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Bianco Nero -magazine- www.cesenacalcio.it ARCHIVIO STORICO VITTORIO CALBUCCI TESTATA UFFICIALE CESENA CALCIO ANNO V N.9-6 GENNAIO 2015 COPIA OMAGGIO CESENA - NAPOLI MARTEDÌ 6 GENNAIO H. 18:00

Bianconero n 9

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Bianconero n 9

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Page 1: Bianconero n 9

Bianco Nero- m a g a z i n e - www.cesenacalcio.it

ARCHIVIO STORICO VITTORIO CALBUCCI

TESTATA UFFICIALE CESENA CALCIO ANNO V N.9-6 GENNAIO 2015COPIA OMAGGIO

CESENA - NAPOLIMARTEDÌ 6 GENNAIO H. 18:00

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PERIODICO SPORTIVO CESENA CALCIO Iscr. Reg. Stampa n. 36/010 il 15.10.2010EDITORE Coordinamento Clubs CesenaDIRETTORE RESPONSABILE Giovanni GuiducciCAPOREDATTORE Vittorio CalbucciCONTRIBUTO DI REDAZIONE Gabriele PapiIN REDAZIONE Roberto Checchia, Omar Galassi, Andrea Gori, Fabio Pagliarani, Luigi Balducci, Ettore Pasini, Eric Malatesta, Daniele Magnani, Gabriele Evangelisti, Francesco Zani

In copertina: incornata vincente di Braida ad un minuto dal termine per il gol del pareggio (Cesena-Napoli 1-1 del 31 marzo 1974)

STAMPA KandoFOTOGRAFIE Vittorio CalbucciGRAFICA Studio 59MARKETING, PUBBLICITÀ E DISTRIBUZIONE Kando

TIRATURA 15.000 copie

Dalla nebbia spunta la testa di Ze Eduardo che mette dentro (Sassuolo-Cesena 1-1)

“Carpe Diem”, “Cogli l’Attimo”, “Life Is Now”. Usate lo slogan che più preferite, ma il concet-to è semplice: non bisogna più attendere, ogni momento è quello buono. Il gol di Ze Eduardo al Sassuolo deve rimanere ben impresso nella mente di tutti, se serve bisognerà anche ap-pendere una gigantografia di quel momento, in ogni parete dello stadio. Perché in quel colpo di testa vincente ci sono tanti significati, tan-ti pensieri, quasi tutti positivi, che affollano la mente.Dopo l’ingiustizia di un rigore regalato al Sas-suolo, c’è stata la reazione da parte dei bian-coneri che hanno usato il carattere per venirne fuori. L’episodio non è stato usato come alibi nelle interviste po st partita, ma è stato invece la scossa che ha spinto il Cesena ad andarsi

a riprendere il maltolto. Atteggiamento da se-gnare sul taccuino ed imparare a memoria: da qui a maggio ci saranno altri errori arbitrali a sfavore e saper mantenere lucidità e grinta in quei momenti sarà basilare.Un’altra lezione che deve diventare Vangelo per i bianconeri: tutto può succedere. Ze Eduardo è stato rispolverato titolare da Di Carlo, dopo che il brasiliano non aveva incantato nelle ultime uscite, in un ruolo per lui inedito e “destino” vuole che sia stato proprio lui a firmare il pari, all’ultimo respiro della partita. Da qui alla fine saranno vietati i musi lunghi, perché la fortuna va cercata e ottenuta con quell’atteggiamento propositivo che si è visto a Reggio Emilia.Frasi come “non era questa la partita in cui far punti” o “ci risolleveremo alla prossima” devo-

no essere cancellate dal vocabolario del Cese-na. È finito il tempo di individuare un possibile errore, o una mancanza, e procrastinare la so-luzione, inserendo una pezza alla meno peggio. Di Carlo avrà il compito di fare delle scelte e non dovrà temere di prendere decisioni anche forti per provare a risollevare la classifica. A suo vantaggio ci può essere il mercato, che di certo sarà al risparmio, ma che permetterà di apportare alcuni correttivi che da qui alla fine potranno risultare fondamentali. A Foschi ed al suo staff l’arduo compito, come di consueto, di trovare rinforzi a costo zero e sfoltire una rosa sovrabbondante, specie in alcuni reparti. Il mo-mento per risalire è già ora: maniche arrotolate, grinta e determinazione. Solo così si raggiunge la salvezza.

