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FATELA FINITA! Siena-Milano 3-0 Cosa aspettiamo? Roma il grande silenzio Grecia Maroussi conquista l’Europa n.16 - 15 giugno 2009

Basketville # 16 - 15 giugno 2009

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Dai playground ai playoff. L'e-magazaine italiano di basket.

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FATELA FINITA!Siena-Milano 3-0Cosa aspettiamo?

Roma il grande silenzio

Grecia Maroussi conquista

l’Europa

n.16 - 15 giugno 2009

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L’ultima azione offensiva di Milano-Siena ci ha ricordato la tristezza di Italia-Bulgaria della scorsa estate. Un giocatore va in lunetta e dopo aver segnato il primo libero non prova – o, peggio, non riesce – a sbagliare il secondo. Dopo la minchionata di Hawkins, l’Armani Jeans non ce la fa più a immaginare un fallo ad hoc ed allora finisce che una delle peggiori Montepaschi dell’anno porti a casa anche gara 3 sminuzzando le teorie di chi sperava in almeno una sua sconfitta.

Già, ma perché immaginarlo, quando il possibile percorso netto della Mens Sana ha conosciuto il solo scarabocchio, grottesco, della kulazzara impresa Gmac? Forse perché in ognuno di noi, non tifosi, si era risvegliato lo spiritello anticonformista che si illudeva in una serie di playoff meno scontata. Ma anche avesse vinto una sola partita nei playoff l’avversaria di Siena, che cosa avremmo ottenuto? La beatificazione? La semplice assoluzione momentanea al peccato di assoluta inferiorità?

Milano ha perso gara 3 più di quanto l’abbia vinta Siena, a conferma di un gap consistente e profondo e sfido in anticipo qualsiasi pernacchia ipotizzando che la serie finirà martedì sera con un largo vantaggio senese, di una squadra che non ha neppure bisogno di scegliere di perdere per regalarsi il trionfo a casa sua. Tanto è superiore. Resteremmo più perplessi che delusi, se la Montepaschi non ottenesse il cappotto martedì sera.

Fatela finita e grazie tante a chi ha lottato, vinto e convinto nella seconda fase. Oltre Siena, ovviamente Milano e poi Biella, Teramo e Treviso. In purgatorio Pesaro, all’inferno meritatissimo le due Virtus, la capitolina e la felsinea.

Fatela finita, per favore, presto, perché è stata una finale scontata e anacronistica a metà giugno, difficile da apprezzare nei palasport e davanti ai televisori, ma anche sui media. Grazie, Milano, ma l’illusione è finita.

In Serie B - scusate ma la denominazione di A Dilettanti la lasciamo a chi l’ha partorita in maniera rodomontesca - dopo Vigevano è stata promossa Latina, alle spese di un’altra Siena. Questo in teoria. Non per mettere in discussione il successo laziale, ma con il timore che sia in Legadue che nella serie inferiore non sia affatto scontato che in autunno giochino tutte le squadre oggi aventi diritto (sportivo).

Giovedì a Biella, in un convegno si parlerà di basket e media e basketville sarà presente, chiamato ad illustrare la sua esperienza innovativa nel web.

Una copertina non provocatoria ma soltanto realistica

l’E-ditoriale

Franco Montorro [email protected]

www.basketville.itNumero 16 – 15 giugno 2009

Direttore ResponsabileFRANCO [email protected]

www.basketville.itè una testata registratapresso il Tribunale di Luccae di proprietà diMedia dell’Otto s.r.l.Via delle Ville, 1140/A55100 LuccaTelefono +39 3202 119 119E-mail: [email protected]

Progetto GraficoAppuntoVia Caduti per la Patria, 4720050 Lesmo (MI)Telefono e fax +39 039 596724www.appuntoweb.com

FotografieAgenzia Ciamillo-Castoria

Autorizzazione del Tribunale di Luccanumero 894 del 16 marzo 2009

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di Paolo Corio

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Serie A

QUI MILANO (72)Non basta, davanti agli occhi di Gallinari, tenere Siena a 73 punti. Non bastano i 41 rimbalzi a 29, di cui 19 offensivi e 14 totali del solo Hall (con l’aggiunta di 15 punti in 33’ sul parquet per l’ala di Chicago, nella foto). Non basta un saldo attivo tra palle perse (19, di cui 4 in palleggio di un Price sempre meno play) e palle recuperate (22, di cui un terzo gettato direttamente alle ortiche da un Montepaschi meno lucido del solito). E a livello individuale non bastano i 23 punti del “falco” Hawkins, né i 12 del “soldato” Beard, pronto ancora una volta a rispondere alla chiamata alle armi dopo il forfait di Taylor per l’infortunio alla caviglia rimediato in gara-2. Né può bastare l’energia di un Sangarè che prima cambia l’inerzia del match a favore dell’Olimpia con 8 punti, 2 rimbalzi e un recupero nel secondo quarto, e poi viene lasciato a sedere ancora una volta da Bucchi per quasi tutta

