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AVVOCATI E DOTTORI COMMERCIALISTI ASSOCIATI DOTT. COMM. RICCARDO ACERNESE PROF. AVV. ANTONIO ANDREANI ORD. DIR. COSTITUZIONALE UNIV. DI FIRENZE AVV. SANDRO BARTOLOMUCCI DOTT. COMM. FABIO BERNARDI AVV. FRANCESCA CAPODIFERRO AVV. LUCA CASAGNI LIPPI AVV. GAETANO CASTELLANETA AVV. PROF. MASSIMO CERNIGLIA DOCENTE DIR. DEI CONSUMATORI UNIV. DI CASSINO AVV. FRANCESCO D’ADDARIO AVV. DOMENICO FAZIO AVV. LORENZO FERRARO AVV. UMBERTO FERRARO AVV. MARIO FRANCIA AVV. SILVIA FRATTESI DOTT. COMM. GIUSEPPE GARGIULO AVV. ANTONIO GULLO AVV. GIUSEPPE GULLO DOTT. COMM. PASQUALE IAMELE AVV. ACHILLE LOMBARDO PIJOLA AVV. FABRIZIO LOMBARDO PIJOLA AVV. PROF. STEFANO MARANELLA AVV. PASQUALE MEDINA AVV. ANTONELLA MICELE DOTT. COMM. ROBERTO MONTESI AVV. CARLO MOSCA AVV. OSCAR PISTOLESI AVV. ANNA RITA RONCUZZI AVV. FRANCESCO MARIA SAMPERI AVV. GIANLUCA SANTILLI AVV. GIANLUIGI SERAFINI AVV. LUCIO SOLAZZI AVV. MICHELE TAVAZZI PROF. AVV. GIUSEPPE TUCCI ORD. DIR. PRIVATO UNIV. DI BARI PROF. AVV. FRANCESCO VELLA ORD. DIR.COMMERCIALE UNIV. DI BOLOGNA DOTT. COMM. ALFREDO BRIATICO VANGOSA DOTT. COMM. VALERIA CARRATÙ DOTT. COMM. LUCA CIAVARELLA AVV. GERMANA DEL GRANDE DOTT. COMM ANNARITA DE MAURO DOTT. COMM. MARIO GIOVANNINI AVV. ANNA SOFIA MAURO RAG. COMM. FABIO ORRÙ DOTT. COMM. ROBERTO TOMBOLESI AVV. MICHELE VENTURIELLO AVV. ANDREA BELLETTI AVV. CARLO BRUNI DOTT. COMM. ENZA CAMPERCHIOLI DOTT. MARCO CARBONE AVV. EMILIANO CELLI AVV. LUCILLA COSSARI DOTT. COMM. LUCA FORTUNA DOTT. COMM. VALERIA GALARDI RAG. COMM. SONIA MASCARIN DOTT. COMM. ANTONGUIDO NARDONE DOTT. COMM. LINDA OTTAVIANO AVV. VANNA PIZZI DOTT. COMM. VALENTINA PROIETTI AVV. MICHELE RINALDI AVV. ANNA RODINÒ TOSCANO AVV. ALESSIA TUPINI CONSULENTI PROF. GAETANO TROINA STRAORD. ECON. AZIEND. UNIV. ROMA TRE VIALE LIEGI, 16 – 00198 ROMA T. +39 068841325 F. +39 0685304322 E. MAIL: [email protected] L E X J U S P A R T N E R S BARI BOLOGNA FIRENZE GENOVA MILANO ROMA TREVISO www.lexjus.com Members of Law Firm Worldwide LA LEGGE DI TUTELA DEL RISPARMIO. AVV. Prof. MASSIMO CERNIGLIA ,COORDINATORE AREA LEGALE NAZIONALE FEDERCONSUMATORI. PREMESSA Prima di iniziare questa breve trattazione sulla cd. Legge di tutela del risparmio (che come ci si renderà facilmente conto dalla sua lettura non ha alcuna pretesa scientifica ma meramente divulgativa ), vorrei riportare una considerazione che Guido Rossi fa nel suo recente libro “Il gioco delle regole”,che riassume quello che è avvenuto nel nostro Paese all’inizio degli anni 2000, nella sfera della finanza. Ebbene Guido Rossi scrive : “Nei contratti si annida la malattia più grave del capitalismo finanziario :il conflitto di interessi. E’ qui, infatti, che il rapporto contrattuale diventa essenzialmente un rapporto fiduciario di mandato,in base al quale qualcuno gestisce la proprietà e gli interessi di qualcun altro –al pari di quanto avviene nel sistema delle élite,anche politiche. Gradualmente, tuttavia, l’interesse personale del mandatario subentra e si sostituisce a quello del mandante, una distorsione che

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AVVOCATI E DOTTORI COMMERCIAL IST I ASSOCIATI

DOTT. COMM. RICCARDO ACERNESE PROF. AVV. ANTONIO ANDREANI ORD. DIR. COSTITUZIONALE UNIV. DI FIRENZE AVV. SANDRO BARTOLOMUCCI DOTT. COMM. FABIO BERNARDI AVV. FRANCESCA CAPODIFERRO AVV. LUCA CASAGNI LIPPI AVV. GAETANO CASTELLANETA AVV. PROF. MASSIMO CERNIGLIA DOCENTE DIR. DEI CONSUMATORI UNIV. DI CASSINO AVV. FRANCESCO D’ADDARIO AVV. DOMENICO FAZIO AVV. LORENZO FERRARO AVV. UMBERTO FERRARO AVV. MARIO FRANCIA AVV. SILVIA FRATTESI DOTT. COMM. GIUSEPPE GARGIULO AVV. ANTONIO GULLO AVV. GIUSEPPE GULLO DOTT. COMM. PASQUALE IAMELE AVV. ACHILLE LOMBARDO PIJOLA AVV. FABRIZIO LOMBARDO PIJOLA AVV. PROF. STEFANO MARANELLA AVV. PASQUALE MEDINA AVV. ANTONELLA MICELE DOTT. COMM. ROBERTO MONTESI AVV. CARLO MOSCA AVV. OSCAR PISTOLESI AVV. ANNA RITA RONCUZZI AVV. FRANCESCO MARIA SAMPERI AVV. GIANLUCA SANTILLI AVV. GIANLUIGI SERAFINI AVV. LUCIO SOLAZZI AVV. MICHELE TAVAZZI PROF. AVV. GIUSEPPE TUCCI ORD. DIR. PRIVATO UNIV. DI BARI PROF. AVV. FRANCESCO VELLA ORD. DIR.COMMERCIALE UNIV. DI BOLOGNA DOTT. COMM. ALFREDO BRIATICO VANGOSA DOTT. COMM. VALERIA CARRATÙ DOTT. COMM. LUCA CIAVARELLA AVV. GERMANA DEL GRANDE DOTT. COMM ANNARITA DE MAURO DOTT. COMM. MARIO GIOVANNINI AVV. ANNA SOFIA MAURO RAG. COMM. FABIO ORRÙ DOTT. COMM. ROBERTO TOMBOLESI AVV. MICHELE VENTURIELLO AVV. ANDREA BELLETTI AVV. CARLO BRUNI DOTT. COMM. ENZA CAMPERCHIOLI DOTT. MARCO CARBONE AVV. EMILIANO CELLI AVV. LUCILLA COSSARI DOTT. COMM. LUCA FORTUNA DOTT. COMM. VALERIA GALARDI RAG. COMM. SONIA MASCARIN DOTT. COMM. ANTONGUIDO NARDONE DOTT. COMM. LINDA OTTAVIANO AVV. VANNA PIZZI DOTT. COMM. VALENTINA PROIETTI AVV. MICHELE RINALDI AVV. ANNA RODINÒ TOSCANO AVV. ALESSIA TUPINI CONSULENTI PROF. GAETANO TROINA STRAORD. ECON. AZIEND. UNIV. ROMA TRE

VIALE LIEGI, 16 – 00198 ROMA T. +39 068841325 F. +39 0685304322 E. MAIL: [email protected]

L E X J U S P A R T N E R S

B A R I B O L O G N A F I R E N Z E G E N O V A M I L A N O R O M A T R E V I S O

w w w . l e x j u s . c o m

Members of Law Firm Worldwide

LA LEGGE DI TUTELA DEL RISPARMIO.

AVV. Prof. MASSIMO CERNIGLIA ,COORDINATORE

AREA LEGALE NAZIONALE FEDERCONSUMATORI.

PREMESSA

Prima di iniziare questa breve trattazione sulla cd. Legge di

tutela del risparmio (che come ci si renderà facilmente conto dalla

sua lettura non ha alcuna pretesa scientifica ma meramente

divulgativa ), vorrei riportare una considerazione che Guido Rossi fa

nel suo recente libro “Il gioco delle regole”,che riassume quello che

è avvenuto nel nostro Paese all’inizio degli anni 2000, nella sfera

della finanza. Ebbene Guido Rossi scrive : “Nei contratti si annida

la malattia più grave del capitalismo finanziario :il conflitto di

interessi. E’ qui, infatti, che il rapporto contrattuale diventa

essenzialmente un rapporto fiduciario di mandato,in base al quale

qualcuno gestisce la proprietà e gli interessi di qualcun altro –al pari

di quanto avviene nel sistema delle élite,anche politiche.

Gradualmente, tuttavia, l’interesse personale del mandatario

subentra e si sostituisce a quello del mandante, una distorsione che

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

nei fatti sgretola l’intero sistema delle deleghe e scatena il conflitto di interessi “

Il sistema bancario del nostro Paese, con le Direttive europee della prima metà

degli anni 80, ha avuto una lunga e decisa trasformazione. Nel giro di pochi anni si

è passati dalla banca , prevalentemente, ente pubblico economico che poteva

svolgere solamente alcune funzioni creditizie, come il credito a lungo o a medio

termine, alla banca polifunzionale, che cioè , in base all’evoluzione legislativa ha

potuto cumulare in se tutte le tipologie creditizie.

La Banca, in altre parole, a cavallo degli anni 80 e 90 è divenuta una impresa, che

ha dovuto, in quanto tale, cominciare a confrontarsi con logiche di impresa quali il

profitto, e l’accrescimento del valore patrimoniale.

Nella metà degli anni 90, inoltre, la banca ha cumulato oltre alla funzione creditizia

anche quella di intermediazione finanziaria, prima riservata alle Sim.

Il quadro che è scaturito da tale accrescimento delle funzioni della Banca è stato

quello di un conglomerato economico, finanziario e creditizio, che poteva

rispondere a tutte le esigenze della clientela, sia retail che coorporate, ma che allo

stesso tempo includeva in sé molteplici attività che potevano entrare in un

conflitto insanabile tra l’interesse della banca-_intermediario finanziario e quello

dei clienti.

La banca, in altre parole, ha iniziato non solo ad intermediare ma anche a produrre

prodotti finanziari e creditizi, moltiplicandosi a dismisura i fattori di conflitto fra

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

l’interesse della banca e quelli dei clienti, in particolare per l’evidente interesse di

quest’ultima di “piazzare” i suoi prodotti , magari più costosi e meno competitivi

di altri .

La normativa comunitaria e quella nazionale ( si veda il T.U. del 98 ) hanno

cercato di attenuare gli effetti negativi del conflitto di interessi endemico, ma con

scarso successo, in quanto lo stesso non può essere eliminato in una Banca

polifunzionale o universale, ma può essere, al più evitato, ma per operare in tal

modo, è necessario un comportamento non formalistico ma etico

dell’intermediario, cosa che come si è visto con gli scandali finanziari dell’inizio

del 2000, molto spesso è mancato.

All’inizio del 2000, infatti, le banche del nostro paese, ormai divenute da tempo e a

pieno titolo anche intermediari finanziari hanno dato assistenza finanziaria, a volte

pienamente coscientemente e a volte colpevolmente non in modo avveduto, a

gruppi industriali, che a ragione della loro crisi economica e produttiva, hanno

voluto spostare i loro asset da quelli propriamente industriale a quelli finanziari,

sviluppando una strategia di finanza creativa che era in massima parte costituita da

titoli di debito, cd.bond, riservati originariamente ad investitori istituzionali e poi

scaricati disinvoltamente dai portafogli bancari a quelli dei risparmiatori.

La legge e le disposizioni comunitarie permettevano il passaggio sopra detto per le

cd.eurobbligazioni, ma è palese che oltre alla possibilità di violare la legge, vi sia

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

anche la possibilità di eludere la legge e nel caso di specie si è chiaramente trattato

di una palese elusione della legge e in particolare dell’art.94 del t.u Finanziario,

che avrebbe imposto per le negoziazioni di massa di cui sopra il prospetto

informativo .

Ma gli organi di controllo del nostro Paese, Banca D’Italia e Consob, sono state del

tutto inattive quando ai risparmiatori e alle loro famiglia si scaricavano i rischi che

disinvoltamente erano stati assunti dalle Banche o si negoziavano, cosa

assolutamente unica in tutto il mondo tranne che in Argentina, i titoli del suddetto

Paese a 450.000 risparmiatori italiani.

Gli organi di controllo, piuttosto che compiere le cd ispezioni ex post, a danno

avvenuto, avrebbero potuto e dovuto effettuare rigorose ispezioni nel momento in

cui si era avuto il chiaro ed evidente sentore che titoli impropri, rischiosi e di

aziende o Stati decotti erano immessi nei portafogli delle famiglie, già tanto

duramente colpite dall’aumento incontrollato del costo della vita, causato anche

dall’introduzione ,non governativamente monitorata, dell’introduzione dell’euro.

A seguito del Default, così di Stati Sovrani e di grandi conglomerati industriali,

quali la Cirio e Parmalat, l’opinione pubblica, la stampa,i Mass Media

sono insorti e sempre di più si è creata una spinta a emanare nuove

leggi, nuovi provvedimenti anche regolamentari più rigorosi, nel

presupposto che il nostro paese non avesse già un tessuto

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

normativo adeguato e soprattutto nella necessità, ritenuta, di avere

delle pene più severe nei confronti di chi aveva truffato i

risparmiatori.

In altre parole nel nostro paese, dopo realmente gravi scandali finanziari, si è

assistito, ancora una volta, a una ben conosciuta pantomima mistificatrice, con la

quale sia i truffati, inconsciamente, che coloro che avrebbero avuto il compito di

evitare le truffe, in particolare gli organi di controllo , ossia, la Banca d’Italia e la

Consob e la classe politica, hanno invocato nuove leggi creando così la

convinzione che le leggi già esistenti non fossero già efficaci e contribuendo così a

far credere che, in effetti, proprio per l’inefficacia delle leggi vigenti, non vi

potessero essere dei responsabili per quanto accaduto.

L’effetto impunità, nei confronti dei soggetti che hanno negoziato ai risparmiatori

prodotti finanziari impropri e di cui ben si sarebbe potuta è dovuta conoscere la

inaffidabilità si è così realizzato con la inconsapevole, per i risparmiatori, strategia

suddetta del richiamo a nuove leggi e con il balletto politico cui successivamente

per alcuni anni indecorosamente si è assistito.

In altre parole, quella che oggi è l’unica vera e vitale attività del nostro paese,

l’industria bancaria, pur avendo una determinante responsabilità nel prodursi dei

gravi danni ai risparmiatori, è uscita dagli scandali finanziari con danno

reputazionale inferiore ad ogni legittima aspettativa, e con un danno patrimoniale

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

modestissimo ,se non trascurabile, derivante da poche migliaia di cause civili che

risparmiatori danneggiati hanno intrapreso, tra 1000 difficoltà, con costi rilevanti e

dovendo attendere lunghi tempi per avere, in modo incerto, ragione nei giudizi

civili.

Questa realtà, appare quindi, ben diversa e mortificante rispetto alla realtà degli

Stati Uniti, ove scandali finanziari anche essi di vaste dimensioni ,hanno trovato

un’immediata risposta sia punitiva, nei confronti dei responsabili persone fisiche e

persone giuridiche, che legislativa.

Nel nostro paese, così il legislatore, dopo un intollerabile tempo, ha emanato, alla

fine dell’anno 2005, una legge, pomposamente chiamata di tutela dei

risparmiatori, che potrà avere ben poche conseguenze per i risparmiatori per ciò

che a loro realmente interessa: il risarcimento dei danni patiti in conseguenza del

mancato rispetto da parte degli intermediari delle regole finanziarie già esistenti.

Con questo breve scritto, quindi, intendiamo esaminare le singole disposizioni

della predetta legge che più possono avere conseguenze dirette o indirette per la

tutela dei risparmiatori investitori.

* * *

LA STRUTTURA GENERALE DELLA LEGGE

La legge in commento è composta da 44 articoli racchiusi in sei titoli.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

- Nel primo titolo sono contenute modifiche alla disciplina delle società per azioni.

Assai significative sono le norme, contenute nel suddetto titolo, che riguardanti gli

organi di amministrazione e controllo delle società (amministratori, sindaci e

organi corrispondenti nei modelli societari dualistici), nonché disposizioni che

riguardano le azioni di responsabilità contro gli amministratori. Altre disposizioni

riguardano, poi, la tutela delle minoranze e la trasparenza delle società estere.

- Il secondo titolo contiene disposizioni in materia di conflitti di interessi e la

disciplina delle attività finanziarie. I conflitti di interessi sono riguardati sia nella

concessione di credito nei confronti degli azionisti bancari che nella gestione dei

patrimoni di organismi di investimento collettivo del risparmio e di prodotti

assicurativi è previdenziali, nonché nella prestazione di servizi di investimento.

Sempre nel suddetto capo si trovano le disposizioni in materia di circolazione degli

strumenti finanziari e la delega al governo per il recepimento della direttiva

comunitaria relativa il prospetto per l’offerta pubblica di strumenti finanziari.

- Nel capo terzo, sono contenute disposizioni per quanto attiene i servizi bancari,

ulteriori norme per la tutela degli investitori, nonché per la disciplina dei promotori

finanziari e disposizioni sui mercati regolamentati e sull’informazione societaria.

Di particolare importanza si segnalano le norme contenute nel terzo capo

contenenti le modifiche al testo unico finanziario, quelle che riguardano i codici di

comportamento applicati dagli intermediari finanziari, la redazione dei documenti

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

contabili delle società, le informazione al mercato in materia di attribuzione di

azioni a esponenti aziendale, le disposizioni relative alla revisione dei conti.

- Il titolo quarto contiene disposizioni relative l’autorità di vigilanza e, quindi la

Banca d’Italia, la Consob, il coordinamento e la collaborazione tra autorità, le

competenze delle autorità, i poteri sanzionatori e la procedura di conciliazione e

arbitrato tra risparmiatori investitori e intermediari finanziari, il sistema di

indennizzo degli investitori, il fondo di garanzia per i risparmiatori investitori e

norme relative la risoluzione delle controversie in materia di trasparenza delle

operazioni dei servizi bancari.

- Il titolo quinto, contiene modifiche alla disciplina in materia di sanzioni penali e

amministrative, con norme relative la omessa comunicazione del conflitto di

interessi, le false comunicazioni sociali, il falso in prospetto, il mendacio bancario,

la falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni delle società di revisione, l’abusiva

attività finanziarie e l’aumento delle sanzioni penali e amministrative.

- Il titolo sesto contiene disposizioni transitorie e finali con la delega al governo

per il coordinamento legislativo relativamente al testo unico bancario e al testo

unico finanziario.

LE NORME DI INDIRETTA TUTELA DEL RISPARMIO

Esamineremo in questo paragrafo, in modo non approfondito, le norme della

legge che indirettamente possono tutelare il risparmio, esaminando, in modo più

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

approfondito, sia pure nell’ambito delle finalità non scientifiche ma divulgative del

presente scritto,come già detto, le norme di tutela in via diretta del risparmio.

Orbene, le norme che probabilmente possono essere di più immediata, sia pure in

modo indiretto, tutela del risparmio sono a mio parere le seguenti: l’art. 1, in

particolare nella parte che attiene la composizione del Consiglio di

amministrazione delle Società; l’art. 2 relativo il collegio sindacale; l’art. 4 relativo

la delega di voto; l’art. 6 relativo la trasparenza delle società estere; l’art. 18

relativo la revisione dei conti; l’art. 19 relativo la Banca d’Italia; l’art. 35 relativo

la falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni delle società di revisione .

Andiamo, allora, a esaminare le norme,contenute negli articoli 1, 2, 4, 5 e 6,

inserite nel titolo primo contenente ,come si è detto, modifiche alla disciplina delle

società per azioni, con norme relative agli organi di amministrazione e controllo,

alla tutela delle minoranze e alla disciplina delle società estere.

Si sottolinea, come, in primo luogo si sia voluto valorizzare l’interesse delle

minoranze delle società quotate alla concreta verifica della correttezza e regolarità

della gestione societaria, stabilendo, così la rappresentanza delle stesse nel

consiglio di amministrazione oltre che nell’organo di controllo.

In particolare, l’art. 1 della legge prescrive l’elezione dei membri del CDA sulla

base di liste, con una quota minima rimessa allo statuto,e con la fissazione di una

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

misura non superiore a 1/40 del capitale sociale per la presentazione delle liste

stesse.

Oltre la presenza delle minoranze, inoltre, nei consigli d’amministrazione con più

di sette membri e prescritta la presenza di un ulteriore membro con requisiti

d’indipendenza stabiliti per i sindaci e se lo statuto lo prevede dagli ulteriori

requisiti stabiliti dai codici di comportamento. I membri del consiglio

d’amministrazione, inoltre, devono avere requisiti di onorabilità.

