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11 settembre 2008 anno I - n. 12 a r c i 5 0 @ l i b e r o . i t w w w . a r c i . i t / r e p o rt pausa Ricominciamo.... Appartenenze a r c i r e p o rt sicilia a cura dell’Arci Sicilia hanno collaborato: Anna Bucca, Teresa Campagna, Marta Fiore, Fulvio Vassallo Paleologo, Giovanna Pirrotta foto: Grazia Bucca redazione via Carlo Rao, 16 Palermo numero 12 Allegato al n.30 del 9 settembre 2008 di Arcireport [email protected] Eccoci di nuovo qui. Dopo la pausa di agosto ci ritrovia- mo di nuovo insieme per continuare il nostro percorso comune, per condividere idee ed esperienze. L’entusiasmo è sempre alto ed i traguardi sempre nuovi. Ricominciamo con la voglia di migliorare il nostro pro- dotto, un prodotto che è dell’Arci, di tutti i Circoli, di tutti quelli che hanno voglia di fare sentire la propria voce senza filtri e senza censure. Mettere in risalto le storie che trovano poco, o nessuno, spazio sui quotidiani “ufficiali”, dare spazio e voce a chi non ha la possibilità di farlo. Il nostro obiettivo, con l’aiuto di tutti, è quello di aumentare il numero delle pagine, attualmente quattro, per far si che ArcireportSicilia a poco a poco diventi un “vero” giorna- le e di aumentare il numero delle persone a cui inviarlo. Non sarà semplice, ma non è neanche impossibile. Confidiamo molto nei Circoli che invitiamo a rapportarsi sempre più frequentemente con la redazione per far conoscere tutte le iniziative organizzate, gli incontri, i dibattiti, i cineforum, ma anche semplicemente per cono- scere le diverse realtà in cui operano. Non ci stanchere- mo mai di sottolineare l’importanza di tutto ciò. Gli obiet- tivi sono quelli di stimolare, crescere, far riflettere, condi- videre. In un momento in cui la tendenza è quella di appiattire menti e coscienze, abbiamo la possibilità, nel nostro piccolo, di andare contro queste logiche annullan- ti della persona. Un apporto importante ed anche un inco- raggiamento, ci viene direttamente dall’Arci nazionale, Arcireport, che segue la nostra avventura con curiosità ed interesse e ci stimola a fare sempre meglio ed anche sempre di più. Siamo, quindi, arrivati al numero 12. Qualcuno aveva scommesso che non avremmo rispetta- to la scadenza bimensile, ed invece abbiamo convinto anche i più scettici. Ci siamo già rimboccati le maniche, gli argomenti non mancano. Ricominciamo, quindi, e buon ArcireportSicilia a tutti noi. [email protected] “IL BELLO DI QUEI TEMPI ERA CHE TUTTO SI FACEVA A STAGIONE.OGNI STAGIONE AVEVA LA SUA USANZA E IL SUO GIOCO, SECONDO I LAVORI O I RACCOLTI, LA PIOGGIA O IL SERENO. L’INVERNO SI ENTRAVA IN CUCINA CON GLI ZOCCOLI PESANTI DI TERRA, L MANI SCORTICATE E LA SPALLA ROTTA DALLARATRO, MA POI, VOLTATE QUELLE STOPPIE, ERA FINITA E CADEVA LA NEVE.SI PASSAVANO TANTE ORE A MANGIARE LE CASTAGNE, A VEGLIARE, A GIRARE LE STALLE, CHE SEMBRAVA FOSSE SEMPRE DOMENICA.MI RICORDO LULTIMO LAVORO DELLINVERNO -DOPO LA MERLA -QUEI MUCCHI NERI, BAGNATI, DI FOGLIE E DI MELIGACCE CHE ACCENDEVAMO E CHE FUMAVAM NEI CAMPI E SAPEVANO GIÀ DI NOTTE E DI VEGLIA, O PROMETTEVANO PER LINDOMANI IL BEL TEMPO.” CESARE PAVESE “LA LUNA E I FALÒ

