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BOL ETTINO SIANO ANNO105N .6 1°QUINDICINA 1APRILE1981 SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALEGRUPPO2°(70) RIVISTA DELLA FAMIGLIASALESIANAFONDATADASANGIOVANNIBOSCONEL1877 Sangradouro(Brasile) : Particolare daunquadrodi RudolfNeutzner PICCOLO VANTE SARAI iVIEIN ARADISO

BOL ETTINO SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO …biesseonline.sdb.org/1981/198106.pdf · DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCO Collaboratori. Giuliana Accorsero - Marco Bongioanni

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BOL ETTINO

SIANOANNO 105 N. 6 • 1° QUINDICINA •

1 APRILE 1981SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

Sangradouro (Brasile) :Particolareda un quadro diRudolf Neutzner

PICCOLOVANTESARAIiVIEIN

ARADISO

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BOLLETTINO SALESIANORIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAfondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale d'informazione e cultura religiosaedito dalla Congregazione Salesiana di san Giovanni Bosco

DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCOCollaboratori . Giuliana Accorsero - Marco Bongioanni - TeresioBosco - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo L'ArcoFotografia Fulgenzio CecconArchivio Guido CantoniDiffusione Arnaldo MontecchioFotocomposizione e ImpaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa Officine Grafiche SEI -TorinoRegistrazione Tribunale di Torino n . 403 del 16 .2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA- il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto) per la

Famiglia Salesiana ;- il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .

Collaborazione. La Direzione invita a mandare notizie e foto ri-guardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secondoil loro interesse generale e la disponibilità di spazio .Edizione di metà mese. Redattore don Armando Buttarelli . Viale deiSalesiani 9, 00175 Roma. Tel . (06) 74 .80 .433 .

IL «BOLLETTINO SALESIANO» NEL MONDOII BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 20 lingue diverse(tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria - Belgio(in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada - Centro America (a SanSalvador) - Cile - BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecuador -Filippine - Francia - Germania - Giappone - Gran Bretagna - India(in inglese, malayalam, tamil e telugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia(in croato e in sloveno) - Korea dei Sud - BS Lituano (edito a Roma)- Malta - Messico - Olanda - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna -Stati Uniti - Sudafrica - Thailandia - Uruguay - Venezuela .

DIFFUSIONE E ABBONAMENTIIl BS è dono di Don Bosco ai componenti la Famiglia Salesiana, agliamici e sostenitori delle sue Opere .E' inviato in omaggio a quanti lo richiedono all'Ufficio Propaganda .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo vecchio .Per queste operazioni : Ufficio Propaganda SalesianaVia Maria Ausiliatrice 32 . 10152 Torino. Tel . (011) 48 .29 .24 .

I LIBRI PRESENTATI SUL BS vanno richiesti alle Editrici- o contrassegno (spese di spedizione a carico del richiedente) ;- o con versamento anticipato su conto corrente postale (spe-

dizione a carico dell'Editrice) :LAS : Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139Roma. Ccp . 57 .49 .20 .01 .LDC : Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO) . Ccp . 8128 .SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita 176,10152 Torino . Ccp 20 .41 .07 .

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONEIndirizzo : Via della Pisana 1111 - Casella Postale 909200163 Roma-Aurelio. Tel . (06) 69 .31 .341Conto corrente postale numero 46.20.02 intestato a :Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma.

IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO ai lettori che- contribuiscono a sostenere le spese per il Bollettino,- aiutano le Opere di Don Bosco nel mondo,- e soprattutto le Missioni Salesiane.

2 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 ° APRILE 1981 ∎

IN QUESTO NUMERO1° APRILE 1981ANNO 105 - NUMERO 6

Sangradouro (Brasile) :Particolareda un quadro diRudolf Neutzner

Servizio di copertina : pag. 7-11

EDUCAZIONECosa farai da grande? 12-13GIOVANNI PAOLO Il /Chiamati a evangelizzare con il catechismo, 27

RETTOR MAGGIORE /Appello a tutti gli amici di Don Bosco, 5DOCUMENTARI / L'altra mano di Don Bosco, 5-6FMA / Nel centenario di una morte la festa della vita, 20-21UPS / Cinque ore con Papa Wojtyla, 26

AUSTRALIA / A Sunbury la fantasia è al potere, 18-19BRASILE / Una nuova diocesi per mons . Rosa, 4-5Piccolo Xavante, sarai con me in paradiso, 7-11

Gli indios Xavante sono così, 91 salesiani sulle piste degli Xavante, 11

ECUADOR / Mons. Arroyo, nuovo vescovo degli Shuar, 3HAITI / Sette moribondi per sette giorni, 6INDIA / Anche i Mao hanno il loro sacerdote, 3ITALIA / Una cartolina dal Mundialito, 3-4Nonno Sandro è stato promosso, 5Venti più Uno per animare un quartiere, 14-16MADAGASCAR / A Tulear aspettano i salesiani di Sicilia, 4SPAGNA / Grazie, Signore, che ci hai mandato Don Bosco,22-25

PROTAGONISTI / Don Alfredo, cuore oratoriano, 28STORIA SALESIANA / Correva l'anno 1881, 29-31

Brevi dal mondo, 3-6 - Libreria, 6 - Caro Bol-lettino, 17 - I nostri santi, 32-33 - I nostri morti, 34 - Soli-darietà, 35 .

I

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Nagaland (India) . I tipici costumi dei danzatori Naga, il gruppo etnico acui appartengono i Mao .

INDIA

Grande festa per la tribùMao, perché uno di loro -padre Joseph Kashupru - èstato consacrato sacerdote : è ilprimo sacerdote della tribù . Aconsacrarlo è stato mons .Abraham, il vescovo salesianodi Kohima . Il rito ha coincisocon il 25° di attività missionariatra i Mao stessi, e perciò la fe-sta è stata doppia .

La tribù Mao, molto numero-sa, fa parte del più vasto grup-po etnico dei Naga, che dà ilnome allo stato indiano delNagaland . I Mao vivono ancoranei villaggi, conducono una vi-ta semplice, sono pacifici eospitali. E di animo profonda-mente religioso . Ben se ne ac-corse don Ravalico, il primomissionario salesiano che liaccostò attorno al 1954 : giuntouna sera stanco nel loro villag-gio di Tung-joy, chiese la loroospitalità . Quei bravi Mao,benché pagani, gli misero a di-sposizione la capanna dei fo-restieri e gli portarono riso euova. Al mattino seguente donRavalico aveva già fatto unbuon pezzo di strada quando sivide raggiungere di corsa dalcapo villaggio, che gli dissecon parole di sapore biblico :« Nioi siamo stati molto contentidella tua visita, ma ora tu ci la-sci . Noi camminiamo nella not-te, e non conosciamo la via .Mandaci presto una guida! »

Poco dopo la guida arrivò, esi chiamava don Pietro Bianchi(un pioniere, che ha ancoraoggi l'hobby della fondazione) :si fermò alcuni giorni a Puna-

BREVI DAL MONDO

namai e cominciò a istruire iprimi catecumeni . Qualchetempo dopo giunse mons .Oreste Marengo, allora vesco-vo di tutto l'immenso territorio,e fu così ben impressionatoche decise di costruire sul po-sto una chiesa . I Mao fecero laloro parte: disboscarono unpezzo di giungla, la coltivaronoa patate e col ricavato contri-buirono alle spese . . .Oggi i Mao che hanno ab-

bracciato la fede sono quasidiecimila sparsi in una cin-quantina di villaggi ; anche glialtri sono ben disposti al Van-gelo, ma purtroppo mancano icatechisti e i sacerdoti . Orahanno il loro primo sacerdote eil seminario . Anzi la diocesi neha due. II primo a Dimapur, eraun seminario minore per i ra-gazzi della diocesi, che orasono cresciuti e fanno gli studiliceali . Perciò da minore lohanno promosso a seminariomaggiore . E nello scorso gen-naio il vescovo ha aperto unnuovo seminario minore a Ju-luke, dove altri bravi ragazzi,anche della tribù Mao, studianoe si interrogano sulla loro vo-cazione .

oECUADOR

MONS. ARROYOVESCOVO DEGLI SHUAR

Cambio di guardia nel vica-riato apostolico di Méndez,nell'Oriente Ecuatoriano : laSanta Sede ha accolto le di-missioni che il vescovo mons .José Félix Pintado aveva daqualche tempo presentato perraggiunti limiti di età, e hachiamato a sostituirlo l'attuale

Ispettore salesiano dell'Ecua-dor padre Luis Teodoro ArroyoRobelly.

Il nuovo vescovo ha 51 anni,è nato a Riobamba (Ecuador)nel 1929, e ha cominciato afrequentare gli ambienti sale-siani fin da ragazzino dellescuole elementari . Nel '49 erasalesiano, nel '58 sacerdote,poi dal '71 direttore nelle casedi Guayaquil e Quito . Nel 1979il Rettor Maggiore gli affidavala responsabilità delle operesalesiane in Ecuador, ma laSanta Sede ha già posto fine alsuo incarico di ispettore nomi-nandolo vescovo .

Egli prende il posto che fu dimons. Pintado, Vicario Apo-stolico di Méndez dal 1963 aoggi. Forte tempra di vescovomissionario, quest'ultimo nel1957 era giunto dalla natiaSpagna in Ecuador con l'inca-rico di ispettore, ma neppurelui potè svolgere questo com-

Mons. Luis Teodoro Arroyo .

pito perché dopo due anni laSanta Sede gli affidava il Vica-riato Apostolico .Prima di mons . Pintado, il

Vicariato aveva avuto due solivescovi: per 43 anni mons . Co-min, e agli inizi mons . GiacomoCostamagna mandato in Ame-rica da Don Bosco stesso .

Il Vicariato apostolico diMéndez con i suoi 35.000 kmqè vasto due volte il Lazio, maconta appena 61 .000 abitanti .Di essi 38.000 sono coloni, e23.000 indigeni del gruppoShuar. La popolazione è quasitutta cristiana : i cattolici sono53.000, i protestanti 2 .000, gliindios non evangelizzati 6 .500 .Lavorano nelle 12 parroc-

chie del Vicariato 34 sacerdoti,

quasi tutti salesiani, 14 religiosilaici, e 71 suore (in grandemaggioranza Figlie di MariaAusiliatrice) . Si contano inoltre212 catechisti . I missionari sa-lesiani hanno organizzato gliShuar in una Federazione chedifende i loro diritti e promuoveil loro sviluppo. Dirigono daSucua una stazione radio che èalla base del sistema scolasticoper gli indios . (I dati sono del1980) .

