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BOGHES PRESONERAS-VOCI PRIGIONIERE

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6 raccolta poetica

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Voci prigioniere

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Boghes presoneras

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Voci prigioniere

Salvatore Pintore

BOGHES PRESONERASVOCI PRIGIONIERE

Poesie

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Boghes presoneras

Collaborazione grafica e illustrazione di Josephine Sassu

EDES - Editrice Democratica SardaPiazzale A. Segni, 1 - Tel. 079.262236

07100 Sassari

ISBN 978-88-6025-114-5

© Copyright 2009, by Salvatore Pintores.v. Montalè, 18 - 07100 Sassari - Sardegna - Italy

http://www.salvatorepintore.it e-mail: [email protected]

Stampa:TAS - Tipografi Associati Sassari

Zona Industriale Predda Niedda Sud strada 10Tel. e Fax 079.262221 - 07100 Sassari

2009

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Voci prigioniere

Salvatore Pintore

BOGHES PRESONERAS VOCI PRIGIONIERE

Poesie

EDESEditrice Democratica Sarda

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Boghes presoneras

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Voci prigioniere

Prefazione

Il vissuto dell’uomo, con il suo tempo e il suo continuo sperimentare, ha una dimensione che ci appare decisamente senza limiti e un’intensità, in-tessuta di contrastanti sentimenti, sovente difficile da sostenere. Del resto, non ci mancano le occasioni e le modalità per comunicare, anche collettivamen-te, esperienze, affetti e prove quotidiane. Giornali, cinema e televisione sono ormai il diffuso palcosce-nico della nostra esistenza, spesso anche di quella privata, intima, esistenza sempre più spettacolarizza-ta quasi a volerla esorcizzare, renderla più lieve. Ma davvero possiamo credere che tutto questo non sia oggetto di finzione e, soprattutto, possiamo credere che dentro di noi ogni sentimento sia stato rimesso in assoluta libertà? E dunque, niente più misteri e segreti, nessun di-ritto viene alienato, niente di irrisolto rimane oggi intorno all’uomo? Boghes presoneras, di Salvatore Pintore, si muove proprio in direzione di questo interrogativo, sino a farlo diventare risposta, concreta, esistenziale, oltre che stilistica. Si tratta di un interrogativo fragile come un soffio, eppure irrinunciabile, che scaturisce sotto tantissime forme, da ogni spazio e sentimento della vita. Ed è un interrogativo che parte dalla sua stessa natura, quella di essere voce. La voce del nostro re-spiro, quella del canto a tenore, quella del pastore, quella della materia.

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Boghes presoneras

Evitando finzioni e facili mode, questa silloge af-fonda la sua ricerca fra i sentieri confusi e spesso oscuri dell’interiorità umana, a partire dal passato, da una storia incessante eppure mai conclusa, né de-finita. Sino a scoprire che davvero tante sono le voci che si affollano dentro di noi. Voci proprie e altrui, umane, della natura e della memoria. Voci orgogliose o discrete, dolenti, inna-morate, dimenticate, comunque incancellabili. Voci antiche e nuove, docilmente imprigionate, come silenzi sempre lì, in attesa che la porta si apra, come sguardi, passi, gesti, impronte. Sono voci della memoria e prima ancora dell’esi-stenza, liberate dal giogo del tempo, voci dell’amore, della speranza, della libertà. Proprio verso la libertà rivolgono, prima di tutto, la loro aspettativa. Per ritrovare in qualche modo la vita, non soltanto la luce, nella quotidianità, nel divenire dell’uomo. E questo già sembra realizzarsi fra i versi del poeta: quando evoca o invoca, sogna o desidera, insomma mentre tutto egli richiama alla consapevolezza, den-tro la sua vita, quella di oggi e di sempre. E ancora tornano le domande, sempre attuali: chi ero, chi sono, dove vado, da dove vengo? Drommidu o ischidadu / una ‘oghe / dae pitzinnu m’at sighidu. (Una ‘oghe). E’ una voce che, oltre a seguirlo, ha il valore di un segreto, che lo guida discretamente negli anni. Sos annos passan / comente unu trenu fatt’a s’ateru / chena si frimmare / a s’istassione de sos disizos. (Su trenu).

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Voci prigioniere

E passa anche la vita, l’amore, un volto di donna, una speranza senza nome alla quale chiedere tre-mante, quasi supplicando: Frimmadi! / subra sos passos mortos de sa die./ No in-tendes sas boghes/ presoneras de s’iscuru? (Ammentu de una notte). Ma la vita non si ferma mai, si trasforma, senza so-sta, si mostra con altri sguardi e magari con un nuo-vo amore, mentre inarrestabile procede oltre: Ma non si frimmat mai sa vida / si semper faghet noas / sas caras de su coro. (Tristura de nudda). A questo punto occorre anche capire che non ba-sta misurare soltanto il cammino, i passi, occorre considerare le differenze, a ogni stagione, e i segreti sempre presenti, soprattutto le aspettative del cuore, così incalcolabili e imprevedibili. Barantunu, sessantaduos, settanta.../ It’est custu conta-re sos passos de su coro / sa presse cando chircat de pigare a chelu / o cando lu chirriat su ‘entu de s’amore / che foza e unda in mare? (Unu, duos e tres...) Considerato che siamo imberghidos in su mun-du, ci è utile guardarci dentro, sempre più in fondo, sino alle radici più lontane. E con queste dialogare, rapportarci strettamente con i sentimenti più forti, più veri. Poichè non possiamo dimenticare, neppure per un momento, che siamo ....ispraminados in s’ar-zola de su tempus / comente semenes de lughe. Ed ecco il paese, Osilo, e come il poeta lo guarda. T’idene / sos ojos imbetzados / semper abertos a sos ben-tos / brillende de lughes pius mannas. (A Osile). Ed ecco anche in che modo, attraverso il paese, il poeta vede se stesso:

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Ancora arrisco su ‘olu meu / umpare a una trumada de furferarzos / subra montes muridinas tancas de recreu / e nidos mai boidos de ammentos. (Alas de vida). Così si realizza, semplice quanto naturale, quell’ar-monia primigenia sempre indispensabile per l’uomo, l’armonia che si origina alla sua stessa sorgente. Abberumía / nudda nos mancat / cando perdidos in sos sentidos / torramus semper sididos a sa ‘ena. (Memoria). Si ritorna alla fonte, pieni di sete, affrancati dal tempo e dal ritmo forsennato della quotidianità, si ritorna senza più ansie per ascoltare da dentro il cuore, in silenzio. Liberadu dae s’isettu donzi die / app’assazare su sabore veru de sos annos / app’a iscurtare su coro de sa terra mia / s’ultima imprenta de custa vida / cussa lassada unu manzanu de ierru / in su jannile pienu de nie. (S’ultima imprenta). Dalla propria terra nativa poi si riparte, rinnovati, perchè il viaggio prosegue, si riparte non più soli nè vuoti, con i polmoni che respirano senza più buio nè catene, con molta più luce negli occhi. Figli del passato, sì, ma anche figli del divenire. It’est sa vida presonera de su tempus / si non chircamus de andare / aterue dae nois matessi / e de s’ammentu? (Fizos de su passadu). Ma è la condizione esistenziale alimentata dalla libertà, sempre ritrovata e poi sempre smarrita, che puntualmente noi desideriamo -muzere promissa e mai abbrazzada- e che ogni giorno mettiamo davan-ti a qualunque cosa.