di Andrea Gori

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Juventus 39 16 12 3 1 34 7

Roma 36 16 11 3 2 28 11

Lazio 27 16 8 3 5 28 19

Napoli 27 16 7 6 3 28 20

Sampdoria 27 16 6 9 1 22 14

Genoa 26 16 7 5 4 21 15

Milan 25 16 6 7 3 25 18

Fiorentina 24 16 6 6 4 21 13

Udinese 22 16 6 4 6 20 22

Palermo 22 16 5 7 4 22 26

Inter 21 16 5 6 5 25 23

Sassuolo 20 16 4 8 4 17 21

Empoli 17 16 3 8 5 17 22

Torino 17 16 4 5 7 12 18

Verona 17 16 4 5 7 18 27

Chievo 16 16 4 4 8 12 19

Atalanta 15 16 3 6 7 11 21

Cagliari 12 16 2 6 8 21 29

CESENA 9 16 1 6 9 13 30

Parma (-1) 6 16 2 1 13 16 36

CLASSIFICA 16a giornata

TURNO ATTUALE (17° andata)

Lazio-Sampdoria 5 gen. 20:45Udinese-Roma 6 gen. 12:30Chievo-Torino 6 gen. 15:00Empoli-Verona 6 gen. 15:00Genoa-Atalanta 6 gen. 15:00Milan-Sassuolo 6 gen. 15:00Palermo-Cagliari 6 gen. 15:00Parma-Fiorentina 6 gen. 15:00CESENA-NAPOLI 6 gen. 18:00Juventus-Inter 6 gen. 21:00

PROSSIMO TURNO (18° andata)

Sassuolo-Udinese 10 gen. 18:00Torino-Milan 10 gen. 20:45Atalanta-Chievo 11 gen. 15:00CAGLIARI-CESENA 11 gen. 15:00Fiorentina-Palermo 11 gen. 15:00Inter-Genoa 11 gen. 12:30Roma-Lazio 11 gen. 15:00Sampdoria-Empoli 11 gen. 15:00Verona-Parma 11 gen. 15:00Napoli-Juventus 11 gen. 20:45

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Un giovane Davide Biondini con la maglia bianconera ai tempi della C1

È TEMPO DI MERCATO, NON DI RIVOLUZIONI

Le rivoluzioni di gennaio solitamente servono a poco: stravolgere completamente la squa-dra durante la sessione del mercato invernale non porta quasi mai a dei risultati concreti. Le ultime due stagioni del Cesena nella massima serie ne sono due testimonianze concrete e vi-vide. Poi certo, ci sono anche le eccezioni e ba-sta pensare al Sassuolo dello scorso anno che con una campagna di riparazione milionaria ha risollevato una situazione piuttosto grave. Un mercato pieno di soldi da spendere, però, non è certo quello che si addice al Cesena. I bianconeri dovranno cercare di sopravvivere ancora una volta attraverso le idee e operare in piena sintonia con Di Carlo: il nuovo allenatore ha subito detto che prima di ogni altra mossa vuole valutare attentamente tutti i componenti della sua rosa e capire chi può essere utile alla causa e chi invece può partire. Un concetto

sacrosanto che dimostra lucidità e che senza dubbio Rino Foschi asseconderà. È chiaro però che il Cesena dovrà sfoltire la rosa prima di pensare ad eventuali acquisti. Qualcuno partirà e qualcuno arriverà, come sempre in queste occasioni. Nella stagione della salvezza targata Ficcadenti il Cesena nel mercato di gennaio lasciò partire Nagatomo, Ighalo, Schelotto, Cavalieri e Petras. Il terzino giapponese fu venduto all’Inter dopo sei mesi da grande giocatori mentre gli altri partenti an-darono a cercare spazio su altri lidi. Di contro arrivarono in Romagna Dellafiore, Santon, Feli-pe, Sammarco e Rosina. Niente di indimentica-bile i loro mesi al Manuzzi, tanto che la salvez-za passò senza dubbio dai piedi di Giaccherini, Parolo, Jimenez, Bogdani e tutto il nucleo che aveva iniziato la stagione. Ancora più eloquente fu il mercato invernale

di Francesco Zani

della sciagurata stagione successiva. Salu-tarono Cesena infatti Eder, Bogdani, Ghezzal e Candreva e arrivarono Iaquinta, Del Nero, Santana e Pudil. Movimenti di grandi nomi sia in entrata che in uscita, movimenti che però non riuscirono in nessun modo a risollevare una stagione nata male e finita anche peggio. Il mercato di gennaio è sempre pieno di con-traddizioni: spesso sono più efficaci piccoli ri-tocchi mirati e portati a casa in fretta rispetto a grandi rivoluzioni consumate all’ultimo minuto dell’ultimo giorno disponibile. Il Cesena è at-teso dalla sfida casalinga contro il Napoli, poi andrà a Cagliari, affronterà il Torino in casa e avrà come conclusione del mese di gennaio la trasferta di Parma. Fra mercato e sfide tutte decisive non ci si annoierà di certo.

