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MASSIMO MIGLIO , \ I, BIOGRAFIA E RACCOLTE BIOGRAFICHE NEL QUATTROCENTO ITALIANO Estratto dagli Atti della Accademia d~lle Scienze dell'Istituto di Bologna Classe di Seienze Morali Anno 690 RENDICONTI VOL, LXIII TIPOGRAFIA COMPOSITORI - BOLOGNA 1976 ,

BIOGRAFIA E RACCOLTE BIOGRAFICHE NEL QUATTROCENTO … · 2015-07-17 · Anche la biografia e quindi historicum scribendi genus, ma addi-rrttura Matteo Palmieri scrive a Neri Capponi

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Page 1: BIOGRAFIA E RACCOLTE BIOGRAFICHE NEL QUATTROCENTO … · 2015-07-17 · Anche la biografia e quindi historicum scribendi genus, ma addi-rrttura Matteo Palmieri scrive a Neri Capponi

MASSIMO MIGLIO , \

I ,

BIOGRAFIA E RACCOLTE BIOGRAFICHENEL QUATTROCENTO ITALIANO

Estratto dagli

Atti della Accademia d~lle Scienze dell'Istituto di BolognaClasse di Seienze Morali

Anno 690

RENDICONTIVOL, LXIII

TIPOGRAFIA COMPOSITORI - BOLOGNA1976

,

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BIOGRAFIA E RACCOLTE BIOGRAFICHENEL QUATTROCEN:TO ITALIANO (*)

Nota di MASSIMO MIGLIOpresentata (**) dall'Arcademico Corrispondente residente OVIDIOCAPITANI

«Cum maxime in rebus, Magne Laurenti, nostrorum hominumpraeclara ingenia soleo laudare, tum praesertim in his studiis, quaeex tenebris tamquam ad intuendam Iucem revocarunt. Nam cumesset aliquando ex diuturna barbarornm vexatione Italia liberata, tumincredibilis multitudo se contulit ad omnium magnarum artium disci-plinas celebrandas. Quorum studiis principes Illius aetatis tantumad facultatem perquirendae doctrinae profuerunt, ut pariter diserta-rum disciplinarum patrocinium suscepisse viderentur e).

(*) Amplio una lettura dallo stesso titolo tenuta per 11 SecunduB OonventusinternationaliB studUs latinitatis humanisticae provehendis, Amsterdam 19-24 agosto1973.

Anche in questa sede la vastltä deU'argomento, pure se strettamente limitatoad un interesse storico, mi ha costretto a seelte, dl argomenti, di autori e di temiche potranno sembrare ingiustifieate, in ognl ea so sono soggettive; 'altrettanto dieaslper le indieazionl bibliografiche limitate aU'indispensabile.

Per quanto detto e per i personali interessi ho eseluso dall'esame le biografieletterarie, ad esemplo le varie vite di Dante e Petrarca:, vedi C. A. MADRIGNANI,D£ alcune biografie umanistiche di Dante e Petrarca, in Betfaoor, XVIII (1963),PP. 29-48 e non ho considerato le raccolte biografiche come storie letterarte. anebese forti suggestioni in tal senso venivano, ad esempio, gia dal Tirabosebi per FilippoVillani (c 11 primo esemplare di storia letterarin patrla s e dal Sabbadini perPaolo Cortesi (c prlmo libro dl vera critiea letteraria e stlltstlca s). Ma ~ compitocbe altri, In altra eireostanza, poträ affrontare.

Spero sin altrettanto. esplieito come le raeeolte biografiche prese in esame sianodiversn cosa ehe le enciclopedie ehe nei secoU precedent! avevano avuto fortunn ecbe aneora Domenleo Bandini (1335-1418) riprendeva nel Fons memorabilium.

(**) NeUa sedutn de't 13 dlcembra 1974.(1) PAOLOCORTESI,De hominibus äoctis dialogI", ed. M. T. GBAZIOBI;Roma 1973,

p. 2; e efr. quanto aggiunge con riferimento personale a Lorenzo de' Medici: c Et cumad naturam eximiam gravissimarum diseiplinarum instrumenta adbibueris coniunxe-risque diflicillimam societatem potestatis et sapientlae, mirabile sit dictu, quantuminter clarissimos homines uuus exceUas,.

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Poco piu ehe ventenne e di famiglia di origine toscana ma conuna lunga tradizione curiale a noma ed una altrettanto valida tradi-zione colta 0 letteraria 0 umanistica che dir si voglia, Paolo Cortesiin poche parole tracciava il cursus degli studia hunuinitatis in Italiae dichiarava gli stretti legami con il potere politico.

«The discovery of biography and autobiography was for J. Bure-kardt - ha detto recentemente Arnaldo Momigliano - an essentialpart of the discovery of man in the Italian Renaissance» e). In realtänell'opera del Burckardt la biografia ha un valore determinante perla comprensione dello stato come opera d'arte e costituisce l'elementopiu qualificante.

* * *La situazione politic a instabile, qualificata dal tentativo di con-

solidamento e congelamento, in Italla, di diversi stati signortll, cer-cava una giustificazione culturale nella libellistica, ehe acqulstavasempre piu connotazioni e tensioni politiche. Parnllela importanzahanno in questo tentative di scrittura di una storia contem-poraneale autobiografle, ma per queste basterä in quest a circostanza rinviaread aleuni studi recenti C), per tentare invece, in una sintesi, di affron-tare i contenuti della biografia; per capire i limiti, se esistenti, trabiografia e storiografia, indicare i modellr biografici accolti dal mondoclassico, cereure di isolare il significato di queste biografie nella valu-tazione del mondo contemporaneo e nell'atteggiamento verso ilmondoclassico, valutare il significato del passaggio dal singolo racconto bio-grafieo alle raccolte biografiche. .

. Dagli annali monastici alle cronache eittadine e il rlflesso scrittodei cambiamenti della mentulitä dell'uomo del medio evo; la biografiae il raceonto scritto dell'uomo del quattrocento: astrazlone e fantasiasono emarginate in entrambi i casi per tentare l'esemplificazione dimodi di vita ehe abbiamo imparato a vedere diversi, che ottiche e focalidifferenti vanificano poi storiograficamente e, forse piu, filosofica-mente, nella ricerca di un comune denominatore.

Ma se nel easo dell a biografia tentassimo attraverso la sua let-tura una comprensione del quattrocento italiano rischieremmo dicostruire un astratto mondo di simboli e di exernpla, per constatare

(2) A. MOMIGLIANO, The Development of Greek Biography, Cambridge-l'tIassachusset, 1971, p. 3. E vedi G. BüacK, Selbstdarstellung und Per80nenbildnis bei Enea SilvioPiccolomlni (Pius II.), Basel-Stuttgart 1956, pp. 71 sgg.

(3) J. IJSEWIJN, Humanistic Autobiography, in Studia Humanitatis. ErnestoGrassi zum 70. Geburstag, München 1973, pp. 209-219.

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ana fine ehe ilmito si confonde con la realtä, la fantasia con l'ogget-tivo, I'Invenzione COIl la pratica, l'uomo con la sua idea, l'utopia conla politica.

Lavoro piu complesso ehe liberare la tavola pittorica di un Fede-rico da ~rontefeltro dalle incrostazioni, dalle superfetazioni, dagliinterventl posteriori e dai restauri abusivi, e meno ancora sicuro neirisultati: al di la delle eapacitä dello scrittore rimangono gli inter-rogativi di quanto il biografato si leggcssc nel proprio ritratto; dicome questo ritratto incidesse nel pubblieo - eterogeneo, ma nontroppo - dei lettori. E rimane il dubbio, certo molto immediato, maehe la veriflea dena tradizione manoseritta spesso conferma, di unaoperazione di vertice ehe rimane circoseritta in un ambiente curiaIe,e ehe solo in questo trova le sue giustificazioni.

Queste implicazioni erano gia prevedibili nella teorizzazione delPetrarca - il suo diseorso, egli afferma, e abbondante di esempi sedillustribus, sed »eris ehe danno pia cere a chi ascolta ed insieme costi-tuiscono auioritä da seguire: «Me quidem nichil est quod moveatquantum exempla clarorum hominum» (4) - e trovavano impegnopratico e forte nel De viris illustribus :

«Illustres itaque viros, quos excellenti quadam gloria flornissedoctissimorum hominum ingenia memorie tradiderunt, eorumquelaudes, quas in diversis Iibris tamquam sparsas ac disseminatas inveni,colligere locum in unum et quasi quodammodo constipare arbitratussum... Nee vero me tanta in re segnem atque attenuatam operamconsumpsisse profitebor, ut et prodessem simuI ac placerem, multaresecantem que plus confusionis ut dixi supra quam commoditatisallatura videbantur et brevitati consulentem pariter et notitie re-rum memorandarum ... Hie enim, nisi faIlor, fructuosus historici finisest, ilIa prosequi vel sectanda legentibus vel fugienda sunt, ut inutranque partem copia suppetat illustrium exemplorum... » C).

E gia delineata in tal modo e attuata la teorizzazione della sto-ria come pedagogia, 0 come era abitudine dire - con attenzione piu

(4) La lettera a Giovannl Colonna e edita in F. PETRARCA,Le Familiari, a curadi V. ROSSI, H, Firenze 1934, pp. 77-80. In questa occasione n riferimento al Petrarcanon puö esse re ehe un accenno, ehe richiederebbe ben maggiore'interesse.

(5) 1: la prefazione B del De viris edita da G. Marteltottl, in Erancesco Petrarca,Prose, a cura di G. MARTELLOTTIe P. G. RICCI, E. CARRARA,E. BIANCHI, In LetteraturaItaliana. Storia e Testi, 7, :\Iilano-Napoli 1955, pp. 218, 224, e leggi E. KESSLER,Geschichtsdenken una Geschichtsschreibung bel Franccsco Petrarca, . in Archiv fürKulturgeschichte, LI (1959), pp. 100-136.

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ai contenuti ehe al fine a cui era destinata ed alle ragioni motiva-zionali - dell a storia prammatica. Motivo ehe non era eerto elabora-zione originale del Petrarca, bens! ripresa dal mondo classico, ma eheebbe dal Petrarca nuovo vigore; e quindi in questa circostanza sipoträ tralasciare l'esame delle derivazioni e piuttosto tenere presente .ehe fu ripetuto con eostanza da moltissimi degli scrittori di biografie.

Basterä un esempio.Iacopo Zeno Bel presentare a Pio II la biografia dell'ammiraglio

veneto, e parente suo, Carlo Zeno qui, postcritati editus, poterii for-tasse aliquando etiam futura saecula eaem.plo iuvare (6) rtcorda i van-taggi della storia: «Quid enim ea esse potest in rebus humanis, veldignius, vel utilius?» n. La storia in,fatti conservando il ricordo del-l'antichitä rende il passato quasi presente, e quanto e stato compiutosecoli e generazioni prima ee 10 pone di fronte agli occhi come sefosse recente... Di conseguenza abblamo la facolta. sia di gludicare.ehe la posslbilitä dell'imitazione 0 del rifiuto.

~ superfluo chiarire ancora una volta le fonti vicme e lontanedelle affermazioni dello Zeno - basterä accennare a Cicerone per ntramite del Petrarca (8) - dal momento ehe, in questo caso, come sie detto, l'autore interessa come media di una sensibilitä a tale tema-tica; ma non sarä inutile riflettere ehe quanto sopra detto dallo Zenoe insieme una esplicita risposta all'interrogativo, frequente, anche trai suoi contemporanei, sulla validitä dell a biografia come genere sto-rico. Se infatti le parole sopra riportate si riferiscono alla, IIistoriaboemica di Enea Silvio Piccolomini, quelle subito successive riguar-dano direttamente il suo lavoro, e sono una giustificazione del suoimpegno di storicocome il piu adatto alla situazione politic a eontin-gente ehe vedeva Pio II impegnato nella realizzazione della Dieta diMantova (9).

Anche la biografia e quindi historicum scribendi genus, ma addi-rrttura Matteo Palmieri scrive a Neri Capponi come «nihil aliud sithistoria nisi celebratio virorum illustrium» eO).

(6) Vita Oaroli Zeni auctore Iacobo Zcno, ed. G. ZONTA.in R.I.B.2, XIX/6, 1940-1941, p. 5.

(7) Ibid., p. 4.(8) Per Cicerone vedi De finibu8 bonorum et malorum (V, 51-52); per 11 Petrarca

De viri8, ed. cit. in Pro8e, op. cit., p .. 224.(9) «Historieum scribendi genus longe aptius hoc praesertim tempore visum

est,: Vita Oaroli Zent, ed. cit., p. 4. Si noti ehe anehe 11 Petrarca intendeva con lasua raccolta biografiea c Historiam narrare ... " efr. F. PETRARCA,De viria illu8tribu8,ed. G. l\!ARTELLOTTI,Firenze 1964, p. 3.

(10) Matthaei Palmerii De captivitate Pisarum Ziber, ed. G. SCARAMELLAinR.I.S.2 XIX/2. 1904, p. 3.