La norma sopra riferita ha un impatto indiretto nella tutela dei risparmiatori in

quanto dà loro una maggiore garanzia in merito alla composizione del consiglio

d’amministrazione, sia pure nell’ambito del possibile, all’indipendenza degli

esponenti dagli interessi della maggioranza e quindi, dai possibili condizionamenti

della stessa maggioranza e dai conflitti di interesse .

In correlazione a quanto stabilito dall’art. uno, l’art. 2 contiene, invece disposizioni

relative agli organi di controllo. Si segnala così il potere delle minoranze di

eleggere un membro del collegio sindacale; il limite al cumulo degli incarichi dei

componenti agli organi di controllo al fine di rendere il più possibile efficace la

delicata funzione di controllo dei membri del collegio sindacale; la nomina

dell’assemblea societaria del presidente del collegio sindacale tra i sindaci eletti

dalla minoranza.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Gli articoli 4 e 5 contengono, invece, misure volte a rendere maggiormente più

possibile la partecipazione delle minoranze alla formazione delle decisioni

dell’assemblea dei soci delle società con azioni quotate.

In particolare, con l’art. quattro il potere discrezionale della Consob di stabilire per

le società a elevata capitalizzazione e ad azionariato particolarmente diffuso

percentuali di capitali inferiori per la determinazione dei requisiti del soggetto che

può sollecitare il conferimento di deleghe di voto è trasformato in un obbligo della

stessa Consob, mentre l’art. 5 conferisce a una maggioranza qualificata la facoltà

di richiedere l’integrazione dell’ordine del giorno dell’assemblea, indicando la

soglia di tale maggioranza nel quarantesimo del capitale sociale.

L’art. 6, come detto, riguarda la cosiddetta trasparenza delle società estere.

L’attenzione che il legislatore del nostro Paese ha inteso dare a questo argomento,

come è noto discende dal fatto che alcuni emittenti, in particolare la Cirio e

Parmalat, hanno potuto operare finanziariamente nell’emissione dei titoli

obbligazionari finiti nei portafogli dei risparmiatori italiani, grazie a società estere,

situate, in particolare, in paradisi fiscali ove le possibilità di controlli erano del

tutto insussistenti.

Le disposizioni contenute nell’art. 6, quindi, riguardano unicamente i rapporti con

le società estere che hanno sede in uno Stato che non garantisca un sistema di

controlli pubblici e quindi la trasparenza delle società.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Lo scopo della norma è quello di prevenire la possibilità che attraverso strutture

societarie estere, possano essere occultati l’effettivo assetto proprietario o le reali

condizioni patrimoniali finanziarie di società italiane e che le predette società

estere possano essere impiegate al fine di rendere difficile, se non impossibile, la

possibilità da parte del pubblico di avere informazioni utili al fine di un’effettiva

trasparente valutazione della loro affidabilità.

Le disposizioni dell’art. 6 sono molteplici e vanno ad implementare con

l’introduzione di una sezione 6 bis, il capo secondo del titolo secondo della parte

quarta del TUF e sono rivolte esclusivamente alle società italiane con azioni

quotate in mercati regolamentati e alle società italiane che emettono strumenti

finanziari diffusi tra il pubblico in misura rilevante le quali controllino società

aventi sede legale in Stati che non garantiscono normali criteri di trasparenza.

Le norme introdotte attengono, in particolare:

- all’obbligo delle società italiane di allegare al proprio bilancio , quello della

società estera controllata, con sottoscrizione dello stesso da parte degli organi di

amministrazione e con l’allegazione del parere dell’organo di controllo;

- all’obbligo di correlare il bilancio della società italiana da una relazione degli

amministratori sui rapporti intercorrenti con la società estera controllata;

-lo obbligo di sottoposizione a revisione del bilancio della società estera

controllata.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

L’art. 6 contiene ulteriori disposizioni relative agli obblighi di trasparenza delle

società italiane collegate con società estere.

Sempre di interesse indiretto per i risparmiatori sono le disposizioni contenute

all’art. 18 relative le modifiche alla disciplina della revisione dei conti, in quanto,

in particolare per le società che si rivolgono al mercato, l’affidabilità dei bilanci è

un elemento di estremo interesse per i risparmiatori che negoziano titoli azionari o

obbligazionari emesse dalle predetta società.

Va premesso, al riguardo, che dopo la riforma del diritto societario, il controllo

contabile sulle società per azioni, a norma dell’art. 2409 bis del codice civile, è, di

norma, esercitato da un revisore contabile esterno alle società, iscritto nel registro

istituito presso il ministero della giustizia, mentre per le società con azioni quotate

in mercati regolamentati o diffuse fra il pubblico in misura rilevante è prescritta la

revisione da parte di una società di revisione, soggetta alla disciplina prevista dal

testo unico finanziario. Le disposizioni contenute nella norme in commento, in

breve, riguardano i criteri di conferimento e di revoca degli incarichi, in

particolare, escludendo che gli incarichi possano essere conferiti a società di

revisione che si trovino in una situazione di incompatibilità stabilita con

regolamento della Consob, l’obbligo di copertura assicurativa dei rischi derivanti

dall’esercizio dell’attività di revisione contabile, la verifica periodica, da parte

della Consob della indipendenza e idoneità tecnica sia della società di revisione, sia

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

dei responsabili della revisione, la fissazione da parte della Consob dei principi e

criteri per la revisione contabile, con maggiori poteri della Consob nell’erogazione

di istruzioni alle società di revisione.

Come si vede il quadro che scaturisce dalle predetta norme è volto al

rafforzamento sia dei criteri di professionalità e indipendenza delle società di

revisione sia a un maggiore e più incisivo controllo da parte della Consob delle

società di revisione stesse.

L’art. 19, contiene disposizioni sulla Banca d’Italia, stabilendo, in particolare,

l’obbligo di motivazione degli atti emessi dagli organi della banca, la durata in

carica del governatore per 6 anni, con la possibilità di un solo rinnovo e per quanto

attiene la concorrenza, argomento che più interessa i risparmiatori, l’autorizzazione

sia della Banca d’Italia sia dell’antitrust per operazioni bancarie di fusione e

concentrazione.

4. LE NORME DI DIRETTA TUTELA DEL RISPARMIO

Nel presente paragrafo, esamineremo come preannunciato, le norme che

hanno una più diretta rilevanza per la tutela dei risparmiatori.

Esaminiamo per prima la norma contenuta nell’art. 9, che riguarda il conflitto di

interessi nella gestione dei patrimoni di organismi di investimento collettivo del

risparmio e di prodotti assicurativi previdenziali nonché nella gestione di portafogli

su base individuale.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Come noto il tema del conflitto di interessi è uno dei più rilevanti in campo

finanziario.

L’interesse degli investitori, infatti è quello di ottenere il massimo profitto dagli

investimenti effettuati, con il minimo rischio. L’interesse degli intermediari,

invece, è quello di lucrare il più possibile con modalità differenti a seconda del

servizio di investimento prestato.

Il concetto di conflitto di interessi rileva, prima ancora che da un punto di vista

giuridico, da un punto di vista economico, in quanto attiene alla contrapposizione

tra investitore e intermediario nell’ambito di interessi economici.

L’esistenza degli interessi in conflitto è alimentata dalla autonomia decisionale di

cui gode l’intermediario-fiduciario nell’amministrazione sia formale che di fatto

del patrimonio dell’investitore, con la conseguenza che l’ordinamento giuridico

intende reagire alla violazione della fiducia che un soggetto debole (l’investitore, il

risparmiatore, il consumatore) subisce da un soggetto forte (l’intermediario, la

banca) e, quindi, nell’abuso del potere del soggetto forte, abuso strumentale al

conseguimento di una indebita utilità.

Nell’ambito dei rischi legati al predetto abuso, così il legislatore italiano (in

recepimento di concetti e principi già espressi da tempo dal normatore

comunitario) ha stabilito, con l’art. 21 del TUF del 98, l’obbligo dell’intermediario

di “organizzarsi in modo tale da ridurre al minimo il rischio di conflitti di interessi

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

e, in situazioni di conflitto, agire in modo da assicurare comunque ai clienti

trasparenza ed equo trattamento”.

Il predetto principio è stato, sempre nel 98, dettagliato nell’art. 27 del Regolamento

Consob.

Il risultato nel coordinamento delle predette due norme è che il legislatore impone

agli intermediari di strutturarsi in modo tale da evitare una concorrenza di interessi

con gli investitori e, in presenza di situazioni conflittuali, informare i clienti della

situazione, pur avendo l’obbligo di agire equamente, cioè nell’esclusivo interesse

dell’investitore.

Come si può constatare, quindi, il legislatore non impone all’intermediario

un’astensione dal operazione in conflitto, ma una trasparente informativa

all’investitore, per una sua cosciente e avveduta gestione della situazione in

conflitto e per una sua decisione consapevole di accettare il rischio esplicitato e

procedendo, se del caso, ugualmente alla negoziazione.

Il conflitto di interessi può emergere sia nell’ambito della negoziazione degli

strumenti finanziari sia nell’ambito della gestione dei patrimoni collettivi, ed è

proprio in tale ultimo ambito che l’art. 9 intende incidere, mentre nell’ambito della

gestione della prestazione dei servizi di investimento e l’articolo successivo a

occuparsene.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

In merito all’art. 9, si premette che la norma ha contenuto di delega, in quanto ha

assegnato al governo il compito di emettere, entro 6 mesi dalla data di entrata in

vigore della legge, uno o più decreti legislativi diretti a disciplinare i conflitti

d’interesse.

I principi cui dovranno attenersi il decreti delegati vengono qui di seguito riportati.

Viene anzitutto in evidenza un principio già contenuto nell’art. 21 del testo unico

finanziario di salvaguardia dell’interesse dei risparmiatori e dell’integrità del

mercato finanziario. Anche qui il legislatore ha inteso coniugare l’interesse dei

risparmiatori-investitori a quello dell’integrità del mercato non stabilendo, invece,

come sarebbe stato opportuno al fine di rafforzare la tutela degli interessi dei

risparmiatori, far assurgere tale interesse a dignità di assoluta autonomia rispetto a

quello inerente la integrità dei mercati.

In altre parole, la tutela dei risparmiatori può essere disgiunta da quella

dell’integrità dei mercati che può esulare il singolo risparmiatore e attenere di più

ad aspetti pubblici, di rilevanza essenziale, ma non necessariamente congiunta a

quella dei risparmiatori.

Dal principio che dovrà osservare il legislatore delegato, si desume altresì, che sia

gli interessi dei risparmiatori che l’integrità dei mercati, dovranno essere realizzati

tramite la fissazione di comportamenti, quindi di regole comportamentali nella

gestione delle situazioni.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

In altre parole così come esistono delle regole di comportamento nella sfera della

negoziazione degli strumenti finanziari, sembra di capire che il legislatore vuole

che vengano fissate delle regole comportamentali anche nella sfera di attività dei

gestori.

Proseguendo, nell’esame dei principi cui dovrà attenersi il legislatore delegato, di

particolare interesse è quanto stabilito alla lettera B. dell’art. 9.

Uno dei problemi, infatti ove il conflitto di interesse assume maggiore rilevanza e

possibilità di arrecare danno ai risparmiatori è proprio quello della vendita da parte

dei gestori del risparmio di strumenti finanziari emessi e collocati da società

finanziarie appartenenti allo stesso gruppo cui appartengono gli stessi gestori.

Orbene, se si considera che più del 90% delle società di gestione del risparmio,

appartengono a banche o a gruppi bancari polifunzionali, si comprende molto bene

come gravi situazioni di conflitto d’interesse possano contaminare una corretta

gestione del risparmio.

Il legislatore, quindi, ha demandato al Governo di stabilire delle limitazioni in tal

senso, così come di stabilire limitazioni dell’investimento dei patrimoni di OICR e

di altre forme di risparmio stabilite dalla norma in commento, in prodotti finanziari

emessi o collocati da società appartenenti a gruppi significativamente legati da

rapporti di finanziamento con il soggetto che gestisce i patrimoni.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Anche la previsione di limiti per l’impiego di intermediari appartenenti al

medesimo gruppo del gestore della negoziazione degli strumenti finanziari è volta

alla limitazione dei conflitti di interessi, con la fissazione di un limite del 60% del

contro valore complessivo degli acquisti e delle vendite, con obbligo di

motivazione da parte dei gestori, sulla base delle condizioni economiche praticate,

qualora si superi il 30% del controvalore suddetto.

Ulteriore obbligo di comunicazione in capo ai gestori è verso gli investitori,

relativamente alla misura massima dell’impiego degli intermediari appartenenti al

medesimo gruppo. La legge delega, contenuta nell’art. 9, attribuisce poi alla

Consob il potere di dettare disposizioni di attuazione di intesa con la Banca

d’Italia, con la possibilità di irrogazione di sanzioni amministrative.

Come abbiamo già detto, mentre l’art. 9 riguarda il conflitto di interessi nella

gestione dei patrimoni, il successivo art. 10 della legge, attiene, in qualche modo, il

conflitto di interessi nella gestione dei servizi di investimento.

La norma in commento, in effetti, incide in modo molto limitato su tale aspetto di

preminente interesse per il mercato finanziario, in quanto, come è noto, sarà il

recepimento della direttiva dell’unione europea del 2004 ad incidere in modo più

rilevante sulla questione dei conflitti di interesse nella prestazione dei servizi di

investimento.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

L’art. 10 della legge in commento, comunque, stabilisce due modifiche al decreto

legislativo numero 58 del 98 e precisamente all’art. 6 e all’art. 190.

L’art. 6 è contenuto nel capo primo del titolo primo, della parte seconda del

decreto e riguarda la cosiddetta vigilanza regolamentata della Banca d’Italia e cioè

il potere della Consob di disciplinare con regolamento le materie dell’attività degli

intermediari finanziari, quali l’adeguatezza patrimoniale, le norme potenziali di

contenimento e il frazionamento del rischio, eccetera.

La nuova disposizione dell’art. 9 si viene ad aggiungere al secondo comma

dell’art. 6 del decreto che riguardava, in modo più diretto, la tutela degli investitori,

stabilendo il potere della Consob di disciplinare, con regolamento, le procedure

anche di controllo interno, inerenti i servizi prestati, le cosiddette regole di

comportamento che gli intermediari avrebbero dovuto osservare con gli investitori,

gli obblighi informativi nella prestazione dei servizi.

Dopo il comma 2 dell’art. 6, così la nuova legge introduce il comma 2 bis, con il

quale si dispone che la Banca d’Italia, d’intesa con la Consob, debba disciplinare,

al fine di prevenire conflitti di interesse nella prestazione dei servizi

d’investimento, che determinate attività degli intermediari debbano essere prestate

da strutture distinte e autonome.

Il legislatore, quindi, accoglie con la suddetta disposizione una regola presente da

tempo nei mercati mobiliari più avanzati consistente nella creazione da parte degli

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

intermediari delle cosiddette muraglie cinesi e cioè nella separazione, sia pure

nell’ambito della banca universale o polifunzionale, di alcune attività più sensibili

rispetto al problema del conflitto di interessi e rispetto ad altre attività.

Per esempio, già da qualche tempo le banche universali o polifunzionale hanno

separato l’attività di analisi degli strumenti finanziari da altre attività più legate alla

negoziazione dei titoli.

La norma regolamentare dispone che sarà la Consob e la Banca d’Italia a stabilire

in via generale quali dei diversi servizi d’investimento debbano essere prestate da

struttura organizzative distinte tra loro.

Sempre l’art. 6, aggiunge all’art. 190 del decreto legislativo un comma 3 bis che

stabilisce l’irrogazione di sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti dei

soggetti che svolgano funzioni di amministrazione, direzione controllo dei soggetti

abilitati che non osservano le norme regolamentari sopra dette relative alla

separazione delle strutture.

Articolo 11

L’art. 11 della legge sulla tutela del risparmio riguarda la circolazione in

Italia degli strumenti finanziari collocati presso investitori professionali.

Il motivo per cui il legislatore ha sentito la necessità di intervenire radicalmente

nella suddetta materia è dovuto al fatto che tramite l’emissione di obbligazioni

societarie in paesi dell’Unione Europea, in particolare Lussemburgo, si è reso

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

possibile aggirare i limiti stabiliti nell’art. 2412 del codice civile all’emissione di

obbligazioni da parte delle società italiane.

Ricordiamo, infatti, che l’art. 2412 del codice civile stabiliva che le società

potevano emettere obbligazioni al portatore o nominative per somma

complessivamente non eccedente il capitale sociale versato.

Proprio per tali stringenti limiti, grandi gruppi societari quali la Cirio e la Parmalat

essendo in cerca di nuovi finanziamenti e in considerazione che il mercato

bancario italiano e internazionale aveva già erogato finanziamenti per

rilevantissimi importi, esautorando ogni possibile ulteriore intervento, al fine di

eludere la normativa italiana hanno già nella seconda metà degli anni 90, deciso di

sfruttare a pieno le opportunità offerte dalla libera circolazione dei servizi nei paesi

comunitari ,e così emettere obbligazioni per importi enormi in paesi comunitari e

più precisamente in Lussemburgo, ove tali limiti all’emissione obbligazionaria non

erano esistenti.

Le suddette società, quindi hanno costituito nuove società in Lussemburgo, con

capitale del tutto esiguo e con il solo scopo di divenire emittenti, senza limiti, di

quantitativi enormi di obbligazioni, obbligazioni che automaticamente, ancorché

rivolti agli investitori istituzionali, in quanto emessi a pieno titolo in un paese

dell’Unione Europea, erano sottoposti esclusivamente alla legislazione del Paese

emittente e a quella del Paese del mercato di quotazione .In quanto tali erano

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

sottratti al controllo della Consob e alla stringente normativa dettata dalla stessa a

tutela degli investitori. I suddetti titoli originariamente erano riservati agli

investitori istituzionali, poiché privi delle necessarie forme di garanzia e

trasparenza e senza prospetti informativi, con impegno espresso dei manager del

consorzio bancario di collocamento, di astenersi dall’offerta al pubblico dei piccoli

risparmiatori o ,dalla cessione individuale a investitori italiani. L’obbligo suddetto

tuttavia era limitato nel primo mercato e non nel mercato secondario. L’emissione

di tali titoli obbligazionari era resa possibile dall’istituzione di consorzi di

collocamento di banche italiane e internazionali che curavano, appunto, tutte le

procedure di emissioni e che avrebbero dovuto collare i suddetti titoli

esclusivamente, come da impegni scritti ad investitori professionali, dichiarando

che i titoli erano pronti per la vendita, anche se partecipanti al consorzio di

collocamento assumevano a “fermo” tutti i titoli emessi ossia li acquistavano

direttamente per poi rivenderli, tramite le loro reti nazionali o quelle degli altri

intermediari finanziari agli inconsapevoli privati ,aggirando così la normativa sul

collocamento privato.

L’assunzione di un collocamento privato anche per titoli eurobond, tuttavia,

secondo la Consob non precludeva la successiva vendita degli strumenti finanziari

a investitori privati, in quanto i titoli potevano successivamente entrare nel

patrimonio di tali investitori mediante l’attività degli intermediari, nella loro veste

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

di soggetti autorizzati alla prestazione dei servizi di investimento nei confronti

della clientela. Anche se, secondo la Consob, i risparmiatori non dovevano restare

comunque privi di forme di tutela, tutela che si rinviene nelle norme riguardanti gli

obblighi di comportamento gravanti sugli intermediari nella prestazione dei servizi

di investimento per conto proprio, conto terzi …eccetera.

Per la Banca d’Italia tali obbligazioni non possono esser offerte dagli intermediari

ma devono essere indicate e quindi scelte autonomamente dagli investitori retail e

le predette regole di condotta inoltre si applicano a tutte le attività di

intermediazione mobiliare e, quindi, sia le negoziazioni conto proprio che in conto

terzi.

In altre parole tramite la suddetta procedura si è reso possibile, senza nessun

intervento da parte degli organi di controllo del nostro Paese, il passaggio di titoli

rivolti solamente a investitori professionali che quindi avrebbero potuto valutare

professionalmente i rischi degli emittenti e sopportare eventuali default, a singoli

investitori-risparmiatori e alle loro famiglie.

Tutto ciò ha comportato che nel solo nostro Paese, a differenza di altri Paesi

dell’Unione Europea, siano state vendute decine di miliardi di euro di obbligazioni

spazzatura ai risparmiatori. Dopo lo scoppio del crack finanziario Cirio, Parmalat,

ecc., così il legislatore italiano è intervenuto sul tema dell’emissione delle

obbligazioni e lo ha fatto con l’art. 15 del decreto legislativo 28.12.04 n. 210, che

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

ha introdotto all’art. 2412 codice civile una nuova disposizione in forza della quale

i nuovi limiti all’emissione di obbligazioni societarie, pari al doppio del capitale

sociale, si applicano anche alle obbligazioni emesse all’estero da società italiane o

da loro controllate e controllanti, se negoziate nello Stato.

Tralasciamo ora di riferire più specifictamente delle norme contenute nell’art. 11

della legge sul risparmio per affrontare, invece, le questioni più rilevanti sulle quali

la nuova norma incide.

Di particolare interesse, appare, l’introduzione del testo unico finanziario del 98

dell’art. 100 bis. Per comprendere adeguatamente la nuova disposizione è

necessario precisare quanto segue.

Il capo primo del titolo secondo del testo unico finanziario riguarda la

sollecitazione all’investimento, che può realizzarsi solamente con la pubblicazione

e la distribuzione agli investitori di un prospetto informativo.

Le disposizioni di cui al capo primo e, quindi, essenzialmente l’obbligo di un

prospetto informativo non si applicano alle sollecitazione all’investimento rivolte

solo a investitori professionali.

