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Barbara Dobbs, Rosette Poletti - I Segreti Dell'Autostima

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Rosette Poletti e Barbara Dobbs

I SEGRETI DELL'AUTOSTIMA

Come sviluppare e conservare un bene prezioso

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• - .

Rosette Poletti e Barbara Dobbs I segreti dell'autostima Titolo originale: L'estime de soi Traduzione di Giampiero Cara e Joèlle Sieurin Copyright CD Editions Jouvence, 1998 Copyright © 2005 Edizioni II Punto d'Incontro per l'edi­zione italiana

Prima edizione originale pubblicata nel 1998 da Editions Jouvence, St Julien-en-Genevois, Cedex, France Prima edizione italiana pubblicata nel 2005 da Edizioni II Punto d'Incontro, Via Zamenhof 685, 36100 Vicenza, Tel. 0444239189, Fax 0444 39266 www.edizionilpuntodincontro.com

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest'opera può essere riprodotta in alcuna forma senza l'autorizzazione scritta dell'editore, ad eccezione di brevi citazioni destina­te alle recensioni. Finito di stampare nel gennaio 2005 presso la tipografia CTO, Via Corbetta 9, Vicenza

ISBN 88-8093-433-3

Potete richiedere il nostro catalogo gratuito: Edizioni II Punto d'Incontro Via Zamenhof 685, 36100 Vicenza Tel. 0444 239189, Fax 0444 239266 www.edizionilpuntodincontro.com

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Indice

Introduzione 9 Dichiarazione di autostima 11 1. Cos'è l'autostima? 13

Gli effetti di una buona autostima 18 2. Le fonti fondamentali dell' autostima 25

Messaggi per il bambino 28 Come dare tutti questi messaggi? 38 Altri messaggi importanti per sviluppare

l'autostima del bambino a qualunque età 39 Le altre fonti dell' autostima 42

3. Sviluppare l'autostima da adulti 47 Prendere coscienza del problema 49 Modificare la comunicazione interiore

ed esteriore 52 Correggere i pensieri sbagliati 58 Prendersi la responsabilità della propria vita 63 Sviluppare la compassione 69 Onorare le proprie convinzioni 71

4. Alcuni strumenti per sviluppare l'autostima da adulti 73 Le affermazioni 74 Mollare la presa sui comportamenti negativi 87 La visualizzazione creativa 95

Conclusione 103

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Ringraziamenti

Desideriamo ringraziare Marguerite Bessard, Louise Malacket e Denise Pa­ratìe per la loro preziosa collaborazione, come pure tutti i partecipanti alle sedu­te organizzate dalla Formation-Transfor-mation, che hanno condiviso con noi la loro ricerca di una maggiore autostima.

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Introduzione

"Un giovane indiano passeggiava solo nella fore­sta. Trovò un uovo di aquila. Credendo che si trat­tasse di un uovo di gallina selvatica, lo mise in un nido di gallina selvatica.

Euccellino venne al mondo circondato da gal­line. Si mise a camminare come una gallina, a chiocciare come una gallina, a beccare come una gallina.

Un bel giorno di primavera, il giovane uccello vide una cosa magnifica: era un grandissimo uc­cello che s'innalzava volteggiando nell'aria, con grande eleganza. "Che uccello è?", chiese la pic­cola aquila cresciuta fra le galline selvatiche. "È un'aquila, il più bello fra tutti gli uccelli!". La pic­cola aquila fantasticava su quanto sarebbe stato magnifico riuscire a volare con così tanta grazia; ma siccome pensava che non avrebbe mai potuto essere un'aquila, il giovane uccello dimenticò ve­locemente il suo sogno.

Visse tutta la sua vita e morì credendo di essere una gallina selvatica".

FIABA TRADIZIONALE

DEGLI INDIANI D'AMERICA

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uanti esseri umani assomigliano a questa piccola aquila! Possiedono un potenziale straordinario, sono dotati di capacità non sfruttate, doni e talenti di cui la società po­

trebbe beneficiare e che permetterebbero loro di rea­lizzarsi. Purtroppo, però, sono nati in un nido in cui non c'era nessuno di grande da imitare e hanno ri­cevuto messaggi che hanno inibito l'amore che avreb­bero potuto avere per se stessi, la fiducia che avreb­bero potuto sviluppare in se stessi.

Per questo vivono una vita che non li soddisfa, provano un'immensa nostalgia di qualcosa che gli manca, qualcosa di più armonioso, di più prezioso.

Mancando di stima in se stessi, sopravvivono, tal­volta con dolore e spesso trasmettendo ai loro figli altri messaggi negativi di cui non hanno soppesato l'importanza.

Questa piccola opera vuole mettere in evidenza che cos'è l'autostima e come si crea, definendo l'im­portanza che hanno i genitori e tutte le persone che circondano il bambino nello sviluppo della sua au­tostima. Lungo lo stesso percorso si propone di far luce sugli elementi dell'autostima nell'adulto, per offrire a ognuno gli strumenti per migliorarla.

Speriamo molto che questo libriccino possa risul­tare utile ai lettori e contribuisca a rispondere ad al­cune domande su questo aspetto essenziale dell'esi­stenza: l'autostima, fonte di gioia nella vita.

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Capitolo I

Cos'è l'autostima?

Il livello di autostima che una persona manifesta influenza tutto quello che dice, pensa e fa.

Una persona dotata di una grande autostima si riconosce facilmente, perché gode della vita, è quel che vuol essere, fa quel che vuol fare, è capace di assumersi delle responsabilità senza biasimare gli altri e senza cercare scuse.

Al contrario, una persona che ha poca autosti­ma incontra innumerevoli difficoltà nella vita per­sonale, relazionale e professionale. Si sente inade­guata, colpevole, poco sicura di sé.

Eautostima non è mai totalmente presente o to­talmente assente, ogni persona sviluppa nella vita un livello di autostima che potremmo situare in un punto qualsiasi di una scala immaginaria da zero a cento. È impossibile avere un'assenza totale o una presenza totale di autostima, in qualsiasi cir­costanza.

Benché sia difficile dare una definizione sem­plice di autostima,viene riconosciuto il fatto che essa comprenda due aspetti complementari:

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• da una parte, la percezione di una competenza personale;

• dall'altra, l'intima convinzione di valere in quan­to persona

In altri termini, potremmo anche dire che l'auto-stima riguarda l'essere e l'agire.

Lautostima riflette il giudizio che proiettiamo sulla nostra capacità di far fronte alle sfide della vita, rivela quanto siamo portati a comprendere e padroneggiare i problemi, come siamo in grado di accettare per noi stessi il diritto alla felicità, alla gioia: l'autostima afferma l'importanza della no­stra esistenza, in quanto unica e insostituibile.

Avere una buona autostima significa considerar­si competenti e degni di rispetto.

Avere una cattiva autostima significa, invece, non sentirsi degni di vivere pienamente, vuol dire cre­dere di non essere "abbastanza bravi".

La maggior parte delle persone fluttuano tra una buona e una cattiva autostima, a seconda delle cir­costanze. Alcuni hanno una buona stima delle loro competenze, ma non si sentono degni di essere amati. Altri si sentono degni di essere amati, ma non si sentono competenti. L'autostima è sempre una questione di "grado"; è mobile.

Più prova autostima, più una persona può uti­lizzare la sua creatività nel lavoro, più instaura delle

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relazioni interpersonali positive, più tratta gli altri con rispetto e meno si sente minacciata da loro.

Più l'autostima è presente, più ci sono possibi­lità di vivere nella gioia.

Quando raggiungiamo l'età adulta, l'autostima è un'esperienza che si origina nella parte più pro­fonda di noi. Si fonda su ciò che pensiamo e per­cepiamo di noi stessi, su quello che proviamo nei confronti dell'individuo che siamo.

Le persone che non hanno avuto la fortuna di sviluppare una buona autostima nell'infanzia cer­cano spesso e invano, una volta divenute adulte, qualcuno o qualcosa in grado di dar loro questa autostima di cui sentono tanto la mancanza.

Il fatto è che la costruzione dell'autostima è un problema e una responsabilità che riguarda solo noi stessi; nessun altro può "dimostrarci" che sia­mo degni di essere amati, che siamo persone com­petenti, l'autostima è un lavoro di sviluppo perso­nale che soltanto noi possiamo compiere.

Quando una persona ha davvero un'elevata au­tostima, smette di sentirsi costantemente in com­petizione con gli altri, non si confronta più con loro. È in pace e in armonia con se stessa; pronta a ri­spondere in modo positivo alle sfide della vita.

Talvolta confondiamo l'elevata autostima con l'or­goglio o l'arroganza, perciò è utile chiarire bene la differenza. Una persona che ha una buona autosti­ma non è né arrogante né orgogliosa. Non ha biso-

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gno di sopravvalutare o sottovalutare gli altri, è pro­fondamente cosciente del proprio valore e di quello di ogni essere umano, non ha bisogno di farsi avanti schiacciando gli altri o indispettendoli.

Una persona che ha una buona autostima nep­pure si sopravvaluta. È cosciente dei propri limiti, è lucida riguardo alle proprie capacità, accetta le critiche che possono esserle utili.

L'autostima non ha niente a che fare con i soldi che avete o che guadagnate, con la vostra reputazione, la vostra carriera, la vostra razza, il vostro aspetto, i vestiti che indossate, la vostra religione, il vostro li­vello d'istruzione, le cose che possedete, il vostro sesso, il posto in cui vivete...

L'autostima è qualcosa di molto sempli­ce: è il rispetto che avete e che provate per voi stessi.

— WILLIAM J. MCGRANE

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Gli effetti di una buona autostima

Quando una persona ha una buona autostima, manifesta un certo numero di caratteristiche es­senziali per una vita realizzata e serena.

Ecco alcune delle caratteristiche in questione:

1. La persona si accetta come essere umano in evo­luzione. Sa di essere in cammino, in via di svi­luppo; sa di non essere perfetta e sa anche che questo non toglie niente alla sua importanza come persona. Non si vergogna di ciò che è, dei suoi sbagli o delle sue carenze.

2. Cerca di conoscersi sempre meglio, di evolve­re, di comunicare in modo efficace.

3. Accetta di rivedere le proprie certezze, di porsi delle domande sulle proprie credenze, pur ono­randole comunque e onorando anche quelle degli altri.

4. È desiderosa di entrare in contatto con gli altri e di imparare a conoscerli, così come è deside­rosa di conoscere anche il mondo che la cir­conda.

5. Ha degli obiettivi chiari per la propria vita e trova le informazioni e l'aiuto che le servono per rag­giungerli.

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6. Sa distinguere tra i fatti, le interpretazioni e le emozioni. Si assume la responsabilità delle pro­prie interpretazioni e delle proprie emozioni.

7. È capace di vivere nel momento presente senza perdere di vista il contesto generale.

8. È cosciente dei valori che la guidano e delle loro radici, non si lascia condurre da valori irrazio­nali accettati da chi la circonda.

Per riassumere, una persona in possesso di una buona autostima è in armonia con se stessa e con il mondo che la circonda. È in grado di vivere pie­namente.

Un livello di alta o bassa autostima costituisce un aspetto della vita così importante da consentir­ci probabilmente di dire che, a parte i problemi biologici o fisiologici, tutte le altre difficoltà della vita sono più o meno collegate a una cattiva stima di sé: che si tratti di ansia, depressione, alcolismo, dipendenza da droghe o medicinali, cattivi risul­tati scolastici, abusi sessuali o violenza coniugale, immaturità emozionale o suicidio; tutti problemi che comprendono un elemento di scarsa autosti­ma. Senza una buona autostima, non si può vivere una vita di qualità.

Eautostima non elimina le difficoltà, ma ci ac­compagna nella vita; ogni volta che affrontiamo una sconfitta, un dolore, quando crediamo di avere delle

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carenze, proviamo dei rimpianti, sperimentiamo amari fallimenti, l'autostima ci permette di affron­tare diversamente i problemi, ci aiuta a porre noi stessi in modo diverso rispetto a queste esperien­ze. A seconda di una buona o cattiva autostima, percorriamo un ciclo positivo o negativo che può essere rappresentato nel modo seguente:

Un circolo vizioso

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Nei due cerchi vediamo le difficoltà che la vita ci riserva: sconfitte, carenze, dolori e fallimenti. Que­ste esperienze provocano delle emozioni normali: collera, tristezza, rimpianti, paure (situate fra i due cerchi). Il punto fondamentale è ciò che la perso­na può fare di queste emozioni.