la seconda frazione. Sospinta e incoraggiata dal ruggito del Forum, pieno come si conviene a una finale, all’AJ servirebbe anche un altro canestro, un altro misero canestro in più... «Magari uno di quei tiri aperti che siamo stati bravi a procurarci ma che poi non abbiamo realizzato», commenta amaramente a fine gara il coach dei milanesi. «Se ci ripenso, mi viene il mal di fegato». Tanto più che alla delusione di aver sprecato un’occasione forse irripetibile e al danno di ritrovarsi su un frustrante 0-3, si aggiunge la beffa di quell’ultimo tiro libero - scoccato a 3” dalla sirena sul 71 a 73 - che Hawkins vorrebbe sì sbagliare alla ricerca del tap-in del pareggio ma che invece finisce dritto nella retina. Un errore al contrario che lascia di sasso tutti tranne i giocatori del Montepaschi, abili a cogliere l’attimo e rimettere il pallone al volo per mangiarsi in un paio di passaggi quell’ultima manciata di secondi. Ma anche ammesso che - sbagliando - fosse arrivata la deviazione che valeva i supplementari,

Milano spreca un’occasione forse irripetibile e la Montepaschi si porta sul 3-0

Siena ad un passo dal tricolore

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Serie A

impossibile rinfacciare qualcosa all’uomo-falco o ai suoi compagni: senza Taylor e con Rocca a fare ancora da spettatore non pagante (tralasciando l’infortunio a Sow, visto che ha rilanciato Thomas in questi playoff), l’AJ ha davvero dato il massimo e - soprattutto - ha onorato la serie con una prestazione una volta tanto davvero alla pari. Adesso il difficile sarà ripetersi martedì sera, vuoi per tutte le energie già spese vuoi perché una sconfitta così non è psicologicamente facile da assorbire. Ma l’Olimpia di questa stagione è ormai temprata agli scherzi del destino e una vittoria potrebbe essere il fiore all’occhiello di un Campionato andato ben oltre le previsioni di fine regular-season.

QUI SIENA (73)Se non fosse così, sarebbe uno dei più “duri” del Campionato ma non uno dei più decisivi: quello che gli fa fare la differenza, è che Shaun Stonerook fino al 38’ fa quasi esclusivamente a sportellate con chi gli passa a tiro di gomito e poi - con l’AJ sopra di due (70-68) e i diecimila del Forum a fare un baccano del diavolo - in una partita da zero di valutazione infila la tripla che rimette avanti Siena e inizia a infrangere il sogno avversario. Segno che le statistiche non sono tutto... Pensiero quest’ultimo condiviso da coach Pianigiani, che però proprio in due voci del tabellino trova i fattori di una sfida stavolta equilibrata: «Le palle perse, di cui diverse in campo aperto, potevano costarci davvero care, così come i 19 rimbalzi offensivi che gli abbiamo lasciato. All’intervallo, però, ero soprattutto arrabbiato per i 45 punti concessi a Milano: ci aspettavamo un’AJ più prolifica delle prime due gare e il piano era allora proprio quello di contenerla, cosa però che siamo riusciti a fare bene solo nella seconda parte. Offensivamente, invece, si è vista una squadra dalla manovra decisamente meno fluida del solito, ma questa è una cosa che può facilmente capitare quando si gioca ogni 48 ore». Incassato il punto esterno che lancia verso il match-point, l’allenatore più vincente del Campionato non è certo preoccupato di quanto gli riserverà il futuro. A preoccuparlo, semmai, è che lo strapotere senese non abbia il paradossale effetto-boomerang di sminuire gli sforzi - oltre che i meriti - della sua squadra. Malcapitato così è il giornalista che gli chiede dove il Montepaschi abbia imparato a soffrire per portare a casa finali come quelli del Forum: «Queste discussioni mi fanno diventare matto... la nostra continuità, da cui deriva la nostra supremazia in Italia, nasce proprio dall’aver imparato a soffrire - e tanto - ogni giorno». E ancor più malcapitato quello che si permette una smorfia (così almeno afferma lo stesso Pianigiani discutendoci in sala-stampa) quando si parla del positivo impatto della

