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Anno XLII - n° 6 Giugno 2021 Periodico dell’Associazione P.S. "Sandrigo 30" Sped. in A. P.- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NE/VI www.sandrigo30.it [email protected] C on i primi caldi di giugno sono iniziati i lavori di demolizione dell’ex consorzio agrario di via Ognissanti. Già alcuni mesi fa avevamo analizzato nelle pagine di questo mensile la vicenda del consorzio che, a seguito di un accordo pubblico-privato tra il Comune di Sandrigo e l’azienda Prix, verrà a breve sostituito da un edificio commerciale della catena di discount vicentina. In particolare, avevamo rilevato come la proposta di accordo avanzata dall’azienda Prix fosse stata riconosciuta “di rilevante interesse pubblico” dall’Amministrazione comunale, pur in assenza di momenti di consultazione con i residenti dell’area e la cittadinanza tutta. Alle perplessità che noi stessi raccontavamo e che la lettera di un consigliere di minoranza aveva ribadito, non è seguita alcuna risposta da parte degli amministratori: al contrario, si è rapidamente proceduto alle pratiche relative al “permesso di costruire”. Fiat Prix, dunque: nonostante qualche rimostranza e qualche chiacchiera di piazza, i lavori proseguono speditamente verso la “riqualificazione e rivitalizzazione” dell’area. L’avvio dei lavori presso la struttura (fatiscente sì, ma a suo modo romantica) dell’ex consorzio ha sicuramente impressionato tanti paesani. Ma ascoltando le voci del paese e ragionando noi stessi BENVENUTO SANDRIGO 30 JUNIOR! Comunichiamo ai nostri lettori una bella novità: in questo numero ospitiamo il neonato Sandrigo 30 Junior, un progetto nato da un’idea di un gruppo di genitori e appoggiato dalla nostra redazione che vede i ragazzi, affiancati da alcuni adulti volontari, protagonisti di una redazione… in miniatura! Si tratta di una squadra che lavora in autonomia a tutti gli aspetti che portano alla stesura di un giornale, dalla scelta dei contenuti alla stesura grafica, e che volentieri supportiamo e ospitiamo fra le nostre pagine. Auguriamo in bocca al lupo alla mini redazione e invitiamo i nostri lettori a correre a pagina 3! La Redazione Demolizioni LA RESPONSABILITÀ COLLETTIVA Bacini di Laminazione CONTRADDIZIONI N el Corriere del Veneto del 6 giugno scorso ho letto un articolo dal titolo: “Le Casse di Ciano, le battaglie del Piave che dilaniano la Lega”. In tale articolo si legge che la Regione Veneto ha in programma la realizzazione di un bacino di laminazione sulle Grave di Ciano, oggi area protetta come parco naturale, esteso oltre 500 ettari (circa 800 campi da calcio). Il Comitato di cittadini guidato da Franco Nicoletti (vedere intervista del mese di maggio di Sandrigo 30), si sta opponendo energicamente a tale progetto, in accordo con i Sindaci dei Comuni di Crocetta del Montello, di Vidor e di tantissimi cittadini di questi due Comuni e diversi altri Comuni contermini. Si contesta questo enorme bacino di laminazione e si chiede venga fatto più a valle di circa 40 km, vicino a Ponte di Piave, al fine di tutelare l’importanza naturalistica dell’area delle Grave protette da continua a pag. 2 continua a pag. 2

Bacini di Laminazione LA RESPONSABILITÀ COLLETTIVA … · 2021. 7. 15. · Giugno 2021 - pag. 2pag. 2 sull’intervento riqualificativo, ci sentiamo in dovere di avanzare alcune

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Anno XLII - n° 6 Giugno 2021

Periodico dell’Associazione P.S. "Sandrigo 30"

Sped. in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NE/VIwww.sandrigo30.it

[email protected]

Con i primi caldi di giugno sono iniziati i lavori di demolizione

dell’ex consorzio agrario di via Ognissanti. Già alcuni mesi fa avevamo analizzato nelle pagine di questo mensile la vicenda del consorzio che, a seguito di un accordo pubblico-privato tra il Comune di Sandrigo e l’azienda Prix, verrà a breve sostituito da un edificio commerciale della catena di discount vicentina. In particolare, avevamo rilevato come la proposta di accordo

avanzata dall’azienda Prix fosse stata riconosciuta “di rilevante interesse pubblico” dall’Amministrazione comuna le , pur in assenza d i momenti di consultazione con i residenti dell’area e la cittadinanza tutta. Alle perplessità che noi stessi raccontavamo e che la lettera di un consigliere di minoranza aveva ribadito, non è seguita alcuna risposta da parte degli amministratori: al contrario, si è rapidamente proceduto alle pratiche relative al “permesso

di costruire”. Fiat Prix, dunque: nonostante qualche rimostranza e qualche chiacchiera di piazza, i lavori proseguono speditamente verso la “riqualificazione e rivitalizzazione” dell’area. L’avvio dei lavori presso la struttura (fatiscente sì , ma a suo modo romantica) dell’ex consorzio ha sicuramente impressionato tanti paesani. Ma ascoltando le voci del paese e ragionando noi stessi

B E N V E N U TO S A N D R I G O 3 0 J U N I O R !Comunichiamo ai nostri lettori

una bella novità: in questo

numero ospitiamo il neonato

Sandrigo 30 Junior, un progetto

nato da un’idea di un gruppo

di genitori e appoggiato dalla

nostra redazione che vede i

ragazzi, affiancati da alcuni

adulti volontari, protagonisti di

una redazione… in miniatura!

Si tratta di una squadra che

lavora in autonomia a tutti gli

aspetti che portano alla stesura

di un giornale, dalla scelta dei

contenuti alla stesura grafica,

e che volentieri supportiamo e

ospitiamo fra le nostre pagine.

Auguriamo in bocca al lupo alla

mini redazione e invitiamo i nostri

lettori a correre a pagina 3!La Redazione

� Demolizioni

L A R E S P O N S A B I L I T À C O L L E T T I VA � Bacini di Laminazione

C O N T R A D D I Z I O N INel Corriere del Veneto del

6 giugno scorso ho letto un articolo dal titolo: “Le Casse di Ciano, le battaglie del Piave che dilaniano la Lega”. In tale articolo si legge che la Regione Veneto ha in programma la realizzazione di un bacino di laminazione sulle Grave di Ciano, oggi area protetta come parco naturale, esteso oltre 500 ettari (circa 800 campi da calcio). Il Comitato di cittadini guidato da Franco Nicoletti (vedere intervista

del mese di maggio di Sandrigo 30), si sta opponendo energicamente a tale progetto, in accordo con i Sindaci dei Comuni di Crocetta del Montello, di Vidor e di tantissimi cittadini di questi due Comuni e diversi altri Comuni contermini. Si contesta questo enorme bacino di laminazione e si chiede venga fatto più a valle di circa 40 km, vicino a Ponte di Piave, al fine di tutelare l’importanza naturalistica dell’area delle Grave protette da

continua a pag. 2 continua a pag. 2

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pag. 2pag. 2Giugno 2021 - pag. 2

sull’intervento riqualificativo, ci sentiamo in dovere di avanzare alcune considerazioni. Innanzitutto possiamo asserire, come gli stessi amministratori hanno fatto in passato, che la soluzione non è di certo la più auspicabile: uno stabile datato e affascinante come quello del consorzio poteva indubbiamente essere recuperato in modo diverso, magari garantendo uno spazio verde e aggregativo a disposizione della comunità tutta. L’ennesimo supermercato, esteticamente insignificante e tutto sommato non necessario, difficilmente attirerà i turisti che si temeva di perdere a causa dell’ex consorzio. Sarebbe tuttavia sbagliato fare sconti nei