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ROSE DELLE SQUADRE

Nr. Ruolo Giocatore Anno Naz. Gare Reti Nr. Ruolo Giocatore Anno Naz. Gare Reti

CESENA

Agliardi Federico Bressan Walter Iglio Alberto Leali Nicola Capelli Daniele Krajnc Luka Lucchini Stefano Magnússon Hördur Bjorgvin Mazzotta Antonio Nica Constantin Perico Gabriele Renzetti Francesco Volta Massimo Carbonero Carlos Cascione Emmanuel Cazzola Riccardo Coppola Manuel De Feudis Giuseppe Giorgi Luigi Pulzetti Nico Tabanelli Andrea Valzania Luca Zé Eduardo Brienza Franco Defrel André Grégoire Djuric Milan Garritano Luca Hugo Almeida Marilungo Guido Rodríguez AlejandroSucci Davide

Andújar Mariano Gonzalo Colombo Roberto Rafael Cabral BarbosaRosati Antonio Albiol Raúl Britos Miguel Angel Henrique AdrianoKoulibaly Kalidou David López De Guzmán Jonathan Gargano WalterHamšík Marek Inler Gökhan Jorginho Jorge Luiz FrelloMaggio Christian Mesto Giandomenico Radoševic Josip Zúñiga JuanCallejón José María Higuaín Gonzalo Insigne Lorenzo Mertens Dries Michu Miguel PérezZapata Duván Esteban

3081161

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198319751990198319851985198619911989198719841987198419911982198219941985198719871991198719861991

ITAITAITAITAITASVNITAISLITA

ROMITAITAITACOLITAITAITAITAITAITAITAITABRAITAFRABIHITAPORITASPAITA

ARGITABRAITASPAURUBRAFRASPAOLAURUSVKSVIITAITAITA

CROCOLSPAARGITABELSPACOL

300

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Obiettivo di mercato di Rino Foschi già nella passata stagione, questa estate il brasiliano Ze Eduardo è approdato al Cesena fresco di promozione in serie A. Le sue caratteristiche di giocatore grintoso, potente e duttile in una li-nea mediana composta da tre, quattro o cinque elementi, hanno spinto la società bianconera a riscattarne l’intero cartellino dal Parma per una cifra complessiva di 300mila euro. L’adatta-mento ai metodi d’allenamento e agli schemi di mister Bisoli non è però stato semplice, come testimoniato dalle sue prime deludenti appari-zioni stagionali. Spesso il suo ingresso in cam-po ha influito negativamente sull’andamento del match per i colori bianconeri, complice uno stato di forma precario, tipico dei giocatori dal fisico massiccio, decisamente più lenti a rag-giungere il top della condizione.

IL 2015 SARÀ L’ANNO DI ZE EDUARDO?di Fabio Pagliarani

Il suo debutto è avvenuto alla terza giornata nel corso della gara contro Empoli, quando però non è riuscito a reggere l’urto del forcing avver-sario premiato dalla rimonta dei toscani. I ritmi incalzanti del calcio moderno, i tanti infortuni e un virus influenzale che ha colpito mezza squa-dra, gli hanno concesso l’occasione del pronto riscatto in casa contro Milan, come titolare nel centrocampo a tre, al posto del febbricitante Giorgi. Opportunità gettata al vento dal numero 43 bianconero, sovrastato dalla coppia Poli-De Jong e ubriacato dalla linea dei tre trequartisti rossoneri, la cui pericolosità è stata ridotta solo dall’ingresso di De Feudis, proprio al posto del-lo spento brasiliano.Da dimenticare anche la terza apparizione in campionato in Palermo-Cesena. Entrato in campo al posto di Brienza sul risultato di 1-1,

nei minuti di recupero ha perso banalmente palla a centrocampo, innescando il contropiede rosanero sul quale poi è nato il calcio d’ango-lo finalizzato in rete dall’incornata vincente di Gonzalez.Un rendimento sottotono che ha relegato il brasiliano alla panchina, fino all’arrivo di mister Di Carlo, il quale a sorpresa nell’ultima gara dell’anno lo ha riproposto nell’undici titolare contro il Sassuolo, per valutarne l’utilità tattica come centromediano nel 3-5-1-1. La risposta finalmente positiva (suo il gol del pareggio a tempo scaduto) è stata quella di un giocatore che ancora crede nel miracolo salvezza, che si sente utile alla causa bianconera e non un soprammobile in attesa di essere traslocato al-trove. Il 2015 ci dirà se il Cesena ha trovato il migliore Ze Eduardo.