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.Ma qualehe incertezza, anche psicologica, doveva esistere, se,all'interno del gene re storiografico, erano ben chiare le distinzionitecniche, ma sostanziali, tra i diversi modi di fare biografia, indivi-duati con precisione da Bartolomeo Facio (11):

«Bartholomaeus Factus Francisco Barbaro sal. d.. Multa suntAntonii Panhormitaeexcellentis viri (a) in me officia mihi quidemgratissima atque (b) acceptissima, sed nullum profecto iocundius quamquod is Venetiis revertens (c) tuam mihi amicitiam reportavit, quaemihi quidem erat optatissima. Nam cum singularem eruditionem atqueeloquentiam cum summa probitate coniunctam, tum ex multorumsermonibus, tum ex scriptis tuis illustribus quae cum tua maxima (d)gloria, non per Italiam modo verum per omnem terrarum orbemcircumterentur et lectitantur in te .inesse iam diu accepissem, vehe-menter cupiebam profecto aliquam rnihi opportunitatem dari conci-liandae mihi benivolentiae ac amieitiae tuae. Nosti enim in rebushumanis nullam rem eque ac (e) virtutem amabilern esse, nullumquam (f) magis hominum mentes sensusque (g) ad diligendum mo-veat atque impellat. Sed sane (h) quanquam (i) nulla esset inter nosamieitia, te tamen diligebam tuoque nomini et gloriae in omni ser-mone meo favebam letabarque quotiens de tuis laudibus aliquid (j)audiebam, Italiae nostrae (k ) eongratulans quae (1) tales viros tam dis-sertos, tarn eruditos hac nostra (m) tempestate Dei benignitate (n),peperisset.

Dices fortasse cur non me prior in amicitiam per litteras tu as_provocabas, certe id saepe aggredi volui sed tenuit me pudor quidam

(a) excellentis vlrf : om. B(b)et:B(c) rediens: B(d) summa: B(e) atque: B(f) quae: B(g) sensusque: om. B

(h) cane: V(I) quamvis: B .(j) quicquam: B(k) meae: B(1) quod: B(m) mea: B(n) Dei benignitate: om, V

(11) La lettera di seguito riportata di Bartolomeo Facio a Francesco Barbaro,datata: Ex Neapoli XXVI Septemb. MCCCCLI, era edita in Franci8ci Barbari etaliorum ad ipsum Epi8tolae ..., Brixiae 1743, pp. 140-143 (= B). 1;: stata collazionata, inmicrofilm, col ms, 227 della Biblioteca Universitaria di VaHadolid (= V), per il qualecfr. P. O. KRISTF..LLER, The Humanist B artolomeo Facio and hi8 unknown Corrcspondan-cc, in From the Renais8ance to the Counter-Reformation. E88aY8 in Honor of GarretMattillgly, New York 1965, pp. 56-76. Soprattutto interessanti le variant! per 11·momento che ci interessa direttamente su vita, laudatio e rerum ge8tarum scriptio.

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meus pene subrustieus. Veritus sum ego adolesceutlor hominemsenem summa gravitate, auetoritate et gloria praeditum provoeare;ita que et Panhormitae gratlas habeo qui amicitiae nostrae funda-menta iecit et tibi qui quasi praeeurrens me offieio antevenisti (0).Tibique illud de me (p) pollieeor quod unum et pollieeri et praestareipse (<}) possum me (1') .nullo unquam tempore tuo honori dignitatiac (s) gloriae defuturum (t).

Ceterum vereor ne multo plus de me tibi persuaseris ex Antoniisermone qui in amieorum laudes propter naturae bonitatem (u) soletesse profusior, quam sustinere (y) ipse valeam. Quod si eontigeritnon milli vitio sed eius in me amcri dabis (x), Is enim ut multum meamat, neseio qua de me opinione quod is (y) putet se aliquid in mevidere et agnoscere, quod ipse nee video nee agnoseo, ita in omni einssermone me multum extollit ae (w) praedieat.

« Quod milli ob id gratularis, quia milli datum sit negotium sei-bendi res ab Alphonso rege gestas, quoniam illum exornans me ipsumexornem, eiusque nomen immortalitati eommendans nomen meumimmortale reddam (z) faeis amice. Fateor quidem id, quod (a) seribis,Apelli, Lysippo, Pyrgoteli ac (b) Protogeni summis artiflcibus maxi-mo (c) honori fnisse, quod Alexandrum illum Magnum eorum operibusposteritati notum feeerunt (d), nee milli proponi potuisse materiam il-lam (e), in qua mihi minus deesse possit (f) oratio. Nee praeterea sumneseius Q. Curtium non minus fere nobilitatum esse quod Alexandrires gestas litteris mandaverit (g) quam ipsum Alexandrum, qui (11)illius seriptis eommendatus ae celebratus fuerit; nee minus LiviumPopuli Romani rerum gestarum seriptione quam Populum Romanunieins viri laborlbus et vigilis (i) summaque eloquentia illustratumesse. Ceterum ii (j) tantum in sua quisque arte et faeuItate praesti-terunt, ut nihil eis (k) de alieno judicio timendum videretur (1).Tantam enim in eo geriere (m) auctoritatem (n) consecuti erant propter

(0) antevertisti: B(p) decus t B(q) ipse: om. B(r) ut: B(s) et:·B(t) defuturus sim: B(u) propter naturae bonitatem: B(v) praestare: B(x) assignahis: B(y) is: om. B(w)' et: B(z) redditurus sum: B(a) ipse: om, B

(h) atque : B(c) magno : B(d) fecerint: B(e) illam: om. B(f) possit: V(g) mandarit: V(h) quod: B(1) praeconiis: B(j) hi: B(k) his: TI(1) videatur : B(m) erat: om. B(n) artis: om. B

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alia muIta (0), quae prius ediderant, ut eorum opera in medium pro-ferre dubitare non possent. Sed cum ego (g) rei milli iniectae pondnscum historiae dignitatem, majestatemque animadverto, fit, ut multo-rum virorum, quos eruditissimos haec aetas tulit, iudicia pertimescam.Neque (q) enim opus meum eiusmodi (I') esse agnosco, ut, quasi (s)Minerva illa Phidiae, in arce, ut inquit (t) Cicero, poni possit ; quoquemagis rerum gestarum magnitudinem huius incliti regis considero (u),hoc magis magisque ne tanto muneri non satisfaciam, metuo; quam-quam gravlssimum Antonii judicium aliquam partem huius timiditatismeae milli adimit, qui me hortatus est, ut ipsum in Iucem proferam.Quod scio pro eius erga (v) me amore non (x) milli (y) snasisset, simihi dedecori fore eius editionem existimasset.

Ego tamen, quod hactenus feci, conari posthae non desinam,quantum ingenii vires suppeditabunt, Regem hunc de me optime me-ritum aeternitati consecrare. In quo si fortaase defecero, non sibivoluntatem meam, sed ingenii vim potins (w) defuisse testabor. Quodsi quis erit (z), qui se haec eIegantius mandare Iiteris posse confidat,hanc mihi saltem habere debebit gratiam, quod sibi iter, ut aiunt.per quod ei eumdem sit, patefacero (a).

Sed quoniam existimare (b) videris Regis vitam a me scribi,meque ob id hortaris, ne tantum vitam et mores eius, sed multo magisfacta conscribam, nee faciam, sicut Apelles ille, qui caput Veneris,"reliqna corporis parte ummissa (c), summa arte iperficit (d), scito,me non vitam eins (e), sed res a se gestas scribere proposuisse, Ubitamen incidunt aliqua de eius Iaudibus, eos locos exornare et (f)ampIificare studeo. Vita vero, et laudatio, quae (g) duo genera arerum gestarum scriptione (h) separata .scis vel eerte (j) alteriushominis (k) fuerint (I) vel certe alterius temp oris.

Quod autem in postrema epistolae tuae parte me (m) benevolo etpaterno animo hortaris, ne festincm ad operis editionem (n), sa-

(0) multa : add. B(p) ego: om. B(q) nee: B(r) huinsmodi: B(s) qualiter : B(t) dicit: B '(u) anlmndverto ; B(v) in: B(x) haud: B(y) mihi: add. B(w) potius: om. B(z) est: B(a) patefacerim: B

(b) putare : B(c) praetermlssa : B(d) pinxit: B(e) eins: om, V(f) ae: B(g) quasi: B(h) narrattone :' B(i) sint: B(j) certe: om. B(k) nominis: B0) fuerint: om. B

(m) me: om. B(n) festinem ad operis editionem: B

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pienter mones, ut inquit apud Livium Fabins et Horatium praecepisseut opus novum (0) in annum praematur. Sed non potui mihi obtempe-rare (p). Itaque libros septem iam edidi, quibus eontinentur quaeRex gessit a primo eius in Italiam adventu ad eum diem quo trium-ph urn egit. Nunc bellum Picenum in manu est, quae tu fortaase ali-quando videbis quando ipsius regis laudum amantissimus et cnpidis-simus per litteras tuas mihi es visus (q) ..Vale ».

I tre generi ehe il Facio distingue _ Yita, laudatio, rerurngesfa-rum scriptio - capovolgendo come vedremo avanti una distinzionesimile di Plutarco, indicano nelle sue Intenaioni anche una gradua-toria di avvtctnamento alla perfezione del genere storiografico, e do-vrebbero aiutarci a non confondere in un'unitä, inesistente, la prodn-zione storiografica del quattrocento italiano. In questo senso la distin-zione non dovrä essere tra storiografia laic a e storiografia ecclesiastic a,dal momento ehe non esiste molta differenza tra le biografie pontificiee quelle signorili nelle quali, anehe se con qualificazioui diverse, i finiultirni sono identici ed hanno confini rnolto vicini a quelli della publici-stica ; quanto piuttosto bisognerä cercare (appunto sulla base del1a di-stinzione proposta con tanta ehiarezza dal Facio) una lettura verticale,ehe, cogliendo anche i diversi mornenti di formazione, distingua - eI'ordine diverso e gia un suggerimento _- tra Laudatio, vita e resgestae e2).

(q) quae vellem posses vldere, quoninmipse ut Regis laudum eupidissimusper lltteras tuas mihi es visus,quas alloquin Regl ostendam, utintelligat, quantum is tibi debeat,quantumqua ab eo amandus sts, aquo tantis laudibus afficiatur. Vale,meque tuum habe, atque ab Anto-nio meo tui amantlssimo salve. ExNeapoli XXVI Septemb, l\ICCCCLI:add. B.

(12)E si veda anche, per una ulteriore conferma della coscienza di questa trlpar-tizlone, quanto racconta Matteo Palmieri sulla genesi della composizione deHa suabiografia di Nicola Acciaioli: c nie (Edoardo A.cciaioli) cum mihi illustrium virorumdicta factaque narraret, tum sepius Nicolaum Acciaiolum, tamqllnm prestantissimumin sua familia et in nostra civitate natum virum, laudabat. Cuius' recordationeeompluries excitus, BUus gesta requisivl, in qlllbus opinione superatus longe pluraac dlgniora comper! his, que narrante Adoardo allscultaram. Ilium itaque diligerecepi, et mecum ipse condolere, egregium virum, summis honoribus dignum, illaudatumvidere. Statui 19itur de eius vita et moriblls, quod in variis sparsum· legeram locis,carpUm colligere et uni volumini inserere ... >, Si noU l'estl'ema tecnicita del terminiusaU in un contesto che ad una lettura superficiale e non attenta alle ascendenze,puo sembrare solo aneddotico. 11 testo e edlto in Matthei Palmerii Vita NicolasA.cciaioli, ed. G. SCABAMEu.A in R.I.S.2, XIII/2, 1904, p. 3.

(0) nonum: TI(p) Sed non potul mihi obtemperare:

om, V

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Anche in questo caso e evidente l'influenza dell a cultura classica,ehe, come ha detto A. l\Iomigliano «had funeral orations and songsin honour of the dead - all of which are potential biographies» (13)con un capovolgimento ehe deriva dalle diverse condizioni sociali epolitic he, e ehe provoca la Iettura della laudatio giä vivente il biogra-fato; del resto se la distinzione formale rimane valid a, anche per glialtri generi, e altrettanto vero ehe le occasioni ed i contenuti mutanoper il differente contesto storico.

Cosi la oita umanistica trova corrispondenzanei titoli che aleuniRomani diedero alle loro memorie nel periodo repubblicano, e la rela-zione ehe il Facio intravvede stretta tra »ita e laudatio si ritrova taletra bios ed encomiuui in Grecia ed a noma ('4).

