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doci la loro mano. Le giornate di riflessione si sono concluse con alcune affermazioni importanti: c’è bisogno di fermezza nell’educazio- ne; c’è bisogno di risvegliare le coscienze; bisogna allontanare da noi i frastuoni dell’epoca presente; evitare le invadenze; lavorare in équipe. All’importante incontro internazionale ho preso parte insie- me con la Madre Superiora, Prof.ssa Suor Assunta Lucatelli. Alla tra- sferta ha fatto da cornice la magni- ficenza della Normandia. Numerose sono state le visite guidate: a scuo- le di prestigio, fabbriche, luoghi storici come il Museo dello sbarco in Normandia, a luoghi di smisurata bellezza, come il Monte Saint- Michel, con le sue alte e basse maree, a chiese, città e splendidi villaggi gotici, come Douvres-La- Délivrande, Caen, Bayeux, Parigi. La nostra permanenza è stata resa ancora più piacevole dalla gentile ospitalità che abbiamo ricevuto alla Casa Madre dei Virgo Fidelis a Douvres-La-Délivrande, premurosa ed onnipresente è stata la festosa accoglienza della Madre Generale e dei suoi collaboratori. Preside Ing. Leonardo Micelli A cavallo delle festività di Ognis- santi, a Douvres-La-Délivrande, in Normandia, si è tenuto il biennale convegno di tutti i Presidi degli Istituti Virgo Fidelis, riuniti nell’As- sociazione Alliance Notre Dame de Fidelité. Erano presenti, ovviamen- te, la Francia, con Douvres-La- Délivrande, Caen, Mortagne au Perche, Campagnole; il Belgio, con Bruxelles; la Gran Bretagna, con Norwood, e l’Italia, con Grottafer- rata e Trebisacce. Tutti uniti dallo stesso spirito educativo. Di grande attualità il tema su cui si è riflettu- to per tre giorni, con relazioni dei maggiori studiosi e vari seminari: I giovani ed i ragazzi di ieri e di oggi. Quali evoluzioni attraverso l’Euro- pa?. In termini più semplici si è discusso su quali siano le difficoltà che incontrano i giovani ed i ragazzi di oggi; cosa si può fare per soddi- sfare le loro esigenze e rispondere alle loro aspettative. La relazione introduttiva ha preso le mosse dal Vangelo di San Marco, cap. 5 vv. 21- 24-35, con la morte e resurrezione della figlia di Giàiro: Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: - La mia figlioletta è agli estre- mi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva. Gesù andò da lui. Molta folla lo seguiva e gli si strin- geva intorno. Mentre ancora parla- va, dalla casa del capo della sinago- ga vennero a dirgli: - Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?. Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sina- goga: - Non temere, continua solo ad aver fede!. Entrato, disse loro: - Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è mor- ta, ma dorme. Ed essi lo derideva- no. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bam- bina. Presa la mano della bambina, le disse: - Talità kum, che signi- fica: - Fanciulla, io ti dico alza- ti!. Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Egli ordinò di darle da mangiare. I genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto. Come ha fatto Gesù con la figlia di Giairo, dobbiamo fare anche noi: prendere per mano i giovani ed accompagnarli nel loro cammino perché essi non sono morti, ma dormono; e fare in modo che essi si lascino guidare da noi offren- INCONTRO AL VERTICE Convegno Istituti Virgo Fidelis MOMENTI DI GLORIA Premio Tersicore a cura della Redazione Anche un'alunna del Virgo Fidelis ha partecipato alla VII edizione del Premio letterario Tersicore, organiz- zato dalla sezione locale della FIDA- PA, classificandosi al primo posto. Il concorso aveva come tema Il rispetto di sé e degli altri come condizione essenziale della società democratica e dell'idea stessa di uomo-persona. Alla cerimonia di premiazione erano pre- senti alte personalità, quali il vescovo della Diocesi di Cassano, Mons. Berto- lone, eminenti docenti universitari e critici letterari. Martina Guglielmi ha presentato un componimento dal titolo Lì dove la democrazia non c’è... Parliamo tanto di democrazia, forse troppo, e, molto spesso, in modo inappropriato. Forse una riflessione più consapevole, priva di frasi fatte e di pensieri tratti da chissà quale libro possono farci comprendere meglio il significato di questo termine e di tutti gli altri ad esso correlati. Ma anche le parole di Martina possono darci la spinta ad essere uomini migliori... Baghdad, 10 marzo 2008 ...Cara amica mia, sono Maryam. E' da tanto che non ci sentiamo, come stai? Anche questa volta, come tutte le altre, non sono sicura che ti arriverà questa lettera. Sai, oggi mio padre mi ha dato quella che per molti dovrebbe essere la notizia più bella... tra un mese mi spose- rò! Naturalmente non conosco quello che sarà il mio futuro marito, potrò cono- scerlo solo il giorno delle nozze. Tutto questo a te sembra strano, vero? Tu a diciotto anni sei una ragazza che ha "l'obbligo" di andare a scuola, di studiare, di avere una cultura, un proprio pensiero! Poi sarai tu a decidere se, quando e con chi sposarti. Sarà di certo un uomo di cui sei innamo- rata, che ti rispetta. Qui tutto questo è un bellissimo sogno che faccio ogni notte; ma la mattina dopo è tutto come o peggio di prima... indosso il mio velo e piango... e non c'è nessuno che può togliermi quel velo e asciugarmi le lacrime. E quelle lacrime sono silenziose, così come le mie giornate. In pubblico non posso parlare, né alla presenza di un uomo. Donna è uguale ad oggetto e non persona. Sai cos'è (e non chi è) una donna qui? E' colei che deve procreare e servire da svago a suo marito, il suo padrone. Io devo portare rispetto! Si certo, rispetto. Ma chi ne avrà mai per me? Quand'è che potrò osservare il mondo con i miei occhi e non attraverso un velo? Quand'è che un uomo mi amerà? Quand'è che anch'io avrò voce? La risposta è mai! L'unica cosa che mi consola è immagina- re la tua di vita... una vita dove c'è democrazia. E' così che si chiama, vero? Qui è una parola sconosciuta. E così aspetto la notte per essere libera, per ricevere un bacio da mio padre e urlare al mondo che ho voglia di vivere! Aspetto la notte per dare rispetto a chi sa darmelo! Ti abbraccio, Maryam Sommario: Incontro Al Vertice 1 MOMENTI DI GLORIA Premio Tersicore 1 AMARCORD Una Giornata a Villa Azzurra 2 Letti e Visti Per Voi! Consigli per amene letture e visioni 3 PROFESSIONE: REPORTER Mondi e Culture a Confronto 2 4 Le Plaisir d’Ecrire Une Histoire d’Amour 5 PAPER GAMES 6 Illustrazione dell’episodio, tratto dal Vangelo Di San Marco, relativo alla figlia di Giàiro Periodico dei Licei Paritari Linguistico e Psico-Socio-Pedagogico Virgo Fidelis di Trebisacce (Cs) BLACK & WHITE NOTA DEI CURATORI RINGRAZIAMO, INNANZITUTTO, TUTTI QUELLI CHE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUOVO NUMERO DI B&W E RICORDIAMO CHE LA PARTECIPAZIONE AL GIORNALINO È ESTESA A TUTTI I COMPONENTI DEL VIRGO, DAL DIRIGENTE AI DOCENTI, AGLI ALLIEVI ED ALLIEVE. È OVVIO CHE SEMPRE VUOTA È LA DISPENSA DI CHI NON VA MAI A FARE LA SPESA… INFINE, UNA PRECISAZIONE: I CURATORI HANNO, QUI COME ALTROVE, SOLO L’INCARICO DI REPERIRE I VARI ARTICOLI E DI PROVVEDERE A CHE TUTTO SIA PERFETTO NEL MONTAGGIO DELLE VARIE PAGINE (CHE SALGONO IN QUESTO NUMERO DA 4 A 6). NIENT’ALTRO CHE QUESTO… Proff. Antonello Corrado Francesca Parise NUMERO 2 FEBBRAIO/MARZO 09