Il Vicariato si trova sul confi-ne dell'Ecuador con il Perù, inzona calda : per la nota contesaterritoriale, i soldati delle dueparti si fronteggiano e ognitanto si combattono . Possa ilnuovo vescovo, che è il 120°scelto dal Papa tra le file sale-siane, trovare la pace di cui lasua Chiesa ha bisogno .

ceITALIA

UNA CARTOLINADAL MUNDIALITO

I ragazzi del Convitto sale-siano San Benedetto di Parmanel gennaio scorso hanno ri-cevuto una cartolina che li hamandati in brodo di giuggiole.Era indirizzata « agli amici delSan Benedetto », proveniva daMontevideo dove in quei giornisi disputava il torneo di calcio« Mundialito », e portava unafirma prestigiosa : quella del-l'attaccante romanista e azzur-ro Carlo Ancelotti . Ancelottiaveva degli amici al convittosalesiano di Parma, per il sem-plice motivo che tre anni primaera stato uno di loro .Questo ragazzo che dice

« Sono nato con il pallone tra ipiedi » e sul campo lo dimostra,tre anni prima era stato acqui-stato per un milione, più o me-no, dal Parma, che militava inserie « C » . E si cercava un po-sto sicuro per lui, così giovane,e rassicurante per i suoi geni-tori . Il convitto, appunto . E lui cisi trovò bene . Ricorda donUmberto Pasini : « Alternava gliallenamenti di calcio all'impe-gno di studio presso unascuola cittadina. Ma al pome-riggio e alla sera era qui, oltre ilcancello di via Mentana, ospitedel convitto, tutto preso dacompiti e lezioni, regolarmenteiscritto nell'elenco dei col-legiali come uno dei tanti .Nessun privilegio, non ne pre-

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE1981 ∎ 3

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tendeva . Si considerava unocome tutti gli altri, e infatti loera, incluso nei ritmi di orari eprogrammi della comunità . Ilfatto che alla domenica fosseun altro non gli concedeva di-ritti, né lui li esigeva» .Un dispiacere provava in

collegio: «Non gli era conces-so di giocare al calcio con isuoi compagni, in ottemperan-za a un regolamento severodella sua società sportiva . Al-lora si lasciava andare a focosepartite al calcetto, e muovevale dita sulle manopole con lastessa agilità con cui giostravale gambe la domenica in cam-po ». Una volta però un calcioal pallone lo diede, in collegio :« Lo invitai a dare il calcio d'i-nizio in un torneo dei miei ra-gazzini della scuola media .Accettò con riluttanza, chie-dendomi perché lo volessimettere in vetrina. Calciò ilpallone e si ritirò tosto nei ran-ghi tranquillo e sorridente,mentre i miei alunni si conten-devano la palla che a lorosembrava come stregata dopoil tocco magico del campio-ne. . . » .

Poi ha preso il volo per lacapitale, per giocare in serie A,nella Roma. Ed eccolo subito achiedere di poter vedere il Pa-pa. Lo rassicurano : ci sareb-bero andati con tutta la squa-dra. A quanto sembra è rimastoil ragazzo tranquillo e serenoche veniva dalla campagna,che giocava in collegio .Gli hanno domandato che

cosa fosse importante per luinella vita; ha risposto : « Esseresemplice, essere onesto contutti, non far mai pesare lapropria personalità per oppri-mere qualcuno» . Gli hannoosservato che sta diventandoun personaggio ; ha replicato :

«Voglio diventare un buongiocatore, non un personag-gio . Fuori del campo vorrei es-sere una persona normale» .Gli hanno fatto notare che Ro-ma ha guastato molti ; ha ri-sposto: «Io non voglio . Sperodi non deludere prima di tuttome stesso» . Lo hanno interro-gato sulla sua vita di fede :« Ritiene possibile conciliare gliimpegni del calciatore con lapratica religiosa?» «Un cre-dente - ha risposto - il tem-po lo trova sempre . Per me sitratta di educazione familiare,indipendentemente dal fatto diessere stato d-,' salesiani. . . » .

Sul campo non aelude, è ti-tolare della Roma e già riservadella nazionale, e al Mundialitoha segnato una splendida retecontro l'Olanda . Don Pasini,che continua a considerarlouno dei suoi ragazzi, crede disapere che non si è ancoramontato la testa. E da bravosalesiano preoccupato dellasalute dell'anima », gli fa dire :Resta così, Carlo . In un am-

biente ambiguo e pericolosocome quello del calcio, cercadi rimanere tranquillo e sorri-dente. Se un giorno ingigantirai- come tu desideri e noi tiauguriamo -, vorremmo chenon ti vergognassi mai di es-sere stato un tempo serenofanciullone del convitto SanBenedetto » .

eMADAGASCAR

A TULEAR ASPETTANOI SALESIANI DI SICILIA

A suo tempo i Salesiani diSicilia, riuniti in Capitolo Ispet-toriale, avevano deciso il loroimpegno missionario in Africa e

accettato l'invito, rivolto dalRettor Maggiore, di recarsi nelMadagascar . Nei mesi scorsil'ispettore don Arturo Morlupi èandato sul posto, ha incontratoi vescovi, ha scelto la località(che è Tulear). Soprattutto, ètornato carico di impressionipositive e ben deciso a comin-ciare . Ha rilevato « tre aspetti diestremo interesse » .

« Il primo - dice don Morlupiriguarda la grande massa

dei giovani . I nostri occhi occi-dentalizzati si spalancano dimeraviglia su questa realtà in-consueta in un'Europa ormai invia di decrepitezza . In Mada-gascar oltre il 50% della popo-lazione si trova al di sotto dei20 anni. Durante i giorni tra-scorsi laggiù ci sentivamo rag-giunti da un'invocazione co-stante : "Qui ci vuole Don Bo-sco, qui non possono mancarei salesiani e le Figlie di MariaAusiliatrice" » .

Il secondo aspetto - pro-segue l'ispettore di Sicilia - èla povertà di quei giovani, po-vertà d'ogni tipo, di cui quellamateriale (pure evidentissima)forse non è la peggiore . C'èanche la povertà derivantedalla mancanza di Cristo edelle sue verità evangeliche : intalune parti la percentuale deicattolici non raggiunge l'unoper cento . . . Il terzo aspetto,che colpisce invece favorevol-mente, è la fedeltà ai valori,compresi quelli cristiani, e lacompleta disponibilità ad ac-coglierli » .

L'Ispettoria Sicula sta lavo-rando con molto impegno perla prossima presenza in Mada-gascar. I Salesiani che si sonoofferti a partire sono numerosi,le trattative per l'apertura dellaprima casa a Telear sono abuon punto .

mBRASILE

UNA NUOVA DIOCESIPER MONS. CANDIDO ROSA

La Santa Sede ha creato inBrasile una nuova diocesi, e hachiamato a reggerla il Vescovosalesiano mons . Onofre Càndi-do Rosa .

La nuova diocesi è quella diJardim, nel Mato Grosso doSul. Il suo territorio è statostaccato dalla diocesi di Co-

Mons. Rosa, vescovo di Jardim .

rumbà sul confine con la Boli-via, che come estensione era diproporzioni quasi gigantesche :140.000 kmq, quasi mezza Ita-lia, con 280 .000 abitanti quasitutti battezzati. Mons. Rosa,che ha 56 anni, dal 1978 eravescovo di Corumbà, e orapassa a reggere la nuova sede .Lascia cioè un centro già or-ganizzato, con due grandiopere salesiane e altre duedelle Figlie di Maria Ausiliatri-ce, per trasferirsi a Jardim do-

Ventotto anni dopo, in Australia . La foto di sinistra presenta padre quell'anno . Nella foto di destra ancora i quattro salesiani nellaEdward Power, il maestro dei novizi nel 1952, con i suoi tre novizi di stessa posizione, ma con 28 anni in più e un po' di neve tra i capelli. . .

4 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎

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ve praticamente dovrà comin-ciare da capo . Ma proprio perquesto mandano lui, perché haesperienza di governo pasto-rale, e è anche abituato aicambiamenti (la sua sede pre-cedente, Uberlandia, era millechilometri più lontana . . .) . I suoiconfratelli andranno ad aiutar-lo? Non potrà essere altrimenti,perché in quella regione il se-minario è un bel sogno e ilclero diocesano quasi non esi-ste .

Quirinale, foto di gruppo con «nonno Sandro». Ancora una volta il pre-sidente Pertini ha dimostrato la sua disponibilità verso i giovani .

ITALIANONNO SANDRO

È STATO PROMOSSO

E avvenuta una cosa moltostrana : invece di essere i pro-fessori con tanto di laurea apromuovere, siamo state noi, lealunne della terza elementare,a promuovere il presidentePertini . È quanto riferiscono sulgiornale « Dialogo » della loroparrocchia le scolarette dell'i-stituto Mazzarello di Roma, econoscendo il presidente Per-tini nonché il candido coraggiodell'infanzia, la cosa non stu-pisce affatto .Siamo state ricevute dal

Presidente della Repubblica alQuirinale - raccontano lepiccole allieve delle FMA nellaloro relazione -, e non poteteimmaginare la nostra gioia. Ciha detto: « Sapete che io sonomolto amico del Papa, e che citelefoniamo spesso? I deputatiche hanno eletto me comePresidente, e i cardinali chehanno eletto il Papa, dicono :"Ma cosa abbiamo mai fatto, aeleggere questi due?" E sapeteperché lo dicono? Perché a noinon piace il protocollo, ci piaceessere liberi di stare in mezzoalla gente, come io in questomomento » .

Paola gli ha offerto un mazzodi fiori fatto da noi . Federica unquadretto di Don Bosco da

mettere sulla scrivania . Il Pre-sidente nel riceverlo ci ha dettoche ha studiato dai salesiani .Cristina lo ha intervistato : « Ri-corda volentieri i suoi profes-sori? » « Con molto piacere -ha risposto - . Li ricordo a unoa uno » . Poi Cristina gli ha do-mandato se potevamo chia-marlo « nonno Sandro » inveceche presidente . « È più bella laparola nonno, perché di presi-denti ce ne sono molti », ha ri-sposto .

Alla fine le scolarette glihanno consegnato un attesta-

to, incorniciato con una bellacornicetta dorata, con cui pro-muovevano il presidente Perti-ni a « primo cittadino italiano,perché è affettuoso con i pic-coli, comprensivo con i giova-ni, umano con chi soffre» .

eDOCUMENTARI FILMATI

IL COADIUTORE,ALTRA MANODI DON BOSCO

Due turisti in visita al MatoGrosso (Brasile) si imbattono inalcuni uomini «dei posto» cheli guidano attraverso l'incantodella selva a visitare alcunecolonie di indios . Interessantigli indios ma interessanti an-che queste guide, che risultanoal corrente di tutto, impegnatea fondo nel progettare e rea-lizzare quanto sta sorgendo inquello smarrito angolo di mon-do : dighe, ponti, strade . . . Chisono? I turisti lo scopronoquando vengono accompa-gnati in una chiesetta quasisepolta nel verde : sono religio-si laici, Salesiani Coadiutori diDon Bosco .Si apre a questo punto un

ampio discorso, ricco di parti-colari suggestivi, sulla realtà esulle possibilità apostoliche diquesta originale vocazione in-ventata da Don Bosco in vista

Appelloa tuttigli amicidi Don Boscc

Carissimi,gli Anni Ottanta ci ricorderanno il nostro

buon Padre Don Bosco con degli anniversaristraordinariamente significativi : tra i più im-portanti :

4 il 50.mo della sua canonizzazione (1984) ;* e il centenario della sua morte (1988) .Questo mi spinge a rivolgere un appello ai

membri della Famiglia Salesiana, ai numerosidevoti di san Giovanni Bosco e agli Amici tutti,per un'adeguata preparazione anche esterna aqueste ricorrenze .

Aderendo alle richieste pervenute da varieparti specie in questi ultimi anni, si è presa ladecisione di portare a termine il Tempio di DonBosco sul suo Colle natio, divenuto meta di tantipellegrinaggi.

Si tratta di completare la Chiesa superiore,che nella parte interna ha solo le strutture ru-stiche e all'esterno ha bisogno di notevoli ur-genti riparazioni . Si dovrà poi provvedere a unampio accogliente Salone per i pellegrini e ailocali per una Mostra missionaria salesiana,che comincerà ad arricchirsi anche con gli ap-porti dei nuovi missionari dell'Africa .

Ciò comporterà spese non lievi, che vorrem-mo affrontare, come faceva Don Bosco, solleci-tando l'aiuto di tutti .

Ecco allora il mio invito a voler prendereparte concreta al compimento di un'opera che,mentre rende omaggio al nostro Padre nella suaterra natale, prepara un centro vivo di religiositàgiovanile e popolare e una fonte di spiritualitàsalesiana .

