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    / i P E N E R O G R E C O /. / 2 .

    AUGUSTO ROSTAGNI

    G I U L I A N O L ' A P O S T A T A

    SAGGIO CRITICO

    CON LE

    O P E R E T T E P O L I T I C H E E S A T I R I C H E

    T R A D O T T E E C O M M E N T A T E

    T O R I N O

    FRATELLI BOCCA, EDITORI

    M L A N O - R O M A

    IQ30

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    PROPR IET LETTERAR IA

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    AVVERTENZA

    TVoM WitWMMO 273 7/a/M /ZO^Z, Z?

    ^/? ,

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    VI

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    F ^arja

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    VII

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    M 7 3 ^ / c A ^ Z 7 2 ^ / Z ? 7 * 2 ^ 2 ^ / ? ? 7 2 * / 2 ^ / 2 ^ ,

    O i f ^ 0 ^ T W V M ^ C , $ 7 2 ^ 0 772 2

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    PARTE PRIMA

    L'UOMO E LO SCRITTORE

    S A G G I O C R I T I C O

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    CAPI T OL O I.

    Preliminari.

    Sulla soglia, quasi, dell'Et bizantina, mentre i barbari battevano ai confini del!' Impero e, ne)]' interno,

    guadagnavano ogni giorno potenza i fedeli di Cristo,un uomo tent di sollevare, per l'ultima volta, la

    bandiera dell'^Y/^MWf (i). Quest'uomo Flavio

    Claudio Giuliano, imperatore e nipote di Costantinoil Grande. Nell' impresa portava la convinzione di unapostolo non meno che l'energia e la risolutezza di

    un condottiero di eserciti. Era guidato non pure dauna assillante idealit letteraria, si anche da concettipolitici e religiosi. Congiungeva, con profondit ragio

    natrice di filosofo, al disegno di restaurazione intellettuale che, per riuscire efficace, doveva essererestaurazione dell'arte e del sapere antico nel lorocontenuto mitico e ideologico quello di una com-

    () Questo stesso vocabolo, se non inventato

    (come afferma G. BotsstER i n y{w / .PagwMswi I p. 111),certo da Giuliano divulgato, ad esprimere il complesso della

    antica civilt e, particolarmente, l'aspetto religioso, ch'egliintende restaurare e che, secondo il suo pensiero, inscindibile dagli altri aspetti della vita classica. V. X L IX

    Cfr. X L , XL I, LX XIII (tepistole della cui autenticit, per, si dubita.

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    Ca^. 7. - 5

    chi, come Libanio (]o splendido e vacuo declamatore,

    esperto ad avvincere col lusso della parola l'attenzionedel pubblico), vedeva in lui prevalentemente il

    innamorato della sapienza e_ della bellezza ellenica,restauratore del ct)!to politeista ; chi invece, come

    Ammiano Marcellino (lo storico e guerriero dall'animoretto, dal pensiero acuto ma non molto incline aglislanci e alle comprensioni sublimi), poneva in pivivo risalto il soldato, l'uomo di governo, il campione

    della giustizia e della virt patria. C erano Basilio diCesarea, Gregorio di Nazianzo, che, nella foga d

    condannare il rprobo, dimenticavano o, deliberata-mente, oscuravano le reali innegabili doti del citta

    dino, del pensatore, dell'uomo. Non c era nessuno,forse, che intero e senza offese raccogliesse il segreto

    della sua anima : non, forse, i filosofi e asceti Massimoe Prisco, coi quali ancora morente egli s'intrattenevaa ragionare della sublimit e dell'immortalit dellospirito (i), e che solo si curarono di interpretarne e

    assecondarne le pi ardite aspirazioni mistiche.N le discrepanze e le passioni, allora accese, sono

    oggi spente. Chi esalta, chi denigra ; chi esagera il significato della riforma religiosa, chi lo attenua fino adassegnargli un valore del tutto secondario e fortuito.

    Non qui mio proposito di indagare gli atti e gliintendimenti tutti dell'Apostata, e neanche le svariateconcezioni e i molteplici dibattiti cui il suo nome ha

    dato occasione. Io ho davanti a me lo scrittore.Senonch, nello scrittore appunto viene fuori l'uomo;

    non si menoma, anzi si concreta la personalit sua

    intera: e non come altri ha creduto che fosse, a

    (i) AMMAN. X X V 3, 28.

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    giudicare da] suo operato, ma come egti stesso riuscito ad affermarsi, per virt d'arte sua, vitalmente.

    Poich sebbene paia a tutta prima esagerato

    oso dire che qui principalmente ha vita l'imperatoreGiuliano. L a solenne impresa che nel rapido corsodella sua esistenza poco pi che trentenne egli tent,

    e che lo rende cos attraente ai suoi moderni storiografi : quella celebre impresa che sopra abbiamo prospettata, e che fu la principale e culminante manife

    stazione della sua attivit pratica, miseramentefallita. A giudizio di tutti essa non ha avuto, e non

    poteva avere, nello svolgimento della storia alcuneffetto. Risuscitare l'EHenismo, come Giuliano intendeva, era andare contro la naturale evoluzione dei

    tempi ; era tanto assurdo quanto pretendere, ad es.,

    che l'albero tornasse germe. Terch, in realt, t'EHe-nismo non era morto: viveva nella civilt cristiana,

    come il fanciullo ch' stato, vive nell'uomo che .L'Apostata insomma, nei suoi cinque anni di governodelle Gallie in qualit di cesare e nei due anni diimpero in qualit di augusto, passato per dirla

    con le parole di un critico insigne come una meteora luminosa che, appena accesa, si spenta: hasprecato in un disegno ineffettuabile le sue magnifiche virt di mente e d'animo ().

    Afa non ha sprecato interamente. Perch nel fallimento dell'imperatore ha le sue radici (non paia

    un'ironia!) l'originalit dello scrittore. Nella sua tragedia di uomo, nel suo conflitto coi tempi, noi

    siamo per ravvisare le intime ragioni della sua arte.

    li) G. NEcm, Z/MM/frn/or; (Milano 1902)

    PP- 485-6, 3 ' 7-8 .

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    CAPITOLO II.

    Vita, attiva e vita contemplativa.

    Il pr Rio dell'uomo.

    L'anno 355 delt'ra volgare, a' d 6 di novembre,Flavio Claudio Giuliano, figlio di Giulio Costanzo edi Basilina, ventiquattrenne, era chiamato a prendereparte al governo de))'Impero, con titoio e dignit

    di cesare : che voleva dire, nella gerarchia istituita daDiocleziano, vice-imperatore, ossia la principale figuradetto Stato accanto a quetta dett'augusto (1). Chi tochiamava, dividendo cos con tui gti onori detta por

    pora imperiate, era it cugino Costanzo II : quellostesso che, net 338, per disfarsi di possibiti preten

    denti, gti aveva fatto uccidere (o era stato nel fargtiuccidere it principate responsabile) it padre e unfratetto maggiore, nonch varii attri parenti : quetto

    stesso che, fino attora, aveva circondato di sospetti e

    () . X V 8, 1 sgg. (per ta data dett'etezione ibid. 17);lOHANN. ANTIOCH. fi*. 176 gTW f. MHer IV p. 605).Circa il computo dett'et di Giuliano sebbene non abbiaal nostro scopo alcuna importanza per amore di esattezza,mi attengo a SEECK Gisc/. i / af. an/^ IV,pp. 391-2, il quale conferma, come data di nascita, il 331,contro RADtNGER " Philologus L (1891) p. 76! e NEUMANN ibid.

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    di paure )a sua giovinezza orfana e straziata, e ancora

    recentemente, ne! 35 1, aveva etevato aia medesimadignit di cesare t'attro fratet!o superstite, Gatto, per

    farto morire poco appresso (1). Tragedie di Cortecui ta storia de! tardo impero aveva purtroppo avvezzato gti animi : ma che uguatmente dovettero gettarenei festeggiamenti de) nuovo cesare, anche attraversoatta cristiana piet e atta pacata mettiHua unzione di

    Costanzo, un sinistro bagtiore (2). Cos descrive, con

    rara sensibitit artistica, Ammiano Marcetino ta scenain cui si decide t'avvenire det nostro eroe (3):

    It giorno hssato, convocate tutte e truppe ch'eran presentiin Mitano, eretta pi atta det solito ta tribuna, cui circondarono

    (r) Questi fatti sono abbastanza noti e da Giuliano stesso

    denunziati nel M figa^ gw a/ SfMa/o i a/ .Po/c/o 270 C,281 B, dove pi particolarm ente ne tratteremo, nonch inOro/. VII 228 B, 230 A ; I 17 A . Difese di Costanzo furonotentate, per ragione di partito, dai nemici di Giuliano, manon riuscirono a cancellare la sua responsabilit.

    (2) Sulle affettazioni di Costanzo e sulle strane maniere concui posava a sapiente e a filosofo, vedi, oltre alla splendida

    descrizione di AMMtANo XV I io, 9-12, X X I 16, ci che si deduce dai panegirici di LtBANto (particolarmente Ora/. LIX 122),di TEMtsTto (particol. I e II) e di GtuuANO stesso )I e II).Circa la speciale sua passione per l'eloquenza, dice Ammiaao(XXI 16, 4) : aW$w;5 a^ff/a/o r, Sfa' fMTM a rAi-/or/ra / i r ?:?

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    Ca/. 7/. - %/ a//wa i w'/a coM/iw^/a/ipa. 9

    ]e aquile e gti stendardi, l'augusto, salito, e tenendo per ladestra mano Giuliano, a questo modo con pacata favella peror:

    " Noi siamo davanti a voi, ottimi difensori dello Stato, pertutelare, quasi con un'anima sola, la causa di tutti. A vo i io

    riferir, come a giudici imparziali, quel che sono per fare.Dopo l'uccisione dei tiranni ribellatisi (1), cui rabbia e furoreaveva condotto a tentare ci che tentarono, i Barbari, quasiper offrire agli empii Mani di costoro un sacrifizio di sangueromano (3), invadono la Gallia, rompendo la quiete dei confini (3): imbaldanziti si vede da questa fiducia, che noiardue necessit ci tengono legati a lontanissime regioni. Se

    dunque a questo male, che gi oltre il dovere si espande,andr incontro mentre a tempo il suffragio di una

    scorsi di Costanzo, se anche tenuti in latino, dovevano esserestati raccolti e pubblicati in gr eco : prova ne sia il discorsoper la nomina di Temistio a senatore, pp. 21-7 dell'edizioneDindorf): cito ad es. l'uso di in posizione attributiva (13) = ^ ytpy ; ^rosfr^fM/;' (7) = ^-novtt (raro in latino). Cito soprattutto un parallelo di concettoe di espressione : /MS

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    nostra comune deliberazione, i colti di quelte genti superbesi Baccheranno, e i confini deH'impero saranno intatti. Restache ta speranza ch'io nutro, voi corroboriate con prosperieffetti. Qui Giutiano, mio cugino paterno che, come sapete,

    giustamente apprezzato per ta sua modestia, e per essa anoi attrettanto caro che per ta parenteta : giovane di brittantiattitudini che io desidero etevare a) grado di cesare, purcha questo mio disegno, se utite vi pare, anche voi diate conferma col vostro consenso

    Attro voteva aggiu ngere : ma t'uditorio, interrompendo, confavorevoti mormorii, to impedisce : " Questo it votere di Dio,

    non di un uomo dicevano, quasi presaghi det futuro. Senzafare un movimento, [Im peratore (t), quando furono tornatiin sitenzio, continu, pi sicuro: " Poich dunque detta vostraapprovazione mi fa fede it tieto sussurro, ors, questo giovanedi forza tranquitta, i cui modesti costumi sono pi da imitareche da descrivere, salga all'auspicato vertice degli onori. Laprectara sua indole, cottivata dai buoni studii, credo di averta

    con ci solo pienamente dimostrata : che su tui ho diretto lamia scelta. Ordunque, in presenza di Dio celeste, io lo vestodel manto imperiate

    Disse, e tosto, indossata a Giutiano ta porpora degti avi eproctamatoto cesare fra gti applausi delt'esercito, a lui chetiene il votto un po' contratto e quasi mesto, soggiunge:

    " Hai ricevuto, cos giovane, lo splendido fiore dell'origine

    tua, o fratello a me fra tutti amatissimo! La mia gloria confesso se n' accresciuta: poich net deferire, con giustizia,parte detta mia potenza atla Nobilt tua che m' parente (at,mi par d'essere pi subtime che per ta potenza stessa. Siimidunque compagno nette fatiche e nei pericoli : assumi la tutelae it governo delta Gallia: porta sottievo coi tuoi benefizi aquelle aiHitte contrade. E se i nemici sar necessario affron

    tare. aspettali di pi fermo, tra i portabandiera stessi: giusto

    io Par/? /. - Z.'owo i /o scr/Z/orc.