B & w numero due

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doci la loro mano. Le giornate di riflessione si sono concluse con alcune affermazioni importanti: c’è bisogno di fermezza nell’educazio-ne; c’è bisogno di risvegliare le coscienze; bisogna allontanare da noi i frastuoni dell’epoca presente; evitare le invadenze; lavorare in équipe. All’importante incontro internazionale ho preso parte insie-me con la Madre Superiora, Prof.ssa Suor Assunta Lucatelli. Alla tra-sferta ha fatto da cornice la magni-ficenza della Normandia. Numerose sono state le visite guidate: a scuo-le di prestigio, fabbriche, luoghi storici come il Museo dello sbarco in Normandia, a luoghi di smisurata bellezza, come il Monte Saint-Michel, con le sue alte e basse maree, a chiese, città e splendidi villaggi gotici, come Douvres-La-Délivrande, Caen, Bayeux, Parigi. La nostra permanenza è stata resa ancora più piacevole dalla gentile ospitalità che abbiamo ricevuto alla Casa Madre dei Virgo Fidelis a Douvres-La-Délivrande, premurosa ed onnipresente è stata la festosa accoglienza della Madre Generale e dei suoi collaboratori.

Preside Ing. Leonardo Micelli

A cavallo delle festività di Ognis-santi, a Douvres-La-Délivrande, in Normandia, si è tenuto il biennale convegno di tutti i Presidi degli Istituti Virgo Fidelis, riuniti nell’As-sociazione Alliance Notre Dame de Fidelité. Erano presenti, ovviamen-te, la Francia, con Douvres-La-Délivrande, Caen, Mortagne au Perche, Campagnole; il Belgio, con Bruxelles; la Gran Bretagna, con Norwood, e l’Italia, con Grottafer-rata e Trebisacce. Tutti uniti dallo stesso spirito educativo. Di grande attualità il tema su cui si è riflettu-to per tre giorni, con relazioni dei maggiori studiosi e vari seminari: I giovani ed i ragazzi di ieri e di oggi. Quali evoluzioni attraverso l’Euro-pa?. In termini più semplici si è discusso su quali siano le difficoltà che incontrano i giovani ed i ragazzi di oggi; cosa si può fare per soddi-sfare le loro esigenze e rispondere alle loro aspettative. La relazione introduttiva ha preso le mosse dal Vangelo di San Marco, cap. 5 vv. 21-24-35, con la morte e resurrezione della figlia di Giàiro: Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: - La mia figlioletta è agli estre-mi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva. Gesù andò da lui.

Molta folla lo seguiva e gli si strin-geva intorno. Mentre ancora parla-va, dalla casa del capo della sinago-ga vennero a dirgli: - Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?. Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sina-goga: - Non temere, continua solo ad aver fede!. Entrato, disse loro: - Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è mor-ta, ma dorme. Ed essi lo derideva-no. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bam-bina. Presa la mano della bambina, le disse: - Talità kum, che signi-fica: - Fanciulla, io ti dico alza-ti!. Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Egli ordinò di darle da mangiare. I genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.