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E intanto, non solo retoricamente, rivolgendoci alla libertà stessa ci chiediamo: No at a esser sa mancanzia tua / chi jamat e faghet s’appellu / donzi pensamentu? (De làcana in làcana). Ecco perchè la libertà, così abusata e travisata, anche verbalmente, continua a chiamarci incessan-temente, oggi più che mai, soprattutto nel silenzio, oscuro o illuminato, dentro qualunque attesa o spe-ranza, nel profondo del cuore e negli intricati sen-tieri della mente. Mentre la libertà -il suo ineludibile bisogno-, ci chiama e ci richiama, talvolta misteriosamente, ecco che infinite, imprevedibili voci, fin qui prigioniere, iniziano a guadagnare il presente, la nostra consape-volezza e coscienza. Non è, in fondo, che il segnale di una nuova vita, ancora una volta, della nostra vita, che inizia ritro-vando se stessa, fedelmente, a partire dal passato. Perchè il futuro non sia un orfano smarrito e infeli-ce, senza radici. Voci ormai affrancate sono invece queste, grazie alla poesia, soprattutto, poesia che si rispecchia nel-l’umiltà del paese e del paese si nutre, della sua gen-te, delle sue vie, volti e stagioni. Ed ecco come i versi di Boghes presoneras -poesie bilingue-, scorrono naturali dentro questo microco-smo, ecco come i pensieri, le emozioni, il sangue e il respiro diventano paese, si fondono e si confondono con il suo destino. La vocazione del poeta, infine, diviene così rive-latoria, quella di richiamare tutti alla vita, alla co-

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munione nel nome dello stesso paese, vivi e morti, passato e presente, di richiamare alla vita ogni voce e con essa ogni essere umano, in una sorta di trascen-dente ammonimento. Nel nome di una dignità che non conosce prigio-ne, neppure quella del tempo, perchè la poesia non intende certo sottostare al male più diffuso fra gli uomini, quello più doloroso e infinitamente deva-stante. Il male dell’oblio, un male che soltanto la dimenticanza -sempre colpevole-, può causare. Fin dall’inizio si percepisce la presenza, attiva e di-screta, di un profondo senso religioso, un sentimen-to sotteso che pervade ogni poesia di questa silloge, come un continuo e sotterraneo fermento che riesce a fondere senso umano e senso poetico. Alla fine, dopo un combattuto viaggio a ritroso, intenzioni ed esiti emergono coerenti e propositivi, frutto di una ricerca lungamente meditata e sofferta. E mentre l’approdo, benchè felice, già prelude alla ripartenza, a un cammino proiettato nel futuro, una luce si diffonde intorno e si affaccia da qualche lontananza, è la luce di una serena consapevolezza che sempre si nutre di nuove attese e ancora di nuovi percorsi. Questo è un viaggio, anche a considerarlo all’in-terno del volume, che si propone al lettore -sino all’ultima pagina-, straordinariamente multiforme. Raccontato in sardo e in italiano, certo, ma non sol-tanto; viene raccontato anche attraverso il contribu-to artistico di Josephine Sassu. Il tema del viaggio, infatti, viene qui ripreso con adeguata quanto discreta coerenza, evocando l’eter-

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no navigatore col suo canto e il suo silenzio di ma-rinaio, navigatore che non procede mai in qualche sperduto deserto, senza cuore nè identità, ma in quell’oceano infinito che siamo noi. Quali volti, quali nomi, del resto, potrebbero avere le onde del mare, se non i nostri? L’uomo, con tutta la sua naturale ambiguità, ri-cerca se stesso da sempre, viaggiando, incontrando e scoprendo i suoi simili, non senza affrontare le sue stesse onde, visibili o sotterranee, dentro il suo essere e nel gomitolo di segni che il destino ogni giorno gli riserva. E quando poi lo sguardo dell’uomo volge verso l’alto, ecco sgorgare dalle onde del viaggio una sor-ta di giardino. I frutti della fatica e dell’attesa, non sono consolatori, sembra suggerire Josephine Sassu nel suo disegno allegato al volume, laddove i gesti sono diventati creature, feconde e amiche, ancora una volta speculari all’ambizione dell’uomo: andare lontano, volare alti, cercare nuove risposte, anche se i volti della vita sono imprevedibili e la luce del sentiero è appena una linea, sottile, e facilmente po-tremmo smarrirla.

Antonio StrinnaPoeta e Scrittore

Sassari Dicembre 2008.

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A Chiara, speranza di primavera.

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S’alenu de sa vida

Proite sa ‘oghe su limbazzu de s’alenu?Lu dia cherrer preguntare a chieonzi die m’iscaldit mudue m’aberit tottu sos fiores...

Proite sos gosos sos cantos a tenoresnd’essin tottus dae su corodae sa ‘ula a su chelu cun alas de putzones?

Proite de sa ‘oghe semus sos pastores?Solu pro beneighere o frastimareo pro narrere a s’Ateru fadreperaulas de odiu o de amore?

E custa ‘oghe incanida?In chima a sas undaspro fagher faeddare sos pensamentosmilli rios de sonos de una limba ‘iae de ateros arrejonamentos?

Narami boghe mia chi’ est chi faghet faeddare sa materiacusta pobera carena meraculada cun s’alenu de sa vida?

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L’alito della vita

Perché la voce il linguaggio dell’alito della vita?Vorrei domandarlo a chiogni giorno mi scalda mutoe mi schiude tutti i fiori...

Perché le laudi sacre i canti a tenoreescono tutti dal cuoredalla gola al cielo con ali di uccelli?

Perché della voce siamo i pastori?Solo per benedire o bestemmiareo per dire all’Altro fratelloparole di odio o d’amore?

E questa voce brizzolata?In cima alle ondeper far parlare i suoi pensierimille fiumi di suoni di una lingua vivae di altri ragionamenti?

Dimmi voce mia chi è che fa parlare la materiaquesto povero corpo miracolato con l’alito della vita?

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Chirchende libertade

Ti jamopresoneri de su tempusbardanéri de amistadesligadas a un’arvure de paghe.

Ti pensan sas ojadas abertas de ammentoscun d’unu rosariu de oras ladas tra bistentos e siguresaschirchende veridades.

T’ido abbrazada e basada dae unu ‘entu fadre chi mudat sa cara miain s’isettu tou de libertade.

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Cercando libertà

Ti chiamoprigioniero del temporapinatore di amicizielegate a un albero di pace.

Ti pensano gli sguardi aperti di ricordicon un rosario di ore pianetra indugi e certezzecercando verità.

Ti vedo abbracciata e baciata da un vento fratello che cambia il mio volto nella tua attesa di libertà.

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Disizu

Disizu jughet su nomene tous’aera chi respirosu sidis de viverepro t’ischire mia in sos annos...

Sos ojos ti chircanin su coro e in sa mentesuffrende in s’anima ferida dae boghes presoneras.

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Desiderio

Desiderioporta il tuo nomel’aria che respirola sete di vivereper saperti mianegli anni...

Gli occhi ti cercanonel cuore e nella mentesoffrendo nell’anima ferita da voci prigioniere.

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Boghes presoneras

Una ‘oghe

Ischidadu o drommiduuna ‘oghe istrizilefinas dae pitzinnu mi sighit.