confronti delle lamentele che nell’ultimo mese hanno contestato tale intervento. Se è vero, infatti, che le scelte urbanistiche adottate di recente hanno prodotto esiti alquanto discutibili, va anche mosso un rimprovero verso la cittadinanza di Sandrigo che ha più volte abdicato al proprio compito di controllo e partecipazione all’interno delle decisioni politiche del paese. Che il coinvolgimento della popolazione sia stato particolarmente scoraggiato nell’ultimo periodo, è innegabile: la stessa lettera “Abemus Papa”, ben nota ai nostri lettori, ha costituito non solo per noi ma per gran parte del paese un rigido altolà a qualsiasi tentativo di partecipazione. Eppure,

forse, se la cittadinanza avesse invocato maggiormente il proprio dir itto ad essere consultata e democraticamente coinvolta, molte obiezioni che oggi appaiono vane non sarebbero state necessarie. Sandrigo è un paese che, banalmente, ha rinunciato alla discussione: non è chiaro il perché, forse per pigrizia o forse per delusione. Ma se davanti a situazioni che non ci piacciono riusciamo a partorire poco oltre a un meme o a una chiacchiera da bar, potrebbe essere un problema. Siamo partiti dal consorzio, dunque: lo stanno abbattendo, ecco fatto. È un gran peccato e lo sappiamo, ma non abbiamo fatto niente per impedirlo. E allora questo articolo diventi ciò che è necessario che sia: un’affermazione sincera, vera, di

quello che questo paese è e non deve più essere, una confessione onesta della responsabilità collettiva che ci

rende spettatori o complici. Nicola Pozzato

LA RESPONSABILITÀ COLLETTIVAsegue da pag. 1

norme europee Sic e Zps e da rete Natura 2000. Entrambi i Comuni di Crocetta del Montello e di Ponte di Piave sono amministrati dalla Lega. Ciano sarebbe la seconda cassa più grande del Veneto dopo Montebello Vicentino.

Nell’articolo sta anche scritto che il Piano stralcio del 2009 dell’Autorità di Bacino, prevedeva, per la messa in sicurezza del Piave, le seguenti priorità: Ponte di Piave (preferibilità alta), Grave di Ciano (medio-alta), Spresiano (medio-bassa), Grave di Papadopoli (bassa). Nel 2011 i l Presidente del Veneto Luca Zaia, in veste di commissario del governo per l’emergenza, firma un nuovo documento, il “Piano degli interventi di mitigazione” redatto dall’Autorità di Bacino coadiuvata da un comitato sc ient i f ico, e stavolta la priorità cambia e in cima alla lista ci finisce Ciano. Questa scelta, comunica l’assessore reg.le Bottacin, è sostenuta da tre diverse

università e da Luigi D’Alpaos, autore del mastodontico piano post alluvione per il Veneto da 3,2 miliardi di euro, luminare unanimemente riconosciuto. D’Alpaos dichiara: “In campo scientifico non c’è spazio per i sentimentalismi e men che meno per la politica, l’unica verità è quella sostenuta dai numeri e i numeri dicono che la cassa è meglio farla a Ciano”, per un motivo ovvio: “più a monte si fa la cassa più Comuni si salvano a valle. Si dà priorità ai cantieri che salvano il maggior numero di vite umane”.Questa affermazione del luminare D’Alpaos ha attirato molto la mia attenzione, tanto da chiedermi: perché nel caso del bacino di

laminazione di Sandrigo-Breganze non è stato adottato lo stesso criterio di Ciano? Perché non si è data la precedenza alla realizzazione del Bacino sull’Astico in località Meda (più a monte), con capacità di invaso di 7 milioni di metri cubi di acqua e con un costo u n i t a r i o preventivato nettamente i n f e r i o r e (5 ,7 euro/m c co nt ro 7 , 7 e u r o /m c ) e p i ù semplice da realizzare? C o s a h a determinato

la priorità della realizzazione del bacino di Sandrigo-Breganze da parte della Regione e dell’Autorità di Bacino? Qualcuno risponderà a tali domande?

Francesco Lovo

C O N T R A D D I Z I O N Isegue da pag. 1

Martedì 29 giugno ore 21.00 Viaggio “green”. Rose e aromatiche, dal profumo al sapore - Dott. Brioschi e Floricoltura Rodighiero. Una serata introduttiva al concorso " Il Bel Paese" che quest'anno è arrivato alla sua ottava edizione.

Mercoledì 7 luglio ore 21.00Viaggio nella musica leggera. "Ama e ridi se amor risponde, piangi forte se non ti sente": Luca Pegoraro, Marcello Grandesso, Maria Teresa Totti. Monologo teatrale su Fabrizio De Andrè con le sue più belle canzoni d'amore.

Mercoledì 14 luglio ore 21.00Viaggio nella letteratura. Dante: i l supporter dei dialetti - Prof. Giordano Dellai In occasione del 700 anniversario della morte di Dante Alighieri.

Mercoledì 21 luglio ore 21.00Viaggio nell’arte. "L'amor che move il

sole e l'altre stelle" Tre storie d'amore nella storia dell'arte: Dott. Francesca Rizzo Mella. Francesca ci parlerà di 3 opere: Blake -" Dio"; Van Gogh - " la Notte Stellata; Chagall - " Il cantico dei Cantici e " La passeggiata" Mercoledì 28 luglio ore 21.00Viaggio nel Mondo del Jazz: Prof. Michele Calgaro, Alex Sipiagin, Francesco Bordignon, Massimo Cogo. Una serata di guida alla comprensione ed all'ascolto del jazz, che nasce come sintesi della cultura polifonica europea con quella poliritmica africana nelle terre d'America, per poi diffondersi in tutto il mondo e influenzare successivi, dal rock alla musica contemporanea.

DOVELe serate si svolgeranno in Piazza Matteotti (di Fronte al Municipio)

salvo altra indicazione

Evento realizzato con il patrocinio ed il supporto dell’Amministrazione Comunale di Sandrigo e con la collaborazione di Pro loco Sandrigo e della Protezione Civile.

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� RASSEGNA ESTIVA DELLA BIBLIOTECA DI SANDRIGO

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È un periodico informativo politico culturale È un periodico informativo politico culturale dell’Associazione P.S.dell’Associazione P.S.

“Sandrigo 30”“Sandrigo 30”Fondato nel 1974Fondato nel 1974

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pag. 4pag. 4Giugno 2021 - pag. 4

Qu e s t ’ a n n o ( C o v i d - 1 9 p e r m e tte n d o ) d o v re b b e

sancire l’inizio dell’anno accademico per l’Università di Sandrigo UA (Università Adulti). La pandemia ha costretto associazioni teatrali, culturali e soprattutto scuole e formazioni sociali alla chiusura totale, provocando danni al futuro dei giovani. Questa lunga sospensione materiale e cognitiva ha atrofizzato le menti e i rapporti umani e ritrovare la vicinanza e l’interesse intellettuale sarà un impegno e uno sforzo non da poco. Soprattutto per gli adulti che frequentavano l’Università è quanto mai vitale riprendere i rapporti umani, che aprivano e aprono gli iscritti a una corporeità fisica ricca di incontri, e a tutte quelle attività culturali che permettono

una costante conoscenza sui fatti e sulle vicende storiche e attuali che ci circondano, contribuendo ad incentivare le fonti del sapere e di relazione. Ma approfondiamo il discorso. L’apprendimento dell’adulto si fonda sulla capacità di analisi retrospettiva, mentre per il giovane la conoscenza è tutta proiettata in avanti. L’adulto dispone di una buona quantità di materiale su cui lavorare, guardando anche al proprio passato, che è quel bagaglio di conoscenza che negli anni ha costruito l’esperienza. Uno dei modi per sfruttare questo “giacimento” è l’autobiografia, che non è la scrittura reale del percorso fatto, ma riprendere coscienza, e quindi dare valore al proprio percorso. Ora, molte di queste esperienze possono essere centrali