L’art. 100 bis, quindi, dispone che nel caso in cui vi sia stata sollecitazione

all’investimento nei confronti dei soggetti professionali e quindi la stessa sia

avvenuta senza prospetto informativo, la successiva circolazione in Italia tramite

investitori professionali dei prodotti finanziari suddetti, anche se emessi all’estero,

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

nei confronti di soggetti non professionali, comporta che i primi rispondano dei

danni causati dall’emittente nei confronti dei secondi per la durata di un anno.

La suddetta garanzia non si applica qualora l’intermediario provveda a consegnare

all’investitore non professionale un documento informativo contenente le

informazioni stabilite dalla Consob.

Il legislatore italiano ha, in altre parole codificato una buona prassi degli

intermediari finanziari di altri paesi dell’Unione (Francia, Germania) che già

provvedevano, in caso di negoziazione di eurobbligazioni al retail, a fornire agli

investitori un documento informativo sul titolo.

Sempre l’art. 11 della legge in commento elimina, con la sostituzione del comma 2

dell’art. 118 del testo unico finanziario, l’esenzione dall’obbligo di prospetto per la

sollecitazione all’investimento di prodotti finanziari diversi dalle azioni emessi

dalle banche o da assicurazioni.

La suddetta disposizione, va verso una effettiva tutela dei risparmiatori in quanto in

precedenza tramite l’apparente garanzia dei prodotti finanziari emessi da banche e

assicurazioni, si è provveduto a negoziare a investitori retail prodotti finanziari

altamente rischiosi senza alcuna garanzia informativa e con scarsa trasparenza.

La restante parte dell’art. 11 riguarda il rafforzamento dei poteri della Consob in

merito alla vigilanza.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Riferiamo ora dell’art. 12 in modo molto sintetico,in particolare per l’impatto

maggiore nella tutela dei risparmiatori.

La norma in commento ha delegato il governo ad adottare, entro 18 mesi, un

decreto legislativo contenente norme di recepimento della direttiva 2003/71/CE del

4 novembre 2003 dell’Unione Europea, relativa il prospetto da pubblicare per

l’offerta pubblica o l’ammissione alla negoziazione di strumenti finanziari , che

modifica la direttiva del 2001 della comunità europea.

È bene prima di tutto precisare, che scopo della direttiva del 2003 è quello di

stabilire nuove regole che consentano alle società di raccogliere capitali più

facilmente e a minor costo in tutta l’Unione Europea sulla base della

autorizzazione data dall’autorità regolamentare di un unico Stato membro. Essa

rafforza la protezione offerta agli investitori garantendo che tutti i prospetti,

ovunque siano emessi nell’Unione Europea, forniscano informazioni chiare e

complete affinché gli investitori possano prendere coscienti decisioni di

investimento.

Il principio di mutuo riconoscimento automatico fa sì che le società non siano più

tenute a richiedere una nulla osta regolamentare del loro prospetto informativo

destinato a potenziali investitori. Tale prospetto fornisce informazioni di qualità

migliore e accessibili su Internet in parecchie lingue.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Tramite il passaggio unico gli strumenti finanziari verranno proposti agli

investitori o ,con una procedura di offerta al pubblico o tramite l’ammissione alla

negoziazione.

La soglia a partire dalla quale gli emittenti possono scegliere liberamente l’autorità

competente dello Stato membro d’origine incaricata di approvare il loro prospetto

ammonta a 1000 euro per gli strumenti finanziari diversi dalle azioni. Pertanto al di

sotto di questa soglia gli emittenti devono ottenere l’approvazione dell’autorità

competente dello Stato membro nel quale sono stabiliti. Gli emittenti di piccoli

volumi di obbligazioni, fino ad un importo totale di 2,5 milioni di euro sono

dispensati dall’obbligo di redigere un prospetto.

Il prospetto non può essere pubblicato finché non sia stato approvato dall’autorità

competente dello Stato membro d’origine. L’autorità competente comunica

all’emittente, all’offerente o alla persona che chiede l’ammissione alla

negoziazione in un mercato regolamentato, secondo il caso, la sua decisione

relativa l’approvazione del prospetto entro 10 giorni lavorativi dalla presentazione

della bozza di prospetto. Con la nuova direttiva sul prospetto si è inteso completare

e sostituire la codificazione intrapresa dalla direttiva del 2001 della Comunità

Europea riguardante l’ammissione di valori mobiliari alla quotazione ufficiale dal

punto di vista del prospetto introducendo un vero e proprio passaporto unico degli

emittenti valori mobiliari dell’unione europea. A decorrere dal 1 luglio 2005 essa

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

approverà la direttiva 89/298/CE il cui sistema di mutuo riconoscimento del

prospetto resta parziale e complesso in quanto non consente di raggiungere

l’obiettivo del passaggio unico. Infine la nuova direttiva sul prospetto costituisce

uno degli elementi chiave del piano d’azione per i servizi finanziari che incoraggia

la creazione di un mercato integrato di tali servizi entro il 2003.

Venendo ora ai principi che il Governo dovrà osservare per il recepimento della

direttiva del 2003, essi possono così essere riassunti:

A. L’individuazione della Consob come autorità nazionale competente in materia,

con possibili accordi da parte di essa con la Banca d’Italia per il procedimento

di approvazione del prospetto;

B. la disciplina dei rapporti con le autorità estere, in particolare per quanto attiene i

poteri cautelari.

Le questioni più rilevanti per i risparmiatori sono, tuttavia, quelle inerenti la

possibilità per gli investitori, nei casi contemplati dalla direttiva, di poter revocare

la propria accettazione all’investimento entro un termine non inferiore a due giorni.

Con la predetta norma si è inteso porre rimedio a quella illogica situazione di

vantaggio nella quale si trovava il risparmiatore che investiva tramite promotore

finanziario che poteva revocare le proprie decisioni di investimento nel termine di

sette giorni, rispetto agli investitori che investono direttamente tramite gli

intermediari. Ulteriore disposizione è quella che riguarda la disciplina di un tipo di

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

responsabilità specifica civile per le informazioni errate dolosamente o

colposamente contenute nel prospetto.

Di rilievo sono poi le sanzioni pecuniarie che devono essere di importo non

inferiore a un quarto del controvalore offerto e che dovrebbero costituire uno

strumento di deterrenza adeguato.

Di particolare interesse per i risparmiatori è quanto contenuto nell’art. 13 della

legge in commento.

Con la predetta disposizione, infatti si estende anche alle operazioni di

finanziamento, comunque denominate, l’obbligo della banca di pubblicizzare e

così rendere trasparenti i tassi effettivi reali globali applicati.

L’art. 14 della legge in commento, apporta una serie di rilevanti modifiche al testo

unico finanziario. Esaminiamole.

Innanzitutto, rileva l’art. 21, che costituisce una vera e propria norma quadro per

quanto attiene le cosiddette regole di comportamento cui gli intermediari finanziari

devono attenersi nella prestazione dei servizi di investimento e accessori. Com’è

noto, poi, le vere e proprie regole di comportamento sono state dettagliate dal

regolamento intermediari della Consob del 98, che ha stabilito, in estrema sintesi,

con l’art. 26, l’obbligo dell’intermediario di essere adeguatamente e

professionalmente informato sui prodotti finanziari commercializzati; l’obbligo di

astenersi da operazioni in conflitto di interessi se non con le garanzie poste dall’art.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

27 del regolamento; l’obbligo di informare l’investitore sullo strumento finanziario

negoziato, avvertendolo dei rischi e rendendolo partecipe delle caratteristiche del

prodotto; il tutto ai sensi dell’art. 28 così come ai sensi della stessa norma

dell’obbligo di richiedere all’investitore informazioni su suoi obiettivi di

investimento, sulla sua posizione finanziaria sul suo grado di rischio eccetera;

l’obbligo stabilito dall’art. 29 di segnalare all’investitore le operazioni inadeguate

al suo profilo di rischio.

Dal coordinato disposto sia della norma quadro di cui all’art. 21 del testo unico

finanziario sia delle specifiche disposizioni che gli intermediari finanziari devono

rispettare nello svolgimento dei servizi, si dovrebbe garantire l’obiettivo primario

di tutto l’impianto stabilito con il testo unico finanziari0 e cioè quello della tutela

degli investitori e dell’integrità del mercato.

L’art. 14, sulla scorta dell’esperienza negativa maturata con Cirio, Argentina,

Parmalat eccetera, e nella constatazione che un mero rispetto formale delle regole

di comportamento non è di per sé sufficiente a garantire la realizzazione dei

primari interessi pubblici di tutela degli investitori e di integrità dei mercati, ha

inteso introdurre una tutela più pregnante che andasse ad incidere sulle stesse

caratteristiche dei prodotti e sui loro rischi e potesse divenire uno strumento

efficace sia per lo svolgimento da parte degli intermediari della cosiddetta

consulenza accidentale, insita nella vendita dei prodotti finanziari, sia per gli

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

investitori per poter effettuare delle scelte di investimento con una garanzia

valutativa imparziale e professionale dei prodotti negoziabili. Per tale motivo , si è

stabilito che i soggetti abilitati e cioè gli intermediari finanziari, provvedano a

classificare (sulla base di criteri potenziali minimi stabiliti dalla Consob con

regolamento, che potrà essere redatto con la collaborazione delle associazioni

rappresentative dei soggetti abilitati, quali ABI, Assoutenti eccetera e del Consiglio

Nazionale dei Consumatori Utenti di cui alla legge 281/98, oggi codice del

Consumo) il grado di rischiosità dei prodotti finanziari e delle gestioni di

portafoglio di investimento.Tutto ciò,tenendo conto del principio di adeguatezza

delle negoziazioni, del profilo di rischio di ciascun cliente determinato in base alla

sua esperienza in materia di investimenti e sulla base di tutte le altre caratteristiche

già considerate dall’art. 28 del regolamento Consob del 98 (situazione finanziaria,

obiettivi di investimento, propensione al rischio ecc).

Resta fermo, naturalmente, che l’investitore si può discostare dalle indicazioni date

dall’intermediario finanziario e che tale volontà contraria e cioè la volontà di

investire ugualmente nonostante la inadeguatezza segnalata, vada confermata in

forma scritta o con registrazione magnetica.

In effetti, non mi sembra che nella norma sopra riportata vi siano elementi di così

grande novità rispetto al quadro legale-regolamentare precedente ove rientrava già

espressamente negli obblighi degli intermediari finanziari quella attività

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

propedeutica alla segnalazione di inadeguatezza delle singole operazioni e tutte

quelle ulteriori attività inerenti la così detta consulenza incidentale,propedeutica

alla conoscenza del prodotto ex art.26 regolamento Consob.

L’unica novità è costituita dalla elaborazione dei cosiddetti criteri generali minimi

al fine di individuare il grado di rischiosità dei prodotti, criteri che dovranno essere

stabiliti in un regolamento Consob, concertato, pur essendo questa una facoltà

della Consob, con associazioni rappresentative degli intermediari finanziari e il

CNCU e cioè con le associazioni di consumatori. Si tratta, in altre parole, di una

norma più di facciata che di effettiva sostanza, in quanto con essa si vuole fare

apparire una volontà concertativa in merito a criteri valutativi che forse potrebbero

trovare più consono componimento nell’ambito di un tavolo esclusivamente

tecnico. Allora è evidente che le associazioni dei consumatori chiamate alla

concertazione, tramite il CNCU, potranno giocare un ruolo incisivo interessante

solamente se sapranno trovare al loro interno soggetti realmente capaci di

dialogare, in modo non preconcetto, con soggetti altamente professionali e

sapranno portare avanti, di là di demagogiche istanze gli interessi degli investitori

realmente meritevoli di tutela e spesso non di immediata percezione esterna alle

controparti.

Con la lettera b) dell’art. 14 della legge viene modificato l’art. 31 del testo unico

finanziario, istituendo un albo unico dei promotori finanziari articolato in sezioni

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

territoriali. Viene, inoltre, prevista l’istituzione di un organismo costituito dalle

associazioni professionali rappresentative dei promotori e dei soggetti abilitati che

deve provvedere alla sua tenuta. L’applicazione di tale disposizione è legata alla

emanazione di un apposito regolamento.

La legge, inoltre, sempre all’art. 14 contiene delle modifiche agli articoli 62, 64, 74

del testo unico finanziario in materia di regole e limiti per la quotazione dei

prodotti emessi da determinati tipi di società, procedimento per le decisioni di

ammissione, esclusione ,sospensione di strumenti e operatori dalle negoziazioni in

mercati regolamentati.

Particolarmente significativa è la sfera di ampliamento delle competenze dei poteri

della Consob in merito ai poteri delle società di gestione dell’organizzazione e nel

funzionamento del mercato. L’art. 14, in merito, apporta delle modifiche di

dettaglio alle norme già esistenti all’art. 64 del testo unico finanziario, e apporta,

invece, una disposizione del tutto nuova con la quale attribuisce alla Consob il

potere di vietare l’esecuzione delle decisioni di ammissione e di esclusione ovvero

ordinare la revoca di una decisione di sospensione degli strumenti finanziari delle

negoziazioni, se sulla base degli elementi informativi in suo possesso, ritiene la

decisione contraria alle finalità di cui all’art. 74 comma 1 (vigilanza sui mercati).

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

La Consob, inoltre, ha poteri in merito alle modifiche da apportare ai regolamenti

degli strumenti finanziari al fine di assicurare la trasparenza e l’ordinato

svolgimento delle negoziazioni.

Con le suddette disposizioni, in altre parole, si è dato alla Consob un potere ben

più pregnante al fine non solo di sanzionare comportamenti contrari alla

trasparenza e al mercato, ma anche soprattutto al fine di prevenire la lesione delle

primarie regole di correttezza e trasparenza, essenziali per il mercato finanziario.

Importante è, altresì, la sostituzione del comma 8 dell’art. 114 del testo unico

finanziario (comunicazioni al pubblico), che stabiliva l’obbligo della correttezza

dell’informazione da parte dei soggetti che diffondono ricerche o valutazioni

dirette riguardanti strumenti finanziari. L’obbligo di correttezza della

comunicazione con la nuova disposizione non è stato esteso, così come non lo era

con la precedente normativa, alle società di rating, in quanto si è inteso evitare che

le suddette società possano effettuare, con l’elusione delle leggi, attività ulteriori e,

quindi di divulgazione e promozione estranea a quella loro tipica di analisi e

classificazione degli strumenti finanziari.

Sempre l’art. 14 ha introdotto una nuova disposizione al testo unico finanziario è

precisamente l’art. 117 ter, con il quale si è stabilito che la Consob, previa

consultazione con tutti i soggetti interessati (e quindi evidentemente anche con il

CNCU), stabilisca con proprio regolamento gli obblighi di informazione e di

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

valutazione cui sono tenuti i soggetti abilitati e le imprese di assicurazione che

promuovono prodotti e servizi qualificati come etici e socialmente responsabile,

con possibilità da parte della Consob di un riesame periodico delle informazioni

comunicate al pubblico.

Interessante è, altresì, per i risparmiatori la disposizione contenuta al 2° comma

dell’art. 14, con la quale si è aggiunto al TUF un articolo 117 ter, contenente

disposizioni in materia di Finanza Etica.

Dopo i famosi dissesti cui abbiamo più volte fatto cenno, la Finanza, il mercato si

sono cominciati a interessare ad un settore della finanza ove si vuole coniugare il

profitto con la socialità e con l’etica. Molte SGR, quindi, hanno cominciato a

produrre dei fondi etici che tengono presenti nelle politiche di investimento quegli

emittenti che si sforzano di produrre beni e servizi, mantenendo, tuttavia, delle

condizioni umane e non di sfruttamento per i dipendenti, magari localizzati nel

Sud-Est asiatico, ove la manodopera è decisamente meno cara o non producano

beni legati all’alcool, al tabacco, all’industria del sesso ecc.

I predetti prodotti etici, costituiti in massima parte da fondi di investimento, hanno

dato , tra l’altro nel medio-lungo periodo, risultati spesso soddisfacenti, tali da far

considerare anche agli investitori l’opportunità di investire convenientemente, pur

mantenendo livelli di redditività equilibrata.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

La nuova norma, vuole dare un quadro di riferimento più certo al tema che ci

occupa, e ha così stabilito che la Consob, previa consultazione con tutti i soggetti

interessati (quindi evidentemente anche con il CNCU) e sentite le Autorità di

Vigilanza competenti, determina con regolamento gli specifici obblighi di

informazione e di rendicontazione cui sono tenuti i soggetti abilitati e le imprese di

assicurazione che producono prodotti e servizi qualificati, come etici o socialmente

sostenibili, con possibilità, ai sensi del nuovo art. 118 bis di procedere ad una

verifica periodica delle suddette informazioni.

Sempre l’art. 14 ha introdotto una sezione I bis, contenente norme relative le

informazioni sull’adesione a codici di comportamento.

I codici di comportamento, sono stati previsti per la prima volta dal Regolamento

Consob del ’98 degli intermediari e consistono in veri e propri codici di

autodisciplina, che possono fare riferimento anche a quelli adottati da associazioni

di categoria in riferimento ai servizi esercitati.

Il codice di comportamento deve definire le regole di comportamento dei

componenti degli organi amministrativi e di controllo, dei dipendenti, dei

promotori finanziari e dei collaboratori, con riferimento almeno:

a) All’obbligo di riservatezza sulle informazioni acquisite dagli investitori;

b) Alle procedure stabilite per compiere per conto proprio operazioni aventi ad

oggetto strumenti finanziari;

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

c) Alle procedure concernenti i rapporti con gli investitori e al divieto di ricavare

utilità illecite.

Orbene, con l’art. 124 bis, in merito all’art. 14 della legge in commento, gli

intermediari finanziari devono diffondere annualmente informazioni sulla loro

adesione a codici di comportamento promossi da società di gestione di mercati

regolamentati o da associazioni di categoria, motivando le ragioni di loro eventuali

inadempimenti ai predetti codici. La Consob stabilisce, invece, le forme di

pubblicità cui sono sottoposti i codici di comportamento e vigila sulla veridicità

delle informazioni riguardanti l’adempimento degli impegni assunti.

Come si può constatare, le nuove norme danno effettiva concretezza ai codici di

comportamento, rendendo maggiormente sanzionabili le violazioni agli stessi

codici.

Come si è detto all’inizio, nel titolo IV sono contenute disposizioni concernenti le

autorità di vigilanza. Con le predette disposizioni, viene in un certo qual modo

rovesciato il precedente sistema, che vedeva la Banca d’Italia al centro e la Consob

e le altre Autorità al lato di essa. Con la riforma, invece, giustamente si è dato un

ruolo centrale alla Consob, atteso che la stessa ha da sempre avuto la funzione di

tutela (sino a oggi sulla carta) della trasparenza e della correttezza

dell’intermediario e quindi di tutela diretta e indiretta nei confronti degli

investitori.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Con le norme in commento inoltre, si è inteso ridimensionare anche i poteri della

Banca d’Italia per quanto attiene la materia delle concentrazioni e fusioni bancarie,

attribuendo tali poteri in unione alla Consob e, in particolare all’Antitrust. Ma

vediamo in dettaglio le disposizioni più rilevanti per la tutela (indiretta e/o

diretta).Vi è da citare, innanzitutto, quanto disposto dall’art. 21 della legge ossia

che gli atti emessi dagli organi della Banca d’Italia devono avere forma scritta e

devono essere motivati mentre delle riunioni degli organi collegiali deve essere

redatto apposito verbale.

La competenza ad adottare i provvedimenti aventi rilevanza esterna, rientranti nei

poteri del Governatore, sono trasferiti al Direttorio della banca centrale.

Il Governatore e il Direttorio durano in carica per 6 anni e sono rinnovabili per

una sola volta, mentre la nomina del Governatore è disposta dal Presidente della

Repubblica su proposta del Consiglio dei Ministri , sentito il parere del Consiglio

Superiore della Banca di Italia.

Ancora, si stabilisce che per le operazioni di acquisizione di istituti bancari e per le

operazioni di concentrazioni tra banche, sono necessarie sia l’autorizzazione della

Banca d’Italia, per quanto attiene le valutazioni di sana e prudente gestione, sia

l’autorizzazione dell’Antitrust per le valutazioni relative l’assetto concorrenziale

del mercato.

I suddetti provvedimenti vengono emanati con un atto unico motivato.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Ai sensi dell’art. 21 della legge in commento, poi, sia la Banca d’Italia che la

Consob, l’ISVAP, la COVIP e l’Antitrust devono collaborare tra loro mediante lo

scambio di informazioni e non possono opporsi vicendevolmente il segreto

d’ufficio.

L’art.25, fa parte del capo 3 relativo le disposizioni sulla organizzazione e sulle

competenze delle autorità, apporta delle modifiche al TUB del ’93.

In particolare, si dispone, che relativamente all’art. 116, riguardante la trasparenza

delle condizioni contrattuali bancarie, il Ministro dell’economia, dispone in merito

ai titoli di stato sentita la Banca d’Italia e la Consob.

All’ art. 117 del TUB del ’93, relativo i contratti bancari, è stabilito che particolari

forme di contratti abbiano un contenuto tipico determinato e che in caso di

difformità essi siano nulli, pur restando ferma la responsabilità, della banca per le

violazioni delle prescrizioni della Banca d’Italia adottate d’intesa con la Consob,

così come all’art. 127 (credito al consumo) si stabilisce un concerto tra Consob e

Banca d’Italia per le relative deliberazioni.