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11 settembre 2008anno I - n. 12

a r c i 5 0 @ l i b e r o . i tw w w . a r c i . i t / r e p o rt

pausa

Ricominciamo....Appartenenze

a r c ir e p o rtsicilia a c u r a d e l l ’ A r c i S i c i l i a

hanno collaborato:

Anna Bucca, Teresa Campagna, MartaFiore, Fulvio Vassallo Paleologo,Giovanna Pirrottafoto: Grazia Buccaredazione via Carlo Rao, 16 Palermo

numero 12Allegato al n.30 del 9 settembre 2008 [email protected]

Eccoci di nuovo qui. Dopo la pausa di agosto ci ritrovia-mo di nuovo insieme per continuare il nostro percorsocomune, per condividere idee ed esperienze.L’entusiasmo è sempre alto ed i traguardi sempre nuovi.Ricominciamo con la voglia di migliorare il nostro pro-dotto, un prodotto che è dell’Arci, di tutti i Circoli, di tuttiquelli che hanno voglia di fare sentire la propria vocesenza filtri e senza censure. Mettere in risalto le storie chetrovano poco, o nessuno, spazio sui quotidiani “ufficiali”,dare spazio e voce a chi non ha la possibilità di farlo. Ilnostro obiettivo, con l’aiuto di tutti, è quello di aumentareil numero delle pagine, attualmente quattro, per far si cheArcireportSicilia a poco a poco diventi un “vero” giorna-le e di aumentare il numero delle persone a cui inviarlo.Non sarà semplice, ma non è neanche impossibile.Confidiamo molto nei Circoli che invitiamo a rapportarsisempre più frequentemente con la redazione per farconoscere tutte le iniziative organizzate, gli incontri, idibattiti, i cineforum, ma anche semplicemente per cono-scere le diverse realtà in cui operano. Non ci stanchere-mo mai di sottolineare l’importanza di tutto ciò. Gli obiet-tivi sono quelli di stimolare, crescere, far riflettere, condi-videre. In un momento in cui la tendenza è quella diappiattire menti e coscienze, abbiamo la possibilità, nelnostro piccolo, di andare contro queste logiche annullan-ti della persona. Un apporto importante ed anche un inco-raggiamento, ci viene direttamente dall’Arci nazionale,Arcireport, che segue la nostra avventura con curiositàed interesse e ci stimola a fare sempre meglio ed anchesempre di più. Siamo, quindi, arrivati al numero 12.Qualcuno aveva scommesso che non avremmo rispetta-to la scadenza bimensile, ed invece abbiamo convintoanche i più scettici. Ci siamo già rimboccati le maniche,gli argomenti non mancano. Ricominciamo, quindi, ebuon ArcireportSicilia a tutti noi.

[email protected]

“IL BELLO DI QUEI TEMPI ERA CHE TUTTO SI FACEVA A STAGIONE. OGNI STAGIONE AVEVA LA SUA USANZA E IL SUO GIOCO, SECONDO

I LAVORI O I RACCOLTI, LA PIOGGIA O IL SERENO. L’INVERNO SI ENTRAVA IN CUCINA CON GLI ZOCCOLI PESANTI DI TERRA, L MANI

SCORTICATE E LA SPALLA ROTTA DALL’ARATRO, MA POI, VOLTATE QUELLE STOPPIE, ERA FINITA E CADEVA LA NEVE. SI PASSAVANO

TANTE ORE A MANGIARE LE CASTAGNE, A VEGLIARE, A GIRARE LE STALLE, CHE SEMBRAVA FOSSE SEMPRE DOMENICA. MI RICORDO

L’ULTIMO LAVORO DELL’INVERNO -DOPO LA MERLA -QUEI MUCCHI NERI, BAGNATI, DI FOGLIE E DI MELIGACCE CHE ACCENDEVAMO E CHE

F U M AVA M N E I C A M P I E S A P E VA N O G I À D I N OT T E E D I V E G L I A, O P RO M E T T E VA N O P E R L’I N D O M A N I I L B E L T E M P O.”CESARE PAVESE “LA LUNA E I FALÒ”