Ze Eduardo protegge palla dall’attacco del sassuolese Berardi

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IN CASA

1973-74 (serie A) CESENA-NAPOLI 1-11974-75 (serie A) CESENA-NAPOLI 0-01975-76 (serie A) CESENA-NAPOLI 0-11976-77 (serie A) CESENA-NAPOLI 0-21981-82 (serie A) CESENA-NAPOLI 1-31982-83 (serie A) CESENA-NAPOLI 0-01987-88 (serie A) CESENA-NAPOLI 0-11988-89 (serie A) CESENA-NAPOLI 0-11989-90 (serie A) CESENA-NAPOLI 0-01990-91 (serie A) CESENA-NAPOLI 0-01998-99 (serie B) CESENA-NAPOLI 0-01999-00 (serie B) CESENA-NAPOLI 2-22006-07 (serie B) CESENA-NAPOLI 1-12010-11 (serie A) CESENA-NAPOLI 1-42011-12 (serie A) CESENA-NAPOLI 1-3

IN TRASFERTA

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I precedenti di Cesena-NapoliUN TABÙ DA SFATARE

Maradona tra Leoni e Cavasin in Cesena-Napoli 0-1 del 1987-‘888

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Dopo tre minuti di gioco Lavezzi ha già battuto Ravaglia (Cesena-Napoli 1-3 del 10 settembre 2011)

Braida contrastato da Bruscolotti prova il tiro (Cesena-Napoli 1-1 del 1973-’74)

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di Daniele Magnani

“QUANDO AL MANUZZI INTERVISTAVO MARADONA IN CAMPO…”

Correva l’anno 1988. Era il 30 ottobre, il nuo-vo stadio Dino Manuzzi, inaugurato ad inizio mese anche se non ancora coperto, era pieno nonostante la giornata piovigginosa e fredda. Si giocava Cesena-Napoli valida per la quarta giornata di campionato.Io avevo da poco compiuto 31 anni e da qualche anno collaboravo, come apprendista giornalista, con TeleRomagna, allora a Forlì in Corso della Repubblica, di proprietà di Anni-bale Persiani, e facevo parte della redazione sportiva guidata da Flavio Dell’Amore, con Piero Canepa e Fausto Fagnoni.A quei tempi ci si doveva arrangiare e c’erano pochi esempi dai quali attingere. Esisteva solo mamma Rai, il mestiere te lo dovevi inventare da solo, facendo leva soprattutto sulla pas-sione e l’improvvisazione, pur preparandosi su dati, statistiche e quant’altro. Non c’erano limiti, o quasi, di tempo, di confini territoriali, come succede ora. Dovevi però avere anche una buona fisicità ed un buon tempismo, per riuscire ad arrivare con il microfono ai prota-gonisti prima degli altri o più vicino degli altri.

Così capitò anche quel giorno a bordo cam-po, prima dell’inizio della gara e poi anche al termine, di riuscire a strappare un paio di bat-tute al “Pibe de oro”, il mitico Diego Armando Maradona, che proprio quel giorno compiva 28 anni. Ricordo il suo “guardia spalle” (al-lora non c’erano gli steward) che controllava che nessuno gli desse fastidio ed alla mia do-manda di commentare lo sfortunato rigore del possibile 1-1 sbagliato dal buon Traini, Diego rispose ingenuamente sorridendo: “Ringrazio Dio per aver fatto fallire il calcio di rigore al Cesena” (lo stesso che gli “presterà” la mano per segnare contro l’Inghilterra ai Mondiali del 1986...) come se il Buon Dio, non avesse nient’altro di meglio da fare, quella domenica pomeriggio al Manuzzi, che ascoltare le “sup-pliche” del capitano partenopeo.Insomma erano bei tempi, non c’era nulla di prefissato ed obbligatorio, dovevi solo, nel poco tempo a disposizione, fermare i pro-tagonisti, cercare di essere persuasivo e il meno antipatico possibile, di far capire che non volevi rompere le balle e di farti dire due

battute sulla gara. Tutto qui.Poi si scappava a Forlì, per mettere in onda quanto si era riusciti a fare. Ricorderò sem-pre con grande affetto i collaboratori, tecnici e i cameraman soprattutto, i quali dovevano stare dietro ai nostri inseguimenti, Egisto Bar-ducci, Gabriele Bianchi e Romano Ragazzini, il mitico Romanone (non dimenticherò mai quando con la sua Opel familiare, super tap-pezzata di autoadesivi, uscimmo tra due ali di folla dallo stadio delle Palme di San Benedet-to del Tronto dopo lo spareggio per la serie A).Oggi invece è tutto più programmato, cata-logato, prefissato, zone fisse, tempi deter-minati, inderogabili, guai a sgarrare, anche di poco, non puoi più avvicinare chi vuoi tu, ma solo quelli che ti dicono di intervistare. Ma sarà meglio? Certo ora a Cesena non si è più costretti a fare le interviste fuori dagli spogliatoi, stretti in quei dieci metri quadrati a fianco delle scale che portano alla tribuna autorità, ben vengano quindi le novità senza però mai esagerare...