Come ha fatto Gesù con la figlia

di Giairo, dobbiamo fare anche noi: prendere per mano i giovani

ed accompagnarli nel loro cammino perché essi non sono morti, ma

dormono; e fare in modo che essi si lascino guidare da noi offren-

INCONTRO AL VERTICE Convegno Ist itut i Virgo Fidel is

MOMENTI DI GLORIA Premio Tersicore a cura del l a Redaz ione

Anche un'alunna del Virgo Fidelis ha partecipato alla VII edizione del Premio letterario Tersicore, organiz-zato dalla sezione locale della FIDA-PA, classificandosi al primo posto. Il concorso aveva come tema Il rispetto di sé e degli altri come condizione essenziale della società democratica e dell'idea stessa di uomo-persona. Alla cerimonia di premiazione erano pre-senti alte personalità, quali il vescovo della Diocesi di Cassano, Mons. Berto-lone, eminenti docenti universitari e critici letterari. Martina Guglielmi ha presentato un componimento dal titolo Lì dove la democrazia non c’è... Parliamo tanto di democrazia, forse troppo, e, molto spesso, in modo inappropriato. Forse una riflessione più consapevole, priva di frasi fatte e di pensieri tratti da chissà quale libro possono farci comprendere meglio il significato di questo termine e di tutti gli altri ad esso correlati. Ma anche le parole di Martina possono darci la spinta ad essere uomini migliori...

Baghdad, 10 marzo 2008 ...Cara amica mia, sono Maryam. E' da tanto che non ci sentiamo, come stai? Anche questa volta, come tutte le altre, non sono sicura che ti arriverà questa lettera. Sai, oggi mio padre mi ha dato quella che per molti dovrebbe essere la notizia più bella... tra un mese mi spose-rò! Naturalmente non conosco quello che sarà il mio futuro marito, potrò cono-scerlo solo il giorno delle nozze. Tutto questo a te sembra strano, vero? Tu a diciotto anni sei una ragazza che ha "l'obbligo" di andare a scuola, di studiare, di avere una cultura, un proprio pensiero! Poi sarai tu a decidere se, quando e con chi sposarti. Sarà di certo un uomo di cui sei innamo-rata, che ti rispetta. Qui tutto questo è un bellissimo sogno che faccio ogni notte; ma la mattina dopo è tutto come o peggio di prima... indosso il mio velo e piango... e non c'è nessuno che può togliermi quel velo e

asciugarmi le lacrime. E quelle lacrime sono silenziose, così come le mie giornate. In pubblico non posso parlare, né alla presenza di un uomo. Donna è uguale ad oggetto e non persona. Sai cos'è (e non chi è) una donna qui? E' colei che deve procreare e servire da svago a suo marito, il suo padrone. Io devo portare rispetto! Si certo, rispetto. Ma chi ne avrà mai per me? Quand'è che potrò osservare il mondo con i miei occhi e non attraverso un velo? Quand'è che un uomo mi amerà? Quand'è che anch'io avrò voce? La risposta è mai! L'unica cosa che mi consola è immagina-re la tua di vita... una vita dove c'è democrazia. E' così che si chiama, vero? Qui è una parola sconosciuta. E così aspetto la notte per essere libera, per ricevere un bacio da mio padre e urlare al mondo che ho voglia di vivere! Aspetto la notte per dare rispetto a chi sa darmelo!

Ti abbraccio, Maryam

Sommario:

Incontro Al Vertice 1

MOMENTI DI GLORIA Premio Tersicore

1

AMARCORD Una Giornata a Villa Azzurra

2

Letti e Visti Per Voi! Consigli per amene letture e visioni

3

PROFESSIONE: REPORTER Mondi e Culture a Confronto 2

4

Le Plaisir d’Ecrire Une Histoire d’Amour

5

PAPER GAMES

6

Illustrazione dell’episodio, tratto dal Vangelo Di San Marco, relativo alla figlia di Giàiro

Per iodico de i L ice i Par itar i L ingu is t ico e Ps ico-Soc io-Pedagog ico

Virgo F ide l is di Trebisacce (Cs)

BLACK & WHITE NOTA DEI CURATORI RINGRAZIAMO, INNANZITUTTO, TUTTI QUELLI CHE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUOVO NUMERO DI B&W E RICORDIAMO CHE LA PARTECIPAZIONE AL GIORNALINO È ESTESA A TUTTI I COMPONENTI DEL VIRGO , DAL DIRIGENTE AI DOCENTI, AGLI ALLIEVI ED ALLIEVE. È OVVIO CHE SEMPRE VUOTA È LA DISPENSA DI CHI NON VA MAI A FARE LA SPESA… INFINE, UNA PRECISAZIONE: I CURATORI HANNO, QUI COME ALTROVE, SOLO L ’INCARICO DI REPERIRE I VARI ARTICOLI E DI PROVVEDERE A CHE TUTTO SIA PERFETTO NEL MONTAGGIO DELLE VARIE PAGINE (CHE SALGONO IN QUESTO NUMERO DA 4 A 6) . NIENT’ALTRO CHE QUESTO…

Proff. Antonel lo Corrado

Francesca Par i se

NUMERO 2 FEBBRAIO/MARZO 09

A Villa Azzurra (Centro resi-denziale per anziani) la matti-nata dello scorso 15 dicembre poteva sembrare uguale a tante altre.

In realtà nessuno dei presenti avrebbe mai immaginato che di lì a poco vi sarebbe stato un evento che avrebbe interrotto per qualche ora la quotidianità e la monotonia del tempo.

In mattinata arrivano dunque, con grande solarità e forte simpatia, le ragazze della II Liceo Socio-Psico-Pedagogico di Trebisacce, accompagnate

dai Proff. Cinzia Leone, Giu-seppe Iannuzzi e dal pedagogi-sta Guido Valenzano; le stu-dentesse si sono adoperate per regalare almeno per un giorno sorrisi e momenti di gioia a chi forse troppo spesso viene dimenticato.

A testimonianza del fatto che i giovani non pensano solo a divertirsi, le allieve sono state entusiaste dell’iniziativa pro-spettata loro dagli insegnanti.