Le competenze afferenti i prodotti assicurativi sono attribuite all’ISVAP, d’intesa

con la Consob, mentre la competenza per la trasparenza dei comportamenti relativi

a prodotti previdenziali è esercitata dalla COVIP, pur restando ferma la

competenza in materia di concorrenza su tutte le forme pensionistiche

complementari.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Ma andiamo alle due disposizioni della legge di tutela del risparmio che secondo le

(illusorie) intenzioni del legislatore dovrebbero essere quelle che incideranno in

senso più positivo sull’interesse dei risparmiatori.

Ci riferiamo agli artt. 27 e 26.

Anche con l’art. 27 il Governo viene delegato ad emanare, entro 18 mesi, un

decreto Lgs. per l’istituzione in materia di servizi di investimento di procedure

conciliative e di arbitrato.

Orbene, prima di tutto, c’è da chiedersi se la procedura conciliativa sia obbligatoria

o meno, non essendo certamente concepibile come obbligatoria l’altra procedura e

cioè quella arbitrale.

In altre parole la procedura conciliativa sarà come in altre materie (contenzioso del

lavoro, telecomunicazioni) obbligatoria per poter procedere alla successiva

eventuale procedura giudiziale o meramente facoltativa? Sempre l’art. 27 poi

delega il Governo a istituire sistemi di indennizzo ai risparmiatori secondo i

seguenti principi e criteri:

a. come già detto con procedure di arbitrato innanzi alla Consob e per la decisione

della controversia tra risparmiatori investitori e le banche e gli intermediari

finanziarti relative l’adempimento e gli obblighi di informazione, correttezza e

trasparenza previsti nei rapporti contrattuali con la clientela;

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

b. previsione di un indennizzo a favore dei risparmiatori e investitori da parte delle

banche o intermediari, nei casi in cui mediante le procedure di cui alla lett. a)

(conciliazione ed arbitrato) la Consob abbia accertato l’inadempimento degli

obblighi ivi indicati restando ferme le sanzioni amministrative.

Orbene, non può sfuggire all’interprete l’estrema contraddizione ed illogicità delle

disposizione sopra riportate in quanto è evidente, che se la procedura di

conciliazione, sarà facoltativa come lo sarà senz’altro l’arbitrato non si vede il

motivo per cui l’intermediario finanziario debba sciorinare tutte le sue carte avanti

alla Consob per poi farsi pesantemente sanzionare.

E’ allora evidente che l’intermediario non potrà che, giustamente, prescegliere la

strada giudiziale, rifiutando il tentativo di conciliazione se non obbligatorio e

rifiutando senz’altro l’arbitrato.

Non si vede poi perché l’indennizzo in favore del risparmiatore debba essere

erogato da un fondo che in quanto tale ha un evidente contenuto mutualistico,

quando in base ai normali criteri di responsabilità civile l’intermediario che non ha

rispettato le regole di comportamento potrà essere ritenuto responsabile del

risarcimento.

Opportuna invece la disposizione di cui alla lett. c) dell’art. in commento che

salvaguarda il diritto del risparmiatore di azione davanti all’AGO per il

risarcimento del danno in misura maggiore rispetto all’indennizzo riconosciuto con

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

la procedura di conciliazione o arbitrato nonchè la salvaguardia ex lett. d) del

diritto di agire davanti all’AGO per la violazione della normativa di cui alla legge

981/98 relativa la tutela dei consumatori e utenti.

In base sempre all’art. 27 il Governo è altresì delegato ad adottare, entro 18 mesi, 1

o più D.Lgs. per l’istituzione di un fondo di garanzia per i risparmiatori e gli

investitori, per l’indennizzo dei danni causati dalla violazione, accertato con

sentenza passata in giudicato, delle norme che disciplinano le attività di

negoziazione di strumenti finanziari.

Dall’ammontare dell’indennizzo verranno detratte le somme già percepite in virtù

della procedura di conciliazione o arbitrato e comunque gli importi percepiti a

titolo di risarcimento.

Il predetto fondo si potrà surrogare nel diritto dell’indennizzato limitatamente

all’ammontare dell’indennizzo erogato e con facoltà di rivalsa nei riguardi

dell’indennizzato; mentre la Consob avrà legittimazione di agire in giudizio in

rappresentanza del fondo per la tutela dei diritti e l’esercizio di rivalsa e gestirà il

fondo stesso.

Come si può ben constatare il legislatore anche questa volta invece di porre in

essere un tipo di tutela degli investitori snella e rapida ha messo in atto un sistema

illogico e inefficiente .

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Infatti, non si vede il motivo per cui il fondo istituendo debba rispondere in tutto o

in parte per danni causati all’investitore dalla violazione delle norme di

comportamento, violazione messa in atto dagli intermediari.

L’indennizzo, poi, avrebbe avuto una sua logicità in caso di default dell’emittente

in una situazione di incolpevolezza comunque dell’intermediario che abbia

negoziato i titoli.

Probabilmente il legislatore italiano avrebbe allora potuto e dovuto stabilire, al pari

della FSE, efficiente agenzia per la tutela del risparmio inglese, una procedura

ingiuntiva immediata che consentisse all’investitore un risarcimento in pochi mesi,

senza complicazioni procedurali e pastoie burocratiche.

Assai modesta è poi l’idea di varare un decreto legislativo per la redazione del

codice di comportamento degli operatori finanziari: produzione di carta su carta

senza un principio di effettiva tutela per i risparmiatori.

L’art. 29, infine, incentiva sistemi di risoluzioni stragiudiziale delle controversie

con procedure messe a punto dal CICR e dalla Banca d’Italia. Tali procedure non

pregiudicano il ricorso al giudice ordinario.

Si sottolinea,infine, come nelle more dell’approvazione di una vera class action

anche nel nostro paese, venisse, quanto meno inserito nel decreto quanto stabilito

dal disegno di legge Benvenuto, che contribuisce, quanto meno ai risparmiatori di

adeguatamente ricorrere in giudizio senza oneri , grazie all’abolizione del

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

contributo unificato, e con pattuizioni con i legali che leghino i compensi agli

effettivi risultati raggiunti, come il recente decreto Bersani permette.

IL DECRETO PINZA

3.1 Introduzione Tra le otto deleghe previste dalla legge a tutela del risparmio, recentemente ha visto

finalmente la luce (con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 10 gennaio 2007) il decreto

legislativo n. 303 del 29 dicembre 2006, che attua la delega per il coordinamento e

l’adeguamento del Testo unico bancario, del Testo unico della finanza e delle altre leggi speciali

alla legge per il risparmio.

Elenco delle deleghe e dei decreti legislativi emanati Disposizioni della legge

Deleghe Decreti legislativi emanati

art. 9, co. 1 il Governo é delegato ad adottare, entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, (entro il 12 luglio 2006) uno o più D.Lgs. diretti a disciplinare i conflitti d'interessi nella gestione dei patrimoni degli organismi d'investimento collettivo del risparmio e dei prodotti assicurativi e previdenziali e nella gestione di portafogli d'investimento su base individuale

art. 12, co. 1 il Governo é delegato ad adottare, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, (entro il 12 luglio 2007) un D.Lgs. per il recepimento della direttiva 2003/71/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 novembre 2003, relativa al prospetto da pubblicare per l'offerta pubblica o l'ammissione alla negoziazione di strumenti finanziari

art. 12, co. 2 entro 2 anni dalla data di entrata in vigore del D.Lgs. di cui al comma 1, il Governo può emanare disposizioni correttive e integrativedel medesimo D.Lgs.

art. 27, co. 1 il Governo é delegato ad adottare, entro 18

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

mesi dalla data di entrata in vigore della legge (entro il 12 luglio 2007), un D.Lgs. per l'istituzione, in materia di servizi di investimento, di procedure di conciliazione e di arbitrato e di un sistema di indennizzo in favore degli investitori e dei risparmiatori

art. 27, co. 2 il Governo é delegato ad adottare, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge (entro il 12 luglio 2007), uno o più D.Lgs. per l'istituzione di un fondo di garanzia per i risparmiatori e gli investitori

art. 27, co. 3 il Governo é delegato ad adottare, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge (entro il 12 luglio 2007), un D.Lgs. per la redazione di uno statuto dei risparmiatori e degli investitori e di un codice di comportamento degli operatori finanziari

art. 40, co. 1 il Governo é delegato ad adottare, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge (entro il 12 gennaio 2007)(*), uno o più D.Lgs. per l'introduzione di sanzioni accessorie alle sanzioni penali e amministrative applicate ai sensi del titolo XI del libro V del codice civile, del testo unico di cui al D.Lgs. 385/1993, del testo unico di cui al D.Lgs. 58/1998, della legge 576/1982 e del D.Lgs. 124/1993

art. 43, co. 1 il Governo é delegato ad adottare, entro 1 anno dalla data di entrata in vigore della legge(entro il 12 gennaio 2007), uno o più D.Lgs. per l'adeguamento del testo unico in materia bancaria e creditizia (D.Lgs. 385/1993) e del testo unico in materia di intermediazione finanziaria (D.Lgs. 58/1998), nonché delle altre leggi speciali, alle disposizioni della legge

D.Lgs. 29 dicembre 2006, n. 303 "Coordinamento con la legge 28 dicembre 2005, n. 262, del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (T.U.B.) e del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (T.U.F.)"

(*) Il termine di cui all'art. 40, comma 1, originariamente fissato al 12 luglio 2006 (entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge) é stato prorogato, di 6 mesi, al 12 gennaio 2007, dall'art. 1, comma 4, della legge 12 luglio 2006, n. 228, di conversione del Decreto Legge 12 maggio 2006, n. 173.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

La pubblicazione è arrivata a ridosso del termine originariamente concesso dalla legge

262 per l’adeguamento degli statuti alle nuove norme di corporate governance. Invece, proprio

in considerazione dell’ulteriore intervento normativo operato con il decreto di coordinamento, il

termine per gli adeguamenti statutari viene spostato al 30 giugno 2007. Tra le disposizioni del

provvedimento ce n’è anche una che fissa al 31 marzo il termine per l’emanazione del

regolamento Consob sulla misura di rappresentanza del capitale nell’elezione del consiglio di

amministrazione.

Il decreto legislativo, curato da una commissione di esperti sotto la guida del vice

Ministro dell’Economia Roberto Pinza e redatto recependo anche i suggerimenti delle

Commissioni VI e X di Camera e Senato, ha quindi esercitato la delega di coordinamento ed

adeguamento delle leggi esistenti all’entrata in vigore della legge sul risparmio varata sul finire

del 2005. Un’occasione per ritoccare, limare, integrare, persino correggere il TUB, il TUF, la

legge Antitrust e la stessa legge n. 262 sul risparmio.

I provvedimenti del decreto Pinza, racchiusi in 8 articoli1, intervengono in tutte le aree

che negli ultimi anni sono state maggiormente dibattute da politici, accademici e protagonisti dei

mercati finanziari incamminati sul tortuoso percorso di riforma del risparmio dopo i citati

scandali finanziari dei crack Cirio, Parmalat, Giacomelli e dopo il default dell’Argentina che

colpì 14 miliardi di dollari di risparmio degli italiani.

Non tutte le questioni emerse durante la discussione parlamentare sono state recepite dal

Governo nella versione definitiva del provvedimento: per esempio, il decreto non si occupa della

limitazione della responsabilità civile dei revisori, che pure era stata sollecitata nei pareri delle

commissioni Finanze del Senato e della Camera. Il provvedimento non affronta neanche

questioni relative all’autorizzazione alla prestazione dei servizi d’investimento, che saranno

oggetto di un prossimo schema di decreto legislativo sulla direttiva Mifid2.

1 Articolo 1: Modifiche al Testo unico bancario Articolo 2: Modifiche alla legge 10 ottobre 1990, n. 287 Articolo 3: Modifiche al Testo unico della finanza Articolo 4: Modifiche alla legge 28 dicembre 2005, n. 262 Articolo 5: Modifiche ad altre leggi speciali Articolo 6: Modifiche al Codice civile Articolo 7: Disposizioni in materia di personale della Consob Articolo 8: Disposizioni finali e transitorie 2 Mifid è l’acronimo di “Markets in financial instruments directive”, la direttiva approvata nel 2004 dal Parlamento europeo e che dal primo novembre 2007 rivoluzionerà il funzionamento dei mercati finanziari e degli intermediari.

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3.2 Corporate governance: Elezione e composizione degli organi sociali Iniziando dagli interventi in materia di corporate governante, il decreto sopprime il voto a

scrutinio segreto per l'elezione alle cariche sociali. I1 voto segreto è sicuramente uno degli

aspetti più criticati della legge, nettamente in contrasto con il principio di trasparenza cui è

invece ispirata buona parte del testo legislativo e con la disciplina della pubblicità dei patti

parasociali. Il voto segreto, inoltre, complica notevolmente le attività di accertamento della

Consob sui patti parasociali per i quali siano state omesse le prescritte comunicazioni e, di

conseguenza, sulle azioni di concerto rilevanti ai fini dell'obbligo di OPA solidale.

In funzione di una maggiore garanzia degli interessi di tutti gli stakeholder il numero

degli amministratori indipendenti aumenta: nel consiglio ci deve essere almeno un

amministratore indipendente, e se il consiglio ha più di sette membri ce ne devono essere almeno

due. Nell'ipotesi in cui, successivamente alla nomina, l'amministratore indipendente perda i

requisiti di indipendenza, è tenuto a darne immediata comunicazione al consiglio di

amministrazione e, in ogni caso, decade dalla carica.

I limiti alla partecipazione delle minoranze all’elezione degli amministratori diventano

più flessibili: la percentuale minima del capitale sociale necessaria per la presentazione delle liste

prevista viene individuata in un quarantesimo o nella diversa misura definita dalla Consob in

funzione delle caratteristiche delle società. Il relativo regolamento della Consob sarà adottato

L’obiettivo della direttiva è, da un lato, quello di favorire una maggiore efficienza, trasparenza e integrazione delle infrastrutture di negoziazione, promuovendo la concorrenza e la parità di condizioni tra i differenti sistemi di contrattazione esistenti in Europa e minimizzando i conflitti d’interessi; dall’altro, si intendono rafforzare le garanzie degli investitori non professionali. La Mifid prevede l’esistenza di tre diversi sistemi di negoziazione (o “trading venue”): i mercati regolamentati (come Borsa Italiana o Tix), i sistemi multilaterali di negoziazione (magari frutto di accordi tra operatori), e infine gli intermediari operanti in qualità di internalizzatori sistematici (che potrebbero essere messi in piedi da grossi gruppi bancari che vogliono operare in proprio). Le conseguenze più immediate della nuova normativa dovrebbero investire i cosiddetti “Sso”, cioè i circa 330 sistemi di scambio organizzati di proprietà delle banche. Secondo alcuni osservatori, buona parte degli Sso potrebbero sparire o ridurre sensibilmente l’attività. Sono previste anche tre diverse tipologie di cliente: al dettaglio, professionale e di controparte qualificata. A ciascuna delle tre categorie la Mifid assegna un regime di tutela diversificato. Il pezzo forte della direttiva è l’articolo 21, quello che riguarda la cosiddetta “Best execution”. Si tratta dell’obbligo di eseguire gli ordini alle condizioni più favorevoli per il cliente. Per rispettarne i dettami gli intermediari dovranno seguire nove precise regole, a cominciare dall’istituzione di una strategia di “Best execution policy”, scegliendo le Trading venue e facendosi dare dalla clientela il consenso sulla strategia stessa. Non sarà più possibile, com’è avvenuto sinora, trasmettere automaticamente gli ordini della clientela verso il mercato direttamente gestito dal gruppo bancario d’appartenenza, in palese conflitto d’interessi.

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entro il 31 marzo del 2007. L' intervento ha la funzione di garantire che la rappresentanza delle

minoranze sia effettiva, a tutela dei loro interessi, impedendo la presentazione di liste fittizie, di

mero disturbo, sostenute strumentalmente da altri soci.

I limiti alla partecipazione delle minoranze all’elezione degli amministratori diventano

anche più rigorosi: non è sufficiente la presentazione della lista con il sostegno della percentuale

necessaria del capitale sociale; le liste delle minoranze devono poi ricevere effettivamente una

percentuale adeguata di voti.

Uno dei sindaci è eletto dalle minoranze, con voto di lista. La partecipazione delle

minoranze alla vita societaria è semplificata: per delegare il voto non è più necessario essere

iscritti nel libro dei soci da almeno sei mesi. In tal modo si mette in condizione di esercitare la

delega di voto anche quanti abbiano da poco acquisito la qualifica di soci tenendo conto quindi

della circostanza che si tratta di compravendite di azioni quotate.

Viene abrogato l’articolo 7 della legge n. 262/2005 che aveva modificato l’articolo 25,

comma 3 del d. lgs n. 253/1999, introducendo una misura di sterilizzazione del diritto di voto

delle fondazioni di origine bancaria nelle assemblee ordinarie e straordinarie delle banche, per le

azioni eccedenti il 30% del capitale.

La norma abrogata presentava diversi profili critici e di incoerenza rispetto al quadro

generale della disciplina del credito, del risparmio e delle attività finanziarie determinando una

evidente e ingiustificata disparità di trattamento fra azionisti. Tale disparità è apparsa non solo

ingiustificata sul piano generale, ma anche dannosa in un contesto, come quello italiano, ove

forte è la necessità di assicurare un azionariato stabile agli enti creditizi e di incoraggiare le

forme di investimento istituzionale.

3.2.1 (segue):…piani di stock option. Per quanto riguarda i piani di stock option3, il decreto chiarisce in modo più preciso il

contenuto delle informazioni sui piani di stock option che le società sono tenute a divulgare e i

3 L’opzione al dipendente per l’acquisto dei titoli della stessa società alla quale egli presti i suoi sevizi professionali è stata per lungo tempo considerata come un benefico stimolo alla produttività e forse anche, almeno in talune utopistiche visioni, come il mezzo più naturale per pervenire ad una effettiva ridistribuzione collettiva della proprietà imprenditoriale. A lungo ignorata o quasi, la stock option è assurta agli onori della cronaca (e della critica) negli anni più recenti, principalmente in relazione a talune formule premiali, adottate da molte aziende nei confronti

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termini nei quali devono farlo. Per altro verso, il potere della Consob di intervenire sul contenuto

gestionale dei piani è soppresso in quanto incoerente con il suo ruolo di garante della trasparenza

dell'informativa societaria, e invasivo delle attribuzioni del management in materia di politiche di

retribuzione e incentivazione. Resta ovviamente fermo il potere della Consob di vigilare sulla

completezza delle informazioni fornite al pubblico sui piani di stock option.

3.2.2 (segue):…dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili Gli interventi del decreto in materia di corporate governante si chiudono con le modifiche

introdotte alla disciplina sul dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili.

In particolare:

a) lo statuto deve prevedere, oltre che le modalità di nomina, anche i requisiti di

professionalità di questo dirigente;

b) si specifica che il compito del dirigente preposto ai documenti contabili societari è quello

di accompagnare gli atti e le comunicazioni “diffusi al mercato, e relativi all’informativa

contabile anche infrannuale” contenenti informazioni e dati sulla situazione economica,

patrimoniale o finanziaria della stessa società, con una dichiarazione scritta che ne attesta

la corrispondenza non più “al vero” ma “alle risultanze documentali, ai libri e alle

scritture contabili”;

c) si dispone che l’organo amministrativo delegato e il dirigente preposto attestino con

apposita relazione, allegata al bilancio di esercizio alla relazione semestrale e al bilancio

consolidato, l’adeguatezza e l’effettiva applicazione delle procedure nel corso del periodo

cui si riferiscono i documenti, nonché la corrispondenza di questi alle risultanze dei libri

e delle scritture contabili e la loro idoneità a fornire una rappresentazione veritiera e

corretta della situazione patrimoniale, economica e finanziaria dell’emittente;

d) viene soppressa la previsione che la dichiarazione del dirigente preposto debba essere

firmata pure dal “direttore generale”.

dei propri vertici manageriali e tradottasi, in alcuni casi, nel riconoscimento di profitti iperbolici. In parallelo al consueto “scandalo” regolarmente suscitato dalla rapida formazione di ricchezze, si è altresì sviluppata una più ampia riflessione sull’impiego dello strumento e sulla sua idoneità al perseguimento dei commendevoli fini per i quali era stato concepito.

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3.2.3 (segue):…revisione contabile Numerosi sono gli interventi anche sulla normativa sulla revisione contabile.

L'obiettivo generale perseguito è quello di salvaguardare l'indipendenza del revisore. Al

riguardo, l’incarico alla società di revisione è approvato dall’assemblea su proposta motivata

dell’organo di controllo, anziché dal Consiglio di Amministrazione con il parere dell’organo di

controllo.

La durata dell’incarico è fissata in nove anni, senza possibilità di rinnovo se non siano

decorsi almeno tre anni (ora sei anni con possibilità di rinnovare una volta, secondo

l’interpretazione della Consob). È previsto un regime transitorio per gli incarichi in corso.

Si condivide la necessità di evitare nel modo più assoluto il rischio di eventuali conflitti

di interesse, ma occorre valutare il fatto che la disposizione rischia di generare una notevole

rigidità, stante la mancanza, a livello internazionale, di un adeguato numero di società

professionali in grado di svolgere il delicato compito di revisione.

Il potere della Consob di conferire d’ufficio l’incarico in caso di inerzia della società è

stato reintrodotto.

La vigilanza della Consob sulle società di revisione è stata estesa anche all’assetto

organizzativo, fermi restando i controlli periodici di qualità.

Le novità introdotte rafforzano l'indipendenza del revisore, la cui condotta non potrà

essere condizionata dall'interesse al rinnovo dell'incarico. Sempre con la finalità di rafforzare

l'indipendenza della società di revisione il decreto precisa che anche la consulenza legale rientra

tra i servizi che non possono essere forniti dalla società di revisione.