Don Bosco ricompenserà la generosità di tuttii collaboratori . Per loro assicuro il mio ricordoquotidiano nell'Eucaristia . Grazie fin d'ora . . . eappuntamento a tutti presso la Casetta di DonBosco. Con affetto e animo grato

Don Egidio ViganòRettor Maggiore

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎ 5

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del suo progetto per la gio-ventù .Questo vivace documentario

filmato a colori, girato a 16mme della durata di 35 minuti, èl'ennesima produzione dellaSAF, la Scuola ApplicazioniFotografiche di Valdocco . Do-po « Zingari di Dio » e « Un uo-mo e la foresta», due docu-mentari a contenuto missiona-rio usciti l'anno scorso, eccoora « L'altra mano di Don Bo-sco », che ha per tema il Sale-siano Coadiutore e risulta unavalida proposta vocazionaleper i giovani degli ambienti sa-lesiani .

Per informazioni : ScuolaApplicazione Fotografiche, viaMaria Ausiliatrice 36, 10152Torino . Tel . 011 /48.28 .10 .

oHAITI

SETTE MORIBONDIPER SETTE GIORNI

« In sette giorni - scrive ilmissionario olandese padrePeter Aarts - ho trovato eraccolto sette moribondi ab-bandonati per la strada» . Pa-dre Aarts lavora nella missionesalesiana alla periferia di Port-au-Prince, capitale di Haiti, inuna delle zone più povere delpovero paese. In una relazioneintitolata « La morte nella par-rocchia » racconta la storia deisuoi sette moribondi. Ed eccouno dei sette casi.Vengono a dirmi che una

donna nera giace moribondaalla porta della nostra chiesa ;accorro e trovo una poveramendicante, ridotta in uno sta-to che fa compassione e ri-brezzo. Gli occhi sono ancoralimpidi, ma il corpo è già im-mobile. Nessuno sa dire il suonome, l'origine, la famiglia .Viene portata nella canonica, echiamo il medico . Egli la guar-da, non le pratica nessuna cu-

ra, dice solo : «Cercate di tra-sferirla all'ospedale » .Sono le 9 del mattino, e

chiamo l'ambulanza : prometto-no di venire, ma poi non ven-gono. All'una qualcuno mi av-visa che la donna è morta. Alle4 del pomeriggio finalmentel'ambulanza arriva, e gli incari-cati dell'ospedale mi dichiara-no responsabile del casoperché la donna è morta nellacanonica. «Va bene - dico-. Ho dei testimoni che diran-no che non ho lasciato morirequesta donna sul marciapiedecome avreste fatto voi, e che viho chiamati alle 9 del mattino » .Rimangono un po' perplessi,poi tirano fuori le scartoffie eregistrano il decesso, e scrivo-no per ben sei volte che sitratta di una «ignota» . . .

* Intitolato a un salesiano illiceo di Randazzo (Catania) . Lacerimonia di dedicazione si èsvolta nel novembre scorso, ilsalesiano che ha meritato il ri-conoscimento è don France-sco Cavina scomparso nel1946. II fatto è che Randazzonon lo può dimenticare (gli hagià dedicato una via cittadina) .Ricordano la sua figura vigo-rosa di sacerdote educatore .Ricordano d'averlo visto torna-re a casa a piedi nudi perchéaveva donato a un povero lescarpe. Ricordano che portavavia al fornaio e alla mensa delcollegio tutto quel che riuscivaa cacciare nelle tasche, e chepoi svuotava le tasche spar-tendo ogni cosa con i poveri .

* Le Memorie Biografiche disan Giovanni Bosco sarannotradotte in spagnolo . Quest'o-pera monumentale in 20 volu-mi, pubblicata in Italia tra il1898 e il 1948, è già in fase diavanzata pubblicazione in lin-gua inglese . I primi due volumidi spagnolo dovrebbero appa-rire entro il 1981

Kwangju (Korea del Sud). Tutti gli anni le allieve della scuola superiore-sotto la regia delle Figlie di Maria Ausiliatrice - danno vita a qualche

gentile, impeccabile coreografia . Questa è l'ultima .6 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎

* DE VANNA UMBERTOArea verdeLDC 1981 . Pag. 288, lire 6.200

È una raccolta di « letture perla riflessione personale e l'ani-mazione di gruppo degli ado-lescenti », come spiega il sot-totitolo. Un volume a uso del-l'educatore, ma anche da met-tere nelle mani dei ragazzistessi . Le letture proposte for-niscono un sufficiente quanti-tativo di informazione su variargomenti, e le piste di discus-sione che le accompagnanoconsentono di trasformare lariunione con i ragazzi in unatavola rotonda di piccoliesperti . Gli argomenti trattatisono decine ; all'animatore e airagazzi il compito di aggiunge-re la documentazione che vie-ne dall'attualità .

Eugenio Fizzotti

'U CIENE

BILI

LIBRERIA

* FIZZOTTI EUGENIOLottare per l'uomoEd. Dehoniane 1981, lire 3.500

L'autore, noto studioso sale-siano di problemi psicologici,affronta la crisi dei valori delmondo attuale indicandone lasoluzione nella coscienza mo-rale : una coscienza a cui nonviene affidato il ruolo sempli-cemente notarile di segnalare edistinguere il buono dal cattivo,ma che viene intesa come sa-crario entro il quale l'uomo de-cide di se stesso e progetta ilsuo destino . Una scelta di vitacostruita a partire dalla propriairrepetibile personalità e origi-nale collocazione storica . L'o-pera, che muove dagli studi piùrecenti della psicoanalisi, nonè per specialisti e risulta utileagli operatori pastorali .

* BOSSU - CHALAGUIERL'espressione corporaleLDC 1980 . Pag. 216, lire 5 .000

Il linguaggio, si sa, non è so-lo verbale : ci si esprime in tantimodi, anche col corpo . Il volu-

me offre dapprima un «ap-proccio metodologico» a que-sto particolare linguaggio, tan-to più da prendersi sul serio inquesta nostra cultura in cuil'uomo si sente a disagio neiconfronti del proprio corpo . Epoi offre delle prospettive pe-dagogiche che gli animatoriimpegnati nell'educazione fisi-co-motoria sapranno certa-mente apprezzare e utilizzare .

* BONCORI LUCIAEducazione linguisticae sviluppo intellettualeSEI 1980. Pag. 180, lire 5 .000

Agile volumetto della collana« Scuola Viva », che avvia gliinsegnanti sulla strada dell'ag-giornamento della professione .L'autore parte dal comuneconcetto di lingua intesa comestrumento per l'elaborazionementale dell'esperienza, e co-me strumento di comunicazio-ne e di integrazione sociale .Considera quindi 'a pedagogiae la didattica ceme scienzamirante a favorire lo sviluppodella persona .

Editrice Elle Di Cit* RISSO PAOLOA migliaia lo vollero preteLDC 1981. Pag . 120, lire 2.500

Davvero lo vollero prete : donPietro Gonella . Nel 1949 semi-narista diciottenne, fu colpitoda un male incurabile che loinchiodò a letto per sempre.Nel 1978, dietro tante insisten-ze dei suoi amici e con l'auto-rizzazione del Papa, è statoordinato sacerdote . La suamessa è stata breve, la sua of-ferta qui in terra è durata solo15 mesi, per continuare - sa-cerdote in eterno - nel cielo .Questa meravigliosa avventuraè raccontata con affetto da unamico che gli fu a lungo vicino .

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Piccolo Xavantesarai con me in paradiso

Un gruppo etnico di soli 6 .000 indios avvicinato dai missionari sale-siani appena nel 1952, trova in una moderna catechesi i motivi della

sua coesione sociale e della sua adesione al vangelo

I l1 piccolo Xavante che alla scuoladella missione impara il sillabarioe il catechismo insieme con i miti

suggestivi e le antiche tradizioni delsuo popolo, neppure immaginaquanti problemi teorici e pratici staponendo a padre Giaccaria e agli altrinove missionari salesiani che si oc-cupano del suo gruppo etnico .Questi ragazzini Xavante, educati

nel villaggio in maniera piuttostospartana, allegri e simpatici, fannobene la loro parte . Vanno matti per ildisegno e coloriscono con gusto, se-guono docili e attenti i loro monitori(maestri), partecipano con occhisgranati alle feste della tribù, sonodiventati grandi amici del missiona-rio. Ma padre Giaccaria e gli altri sidomandano con preoccupazione :questi ragazzini, diventati giovani eadulti, non si vergogneranno un gior-no di essere degli indios? Non cer-cheranno di tradire, camuffandosi, laloro gente? Non finiranno col perderela loro identità storica senza riusciread acquistare in cambio un'altraidentità?

Ridotti a tre o quattrocento . GliXavante sono ora quasi 6 .000, maqualche tempo fa si erano ridotti allumicino, mentre in epoche antichedovevano essere un popolo abba-stanza numeroso .

La loro storia è piena di lacune . Un

giorno lontano dovettero abitare sullasponda dell'Oceano Atlantico, perchénei loro miti fanno riferimento almare. All'inizio della colonizzazioneportoghese erano insediati nella partesettentrionale dell'attuale stato diGoiàs, e per il loro coraggio detteronon poco filo da torcere ai primi go-vernanti bianchi. Poi i bianchi convarie spedizioni militari riuscirono a«pacificarli», e attorno al 1790 gliXavante accettarono di rimanersenequieti nelle loro aldee (villaggi),«protetti da una guarnigione milita-re » . Per effetto di questa protezionecominciarono a decadere e a morire .Tra malattie e violenze subite, nel1860 erano ridotti a tre o quattrocen-to, e i superstiti una notte -abbando-narono tutti insieme i villaggi cer-cando scampo più all'interno delpaese .

Si rifugiarono in una zona alloradeserta, abbandonata dai garimpei-ros (cercatori d'oro). Costoro nelXVIII secolo avevano costretto constragi gli indios della zona a sloggiare,poi avevano fabbricato una città cherimase in vita finché la ricerca del-l'oro fu vantaggiosa ; poi se ne anda-rono lasciando il vuoto dietro di sé . Lìcorsero a stabilirsi gli Xavante fug-giaschi, e poterono trascorrere unbuon secolo in pace. Li separava dalresto dell'umanità il famigerato Rio

BRASILE * UN ESPERIMENTO

DI EVANGELIZZAZIONE

das Mortes, ed essi ne fecero comeuna frontiera uccidendo quanti ten-tavano di varcarlo. Accadde purtrop-po anche a due missionari salesiani,nel 1934 .

Poi, all'epoca della seconda guerramondiale, le autorità brasiliane fece-ro costruire da quelle parti una stra-da; arrivarono gli operai, con soldatie aerei, e gli Xavante scagliavano lefrecce contro gli aerei che volavano abassa quota . Ma bastava una schiop-pettata perché gli indios scappasseroa gambe in spalla con alte urla. In-tanto i loro contatti con i bianchi - adistanza, e guardandosi in cagnesco- si facevano più frequenti, finchénel 1952 gli Xavante non strinseroamicizia con i missionari .

Da allora il problema è di vedere sequesti indios giungeranno a diventarebrasiliani e cristiani continuando aessere se stessi, cioè Xavante . E è ilproblema che assilla padre Giaccariacon gli altri missionari . Ecco dunqueil suo punto di vista .La scuola in lingua materna. Do-

manda . Padre Giaccaria, stando allastoria dobbiamo concludere che ilcontatto con i bianchi è stato e rimaneper gli Xavante qualcosa di negativo?

