1
44 | | 19 settembre 2013 Attualità SOLDI AI PARTITI L’ hanno messo nero su bianco il 16 gennaio, in piena cam- pagna elettorale. Tirava aria di tutti a casa, quando il con- siglio di presidenza del Sena- to, allora guidato da Renato Schifani, si riunì per dare via libera al nuovo regola- mento di contabilità di Palazzo Madama. Dieci articoli in tutto, nel nome della trasparenza. «Ciascun gruppo si dota di un proprio sito Internet (…) nel quale sono pubblicati e resi liberamente dispo- nibili i seguenti documenti: organizzazio- ne interna del gruppo, gli estremi dei mandati di pagamento, assegni e bonifici bancari, rendiconti e relazioni sulla ge- stione». Recita così, testuale, l’articolo 5 del testo firmato nove mesi fa in Senato dai rappresentanti dei partiti. Parole d’ordine: tutto in Rete, tutto su Internet, per dare la possibilità ai cittadi- ni di controllare le spese dei loro rappre- sentanti. Insomma, il massimo della tra- sparenza. Solo che poi, passando dalle parole ai fatti, le cose sono andate un po’ diversamente da quanto promesso in quelle giornate di campagna elettorale. Ebbene, “l’Espresso” ha verificato che a nove mesi di distanza da quel solenne impegno, e sei mesi dopo l’inizio della legislatura, soltanto due partiti hanno rispettato alla lettera il regolamento del Senato. Il Pd e il Gruppo per le Autonomie (Svp, Union Valdotaine, Autonomisti Tirolesi, Psi e Movimento italiani all’este- ro) hanno creato un sito Internet dove è possibile consultare l’elenco dettagliato delle spese del gruppo in Senato. E tutti gli altri? Non pervenuti. Il Pdl fin qui non ha pubblicato nulla. Alla voce trasparen- za del sito “PdlSenato” non c’è niente che faccia riferimento al rendiconto di entra- te e uscite. Idem per quanto riguarda Scelta Civica. E il gruppo Grandi Auto- nomie e Libertà, meglio noto come Gran- de Sud, alla voce amministrazione ha messo in Rete una pagina vuota. Compito in bianco pure per i grillini. Gli alfieri della trasparenza, protagonisti di epiche battaglie (anche tra di loro) nel nome dello scontrino, non hanno ancora pubbli- cato nulla. Bonifici, mandati di pagamento, assegni: tutto è rimasto nei cassetti del gruppo presieduto dal senatore Nicola Morra. Sul blog di Beppe Grillo, che è poi la sede virtuale da dove parte ogni comuni- cazione del movimento, non c’è traccia dei documenti che in base al regolamento del Senato dovrebbero essere consultabili on line. Fedeli agli impegni presi in campagna elettorale, i parlamentari grillini hanno già rinunciato a 42 milioni di rimborsi eletto- rali. E a luglio, con il “Restitution Day”, hanno rimandato al mittente, cioè lo Stato, parte del loro stipendio e della diaria, in totale circa 1,6 milioni. Alcuni deputati hanno anche reso pub- blici i propri compensi, con il dettaglio delle indennità a cui hanno rinunciato. Le entrate e le spese del gruppo al Senato Foto: P . Scavuzzo - Agf, D. Giagnori - EIDON, D. Scudieri - Imagoeconomica Trasparente? Nemmeno Grillo A nove mesi dal voto del Senato che obbliga i partiti a mettere in Rete le spese, solo Pd e Autonomie sono in regola. Pdl, Lega e Monti no. E i Cinquestelle? No DI VITTORIO MALAGUTTI E ANDREA PALLADINO 19 settembre 2013 | | 45 restano invece materia riservata. Eppure, i parlamentari Cinquestelle avevano pro- messo di pubblicare sul loro sito «ciascun mandato di pagamento, assegno o boni- fico, con attestazione della relativa cau- sale». Questo è quanto si legge nello statuto dei senatori del Movimento, re- peribile, questo sì, all’indirizzo del blog di Beppe Grillo. Niente da fare, gli attivi- sti anticasta, sbarcati in Parlamento gra- zie anche alla battaglia sui costi della politica, in questo caso si sono compor- tati come berlusconiani e leghisti. Nove mesi fa i partiti si erano affretta- ti a cambiare le regole del gioco sull’onda di scandali come quello del tesoriere della Lega, Francesco Belsito. All’epoca era ben vivo anche il clamore sollevato dai furti milionari del senatore del Pd Domenico Lusi, che aveva a lungo ammi- nistrato il defunto partito della Marghe- rita. Non c’è tempo da perdere, devono essersi detti a Palazzo Madama. Convie- ne passare in fretta una mano di bianco sulle vecchie imbarazzanti vicende.Tanto più che le elezioni incombevano di lì a qualche settimana. Ed ecco che a gran velocità viene approvato un nuovo rego- lamento della contabilità dei gruppi. I partiti adesso sono obbligati a dar conto quasi in tempo reale della gestione del denaro pubblico a loro affidato. E non basta la pubblicazione di un rendiconto annuale. Le nuove norme impongono che l’elenco di