3.3 Obblighi informativi per la rivendita di prodotti finanziari: Circolazione di

prodotti finanziari Ancora il decreto è intervenuto a rafforzare a rendere più efficace la tutela del

risparmiatore: la disciplina del reselling introdotta dalla legge sulla tutela del risparmio con

l'articolo 100-bis, ha presentato diversi problemi sia interpretativi sia di compatibilità con la

disciplina comunitaria in materia di intermediari. I problemi di compatibilità con la disciplina

comunitaria riguardano soprattutto la direttiva Mifid e le sue misure di attuazione, che escludono

obblighi degli intermediari di fornire specifiche informazioni sui singoli titoli, ancor più se

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

concentrate in un documento da consegnare alla clientela. Il decreto, nel modificare la norma in

questione la allinea ai principi contenuti nella direttiva sul prospetto.

La rivendita successiva di prodotti finanziari da parte di soggetti abilitati è, infatti,

ricondotta alla disciplina generale della sollecitazione: i prodotti finanziari sottoscritti in un

collocamento esente dall'obbligo di pubblicare un prospetto (ad es. un collocamento riservato a

investitori professionali) non possono essere rivenduti al pubblico senza pubblicare il prospetto.

Se nei 12 mesi successivi a un collocamento riservato a investitori professionali i prodotti

finanziari sottoscritti sono rivenduti in modo sistematico a investitori non professionali, ferme

restando le sanzioni applicabili in caso di sollecitazione abusiva, l’acquirente non professionale

può far valere la nullità del contratto e i soggetti abilitati che hanno trasferito i prodotti finanziari

rispondono del danno arrecato. Il comma non si applica ai titoli di Stato emessi da paesi OCSE

con un rating di “investment grade”.

Per quanto riguarda i conflitti d'interesse nell'esercizio dell'attività bancaria il decreto, in

primo luogo, e con l'obiettivo di rendere più flessibile la disciplina, amplia la discrezionalità

della Banca d'Italia nel definire i limiti del finanziamento delle banche a soggetti che possono

influenzarne la gestione.

La complessa procedura per la delibera di operazioni in potenziale conflitto d'interesse è

esclusa per le operazioni all'interno dello stesso gruppo bancario, tenuto conto del fatto che il

gruppo si configura, in sostanza, come un unico soggetto economico, nonché per quelle tra

banche per le operazioni sul mercato interbancario, considerato che queste presentano limitati

rischi di inquinamento del processo decisionale. Sono anche escluse dalla procedura di delibera

delle operazioni in potenziale conflitto d'interesse le operazioni con società collegate alle società

in cui i soggetti in potenziale conflitto d'interesse ricoprono cariche sociali. In tal modo si

escludono dalla fattispecie penale i casi in cui l'esponente aziendale in potenziale conflitto

d'interessi può, in buona fede, non avere conoscenza completa e tempestiva dell'assunzione delle

obbligazioni rilevanti tenuto conto della ampiezza della nozione di società collegata.

3.4 Autorità di vigilanza In funzione di un migliore raccordo tra le Autorità, e formalizzando la prassi

recentemente instauratasi, il decreto prevede la partecipazione alle riunioni del CICR (Comitato

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interministeriale per il credito e il risparmio), oltre che del governatore della Banca d'Italia,

anche delle altre Autorità, su invito del ministro dell’Economia, in relazione alle rispettive

competenze e agli argomenti trattati.

Tale modifica è coerente con la prassi recentemente instaurata e con le finalità di

coordinamento tra le autorità di vigilanza del settore finanziario indicata dalla legge 262/2005 a

tutela del risparmio.

In coerenza con la ripartizione funzionale delle competenze delle Autorità, e con

l’obiettivo di semplificare le procedure e i costi della vigilanza, il vaglio preventivo delle

emissioni di valori mobiliari da parte della Banca d’Italia è eliminato. Resta la funzione di

monitoraggio (art. 129 del TUB), sono state coerentemente allineate le sanzioni che sostenevano

la norma abrogata (art. 143 del TUB).

Il potere di autorizzare, per esigenze di funzionamento del sistema dei pagamenti,

un’intesa tra banche che restringe la libertà di concorrenza è trasferito dalla Banca d’Italia

all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che lo esercita su proposta della Banca

d’Italia.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, su proposta della Banca d’Italia,

può autorizzare concentrazioni tra banche che creano o rafforzano posizioni dominanti sul

mercato, per esigenze di stabilità4.

Inoltre è sancito il principio secondo il quale qualora l'intesa, l'abuso di posizione

dominante o la concentrazione riguardino imprese operanti in più settori sottoposti alla

vigilanza5 di più autorità, ciascuna di esse adotta i provvedimenti di propria competenza.

4 Art. 20 legge 287/90 5 Il sistema di vigilanza previsto dalla legge sul risparmio non si ispira a nessuno dei due modelli maggiormente diffusi nei principali mercati finanziari. Il primo è il tradizionale modello di vigilanza settoriale suddiviso tra banche, assicurazioni e mercato finanziario, su cui è stata fondata la vigilanza in Italia dagli anni trenta e che ancora ispira sia il sistema di vigilanza negli Stati Uniti sia la legislazione comunitaria, anche dopo la decisione di applicare il c.d. metodo Lamfalussy. Il secondo si basa su un’unica Autorità di controllo su tutti gli intermediari, competente sia per la stabilità sia per la trasparenza. Si tratta del modello che hanno adottato, dapprima alcuni paesi del Nord-Europa, come risposta all’instabilità del loro sistema finanziario registrata agli inizi degli anni novanta, e più di recente la Germania, il Regno Unito e il Giappone. Il sistema disegnato dalla legge sul risparmio risulta, da un lato, incentrato sulle Autorità di settore e, nel contempo, apre a un modello basato sulle finalità della vigilanza, ma senza giungere, come nei due soli paesi (Australia e Olanda) in cui tale modello è stato adottato, ad attribuire a un’autorità la responsabilità della vigilanza prudenziale e a un’altra quella in materia di trasparenza e protezione dei consumatori.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

L’atto unico della Banca d’Italia e dell’Autorità Garante della Concorrenza e del

Mercato, di complessa gestione, è sostituito da due atti distinti, di cui si allineano i tempi6.

In coerenza con il principio di ripartizione funzionale delle competenze delle Autorità

sono stati effettuati degli interventi per ribadire in capo alla Consob le competenze relative alla

correttezza dei comportamenti e alla trasparenza in sede di documentazione d’offerta

relativamente al collocamento dei prodotti assicurativi a contenuto finanziario coerentemente

con quanto già previsto dalla legge 262.

Viene introdotta la definizione di prodotti assicurativi a contenuto finanziario che le

polizze e le operazioni di cui ai rami vita III (polizze unit e index linked), V (prodotti a

capitalizzazione) ad esclusione delle forme pensionistiche individuali di cui all’art. 13, comma 1,

lett. b) del d.Lgs 252/05.

L’art. 64 del TUF è modificato in modo che la procedura che sottopone l'efficacia delle

decisioni del gestore del mercato sull'ammissione e l'esclusione dalle negoziazioni degli

strumenti finanziari e degli operatori a condizione sospensiva per cinque giorni, durante i quali la

Consob può decidere di vietarne l'esecuzione, non si applichi a provvedimenti per i quali tali

decisioni non sono fondate su valutazioni di merito, ma su una mera verifica tecnica (ad es.

Titoli di Stato) al fine di semplificare

e ridurre l’onere dell’adempimento.

In coerenza con la ripartizione funzionale delle competenze, il potere regolamentare e di

vigilanza sui prodotti bancari che abbiano una componente di prodotto finanziario è attribuito

alla Consob.

La Banca d’Italia trasmette al Parlamento e al Governo la relazione sull’attività svolta

con periodicità annuale, allineata a quella delle altre Autorità (ora ogni sei mesi).

Si riformula la norma dell’art. 124-ter del TUF in materia di codici di comportamento

rendendola coerente con le specifiche attribuzioni della Consob che svolge un’attività di verifica

dell’adeguatezza e completezza dell’informazione resa al mercato e non entra nella valutazione

del merito (veridicità dell’informazione). 3.5 Norme Transitorie

6 Art. 20 legge 287/90 e art. 19 legge 262/05

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Il termine per l’adeguamento degli statuti delle società alle novità introdotte dalla legge

per la tutela del risparmio e dal decreto è fissato al 30 giugno 2007 (art. 42 legge 262/05).

La disposizione prevede maggioranze ridotte per le deliberazioni assembleari necessarie

all’adeguamento degli statuti delle società alla nuove disposizioni della legge n. 262 del 2005 e

del decreto, analogamente a quanto fu disposto in occasione della riforma del diritto societario

mediante l’articolo 223-bis delle disposizioni di attuazione del codice civile, inserito dall’articolo

9 del decreto legislativo 17 gennaio 2003, n. 6.

3.6 Principali scadenze da rispettare per società, professionisti e Autorità

Società

Compagnie

di

assicurazione

Consob

Revisori

• Adeguamento statuti alla nuova legge sul risparmio e sue modificazioni entro il 30 giugno 2007

• Modifiche approvate con il voto favorevole della maggioranza del capitale rappresentato in assemblea

Applicazione della norma sulle offerte fuori sede di prodotti finanziari a partire dal 1°luglio 2007

Entro il 31 marzo 2007 regolamento sulle quote di capitale sociale per la presentazione delle liste per l’elezione del consiglio d’amministrazione

Conservazione del manto secondo i “vecchi” termini contrattuali per i rapporti in corso.

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APPENDICE NORMATIVA DECRETO LEGISLATIVO N. 303 DEL 29 DICEMBRE 2006

Modifiche al Testo unico bancario

Art. 2

(Comitato interministeriale per il credito e il risparmio)

1. Il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio ha l'alta vigilanza in materia di credito

e di tutela del risparmio. Esso delibera nelle materie attribuite alla sua competenza dal presente

decreto legislativo o da altre leggi. Il CICR è composto dal Ministro del tesoro, che lo presiede,

dal Ministro del commercio internazionale, dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e

forestali, dal Ministro dello Sviluppo economico, dal Ministro delle infrastrutture, dal Ministro

dei trasporti e dal Ministro per le politiche comunitarie. Alle sedute partecipa il Governatore

della Banca d'Italia.

2. Il presidente può invitare altri ministri a intervenire a singole riunioni a fini consultivi. Agli

stessi fini il presidente può invitare i presidenti delle altre Autorità competenti a prendere parte

a singole riunioni in cui vengano trattati argomenti, attinenti a materie loro attribuite dalla

legge, connessi a profili di stabilità complessiva, trasparenza ed efficienza del sistema

finanziario.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

3. Il CICR è validamente costituito con la presenza della maggioranza dei suoi membri e delibera

con il voto favorevole della maggioranza dei presenti.

4. Il direttore generale del tesoro svolge funzioni di segretario. Il CICR determina le norme

concernenti la propria organizzazione e il proprio funzionamento. Per l'esercizio delle proprie

funzioni il CICR si avvale della Banca d'Italia.

Art. 14

(Autorizzazione all'attività bancaria)

1. La Banca d'Italia autorizza l'attività bancaria quando ricorrano le seguenti condizioni:

a) sia adottata la forma di società per azioni o di società cooperativa per azioni a responsabilità

limitata;

a-bis) la sede legale e la direzione generale siano situate nel territorio della Repubblica;

b) il capitale versato sia di ammontare non inferiore a quello determinato dalla Banca d'Italia;

c) venga presentato un programma concernente l'attività iniziale, unitamente all'atto costitutivo e

allo statuto;

d) i partecipanti al capitale abbiano i requisiti di onorabilità stabiliti dall'art. 25 e sussistano i

presupposti per il rilascio dell'autorizzazione prevista dall'art. 19;

e) i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo abbiano i requisiti

di professionalità e di onorabilità indicati nell'art. 26.

f) non sussistano, tra la banca o i soggetti del gruppo di appartenenza e altri soggetti, stretti

legami che ostacolino l'effettivo esercizio delle funzioni di vigilanza;

2. La Banca d'Italia nega l'autorizzazione quando dalla verifica delle condizioni indicate nel

comma 1 non risulti garantita la sana e prudente gestione.

2-bis La Banca d'Italia disciplina la procedura di autorizzazione e le ipotesi di decadenza dalla

stessa quando la banca autorizzata non abbia iniziato l'esercizio dell'attività.

3. Non si può dare corso al procedimento per l'iscrizione nel registro delle imprese se non consti

l'autorizzazione del comma 1.

4. Lo stabilimento in Italia della prima succursale di una banca extracomunitaria è autorizzato

dalla Banca d’Italia, sentito il ministero degli Affari esteri, subordinatamente al rispetto di

condizioni corrispondenti a quelle del comma 1, lettere b), c) ed e). L'autorizzazione è rilasciata

tenendo anche conto della condizione di reciprocità.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Art. 53

(Vigilanza regolamentare)

1. La Banca d'Italia, in conformità delle deliberazioni del CICR, emana disposizioni di carattere

generale aventi a oggetto:

a) l'adeguatezza patrimoniale;

b) il contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni;

c) le partecipazioni detenibili;

d) l'organizzazione amministrativa e contabile e i controlli interni.

2. Le disposizioni emanate ai sensi del comma 1 possono prevedere che determinate operazioni

siano sottoposte ad autorizzazione della Banca d'Italia.

3. La Banca d'Italia può:

a) convocare gli amministratori, i sindaci e i dirigenti delle banche per esaminare la situazione

delle stesse;

b) ordinare la convocazione degli organi collegiali delle banche, fissandone l'ordine del giorno, e

proporre l'assunzione di determinate decisioni;

c) procedere direttamente alla convocazione degli organi collegiali delle banche quando gli

organi competenti non abbiano ottemperato a quanto previsto dalla lettera b);

d) adottare, ove la situazione lo richieda, provvedimenti specifici nei confronti di singole banche

per le materia indicate nel comma 1.

4. La Banca d’Italia, in conformità delle deliberazioni del Cicr, disciplina condizioni e limiti per

l’assunzione, da parte delle banche, di attività di rischio nei confronti di coloro che possono

esercitare, direttamente o indirettamente,un’influenza sulla gestione della banca o del gruppo

bancario nonché dei soggetti a essi collegati.

Ove verifichi in concreto l’esistenza di situazioni di conflitto di interessi, la Banca d’Italia può

stabilire condizioni e limiti specifici per l’assunzione delle attività di rischio

4-bis ABROGATO

4-ter. La Banca d’Italia individua i casi in cui il mancato rispetto delle condizioni di cui al

comma 4 comporta la sospensione dei diritti amministrativi connessi con la partecipazione.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

4-quater. La Banca d’Italia, in conformità alle deliberazioni del CICR, disciplina i conflitti

d’interessi tra le banche ed i soggetti indicati nel comma 4, in relazione ad altre tipologie di

rapporti di natura economica.

Art. 116

(Pubblicità)

1. In ciascun locale aperto al pubblico sono pubblicizzati i tassi di interesse, i prezzi, le spese per

le comunicazioni alla clientela e ogni altra condizione economica relativa alle operazioni e ai

servizi offerti, ivi compresi gli interessi di mora e le valute applicate per l'imputazione degli

interessi. Per le operazioni di finanziamento, comunque denominate, è pubblicizzato il tasso

effettivo globale medio previsto dall’articolo 2, commi 1 e 2, della legge 7 marzo 1996, n. 108.

Non può essere fatto rinvio agli usi.

2. Il Ministro dell’economia e delle finanze, sentite la Consob e la Banca d'Italia, stabilisce, con

riguardo ai titoli di Stato:

a) criteri e parametri per la determinazione delle eventuali commissioni massime addebitabili

alla clientela in occasione del collocamento;

b) criteri e parametri volti a garantire la trasparente determinazione dei rendimenti;

c) gli ulteriori obblighi di pubblicità, trasparenza e propaganda, da osservare nell'attività di

collocamento.

3. Il CICR:

a) individua le operazioni e i servizi da sottoporre a pubblicità;

b) detta disposizioni relative alla forma, al contenuto, alle modalità della pubblicità e alla

conservazione agli atti dei documenti comprovanti le informazioni pubblicizzate;

c) stabilisce criteri uniformi per l'indicazione dei tassi d'interesse e per il calcolo degli interessi e

degli altri elementi che incidono sul contenuto economico dei rapporti;

d) individua gli elementi essenziali, fra quelli previsti dal comma 1, che devono essere indicati

negli annunci pubblicitari e nelle offerte, con qualsiasi mezzo effettuati, con cui i soggetti

indicati nell'art. 115 rendono nota la disponibilità delle operazioni e dei servizi.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

4. Le informazioni pubblicizzate non costituiscono offerta al pubblico a norma dell'art. 1336 del

codice civile.

Art. 128-bis

(Risoluzione delle controversie)

1. I soggetti di cui all’articolo 115 aderiscono a sistemi di risoluzione stragiudiziale delle

controversie con la clientela.

2. Con deliberazione del CICR, su proposta della Banca d’Italia, sono determinati i criteri di

svolgimento delle procedure di risoluzione delle controversie e di composizione dell’organo

decidente, in modo che risulti assicurata l’imparzialità dello stesso e la rappresentatività dei

soggetti interessati. Le procedure devono in ogni caso assicurare la rapidità, l’economicità della

soluzione delle controversie e l’effettività della tutela.

3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non pregiudicano per il cliente il ricorso, in qualunque

momento, a ogni altro mezzo di tutela previsto dall’ordinamento.

Art. 129

(Emissioni di strumenti finanziari)

1. La Banca d’Italia può richiedere a chi emette od offre strumenti finanziari segnalazioni

periodiche, dati e informazioni a carattere consuntivo riguardanti gli strumenti finanziari emessi

o offerti in Italia, ove all’estero da soggetti italiani, al fine di acquisire elementi conoscitivi

sull’evoluzione dei prodotti e dei mercati finanziari.

2. La Banca d’Italia emana disposizioni attuative del presente articolo.

Art. 136

(Obbligazioni degli esponenti bancari)

1. Chi svolge funzioni di amministrazione, direzione e controllo presso una banca non può

contrarre obbligazioni di qualsiasi natura o compiere atti di compravendita, direttamente o

indirettamente, con la banca che amministra, dirige o controlla, se non previa deliberazione

dell'organo di amministrazione presa all'unanimità e col voto favorevole di tutti i componenti

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dell'organo di controllo, fermi restando gli obblighi di astensione previsti dal codice civile in

materia di interessi degli amministratori e di operazioni con parti correlate.

2-bis. Per l’applicazione dei commi 1 e 2 rilevano anche le obbligazioni intercorrenti con società

controllate dai soggetti di cui ai medesimi commi o presso le quali gli stessi soggetti svolgono

funzioni di amministrazione, direzione o controllo, nonché con le società da queste controllate o

che le controllano. Il presente comma non si applica alle obbligazioni sul mercato interbancario.

2. Le medesime disposizioni si applicano anche a chi svolge funzione di amministrazione,

direzione e controllo, presso una banca o società facenti parte di un gruppo bancario, per le

obbligazioni e per gli atti indicati nel comma 1 posti in essere con la società medesima o per le

operazioni di finanziamento poste in essere con altra società o con altra banca del gruppo. In tali

casi l'obbligazione o l'atto sono deliberati, con le modalità previste dal comma 1, dagli organi

della società o banca contraente e con l'assenso della capogruppo.

3. L'inosservanza delle disposizioni dei commi 1, 2 e 2-bis è punita con la reclusione da uno a tre

anni e con la multa da 206 a 2066 euro.

Art. 143

(Emissione di valori mobiliari)

1. L’inosservanza delle disposizioni di cui all’art. 129, commi 2 e 4, è punito con la sanzione

amministrativa pecuniaria da lire dieci milioni sino alla metà del valore totale dell’operazione;

nel caso di inosservanza delle disposizioni di cui ai commi 3, 6 e 7 del medesimo articolo, si

applica la sanzione amministrativa pecuniaria da lire un milione a lire cinquanta milioni

Art. 144

(Altre sanzioni amministrative pecuniarie)

1. Nei confronti dei soggetti che svolgono funzioni di amministrazione o di direzione, nonché dei

dipendenti è applicabile la sanzione amministrativa pecuniaria da lire un milione a lire cinquanta

milioni per l'inosservanza delle norme degli articoli 18, comma 4, 26, commi 2 e 3, 34, comma

2, 35, 49, 51, 53, 54,55, 64, commi 2 e 4, 66, 67, 68, 106, commi 6 e 7, 107, 109, commi 2 e 3,

114-quater, 129, comma 1, 145, comma 3, 147 e 161, comma 5, o delle relative disposizioni

generali o particolari impartite dalle autorità creditizie.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

2. Le sanzioni previste nel comma 1 si applicano anche ai soggetti che svolgono funzioni di

controllo per la violazione delle norme e delle disposizioni indicate nel medesimo comma o per

non aver vigilato affinché le stesse fossero osservate da altri. Per la violazione degli articoli 52,

61, comma 5, e 112 è applicabile la sanzione prevista dal comma 1.

3. Nei confronti dei soggetti che svolgono funzioni di amministrazione o di direzione, dei

dipendenti, nonché dei soggetti indicati nell'art. 121, comma 3, è applicabile la sanzione

amministrativa pecuniaria da lire due milioni a lire venticinque milioni per l'inosservanza delle

norme contenute negli articoli 116 e 123 o delle relative disposizioni generali o particolari

impartite dalle autorità creditizie.

