso di transito, debbo
fare ritorno per la stessa via dell’andata. Nella mappa del World Meritage Provisional List
of Geological Sites, le zone minerarie di Rio e del Monte Calamita, vengono classificate
come monumenti geologici tra i più prestigiosi dell'intero pianeta.
Iniziando da sud il giro dell’isola in senso orario, la prima località balneare di rilievo che
s’incontra è l’arco di sabbia del Lido di Capoliveri, nel Golfo Stella, con due camping inseriti
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in uno scenario di natura selvaggia e rigogliosa, molto frequentati dai giovani durante l’alta
stagione. La provinciale 30 (P30) supera il marcato istmo del Monte Stella (155 m), che
racchiude il chilometrico arenile di Lacona nel golfo omonimo, caratterizzato per le sue
dune di sabbia bruna, finissima, e i molteplici servizi turistici. E’ una delle poche spiagge
dell’Elba che consente un’ombreggiatura naturale, grazie alla pineta a ridosso del mare. I
due golfi confinanti, Stella e Lacuna, custodiscono ancora una quindicina di pregevoli cale e
spiaggette sparse lungo le insenature delle loro coste, tra cui quella di Laconella,
ulteriormente protetta dalla punta della Contessa, priva di servizi, ma pure del chiasso della
sorella maggiore Lacona.
La serpentina della trascurata P30 supera il Passo del Monumento (261m) e scende alla baia
di Marina di Campo, la più estesa spiaggia dell’isola: un’ampia fascia di sabbia bianca
lunga 1400 metri, che ricopre l’intera rada dal porto alla località La Foce. Non è un caso che
proprio qui fu tentato lo sbarco alleato nel 1944. Deserta a maggio è però molto affollata in
alta stagione, avendo alle spalle un grosso nucleo urbano di impostazione turistica.
L’accesso è facile, anche ai camper, dato che gran parte della baia è accompagnata dal
lungomare. Spuntino al bar gelateria Baobab, nella piazza centrale del centro storico,
servito da Ghislan, la sorridente cameriera marocchina. Dall’estremità est della spiaggia mi
allungo a curiosare nel vicino aeroporto internazionale per piccoli velivoli privati e da
turismo, con tanto di dogana e ufficio passaporti.
Continuando l’esplorazione verso ovest, la P25 diventa presto la litoranea sud-occidentale
della superba Costa del Sole, compresa tra Cavoli e il borgo marinaro di Chiessi. Già dalla
discesa panoramica di Cavoli ci si rende subito conto che qualcosa è cambiato: non più
spiagge dorate o brune come nella parte orientale dell’isola, a causa delle miniere di ferro,
bensì bianchissime sul genere dei tropici. Sabbia fine e granulosa, di quelle che non si
attaccano alla pelle. L’arena scotta, fa molto caldo e mi trovo immerso in acque turchesi
senza quasi accorgermene. C’è solo qualche bagnante qua e là, un vero paradiso, anche se le
foto appese al bar mostrano il caotico affollamento di piena estate. E’ certamente il luogo
ideale per i più giovani in cerca di divertimento, da evitare se si ama la tranquillità.
Gli scogli granitici levigati nella parte ovest dell’arenile mostrano i segni di un’antica attività
estrattiva, testimoniata dai resti di colonne e opere romane e medievali sparse nei dintorni.
Occorre invece la barca per visitare la suggestiva Grotta Azzurra, che si apre a circa un
miglio. In appena un chilometro si scende a un’altra perla di questo tratto di costa:
Seccheto, antitesi alla frenetica Cavoli frequentato, anche in piena stagione, da coloro che
invece amano la quiete. Sul lato est gli scogli formano un intreccio di piscine naturali adatte
ai più piccini, tuttavia l’intero fondale della caletta è basso, sabbioso e l’acqua
particolarmente cristallina. Anche qui stabilimenti balneari tutt’attorno, ma con un unico
bar che fornisce servizio di sdraio e ombrelloni.