sua panchina. Poi però, ritrovata la calma, accetta di commentare i 18 punti di Finley (tra cui una tripla sulla sirena dell’intervallo, a ben vedere decisiva tanto quella di Stonerook) e accenna al fatto di come non sia facile convincere un giocatore così a starsene buono in panchina nei minuti finali: «Ma mi fermo qui, perché non voglio suscitare altre smorfie...». E invece no, nessuna smorfia: il merito maggiore che va attribuito a Pianigiani e al suo staff è proprio quello di aver creato - stagione dopo stagione - una squadra in cui tutti hanno contemporaneamente la sfrontata sicurezza di Terrell Mc Intyre e l’efficace umiltà di Marco Carraretto. Ovvero due facce di una sola medaglia: quella della vittoria.

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Serie A

Una volta compresi i reali intenti della proprietà, la matassa principale da dipanare sarà quella legata alla panchina. In questo senso sono tante le voci che si rincorrono in questi giorni, molte delle quali conducono al coach livornese Luca Bechi, artefice della splendida stagione di Biella, o al ritorno di Attilio Caja ma per ora non c’è nulla di concreto e così, a meno di clamorosi rovesci, al timone dovrebbe riproporsi ancora Nando Gentile, insieme al quale la società dovrà disegnare l’ossatura di quel gruppo che avrà il gravoso compito di riprendere un discorso interrotto a causa di una stagione carica di aspettative e ricca solo di equivoci e delusioni.

La conferma del coach di Tuoro, magari con Tanjevic a fargli da chioccia, indicherebbe inoltre una precisa volontà della società, quella di varare un progetto a lunga scadenza basato principalmente sui giovani e senza la pressione del risultato a tutti i costi.Con l’addio a Jennings e l’ovvio benservito ai vari Brezec, Douglas e Golemac, Bodiroga (ma si fa largo sempre più l’ipotesi che Dejan, nella foto, possa fare i bagagli e salutare tutti) dovrà reperire sul mercato un playmaker in grado di dettare il gioco ma anche di difendere, un lungo atletico ed un tiratore di spessore. I contratti già firmati lasciano pensare che la Virtus 2009/2010

In casa Virtus, dopo i fragorosi sfoghi post-eliminazione, tutto tace. Crescono così i dubbi sulla programmazione di quella che dovrà essere necessariamente la stagione del riscatto

Roma, il grande silenzio

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di Andrea Ninetti

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Serie A

godrà ancora delle gesta di Jaaber e Becirovic, anche se il play ha richieste da mezza Europa e le sirene greche potrebbero convincerlo ad andare via. Gli stessi suoni potrebbero ammaliare Hutson (nella foto), sicuramente tra i pochi a salvarsi nella disastrosa stagione giallorossa e ovviamente corteggiato dalle corazzate del vecchio Continente, Olympiacos e Maccabi su tutte, con Siena in seconda battuta per accaparrarsi i servigi del lungo di Trotwood. Si tratta per un biennale e siglarlo sarebbe un successo notevole, a patto di firmare poi un altro lungo in grado di garantire atletismo a rimbalzo ed evitare al buon Andrè l’intero lavoro sotto i tabelloni: Akindele o Pasco conoscono già il campionato italiano e potrebbero essere due validi consigli per gli acquisti.In cabina di regia il sogno si chiama Poeta, ma appare ovvio che prenderlo non sarà semplice. Altro nome appetibile era sicuramente quello di Collins, in uscita da Ferrara dopo tre ottime annate, ma pronto a vestire la casacca bianconera di Bologna. Più facile ipotizzare allora l’ennesima scommessa made in Usa, sperando che l’esperienza del recente passato insegni qualcosa.

In questo scenario così incerto, Gigli e Datome rappresenteranno il punto di contatto fra il vecchio e il nuovo corso della Lottomatica, con De La Fuente che, data la sua notevole esperienza, potrebbe restare in veste di sesto uomo a dispetto della sua carta d’identità. Da valutare attentamente poi le posizioni di Gabini (34 anni e una ripresa fisica tutta da verificare) e di Capitan Tonolli, con Giachetti che sarà confermato come play di scorta. Occorrono giocatori in grado di dare sostanza ed accendere al contempo le fantasie di una piazza sempre più distaccata, ed ecco allora saltar fuori i nomi di Teodosic, guardia serba per il quale dovrebbe concretizzarsi il prestito dall’Olympiacos, di Diaz (ottima la sua stagione a Caserta) e Rakocevic, in passato accostati spesso a Roma da radio mercato. Più realisticamente si sta sondando il terreno per riportare nella città eterna due pedine di buona qualità come Aradori, che proprio nei playoff ha mostrato di poter giocare a certi livelli, e Crosariol, sul quale si è mossa da tempo la Benetton Treviso, a meno che Repesa non sostituisca Mahmuti sulla panchina veneta.