Arrivate a Villa Azzurra, le ragazze hanno portato una ventata di giovinezza e di

solarità ed hanno subito sim-patizzato con gli anziani pre-senti, i quali hanno vissuto momenti di forte gioia, anche ripensando alla loro giovinez-za.

Alla fine della giornata, i resi-denti di Villa Azzurra hanno ringraziato le nostre allieve, anche per aver fatto loro riassaporare quel senso di spensieratezza, ormai troppo distante dalla loro età.

Prof.ssa Cinzia Leone

hanno, ancora una volta, rinnovato il loro giuramento di fedeltà alla Vergine; è stato, però, un giorno di grande gioia anche per noi docenti e per gli alunni poi-ché abbiamo avuto la possi-bilità di partecipare ad una celebrazione molto suggesti-va, che ci ha ritemprati nel corpo e nello spirito.

Prof.ssa Francesca Parise

Anche quest’anno, il 20 gen-naio, si è tenuta la comme-morazione della Vergine Fedele. Un giorno importan-te, non solo per il nostro, ma per tutti gli Istituti Virgo Fidelis. E’ stato un giorno di grande gioia; per la Madre Superiora, Prof.ssa Suor Assunta Lucatelli e per le sue consorelle, poiché du-rante la funzione religiosa, officiata da Padre Joseph,

AMARCORD Una Giornata a V i l la Azzurra

FESTA DELLA VERGINE FEDELE

uno dei propri elementi fondanti. Dal momento in cui giunse al potere, si scagliò contro i cittadini ebrei con ogni mezzo di propaganda e con una fitta campagna di leggi. Per convincere anche la pubblica opinione della necessità di questa lotta, furono utilizzate le accuse di “deicidio”, di inquinamento della razza ariana e di arricchimento mediante lo sfruttamento del lavoro e delle disgrazie economiche altrui. Ho voluto prendere in esame Il diario di Anna Frank, che è da tutti considerato uno dei testi più commoventi ed elevati della letteratura prodotta durante la Seconda Guerra Mondiale. Edito per la prima volta nel 1947, esso è subito diven-tato un libro di culto per milioni di giovani, ai quali viene insegnato, attraverso le pagine di tale diario, il modo “corretto” di interpretare, anzi di accettare la realtà “storica” sull'Olocausto. Esso, infatti, ci fa capire l'angoscia e la disperazione provata dal popolo ebraico a causa delle leggi razziali introdotte da Hitler nel 1933. Raccontando avvenimenti e riportando stati d'animo provati da Anna, una ragaz-

zina ebrea di 13 anni, che subì in prima persona i disagi e le privazioni della persecuzione razziale, è la testimonianza più autentica della crudeltà di quella fase della storia mondiale, poiché, non sapen-do che il suo lavoro sarebbe stato pubblicato postu-mo, riporta fedelmente tutto ciò che ha visto, senza condizionamenti di alcun genere. Anna Frank è una ragazza tedesca di origine ebrea, nata a Francoforte nel 1929, che, prima di morire a soli 16 anni nel campo di concentramento di Bergen Belsen, ci insegna il valore della bontà nonostante il mondo disumano in cui si trova a vivere. Perseguitati dai tedeschi, per la loro origine ebraica, lei, la sua famiglia e in seguito la famiglia Van Daan e il Dottor Dussel, furono costretti a stare nascosti in un alloggio segreto, fino a quando furono scoperti dalle SS. Arrestati e portati nei campi di concentramen-to, la madre di Anna morì di stenti, e un anno più tardi morirono Margot e Anna di tifo. Tre settimane dopo la loro morte (1944) gli inglesi liberarono Bergen Belsen. Il diario di Anna Frank, fu trovato nell'alloggio segreto e consegnato dopo la guerra al padre di Anna, unico superstite della famiglia. Fu pubblicato ad Amsterdam nel 1947, col titolo origi-nale Het acherhuiscil (t. i.: Il retrocasa). Tra le pagine più belle del diario c’è sicuramente quella che porta la data del 21 luglio 1944: L’animo mi si apre alla speranza, finalmente va bene! Si, davvero, le cose vanno bene! Notizie strepitose. E’ un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sem-pre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui saranno ancora attuabili. Anche se la Giornata della Memoria è passata da qualche settimana, non bisogna dimenticare che ci sono stati migliaia di persone che hanno perso la vita per portare avanti i propri ideali, che, nonostan-te tutto, non hanno perso le speranze nel futuro e negli altri. Come scrive Anna debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui saranno ancora attuabili.

Prof.ssa Francesca Parise

COMMEMORAZIONE GIORNO DELLA MEMORIA La Repubblica italiana ha riconosciuto il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, e tutti coloro che si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. Ma cosa intendiamo per Shoah? Con il termine Shoah venne ufficialmente indicato lo sterminio degli ebrei operato dai nazisti. Nella parola Shoah, però, voce biblica che significa “catastrofe, disa-stro”, è implicito che quanto è accaduto non ha alcun significato religioso, contra-riamente a ciò che richiama il termine olocausto, che rinvia a un’idea di sacrificio e di espiazione. La Shoah è stata, piutto-sto, un genocidio, ovvero un’azione crimi-nale che, attraverso un complesso e preordinato insieme di azioni, è finalizza-ta alla distruzione di un gruppo etnico, nazionale, razziale o religioso. Il Nazismo fece dell’attacco agli ebrei

Arrivate a Vil la Azzurra, le ragazze hanno portato una ventata di giovinezza e di solarità ed hanno subito simpatizzato con gli anziani presenti…

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NUMERO 2

Locandina di Roma città aperta, indiscusso capola-voro del cinema italiano, ambientato durante i nove mesi dell ’occupazione nazista di Roma