Ma e sul piano dei contennti ehe la .verlfica acquista maggioresignificato - ed avrö modo di farla piu avanti -; basterä qui accenna-re che Vespasiano da Bisticci piu volte afferma che non presume di tareistoria eS) ma soltanto ricortlo orero comeniariolo ('6) e nel caso diFedertee d'Urbino aggiunge ehe e benche la vita sua sia iscritta pervia d'istoria niente di meno ... non lascerö cli'io none dica alcuna cosadegna di memoria dell a sua signoria» (17) e proprio nel caso di Alfonsod'Aragona, riprendendo, come ha notato Aulo Greco, la distinzionedel Facio, dichiara :

. « Il re Alfonso fu degnissimo prencipe, et benehe la vita sua siaiscritta in dieci libri da meser Bartolomeo Fuzi, uomo dottissimo eteloquentissimo, prese solo a scrivere i fatti de l'arme, cominciandoda papa l\Iartino, e scrive in forma di storia, de' sua costumi domesti-

(13) MOMIGLlANO,OP. cit.; p. 24. Per un simile proeedimento e per l'analoga poten-zlalitä, in eta umantstlca, delle orazioni funebri di trasformarsi in biografie, vedi lalettera dl Glannozzo ~Ianetti a Yespasiano da Bistieci, giii. edita in Vite di UominiIlluetri del secolo XV scritte da l'espasiano da Bisticci, ed. L. 'FRATI, Ill, Bologna1893, pp. 346-347 (D'ora in avanti questa edizione sarn citata Yite seguito dal numeroromano ehe indiea in quale dei tre volumi e contenuto n passo) ed ora riedita contutta la corrispondenza di Vespasiano e le lettere prefatorie e dedicatarie in G. M.CAGNI,Vespasiano da Bisticci eilsIlo epistolario, Roma 1969, PP. 136-137 (Il testousato nelle citazioni e sempre quello dell'edizione Cagni, ma in nota sara dato perpratieWl del lettore anehe il riferimento all'edizione FraU).

(14) c There was a close relation, if nothing more, between bios and encomium ~MOMIGLlANO,op. cit., pp. 14-15.

(15) Vite, Ill, p. 248.(16) Vite, Il, p. 82.(17) Vespasiano da Bisticei, Le Yite, ed. A. GREeo, I, Firenze 1970, p. 355 (Si

cited questa edizione, di cui finora e apparso il primo volume, con Le Vite, Greca).

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chi none scrive nulla. Per questo ho scritto quelle cose, le quali egliha lasciate, atendendo solo a le cose grande ... ~ (8).

Dalle parole del Facio si ha netta la certezza ehe nei lettcratiitaliani si e ormai realizzata la consapevolezza di avere un forte stru-mento di persuasione per rendere piu determinante la loro inserzionenell'ambiente delle corti: un rapporto ehe iniziato ed accettato sottotall prospettive si rivelerä presto altrettanto pericoloso negli effetti diritorno; cosi ehe, alla fine, 10 scrittore si troverä invischiato e condi-zionato tanto strettamente da dover dimenticare quelle ehe Ciceronechiamava le leggi della storia ("),

Forse proprio Matteo Palmieri e il piu esplicito nell'annotare icambiamenti: non solo la storia e oramai soltanto quella ehe ha comesuo centro l'individuo, e tra gli uomini e storia quella deglt uomini Illu-stri, ma e storia la celebratio di questi uomini ; perfetta coincidenzaquindi tra interessi dinastici e politici dei principi degli stati italianiehe acquisivano spesso nella biografia la consacrazione e dell'esserediventati «ex viIi statu ... magnos homines ~ (20) e di uno status so-ciale ehe prevedeva il rituale dell'impegno culturale aceanto ai meritipolitici.

Leggiamo ancora le qualitä di Carlo Zeno:

«Cuius vita, mores, instituta privata publicaque... praeclaraet omni saeculo memoranda sunt... enim litterarum et doetrinae amoreflagravit, rei militaris scientia claruit, navalium maritimarumquererum usu et experimento praestitit, eloquentia et dicendi arte at queexercitatione enituit, viribus et corpore valuit... ~ ("),

(18) Le yite, Oreco, PP. 83-84.(19) De oratore 11, 15.(20) De viris aetate sua claris Aeneae Silvii opusculum. in J. D. MANSI, Pii 1I ...

orationes ..., Ill, Lucae 1769, p. 154. Successivamente F. PALACKY,Literarische Reisenach Italien, in Abhandlungen der K_ Böhm_ Geeeetscbot: der Wissenschaft, 5. Folge,1 Band, 1837-1840, pubblicava le biografie dell' imperatore Sigismondo e diAlberto d'Austria; qualehe anno dopo erano riprese e ripubblicate integralmentele edizioni del Mansl edel Palacky, col titolo Aenea Sylvius Piccolomineu8 quipostea PiU8 P. M., De viri8 illustriblls, in Bibliothek des literarischen Verein8, I,Stuttgardiae 1842. Le edlztcni del Mansl e quella di Stuttgart sono del tutto insuffi-cienti e quindi tutte le citazioni sono state riscontrate sull'autografo di Pio II (BibI.Vaticana, Vat. lat. 3887, ff. 39-89; ma per 11 manoscritto, efr. avanti nota nr. 45).

(21) Vita Caroli Zeni, ea. cU., p. 5.

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'Xon solo dunque in UIl ammiraglio deHa flotta veneta non ba-stano la perfezione di vita e la correttezza dei costumi, non ba-stano I'esemplaritä nella vita privata e pubblica ; ma i contenuti veriehe riempiono queste categorie sono l'amore per la letteratura e lascienza, la sapienza nell'arte militare, I'ahilitä nelle cose di mare el'esperienza delIa tecnica navale, ed ancora, in un chlasmo ehe con-trappone negli elementi estremi le prerogative dell a professione e lapiu generale eoscienza delle condizioni umane, la facllitä di discorso ela conoscenza dell'arte oratoria (della tecnica del discorso quindi) edall'altro Iato I'esercizio flsico continuo.

In poche parole dunque il ritratto corn ple to di un UOlllO sec on douno schema: qualitä pubbliche e private, ritratto morale, ritrattofisico, ehe ci conduce per via diretta ai modelli vicini ed a quem clas-sici della tradizioue biograflca umanistica e quindi anche alle paroledel Petrarca :

e Xeque enim infitior me talia meditantem sepe distraetum abineepto longins abseessisse, dum virorum illustrium mores vitamquedomestic am, et confubulationes ac voces sententiis plenas, brevitateconditas, et verba passim effusa nunc peracuta nunc gravia et meminis-se et memorare aliis dulce fuit, quorum notitia utilem interdum, delec-tabilem semper esse credidi; access it et statura corporis et origo etgenus mortis, quibus ubi facultas affuit cognoscendis suam dulcedineminesse censui. .. » (22).

I nomi, classici, di questa t.radizione 1i troviamo confermati daVespasiano da Bisticci :

« IIanno avuti i Greci infinitissimi serittori in ogni Iacultä ... PIu·tarco aeuratissimo serittore di vite, e d'altre cose, ne fa quarantotto ...I Latini hanno avuti poehi scrittori abbino scritto vite come Plutarco,Hanno Svetonio ... Emilio Probo fa vite d'uomini esterni con grandissi-ma brevitä ; scrive Cornelio Nepote la vita d' Attico in latino e quelladi Catone. Scrive Plinio un Iibro ch'e intitolato De viris illustribuscon grandissima brevi tä, ecci Elio Spartiano ... scrive Cornelio Taeitouna istoria, si trova frammentata, evvi la vita di Nerone e d'altri im-peratori ... » (23).

(22) F. Petrarca, Prose, ea. cif., p. 224.(23) fOUe, Ill, pp. 249-250. ~ il ben noto proemio alla prevlsta silloge di VUe

femminili ehe, come avverte il Caglli (p. 189), si trova anche isolato col titolo Brievedescriptione di tucU quegli ch'lwnno scripto historie.

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Tolte le false attribuzioni, 0 quelle raddoppiate, rimangono oltrei prevedibili Plutarco e Svetonio, Cornelio Nepote e poi in ordine ra-refatto qualcosa dell'Historia Augusta e l'anonimo autore del De virisillustribus urbi« Romae (24). Ci si potrebbe naturalmente chiedere laragione di aIcune escIusioni, vedere se in nn simile contesto non po-teva trovar posto Valerio Massirno ed anche la Ciropedia di Senofon-te (25), ma non avremmo un ampliamento troppo vasto delle sceIteculturali umanistiche in questo settore, che erano confermate da SiccoPolenton nella sua rassegna critica Scriptorum illustrium Latinae lin-quae, piu coIta, 0 forse sarebbe meglio dire erudita; ehe se e piü infor-mata per i Greci, non sa trascegliere dalla Ietteratura in lingua latinatradizioni molto diverse:

«Non equidem is sum qui ante alios hoc munus absolverim, seddudum iam fuerunt multi apud veteres doctissimi virl et Latini etGraeci qui hanc istam provinciam recensendi viros qui fuissent- Illu-stres suo in genere suseeperunt. Quippe memorantur ex Graecis Anti-gonus Charistius, Hermippus Peripateticus et Aristosenus musieus,memorantur ex Latinis Cornellius Nepos iste, M. Varro, M. Cicero,Suetonius Tranquillus, Pomponius Ruffus, Franciscus Petrarca. Me-morantur Hieronymus presbyter, singulare fidei hortodoxae speculumatque lumen, et qui eum secuti sunt Genandius atque Isidorus, qui-.bus recensere viros qui suos ad dies usque floruissent sacris litterisplacuit ... '> (26).

Erano il risultato queste valutazioni di ben precise delimitazioni. cronoIogiche e periodizzazioni culturali. Dopo questi autori per Ve-spasiano da Bisticci, c'e il silenzio, secondo una interpretazione a luicara e ripetuta piu volte ehe fa coincidere i secoli medievali con lamancanza di scrittori:

«Istettero i secoli in grandissima oscuritä per la penuria degliscrittori piu centinaia d~anni...Venne dopo piu secoli Dante, e fu gran-

(24) Plinio era ritenuto l'autore, anche dal Petrarca ad esempio, del De virisillustribus urbis Romae j cfr. F. Petrarca, De viris, eä. cu.; p. CXXXII. I

(25) Anche se per quest'ultima c which was no biography at all, being a mixtureof facts and fancies to communicate a philosophic messages la giustificazione potrebbeessere cercata e trovata neUe parole citate di l\Iomigliano; vedi }lOlllOLIANO, op. cit.,p. 56.

(26) Bicconis Polentonis Scriptorum illu8trium Latinae Lillguae, ed. B. L. ULLlIAN

in Papers and Monographs of the American Academy in Rome, 6, Rome p. 216. In ognieaso risulta ampliata l'aITermazione riduttiva di E. FUETER, Storia deZla 8toriograjiamoderna, tr. A. Spinelli, I, Napoli 1944, ehe Isolava. come modello, Sallustlo.

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dissimo filosofo e teologo... eh'ebbe notizia delle lettere latine ... Venneil Petrarca e il Boeeaccio.••:. (27).

Il giudizio di merito di Vespasiano sul periodo letterario succes-sivo alla Hepubbliea a Roma, mentre slamplia dagli scrittori di vitee passa ad un esame Ietterario in generale, e esplicito einteressantenelle motivazioni ehe collegano l'impegno euIturale al mondo citta-dino:

« Erano mancati all'imperio romano per le guerre civili, infinitis-simi, prestantissimi uomini ehe aveva avuto quella repubblica, ed eravenuta nelle mani di scelleratissimi imperadori; eilsimile erano spentigli serittori e ogni virtu; perehe quando mancano le virtu, maneanole cittä, e non possono stare: e per questo, gli 'uomini letterati pernon vi avere condizione, perirono le lettere. Tutti questi disordini na-scono dalle discerdie civili; perö non e in una cittä la piu pessimacosa ehe quegli ehe sono seminatori di scandoli e operatori di no-vitä ... » (28).

Del resto l'impegno municipale e dichiarato nell'opera di Vespa-siano:

«Ora, avendo io veduto quanti huomini degni ha avuti la cittä diFirenze ehe, se di loro fussi iscritto com'e degl'antichi, ci sono istatidi quegli ehe non sarebbono inferiori a lloro in ogni specie di virtu,et sono istati quegli ehe mediante le Ioro virtu hanno acquistato que-sto bello imperio ehe la Signoria Vostra vede al presente, et d'unapichola cittä et d'uno picholo imperio I'hanno fatto grande et degno, co-me si vede,mettendo innanzi l'amore delIa Ioro patria a ogni altra cosa,come si vede per piu degne cose fatte da 101'0 none inferiori all'altrepotentie d'Italia, et voi et gl'altri cittadini pigliate i frutti delle 101'0

fatiche. Et perehe la Signoria Yostra non abbi andare fuori di queglidi casa vostra per esempro, in questi di passati, avendo io fatto pervia d'uno brieve commentario la vita di piu degni huomini ha avutila citta di Firenze nello spirituale come neI temporale, ne trovo dua

(27) VUe, Ill, p. 250. Lo stesso motivo, topico, come vedremo, nelle raccoltebiograficbe, in JI: Palmicri, rita ..., cd. cif., P. 4: Credere quidem consentaneum est,'et id doctissiml viri affirmant, multa fuisse nobilissimas gentes; multos vixisseexcellentissimos viros, qui res maximas magnificasque gessere, quarum nulla memoriadurat, non quia memorande non fuerint, sed scriptore et litteris caruerunt:t.