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Sulle nostre politiche relative ai migranti la CommissioneEuropea, sulla base delle osservazioni inviate dall’Italia aBruxelles, sembra avere cambiato posizione, basandosi

esclusivamente su quanto sostenuto dal governo italiano, senzadare rilievo ai numerosissimi casi di discriminazione, all’assenzadi procedimenti contro i responsabili di gravi abusi, quando non dipassiva acquiescenza rispetto ai raid incendiari. Gli amministra-tori locali che hanno capeggiato ronde e spedizioni punitive sonotutti al loro posto, e l’impunità che sembra garantita per i respon-sabili di episodi di violenza a sfondo razziale e xenofobo. Tuttoquesto, per la Commissione Europea, non sembra rilevante,come se non discendesse direttamente dalle decisioni politichedel governo italiano, dall’uso strumentale che ne fanno i media digoverno. Tutto sembrerebbe ridursi alla questione delle improntedigitali. Le misure adottate dall’Italia per far fronte all’emergenzadei campi nomadi “illegali” sarebbero dunque in linea con il dirittocomunitario e non avrebbero carattere discriminatorio. «LaCommissione – ha affermato il ministro Maroni - ritiene la nominadei tre commissari straordinari, il censimento e la modalità con cuiviene fatto, non discriminatori e quindi in linea con le direttiveeuropee – continua Maroni - Continueremo secondo i tempi pre-visti: entro metà ottobre il termine del censimento e poi i provve-dimenti conseguenti». Un programma assai chiaro che suonacome una “campana a morto” per i tentativi di legalizzazione e diintegrazione dei rom sui quali da anni erano impegnate decine diassociazioni in tutta Italia. Oltre alle misure di sgombero (e dideportazione) già annunciate, adesso si deve temere che laCommissione europea, nell’ambito di una procedura assoluta-mente “anomala”, dia parere favorevole anche ad altri tre decre-ti legislativi approvati dal Consiglio dei ministri, ma non ancoraemanati, sulla circolazione dei cittadini comunitari, sul ricongiun-

gimento familiare e sulle procedure di asilo, che colpiranno indi-stintamente sia i rom che gli altri immigrati e richiedenti asilo (traquesti anche numerosi kosovari) restringendo le possibilità diaccesso alle procedure di legalizzazione. Intanto Maroni haannunciato una riunione immediata con i tre commissari dell’e-mergenza dei campi nomadi di Milano, Roma e Napoli.Ed è chiaro che il “censimento” dei campi, legali o “tollerati” ed“illegali” ha avuto come unico fine la preparazione delle operazio-ni di sgombero forzato che adesso il ministro dell’interno annun-cia per ottobre. Ben al di là delle linee guida, a Milano, Roma eNapoli, le schedature sono state numerose e non certo limitate aicasi nei quali non erano possibili altre forme di identificazione,sono state schedate anche persone già in possesso di documen-ti di soggiorno. Adesso, si potrà estendere il censimento e laschedatura a tutto il territorio nazionale. Le conseguenze saran-no la definitiva criminalizzazione di migliaia di rom, e la loro clan-destinizzazione, o la fuga in altri paesi europei, anche perchéspesso il censimento diventa un pretesto per sottrarre i bambinialle famiglie. Di certo,anche se sulla carta le misure non contra-stassero con il diritto comunitario, in nessun paese dell’UnioneEuropea si è mai proceduto a schedature o a rilievi di improntedigitali esclusivamente rivolti ad un determinato gruppo etnico o apersone, anche minori, genericamente qualificati come “nomadi”. Rimane dunque aperta la strada dei ricorsi contro il governo ita-liano davanti alla Corte di Giustizia, o alla Corte Europea dei dirit-ti dell’uomo, sulla base di singoli atti specifici, o di prassi ammini-strative che si pongano in contrasto con il principio di non discri-minazione affermato dai trattati comunitari, dalla ConvenzioneEuropea sui diritti dell’Uomo e dalla Carta dei diritti fondamentalidell’Unione Europea.Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo

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Ibambini fanno spesso un gioco, il gioco“dell’incontrario”. Gli si dice una cosa eloro fanno esattamente l’opposto. Da

adolescenti questo gioco si trasforma nelnaturale scontro generazionale con i genito-ri. Da adulti il gioco continua, ma cambianome. A volte è revisionismo, altre volte èrivalsa, molto spesso è stupidità. Quello cheè successo a Comiso è tutte e tre le cose.Lo scorso 30 aprile l’allora sindaco di unagiunta di centrosinistra, Pippo Digiacomo,aveva intitolato l’aeroporto a Pio La Torre, ilsegretario regionale del Pci ucciso dallamafia nel 1982. Alla cerimonia, organizzataper i 25 dell’assassinio del dirigente comu-nista, avevano partecipato i ministri delgoverno Prodi, Massimo D'Alema eAlessandro Bianchi, atterrati a Comiso conun Airbus, insieme al presidente dell'EnacVito Riggio. Il primo volo civile nell’aeropor-to, la cui riconversione è costata circa 60milioni e che entro la fine di quest'annodovrebbe essere consegnato per iniziare lasua attività e diventare il quarto scalo dellaSicilia. Dopo quattro mesi, la nuova giunta,ovviamente di centrodestra, ha deciso dicancellare il nome di Pio La Torre per torna-

re al vecchio, aeroporto Vi n c e n z oMagliocco (generale, palermitano,dell'Aeronautica morto in Africa nel 1936).Evidentemente, non solo per la Sicilia, perl’Italia, ma per il mondo, tranne che per ilsindaco Giuseppe Alfano di Alleanza nazio-nale, il nome di Pio La Torre rappresentanon solo lotta alla mafia, ma la battagliacontro la base missilistica a Comiso che peril segretario del Pci rappresentava unaminaccia per la pace nel Mediterraneo e perla stessa Isola e per questo raccolse unmilione di firme in calce ad una petizione alGoverno. Ma la nuova intitolazione era statafatta da “comunisti” e per questo andavacancellata. Il sindaco, a seguito del polvero-ne sollevato, si è giustificato adducendo unsondaggio effettuato fra i cittadini che nonavrebbero gradito il cambio e che il ripristinodel vecchio nome era una promessa fatta incampagna elettorale. In effetti, a ben pen-sarci, è stata una promessa fondamentaleper la sua elezione. Basta con le promessedi posti di lavoro, di una migliore vivibilitàdelle città, con tasse più eque. Un cambio dinome è molto più semplice da rispettare:basta togliere una targa e metterne una

nuova. "Fa parte di un'antica consuetudinesiciliana uccidere le persone due volte:prima fisicamente e poi nella memoria.Un'azione politica brutale, ottusa, sconside-rata, condotta con malafede, recuperandol'intitolazione di un non più esistente aero-porto militare distrutto dalle forze alleateoltre 60 anni fa. Mi vergogno di essere sici-liano, me ne vergogno senza scusanti”.Questo è stato il commento dell'ex sindacoPippo Digiacomo oggi parlamentare regio-nale del Pd. Per il coordinatore nazionale diSinistra democratica, Claudio Fava “sot-traendo alla propria città la memoria di PioLa Torre, il sindaco di Comiso ragiona comeun mafioso. La decisione di cancellare ilnome di Pio La Torre ha tutta la forza sim-bolica d'una violenza mafiosa: negare imorti, negare la memoria, parlar d'altro”. Maanche in casa Pdl qualcuno non ha apprez-zato il cambio. Carlo Vizzini presidente dellacommissione A ffari costituzionali del Senatoe rappresentante speciale OSCE per la lottaalle mafie transnazionali ha parlato di “pro-fondo dolore politico e personale”.

t e r e s a c a m p a g n a @ t i s c a l i . i t

Il generale ed il pacifista

“Emergenza” migranti. Ma quali misure?