per una migliore comprensione di quelle che sono le vicende della nostra esistenza, anche al di là della professione esercitata anni prima. Può essere capitato che in gioventù, per questioni economiche, famigliari o per una non chiara visione delle proprie aspirazioni future, non si sia riusciti a valorizzare alcune parti di sè, ecco allora affiorare il gusto per esperienze formative come l’Università degli adulti, che ci può orientare per altre vie che possono essere le materie scientifiche, la passione per l’arte o l’impegno sociale. Questo non serve solo a dimostrare a se stessi e agli altri che, se la vita ce lo avesse permesso, si sarebbe potuto fare dell’altro, ma è importante cogliere questa opportunità per esplorare

le possibilità che oggi vengono offerte all’adulto e che un tempo erano negate. Va detto che l’età di chi frequenta l’Università per adulti obbligherà alla prudenza, causa Covid-19, ma non per questo bisogna rinunciare all’attività. Con la ripresa degli incontri si possono organizzare gruppi disposti con modalità innovative, impegnando al massimo tutte le opportunità possibili verso la riapertura; qui ci si dovrà affidare ai vaccini, nella speranza di un (speriamo) prossimo ritorno alla normalità. La storia ci insegna: nel 1796 la scoperta del vaccino contro il vaiolo, da parte di Edward Jenner, cambiò le vicende sanitarie dell’umanità e, in un’epoca più vicina a noi, Albert Sabin (1954/55) mise a punto il vaccino contro la poliomelite. Oggi le speranze contro il Covid-19 sono legate alla produzione di un

vaccino efficace, capace di indurre la produzione di anticorpi e di attivare i linfociti T che contribuiscono a contrastare le mutazioni del virus. Offrire la propria disponibilità a essere vaccinati dimostra un grande senso di realtà e non può che essere la risposta migliore per riprendere in sicurezza tutte le attività. Perciò vaccinarsi chiama tutti ad una scelta che qualifica la libertà personale e, nel contempo, prendiamo atto che con questo gesto ci assumiamo la responsabilità di salvaguardare i l bene comune, proteggendo noi stessi e la collettività, nella consapevolezza di saper discernere le fake news (falsità) e nell’avere fiducia nelle istituzioni scientifiche. Papa Francesco ci ricorda che: “il virus più difficile da sconfiggere è l’individualismo”.

Domenico Barbiero

È il 21 febbraio 2020 e gli iscritti all’Università Adulti Anziani

di Sandrigo festeggiano l’ultimo giorno di carnevale. L’allegria, che sol i tamente accompagna un’occasione come questa, è turbata dalle ultime notizie sentite alla televisione che parlano di un caso di coronavirus in Italia. Ma come, il problema non riguardava una città della Cina? Il problema invece è arrivato anche da noi e molto vicino a noi. Il seguito è noto a tutti. Poco dopo, era l’8 marzo 2020, l’Italia intera entrava in lockdown. La vita di ciascuno di noi avrebbe subito un cambiamento notevole. L’Università A/A non ha più potuto svolgere regolarmente i propri incontri, con grande dispiacere per tutti gli iscritti. Era rimasto in sospeso il concorso annuale al quale l ’UNI A/A di Sandrigo ha sempre partecipato, ed ogni anno con grandi soddisfazioni. Quello dell'anno accademico 2019-20 aveva per titolo: “Il giardino nella memoria e nella quotidianità: orti, fiori e piante”. Il coordinamento provinciale ha deciso di svolgerlo regolarmente. La nostra sede ha presentato le opere di un bel gruppo di allievi, tra i quali Elda Terricola che si è aggiudicata il secondo premio per la sezione “Arti figurative” con una personalissima rappresentazione di un ortaggio tanto umile quanto rappresentativo dei nostri orti: un cavolo! La soddisfazione e la gioia di

tutta “la compagnia” è stata grande al momento della premiazione avvenuta al teatro di San Marco a Vicenza il 24 settembre 2020. Nel frattempo, l’Università non si è persa d’animo e, all’inizio dell’estate, quando i contagi sembravano essersi abbassati, il Coordinamento di Vicenza ha cercato di riprendere alcune attività con i l progetto “Rigenerarsi-Invecchiamento attivo”. L’intervento ha previsto una serie di lezioni in presenza per gruppi ristretti, affrontando il tema delle dinamiche di gruppo dal punto di vista psicologico. I partecipanti hanno potuto così riassaporare la gioia dell’incontro e il piacere di conoscere, tenendo attiva la mente. Il progetto si è concluso a settembre con altri due corsi: Musicoterapia e Autobiografia Ragionata. Purtroppo l’evolversi della pandemia da ottobre 2020 non ha permesso di aprire le iscrizioni per un nuovo anno accademico e neppure di attuare altre iniziative di recupero come i seminari e le lezioni del terzo bimestre. Tuttavia, non sono mancati i contatti con i corsisti, sia pur in forma telematica. Gli iscritti hanno continuato a ricevere via posta elettronica i consigli settimanali per gli ascolti, da parte della maestra di musica Monica Bassi, e vari video preparati dall’Istituto Rezzara su temi storici, letterari e artistici. Inoltre, hanno ricevuto regolarmente il giornale UA, sia pur in forma

digitale, e, quando necessario, alcuni aggiornamenti sulla situazione da parte delle coordinatrici. “Mi manca” è la battuta di qualsiasi corsista che ne incontri un altro. È vero! Mancano i due pomeriggi all’Università dove mente e cuore trovano vita e conforto in un momento dell’esistenza post lavorativa che le persone hanno imparato a vivere in modo positivo e socialmente utile. Ma niente paura! La campagna vaccinale sta avanzando e cominciamo a sperare in un futuro “normale”. Coscienti del grande desiderio di ripresa che pervade tutti, il Coordinamento delle Università ha previsto, con il progetto “Doppio binario”, una serie di lezioni in presenza a piccoli gruppi. Per Sandrigo è stata individuata la sede di Ancignano presso l’edificio delle ex scuole elementari. Dal 7 giugno al 7 luglio 2021 sono organizzati due corsi “Tra immaginazione e concretezza”: un gruppo si dedica alla costruzione di fiabe e l’altro alla lettura critica del giornale. La partecipazione è aperta a tutti, ma per rispettare le regole del distanziamento i gruppi non possono superare le 25 unità. L’iniziativa vuole essere una prima apertura verso una ripresa fiduciosa delle normali attività che confidiamo possano avere inizio nel prossimo autunno.

Le coordinatrici: Daniela Bizzotto e Micaela Parise

S TA P E R S C O C C A R E L’ O R A X ?

C’È E STA BENE... NONOSTANTE TUTTOU N I V E R S I T À A / A D I S A N D R I G O

24 Settembre 2020: Elda Terricola (prima a sinistra) mostra la targa premio per le ARTI FIGURATIVE. Alla sua destra la coordinatrice Daniela

Bizzotto attorniata dai compagni di corso.

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pag. 5 - Giugno 2021

“Produci, Consuma, Crepa”. I l rabbioso verso di Morire, storica canzone dei CCCP, non è mai stato più attuale. Lo sanno bene i tanti lavoratori essenziali che durante i vari lockdown dell’ultimo anno e mezzo non hanno mai cessato di produrre, anche quando la morte era sull’uscio di casa e, oltre alla nuda vita, di “essenziale” sembrava non esserci più nulla. Ma se lavorare ai tempi del Covid è stato difficile per molti, fisicamente e psicologicamente, com’è invece lavorare ai tempi del PNRR? Dopo l’inchiesta dello scorso aprile sullo sciopero alla Esorecycling nella zona industriale di Sandrigo, vogliamo tornare a parlare di lavoro, cercando di comprendere come stia cambiando la piccola media impresa sandricense nel periodo post-pandemico. Ribadire quanto sia eccezionale il momento che stiamo attraversando, è quasi superfluo. Per l’industria sembra prospettarsi infatti un periodo di grande sviluppo e trasformazione, non solo a causa delle nuove condizioni create dal Covid e dai finanziamenti statali, ma anche per i rapporti di forza che le confederazioni imprenditoriali sono riuscite ad imporre nell’anno del Covid. Per inoltrarci nella questione e sviscerarla a fondo abbiamo scelto