Dae tando intro ‘e a miegiogat segretafaeddendemi notte e die.

E su sero mi cunfortatcando chirco sas peraulassos ojos tuos lughidos de amorein sos chirrios de sa mente.

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Voci prigioniere

Una voce

Sveglio o sopitouna voce sottilefin da bambino mi segue.

Da allora dentro di megioca segretaparlandomi notte e giorno.

E la sera mi confortaquando cerco le parolegli occhi tuoi lucidi d’amorenelle contrade della mente.

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Boghes presoneras

Su trenu

Sos annos passancomente unu trenu fatt’a s’ateru chena si frimmarea s’istassione de sos disizos.

Passan fumendein mesu a sos fiores e a su niechena perunu ischimuzu‘onzi die...

Ticchirriansos sambenados nostros ebbiain sas carrelas de sa vida.

Ma u’est unu portu pro ligare su cheluo unu puntu de partentzia ch’aberzat su coro a s’amore veru?

Ite faghet s’ispera mia?Lagrimas mastigat chirchende...

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Il treno

Gli anni passanocome un treno dopo l’altrosenza fermarsialla stazione dei desideri.

Passano fumanti in mezzo ai fiori e alla nevesenza rumoreogni giorno...

Gridanosolo i nostri cognomisui sentieri della vita.

Ma dov’è un porto per ancorare il cieloo un punto di partenza che apra il cuore all’amore vero?

Cosa fa la mia speranza?Lacrime mastica cercando...

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Ammentu de una notte

Frimmadisubra sos passos mortos de sa die.No intendes sas boghespresoneras de s’iscuru?Iscurta sa luna selenacomente un’ispiritu de lughe piena...Dae s’adde de su ‘entu nde pigat un’isperach’in s’impedradu de sas carrelasgiamat sas umbras a giogare.Su sonnu mi tentatsubra unu passu ismentigadusos ojos tuos birdesin d’unu corcadorzu brujadu dae su sole.Cuada in d’un’ammentut’ido chena ti podes toccarecomente custa lughe chi falata carignare sas arvures e su mare.

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Ricordo di una notte

Fermatisopra i passi morti del giorno.Non senti le vociprigioniere del buio?Ascolta la luna serenacome uno spirito di luce piena...Dalla valle del vento risale una speranzache nel selciato delle viechiama le ombre a giocare.Il sonno mi sorprendesopra un passo dimenticatoi tuoi occhi verdiin un giaciglio bruciato dal sole.Nascosta in un ricordoti vedo senza poterti toccarecome questa luce che scendead accarezzare gli alberi e il mare.

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Tristura de nudda

Ruen sos pensamentosin su puttu de su silenziuisparghendesi che undas de sonos...Ma non si frimmat mai sa vidasi semper faghet noassas caras de su coro.Sa tristura pigat che neula a sos ojosisorvendesi in su grisciolu de su tempuscomente s’oro.In s’istanzia curret s’isperamentres in sos bidros iscriet su disizuchi prendet custa iscuridadeaberit su balcone de s’animae una ‘oghe in bula giamat: «Beni Veridade!»

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Tristezza di nulla

Cadono i pensierinel pozzo del silenziospargendosi come onde sonore...Ma non si ferma mai la vitase sempre rinnovai volti del cuore.La tristezza risale come nebbia agli occhisciogliendosi nel crogiuolo del tempocome l’oro.Nella stanza corre la speranzamentre nei vetri scrive il desiderioche lega questa oscuritàapre la finestra dell’animae una voce in gola chiama:«Vieni Verità!»

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Jannas de ‘idru

Jannas de ‘idru abbosuin s’arcu de unu mamentuabberin a su mundus’andera de su gosu.

Semper in gara cun su tempusin su palcu de sa vidas’aberin a su cras e a s’isettua sas peraulas in libertadea sa mudesa de su pensamentua sas imbreagheras de alligria...

Sun comente sas pupias biu e galanu ritrattusipariu de su pius mannu treatuch’ispasimadas dae ‘onzi ticchirriuin s’urtimu saludu sun cortes abertasa s’amore de Chie nos at fattu.

Donzi sero isolven pensamentossutta lentolos tebios de ammentose boghes mudaspresoneras de s’ispantu de sa diechi como pasat in bratzu a sas umbrasmentres sos sonnios s’accherantpro faeddare ancora de a tie.

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Voci prigioniere

Porte di vetro

Porte di vetro liquidonell’arco di un secondoaprono al mondoil sentiero del godimento.

Sempre in gara con il temponel palcoscenico della vitasi aprono al domani e alle attesealle parole che si liberanoal silenzio del pensiero all’ebbrezza dell’allegria...

Sono come le pupille vivo e leggiadro dipintosipario del più suggestivo teatroche spaventate da ogni gridonell’ultimo saluto diventano cortili aperti all’amore di Chi ci ha creato.

Ogni sera sciolgono pensierisotto lenzuola tiepide di ricordie voci silenzioseprigioniere dello stupore del giornoche ora riposa in braccio alle ombrementre i sogni si affaccianoper parlare ancora di te.

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S’ispiju

Losa e altare de sos ojos no ispiju ebbìa riflettis su narzisu de sos corossas faulassu connotu donzi bia.

Ses sa màscara de sa vida:trasparenzia de su tempuschi chircat sa Veridade.

E comente cristallu de abba ses lentolu abertu in s’aerade custa Realidade.

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Lo specchio

Sepolcro e altare degli occhi non specchio soltantorifletti il narciso dei cuorile menzogneil conosciuto di ogni via.

Sei la maschera della vita:trasparenza del tempoche cerca la Verità.

E come cristallo d’acqua sei lenzuolo aperto nell’aria di questa Realtà.

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Sa luna

Frimmalareina subra sos montescand’est binchendes’ultima lughe de sa diecando ilciarit sa ‘iddasu lughente cuccureddue inoghe sa zittade isterrujada in mesu a sas olìas.

In su chelu mùrinusos bidros s’ingruscianta sa forza de s’ojadaammentende sas lunas passadas s’amada pitzinnia fuida peri sas carrelascun s’alenu de sa vida.

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La luna

Fermalaregina sopra i montiquando sta vincendol’ultima luce del giornoquando rischiara il paeseil lucente cocuzzoloe qui la cittàdistesa tra gli ulivi.

Nel cielo imbrunitoi vetri s’incurvanoalla forza dello sguardoricordando le lune trascorsel’amata gioventù fuggita per le stradecol respiro della vita.

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Boghes presoneras

Dimandas

In sos logos de sa solidadebiazan sos pensamentos e s’isperdencun sos ammentos in su bromuru de pratae sa dimanda chi naschit che un’undain s’iscogliu de sa mente si preguntat:

Chie so? Chie fui? A ue ando? Dae ue ‘enzo?

Comente in d’unu jogusas dimandas si lean e si perden in sa giostra de sas diesmentres sa limba ispantada de issa matessicantat a sas orijas de su tempus:una presone doradain sa domo de su silenziu...

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Voci prigioniere

Domande

Nei luoghi della solitudinecamminano i pensieri e si disperdono coi ricordi nel bromuro d’argentoe la domanda che nasce come un’ondasullo scoglio della mente s’interroga:

Chi sono? Chi ero? Dove vado? Da dove vengo?

Come in un giocole domande si prendono e si perdono nella giostra dei giornimentre la lingua stupita di sécanta alle orecchie del tempo:una prigione doratanella casa del silenzio...