(28) nte, Ill, p. 250.

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in casa della :Signoria vostra non inferiori d'ignuno abbi avuto lacittä diFirenze, in ogni spezie di virtu ... » (29).

E questo impegno e rafforzato dalla scelta della lingua:

« Et holle in lingua tuscana scritte, perehe la fuma di tanto prin-cipe sia cost apresso di quegli ehe manchano dela latinitä, come apressodi quegli ehe I'hanno ... » (30).

Anche in questa scelta linguistica c'e oramai la testimonianza dinn avvenuto cambiamento sociale e culturale : quando infatti menodi trenta anni prima l\licheIe Savouarola scriveva nel suo De lau-dibu« Patavii una lunga sequenza dedicat a agli uomini Illustri dellasua cittä, la lingua da Iui scelta era, senza incertezze, ancora il latino :

« Et cum de ornamentis urbis nostre agere instituerim, volo ta-men, prius petita venia, his et plu rima humana addere corpora, queetsi sanctitate non splenduerint, suo tarnen admirando ingenio, sua-que eximia virtute, sacris adnecti meruerunt. Xam et· veteres nostritales aut deos aut eterna memoria dignos non immerito predicabant,cum virtus summa sanctitatis sit consocia et pari ematur praetio.Hos itaque meo facili iudicio eternos facio, quos ordine quodam certocollocare suis in sedibus, sic sua virtute petente, decrevl.c » CI).

Lo stesso giudizio sopra ricordato di Vespasiano costituisce, comedicevo, una periodizzazione cuIturale ehe ha importanza proprio quan-do propene in Dante, Pet rare a e Boccaccio i1 collegamento diretto conla tradizione classlca ed il superamento della crisi delIa lingua latina«ehe era stata tanti secoli oscurata» e2

), ma demlllcia proprio inquesta sua ultima affermazione qualehe confusione, e perlomeno unripensamento, ehe gIi deriva probabiImente dalIa fonte usata e noncitata.

(29) Ibid., p. 115; Cagni, p. 194. t: il proemio alle vite di Agnolo e di PandolfoPandolfini. Lo stesso aspetto e evidenziato, per quanto riguarda il Yillanl, da G. CALO,Filippo Villani e iZ c Liber de origine civitatis Florelltiae et eiusdem famosis civibus),Roeca San Caseiano 1904, p. 114.

(30) Vile, I, p. 2GG; Cagni, p. 200.(31) Libellu8 de magIlificis ornamelltis regie civitatis Padue Michaelis Savollarolae,

ed. A. SEGARIZZIin R.l.S.2, XXIV /15, 1902, p. 20. L'opera sarebbe stata compostalntorno al 14G6 (efr. p. YIII).

(32) Vite, Ill, p. 250.

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Xella stessa pagina infatti sembra far slittare agli ultimi padridella Chiesa l'inizio della decadenza della lingua:

«Da santo Girolamo a santo Ambrogio e santo Agostino e santoGregorio e Beda, ehe fu assai ornato nello scrivere, da' tempi di eo-stui a messer Lionardo, non era stato niuno serittore ... altri serittorinon ci sono stati ; sieche, in fino al tempo di messer Lionardo, In lingualatina era istata in grandissima oscuritä, dal tempo de' quattro lettoriinfino al tempo d'uno Oronzio... ehe e lunghisslmo tempo... » e3) •.

In tal modo 10spostamento cronologico non e solo all'inizio dellamedia tem.pestas della lingua Iatina, ma coinvolge anche la sua fine:la rinaseita neue infatti ritardata di qualehe generazione e f'atta coin-cidere con Leonardo Bruni. Che e quanto, appunto, prima di Yespasia-no, aveva affermato Benedetto Accolti nel De praestantia eirerum. suiaevi: « ...ab octingentis fere citra elapsis annis tanta Scriptorum pe-nuria secuta est, quantam nulla secula meminerunt ... » (34) e quindicon un rlferimento per noi piu importante: «usque ad haec temperahistoria pene muta facta est et praestantissimornm hominum memo-ria obliterata s (3S).

(33) Ibid., p. 251.(34)Benetlicti Accolti Aretin£ Dlaloqus da praestantia virorum sui aevi ... curante

iam a.v. BENEDICTOB.\CCIlINI, Parmae 1689, p. 111. Su questa ehe e l'editio princepsdell'opera, voluta dal Magliabechi, e per la quale il Baeehlnl dovette trovare untipografo in Francia, perehe aveva ancora un sapore di accusa di corruzione controgli ecclesiastici, vedi Diziollario Bioqrafico dagli Italiani, 5 (1963), PP. 23·24; perl'autore vedi A. PETRUCCI,in Dizionario Btoorafico da!lli Italiani, 1 (1960), pp. 99-101.•Anche in F. YILLANI, op. cit. infra nota 42, p. 8, anche se molto meno svllnppate,periodizzazione e cause, SOllO le stesse: c: Post Claudianum, quem fere poetarumultimum antiqua tempora protulerunt, Caesarum pusillanimitate et avaritiu omnispene consenuit poesis, eo etiam fortasse quod ars non esset in pretio, cum fidescatholica coepisset figmenta poetarum ut rem perniciosam et vanissiman abhorrere~ ..Sembra perU piu facilmente ipotizzabile ehe un simn~ giudizio e periodizzamentovenisse aU'Accolti, ed agli aItri dopo di lul, dal maglstero di Leonardo Bruni ehe,tra la seconda meta del 1440 e la prima meta del 1441 [C. VASOLl in DizionarioBiograjieo degli. Italialli 14 (1972), p. 630] seri\"eva: «Litterae quoque. per huiusbelli intercapedines mirabile quantum per Italiam inerevere, accedente tunc primumcognitione litterarum graeearum, quae septingentis lam imnis apud nostros hominestlesierant esse in usu. Retulit nutem graecam diseiplinam ad nos Chrysoloras Bisan·tinus, vir domi nobilis ne litterarum graeearum peritissimus ~; n brano e tratto daLeonardo Brllni Aretino ... Rerum 8UO temp(}re gestarum commentarius, edd. E. SANTINI-C. Dr PIERROin R.I.S.z 19/3 (1914·192G), p. 431.

(3S) Bened£Cfi. Accolti ..., ed. cit., p. ill. Anche le citazionl cbe seguono sonodalln stessa pagina.

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Interessanti inoltre le cause ehe di quest a situazione identifieal'Aceolti: la prima e nella tradizionale prospettiva umanistica di sva-lutazione delle cosiddette invasioni barbariche: «quoniam nutante iamRomuno Imperio et in oecasum vergente Barbari, Graeciam et Italiamingressi, omnem vivendi normam mutaverunt, et cum essent litterisinfensi, atque adeo illarum periti nullum propositum praemium vide-rent tacere quam monimentis res sui temporis gestas tradere malue-runt », la seconda investe invece il problema della letteratura cristia-na: .«quod Christianae religionis homines doctissimi, magis in sane-torum rebus gestis, et defensione fidei, quam in huismodi historiisIaborare voluerunt ... » (36).

* * *

l\Ia torniamo ai modelli biografici classici. Al di la dei nomi ci-tati da -Vespasiano era soprattutto in Plutareo, tradotto con enormefortuna ed integralmente nella prima meta del quattrocento, ehe gliscrittori contemporanei trovavano un modello, e nella vita di Alessau-

(36)Ibidem, In una nota pagina del suo dialogo anche Paolo Cortesi identificale ragionl del decadimento culturale: c Explicandae nobis potius erunt hae cause,quae eloquentiae studia funditus ex Halia sustulerunt. Ac prlmum mihl quldemvidetur translatio ilIa domicilii imperii Romani ex Italla in Thraciam, non minimamattulisse eloquentiae Iacturam, qua profecto emlgratione et aditus Itallae patuerunt 'barbaricae crudelitati et Romanorum opes corruerunt. Narn barbarae nationes cdiodiuturnae servitutis ac delendi nominis Romani cupiditate in Italiam tamquam adcertarn praedam confiuxerunt, ex quo tantae calamitates sequutae sunt ut elves suissedibus pelleretur, immunes gentes in nostrum genus infunderentur et civitateseverterentur et fortunatissima quondam respublica dilaberetur. Nee vero solum haenatioues una tantum praeda contentae fuerunt, sed etiam mille prope annorum spatioItallae possessionem acerbisslma vexatione tenuerunt. Hinc colligatio affinitatis cumbarbaris, hinc multis involucris Inquinata Latine loquendi consuetudo, hinc direpta-atque exusta infinita librorum copia, quibus rebus factum est ut nascentia ingeniaomniope destituta et penitus in barbarlern immersa languerlnts, Ancora piu notala paglna subito successiva in cui, accettando completamente il giudizio del Brunt,considera artefice della rinascita l'insegnamento di Emanuele Crisolora: c Nampostea quam maximarum artturn studia tamdiu in sordibus aegra desertaque iacuerunt,satis constat Cbrysoloram Byzantium transmarinam illam disclplinam in Itallamadvexisse, quo doctore adhibito primum nostri homines totius exercitationis atqueartis ignari, cognltis Graecis litteris, vehementer sese ad eloquentiae studia exclta-verunt,. I tesU citati sono ediU in P. CORTESI,cd. cit., pp. 14, 16; 11 giudizlo delBruni e in LEONARDOBaUNI ARETr.'iO.Rerum BUOtempore geBtarum commentariuB,edd. E. Santini e C. Di Pierro in R.I.S.2, 19/3, 1914-1926, pp. 430-431. La stessaproblematica qui accennata e 'ampiamente svolta nei saggi di E. GARIN,Medio Evo etempt bui: concetto e polemiche nella 8toria deZ'pen8icro dal XV aZ XVIII 80coloe N. RUDINSTEIN,Il Medio Eva nella .toriografla>italiana deZRina8cimento, edlti inOoncetto, StoTia, Miti e Immagfni .deZ Medio .Evo, in Oivilta Europea e OlviltaVeneziana. Aspetti e Problemi 7, Firenze 1973, pp. 199-224 e 429-449.

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dro (1. 2), ehe Guarino aveva tradotto prima del 1408, le indicazionidi metodo per il loro lavoro: (l7) « haud unamquamque rerum famo-sissimarum innumerum explicamus quippe cum non historias, sedvitas perscribere in animo sit, preterea non usquequaque clarissimagesta, virtutem fiagitiaque declarant. Verum exigua persepe res acverbum iocusque quispiam mores magis aperit quam hostes infinitiproelio caesi, ingentes acies et expugnata oppida ... » eS), parole assaivicine a quelle con cui Tacito giustificava, nella narrazione del regnodi Tiberio e della poca grandezza del suo argomento s mentre altriavevano narrato e ingentia bella expugnationes urbium, fusos captos-que reges (39)>> (e si tenga presente ehe Vespasiano inseriva l'opera diTacito tra quelle dei biografi: «Scrive Cornelio Tacito una istoria, sitrova frammentata, evvi la vita di Nerone e d'altri imperatori... ») (40).

Risolto, come s'e visto, con M. Palmieri, J. Zeno e TI. Facio, ilproblema dei rapporti reciproci e di interdipendenza tra biografia estoria, gli scrittori di biografia tentavano appunto nella scrittura delloro personaggio di cogliere l'ethos (mores) di un individuo ehe nel-le loro prospettive doveva diventare, come proposta programmatica,l'ethos a cui doveva uniformarsi l'azione dellettore ; in tal modo ac-canto al monumento visivo ehe i1 principe Innalzava nelle piazze, fa-ceva affrescare nelle stanze delle proprie residenze, suggeriva nelledecorazioni e ornamentasionl dei palazzi pubblici e nell'iconografia dimedaglie e monete, accanto a queste, dicevo, aceostava per un pubblicopiu ristretto, ma forse piu pericoloso perehe critieamente attento, imonumento rerum gestarll1i~ in cui avevano rilievo ceiqu« res (1l{!äi'rJaPeaX;_' ), ma anche cerbuui ( Qijf1a ) ehe e l'aspetto dialettico del prin-cipe in un mondo ehe aveva la parol a come dimensione dominante e

(37) Y. R. GIUSTIXL\XI, Sullc tradu::ioni la tine delle I VUe' di Plutarco nel Quattro-ccnto, in Rinascimento, 2& Serie, I (1961), pp. 3-59,

(38) Pubblico dal Vat. lat. 1877, f. 186. I1 testo greco dice:

oiilll ra!? [olOela; rea'l'0/SEI', a.Ua plov., oiire mi; lm'l'aveotaral' nea;eot navu.o. [veonc5~Äooot. aetd'j; ~ Haleia., aÄÄa neäypa Peax" noÄAaHI>,HaI A~pa leal nall~la ">' lprpaolv7j{}ov. inoltJot piJ.JJ.ov~ pal.at pVeU)vtHeOl Hai naeata;el' a[ pe')'toml leal noÄlOele{at :n-oÄeoov.Yedi anche .A. E. VARDMA:J, Pluthareh'B methods in the c Lives >, in The ClassicalQuartet'ly, :x. Ser., 21 (1971), pp, 254-261.