un metodo di parte. Abbiamo cioè voluto parlare con un lavoratore di una media industria sandricense, osser vando da l suo punto d i vista l’attuale ristrutturazione economica. Siamo andati alla ricerca quindi di un soggetto neutrale, spettatore affidabile dei processi di cambiamento interni alla propria azienda, che non fosse affiliato a nessun sindacato e non avesse mai sostenuto vertenze in fabbrica o aderito a fazioni politiche definite. Ci prendiamo una serata per discutere insieme; ci sediamo in terrazzo, lui su una sedia da campeggio, io in bilico sul parapetto. È una sera di giugno e il sole tramonta tardi. Come sta cambiando il lavoro in fabbrica dopo la pandemia? Quali processi di ristrutturazione si sono innescati?Innanzitutto, va precisato che i cambiamenti in fabbrica non li ha portati il Covid: il Covid ha dato semmai il colpo di grazia. Processi di trasformazione stanno infatti avvenendo ovunque, con l’obiettivo di produrre a minor costo, riducendo i tempi e la manodopera. Nella mia azienda la ristrutturazione sta procedendo attraverso modifiche strutturali del metodo di lavoro e l’ingresso di nuove figure nella

gestione delle attività. Vengono ridotti i magazzini per non avere soldi fermi e il lavoro viene concepito come un “flusso”. Sono aumentati i corsi di formazione e sono stati assunti professionisti del metodo Lean (il metodo della produzione snella alla base del Toyotismo). I tempi del lavoro si sono velocizzati, ogni azione è controllata e i capi reparto sono stati sostituiti dai team leaders, i quali devono organizzare la produzione, gestendo il come, il quando e il dove dell’attività lavorativa.Quindi in fabbrica si parla un linguaggio diverso. Parole in inglese e in giapponese, sì. Termini come lean production, kaizen, team leaders sono diventati parte della nostra quotidianità. Ma c’è anche meno ascolto; ora l’interesse è il guadagno e il profitto: ciò che pensano gli operai non conta più. E poi bisogna considerare che l’aumento della produttività non garantisce nessun vantaggio per noi: non ci si viene incontro né dal punto di vista materiale (non prendi, per così dire, una lira in più) né dal punto di vista del clima in fabbrica. La riorganizzazione degli spazi potrà anche ridurre la nostra fatica fisica, ma la riduzione dei tempi acuisce la nostra fatica psicologica e non tutti

sono capaci di sostenerla. Possiamo fare un esempio di questo tipo: immagina che ogni dieci pezzi di pane che la fabbrica guadagna ne dia uno a te. Tu hai il tuo pezzo di pane e te lo tieni per anni, anche quando la fabbrica guadagna di più. Ma un giorno ti si viene a dire che da quel momento in poi avrai mezzo pezzo di pane in più, ma quel pezzo e mezzo te lo danno in pan biscotto: teoricamente ci hai guadagnato, ma nella pratica hai perso molto.E i lavoratori come reagiscono a queste trasformazioni? Com’è il clima in fabbrica? Il clima è pessimo. I nostri nonni e padri riuscivano a fare gruppo in fabbrica ed avevano uno stretto contatto con il padrone. Ora il padrone si è allontanato e il contatto è mediato da una serie di nuove figure. La stessa istituzione dei team leaders è dannosa perché funziona, in pratica, con un totale lavaggio del cervello: i team leaders sono operai che lavorano per gli interessi dell’azienda, a volte facendo molte più ore di tutti gli altri. Le stesse informazioni non vengono più comunicate a tutti, ma vengono creati vari livelli di coinvolgimento, ottenendo così una divisione degli operai. L’obiettivo sembra dunque quello di spezzare il gruppo e il clima, per impedire che i lavoratori si coalizzino. Il proprietario vuole

guadagnare di più e più velocemente, ma deve capire che se guadagna è solo grazie a noi.Quando lascio il mio interlocutore è notte fonda e io sono del tutto impressionato. I nuovi metodi di produzione che mi sono stati raccontati appartengono a contesti (come quello giapponese) che poco hanno a che fare con il tessuto economico del nostro territorio. Se volessimo tuttavia trarre delle conclusioni da ciò che abbiamo imparato discutendo con gli operai del la nostra zona industr iale, potremmo fissare degli elementi importanti. Come abbiamo visto infatti negli ultimi articoli, semi-caporalato e lean production possono funzionare a pochi metri di distanza, all’ interno del medesimo polo produttivo. Due sistemi diversi non sono cioè in contraddizione, ma si muovono entrambi verso un maggior sfruttamento della manodopera. Dobbiamo così riconoscere come le trasformazioni g lobal i non abbiano lasciato intatti nemmeno i territori più periferici, modificando radicalmente la quotidianità e la vita di ognuno di noi. La soluzione a tutto questo è sempre la stessa: lottare. Lottare per un’esistenza diversa, che ci spetta di diritto, e per un’umanità più degna, libera dallo sfruttamento e dalla fatica.

Nicola Pozzato

È passato un anno e ci ritroviamo, seppur sulla base di criteri diversi

e con indicazioni diverse, ancora con le scuole chiuse e i bambini a casa.Come genitori e insegnanti facciamo fatica a spiegarlo a loro, in quanto è difficile comprendere perché la scuola debba essere la prima a sacrificarsi, insieme a poche altre attività.Certo, sussiste un’emergenza sanitaria, una pandemia che non può essere banalizzata né sottovalutata. Esiste un passato che va preservato e tutelato, quello dei nostri anziani; esiste un presente che va protetto, quello delle persone fragili; esiste, però, anche un futuro che va costruito insieme, oggi, progettando e seminando in quelle persone che lo vivranno da protagonisti: i nostri bambini e ragazzi.Dopo un anno dall’inizio di questa pandemia non possiamo pensare che

l’unico modo per arrestare i momenti di criticità per il sistema sanitario, per frenare la violenta contagiosità di questo virus, per preservare chi ci sta intorno sia solo e soltanto chiudere le scuole in presenza e programmare attività didattica a distanza o, per i più piccoli, legami educativi a distanza o di vicinanza.La scuola non è fatta solo di nozioni, la scuola è fatta soprattutto di relazioni, di esempi da seguire, di quotidianità da condividere con i pari per diventare buoni cittadini domani, corresponsabili del mondo che ci circonda. Vi è un’emergenza educativa in corso, che però sembra non importare a nessuno.N e g l i u l t i m i a n n i c i h a n n o raccomandato di disincentivare la tecnologia nei bambini più piccoli, perché crea danni che si ripercuotono non solo dal punto di vista fisico, nel corpo, ma soprattutto dal punto di

vista psico-fisico, nella mente.E oggi cosa ci chiedono? Che i nostri bambini e ragazzi imparino a “stare al mondo” davanti a un video? Che imparino a emozionarsi, a relazionarsi, ad arrabbiarsi e anche ad annoiarsi davanti a un video? I bambini hanno bisogno di toccare, di annusarsi, di sporcarsi, di emozionarsi, di arrossire, di arrabbiarsi con gli altri bambini, di sperimentare. E la scuola serve a questo.Possiamo essere dei buoni genitori, possiamo fantasticare con loro, possiamo sostituirci anche agli insegnanti, ma comunque non basterebbe, sarebbe un fare esperienza a metà. In più dobbiamo lavorare, perché oggi le famiglie sono chiamate anche a fare questo e non sono tutte tutelate in pari misura.Come insegnanti possiamo usare tutta la nostra professionalità e creatività per cercare di inviare attività o momenti di socialità dei nostri bambini, che li aiutino a crescere, nella speranza che quanto fin qui svolto con fatica non vada perso. Veniamo da un anno difficile, i mesi di scuola chiusa dell’anno scorso li abbiamo visti, respirati e cercato di contenerli nelle reazioni dei bambini nei primi mesi di scuola di quest ’anno. Ci sono sempre più bambini con bisogni specifici, sempre più bambini che non tengono