Ancora due chilometri e dall’alto della strada mi appare la stupenda visione di Fetovaia in
fiore, una delle baie più note e ritratte dell’isola. In candida sabbia splendente e fondali che
scendono dolcemente, ben riparata in uno scenario naturale di rigogliosa vegetazione, non
molto deturpato dalla pressione edilizia. Scenografia decisamente esotica, coi verdi monti
alle spalle che addirittura ricordano le isole della Polinesia. Ora quasi deserta, ma
attrezzata e ben bazzicata in alta stagione. Lasciato quest’altro gioiello, da salvaguardare,
dalla cima della scogliera la P25 continua a regalarmi panorami mozzafiato sulla costa e il
mare aperto fino alla Corsica, distante 60 km, ben visibile all’orizzonte. Ovunque scorgo
persone che nuotano o prendono il sole su massi e scogli che affiorano da acque color
smeraldo, straordinariamente limpide.
Nel borgo marittimo di Pomonte trovo un piccolo parcheggio, una piccola spiaggia ai piedi
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del Monte Capanne (1009 m) e a poche decine di metri dalla riva il relitto dell’Elviscot, un
piccolo cargo affondato nel 1972 a seguito di una violenta burrasca. Giace a una dozzina di
metri ed è tra le mete preferite dagli amanti delle immersioni. Ancora due piacevolissimi
chilometri e mi trovo in un bar avvolto da gigli nella parte alta di Chiessi, il bianco abitato
che scivola giù alla passeggiata parallela alla spiaggia in ghiaia, cinta da lisce pareti di
granito. Essendo esposto ai venti da sud, è il luogo ideale per gli appassionati di windsurf e
adatto anche allo snorkeling grazie ai suoi variegati fondali ricchi di pesce.
La superba scogliera di ponente prosegue nel susseguirsi di immagini e scorci panoramici
che si proiettano curva dopo curva, ognuno con le sue sfumature. A inebriare ancor più i
sensi contribuisce il profumo intenso della ginestra, dei rosmarini, dell’erica e dei cisti
rampicanti. Fortunatamente il profilo paesaggistico di questo delicato tratto di costa è
rimasto integro, assolutamente da proteggere per le future generazioni. Entro a Colle
d’Orano (134 m), da dove i sub amano scendere attorno ai tre pinnacoli della secca
Castagnole per ammirare polpi, gronghi, pinna nobilis e posidonia. Qui ha termine la
rinomata Costa del Sole, la fascia litoranea più apprezzata dai turisti, tuttavia le meraviglie
dell’Elba sono dovunque, non hanno fine. Infatti, scendo alla raccolta cala di S. Andrea e
resto subito colpito dal suo fascino particolare, che alterna scogliere e spiaggette di fine
sabbia color ocra. Cinta da rovi di fiori fucsia a ridosso dalle coste piane, i lastroni di
granito levigato unici nel loro genere, composti da granito e cristalli di ortoclasio. Un breve
percorso tra le rocce conduce all’arenile di Cotoncello, piccolo quanto incantevole. L’acqua
degrada velocemente ovunque, ma non in spiaggia.
Dopo un tratto interno ma sempre panoramico sulla costa di NO, eccomi sulla promenade
di Marciana Marina, mondana e romantica al tramonto, quando il sole scompare dietro la
possente struttura cilindrica della Torre Medicea (XII sec.), che domina il porto.
Fondamentale nel sistema di allerta contro il pericolo di incursioni piratesche. Merita una
visita il vecchio quartiere marinaro di Cotone, mentre la spiaggia più frequentata è
certamente quella in ghiaia della Fenicia, alle spalle della torre. La sera, al pub Coltelli si
fraternizza facilmente tra brindisi e buona musica.