    (1) Ci nelte abitudini affettate di Costanzo: AMmAN. XVIio , io :

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    Co^. 7/. - i

    istigatore di coraggio in tempo opportuno, cauto esempio diardire ai combattenti, sostegno dei caduti e degti oppressi,testimonio di verit e di giustizia sia ai vatorosi, sia agiiignavi. Avanti dunque, dove i'urgenza dett'impresa ti chiama,

    avanti, uomo forte, aita testa di uomini parimente forti ! Noici saremo accanto, con 'incroHabite costanza di un vicende-

    vote amore; mititeremo insieme; insieme (se a Dio piaccia diesaudire te nostre preghiere) governeremo con eguate moderazione e piet eguate it mondo finatmente pacificato. Tu misarai sempre presente, n io ti mancher, quatunque cosa tufaccia. Insomma, va, va ! corri, accompagnato dai voti di tutti,

    a difendere con cura assidua it posto che ta Repubbtica, quasi,ti aiBda t .

    Nessuno, dopo questa chiusa, si pot tenere: anzi, imititaricon orrendo frastuono, battendosi gti scudi contro te ginocchia(che manifestazione riboccante di giubito; mentre, quandocontro te tance urtano gti scudi, attora segno di rabbia edi dotore), mostrarono con quate e quanto piacere tutti, ad

    eccezione di pochi, approvassero it giudizio det!'augusto.Accogtievano, in atto di degna ammirazione, it cesare, tuttofiammante net futgore detta porpora imperiate. E contemptan-done gti occhi, di una bettezza terribite, contemptandone itvotto, di una grazia pi forte netta insotita commozione, cercavano di presagire quate egti sarebbe in futuro: come seavessero studiato quei vecchi tibri che insegnano a scoprire

    dai tineamenti esteriori te interne disposizioni degti animi.Per maggiore rispetto atta sua dignit, non to todavano ottreit dovere, n meno : di modo che pi di censori furono stimatequette voci, che di sotdati. Ma, ammesso poi net medesimococchio dett'Imperatore (i) e ricevuto netta reggia, egti sussurrava quet verso d'Omero:

    Z o co/si /a Mor/i f (2).

    (il Degnazione veramente eccezionate. AMMANO stesso XVI10, 12 : u ff ;*M cowxMiMW //**

    (a) ///ai/. V 83. Questo particotare dovette essere desunto da quatche scritto di Giutiano stesso, forse da uno dei

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    Ca^. //. - 7 ^ f i'/ 13

    suoi * moderati costumi *, te sue briganti attitudini *,ta sua * forza tranquitta *, i * buoni studii *. Conoscevano di )ui atcune cose esteriori. Lo avevano visto

    arrivare di recente dalla Grecia, con ta barba tungae it mantetletto di Htosofo ; avevano riso dette sue

    maniere timide e impacciate ; to avevano costretto adassumere vesti mititari, componendo di tui un assai

    buffo sotdato (1). Avevano appreso, forse, quatcunadette sue passate vicende : che, orfano, era stato te

    nuto tontano da ogni fasto regate (2) ; aveva concepito per gli studii una immensa passione, cui non

    sempre era tibero di soddisfare; a Nicomedia prima,e a Costantinopoli, con maestri assegnatigti da Co

    stanzo (3); poi a Macelto, in un sotitario podere delta

    (1) V. pi avanti i! JM?ssa^g-:'o 274 C, D. Cfr. AMMtAN. X V8, 1: /'!...

    (z) Che, dopo l'assassinio dei parenti. Giuliano sia statoallontanato da Costantinopoli si deduce dal .MMsaggw 270 D

    Frepop xrftvat [Af'f-nrdftioy],

    I.

    (3) V. qui il Mso/o^oHe 354 A , B, e cfr. Or. VII (CcM?f*o ;7f!*M

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    14 P a r /; V. - I/MOMO i /o Sfr

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    per servirci delta scultoria espressione di

    Ammiano (1). Egli aveva legato la sua vita, in maniera indissolubile, a una legge superiore, che non

    era solo la legge del bene morale, per cui amava lagiustizia e rifuggiva dall'iniquit, ma la coscienza diuna missione che l'uomo riceva da Dio e di cui a

    Dio debba, anzitutto, rispondere (2). Poco importaqui stabilire da quali influssi, fuori delle sue congenite virt, egli attingesse questo verbo, e fino a qual

    punto i neoplatonici Edesio e Crisanzio o il taumaturgo Massimo dessero concretezza d ' intenti politicie religiosi alle mistiche aspirazioni dell' imperialealunno; poco importa ancora determinare per qualiragioni, dipendenti dalla sua educazione, dalle simpatieletterarie, dalle speciali contingenze familiari, oltrech

    da qualcosa di pi profondo che poi vedremo, e noncerto da perversione d'animo, egli approdasse al Politeismo anzich al Cristianesimo. Il fatto sostanziale che, dal giorno in cui aveva cominciato a pensare,

    lo spirito del giovane si era agitato nella sfera del-l'Assoluto, e in questa aveva elaborato e raccolto una

    tale concezione della vita che doveva assisterlo intutti i suoi atti ed essere il simbolo della sua elevatezza d uomo. L'apostasia sua stessa, ossia la riconsacrazione ufficiale del Politeismo, il quale quarantaanni prima Costantino aveva abbandonato come re

    ligione di Stato: questa famosa riforma, ch'era il

    grande segreto cui gi il nuovo cesare albergava nel-

    (1) XXV 4, 1.(z) . XV I j , 4 : HWi/Mr /ax

    a '' fMw's cofMi/a/a

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    note ivi; LtBAN. Ora/. XVIII 179: ytictt duvn/ttvoy aMypovtty. Se detta vita intima di Giutiano, e particolarmente dettamoglie Etena (ta soretta di Costanzo, a tui unita nett'occasionedetta nomina a cesare e morta quatche anno dopo in Gattia),nutta saputo, ci non tanto per mancanza di notizie esteriori (['imperatore parta di ]ei soto in quatche frase sbiadita,nett'Ora/. HI 123 D e ne) M assaggio 284 C), quanto perch

    tate affetto non era radicato ne))a natura dett'imperatore. Diqui forse riceve tuce anche quet discusso brano, contenuto inuna tetter scoperta non motto tempo addietro (" Rivista diFitotogia , sopra cit. p. 293), che, ottre atte due frasi test citate, ['unica testimonianza diretta dette retazioni di Giutianocon Etena: ^aptupay % tos #co&s ?tcvtay tt xctiJ zt f?OK MOt ?rpy ^ y a i i f t ^ v , f n y

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    Ca/. 7/. - / // i coM/iw/Za/wa. 19

    s stessa, quanto per lo sdegno di non vedersi se

    guito, approvato, riconosciuto. Tendeva ad isolarsi: aripagare con un gesto d'orgoglio l'abbandono in cui

    gli sembrava di essere lasciato. Sentiva altamente dis, troppo diverso dagli altri (i); amava, irrefrenabilmente, la gloria (2): e ci lo spauriva, poi, se si fa

    4%/6?- 8$ /Ji' ^^ Si noti

    che it brano completamente frainteso da ALLARD _//A^/os/a/II p. 30, it quale, traviato dalla falsa traduzione ecommento di PARtsto e LARGAtoLLt, . c. detta " Riv. di Fi!. ,

    vi vede un senso " anodino : " je n'aurais pas support quequelqu'un fit connaitre au pubtic quets taient mes rapportsavec ma femme ; mentre it senso chiaro ed tutto itcontrario di q uesto, cio : " non mi sdegnerei che qualcuno ecc.: perch tutto era temperanza e saggezza,,. Rimane quindi anche escluso t'accenno atte dicerie e atte caiunniesecondo cui t'Apostata avrebbe avuto parte netta morte diEtena. Ricorda poi Ora/. VI 198 C : od ,^// Ji' ^

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    ceva a considerare di essere un semptice strumentonette mani di Dio. Come ta mitezza e t'indutgenza, cos

    'umitt suggerita datta ragione gti costava fa

    tica. Ma rendeva pi meritevote, poi, ta vittoria.Ad acquistare questo temperamento, a satdarsi intorno at petto una cos rigida corazza spirituate, dovevano averto assai aiutato te condizioni in cui vennea svotgersi ta sua prima giovinezza: che non soto eraoffesa e privata dei pi puri affetti famitiari (prima

    dett'assassinio det padre, det fratetto e degti attricongiunti, gi gti era morta ta madre Basitina) (t),ossia di quegti affetti dai quati avrebbe imparato ta

    confidenza e ta tetizia: ma anche era esposta attoambiguo spettacoto di una societ, di una ctasse, diuna Corte in cui si faceva di tati affetti it pi mo

    struoso tudibrio (2 ). Minacciato egti stesso, oscuramente, netta vita, aveva presto dovuto imparare ariporre te sue speranze' at di t detta vita (3). Sospeso

    MOMMM SMHM

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    netta viziosa contraddizione di un mondo dove l'unamano uccideva i] fratelto mentre l'altra benedicevaall'Onnipotente, aveva dovuto ]' equilibrio cercare in

    una sempre pi intensa contemplazione* dell' esserepuro (i). Oh, rara virt, oh, attitudine veramentemagnanima che gli aveva permesso non pure di tenersi incontaminato dagli esempii del male, ma ditrarne maggiore incitamento e furore a ribellarsi e acombattere contro di quello !