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di Gianfranco Bina

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Correva l’anno 2001 quando il nome del Maroussi comparve nell’elenco telefonico di Cestolandia; l’Europa s’era appena divisa tra ULEB e FIBA, e l’ex Coppa delle Coppe – vinta dai gialloneri – aveva ulteriormente perso valori tecnici e

rinomanza ma in questo gradevole angolo della Atene Nord non se ne curarono. Non pochi seguirono la squadra a Varsavia e chi rimase in patria poté scendere per la prima volta in strada pigiando vigorosamente il clacson. All’epoca

Mezzi modesti e un allenatore in grado di ridare pregio a giocatori svalutati, costruendo motivazioni e lavorando su innovazioni tattiche ispirate… dall’URSS degli anni ’70! Ed è Eurolega

Grecia: il miracolo Maroussi

Europa

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Europa

furono protagonisti gli stranieri, marpionacci come Jimmy Oliver e Ashraf Amaya, e il tanto sgraziato quanto efficace Vasco Evtimov, in grado di dominare a rimbalzo (18) e sopraffare così centro di Chalon, il mastodontico magiaro Gulyas. Tra gli indigeni si fece onore il play meteora Falekas mentre la vecchia conoscenza italica Maslarinos si distinse per una lunga serie di improbabili sassate al canestro. Il Maroussi ne approfittò per stabilirsi ai piani alti in Grecia, grazie soprattutto agli albori delle carriere di Spanoulis e Giannakis (come allenatore) e a buone pesche sul mercato USA (Blackney), disputando anche una finale; come conseguenza inevitabile, arrivarono i ricchi a depredare i purosangue e il Maroussi non riuscì a tenere il passo, bofonchiando basket di metà classifica, come pareva destinato a fare anche in quest’ultima stagione (partenza 1-3 e giro di boa al settimo posto). Tagliato Padius e ingaggiato Diamantopoulos, soprattutto per compensare lo scarso apporto offensivo del deludente greco-americano Pat Calathes, i gialloneri hanno iniziato a carburare. Due soli americani, il play Keys e l’ala Stevenson, a distribuirsi le ricchezze della Terra di Mezzo con l’ex sparatutto Haralampidis in termini quasi marxistici (11.2 punti di media gli USA, 11.0 il greco) e soprattutto una pattuglia di lunghi di stirpe esclusivamente autoctona che si è rivelata decisiva nella conquista di questa storica

prima partecipazione all’Eurolega: Glyniadakis (nella foto, in maglia Virtus Bologna) chiamato a fare il pivot a tutto tondo e non il randellatore per momenti estremi; Kaimakoglou, vecchia gloria delle nazionali giovanili di cui s’era persa ogni tracce; Mavroeidis, sgraziato omone d’area; Mavrokefalidis (nella foto, in maglia Olympiacos), dato per disperso dopo aver girovagato per l’Europa e aver guardato i compagni dell’Olympiacos dalla tribuna per un anno intero. L’ex romano, miglior marcatore e rimbalzista della squadra, è stato il capolavoro di Soulis Markopoulos, coach che ha saputo recuperare e valorizzare questa abbondanza di centimetri puntando fortemente sul gioco interno, portando sempre la palla nel trapezio e costringendo la difesa a raggomitolarsi, spianando praterie per i centrocampisti. Niente di più innovativo di quanto non si possa trovare su un manuale del basket edito negli anni ’70 in Unione Sovietica, ma clamorosamente efficace e redditizio. E dal kolchoz del Maroussi è emerso nel gran finale proprio Kaimakoglou, manovale sottodimensionato per i canoni attuali: 20 punti, 9 rimbalzi e 9/11 al tiro nella quarta gara della finalina disputata nella piccola tana giallonera e ancora a referto 19 volte (8/11 dal campo, con l’aggiunta di 8 carambole) nell’ultima decisiva sfida all’Alexandreio di Salonicco. In Eurolega, e nella storia, si entra anche così.