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Tradizione che diventa professione.Con la prima esibizione pubblicadella coppia di maestri Jeka e

Ramiza, partirà, lunedì prossimo aPalermo, il primo corso di danza Rom.È il primo esempio in Sicilia di sviluppo diimpresa femminile in favore di donneappartenenti al popolo Rom, un’importanteopportunità di integrazione. L’attività è pro-mossa dall’Arci Sicilia, dall’Ufficio di servi-zio sociale per i minorenni di Palermo, dalConsorzio Ulisse e da Banca Etica.I promotori sottolineano che l’iniziativa siinquadra all’interno di una politica diServizio orientata ad offrire opportunitàconcrete di inserimento al lavoro degliimmigrati, in questo caso di immigrati Rom.L’idea è maturata all’interno dell’uff i c i oRom, dove è dedicato uno spazio alledonne che frequentano il laboratorio adesse dedicato e finanziato dal progetto laRou(t), ex legge 285/97. Il laboratorio èdiventato un vero e proprio luogo di con-fronto tra le donne Rom che vi hanno par-tecipato, le stesse operatrici del progetto edell’ufficio Rom. Donne che hanno matura-to l’idea che a partire dalle esperienze già

fatte possano nascere occasioni per unvero e proprio lavoro. Al progetto, que-st’anno ha costantemente partecipato ilnucleo iniziale di dieci donne rom kosova-re. L’ultima fase del percorso ha visto unprogressivo lavoro incentrato sul confrontoe sulla conoscenza reciproca, tra le forma-trici e le partecipanti. Le tematiche affron-tate hanno riguardato le analisi dell’attualesituazione politica in Kosovo, con le parte-cipanti che hanno narrato la loro testimo-nianza di donne in fuga da una guerra. Irecenti sviluppi circa la difficile condizionedei migranti e dei Rom in numerose cittàitaliane in seguito ai sempre più frequentiattacchi xenofobi, episodi di violenza esgomberi dei campi e sono state ampia-mente discusse delle nuove proposte dilegge italiane in materia di migrazione. Ledonne Rom hanno espresso le loro preoc-cupazioni e paure per la crescente insicu-rezza e precarietà delle loro condizioni divita, dovute alla manca di tutela dei lorofondamentali diritti. Insomma, per le parte-cipanti al progetto l’appuntamento settima-nale è diventato importante, in quanto col-legamento fra loro, il loro vissuto all’interno

del campo e la città ospitante. L’esperienzaè stata positiva. Le donne Rom hannomaturato una grande consapevolezza edautostima, esprimendo la loro disponibilitàa seguire nuovi percorsi formativi, permigliorare la loro condizioni, per affrancar-si da una dimensione dell’esistente che levuole migranti e segregate nei campi, adispetto della loro vita precedente inKosovo. Da questa esperienza è maturatoil corso di danza. Ramiza ha ideato il pro-getto: far diventare la sua passione, ladanza, un’opportunità di lavoro e di inseri-mento. Ha chiesto ed ottenuto un finanzia-mento grazie al microcredito e dalla prossi-ma settimana partiranno i corsi che terràinsieme al marito Jeka.I corsi si terranno nella sede della palestraPlaybody di via Aquileia 9 a Palermo, tremattine e due pomeriggi. Il costo è 300euro per l’intero anno che da diritto a fre-quentare altre discipline all’interno dellapalestra.