l’attenzione, sempre più bambini che non sanno fare e stare in gruppo.Ma non basta. Serve la presenza, serve la quotidianità dei piccoli gesti, serve il fare esperienza con i propri simili.La scuola a distanza non è Scuola! Mancano i sorrisi dei bambini, i loro sguardi curiosi, il legame affettivo che si crea anche cantando insieme una piccola canzone o insegnando loro le piccole cose. Lo schermo fa da barriera a tutto questo, non si notano l’impegno delle piccole conquiste quotidiane e manca tutta la dimensione sociale e relazionale che solo la presenza può dare. Ci siamo abituati, e i bambini ancora di più, a rispettare tutti i protocolli anti-Covid, a rimanere sempre con il nostro gruppo-classe nonostante il nostro amico sia in un’altra sezione, ma ancora non è bastato. Cosa dobbiamo fare di più?Forse i bambini non hanno voce, forse non gridano abbastanza come altre categorie, forse l’impatto della cultura non è così immediato come quello economico, ma le urla che spesso scappano a questi bambini non sono solo capricci, è il loro modo di dirci che hanno bisogno di normalità, di presenza, di vicinanza, di relazionarsi con gli altri fuori di casa, a scuola.L a s a l u t e è u n d i r i t t o costituzionalmente garantito ma

dentro al concetto di salute ci stanno molte cose, anche il diritto di un bambino di vedere tutelata la possibilità di crescere e sviluppare la propria personalità con tutti gli strumenti possibili e la scuola è, forse, il più importante.P e n s i A M O a l l a S c u o l a , salvaguardiAMO la Scuola perché ne va del nostro futuro. Se non tuteliamo anche la scuola, l’emergenza sanitaria lascerà il posto ad un’emergenza educativa che avrà ripercussioni sociali importanti e catastrofiche anche per l’economia.Convinti che “per crescere un bambino ci vuole un intero Villaggio”, se vogliamo cittadini corresponsabili domani, dobbiamo continuare a seminare in loro oggi e salvaguardare quello che è il loro Mondo non solo esteriore, ma soprattutto interiore! Cerchiamo di rispettare le regole tutti, cerchiamo di essere dei buoni cittadini con senso civico, cerchiamo di PENSARE ANCHE ALLA SCUOLA!

Scuole in rete: Scuola dell’Infanzia Ida Tonolli

di Sandrigo Scuola dell’infanzia “Ai caduti”

di Bressanvido Scuola dell’infanzia “principe

Umberto” di Lupia

� Scuole in Rete

PENSIAMO (ANCHE) ALLA SCUOLA E AL FUTURO DEI NOSTRI BAMBINI

� Un viaggio nella ristrutturazione produttiva nel nostro paese

L AVO R A R E, M A C O N L E N T E Z Z A!

Page 6: Bacini di Laminazione LA RESPONSABILITÀ COLLETTIVA … · 2021. 7. 15. · Giugno 2021 - pag. 2pag. 2 sull’intervento riqualificativo, ci sentiamo in dovere di avanzare alcune

pag. 6pag. 6Giugno 2021 - pag. 6

Nella serata del 17 maggio presso Palazzo Marconi si è tenuta la

conferenza organizzata dal RotarAct Club Sandrigo e patrocinata dal Comune titolata “Chi siamo? Scenari demografici italiani oggi e tra 30 anni”. La serata è stata condotta dal Prof. Gianpaolo Dalla Zuanna, ordinario di Demografia all’Università degli studi di Padova e tra i massimi esperti in materia.Oltre ai contenuti presentati, di seguito espressi sinteticamente, è stato inoltre chiaro il perché sia importante curarsi di tali questioni. La demografia si occupa dei fattori strutturali che determinano la composizione e lo sviluppo della popolazione di un territorio per età e per numerosità, in virtù di nascite e morti, dell’aspettativa di vita, dei flussi migratori. Potrebbe sembrare che questo tipo di indagine abbia un valore solo statistico, ma la relazione

ha mostrato immediatamente che in questo quadro ci sono alcuni elementi fondamentali per comprendere se una società è sostenibile, oppure se rischia di collassare sotto il proprio peso: dalla composizione della popolazione e dalle tendenze in atto, infatti, si può comprendere, per esempio, se la popolazione in età attiva lavorativamente è sufficiente per sostenere la popolazione inattiva – fatto che ha profonde ripercussioni sociali ed economiche. Per comprendere quest’idea della sostenibilità socioeconomica di una società, l’immagine riportata risulta particolarmente illustrativa: le tre figure della statua Enea, Anchise e Ascanio di Bernini possono essere intese come raffigurazione della popolazione ancora inattiva (Ascanio, il bambino), la popolazione attiva (Enea, l’adulto) e la popolazione non più attiva (Anchise, l’anziano).

Il quadro demografico è sostenibile se Enea r iesce nel lo sforzo di sorreggere Anchise e di prendersi cura di Ascanio. È più che noto che il quadro italiano è un caso speciale: aspettativa di vita che (fortunatamente) quasi non ha rivali, tasso di natalità drammaticamente basso (con il 2020 che segna il record negativo per nascite), età mediana della popolazione molto elevata, scarsa attrattività internazionale e problema della fuga delle menti migliori. Una situazione che, alla lunga e se non affrontata, diventerà ta l m e nte g rav o s a d a e s s e re assolutamente insostenibile: la popolazione attiva, in proporzione sempre inferiore rispetto a quella inattiva, dovrà destinarle una quota sempre maggiore della ricchezza prodotta per le cure degli anziani, a discapito di quelle per il sostegno alla natalità: è molto difficile che un Paese

sempre più vecchio e con sempre meno popolazione sappia trovare la via dello sviluppo. Perché questo accada, bisogna agire da oggi, ma come? Le direttrici sono il sostegno della natalità per mezzo di misure come l’assegno unico e la creazione di strutture (asili nido) e professioni (le “mamme di giorno”), la capacità di richiamare i giovani che studiano all’estero (non inibire la partenza, ma favorire il ritorno) aumentando l’attrattiva del paese, favorire l’occupazione femminile. Il fattore che più inibisce i piani per “metter su famiglia” rimane l’incertezza lavorativa e la preoccupazione per il futuro. La serata ha confermato che occuparsi della demografia non è una questione astratta: ha ampie ripercussioni sul benessere sociale ed economico di un Paese: se non ci si cura della demografia, lo sviluppo è

una chimera. È dunque un tema che merita più attenzione, perché è tra i fattori più incisivi per lo sviluppo nei prossimi decenni.

Lorenzo Rossetto

� Serata informativa a Palazzo Marconi

DEMOGRAFIA: L’ITALIA OGGI E FRA 30 ANNI

Enea, Anchise e Ascanio, Gianlorenzo Bernini. Villa Borghese,

Roma.

Un albo illustrato molto raffinato e suggestivo dalle illustrazioni un

po’ surreali, ricche di espressività e di precisione nel delineare i contorni di un’epoca e di un paese. Siamo, infatti, in America all’inizio del ‘900. Il testo originale e immediato porta la firma di Candace Fleming che divide la sua attività di affermata scrittrice fra albi, romanzi d’invenzione e biografie. Anche questa è una biografia, o meglio, la storia di un’infanzia, quella dell’artista Joseph Cornell “che cancellò la polvere dalle

cose abbandonate e le fece brillare di nuovo splendore”, diventando uno dei maggiori esponenti del Surrealismo americano. Joey fin da piccolo osservava il mondo con occhi di meraviglia, raccattando gli oggetti più disparati e coltivando la sua spiccata immaginazione. Se una cosa lo incuriosiva, lui la riponeva nel suo carretto e la custodiva nel fienile. La sua collezione di oggetti aumentava di giorno in giorno suscitando la benevola derisione delle sorelle che, prendendolo in giro, lo chiamavano “Raccatta-spazzatura” o “Buttaniente”. La mamma, invece, lo assecondava, portandogli sempre a casa, quando andava a fare acquisti, qualche oggetto che lo incantasse e che il bambino riteneva “esotico”, “celeste”, “arte”. La vita non risparmiò a Joey il dolore e la tristezza, ma i suoi meravigliosi oggetti lo aiutarono a stupire e a rasserenare sè stesso e gli altri, soprattutto i bambini che secondo lui “capivano meglio il suo lavoro grazie alla vivida immaginazione che permetteva loro di “vedere” la magia”, perché “la questione non è ciò che si guarda, ma ciò che si vede”.FLEMING, Candace, La collezione di Joey, illustrazioni di Gérard DuBois, Orecchio Acerbo, 2019, pp. 40, € 15,00, (dai 6 anni).