Un circolo positivo

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• Può entrare nel circolo sinistro e coltivare il ri­sentimento, andare incontro allo sconforto cro­nico, percepirsi come una vittima del destino; può provare un senso di malessere e di impo­tenza, sentirsi depressa o disperata.

• È possibile anche che scelga, invece, un altro percorso ed entri nel cerchio di destra, il circo­lo positivo. Da lì, a partire dalle emozioni pro­vate, può prendere coscienza di ciò che vive, delle proprie risorse, delle proprie difficoltà, può assumersi la responsabilità della propria inter­pretazione degli avvenimenti, del proprio atteg­giamento e dei propri comportamenti.

Può imparare a mollare la presa su ciò che provoca la sua sofferenza, a mettere una croce sopra a ciò che deve abbandonare, a ricomin­ciare da capo e finalmente ad accettare e ad amare gli altri.

È in questo secondo cerchio, il circolo positivo, che una persona dotata di una buona autostima può entrare.

Di fronte alle difficoltà della vita, alle sconfitte, ai cambiamenti, la persona che ha una buona au­tostima si prende la responsabilità di ciò che pro­va. Non dice: "Mi ha fatto arrabbiare!", "Ha rovi­nato la mia vita!". Dice piuttosto: "Mi sono arrab­biata per quello che ha fatto!", "Scelgo di lasciare che questa persona mi rovini la vita!", "Provo tri-

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stezza quando penso a lei!". Prendere coscienza delle proprie emozioni e as­

sumersene la responsabilità ci aiuta a mollare la presa e, a volte, a perdonare, concludere situazio­ni difficili. È una trasformazione che implica un'ac­cettazione, un atto d'amore verso se stessi e verso gli altri e di conseguenza un ulteriore aumento della propria autostima. Invece, quando una per­sona ha una cattiva autostima non si prende la re­sponsabilità di ciò che prova, dà la colpa al suo ambiente, prova del risentimento. Si sente a disa­gio, impotente e, molto presto, comincia ad avere la sensazione di essere una vittima, di non dispor­re dei mezzi necessari per uscire dalla propria cri­si. Rischia di passare da un fallimento all'altro, entrare in depressione o essere colpita da males­seri cronici e malattie.

Sviluppare L'autostima è importante per­ché: "La mente apprezza ciò a cui dà at­tenzione.

Ciò che non apprezza, lo lascia da parte. Ciò che apprezza in modo continuo lo

prende sul serio e ci crede. Ciò che crede e prende sul serio, finisce

per realizzarlo". — AUTORE IGNOTO

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Capitolo 2

Le fonti fondamentali dell'autostima

Eimportanza dell'autostima è, come abbiamo vi­sto, incommensurabile.

La domanda cruciale da porsi è: Come educare un bambino in modo che

sviluppi una buona autostima? Eric Berne, il fondatore dell'analisi transazio­

nale, ha identificato tre tipi fondamentali di sete che il bambino manifesta e che i suoi genitori, o qualunque altro adulto si prenda cura di lui, si pre­sume debbano soddisfare.

Il bambino, come l'adulto e l'adolescente, ha bi­sogno di stimolazioni, riconoscimento e strutture.

I bambini hanno bisogno di essere toccati, han­no bisogno di attenzioni e di cure. Senza le nostre cure, non si sviluppano.

Eattenzione che gli diamo è la risposta a una richiesta di riconoscimento; perché l'essere rico­nosciuti, come il fatto di essere toccati e presi in braccio, risponde al loro bisogno fondamentale di ricevere stimolazioni.

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È attraverso queste cure attente e questo soste­gno che il bambino capisce di essere importante e si sente amato.

Così come necessita di attenzione, il bambino ha egualmente sete di strutture e di certezze. Ha bisogno di sentirsi al sicuro, di poter avere fiducia negli adulti che lo circondano e per costruire la propria struttura interiore deve conoscere i limiti, alcuni flessibili e altri rigidi, per comprendere che esistono regole non negoziabili che riguardano la sua sicurezza. Einsegnamento dei limiti, da parte dei genitori, è una informazione preziosa che vie­ne percepita sia rispetto a se stessi che nei con­fronti dell'ambiente, posto che l'interiorizzazione della necessità di sottomettersi ad alcune regole è l'elemento che favorisce il suo inserimento nella società.

Rispondendo a questi tre tipi di sete, i genitori portano i figli a costruire le fondamenta della pro­pria autostima e nel corso dell'età evolutiva ven­gono a trasmettergli innumerevoli altri messaggi. Sono il modello che il bambino assume per imita­zione, da cui apprende le informazioni su se stes­so e gli altri; i genitori parlano di lui alle altre per­sone e nel corso della giornata è dalla madre e dal padre che il bambino riceve i complimenti o le parole di biasimo, quindi è in loro che continua­mente si riflette.

Vari autori, come Pamela Levin e Jean Ilsey

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Clarke, hanno identificato una serie di messaggi positivi per lo sviluppo ottimale dell'autostima, che se comunicati con sincerità e amore diventano molto potenti.

Ogni tappa dello sviluppo del bambino è accom­pagnata da messaggi e non sempre questi vengo­no dati solo verbalmente. Possono essere trasmessi attraverso il modo in cui i genitori e i parenti del bambino si comportano con lui, dal modo in cui vivono la vita e le relazioni interpersonali.

È da come viene guardato, toccato, nutrito, cam­biato o sorretto, che un bambino percepisce auto­maticamente l'interesse che le persone che lo cir­condano provano nei suoi confronti.

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Messaggi per il bambino dal concepimento alla nascita (periodo prenatale del "divenire")

Naturalmente, è essenziale che il bambino sia de­siderato o almeno accettato durante lo sviluppo nel seno materno, ma è altrettanto importante che la madre si prenda cura di se stessa e venga sostenu­ta e protetta dal padre del bambino per tutto il per­corso della gestazione.

E scientificamente provato che il feto riconosce la voce di suo padre e di sua madre e che, pertan­to, è molto importante che i genitori gli parlino, comunichino con lui anche nella fase prenatale.

Ecco i messaggi importanti da trasmettere al feto:

"Sono felice che tu sia vivo". "I tuoi bisogni e la tua sicurezza sono impor­

tanti per me". "Siamo collegati e tu sei un essere completo". "Puoi nascere quando sarai pronto ". "La tua vita è tua ". "Ti amo così come sei".

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Messaggi per il bambino dalla nascita ai sei mesi (periodo dell'"essere")

Durante questo periodo così importante, il bam­bino impara a sviluppare un nuovo attaccamento a sua madre; una volta nato impara la fiducia, "sce­glie" di vivere, di essere, in risposta alle cure co­stanti, competenti e all'amore che riceve.

I genitori o coloro che se ne prendono cura, de­vono pensare per lui, rispondere ai suoi bisogni; devono toccarlo, guardarlo, parlargli, cantare per lui e soprattutto essere responsabili, costanti e amorevoli.

I messaggi importanti da dare durante questo pe­riodo dello sviluppo sono i seguenti:

"Sono felice che tu sia qui". "Il tuo posto è qui". "I tuoi bisogni sono importanti per me ". "Sono felice che tu sia quello che sei". "Puoi crescere seguendo il tuo ritmo ". "Puoiprovare tutto ciò che provi". "Ti voglio bene e amo prendermi cura di te ".

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Messaggi per il bambino dai sei ai diciotto mesi (periodo del "fare")

Questo periodo nella vita di un bambino è estre­mamente importante per lo sviluppo della sua ca­pacità di avere fiducia negli altri e nei propri sensi, osare esplorare, essere creativo e attivo mentre si sente sostenuto nei passi che compie.

È attraverso queste scoperte che il bambino dai sei ai diciotto mesi sviluppa la fiducia in se stesso e continua a costruire la propria autostima.

Il bambino impara a segnalare i propri bisogni, continua a sviluppare un attaccamento sicuro nei confronti dei propri genitori, scopre delle opzioni, sviluppa il proprio spirito d'iniziativa, sostenuto dal suo ambiente.

I messaggi che gli risultano più utili in questo pe­riodo sono:

"Puoi esplorare e sperimentare e io ti proteg­gerò!".

"Puoi utilizzare tutti i tuoi sensi". "Hai il diritto di sapere ciò che vuoi sapere ". "Puoi interessarti a tutto". "Amo vederti crescere e imparare". "Ti voglio bene quando sei attivo e ti voglio

bene quando sei tranquillo".

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Messaggi per il bambino dai diciotto mesi ai tre anni

Per procedere verso la sua autonomia, il bambino dai diciotto mesi ai tre anni ha bisogno di impara­re a pensare e a risolvere dei problemi, a espri­mersi e a gestire le proprie emozioni. Ha bisogno di testare i limiti, confrontarsi con gli altri e obbe­dire a ordini semplici come:

"Vieni qui, rimani qui, vai laggiù, fermati". Ha bisogno di esprimere la propria collera e di

prendere coscienza del fatto di non essere il cen­tro dell'universo.

Le persone che lo circondano hanno delle re­sponsabilità nuove come: dargli dei limiti ragio­nevoli e farli rispettare. Devono celebrare la capa­cità di pensare del bambino, accettare i suoi senti­menti positivi e negativi, insegnargli a pensare an­che ai sentimenti degli altri.

Una delle grandi sfide per i genitori e per gli altri adulti che circondano il bambino consiste nel-l'evitargli le situazioni in cui una persona vince e un'altra perde e nell'insegnargli le basi della trat­tativa.

Con ogni mezzo, i genitori e le altre persone che circondano il bambino devono evitare di sottova­lutarlo, di umiliarlo o di farlo vergognare. Queste tre azioni sono spesso alla base di una cattiva au­tostima.

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I messaggi i più utili da dare al bambino sono:

"Sono felice che tu rifletta ". 'Accetto che tu esprima la tua collera e non

lascerò che tu tifacela del male o che faccia del male agli altri".

"Hai il diritto di dire no e di mettere alla pro­va i tuoi limiti quanto ne hai voglia ".

"Hai il diritto di pensare e di sentire al tempo stesso".

"Hai il diritto di sapere ciò che vuoi e di chie­dere aiuto".

"Hai il diritto di separarti da me e io conti­nuerò ad amarti".

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Messaggi per il bambino dai tre ai sei anni (periodo dello sviluppo dell'"identità" e del "potere")

Durante questi tre anni, il bambino impara enor­memente, stabilisce la propria identità e capisce come influenzare i rapporti che stringe con gli altri.

Impara che ogni comportamento ha delle con­seguenze, che ci sono molti vantaggi nel compor­tarsi in modo socialmente accettabile, scopre il mondo, il suo corpo e il ruolo riservato alle perso­ne del suo sesso.

Se i genitori e le persone che lo circondano avranno una buona autostima, imparerà a svilup­pare anche la sua.

I messaggi che gli risultano utili sono i seguenti: "Hai il diritto di esplorare chi sei e d'imparare

chi sono gli altri". "Hai il diritto di prenderti il tuo potere e anche,

nello stesso tempo, di chiedere aiuto ". "Hai il diritto di provare diversi ruoli e diversi

modi di essere potente ". "Hai il diritto d'imparare le conseguenze del tuo

comportamento ". "Accetto tutti i tuoi sentimenti". II bambino impara dai propri sbagli, impara ad

ascoltare, sperimenta la possibilità di fare e di pen­sare, scopre le strutture esistenti al di fuori della famiglia. In questo stadio evolutivo, ha bisogno dei seguenti

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messaggi:

"Hai il diritto di pensare prima di dire sì o no e d'imparare dai tuoi sbagli".

"Hai il diritto di aver fiducia nel tuo intuito per prendere più facilmente delle decisio­ni".

"Hai il diritto di scoprire un modo di fare le cose che funzionano per te".

"Hai il diritto d'imparare le regole che ti aiu­teranno a vivere con gli altri".

"Hai il diritto d'imparare a vedere ciò che è reale e ciò che non lo è".

"Amo la persona che sei".