(39) Citato in L. CANFORA, Totalita e sclczione nella storiograjia .classica, Earl1972, p. 84.

(40) rite, lII, p. 2;;0.

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spesso unico veicolo di comunicazione e condizionamento, ed infine- ma non ultimi - iocus ( nau5ui), che e la dimensione ludica delIavita umana nel pubblico e nel privato el).

Dalla Iettura dei brani degli autori sopra riportati risultano, inparte impliciti ma talvolta espliciti, i moventi delle raccolte biografi-che, perlomeno quelli ehe e possibile identificare comuni a molte: per-ehe, come abbiamo visto, sarebbe sbagliato unificarle in un genere sto-riografico 0 letterario unico e trovare una comunanza di interessi daFilippo Villani, che scriveva alIa fine del trecento (1381-2 e 1395-6),agli abbozzi del Piccolomini (14:4:1-1450), alle schede del Facio (1456),ed alla querelle dell'Accolti (1459-64), flno alla piu tarda raccoltadialogata del Cortesi (1490-1) 'ed all'opera di Vespasiano (1483-1494/96) (42).

COS1se nel Villani e soprattutto evidente la volontä di esaltare ilmondo comunale fiorentino nel ricordo di coloro ehe patriae suae no-men longius propagant, ildiscorso di Paolo Cortesi e oramai libero daqualsiasi legame e attiene solo e soltanto alla respublica delle lettere;.anche l'orizzonte di Benedetto Accolti non e piu vasto di quello delVillani, ma l'Accolti rivendica ai suoi tempi unavalidltä pari a quelladei tempi passati, Anche in lui il discorso e strettamente collegato conla maucanza di scrittori nelle epoche immediatamente precedenti eheavrebbe provocato una differente valutazione negativa: .

« Sed longe felicius cum illis actum censeo, quorum nomen et glo-ria non cum ipsa vita interiere, sed aeterna fama ea posteritati literaeconsecrarunt, quam cum his, qui licet Iuerint praestantissimi, tamendigno virtutum suarum praeconio caruerunt, quorum memoria peneobscura est, et apud gentes obliterata. Ex quo quidem accidisse intel-ligo praedicari apud omnes consuesse, vetustiora secula magis abun-dasse praestantibus viris, quam aetatem nostram vel superiores pro-

(41) J. HUIZINGA, llomo tuüen«, Mtlano 1D6·12, n. 258_(42) Le date riferite sono quelle proposte nelle edizioni citate e negli studi volta

a volta riferiti, anche se in qualche caso potrebbero essere diversamente preci-sate; per le due redazioni del Villani cfr. Epistolario di Coluccio Salutati,ed. F. NOVATI in Font. stor, Italia 16(1893), PP. 47-48; l'edizione usata ' di F. Villani,tra le molte edite ed al cui eleneo rinunzio, e Philippi Villani Liber de civitatisFlorentiae [amosi« civibus, ed, G. C. GALLETII, FIorentiae 1847; non posso noncitare perö l'articolo fondamentale di B. L. UB!AN, Filippo Villa ni's Copy of hisHistory of Florence, edito ora in Studies in the Italian Renaissance, Roma 1955,pp. 241-265, ed il recente saggio di G. TANTURLI, It c: De' viri inlllstri di Eirenee » e iZ«De origine civitatis Florentie et de· eiusdem famosis eiviblls> di Filippo Villani,in Studi lIIedicvali, Sero lII, XIV (1973), pp. 833-881 (pubblieato nel 1974), nelquale e proposta l'esistenza di una terza redazione (1404).

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ximas, quoniam veterum gesta et mores innumeri rerum Scriptorescelebrarunt, ea vero quae longe postea gesta sunt, magna ex parte pe-ne interierunt ob Scriptorum inopiam. Pauei enim reperti sunt, quiin eo scribendi genere laberare voluerint, eo saltem eloquio, quod aberuditis viris velut ornatum et exeellens probaretur. Nam quae abindoetis tradita sunt, velut minus digna, parum virium ad summosillustrandos viros habuere. Quae cum ego aliquando versarem animo,doleremque, idcireo a multis postremas aetates velut inutiles et ma-lus argui, veteres vero summis laudibus ferri: parumper otium nactuslibellum edidi, qui non solum aevi nostri, sed prioris etiam medioeremdefensionem eontinerent... » (43).

. Altrettanto importante 'nell'Aeeolti e il j-llievo dato al mondo cit-tadino:

« Sed ante quam de singulis claris in rebus publieis regendis virisrefero, non ab re forte arbitror, pauca de universa civitatum gloriapraemittere. Postquam in Italia, exactis inde barbaris, Caesarumetiam, quia a Germanis erant, eessavit dominatus; urbes plurimaeIi-bertatem asserere, Respubliens suas constituere paulatim ineeperunt,coaluissentque magis, si per civiles diseordias, quarum origo a Roma-nis Pontifice ae Prineipe fluxerat, lieuisset ... Nonnullae tarnen ab hacpeste non intaetae urbes, magno animo servitutem abnuere perrexe-runt, finesque suos propagare. Quas inter maxima gloria emieueruntFlorentia et Venetorum civitatis ... » (44).

* * *

Tra le due opere del Villani edell' Aeeolti si inserisee, mu solo cro-nologieamente, l'ineompleto lavoro di Enea Silvio Piccolomini, unaraeeolta biografiea ehe - si ripete - prepara il forte raeeonto auto-biografieo dei Oommentarii (45), ed in effetti e denso gia di rieordi per-

(43) Benedicti Äccolti ...• eä. cit .• p. 105. Ed aggiungi: c: Quamobrem non aetasnostra, aut superior culpanda est. quae multos habuerunt illustres viros, sed dolendumest potius, eis meritum scribendi praeconium defuisse; cuius defectu etiam praestantiumveterum nomina non pauca obscurata sunt s (ibid., P. 112).

(44) Ibidem, p. 116.(45) G. PAPARELLI, Bnea Silvio Piccolomini (Pio II), Bari 1950. p. 54. 11 De viria

e senz'altro una delle opere a cui la critica ha dedicato meno attenzione, anche se euna delle piu importanti per capire la traiettoria piccolominiana. La bibliografia piurecente suI Piccolomini e indicata nei vari contributi editi in Enea Silvio PiccolominiPapa Pio II. Ätti del convegno per il quinto centenario della morte e altri 8erUHraccolti da Domenico Mafjei, Siena 1968.Ha contribuito, forse, alIa insufilciente cono-

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. sonali e di Ull eccezionale gusto narrativo ehe con pochissimi trattidescrive un persouaggio e spesso 10 dimensiona con una sentenzaparenetica, con un procedimento molto vicino a quello di Valerio Mas-simo, e a cui potrebbero essere non estranee alcune teeniche di predi-eazione volgare Iargamente diffuse (46). 1\Ia per capire a pieno l'operadel Piccolomini non basta tener presenti le derivazioni classiche, ma,anche - e l'una e l'altra cosa sono interdipendenti - ehe «molti de-gli scritti di Enea ... nascono... da un bisogno di saperne di piu su sestesso, sulle proprie esperienze, sulle persone e i popoli incontra-ti... » (47) e ehe per tali ragioni « il contatto politico 0 diplomatico conun personaggio ... diviene l'occasione non solo per fissure umanistica-mente il ritratto, e celebrare la fama (di vir illustris) 0 l'infamia, maanche per cercare, sotto le linee essenziali del ritratto, i motivi del ea-rattere, tanto in direzione storica, con una attenzione vivissima' alrapporto tra ambiente e carattere, costrizione e ambizione, fortuna evirtu» (48).

Ancora una volta basti un esempio: Bartolomeo Visconti, vesco-vo di Novara, tenta ilPiccinino contro Eugenio IV; le sue lettere sonointercettate (ut Florentinoruni est in malum astutia), viene impri-gionato e costretto a confessare.

Queste sono le premesse del racconto e questo e il commento delPiccolomini :

«Episcopus dum vult secretus esse, nullique suorum communica-re, magis decipitur. Nam si ex suis aliquem consuluisset, non sic de-

scenza del De viri8 I'assoluta pochezza delle edizioni (vedi sopra nota nr. 20):il Mansi, senza aver mal vlsto direttamente il manoscrttto, pubblicava da una copiafornitagli da F'lamlnlo Corner (1693-1778) - Don e sicuro che fosse l'autografo delVat. lat. 3887 - in ogni caso era una eopla largamente infedele come si puö vederedalla biografia di Leonardo Bruni che pubblico in Appendice. Rimane solo da auspi-care una prosslma edizione.

(46) Cosl descritto recentemente: c ... al racconto, introdotto per soli to da unaformula di trapasso, segne il fatto piu 0 meno conciso e, invariabilmente, la chiusabreve e ad effetto s vedi Detti e fatti memorabil£ di Valerio Ma88imo, ed. R. Faranda,Torino 1971, p. 24. Per le prediche in volgare vedl invece C. DELCORNO, L'ezemplumnella predicazione volgare di Giordano da Pisa, in Memorie äeu'Istituto Veneto dtScienze Lettore ed arti, XXXVI (1972), pp. 1-121. Il Delcorno parIa di C una strnttura .incentrata su una finale chiarificazione delle situazionl antecedenti, 0 phi spesso suun I motto' conclusivo, ehe non solo generano e condizionano tutto 11 racconto, ma10 siglano in maniera epigrammatica:. (Ibid., p. 100).

(47) R. CESERANI, Note. 8ull'attivita di 8crittore di Pio 11, in Enea Silvio ...,ap. cit., pp. 99-100.

(48) Ibidem, p. 100.

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ceptus fuisset: sed animi magnitudo non patitur comitem, sola sibiomnia arrogat ~ (49).

Le preoccupazioni del Piccolomini sono molte. Aveva iniziato ri-cordando il suo servizio presso il vescovo (<< huic episcopo ego quoqueservivi ») ora tende a ben distinguere le parti per non sembrare coin-volto nel tentativo contro Eugenio IV: la responsabilitä dell'accadutoricade tutta su Bartolomeo Visconti ehe si lascia trascinare dalla pro-pria ambizione e non e cap ace di giudicare gli uomini, tanto ehe: «virperditus in malignitatem natus eum delusit ».

Il racconto del Piccolomini e sempre condotto con una discorsi-vitä aI confine tra il buon senso ed il tono moraleggiante, in cui lepreoccupazloui d'ordine politico si mescolano aI tentativo di centrarea fondo la personalitä (I'etopeia) del biografato (50), a volte con I'inser-zioni di discorsi abili neI contenuto e nella forma ehe richiamano 10stile di Cesare.

Ma quello ehe e piu facile segnalare sono appunto gli incisi ditipo morale ehe aUargano e genernlizzano il discorso ; COS! N. Piccinino« natus haud obscuro loco, inops tamen, ut saepe nobilitas paupertatisubjacet» et); 10 Sforza «saepe ex viIi statu magni fieri homines»;Nicolö d'Este « fuit admodum felix, sed non sinit fortuna eum semperesse felicem »; F. Foscari « vir fuit enim semper fortunatus, nunc au-tem in filio infelix est»; Tommaso Campofregoso «homo nonagena-rius cui melius fuerat in pace vivere apud Sarzanam in arce nobili etoptima quam in turbine damnari»; Eugenio IV «nam homines inpatria odio sunt, in longinquis amori»; Pietro de Luna: «nihil pro-dest industria nisi fortuna ' COmite »; Enrico V d'Inghilterra «Sedaliter homines cogitant, aliter disponit Deus ».

(49) Le citazioni e tutto il racconto su Bartolomeo Visconti in De viris ..., eä. cif.,pp. 147-149. Per l'episodio cfr. N. VALOIS, Le Pape et la Concile (1418-1450), II,Paris 1900, p. 2; per il yeSCO,O CH. BAGLIONE, La einootare jigum dt un vescovointraprendente. a Sovara: Bartolomeo Visconti (1402-145'1), in Boll, stor, Nooara,LXIII (1972), pp. 3-27. .

(SO)11 rlnvlo a l'ethopoeia, ma per il Facio, e in :M. BAXANDALL,Giotto and, theOrators. Humanist observers 01 painting in Italy and, the discovery 01 pictorialcomposition 1350-1450, Oxford 1971. p, 101, ehe cita in nota ISlDoRo. Etym. II.XVI. 1: c ethopoeiam vero illa vocamus in qua hominis personam flngimus proexprimendis affectibus aetatls, studii, fortunae, laetitiae, sexus, maeroris, audaeia s.

(51) De Vi,.;8 .... eä, cit .• p. 150. Per brevltä e eomoditä dellettore . elenco diseguito i riferimenti alle citaalonl, che seguono, dal De viris: pp. 154, 161, 166, 176,182. 184. 193.