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Boghes presoneras

Sa canna

Appiccadosa unu rattu de grasciapresos a unu filu de maìasemus biscu e dimandasubra una debile cannachi pensat e piscatfaeddat e cantatdaboi si cagliatpro cumpidaresu misteriu de sa vida.

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Voci prigioniere

La canna

Appesia un ramo di grazialegati a un filo di magiasiamo esca e domandasopra una fragile cannache pensa e pescaparla e cantapoi taceper sondareil mistero della vita.

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Boghes presoneras

Unu, duos e tres...

Unu, duos e tres...cominzat gai su contu de sos annossemenes in surcos de incantosch’isettan abba de ojos innamoradossuore e sambene de omines tribulados.Donzi istajone lu faghet mannuma in beranu pius bellu cantat su meraculu. ...vinti, vintisette, trinta,...narat s’orolozu a sas orijas de sa diementres passan che lampos sas mezus ‘ideaschi aberzende s’anima de s’aeraparen raighinas de arvures lughentesbenas de unu pensamentu chi tottu guvernatchena ischire ite nos accuntentat! ...barantunu, sessantaduos, settanta, chentu...It’est custu contare sos passos de su corosa presse cando chircamus de pigare a cheluo cando nos chirriat su ‘entu de s’amoreche fozas o undas in mare? Sos numeros sun un’aggiuduancora unu segretu de maìasinnos pro leggere sa materiama non s’ispiritu de sa vida. S’aritmetica de s’esistenzia no est fazile a impararein s’iscola de su munduin cust’ Isula de antigos runaghes.

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Voci prigioniere

Uno, due e tre…

Uno, due e tre...comincia così il conto degli annisemi in solchi d’incantiche attendono acqua di occhi innamoratisudore e sangue di uomini tribolati.Ogni stagione lo fa grande ma in primavera più bello canta il miracolo. ...venti, ventisette, trenta,...sussurra l’orologio alle orecchie del giornomentre passano come lampi le idee miglioriche aprendo l’anima dell’ariasembrano radici di alberi lucentivene di un pensiero che tutto governasenza sapere cosa ci accontenta! ...quarantuno, sessantadue, settanta, cento...Cos’è questo contare i passi del cuorela fretta quando cerchiamo di salire al cielo o quando ci separa il vento dell’amorecome foglie o onde nel mare? I numeri sono un aiutoancora un segreto di magiasegni per leggere la materiama non lo spirito della vita. L’aritmetica dell’esistenzanon è facile da impararenella scuola del mondoin quest’Isola di antichi nuraghi.

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Boghes presoneras

Omines

Imberghidos in sos ammmentosiscurtamus sos muttos de su cheluin s’ ‘adde de su ‘entucun d’ una frina de isperaschi sas caras de su coro nos allegrat.

Cun alas tremulassas peraulas s’accheranma una manu las furate in sos nidos de s’anima las cuat.

Tottus semus intro sa matessi Ojadaa caddu de sos annos deris perdende oe ‘inchendein chirca de bene e de salude.

Oriolados e ciocchidos in oras noaspiulende intro sas coasin mesu a una frèmidachi azzendet sas istellassos fiores de sas dies sas caras pius bellasispraminados in s’arzola de su tempusche semenes de lughe.

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Uomini

Immersi nei ricordiascoltiamo i versi del cielonella valle del ventocon una brezza di speranzeche i volti del cuore ci rallegra. Con ali tremantile parole si affaccianoma una mano le rubae nei nidi dell’anima le nasconde.

Tutti siamo dentro lo stesso Sguardoa cavallo degli anniieri perdendo oggi vincendoin cerca di bene e di salute.

Preoccupati e covati in ore nuovepigolando dentro i grembiin mezzo ad un fermentoche accende le stellei fiori dei giorni i volti più bellidispersi nell’aia del tempocome semi di luce.

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Boghes presoneras

Sa ‘oghe de s’Ateru

Cantu est amadasa ‘oghe de s’Aterucando nos toccatfinas intro a su coro!

Cant’est arraighinadu su mudíminechi sos omines no amannaschidos pro fagher bàleresa ‘oghe chi an’ intronaschidos pro iscurtaresu murmuttu de su ‘entu‘onzi die cantones de misteriu.

Cantu est pius biu su Pensamentutra logica e dilliriutra turmentu e forza ìachi accurziat e allontanatistat mudu e giamatisposat donzi ‘orta s’imprenta e s’ojadacuntentu solude Isse.

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Voci prigioniere

La voce dell’Altro

Quanto è cara la voce dell’Altroquando ci toccal’intima corda del cuore!

Quanto è struggente il silenzio che gli uomini non amanonati per far valerela voce che hanno dentronati per ascoltareil mormorio più sottile del ventoquotidiani refrain di mistero.

Quanto è più vivo il Pensierotra logica e deliriofra tormento e forza vivache avvicina e allontanasta in silenzio e chiamasposa ogni volta l’impronta e lo sguardocontento solo di Sé.

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Boghes presoneras

A Osile

T’abbaido dae attesuesiliadu in custos pensamentoschi faghen s’orizua sa ‘estimenta de sos annos.

T’idensos ojos mios imbezadossemper abertos a sos battor’ bentosbrillende de lughes pius mannas.

Carignende unu mamentuintro ‘e s’anima s’aberin riendesos chelos de sos ammentos:Cuntentos che pitzinnosin sa mandra de s’edade benin a ballarecun sas dies boladaschi no appo a ismentigare!

T’ido ancoracuadu in sa paghe de su serocun s’anima brinchendesos aidos de su coro.

E tando ti chircat pius biafinas sa lughe de sa mentenotte e die pissighende s’Idealesa nostra pius antiga libertade.

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Voci prigioniere

A Osilo

Ti guardo da lontanoesiliato in questi pensieriche fanno l’orloall’abito degli anni.

Ti vedonoi miei occhi invecchiatisempre aperti ai quattro ventibrillando di luci più grandi.

Accarezzando un momentodentro l’anima s’aprono ridendoi cieli dei ricordi:Contenti come bambininell’ovile dell’età vengono a ballarecon i giorni volatiche non potrò dimenticare!

Ti vedo ancoranascosto nella pace della seracon l’anima che saltai varchi del cuore.

E allora ti cerca più vivaanche la luce della mentenotte e giorno inseguendo l’Idealela nostra più antica libertà.

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Boghes presoneras

Chirrios e ammentos

Chen’ammentos ite semus?De istajone in istajone nos tramudamus ma daboi chi nd’amus irraighinadu imbidias e disamistadescusta conca nostra inue l’amus a pasare?

Ammento s’edade passada durchementein mesu de artigianos massajos e pastorese gasi torro in sas carrelas attrumadas de ‘oghesin sas pigadas e faladas che pinnadellos currendedae unu chirriu a s’ateru gioghendein campos de fiores.

Cantas brigas e abbratzos appo lassadumossos de pane ammoddigadusuffrende su sidis de sa connoschenziatimoria e coraggiuticchirrios e lagrimas innotzentesin sas caras signadas dae sos bentos milli rizolos de arrejonamentos.