bonifici, assegni e mandati di pagamento, una sorta di estratto conto bancario, venga messo via Internet a di- sposizione di tutti gli interessati almeno ogni quattro mesi. Le disposizioni del Senato sono molto più stringenti (chissà perché) rispetto a quelle sulla stessa ma- teria varate dalla Camera solo un paio di mesi prima (novembre 2012). A Monte- citorio è sufficiente presentare un reso- conto annuale della gestione del gruppo, accompagnato dall’ok formale di una società di revisione. Non è invece richie- sta la pubblicazione on line dei giustifica- tivi di spesa, obbligatoria al Senato. Queste, in breve, le nuove regole varate nel nome della trasparenza. Regole rima- ste in buona parte lettera morta, visto che la mag- gioranza dei partiti han- no pensato bene di far finta di niente. «È un problema che stiamo af- frontando», si giustifica un portavoce di Scelta Civica. «Il sito Internet ancora non c’è, abbiamo chiesto tanti preventivi ma ancora non lo abbiamo fatto», spiega il rappresentante del partito fondato da Mario Monti. Buio pesto anche in casa Pdl. «Il gruppo si è costituito ad aprile - spiega il portavoce - poi c’è stato agosto, ma entro settembre pubblicheremo tut- to». Pochi giorni ancora, assicurano i se- natori del centrodestra, e finalmente si potrà leggere come vengono spesi i soldi pubblici destinati al gruppo. Si vedrà. Per il momento solo Pd e Auto- nomisti hanno le carte in regola. E così dai numeri del rendiconto si scopre che i De- mocratici da maggio a luglio hanno speso 1,4 milioni, di cui circa un milione e 350 mila euro alla voce stipendi e contributi dei 46 dipendenti (più sette collaboratori) del gruppo. Il totale comprende anche le retri- buzioni di marzo (metà) e aprile a cui va aggiunta la quattordicesima. In media, quindi, lo stipendio lordo si aggira sui 4 mila euro al mese. Poi ci sono le spese varie. Alla sola voce“auto presidente”sono asso- ciate uscite per oltre 2 mila euro tra metà marzo e fine luglio. Per presidente si intende con ogni probabilità il capogruppo Luigi Zanda.Anche circolare nel centro di Roma ha i suoi costi. Per il rinnovo dei permessi per la zona a traffico limitato della capitale sono stati spesi oltre 4 mila euro in tre mesi. Infine troviamo cultura e informazio- ne. C’è il conto dell’edicola: circa mille euro al mese per quotidiani e riviste. E anche i libri. Un libro solo, per la verità. Cinquanta copie della biografia di Nilde Iotti, editore Donzelli. Al prezzo di 945 euro. n Basta leggere la busta paga di Claudio Messora per capire che non si tratta di un grillino qualunque. Con i suoi 6.098 euro lordi al mese - per 14 mensilità, più rimborsi spese - guadagna più dei senatori, in teoria suoi datori di lavoro. Se per gli eletti vale la regola dei 5 mila euro lordi al mese di stipendio, per il blogger chiamato da Gianroberto Casaleggio ad occuparsi della comunicazione dei grillini al Senato l’imperativo anticasta non vale. In realtà, Messora più che comunicare detta la linea. Nel post del 22 agosto sul suo blog ByoBlu - poi ripreso dall’organo ufficiale beppegrillo.it - il comunicatore attaccava i parlamentari cosiddetti dialoganti. Quelli che avevano osato sollevare timide obiezioni alla linea del “mai al governo con il Pd”. È solo «vecchia politica», tagliava corto Messora. Per poi aggiungere: «Nessuno giochi al piccolo onorevole». Parole e toni da “manganello di Casaleggio”, hanno reagito alcuni senatori. Di certo Messora, classe 1968, ha fatto carriera in fretta. Nel suo curriculum pubblicato fino a poco tempo fa sul suo blog (poi cambiato con una versione light), mister ByoBlu ricostruisce la sua ascesa. Inizia come “autore pop”, vantando un primo posto al Festival di Castrocaro del 1991, “con un brano composto per Luisa Corna” (in realtà la cantante nella sua biografia parla di un secondo posto nel 1992). La carriera di canzonettista prosegue negli anni Novanta, con “brani dance distribuiti in molti paesi del mondo”. Nel 2000 la svolta digitale, con l’incarico di manager della divisione musicale dell’azienda It Galactica. Nel 2005 Messora va a lavorare a Dubai per un’azienda di mobili. La conversione alla “informazione libera in Rete”, arriva nel 2008 con ByoBlu. A dargli notorietà televisiva sono invece le ospitate a “L’ultima Parola”, il talk show di Gianluigi Paragone, dove Messora cavalca i temi cari ai grillini. Quanto basta per guadagnarsi la stima di Casaleggio. E per far dimenticare un errore del recente passato: il voto a Berlusconi in due diverse elezioni. Manganello del guru NICOLA MORRA; A DESTRA: CLAUDIO MESSORA; A SINISTRA: L’AULA DEL SENATO