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Come si vede anche per il Piccolomini cura cost ante e di tentaredi illuminare l'etopeia del personaggio in esame attraverso un parti-colare dal sapore di aneddoto - un piccolo fatto - come avrebbe det-to Plutarco; come appunto nel caso di Enrico V d'Inghilterra:

«Hic apud Anglicos omnes plumas, in quibus dormiebatur, pro-hibuit, lectosque lana dura fieri decrevit, ne corpora hominum molle-scerent, huius quoque mens erat accepto Francie Regno omnes vineasamputare, vinique usum suis subditis interdicere; nam fieri hominesvino languidos, inertes, insensatosque dicebat. Quo fit, ut morti suaequamvis magnae virtutis fuerit, minus condole am, libentius enim ipsoquam vino careo, quamvis fateor, si quis eo modo bibat, ut mos est An-glicis, vinum hebetare hominis ingenium» e2

).

* * *

Senz'altro diversa per contenuti e per interessi l'opera di Barto-lomeo Facio e3). Le giustiflcazioni sono le stesse ehe abbiamo trovatoin altre opere: «clarorum hominum ... exempla animos natura beneconstitutos, quasi stimuli quidam ad decus, ad honestatem, ad glo-riam concitant (54)>> con una variante ehe vuole giustiflCare la seelta, . . .di esempi contemporanel nell'inaccessibilita degli esempi classici « cumnobis veterum exempla proponimus, subit animus desperatio quaedam,ne eorum gloriam adaequare valeamus ... » mentre per i contemporanei« etiamsi excellentes magnificique fuerint ... nobis non omnino auferrespem videntur, qui is vel virtute, vel gloria pares esse valeamus e5

) ».NelFucio troviamo ripresa ancora la quereile tra antichi e mo-

derni, anche questa volta con un tentative di rivalutazione delIa pro-pria eta:

« ...aliquid hoc tempore scribere institui, quod et fastidium Ieva-ret et nostri seculi hominibus probari posse videretur, Ex multis au-tem, quae mihi occurrebant digna, quae posteritati mnndarent.ur, illudprae caeteris jucundum fore existimavi, si de illustribus Viris aetatis,memoriaeque nostrae scriberem ... » (56).

(52) Ibidem. pp. 193-194.(53) Bartholomaei Facii De viris illu8tribu8. ed. L. MEnus. Florentiae 1745.

Una parziale edizlone, dei soli pittori e scultorl, in BAXANDALL. op. oit .• pp. 163-168.(54) Bartholomaei FacH.... eä. cU .• p. 2.(55) Ibidem.(56) lbW., p. 1.

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e ancora una volta nella mancanza di scrittori nelle eta precedentie colta la ragione della oscuritä di queste ultime:

«Admirari autem soleo, cur ex tot seculis tam pauci de illustribusViris scripserint, cum quidem singulis aetatibus aliqui scriptores exti-tisse debuerint, qui eos Yiros, qui sua aetate in altqua arte aut studioexcelluerunt, literarum monumentis commendarent, ut singularumaetatum praestantissimos quosque Viros scire possemus. Neque verounquam nlla.aetas adeo inculta, atque virtutum expel's fuit, quin ali-qui praeclari atque praestantes Yiri in ea extiterint. Sed qnoniamcaruerunt disertorum hominum praeconio, propterea illorum nomenuna cum vita finitum est» (").

Ma in quest a piu che in altre opere simili precedenti 1'aspetto let-terario allarga la sua Importanza ; sembrano gia stabiliti neIle breveschede dell'antore i canoni del cuItore degli studia humanitatis; baste-rä in tal senso la lettura della brevissima' scheda sul Mnnetti : c'e I'an-notazione della patria d'origine: jlorentinus; c'e la conoscenza dellalingua latina edella lingua green (ehe per il Facio costituisce oramaiun discriminante fondamentale) ; c'e poi il ricordo di tre opere: il Deviris, ilDe rcliqione ed ilDe dignitate lumiuiis non senza unaccennopolemico sull'argomento comune dell'ultima opera; e c'e infine qual-ehe breve nota per collocare socialmente il Manetti : «Sacrarum quo-que litterarum amator a Nicolao Pontifice inter secretarios et ab AI-phonso rege inter eonsillarlos receptus» ("),

Come si vede anche nella scarna schematic ita delle pochissimenotizie date l'opera non delude le aspettative di chi doveva leggerlaanche con l'attenzione con cui noi oggi consultiamo gli utili who's, for-nendo tutti gli elementi necessari ad un inserimento del biografato inun contesto preciso - allehe per quelli ehe erano i suoi interesst -;poco importa se poi 10 stesso spazio era dedicato ad un personaggiopraticamente oggi scomparso dal nostro interesse come LampugninoBirago e9

): sara un aItro elemento da tenere presente nell'esame delleraccolte biografiche.

Ma non solo di nomi nnovi inseriti 0 di fame- gia allora consoli-date ed escluse bisognera cercare il significato, quunto anche proporre

(57) Ibid., p. 2. ,(58) Ibid., p. 19. Pubblico in Appendice la breve biografia del l\Ianetti.(59) Ibid., p. 23. Per Lampugnino Birago cfr. M. l\IIGLIO, La vcrsione dt L. B.

delle A.ntic1tita di Dionif}i d'Alicarnasso, in Ann-aU della Scuola Speciale perArchivisti e Bibliotccari dell'Univel·sita di Roma, VIII (1968), pp. 73-83.

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I'esame di quali categorie sociali e professionali fossero comprese inqueste raccolte biografiche.

Il risultato sarä, in parte, uno spaccato dei valori in cui la societäitaliana del quattrocento si ritrovava ; ed insieme, la concordanza deinomi citati, ci darä la conferma del giudizio contemporaneo su aleuninomi e dell'incertezza su altri; sempre valutati i differenti condizio-namenti ehe derivano dalle diverse situazioni sopra esaminate,

Avremo anche in questo la conferma definitiva dell'allontunumen-to dalle prospettive del Petrarca ehe nelle Lnceciioae in medicum,scriveva:

« Scribo de viris illustribus, quale non ausim dicere, indicent quilegent; de quantitate pronuntio, haud dubie magnum opus multarum-que vigiliarum, etsi non ab auctore, certe a subiecta materia nominan-dum; nihil ibi de medicis nee de poetis quidem aut philosophis agitur,sed de his tantum qui bellicis virtutibus aut magno reipublicae studiofloruernnt, et praeclaram rerum gestarnm gIoriam consecuti sunt (60) »

"

11ventaglio degli interessi dei continuatori del Petrarca e moltopiu vasto e varrä, forse, un esame in dettaglio.

In Villani troviamo registrati, in ordine, poeti, teologi, giurecon-sulti, medici, retori, semipoeti, astrologi, musici, pittori, uomini d'ar-me, storiografi (61), a rappresentazione tutti degli interessi di un mi-crocosmo cittadino; non molto diverse sono le seelte di Benedetto Ac-colti: militari, uomini di goyerno, retori, poeti, filosofi, giureconsulti,

(60) Citato in G. KIRNER, Bulle opere storiche di Frallcesco Petrarca, Pisa1889, p. 7; ora edito in F. Petrarca, Illvective cOlltra lIIctlicum, ed. P: G. RICCI,

Roma 1950, p. 45.(61) Credo utile eleneare, per definire i contenuti delle opere esamlnnte, i perso-

naggi biografati. Qllesto per le opere ehe mancano di edizioni moderne. Per it Villanisono Poeti: Claudiano, Dante, Petrarea, Zanobi da Strada, Boccacclo, ColuccioSalutati, Domenieo SHvestri. Teologi: Roberto de' Bardi, Giureconsuzti: Cipriano,Aeeursio, Franeeseo d'Accurslo, Dino del Mugello, Gio"anni d'Andrea. Medicl: TaddeoAlderotti, Dino del Garbo, Pietro Torl'egiano, Tommaso del Garbo. Retori: BrunettoLatini, Bruno Casini, Scmipocti: Enrieo da Settimello, Francesco Barbarino, BonifaeiodegU Uberti, Guido Cavaleanti. Alltrologi: Guido Bonatti, Paolo Dagomari. Musicl:Giovanni da Casei a, Bartolo l\Iasini, I.orenzo Masini, Franeesco Cieco. pittori:Cimabue, Giotto, 1\Iaso, Stefano, Taddeo Gaddi. Istrioni: Gonnella, Lippo, Donnel-lino, Gello, Saoneta, DuIcibene. Uomini d'arme: Lucerio, Farinata degli UberU,Guido Guerra, Nicola Aeciaioli. StOl'ici: GiovannlVillani, Matteo Villani. NeUaseconda redazione e tolta l'intera rubrica degli Istrioni, sono eliminati DomenicoSilvestri e Gioyannl d'Andrea, ma "iene nggiunto l'astrologo Guido Bonatti; cfr.T. R. SELßY, Filippo Villani and his • Vita' of Guido Bonatti, in Renaissance News,XI (1958), pp. 243·248.

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religiosi (e sono caduti astrologi, istrioni, medici, musici, pittori, sto-riografi) (62)_

Anche le categorie del Facio trovano molte coincidenze: poeti,oratori, giureconsulti, medici, pittori, scultori, cittadini privati, uomi-ni d'arme, re e principi (63); mentre piu difficile il discorso per Enea

(62) Militari: Filippo Srolari, Francesco Carmagnola, Biordo da Perugia, Carlod'Arezzo, Facino Cane, Ottone da Parma, Martino da Favenza, Tartaglia daAvello, Paolo da Roma, Nieola da Tolentino, Miche!e da Cotignola, Nicola Acciaioli,:Manno Donato, Bonifacio Lupo da Parma, Rodolfo Varano da Camerino, Sforza daCotignola, Braccio da Montone, Nlcolö Piceinino. Uomini di Governo: Otto Santi,Donato Acciaioli, Lotto Castellano, Maso degli Albi~i, Neri Aeeiaioli, Antonio Nieolae Benedetto degli Alberti" Rainaldo Gianfigliazzi, Filippo Magalottt, BartolomeoValori, xteotö da Uzzano, Guido Tommasi, Giovanni de' Medici, Migliore e VieriGuadagno, Angelo e Giannozzo Filippi, Dino Uguccl, Pietro l\Iaroneelll, BartolomeoCorbinelli, Domenico Iunio, Francesco Federico, Uguceione Ricci, Lapo da Casti-glionehio, Giovann! Ristori, Filippo Corsini, Carlo Strozzi, Stoldo AUovita, .Tom-maso Saccbetti, Andrea Yettori, Tommaso Soderini, Ugo Stufa, Veri e Silvestro de'Mediei, Lorenzo Ridolfi, Mamanno 8alviati, Neri Capponi, Cosimo e Lorenzo de'Medici, Gianni VitelIescbi, Franceseo Fesearl. Retori : Leonardo Bruni, Carlo Marsup-pini, Roberto Rufo, Guarino da Verona, Poggio Braeciolini, Giannozzo l\Ianetti,Ambrogio Traversari. Poeti: Dante, Petrarea, Boccaccio. Filo,soji: Alberto Magno,Tommaso d'Aquino, Avicenna, Averroe, Pietro Lombardo, Egidio Romano, GiovannlScoto, Alessandro de Ales, Bonaventura da Bagnoreggio, Francesco Marone, GiacomodeHa Torre, Biagio Pelacani, Ugo Benzi, Paolo Veneto, Luigi Marslll, Innocenzo V,Benedetto XI, Ugo O. P., Giovanni Dominici, Marsilio da Padova, Gentile da Foligno.Giurecon811lti: (solo la rubriea, senza nomi). Religio8i: Gregorio X, Celestino V,Urbano V, Alessandro V, Innocenzo IV, Gregorio IX, Bonifacio VIII, Benedetto XI,Bernardo degli Uberti, Nicola Albergato, Giovanlli Dominici, Francesco Za-barella, Giuliano Cesarini, Angelo Acciaioli, Francesco Uguccioni, AlamannoAdimari, Branda Castiglione, Antonio Caetan!, Giovanni Gualherto, Benozzo Federighi,Antonio Agli, Filippo, Vincenzo di Beauvais, Nicolo da Tolentino, Antonio daRho, Ludovico da Tolosa, Bernardino da Siena, Tomaso da Nocera, Gioacchino daFi~re, Tommaso d'Aquino, Giovanni Colombini, S. Brigida, Verdiana da Castello,S. Chiara, Caterina da Siena.

(63) PocH: 'Antonio Loschi, Antonio Panormita, Francesco Filelfo, Giovann!l\Iarrasio, Tito Strozzi, Giovanni Pontano. Retori: Manuele Crisolora, Pietro PaoloYergerio, Giacomo AngeH, Leonardo Brun!, Ambrogio Traversari, Niccolo Niccoli,Carlo l\Iarsuppini, Leonardo Giustiniani, Leon Battista Alberti, Vittorino da FeUre,Nicolo Perrotti, Guiniforte Barzizza, Leodrisio Crivelli, Francesco Griffolini, Fran-cesco Barbaro, Antonl0 Cassarino, Poggio Bracciolini, Guarino da Verona, Giannozzol\Ianetti, Giacomo Bracelli, Bessarione, Giorgio Trapezunte, Nicolo Sagundino, Calcon-dila, Girolamo Tifernate, Lampugnino Birago, Lorenzo ValIa, Pier Candido Decem-brio, Timoteo l\Iaffei, Giovanni Tortelli, Gregorio Tifernate, Enea Silvio Piccolomini,Giacomo da Scarperia, Teodoro Gaza, Gasparino Barzizza. Giurcconsulti: FlorianoSampieri, Antonl0 da Butrio, Raffaele Fl}lgosio, RafIaele Raimondi, Franeesco Zaba-relIa, Paolo d! Castro, LudoYico Pontano, Nicolo Tudeschi. 1IIedici: M:arsilio di SantaSofia, Giacomo da Forli, Antonio Cremisano, Ugo Benzt, Branca e Antonio Branca.