[email protected]

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Danzando con i Rom

E’ il 18 agosto, è passata quasi una settimana ed io sono tutto-ra ancorata all’esperienza più politicamente rilevante della miavita: Corleone, il campo di lavoro sui terreni confiscati alla

mafia. Davvero è difficile staccarsi, perché è un’esperienza indubbia-mente molto forte, ben più di quello che potessi immaginare alla par-tenza. Perché a Corleone tutto diventa politica: le parole di un videoorecchiato mentre si cucina – anzi s’inventa – uno spezzatino per 60persone, la salivazione azzerata per l’emozione, l’arrivare, il partire el’arrivare di nuovo, accompagnati dalle parole di un vicino, la partita dicalcio in piazza, i compleanni in quelle case che, se per i volontaridiventano subito le loro case, per i corleonesi sono ancora casaGrizzaffi (nipoti di Riina) e casa Provenzano. Perfino una cena nellapizzeria della piazza, i luoghi, la terra, le parole, i gesti: tutto ha unadensità diversa che bisogna prima di tutto ascoltare per imparare ariconoscere e a rispettare. La terra è la vera protagonista, il filo con-duttore, l’elemento imprescindibile da cui si è mossa la Storia. E suquella terra avverti che la Storia è fatta di relazioni, di persone, diuomini e donne che oggi hanno scelto in estate un’esperienza di lavo-ro e non solo, ma che negli anni ’50 non hanno neanche avvertito lapossibilità di una scelta e hanno vissuto di stenti e di fatica pur di nonperdere di vista la dignità umana. Suoni, colori, bandiere, striscioni,pomodori, etichette, pale di fichidindia, viaggi, saluti, lacrime, sorrisi,promesse, futuro: ecco la parola chiave, futuro. Quel futuro così lon-tano da sembrare assurdo negli anni ’50, quel presente così vivo ogginei nostri gesti, ma così rivoluzionario che vent’anni fa non era nem-meno possibile immaginarlo. E tutto questo è reso possibile dall’ordi-narietà dei gesti di Calogero, Salvatore, Franco, Mario, Piero,

Bernardo, Gino, Giuseppe, Mimmo, Angelo che vanno in campagnacome chiunque altro nel paese ma che affrontano, mettendoci la lorofaccia, una realtà “strana”, che a volte mantiene l’apparenza della nor-malità a volte neanche quella! Tutto questo diventa possibile in quellaCorleone così apparentemente arroccata nella sua storia, ma pronta– con quella generosità tutta siciliana – a lasciarsi poco a poco conta-minare dai 400 giovani che la invadono ormai come appuntamentofisso ogni estate. E diventa possibile che due ragazzi corleonesi chefino a due anni fa guardavano ai campi di lavoro con curiosità e chel’anno scorso magari li frequentavano, oggi siano due dei coordinato-ri dei campi e facciano da “guida” all’inviato della Rai. Diventa possi-bile che i soci lavoratori - anziché restar rinchiusi nelle loro case dallostigma della paura - lavorino e vivano la loro vita da persone inseritenella società, consapevoli di non essere portatori di svantaggio ma –semmai - di una diversità che è risorsa. E diventa possibile giocareuna partita di calcio con i volontari dei campi, lo psichiatra del DSM ei soci della cooperativa senza che sia possibile dall’esterno capiredove stia la “diversità”.E’ proprio vero – come ci siamo detti in verificafinale – che vogliamo essere “la torre”, nel senso del mattoncino checiascuno contribuisce a costruire avere il “borsellino”, nel senso delgrande bagaglio d’esperienza facile da portare con sé, diventare“impastato”, nel senso di contaminarsi al punto da stare dentro que-st’esperienza, questa terra, questa Storia; é proprio vero che c’è qual-cosa di più alto qui che ti “costringe” all’essenzialità, che ti educa allaschiettezza e alla laboriosità[email protected]

LiberArci dalle Spine: ricordi di un’estate

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foto Grazia Bucca

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LiberArci dalle Spine. L’esperienza di campi di studio e lavorosui terreni confiscati alla mafia.