Attualità SOLDI AI PARTITI - byoblu.com · siglio di presidenza del Sena-to, allora guidato da Renato Schifani, si ... mandato di pagamento, assegno o boni- co, con attestazione

  • Upload
    lyngoc

  • View
    216

  • Download
    2

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Attualità SOLDI AI PARTITI - byoblu.com · siglio di presidenza del Sena-to, allora guidato da Renato Schifani, si ... mandato di pagamento, assegno o boni- co, con attestazione

44 | | 19 settembre 2013

Attualità soldi ai partiti

L’hanno messo nero su bianco il 16 gennaio, in piena cam-pagna elettorale. Tirava aria di tutti a casa, quando il con-siglio di presidenza del Sena-

to, allora guidato da Renato Schifani, si riunì per dare via libera al nuovo regola-mento di contabilità di Palazzo Madama. Dieci articoli in tutto, nel nome della trasparenza. «Ciascun gruppo si dota di un proprio sito Internet (…) nel quale sono pubblicati e resi liberamente dispo-nibili i seguenti documenti: organizzazio-ne interna del gruppo, gli estremi dei mandati di pagamento, assegni e bonifici bancari, rendiconti e relazioni sulla ge-stione». Recita così, testuale, l’articolo 5

del testo firmato nove mesi fa in Senato dai rappresentanti dei partiti.

Parole d’ordine: tutto in Rete, tutto su Internet, per dare la possibilità ai cittadi-ni di controllare le spese dei loro rappre-sentanti. Insomma, il massimo della tra-sparenza. Solo che poi, passando dalle parole ai fatti, le cose sono andate un po’ diversamente da quanto promesso in quelle giornate di campagna elettorale.

Ebbene, “l’Espresso” ha verificato che a nove mesi di distanza da quel solenne impegno, e sei mesi dopo l’inizio della legislatura, soltanto due partiti hanno rispettato alla lettera il regolamento del Senato. Il Pd e il Gruppo per le Autonomie (Svp, Union Valdotaine, Autonomisti

Tirolesi, Psi e Movimento italiani all’este-ro) hanno creato un sito Internet dove è possibile consultare l’elenco dettagliato delle spese del gruppo in Senato. E tutti gli altri? Non pervenuti. Il Pdl fin qui non ha pubblicato nulla. Alla voce trasparen-za del sito “PdlSenato” non c’è niente che faccia riferimento al rendiconto di entra-te e uscite. Idem per quanto riguarda Scelta Civica. E il gruppo Grandi Auto-nomie e Libertà, meglio noto come Gran-de Sud, alla voce amministrazione ha messo in Rete una pagina vuota.