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Messaggi per il bambino dai sei ai dodici anni (periodo di sviluppo della propria struttura)

Questo periodo è cruciale per lo sviluppo dell'au-tostima. È il momento in cui il bambino costrui­sce la propria struttura interiore, capisce le regole e la loro importanza e, soprattutto, sviluppa mol­teplici competenze e integra molte conoscenze.

"Hai il diritto d'imparare quando e come es­sere in disaccordo".

"Hai il diritto di chiedere aiuto ". "Ti amo anche quando non sei d'accordo con

me". "Amo crescere con te".

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Messaggi all'adolescente dai dodici ai diciannove anni (periodo dello sviluppo della propria identità, sessualità e

capacità di separarsi dai propri genitori)

Questo periodo è fondamentale e al tempo stesso difficile.

Per l'adolescente si tratta di emergere gradual­mente in quanto persona separata e indipenden­te, in possesso di valori propri, competente e re­sponsabile dei propri bisogni, sentimenti e com­portamenti.

È continuando a offrir loro amore, protezione e sicurezza che i genitori possono facilitare la cre­scita dei loro figli. Devono confrontarsi con dei comportamenti inaccettabili, porre dei limiti chiari riguardo alla droga e alla sessualità, incoraggian­do contemporaneamente lo sviluppo dell'indipen­denza.

I messaggi utili in questa tappa della vita sono i seguenti:

"Hai il diritto di sapere chi sei e di diventare indipendente".

"Hai il diritto di sviluppare i tuoi interessi e i tuoi rapporti".

"Hai il diritto di imparare a utilizzare vecchi modi di fare adattandoli".

"Hai il diritto di diventare pienamente uomo

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o donna pur rimanendo ancora, in certi momenti, dipendente".

"Mi rallegro di conoscerti come persona adul­ta".

"Il mio amore ti accompagna, ho fiducia in te, puoi chiedere il mio sostegno, se ne hai bisogno ".

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Come dare tutti questi messaggi?

Ovviamente non è sufficiente dire tutto ciò a un bambino se questi non sente quotidianamente, nel modo in cui gli parliamo, ci prendiamo cura di lui, lo sosteniamo, una coerenza tra ciò che si dice e ciò che si dimostra. L'atteggiamento, il comporta­mento sono ancora più importanti delle parole.

I cinesi hanno un proverbio che dice proprio que­sto: "Quel che sei grida così forte che non sento quel che dici". In altri termini, l'esempio è essenziale.

Tuttavia, tutti i messaggi appena riportati han­no una grande importanza. A seconda dell'età del loro figlio, i genitori possono imparare quali mes­saggi dare, possono metterli bene in vista, oppure scriverli su piccoli pezzi rotondi di cartoncino co­lorato, metterli in un cestino vicino al letto del bam­bino e ogni sera, al momento di andare a dormire, suggerirgli di scegliere a caso un cartoncino colo­rato e leggerglielo a voce alta più volte; è un rituale che il bambino apprezza molto. Un altro rituale consiste nel riunire tutta la famiglia regolarmente e leggere, uno dopo l'altro, tutti i messaggi corri­spondenti all'età del bambino.

Poiché l'autostima si origina anche dalla sensa­zione di essere competente, uno dei compiti es­senziali per chi educa il bambino consiste nel pro­curargli delle esperienze attraverso le quali può imparare e che può controllare con successo.

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Altri messaggi importanti per sviluppare l'autostima del bambino a qualunque età

Quella dello sviluppo dell'autostima è sempre sta­ta una preoccupazione primaria per gli analisti transazionali. Altri ricercatori, vicini a Jean Ilsey Clarke e Pamela Levin, hanno identificato altri messaggi di vita che favoriscono la crescita e l'au­tostima. Si tratta di Robert e Mary Goulding, i quali hanno individuato dodici messaggi, da loro deno­minati "permessi", che consentono al bambino di crescere e di svilupparsi costruendo contempora­neamente la propria autostima.

Ecco un elenco di questi dodici permessi:

"Hai il diritto di vivere e di esistere". "Hai il diritto di essere te stesso ". "Hai il diritto di crescere". "Hai il diritto di riuscire ". "Hai il diritto di fare". "Hai il diritto di essere importante ". "Hai il diritto di appartenere a una famiglia,

a un gruppo ". "Hai il diritto di stare vicino agli altri, di con­

dividere con loro ciò che provi". "Hai il diritto di essere sano di corpo e di spi­

rito ". "Hai il diritto di pensare per te". "Hai il diritto di provare ".

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"Hai il diritto di essere un bambino".

Un'analista transazionale indiana, Pearl Drego, aggiunge altri due permessi utili all'elaborazione dell'autostima.

"Hai il diritto di difendere una causa, di aiu­tare gli altri".

"Hai il diritto di manifestare la tua dimensio­ne spirituale".

Tutti questi permessi vengono dati dai genitori, dai nonni, dagli zii e da qualunque altro adulto fre­quenti regolarmente il bambino.

A volte basta una parola, un'azione appropriata al momento opportuno per consentire a un bam­bino di andare avanti e di sviluppare la sua autosti­ma attraverso l'integrazione di questi permessi. Ogni adulto, chiunque egli sia, può favorire lo svi­luppo dell'autostima.

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I bambini imparano ciò che vivono...

Se un bambino vive con la critica, impara a condannare.

Se un bambino vive con l'ostilità, impara a combattere.

Se un bambino vive con il ridicolo, impara a essere timido.

Se un bambino vive con la vergogna, impara a sentirsi in colpa.

Ma

Se un bambino vive con la tolleranza, Impara a essere paziente.

Se un bambino vive con l'incoraggiamento, impara la, fiducia.

Se un bambino vive con la riconoscenza, impara ad apprezzare.

Se un bambino vive con la giustizia, impara a essere giusto.

Se un bambino vive nella sicurezza, impara ad avere fede.

Se un bambino vive con l'approvazione, impara ad amare se stesso.

Se un bambino vive nell'accettazione e nell'amicizia, impara a trovare l'amore nel mondo.

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Le altre fonti dell'autostima

Se i messaggi dati dai genitori, verbalmente e non, influenzano in modo particolare il livello di auto­stima di una persona, esistono tuttavia numerose altre fonti di autostima.

1. La posizione all'interno della famiglia Certi figli primogeniti vengono chiamati a pren­dersi la responsabilità dei fratelli minori e svi­luppano un senso di competenza in rapporto a questo ruolo.

Un bambino ultimogenito può essere parti­colarmente coccolato dai propri genitori, fra­telli e sorelle e sviluppare, grazie a questo, la convinzione di avere il diritto di esistere e di essere apprezzato.

2.1 fratelli e le sorelle e i loro rapporti reciproci.

3. Gli amici, la loro fedeltà, la loro lealtà.

4. La posizione della famiglia nella società Immaginiamo la difficoltà rappresentata dal fat­to di essere il figlio di un padre o di una madre alcolizzati o carcerati in un piccolo paese in cui tutti sanno tutto di ogni abitante.

5. Gli avvenimenti traumatizzanti vissuti dal bambino: abusi sessuali, violenza coniugale, vio­lenza nei confronti dei bambini.

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6. La religione gioca un ruolo molto importante nella costruzione dell'autostima. Troppi siste­mi religiosi mirano a radicare sensi di colpa e a mantenere in una condizione di paura i loro fe­deli: mettono l'accento sulla colpa e il peccato originale, parlano del diavolo e dell'inferno, pro­spettano continuamente una possibile danna­zione; quando potrebbero mettere in luce il va­lore dell'essere umano creato a immagine e so­miglianza di Dio, sottolineando la forza del­l'amore, del perdono e la gioia di vivere.

Ci sono religioni che sviliscono e umiliano so­prattutto le donne, sfruttandole e condannan­dole a un ruolo di secondo piano; per queste donne sarà molto difficile sviluppare una buo­na autostima, quando qualcuno ha fatto crede­re loro che Dio vuole che occupino un ruolo se­condario nella società.

7. Gli insegnamenti durante gli anni della scuola Quando comincia ad andare a scuola, il bambi­no è particolarmente vulnerabile ai messaggi che gli vengono trasmessi dalla "maestra" o dal "maestro". Gli insegnanti partecipano, in effetti, alla creazione o alla distruzione dell'autostima dello scolaro.

Certi comportamenti degli insegnanti dan­neggiano, spesso definitivamente, l'autostima

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del bambino. Una donna di più di cinquantan­ni raccontava tutta commossa a un gruppo di persone come, nel suo primo giorno di scuola, non avendo ottenuto il permesso di andare in bagno prima della ricreazione, avesse urinato sulla sua sedia. La maestra aveva chiesto a tutta la classe di passare davanti a lei puntandola con il dito e tutti l'avevano derisa. Fu quello il gior­no in cui la bambina decise che la scuola era un inferno e che odiava andarci.

Al contrario, una donna di circa quarantan­ni, responsabile di un istituto sanitario, ricor­dava con fierezza una giovane maestra che ave­va trasformato la sua vita. Eliane era la quinta figlia di una famiglia di agricoltori. I suoi geni­tori davano poca importanza alla scuola e, dato che non sembrava manifestare molto entusia­smo per tutto ciò che riguardava l'istruzione, aveva dovuto ripetere il suo primo anno di scuola elementare a causa di risultati catastrofici. Dopo una malattia dell'insegnante titolare, una gio­vane donna particolarmente motivata nei con­fronti dei suoi alunni s'interessò a lei. La mise nella prima fila, vicino alla cattedra, le diede attenzione e molte volte le disse quanto fosse convinta che, con degli occhi così intelligenti, Eliane avesse senz'altro la possibilità di riusci­re. Quando tornava a casa, la bambina saliva nella camera da letto dei suoi genitori, l'unica

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stanza in cui c'era uno specchio e guardava con meraviglia i suoi occhi "intelligenti".

Eliane divenne una brava alunna, ottenne un diploma e proseguì gli studi, il che le permise di assumersi responsabilità importanti nella vita.

Attribuisce ancora oggi a questa maestra, che forse non lo saprà mai, il merito di aver posto le fondamenta della sua autostima.

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Le famiglie sane sviluppano l'autostima di ognuno dei loro membri

Le famiglie sane comunicano e ascoltano.

Le famiglie sane affermano e offrono so­

stegno.

Le famiglie sane sviluppano la fiducia.

Le famiglie sane condividono le responsa­bilità.

Le famiglie sane definiscono i comporta­menti accettabili e quelli inaccettabili.

Le famiglie sane costruiscono uno spinto di famiglia.

Le famiglie sane godono di interazioni equilibrate.

Le famiglie sane condividono una dimen­sione spirituale.

Le famiglie sane rispettano la zona priva­ta di ognuno dei loro membri.

Le famiglie sane creano lo spazio necessa­rio per la comunicazione.

Le famiglie sane condividono il tempo li­bero.

Le famiglie sane accettano le sfide e sanno chiedere aiuto.

— DELORES CURRAN

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Capitolo 3

Sviluppare l'autostima da adulti

Uno specialista delle tecniche di reparentage (o "rigenitorialità") scrisse un giorno:

"Non è mai troppo tardi per avere un'infanzia felice!".

Potremmo parafrasarlo scrivendo che "Non è mai troppo tardi per sviluppare l'autostima!".

Ovviamente, se accompagnato nel corso della sua crescita da genitori competenti e in grado di dar­gli messaggi appropriati mano a mano che cresce, un bambino sviluppa naturalmente la propria au­tostima. Raggiunge l'età adulta avendo in suo pos­sesso il più grande tesoro che possa esistere: una buona autostima.

Quando le cose non stanno così, quando per vari motivi i genitori o coloro che ne fanno le veci, op­pure le circostanze non hanno offerto al bambino le condizioni necessarie per lo sviluppo dell'auto-stima, questo bambino diventa un adulto che sof­fre in vari modi. È soprattutto quando si verificano episodi dolorosi come un fallimento, un licenzia­mento, una depressione, che l'adulto prende co­scienza della sua carenza di autostima e ricerca

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dei mezzi che gli permettano di svilupparsi. A questo punto, la persona comincia col biasi­

mare le circostanze della propria vita. Si rende con­to di non aver ricevuto quel che aveva il diritto di aspettarsi dai suoi genitori e dal suo ambiente, colpevolizza i suoi cari, la sua mancanza d'istru­zione, la sua timidezza, il suo aspetto, il suo am­biente.