    Racconta egli stesso che, quando, negli anni decisivi per la sua formazione intellettuale cio dai

    quattordici ai venti , era stato confinato col fra

    teHo Gallo nel podere di Macello in Cappadocia, ed

    ivi privato di ogni libera conversazione, di ogni seriafacolt di studii, sarebbe facilmente caduto nelle vie

    dell'errore e del vizio, * se gli Dei non lo avesseropreservato per mezzo deit filosoa 9 (2). Senza questa

    vo!ta eg]i aveva appreso ]a sciagura della propria famiglia

    yfvcfy roy era stato per darsita morte, dalia disperazione. Nella 259Cparla di ^ che minacciavano il suo capo per operadi parenti ed amici quando " cominciava i suoi studii pressoTemistio : che si riferisce probabilmente al soggiorno inCostantinopoli dopo ta retegazione di Macelto.

    (1) Ora/. VII 230 B : (il fanciullo cheha acquistato coscienza degti orrori in cui era caduta la sua

    fam iglia)... ^ y p a r ? xa/v (O'J;i' '&^'

    (2) .MMMgg'/o 271 D, 272 A. Qui per filosofia non si deveancora intendere la retigione pagana, n per salvazione l'apostasia, perch Giuliano stesso nella LI 434 D, compostaalla fine del 362, dichiara di avere abbandonato il Cristianesimo in et di venti anni e di trovarsi allora, mentre scrive,

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    sottrarre, per comodit od ignavia, a] dovere nuovoche Iddio gti imponeva (1).

    Gridi se qualcuna delle cose che hai in possesso si sottrae

    at tuo servizio; se ti scappa, per quanto chiamato, un cavalloo una pecora o un giovenco, e tu che vuoi essere uomon g i u no d e l g r e g g e , n d e l ta f e c c i a , m a d e g l ia s s e n n a t i e a m m o d o , sottrai te stesso agli Dei, n lasciche, come a loro talenta, dispongan di te?... E il tuo famosocoraggio dov'? che ? Buffonata! Sei subito pronto a strisciare e ad adulare pe r p a u ra d e l la m o rte , mentre in

    tua facolt di gittare tutto dietro le spalle e lasciare che gtiDei facciano come vogliono, dividendo convenientemente conEssi la cura della tua persona, proprio come anche Socratesuggeriva: ossia fare da te ci solo che t'appartiene; ma lasomma di tutto rim etterla a Loro ; non cercare di possederenulla; non dare di piglio a nulla; a c c e t ta r e se m p lic e -m e n t e i l d a t o d a L o r o .

    Questa confessione contenuta nel a/

    ^ a/ i' che Giuliano scrisse circasei anni dopo in Hliria (2) per rendere conto della suacondotta verso Costanzo, quando, non pi cesare, maaugusto, non pi MWKJ, ma condottiero di eserciti vittoriosi e savio amministratore di province, sivide nella necessit di marciare contro l'imperiale cugino, alla conquista pi, forse, della sua sicurt personale, che non di quel potere supremo che le truppe

    gli avevano conferito e che Costanzo negava di riconoscergli (3). E vera (non ostanti le intenzioni apo-

    (1) TtMMgg-O 276B-277.(2) V. la nota al principio del messaggio stesso.(3) V. XHI, citata in nota a JtMiagyO 286, e partico

    larm ente: ti* o iv ' ; ... Te Frt, d/ro-

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    34

    logetiche, suggerite dallo sviluppo dei fatti), perch hatutta l'esuberante spontaneit dell'anima di Giuliano;perch risponde a quella legge superiore di vita cui

    abbiam detto avere egli indissolubilmente legato (inda giovane tutti i suoi atti. Ma anche nutrita daquel nuovo enorme travaglio che si agit nella coscienza dei ribelle l'anno 360, durante e dopo la ri

    voluzione di Parigi ove era eletto augusto: per cuiripetevasi in lui, solo irta di maggiori difficolt, la

    situazione psicologica del 355. Nel 355 era l'adolescente modesto, allevato nella filosofa e venuto su

    * dalle quiete ombre dell'Academia * (:), cui rendevano arduo quel passo l'educazione ricevuta, l'amoredegli studii, il disprezzo delle pompe vane, i timori

    seminati sul suo cammino, l'esempio del fratello Gallo,

    chiamato al trono e poi ucciso. Nel 360 gli allori raccolti sul campo di battaglia, l'esperienza fatta nell'amministrazione della giustizia e della pubblica economia,il favore incontrato presso le genti non hanno diminuito n la passione degli studii sereni, n la moderazione dei costumi, n la tendenza alla contemplazione:

    hanno invece inasprito la coscienza del dovere e resapi urgente la sottomissione alla volont di Dio (2).

    lo intendevo deporre ogni apparato e tasto rega le per ri-trarmi a vita quieta, n pi ingerirmi d'afiari... Niente sapevodi quel che le truppe avevano a mio riguardo deliberato.Oh, Zeus, o Elio, o Ares, o Atena, o Dei tutti, siatemi voi

    testimoni se di ci io ave vo il pi lontano sospetto prima diquella sera fatale ! Gi tardi, sull'ora del tramonto, mi venne

    (1) AMMtAN. X V ] 1 , 5 .

    (2) iVMiogy/o 283 A, 264 C-285, e v. le nostre note a questiluoghi.

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    C/t. 77. - a/// a i ;7

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    36 /. - Z/wome ; /o

    !'animo umano ha tati oscurit nette quati bravo chifa to scandagtio. L'animo di Giutiano (abbiamo visto),arduo e complesso, era capace di una grande variet

    ritto di accogtiere con tanta incredutit e scetticismo (che sirisolve in una incomprensione storica), trovano una speciateconferma in ci che Maxim, p. 476 riferisce circa fa parte avuta negti eventi di Parigi da atcuniiniziati, confidenti dette pratiche retigiose di Giutiano, ossiano:it medico Oribasio, it bibtiotecario Evemero, it ierofante diEteusi. Naturatmente Eunapio d atta cosa un'espressionetroppo marcata; e si capisce: perch egti attingeva a dichiarazioni d Oribasio stesso ( E u K A P . fr . 8 ; v. S E E C K " H e r m e s ,X H p. 530: GEFFCKEN '3

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    Ca%. 7/. - %'Za aZZ/va f/Za fOwZcw ZaZZva. 27

    d'impressioni, non esclusa ta vanit e ['amore della

    gloria. Ma non men vero che con ansia supremaegli sapeva reprimere e castigare queste passioni, e

    non trovava riposo se non sulle vette del sentimentopuro. Il quale sentimento non gli permetteva di vedereche Dio e il Prossimo. * T i giuro *, egli scrive dalla

    Gallia nel 358 al filosofo Prisco, * ti giuro, per l'A utore e il Conservatore di tutti i miei beni che, se desidero vivere, solo per essere utile a te e a tutti i

    veri filosofi * (1).Non l'astuzia, n l'ambizione : la fede parla in Giu

    liano e lo trascina sul trono. La fede, norma di tuttii suoi atti. La fede, ch'egli ha concepita nel dolore

    della sua adolescenza, e che lo ha < salvato * dal cadere vittima agli influssi del vizio ; ch'egli ha cemen

    tata non appena ha potuto iniziandosi ai sacriMisteri (2), i cui adepti sono chiamati, non all'inerte

    spettacolo del mondo, ma all'azione (3). Egli appartiene, per vocazione e per mistica iniziazione, alla sacramilizia del dio Mitra: deve armarsi, scendere in campo,

    sostenere, nella lotta che lacera l'universo, il principio

    del Bene contro le oscure potenze del Male.

    (1) ^ZsZ. LXXI. Per la data, non esattamente precisabile,ma oscillante fra il 356 e il 359, v. ScHWARZ D i fi/a p. 39.

    (2) V. appresso, cap. IH.(3) Su questo lato del Misticismo, specialmente mitriaco,

    opposto alla tendenza del Cristianesimo che allontana dallavita politica, v. F. CuMONT i c s wysZ^rcs /c /Z ra (Bruxelles1902) p. 149. In altra fondamentale opera del medesimoCumont_7Vx/cs c/ TMOHKWfMZs yigwrc's rcZaZ(/s ?MysZ. *

    (Bruxelles 1899) I p. 357 si trovano raccolti e illustrati principali indizii della iniziazione di Giuliano ai misterimitriaci.

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    28 / . - ';

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    trono di cesare e far guerra in Gatlia; oltre ai timorie atte rituttanze che abbiamo test descritto, non av

    vertisse anche it contrasto, togico, fra te abitudini di

    studio e di meditazione, che aveva fino attora tenuto,e per te quati reputava di essere nato, e te attre abitudini, di azione, che gti erano novamente impostee che richiedevano un diverso temperamento e diversedisposizioni, sia d'animo, sia di mente. Non possibite

    dico che a tui sfuggisse it dibattito fra cui ve

    niva ad essere presa ta sua vita, e da cui dovevauscire, in un modo o in un attro, ta sua posizionenetta storia. Certo a me pare che questa sia finalmente ta via che ci permetta di raggiungere, fuori di

    ogni astrattezza e di ogni indeterminazione, it prcfHtovero de! nostro eroe.

    Pochi mesi, infatti, erano trascorsi datta giornatade! 6 novembre, quando Giutiano i suoi dubbii esponeva in una corrispondenza epistolare at filosofo Te-

    mistio di Costantinopoli, uno dei maestri coi quati era

    stato in pi frequente consuetudine durante i suoistudii in Oriente, e coi quati gti era caro conservare

    retazioni di amicizia e comunanza di propositi (i).Temistio era a questo scambio di idee ta persona

    meglio indicata. Uomo serio e sinceramente virtuoso,accoppiava alfinteltigenza dei pi ardui problemi fi

    losofici un senso del reale e detl'utile, onde era trattoad occuparsi, con particolare cura, di tutte te cose aiti

    G?/. /A - e uVa 29

    ti) Sutta cronoogia detta -- a che assaidiscussa, poich motti, anzich ai tempi detta nomina a cesare,come noi facciamo (ed un caposaldo detta nostra costruzione), ta riferiscono at momento detta etevazione ad augusto,v. II.

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    3 Par/? /. - i'Mowo i /o so-Mori.

    nenti alla vita civile. Professava, specialmente, unacerta forma di : che, se a noi sembrapoggiare sopra l'assurdo, in quanto suppone che al

    governo degli Stati e al giudizio sui medesimi possano applicarsi norme astratte, era per, allora, l'unicomezzo che avesse virt di temperare le asprezze delgoverno dispotico. La clemenza, la piet, l ' imparzia

    lit del Sovrano, l'amore di pace, il bene universaledegli uomini, il culto del dovere, il rispetto alle li

    bert altrui, tutte le doti che rendono felice uno Stato:questi i nobili oggetti che, mediante il corredo dot

    trinario di Platone e di Aristotele, Temistio traevanella sua eloquenza. Egli era diventato l'oratore ufficiale di Costantinopoli; visitava la Corte; ma, fregandosi ai Sovrani, non dimenticava la dignit sua d uomo

    e di cittadino (i) . Compose parecchi panegirici perCostanzo (2), come pi tardi ne comporr per i suoisuccessori. !1 Panegirico era la forma imposta dai tempi.Solo attraverso alla lode riusciva a farsi strada allrail consiglio e come no ? la disapprovazione (3).

    (t) Questi aspetti della figura di Temistio la quale, peressere una dette principati e pi degne della sua et, meriterebbe di essere appositamente studiata sono bene ittu-strati da M E L C H t o R R E C E S A R o m in un saggio inserito in Corso

    /.f%cra?!