Padre Giaccaria . Il contatto è ne-gativo quando non è ben condotto .Nelle missioni, per vari anni, finchégli Xavante sono rimasti a contattoquasi solo con noi, si erano rassere-nati, avevano compreso le situazioni,progredivano bene . Ora che c'è at-torno a loro gente che ha fretta difarli progredire, si sta risvegliando dinuovo una rivalità interna tra loro,con nuove tensioni .Noi missionari continuiamo ad

aiutarli a capire, attraverso l'istruzio-ne. Perché ci pare questa la via: por-tarli a capire quel che sta accadendoattorno a loro, a capire se stessi, eaiutarli a fare buon uso dei mezzi chevengono messi nelle loro mani .D. Che cosa fate per istruire i ra-

gazzi Xavante?R. La scuola, evidentemente . Ma

c'è modo e modo di fare scuola .Quando sono giunto in Mato Grossonel 1957, ho cominciato a fare la soli-ta scuola, ma i ragazzi non capivanoniente della lingua portoghese, e deimiei metodi . E così abbiamo messo alpiù presto nelle loro mani un piccolosillabario, ciclostilato, in lingua xa-vante. L'operazione non è stata facile,non sono mancati quelli che sostene-vano : « No, essi devono imparare ilportoghese, devono inserirsi nell'am-biente in cui sono destinati a vivere » .Così abbiamo avuto vent'anni di

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎ 7

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contrasti, ci sono voluti venti anni perottenere l'approvazione da parte dellevarie istituzioni. Solo ora sono tuttipiù o meno d'accordo che bisognacominciare dalla lingua materna, chesolo in un secondo tempo si puòpassare ad altre lingue .D. A parte questo, si tratta di fare

scuola ai ragazzi xavante come la sifarebbe ai ragazzi italiani?R. Anche il modo di fare scuola è

un punto controverso. Non si può di-menticare che i bambini xavante unascuola ce l'avevano già da secoli, chegli adulti e gli anziani dei villaggi giàinsegnavano ai bambini quanto oc-correva loro per essere Xavante . Maera una scuola di ben altro genere,consisteva nel «frequentare» la fore-sta per imparare a cacciare e pescare,consisteva nel mettersi in ascolto de-gli anziani per imparare le tradizioni,nel partecipare alle feste per cogliereil significato dei riti e dei miti .

deve essere solo la lingua materna .Soltanto così l'imparare a leggere escrivere per gli Xavante viene a farparte pienamente della loro cultura,come tutto il resto che imparano nellefeste e dagli anziani .Per questo abbiamo fatto in modo

che essi stessi si preparassero i lorolibri di testo, libri che riflettano vera-mente la loro vita. In essi i ragazzi siritrovano, respirano la loro cultura.Gli piacciono . Ora in tre o quattromesi otteniamo dai ragazzi gli stessirisultati che un tempo si ottenevanoin tre o quattro anni .D. Quale influsso avrà questa scuo-

la nella loro vita?R. Vede, c'è il pericolo, serio e

grave, che questi ragazzi a un certopunto provino vergogna di esserequel che sono . A quel punto sarebbe-ro perduti, non si riuscirebbe più aricavarne nulla di buono . Già accadea qualche ragazzo che non osa più

Le loro feste infatti non trasmetto-no solo un cerimoniale esterno, maanche significati molto profondi,espressi nel mito, che poi vengonotradotti nella vita di ogni giorno . Lecerimonie non sono solo folclore, co-me potremmo pensare, ma sono vitavissuta, condensano in sé la loroconcezione del mondo .Non si vergognano di essere Xa-

vante . D. Così insegnate a leggere escrivere in lingua xavante?R. Certo ; il portoghese verrà in se-

guito come seconda lingua. Ma non sitratta solo di imparare a leggere escrivere nella loro lingua materna : iragazzi devono imparare a fare diquesta lingua il loro strumento nor-male per capire la realtà, per espri-mersi e comunicare. Questo stru-mento non può essere una linguaestranea imposta dal di fuori ; può e

8 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 -

Scene di vita Xavante. A destra uno Xavante insegna i segreti della selva al figlio di un colono ; asinistra un missionario sottopone a vaccinazione un ragazzo Xavante .

pettinarsi alla maniera xavante, chequando va in mezzo ai bianchi quasisi traveste per non essere riconosciu-to come indio. È uno spostato, unemarginato. Noi pensiamo che il no-stro tipo di scuola può evitare questopericolo. Alla scuola della missione iragazzi scoprono che hanno una lin-gua idonea come tutte le altre a co-noscere e comunicare, che possiedo-no una cultura non inferiore . È que-sto l'obiettivo a cui miriamo : si con-vincano che la loro cultura non è in-feriore a quella dei bianchi, che non èneppure superiore, che siamo tuttiuguali .

Di fatto molti giovani Xavante oral'hanno capito, vanno in città tran-quillamente, non si nascondono, nonsi tagliano più i capelli, non cercanodi nascondere i loro tatuaggi, non sifanno passare per altri . Sono contenti

di essere riconosciuti come Xavante,e noi sentiamo che non abbiamoperduto il nostro tempo .

1 .500 scolaretti . D . Come potete voibianchi insegnare ai ragazzi Xavantesecondo la loro mentalità? Non sieteestranei alla loro cultura?R. Sì, noi conosciamo imperfetta-

mente la loro cultura, e se vogliamoarrivare fino a loro dobbiamo passareattraverso qualcuno che faccia damediatore . Questo qualcuno è il mo-nitore. In passato la Funai (organiz-zazione che in Brasile si occupa dellosviluppo degli indios) assumeva degliinsegnanti stipendiati, ma l'operazio-ne risultò un fallimento : veniva gentedi fuori che non conosceva i ragazziné il loro mondo, che per di più mo-riva di solitudine e di nostalgia, e do-po pochi mesi se ne tornava a casasua. Risultato : in vent'anni quasi nonsono riusciti ad alfabetizzare nessu-no. Noi invece nelle missioni ricor-riamo ai monitori, che hanno datoben altri risultati . I monitori sonogiovani Xavante che hanno già avutouna certa preparazione scolastica, eche sono ben accettati dal loro grup-po. Essi fanno da mediatori fra noi e iragazzi Xavante. Noi arriviamo fino ametà strada, e loro percorrono l'altrametà. Gli Xavante con meno di 30anni, vissuti a contatto con le missio-ni, grazie a questi monitori sono tuttialfabetizzati. Sanno tutti leggere escrivere .D. Qual è l'attuale sistema scolasti-

co per questi indios?R. I ragazzi vanno a scuola per

quattro anni, a partire dall'età di 6-7anni. In tutto, gli scolari sono 1 .500 suuna popolazione di quasi 6 .000 indios .La Funai per assicurare queste scuoleha ora adottato il sistema dei moni-tori : li sceglie tra la gente xavante, e liprepara sul posto . Mandarli fuori nonservirebbe : i giovani xavante che ab-biano frequentato corsi altrove, o nontornano più o se tornano non riesco-no più a inserirsi nel loro gruppo . Lapreparazione avviene quindi sul po-sto, e dura quattro mesi : due mesi diistruzione vera e propria, e due mesidi tirocinio pratico .Noi missionari collaboriamo in

pieno con questi organismi scolastici,per il bene degli Xavante. L'ideale acui miriamo è di portare gli anni discuola da quattro a otto, per unifor-marci alla legislazione del Brasilesulla scuola dell'obbligo . Il traguardoè ancora lontano, ma noi missionaridiamo piena collaborazione . . .» .Lo Xavante mi consegnò le sue

armi. Una collaborazione cominciataper volontà degli stessi Xavante il 14maggio 1952. Quel giorno il missio-nario salesiano don Antonio Colbac-chini, che da anni sognava l'incontro

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GLI INDIOS XAVANTE SONO COSÌIl loro nome. Xavante (pronuncia

sciavànte) è il nome che i portoghesidettero alla tribù verso la fine del XVIsecolo . Non se ne conosce il signifi-cato. Essi si autodefiniscono Auwè,cioè « persone, gente » .Chi sono. Appartengono alla gran-

de famiglia linguistica «Je», monosil-labica, agglutinante . Vivevano di cac-cia e pesca, oggi stanno passandoall'agricoltura, i più evoluti sanno giàusare le macchine agricole . La primapreoccupazione dei membri dellatribù è l'uguale ripartizione dei benitra la famiglia e il gruppo . Gli Xavantesono persone allegre, e manifestanola loro allegria in feste e competizioniben distribuite durante l'anno .Quanti sono . Oggi sono quasi

6.000. In tempi antichi dovettero es-sere molto numerosi, ma il contattocon i bianchi (malattie e violenze su-bite) li aveva decimati e stavano perscomparire. Il loro attuale incrementoè tra i più alti del mondo, superando il6% annuo .Dove vivono . Oggi sono insediati

nella parte mediorientale dell'altipianodel Brasile Centrale, nello stato delMato Grosso. La zona da loro occu-pata è compresa fra due fiumi, il RioColuene e il Rio das Mortes .

con questi indios, si trovava nella zo-na che poi sarebbe stata chiamataXavantina .

« D'improvviso - ha raccontato -vedo sbucare di dietro un tronco tracespugli e foglie un selvaggio xavantedall'aspetto feroce, dalla faccia truce .Nella mano sinistra impugnava l'arcoe le frecce, con la destra brandiva ungrosso randello . Furioso si avvicina, econ un urlo di rabbia si avventa su dime e alza la terribile clava per mena-re il colpo di morte . . . Ma una forzaocculta lo trattiene; tuttavia con untremendo spintone mi scaraventacontro un grosso tronco; io batto latesta e rimango intontito . Quando miriprendo, mi guardo attorno e nonvedo più nessuno .

«Che fare? fuggire? Sapevo che ilselvaggio non era lontano, e che dinascosto stava osservando con l'in-

La loro abitazione . Il villaggio origi-nale xavante, detto aldea, è formatoda diverse capanne disposte a formadi ferro di cavallo, aperto dalla partedel fiume (sempre vicino) . AI centrodell'aldea c'è uno spiazzo dove sisvolgono le riunioni degli uomini e leprincipali cerimonie religiose . La ca-panna ha forma di cupola, ed è abitatada due o tre famiglie .

La donna è la vera regina della ca-sa, e dispone dei beni che si trovanonel suo interno . Per questo gli uominisi trattengono molto poco nelle ca-panne, preferendo stare sulla piazza oandare fuori a caccia .

La loro religione. Le cerimonie reli-giose degli Xavante sono incentratesu un'idea base : il culto della vita edella fecondità . Credono nell'esisten-za di spiriti buoni che favoriscono lacrescita della tribù, e di spiriti cattiviche invece portano distruzione, ma-lattie e morte .La situazione attuale . Gli indigeni

oggi vivono raccolti ufficialmente insette centri, di fatto in 19 villaggi . Lamaggior parte dei bambini e giovani- specie quelli venuti a contatto colmissionario - sono oggi alfabetizzati ;i migliori cominciano a fare da mae-stri .

1

tuizione propria di questi primitivi .Mi venne allora spontanea l'invoca-zione alla Vergine. Poco dopo lo vedouscire dalla boscaglia, prendere ilsentiero e dirigersi verso di me .Brandiva ancora le sue armi, ma inatteggiamento non più ostile. Osser-vai che tremava tutto da capo a piedi ;il suo aspetto e il suo sguardo nonerano più truci e sinistri come prima .Giuntomi d'appresso, stende le armiverso di me e fa atto di consegnar-mele. Intuisco il pensiero del selvag-gio e prendo dalle sue mani l'arco e lafreccia; ma con mia grande meravi-glia vedo che mi consegna anche lapesante clava . . .

« Quando ebbi tutto nelle mani, loXavante mi fece un sorriso, mi posela mano sulla testa e con intimità difratello più che di amico accarezzò lamia barba. Subito altri selvaggi sbu-

carono dal bosco, mi circondarono,mi presero per mano e vollero chedanzassi con loro! Cessò l'odio, svanìla diffidenza e apparve il fiore dell'a-micizia . . . » .L'intesa non fu raggiunta così

d'improvviso . Gli Xavante parlavanouna lingua incomprensibile, apparte-nevano a un altro mondo . Ce ne volledi pazienza da una parte dall'altra percominciare a capirsi. Soprattutto, imissionari avevano un dono enormeda fare agli indios, quello della fede,per il quale occorreva il massimo direciproca comprensione . . . Ma sentia-mo padre Giaccaria .