Può cercare di rimettersi in forma, di perdere peso, di cambiare lavoro, di imparare ad affermar­si e, anche se talvolta raggiunge il suo obiettivo e riesce a modificare le circostanze della sua vita, si rende conto molto presto di essere rimasto allo stesso punto e di non aver modificato il suo livello di autostima.

In questi ultimi anni, molti specialisti si sono interessati a questo problema e sono arrivati alla convinzione che l'autostima di un adulto sia in rap­porto diretto con il processo dei suoi pensier, os­sia con ciò che questa persona pensa e dice di se stessa, con il suo modo d'interpretare quello che gli altri le dicono. Le circostanze esterne possono influire sull'autostima di una persona, certo, ma non determinarla.

È la persona stessa e solamente lei, che può de­cidere di cambiare la propria vita aumentando la propria autostima.

Questo cammino si compie attraverso varie tap­pe significative:

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Prendere coscienza del problema

E incalcolabile il numero delle persone che sof­frono di solitudine, sono ansiose, tese, si sentono incomprese, insignificanti, hanno paura di entra­re in contatto con gli altri, si sentono in colpa sen­za sapere veramente di cosa. Altre persone sono depresse, stanche, affaticate, apatiche, si sentono incomprese e accumulano risentimento nei con­fronti di chi le circonda; sanno di non stare bene là dove sono e nonostante questo non vanno dove sognerebbero andare. Molte di queste soffrono soprattutto di una carenza cronica di autostima. Lasciano passare i giorni, i mesi, gli anni senza sapere cosa fare, senza comprendere cosa freni la loro evoluzione.

Capita che trasformino inconsciamente questi sentimenti di malessere in disfunzioni fisiche e, per il resto della loro vita, cureranno solo il corpo, una dimensione di se stessi che di fatto non costi­tuisce la vera fonte del problema.

Da decenni, questa situazione richiama la no­stra attenzione: come può essere che così poche persone diventino coscienti di ciò che le fa soffrire o delle possibilità di cambiare la loro condizione?

Virginia Satir, una delle fondatrici del movimento di terapia familiare, ha scritto nella prefazione di un libro sull'autostima:

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"Una persona che ha una cattiva autostima ha sviluppato uno stile di vita al quale si è abituata. È come un vestito familiare. Non è né bello né co­modo, ma è lì, ci si può contare!".

Forse questa è una delle ragioni che spiega per­ché tante persone vivano la propria vita con una cattiva autostima.

Pertanto, la prima esigenza per riuscire a svi­luppare la propria autostima da adulti consiste nel riconoscere questa carenza di autostima che osta­cola la vita, nel prenderne coscienza.

Prendere coscienza del problema, ecco l'inizio del percorso. Il passo successivo è credere che an­che da adulti, a qualunque età, è ancora possibile aumentare e migliorare la propria autostima.

Come abbiamo visto, si tratta di decidere di cam­biare il proprio "stile di vita", questo richiede tem­po e perseveranza, ma è possibile farlo!

Infine, dopo aver preso coscienza del problema, dopo aver accettato l'idea di un cambiamento, di un'evoluzione positiva, resta ancora da realizzare il fatto che nessuno, all'infuori di noi stessi, può compiere questo cambiamento; siamo noi i respon­sabili della costruzione o del miglioramento della nostra autostima. Non ci sono più persone da in­colpare; qui, ora, oggi, abbiamo noi e soltanto noi, il potere di prendere una decisione, metterci in cammino.

Questo non significa necessariamente che dob-

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biamo far tutto da soli. Possiamo unirci a un grup­po di sviluppo personale o di potenziamento del-l'autostima o, se lo desideriamo, intraprendere un percorso di psicoterapia. Nonostante questo, nes­sun altro può mettersi in cammino al posto no­stro: la scelta e la responsabilità spettano a noi; a noi soltanto.

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Modificare la comunicazione interiore ed esteriore

La comunicazione interiore

Nel capitolo relativo alle fonti dell'autostima, sono stati elencati una serie di messaggi ricevuti dai genitori e da tutte le persone presenti nel nostro ambiente, che hanno segnato la nostra infanzia e la nostra crescita, rappresentando il materiale co­stitutivo della nostra autostima. Sono i messaggi che abbiamo registrato e, a poco a poco, incorpo­rato nella nostra memoria conscia e inconscia.

Anche se i nostri genitori sono deceduti da tem­po, i messaggi ricevuti risiedono dentro di noi e permangono, perché continuiamo a ripeterli a noi stessi, in un meccanismo che ci ha portato a rac­cogliere il testimone dalle mani degli adulti che ce li hanno trasmessi nell'infanzia.

"Sei maldestro". "Sei stupido". "Non ce la farai mai". "Non ci riuscirai". Ciò che ci è stato detto e che ci era insopporta­

bile è il messaggio interiorizzato che ripetiamo a noi stessi, talvolta in una versione che, nel corso della vita, viene corretta e intensificata. Sono gli stessi messaggi che diamo a noi stessi che contri­buiscono a mantenere una cattiva autostima.

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Si tratta di una comunicazione interiore, di un dialogo intimo a volte incessante, che colora tutta la nostra esistenza e dà vita alle nostre emozioni e alle nostre azioni.

Eapproccio psicologico chiamato "programma­zione neuro-linguistica" o PNL mette in eviden­zia come non siano gli avvenimenti a determinare le nostre emozioni e le nostre azioni, bensì la no­stra interpretazione degli avvenimenti, ciò che ci diciamo su noi stessi e ciò che ci diciamo a propo­sito degli avvenimenti.

Immaginiamo che Paolo sia stato appena licen­ziato dal posto di lavoro. Se, da bambino, si è sen­tito ripetere in continuazione che era stupido, che non sarebbe mai arrivato da nessuna parte, che non avrebbe mai potuto farcela nella vita, Paolo avrà la tendenza a dirsi: "Non è sorprendente che io sia stato licenziato perché, in ogni caso, non posso far­cela nella vita, sono troppo stupido!".

Essendo sintonizzato su questo tipo di dialogo interiore, Paolo si sentirà molto triste e arrabbia­to, se la prenderà con se stesso, perderà ulterior­mente fiducia in sé e perderà anche qualunque motivazione a cercare un altro lavoro; profonda­mente convinto di non potercela fare, di essere troppo stupido.

Altro scenario: immaginiamo che Piero sia stato licenziato dal suo posto di lavoro ma che, durante la sua infanzia, abbia ricevuto molti permessi co-

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me: "Hai il diritto di riuscire", "Sei importante", "Hai diritto di chiedere aiuto". Piero si ripeterà questi messaggi e dentro di sé ne sarà convinto. Senz'altro proverà tristezza e collera all'idea di perdere il lavoro, ma non si dispererà di fronte alla situazione. Troverà delle possibilità per farsi aiu­tare, avrà la certezza di ritrovare presto un altro lavoro e saprà prendersi cura di se stesso. Conti­nuerà a coltivare una visione positiva della vita e degli altri e, grazie al suo atteggiamento positivo, presto troverà effettivamente un altro lavoro.

Le due situazioni sono identiche, si tratta sem­pre di licenziamento, ma cambia il contenuto; i messaggi che Piero e Paolo si danno sono fonda­mentalmente diversi e questa differenza cambia la qualità della loro vita.

Eawenimento rappresenta solo uno degli aspetti del problema; conta soprattutto l'interpretazione di questo avvenimento e le capacità che abbiamo sviluppato di farvi fronte.

Qualunque essere umano può programmare i propri pensieri e, attraverso questi, influenzare le proprie emozioni e i propri comportamenti; come scegliamo i nostri pensieri, così mettiamo in moto i dialoghi interiori svilenti o positivi, stimolanti, che influenzano la nostra vita, quando prendiamo fi­nalmente coscienza del modo in cui comunichia­mo con noi stessi.

È possibile scoprire il nostro dialogo interiore

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prestando attenzione a ciò che diciamo a noi stes­si su noi stessi, ogni volta che ci troviamo in una situazione difficile della vita. Tra le frasi pronun­ciate più spesso dalle persone che hanno una cat­tiva autostima troviamo:

"È tutta colpa mia". "Le persone non mi amano". "Mi percepiscono come una minaccia". "Devo fare quel che vogliono gli altri". "Non ha importanza". "Non ci sono speranze". "Ho provato di tutto". "Mi faccio sempre fregare". "Non mi ascoltano". Queste frasi sono il segnale di un dialogo inte­

riore negativo. I messaggi trasmessi dai genitori e dagli altri

adulti durante l'infanzia sono ormai così radicati nella persona, che questa continua a ripeterseli senza neppure rendersene conto.

Che fare?

Il primo passo consiste sempre in una presa di coscienza del nostro stato di disistima, bisogna poi identificare gli elementi di questo dialogo interio­re, anche schematizzandoli in un quaderno. Di­venta allora possibile modificare gli elementi di questo dialogo dandosi dei permessi, dei messag-

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gi positivi e incoraggianti. All'inizio può sembrare artificioso! Per tanti anni

abbiamo ascoltato ben altre frasi! Tuttavia, perse­verando e trasformando sistematicamente i mes­saggi negativi in permessi costruttivi, l'autostima migliora, influenzando la vita emozionale e il com­portamento della persona.

La comunicazione esteriore

La comunicazione interpersonale poggia diretta­mente sul dialogo interiore delle persone interes­sate. Se il nostro genitore interiore ci condanna e ci strapazza in continuazione, il contenuto della nostra comunicazione con gli altri rifletterà que­sto stato di cose. Avremo la tendenza a: "scusarci di esistere", "cancellarci a vantaggio degli altri", "avere paura di disturbare gli altri", "manipolare invece di chiedere direttamente ciò di cui abbia­mo bisogno", "lamentarci invece di prenderci la responsabilità della nostra realtà" e, soprattutto, "avere molti timori all'idea di doverci affermare di fronte agli altri, prendere la parola in pubblico, ri­fiutare un piacere o prendere il nostro posto in mezzo agli altri".

Al contrario, quando è positivo, il dialogo inte­riore è fatto di permessi e di apprezzamenti e ci dà la possibilità di comunicare semplicemente, in modo chiaro e senza timori, con chi ci circonda.

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Pertanto, l'autostima aumenta quando il dialogo interiore, ossia ciò che ci diciamo a proposito di noi stessi, cambia e noi ci concediamo dei "per­messi".

Più l'autostima aumenta, più la comunicazione con gli altri diventa soddisfacente.

Per una ritorno di feedback, saper comunicare in modo chiaro e positivo tende a far aumentare ulteriormente l'autostima.

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Correggere i pensieri sbagliati

Come abbiamo appena visto, il dialogo interiore di chi ha una cattiva autostima è generalmente com­posto da messaggi negativi ricevuti durante l'in­fanzia e conservati nella propria memoria.

Tuttavia, le più recenti teorie della psicologia comportamentale chiariscono ulteriormente la spiegazione che ne abbiamo dato.

Secondo il dottor David Burns, la persona che ha una cattiva autostima ha sviluppato un proces­so di pensiero non corretto. Nelle sue ricerche, questo studioso ha registrato dieci modi scorretti di pensare che aggravano ulteriormente la situa­zione della persona.

È essenziale identificare questi modi sbagliati di pensare, al fine di poterli cambiare:

1) Pensare in termini di tutto o niente

Nella maggior parte delle situazioni della vita, non c'è niente di assoluto, niente è completa­mente nero o bianco. Così, quando un indivi­duo dice: "Sono maldestro, non sono mai riu­scito a creare nulla", in realtà si sbaglia, perché sicuramente in qualcosa è riuscito. Forse non ne è cosciente in quel momento! Tuttavia, a for­za di ripetere questo tipo di frase inesatta, ac­centua la sua carenza di autostima. Una dichia­razione più corretta sarebbe per esempio:

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"Oggi sono maldestro, non riesco a costruire la cuccia per il mio cane".

"Sono maldestro oggi e a proposito dell'ope­ra attualmente in corso".

2) Generalizzare

"Non ho mai avuto fortuna nella mia vita!". Questa frase, frutto di scoraggiamento, è si­

curamente inesatta. Se la persona in questione è lì a esprimerla, vuol dire che ha già la fortuna di essere viva, di poter parlare, essere in rela­zione con qualcuno a cui poterla esprimere... e la lista potrebbe continuare.

La generalizzazione contribuisce allo scorag­giamento e alla percezione negativa di sé.