Agostini e Maradona si contendono la palla. Sullo sfondo Leoni e De Napoli (Cesena-Napoli 0-1 del 30 ottobre1988). Foto piccola nel riquadro: Maradona ai microfoni di Teleromagna con Magnani (foto Sirotti)

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posterposterposterBiancoNeroBiancoNeroBiancoNeroAlmeida salta più in alto di Basanta, ma la Fiorentina dilagherà al Manuzzi (1-4)

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“TRUCCHI” NAPOLETANI ALLO STADIO MANUZZI

Quando il Napoli arriva in Romagna porta con sé il sapore del clima carnevalizio, un privi-legio che nel mondo del calcio è quasi una rara virtù sportiva. Difficilmente, all’indomani di gare contro la squadra partenopea, capita di leggere cronache pesanti o negative per il comportamento dei tifosi in trasferta. I cori, le battute e quant’altro di tono napoletano, più che creare allarmismo finiscono quasi sempre per creare simpatia. Semmai, dai ti-fosi del Ciuccio puoi aspettarti moti di furbizia del tutto inaspettati.Anni fa, quando il Napoli faceva visita al Ma-nuzzi succedeva anche che i tifosi al seguito riuscissero a varcare i cancelli dello stadio romagnolo con gruppi di otto pagando solo quattro biglietti d’ingresso. In quei tempi ormai remoti non esistevano i “maledetti”

tornelli di oggi, quelle strettoie che permet-tono l’ingresso di uno spettatore per volta. In passato a Cesena nonostante l’occhio vigile e severo dell’attento Orienzo Buratti (consigliere del Cesena addetto allo stadio), i sostenitori campani, dopo aver acquistato quattro biglietti si presentavano al portone d’ingresso componendo una stretta cordata a quattro alla stregua del salto della cavallina, ancor meglio del “cavallo di Troia”. Poi proce-devano a gambe allargate, facevano spazio a quattro altri amici tifosi sprovvisti di biglietto che, strisciando pancia a terra e ben coperti, riuscivano a portarsi all’interno. Ci volle del tempo per scoprire la simpatica furbizia di marca partenopea. D’altronde, per vedere all’opera in trasferta i vari Maradona, Juliano, Savoldi, Burgnich, Chiarugi, Bagni, Giordano

di Ettore Pasini

senza avere soldi in tasca, ci voleva tutta l’in-ventiva targata “Napoli”.Secondo noi, molto meglio questo tipo di tifo di quanto oggi certi tifosi, pur muniti di bi-glietto d’entrata allo stadio, con i tascapani o le tasche zeppe di pericolosi petardi o qual-cosa di peggio. Cesena-Napoli di oggi? Anno nuovo, si spera vita migliore per il Cesena. Chissà se mister Di Carlo riuscirà a produrre il miracolo. Per quel poco che capiamo di calcio ci permettiamo di esternare il nostro parere: noi non avremmo esonerato mister Bisoli. A fine stagione 2014-‘15, nel caso di una do-lorosa retrocessione in serie B, il Cesena avrebbe avuto già in casa l’allenatore giusto per la categoria. A nostro modo di vedere, il campionato cadetto è la categoria ideale per Pierpaolo Bisoli. Il recente passato insegna.

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I tifosi azzurri nel vecchio “curvino” del Manuzzi il 13 settembre 1987 per Cesena-Napoli 0-1

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di Eric Malatesta

SALVEZZA A CESENA E SCUDETTO A NAPOLI

Un denominatore che accomuna la storia di Cesena e Napoli è senza dubbio Albertino Bi-gon. L’allenatore padovano, ex calciatore del Milan con cui vinse uno scudetto, riuscì, sul finire degli anni ’80, a traghettare i bianconeri a due salvezze consecutive in A per poi andare a Napoli e vincere lo scudetto assieme a Ma-radona. L’anno che sancì il debutto nel calcio italiano che conta fu il 1987: Bigon arrivava dalla Reggina e il Cesena gli diede la possibili-tà di cimentarsi in panchina con la serie A. Fu subito un successo col Cavalluccio Marino che sotto la guida dell’emergente tecnico, all’epoca quarantenne, colse un brillante nono posto in classifica a quota 26 (la vittoria valeva ancora 2 punti). In quella stagione, l’ultima giocata nel vecchio stadio con i pali Innocenti, la rosa bian-

conera era composta tra gli altri dai vari Se-bastiano Rossi, Cavasin, Bordin, Aselli, Cuttone, Bianchi, Jozic, Di Bartolomei, Lorenzo, Rizzitelli e Traini. Un Cesena costruito sul blocco che aveva vinto lo spareggio di San Benedetto del Tronto contro il Lecce per approdare nella mas-sima serie. Nella stagione successiva, invece, il Cesena si piazzò al 10° posto, in coabitazione con Lazio, Verona, Ascoli e Bologna, tutte finite a braccetto a quota 29 punti. Due punti sotto, a quota 27 si retrocedeva in B, e nel baratro finirono Torino, Pescara, Pisa e Como. In quella rosa figuravano anche lo svedese Holqvist, capace di segnare il suo unico gol nell’1-0 sul Milan di Sacchi, poi Chierico, Limido, Gelain, Domini e bomber Ago-stini a segno 11 volte in campionato.