La strada torna a seguire la costa, col mare che cambia colore a ogni insenatura. Scelgo di
fare un sopralluogo alla grande mezzaluna custode di una delle più estese e comode spiagge
dell’isola, suddivisa tra tre località: Procchio, Campo Dell’Aia e l’insenatura di Guardiola
sull’estrema punta orientale. A seguire, un altro affascinante golfo, quello della Biodola:
sabbia fine e macchia mediterranea che arriva fino al mare, con un campeggio a ridosso
della spiaggia. Qui l’acqua degrada molto dolcemente e consente di fare lunghe passeggiate
con le gambe a mollo. Un cammino sugli scogli porta a Scaglieri, simile nelle
caratteristiche. Giro attorno alla montagna a nord e scendo gli scalini che introducono alla
poetica cala di Forno, borgo di pescatori con le case sulla spiaggia e quella stupenda palma
tropicale nel mezzo che mi ha stimolato svariate foto. Luogo d’incanto, un vero gioiellino.
Unico neo il parcheggio pressoché inesistente.
Sulla via del ritorno, nella parte alta orientale, mi ha colpito Rio nell’Elba, antico borgo
medievale e minerario del X secolo, arroccato sulle pendici del Monte Capannello (178 m).
Distrutto nel 1534 a opera del pirata Barbarossa e in seguito ricostruito, rimane uno dei
paesi più ricchi di storia, con vicoli stretti, piazzette minuscole, balconi fioriti, lavatoi
scavati nella pietra, chiese e fortezze. L’unico dove l’acqua di rubinetti e fontane è
totalmente potabile. La costa orientale da Rio Marina a Cavo cataloga spiagge meno
appariscenti e invitanti, forse per le nubi di fumo che da Piombino, oltre lo stretto,
incrinano la poesia dell’isola.
Informazioni utili:
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Geografia – Sorella maggiore delle sette isole dell’Arcipelago Toscano, l’Elba è la terza
isola italiana per estensione. Lo sviluppo massimo est-ovest (Punta Nera - Capo Pero) è di 27
km, mentre quello nord-sud (Capo Vita - Punta dei Ripalti) è di 18 km.
Ambiente – L'Elba è un’isola protetta e tutelata, appartenente al Parco Nazionale
dell’Arcipelago Toscano. E’ quindi importante salvaguardare l’ambiente incontaminato.
Turismo – Agenzia per il Turismo dell’Arcipelago Toscano:
Portoferraio, via Elba 4 ( sotto il portico nel piazzale degli autobus, di fronte al molo
d’approdo dei ferry Comandante Massimo).
Tel.: 0565 914671
www.aptelba.it
Orari: 08.00-19.00; domenica 9.30-12.30 /15.00-18.00.
Clima – Temperature assai mitigate anche nel periodo invernale. Le giornate di pioggia
sono abbastanza scarse, in particolare nei mesi estivi.
Venti – il vento prevalente è lo Scirocco, che spira da SE e raramente con forza. Durante i
mesi estivi si alterna nelle ore pomeridiane con il più fresco Maestrale (NO). Al contrario il
Libeccio (SO) e il Ponente (O), pur essendo meno frequenti, quando soffiano sono
ragguardevoli. Inesistenti, se non in sporadiche giornate invernali, i gelidi venti di
Tramontana (N) e Grecale (NE).
Movida – Per chi è alla ricerca della movida elbana, con pub e discoteche aperte fino
all’alba, i centri di maggior mossa serale e notturna sono Portoferraio, Capoliveri e Marina
di Campo.
Enogastronomia
La fama dell’Elba è affidata alla produzione vinicola, già celebre al tempo dei romani:
Sangioveto rosso e Procanico bianco, vini classici che si pregiano della denominazione
controllata, e dell’altrettanto noto Aleatico, un liquore rosso di alta gradazione ideale per i
dessert. Antica pure la coltivazione dell’olivo, grazie a clima e suolo favorevoli. La
gastronomia tradizionale isolana si basa su piatti semplici e sani, ma molto gustosi, dove
domina la fantasia degli accostamenti tra pesce e verdure. Tra questi, i piatti più popolari
sono la sburrita di baccalà, il gurguglione, il polpo lesso e lo stoccafisso, importato dagli
spagnoli. La Schiaccia Briaca è invece una torta di noci, uva passa, nocciole e pinoli.
Giò Barbieri17 aprile 2013
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