Compito in bianco pure per i grillini. Gli alfieri della trasparenza, protagonisti di epiche battaglie (anche tra di loro) nel nome dello scontrino, non hanno ancora pubbli-cato nulla. Bonifici, mandati di pagamento, assegni: tutto è rimasto nei cassetti del gruppo presieduto dal senatore Nicola Morra. Sul blog di Beppe Grillo, che è poi la sede virtuale da dove parte ogni comuni-cazione del movimento, non c’è traccia dei documenti che in base al regolamento del Senato dovrebbero essere consultabili on line. Fedeli agli impegni presi in campagna elettorale, i parlamentari grillini hanno già rinunciato a 42 milioni di rimborsi eletto-rali. E a luglio, con il “Restitution Day”, hanno rimandato al mittente, cioè lo Stato, parte del loro stipendio e della diaria, in totale circa 1,6 milioni.

Alcuni deputati hanno anche reso pub-blici i propri compensi, con il dettaglio delle indennità a cui hanno rinunciato. Le entrate e le spese del gruppo al Senato Fo

to: P

. Sca

vuzz

o - A

gf, D

. Gia

gnor

i - E

IDO

N, D

. Scu

dier

i - Im

agoe

cono

mic

a

Trasparente? Nemmeno Grillo

A nove mesi dal voto del Senato che obbliga i partiti a mettere in Rete le spese,

solo Pd e Autonomie sono in regola. Pdl, Lega e Monti no. E i Cinquestelle? No

Di vittorio malagutti e anDrea pallaDino

19 settembre 2013 | | 45

restano invece materia riservata. Eppure, i parlamentari Cinquestelle avevano pro-messo di pubblicare sul loro sito «ciascun mandato di pagamento, assegno o boni-fico, con attestazione della relativa cau-sale». Questo è quanto si legge nello statuto dei senatori del Movimento, re-peribile, questo sì, all’indirizzo del blog di Beppe Grillo. Niente da fare, gli attivi-sti anticasta, sbarcati in Parlamento gra-zie anche alla battaglia sui costi della politica, in questo caso si sono compor-tati come berlusconiani e leghisti.

Nove mesi fa i partiti si erano affretta-ti a cambiare le regole del gioco sull’onda di scandali come quello del tesoriere della Lega, Francesco Belsito. All’epoca era ben vivo anche il clamore sollevato dai furti milionari del senatore del Pd Domenico Lusi, che aveva a lungo ammi-nistrato il defunto partito della Marghe-rita. Non c’è tempo da perdere, devono essersi detti a Palazzo Madama. Convie-ne passare in fretta una mano di bianco sulle vecchie imbarazzanti vicende. Tanto più che le elezioni incombevano di lì a qualche settimana. Ed ecco che a gran velocità viene approvato un nuovo rego-lamento della contabilità dei gruppi.

I partiti adesso sono obbligati a dar conto quasi in tempo reale della gestione del denaro pubblico a loro affidato. E non basta la pubblicazione di un rendiconto annuale. Le nuove norme impongono che l’elenco di bonifici, assegni e mandati di pagamento, una sorta di estratto conto bancario, venga messo via Internet a di-sposizione di tutti gli interessati almeno ogni quattro mesi. Le disposizioni del Senato sono molto più stringenti (chissà perché) rispetto a quelle sulla stessa ma-

teria varate dalla Camera solo un paio di mesi prima (novembre 2012). A Monte-citorio è sufficiente presentare un reso-conto annuale della gestione del gruppo, accompagnato dall’ok formale di una società di revisione. Non è invece richie-sta la pubblicazione on line dei giustifica-tivi di spesa, obbligatoria al Senato.