3) Filtrare mentalmente le informazioni

"Questo giorno di festa è andato completamen­te storto, ha piovuto tutto il fine settimana, avrei fatto meglio a rimanere a letto!". Vedere ciò che è negativo e dimenticare completamente l'aspet­to positivo è ciò che fanno molte persone che hanno una cattiva autostima. Mettono in risalto, nella loro vita, ciò che non è stato, ciò che ha cre­ato un problema e si scoraggiano del tutto.

4) Non rendersi conto degli aspetti positivi di sé

"Sono un povero cretino! Ancora una volta mi sono fatto fregare!". Non è perché abbiamo

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commesso un errore di giudizio che siamo dei poveri cretini! Ed è tutto qui ciò di cui ci siamo resi responsabili: "Un errore di giudizio".

5) Saltare alle conclusioni

"Sono sicuro che loro non accetteranno mai!". Come possiamo saperlo senza prima andare

a parlare con loro? "So cosa pensa di me". Non è possibile leggere nella mente di un'al­

tra persona, se questa non si è ancora espressa. "Vedrai che non funzionerà!". Predire che le cose andranno male vuol dire

mettersi nella condizione di fare in modo che non funzionino.

Tutti questi modi di pensare hanno effetti ne­gativi sulla realtà, sul senso di competenza per­sonale e dunque sull'autostima.

Potremmo cambiare tutte le frasi riportate qui sopra nei modi seguenti:

"Preparando bene la nostra conversazione, ci sono forti possibilità che accettino il progetto".

"Non so cosa pensi, ma non c'è ragione che tu abbia una cattiva opinione di me".

"Credo ci siano forti possibilità che possa funzionare".

6) Esagerare o minimizzare

Si tratta di individuare un dettaglio al quale dia-

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mo un'importanza esagerata: "Che figura ci faccio con questo brufolo sul

naso? Tutti mi guarderanno e si chiederanno da

quale malattia sono stato colpito!". Al contrario, anche quando minimizziamo un

elemento: "D'accordo, ho avuto il voto più alto della mia

classe, ma è stato solo un colpo di fortuna, al­l'esame mi è capitato un argomento che cono­scevo".

7) Ragionare in base alle emozioni

"La vita è così triste!". Non è la vita che è triste! La tristezza è l'emo­

zione che vivo in quel momento. "In questo momento, provo tristezza!". Ecco

una cosa molto più realistica e giusta da dire.

8) "Si deve - si dovrebbe - bisogna"

Spesso molte persone credono di dover fare cer­te cose o di dover manifestare certe caratteri­stiche.

Purtroppo, al contrario di quanto asserisce il titolo di un celebre film francese, la vita non è "un lungo fiume tranquillo!".

Nessuno può riuscire sempre! Lavorare inten­samente e comportarsi in modo onesto non ba­stano a garantirsi un impiego a vita o il successo

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scontato. D'altra parte, questi "bisogna", "devi" sono

spesso dei messaggi ricevuti durante l'infanzia, che non hanno alcuna base valida nella vita at­tuale della persona.

9) Appiccicare un'etichetta

"Sono talmente stupido"; dirsi una frase del ge­nere colpisce l'autostima.

Al contrario, dire: "Mi sono sbagliato!" è mol­to più esatto e meno deprimente. E completa­mente superfluo mettersi un'etichetta svilente.

10) Biasimare

Biasimare se stessi o gli altri non contribuisce a risolvere il problema.

"Sono un povero idiota, mi sono fatto licen­ziare dal mio posto di lavoro".

Farsi licenziare non ha niente a che fare con il sentirsi "idiota". Alla base della scelta delle persone che saranno licenziate al momento del­la ristrutturazione di una ditta ci sono molte ragioni economiche o psicologiche. Biasimare se stessi o qualcun altro contribuisce soltanto a deteriorare l'autostima.

"La mia fabbrica sta attraversando un pro­cesso di ristrutturazione e io faccio parte delle trenta persone che verranno licenziate".

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Prendersi la responsabilità della propria vita

Nelle pagine precedenti, abbiamo accennato alla seguente frase di Virginia Satin

"Una persona che ha una cattiva autostima ha sviluppato uno stile di vita al quale si è abituata. È come un vestito familiare. Non è né bello né co­modo, ma è lì, ci si può contare!".

Ecco, in parte, la ragione per la quale tante per­sone ammettono di non essere felici: non vivono la vita che vorrebbero vivere, soffrono di una cattiva autostima e, ciononostante, non fanno niente di specifico per uscire dalla situazione spiacevole in cui si trovano.

Per molte persone con cui siamo entrate in con­tatto e che pure desideravano cambiare, nel vivere un'altra situazione, uno degli ostacoli più grandi era la paura: paura di procedere in un percorso sconosciuto, paura del giudizio degli altri, paura di non sapere, di non potere, paura di fallire, pau­ra di perdere ciò che si ha! Queste paure sono spes­so legate alle idee sbagliate di cui si è parlato nel capitolo precedente; infatti, non rendendosi conto di ciò che è positivo, generalizzando, esagerando i possibili pericoli o le possibili conseguenze di un cambiamento, criticandosi o disapprovando gli al­tri, ci sono grosse possibilità che la persona si bloc­chi nel suo slancio e non effettui alcun cambia-

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mento nella propria vita. Perciò è importante sco­vare i processi di pensiero sbagliati!

Assumere il controllo della propria vita signifi­ca, innanzitutto, rendersi conto pienamente del fatto che non esiste "Babbo Natale". Nessuno verrà a evitarci la responsabilità di prendere in mano la nostra vita! È ognuno di noi, personalmente, l'unico responsabile della propria vita, del proprio futuro.

Prendersi la responsabilità della propria vita si­gnifica, tra l'altro, porsi tre domande essenziali e trovarvi delle risposte.

1) Cosa voglio per me?

La maggior parte della gente sa ciò che non vuo­le, ma trova molto difficile dire ciò che vuole per sé. In effetti, la situazione è chiara: o sono felice, la mia vita è quella che desidero vivere e non ho più bisogno di rispondere a questa do­manda, oppure non sono felice, non sto viven­do quel che vorrei vivere e allora è urgente por­si la domanda in modo serio.

"Cosa voglio per me?". In altri termini: "Cosa è importante per me?

Quali sono le priorità nella mia vita? Cosa ha un senso per me?".

Se la mia priorità consiste nel vivere in ar­monia con una o più persone che mi rispettino, mi sostengano e mi amino e non sto vivendo

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questa situazione, quali sono i cambiamenti che posso compiere? Se ho bisogno di fare un lavo­ro interessante in cui mi sia consentito utiliz­zare la mia creatività e non ho tale lavoro, cosa posso fare a questo proposito?

Infine, se non vivo nel posto in cui vorrei vi­vere e la cosa mi pesa, quale soluzione posso trovare? Non sempre è possibile avere ciò che vogliamo, naturalmente, ma diventa ancor più difficile riuscirci quando non sappiamo vera­mente ciò che vogliamo. Il filosofo latino Sene­ca lo diceva già molti secoli fa: "Non ci sono venti favorevoli per la nave che non sa verso quale porto sia diretta".

Definire chiaramente ciò che si vuole per se stessi significa uscire dai dubbi, dalla crisi, si­gnifica rialzarsi e aumentare la propria auto­stima.

2) Cosa chiedo agli altri?

Il fatto di raggiungere i propri obiettivi, di an­dare verso ciò che ognuno vuole per sé presup­pone, in generale, un determinato atteggiamen­to nei confronti degli altri, dell'ambiente. Se voglio essere trattato con rispetto, ho bisogno probabilmente di chiederlo alle persone che mi circondano; ma prima di chiedere qualcosa, devo individuare ciò che voglio veramente, per poter essere in grado di esprimere chiaramen-

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te la mia richiesta. "E sempre la stessa cosa, non hai mai tempo

per me!". Biasimare un'altra persona invece di chieder­

le in modo chiaro quel che vogliamo: ecco un mezzo sicuro per non realizzare il nostro desi­derio.

"Caro, ho assolutamente bisogno di parlarti per cinque o dieci minuti; vuoi dirmi quando questo sarà possibile per te?".

Una domanda precisa produce, in genere, una risposta precisa e soddisfacente.

3) A cosa devo rinunciare?

Questa terza domanda è essenziale. Non riu­scirò a ottenere tutto ciò che voglio per me, gli altri non risponderanno in modo positivo a tut­te le mie richieste. È per questo che ho bisogno di mollare la presa, rinunciare a un certo nu­mero di desideri, farci una croce sopra.

Una partecipante a una delle nostre sessioni di formazione si era resa conto che voleva esse­re ascoltata da suo marito. Glielo aveva chiesto a diverse riprese, ma senza successo. Lui le di­ceva: "Sì, certo!" e, due giorni dopo, riprendeva la sua abitudine di tuffarsi nel giornale e poi guardare la televisione senza prestare attenzio­ne a sua moglie. Erano molti mesi che lei lo as­sillava con questa domanda, senza ottenere sod-

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disfazione. La donna era arrivata al punto di prendere in considerazione l'idea di chiedere la separazione, anche se amava quell'uomo che, a parte quel problema, era un buon padre e un bravo marito.

Fu a quel punto che la donna si rese conto di non avere ancora risposto alla terza domanda:

"A cosa devo rinunciare?". Si rese conto che poteva rinunciare a voler

essere ascoltata da suo marito. Poteva trovare il modo di farsi ascoltare da altre persone, altro­ve. È infatti ciò che fece: seguì un corso di for­mazione all'ascolto, si mise a fare del volonta­riato, partecipò anche ad altri corsi e prese par­te a diversi gruppi. Aveva trovato quel che cer­cava: ora veniva ascoltata. Il rapporto con suo marito era migliorato, aveva acquisito sicurez­za e viveva meglio. Decidere di rinunciare a qualcosa, farci una croce sopra, mollare la pre­sa, è ciò che permette di andare oltre, di lascia­re una posizione scomoda in cui ci si sente "se­duti tra due sedie!".

Insomma, il fatto di definire in modo chiaro ciò che vogliamo fa diminuire il sentimento d'impo­tenza o di rassegnazione. Individuare ciò che vo­gliamo chiedere agli altri ed esprimere la nostra domanda fa diminuire la collera e il risentimento che possiamo provare nei confronti di chi sembra

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non "vedere" quel che desideriamo. Fare una cro­ce sopra a qualcosa, mollare la presa per procede­re oltre fa diminuire il senso di tristezza, di rista­gno che si prova quando si è bloccati in un vicolo cieco. Soprattutto, il fatto di prendersi la respon­sabilità della propria vita, dòpo aver risposto alle tre domande qui sopra, significa determinare le azioni da compiere per vivere ciò che vogliamo vi­vere e soprattutto AGIRE, andare avanti.

Assumersi la responsabilità della propria vita è uno dei percorsi migliori per aumentare l'autostima.

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Sviluppare la compassione

La critica che sentiamo spesso riguardo al con­cetto di autostima è la seguente: "Voler aiutare le persone a sviluppare la propria autostima non equi­vale a invitarli a guardarsi l'ombelico?". Oppure: "Non è più importante insegnare a essere genero­si e a preoccuparsi per gli altri, invece di dare tutta quest'importanza a se stessi?".

Molte persone confondono "l'autostima" con r"egocentrismo". Desiderano fare economia sul­l'amore per se stesse per preoccuparsi soltanto dell'amore per gli altri. È un grave sbaglio. I testi sacri, come la Bibbia, insistono molto su questa doppia dimensione:

"Amare il proprio prossimo come se stessi". Per­tanto, una cattiva autostima, una mancanza d'amo­re per se stessi non permette di amare il prossimo pienamente, liberamente.

Per una persona che non si ama, l'amore offerto agli altri scivola molto presto nella manipolazione. Invece, migliore è l'autostima di una persona e maggiore è la sua capacità di dare amore e com­passione agli altri.

È questa sicurezza, questa serenità interiore, propria di coloro che sanno amarsi e che si sento­no competenti, che permette di accompagnare pie­namente l'altro senza perdersi nella sua sofferen­za e nelle sue difficoltà.

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Sorprendentemente, la compassione viene ma­nifestata molto spesso dalle persone che hanno una buona autostima e, nello stesso tempo, più viene manifestata e più, a sua volta, funziona da combu­stibile per l'autostima.