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    Ca^. //. - i ut/a cox/iw^/a/iva. 31

    Temistio fu, in quest'arte, finissimo, insinuante. AncheGiuliano, sull'esempio dei maestro, ebbe a scrivere, in

    lode de) medesimo Costanzo, due discorsi ufHciai (uno

    nell'occasione stessa in cui il cugino lo eleggeva cesare,a Milano ; l'altro pi tardi, durante il soggiorno in

    Gallia) : compito che a lui era reso particolarmentedifHcile e delicato dalle ambigue sue relazioni conl'imperatore e dalla conoscenza che aveva delle colpedi cui questi era macchiato (1).

    Si sono voluti i due panegirici considerare comepoco onorevoli per la morale di Giuliano e bisognosidi scusa (2). Ma, non solo essi erano un atto di necessit politica (che sarebbe magra giustificazione) ;

    non solo erano una prova di deferenza, di sottomissione, di buona propensione all'accordo, tale che pi

    (1) Ora/. 1, II. All'imitazione di Temistio si aggiungequella di un altro venerato maestro, Libanio, il quale purescrisse un discorso in lode di Costanzo (Ora/. LIX), e fu dinon poco incitamento, o conforto, a Giuliano perch facessealtrettanto. V. C. Gt-ADts D i ., / ;*w

    CoMs/aM/:'M)M ora/

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    33 P ar / ; / . - ,' /

    tardi Giuliano potr onestamente vantarsene (i): maerano, pi che tutto, ['unico espediente di

    /%

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    Ca^. 7/. - ? i w'/a 33

    Temistio rispose, dando mano aita sferza con cui

    si percuotono gti ignavi; accusandolo di debolezza,quasi non attro desiderasse se non < t'oziosit epi

    curea, i giardini e it sobborgo di Atene, i mirteti e tastanzetta di Socrate *. Poi, ricorrendo at suo sotito armamentario storico e dottrinate, to esortava ad imitarei sapienti Sotone, Pittaco, Licurgo; gti proponeva

    t'esempio di filosofi come Musonio, Trasitto, Ario che,in et pi recente, avevano fatto intervenire ta virt

    net governo dettlmpero (1).La tezione era aspra. Ma non stette pago Giutiano,

    e ribatt con una seconda tetter, che ci conservata per intero, e che !a pi chiara espressione deisuoi sentimenti (2).

    Ben io di confermarti, come tu mi scrivi, nette tue speranzemi auguro con tutto il cuore, ma temo di non vi riuscire,troppo grande essendo i'aspettazione che di me negli aitri, eancor pi in te stesso, tu crei. E, per vero, essendomi gil'altra votta immaginato di dover emutare e Atessandro eMarco Aureiio e qua) attro stato eccelso in virt, mi presecome un brivido e un timore straordinario di restare troppo

    ontano da] coraggio del primo e di non raggiungere, neanchein piccolo, la perfetta bont del secondo. Ci appunto considerando, mi indussi a lodare allora la vita contemplativa, econ desiderio ripensavo alle conversazioni di Ate ne e miauguravo di ancora " cantare insieme con voi, miei amici,come chi portando gravi pesi allevia nei canto la sua sofferenza. Ma tu ora, con ta tua ultima lettera, mi hai accresciuto

    il timore e di gran lunga pi difficile mi hai fatta apparire

    (1) Anche qui gli elementi dell'epistola di Temistio si desumono dallo scritto di Giuliano; con quei modi e quelle riserv e, di cui in 11.

    (2) ifM ira n 775? 253 sgg.

    !

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    34 /ir/f 7. - i /o SfW/Zori.

    )'impresa, con dire che Iddio mi ha ordinato quella stessamissione per ta quate attra votta comparvero Eracte e Dionisoa far da filosofi insieme e da re, purgando quasi tutto, e maree terra, da) mate che ti infestava. E, quasi ci non bastasse,

    mi rammenti i tegisatori, Sotone, Pittaco, Licurgo, e aggiungiche cose maggiori di queite da tutti toro compiute g)i uominiattendono oggi, a buon diritto, da me. A vedermi innanziqueste parole, per poco io non sono trasecotato. Poich sapevo che mai tu ti saresti permesso di adulare o di mentiree, d'altra parte, ero, quanto a me. consapevote di non avereaffatto, n ricevuta da natura n acquisita in sguito, atcuna

    facolt eminente, fuori di questa so)a : ['amore detta filosofia.E qui taccio " te infrapposte vicende che questo mio amorecondannarono fino ad oggi a essere stente.

    Che cosa fosse questa filosofia che l'imperiale alunnoponeva cos alta nel suo cuore, non difHcile inten

    dere : poich in essa si compendia, non solo ognimistica aspirazione dell'anima sua contemplativa, matutto quanto di bello, di grande, di buono aveva pro

    dotto l'Ellade e nella sapienza e nell'arte: quanto gliEllenisti del secolo IV, con scarsa efHcacia forse, macon molto studio cercavano di far vivere ancora. E

    questa era la filosofia a cui doveva in quel momentodare l'addio per lanciarsi net campo dell'azione. Nonche rifuggisse dalle fatiche o paventasse le avversit:no, a quest'accusa Giuliano reagisce con grande fierezza, e accenna i pericoli (che Temistio doveva beneconoscere, e che umano rispetto a lui vieta di am

    piamente descrivere) onde senza un lamento avevavisto minacciare la sua desotata adotescenza < lepaure sul suo capo sospese da parenti ed amici, a'tempi della sua educazione in Costantinopoli * ; ri

    corda inoltre gli atti di abnegazione e di reale energia(che pure Temistio conosceva, e che egli non pu,

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    per modestia, maggiormente i)!ustrare) con cui aveva

    test inframmezzata )a sua vita di studio in Oriente (i).Piuttosto, eg!i * conosce s stesso *, e pretende di

    essere pi esattamente giudicato, avendo riguardo nonatt'essere attivo o inattivo, bens at precetto " conoscite stesso ,, e

    Faccia ognuno it mestiere che sa.

    E poi, vale veramente ]a pena (si chiede infine,

    affrontando i] nodo detta questione) di preferire * agiistudii di Atene ta pompa che ora A? attornia * ? (2).Ed esctama, con evidente commozione, apostrofandoTemistio (g):

    O caro capo, per me degno di ogni stima ! Tu dici che pide] filosofo apprezzi !'uomo d'azione, e chiami a testimonio

    Aristotele... !o ti dico che il figlio di Sofronisco ha fatto pigran cose di Alessandro, perch da lui dipendono la sapienzadi Platone, la strategia di Senofonte, il coraggio di Antistene,la filosofa Eretrica, la Megarica, e Cebete e Simmia e Fedonee altri cento e cento. E ancora non ho contato le colonie venuteci pure da lui, il Liceo, la Stoa, le Academ ie. Poi: chimai fu salvo per le vittorie di Alessandro? Quale citt meglio

    governata? quale privato cittadino fatto migliore? Molti netroveresti diventati pi ricchi, pi saggio o pi assennatonessuno, se non anzi taluno pi vano e pi arrogante. Invece,quanti oggi it' sa/pano con la filosofia, debbono la loro salvezza a Socrate.

    Qui una critica senza cuore potrebbe di teggieri

    immaginare che it ragionamento sia nutta pi di unasimutazione intesa a coprire te ambizioni de! cesare,

    C a . / V. - / a aA 'v a

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    36 f a r / i / . - ,' i / o sf r M o r f .

    ovvero anche giuoco di retore o di sofista che godaa muovere in maniera impreveduta ]e pedine dele

    idee. Ma chi ha tanta profondit di pensiero da di

    stinguere nei corso detta storia quet che veramentesostanziate e umanamente utite da quetto che non ,chi, essendo principe e guerriero, ha un tate concetto

    dell'uomo e detta sua missione net mondo da anteporreSocrate ad Alessandro, e tate concetto attamente professa (:), chi, ancora, a ci aggiunge una cos entu

    siastica fede nell'esercizio detta virt, da attribuirle itmistico effetto di .M/pdW te anime : costui, dico, merita di essere creduto nette sue parote (2). Qui non n tibetto politico, n cicalata d Arcadia. Se anche,

    nel rivotgersi a Temistio, lo scrittore aveva t'occhioa una pi targa cerchia di tettori; se anche discus

    sioni come questa miravano a informare la pubblicaopinione del tempo: ugualmente chiaro che Giulianopensava ad acquistare i lettori alta nobitt dei suoiprincipii e dette sue esortazioni, pi che alt'elegnzadelte parole o alla avvocatesca disinvoltura dei concetti.

    Poich egli era, prima di tutto, un convinto: con

    vinto (fino alta religione) della purezza dei proprii intenti; convinto della supremazia del sapere sutta forza.

    (1) Ci dov fare buona impressione su Tem istio , chequesto passo dell'antico discepolo imit pi tardi in una orazione composta, sotto Teodosio, dopoch egli era stato no

    minato prefetto di Costantinopoli (384) : Ora/. XXXI 354 A-B.(zi Che rendere gli Uomini w

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    /7. - 7 37

    Egti ha fatto quatche votta, motte votte anzi, dopota sua nomina a Imperatore, l'apotogia dette proprie

    azioni; ha cercato di dimostrare che i suoi diporta

    menti verso it cugino Costanzo, it quate prima to avevaetetto cesare poi to asti in tutti i modi, non erano

    punto determinati da smania di regno o da sete divendetta; che fin da fanciutto suo sogno era stata ta

    vita tranquitta fra i tibri; che soto ta forza dette circostanze, ta necessit dett'esistenza, ta persuasione di

    adempiere at bene comune e, soprattutto (si ricordi!),t'indec!inabi!e votere di Dio to avevano portato a quetgrado a cui era pervenuto. Ma, se ci ha fatto, quando

    nessuno gti chiedeva ragione det suo operato, e det

    tava tegge at mondo, possiamo essere certi che nonto ha fatto per catcoto po!itico e per ipocrisia, bens

    per scrupolo di coscienza morate. E ta morate diGiutiano confermiamolo, perch in essa risiede )asua forza d'uomo e di scrittore incontaminata.

    G!i odii e le passioni partigiane non sono riuscite adoffuscarla. L'Apostata si tiene atto sopra !e brutturedel suo secolo, tutto inteso at migtioramento detlo

    spirito che reputava eterno , sprezzante di ognicosa mortale: Mcr/aZz'a come mira-

    bitmente to ritrasse, ancora una votta, il suo generateAmmiano MarceHino, che gti viveva a fianco e nesubiva it prestigio ideate; e, se pure non ebbe ati per

    seguirlo fino in cima at regno detto spirito, non pot

    tuttavia non scorgere in quetl'atteggiamento it latoscultorio detta sua personalit (i).

    (!) X X V a,, a

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    38 / Tar/ f / . - i'M O M O y /o

    H cutto de) sapere stato ta grande passione dettavita di Giutiano ; ha fatto di tui giovane, e disturbato

    da tanti impedimenti prima, da tante cure poi, unodei pi dotti uomini det tempo:

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    tettura di Ptatone e di Omero (i). La vigite tensione

    detta mente, ['austera astinenza carnate, ta sobrietestrema dei cibi gti permettevano di decurtare it

    sonno e t di prevenire it canto dei gatti cot suo cantare gti antichi scrittori * (2).