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di Roberto Perticaroli

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Ci eravamo lasciati con la squadra di Ticchi sculacciata alquanto pesantemente dalla Francia, poi però erano arrivati gli squarci di luce delle vittorie con Israele e Bielorussia che ci avevano spalancato le porte del secondo turno. Poi la sorte ci ha portato in dote la Turchia, priva delle “storiche” Ylmaz (vecchia conoscenza del campionato italiano) e Alven, che ci ha battutto dimostrandosi più preparata di noi ad affrontare una battaglia, quello che si sapeva essere il match con Horasan e compagne. Ok che la Turchia ha la miglior difesa del torneo ma sperare di vincere un match quando a metà partita il tabellone segna dalla parte dell’Italia la miseria di 24 punti, è davvero arduo. Ma a questa squadra, tuttavia, non manca il carattere: qualcuno, sul –17 al 26° (33-50) chiunque avrebbe smontato baracca e burattini. Ed invece grazie al cambio di difesa (una box and one davvero indigesta per le turche) e con un po’ di determinazione e coraggio in più riusciamo a rimettere in piedi l’incontro e a mettere una fifa blu alle nostre avversarie che si vedono graziate dai nostri errori a quattro minuti dal termine che ci avrebbe consentito il –2: probabilmente pagando l’enorme sforzo per il recupero. Il finale, pur con

altre emozioni come un antisportivo a Palazoglu, è di nuovo colorato di biancorosso e, con i rimpianti italiani e i festeggiamenti turchi, si chiude un match che lascia parecchio amaro in bocca. Ticchi ha elogiato la reazione del terzo quarto ma si capiva lontano un miglio che un po’ di delusione c’è stata. Domenica pomeriggio invece ci è toccata la Russia che in pratica riproponeva gran parte della “rosa” vincitrice dell’Europeo neo 2007. Contro una squadra che aveva sempre vinto, sperare nel miracolo era lecito ma leggermente utopistico: ed infatti, le russe, uscite vincitrici dagli Europei 2007 di Chieti, hanno portato a casa la partita ma la nostra nazionale ha fatto una bella figura reggendo l’urto dell’onda russa e, come contro le Grecia, rientrando in partita recuperando da uno svantaggio che era arrivato fino a quindici lunghezze. Efficaci ancora una volta le difese a zona propostte da Ticchi.Insomma, una settimana simile alle montagne russe o all’andamento in borsa di qualche titolo impazzito. Il trasferimento da Valmiera a Riga fino ad oggi non ha portato fortuna. Speriamo nella partita di domani con la Lituania. Potremmo passare il turno anche in caso di sconfitta. Ma sarebbe meglio non sfidare il destino. Incrociamo le dita.

Dopo le due vittorie con Israele e Bielorussia, per l’Italia un triste week-end con le sconfitte con Grecia e la fortissima Russia. Decisiva la partita di domani con la Lituania

Azzurre, che settimana!Donne

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21 tra i più grandi successi di Ray Charles in un unico CD, da “Hit the road Jack” a “Georgia on my mind”, per una raccolta che non a caso si chiama “Genius: The Ultimate Collection”. Pubblicata dalla label Concord, all’antologia è allegato un libretto fotografico di 24 pagine con foto poco conosciute dell’artista.

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di Benedetta Fortugno

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Per poter spiegare tutte le sensazioni che ho provato dopo il disastro provocato dal terremoto, devo spiegare cos’era,anzi cos’è l’Aquila per me....Io, come quasi tutti i ragazzi abruzzesi, mi trasferii all’Aquila per fare la studentessa e ovviamente per fare la mia prima esperienza fuori casa; presa dall’euforia di andare a vivere con le mie amiche e in una città nuova, mi precipitai a scegliere una facoltà che apparentemente sembrava la più indicata per me, “Scienze Motorie”, ma, a distanza di pochi mesi, capii che non era ciò che avrei voluto fare nella vita. In quel posto però,ci stavo troppo bene, avevo i miei amici, ero a due passi da casa e poi la bellezza dell’Aquila mi aveva rapita,troppo caratteristica, un centro storico da favola: io quando ero lì,dicevo sempre che non me ne sarei mai voluta andare, anzi, che se avessi avuto la possibilità, dopo gli studi sarei rimasta a vivere lì: anche se la pallacanestro mi ha portato lontano (per la precisione a la Spezia e Campobasso), a L’Aquila ho lasciato un bel pezzo del mio cuore, cuore spezzato dal dolore che ha colpito la terra aquilana.Il 6 aprile 2009 alle 3.32 la terra tremò e in 20 secondi L’Aquila fu distrutta. Proprio quella stessa notte io dovevo essere lì, ma fortunatamente il buon senso mi disse di non partire visto che la terra negli ultimi mesi non smetteva mai di tremare e così rimasi a Roseto e nel momento stesso in cui mi accorsi della prima scossa, il mio pensiero corse a L’Aquila, anche perché (dissi tra me e me) “se si sente forte da noi, figurati lì!!” Da quel momento iniziò il calvario delle telefonate, per rintracciare tutti gli amici, almeno inizialmente i piu stretti: i telefoni avevano le reti occupate e mentre l’ansia saliva,dopo qualche ora iniziava già a salire anche il numero dei morti: finalmente rintracciai quasi tutti, dopo un paio di giorni iniziarono ad arrivare notizie di giovani morti che