Mostrare compassione vuol dire compiere azio­ni quotidiane in modo diverso, avere un atteggia­mento di accettazione incondizionata nei confronti di coloro che frequentiamo, ascoltarli più attenta­mente, astenersi dal concludere le loro frasi o dal-l'anticipare ciò che stanno per dire, essere real­mente presenti per loro, astenersi da qualunque giudizio e decidere di manifestare il proprio inte­resse e la propria comprensione per ciò che que­ste persone vivono.

O meglio, in quanto adulti, più sviluppiamo la nostra attitudine alla compassione, più ci lascia­mo "toccare" da quello che gli altri vivono e più ci sentiamo "adeguati", al nostro posto nel mondo e in grado di stimarci.

La compassione, come le convinzioni, la presa di coscienza e l'assunzione di responsabilità, è al tempo stesso una manifestazione e una fonte di autostima.

Più sviluppiamo la nostra capacità di compas­sione e più aumentiamo la nostra autostima.

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Onorare le proprie convinzioni

Una persona che non gode di una buona autosti­ma ha la tendenza a conformarsi a coloro che la circondano, a "soffocarsi!". Non osa difendere il suo punto di vista, non osa affermarsi.

Magari vive per molti anni in una situazione dif­ficile che non risulta in armonia con le sue con­vinzioni. In tal caso, la sua autostima tende a di­minuire ulteriormente, come pure la qualità della sua vita.

Onorare le proprie convinzioni, cosa che riesce meglio se si rimane in uno stato di costante evolu­zione, vuol dire integrare i propri valori, credenze e ideali nella propria vita quotidiana e nel proprio comportamento. Significa, in altri termini, vivere in uno stato di integrità.

Quando ci comportiamo in modo da trovarci in conflitto con ciò che crediamo giusto e valido, non ci rispettiamo. Abbiamo bisogno di valori per gui­dare la nostra vita e di integrità per vivere in modo armonioso e per sviluppare la nostra autostima.

Il fatto di onorare le proprie convinzioni presup­pone la capacità di individuarle, di dar loro valore e di vivere in accordo con esse. Questo presuppone anche la capacità di guardarle da vicino, di analiz­zarle. Può succedere che alcune convinzioni deri­vanti da religioni fraintese o insegnate in modo sba­gliato contribuiscano alla mancanza di autostima di

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una persona, sottolineandone gli aspetti negativi; per esempio, l'accento messo da alcune chiese su "il peccato", "il male", "i demoni", a scapito di nozio­ni come "l'amore", "il bene", "gli angeli".

Essere adulti significa anche prendere in esa­me il proprio patrimonio religioso e osare mettere in discussione regole e dogmi mortiferi.

Onorare le proprie convinzioni significa, inol­tre, essere coerenti, mantenere la propria parola, essere in armonia con i propri valori morali ed evi­tare i compromessi discutibili.

Tutto ciò permette di rispettarsi in quanto per­sona e di essere rispettati dagli altri.

Infine, onorare le proprie convinzioni vuol dire concedersi il diritto di tener conto della propria dimensione spirituale, di nutrire questa parte es­senziale di sé con la meditazione, la lettura di testi sacri, la preghiera, la celebrazione comunitaria.

Significa accettarsi in tutte le proprie dimen­sioni umane.

Onorare le proprie convinzioni vuol dire aumen­tare la propria autostima.

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Capitolo 4

Alcuni strumenti per sviluppare l'autostima da adulti

Come abbiamo visto nel corso delle pagine prece­denti, lo sviluppo dell'autostima da adulti inizia con una presa di coscienza di ciò che crea problemi, per proseguire poi con una modifica della comu­nicazione interiore ed esteriore, con un adegua­mento dei pensieri sbagliati, con l'assumersi la responsabilità della propria vita, con lo sviluppo della compassione e con la decisione di onorare le proprie convinzioni.

Altri strumenti possono aiutare a percorrere questo cammino e a vivere crescendo giorno dopo giorno.

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Le affermazioni

Sono degli "strumenti per lo spirito". Hanno lo scopo di aiutare a cambiare una credenza fonda­mentale. La parola affermazione viene dal termi­ne "affermare", che significa "tener fermo", "dar forza", "rendere forte". Implica un accordo, un consenso, un desiderio interiore di dire sì a quello che affermiamo. Un'affermazione può essere de­finita un pensiero positivo o un'idea su cui possia­mo orientarci coscientemente allo scopo di pro­durre un risultato desiderato. Un'affermazione è un mezzo pratico e semplice per modificare vec­chi messaggi di cui non abbiamo più bisogno. È uno strumento che dà potere e che rafforza il de­siderio di dire "sì". È un modo di parlare a se stes­si in maniera positiva, di aumentare l'autostima.

Una delle frasi che vengono pronunciate più spesso dalle persone che iniziano una psicotera­pia è: "Ho provato a cambiare, ma non ci riesco!". Il senso d'impotenza provato di fronte a questa difficoltà di cambiamento porta generalmente la persona che si sente impotente a biasimare gli al­tri: "Se soltanto mia moglie fosse più rilassata, tutto andrebbe meglio!", "Se i miei bambini fossero più obbedienti, avremmo meno difficoltà nella nostra coppia!".

Quando vogliamo che un altro cambi prima di poter cambiare noi stessi, limitiamo la nostra cre-

- • • i

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scita personale. Ci mettiamo in una posizione di aspettativa, cediamo il nostro potere su noi stessi a un'altra persona.

Al fine di iniziare dentro di noi il processo di cambiamento e di aumentare la nostra autostima, è necessario accettare due postulati:

1) Noi creiamo i pensieri che sono in noi e ne siamo responsabili.

Anche se è necessario ammettere che i mes­saggi ricevuti dai genitori e dalle persone care quando eravamo piccoli rivestono una grande importanza nella costruzione dell'autostima, questa influenza non può rappresentare una scusa per continuare per tutta la vita a biasima­re gli altri e dare a se stessi messaggi negativi, perché questo non fa che rafforzare i sensi d'im­potenza e d'inferiorità.

Accettando il fatto che siamo noi stessi a cre­are il nostro mondo interiore, ci troviamo di fronte a una realtà: "La nostra vita può cambia­re". Se siamo in grado di creare un mondo in­teriore scomodo e spiacevole, possiamo anche cambiarlo e renderlo creativo e felice. Prendere questa decisione rappresenta l'inizio di un mi­glioramento dell'autostima.

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2) La vita è un processo di crescita

Nel corso della vita ci troviamo di fronte a mol­teplici problemi che possono anche trasformarsi in opportunità. La frequenza con cui, nella no­stra cultura, utilizziamo il termine "problema" ne fa qualcosa di permanente. Numerosi sono coloro che percepiscono la vita come una serie di problemi; per loro vale la seguente equazio­ne: vita = problemi.

Per poter cambiare, è necessario decidere co­scientemente di farlo e trovare poi gli strumen­ti in grado di facilitare questo cambiamento.

Le affermazioni rappresentano uno di que­sti strumenti. Il concetto di affermazioni si fon­da sull'idea secondo cui "ciò che pensate, lo di­venterete, se lo pensate abbastanza a lungo". La base dell'utilizzo delle affermazioni è la se­guente:

PENSIERO

• ABITUDINE

T CREDENZA A PROPOSITO DI SE STESSI

Tutto inizia con un pensiero che si manifesta nella coscienza; quando questo pensiero viene mante­nuto abbastanza a lungo, diventa un'abitudine. Una

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Tutto inizia con un pensiero che si manifesta nella coscienza; quando questo pensiero viene mante­nuto abbastanza a lungo, diventa un'abitudine. Una

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volta presa quest'abitudine, essa diventa una cre­denza o convinzione a proposito di se stessi.

Prendiamo l'esempio di un bambino che ha ri­cevuto il messaggio: "Sei stupido. Non andrai lon­tano nella vita". Se questo messaggio viene raffor­zato da circostanze esterne come le difficoltà a scuola o il rifiuto da parte degli altri bambini, il messaggio mette radici e il bambino pensa che sia vero e finisce per agire in modo da obbedire a tale messaggio, ossia agisce in modo sciocco e rafforza ulteriormente le credenze acquisite nell'infanzia, il che, naturalmente, gli impedisce di sviluppare una buona autostima.

Come creare un'affermazione

Al fine di raggiungere il massimo risultato possi­bile e ottenere il cambiamento desiderato, ci sono alcune regole da seguire per creare delle afferma­zioni.

1. Le affermazioni devono essere formulate al tem­po presente. Si tratta di un aspetto importante, perché il rapporto corpo-spirito è modificabile solo nel presente. Quando la percezione di noi stessi dipende da ciò che realizziamo, tendia­mo a dire: "Mi apprezzerò quando sarò riusci­to a fare questa cosa". In tal modo, la mente non ha mezzi per creare nel corpo dei senti-

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menti di benessere nel presente. Un'affermazione più utile sarebbe: "Mi ap­

prezzo adesso come sono". In questo modo, l'autostima aumenta e non c'è dipendenza nei confronti degli altri.

2. Utilizzare il pronome "Io" è molto importante, perché è impossibile affermare qualcosa al po­sto di un'altra persona. Il miglior modo per es­sere accettati dagli altri e per accettarli consi­ste nell'accettare se stessi. Accettare se stessi permette di accettare gli altri così come sono, con le loro luci e le loro ombre. È attraverso l'ac­cettazione che il cambiamento diventa possibi­le in se stessi e nei rapporti interpersonali. Quando una persona ha deciso di cambiare, è lei stessa e nessun altro che può utilizzare le affermazioni e raggiungere il suo obiettivo.

3. Le affermazioni devono essere positive. Il corpo è il servitore dello spirito. Accade spesso che re­alizziamo le predizioni che ci facciamo. È quel che viene chiamato "la realizzazione automatica delle predizioni". È dunque essenziale stare at­tenti a ciò che diciamo. Per esempio, se chiedia­mo a qualcuno cosa vorrebbe cambiare a propo­sito di se stesso e questi risponde: "Non voglio sentirmi sotto pressione quando lavoro", questa persona utilizza una formulazione negativa e, così

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dicendo, attira a sé proprio la realtà che non de­sidera. Si tratta di una legge universale: "Le cose nei confronti delle quali facciamo resistenza per­sistono". Ogni volta che esprimiamo quello che non vogliamo, il nostro corpo tende a realizzare questo qualcosa d'indesiderato.

Se qualcuno ci dicesse: "Chiudi gli occhi e non immaginare una bandiera che sventola nel­l'aria", dovremmo innanzitutto immaginare la bandiera che sventola in modo da non immagi­narla più... E un modo per confondere l'ener­gia del cervello. È per questo che è importante dire in un modo positivo ciò che desideriamo realizzare. Nell'esempio qui sopra, la persona potrebbe dire: "Mi sento calmo e in pace quan­do lavoro".

4. Le affermazioni risultano più efficaci quando sono brevi. Quando un'affermazione è breve, viene integrata più facilmente e più rapidamente nelle nostre credenze fondamentali. Prenden­do l'esempio appena fatto, riguardante il lavo­ro, se la persona dice: "Ogni volta che vado al lavoro e ho molte cose da fare mi sento calmo e tranquillo, soprattutto quando porto a compi­mento i miei incarichi", la frase è troppo lunga. È per questo che, dicendo semplicemente "Quando lavoro, mi sento calmo", l'affermazio­ne risulta più potente.

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5. Laffermazione deve avere un senso preciso per la persona che la pronuncia. Se affermiamo di disporre di tutto ciò di cui abbiamo bisogno per essere felici qui e ora, questa affermazione ha un senso preciso e diventa molto importante.

6. Le affermazioni devono essere vicine alla realtà della persona che le pronuncia. Quando si deci­de di affermare qualcosa, è necessario essere si­curi che questo qualcosa corrisponda al nostro sistema di credenze. Le affermazioni diventano forti e potenti quando sono vicine alla nostra re­altà, perché ciò permette loro di superare la resi­stenza creata dalle programmazioni del passato.

7. Le affermazioni devono essere specifiche. Quan­do un'affermazione è troppo generica, il siste­ma di credenze della persona che la utilizza fa fatica a prenderla in considerazione.