    A m ezza notte sempre levandosi, non da un ietto di piumeo da seriche coitri di cangiante sptendore, ma da un sempticetappeto o da una pette di capra, faceva prima, in segretouna preghiera a Mercurio, che te teotogiche dottrine insegnano

    essere it senso di ceterit che anima it mondo e fornisce pureit movimento agli intettetti (3). E, in tanta urgenza di cose,curava ponderatamente gti affari di Stato. Poi si votgeva anutrire e perfezionare ta mente, ed incredibite con quatee quanto ardore, investigando ]a subtime idea dette causeprime, e quasi cercando at suo spirito un pascoto per poggiarepi in atto, tutte te parti detta ftosofa con acute disamine

    percorresse. Ma se, datt'un tato, a queste disciptine con pienaefHcacia attendeva, non disprezzo, datt'attro, pi umiti studii :)a poesia discretamente, e pi cottivi) ta retorica (come dimostra dette sue orazioni e dette sue epistote t'incorrottagrazia non disgiunta da seriet) e ogni forma di storia sianostra sia straniera. A ci si aggiungeva una discreta conoscenza det partare tatino. Se quindi vero ci che varii scrit

    tori raccontano, che i) re Ciro e it tirico Simonide e Ippiad'Etide, it pi gagtiardo dei sohsti, ebbero una memoria potentissima pe r avere bevuto non so che droghe ; da credereche Giutiano, ancor giovane, abbia dato fondo a tutto it de

    fi) AMMtAN. X X V 4,5: ri rri assi/

    /a&orMs /wi/Mra/MW, if-Pg'/MrMH fris f?

    ar/M fow/MgWHS abr/rwafWM. Le opere di Omero e di Piatone, in particotar modo, non to abbandonavano mai nei suoiviaggi: v. "R iv . di Fitotogia XVH (1889) p. 291.

    (2) Lt B A N . X t t 9 4 .

    (3) Dottrine neoplatoniche : v. ,. ttt 6, 19.

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    4 .P ar/ ; / . - . ' 0 ; 0 ? / o sc rM o r t.

    posito detta memoria. E questi sono i segni notturni detta suacastit e detta sua virt (i).

    Betto vederto nei primi tempi det suo regno impa

    rare faticosamente, at suono dei flauti, i pi umitiesercizii militari, che nessuno per to innanzi si eracurato di insegnargli, ed esclamare : < Platone ! Platone ! quale occupazione per un ftosofo ! ' (2). Suocruccio era che nessuno degli antichi maestri o con-

    discepoti lo avesse potuto seguire in Gattia, ad ecce

    zione det soto Sattustio, it quate pure, per ta sua virt,non tard a cader in sospetto di Costanzo e ad es

    sere richiamato (3). Piena di dotce mestizia e di unsenso infinito di solitudine ta lettera di commiatoche in forma di Consolazione egli diresse allora atfilosofo partente. A quate attro amico benevolo potr

    egli rivolgersi? In chi trover una libera e leate franchezza ? Chi sapr fornirgti prudenti consigti, riprenderlo con bont, fortificarlo nelte vie del bene senza

    insolenz e senza orgoglio ? Chi nei peggiori rischidetta vita ispirargti sentimenti che gti facciano concoraggio sopportare tutte te prove che gti impone ta

    Divinit ? (4).Di ritorno datl'ultima campagna in Gattia, quando

    gi proctamato Augusto ed esposto atte vendettedi Costanzo, it cuore gti batza di gioia ne! vedere

    (1) AMMtAX. XVI 5,3-8.(2) AMSMAN. XVI 3, 10.(3) M rs ia^gio 277 B, C; 28] D ; 282 C. In Orn/. VII 223 D

    partato de] cinico Eraciio che venne in Itatia presso Costanzo, ma non cred mai di recarsi fino in Gattia pressoGiutiano, che pure aveva fama di filosofo.

    (4) Ora?. VII! 243.

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    Ca . //. - H7a % coM/;w//a/wa. 41

    arrivare in lontananza nei pressi di Besangon un filosofo con mantello e bastone, in cui crede rav

    visare il maestro suo venerato, Massimo! (1).

    Imperatore, dopo la morte di Costanzo, cerc cheil suo impero fosse retto dalla sapienza, e la concessione degli onori fece dipendere dall'acquisto dellacoltura (2). Suoi cortigiani, collaboratori ed amici nonfurono barbieri, buffoni, ruffiani, ma dotti, filosofi,poeti. Tenne ad affermare, contro ogni pregiudizio

    mondano, la sua affinit con gli uomini di lettere (comeanche aveva fatto Marco Aurelio) (3). Un giorno,mentre, secondo il suo costume, nella curia di Costantinopoli era personalmente occupato all'esercizio

    della giustizia (di quella giustizia di cui, a detta di

    contemporanei, pareva avere ricondotto il regno di

    cielo in terra) (4), gli annunciano l'arrivo di Massimodall'Asia. Ed ecco lo vedono atzarsi d'un balzo, nullatrattenuto dalla sua dignit di monarca, lanciarsi fuoridel palazzo all' incontro del filosofo, condurlo dentro

    con baci ed abbracci in presenza di tutti (5). Molti,

    (1) XXVIH. Cfr. ALLARD _// / '^ o s / a / II pp. 3 3 -4 .(2 ) LtBAN. Ora?. XVHI 1 6 0 : '' 7co/!&y

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    42 far/ /. - Z*owo i /osfr

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    spirito. H dio Soie (com'egli immagina), assistendoloai suoi inizii, gli ha prto, traendola dal proprio seno,la fiaccola della luce e dell' intelligenza, con le pa

    role : * Sappi che la spoglia carnale ti stata data aservizio della tua missione spirituale... Ricordati chehai un'anima i m m o r t a l e * (1). Parole che lo hannosempre accompagnato, pur attraverso aberrazioni eillusioni molteplici, in tutti gli atti del suo regno:

    gli erano presenti quando, finita a trentadue anni la

    favola del suo vivere breve, agonizzava sul campodi battaglia, il giugno del 363 (2).

    Queste considerazioni abbiamo fatto per dimostrareche il dissidio che la lettera a Temistio ci svela fra

    vita contemplativa e vita d azione, fra prassi e filo

    sofia, nonch essere artifizio retorico, ha radici lontanee profonde nella natura e nell'educazione dell' impe

    ratore. Non la crisi di un istante; il drammadella vita intiera che giunge alla sua principale rivelazione proprio nell'ora in cui il protagonista ascende

    sul trono di cesare. Dalla quale rivelazione potremo

    noi dedurre il carattere del personaggio, perch questo a mio modo di vedere it punto primo

    ed essenziale da cui deve muovere chi voglia retta-mente interpretare Giutiano. E i problemi son questi :

    La possente antitesi che costituisce l'origine o, per

    (1) Ord/. VII 234 A-C.(2) AMMtAN. X X V 3, : /... riaW/MrMS MCH, K/

    .' ... ^/?Si/ (7

    Mie/tor n aMf/'/ore .'/.'//', cssf?/ /.

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    44 Prtr/ i /. - '/ / f.

    cos dire, il perno del dramma, ha trovato la sua soluzione ? ha raggiunto l'unit a cui aspirava ? Oppuresi protratta sino a trascinare netto spasimo t'anima

    che dentro di essa si dibatteva?La maggior parte degti storici e dei critici, per

    non essersi posti questi probtemi, tendono (sia cheapprovino sia che disapprovino i singoti atti dett'im-peratore Giutiano) a ravvisare in tui come eguatmente

    cospicue tutte te pi varie doti di generate, di am

    ministratore, di giudice, di tetterato e, dopo gridatoa) miracoto che in una sota persona aveva accumu-ati tanti favori, ossiano

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    Ca^. 77. - M/a i v;7a

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    ^ ' , /t^ oy df tfg ^ (). Doveera pi chiaro e pi acuto giudice che non i suoi mo

    derni biografi.

    Senonch, !a voce dei Misteri, queia voce pi fortedi ogni ragionamento e, certo, di ogni ambizione, gtiordinava : * Armati, entra netta sacra Milizia, sii it

    nuovo Eracte che scenda in campo a difendere it bene

    contro te oscure potenze det mate ! * (2) E it filosofo,persuaso di essere comandato e assistito da Dio, per

    suaso che un atito dett'essere divino fosse passato netsuo spirito, si armava e scendeva netta totta.

    Certo, in questo stesso movente, che sta, per cosdire, atta base det suo ingresso net mondo potitico, comprovato, una votta di pi, come ta natura diGiutiano fosse essenziatmente e preferibitmente spe-

    cutativa. Con dire ci intendiamoci non si negach'egti abbia posseduto nett'azione virt singotari :forza d'animo, prontezza d'intuito e di detiberazione,audacia (grandissima!), sagacit netta scetta dei mezzi:

    tutto ci che effettivamente e inaspettatamente to rese,lui filosofo, insigne nella milizia e netl'amministrazione.

    Non si nega, ma si chiarisce: si distingue meglio lui

    46 far/ /. - '0

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    Ca/. 7/. - 47

    da!!a infinita variet dei caratteri umani. Vi chi,[asciandosi conquistare dai soffio di spirituatit e di

    misticismo che nett'opera di Giutiano spira ad ogni

    punto, non si peritato di definirlo un altucinato,ignaro di quasiasi contatto con a reatt. Nutta dimen vero. Prendiamo questo contemptatore in uno o

    in attro momento detta sua vita, poniamolo di frontea una questione urgente: egti sa andare diritto at suo(ine, studiare mezzi ed espedienti opportuni con tate

    accortezza, che difHcitmente comprendi come mai,netta somma dei fatti, abbia errato ().

    L'errore atte origini : netta provenienza ideotogicadet suo operare. Votendo definire con una parotacomprensiva Giutiano come Imperatore, diremo ch'egti, eminentemente, un teorico. In un Atessandro o in

    un Napoteone fazione tutto, spirito e corpo: nascea quet modo che netta mente det poeta nasce t'opera

    d'arte. In Giutiano invece dipende da mere astrazioniche si vogtiono imporre atta reatt: come l'operad'arte che fosse formata per principii estrinseci da

    una testa di critico. It critico fissa it suo piano, giusto,

    razionate, prende te misure esatte : tutto bene disposto, ma la vita non c' , perch ta vita non vienedat di fuori, y/wzK.: ZM/KJ Invece di prendere

    dat mondo effettuate (direbbe it Machiavetti) te sueleggi, e con queste procedere, Giutiano cerca di so

    vrapporre at mondo effettuate i cogitati det suo spi

    rito. Invece di calcolare te reati possibitit de! suo

    (t) Questa singolare attitudine ora resa ben manifesta inun importante studio di J. BiDEz .'

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    48 /. - i';

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    parziate, * malgrado tutta ta toro scienza, non hanno

    ta menoma nozione degti affari di questo mondo * (i).Egti stesso, Giuliano, negti affari di questo mondo,

    irresistibitmente tratto a domandarsi < che cosa davanti a tate o tat attra evenienza farebbe un discepolo zetante di Piatone e di Aristotete (2). Tanto

    che un attro antico osservatore di buon senso ha, aproposito di tui, un appunto giustissimo : < Un imperatore pu essere filosofo *, dice, * in tutto ci che

    riguarda moderazione e coscienza ; ma, se dovesse unftosofo applicare tutto ci che conviene ad un im

    peratore, frequentemente dovrebbe dipartirsi dai suoi

    principii * (3).Certo : ta buona fibra dett' ingegno di cui Giutiano

    dotato, l ' accortezza det!' intuito, t'appassionante

    brama det successo hanno sovente ragione di tuttete assurdit teoriche. Ma sono anche dei principii ai

    quati egti non rinuncia per nutta al mondo, e chepone, anzi, al vertice di ogni sua aspirazione. Ns'avvede attora che ta filosofia pu trascinare a rigoried errori potitici, i quali sono tutto l'opposto di quella

    saviezza e moderazione da cui mai vorrebbe attonta-narsi. Platone stesso, nella sua Repubblica, non forse

    condotto a patrocinar mezzi e provvedimenti che,appticati, sarebbero documenti di tirannide o di ser

    vit inteltettuale?