Il gabbiano Jonathan Livingston è un celebre romanzo di Richard Bach. Best seller in molti paesi del mondo negli anni '70, è diventato per molti un vero e proprio cult. Trama: Jonathan è un gabbiano diverso dagli altri, il cui unico deside-rio è quello di imparare a volare in modo perfetto. Per questo è rimpro-verato dai suoi genitori ed escluso dagli altri componenti del suo stormo, lo Stormo Buonappetito, in quanto nessuno capisce la sua passione per il volo, poiché il volare è considerato soltanto come un modo per procurarsi il cibo. Nonostante la buona volontà di Jonathan per cercare di essere un gabbiano come tutti gli altri e di non dedicarsi più alla sua passione, il suo desiderio di trovare il volo perfetto è più forte di lui e in poco tempo riesce a compiere acrobazie incredibili, mai compiute da nessun altro volatile. Ma lo Stormo non apprezza la sua impru-

denza e il Consiglio degli Anziani decide di esiliarlo, di fare di lui un Reietto. Abbandonato e solo, Jonathan tra-scorre diversi anni ad esercitarsi nel volo finché un giorno lo raggiungono due gabbiani dalle piume candide, che si librano nell’aria insieme a lui. Que-sti lo convincono a seguirli nel Paradi-so dei Gabbiani, un luogo dove si può imparare a volare per davvero. Jona-than accetta, diventando anche lui bianco e splendente come i suoi nuovi compagni di viaggio. Per diversi anni rimane nel Paradiso dei Gabbiani sotto la guida di Sullivan, suo mento-re ed amico. Quando finalmente raggiunge i livelli del suo maestro, si accorge che nonostante tutto ciò che ha imparato il suo corpo gli è ancora d'intralcio. Così chiede al gabbiano più anziano, Chang, di insegnargli a volare alla velocità del pensiero, a superare il

"qui ed ora", cosa che soltanto Chang sa fare. Dopo molti tentativi, Jonathan riesce nel suo intento, ma poche settimane dopo Chang muore. Lascia un testa-mento spirituale a Jonathan: non basta allenarsi al volo perfetto, il vero scopo è allenarsi a capire il segreto della bontà e dell'amore, ovvero la cosa più difficile da mettere in pratica. Rimasto senza guida, Jonathan, tor-mentato dal desiderio di insegnare al resto dei gabbiani ciò che ha appreso, confessa a Sullivan i suoi pensieri, ma questo lo convince ad aiutarlo nella sua attività di addestramento dei nuovi arrivati. Tra i discepoli, c'è un gabbiano parti-colare, paralizzato ad un'ala, ma che vorrebbe volare, Kirk Maynard. Jona-than gli insegna che la volontà è tutto, così il giovane uccello riesce a librarsi nel cielo.

Prof.ssa Francesca Parise

Senza che voi lo sappiate e per tutta la vostra vita.

È l’idea geniale (prima dell’av-vento del Grande Fratello tele-visivo) di un film straordinario, diretto da Peter Weir ed inter-pretato da Jim Carrey, che riveste il ruolo del protagonista, Truman Burbank appunto.

Nei panni del cattivo, un assolu-tamente perfetto Ed Harris, che ha nel film un nome pro-grammatico, Christof. Questi ha adottato Truman, povero trova-tello, e ne ha fatto un fenomeno da baraccone, un ignaro bambi-

Immaginate di alzarvi la matti-na, prepararvi per affrontare la giornata, incontrare amici e parenti; immaginate di arrab-biarvi, di innamorarvi, di fare ogni giorno gli stessi rituali. Immaginate, poi, di scoprire poco per volta che il mondo che vi circonda è un clamoroso falso, dove tutta la vostra vita è stata disegnata e preparata a tavolino da una mente perversa e diaboli-ca, per intrattenere un immenso pubblico di spettatori, che han-no visto e sentito tutto quello che vi è capitato.

no, poi adolescente ed infine uomo, che scopre a trent’anni suonati di avere sempre vissuto in set televisivi con attori e comparse.

Il finale è straordinario, con Truman che decide letteralmen-te di uscire dal gigantesco set in cui è sempre stato, per andare alla ricerca del mondo vero.

Un film da (ri)vedere assoluta-mente, in un’era dominata davve-ro da un Grande Fratello di Orwelliana memoria.

Prof. Antonello Corrado

LIBRI Il Gabbiano Jonathan L iv ingston di R ichard Bach

CINEMA The Truman Show

po ha perduto le tracce. Arma-to solo della sua buona volontà, Smithy inizia un viaggio avven-turoso e denso di sorprese. Partito da Rhode Island, du-rante questo cammino, alquan-to accidentato, sarà prima investito da un Pick Up, verrà colpito dal proiettile di un poliziotto, verrà rapinato, minacciato, insultato, ma tro-verà anche chi saprà apprez-zarlo, coccolarlo e amarlo. La sua incrollabile fiducia nel prossimo, la sua integrità e il suo candore resteranno immu-

tati, malgrado gli scherzi che gli gioca il destino. Prestando aiuto ad un malato di AIDS, salvando un bambino disperso in una bufera di neve, agendo sempre spinto dal suo cuore, entrerà nelle vite di innumere-voli sconosciuti e questi inte-ragiranno con la sua, determi-nandone svolte e fuori pro-gramma. Fino ad arrivare ad una destinazione imprevedibi-le.

Prof.ssa Francesca Parise

LIBRI Sognavo di correre lontano di Ron McLarty Ron McLarty è attore; è una delle presenze più ricorrenti in serie come Law & Order e Sex in the City. Questo è il suo debutto nella narrativa. Trama: Smithy Ide ha quaran-tatre anni, pesa centoventisei chili e, con ancora indosso l’abito scuro del funerale dei suoi genitori, inforca la bici-cletta della sua adolescenza e comincia a pedalare. La meta è Los Angeles, dall’altra parte degli Stati Uniti, alla ricerca dell’amatissima e sfortunata sorella Bethany, di cui da tem-

Smithy Ide ha quarantatre anni, pesa centoventisei chili e, con ancora indosso l’abito scuro del funerale dei suoi genitori, inforca la bicicletta della sua adolescenza e comincia a pedalare.