Se, per esempio, abbiamo avuto un conflitto con il nostro vicino e ora ci risulta difficile salu­tarlo, un'affermazione come: "Amo il mio vici­no e tutta la sua famiglia" è troppo ampia e ge­nerica per poter risultare efficace. È più utile cominciare con qualcosa come: "Quando vedo il mio vicino, mi sento calmo"; è una cosa più realistica, un obiettivo raggiungibile.

Quando l'affermazione è specifica, la mente riesce a integrarla più facilmente.

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8. Le affermazioni devono essere ripetute spesso, fino a cento volte al giorno per tre mesi. La ri­petizione è, come si dice, la madre dell'appren­dimento. Così, quando viene ripetuta, un'affer­mazione si "imprime" nella mente e il nuovo pensiero mette radici. Il senso di questa affer­mazione passa dal livello cosciente al livello sub­cosciente attraverso il trucco della ripetizione.

Le affermazioni possono essere registrate su delle audiocassette e ascoltate spesso. Si pos­sono anche cantare, cosa che i bambini apprez­zano particolarmente.

I due momenti i più propizi per ripetersi del­le affermazioni sono gli istanti che seguono il risveglio e quelli che precedono il sonno. In quei momenti, l'affermazione accede direttamente al subconscio.

Le affermazioni sono molto utili, perché neu­tralizzano le credenze negative che si trovano nel nostro cervello. Esistono molte tecniche in grado di far aumentare la nostra capacità di in­tegrare rapidamente e facilmente le afferma­zioni nella nostra vita.

Per esempio: 1. Scrivere e pronunciare simultaneamente l'af­

fermazione, per utilizzare due approcci sen­soriali diversi.

2. Scrivere e pronunciare l'affermazione per poi

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ascoltare il dialogo interiore che si produce in risposta all'affermazione.

Si tratta, in tal caso, di scrivere le parole e i pensieri negativi che percepiamo nel no­stro dialogo interiore e di distruggere o bru­ciare ciò che abbiamo scritto. Questo pro­cesso deve essere ripetuto fino a quando lo mente non si acquieta completamente.

3. Esiste una tecnica semplice e utile che con­siste nel poggiare in mezzo alla fronte l'in­dice e il medio di entrambe le mani, ognuna sopra l'occhio corrispondente, mentre le estremità del pollice e dell'anulare si tocca­no; questo permetterà di armonizzare i punti legati al rilascio dello stress emozionale.

Il principio consiste nel ripetere le affer­mazioni mentre tali punti vengono premuti in questo modo per qualche istante. Questo esercizio, proveniente dalla kinesiologia, fa­cilita l'integrazione delle affermazioni.

Come utilizzare un'affermazione

1. Scegliete un ambito della vostra vita sul quale desiderate lavorare (relazioni, lavoro, autosti­ma).

2. Decidete ciò che volete che si produca in que­sta dimensione della vostra vita.

3. Formulate una frase semplice che esprima lo

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scopo perseguito. 4. Lasciatevi "abitare" da questa affermazione. 5. Ripetete l'affermazione in questione: al mo­

mento del risveglio e prima di addormentarvi. 6. Siate pazienti e perseveranti.

Il ruolo della affermazioni per aumentare l'autostima

Il potere delle parole è straordinario. Le parole possono influenzare il corpo; possiamo verificare quest'ultima affermazione con un semplice "test muscolare". Si tratta di chiedere a una persona di tenere un braccio disteso di fronte a sé e di resi­stere mentre cerchiamo di spingere con forza sul braccio per farlo abbassare.

Questo dà un'idea della sua forza di base. In se­guito, la persona che è stata sottoposta al test dice a voce alta, per tre volte: "Sono debole e non valgo niente". A questo punto, il braccio viene di nuovo messo alla prova e si rivela visibilmente indeboli­to. La persona dice allora "Sono forte e valgo" e il braccio ritrova la sua forza iniziale. Lambito della psiconeuroimmunologia ci dice che lo spirito e le emozioni hanno un impatto importante sul siste­ma nervoso e sul sistema immunitario. Pertanto, dei sentimenti come la depressione, la disperazio­ne e una cattiva autostima costante indeboliscono l'organismo, mentre la speranza, la gioia e una

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buona autostima lo fortificano. Le affermazioni sono, in un certo senso, delle

frasi che dicono sì all'essere interiore o essenza di una persona. Sono degli strumenti molto efficaci per costruire l'autostima. L'accettazione del pro­prio essere interiore si può sviluppare dicendo: "Sono me stesso/a e sto bene". Altre affermazioni come: "Amo me stesso/a", "Sono amabile e capa­ce", "Sono il mio migliore amico", oppure: "Sono un buon/una buona compagno/a per me stesso/a", "Sono speciale", "Sono unico/a", "Amo essere me stesso/a", "Mi amo così come sono" possono es­sere utilizzate per aumentare l'autostima sia nei bambini sia negli adulti. La vergogna è stata iden­tificata come uno degli aspetti che maggiormente contribuiscono alle difficoltà emozionali, a una cattiva autostima e a ogni sorta di problema com­portamentale. Nel suo libro, Healing the Shame thatBinds You (Guarire dalla vergogna che ci lega) lo psicoterapeuta americano John Bradshaw iden­tifica due tipi di vergogna: la vergogna sana e la vergogna tossica.

La vergogna sana è un'emozione umana natu­rale proveniente dal fatto che ci sentiamo esposti, in imbarazzo o sorpresi. La vergogna tossica ap­pare quando un bambino interiorizza dei senti­menti negativi e si percepisce come un essere umano fallito. Un bambino che si sente in colpa dice: "Ho fatto uno sbaglio", mentre un bambino

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che prova vergogna dice: "Sono una nullità". Il sen­so di colpa riguarda quel che facciamo di sbaglia­to, mentre la vergogna riguarda il fatto di sentirsi inadeguati.

Le affermazioni sono una tecnica semplice ed efficace che permette di superare il dialogo inte­riore che genera la vergogna. Ogni volta che, nel nostro dialogo interiore, sentiamo qualcosa che contribuisce a umiliarci, possiamo dire: "No, non è vero". Queste parole annullano il dialogo inte­riore negativo. Possiamo poi formulare un'affer­mazione positiva che sostituisca il pensiero di ver­gogna con un pensiero d'amore.

Per esempio:

"Non sono buono/a ". "Sono a posto ". "Mi odio". "Mi amo". "Sono grasso/a". "Amo il mio coi-po". "Sono stupido/a". "Sono intelligente". "Sono un/una perdente". "Sono un/una vin­

cente ".

Come possiamo sapere se l'affermazione è efficace?

Quando l'obiettivo perseguito dall'affermazione viene provato o raggiunto, allora sappiamo che l'af­fermazione è efficace. Se il risultato che cerchia­mo si trova nel mondo esterno, diventa visibile

ss

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quando lo si raggiunge. Se quel che cerchiamo è un cambiamento interiore, sapremo di averlo rag­giunto quando proveremo un senso di benessere interiore. Sarà a quel punto che decideremo di perseguire un nuovo obiettivo.

Altri suggerimenti sul modo di utilizzare le affermazioni per aumentare l'autostima

È possibile registrarle su delle audiocassette uti­lizzando una musica rilassante come sottofondo.

Possiamo cantare le affermazioni. Possiamo disegnare le affermazioni su un foglio

di carta e attaccarle al soffitto proprio sopra il no­stro letto, in modo che siano la prima cosa che ve­diamo al mattino svegliandoci e l'ultima cosa che vediamo prima di addormentarci la sera.

Possiamo anche scrivere l'affermazione su un pezzo di carta, che possiamo poi mettere nel no­stro portafoglio o incollare sullo sportello del fri­gorifero.

Eutilizzo delle affermazioni costituisce uno stru­mento semplice ed efficace, fra i tanti, di aumen­tare l'autostima, peraltro adatto a molte persone.

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Mollare la presa sui comportamenti negativi

Quando ha una cattiva autostima, una persona ten­de a paragonarsi agli altri, a disprezzarsi, a criti­carsi e a criticare gli altri, a parlar male di chi le sta intorno, a divulgare delle informazioni negati­ve non verificate che mirano a sminuire gli altri, allo scopo di sentirsi un po' meglio di loro.

Questo tipo di comportamento non raggiunge lo scopo perseguito, perché colui che lo adotta non si sente meglio, tutt'altro.

È per questo che, se si vuole aumentare l'auto-stima, è necessario decidere di: • Rinunciare a criticarsi e a criticare gli altri, in

qualunque modo. • Smettere di paragonarsi agli altri. • Mollare la presa sull'abitudine di biasimare e di

lamentarsi.

Si tratta di prestare attenzione a ciò che diciamo, di rifiutare di parlare delle persone assenti dietro le loro spalle, di svilirle o di svilirci.

Mollare la presa sui comportamenti negativi vuol dire far passare ciò che diciamo attraverso i tre fil­tri consigliati da Socrate: • Quello che voglio dire è vero? • Quello che voglio dire è buono? • Quello che voglio dire è utile agli altri?

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Esempio di una canzone che può essere utilizzata per aumentare l'autostima

(sui motivo di When the Saints Go Marching in)

1. Io mi amo così come sono Non c'è proprio niente da cambiare Sarò sempre il me perfetto Non c'è niente, niente da cambiare Sono magnifico Sono capace di esser il miglior me possibile e mi amo così come sono mi amo così come sono

2. Io ti amo così come sei Non c'è niente, niente da cambiare Sarai sempre il te perfetto Non c'è niente, niente da cambiare Sei magnifico Sei capace Sei il migliore te possibile e io ti amo così come sei ti amo così come sei

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3. Io mi amo così come sono Non c'è niente, niente da cambiare Ho comunque voglia di crescere Ho comunque voglia di crescere

Quando son certo di esser capace di essere capace e meraviglioso ì cambiamenti esterni arrivano i cambiamenti esterni arrivano

4. Io amo il mondo così com'è Non c'è niente, niente da cambiare So che tutto quello che giudico è espresso da persone come me

Informo il mondo che solo l'amore può portar la pace sulla terra E amo il mondo così com 'è Io amo il mondo così com 'è

— JAI MICHAEL JOSEFS, 1979

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Da ingrandire e attaccare in un posto visibile...

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Quando ciò che voglio dire non passa attraverso questi tre filtri, resto in silenzio.

Al posto dei comportamenti descritti qui sopra, che influenzano negativamente l'autostima, è uti­le mettere altri comportamenti positivi come:

La gratitudine

Concentrata com'è su ciò che non va nella sua vita, la persona dotata di scarsa autostima vede il bic­chiere mezzo vuoto invece di vederlo mezzo pie­no. Il fatto di praticare la gratitudine costituisce un antidoto potente a questa tendenza negativa. Si tratta di decidere di guardare tutto ciò che la vita dà di positivo, di prendere coscienza di tutto ciò che abbiamo ricevuto dal nostro ambiente e di for­mulare questa gratitudine, di manifestare la no­stra riconoscenza a tutti coloro con cui condivi­diamo la nostra vita.

La generosità

Prendere coscienza di tutto ciò che abbiamo ed esserne riconoscenti ci porta a vedere che possia­mo dare senza aver paura che ci venga a mancare qualcosa. Al contrario, dare significa creare lo spa­zio necessario per ricevere meglio.

Praticare la generosità è uno dei mezzi per au­mentare l'autostima. Possiamo dare:

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• amore • tempo • attenzione • aiuto • degli oggetti • dei soldi • delle affermazioni positive.

È sempre possibile cominciare a dare oggi, subito.

Prendere la decisione

Cominciare, decidere un obiettivo da raggiunge­re, attuare tutto ciò che è necessario a raggiunge­re questo obiettivo, sono tutti passi importanti da compiere per aumentare l'autostima.

Come abbiamo visto nella sua definizione, l'au­tostima è composta da due elementi: l'intima con­vinzione di valere come persone e la sensazione di essere competenti.

Scegliere un obiettivo, fare tutto il necessario per raggiungerlo e riuscire effettivamente a rag­giungerlo significa aumentare la propria autosti­ma.

Non è l'importanza dell'obiettivo che conta, ben­sì il fatto di raggiungerlo. Che si tratti di un obiet­tivo personale, come decidere di smettere di fu­mare, perdere peso, affermarsi in una certa situa­zione, camminare per venti minuti al giorno, o di

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un obiettivo professionale, come superare un esa­me od ottenere un impiego, l'importante è essere capaci di raggiungere il proprio obiettivo.