Il mito è la loro bibbia. D. Come èavvenuta l'istruzione religiosa degliXavante?R. All'inizio secondo il metodo

tradizionale, con catechismo a basedi domande e risposte. Si cercava didare le spiegazioni nel modo piùcomprensibile per loro . Ma abbiamosentito il bisogno, perché la fede tro-vasse un innesto naturale nella lorocultura, di partire proprio dai loromiti e dalle loro tradizioni.D . Questi miti non possono costi-

tuire una difficoltà per una proposta difede?R. No, è il contrario. Il mito è la

base della vita xavante ; e va rispetta-to e accolto . Anche nei documenti delConcilio Vaticano si dice che in ognicultura e religione ci sono i germi delVangelo. Anche nei miti degli Xavan-te, che sono tutta la loro sapienza, illoro modo di concepire il mondo . Ilmito è la loro bibbia, è il condensatodella loro morale. Si deve perciò par-tire da queste loro credenze, perchéaltrimenti si corre il rischio di creareun doppione, di produrre in loro co-me una doppia vita. Se il Vangelo nonsi radica nelle loro credenze, rimaneper loro qualcosa di estraneo che nonpossono vivere veramente in profon-dità . Mancherebbe la base, il fonda-mento. Per questo si deve partiredalle loro leggende e tradizioni .D. Come può avvenire l'innesto

della fede sulle loro credenze?R. Il mito è qualcosa di vivo, che

non si trasmette staticamente comeun testo definitivo, ma che gli anzianidei villaggi adattano alle circostanzestesse della vita . Il mito non dovrebbemai essere scritto. Per esempio nonpossiamo scrivere un mito e presen-tarlo ai ragazzi come testo scolastico,andare a scuola e dire : «Oggi leggia-mo il tale mito » . Così facendo si cri-stallizza una cosa viva, e al tempostesso la si distrugge . Il mito così ri-dotto perde tutto il suo valore .Quando gli anziani «sognano».

D . Come avviene allora la trasmissio-ne del mito?R. Avviene attraverso la festa, at-

. BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 ' APRILE 1981 ∎ 9

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traverso l'esempio delle vicende fa-miliari, attraverso il vissuto . Non èmai qualcosa che cade casualmentecome una lezione all'europea sulbanco scolastico di un ragazzo, ma èsempre una risposta concreta a qual-che problema concreto del gruppo .

Anche i Protestanti hanno lavoratoin mezzo agli Xavante, e pensavanodi poterli convertire con una massic-cia iniezione di testi biblici . Si eranomessi in testa di tradurre la Bibbia inlingua xavante, hanno anche comin-ciato, ma hanno solo creato dei graviconflitti tra gli Xavante con cui lavo-ravano, dei seri problemi sociali. Erauna strada sbagliata .

All'inizio del mito, del racconto,sovente c'è un caso da risolvere, e c'èil «sogno» dell'anziano del gruppo .Dopo il contatto con i protestanti, peresempio, accadeva che l'anziano rac-contasse un sogno, e che all'udirloesporre noi bianchi si fosse tentati didire : « Ma è ricavato dalla Bibbia! »Era vero, ma era qualcosa di com-pletamente trasformato e rivissuto inuna situazione nuova, con un mes-saggio diverso, con un'applicazioneoriginale alla vita concreta .

wats~ ~tsu . te _ awac~Te d- t, t-t- T, te -t-a_w t"ts

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Babau ts,bL ,,,a, t,tea..

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D. Può fare un esempio di questoadattamento dei contenuti evangelicialla vita xavante?R. Si dà il caso che l'anziano di un

gruppo noti con disappunto che igiovani a contatto con i bianchi stan-no abbandonando le tradizioni dellatribù. E vuole impedirlo. Ecco che unmattino raccoglie i giovani e dice :« Voi avete ricevuto il battesimo, sietecristiani . Ora Gesù Cristo io l'ho vistoin sogno, e mi ha detto . . . Perciò se mivolete bene dovete fare la tal festa,cantate questo canto » . Ed espone uncanto, che magari inventa lì per lì (gli

1 0 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎

i

Xavante sono molto creativi, sannorivivere e trasformare continuamenteil mito) .

Ma si potrebbe dare il caso limitedel rifiuto dei giovani, e allora l'an-ziano conclude con tristezza : «Ades-so io non posso più sognare, perchévoi non mi credete più » .D. In questo comportamento del-

l'anziano non c'è fantasticheria, fin-zione?R. Non credo : c'è negli indios un

rapporto con la realtà molto diversodal nostro, che dovrà essere studiatoa fondo prima di dare giudizi defini-tivi . Non è tanto la rispondenza delsogno con la realtà, quanto il nocciolodi verità morale, la sua capacità didare una risposta a un problemaconcreto, che vanno tenuti in consi-derazione .

Punto di partenza, il mito . D. Suquesta base di sogni che reinterpreta-no il mito adattandolo di continuo allesituazioni concrete, come potete voimissionari introdurre le verità delVangelo?R. Noi consideriamo i loro miti, la

loro cultura, come la base e il puntodi partenza . Il Vangelo non ne può

HÓIMANA'U'6TE AIMA ROWAHUTU

CATECISMO PARA OS XA`A` .TELIVRO DO ALUNO

essere dissociato senza gravi pericoli .Se per esempio noi insegniamo lorodelle verità morali che essi già ri-scontrano come patrimonio della lorotradizione, e nello stesso tempo essi levedono contraddette dai bianchi nel-la vita di ogni giorno, essi finisconoper domandarsi : ma perché dovrem-mo lasciare la nostra tradizione che èbuona, per accogliere ciò che i bian-chi dicono ma non fanno? Ed entre-rebbero in crisi .La verità cristiana va dunque in-

nestata sulla solida base del loro mi-to. È quanto cerchiamo di realizzare

nel nostro insegnamento religioso,utilizzando un catechismo molto di-verso da quello delle domande e ri-sposte precostituite e da mandare amemoria .D. Com'è dunque il nuovo catechi-

smo?R. Dopo quanto ho detto, il suo

principio basilare non dovrebbe piùsorprendere: il punto di partenza, perogni lezione di catechismo, è la lorovita reale, interpretata attraverso ilmito. Su questa base innestiamo lavisione cristiana .D. Un esempio?R. Ecco, quello della creazione . Si

parte dalle piantagioni, e come atti-vità pratica si chiede ai ragazzi direalizzare una piccola piantagione :piantano un seme, una verdura, cheporti a considerare come le cosehanno origine . Insomma si parte dal-la vista delle cose, piante, animali . Poili si interroga sulle loro leggende ri-guardanti l'origine delle cose .Da notare al riguardo che manca

loro il mito della loro origine . E ciò èperfettamente logico : se a raccontarei miti sono degli uomini, quale uomoavrebbe potuto essere presente alla

Da sinistra : una pagina di sillabario, la copertina del catechismo, pagina di catechismo con gli spazi per le risposte e il disegno da colorare .

propria creazione per poter raccon-tare com'è avvenuta? Essi « sanno »solo l'origine delle cose venute dopol'uomo. Sanno che stavano in unmondo oscuro dove non c'era damangiare, e che gli spiriti buoni han-no dato origine alle varie cose proprioper loro, per la loro vita .Quando i bambini xavante hanno

rievocato nella scuola tutto questo,diventa facile dir loro : « La nostrabibbia ci racconta quello che voi an-cora non sapete, cioè come ha avutoorigine l'uomo . È stato Dio che lo hacreato. . . » . E di qui è facile passare

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anche al concetto della paternità diDio, del suo amore . . .Il Vangelo consolida il gruppo . D .

E il vostro catechismo come è realiz-zato concretamente?R. Ogni lezione presenta due do-

mande, scritte nella loro lingua, oanche in portoghese. La prima do-manda si riferisce ai loro miti, e i ra-gazzi si mettono d'intesa fra loro performulare la risposta . Poi la scrivono .La seconda domanda interroga sulcompletamento cristiano che il cate-chista ha spiegato, e che di nuovo iragazzi riassumono . Ci sono poi i di-segni, tratti dal loro mondo, che i ra-gazzi possono non solo colorire maanche completare con l'aggiunta diparticolari che ritengono significativi .D . Quale vantaggio porta questo

metodo rispetto a quello tradizionaledelle domande-risposte?R. Qui tutto avviene naturalmente,

e le due culture si fondono . La nuovacultura non viene a scacciare la pri-ma, ma a integrarla e arricchirla. Equel che più conta, è lo stesso Xa-vante che compie l'operazione, che fail passo avanti . In questo modo l'a-desione al Vangelo, l'accettazionedella fede, raggiunge anche lo scopodi consolidare il gruppo etnico attor-no ai valori a cui crede, e di salvarnel'identità in mezzo agli altri gruppiumani .D . Padre Giaccaria, quanti sono gli

Xavantes cristiani?R. Sono un 500 su quasi 6 .000. Co-

me vede, non abbiamo fretta di bat-tezzare. Ma va aggiunto che anche inon battezzati, quasi tutti, vivono or-mai da cristiani, e quindi si può direche l'ora del battesimo è vicina . Ciòfarebbe felice quei nostri due primimissionari che per affrettare questomomento dettero il sangue . . .»Padre Giaccaria allude a padre

Giovanni Fuchs, svizzero, e a padrePietro Sacilotti, brasiliano di discen-denza italiana. Quell'anno 1934 DonBosco era stato proclamato santo, eai due missionari sembrava come undovere offrirgli in dono l'incontro congli indios Xavante . Partirono da San-ta Teresina dove sorgeva una poveracappellina missionaria, e affrontaro-no con altre cinque persone la navi-gazione sul Rio das Mortes . A untratto scorsero su una radura dueXavante, e vollero andare a incon-trarli . Scesero e si avviarono, soli .Forse un gesto male interpretato da-gli Xavante li tradì . I loro compagnil'indomani li ritrovarono col craniofracassato e col corpo orrendamentecontuso. Era il primo novembre, festadi tutti i santi, e - come suggerisce lanostra speranza - quel giorno disanti in cielo se ne contarono due inpiù .

Enzo Bianco

Protagonisti nella storia Xavante. A sinistra, con don Igino Fasso, il primo ragazzo della tribùche volle vivere nella missione: Domingos Savio Buza, figlio dei tacito Jurúran . A destra unbonario don Antonio Colbacchini, il missionario che per primo fece amicizia con gli Xavante .

I SALESIANI SULLE PISTE DEGLI XAVANTE1894, primavera. I primi salesiani co-

minciano a lavorare nello stato brasilia-no del Mato Grosso .

1934, 1 novembre . I missionari Fuchse Sacilotti vengono trucidati sul Rio dasMortes dagli Xavante che erano andati aincontrare .

1952, 14 maggio. Incontro inatteso edrammatico di don Antonio Colbacchinicon un gruppo di Xavante, a •Xavantina .Gli indios come pegno di pace e diamicizia gli offrono frecce e archi .1953, 9 marzo . Secondo incontro . Il

figlio del cacico, sui 13-14 anni, nonvuole più abbandonare la residenzamissionaria. Costretto a tornare, sfuggealla sorveglianza della famiglia e rientranella residenza . Quel giorno era festa disan Domenico Savio, e riceve il nomeDomingos Savio. Nei mesi successivi icontatti amichevoli si moltiplicano.

1953, 2 dicembre. Due missionari sirecano a Santa Teresina e 'fondano lanuova residenza missionaria . Pochesettimane dopo, gli Xavante si raccol-gono sull'altra sponda del fiume e co-struiscono il loro villaggio . Cominciauna stretta collaborazione .