conoscevo anche io,non benissimo ma li conoscevo, e giorno dopo giorno aumentavano mentre noi da qui eravamo impotenti. Mi sentivo di un’inutilità assurda, avrei voluto essere io lì a scavare con le mani piuttosto che stare a piangere senza poter far nulla.Qualche giorno dopo ci diedero la notizia che 6000 sfollati sarebbero arrivati a Roseto e che servivano volontari: così diedi subito la mia disponibilità.i primi giorni ci siamo occupati di far arrivare loro

La testimonianza di una ragazza che quest’anno ha giocato a Campobasso in B d’eccellenza. Finito il campionato, tornata a casa, a Roseto degli Abruzzi, era tra i volontari per gli sfollati dal terremoto

Un cuore grande come un canestro

Donne

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di Roberto Perticaroli

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Donne

Napoli, non mollare mai!!!Al termine di un campionato che il presidente Panza definisce “anonimo” la società partenopea sta cominciando ad organizzare la stagione che non può non partire che da una certezza: l’impianto

almeno le materie prime, cibo, acqua ecc., poi successivamente, quando la situazione sembrava in parte più stabile, ognuno ha avuto il suo ruolo, ed io mi sono occupata dei medicinali: una bella patata bollente, una responsabilità veramente grande, giravo continuamente per medici e farmacie senza fermarmi mai, erano così tanti i farmaci che servivano che non c’era tempo per fermarsi.Sono stati dei giorni infernali, per la prima volta ho visto la disperazione della gente, tante, troppe lacrime e dolore che indubbiamente hanno colpito

anche noi: arrivavo alla sera stanca morta, ma era una “bella stanchezza”, sapevo che in quella giornata avevo aiutato qualcuno e questo mi bastava.insomma,questa in sintesi è stata la mia esperienza,ci sarebbero veramente tantissime cose da dire ma scritte non rendono.il terremoto ha fatto veramente una strage però una cosa di buono l’ha fatta: ha unito l’Italia in una maniera indescrivibile.Un abbraccio a tutti gli appassionati di basket dalla vostra Benny!

Fino ad oggi è stato maggiormente assorbito dai suoi impegni da nuovo presidente di Lega ma Pasquale Panza non dimentica certo la sua creatura, la sua squadra, quella che ha creato un ciclo vincente che ha portato Napoli sul tetto d’Italia. Ora i tempi scintillanti sembrano alle spalle, l’ultima stagione, per stessa ammissione del presidente è “anonima” ed effettua una disamina molto approfondita: «Non sono certamente soddisfatto di come si è chiuso l’ultimo campionato. Purtroppo la mancanza di uno sponsor, il forfait di Holland-Corn (“Più napoletana che americana”), il rendimento sotto le aspettative di alcune straniere hanno fatto si che, per un canestro di differenza rispetto a Como, abbiamo chiuso con un nono posto non esaltante. E non voglio dir nulla della nostra ultima partita a Ribera. Dispiace perché avevamo un budget senza dubbio non da primissima fascia ma certamente adatto ad una squadra da playoff».Messa da parte l’analisi della stagione appena finita, un excursus a 360° sulla situazione del Vomero basket: «Ci sono voci destabilizzanti riguardo il nostro futuro: invece noi stiamo solo cercando una “casa”, perché nessun progetto ha un