Torrran in cara cun sas alassas mascaras de su carrasegarecomporadas cun risos e pagos minudoscomente chi nudda e tottu podiat capitarea cussos noittolos angheleddos rujos... Sa fiocca pro lassare peitas de alligriapro iscaldire ‘uccas de zimineasmanos frittas e pees famidos de caminerascontos de zente liberada e presonera…

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Voci prigioniere

Rioni e ricordi

Senza ricordi cosa siamo?Di stagione in stagione transumiamoma dopo che avremo sradicato invidie e inimicizie dove poseremo il capo?

Ricordo il tempo trascorso dolcementein mezzo ad artigiani contadini e pastorie così ritorno nelle vie disseminate di voci nelle salite e discese come palline in corsada un rione all’altro giocandoin campi di fiori.

Quanti bisticci e abbracci ho lasciatomorsi di pane morbidosoffrendo la sete della conoscenzatimidezza e coraggiogrida e lacrime innocentinelle facce segnate dai ventimille rigagnoli di discorsi.

Ritornano sul viso con le alile maschere del carnevalecomprate con sorrisi e pochi spicciolicome se nulla e tutto potesse succederea quei novelli angioletti rossi…La neve per lasciare orme di allegriaper scaldare bocche di caminimani fredde e piedi bramosi di sentieriracconti di gente liberata e prigioniera…

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Boghes presoneras

Su ‘entu arridu de s’istiu chi mundaiat carrelas cortes e binzase comente undas moviat su triguun’imbreaghera reveltida subra sas palinzassas primas peleas de unu re e de sa reina sua.

Torrat s’attonzu su nuscu de sa uaancora m’ido a Sant’Antoni in troppaa chircare un’appozu tra sas roccasdaboi s’andalieni a sa basciurapro istudare in su coro ‘onzi mala tristura in su mare mannu de sa vidapensamentos criados cun ispantu e fadigae daboi a torrare a su contu de su serradorefui unu pitzinnu sonniadore…

Cantos passos perdidos in sa ia Mannain s’isettu de unu signu o de unu saludude unu emmo chi tardaiat at arrivare tue ermosa e deo sempre pius mudu...

M’ammento in su chelu de su mesudie isterrujadu subra sa sedda de su montedae oriente a occidente lantaia un’istrabica ojada...Pius a taldu chircaiatra sas lughes appiccadas a s’iscurusas lunas perdidas in sa chijina de su foghiletra sas fiamas de s’amore unu nidu sas peraulas giustas pro non brujarede sulu in sulu pensende a tie...

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Voci prigioniere

Il vento caldo dell’estateche spazzava strade cortili e vignee come onde muoveva il granouna sbronza andata a morire sui fianchi della collinale prime delusioni di un re e della sua regina...

Ritorna l’autunno il profumo dell’uvami rivedo ancora a Sant’Antonio in gruppo a cercare un riparo tra le roccedopo il va’ e vieni alla valleper spegnere nel cuore ogni malumorenel mare grande della vitapensieri nati con stupore e faticae dopo ritornare al racconto del falegnameero un bambino sognatore…

Quanti passi perduti nella via Romanell’attesa di un segno o di un salutodi un sì che tardava ad arrivare tu bella ed io sempre più muto…

Mi ricordo nel cielo di mezzogiorno disteso sul crinale del monteda oriente a occidente lanciavo uno strabico sguardo... Più tardi cercavo tra le luci appese al buiole lune perse nella cenere del focolaretra le fiamme dell’amore un nidole parole giuste per non bruciaredi soffio in soffio pensando a te...

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Boghes presoneras

Alas de vida

Ancora arrisco su ‘olu meuumpare a una trumada de furferarzossubra montes muridinas tancas de recreue nidos mai boidos de ammentos.Alas de vida mi jughen cuntentu subra ruinas de chejas abbandonadasa bolare lezeru in su ‘entu...

Sa puntana de Rennu s’est cagliadain bratzos a su tempus passadu ma no su sidis meu arrennegaduchi m’ispinghet finas a sa Funtaneddaarridos disizos in chirca de cantareddosde provvidos laccheddose ateros pojos allumadoslogos de s’anima mai ismentigados.

Sun tilibrios de pensamentos umpare a cardeglinas e mariposas custos sulos de pitzinnia e de ‘entossemper chirchende a sa zega solu rosas pro m’indittare boghes e lughese pregadorías tra chelu e terrapissighende sas oras tottue.

A s’andalieni e a s’andalitorraPedras Ladas - Pedras Rujas - Pedra LongaBadde Pedrosa - Pedra ‘e Rundine - Pedra ‘e Rosa:Non b’àt cabidale pro custa conca!

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Voci prigioniere

Ali di vita

Ancora arrischio il mio voloinsieme a uno stormo di passerisopra monti muretti campi di ristoroe nidi mai vuoti di ricordi.Ali di vita mi portano contentosopra rovine di chiese abbandonatea librarmi leggero nel vento... La fontana di Rennu si è prosciugatain braccio al tempo passatoma non la mia sete inquietache mi spinge fino a sa Funtaneddaarsi desideri in cerca di sorgentidi provvide conche di rocciae altre pozzanghere ardentiluoghi dell’anima mai dimenticati.

Sono gheppi di pensieriinsieme a cardellini e farfallequesti soffi di gioventù e di ventisempre cercando alla cieca solo roseper indicarmi voci e lucie preghiere tra cielo e terrainseguendo le ore dovunque.

Andando e ritornandoPedras Ladas - Pedras Rujas - Pedra LongaBadde Pedrosa - Pedra ‘e Rundine - Pedra ‘e Rosa:Non c’ è guanciale per il mio capo!

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Boghes presoneras

Ateros fadres in sos runaghes an lassadu orrios de misteriucrastos mudos pro ammentu.Sutta Coas de Aradu pregat santu Larentu. Sos mulinos maghinan ammentossubra Conca ‘e Omine furfere de isteddose nois peri sas carrelas sempere pius solosfamidos mandigamus pane ammoddigadu de silenziu.

Isterrujada in sa pala de monte Occulaarraighinada ue prima bi fit su maresanta Ittoria inchet sas brigas de onzi die.Cantu devo morrer ancorapro ‘inchere intro ‘e a mie?

In sa fiera de su progressu passat unu trenu solitariu:biazos de isperas dae sas biddas a sa zittadepissighende tottu sa modernidade.Cantos battijmos in tancas semenadas de cuiles!Logos chi pees an frazadupasculos miraculados dae s’alenu de su sole chi ‘onz’ istajone beneighet s’incunza de s’amore.

Sos canes appeddan fideles a sa ‘enaiscurtan cun sos mazzones amargurase cantigos a boghe lenachi faghen pesare casu e tristuras.

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Voci prigioniere

Altri fratelli nei nuraghi hanno lasciato granai di misterorocce mute in ricordo di quel tempo.Sotto Coas de Aradu prega Santu Larentu.I mulini macinano ricordisopra Conca de Omine farina di stellee noi per le strade sempre più soliaffamati mangiamo pane ammorbidito di silenzio.

Distesa lungo il fianco di monte Òcculaabbarbicata dove prima c’era il mareSanta Ittoria vince le liti di ogni giorno.Quanto dovrò morire ancoraper vincere dentro di me?

Nella fiera del progressotransita un treno solitario:viaggi di speranzedai paesi alla cittàinseguendo tutti la modernità.Quanti battesimi in terre seminate di ovili!Luoghi che piedi hanno calpestatopascoli miracolati dall’alito del soleche ogni stagione benedice il raccolto dell’amore.