Queste, in breve, le nuove regole varate nel nome della trasparenza. Regole rima-ste in buona parte lettera morta, visto che la mag-gioranza dei partiti han-no pensato bene di far finta di niente. «È un problema che stiamo af-frontando», si giustifica un portavoce di Scelta Civica. «Il sito Internet ancora non c’è, abbiamo chiesto tanti preventivi ma ancora non lo abbiamo fatto», spiega il rappresentante del partito fondato da Mario Monti. Buio pesto anche in casa Pdl. «Il gruppo si è costituito ad aprile - spiega il portavoce - poi c’è stato agosto, ma entro settembre pubblicheremo tut-to». Pochi giorni ancora, assicurano i se-natori del centrodestra, e finalmente si potrà leggere come vengono spesi i soldi pubblici destinati al gruppo.

Si vedrà. Per il momento solo Pd e Auto-nomisti hanno le carte in regola. E così dai numeri del rendiconto si scopre che i De-mocratici da maggio a luglio hanno speso 1,4 milioni, di cui circa un milione e 350 mila euro alla voce stipendi e contributi dei 46 dipendenti (più sette collaboratori) del gruppo. Il totale comprende anche le retri-buzioni di marzo (metà) e aprile a cui va aggiunta la quattordicesima. In media, quindi, lo stipendio lordo si aggira sui 4 mila euro al mese. Poi ci sono le spese varie. Alla sola voce “auto presidente” sono asso-ciate uscite per oltre 2 mila euro tra metà marzo e fine luglio. Per presidente si intende con ogni probabilità il capogruppo Luigi Zanda. Anche circolare nel centro di Roma ha i suoi costi. Per il rinnovo dei permessi per la zona a traffico limitato della capitale sono stati spesi oltre 4 mila euro in tre mesi. Infine troviamo cultura e informazio-ne. C’è il conto dell’edicola: circa mille euro al mese per quotidiani e riviste. E anche i libri. Un libro solo, per la verità. Cinquanta copie della biografia di Nilde Iotti, editore Donzelli. Al prezzo di 945 euro. n

Basta leggere la busta paga di Claudio Messora per capire che non si tratta di un grillino qualunque. Con i suoi 6.098 euro lordi al mese - per 14 mensilità, più rimborsi spese - guadagna più dei senatori, in teoria suoi datori di lavoro. Se per gli eletti vale la regola dei 5 mila euro lordi al mese di stipendio, per il blogger chiamato

da Gianroberto Casaleggio ad occuparsi della comunicazione dei grillini al Senato l’imperativo anticasta non vale. In realtà, Messora più che comunicare detta la linea. Nel post del 22 agosto

sul suo blog ByoBlu - poi ripreso dall’organo ufficiale beppegrillo.it - il comunicatore attaccava i parlamentari cosiddetti dialoganti. Quelli che avevano osato sollevare timide obiezioni alla linea del “mai al governo con il Pd”. È solo «vecchia politica», tagliava corto Messora. Per poi aggiungere: «Nessuno giochi al piccolo onorevole». Parole e toni da “manganello di Casaleggio”, hanno reagito alcuni senatori. Di certo Messora, classe 1968, ha fatto carriera in fretta. Nel suo curriculum pubblicato fino a poco tempo fa sul suo blog (poi cambiato con una versione light), mister ByoBlu ricostruisce la sua ascesa. Inizia come “autore pop”, vantando un primo posto al Festival di Castrocaro del 1991, “con un brano composto per Luisa Corna” (in realtà la cantante nella sua biografia parla di un secondo posto nel 1992). La carriera di canzonettista prosegue negli anni Novanta, con “brani dance distribuiti in molti paesi del mondo”. Nel 2000 la svolta digitale, con l’incarico di manager della divisione musicale dell’azienda It Galactica. Nel 2005 Messora va a lavorare a Dubai per un’azienda di mobili. La conversione alla “informazione libera in Rete”, arriva nel 2008 con ByoBlu. A dargli notorietà televisiva sono invece le ospitate a “L’ultima Parola”, il talk show di Gianluigi Paragone, dove Messora cavalca i temi cari ai grillini. Quanto basta per guadagnarsi la stima di Casaleggio. E per far dimenticare un errore del recente passato: il voto a Berlusconi in due diverse elezioni.

Manganello del guru

NICOLA MORRA; A DESTRA: CLAUDIO MESSORA; A SINISTRA: L’AULA DEL SENATO