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NUMERO 2

Copertina del DVD del film del 1973, diretto da Hall Bar-tlett, tratto dal romanzo di cui si parla nell’articolo. Cinema e Letteratura possono ormai considerarsi inseparabili compagni di viaggio

Copertina del DVD del film del 1998, diretto da Peter Weir

In una società multietnica come quella odierna non si può non dare uno sguardo alle molte e diverse culture che ci circonda-no. La nostra scuola ha la for-tuna di ospitare ragazzi prove-nienti da altri Paesi che si sono ben integrati all'interno della nostra società, che hanno ap-preso modi di vita, usi e costu-mi dei luoghi in cui abitano e che, giorno per giorno, ci ren-dono partecipi della loro quoti-dianità. Abbiamo voluto porre qualche domanda ad alcuni di questi ragazzi per cercare di conoscerli e farli conoscere meglio. Maryam e Abdullah Moufakir, rispettivamente 17 e 19 anni, sono fratelli; vivono ormai da cinque anni nella Piana di Cer-chiara, ma provengono dal Ma-rocco Centrale, da Casablanca, così come Rabia, loro cugina. Hanno accettato di buon grado la nostra "intervista" ed hanno risposto prontamente alle do-mande, felici di dare una testi-monianza importante della loro cultura. D: A che anno si comincia ad andare a scuola in Marocco? R: Anche da noi si va a scuola a 6 anni, ma la durata dei cicli scola-stici è diversa; in Marocco le scuole elementari (Madrasa) hanno una durata di sei anni; le scuole medie (Madrasa Ibtidaiya) durano tre anni; tre anni di Liceo(Teloria) e quattro anni di Uni-versità (Jamiaa). D: Qual'è la vostra moneta? R: Il Diirham.

D: E la vostra Religione? Volete aiutarci a capire meglio? R: Per molti aspetti non è molto lontana dalla vostra, anche se professiamo la Religione Musul-mana. Il nostro Dio è Allah e, al contrario di voi, non abbiamo Santi, non esiste la confessione e non ci sono i Sacramenti. Per noi Gesù non è il Figlio di Dio, ma un profeta come Maometto, Mosè, Abramo. La Madonna è chiamata Maryam e nel Corano, che è il nostro "Vangelo", è simbolo di "Donna Pulita". Anche per noi esistono i Regni ultraterreni, ma solo Inferno e Paradiso; i peccati vengono espiati con la preghiera che si fa cinque volte al giorno: alle 5:30 del mattino; alle 12:00; alle 15:30; alle 17:30 e alle 19:30. Quando si prega ci si prostra col viso per terra rivolti alla Mecca (dove sorge il sole) e si recita il Corano. Questo avviene dai sette anni in poi. La Messa in Moschea viene celebrata ogni venerdì, dalle 12:30 alle 14:30, non da un prete ma da un Imam. Prima di recarsi alla Moschea c'è un ri-tuale da compiere: ci si deve lavare le mani, il viso, le orecchie, la bocca, il naso, i capelli e i piedi per tre volte consecutive. D: Quali sono le vostre feste religiose? R: Il nostro calendario non pre-vede molte feste. Sono solo due quelle che tutti i marocchini rispettano, ovunque si trovino: il Ramadan e La Festa di Abramo, chiamata anche Festa del Sacri-ficio. D: Volete spiegarci più dettaglia-

tamente di cosa si tratta? R: Il Ramadan è il nome arabo del nono mese del calendario lunare musulmano, che ricorda la "discesa" del Corano dal cielo. Il Ramadan dura trenta giorni e non è a data fissa; quest'anno è stato dal 15 settembre al 15 ottobre. Durante questo periodo è impo-sto il digiuno assoluto dall'alba al tramonto e, al trentesimo giorno si fa una grande festa con amici e parenti. Nella Festa di Abramo si va in Moschea dalle 08:00 alle 10:30 e di ritorno a casa si ucci-de un agnello. Questo sacrificio ricorda la parabola del Figliol Prodigo. D: Un'ultima domanda. La cucina magrebina ormai è apprezzata anche da noi. Quali sono i piatti che cucinate spesso? R: Il piatto più cucinato in assolu-to è il Cous Cous che viene man-giato tutti i venerdì insieme alla Tajne e alla Bestayla al ritorno dalla preghiera in Moschea; la nostra cucina è ricca, però, anche di dolci: Msmen, Baghrir, Shiyar, Ashay, vari biscottini che si mangiano con il the. La cucina marocchina ha, però, come base il cibo tipico dei nomadi (pecora, verdure e datteri) con contami-nazioni arabe e francesi. I piatti che ne derivano sono un concen-trato di vari sapori che vanno dal dolce al salato. In un piatto unico è possibile trovare carne, frutta e verdura, condita anche con dello zucchero. Tipico piatto è il tajine, il cuscus, la bastilla, il m'choui, l'harira, le brochette e i merguez.

gli scherzi, il cinema, il lungoma-re, il corso, gli stage fatti insie-me. Vorrei svegliarmi un giorno e recuperare il tempo perso, vorrei ancora dirti tante cose. Vorrei proteggerti, ma so che non è possibile e così la mia consolazione è il tuo sorriso, che ritrovo in una fotografia. I giorni passarono velocemente, tu crescevi e il destino ci ha divise. Voglio solo che tu sappia che non ho mai smesso di volerti bene; conservo ancora il Didle che mi hai regalato e ricordo con malinconia la tua generosità, la tua euforia, il tuo essere