4. Nei confronti dei soggetti che svolgono funzioni di amministrazione o di direzione, dei

dipendenti, nonché dei soggetti indicati nell'art. 121, comma 3, è applicabile la sanzione

amministrativa pecuniaria fino a lire cento milioni per l'inosservanza delle norme contenute nell'

art. 128, comma 1, ovvero nel caso di ostacolo all'esercizio delle funzioni di controllo previste

dal medesimo art. 128. La stessa sanzione è applicabile nel caso di frazionamento artificioso di

un unico contratto di credito al consumo in una pluralità di contratti dei quali almeno uno sia di

importo inferiore al limite inferiore previsto dall'art. 121, comma 4, lettera a).

5. Le sanzioni amministrative pecuniarie previste per i dipendenti dai commi 1, 3 e 4 si

applicano anche a coloro che operano sulla base di rapporti che ne determinano l'inserimento

nell'organizzazione della banca, anche in forma diversa dal rapporto di lavoro subordinato.

6… omissis

Modifiche al Testo unico della finanza

Art. 1

(Definizioni)

1. Nel presente decreto legislativo si intendono per:

a) "legge fallimentare": il regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 e successive modificazioni;

b) "Testo Unico bancario" (T.U. bancario): il decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 e

successive modificazioni;

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

c) "Consob": la Commissione nazionale per le società e la Borsa;

d) "Isvap": l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo;

e) "società di intermediazione mobiliare" (Sim): l'impresa, diversa dalle banche e dagli

intermediari finanziari iscritti nell'elenco previsto dall'articolo 107 del T.U. bancario, autorizzata

a svolgere servizi di investimento, avente sede legale e direzione generale in Italia;

f) "impresa di investimento comunitaria": l'impresa, diversa dalla banca, autorizzata a svolgere

servizi di investimento, avente sede legale e direzione generale in un medesimo Stato

comunitario, diverso dall'Italia;

g) "impresa di investimento extracomunitaria": l'impresa, diversa dalla banca, autorizzata a

svolgere servizi di investimento, avente sede legale in uno Stato extracomunitario;

h) "imprese di investimento": le Sim e le imprese di investimento comunitarie ed

extracomunitarie;

i) "società di investimento a capitale variabile" (Sicav): la società per azioni a capitale variabile

con sede legale e direzione generale in Italia avente per oggetto esclusivo l'investimento

collettivo del patrimonio raccolto mediante l'offerta al pubblico di proprie azioni;

j) "fondo comune di investimento": il patrimonio autonomo, suddiviso in quote, di pertinenza di

una pluralità di partecipanti, gestito in monte; il patrimonio del fondo, sia aperto che chiuso, può

essere raccolto mediante una o più emissioni di quote;

k) "fondo aperto": il fondo comune di investimento i cui partecipanti hanno diritto di chiedere, in

qualsiasi tempo, il rimborso delle quote secondo le modalità previste dalle regole di

funzionamento del fondo;

l) "fondo chiuso": il fondo comune di investimento in cui il diritto al rimborso delle quote viene

riconosciuto ai partecipanti solo a scadenze predeterminate;

m) "organismi di investimento collettivo del risparmio" (Oicr): i fondi comuni di investimento e

le Sicav;

n) "gestione collettiva del risparmio": il servizio che si realizza attraverso:

1) la promozione, istituzione e organizzazione di fondi comuni d'investimento e

l'amministrazione dei rapporti con i partecipanti;

2) la gestione del patrimonio di Oicr, di propria o altrui istituzione, mediante l'investimento

avente ad oggetto strumenti finanziari, crediti, o altri beni mobili o immobili;

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

o) "società di gestione del risparmio" (Sgr): la società per azioni con sede legale e direzione

generale in Italia autorizzata a prestare il servizio di gestione collettiva del risparmio;

o-bis) "società di gestione armonizzata": la società con sede legale e direzione generale in uno

Stato membro diverso dall'Italia, autorizzata ai sensi della direttiva in materia di organismi di

investimento collettivo, a prestare il servizio di gestione collettiva del risparmio;

p) "società promotrice": la Sgr che svolge l'attività indicata nella lettera n), numero 1);

q) "gestore": la Sgr che svolge l'attività indicata nella lettera n), numero 2);

r) "soggetti abilitati": le imprese di investimento, le Sgr, le società di gestione armonizzate, le

Sicav nonché gli intermediari finanziari iscritti nell'elenco previsto dall'articolo 107 del T.U.

bancario e le banche autorizzate all'esercizio dei servizi di investimento;

s) "servizi ammessi al mutuo riconoscimento": i servizi elencati nelle sezioni A e C della tabella

allegata al presente decreto, autorizzati nello Stato comunitario d'origine;

t) "sollecitazione all'investimento": ogni offerta, invito a offrire o messaggio promozionale, in

qualsiasi forma rivolti al pubblico, finalizzati alla vendita o alla sottoscrizione di prodotti

finanziari; incluso il collocamento tramite soggetti abilitati;

u) "prodotti finanziari": gli strumenti finanziari e ogni altra forma di investimento di natura

finanziaria; non costituiscono prodotti finanziari i depositi bancari o postali non rappresentati

da strumenti finanziari;

v) "offerta pubblica di acquisto o di scambio": ogni offerta, invito a offrire o messaggio

promozionale, in qualsiasi forma effettuati, finalizzati all'acquisto o allo scambio di prodotti

finanziari e rivolti a un numero di soggetti superiore a quello indicato nel regolamento previsto

dall'articolo 100 nonché di ammontare complessivo superiore a quello indicato nel medesimo

regolamento;

w) "emittenti quotati": i soggetti italiani o esteri che emettono strumenti finanziari quotati nei

mercati regolamentati italiani;

x)"prodotti finanziari emessi da imprese di assicurazione": le polizze e le operazioni di cui ai

rami vita III e V di cui all’articolo 2,comma 1, del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209,

con esclusione delle forme pensionistiche individuali di cui all’articolo 13, comma 1, lettera b),

del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Art. 9

(Revisione contabile)

1. Alle Sim, alle società di gestione del risparmio e alle Sicav si applicano le disposizioni della

parte IV, titolo III, capo II, sezione VI, a eccezione degli articoli 157, 158, 165 e 165-bis.

2. Per le società di gestione del risparmio, la società incaricata della revisione contabile provvede

anche a rilasciare un giudizio, ai sensi dell'articolo 156, sul rendiconto del fondo comune.

Art. 23

(Contratti)

1. I contratti relativi alla prestazione dei servizi di investimento e accessori sono redatti per

iscritto e un esemplare è consegnato ai clienti. La Consob, sentita la Banca d'Italia, può

prevedere con regolamento che, per motivate ragioni tecniche o in relazione alla natura

professionale dei contraenti, particolari tipi di contratto possano o debbano essere stipulati in

altra forma. Nei casi di inosservanza della forma prescritta, il contratto è nullo.

2. E' nulla ogni pattuizione di rinvio agli usi per la determinazione del corrispettivo dovuto dal

cliente e di ogni altro onere a suo carico. In tali casi nulla è dovuto.

3. Nei casi previsti dai commi 1 e 2 la nullità può essere fatta valere solo dal cliente.

4. Le disposizioni del titolo VI, capo I, del T.U. bancario non si applicano ai servizi di

investimento né al servizio accessorio previsto dall'articolo 1, comma 6, lettera f); al

collocamento di prodotti finanziari nonché alle operazioni e ai servizi che siano componenti di

prodotti finanziari assoggettati alla disciplina dell’articolo 25-bis ovvero della parte IV, titolo

II, capo I. In ogni caso, alle operazioni di credito al consumo si applicano le pertinenti

disposizioni del titolo VI del Testo unico bancario.

5. Nell'ambito della prestazione dei servizi di investimento, agli strumenti finanziari derivati

nonché a quelli analoghi individuati ai sensi dell'articolo 18, comma 5, lettera a), non si applica

l'articolo 1933 del codice civile.

6. Nei giudizi di risarcimento dei danni cagionati al cliente nello svolgimento dei servizi di

investimento e di quelli accessori, spetta ai soggetti abilitati l'onere della prova di aver agito con

la specifica diligenza richiesta.

Art. 25-bis

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

(Prodotti finanziari emessi da banche e da imprese di assicurazione)

1. Gli articoli 21 e 23 si applicano alla sottoscrizione e al collocamento di prodotti finanziari

emessi da banche e da imprese di assicurazione.

2. In relazione ai prodotti di cui al comma 1 e nel perseguimento delle finalità di cui all'articolo

5, comma 3, la Consob esercita sui soggetti abilitati e sulle imprese di assicurazione i poteri di

vigilanza regolamentare, informativa e ispettiva di cui all'articolo 6, comma 2, all'articolo 8,

commi 1 e 2, e all'articolo 10, comma 1, nonché i poteri di cui all'articolo 7, comma 1.

3. Il collegio sindacale, il consiglio di sorveglianza o il comitato per il controllo sulla gestione

delle imprese di assicurazione informa senza indugio la Consob di tutti gli atti o i fatti, di cui

venga a conoscenza nell'esercizio dei propri compiti, che possano costituire una violazione delle

norme di cui al presente capo ovvero delle disposizioni generali o particolari emanate dalla

Consob ai sensi del comma 2.

4. Le società incaricate della revisione contabile delle imprese di assicurazione comunicano

senza indugio alla Consob gli atti o i fatti, rilevati nello svolgimento dell'incarico, che possano

costituire una grave violazione delle norme di cui al presente capo ovvero delle disposizioni

generali o particolari emanate dalla Consob ai sensi del comma 2.

5. I commi 3 e 4 si applicano anche all'organo che svolge funzioni di controllo e alle società

incaricate della revisione contabile presso le società che controllano l'impresa di assicurazione o

che sono da queste controllate ai sensi dell'articolo 2359 del codice civile.

6. L'Isvap e la Consob si comunicano reciprocamente le ispezioni da ciascuna disposte sulle

imprese di assicurazione. Ciascuna autorità può chiedere all'altra di svolgere accertamenti su

aspetti di propria competenza.

Art.30

(Offerta fuori sede)

1. Per offerta fuori sede si intendono la promozione e il collocamento presso il pubblico:

a) di strumenti finanziari in luogo diverso dalla sede legale o dalle dipendenze dell'emittente, del

proponente l'investimento o del soggetto incaricato della promozione o del collocamento;

b) di servizi di investimento in luogo diverso dalla sede legale o dalle dipendenze di chi presta,

promuove o colloca il servizio.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

2. Non costituisce offerta fuori sede quella effettuata nei confronti di investitori professionali,

come definiti con regolamento della Consob, sentita la Banca d'Italia.

3. L'offerta fuori sede di strumenti finanziari può essere effettuata:

a) dai soggetti autorizzati allo svolgimento del servizio previsto dall'articolo 1, comma 5, lettera

c);

b) dalle Sgr, dalle società di gestione armonizzate e dalle Sicav, limitatamente alle quote e alle

azioni di Oicr.

4. Le imprese di investimento, le banche, gli intermediari finanziari iscritti nell'elenco previsto

dall'articolo 107 del T.U. bancario, le Sgr e le società di gestione armonizzate possono effettuare

l'offerta fuori sede dei propri servizi di investimento. Ove l'offerta abbia per oggetto servizi

prestati da altri intermediari, le imprese di investimento e le banche devono essere autorizzate

allo svolgimento del servizio previsto dall'articolo 1, comma 5, lettera c).

5. Le imprese di investimento possono procedere all'offerta fuori sede di prodotti diversi dagli

strumenti finanziari e dai servizi d'investimento, le cui caratteristiche sono stabilite con

regolamento dalla Consob, sentita la Banca d'Italia.

6. L'efficacia dei contratti di collocamento di strumenti finanziari o di gestione di portafogli

individuali conclusi fuori sede ovvero collocati a distanza ai sensi dell'articolo 32 è sospesa per

la durata di sette giorni decorrenti dalla data di sottoscrizione da parte dell'investitore. Entro

detto termine l'investitore può comunicare il proprio recesso senza spese né corrispettivo al

promotore finanziario o al soggetto abilitato; tale facoltà è indicata nei moduli o formulari

consegnati all'investitore. La medesima disciplina si applica alle proposte contrattuali effettuate

fuori sede ovvero a distanza ai sensi dell'articolo 32.

7. L'omessa indicazione della facoltà di recesso nei moduli o formulari comporta la nullità dei

relativi contratti, che può essere fatta valere solo dal cliente.

8. Il comma 6 non si applica alle offerte pubbliche di vendita o di sottoscrizione di azioni con

diritto di voto o di altri strumenti finanziari che permettano di acquisire o sottoscrivere tali

azioni, purché le azioni o gli strumenti finanziari siano negoziati in mercati regolamentati italiani

o di paesi dell'Unione Europea.

9. Il presente articolo si applica anche ai prodotti finanziari diversi dagli strumenti finanziari e,

limitatamente ai soggetti abilitati, ai prodotti finanziari emessi da imprese di assicurazione.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Art. 32

(Promozione e collocamento a distanza di servizi di investimento e strumenti finanziari)

1. Per tecniche di comunicazione a distanza si intendono le tecniche di contatto con la clientela,

diverse dalla pubblicità, che non comportano la presenza fisica e simultanea del cliente e del

soggetto offerente o di un suo incaricato.

2. La Consob, sentita la Banca d'Italia, può disciplinare con regolamento, in conformità dei

principi stabiliti nell'articolo 30, la promozione e il collocamento mediante tecniche di

comunicazione a distanza di servizi di investimento e di prodotti finanziari, individuando anche i

casi in cui i soggetti abilitati devono avvalersi di promotori finanziari.

Art. 64

(Organizzazione e funzionamento del mercato)

1. La società di gestione:

a) predispone le strutture, fornisce i servizi del mercato e determina i corrispettivi a essa dovuti;

b) adotta tutti gli atti necessari per il buon funzionamento del mercato e verifica il rispetto del

regolamento;

b-bis) adotta le disposizioni e gli atti necessari a prevenire e identificare abusi di informazioni

privilegiate e manipolazioni del mercato;

c) dispone l'ammissione, l'esclusione e la sospensione degli strumenti finanziari e degli operatori

dalle negoziazioni e comunica immediatamente le proprie decisioni alla Consob; l'esecuzione

delle decisioni di ammissione alle negoziazioni di azioni ordinarie, di obbligazioni e di altri

strumenti finanziari emessi da soggetti diversi dagli Stati membri dell’Unione europea, delle

banche comunitarie e dalle società con azioni quotate in un mercato regolamentato nonché delle

decisioni di esclusione di azioni delle negoziazioni è sospesa finché non sia decorso il termine

indicato al comma1-bis, lettera a); tale sospensione non si applica nel caso di ammissione alle

negoziazioni di strumenti finanziari ammessi in regime di esenzione dall’obbligo di pubblicare il

prospetto nonché per l’ammissione di lotti supplementari di azioni già ammesse alle

negoziazioni;

d) comunica alla Consob le violazioni del regolamento del mercato, segnalando le iniziative

assunte;

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

e) provvede alla gestione e alla diffusione al pubblico delle informazioni e dei documenti indicati

nei regolamenti previsti dagli articoli 65 e 114;

f) provvede agli altri compiti a essa eventualmente affidati dalla Consob.

1-bis. La Consob:

a) può vietare l'esecuzione delle decisioni di ammissione e di esclusione di cui al comma 1,

lettera c),secondo periodo, ovvero ordinare la revoca di una decisione di sospensione degli

strumenti finanziari e degli operatori dalle negoziazioni, entro cinque giorni dal ricevimento

della comunicazione di cui al comma 1, lettera c), se, sulla base degli elementi informativi

diversi da quelli valutati, ai sensi del regolamento del mercato, dalla società di gestione nel

corso della propria istruttoria, ritiene la decisione contraria alle finalità di cui all'articolo 74,

comma 1;

b) può chiedere alla società di gestione tutte le informazioni che ritenga utili per i fini di cui alla

lettera a);

c) può chiedere alla società di gestione l'esclusione o la sospensione degli strumenti finanziari e

degli operatori dalle negoziazioni.

1-ter. L'ammissione, l'esclusione e la sospensione dalle negoziazioni degli strumenti finanziari

emessi da una società di gestione in un mercato da essa gestito sono disposte dalla Consob. In

tali casi, la Consob determina le modificazioni da apportare al regolamento del mercato per

assicurare la trasparenza, l'ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli investitori,

nonché per regolare le ipotesi di conflitto d'interessi. L'ammissione dei suddetti strumenti è

subordinata all'adeguamento del regolamento del relativo mercato.

Art. 100-bis

(Circolazione dei prodotti finanziari)

1. La successiva rivendita di prodotti finanziari che hanno costituito oggetto di una

sollecitazione esente dall’obbligo di pubblicare un prospetto costituisce a ogni effetto una

distinta e autonoma sollecitazione all’investimento nel caso in cui ricorrano le condizioni

indicate nella definizione prevista dall’articolo 1, comma 1, lettera t) e non ricorra alcuno dei

casi di inapplicabilità previsti dall’articolo 100.

2. Il comma 1 non si applica se l'intermediario consegna un documento informativo contenente le

informazioni stabilite dalla Consob agli acquirenti che non siano investitori professionali, anche

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

qualora la vendita avvenga su richiesta di questi ultimi. Spetta all'intermediario l'onere della

prova di aver adempiuto agli obblighi indicati dal presente comma.

Art. 114-bis

(Informazione al mercato in materia di attribuzione di Strumenti finanziari a esponenti aziendali,

dipendenti o collaboratori)

1. I piani di compensi basati su strumenti finanziari a favore di componenti del consiglio di

amministrazione ovvero del consiglio di gestione, di dipendenti o di collaboratori non legati alla

società da rapporti di lavoro subordinato, ovvero di componenti del consiglio di amministrazione

ovvero del consiglio di gestione, di dipendenti o di collaboratori di altre società controllanti o

controllate sono approvati dall'assemblea ordinaria dei soci.

Almeno quindici giorni prima del termine fissato per l’assemblea, convocata per le deliberazioni

di cui al presente comma, l’emittente mette a disposizione del pubblico la relazione con le

informazioni concernenti:

a) le ragioni che motivano l'adozione del piano;

b) i componenti del consiglio di amministrazione ovvero del consiglio di gestione della società,

delle controllanti o controllate, che beneficiano del piano;

b-bis) le categorie di dipendenti, o di collaboratori della società e delle società controllanti o

controllate della società, che beneficiano del piano;

c) le modalità e le clausole di attuazione del piano, specificando se la sua attuazione è

subordinata al verificarsi di condizioni e, in particolare, al conseguimento di risultati determinati;

d) l'eventuale sostegno del piano da parte del Fondo speciale per l'incentivazione della

partecipazione dei lavoratori nelle imprese, di cui all'articolo 4, comma 112, della legge 24

dicembre 2003, n. 350;

e) le modalità per la determinazione dei prezzi o dei criteri per la determinazione dei prezzi per

la sottoscrizione o per l'acquisto delle azioni;

f) i vincoli di disponibilità gravanti sulle azioni ovvero sui diritti di opzione attribuiti, con

particolare riferimento ai termini entro i quali sia consentito o vietato il successivo trasferimento

alla stessa società o a terzi.

2. Le disposizioni del presente articolo si applicano agli emittenti quotati e agli emittenti

strumenti finanziari diffusi fra il pubblico in misura rilevante ai sensi dell'articolo 116.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

3. La Consob definisce con proprio regolamento le informazioni, relative agli elementi indicati

nel comma 1, che devono essere fornite in relazione alle varie modalità di realizzazione del

piano, prevedendo informazioni più dettagliate per piani di particolare rilevanza.

Art. 118-bis

(Controllo delle informazioni fornite al pubblico)

1. La Consob stabilisce con regolamento, tenuto conto dei principi internazionali in materia di

vigilanza sull’informazione societaria, le modalità e i termini per il controllo dalla stessa

effettuato sulle informazioni comunicate al pubblico ai sensi di legge, comprese le informazioni

contenute nei documenti contabili, dagli emittenti quotati.

Art. 124-ter

(Informazione relativa ai codici di comportamento)

1. La Consob, negli ambiti di propria competenza, stabilisce le forme di pubblicità cui sono

sottoposti i codici di comportamento promossi da società di gestione di mercati regolamentati o

da associazioni di categoria degli operatori.

Art. 139

(Requisiti del committente)

1. Il committente deve possedere azioni che gli consentano l'esercizio del diritto di voto

nell'assemblea per la quale è richiesta la delega in misura almeno pari all'uno per cento del

capitale sociale rappresentato da azioni con diritto di voto nella stessa. La Consob stabilisce per

società a elevata capitalizzazione e ad azionariato particolarmente diffuso percentuali di capitale

inferiori.

2. Ai fini previsti dal comma 1, per le società di gestione del risparmio e per i soggetti abilitati

alla istituzione di fondi pensione si tiene conto anche delle azioni di pertinenza dei fondi per

conto dei quali essi esercitano il diritto di voto.

Art. 147-ter

(Elezione e composizione del consiglio di amministrazione)

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

1. Lo statuto prevede che i componenti del consiglio di amministrazione siano eletti sulla base di

liste di candidati e determina la quota minima di partecipazione richiesta per la presentazione di

esse, in misura non superiore a un quarantesimo del capitale sociale o alla diversa misura

stabilita dalla Consob con regolamento tenendo conto della capitalizzazione, del flottante e degli

assetti proprietari delle società quotate. Le liste indicano quali sono gli amministratori in

possesso dei requisiti di indipendenza stabiliti dalla legge e dallo statuto. Lo statuto può

prevedere che, ai fini del riparto degli amministratori da eleggere, non si tenga conto delle liste

che non hanno conseguito una percentuale di voti almeno pari alla metà di quella richiesta dallo

statuto per la presentazione delle stesse.