1957, 24 febbraio . A Sangradouro,missione in cui i salesiani da 50 annilavorano con gli indios Bororo, si pre-senta un secondo gruppo di Xavante ecostruiscono il villaggio accanto allamissione .1957. Il Rettor Maggiore don Renato

Ziggiotti visita gli Xavante : il missionariotraduce le sue parole di saluto . Poi ilRettor Maggiore rivolge un pensierospirituale, e il missionario interrompe latraduzione : quei concetti non hanno

nella lingua xavante i termini corri-spondenti . . .

1958, 24 maggio. A Torino don Col-bacchini depone sull'altare di MariaAusiliatrice le frecce avvelenate, l'arcoe la clava ricevuti come segno di ami-cizia e di pace nel suo primo incontrocon gli Xavante .1959 . Il villaggio Xavante di Santa

Teresina è assalito da altri gruppi dellatribù, e solo con un po' di fortuna imissionari riescono a evitare una car-neficina. Seguono vendette dall'una edall'altra parte .

1960-61 . II villaggio indio per maggiorsicurezza viene trasferito a San Marcos,che è ancora oggi il maggior centroXavante con 500 indios.

1963, 14 luglio . Dopo un lungo cate-cumenato, i primi 16 Xavante ricevono ilbattesimo dalle mani del vescovo sale-siano mons . Camillo Faresin . Gli altriXavante accompagnano il rito cantandonella loro lingua i canti tradizionali .

1981 . Oggi 10 salesiani si occupanodegli indios Xavante, in tre località : nelle«Colonie Xavante » di San Marcos eXavantina; e nella «Colonia per Bororoe Xavante » di Sangradouro .

Padre Luis Giaccaria, il missionariointervistato, è un cuneese di ChiusaPesio . Ha 49 anni e da 24 lavora in MatoGrosso. A lui e al salesiano coadiutoreAdalberto Heide, si devono studi fon-damentali sugli indios Xavante, di cuidue tradotti in italiano :

* « Auwé Uptabi (Uomini veri) » . Sei1871, pag. 280 ;* « Geromino Xavante racconta» .

LAS 1980, pag . 276 .

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎ 1 1

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PROBLEMI EDUCATIVI

Cosa farai da grande?Non hanno le idee chiare

È questa la conclusione di una recente indagine . Ecco le indicazionifondamentali per una scelta dopo la terza media. Ricordando che la

scelta dovrà essere non solo professionale, ma «vocazionale»

Cosa farai da grande? », è la do-manda che a tutti i ragazziviene rivolta un'infinità di vol-

te. A dieci anni giocano di fantasia :« Voglio fare l'aviatore, il ferroviere, ilgiocatore di calcio, l'hostess, la mo-della . . . » . Al termine della scuola me-dia però la loro risposta deve farsi piùprecisa, dal momento che sono chia-mati a decidere concretamente sulproprio avvenire. La maggior partedei ragazzi continua a studiare, ma gliorientamenti diventano già notevol-mente diversificati : indirizzo tecnico-scientifico o indirizzo letterario-uma-nistico? O subito al lavoro?

Le statistiche degli ultimi anni af-fermano che aumentano le iscrizioniagli Istituti professionali . Talvolta siparla di questa scuola come di « unascelta di serie B », ma è ingiusto, se sipensa alla necessità attuale di trovareuna buona occupazione, e a quella diqualificare sempre meglio il propriolavoro .Un censimento . La regione Lom-

bardia ha fatto un censimento insoli-to: ha sottoposto a indagine 406 milaragazzi che frequentano le tre classidella scuola media nelle 1 .166 scuolepubbliche e private della regione . Lerisposte hanno posto di fronte a datisorprendenti. Per esempio si viene aconoscere che il 19,8 per cento deiragazzi delle medie è in ritardo suicorsi di studio, che il 25% dei ragazzilavora (con i genitori o presso terzi)nelle ore libere . La cosa più stimo-lante dell'inchiesta riguarda però ciòche si riferisce al futuro di questigiovani studenti. Dal questionarioemerge un'incertezza di fondo moltodiffusa nel dichiarare il proprioorientamento . Più di metà affermache proseguirà gli studi ; il 15% è certodi lasciare gli studi per andare a la-vorare ; il 6,2% dice che dopo le mediestudierà e lavorerà . Il resto, cioè unosu quattro, ammette di non sapereancora quale sarà la sua strada .Questo quadro di incertezza fa

pensare che i ragazzi d'oggi si trova-no di fronte a problemi che fino a nonmolti anni fa riguardavano i giovanidi età superiore .Dopo la terza media comunque un

1 2 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 -

gran numero di ragazzi e ragazze ab-bandona definitivamente la scuola .Alcuni sono costretti a farlo per ledifficoltà socio-economiche della fa-miglia ; altri, specie quelli che vivonofuori città, perché si trovano troppolontani dalla scuola . Su 100 giovanidelle scuole superiori, solo 56 infattipossono frequentare un istituto che sitrovi nel proprio comune, mentre 35vanno a scuola in istituti della stessaprovincia, e 9 sono costretti a trasfe-rirsi lontani dalla famiglia .

Le tre possibilità . Non ci fermiamoqui a presentare le varie possibilitàche si aprono davanti a chi vuoleproseguire negli studi dopo la scuolamedia (la cosa risulta abbastanzachiara dal riquadro in fondo alla pa-gina). I provveditorati, i distretti sco-lastici e i vari comuni distribuiscono aprimavera nelle singole scuole agliallievi di terza media dei libretti perorientarsi, con indirizzi e numeri te-lefonici e altre notizie pratiche . Peròquesti prontuari non sono tali da to-gliere genitori e figli dall'imbarazzodella scelta . Così come non basta asciogliere ogni dubbio il giudizio glo-bale che il consiglio di classe ha tra-scritto sulla pagella di ogni allievo .

Scendendo al pratico, tre sono lepossibilità di realizzare questa scelta :* un corso di studi a breve termi-

ne: si tratta dei vari Istituti Profes-

LiceoClassico(anni 5)

LiceoScientifico(anni 5)

IstitutiTecnici(anni 5)

sionali, con cicli che durano non oltretre anni . Permettono una buona qua-lificazione in vista di un inserimentoimmediato nel mondo del lavoro ;

* un corso di studi a medio termi-ne : sono i vari Istituti Tecnici, chedurano 5 anni (l'Istituto Magistrale 4anni). Rilasciano un diploma e si di-venta tecnici specializzati (geometra,ragioniere, perito, ecc.) ;

* un corso di studi a lungo termi-ne : dopo la maturità classica o scien-tifica si passa alle varie Facoltà Uni-versitarie (a queste si può accedereanche dagli Istituti Tecnici) .Alla ricerca del posto sicuro . Una

delle maggiori preoccupazioni deigenitori è giustamente quella di ga-rantire ai propri figli uno sboccoprofessionale sicuro . E sconfortanteinfatti che con un diploma in tasca emagari una laurea sudata si debbaentrare nella lista dei disoccupati . Perquesto tra le varie scelte possibili oggisi stanno facendo strada nuoviorientamenti che presentano unamaggiore possibilità di occupazione .

Tra queste, le cosiddette « profes-sioni della salute» . Si tratta di pro-fessioni paramediche indispensabiliper rendere efficiente ogni quadrodell'assistenza sanitaria : infermiere,odontotecnico, ottico, tecnico di la-boratorio, ecc . In questo campo cisono ampie possibilità di specializza-zione. (Maggiori dettagli si trovanonel libro di Giacomina Lapenna « Leprofessioni della salute » : ci sono an-che gli indirizzi delle scuole) .L particolarmente interessante,

nella ricerca del posto « sicuro », an-che tutto il settore alberghiero, conpossibilità di impiego non solo in ri-storanti e alberghi, ma anche nelleaziende turistiche e nelle compagniedi navigazione aerea e marittima ;

LiceoLinguistico(anni 5)

Facoltà diMagistero(anni 4)

IstitutoMagist•a le(anni 4)

Corsointegrativo(anni 1)

Qualsiasi Facoltà Universitaria - (anni da

LiceoArtistico(anni 4)

a6

SCUOLA

a

Istitutod'Arte(anni 3)

AccademiaBelle Arti(anni 4)

Facoltà diArchitettura

(anni 5)

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IstitutiProfessio-

nali(anni 2-3-4)

come pure il settore delle professionidel verde : esperti e tecnici agrari, vi-ticoltori, enotecnici ecc .I Centri di formazione professio-

nale . Chi ha compiuto 15 anni, e nonintende o non può più proseguire ne-gli studi, può entrare immediata-mente nel mondo del lavoro . La pri-ma cosa da fare è iscriversi al vicinoufficio di collocamento. Una com-missione stabilirà e aggiornerà lagraduatoria delle precedenze, e rila-scerà il nulla osta per il lavoro .Chi lo desidera (ed è preferibile)

può iscriversi ai Corsi di formazioneprofessionale organizzati dalle regio-ni: al termine di due anni ottiene unattestato di qualifica professionale .La frequenza a un buon Centro diformazione professionale assicurapiù facilmente e immediatamente il

MEDIA

iIlClassi perla Maturità(anni 1-2-3)

Corrispondentitipi di

Istituti Tecnici(anni 2-3)

passaggio al mondo del lavoro . Ogniregione organizza gratis i corsi .

Essi durano in genere due o treanni, e sono organizzati tenendoconto delle esigenze dell'economialocale (per questo, talvolta varianoanche di anno in anno) . Si riferisconoai settori più diversi, dall'abbiglia-mento al giardinaggio e all'alimenta-zione (panettiere, dolciere) ; dall'am-ministrazione alla meccanica (fresa-tore, motorista . . .) e alla grafica .

Per avere informazioni precise suquesti Centri professionali ci si puòrivolgere al proprio Preside o alProvveditore. Oppure si può scriveredirettamente all'Associazione Italianadi Orientamento Scolastico e Profes-sionale, viale Trastevere 82, 00153Roma, che è in grado di dare infor-mazioni anche sui Centri locali .Apprendista . Si può accedere alle

aziende anche in modo diretto, comeapprendista. Non è la soluzione mi-

Qualsiasi Facoltà Universitaria - (anni da 4 a 6)

GLI ASSESSORATI REGIONALI PER LE SCUOLEA CUI CHIEDERE INFORMAZIONIAbruzzo : Viale Michelangelo 18, 65100 PescaraBasilicata : Via Filzi, Rione Francioso, 85100 PotenzaCalabria : Viale De Filippis, 88100 CatanzaroCampania : Via Santa Lucia 81, 80132 NapoliEmilia-Romagna : Viale Silvani 6, 40122 BolognaFriuli-Venezia Giulia : Via Vidali 1, 34129 TriesteLazio: Via Maria Adelaide 14, 00196 RomaLiguria: Via XX Settembre 36, 16121 GenovaLombardia : Via Soderini 24, 20126 MilanoMarche: P.le della Libertà 9, 60100 AnconaMolise: Cardarelli 17, 86100 CampobassoPiemonte : Via Magenta 12, 10128 TorinoPuglia : Via Magna Grecia 7, 70126 BariSardegna : Viale Trento 69, 09100 CagliariSicilia : Via Notarbartolo 17, 90141 PalermoToscana: Via Farini 8, 50121 FirenzeTrentino-Alto Adige : Gall . Europa 6, 39100 Bolzano (lingua italiana)- Via Crispi, 39100 Bolzano (lingua tedesca)- Gall. Legionari Trentini, 38100 TrentoUmbria : Via S . Bonaventura 1, 06100 PerugiaValle d'Aosta : Piazza Deffeyes, 11100 AostaVeneto : S. Marco 3488, corte Lucatello, 30124 Venezia

gliore, ma talvolta potrebbe essere unbuon ripiego, specie se si viene inse-riti in un'azienda preoccupata nontanto di sfruttare il giovane lavorato-re, quanto di aiutarlo a prepararsil'avvenire professionale. Chi è ap-prendista tenga presenti queste cose :• l'imprenditore è tenuto a im-

partire all'apprendista l'insegnamen-to necessario perché possa consegui-re la capacità tecnica per migliorarela qualifica di lavoratore all'internodella fabbrica ;• l'imprenditore dovrà sollecitare

l'apprendista a frequentare senzatrattenute sulla paga corsi di inse-gnamento complementare per com-plessive 200 ore annue (8 ore alla set-timana) ;

- l'orario di lavoro di un appren-dista non può superare le otto oregiornaliere ;• l'apprendista non può essere

adibito a lavori a cottimo e in serie,né a lavoro notturno .