E' passato un anno dal giorno in cui gli angeli ti hanno voluta con loro. Proverò a volare un po’ con la memoria per ricordarti, dolce e gioiosa come sempre. Avevi solo 12 anni la prima volta che ci siamo incontrate; ero venuta a casa tua per aiutare tuo fratel-lo a studiare; ma non fu così ed io e te passammo l'intero pome-riggio a ridere e scherzare e a confidarci i nostri segreti. Sembrava un'amicizia bellissi-ma, solida, che neanche il tempo avrebbe corroso. Che bei ricor-di i nostri pomeriggi a danza e quel legame che ci univa, e poi

bellissima e speciale con poco. Descriverti? Penso tu sia stata la figlia che ogni mamma desi-dera, l'amica che tutti vorreb-bero avere, l'angelo che ora è al fianco di tutti noi. Per notarti bastava un minuto, per apprez-zarti meno di un giorno, per vederti bene bastava guardarti negli occhi, ma non basterà una vita intera per dimenticarti. Da lassù proteggici, veglia su mam-ma, papà e tuo fratello, sorridi e porta nel tuo cuore ciò che di bello ti ha donato la vita terre-na. Ti voglio bene. Ale.

Alessia Verri Classe V A

PROFESSIONE: REPORTER Mondi e Culture a Confronto 2 a cura della Redazione

In Ricordo d i Debora Pug l iese

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BLACK & WHITE

Descriverti? Penso tu sia stata la figlia che ogni mamma desidera, l'amica che tutti vorrebbero avere, l'angelo che ora è al fianco di tutti noi. Per notarti bastava un minuto, per apprezzarti meno di un giorno, per vederti bene bastava guardarti negli occhi. ma non basterà una vita intera per dimenticarti.

Il Ramadan è il nome arabo del nono mese del c a l e n d a r i o l u n a r e musulmano, che ricorda la "discesa" del Corano dal cielo. Il Ramadan dura trenta giorni e non è a data fissa; quest'anno è stato dal 15 settembre al 15 ottobre. Durante questo periodo è imposto il digiuno assoluto dal l 'alba al tramonto e, al trentesimo giorno si fa una grande festa con amici e parenti.

L’apprezzato film di Abdel Kechiche, che prende il

titolo dalla nota pietanza marocchina, di cui si parla

nell’intervista

C’est l’histoire d’amour du prince

de France et d’une jeune fille

d’origine asiatique. Ils grandis-

sent ensemble, mais un jour elle

part… Ils se rencontrent de

nouveau sans se reconnaître et il

tombent amoureux l’un de

l’autre… L’amour triomphe aussi

après beaucoup d’années…

Au XIII siècle il y a la guerre de Cent Ans entre la France et l’An-gleterre. Le roi de France, Charles VII, habite dans un château tout de marbre. Il a un fils qui s’appelle Louis. Quand il naît, sa mère meurt et le vassal du roi et sa femme, d’origine asiatique, s’occupent du petit enfant. Depuis ce moment, ils deviennent sa marraine et son parrain. Ce couple a une fille qui s’appelle Asie. Elle a les cheveux marron et longs, le visage clair, les yeux bleu ciel et en amande, les dents blancs comme la neige, les mains longues, un doux sourire et le regard profond. Depuis qu’ils sont petits, Asie et Louis sont unis comme des frères, ils passent leur temps en jouant et en plaisantant. Quand ils grandis-sent, la jeune fille va habiter dans un magnifique village avec ses parents. Le paysage est ravissant: les arbres sont vert foncé et sur les arbres il y a les rossignols qui produisent un doux et agréable romage, les fleurs commencent à s’épanuir, les animaux comme les faons jouent à se rouler sur le pré, sur l’herbe il y a un bon parfum de fleurs et de pollen, et les autres oiseaux chantent à fête. Tout le paysage est couvert de joie et d’amour. Ici, Asie passe beaucoup d’années: elle connaît un homme qui devient son mari et a deux enfants: Rayan et Idir. Les jumeaux ont la peau brune, les yeux marron et en amande, les cheveux courts et noirs, les mains et les bouches très petites mais très agréables. La guerre continue et la France perd beaucoup de soldats. Le roi décide de convoquer les vassaux, qui, sans aucune expérience des armes, entrent en guerre pour rendre valeur à leur propre nation. Un jour, pendant que le père et le mari d’Asie sont en train de tra-vailler, une lettre arrive avec le cachet royal, en annonçant que tous les hommes du pays doivent abandonner leur famille et partir en guerre. Avec le mal au cœur, le mari et le père d’Asie partent pour la guerre. Asie va s’établir chez sa