.Alcune persone si scoraggiano perché scelgono degli obiettivi irrealistici, oppure perché vorreb­bero riuscire al primo colpo e velocemente.

È importante porsi degli obiettivi precisi, rag­giungibili, allo scopo di avere delle buone possibi­lità di successo. Quando un obiettivo viene rag­giunto, possiamo passare a quello successivo. Più otteniamo dei successi e più l'autostima aumenta.

Eessere umano è fatto per stare "in cammino", per crescere, per superarsi; è così che aumenta e mantiene la propria autostima.

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Poesia per chi vuole migliorare la propria autostima

Sono quel che sono Avendo fede nella bellezza che alberga in me, sviluppo la fiducia Nella dolcezza, trovo la forza Nel silenzio, cammino con gli dei Nella pace, comprendo me stesso e comprendo

il mondo Mi allontano dal conflitto Trovo la libertà nel mollare la presa È rispettando ogni cosa che rispetto me stesso E nella devozione che onoro il mio coraggio Nell'eternità, provo compassione per la natu­

ra di tutte le cose Nell'amore, accetto in modo incondizionato

l'evoluzione degli altri Nella libertà, ho il potere Nella mia individualità, esprimo la forza di­

vina che alberga in me Nel servire gli altri, dono ciò che sono diven­

tato Sono quel che sono Eterno, immortale, universale e infinito.

— STUART WILDE

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La visualizzazione creativa

Vorremmo condividere con voi una piccola storia vera. Una donna di una certa età aveva deciso di prendere la patente. Aveva preso numerose lezio­ni di guida e l'istruttore dell'autoscuola la consi­derava pronta.

Tuttavia, quando l'avevamo incontrata di nuovo, ci aveva detto: "Mi vedo fallire l'esame; sapete, ho fallito talmente tante cose nella mia vita". Nono­stante gli incoraggiamenti di chi le stava intorno, arrivò il momento dell'esame e la signora X non riuscì a superarlo. "Lo sapevo!", disse allora.

Lei lo sapeva! Perciò, aveva costruito nella sua mente un'immagine del suo fallimento, si "vedeva fallire".

In effetti, oggi sappiamo che, purtroppo, quel che la signora X non sapeva è che le immagini e i pensieri che alberghiamo nel nostro cervello ge­nerano gli avvenimenti della nostra vita. Ciò che costruiamo nella nostra mente costituisce la base di una sorta di predizione che poi si realizza.

La visualizzazione, come le affermazioni, agi­sce sulla parte inconscia del nostro cervello e pro­duce degli effetti a livello cosciente. Secondo il ri­cercatore Athur Winkler, uno degli aspetti i più im­portanti dell'inconscio è che risponde alla sugge­stione. Può essere influenzato e diretto e, pertan­to, diviene a sua volta capace di influenzare la di-

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mensione fisica dell'organismo. La visualizzazione creativa di "immagini men­

tali" è una pratica che utilizza immagini interiori create coscientemente dalla persona che le "visua­lizza" a partire dalla sua immaginazione. Queste immagini sono generalmente accompagnate da suoni, odori, sapori o percezioni cinestetiche. Quindi, non è assolutamente indispensabile vede­re l'immagine mentalmente.

La visualizzazione creativa poggia su tre princi­pi importanti: 1. Le nostre credenze a proposito di noi stessi e

del mondo governano le nostre esperienze. 2. Le nostre immagini mentali sono delle predi­

zioni di ciò che sta per accaderci. 3. Ciò che aspettiamo dalla nostra vita è quel che

otteniamo da essa.

Visualizzare è come proiettare un film personale all'interno del nostro cervello; un film di cui sia­mo contemporaneamente produttori, registi e at­tori protagonisti.

La visualizzazione ci permette di: • portare nel campo della nostra coscienza ciò che

desideriamo realmente; per esempio, portare a termine un compito o comunicare con il pro­prio coniuge,

• essere in contatto con i poteri della nostra im­maginazione,

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• lasciare emergere delle informazioni provenienti dall'inconscio,

• influenzare le funzioni dell'organismo.

Come funziona la visualizzazione creativa?

1. L'universo fisico è "energia". Anche se ci appare solido e costituito di cose distinte le une dalle altre, il nostro mondo è formato, ai livelli più sottili, da particelle via via sempre più fini. Que­sta energia esiste anche a livello dei nostri pen­sieri e, pertanto, i nostri pensieri influenzano il nostro organismo e il mondo che ci circonda.

2. L'energia è "magnetica". Un'energia dotata di una qualità o di una vibrazione particolare ten­de ad attirare l'energia avente la stessa qualità e la stessa vibrazione. È ciò che accade quando incontriamo "per caso" qualcuno a cui pensia­mo o quando c'imbattiamo, sempre "per caso", in un libro che contiene proprio le informazio­ni di cui avevamo bisogno.

3. Attiriamo a noi le cose a cui pensiamo di più, a cui crediamo con più convinzione, ciò che desi­deriamo più profondamente.

Quando e come utilizzare la visualizzazione?

Possiamo utilizzare la visualizzazione per aumen­tare la qualità della nostra vita e la nostra autosti-

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ma, per migliorare una situazione relazionale dif­ficile, per prepararci a riuscire, per ritrovare un buono stato di salute.

La visualizzazione non richiede né un'esperien­za particolare né attrezzature speciali. All'inizio può essere utile scegliere un luogo in cui sia pos­sibile rilassarsi senza essere disturbati. Basta met­tersi in una posizione comoda e rilassarsi contan­do lentamente da 10 a 1, per poi passare alla fase della "visualizzazione".

La nostra felicità e la nostra infelicità sono in relazione ai pensieri che alberghiamo nella nostra mente. Sono spesso dei ricordi dolorosi risalenti all'infanzia a impedirci di essere felici e avere una buona autostima.

È possibile guarire il nostro bambino interiore al fine di rafforzare l'autostima ed è proprio que­sto che vi proponiamo di fare. Non si tratta di una guarigione miracolosa, bensì di una cicatrizzazio­ne graduale, strato dopo strato.

Vi suggeriamo di registrare il testo seguente o di chiedere a qualcuno di leggervelo lentamente.

"Lasciate che i vostri occhi si chiudano... Imma­ginate che un'ondata di rilassamento entri in voi partendo dalla sommità della vostra testa, che si espanda in tutto il vostro corpo, in tutti i vostri muscoli, dalla testa fino ai piedi. Siete rilassati, totalmente rilassati...

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"Ora immaginate di essere un neonato. Quel neonato che eravate tra 0 e sei mesi... Guardate questo bambino, così pieno di tutto il potenziale che potrà sviluppare, questo bebé che si aspetta tutto da coloro che lo circondano, questo piccolo bambino che ha fiducia, che desidera essere ama­to, nutrito, protetto. Come eravate a quell'età? In che modo eravate vestiti? Come vi vedete sulle foto scattate all'epoca? Avevate fratelli? Dove vivevate?...

Immaginate adesso che la persona adulta che oggi siete prenda questo bambino fra le sue brac­cia, con molta tenerezza e gli dica:

... Dite il vostro nome... Sono felice che tu sia qui Ti proteggerò Hai il diritto di stare vicino agli altri Hai il diritto di essere toccato con tenerezza I tuoi bisogni vengono accolti con amore Sono qui per proteggerti Rimarrò con te finché non avrai più bisogno di

me C'è abbastanza amore per tutti, puoi avere fi­

ducia Ti voglio bene.

Dopo avergli detto tutte queste cose importanti, rimettete questo bambino nella sua culla affinché possa riposare...

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Immaginate di avere tra 6 mesi e tre anni... Guardate questo meraviglioso piccolo bambino che impara a camminare, a parlare, che inizia a eserci­tare il proprio potere sul mondo circostante. Que­sto bambino così pieno di vita, di fiducia. Guarda­telo mentre fa i suoi primi passi, mentre dice le sue prime parole... In che modo è vestito? Dove sta giocando?...

Immaginate adesso che questo bambino venga verso di voi, che vi tenda le braccia e che voi lo prendiate e ve lo stringiate al petto... Gli parlate del vostro amore per lui e, mentre lo abbracciate, gli mettete la testa sulla vostra spalla e gli dite te­neramente:

... Dite il vostro nome... Sei importante per me Hai il diritto di dire no Hai il diritto di fare le cose da solo Hai il diritto di provare e non riuscire Anche se sei ribelle, resto con te, non ti rifiuto

e non ti prendo in giro Hai il diritto di essere ciò che sei Ti proteggo, ti voglio bene Hai il diritto di esplorare, di mettere in disor­

dine, di muoverti Accetto qualunque cosa tu faccia...

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Quindi, mettete questo bambino per terra, lascia­telo sui suoi piccoli piedi e poi giocate con lui fin­ché non decide di fare qualcos'altro, al che lo la­sciate andare.

Successivamente, prendete contatto con il bam­bino che eravate tra i tre e i sei anni, questo bam­bino vivace, così sensibile che scopre il mondo, che scopre il proprio corpo. Guardatelo e avvicinatevi al lui, giocate con lui, quindi prendetelo sulle vo­stre ginocchia e ditegli:

... 77 vostro nome... Sono fiero di te, ti accetto Sei importante per me Mi piace che esplori, che speritnenti e che scopri tutto ciò che ti circonda Amo la persona che sei...

Quindi proponete a questo bambino di raccontar­gli una favola, se ha voglia di ascoltarla, poi lascia­telo andare a giocare.

Successivamente, prendete contatto con il bam­bino che eravate tra i sei e i 12 anni. Questo bam­bino che va a scuola e forse vive degli avvenimenti difficili, questo bambino che cresce così in fretta e che, ciononostante, ha tanto bisogno di sostegno e di amore. Lo guardate con tenerezza, lo invitate a parlare con voi e, seduti di fronte a lui e guardan­dolo negli occhi, gli dite:

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... Il vostro nome... Amo stare con te Amo vederti crescere So che sei capace di fare ciò che hai voglia di

fare Ho fiducia in te Sono pronto ad aiutarti, se hai bisogno di me.

Quindi, ascoltatelo mentre vi racconta ciò che vive, offritegli la vostra attenzione e lasciatelo andare quando lo desidera...

Molto dolcemente, ritornate a dare attenzione al vostro respiro, riprendete coscienza del vostro cor­po, del posto in cui vi trovate... Dopodiché, pieni di pace, di serenità, aprite lentamente gli occhi...

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Conclusione

Eautostima è un sostegno fondamentale che i ge­nitori possono donare ai propri figli attraverso l'educazione. Una buona autostima ci porta ad amare noi stessi, a capirci, sentirci al sicuro, ac­cettando le nostre forze e le nostre debolezze, per sentirsi sereni, positivi e tranquilli, per compor­tarci in modo adeguato, farci sentire competenti.

Spesso l'educazione che viene impartita a un bambino non gli permette di costruirsi una buona autostima e ciò lo porta a diventare un adulto che si sente insignificante, ansioso, in colpa, incom­preso, pessimista e solitario. Il messaggio che spe­riamo di aver comunicato è che è sempre possibi­le cambiare questa situazione. Si tratta di prende­re coscienza del proprio stato e di assumersi la re­sponsabilità della propria vita, cambiando il pro­prio dialogo interiore, modificando i propri pen­sieri sbagliati. Si tratta anche di sviluppare la pro­pria capacità di compassione, di onorare le pro­prie convinzioni e di cambiare i comportamenti cambiando i propri pensieri e il linguaggio, prati­cando la gratitudine, le affermazioni, le visualiz-

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zazioni e fissandosi degli obiettivi. Tutto inizia dalla presa di coscienza e dalla de­

cisione di cambiare qualcosa, di andare avanti e quindi di scegliere in ogni istante di vedere quel che nasce, quel che si sviluppa, quel che succede e di servirsene per continuare.

Sviluppare l'autostima vuol dire riconoscere e sviluppare la stima del Sé, del proprio centro, la nostra anima. Significa essere convinti che, indi­pendentemente dalle circostanze della nostra na­scita, della nostra infanzia e della nostra vita in genere, siamo degli esseri creati a immagine di Dio, unici e insostituibili, capaci di sviluppare dentro di noi la certezza di avere valore e di essere degni di amarci e di essere amati.

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