In entrambe le stagioni, il Napoli passò al Ma-nuzzi imponendosi per 1-0: il 13 settembre 1987 quando alla prima giornata si presentò con lo scudetto cucito sul petto e segnò con Bagni, poi il 30 ottobre 1988 con Carnevale su assist di Maradona dopo che al 90’ Traini aveva fallito il tiro dal dischetto e sprecato la possibi-lità di pareggiare i conti. Le due esaltanti stagioni alla guida dei roma-gnoli diedero a mister Bigon la chance di ci-mentarsi ancora più in alto: guarda caso sulla panchina partenopea. All’ombra del Vesuvio, il tecnico veneto seppe vincere lo scudetto al pri-mo tentativo, portando per la seconda volta il tricolore sulle maglie azzurre campane.

Albertino Bigon sulla panchina del Cesena dal 1987 al 1989

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Mimmo Di Carlo saluta i tifosi romagnoli al Mapei Stadium al termine di Sassuolo-Cesena

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DOVE C’ERA IL CESENA C’ERA VITTORIO CASALI

Dove c’era il Cesena c’era lui. Quando c’era lui voleva dire che stava arrivando il Cesena. Storico dirigente accompagnatore della squa-dra (non si parlava ancora di team manager…), Vittorio Casali può essere considerata la perso-na che ha visto più partite nella storia dei bian-coneri, stimate in oltre un migliaio, da Siracusa a Magdeburgo.La sua presenza a fianco del Cesena (all’epo-ca in serie C) risale al 1961, per l’esattezza al 25 marzo in occasione della trasferta nella capitale dove allo stadio Flaminio i biancone-ri dovevano affrontare la Tevere Roma. A quei tempi l’accompagnatore era Decio Candoli, ma Casali chiese a Renato Piraccini (il presidente de facto in assenza del conte Rognoni dimissio-nario) un passaggio sul pullman della squadra per raggiungere la capitale, dove oltre a vedere la partita ne avrebbe approfittato per andare a trovare la sorella che là si era trasferita. Per la cronaca i romagnoli conquistarono un punto (1-1), ma soprattutto trovarono un compagno di viaggio inseparabile.Quando Candoli per problemi alla vista dovette rinunciare al proprio incarico, gli subentrò Ca-sali. Nel frattempo la società aveva cambiato di

proprietà passando da Alberto Rognoni a Dino Manuzzi e dal 1965 come accompagnatore uf-ficiale era stato designato Ezio Manuzzi. Casali continuò comunque a viaggiare e pernottare insieme alla squadra, fino a quando nel 1971 diventò ufficialmente l’accompagnatore del Cesena Calcio, incarico ricoperto fino al 1999. Il suo compito era quello di organizzare il ritiro precampionato e le trasferte, fare da tramite e mediare tra società, da una parte, e squadra, dall’altra, quando magari Dino Manuzzi voleva cacciare un allenatore o Edmeo Lugaresi si la-mentava perché un suo “pupillo” non giocava. Casali curava anche i rapporti con i tifosi e i club bianconeri.Questa la figura “ufficiale” di Casali, ma ce n’è anche una più “familiare” e comunque sempre legata al suo lavoro, come ricordano oggi i figli Luca e Patrizia a cinque anni dalla scompar-sa del padre. Sin da quando erano bambini la loro casa di via Pietro Turchi è stata un punto di riferimento soprattutto per i vari allenatori durante la loro permanenza a Cesena e anche in seguito. Presso la loro abitazione, lontano da occhi indiscreti, solitamente nel mese di marzo avvenivano inoltre l’incontro e l’accordo

con quello che sarebbe stato l’allenatore per la nuova stagione.Dei tanti allenatori passati dalla loro casa, Luca ricorda le loro manie scaramantiche e propizia-torie di cui egli stesso diventò “suo malgrado” partecipe. Così ad esempio ogni volta che con il padre Vittorio si recava al ristorante Savio dove pranzava la squadra, mister Radice gli dava una testata davanti a tutti, un rito che si doveva ripetere allo stadio durante il riscaldamento.Un’altra volta Luca, che all’epoca faceva il ca-rabiniere a Bologna ed era stato mandato a fare servizio allo stadio proprio in occasione di una gara contro il Cesena, abbandonò il suo posto e riuscì a raggiungere lo spogliatoio della squa-dra tra lo stupore di tutti. Il Cesena vinse e così Lippi chiese che tutte le volte il figlio di Casali doveva presentarsi in divisa.Andò male invece con Salvemini ospite a cena dai Casali per l’Epifania, interrotta da un fu-mogeno lanciato in casa da un amico di Luca. Poco tempo dopo si interruppe anche l’espe-rienza di Salvemini sulla panchina del Cesena e così quella festività a casa Casali non venne più celebrata insieme agli allenatori…