2. ABROGATO

3. Salvo quanto previsto dall'articolo 2409-septiesdecies del codice civile, almeno uno dei

componenti del consiglio di amministrazione è espresso dalla lista di minoranza che abbia

ottenuto il maggior numero di voti e non sia collegata in alcun modo, neppure indirettamente,

con i soci che hanno presentato o votato la lista risultata prima per numero di voti.

Nelle società organizzate secondo il sistema monistico, il componente espresso dalla lista di

minoranza deve essere in possesso dei requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza

determinati ai sensi dell'articolo 148, commi 3 e 4. Il difetto dei requisiti determina la decadenza

dalla carica.

4. In aggiunta a quanto disposto dal comma 3, almeno uno dei componenti del consiglio di

amministrazione, ovvero due se il consiglio di amministrazione sia composto da più di sette

componenti, devono possedere i requisiti di indipendenza stabiliti per i sindaci dall'articolo 148,

comma 3, nonché, se lo statuto lo prevede, gli ulteriori requisiti previsti da codici di

comportamento redatti da società di gestione di mercati regolamentati o da associazioni di

categoria. Il presente comma non si applica al consiglio di amministrazione delle società

organizzate secondo il sistema monistico, per le quali rimane fermo il disposto dell'articolo

2409-septiesdecies, secondo comma, del codice civile. L’amministratore indipendente che,

successivamente alla nomina, per dai requisiti di indipendenza deve darne immediata

comunicazione al consiglio di amministrazione e, in ogni caso,decade dalla carica.

Art. 148

(Composizione)

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

1. L'atto costitutivo della società stabilisce per il collegio sindacale:

a) il numero, non inferiore a tre, dei membri effettivi;

b) il numero, non inferiore a due, dei membri supplenti;

c) …omissis…;

d) …omissis….

2. La Consob stabilisce con regolamento modalità per l'elezione, con voto di lista, di un membro

effettivo del collegio sindacale da parte dei soci di minoranza che non siano collegati, neppure

indirettamente, con i soci che hanno presentato o votato la lista risultata prima per numero di

voti.

2-bis. Il presidente del collegio sindacale è nominato dall'assemblea tra i sindaci eletti dalla

minoranza.

3. Non possono essere eletti sindaci e, se eletti, decadono dall'ufficio:

a) coloro che si trovano nelle condizioni previste dall'articolo 2382 del codice civile; b) il

coniuge, i parenti e gli affini entro il quarto grado degli amministratori della società, gli

amministratori, il coniuge, i parenti e gli affini entro il quarto grado degli amministratori delle

società da questa controllate, delle società che la controllano e di quelle sottoposte a comune

controllo; c) coloro che sono legati alla società od alle società da questa controllate od alle

società che la controllano od a quelle sottoposte a comune controllo ovvero agli amministratori

della società e ai soggetti di cui alla lettera b) da rapporti di lavoro autonomo o subordinato

ovvero da altri rapporti di natura patrimoniale o professionale che ne compromettano

l'indipendenza.

4. Con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n.

400, dal Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentiti

la Consob, la Banca d'Italia e l'Isvap, sono stabiliti i requisiti di onorabilità e di professionalità

dei membri del collegio sindacale, del consiglio di sorveglianza e del comitato per il controllo

sulla gestione. Il difetto dei requisiti determina la decadenza dalla carica.

4-bis. Al consiglio di sorveglianza si applicano le disposizioni di cui ai commi 2 e 3.

4-ter. Al comitato per il controllo sulla gestione si applicano le disposizioni dei commi 2-bis e 3.

Il rappresentante della minoranza è il membro del consiglio di amministrazione eletto ai sensi

dell'articolo 147-ter, comma 3.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

4-quater. Nei casi previsti dal presente articolo, la decadenza è dichiarata dal consiglio di

amministrazione o, nelle società organizzate secondo i sistemi dualistico e monistico,

dall'assemblea entro trenta giorni dalla nomina o dalla conoscenza del difetto sopravvenuto. In

caso di inerzia, vi provvede la Consob, su richiesta di qualsiasi soggetto interessato o qualora

abbia avuto comunque notizia dell'esistenza della causa di decadenza.

Art. 154-bis

(Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari)

1. Lo statuto prevede i requisiti di professionalità e le modalità di nomina di un dirigente

preposto alla redazione dei documenti contabili societari, previo parere obbligatorio dell'organo

di controllo.

2. Gli atti e le comunicazioni della società diffusi al mercato, e relativi all’informativa contabile

anche infrannuale della stessa società, sono accompagnati da una dichiarazione scritta del

dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, che ne attestano la

corrispondenza alle risultanze documentali, ai libri e alle scritture contabili.

3. Il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari predispone adeguate

procedure amministrative e contabili per la formazione del bilancio di esercizio e, ove previsto,

del bilancio consolidato nonché di ogni altra comunicazione di carattere finanziario.

4. Il consiglio di amministrazione vigila affinché il dirigente preposto alla redazione dei

documenti contabili societari disponga di adeguati poteri e mezzi per l’esercizio dei compiti a

lui attribuiti ai sensi del presente articolo, nonché sul rispetto effettivo delle procedure

amministrative e contabili.

5. Gli organismi amministrativi delegati e il dirigente preposto alla redazione dei documenti

contabili societari attestano con apposita relazione, allegata al bilancio di esercizio, alla

relazione semestrale e, ove previsto, al bilancio consolidato, l’adeguatezza e l’effettiva

applicazione delle procedure di cui al comma 3 nel corso del periodo cui si riferiscono i

documenti,nonché la corrispondenza di questi alle risultanze dei libri e delle scritture contabili e

la loro idoneità a fornire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione

patrimoniale, economica e finanziaria dell’emittente e dell’insieme delle imprese incluse nel

consolidamento. L’attestazione è resa secondo il modello stabilito con regolamento dalla

Consob.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

6. Le disposizioni che regolano la responsabilità degli amministratori si applicano anche ai

dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, in relazione ai compiti loro

spettanti, salve le azioni esercitabili in base al rapporto di lavoro con la società.

Art. 159

(Conferimento e revoca dell'incarico)

1. L'assemblea, in occasione dell'approvazione del bilancio o della convocazione annuale

prevista dall'articolo 2364-bis, secondo comma, del codice civile, su proposta motivata

dell’organo di controllo conferisce l'incarico di revisione del bilancio di esercizio e del bilancio

consolidato ad una società di revisione iscritta nell'albo speciale previsto dall'articolo 161

approvandone il compenso. La Consob provvede d’ufficio al conferimento dell’incarico, quando

esso non sia deliberato, determinandone anche il corrispettivo.

2. L'assemblea revoca l'incarico, su proposta motivata dell'organo di controllo, quando ricorra

una giusta causa, provvedendo contestualmente a conferire l'incarico ad altra società di revisione

secondo le modalità di cui al comma 1. Non costituisce giusta causa di revoca la divergenza di

opinioni rispetto a valutazioni contabili o a procedure di revisione. Le funzioni di controllo

contabile continuano ad essere esercitate dalla società revocata fino a quando la deliberazione di

conferimento dell'incarico non sia divenuta efficace ovvero fino al conferimento d'ufficio da

parte della Consob.

3. Alle deliberazioni previste dai commi 1 e 2 adottate dall'assemblea delle società in

accomandita per azioni con azioni quotate in mercati regolamentati si applica l'articolo 2459 del

codice civile.

4. L’incarico ha durata di nove esercizi e non può essere rinnovato o nuovamente conferito se

non siano decorsi almeno tre anni dalla data di cessazione del precedente.

5. Le deliberazioni previste daicommi1 e 2sono trasmesse alla Consob entro il termine fissato ai

sensi del comma 7, lettera b). Entro venti giorni dalla data di ricevimento della deliberazione di

revoca, la Consob può vietarne l’esecuzione qualora rilevi a mancanza di una giusta causa. La

deliberazione di revoca dell’incarico ha effetto dalla scadenza del termine di cui al periodo

precedente, qualora la Consob non ne abbia vietata l’esecuzione.

6. La Consob dispone d'ufficio la revoca dell'incarico di revisione contabile qualora rilevi una

causa di incompatibilità ovvero qualora siano state accertate gravi irregolarità nello svolgimento

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

dell'attività di revisione, anche in relazione ai principi e criteri di revisione stabiliti ai sensi

dell'articolo 162, comma 2, lettera a). Il provvedimento di revoca è notificato alla società di

revisione e comunicato immediatamente alla società interessata, con l'invito alla società

medesima a deliberare il conferimento dell'incarico ad altra società di revisione, secondo le

disposizioni del comma 1, entro trenta giorni dalla data di ricevimento della comunicazione.

Qualora la deliberazione non sia adottata entro tale termine, la Consob provvede d'ufficio al

conferimento dell'incarico entro trenta giorni. Le funzioni di controllo contabile continuano ad

essere esercitate dalla società revocata fino a quando la deliberazione di conferimento

dell'incarico non sia divenuta efficace ovvero fino al provvedimento della Consob.

7. La Consob stabilisce con regolamento:

a) i criteri generali per la determinazione del corrispettivo per l'incarico di revisione contabile. La

corresponsione del compenso non può comunque essere subordinata ad alcuna condizione

relativa all'esito della revisione, né la misura di esso può dipendere in alcun modo dalla

prestazione di servizi aggiuntivi da parte della società di revisione;

b) la documentazione da inviare unitamente alle deliberazioni previste dai commi 1 e 2, le

modalità e i termini di trasmissione;

c) le modalità e i termini per l'adozione e la comunicazione agli interessati dei provvedimenti da

essa assunti;

d) i termini entro i quali gli amministratori o i membri del consiglio di gestione depositano

presso il registro delle imprese le deliberazioni e i provvedimenti indicati ai commi 1, 2, 5 e 6.

8. Non si applica l'articolo 2409-quater del codice civile.

Art. 160

(Incompatibilità)

1. Al fine di assicurare l'indipendenza della società e del responsabile della revisione, l'incarico

non può essere conferito a società di revisione che si trovino in una delle situazioni di

incompatibilità stabilite con regolamento dalla Consob.

1-bis. Con il regolamento adottato ai sensi del comma 1, la Consob individua altresì i criteri per

stabilire l'appartenenza di un'entità alla rete di una società di revisione, costituita dalla struttura

più ampia cui appartiene la società stessa e che si avvale della medesima denominazione o

attraverso la quale vengono condivise risorse professionali, e comprendente comunque le società

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

che controllano la società di revisione, le società che sono da essa controllate, ad essa collegate o

sottoposte con essa a comune controllo; determina le caratteristiche degli incarichi e dei rapporti

che possono compromettere l'indipendenza della società di revisione; stabilisce le forme di

pubblicità dei compensi che la società di revisione e le entità appartenenti alla sua rete hanno

percepito, distintamente, per incarichi di revisione e per la prestazione di altri servizi, indicati per

tipo o categoria. Può stabilire altresì prescrizioni e raccomandazioni, rivolte alle società di

revisione, per prevenire la possibilità che gli azionisti di queste o delle entità appartenenti alla

loro rete nonché i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo

presso le medesime intervengano nell'esercizio dell'attività di revisione in modo tale da

compromettere l'indipendenza e l'obiettività delle persone che la effettuano.

1-ter. La società di revisione e le entità appartenenti alla rete della medesima, i soci, gli

amministratori, i componenti degli organi di controllo e i dipendenti della società di revisione

stessa e delle società da essa controllate, ad essa collegate o che la controllano o sono sottoposte

a comune controllo non possono fornire alcuno dei seguenti servizi alla società che ha conferito

l'incarico di revisione e alle società da essa controllate o che la controllano o sono sottoposte a

comune controllo:

a) tenuta dei libri contabili e altri servizi relativi alle registrazioni contabili o alle relazioni di

bilancio;

b) progettazione e realizzazione dei sistemi informativi contabili;

c) servizi di valutazione e stima ed emissione di pareri pro veritate;

d) servizi attuariali;

e) gestione esterna dei servizi di controllo interno;

f) consulenza e servizi in materia di organizzazione aziendale diretti alla selezione, formazione e

gestione del personale;

g) intermediazione di titoli, consulenza per l'investimento o servizi bancari d'investimento;

h) prestazione di difesa giudiziale;

i) altri servizi e attività, anche di consulenza, inclusa quella legale, non collegati alla revisione,

individuati, in ottemperanza ai principi di cui alla ottava direttiva n. 84/253/CEE del Consiglio,

del 10 aprile 1984, in tema di indipendenza delle società di revisione, dalla Consob con il

regolamento adottato ai sensi del comma 1.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

1-quater. L'incarico di responsabile della revisione dei bilanci di una stessa società non può

essere esercitato dalla medesima persona per un periodo eccedente sei esercizi sociali, né questa

persona può assumere nuovamente tale incarico, neppure per conto di una diversa società di

revisione, se non siano decorsi almeno tre anni dalla cessazione del precedente. La persona

medesima, al termine di tale incarico svolto per sei esercizi, non potrà assumere né continuare a

esercitare incarichi relativi alla revisione dei bilanci di società controllate dalla suddetta

società, di società ad essa collegate, che la controllano o sono sottoposte a comune controllo, se

non siano decorsi almeno tre anni;

1-quinquies. Coloro che hanno preso parte alla revisione del bilancio di una società con

funzioni di direzione e supervisione, i soci e gli amministratori della società di revisione alla

quale è stato conferito l’incarico di revisione e delle società da essa controllate o che la

controllano non possono rivestire cariche sociali negli organi di amministrazione e controllo

nella società che ha conferito l’incarico di revisione e nelle società da essa controllate o che la

controllano, né possono prestare lavoro autonomo o subordinato in favore.

Delle medesime società svolgendo funzioni dirigenziali di rilievo,se non sia decorso almeno un

triennio dalla scadenza o dalla revoca dell’incarico, ovvero dal momento in cui abbiano cessato

di essere soci amministratori o dipendenti della società di revisione e delle società da essa

controllate o che la controllano. Si applica la nozione di controllo di cui all’articolo 93.

1-sexies. Coloro che siano stati amministratori, componenti degli organi di controllo, direttori

generali o dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari presso una società

non possono esercitare la revisione contabile dei bilanci della medesima società né delle società

da essa controllate o ad essa collegate o che la controllano, se non sia decorso almeno un triennio

dalla cessazione dei suddetti incarichi o rapporti di lavoro.

1-septies. La misura della retribuzione dei dipendenti delle società di revisione che partecipano

allo svolgimento delle attività di revisione non può essere in alcun modo determinata, neppure

parzialmente, dall'esito delle revisioni da essi compiute né dal numero degli incarichi di

revisione ricevuti o dall'entità dei compensi per essi percepiti dalla società.

1-octies. La violazione dei divieti previsti dal presente articolo è punita con la sanzione

amministrativa pecuniaria da centomila a cinquecentomila euro irrogata dalla Consob.

2. Il divieto previsto dall'articolo 2372, quinto comma, del codice civile si applica anche alla

società di revisione alle quale sia stato conferito l'incarico e al responsabile della revisione.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

Art. 162

(Vigilanza sulle società di revisione)

1. La Consob vigila sull’organizzazione e sull'attività delle società iscritte nell'albo speciale per

controllarne l'indipendenza e l'idoneità tecnica. Nello svolgimento di tale attività, la Consob

provvede periodicamente, a e comunque almeno ogni tre anni, ad effettuare controlli di qualità

sulle società di revisione iscritte nell’albo speciale tenuto dalla Consob.

La Consob redige una relazione contenente le principali conclusioni del controllo eseguito ed

eventuali raccomandazioni alla società di revisione di effettuare specifici interventi entro un

termine prefissato.

In caso di mancata, incompleta o tardiva effettuazione di tali interventi la Consob può applicare

nei confronti della società di revisione i provvedimenti di cui all’articolo 163. I risultati

complessivi dei controlli di qualità sono illustrati dalla Consob nella relazione di cui all’articolo

1, comma 13, del decreto legge 8 aprile 1974, n 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7

giugno 1974, n. 216.

2. Nell'esercizio della vigilanza, la Consob:

a) stabilisce, sentito il parere del Consiglio nazionale dell'Ordine dei dottori commercialisti e

degli esperti contabili, i principi e i criteri da adottare per la revisione contabile, anche in

relazione alla tipologia delle strutture societarie, amministrative e contabili delle società

sottoposte a revisione;

b) può richiedere la comunicazione, anche periodica, di dati e notizie e la trasmissione di atti e

documenti, fissando i relativi termini;

c) può eseguire ispezioni e assumere notizie e chiarimenti dai soci, dagli amministratori, dai

membri degli organi di controllo e dai dirigenti della società di revisione.

3. Le società di revisione iscritte nell'albo speciale comunicano alla Consob entro trenta giorni la

sostituzione degli amministratori, dei soci che rappresentano la società nella revisione contabile e

dei direttori generali, nonché il trasferimento delle quote e delle azioni; entro lo stesso termine

comunicano ogni altra modificazione della compagine sociale, dell'organo amministrativo e dei

patti sociali, che incide sui requisiti indicati nell'articolo 161, comma 2.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

3-bis. Le società di revisione, in relazione a ciascun incarico di revisione loro conferito,

comunicano alla Consob i nomi dei responsabili della revisione entro dieci giorni dalla data in

cui essi sono stati designati.

Art. 187-terdecies

(Esecuzione delle pene pecuniarie e delle sanzioni pecuniarie nel processo penale)

1. Quando per lo stesso fatto è stata applicata a carico del reo o dell'ente una sanzione

amministrativa pecuniaria ai sensi dell'articolo 187-septies, la esazione della pena pecuniaria e

della sanzione pecuniaria dipendente da reato è limitata alla parte eccedente quella riscossa

dall'Autorità amministrativa.

Art. 190

(Altre sanzioni amministrative pecuniarie in tema di disciplina degli intermediari e dei mercati)

1. I soggetti che svolgono funzioni di amministrazione o di direzione e i dipendenti di società o

enti, i quali non osservano le disposizioni previste dagli articoli 6; 7, commi 2 e 3; 8, comma 1;

9; 10; 12; 13, comma 2; 21; 22; 24, comma 1; 25; 25-bis, commi 1 e 2; 27, commi 3 e 4; 28,

comma 3; 30, commi 3, 4 e 5; 31, commi 1, 2, 5, 6 e 7; 32, comma 2; 36, commi 2, 3, 4, 6 e 7;

37; 38, commi 3 e 4; 39, commi 1 e 2; 40, comma 1; 41, commi 2 e 3; 42, commi 2, 3, 4, 6, 7 e

8; 43, commi 7 e 8; 50, comma 1; 65; 187-nonies, ovvero le disposizioni generali o particolari

emanate dalla Banca d'Italia o dalla Consob in base ai medesimi articoli, sono puniti con la

sanzione amministrativa pecuniaria da euro cinquecentosedici a euro

venticinquemilaottocentoventitre.

2. La stessa sanzione si applica:

a) ai soggetti che svolgono funzioni di amministrazione o di direzione e ai dipendenti delle

società di gestione del mercato, nel caso di inosservanza delle disposizioni previste dal capo I del

titolo I della parte III e di quelle emanate in base ad esse;

b) ai soggetti che svolgono funzioni di amministrazione o di direzione e ai dipendenti delle

società di gestione accentrata, nel caso di inosservanza delle disposizioni previste dal titolo II

della parte III e di quelle emanate in base ad esse;

c) agli organizzatori, agli emittenti e agli operatori, nel caso di inosservanza delle disposizioni

previste dagli articoli 78 e 79;

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

d) ai soggetti che gestiscono sistemi indicati negli articoli 68, 69, comma 2, e 70 o che svolgono

funzioni di amministrazione o di direzione della società indicata nell'articolo 69, comma 1, nel

caso di inosservanza delle disposizioni previste dagli articoli 68, 69, 70 e 77, comma 1, e di

quelle applicative delle medesime;

d-bis) ai soggetti che svolgono funzioni di amministrazione o di direzione e ai dipendenti delle

imprese di assicurazione, nel caso in cui non osservino le disposizioni previste dall'articolo 25-

bis, commi 1 e 2.

3. Le sanzioni previste dai commi 1 e 2 si applicano anche ai soggetti che svolgono funzioni di

controllo nelle società o negli enti ivi indicati, i quali abbiano violato le disposizioni indicate nei

medesimi commi o non abbiano vigilato, in conformità dei doveri inerenti al loro ufficio,

affinché le disposizioni stesse non fossero da altri violate. La stessa sanzione si applica nel caso

di violazione delle disposizioni previste dall'articolo 8, commi da 2 a 6.

3-bis. I soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione o controllo nei soggetti

abilitati, i quali non osservano le disposizioni previste dall'articolo 6, comma 2-bis, ovvero le

disposizioni generali o particolari emanate in base al medesimo comma dalla Banca d'Italia, sono

puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da cinquantamila euro a cinquecentomila euro.

4. Alle sanzioni amministrative pecuniarie previste dal presente articolo non si applica l'articolo

16 della legge 24 novembre 1981, n. 689.

Art. 192-bis

(False comunicazioni circa l'applicazione delle regole previste nei codici di comportamento delle

società quotate)

1. Salvo che il fatto costituisca reato, gli amministratori, i componenti degli organi di controllo e

i direttori generali di società quotate nei mercati regolamentati i quali omettono le comunicazioni

prescritte dall'articolo 124-bis sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da diecimila

a trecentomila euro. Il provvedimento sanzionatorio è pubblicato, a spese degli stessi, su almeno

due quotidiani, di cui uno economico, aventi diffusione nazionale.