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Silvio Piccolomini perehe l'opera e per noi incompleta e perehe l'anto-re non divide l'opera per categoric - anche se una serie di personaggidi una stessa projessione sono inseriti progressivamente - tradendoin questo una incapacitü del Piccolomini a bloccare il personaggio inlimiti ,tl'OPPO precisi (64).

Sono quindi sempre rappresentati: giureconsulti, retori, uominid'arme e uomini di governo. 1Ia una simile eonstataaione non bastada sola a definire il carattere di queste raccolte biografiehe, quanto,spesso, il rapporto numerico all'interno tra le varie categorie e la lorodlsposizione cronologica. Cosi nell'Accolti i poeti sono solo tre (Dante,Petrarca, Boccaccio) e sette iretori, mentre gli uomini di governo

Filo80fi: Nicolö Faba, Paolo da Udine, Andrea da MiIano, Giovanni da Montenegro.Bernardino da Siena, Raffaele Parnassio. Pittori : Gentile da Fabrlano, Jan vanEyel" PisanelIo, llogier Van der Weiden, Lorenzo Ghiberti, Vittore Ghiberti, Dona,teIIo. Citttulini privati: Glovannl Caracciolo, Francesco Spinola, VitaIiano Borromeo,Francesco Foscarl, Cosimo de' l\Iedici. Uomilli d'Arme: Paolo Orsini, Angelo delIaPergola, Ottobono Terzio, Bracclo da :Montone, Sforza da Cotignola, Franceseo Car-magnola, Giovanni Bianchi, Xicolö Piccinino, Carlo ;\Ialatesta, Franceseo Sforza, Re,principi e pontcfici ; Ladislao di Xapoli, F'iltppo Maria Visconti, Amedeo dl Savoia,Carlo VII dl ]!'rancia, Sigismondo d'Austria, Aluerto del Brandeburgo, Martino V,Nicolo V, Alfo11S0 d'Aragona.

(64) Il manoscritto Fat. lat, 3887 e mutilo aU'inizio dell'opera e maneano quindialcune biografie. Abbiamo perö un'elenco dl mano di Enea Silvio Piccolomini (f, 93v)ehe llermette di conoscere quale era il piano eompleto dell'opera. Lo trascrivo dlseguito, limitandomi ad elencare per prime le biografie perdut6: Angelus Corario,ßalllassar Cossa, Oddo de Columna. Gabriel Condulmario, Prosper de Columna,Dominicus de Crapanica, Gerardlls de Landriano, Ludovicus de Trivisio, IohannesVitelleseus, Antonius Corario, Ladislaus rex Sicilie, Johanna regina Sici1ie, Galeatiusex domo Vicecomitum, Johannes Galeaz, Philippus Maria, Ni (COlIlIlS)Car(dinalis)Sancte Crucis, Julianlls S, AngeH, Branda Mediolan(ensis), Jordanus Ursinus.Lucidus de Comitibus, F(ranciscus) de Zabarellis, Ardicinus de la Porta, AngelottusRom(anus),

Queste sono le biografie traditE' : Jo. de' Taglaeozis, Nepotes Eugenii duo, NicolausSicu!lls, B. de Vicecomitiuus, Ludo\"icus Pontanns, Ni. Pieeninus, Sfortia, Braccius. F.Sfortia, Ni. l\Iarchio Esten (sis), Leonellus, J o. de Gonzaga, Franciscus Foscari, Fride-deus dux Austrie IIerl1esti filius, Kllrolus rex Francie, Amedeus dux Sabaudie, AlfonsusAragonum, Cosmus de Medicis, L, Aretinus, l\I. Sozinus, Jo, de Ymloa, TI. de laCapra, Sigismundus, Henricus Stetinen(sis), Jacoba comes Olandie, Albertus duxAustrie, Petrus de I,una, Alfonsns S. Eustachi, Albertus Hernesti filius, Ludovicusde Virtemberg et Ulricus, Johannes Giscra, Alfonsus, lIenrieus rex Anglia, Jo. Castelle,Heberardus Portugalli, Maria dux Borgundie, Barbara Imperat(rix), Ja. Scotorumrex, Vladislaus rex P(olonie), Friderieus dux.

All'elenco del Piccolomini mancano due biografie tramandateci dal manoseritto:quella di Bernardino da Siena e quella del doge di Genova Tommaso Campofregoso.I,e biografie rimaste sono per un totale di quarantatre, mentre l'indice piceolomineoindiea altre \"entidue biografie.

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ricordati sono piu di quaranta e gli uomini d'arme diclannove, yen-tu no i filosofl e trentasette i religlosi,

Questi rapporti sono invece diversi nell'opera del Facio ehe inse-risce trentacinque retori, dieci uomini d'arme, sei poeti, nove giure-consulti, dodiei medici, quattro pittori, tre seultori, cinque privati cit-tadini, nove re principi 0 pontefici.

Anche in questo caso il diseorso per quanto riguarda Enea SilvioPiecolomini e reso diffieile dalla frammentarieta dell'opera ; ma e cer-to ehe, accanto a cinque uomini d'arme e a nove rellgiosi, ci sono tregiureconsulti, un solo Ietterato (Leonardo Bruni) eben ventidue uo-mini di governo, a confermare la dimensione essenzialmente politic adel De »iris del Piccolomini.

11 risultato di questa analisi e una ulteriore conferma delle di-versitä ehe distinguono ogni raccolta biografiea. Dire questo e accetta-re ehe anche le scelte della forma in eui queste raccolte erauo seritte- per sehede, eome il Villani, Enea Silvio Piccolomini, il Facio eVespasiano ; 0 in un discorso artieolato e dialogato, eome per l'Accoltied il Cortesi -, la seelta delle categorie da inserire e degli uomini daregistrare in queste, sono indicazioni, per noi, di un diverso atteggia-mento ehe vorremmo dire ideologico, a significare volta a volta la com-plessitä e la varietä delle componenti presenti nelle singole raceolte.

Era una seelta ideologiea quella del dialogo- fatta dal Cortesi, eheanche nel qenere voleva un collegamento con Cicerone - perehe nellasua opera «10 schema strntturale ... si riehiama evidentemente ad unben individuato modello eieeroniano» (65) -; come era il risultato dimolti giudizi eonvergenti la vaIutazione del tutto positi,a del-1'eta da lni vissuta; ed una chiarissima seelta e quella di parlare sol-tanto «de his quorum scripta in manibus hominum versantur ... » (66)ehe e come dire attenzione programmatica al solo fatto letterario: unaconseguenza sara la progressiva disattenzione aI dato biografico.

Yiste queste premesse il De 1torninibus doctis di Paolo Cortesi edanero, eome e stato detto «uno dei piu interessanti· e signifieatividoeumenti ehe la cultura quattroeentesea abbia elaborato intorno alIapropria coscienza letteraria, il piu valido ed intelligente bi1:ll1eioehesolo un umanesimo maturo, alle soglie del nuovo secoIo, poteva com-piere per misurare il grande progresso ehe aveva seguito la parentesimedievale ~ (67).

(65) G. FERRAU, IZ 'De hominibu8 doetis' (1£ Paala Carte8i, in Umallita e Staria.ScritU in o1lQre di Adelchi A.tti8alli, Messina 1971, p. 264.

(66) Paola Carte8i, cd. cit., p. 16.(67) G. Ferrau, op. cit., pp. 262-2G3.

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Oramai le raccolte biografiche sono la dimostrazione della con-sapevolezza erltlca acquisita dai letterati e insieme costituiscono ilconsuntivo dei momenti di crisi e di buona fortuna. Non solo da questeraccolte sono lasciate cadere del tutto le biografle dei classici, ma ad-dirittura come nel Cortesi, vengono relegati in una protostoria del-l'umanesimo italiano Dante, Petrarca, Boccaccio e perfino. ColuccioSalutati.

E definitivamente acquisita _ non risolta _ la crisi dei rapporticon il potere politico e dell'inserzione dell'intellettuale nella socletäcontemporanea (68); e presente il problema delle lingue: al Iatlno s'ac-costa il greco e si ripropone il volgare; e unproblema riproposto lacrisi della storiografia; I'ereditä degli antichi era oramai un mito maanche un contenuto vitale.

Se si bada bene per ogni problema ci si trova perö di fronte ad uncompromesso, e meglio d'altri 10 ha colto il Dionisotti quando affermaehe «La flducia del presente ... e piu ehe una normale professione difede: e nel Cortesi un motivo dominante, ehe dall'orgoglio per la ri-nascita dell'antico si sviluppa in una compiacenza vaga del presen-te» (69), ma la via proposta dal Cortesi ,_. e da altri insieme a Iui -per realizzare quella vaga com.piacenza, di un umanesimo cnciclopedico,era troppo intellettuale e letterarla per avere possibilitä di successo.

Per questa via si era ormai detto tutto, da aItre strade e con aItrolinguaggio sarebbero nati gli uomini nuovi della nostra societä ; inquesto senso le raccolte biograflohe segnano l'utopia di una ristrettaelite d'intellettuali ehe ha per un momento pensato di condizionare lasocietä in cui viveva, non accorgendosi di preparare solo delle acca-demie.

(68) C. DIONISOTTI, all Umanisti e il volgare [ro quattro e cinquecento, Firenze1968, pp. 73·74.

(69) E si rilegga quanto citato aHa nota nr. 1. Vedi anche R. ROllANO, L'inteZ-lettuale nella 80cieta italiana del XV e XVI seeolo, in Tra due cri8i: Z'Italia delRinascimento, Torino 1971, pp. 117·136.

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APPENbICE

Philippi Villani solitarü De origine civitatis Florentiae et deeinsdem fumosis civibus ad illustrem dominum Philippum de Aleneo-nio episcopum ostiensem Romanue Ecclesiae cardinalem (*). '

De illustribus Florentinis iucipit proemium,Postquam brevi manu libro superiore perstrinsi quae de civitatis

F'lorentiue initiis potui invenire, superest ut quae serenitati tuae ve-nerande Philippe pollicitus sum de fumosis civibus suis repel'ta' se-cundo hoc libelIo componam. Sed, ne videar ab his quae dixi in praefa-tionibus dissentire ipsa eadem verba quae in exordio planandae milliComoediae Dantis dum de poetae consilio quaeritarem intexui, hieetiam proponenda putavi, ut unde hoc fuerit scissum opus apparent.Ea -sane fuere: «Locus iste persuadere videtur ut pleraque per con-peudium referam de vita moribusque Poetae, splendorem siquidem etgratiam operi videntur afferre illgenua virtus et transacta moribusbonis vita auctoris ».

Haec dum ipse mecum contionando temptarem, quo pacto nescio,maioris occupationis ardor incessit. Nam dum nostri poetae quae factasunt diligentius agitarem, conclves multi doctissimi et famosi permeum animum incesserunt, quorum vel sola recordatio viventium pos-sit ingenia excitare aemulatione virtutum. Nam, ut cernimus, bonaeindolis animus, ilIustribus "iris ad memoriam revocatis, qui patriaesuae nomen longius propagassent irritatur et incenditur studio viroshuiuscemodi coaequandi, ut inde possit civitatis suae gloria augeri.

Haec si me satis allicerent, ut conarer de illustribus civibus meis

(*) Pubblico la lettera prefatoria della seconda redazione inviata al eardinaleMatteo d'Alencon e trädita da BibI. Vaticana, Barb. lat. 2610, fr. 49v-50.

In questa redazione ilVilIani attenua qualehe venatura di pessimismo, ad esempioomette Intera la frase: c Et saue eo nunc seelerum atque Ignaviae perventum est,ubi necesse sit in saeeuli praesentls ignominiam antiquorum vtrtutes memoriarenovare s (efr. ed. cif. a nota nr. 42, p. 5). Il Novati (vedi aneora nota nr. 42)att~ibuiva al 1395/6 questa redazione ed al 1381/2 la prima; l'artieolo ehe annun-ziavanon e stato publllicato.

Xon segnalo in questa cireostanzn le variant! rispetto aUa prima redazione, mnavverto ehe qualche miglioramento si ha anche per la eomprensione deU'edizioneGaUetti.