senso se non ha la possibilità di mettere radici. Se si può a Napoli, bene, altrimenti non c’è dubbio che se ci dovessero essere situazioni interessanti nelle vicinanze le prenderei in consdierazione». Da quando la squadra di Panza ha dovuto lasciare il Collana tutto è diventato più difficile: «Siamo diventati nomadi. A me sta anche bene giocare al PalaBarbuto ma devo avere certezze riguardo l’utilizzo. Nel momento in cui abbiamo lasciato il Collana si è disperso tutto quel lavoro di radicamento sul territorio che per uno sport come il nostro è fondamentale. Per questo il primo pensiero per il futuro immediato è avere una “casa” dove poter far partire l’attività, compreso il settore giovanile. Anche fuori Napoli. Ma questo ovviamente non ha mai messo in discussione la partecipazione al campionato di A1 della squadra». In questo contesto, è ancora presto parlare di squadra. Probabile la conferma di Mariano Gentile in panchina, la ricerca di Panza è verso giocatrici dall’età media piuttosto bassa perché «bisogna avere il coraggio di tornare rimettere in campo le giovani». Giusto.

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di Roberto Perticaroli

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Considerata la favorita della vigilia, la squadra veneta ha portato a casa lo scudetto under 17 battendo l’Athena Roma di Gorini, giunta a sorpresa in finale eliminando le padrone di casa di Napoli

Serenissima Venezia

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Il pronostico la presentava come favorita numero uno ed una volta tanto il pronostico è stato rispettato. Avendo la meglio in finale sull’Athena Roma (grande comunque il risultato della società di

Mauro Casadio), la squadra guidato in panchina da Maurizio Sottana ha conquistato al Palavesuvio di Napoli il titolo under 17.A questa finale si è giunti dopo due match che

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hanno dato spettacolo. Biassono, una delle rivelazioni della manifestazione, (Galbiati oramai è pronta per essere una giocatrice importante anche a livello senior), ha fatto quello che ha potuto contro la corazzata veneziana che ha vinto anche grazie alle maggiori rotazioni a disposizione di coach Sottana rispetto al suo dirimpettaio di panchina. E comunque Biassono ha avuto il merito di non mollare mai, anche quando era finito a –15. A fare il tifo per Venezia (e per il papà) Giorgia Sottana, in via di recupero dopo l’ennesimo infortunio al ginocchio. Quella che invece era annunciata come la finale più probabile, come spesso avviene in manifestazioni del genere, è andata in scena con 24 ore di anticipo: Athena e le padrone di casa hanno incrociato le spade nell’altra semifinale. Trascinata da Gorini (in attesa di passare a giocare in serie A, Umbertide e Pomezia le società che la

stanno cercando con più insistenza) la squadra ospite capovolge il fattore campo. Per l’esterna romana cifre da record (19 punti, 21 rimbalzi in difesa, 11 falli subiti e 2 assist). La finalissima tra Athena e Venezia ha visto un sostanziale equilibrio nelle battute iniziali, poi Venezia, con il passare dei minuti, ha preso in mano il controllo del gioco e del punteggio ed il risultato non è mai stato in discussione, anche per il grande sforzo fisico profuso dalle romane 24 ore prima contro le partenopee. Gran prestazione per Pertile che ha chiuso con una “doppia-doppia” (18+11) Per il terzo posto vittoria delle padrone di casa di Napoli (assenti ingiustificate dalla finale) che hanno riversato tutta la loro delusione sul povero Biassono, sommerso sotto 30 punti di margine. Un risultato che tuttavia non toglie meriti alla squadra lombarda, autrice di un’ottima stagionea 360°.

Donne

Prima giornataGIRONE ABiassono – Priolo 75 – 54 (Galbiati 34 – Milazzo 21)Livorno – Torino 68 – 64 (Innocenti 17 – Porceddu G. 18)GIRONE BViterbo – Cervia 55 – 46 (Ferrillo 17 – Carangelo 20)Napoli – Moncalieri 72 – 43 (Bocchetti 20 – Patrignani/Salvini/Rolle 7)GIRONE CPesaro – Pescara 41 – 36 (Dell’Olio 12 – D’Angelo 15)Venezia – Cagliari 78 – 39 (Zanus 11 – Carta 21)GIRONE DTrieste – Dueville 60 – 54 (Cigliani 22 – Carraro 26)Athena Roma – Reggio Calabria 83 – 55 (Loreti 18 – Talarico C. 25)