I cani abbaiano fedeli alla sorgenteascoltano con le volpi amarezze e canti a bassa voceche fanno lievitare formaggio e tristezze.

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Boghes presoneras

Bolo subra su paradisu de sos disterradossubra muncaloros de terrade omines semper in gherratra fiores e altares de coros proadose in custos pabilos sueradoschirco de costruire nidos de poesiapro iscoberrere si no aterusu sensu de sa vida.

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Voci prigioniere

Volo sul paradiso degli esiliatisu fazzoletti di terradi uomini sempre in guerratra fiori ed altari di cuori provatie in questi fogli sudaticerco di costruire nidi di poesiaper scoprire se non altroil senso della vita.

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Boghes presoneras

Memoria

Sa paristoria ti jamat Memoria de su ‘entufiza de sa Terra e de su Chelubabbu e mama ch’ischin amare e suffrire in silenziu. Ma semus perdidos eo e tue si no istamus umpare innamorados sutta sa lughe. Pius bella est s’ojada tuacando nos seimus affacca a su riu a meledende a cua. Pius s’accurziat s’alenu tou aladupius s’alligran sas abbas miaspius ando innanti liberadupius letzeros sun su pesu e-i sas fadigas. Unu disizu biaitu mi cunfundete m’ingraidat su corocando sa mente mia t’iffundetcun lagrimas de oroe tancàda sa janna s’abbizzatchi nudda a sa vida li mancatcando perdidos in sos sentidostorramus a sa ‘ena semper sididos.

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Voci prigioniere

Memoria

La leggenda ti chiama Memoria del ventofiglia della Terra e del Cielopadre e madre che sanno amare e soffrire in silenzio.

Ma siamo perduti io e tuse non stiamo insieme innamorati sotto la luce.

Più bello è il tuo sguardoquando ci sediamo vicino al fiumea meditare di nascosto. Più s’avvicina il tuo respiro alatopiù si rallegrano le mie acquepiù m’inoltro liberatopiù leggeri sono il peso e le fatiche.

Un desiderio d’azzurro mi confondee mi feconda il cuorequando la mia mente ti bagnacon lacrime d’oroe chiusa la porta s’accorgeche alla vita non gli manca nientequando persi nei sensiritorniamo sempre assetati alla sorgente.

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Boghes presoneras

Friguras

Friguras -retrattos in mesu a pabilos de istorias-torran a nois pius lebiaspro nos agiuare ancora a chircare e a las amare che fizas mai perdidasin sa grascia de un’ateru mamentupro si ch’isperdere in s’aera de sa menteo in sas trempas de su coroche undas de mare...

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Voci prigioniere

Immagini

Immagini-ritratti tra pagine di storia-a noi ritornano più leggereper aiutarci ancora a cercaree ad amarle come figlie mai persenella grazia di un altro istanteper disperdersi nel cielo della menteo nei dirupi del cuorecome onde di mare...

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Boghes presoneras

Meledende

Meledende in su chelu de unu mesudiecun alas de ispantu penso a tiefatto unu brincu dae sa cadrea impazada ‘e pensamentosaberzo un’aidu in s’aerae unu ‘entu nuscadu de misteriufalat subra sos pilos de lozanaincanidos umpare a sos de mamaa mi carignare tacullidas de fideproite pius attesus’oju meu non bidet.

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Voci prigioniere

Meditando

Meditando nel cielo di un mezzogiornocon ali di stupore penso a tefaccio un salto dalla sedia impagliata di pensieriapro un varco tra le nubie un vento profumato di misteroscende sui capelli d’argillaincaniti insieme a quelli di mammaad accarezzarmi singhiozzi di fedeperché più lontanoil mio occhio non vede.

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Boghes presoneras

Inganniende s’isettu

Cun sos ojos nostrossu sero si mascarat sa carain s’arte de su mudaree finas a sa lugura de s’avreschida sas umbras nostras si mustran biascantende: “Non poto reposare…”.

Inganniende s’isettuche pitzinneddu imbreagadu dae sos bentosgiogo cun tottu sos ammentose cun su coro arrennegadufatto su votu de su silenziu cagliadupromittendemi de mezorareomine feridu e proaduma ancora liberu de sonniare.

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Voci prigioniere

Ingannando l’attesa

Con i nostri occhi la sera si maschera il voltonell’arte del cambiamentoe fino al chiarore dell’albale nostre ombre si mostrano vivecantando: “Non posso riposare...”.

Ingannando l’attesacome un ragazzino ubriacato dai ventigioco coi ricordie con il cuore inquietofaccio il voto del silenzio mutopromettendomi di migliorareuomo ferito e provatoma ancora libero di sognare.

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Boghes presoneras

Su nuscu de sa Libertade

Su nuscu de sa Libertadepasat in s’ammentu de sa zoventude...de nou cun alas de friscuratorrat affacca a s’isterrimenta mia e deo ancora a lu pissighirecomente unu puzone.

Ite cosa est custa bellesa potentechi nos faghet saltiare làcanas e pensamentosmovet velas de dies tessidas de ‘entosintundu unu ballu de mare lughente?

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Voci prigioniere

Il profumo della Libertà

Il profumo della Libertàriposa nella memoria della giovinezza...ancora con ali di freschezzaritorna accanto al mio giaciglioed io di nuovo ad inseguirlocome un aquilone.

Che cosa è questa bellezza possenteche ci fa saltare confini e pensierimuove vele di giorni intessute di ventiintorno un ballo di mare lucente?

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Boghes presoneras

Fizos de su passadu

Fizos amados de su passadua su presente devimus ponner considerufrimmare su segundu chi fuit disisperadue s’ateru chi lu sighit a piottu.

It’est sa vida presonera de su tempussi no andamus aterue dae s’ammentu?Torro a mi preguntare:«Ite cherzo fagher?»Rispondet unu oraculu:«Innantis connosche a tie matessi!»

Fizos disizados de su tempus benidoreno l’ischides chi ancora oe inogheApollo e Dionisiu sun semper in gherra?Asseliadu biandante dae su chelu a sa terracun ateros fadres mi ‘ido presonericomo cun Ermes intro su tintèri.

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Voci prigioniere

Figli del passato

Figli cari del passatoal presente dobbiamo porre attenzionefermare il secondo che fugge disperatoe l’altro che lo segue quatto.

Cos’è la vita prigioniera del tempose non andiamo oltre la memoria?Ritorno a domandarmi:«Cosa voglio fare?»Risponde un oracolo:«Prima conosci te stesso!»

Figli desiderati del futuronon lo sapete che ancora oggi quiApollo e Dionisio sono sempre in guerra?Rassegnato viandante dalla terra al cielocon altri fratelli mi vedo prigionieroora con Ermes nell’inchiostro.

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Boghes presoneras

De làcana in làcana

Nois semus liberossi intro su cunzadu de su limite signaladu dae rughes e dae libarosde làcana in làcanasolos o cun muzeres e fizosin poberas pinnettas e in biasbattagliados in corono che mandigamus finas sa vida? Su famine de sa connoschenziadonzi die nos accumpagnate cun sa ‘oza de chircare e iscumbattarepro mare in terra e finas in chelu nos pissighit... Cando s’iscurigàda mudat s’ojadasas umbras aberin ateras carrelaspius lebias de s’aera. E finas inieintro sas cheas de sos ojossi pianghet e si riet. Inue ses diciosa Libertademuzere promissa e mai abbratzada?Tue l’ischis cantu m’aggradas!Ma no at a esser sa mancanzia tua chi jamat e faghet s’appellu a onzi pensamentuch’in sa caminera de su sentidufaghet trambuccare sa peraulae custu respiru?...