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aliquid scribere, veritus tarnen sum, ne' dum studeo posteris eorumfamosa nomina tradere, splendorem eorum obnubiIem tenuit ate ser-monis. Nam si rite considero dumm est attingere calamo quo ilIi eva-serunt loco, sed ea praesertim cogor ratione ut mea fert parvitas scri-bere, cum mirer inter tarn multos facundiae delicatioris elves, fuisseneminem, cui fuerit operae praetium viros tuntos venientibus saeculispresentare. Nisi velimus fortasse eos id egisse consulto eo quod exti-marent eorum laudibus quicquam addi minuive potuisse etiam uberta-te sermonis cum illi seientinrum omnium vertices studio et intelligen-tia attigissent, idque ipsum per elaboratos codices futuris saecuIis re-liquissent, in quibus quantae f'uerint doctrinae quantaeque virtutis,posset etiam obtusioribus ingeniis apparere. Hoc etsi maxime verumsilentium maiestate crediderim, fert tamen animus hoc loco de ipsispauca cumulare, ut vel hac saltem iniuria paretur materia felicioribuseloquentiis de ipsis illustribus Florentinis celsiori stilo letiori con-scribere.

Igitur finitis querelis rem propositam aggrediar, inde sumens au-spicium unde apud vetustiores antiques laudabilis doctrinae fertiliorfama successerit. Et sane post Caesares, poetas invenimus apud Gen-tiles summo in honore fuisse susceptos, ita ut pariter ambo triumplian-tes edera, lauro mirtoque tempora redimirent, eo quod, quae ilIi corpo-ris animique virtutibus egregie peregissent, hii arte et scribendi studioposteris deperire non sinerent. Amplius necessarium fore ad consu-mationem poetae scientiarum omnium et naturalium et moralium di-vinarumque habere notitiam, sine quibus recte stare _non posse poetanon ambigitur. Horum a diebus seniorum tantam fuisse raritatemliquet, ut de his qui diu futuris vixerint vix contigerit latissimis -re-gionibus vel unum habnisse poetam. Et quod est miraculo proximumnee ipsa urbis nostrae parens Roma et communis omnium patria exse oriundos quattuor celebres fertur habuisse poetas, paucissimos etiamde arte dicendi, quae est praecipuum poetarum munus, hoc est rheto-res, fuisse dicuntur. Sed bonos et famosos poetas, quorum opera du-rent, ad tam brevissimum numerum agnoscimus attigisse, .ut, facetoscurrae dicto, anulo uno sculpi possint. Igitur cum ideo quisque insi-gnes et famosos poetas urbs nostra Florentia genuerit, qui in fata con-cesserint et alios nutriat qui spirantes adbuc promittere aeque bonavideantur, ab hoc feliciori beneficio placet rem de qua loquor inchoare,antiquioribus et modernis ad memoriam revocatis.

Ceterum in horum aliorumque commemoration em, serie temporumet ordine non servatis, quos eadem artes atque doctrinae fecere con-sortes simul ingabo, ut splendori superadditus splendor, multiplicatisampliatisque radiis, incoluentium oculos fortius et mirabilius eluce-scat. .

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BAUTOLOl\IEO FACIO

De oiris illusiribus (*)

IA..'\XOTIUS MAXETUS FLORENTINU'S.

Iannotius )Ianetus florentinus Iitterarum non latinarum tantumet graecarum sed etiam uebraicarum cognitione laudatur,

Seripsit De viris senioribus omnium superiorum aetatum ; De re-ligione libros vigintl quatuor. Seripsit item De dignitate hominis,quem librum Alfonso regi dedieavit, nescius, ut ipse ait, de eadem reme paulo ante, Iicet alio titulo, scripsisse.

Saerarum quoque litteramm amator a Nieolao pontifice inter se-cretarios et ab Alfonso rege inter consiliarios receptus est.

ENEA SILVIO PICCOLOl\IINI

De vir_is illustribus (**)

LEONARDO BRUNI

Leonardns Aretinus domi (a) non obscuro loco natus litteras (b)sub Coluccio Pierio, qui tunc Florentinorum cancellarius erat, edidi-cit; postea sub Manuele (c) Chrisolora Costantinopolitano, qui subIohanne papa seu Alexandro (d) Italiam intraverat priseumque mo-dum scribendi ac Ciceronianum morem induxerat, magis profecit,

Nam Coluecius ineptias quasdam sui saeenli retinebat itaque su-

(.) Puublico dal rat. lat. 13650,ff. 18r-v. In un foglio incollato 'su di un fogliodi guardla iniziale Francesco Cerroti (1807-1987) [per il quale vedi A. PETRUCCI,

I Biblioteeari Corsiniani tra Settecento e Ottocento, in Studi ofjerti a Giovanni Incisadella Rocchctta. Miscellanea della Societa Romana di Storia Patria, Roma 1973,PP. 419-421; l'identificnzione deUa scrittnra in queste caso e sua] cost nnnotnva:c 11 Mehus nella prefazlone deUa pubblicazione del Fazio non dice da qualecodice abbla tratta quest'opera. Perö il trovarsi in questo la. correzione ch'egli ponein nota alla pag, 45 (neZ ms. aZ f. 40v)_ puö far credere essersi lui giovatoper l'appunto dl questo esemplare per In sua edizione F. C. ,.

( .. ) L'edizione della blografta di Leonardo Bruni del De viris illu8triB dl EneaSilvio Piccolomini e condotta suU'autografo Vat. lat. 3887, ff. 54v-56v. Per quantodetto aUe note nr. 20 e 45 eleneo in nota le varianti dell'edizione Mansi (= 1\1).

(a) doml: om.!I1(b) literis: 1\1(c) Emmanuele: M(d) sub Johalme seu Alexundro papa: !It

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peratus est a Leonardo qui etiam (e) in quibusdam epistulis ad eumscribens suorum cum erratorum admonet suadetque ut squalorem il-lum sui temporis deserat ('). Patiuntur nempe et litterae imitationem,nam aliae sunt viro aliae alio tempore. Ab ipsis etenim linguae lntinaerepertoribus ornatus dieendi et studia litterarum continue creveruntusque ad tempora Cieeronis, ibi vero plenitudinem acceperunt nee am-plius creseere potuerunt cum iam essent in culmine. Manserunt igiturpostea per plures annos et usque ad Ieronimum et Gregorium vigue-runt non tarnen absque minutione. Exin perierunt funditus, nee enimpost illa tempora qui ornate scripserit reperitur. Post Franciscus Pe-trareha aliquantulum splendoris litteris dedit sed Emanuel maioremattulit lueem, quem secutus est Leonardus.

Hie post in apostolic urn secretarium receptus est (f).ne cum Iohan-ne et l\Iartino Constantiae fuit, deinde, mortuo Coluccio, Florentinieum in caneellarium reeeperunt.

Seripsit hie admodum ornate. Ex operfbus Artstotells EthieamOeeonomieam et Politieam traduxit in latinum, nee enim priorem pro-bat translationem. Vitam Cieeronis ex pluribus auctoribus conseripsit.Ex Pluthareho virorum illustrium plures vitas in latinum vertit. Xe-nofontem quoque traduxit ac Basilium. Primuni punieum ex diversisauctoribus fecit. De laudibus Florentinae urbis opuseulum (gjedidit,Seripsit Esagogas; scripsit Gesta Florentinorum; scripsit De tempo-ribus suis, De re militari, De utilitate disputationis, De gestis Go-thorum.

Cum Nieolao Nicolo florentino singulari usus est amicitia, posteamagnae inter eos contentiones exarserunt ut nee summi pontificis ope-ra, qui id maxime optabat, reeollciliari potuerint. IIine invectivamin Nicolum Leonardus edidit, Nicolaus autem non scribendo sed 10-quendo earpebat ilIum. Is enim quamvis doetissimus esset magniqueiudicii ita ut' inter omnes arbiter de seientia rsciperetur essetque lati-nus et graecus, nunquam tarnen vel scripsit vel loeutus est latine,diffidebat (11)enim ingenio suo, nee se aliorum iudiciis eommitterevolebat, cum ipse in omnes esset (i) maledicus (j), nee cuiusquam opus

(e) da qui etiam fino a seeutus est Leonardus om.M(f) ereatus est: M(g) opusculum : e variante d'autore, neZZ'intm'lineo, sopra tractatulum(b) diffiderat: M: .(1) esset: om.M(j) maIedicens: M:

(1) I riferimenti alle lettere della polemica tra 11Saluti ed 11Brunt sono quasiverbaU; cfr. Epistolario di Coluccio Salutati, ed, F. NOVATI in Font. stor. Italia,18(1905), PP. 376, 377, 378. Di grande interesse la storia deHa lingua latina ehein brevissime note traecla il Plccolominl.

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probaret, nullum enim viventern commendavit; ex mortuis solum qua-tuor: Platonem, Virgilium, Ieronimum et Oratium. In Iibris autem cir-eiter quatuor milia aureorum moriens reliquit.

Cum Leonardo floruerunt Ambrosius de Angelis, qui fuit Carnal-dulensium magister generalis, qui et ipse plurima ex graecis operibusin latinum vertit, qui Basileam missus orator ab Eugenio gravem etluculentam orationem habuit; qui Sigismundum ex iussu apostolicoin IIungaria visitavlt uc postea reversus in pac,e mortuus est. Floruitet Guarrlnus Yeronensis qui npud Ferrariam oratoriam docet plures-que discipulos erudlvit (k), qui et Plutharchum de alcndis liberislatinum fecit. IIoc etiam tempore magnus est habitus Poggius, quilicet grecae (1) linguae (m) ignarus fuerit nulli tamen in dicendo fuitinferior.

Hie apud Constantiam in secretarium receptus est apostolicum,ubi et de morte IIieronymi Bohemi elegantem scripsit epistolam; cumGuurrino de Scipione et Iulio contendit, cumque ipse Scipionem prae-poneret (h), ille autem Iulium, plura utrinque scripta sunt. ScripsitDe aoaritia elegantem tractatum, quamvis ipse more hominum quialiena potius quam sua praenoscunt vitia nequaquam liberalis pu-tetnr (0). Scripsit De infclicitate principum, De nobilitate, scripsit .et (p) confabulationes (q) quae suis moribus potius quam famae con-venerunt (r). Is cum iam senex uxorem adolescentulam admodumpulchram duxisset atque ab amicis Increparetur qui tune artem uxo-riam inciperet quando desinendum (s), opusculum non infacetumneque inornatum an seni sit uxor ducentla composuit.

IIoc tempore etiam Andreas Mediolanensis ex ordine Augustinen-sium, quem Senis audivi, hlstoriarum scriptor floruit. Tumque (t) etAntonius Raudensis ex ordine Minorum qui librum De elegantia latinisermon is composuit. Tum et Bartholomaeus de Montepolltiano quem)Iartinus papa in secretarium recepit atque adeo dilexit, ut unicum 'emu referendarlum habuerit illiqui soli omnia cederet; huic cum ali-quando (u) importunus quidam supplicasset causam suam expediri

(k) pluresque discipulos erudivit: om.M(1) grecae: om. lit(m) lingua: 1\1(n) exponeret: 1\1(0) esset: l\t(p) scripsit et: om.]ll(q) eonfabulatione: lit(r) eonsentiunt: 1lI(s) qui tune artem uxorlam lnelperet quando desinendum: om 1\1(t) tum: om. lit(u) da huie cum aliquando fino a causam absolutam dedit: om.M

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nee desisteret rogare «Quid agis, inquit, malum caput habes l), turnille «et tu maIos pedes », erat enim elaudus Bartholomaeus, nee iratusremanens mox homini eausam absoIutam dedit. Turn quoque Jo. Lau-rispe (r) nomen et Antonii Panormitae magnum est habitum, sed om-nes scribendo superavit (x) Aretinus, nam simillimus Ciceroni fuit, neeaetas nostra parem invenit (y).

In dicendo tardiusculus erat et nisi praemonitus nihil dicere po-tuisset, ubi namque (w) ex tempore locutus est quasi amens videbatur,in carmine quoque nihil potuit natura et si artem habuit, venam tarnennaturae non habuit (z).

lInie mortuo in Cancellaria F'lorentlnorum Carolus Aretinus sue-cessit, latinis ac graecis litteris madidus est, carmen elegans facit, neeminor est in oratione solnta; huius primi versus, quos viderim, fueruntex Homero traducti, qui bellum murium ac (a) ranarum referunt,sed (b) iam vir grandior factus maturiora conscribit.

Apud Senenses hoc tempore Cancellarins fuit Bertus Antoniifilius, vir etiam elegans, sed postea novum morem invenerunt Serien-ses et, quod nusqnam est, officium CanceIlariatus annuum fecere; uttunc cesset, cum coeptum erat cognosci (c)! Post apnd Senenses ere-vit Franciscus Patritins quem admodum peritum dicunt, nam linguamutramque novit et oratorias artes edocet (d).

(v) Johannis Lairis: l\f(x) scribendo: om.1\1(y) nam simillimus Ciceroni fuit, nee aetas nostra parem invenit: om. M(w) namque: om. 1\1(z) in carmine quoque nihil potuit natura et si artem habuit venam tarnen naturae

non habuit: om.M(a) et: l\I(b) iam: om. l\I(c) agnosci: M(d) oratoriam docet: 1\1