Lorenza Farina

� Letture per bambini

S G U A R D O B A M B I N OLibri per osservare il mondo con curiosità e meraviglia Sono passat i 800 anni dal la

“Battagl ia di Bressanvido”, combattuta tra gli eserciti del Comune di Vicenza e degli Ezzelini nell ’area dove tre secoli dopo si sarebbe assestato l’abitato di Poianella. Assoluto protagonista di questo scontro armato, e poi del Duecento veneto e vicentino in particolare, fu senz’altro Ezzelino III da Romano, detto “il Tiranno” (1194-1259), figlio dell’omonimo genitore soprannominato “il Monaco” per avere deciso poco dopo questa battaglia di concludere i suoi giorni nel monastero di S. Spirito di Oliero.Ezzelino III fu il primo attore di uno scontro armato avvenuto quando ancora scalpitava alle spalle dell’ormai anziano genitore, con l’obiettivo di dare una lezione al Comune di Vicenza che osava trattare male i suoi partigiani più fedeli. Un mattino dell’anno 1220 o 1221 il futuro “Tiranno”, con la spavalderia dei suoi ventisei anni, lasciò alle spalle Bassano cavalcando con un drappello di fanti e cavalieri a lui fedelissimi. Inoltratosi fino a S. Pietro in Gu, giunto ormai in un territorio che considerava “nemico” perché fin troppo vicino a Vicenza, si diresse fino a Bolzano depredando ogni cosa e lasciando dietro sé solo fiamme incendiarie. I Vicentini vennero a

conoscenza del fatto e decisero di architettare un piano. Gli tesero un agguato, le cui fasi sono documentate dal cronista duecentesco vicentino Gerardo Maurisio, di provata fede ezzeliniana, che parla dell’attesa dell’esercito vicentino tra Bressanvido e Bolzano, nell’area dell’attuale Poianella (la Poianella dell'epoca era invece dislocata nella zona dove oggi si trova Lupiola). L’obiettivo dichiarato era quello di catturare il giovane Ezzelino vivo o morto. Sull’altro fronte Ezzelino si stava portando in vista di Bressanvido, forse già pregustando l’estasi della nuova razzia. Improvvisamente si fermò, avvistando da lontano le odiate insegne comunali. A colpo d’occhio quello che si parava di fronte a lui era un esercito grosso il triplo del suo magro drappello. Occorreva un surplus di forza e di ardore per potervisi commisurare.Come scrive Maurisio nella sua “Cronica dominorum Ecelini et Alberici fratrum de Romano”, di cui si conserva una copia anche in Biblioteca Bertoliana, il futuro “Tiranno” allora convocò i suoi e pronunciò questo breve discorso: “Rendiamo grazie a Dio, perché ci ha dato grande abbondanza di nemici da sconfiggere. Ognuno di voi sia prudente e combatta virilmente,

poiché con l’aiuto di Dio li uccideremo o li faremo prigionieri!”. E a scanso di equivoci aggiunse che chi non avesse combattuto con estremo ardore o fosse addirittura fuggito, sarebbe stato messo a morte.Con queste premesse, ognuno si immagini come dovette andare la battaglia. Impressionati da un attacco improvviso, i Vicentini ebbero ben presto la peggio: molti furono quelli che intrisero con il loro sangue la terra bressanvidese; altrettanti fuggirono verso la non lontana Vicenza, atterriti dall’atteggiamento del da Romano che, come si divertì a sottolineare Maurisio, “digrignava i denti e ruggiva come un leone” per spaventare il nemico e galvanizzare i suoi; altri ancora andarono a riempire le per nulla confortevoli carceri ezzeliniane di Bassano.Dopo questo scontro armato, Ezzelino III non tornò più a Bressanvido, a lmeno uff ic ia lmente. Le sue proprietà terriere incentrate nel Bassanese arrivavano fino a Soella, ai confini di Bressanvido, che da tre secoli era feudo del monastero di San Felice di Vicenza e questo bastò per non inserirlo nel grande novero delle sue proprietà vicentine.

Giordano Dellai

� Pillole di Storia

L A B AT TA G L I A D I B R E S S A N V I D O

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pag. 7 - Giugno 2021

Quest’anno di sport 2020/21, per il calcio dilettantistico, ha subito la

chiusura totale causa Covid-19. Tutte le serie dai giovanissimi e le categorie dalla Terza fino alla Promozione sono state interrotte. L’Eccellenza e la serie D, considerate semiprofessionistiche, hanno subito delle interruzioni, ma sono state portate a termine per consentire a l le categorie professionistiche dalla serie A alla serie C2 di concludere i campionati in maniera regolare, soprattutto per quanto riguarda le promozioni e le retrocessioni.L’Azzurra, come tutte le squadre dilettantistiche, da ottobre dello scorso anno ha subito lo stop totale con conseguente cancellazione del calendario calcistico. Le posizioni in classifica sono rimaste ferme alla conclusione del campionato 2019/20. La vicepresidente dell’Azzurra Giulia De Toni ci ha confermato che “la società ha continuato per tutto l’anno 2020/21 a mantenere i giocatori in costante allenamento, con la speranza di una ripresa del torneo che non c’è stata. Attualmente la Federazione non ha ancora stabilito nulla, sapremo qualcosa fra luglio/agosto. I nostri direttori sportivi e il direttivo dell’Azzurra stanno comunque già facendo i programmi per la prossima stagione”. Si spera nella ripresa regolare dei campionati già da settembre di quest’anno, con la conferma per tutte le categorie, dopo la sospensione, di mantenere le classifiche acquisite alla fine del

2019/20. La Federazione ha proposto qualche torneo per mantenere vivo l’agonismo sportivo e dare la possibilità ai ragazzi di sentirsi impegnati. In aggiunta, dal 7 giugno al 30 luglio presso il Patronato Arena ci sarà l’Athletic Grest, con l’intento di far divertire i ragazzini che per un anno sono stati limitati nelle attività motorie, dando loro uno sfogo psico-fisico che è anche un importante aiuto e sollievo per le loro famiglie.La squadra di hockey pista Telea Medical Sandrigo, che milita nel massimo campionato nazionale di A1, all’inizio del campionato 2020/21 ha subito due mesi di sospensione, che sono stati poi recuperati con turni infrasettimanali giocati al mercoledì. La squadra, in questo anno di sport travagliato dal Covid-19, ha concluso il campionato in maniera dignitosa, anche se, viste le qualità dei singoli, poteva fare molto di più. Comunque bisogna dare atto al tecnico Franco Vanzo, che ha saputo mettere assieme i giocatori dando loro un gioco di squadra che nell’arco del campionato ha dato i suoi frutti, tanto da giocarsi i play-off scudetto. Quest’anno le previsioni sono state rispettate: oltre ai play-off si sono qualificati anche per la coppa di Lega Europea, un’occasione in più per fare esperienza con le squadre europee più forti. I l presidente Dario Scanavin ci ha rilasciato un suo parere sul campionato di quest’anno, e sulle squadre di ragazzi del settore

giovanile che si sono ben comportate nei loro rispettivi tornei.“Presidente Scanavin, è soddisfatto del campionato 2020/2021?”“Il nostro obiettivo quest’anno era una salvezza più tranquilla, con la possibilità di inserire qualche giovane che milita nelle rosa della prima squadra. Purtroppo all’andata abbiamo subito qualche brutta sconfitta, ma va riconosciuto il lavoro dell’allenatore Vanzo che nel prosieguo del campionato ha poi sistemato la squadra, sacrificando in tempi migliori e con più sostenibilità l’inserimento dei giovani: le partite ce le siamo giocate alla pari con tutte le avversarie ottenendo una tranquilla salvezza e, con i play-off, la possibilità di partecipare ad una coppa europea di lega, che per l’hockey è una gran bella soddisfazione, cosa che non succedeva da anni”. “Previsioni per l’anno prossimo?”Per quanto riguarda la prima squadra abbiamo confermato tutti all’infuori di Marc Vazquez, che ha preferito tornare a casa, ed il portiere di riserva Gasparotto; li ringraziamo entrambi per il contributo dato lo scorso anno. Abbiamo sostituito Vazquez con un argentino, Geronimo Garçia, che lo scorso anno ha segnato 26 reti, e Gasparotto, perché vogliamo dare spazio in prima squadra a due giovani portieri che meritano questo attestato di f iducia. A questo proposito voglio mettere in risalto il nostro settore giovanile che sta crescendo molto bene.