Per chi continua . Un'ultima osser-vazione per i tanti ragazzi che conti-nuano a studiare: è importante cheprima di tutto conoscano bene sestessi e le proprie attitudini, e non siaffidino al caso nel cercare la scuolache frequenteranno . Nella scelta nondovrebbero lasciarsi guidare solo daldesiderio di farsi una posizione diprestigio, dalla prospettiva di guada-gnare con facilità. Una delle cose piùimportanti, da tener presente nelmomento della scelta, è che il futurosia programmato facendo una sceltavocazionale, e non solo professionale .Il lavoro che farà lo dovrà infattirealizzare il più possibile come «per-sona», e dovrà permettergli di essereutile al prossimo.

Umberto De Vanna

∎ BOLLETTINO SALESIANO - l'APRILE 1981 • 13

1Scuola Conser- Istituto

Centrivatorio Profess .Magistrale

di per l'Arte Corsi didel gradoprepara- Musica Bianca Liberi Formaz .

Profess .torio (anni da 5 e per l'ind . C.F .P .

(anni 3) a 10) Dolciaria(anni 1)

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ITALIA

volte basta un dettaglio per

A capire il tutto . Eccolo . «Siamostati ospiti di una parrocchia

alla periferia di Genova, Masone, po-che migliaia di fedeli . Cordialità eaccoglienze superlative. Al sabato se-ra, con un teatro gremito al completo,abbiamo intrattenuto la popolazionecon « L'ereditiera » di Ruth Goitz(adattamento dal romanzo di HenryJames). Applausi a scena aperta,chiamate ripetute a fine spettacolo .Avevamo portato con successo il no-stro messaggio.« Ci eravamo dati appuntamento

per l'indomani, domenica, alla messadelle ll . Chiesa piena di fedeli . Hapresieduto il nostro don Baldan, checon parola calda ha dato il tono al-l'assemblea. Ha parlato del nostroquartiere e della nostra storia, e ab-biamo sentito crescere l'alone disimpatia. Per parte nostra abbiamoanimato la liturgia, come usiamo farea Pisa. Abbiamo pregato, letto, can-tato. Al termine della messa abbiamofatto ascoltare ancora qualche canto,e la gente non se ne andava più . Poi ciha attesi fuori della chiesa per salu-tarci ancora. Infine ci prepararono inaperta campagna un pranzo con ifiocchi, alla casalinga . . . » .Questo il dettaglio . Il tutto che si

comincia a intravedere, è il centrogiovanile « Venti Più Uno » di Pisa . Unpugnetto di salesiani e decine di gio-vani che si rifiutano di permettereche il loro villaggio si trasformi indormitorio ma vogliono che acquistidimensioni umane. E cristiane. Unastoria nuova, che si innesta in unastoria più lunga, cominciata per i sa-lesiani già nel secolo scorso, nel 1897 .Nel villaggio senza nome . Anzi la

storia era cominciata nel 1880, quan-do il vecchio arcivescovo Micaleffscrisse a Don Bosco: « Venga, venga,Don Bosco, e intonerò il Nunc dimit-tis ». Don Bosco rispose anche lui inlatino : « Deus et dies », cioè con l'aiutodi Dio e col tempo . Infatti solo 17anni dopo, quando si mosse anchel'uomo illustre di Pisa, l'economista esociologo Giuseppe Toniolo, i sale-siani arrivarono .Cominciarono in via dei Mille

un'opera all'insegna della duttilità .L'oratorio fu la base fissa della loropresenza, ma tutto il resto cambiava .Dapprima aprirono la scuola ele-mentare, poi il Comune provvide agliscolaretti ed essi aprirono le scuoleserali. Poi venne la prima guerramondiale e l'opera si trasformò in« Casa del soldato » . Poi in pensionatoper gli studenti della rinomata uni-versità cittadina . E nel 1964 la dutti-lità si spinse fino al mutamento della

14 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎

Venti Più Uno

per animare il quartiereIl Centro di Edilizia Popolare sorto in zona Du' Arni alla periferia diPisa, correva il rischio di diventare un dormitorio per 4.000 abitanti .

Non lo è diventato, e qui si spiega il perché

sede. Nella periferia ovest di Pisastava sorgendo un quartiere popolarecon tutti i requisiti del dormitorio . . .

La località era « Du' Arni », tra SanRossore Barbaricina e l'Arno stesso, auna decina di chilometri dal mare . Ilneonato quartiere era un Cep, cioè«Centro di edilizia popolare» per4.000 abitanti, talmente dimenticatoche neppure gli avevano dato un no-me . Rimase « Villaggio Cep » e basta .Ai salesiani la giunta democristianapromise mari e monti, ed essi nel 1964lasciarono via dei Mille per trasferirsinel villaggio-dormitorio .Ma poi subentrarono le giunte rosse . . .

Gli inizi furono duri, scoraggianti .Nel '67 si cominciò a costruire, e congli anni sarebbe sorto un complessoconsiderevole : chiesa (con campanileimpertinente, quasi volesse rifare ilverso a quello di Giotto), sale di riu-nione, campi e attrezzature sportive,cinema-teatro . Bisognava attirare igiovani, aiutarli a capire i problemidel quartiere, responsabilizzarli difronte ai rischi del villaggio-dormito-rio, trasformarli in protagonisti . E nel1968 arrivò don Baldan. Era arrivataanche la contestazione giovanile, e glibisognò tirarsi su le maniche duevolte, perché la fatica sarebbe statadoppia .

« Il Venti Più Uno ». Don Baldantrovò alcuni locali e uno stanzinoadibito a cinema. In più un gruppo diragazzi e ragazze di buona volontà,quasi tutti universitari ma anchequalche operaio, e con loro decise dicreare un centro di aggregazione gio-vanile. « Il 7 dicembre 1968 - rac-conta - ci trovammo insieme perdecidere come dare corpo al nostroambizioso programma, e fissare unariunione successiva per tracciarne leprime linee. Alla riunione di qualchegiorno più tardi ci trovavamo in ven-tuno, venti giovani e io don Baldan .Saltammo il fosso e decidemmo che ilgruppo si sarebbe impegnato fin daallora a favore del quartiere . Ecco, ilcentro giovanile è nato così . Ed eccospiegato anche il suo nome, Venti PiùUno » .

Lavorarono molto, abbastanza so-stenuti dalla gente del quartiere : fuspianato un campetto, e poco allavolta - « con molta audacia, tantidebiti e cercando aiuti da ogni par-te », ricorda don Baldan - fu messoin piedi un impianto sportivo di tuttorispetto, fu aperta la chiesa, il bar, labiblioteca, il teatro . . . Ma i tempi dif-ficili non passavano . I ragazzi veni-vano a giocare, però don Baldan e isuoi collaboratori avevano l'impres-

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sione di non riuscire a far breccia .E invece no, ci voleva solo un po' di

pazienza, la gente in fondo era buonae ha risposto. Soprattutto i giovani .Ora la parrocchia-oratorio-centrogiovanile di zona Du' Arni è un pul-lulare di gruppi giovanili e di iniziati-ve. Il villaggio Cep continua a essereafflitto dalla sua cronica carenzastrutturale e sociale, ma la gente rea-gisce, partecipa, si organizza e fa .

Lo dice in modo inequivocabile ilgiornalino «Don Bosco a Pisa» nelsuo ultimo numero, in cui i varigruppi « si raccontano » . Difficile direquanti sono, perché il «Venti PiùUno» si è suddiviso e frazionato, esoprattutto lascia spazio ai gruppiche gli vogliono crescere accanto .Pattinatrici Under 4. Una comunità

che gioca e pratica gli sport più vari,quella del Villaggio Cep . Giocano iragazzini in cortile e nelle sale, d'e-state hanno le olimpiadi, la colonia almare, a suo tempo il carnevale ecc .Ma poi ci sono le squadre, tutte sottol'egida « Unione sportiva Turris » .

La sessione di pallavolo conta ottosquadre maschili presenti nelle serieAl, B, C2 ecc ., con quasi 200 parteci-panti. Nel settore femminile la squa-dra maggiore aspira alla serie B, masi fanno onore anche le categorie Ju-niores, Ragazze, Under 15 . L'estatescorsa, col proposito di animare leserate all'aria aperta, si è organizzatoun torneo di pallavolo popolare «do-ve ha giocato anche chi non ne sape-va niente, con disperazione degli ar-bitri . Il divertimento è stato davveroper tutti, anche per i vecchi, cioè igenitori, che hanno disputato l'ultimagara. Vedere per credere . . . » .

Nel calcio le squadre ufficiali sonocinque e il tifo per i biancoverdi dellaTurris è sempre alle stelle. « Prima diNatale, tutti, dirigenti e allenatori, sisono trovati con don Baldan permezza giornata di preghiera e rifles-sione. Sono state ore preziose, e bi-sogna ripeterle perché troppo belle etroppo necessarie » .

Il pattinaggio ha almeno un centi-naio di ragazze a rotelle che dove ar-rivano in competizione fanno manbassa di medaglie e trofei . Ma fre-quentano una scuola severa, e co-minciano da piccolissime : al corsoprincipianti si sono viste perfino delleUnder 4. C'è poi il « centro di ginna-stica formativa e correttiva», a cuipartecipano ragazzi dai 3 ai 13 anni . . .

I gruppi: nascono, muoiono, rina-scono . Spiega il giornalino : «Tantigruppi, che nascono e qualche voltamuoiono ma poi rinascono, alcuni ri-gogliosi, altri un po' fiacchi . Ma nenascono sempre dei nuovi per arri-vare a tutte le età, se possibile, e atutti i temperamenti » . Il giornalino li

passa in rassegna.Al primo posto mette « I ministran-

ti», cioè i chierichetti : sono incaricatidi « creare la famiglia di Dio, perciò illoro gruppo ci sembra il più impor-tante » . Devono essere « coscienti del-la loro vocazione di servire all'altarecome primi aiutanti del celebrante » ;perciò riunioni, prove, studio della li-turgia .