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Voci prigioniere

Di confine in confine

Noi siamo liberise dentro il recinto del limitesegnato da croci e da libridi confine in confinesoli o con mogli e figliin povere capanne e per viecombattuti nel cuoreci mangiamo anche la vita?

La fame della conoscenzaogni giorno ci accompagnae con la voglia di cercare e di sperimentareper mare in terra ed anche in cielo c’insegue... Quando il crepuscolo cambia sguardole ombre aprono altre viepiù leggere dell’aria. E anche làdentro le stanze degli occhi si piange e si ride. Dove sei Libertà beatasposa promessa e mai abbracciata?Tu lo sai quanto ti desidero!Ma non sarà la tua assenza che chiama e fa l’appello a ogni pensieroche nel sentiero dell’emozionefa inciampare la parolae questo respiro?...

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Boghes presoneras

Cando su ‘entu de sa rosa

Cando su ‘entu de sa rosaat a istudare su fogu de sa vida miaunu manzanu pius biuat a lentorare sa lugheillierada dae mama mia.

Cando sas undas de su marean a carignare un’atera bellesasa limba de su coro at a cantarea tottus sas istellas.

Ancora pro pagu in custa terraumpare amus a iscurtares’attítidu chi ponet paghea sas brigas e a sa gherra:

«Fizu meu ‘e su coromai t’abbandononon t’abbandono maifizu bellu gai.Fizu meu ‘e su corofisti unu fundu ‘e girasolebellu dae minorede girasole funduti che ses boladu dae su mundu.Fizu meu ‘e su coro...».

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Voci prigioniere

Quando il vento della rosa

Quando il vento della rosaspegnerà il fuoco della mia vitaun mattino più vivocoprirà di rugiada la lucepartorita da mia madre.

Quando le onde del mareaccarezzeranno un’altra bellezzala lingua del cuore canteràa tutte le stelle.

Ancora per poco in questa terrainsieme ascolteremoil pianto che mette pacealle liti e alla guerra:

«Figlio mio del cuoremai t’abbandononon t’abbandonerò maifiglio così bello.Figlio mio del cuoreeri una pianta di girasolebello fin da piccolopianta di girasolesei volato via dal mondo.Figlio mio del cuore...».

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Boghes presoneras

Una ‘oghe che alimentu

Pro pagucomente in sas arvures sas fozasistamus in sa domo de sa carenaarraighinados a sa terra de sas bozaschirchende sa ‘oghe de sa ‘ena...

In depidu dae semperandamus peri terras e mareo in camineras de piuere biazantescun d’unu destinu d’emigrantesintro sa bertula de su coro.

Pro semperin cumpanzia de una ‘oghechi connoschet sa ‘ia de sa torradafaeddat cun s’ammentu de s’ojadae ascurtende giogat a si cuare in sas carasin mesu a sas oras de sa ‘inza e de s’ortucomente pane e binu risortosa tottus in donu.

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Voci prigioniere

Una voce come cibo

Per poco come negli alberi le foglieabitiamo la dimora del corpoabbarbicati alla terra dei desidericercando la sorgente dei pensieri...

In debito da sempreandiamo per terre e per mareo in strade polverose viandanticon un destino da emigrantidentro la bisaccia del cuore.

Per semprein compagnia di una voceche conosce la via del ritornodialoga con la memoria dello sguardoe ascoltando gioca a nascondersi nei voltitra le ore della vigna e dell’ortocome pane e vino risortia tutti in dono.

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Boghes presoneras

Luttios de amore

Luttios de amore ingraidan su disizude su babbu de sa mama e de su fizuunu mundu de passiones e laòre…

Benin cun d’unu piantusu gosu e-i su dolorecuntentesa manna pro sa prima ‘oghesu risu de un’ateru santu.

In su nidu fattu in bulasu pensamentu faghet intenderesolu cussu chi si resessit a cumprenderegiógulu de briu e de tristura.

Boghe dae tottus adorada e destinada in vidaa recamare poesias e incantosa jamare e iscazzare affannosma dae su tempus benidore semper binchida.

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Voci prigioniere

Gocce d’amore

Gocce d’amorefecondano il desideriodel padre della madre e del figlioun mondo di passioni e frumento…

Vengono con un piantola gioia e il doloregrande giubilo per la prima voceil sorriso di un altro santo.

Nel nido fatto in golail pensiero fa intenderesolo quello che si riesce a comprendereculla di brio e di tristezza.

Voce da tutti adorata e destinata in vitaa ricamare poesie e incantia chiamare e sciogliere affannima dal futuro sempre vinta.

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Boghes presoneras

Boghes liberadas

Nues de ‘oghescurren in s’alenu de su soledaboi chi an iffustu domos e fiorespienadu rios de ticchirriosin filos de ‘idru e de ramine friguras peraulas e risos.

Boghes pissighidas dae ateras boghesattrummadas in sa iagacantende una disisperadatottus a biere sa matessi carrelain sa currente de su seculu cun sas bandelasnadende ‘onzie die finas a sa foghe.

Boghes chi an curridu meda in bias e palcoscun muttos cantones e ballospro fagher pius bellu su tempus maccutottus a pienare custu laccua fagher festa intro chisurasballende intundu a donzi criadura.

Boghes liberadas dae una promissaministras umiles de una missachi dae s’interighinada a s’avreschidadurat totta sa vida.

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Voci prigioniere

Voci liberate

Nuvole di vocicorrono nell’alito del soledopo aver bagnato case e fioririempito fiumi di gridain fibre di vetro e di rame immagini parole e risa.

Voci inseguite da altre vociammassate nel cancellocantando una canzonetutte a bere la stessa stradanella corrente del secolo con le bandierenuotando ogni giorno sino alla foce.

Voci che hanno corso molto in vie e palchicon versi canzoni e balliper fare più bello il tempo pazzotutti a riempire questa raduraa far festa dentro recintiballando intorno ad ogni creatura.

Voci liberate da una promessaministre umili di una messache dal crepuscolo all’albadura tutta la vita.

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Boghes presoneras

Terra mia

Sas laras de su Tempusno ischin comente ti giamareo mama pro sos annos sutzadosa su sinu de s’ispantuo sorre pro ‘onzi die de sole.

Ancora dae una femina naschet sa ‘oghee sua est sa manu chi carignat su primu piantusos sonnios in cara a sa lunasu primu latte de sa vida noa.

Malciu est su semene chi t’ingraidat sos fioress’aradu amorosu chi ti surcat sa carenapreparat ‘onz’ istajone su laòree in sas làcanas de s’animasu punzu sou murghet sos pensamentospro giagare su chejveddu de sa zenia umana.

Una ojada de cumpassionenos mantenet àrbitros e liberosispraminados in s’arzola tua de isula antigacomente semenes de lughebiandantes in biddas de amarguraschi tottu an de veru e de nousonos e cantos artes e sabores…

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Voci prigioniere

Terra mia

Le labbra del Temponon sanno come chiamartio madre per gli anni succhiatial seno dello stuporeo sorella per ogni giorno di sole.