In questi ultimi tre anni abbiamo avuto grandi risultati soprattutto con gli U11 e gli U13. Gli U11 nel loro torneo sono arrivati quarti, gli Under13, di cui abbiamo ospitato nel nostro palazzetto la fase finale del campionato, si sono classificati terzi assoluti”.La fase finale dei campionati italiani di hockey pista per la categoria Under 13 si sono tenuti dal 3 al 6 giugno nel palazzetto comunale di Sandrigo. Otto le squadre finaliste: Sarzana, Eboli, Correggio, Roller Monza, Valdagno, Roller Bassano,

Forte dei Marmi e Sandrigo. Si è laureato Campione d’Italia il Bassano in finale contro il Sarzana. Terzo posto assoluto per i ragazzi del Sandrigo, che hanno vinto meritatamente per 3-0 contro il Valdagno. È stato aperto il palazzetto ai tifosi (genitori e parenti dei ragazzi), che hanno occupato tutti i posti disponibili, applaudendo con grande partecipazione alle giocate dei loro campioncini.

Barbiero Domenico

� Sport

2 0 2 0 / 2 1 : U N A N N O D I S P O R T D A D I M E N T I C A R E

Da a r t i c o l i s t a d i S a n d r i g o 3 0 , c o n

l’ incarico che mi sono assunto da qualche mese

di relazionare sullo svolgimento dei Consigli Comunali, giovedì 17 giugno ho assistito al Consiglio, con la presenza del pubblico dopo diversi mesi, eravamo quattro presenti, tre dei quali se ne sono andati appena concluso il punto 4 dell’O.d.G. (Conferimento Cittadinanza onoraria al milite ignoto), con i ringraziamenti del Sindaco in quanto rappresentanti d’arma.Ebbene vengo al punto che più mi interessava in quanto coinvolgeva il nostro Sandrigo 30.Interrogazione presentata dal cons. di minoranza Paolo Dagli Orti prot. 9054 del 04/06/21 avente ad oggetto ”Lettera ai cittadini di Sandrigo” firmata dal Sindaco Stivan. Il cons. Dagli Orti ha letto l’interrogazione con all’inizio alcune premesse fra le quali specifica che il testo della Lettera del Sindaco ai cittadini su carta e Stemma del Comune, si riferiva a scritti apparsi, il mese precedente a tale lettera, nel mensile “Sandrigo 30”, “valutati dal Sindaco irritanti perché a lui diretti e contrari alla sua visione politica” e continua col sottolineare che l’uso

e la riproduzione dello Stemma deve essere per fini istituzionali e per pubblico interesse, nel rispetto del regolamento comunale. Ciò premesso chiede al Sindaco: quale sia il fine istituzionale e il pubblico interesse dell’uso dello Stemma Comunale in tale lettera ai cittadini, perché il Sindaco ritiene che l’uso dello Stemma sia rispettoso della dignità del Comune e se sia compito del Sindaco farsi censore delle opinioni politiche sugli scritti e sulla linea redazionale di un giornale indipendente. Il Sindaco ha letto subito la sua r isposta scr i tta , r ichiamando i l cons ig l ie re per aver usato impropriamente il logo del suo partito in quanto nell’interrogazione non c’è il nome del capogruppo e non è sottoscritta dagli altri due consiglieri di minoranza. Spiega quindi che nella sua lettera si riferisce alla presa di posizione della nuova redazione di Sandrigo 30 a partire dal dicembre 2020. Ritiene di aver sempre fatto un uso appropriato e corretto dello Stemma, come gli assessori, fin da quando è Sindaco, dal 2012. Inoltre scrive “gli articolisti o la redazione (di Sandrigo 30) non hanno mai fatto riferimento alla mia persona fisica, ma….. hanno sempre contestato la

figura del Sindaco nel suo ruolo”. Spiega al consigliere qual è il ruolo di un Sindaco, un ruolo molto greve e un onere molto pesante. Sottolinea che “nei precedenti 8 anni del mio mandato mai le precedenti redazioni avevano intaccato la figura del Sindaco”; e pone un quesito allo stesso consigliere su cosa avrebbe fatto lui al suo posto: “fare un esposto legale, oppure scrivere una lettera ai cittadini avvisandoli che il “Nuovo Sandrigo 30” è cambiato e va letto con ottica diciamo più accorta”. Infine rimprovera, “per l’ennesima volta” Dagli Orti di non svolgere il lavoro per il quale è stato eletto e precisa che l’Associaz. Culturale Sandrigo 30 riceve un contributo annuale dal Comune. Alla fine non ha concesso a Dagli Orti una replica perché ha dichiarato “ Il Consiglio deve andare avanti”, gli ha staccato il microfono a quanto riferito dallo stesso consigliere, il quale ha consegnato la replica scritta al Segretario Comunale per metterla agli atti. Tale dichiarazione consiste nel ricordare al Sindaco l’importanza della lotta partigiana per le origini della nostra Repubblica e perciò chiede al Sindaco di rivedere “l’uso sprezzante” che ha fatto dell’aggettivo “partigiano”.

Ci sono stati due interventi, del vice Sindaco e di un consigliere di maggioranza per confermare quanto espresso dal Sindaco. Nessun altro intervento.Io, presente in C o n s i g l i o , i n questo dibattito, se tale s i può d e f i n i r e , m i s o n o s e n t i t o molto a disagio, mi sono chiesto se un Sindaco può permettersi, mettendolo per iscritto agli atti, d i r ich iamare un consigliere di opposizione di fare un “uso improprio del s i m b o l o d e l proprio partito-movimento” e se un consigliere di minoranza non ha i l diritto di fare opposizione come ritiene più opportuno, nel r ispetto del le r e g o l e , d e i cittadini e dei s u o i c o l l e g h i in Cons ig l io”. Infine mi è sorto un interrogativo

molto pesante e pressante: c’è ancora democrazia istituzionale, libera espressione, rispetto, nel nostro Palazzo Comunale?

Francesco Lovo

� Lettera al Giornale

D A L C O N S I G L I O C O M U N A L E

Da sinistra in piedi: Diogo Neves (allenatore), Marco Panozzo, Davide Brazzale, Bernardo Selva (Cacau), Giacomo Somacale, Alessio Santoro,

Bruno Ciambetti (viceallenatore).Da sinistra seduti: Filippo Ciambetti, Manuel Bidese, Lorenzo Giaretta,

Giovanni Tonello, Andrea Roman.

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pag. 8pag. 8Giugno 2021 - pag. 8

“Ricordi…”; raccoglitore di immagini storiche che raccontano Sandrigo

e la sua comunità. Le fotografie pubblicate sono estratte dall’Archivio

Storico Fotografico della Biblioteca consultabile on-line all’indirizzo

http://archivio.comune.sandrigo.vi.it.