    (1) EuNAPM fr. 19 (Aragw . Ms?. grccc. MtHer IV p. 22): JZpfxog /d /o ;; f l i t ' tiyg

    ! (c fr . G tu U A N O i c M i r a a 7

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    5 /. - .'

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    51

    * *

    Vogliamo concludere ?

    Finche Giuliano fu governatore nella Gallia, la soggezione a Costanzo, la necessit di non esporre tuttos stesso, lo tennero a freno e gli permisero di svol

    gere, in quei limiti, una proficua attivit (1). Astenen

    dosi dall'applicazione dei fini supremi, chiudendosinella cerchia delle necessit e degli ordini imminenti,seppe sfruttare la naturale prontezza del suo ingegnoe la superiorit dei mezzi civili sui barbari ; seppe

    affiatarsi coi soldati, preparare il piano delle battaglie,rimediare alle dissestate condizioni del governo e della

    pubblica economia: seppe arrivare in buon punto,vedere, vincere.

    Creato imperatore, si abbandon totalmente, schiettamente alla sua natura. Le Leggi di Platone diventa

    rono, in certo modo, il suo codice. Suo programma,non retorico, ma suggerito e avvivato dalla fede:

    disinganno di Giutiano e ritiene ch'egti, " quando moriva,avesse perduto ogni ittusione neH'efBcacia de] suo tentativo (p. 115). V. avanti, cap. IV.

    (1) Di ci ha sentore AMMtANO XXII, 5 ,2 : K i t vero aio/tWs,yxac iwcAa/Mr, ai&ss; s

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    5=

    * purgare a terra dalle brutture che ta contaminano *.Suo sistema, non apparente, ma reate: < portare tafilosofia fuori datle pareti domestiche netta vita pub

    blica * (t).Form, questo sistema, ta sua condanna. Da attoranon ci fu esperienza di studii, abitit di organizzatore,coraggio di uomo che valesse a salvare ci che ingerme t'ideotogo aveva viziato. Ogni suo passo fuun errore, perch non ebbe ta necessaria base netla

    reatt. Tent grandi cose :Convinto che it Cristianesimo, riconosciuto ed esal

    tato da Costantino, non aveva per nulta migliorato icostumi detta societ (n di quetta stessa dinastia im

    periate che to riconosceva ed esaltava), anzi avevaminato ta potenza dell'impero e il progresso civile,

    tent di abbatterlo, sostituendogti it Potiteismo a cuiSocrate, Platone e tutti i grandi detl'antichit si eranoattenuti ; da cui una filosofia, una tetteratura, un'artesubtime erano derivate ; at quate infine te visioni dei

    Misteri e te dottrine teologiche del Neoplatonismoriattaccavano seduzione retigiosa e dignit di costrutto

    razionale. A questo scopo mise in atto mezzi sapientie astuti: preg, predic, eman leggi e regolamenti,propose ricompense. Arriv ad essere persecutore,come possono essere persecutori i filosofi: astenendosi dat sangue. Non raccotse alcun frutto, perch

    (i) a 262 D. Assolutamente derivato daPlatone 723 B. 854 A) t'uso che Giutiano ha di preporre atte sue leggi un proemio fitosofco, come, ad es., net-t'editto per ta riduzione dett'oMrww roroMar/MM recentementescoperto: v. DES S AU 'R e v .d e phitot. X X V( 1 9 0 1 ) pp. 285 sgg.Cfr. G EF FC KE N . p . 1 4 2 .

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    //. - // ; f

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    C A P I T O L O H I .

    La coltura intellettuale.

    Seguiamo l'imperatore in quetto che abbiamo dimo

    strato essere it suo vero regno: it regno delio spirito.

    L'et in cui tocca di vivere a Giutiano non et

    di scarsa cottura intettettuate. Cessata per opera di

    Diocteziano e, poi, principatmente, di Costantino,

    l'anarchia mititare che per circa un secoto aveva dita-

    niato l ' Impero soffocando ogni targa manifestazione

    d'arte e di pensiero, si assiste adesso a un moto ge

    nerate di rinascenza tetteraria. Le scuote di retorica, di

    fitosoHa, d'arte poetica puttutano in motte provincee, speciatmente, in O riente. Ate ne , che, per opera di

    Marco Auretio, era diventata ta principate universit

    dett'Impero, risuona ancora una votta di discussioni

    e di conferenze (]). La nuova capitate, Costantinopoti,

    non tarda ad essere arricchita di musei e di bibtio-

    tech e : per cui si vedo no in essa risorgere (a detta diTemistio ) non pure gti antichi grandi scrittori, ma

    (t) V. F. ScHEMMEL Di'? POH ^// MM /M!H M. C^r. in " [\'eue Jahrbb. f. ktass. A tte ri. , X X H (1908)

    pp. 494 sgg.

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    Ca/. 7/7. - Aa co//ra 55

    ^ tutti, in una parola, i rappresentanti dell'antica non

    volgare, s recondita e squisita sapienza, dopo lungo

    oblio dissotterrati ed esposti alla luce e alla venera

    zione del pubblico * (i). L'Asia Minore percorsadalla giovent studiosa: Nicomedia, Pergamo, Efeso,

    Berito, Antiochia. Professori di grido, retori e pubbli

    cisti sono disputati dall'una all'altra citt; tutte ambi

    scono ornare con la persona e con la parola di illustri

    letterati eventi municipali piccoli e grandi. Ed essi,

    Imerio, Temistio, Libanio, empiono il mondo dicentinaia di discorsi, parlati o scritti. Con la loro

    arte ammirata la sofstica dnno il tono alla so

    ciet: governano la pubblica opinione del tempo.

    Ma questa che abbiam o descritto non che la

    vernice, l'a pparato elegante in cui si cela l'interno

    travaglio della coltura.Non l'istruzione del secolo IV un prodotto che

    nasca dalle forze vive della societ; che incarni, sia

    nelle fogge, sia negli ingredienti spirituali, l'idea

    dell'uo mo e del m ondo a cui arrivata la coscienza

    contemporanea. E, invece, eminentemente archeolo

    gica, ossia irretita nel culto di ve cch i idoli, di tipi, diesemplari, di immagini che si sono vuotate del loro

    contenuto. Si risolve, in fondo, in una lotta fra spirito

    e forma: vale a dire, lo spirito, soffocato e travestito,

    non consente con le forme, che si insegnano, che

    si applaudono, che costituiscono la t r a d i z i o n e , ma

    (i) Ora/. tV 60 A-C. Sutte scuote di Costantinopoti:ScHEMMEL t. c. pp. 147 sgg. In generate: A. MiLLER S/Mi&x-

    . (7/fr. " Phitotogus LXIX (1910)pp. 392 sgg. ; StEVERS Das Mam'Hi (Bertin 1868)pp. 16 sgg.

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    d'altra parte non ha esso stesso la maturit, l'audacia,

    la forza consapevole e indipendente da crearne di

    nuove.

    Per compre ndere ci basta considerare che fo ndamento di tutta questa coltura, sostrato di ogni specie

    d'educazione intellettuale, rimangono i modelli del-

    l ' Eliade antica, di cinque, di dieci secoli innanzi:

    Omero, Esiodo, Pindaro, Eschilo, Platone, Aristotele

    e via di seguito () . Fuori dei quali non per un

    letterato che tenebre, ignoranza, (2). Eppurei secoli hanno sca va to un abisso fra 1 antico mo ndo

    e il nuovo. A i grandi dell'EHenismo si guarda co m e

    a rappresentanti, quasi, di una diversa civilt, cui sia

    ambizioso e degno ricollegarsi. Si ha coscienza di

    una modificaz ione, che agli occhi di molti appare

    decadimento, e nel cuore di tutti significa: disagio (3).Le ragioni o i caratteri di questa modificazione non

    sono davvero reconditi. Omero, Esiodo, Pindaro ave-

    (1) Ad es., Libanio, uno dei maestri pi in voga, si imitaquasi esclusivamente ai classici antichi; prescinde, in massima,dagli Alessandrini e da quanti appartengono all'et romana :v. StEVERS D as a*. i./Aaw. p. n .

    (a) V. il superbo disprezzo di LiBAKto per ogni studio chenon sia puramente grammaticale e retorico: Ora/. I 214; !1, 44;LXH 2t ; ^:'s/. H23.

    (3! V. il concetto del decadimento in G]uuANo C?sar

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    vano avuto in passato un valore non estetico solamente,

    s anche pratico e teorico, in quanto, oltre a susci

    tare l'impressione del bello, servivano a produrre atti

    e concetti conformi alla civilt che allora era in fiore.Costituivano per gli spiriti un nutrimento adatto e

    veramente completo. Nel secolo di Costantino e di

    Giuliano la loro funzione letteraria e nulla pi.

    Ouindi, costruire su di essi l'educazione intellettuale

    del mondo significa dare a questa educazione, e alla

    letteratura, alla filosofia, all'arte che ne co nseguo no ,un carattere falso, artificiale, retorico. Significa inaugu

    rare il regno della declam azione : che contrasto fra

    le pretensioni della forma e l'assenza dei concetti:

    la parola vuotata di contenuto e messa avanti come

    oggetto di lenocinio e di imitazione. Infatti, il re gn o

    della declamazione stato l'avvenimento principaleche ha contraddistinto la letteratura greco-romana

    per tutta quasi la durata dell'impero: gran lusso di

    scritti con poca o nulla originalit di sentimenti e di

    pensieri. So lo integrandosi con elementi tratti dalla

    vita nuova poteva quella letteratura rinfrancarsi e

    prosperare.Ma in ci a me pare di avere indicato, non pi

    soltanto un fenomeno particolare, proprio del se

    colo IV d. Cr., ma l'intima ragione che spiega e

    determina la crisi stessa del mondo antico. Non

    sar quindi vano spendervi sopra altre parole.

    L a crisi culturale e letteraria del mondo antico ha

    origine da una mancata distinzione fra arte e scienza.

    I grandi progressi compiuti dall'intellettualismo greco,

    specialmente nel p eriodo che va da Pericle ad A le s

    sandro, avevano fatto si che i modelli dell'evo classico

    Cr/. 77/. - Z.f? 57

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    53 /. - /.'owo f /o

    espressioni di una civilt sorpassata non rispon

    dessero pi atte esigenze dei tempi e dovessero ridursi

    at vatore di semptice arte. L 'avvis o di ci to aveva gi

    dato Ptatone netta totta famosa da tui im pegnatacontro Omero e contro i poeti in genere, i quati propo

    ne va di sbandire datta sua Repu bbtica (:). It probtema,

    certam ente , non era bene impostato ; ma esatta era ta

    visione di quetta necessit: di timitare t'influenza asso-

    tuta da Omero esercitata netl'educazione e netta

    creazione di ogni nuova opera tetteraria, per informare e scuota e tetteratura a una pi diretta compren

    sione detta vita presente.