Art. 193

(Informazione societaria e doveri dei sindaci e delle società di revisione)

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

1. Nei confronti di società, enti o associazioni tenuti a effettuare le comunicazioni previste dagli

articoli 113, 114, 114-bis e 115 o soggetti agli obblighi di cui all’art. 115-bis è applicabile la

sanzione amministrativa pecuniaria da cinquemila a cinquecentomila euro per l'inosservanza

delle disposizioni degli articoli medesimi o delle relative disposizioni applicative. Se le

comunicazioni sono dovute da una persona fisica, in caso di violazione la sanzione si applica nei

confronti di quest'ultima.

1-bis. Alla stessa sanzione di cui al comma 1 soggiacciono coloro i quali esercitano funzioni di

amministrazione, di direzione e di controllo presso le società e gli enti che svolgono le attività

indicate all'articolo 114, commi 8 e 11, nonché i loro dipendenti, e i soggetti indicati nell'articolo

114, comma 7, in caso di inosservanza delle disposizioni ivi previste nonché di quelle di

attuazione emanate dalla Consob.

1-ter. La stessa sanzione di cui al comma 1 è applicabile in caso di inosservanza delle

disposizioni previste dall'articolo 114, commi 8 e 11, nonché di quelle di attuazione emanate

dalla Consob, nei confronti della persona fisica che svolge le attività indicate nel comma 1-bis e,

quando non ricorra la causa di esenzione prevista dall'articolo 114, comma 10, nei confronti della

persona fisica che svolge l'attività di giornalista.

2. L'omissione delle comunicazioni delle partecipazioni rilevanti e dei patti parasociali previste

rispettivamente dagli articoli 120, commi 2, 3 e 4, e 122, commi 1 e 2 e 5, nonché la violazione

dei divieti previsti dall'articolo 120, comma 5, 121, commi 1 e 3, e 122, comma 4, sono punite

con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro cinquemila a euro cinquecentomila.

3. La sanzione indicata nel comma 2 si applica:

a) ai componenti del collegio sindacale, del consiglio di sorveglianza e del comitato per il

controllo sulla gestione che commettono irregolarità nell'adempimento dei doveri previsti

dall'articolo 149, commi 1, 4-bis, primo periodo, e 4-ter, ovvero omettono le comunicazioni

previste dall'articolo 149, comma 3;

b) agli amministratori delle società di revisione che violano le disposizioni contenute nell'articolo

162, comma 3.

3-bis. Salvo che il fatto costituisca reato, i componenti degli organi di controllo, i quali omettano

di eseguire nei termini prescritti le comunicazioni di cui all'articolo 148-bis, comma 2, sono

puniti con la sanzione amministrativa in misura pari al doppio della retribuzione annuale prevista

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

per l'incarico relativamente al quale è stata omessa la comunicazione. Con il provvedimento

sanzionatorio è dichiarata altresì la decadenza dall'incarico.

Modifiche alla legge 28 dicembre 2005, n. 262 Art. 19.

(Banca d’Italia)

1. La Banca d’Italia è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali ed agisce secondo

gli indirizzi e le istruzioni della Banca centrale europea.

2. La Banca d’Italia è istituto di diritto pubblico.

3. Le disposizioni normative nazionali, di rango primario e secondario, assicurano alla Banca

d’Italia ed ai componenti dei suoi organi l’indipendenza richiesta dalla normativa comunitaria

per il migliore esercizio dei poteri attribuiti nonché per l’assolvimento dei compiti e dei doveri

spettanti.

4. La Banca d’Italia, nell’esercizio delle proprie funzioni e con particolare riferimento a quelle di

vigilanza, opera nel rispetto del principio di trasparenza, naturale complemento

dell’indipendenza dell’autorità di vigilanza. Trasmette al Parlamento e al Governo entro il 30

giugno di ciascun anno, una relazione sull’attività svolta nell’anno precedente.

5. Gli atti emessi dagli organi della Banca d’Italia hanno forma scritta e sono motivati, secondo

quanto previsto dal secondo periodo del comma 1 dell’articolo 3 della legge 7 agosto 1990, n.

241. Delle riunioni degli organi collegiali viene redatto apposito verbale.

6. La competenza ad adottare i provvedimenti aventi rilevanza esterna rientranti nella

competenza del governatore e quella relativa agli atti adottati su sua delega sono trasferite al

direttorio. Agli atti del direttorio si applica quanto previsto dal comma 5. Le deliberazioni del

direttorio sono adottate a maggioranza; in caso

di parità dei voti prevale il voto del governatore. La disposizione contenuta nel primo periodo

non si applica, comunque, alle decisioni rientranti nelle attribuzioni del Sistema europeo di

banche centrali.

7. Il governatore dura in carica sei anni, con la possibilità di un solo rinnovo del mandato. Gli

altri membri del direttorio durano in carica sei anni, con la possibilità di un solo rinnovo del

mandato. In sede di prima applicazione i membri del direttorio diversi dal governatore cessano

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

dalla carica secondo una articolazione delle scadenze disciplinata dallo statuto dell’Istituto,

compresa in un periodo comunque non superiore ai cinque anni.

8. La nomina del governatore è disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta

del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito

il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Il procedimento previsto dal presente

comma si applica anche, nei

casi previsti dall’articolo 14.2 del Protocollo sullo statuto del Sistema europeo di banche centrali

e della Banca centrale europea, per la revoca del governatore. Le disposizioni del presente

comma e del primo periodo del comma 7 entrano in vigore alla data di pubblicazione della

presente legge nella Gazzetta Ufficiale.

9. Lo statuto della Banca d’Italia è adeguato alle disposizioni contenute nei commi da 1 a 7 entro

due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con le modalità stabilite dal comma

2 dell’articolo 10 del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43. Entro il medesimo termine lo

statuto della Banca d’Italia è adeguato ridefinendo le competenze del Consiglio superiore in

modo tale da attribuire allo stesso anche funzioni di vigilanza e controllo all’interno della Banca

d’Italia. Le istruzioni di vigilanza sono adeguate alle disposizioni contenute nei commi da 1 a 8

entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

10. Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è

ridefinito l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e sono disciplinate le modalità di

trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di

partecipazione al capitale della Banca d’Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri

enti pubblici.

11. I commi 2, 3 e 6 dell’articolo 20 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, sono abrogati.

12. Per le operazioni di acquisizione di cui all’articolo 19 del testo unico di cui al decreto

legislativo 1º settembre 1993, n. 385, e per le operazioni di concentrazione ai sensi dell’articolo 6

della legge 10 ottobre 1990, n. 287, che riguardano banche sono necessarie sia l’autorizzazione

della Banca d’Italia, ai sensi del citato articolo 19 del testo unico di cui al decreto legislativo 1º

settembre 1993, n. 385, per le valutazioni di sana e prudente gestione, sia l’autorizzazione

dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato di cui all’articolo 10 della citata legge n.

287 del 1990, ai sensi dell’articolo 6, comma 2, della medesima legge, ovvero il nulla osta della

stessa a seguito delle valutazioni relative all’assetto concorrenziale del mercato.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

13. I provvedimenti delle Autorità di cui al comma 12 sono emanati con un unico atto, entro

sessanta giorni dalla presentazione dell’istanza completa della documentazione occorrente.

L’atto deve contenere le specifiche motivazioni relative alle finalità attribuite alle due Autorità.

14. Al fine di assicurare la funzionalità dell’attività amministrativa e di contenere gli oneri per i

soggetti vigilati, le Autorità di cui al comma 12 si coordinano ai sensi dell’articolo 21.

Art. 24.

(Procedimenti per l’adozione di provvedimenti individuali)

1. Ai procedimenti della Banca d’Italia, della CONSOB, dell’ISVAP e della COVIP volti

all’emanazione di provvedimenti individuali si applicano, in quanto compatibili, i princìpi

sull’individuazione e sulle funzioni del responsabile del procedimento, sulla partecipazione al

procedimento e sull’accesso agli atti amministrativi

recati dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. I procedimenti di controllo a

carattere contenzioso e i procedimenti sanzionatori sono svolti nel rispetto dei principi della

piena conoscenza degli atti istruttori, del contraddittorio, della verbalizzazione nonchè della

distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisorie rispetto all’irrogazione della sanzione. Le

notizie sottoposte per iscritto da soggetti interessati possono essere valutate nell’istruzione del

procedimento. Le Autorità di cui al presente comma disciplinano le modalità organizzative per

dare attuazione al principio della distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisorie rispetto

all’irrogazione della sanzione.

2. Gli atti delle Autorità di cui al comma 1 devono essere motivati. La motivazione deve indicare

le ragioni giuridiche e i presupposti di fatto che hanno determinato la decisione, in relazione alle

risultanze dell’istruttoria.

3. Le Autorità di cui al comma 1 disciplinano con propri regolamenti l’applicazione dei princìpi

di cui al presente articolo, indicando altresì i casi di necessità e di urgenza o le ragioni di

riservatezza per cui è ammesso derogarvi.

4. Alle sanzioni amministrative irrogate dalla Banca d’Italia, dalla CONSOB, dall’ISVAP, dalla

COVIP e dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato non si applicano le disposizioni

sul pagamento in misura ridotta contenute nell’articolo 16 della legge 24 novembre 1981, n. 689,

e successive modificazioni, salvo che per le sanzioni indicate dall’articolo 193, comma 2, del

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, per la violazione delle

disposizioni previste dall’articolo 120, commi 2, 3 e 4, del medesimo testo unico.

5. Avverso gli atti adottati dalle Autorità di cui al comma 4 può essere proposto ricorso

giurisdizionale dinanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio. I termini processuali

sono ridotti della metà, con esclusione di quelli previsti per la presentazione del ricorso. Non

possono essere nominati consulenti tecnici d’ufficio i dipendenti dell’Autorità sul cui atto verte il

ricorso, anche se cessati dal servizio. Restano ferme le disposizioni previste per l’impugnazione

dei provvedimenti sanzionatori dall’articolo 145, commi 4 e seguenti, del testo unico di cui al

decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385, dagli articoli 187-septies, commi 4 e seguenti, e

195, commi 4 e seguenti, del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58,

dall’articolo 6 della legge 5 marzo 2001, n. 57, dagli articoli 12, quinto comma, e 19, settimo

comma, della legge 7 febbraio 1979, n. 48, dall’articolo 10, sesto comma, della legge 28

novembre 1984, n. 792, dall’articolo 11, comma 5, della legge 17 febbraio 1992, n. 166, e

dall’articolo 18-bis, comma 5-bis, del decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124.

6. L’appello al Consiglio di Stato avverso la sentenza o le ordinanze emesse in primo grado non

sospende l’esecuzione delle stesse nè l’efficacia dei provvedimenti impugnati.

6-bis. Nell’esercizio delle proprie funzioni di controllo le Autorità di cui al comma1 e l’Autorità

garante della concorrenza e del mercato, i componenti dei loro organi nonché i loro dipendenti

rispondono dei danni cagionati da atti o comportamenti posti in essere con dolo o colpa grave.

Art. 25

(Competenze in materia di trasparenza delle condizioni contrattuali delle banche, degli

intermediari finanziari, delle assicurazioni e dei fondi pensione)

1. Al testo unico di cui al decreto legislativo 1º settembre 1993, n. 385, e successive

modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 116, comma 2, alinea, le parole: «sentita la Banca d’Italia» sono sostituite dalle

seguenti: «sentite la CONSOB e la Banca d’Italia»;

b) all’articolo 117, comma 8, primo periodo, dopo le parole: «La Banca d’Italia» sono inserite le

seguenti: «, d’intesa con la CONSOB,»; al terzo periodo, dopo le parole: «della Banca d’Italia»

sono aggiunte le seguenti: «, adottate d’intesa con la CONSOB»;

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

c) all’articolo 127, comma 3, dopo le parole: «Banca d’Italia» sono inserite le seguenti: «,

d’intesa con la CONSOB».

2. ABROGATO

3. Le competenze in materia di trasparenza e di correttezza dei comportamenti di cui all’articolo

1, comma 2, lettera h), della legge 23 agosto 2004, n. 243, sono esercitate dalla COVIP

compatibilmente con le disposizioni per la sollecitazione del pubblico risparmio. Restano ferme

le competenze in materia di tutela della concorrenza su tutte le forme pensionistiche

complementari attribuite all’Autorità garante della concorrenza e del mercato dalla legge 10

ottobre 1990, n. 287, e le competenze in materia di sana e prudente gestione delle imprese di

assicurazione attribuite all’ISVAP dalla legge 12 agosto 1982, n. 576, incluse quelle relative ai

prodotti assicurativi con finalità previdenziali.

4. All’articolo 1, comma 2, lettera h), della legge 23 agosto 2004, n. 243, all’alinea, le parole:

«l’unitarietà e» sono soppresse.

Art. 27.

(Procedure di conciliazione e di arbitrato, sistema di indennizzo e fondo di garanzia per i

risparmiatori e gli investitori)

1. Il Governo è delegato ad adottare, entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della

presente legge, un decreto legislativo per l’istituzione, in materia di servizi di investimento, di

procedure di conciliazione e di arbitrato e di un sistema di indennizzo in favore degli investitori e

dei risparmiatori, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, secondo i seguenti

princìpi e criteri direttivi:

a) previsione di procedure di conciliazione e di arbitrato da svolgere in contraddittorio, tenuto

conto di quanto disposto dal decreto legislativo 17 gennaio 2003, n. 5, secondo criteri di

efficienza, rapidità ed economicità, dinanzi alla CONSOB per la decisione di controversie

insorte fra i risparmiatori o gli investitori, esclusi gli investitori professionali, e le banche o gli

altri intermediari finanziari circa l’adempimento degli obblighi di informazione, correttezza e

trasparenza previsti nei rapporti contrattuali con la clientela;

b) previsione dell’indennizzo in favore dei risparmiatori e degli investitori, esclusi gli investitori

professionali, da parte delle banche o degli intermediari finanziari responsabili, nei casi in cui,

mediante le procedure di cui alla lettera a), la CONSOB abbia accertato l’inadempimento degli

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obblighi ivi indicati, ferma restando l’applicazione delle sanzioni previste per la violazione dei

medesimi obblighi, ove ne ricorrano i presupposti;

c) salvaguardia dell’esercizio del diritto di azione dinanzi agli organi della giurisdizione

ordinaria, anche per il risarcimento del danno in misura maggiore rispetto all’indennizzo

riconosciuto ai sensi della lettera b);

d) salvaguardia in ogni caso del diritto ad agire dinanzi agli organi della giurisdizione ordinaria

per le azioni di cui all’articolo 3 della legge 30 luglio 1998, n. 281, e successive modificazioni;

e) attribuzione alla CONSOB, sentita la Banca d’Italia, del potere di emanare disposizioni

regolamentari per l’attuazione delle disposizioni di cui al presente comma.

2. Il Governo è delegato ad adottare, entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della

presente legge, uno o più decreti legislativi per l’istituzione di un fondo di garanzia per i

risparmiatori e gli investitori, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, secondo i

seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) destinazione del fondo all’indennizzo, nei limiti delle disponibilità del fondo medesimo, dei

danni patrimoniali, causati dalla violazione, accertata con sentenza passata in giudicato, delle

norme che disciplinano le attività di cui alla parte II del testo unico di cui al decreto legislativo

24 febbraio 1998, n. 58, e successive modificazioni, detratti l’ammontare dell’indennizzo di cui

al comma 1 eventualmente erogato al soggetto danneggiato e gli importi dallo stesso comunque

percepiti a titolo di risarcimento;

b) previsione della surrogazione del fondo nei diritti dell’indennizzato, limitatamente

all’ammontare dell’indennizzo erogato, e facoltà di rivalsa del fondo stesso nei riguardi della

banca o dell’intermediario responsabile;

c) legittimazione della CONSOB ad agire in giudizio, in rappresentanza del fondo, per la tutela

dei diritti e l’esercizio della rivalsa ai sensi della lettera b), con la facoltà di farsi rappresentare in

giudizio a norma dell’articolo 1, decimo comma, del decreto-legge 8 aprile 1974, n. 95,

convertito, con modificazioni, dalla legge 7 giugno 1974, n. 216, e successive modificazioni,

ovvero anche da propri funzionari;

d) finanziamento del fondo esclusivamente con il versamento della metà degli importi delle

sanzioni irrogate per la violazione delle norme di cui alla lettera a);

e) attribuzione della gestione del fondo alla CONSOB;

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

f) individuazione dei soggetti che possono fruire dell’indennizzo da parte del fondo, escludendo

comunque gli investitori professionali, e determinazione della sua misura massima;

g) attribuzione del potere di emanare disposizioni di attuazione alla CONSOB.

3. Il Governo è delegato ad adottare, entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della

presente legge, un decreto legislativo per la redazione dello statuto dei risparmiatori e degli

investitori, che individua l’insieme dei diritti loro riconosciuti e definisce i criteri idonei a

garantire un’efficace diffusione dell’informazione finanziaria tra i risparmiatori, e per la

redazione del codice di comportamento degli operatori finanziari.

Art. 42.

(Termine per gli adempimenti previsti dalla presente legge)

1. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le società iscritte nel

registro delle imprese alla data di entrata in vigore della presente legge provvedono ad

uniformare l’atto costitutivo e lo statuto alle disposizioni da questa introdotte.

2. Fino alla costituzione dell’albo unico dei promotori finanziari ai sensi dell’articolo 31 del testo

unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, come modificato dall’articolo 14,

comma 1, lettera b), della presente legge, continuano ad applicarsi le disposizioni in materia di

albo unico nazionale dei promotori finanziari recate dal citato articolo 31 del testo unico di cui al

decreto legislativo n. 58 del 1998, nel testo vigente prima della data di entrata in vigore della

presente legge.

3. Le disposizioni contenute negli articoli 165-ter, 165-quater e 165-quinquies del testo unico di

cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, introdotti dall’articolo 6, comma 1, della

presente legge, si applicano alle società che vi sono soggette, a decorrere dall’esercizio

successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore della presente legge.

4. La disposizione di cui all’articolo 161, comma 4, del testo unico di cui al decreto legislativo

24 febbraio 1998, n. 58, come modificato dall’articolo 18, comma 1, lettera d), della presente

legge, si applica a decorrere dal 1º gennaio dell’anno successivo a quello in corso alla data di

entrata in vigore della presente legge. Fino a tale data, continuano ad applicarsi le disposizioni

del medesimo articolo 161, comma 4, nel testo vigente prima della data di entrata in vigore della

presente legge.

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A V V O C A T I E D O T T O R I C O M M E R C I A L I S T I A S S O C I A T I

5. Gli incarichi in corso alla data di entrata in vigore della presente legge e che ricadono in una

delle situazioni specifiche di incompatibilità previste dalle disposizioni contenute nell’articolo 18

per le società di revisione e le entità appartenenti alla medesima rete, i loro soci, gli

amministratori, i componenti degli organi di controllo, i dipendenti della società di revisione

stessa e delle società da essa controllate, ad essa collegate o che la controllano o sono sottoposte

a comune controllo, possono essere portati a definizione secondo i previsti termini contrattuali,

senza possibilità di rinnovo. Entro il termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della

presente legge, il recesso unilaterale da parte della società, o dei soggetti appartenenti alla

medesima rete, dall’incarico revisionale o da contratti per lo svolgimento di servizi, giustificato

dalla necessità di rimuovere una causa di incompatibilità, non comporta obblighi di indennizzo,

risarcimento o l’applicazione di clausole penali o sanzioni, anche se previste in norme di legge o

in clausole contrattuali.

Riferimenti bibliografici ABI: Circolare serie legale, n. 3 del 3.03.2005 Amministrazione & Finanza Oro n. 6/2006, I mercati finanziari fra abusi e tutele. Incidenza delle nuove discipline sugli assetti del mercato italiano. Annunziata F.: La disciplina del mercato mobiliare, 2003 Atti Parlamentari, XIV Legislatura, Camera dei Deputati: Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari, 6.04.2004 Atti Parlamentari, XIV Legislatura, Camera dei Deputati: Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari, 5.05.2004 Banca d’Italia: Bollettino economico, novembre 2003 Banca d’Italia: Relazione annuale, (anni vari) Bessone M.: I mercati mobiliari, 2002 Campobasso G.F.: Testo unico della finanza, 2002 Capriglione F.: La nuova legge sul risparmio. Profili societari, assetti istituzionali e tutela degli investitori, 2006 Cassese S.: La nuova Costituzione economica, 2004 CONSOB: Relazione annuale, (anni vari) CONSOB: Comunicazione n. 6031543 del 7.04.2006 CONSOB: Comunicazione n. 6031585 del 7.04.2006 Costi R.: Il mercato mobiliare, 2000 Del Giudice F.: La Costituzione esplicata, 2006 Fabrizi P.L.: L’economia del mercato mobiliare, 2005 Ferro-Luzzi: Lezioni di diritto bancario, 1995 Giannelli, Commento sub. Art. 2412, in Commentario alla riforma delle società, diretto da Marchetti-Bianchi-Grezzi-Notari, 2006

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Merusi F.: Diritto contro economia. Resistenze all’innovazione nella legge sulla tutela del risparmio, in “Banca Impresa Società” anno XXV, 2006, n.1 Onado M.: Mercati e intermediari finanziari. Economia e regolamentazione, 2000 Sartori: Le regole di comportamento degli intermediari autorizzati, 2004 Scalisi: Dovere di informazione e attività di intermediazione mobiliare, in Mazzamuto-Terranova (a cura di), L’intermediazione mobiliare. Studi in onore di Aldo Malsano, 1993