mère et, pendant le chemin, elle passe à travers un bois et, en étant sur le point de cueillir des fleurs, elle est affleurée par une flèche… En se tournant, elle voit un chevalier! Il va vers elle avec une fleur dans la main en lui di-sant: - Excusez-moi, ma chère, cette fleur est comme vous, par-fumée et légère comme votre douce peau!. Elle s’échappe pour la honte et va chez sa mère. Une lettre arrive: Pendant la guerre, votre mari et votre père sont morts. La pauvre fille tombe sur le plancher presque évanouie, la guerre ne pardonne personne! Deux ans s’écoulent et les enfants grandissent. Comme d’habitude, Asie va au lac pour laver des sales tissus; tout à coup elle est inter-rompue par un bruit bizarre. Elle s’aperçoit d’une imposante crinière blanche. Quand le cheval voit Asie, il s’approche. Toute effrayée, elle appelle à grande voix: - Maman, maman, j’ai besoin de toi!. Marie, la mère d’Asie, maintenant vieille, s’approche lentement, appuyée à son bâton; elle voit le chevalier endormi comme un enfant dans les bras de sa fille qui l’a secouru. La vieille femme reconnaît l’enfant qu’elle a élevé, Asie se souvient de lui, du jour fatal et de la fleur qu’il lui avait offert. Il a les cheveux courts, noirs et frisés, le nez court, les lèvres mœlleuses et douces comme des pêches. Il est très grand avec les mains et les bras forts comme un véritable guerrier. La fille ne connaît pas la vraie identité du chevalier, la mère ne lui dit rien. Asie extrait la flèche de l’épaule et emmène l’homme chez elle. Le chevalier commence à pronon-cer des mots en araméen. Tout de suite, Marie comprend qu’il a une malédiction. Elle est une sorcière et pour ce motif elle comprend le danger et décide d’apprendre à sa fille la sorcellerie. Le malade ne se rappelle pas de ses origines, de son prénom. Quand la mère n’est pas à la maison, Asie raconte des événe-ments de son enfance, de son père et de son mari qui sont morts pendant la guerre. Le chevalier lui sourit doucement en lui disant avec une voix faible: - Je me sou-viens d’une fille qui a eu la même enfance que vous. Maintenant, je ne sais plus rien d’elle, elle qui était une soeur pour moi!. - Moi aussi, j’avais un ami avec lequel j’ai passé toute mon enfance, mais je

ne sais plus rien de lui, répond Asie. Guéri de la malédiction, le chevalier commence à se rappeler de son passé mais surtout du mal qui l’a rendu prisonnier: - Au nom de la France et de mon Seigneur, j’ai combattu contre l’ennemi de mon pays. Tout à coup, une femme m’a attaqué et m’a blessé avec une flèche. Tout de suite j’ai compris qu’il était inutile de la tuer, je l’ai reconnue, j’ai vu en elle la colère pour la perte de quelqu’un que pour l’amour de ma partie j’avais tué. Je suis tombé de cheval, la femme s’est approchée de moi en mettant sa main froide sur mon ventre et en commençant à prononcer des mots “incompréhensibles”. Les jours passent et les deux jeunes tombent amoureux l’un de l’autre. Louis se souvient de son passé et révèle son identité à Asie en lui rappelant des beaux mo-ments passés ensemble. Le prince l’emmène à la cour et il lui de-mande de l’épouser. La jeune fille accepte et toute la famille royale vit une période de grande bonheur. Un jour, tout à coup, la vieille sorcière, qui avait blessé Louis, entre dans le château, sans être vue par les membres de la famille royale. Elle, très cruelle et mau-vaise, veut réaliser un plan vrai-ment diabolique: enlever la princesse Asie et préparer un ensorcellement pour la séparer pour toujours de son mari. Asie sort pour se promener et la sor-cière, cachée derrière un arbre, la voit. Elle prend la princesse et l’emmène dans une grotte obscure. Une servante de la famille royale, après avoir tout vu, donne la nouvelle au roi Charles, tout stupé-fait. Alors, le roi envoie toute sa chevalerie pour sauver Asie, et avec la chevalerie il y a Louis aussi. Ils arrivent dans la grotte où la princesse crie de peur. Le prince, malgré le danger, lance un coup d’épée contre la sorcière qui tom-be par terre, et ferme ses yeux pour toujours. L’ensorcellement est rompu et la princesse est libre. Elle est enceinte et quelques mois après une jolie enfant naît. Elle est comme sa mère, avec les cheveux marron, le visage clair, les yeux bleu ciel et en amande, les dents blancs comme la neige, les mains longues, un doux sourire et le regard profond...

CLASSE V A

LE PLAISIR D’ECRIRE Une Histoire d ’Amour

C’est l’histoire d’amour du prince de France et d’une jeune fille d’origine asiatique. Ils grandissent ensemble, mais un jour elle part… Ils se rencontrent de nouveau sans se reconnaître et il tombent amoureux l’un de l’autre… L’amour triomphe aussi après beaucoup d’années…

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NUMERO 2

Si tratta di un lavoro, a cura della prof.ssa Maria Russo, compo-sto negli scorsi AA. SS. dalle allieve dell’-attuale classe V del nostro Liceo Linguisti-co.

LICEO VIRGO FIDELIS DIRIGENTE SCOLASTICO: ING. LEONARDO MICELLI TEL. PRESIDENZA: +39 098151480

LINGUISTICO E PSICO-SOCIO-PEDAGOGICO VIA GIACOMO LEOPARDI, SNC SEGRETERIA: +39 0981235177

SCUOLA PARITARIA 87075 TREBISACCE (CS) MAIL: [email protected]/[email protected]

PAPER GAMES a cura della Prof.ssa Graziella Riccardi

DULCIS IN FUNDO RICETTA PER UNA TORTA RUSSA a cura della Redazione INGREDIENTI Pasta sfoglia pronta, 200 gr. di zucchero, 200 gr. di burro, 170 gr. di farina, 100 gr. di mandorle, 100 gr. di amaretti, 3 uova, 1 limone , 1/2 bustina di lievito, vanillina e sale. PREPARAZIONE Srotolare la pasta sfoglia e mentre riposa preparare il ripieno mescolando a lungo in una casseruola lo zucchero con le uova fino a ottenere un composto spumoso e omogeneo. Unite, poco per volta, la farina mescolata al lievito, a un pizzico di sale e alla vaniglia, il burro fatto sciogliere a bagnomaria, gli amaretti sbriciolati, le mandorle private della pellicina e tritate finemente. Quando tutti gli ingredienti sono ben amalgamati tra di loro, versate il composto nella tortiera unta, infarinata e foderata con la pasta sfoglia che avrete tirato dello spessore di pochi millimetri, tenete la sfoglia ben abbondante sui bordi in modo da poterli ripiegare sull'impasto prima di passare la torta in forno ben caldo per circa 40 minuti.