    L'avviso non fu purtroppo ascottato. Si continu

    a considerare ta poesia antica non come pura poesia,

    ma come ftosofia, e, se non come

    atmeno com e ftosofia prop ede utica odiniziate (2). ! tetterati non si rassegna va no a sot

    trarre ai toro testi it carattere di utilit e di vatore

    incondizionato; e i filosofi non si astenevano dal ri

    collegare a quei testi i progressi det proprio pensiero.

    Si prosegui per tunga serie di secoli a giocare con

    l'eq uivo co (3). Tu tta ta pro duz ione dell'et alessandrina e romana ne usc pi o meno viziata. It guasto

    (1) HI 398 a ,b. Cfr. VU 801 d.(2) DtON. CHRYs. X X X V I 26 sgg. P e r questo atteggiamento,

    in genere , v. l'opuscolo di PLUTARCO pHfMiOi/o iab/iSf?MS

    /Of/ns i7 K

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    Cz . /7/. - Z.a co//Mra 59

    era nette fonti stesse detta cottura : vate a dire negti

    insegnamenti e nei metodi detta scuota. Si scindeva

    ta scuota datta vita ; gti esempii detto scrivere dai

    progressi detta coscienza e det sapere. Trionfava ['imitazione. Tentativi erano fatti di tanto in tanto, speciat-

    mente netta tetteratura giudaico-atessandrina, di dare

    sfo go atte ispirazioni dei tempi nuovi ( ) ; ma anche

    queste venivano impigtiate negti abiti dett'antico

    glorioso repertorio; non creavano intorno a s ta toro

    forma propria, originate.

    Se un tate pervertimento gi da tempo covava in

    seno atta civitt greco-romana e ne determinava,

    irremissibitmente, t'intima crisi, si pu bene immagi

    nare quati caratteri rivestisse ai tempi di Costantino e

    di Giutiano quet nuovo erompente fervore d'attivittetteraria, tutta tesa at cutto e at rifacimento degti

    antichi scrittori.

    A grandi tratti, invero, si pu dichiarare che,

    finch era fiorito t'Ettenismo, morate, scienza, reti-

    gione avevano avuto i toro cardini, o atmeno i toro

    Arnim); CtCERON. Di? tV 3, 7; . . CoMM. I 7. Anche in TEMtsTto, in apposite orazioni (XXI, XXIII, XXIX),e in GtuuANO stesso (Ora/. II 77 A , B; VH 236 A , B ;

    268 B ; XLII) s'incontra un esplicito disdegnoper i retori e i sofisti ^, distinti dai

    : ma in pratica entrambi, sebbene siano o vogliano essere ftosof, seguono le arti delta sofstica. D'attra parte, itNeoptatonismo cerca di rinnovare se mai era mancata ta stretta cotleganza fra letteratura, religione e filosofia.

    (r) Su ci vedi particotarmente un articolo det GEFFCKENin " Neue Jahrbb. f. kl. At. X X IX

    (1912) pp. 600 sgg.

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    6o /. - Z .'w ow o e /o ifr;7/ori.

    termini di riferimento, in quei modelli degii studii

    liberati che si insegnavano nette scuote, si imitavano

    e riproducevano negti scritti. Man mano che l'Ette-

    nismo tramutavasi, anche it distacco fra quei modettie ta morate, ta retigione, ta scienza divenne sensibile,

    t'insegnamento vacuo, ta riproduzione ittusoria. Ancora

    nei primi tempi dett Impero era tecito vivere dette

    antiche memorie: te quati propagandosi, insieme con

    ta civitt universa, atte nazioni conquistate, ricevevano

    impulso atl'esercizio di s stesse e atta propria moltiplicazione. Nelt'et di Costantino ci non pi possi-

    bite. L'impatcatura vecchia : te forze della vita si

    sono troppo staccate dal paradimma che la tradizione

    nazionale, ellenica prima ave va tracciato, t'Alessan-

    drinismo poi mirabilmente diramato, l'impero da

    ultimo, con te sue istituzioni e con te sue abitudini,riconsacrato.

    Ebbene: che cosa questa vita che rimane esclusa

    datta cottura ufficiale o in essa non entra se non per

    gettarvi i sensi detta contraddizione, det turbamento,

    det disagio ? E perch non si scio glie essa da ogni

    soggez ione, non si impadro nisce della scuola, nonristabitisce l'unit, la coerenza, l'equilibrio degli

    spiriti ?

    L a nuova vita lo si intende subito ha ta sua

    essenza e te sue origini, principatmente, nel Cristia

    nesimo. Il che non vuol dire che i varii suoi elementi

    sieno proprio e soltanto cristiani e che netta sota societcristiana de bb ano i suoi patpiti e te sue prom esse

    verificarsi, mentre ancora una notevote parte del civile

    consorzio estranea atta nuova retigione. Se nelt'et

    di Giutiano it mondo appare diviso in due campi,

    pagani e cristiani, che contano press a poco un eguale

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    Ca/. //7 . - Za fo#Mfa *?///. 6

    numero di segu aci ( i ) e partecipano entrambi al

    vivere politico: in realt la distinzione per molti

    aspetti formale, poich, non ostante l'odio fanatico che

    spsso gli uni spinge contro gli altri, le pi profondecorrenti di pensiero e di sentimento si identificano

    in entrambi e risultano da una lenta e tacita co op e

    razione. E noto che il Cristianesimo ha dato, ma

    anche ha ricevuto dalla civilt preesistente: ha modi

    ficato, m a a nche ha subito modificazioni ; e in seno

    alla civilt pagana si svolgevano da tempo tendenzeanaloghe a quelle di cui esso da fuori procurava il

    trionfo. Se , in altre parole, la civilt ha spostato le

    sue basi, non fu tanto per influenze esteriori, quanto

    per necessit inerenti alla sua propria evoluzione e

    al suo intimo funzionamento. E a noi ci che importa

    que sto: che le basi sono spostate; che < l'uomovecchio * contro cui S. Paolo aveva diretto i suoi

    strali (2), non esiste pi o, m eglio, si trasformato ;

    quand'anche i contemporanei non ne abbiano avuto

    chiara coscien za e, ingannati dalle formalit, non

    abbiano scorto la sostanziale concordia dei loro

    principii, applicando nomi diversi a ci che era unoin ispirito.

    Lo spirito, sinteticamente osservato, si risolveva

    nel deprezzare i sensi, la natura, il reale, il terreno,

    tutto ci su cui aveva poggiato l'antica grandezza,

    per tendere verso il cielo, il soprannaturale, il soprain

    telligibile. Era uno sforzo di staccarsi dal m ondo

    (1) Cos, almeno, in Oriente. In Occidente il Paganesimoera ancora pi radicato.

    (2) 4a* IV 22.

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    Hnito per commisurare l'uomo con l'inHnito. Quindi,

    !a cerchia del naturalismo razionale, nella quale

    * l'uom o vec chio ' si era rinchiuso, dimostrandosi

    poco sensibile alle ingiustizie del mondo e pocopropenso alla gioia e al rispetto degli umili, cadeva

    infranta per lasciare l'accesso al sentimento e all'idea

    di una realt pi vera, di una patria celeste, di una

    forza superiore da cui sieno volute e dipendano la

    giustizia, la verit, il bene.

    Qu esta tendenza che guida la religione cristiana ene giustifica il buon successo nella storia, pervade

    anche per mille pori la filosofia del tem po, a cui

    tutte le menti si inspirano e che, eretta a sistema,

    prende il nome di Neoplatonismo. Non importa ora

    dare una apposita descrizione di tale s istema n dei

    varii stadii che esso attravers nell'intento di ricostruire la fisica e la metafisica dell' Universo : qui ci

    basta aver colto il principio vitale, per tosto renderci

    ragione degli ostacoli dai quali fu impedito di svolgere,

    allora, le con segu enze di cui era gravido . Poich

    non v'h a dub bio era quello un principio il quale,

    liberamente operando, avrebbe creato intorno a suna educazione, una morale, una letteratura, una

    scienza originali, certo diverse da quelle a cui, con

    principii antitetici, Grecia e Roma avevano dato la

    vita. Grecia e Rom a erano state possenti nella rappre

    sentazione artistica e nella esplorazione filosofica del

    l'uo m o e della natura: ma la civilt cristiana e neoplatonica veniva ad aprire sia ne ll'uom o, sia nella

    natura profondit inesplorate.

    Senonch, s ' intende bene che per giungere a

    questi effetti una condizione, prima di tutto, biso-

    6 / / /. - / scr

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    Cu/. 7 /7 . - Z a fc#ra 63

    gnava soddisfare: che le menti guardassero davvero

    in avanti, ribellandosi alla superstizione del passato.

    Pur senza abdicare ai beni acquisiti dal passato, biso

    gna va affermarsi sopra e con tro di esso : ave recoscienza dei proprii avanzamenti. Non c' rivoluzione

    che introduca un ordine nuovo senza aperta violenza

    contro l'antico, se anche di questo tacitamente sugga

    le migliori virt.

    Questa violenza non la esercit il secolo di Costan

    tino e di Giuliano: non la esercit in esso la coltura ufficiale, non la esercitarono n il cristianesimo

    n il neoplatonismo. Se dell'uomo vecchio era cam

    biato lo spir ito, rimaneva ancora, circondato dalla

    superstizione universale, il corpo: e bastava questa

    gran cosa morta a distrarre e a corrompere tutte

    quante le manifestazioni di giovinezza a cui si sovrapponeva.

    Della coltura ufficiale ho gi detto : due parole

    adesso del neoplatonismo e del cristianesimo, che, in

    fondo, sono parti di essa.

    Caratteristica del neoplatonismo di ritorcersi

    contro s stesso. Mentre nel suo principio vitale(come abbiam visto) esso superamen to de l natura

    lismo ellenico, in pratica si presenta come un com

    mento o una giustificazione del naturalismo stesso.

    Invece di creare dal proprio seno la nuova dottrina

    che si applichi a tutti i problemi della natura e del

    mon do, esso nel proprio seno trascina il bagagliodelle antiche svariate dottrine filosofiche per coordi

    narle e interpretarle. L a sua forza creatr ice, che do

    vrebbe prendere possesso immediato della verit e

    proiettarsi, intera, sull'Universo, si strema in un'o

    pera di riordinamento e di interpretazione anacroni

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    6 4 P itr/ /. - i'M o w o /o

    s ti c a (i ). Opera vacua ed infeconda, perch non solo

    lo obbliga ad assorbire elementi che gii sarebbero

    estranei, ma a violarne il significato pe r poterseli ap

    propriare. Difatti, nessun naturale accordo poteva maiintercedere fra le antiche filosofie, le quali avevano

    riposato sulla fiducia assoluta nella ragione, e la nuova

    dottrina che ricorreva alla contemplazione estatica del-

    i'Universo.

    dicono vino nuovo in otri vecchi. Ma

    av ev a osservato il V ange lo : * Nessuno metta il vinonu ovo in otri ve cch i ; altrimenti si rompono gli otri

    e il vino si versa, e gli otri vanno in malora ; ma si

    metta il vino nuovo in otri nuovi, e l'uno e gl i altri

    si conservano * (2).