Vittorio Casali con la sua immancabile valigetta. In cima alla scaletta il presidente Dino Manuzzi

di Giovanni Guiducci

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IL RICORDO DI BRUNO BOLCHI

IL RICORDO DI LAURA BERSELLINI

Oggi i più giovani non ricordano i giocatori e i protagonisti di un tempo, ma tutti i tifosi del Cesena meno giovani ricordano Vittorio Casali. All’interno del Cesena magari sembrava non avesse molta importanza una figura come la sua, invece ne aveva moltissima, perché quelli

Ero una bambina quando nel 1973 mio padre Eugenio venne ad allenare il Cesena. Iniziammo così a frequentare la casa di Vittorio Casali dove ci sentivamo come a casa nostra. Avevano un carattere simile, di primo acchito sembravano burberi e schivi, invece erano due persone af-fabili. Nei miei ricordi da piccola vedevo Vittorio come un uomo molto importante e forte, ma

che una volta venivano chiamati accompagna-tori ufficiali erano le persone che più tempo vi-vevano con la squadra e i giocatori. Io quando allenavo il Cesena ho sempre lavorato a contat-to e mi sono avvalso della sua collaborazione come quella del mio vice Emilio Bonci.

nello stesso tempo dolce per il suo modo di porsi con noi bambini.Quando con le nostre famiglie ci ritrovavamo a casa Casali era una delle poche volte in cui sentivo papà parlare di calcio e per me era un’occasione per capire il suo lavoro e la sua passione. Nel suo ambiente ha frequentato sempre, per scelta, pochissime persone, con

Vittorio nel suo lavoro era particolarmente attento e preciso, curava sempre gli interessi della società anche quando c’era da prenotare un albergo per un ritiro o comperare un biglietto per una trasferta. Con lui si era instaurato un rapporto di amicizia, che andava al di là del rapporto professionale.

Vittorio invece c’era un rapporto di amicizia e di affetto vero. Anche quando andò ad allenare altre squadre ogni volta che giocava in zona al ritorno ci si fermava a Cesena per andare a trovare i Casali. Come tra i nostri genitori an-che tra noi figli si era creato un rapporto molto bello. Con Luca e Patrizia continuiamo a sentire anche oggi che sono passati 40 anni.

La rosa bianconera guidata da Bolchi in ritiro in Carpegna (1981-’82)

Casali con mister Bersellini (1973-’74)

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Circa 500 persone hanno risposto presente alla Notte BiancoNera del 16 dicembre scorso presso l’Hotel Palace di Milano Marittima. In un momento delicato come quello attuale è un messaggio importante e significa solo che c’è voglia di Cesena, a prescindere. I giocatori, di-sposti a coppie ai tavoli dei Clubs, hanno intera-gito in maniera più “intima” con i tifosi e hanno ricevuto, probabilmente, gli incoraggiamenti del caso. La serata, presentata dal nostro Daniele Magnani, è trascorsa serenamente e ci piace pensare, visto quanto successo il sabato se-guente contro il Sassuolo, che sia servita a fare sentire ai giocatori la vicinanza dei tifosi e ad

infondere fiducia nonché la consapevolezza nei propri mezzi che servono da adesso in poi per non lasciare nulla di intentato ai fini della sal-vezza che vogliamo raggiungere tutti insieme. A sollevare lo spirito dei presenti ha contribuito l’amico Andrea Vasumi (comico di Zelig) nostro gradito ospite. Sono stati dati riconoscimenti a Manuela Casadei, per gli amici del Coordi-namento Manu, al nostro presidente Roberto Checchia da parte del Consiglio Direttivo e par-ticolarmente sentiti a due giovanissime tifose che con le rispettive famiglie seguono il Cese-na non solo in casa: stiamo parlando di Sofia Sproccati e di Letizia Gori. Sono stati conse-

gnati dei presenti, con lo scopo di fare sentire la nostra vicinanza, anche al direttore dell’area tecnica Rino Foschi e al mister Mimmo Di Carlo. La nostra speranza è che l’ambiente abbia per-meato la positività che si è respirata nella se-rata e ne abbia fatto tesoro per il prosieguo del campionato. Infine vogliamo porgere gli auguri più sentiti e sinceri per un Buon 2015 a tutti i ti-fosi, alla squadra, allo staff tecnico-dirigenziale, insomma a tutte le componenti coinvolte nella sfera Cesena Calcio chiedendo loro, come fatto fino ad ora fra l’altro, di stare vicini alla squadra fino alla fine comunque e dovunque. Uniti si vince. Sempre Forza Cesena.