Seconda giornataGIRONE ABiassono – Livorno 59 – 55 (Galbiati 25 – Innocenti 16)Torino – Priolo 68 – 36 (Nicola 15 – Accolla 9)GIRONE BNapoli – Viterbo 73 – 66 (Bocchetti 21 – Marini 21)Cervia – Moncalieri 62 – 60 (Carangelo 31 – Salvini 35)GIRONE CVenezia – Pesaro 68 – 32 (Pertile 24 – Franca 7)Pescara – Cagliari 57 – 55 (D’Angelo 15 – Carta 21)GIRONE DAthena Roma – Trieste67 – 58 (Paga 23 – Cigliani 15)Reggio Calabria – Dueville 52 – 45 (Talarico 17 – Zanella 10)

Terza giornataGIRONE ABiassono – Torino 81 – 69 (Galbiati 35 – Nicola 24)Livorno – Priolo 69 – 56 (Diene 22 – Milazzo 17)GIRONE BNapoli – Cervia 75 – 41 (Bocchetti 26 – Carangelo 22)Viterbo – Moncalieri 65 – 55 (Marini 22 – Salvini 14)GIRONE CVenezia – Pescara 69 – 32 (Ruffo 12 – Cordisco 8)Pesaro – Cagliari (Reggiani 22 – Carta 21)GIRONE DAthena Roma – Dueville 69 – 63 (Gorini 27 – Giacobbe 21)Trieste – Reggio Calabria 69 – 66 (Cigliani 18 – Talarico C. 26)

Quarti di finaleNapoli – Livorno 74 – 68 (Bocchetti 21 – Innocenti 27)Biassono – Viterbo 68 – 56 (Galbiati 21 – Ferrillo 18)Athena Roma – Pesaro 78 – 60 (Gorini 19 – Reggiani 12)Venezia – Trieste 73 – 55 (Pertile 29 – Cigliani 32)

SemifinaliVenezia – Biassono 63 – 50 (Pertile 17 – Galbiati 23)Athena Roma – Napoli 69 – 62 (Gorini 19 –

Bocchetti 17)

Finali3° - 4° postoNapoli - Biassono 74 - 46 (Bocchetti 15 - Galbiati 15)1° - 2° postoVenezia – Athena Roma 62 - 50 (Pertile 18 - Gorini 19)

Page 16: Basketville # 16 - 15 giugno 2009

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VIDEOGAME THE SIMS 3

VIDEO MOBILE JVC EVERIO GZ-MG330

AUDIO ON-THE-GO SAMSUNG P2 P2 ha due minuscoli tastini per lato e un corpo nero, sottile e persino un po’ anonimo, almeno da spento. Il bello viene quando lo accendi e appare il display tattile da 3”: ora hai tra le mani un lettore intrigante come un iPod Touch e pieno zeppo di funzioni. Tanto per cominciare, puoi collegare delle cuffie Bluetooth, ascoltare la radio, gli MP3/WMA oppure guardarti un film (Mpeg4/WMV). Ci sono anche una sveglia, un sistema di autospegnimento programmato e un’agenda, per non dimenticarti quando gioca la tua squadra. L’autonomia è da record: ben 35 ore per i file audio e 5 ore per quelli video. Difficile restare senza ‘benzina’.

Vuoi una camcorder poco impegnativa, da portarti dietro tutti i giorni? La MG330 è bella compatta, semplice da usare e ha pure un disco fisso niente male (30 GB): ci stanno fino a 37 ore di immagini in modalità Eco (puoi archiviare intere partite di campionato) oppure 7 ore in Ultra Fine. Anche l’ottica si difende alla grande: è firmata Konica Minolta e ha uno zoom molto potente (35x). Certo, di contro questa Everio non registra filmati in alta definizione ma è comunque perfetta per riversare i video sui classici DVD. Se non hai un TV HD e non hai intenzione di acquistarlo a breve, il problema non si pone.

Per la terza puntata di The Sims (oltre 100 milioni di copie vendute) EA preferisce non stravolgere nulla e sostanzialmente si limita a sviluppare all’ennesima potenza ogni aspetto vincente del gioco, dalla creazione del personaggio fino ai tratti caratteriali e all’interazione con gli altri. Ora tutto è più profondo, ricco di opzioni e realistico. Gli elementi nuovi? Su tutti, la possibilità di andartene in giro liberamente per le strade (era ora!), di bussare alla porta dei tuoi amici oppure di fermarti ai giardini o in spiaggia. Solo alcuni edifici restano inaccessibili: qui puoi interagire, ma soltanto dall’esterno. In ogni caso, è un cambiamento epocale. E poi Sims 3 gira su PC e Mac.

1654,90 Euro

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di Giuliano Mannini - Appunto