Didascalia: (rif. archivio n. 354)

Anni: 1946

Boy Scout accompagnati da don Benvenuto

Via San Gaetano

Una sfocata immagine dei rifondati Boy Scout accompagnati da don

Benvenuto ci permette una parziale visione dello strano edificio a base

circolare, sulla sinistra. Sorgeva sull’antica “giassara” ed è stato l’officina

riparazioni della ditta Girardini fino alla fine degli anni ’50.

(Donatore immagine: Antonio Benetazzo)

“ R i c o R d i … ”

Man mano che si avvicinava, l’odore si faceva più intenso e

pungente ed era sicuramente dovuto ad una cattiva igiene. L’uomo si fermò di fronte a Marco e si fissarono per diversi secondi. “Ti spavento?” chiese. “No… non credo… non so” rispose il ragazzo. “Sei sconvolto… sono giorni che quei fessacchiotti organizzano l’incontro con te, manco s’erano accorti che stavo là in fondo” disse, indicando un posto al buio tra le rocce. Marco guardava là, dove il gigante buono indicava, e osservò il dito che sembrava un lungo grissino. Gli fece cenno con la manona di seguirlo e Marco, con le mani calate nelle tasche, cacciando dei sassi qua e là con i piedi, lo seguì. Uscirono dal sacello, e si recarono in quella che una volta doveva essere una limonaia, solo che era vuota. La struttura era in buono stato, ma qualche vetro qua e là era rotto. L’uomo aprì la porta ed entrò, facendo cenno con la mano a Marco di fare altrettanto. Non ci furono né indugi né timori. C ’era pace e armonia nei gesti del “lungo personaggio”, che lo precedeva verso un’altra porta. Aperta pure quella entrarono e

Marco la richiuse. Poteva essere un gesto rischioso, non conoscendolo, ma fu un’azione naturale. La luce fioca mostrava una grande stanza, un appartamento compresso in 30 metri quadrati. Cucinino, salottino, cameretta, ovunque guardasse inquadrava subito l ’ambiente assegnatogli. “Dimmi un po’, cosa ti ha fatto più male stasera?” esordì l’uomo. Non vi fu risposta. “Io sono Segundo, vivo qui da diversi anni, la signora mi lascia usare questa stanza e in cambio io mi occupo di tenere pulito il suo parco. “I ragazzi ti conoscevano, perché?” chiese Marco. “Vado e vengo, non ho radici, non riesco a stare fermo in un posto, è la mia natura…” rispose Segundo “e l’ultima volta che sono stato qui, i ragazzi erano entrati a sporcare i muri, i murales li chiamavano loro, ma io ho visto solo scritte oscene”. Gli raccontò che quella volta, come ora, se ne stava rintanato nella grotta, nel suo angolino, lì, al buio, e quando entrarono i ragazzi li lasciò fare, per capire se fossero degli artisti senza un muro dove sfogarsi o se fossero dei balordi. Capito dalle prime scritte indecenti che erano solo

degli sciocchi ragazzini, e visti gli atteggiamenti infantili quali gridolini, sghignazzamenti e strattoni, decise che era il momento di intervenire. Li affrontò uscendo d’improvviso e afferrando per il coppino della felpa il primo che gli voltava le spalle. Gli altri fissarono la scena attoniti, mentre quello catturato alzò lo sguardo girando la testa e, visto in faccia ed in tutta la sua imponenza fisica il bruto che lo tratteneva, cominciò un lieve dimenarsi, fino a diventare un balletto moderno, braccia e gambe che volavano ovunque, ma lui non mollava la presa. Vigliaccamente gli altri se la diedero a gambe levate e Segundo mollò la presa. Il ragazzo cadde all’ indietro e senza mai mollare lo sguardo sull’uomo, arretrò. Segundo guardò le scritte e poi il ragazzetto e, alzato il braccio verso di lui e allungata la pala che aveva al posto della mano, fece sventolare il ditone indice accompagnandolo con un sonoro “no”. Lo superò, ed andò a prendere detergenti ed il necessario per pulire. Al ritorno, come immaginava, non c’era anima viva. Sistemò, pulì, grattò, rimise tutto come era prima. Ecco come aveva

Continua il “Racconto ad episodi”, dove i narratori sono i nostri lettori. Ogni mese un nuovo scrittore si cimenta nell’impresa continuando il racconto iniziato da un altro. Per partecipare basta scrivere ad [email protected]

In riferimento alla lettera “Chiarimenti” del numero di maggio 2021 sottoscritta dal Capogruppo M5S,

devo chiarire la mia posizione quale Consigliere eletto con il M5S. Comunico che non mi è possibile condividere ciò che non ho neppure letto prima della pubblicazione. Non posso, quindi, che dissociarmi da quanto pubblicato. Ciò per maggior chiarezza nei confronti di tutti i lettori. Ringrazio per l’attenzione.

Paolo Dagli Orti Consigliere Comunale

� Lettera al Giornale

M A G G I O R CHIARIMENTO

Mio malgrado mi trovo a dover chiarire il mio p e n s i e r o e s p r e s s o nella lettera al giornale

pubblicata nel mese di maggio. A seguito di quella, il capo gruppo del Movimento 5 stelle, Diego Pozzato, si è sentito chiamato in causa quando ho parlato di onestà intellettuale e minoranza di sinistra. Con la prima mi riferivo allo spirito che deve caratterizzare chi scrive in un giornale: cercare di non essere condizionato da pressioni di vario tipo, esprimersi con onesta libertà. E non si deve cercare nemmeno l'obbiettività, cosa che non è possibile come mi diceva il mio professore all'università di Storia dei partiti politici, perché uno non può esimersi da sé stesso essendo portatore della sua storia.Per la seconda affermazione, chiedo scusa, ma non sapevo che il Movimento 5 stelle, si definisse di sinistra. Nella sua ricerca di identità forse si arriverà a capire dove si colloca politicamente. Io credo nelle organizzazioni politiche di base e aver perso quella presenza attiva nel territorio ci ha privato di una classe politica di cui abbiamo bisogno.

Credo anche nell'importanza dei movimenti di pressione, ma hanno un ruolo diverso.Detto questo, è pur vero che stare all'opposizione dopo l'ultima riforma elettorale dei Comuni ha relegato le minoranze a posizioni mortificanti: si ha la sensazione di non contare nulla nonostante ci sia una legittimazione elettorale.Per far minoranza politica al giorno d'oggi ci vuole una energia che travalica i dibattiti in Consiglio comunale. Ci si deve avvicinare alle persone, cercare consenso e mediazione con l'amministrazione, aver chiari pochi obbiettivi e su quelli informare, spiegare, convincere. I temi che la sinistra a livello nazionale sta affrontando sono cospicui e non mi dilungo ad elencarli, ma vorrei tanto che quei mille voti che la sinistra ha preso alle ultime elezioni politiche avessero finalmente una voce.P.S.La citazione della canzone di De André nella lettera di Diego Pozzato l'ho trovata offensiva... ma forse non l'ho capita?

Gabriella Pezzin

� Lettera al Giornale

R I S P O S T A

conosciuto i ragazzi. “Ma tu chi sei, da dove vieni?” domandò curioso Marco. Segundo sospirò e si diresse verso un comodino, prese un album di foto, lo mise nelle mani di Marco e si sedette sul divano. Marco, col librone pesante in mano, si sedette sull’altro posto rimasto libero e aprì la prima pagina. C’era una foto sbiadita, in bianco e nero, con un gruppo di uomini vestiti in modo militaresco, alcuni seduti per terra, altri in piedi, tutti con un vistoso fucile al braccio.

“Qui è dove sono nato io, nel 1958, nella zona della Sierra Maestra, durante la rivoluzione Cubana, la Revolucion!” Rispose Segundo con un’esplosione d’orgoglio. “La mia mamma era una guerrigliera cubana, mi concepì là sulla montagna e quando sono nato mi hanno affidato ad una famiglia in pianura. Di lei non ho saputo più nulla”.