Ancora da una donna nasce la vocee sua è la mano che accarezza il primo piantoi sogni in faccia alla lunail primo latte della vita nuova.

Maschio è il seme che ti feconda i fioril’aratro amoroso che ti solca il corpoprepara ogni stagione il raccoltoe nei confini dell’animail suo pugno munge i pensieriper assennare il cervello della specie umana.

Uno sguardo di compassioneci mantiene arbitri e liberidispersi nel tuo cortile d’isola anticacome semi di luceviandanti in città di amarezzeche tutto hanno di vero e di nuovosuoni e canti arti e sapori…

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Boghes presoneras

Medas ti lassan solain mesu a su mare de sa modernidadee cun su piantu frimmu in bulasi ch’andan aterue a t’irmentigare...Disterrados paren fizos de Niunudae unu portu a s’ateru veli-veligherrende cun issoro matessio cun su presente malefadadu.

Dae mare a mare acciappan ispundas ch’in rios de sambene faghen rodulareammentos de ‘onzi faina e poesiasde die in die pedende ‘asos e ojadasfinas a s’ultima isterrida de limba tuasemenada de peraulas d’oro e ‘oghes biasun’odissea de rimas noas...

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Voci prigioniere

Molti ti lasciano solain mezzo al mare della modernitàe con il pianto fermo in golase ne vanno altrove a dimenticarti...Esiliati sembrano figli di Nessunoda un porto all’altro senza metacombattendo con loro stessio con il presente sfortunato.

Da mare a mare trovano spondeche in fiumi di sangue fanno rotolarericordi di ogni tipo e poesiedi giorno in giorno mendicando baci e sguardifino all’ultima distesa della tua linguaseminata di parole d’oro e di voci viveun’odissea di versi nuovi…

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Boghes presoneras

S’ultima imprenta

Liberadu dae s’isettu donzi dieapp’a irranare su rosariu de sos annose s’ojada amorosa de sa terra miaapp’a bidere dae artu cun sas alas de s’ultimu alenus’ultima imprenta de su sandalulassada unu manzanu de ierruin su jannile pienu de niee de lagrimas rie rie...

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Voci prigioniere

L’ultima impronta

Liberato dall’attesa di ogni giornosgranerò il rosario degli annie lo sguardo amoroso della mia terravedrò dall’alto con le ali dell’ultimo respirol’ultima impronta del sandalolasciata un mattino d’invernosull’uscio ricolmo di nevee di lacrime ridenti...

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Boghes presoneras

«Ma comente podides andarea-i cudd’ala de sas dies e de sas nottessi non trunchende sas cadenaschi a s’avréschida de sa connoschenzia ‘ostra an impresonadu s’ora de su meriàgu?Cussa chi ‘ois giamades libertadeest sa pius forte de custas cadenaspuru si sos aneddos suos bos inzeganlughende a su sole.E it’est si no una parte de ‘ois matessicussu chi non cherides azzettarepro essere liberos?»

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Voci prigioniere

“Ma come potete elevarvi oltre i giorni e le notti,se non spezzando le catene che,all’alba della vostra conoscenza,hanno imprigionato l’ora del meriggio?Quella che voi chiamate libertàè la più resistente di queste catene,benché i suoi anelli vi abbaglino scintillando al sole.E cos’è mai se non parte di voi stessi ciò che vorreste respingere per essere liberi?”

Gibran Khalil Gibranda IL PROFETAArnoldo Mondadori Editore, Milano, 1998.

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Indice

Prefazione pag. 7S’alenu de sa vida ” 16L’alito della vita ” 17Chirchende libertade ” 18Cercando libertà ” 19Disizu ” 20Desiderio ” 21Una ‘oghe ” 22Una voce ” 23Su trenu ” 24Il treno ” 25Ammentu de una notte ” 26Ricordo di una notte ” 27Tristura de nudda ” 28Tristezza di nulla ” 29Jannas de bidru ” 30Porte di vetro ” 31S’ispiju ” 32Lo specchio ” 33Sa luna ” 34La luna ” 35Dimandas ” 36Domande ” 37Sa canna ” 38La canna ” 39Unu duos e tres… ” 40Uno due e tre… ” 41Omines ” 42Uomini ” 43

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Boghes presoneras

Sa ‘oghe de s'ateru pag. 44La voce dell’altro ” 45A Osile ” 46A Osilo ” 48Chirrios e ammentos ” 49Rioni e ricordi ” 50Alas de vida ” 52Ali di vita ” 53Memoria ” 58Memoria ” 59Friguras ” 60Immagini ” 61Meledende ” 62Meditando ” 63Ingannende s’isettu ” 64Ingannando l’attesa ” 65Su nuscu de sa libertade ” 66Il profumo della libertà ” 67Fizos de su passadu ” 68Figli del passato ” 69De làcana in làcana ” 70Di limite in limite ” 71Cando su ‘entu de sa rosa ” 72Quando il vento della rosa ” 73Una ‘oghe che alimentu ” 74Una voce come cibo ” 75Luttios de passione ” 76Gocce di passione ” 77Boghes liberadas ” 78Voci liberate ” 79Terra mia ” 80Terra mia ” 81S’ultima imprenta ” 84L’ultima impronta ” 85

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Voci prigioniere

NOTA BIOBIBLIOGRAFICA:

L’Autore è nato a Oliena (Nuoro) il 4 Giugno del 1949. Nel 1957 arrivò a Osilo dove nel 1973 si è sposato. E’ stato consigliere comunale fino al 1980. Nel 1978 si è trasferi-to a Sassari dove ha lavorato in un’Azienda di telecomunicazio-ni. Nel 1977 socio fondatore della prima radio libera del nord Sardegna denominata ‘Radio Nord Ovest’. Dal 1989 al 1996 è stato presidente del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale). Segretario della Consulta delle Associazioni Laica-li della Diocesi di Sassari dal 1990 al 1996. Dal 1993 svolge attività culturale come Presidente dell’Associazione ‘Centro Ricerche Filosofiche Letterarie e Scienze Umane di Sassari’. Ha pubblicato:1- PAROLE E SILENZI, (1991), Edizioni Kairos - Sassari. 2- ERANO I GIORNI, (1994), Nemapress Editrice - Alghero.3- NATI NELLA TERRA, (1996), I.E.P.I. Giardini Editori Pisa-Roma.4- CAMINERAS DE ABBA-SENTIERI D’ACQUA, (1999), Collana Kairos - Sassari.5- DISSEMINATI PASSI, (2002),Silloge pubblicata a cura del circolo culturale “Rhegium Julii” di Reggio Calabria.Ha ricevuto premi e riconoscimenti in diversi concorsi, tra i più significativi:- Rhegium Julii 2000: Primo Premio ‘Nicola Giunta’ per la poesia in vernacolo per il volume: CAMINERAS DE ABBA-SENTIERI D’ACQUA;- Gruppo Internazionale di Lettura , Pisa.Primo Premio Nazionale ‘Le Regioni’ 2000, 23ª Edizione.- Rhegium Julii - Inedito 2002 - 35a Edizione -Primo Premio ‘Gilda Trisolini’ per la silloge: DISSEMINATI PASSI.- XII Premio Thiesi Seunis 2006 per la poesia Abba-Acqua.- XLIX Premio Ozieri 2007 Poesia sarda 4°Premio.- XXVI Premio Romangia 2008 Menzione d’onore.