Foto di Alessandra Rossi

di Gabriele Evangelisti

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Tra buona gastronomia e calcio, in salsa cese-nate. Come auspicio beneaugurante. Ecco dal cassetto dei ricordi questo originale menù (nella foto che riproduciamo), a forma di pallone in bianconero, proposto da “Casali”, nel maggio del 1974, per un pranzo di gala nell’allora più noto ristorante cittadino, rinomato in campo nazionale. Quel menù d’autore suggellava la salvezza anticipata di quella stagione calcistica che vedeva, per la prima volta, il Cesena in serie A, tra lo stupore e la simpatia da tutto il calcio italiano. Erano i tempi, i meno giovani - oggi nonni, ma pur sempre tifosi come i loro nipoti - lo ricordano bene, delle cosiddette palafitte, cioè le struttura in tubi Innocenti, realizzate per ampliare la capienza dello stadio, fino a 30.000 presenze. Strutture metalliche che ondeggiava-no visibilmente sotto il gran tifo, con la benedi-zione di “Eupalla”, vale a dire la divinità pagana, invenzione linguistica del grande cronista Gian-ni Brera che indicava il sovrintende celeste (ora

UN INSOLITO MENÙ PER IL PRIMOCESENA IN SERIE A

di Gabriele Papi

benevolo ora dispettoso) che governa il calcio, il cui maggior fascino è l’imprevedibilità. Ma torniamo a quel creativo menù di “Casali”, ricco di godurie gastronomiche primaverili. Tema conduttore delle specialità di “Casali”(allora condotto da Nello e Marsilio, figli di Aldo e ni-poti di Marsilio Casali, i fondatori) era la gran cura, insieme alle cuoche romagnole, non solo delle materie prime ma anche dell’ospitalità in ogni dettaglio: compresi i menù realizzati a stampa, di volta in volta diversi, a seconda delle occasioni. Nello Casali li curava personalmente insieme ai tipografi dell’allora B.S.B., già tipo-grafia Bettini. Anche in questo caso il filo delle tradizioni proseguiva. Erano infatti le operaie della tipografia Bettini a confezionare, ai primi del ‘900, in cartoncino fustellato dei “cesti-ni caldi” proposti ai viaggiatori al buffet della stazione di Cesena per i quali “Casali” divenne famoso in tutta Italia. Un’invenzione, alla pari, con analoghi cestini allora offerti alla stazione

Termini di Roma. Ma se tutte le strade portano a Roma, quella di Cesena era pur sempre una piccola stazione. Capitava tuttavia, chissà per-ché, che anche i treni “rapidi” (quelli che non si fermavano nelle cittadine) all’ora di pranzo facessero una breve sosta alla stazione di Ce-sena, per dar modo ai macchinisti di verificare i freni delle vetture del convoglio… Di modo che i cestini caldi di “Casali” andavano a ruba, con tanto di due sigarette per lui, un fiore per lei, e una cartolina- reclame. Piccolo esempio di genialità romagnola, che doveva essere nell’a-ria di quei tempi. In quel primo Novecento, da “Casali” lavorava un vivace ragazzino cesenate, apprendista cameriere: Mario Bianchi.“Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar”, diceva una famosa canzone d’allora. E Mario Bianchi in America ci andò davvero: di-venne Monty Banks, attore famoso e regista del cinema muto: un romagnolo a Hollywood. Uno su mille ce la fa: ma bisogna provarci.

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SQUADRA

Portieri: Bagnolini Nicola, Basti Matteo

Altri giocatori: Gramellini Riccardo, Cocchi Federico, David Antonio,

Lito Nzau Mozard Nerzu, Nannetti Martin, Pieraccini Simone,

Guarino Emanuele, Guiebre Abdulai, Mariotti Artur, Berti Tommaso,

Ciani Luca, Cisternino Carlo, Raimondo Antonio, Puletto Filippo

STAFF TECNICO

Allenatore: Biserni Roberto

Collaboratore: Cucchi Fabio

Preparatore coordinativo: Abbondanza Gianni

Preparatore dei portieri: Bonazza Massimo

Medici: Candoli Piero e Giorgi Omero

Accompagnatore ufficiale: Galassi Gianluca

In alto da sinistra: Basti M., Guiebre A., Nannetti M., David A., Cocchi F., Lito Mozard N., Ciani L., Mariotti A., Puletto F., Sacchini A. In basso da sinistra: Berlati S., Berti T., Abbondanza G. (prepa-ratore coordinativo), Biserni R. (allenatore), Valdinosi (accompagnatore), Pieraccini S., Guarino E.

PULCINI BIANCHI

via Fausto Coppi 59 - 47122 - FORLÍ

Foto Luigi Rega

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