    Caratteristica della dottrina cristiana parimente di

    soffocare la sua nativa virt, costituita dall'ossequioad una santa legge morale e dalla concezione di un

    rigoroso mo noteismo, in forme prese a imprestito

    dalla civilt e dalla religione avversaria. Non appena

    ha ottenuto il suo riconoscimento ufHciale ed ha avuto

    adito nel tempio della scienza, la nuova fede si av

    viluppa nel cerchio magico e capzioso dell'intellettualismo pagano. Il sistema di idee teologiche alla cui

    costruzione essa disperde la propria attivit, si con

    fond e co) sistema neoplatonico. I suoi Gregorii, i suoi

    Basilii escono dalla medesima scuola, col medesimo

    stampo nello spirito, di Giulian o, di Tem ist io, di

    Libanio. ! suoi propagandisti sono tanto sottoposti al

    (1) Di ci vedremo esempi frequenti in Giutiano stesso, acominciare datfe pagg. 77 sgg. Ma si pensi a Fifone, aGiambfico, a Procfo.

    (2) MATTH. fX 17.

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    C a ^ . 777. - Z a

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    Co/. ///. - Za co//wra 67

    dotti che cristiani o pagani costituiscono ta

    parte briHante e decorata detta societ. Fondamente

    de' suoi studii sono Omero, Esiodo, Pindaro, Bacchi-

    tide, Isocrate (i) . Atte radici det)a sua educazio ne siravvisa quella stessa contraddizione che contraddi

    zione generale del secolo.

    Infatti, suo primo educatore era stato il vescovo

    Eusebio di Nicomedia, di setta ariana, lontano parente

    della sua famiglia (2). Ma l'influenza del prete cristiano,

    che mirava, anzich al cuore, alle forme convenzionati del sapere e della religione, fu affatto superfi

    ciale (g) : certo non imped che un mo desto ped agogo,

    Mardonio, guidasse il giovinetto (come il costume

    voleva) nella lettura dei testi classici , e gl i aprisse

    l'animo a tutte quelle impressioni che i testi classici

    seppero fin d'allora esercitare in lui (4). L a maggio r

    (1) Per Bacchitide v. AMMtAN. X X V 4, 3.(2) AMMtAN. XXII 9, 4: '&! .Cx seM )

    6

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    68 far/i /. - Z. M0 M

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    popo!o dei Feaci t fanciu!)i. Tu hai per citaredo Femio e percantore Demodoco... E leggerai detta arborata isota di Catipsoe dette grotte di Circe e de! giardino di Atcinoo... (i).

    Un passo pi in t, e i] fanciutto, che negti antichipoeti e pensatori ha ta virt di procacciarsi un nutri

    mento morate, vi cercher anche ta retigione e ta

    teologia (2). Perch, d ov e ha attinto it sentimento e

    ta norma det bene, non dovr prendere ta concezione

    detta vita intera ? E chi ha it diritto di dirgti : fin qui

    it vero, pi in t it fatso ?

    In questa prima e istintiva facott det giova ne di

    trarre datta tettura dei ctassici non soto un ditetto

    artistico, ma un contenuto per ta sua coscienza, ha

    origine it concetto cot quate t'adutto e t'imperatore

    proceder atta restaurazione dett'Ettenismo potiteista.Quando infatti, satito at trono, Giutiano si propose,

    a d ifesa (egti pensava) dett Impero e detta Civitt, di

    soffocare ta Chiesa cristiana, sbito vide che ta ri

    forma doveva iniziarsi datta scuota, perch netta scuota

    era it cancro. E promutg it famoso editto de! 362,

    net quate, affermata ta necessit di mettere d'accordot e p a r o t e c o n g t i a t t i e c o i p e n s i e r i , v i e t a v a

    ai Cristiani [ insegnamento degti autori ctassici (3) :

    Noi riteniamo che un buon insegnamento non stia nettapomposa armonia dette parote e dett'etoquio, ma netta sana

    Ca/S. ///. - eo//Mra 6g

    (1) Mio/cgOHi 35tD-352A.(2) LtBANto cos appunto descrive questa evotuzione detto

    spirito di Giutiano: Ora/. X!I! t : r ';1' T t^ v '

    (3) L'editto, che qui in parte riportiamo, va sotto it nomedi XLH. Fu preceduto da un atto di tegg e, in data

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    70 /Tar/f /. - i Mowo i /o

    disposizione detta mente, che abbia un concetto esatto det benee det mate, dett'onesto e det turpe. Chi dunque una cosa pensae insegna t'opposta, tanto [ontano datt'essere un buon istitutore, quanto to datt'essere un uomo onesto. Nette cose di

    poca importanza it disaccordo fra ta mente e ta tingua puessere totterabite, sebbene sia un mate. Ma nette cose di importanza suprema chi ad un modo pensa e insegna it contrario, imita it fare dei mercanti, non dico degti onesti, madei ribatdi : perch pi insegnano ci che pi ritengono errato,ingannando e adescando con te tusinghe cotoro ai quati vogliono comunicare credo io quet che hanno di guasto.

    Questa ia premessa: cui segue t'appticazione:

    d'uopo perci che tutti cotoro che si danno att'insegnamento, abbiano una buona condotta n professino in pubbticoopinioni diverse da quette che recano in cuore (i): segn atamente tati dovranno essere cotoro che ammaestrano i giovani

    ed hanno t'ufEcio di interpretare te opere degti antichi : sianoessi retori o gram matici, o, pi di tutti, i sofisti, giacch questi

    17 giugno (Co;/. 714io^os. Xtt 3,5), do ve gi trovavasi espressoit concetto fondamentate, che ['editto non fa che commentare :Mag/s/ros 5 /Mi'orfti aruMcr o/orM twortim

    %*

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    Ca S. /77. - Z.a

    ultimi pi degii attri intendono essere maestri non nettasoia etoquenza, ma anche netta morate, e dicono che a toroappartiene ta f i t o s o f i a ci v i t e . Se ci sia vero o fatso,lasciamo per ora... Io ti todo di questa aspirazione a inse

    gnamenti etevati; ma pi ti toderei se non si smentissero enon si condannassero da s stessi, una cosa pensando e insegnandone un'attra. Ma come ? Per Omero, per Esiodo, perDemostene, per Erodoto, per Tucidide, per Isocrate, per Lisiagti Dei sono guida e norma di tutta educazione... A me pareassurdo che chi spiega te toro opere non onori gii Dei cheessi onoravano... Se credono netta saggezza di quegti autori

    di cui seggono interpreti, gareggino con quetti netta pietverso gti Dei. Se invece sono convinti che quegti autori errarono circa it concetto di divinit, attora entrino nette chiesedei Gatitei, a spiegarvi Matteo e Luca...

    L 'inte nz io ne di questo discorso , naturatmente,

    potemica. It principio detta tibert d'in segnam ento vi

    sattato a pi pari : in nome di una n ecessit supe

    riore (i). Ma it concetto, da cui Giutiano prende te

    (i) Buon giuoco, quindi, hanno tutti cotoro (n io star acitarti: v. uttimamente G. PtcvANO GwA'aMO ? ;7?00 0/) SfKoA: Monza 1916) i quati imprecano att'attodi Giuliano, ponendolo in contrasto con ta libert che l'insegnamento aveva sempre goduto in Roma repubblicana e imperiate. Sarebbe come chi, in nome di anatoghi principii pratici, imprecasse al tale o tat altro provvedimento contenutonetta Repubblica platonica, senza rendersi conto dette premesse assolute da cui simiti provvedimenti sono determinati,e che sono tali da non lasciare neanche sussistere l'idea dilibert o di arbitrio in quatsivogtia esplicazione dell'attivitumana. Piuttosto da ripetere ci che abbiamo prima osservato : l'errore di Giuliano di voler trasportare netta praticaprincipii asso/n/:'. D'altronde la migtiore risposta a cotoroche inveiscono contro Giuliano su questo punto l d unoscrittore cristiano, TERTULHANO, il quale (in tempi in cui an-

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    progressi detta ragione, non p oteva ora questa stessa

    poesia venir considerata pura poesia, senza che im

    mediatamente gti spiriti cadessero nette deficienze e

    negti errori de! vanitoquio e detta decimazione. Edi ci davano ta prova, ne! rispondere a)!' esecrato

    decreto di Giutiano, i Cristiani stessi (e particotarmente

    i due ApoHinari), quand o te storie detta Bibb ia rive

    stivano coi brandetti totti ad Omero e a Virgitio.

    Purtroppo it rimedio che Giutiano, co m e togica

    conseguenza, suggerisce, di rifare i! passato richiamando dentro atte form e e atte parote abusate it g e

    nuino spirito dett'antichit (1), si dimostra inapptica-

    bite. S egno evidente che quest'uomo, cos sagace,

    cos acuto, cos preciso investigatore det vero, traviava

    nette supreme direttive dette sue azioni. Non aveva

    it genio dett'uom o potitico. Un Machiavetti che avesseAtto to sguardo netta malattia dett' Impero avrebbe

    preso it cammino opposto ; avre bb e detto : tiberiamoci

    dagti ingombri de) passato ; it nostro cancro di tener

    vivo ne]!e forme e nette istituzioni ci che morto

    negti spiriti ; diamo sfog o atte forze creatrici dett'av-

    venire.Giutiano, ne) dettare )a sua )egge, non si chiesto

    se i Pagani possedessero, pi o megtio dei Cristiani

    da tui esctusi, i) sentimento vero dett'Antico, n se

    it sentimento ch'egti stesso ne possedeva corrispon

    desse proprio atta tetter degti antichi testi, o non

    fosse in v ecc hie pastoie un animo nu ovo . Ma cichiediam o ora noi, se vogtiamo detta sua formazione

    spiritute farci un'idea compteta.

    /S. ///. - . 73

    (1) LtBAN. Ora/. X V IH 157 :

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    inevitabiti ma di rado confessati, dette moderne co

    scienze con ta tradizione. E tate era, per natura, ta

    questione capitatissima di Giutiano. Conoscere it bene,

    scoprire te ragioni dett'universo, avvicinarsi come fineuttimo a Dio, * raggiun gere ta verit (sono sue pa

    rote) netta scienza divina* (t): queste te cure domi

    nanti, fsse, assorbitric i detta sua vita. * Filosofa *

    egti chiamava ta sua inclinazione (2) ; che era, in gran

    parte, com e i tempi volevano, teolog ia: fondamento

    a ogni modo e corona di tutto il sape re: < Non disprezzate gli esercizi! di logica (cos in una tetter

    scritta dalla Gattia a d ue suoi amici: tetter do ve , in

    sostanza, fa un quadro det proprio organam ento spi

    rituale), e neanche trascurate la retorica e ta lettura

    dei poeti. Ma le cure maggiori sieno per ta filosofia

    e ogni vostro sforzo sia diretto alta conoscenza diPiatone e di Aristotele. Questo il vostro lavoro : questa

    la base, la fondazione, ta struttura, it tetto. It resto

    non che accessorio... * (3). Difatti, come tui stesso

    in Gatlia occupasse le sue notti laboriose; e, cio,

    prima di scende re * ai pi umili studii *, < investi

    gasse con incredibile ardore ta subtime idea detlecause prime, e, quasi c ercando at suo spirito un pa-

    scoto onde poggiare pi in a