Il gruppo «Gioia di vivere» . «Mo-destia a parte ci sono qui le ragazzepiù belle del Cep », dicono loro . Dai 13ai 16 anni, « tanto entusiasmo ma an-che un tantino di confusione » . Fannovisite agli anziani, hanno messo su lagara dei presepi, hanno organizzatola visita al cimitero (« Ci siamo sof-fermate presso le tombe più abban-donate ravvivandole con fiori, masoprattutto col nostro ricordo ») .Gruppo «Clan 2000» . «Abbiamo

17-18 anni : il gruppo è nato per pre-parare un 2000 migliore » . Fanno sta-

tistiche, inchieste, cartelloni, riunionitra loro e con i genitori . Ma ancheschedatura dei malati, anziani, e loroassistenza . Fanno catechismo aibambini .Gruppo «Mondo Giovane» . Ragaz-

zi e ragazze di 14-15 anni. Attraversotre anni di preparazione avevano ri-cevuto insieme la cresima, e hannofondato il gruppo «per mettere inpratica quel che avevamo imparatodurante la catechesi». Era nata traloro «una vera amicizia, non chiusain se stessa ma pronta all'aperturaverso gli altri, e con disponibilità afare». Perciò eccoli impegnati tra iragazzini più piccoli dell'oratorio etra i bisognosi della parrocchia . Aiu-tano anche una missione lontana . « Ci

riuniamo ogni settimana per un mo-mento di preghiera e di studio dellaBibbia ; abbiamo imparato a pregarecon i salmi » .Gruppo « Happy da ys » . « È l'ultimo

nato, e come tutti i neonati dà moltoda fare » . È sorto tra i ragazzi dell'o-ratorio che nell'estate scorsa faceva-no capannello attorno a un chierico .Si sono divertiti un sacco, anche an-dando a « fare cartone » per rendersiutili . Poi il chierico è tornato a stu-diare «per diventare prete salesia-no», e loro sono rimasti senza capo :cercano qualche adulto o quasi adul-to che si prenda cura di loro .Gruppo « Pink Panther » . « L'intento

era di trovare un ideale in cui crederee uno spazio su cui costruire, per unabanda di ragazzi di 14-15 anni» .Hanno fatto lunghi discorsi sul temadell'amicizia, hanno imbiancato piùvolte la loro sede (ma poi i muri tor-navano sempre sporchi), hanno fatto

41hMa per forza da grandi si diventa campioni di pattinaggio, se da piccoli si è già dei campioncini .Foto sopra il titolo ; interno della bella chiesa parrocchiale, durante la messa, in un giorno di festa .

« recite da lasciare a bocca aperta,per. . . non aver studiato la parte » .« Collaboriamo con gli altri gruppi,aiutiamo i piccoli » .

C'è ancora il « Veliero Club » . Sonogiovani di 18-20 anni . Si riunisconoogni settimana nel loro piccolo « por-to » accanto al bar dell'oratorio. Leg-gono il Vangelo, ogni mese hanno unbreve ritiro spirituale, e danno unamano agli scolaretti in difficoltà . . .Buona sera in nome di Don Bosco,

Esistono strutture più ad alto livello,con collegamento nazionale . GliScouts, per esempio : i ragazzi colfazzoletto, e sovente con lo zaino, in-namorati della natura ma impegnatianche nella parrocchia : una simpati-ca nota di colore. E, in campo stret-

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1' APRILE 1981 ∎ 1 5

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tamente salesiano, gli Exallievi e iCooperatori . Le Cooperatrici hannomesso su il Laboratorio MammaMargherita e aiutano le missioni . IGiovani Cooperatori di Pisa sono statiil primo gruppo del genere sorto inToscana. Un loro spazio di attività è« il sabato all'oratorio »: prendono inconsegna i ragazzi, li fanno giocare, liimpegnano in un sacco di attivitàformative, li portano a riflettere conla « buona notte » data in nome diDon Bosco (che nel loro caso diventa« buona sera ») . E va anche dello chesono i Cooperatori l'anima di tantigruppi e di tante attività .Nel giornalino c'è un apposito

elenco di queste attività, tra cui figu-rano le mostre (per l'anno del fan-ciullo, nel febbraio scorso su DonBosco come lo vedono i ragazzi), legite (alcune di turismo, altre con ta-glio spirituale e formativo), le raccol-te di carta e indumenti, l'animazionedella liturgia, i campi scuola estivi, icorsi di cartellonistica, i convegni edibattiti (sulla droga, sul sindacato,sui problemi sociali), la scuola di

NO » : IL TEATROUNIONE

ero

1 6 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎

teologia al giovedì, le riunioni sullaBibbia il lunedì, la biblioteca con6.000 volumi . C'era un vecchio ca-pannone, e ora è diventato un ambu-latorio . . .La parrocchia respira di tutte que-

ste attività, e anche le sue feste di-ventano più autentiche. Per la festa diDon Bosco l'Arcivescovo ha il postoprenotato tutti gli anni, la festa del-l'Ausiliatrice vede una processioneconvinta. L'8 dicembre quelli delVenti Più Uno ricordano la nascitadel loro gruppo con una recita. Poivengono solennizzate altre feste difamiglia : del papà, della mamma, deimalati, degli anziani .

Non è ancora tutto, resta da dire ilsegreto di don Baldan, il grimaldelloun po' galeotto con cui è riuscito adaprirsi i cuori . E cioè, il teatro .

a

VENTI PIU UMOMENTO DI COM

Metti una sera a teatro . Un intquartiere, non soltanto alcune decineo centinaia di persone. E soprattuttoun quartiere impegnato ad accudirealle piccole grandi cose che fanno unlavoro teatrale, e non soltanto inte-ressato a guardare lo spettaco-lo . . . Metti un quartiere a teatro, dun-que: ecco la frase che fotografa esat-tamente una realtà. Accade a Pisa, alCentro Edilizia Popolare .

Aggancio il giovane Gian Marco, gliparlo, sa di teatro e persino ne scrive .«Oggi - mi dice in sostanza - ilteatro non vuole essere solo frutto difantasia, ma specchio della vita di tuttii giorni » . «Cerchiamo - aggiunge -di adoperare questo bellissimo mezzodi comunicazione sociale e di culturapopolare non per compiacerci, ma percomunicare . Fin da piccoli abbiamocalcato la scena, sono più di diecianni che questa attività ci affascina» .

Li vedo al lavoro . «Imparano a farel'operatore, il macchinista, l'elettrici-sta, il costumista, lo scenografo . . . eacquistano a quanto pare una certaprofessionalità, tale da garantire alle-stimenti decorosi, e da divertire nelcontempo anche quelli che li prepa-rano . . . » Me lo assicura don GastoneBaldan, il parroco salesiano, I'« uno»tra i venti .

Ma che cosa spinge questi ragazzi afare così seriamente teatro? «Oggirecitare vuole dire comunicare -

Scena da «La signora delle camelie»,l'ultimo impegnativo allestimento teatraledella filodrammatica «Venti più Uno» .

conclude Gian Marco - vuole direstimolare divertendo, avvincere perfar ragionare . Il teatro non deve esse-re più un divertimento per pochi, maun momento di comunione e di culturaper tutti, piccoli e grandi» .Sembra di riascoltare Don Bosco :

divertire, istruire, educare, fu per lui lamissione del teatro . E sembra di rive-dere il santo al centro del suo cerchiodi giovanotti, quando li coinvolge nellacreatività di un testo, nell'ideazione diuna messinscena, ai tempi dell'Orato-rio vagabondo, dopo che egli e la suasquadra di birichini erano stati scac-ciati da ogni parte e per consolarsi siaggregavano in una rappresentazionecomica spontanea . Così nacque - aiMolini di Dora - il primo teatro sale-siano: e fu opera di . . . «Venti PiùUno »: i giovanotti e Don Bosco .

Da un articolo diMarco Bongioanni

Il grimandello . « Tutti vogliono re-citare - spiega il giornalino -. Lapassione del teatro ha preso anche ivecchi: una commissione di genitoriha fatto regolare richiesta per calcarele scene e dare qualche lezione alVenti Più Uno » . Don Baldan - ve-neziano come Goldoni - si porta ilbacillo del teatro nel sangue, e lo tra-smette a tutti .

Il cartellone del teatro al Cep èsucculento. Vi recitano quelli delcentro giovanile anzitutto, ma anchealtri gruppi locali, e poi vengono so-vente compagnie da fuori. Il reperto-rio è tra i più vari : testi classici (Pi-randello, Molière, Goldoni), ma ancherecitals sacri composti da loro, spet-tacoli per i ragazzi, concerti stru-mentali e corali, danza classica . . .

Il centro giovanile vanta un talento,Gian Marco Braccini, che affiancadon Baldan nella regia, ma è ancheautore di testi e ha idee molto avan-zate. La dimensione dello spettacoloattraversa poi tutte le iniziative . Già ilcinema è utilizzato con criteri di servi-zio per il tempo libero dei ragazzi e del-le famiglie ; il cineforum poi matura glispettatori. Anche il teatro è occasionedi discussioni: più di una volta ilpubblico è stato coinvolto nella ri-cerca del messaggio contenuto dailavori presentati in scena . Soventepoi la festa, qualsiasi festa, anchel'onomastico e il compleanno, diven-ta motivo di creatività e di proposteattraverso la recita, il canto, la danza .La stessa proposta delle letture litur-giche giunge attraverso la maturazio-ne di un corso di dizione . C'è scuoladi canto e di chitarra . E c'è il « labo-ratorio di costumistica » , cioè ungruppo di signore che preparano icostumi per le recite, premettendostudi e ricerche nei libri sull'abbiglia-mento lungo i secoli .Tutti giovani, anziano incluso .

Evidentemente il Cep in zona Du'Amni non è diventato un dormitorio .

Da 13 anni don Baldan con i suoicollaboratori è al lavoro, e ora non èpiù pessimista. Sente che gli annipassano (ne ha 65, e scriveva a unamico: «Sapessi quanto mi dispiacedi diventare vecchio! A ogni modocerco di difendermi»). Ma è chiaroche i Venti Più Uno sono rimasti tuttigiovani, l'anziano incluso .

Lui dice ai suoi ragazzi : « Cristo hamesso in noi un germe che il mondonon potrà mai sopprimere, nono-stante tutte le sue cattiverie e disgra-zie. Il mondo può invece esserne tra-sformato, in qualsiasi momento, an-che se fosse giunto agli estremi delladecomposizione. Basta volere, e cre-dere». E i giovani accettano questosuo messaggio .

Ferruccio Voglino

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È FUGGITO DI CASA. ECCO COSA LEGGEVA.E VOI CHE NE PENSATE?

Un Exallievo di Trento ci ha inviato un ritaglio di giornale, cheracconta la storia di un ragazzo scappato di casa .

In questi ultimi tempi - racconta nel ritaglio il padre del ra-gazzo fuggito - nostro figlio parlava pochissimo con noi in fa-miglia . Stava sempre sui libri, fino alle ore piccole della notte . Orache se n'è andato, sono stato in camera sua a frugare fra i suoilibri . Ho letto i titoli (ne dico solo alcuni) :

« Il diritto all'odio : testi di autonomia - Testo di psicologia perla formazione del ribelle a oltranza - Sociologia per una societàsenza padri - Le comuni: spazio di una vera libertà - Droga edrogati per un mondo diverso - Il sesso senza tabù - Ideologiadella libertà senza limiti - Tecnica dello scasso e della rapina -L'obbedienza borghese è un vizio - La schiavitù degli affettifamiliari » .

Sul tavolo c'erano fogli ciclostilati, con frasi come queste : « Lafamiglia è una struttura creata dalla borghesia per la difesa delcapitalismo», «Noi giovani siamo la forza d'urto che deve rove-sciare violentemente l'ordine costituito » . E poi slogans : « Smettidi studiare, è l'ora di sparare - Se vedi nero spara a vista : o è unprete o è un fascista » .

Ora capisco perché è scappato! Ha succhiato tutto questoveleno . . .

Fin qui il testo del giornale . L'amico Exallievo ora domanda ilgiudizio del BS sulla vicenda . A noi sembra che quando un figlioscappa di casa, chiamare in causa le sue letture può esseregiusto ma non sufficiente .

E come giudicano questa vicenda i lettori del BS? Fate co-noscere il vostro punto di vista, magari arricchito da esperienze etestimonianze di vita . Apriamo uno scambio di idee sopra un te-ma che appassionerebbe Don Bosco . Scrivete a :Bollettino Salesiano - Casella p. 9092 - 00163 Roma-Aurelio .

RIUNITI A BARBANOI LETTORI DEL BOLLETTINO

Riferisce il Delegato Coope-ratori dell'Ispettoria VenetaOvest, don Gianni Bazzoli .Ecco un'esperienza che ha

colmato di gioia tante persone .Domenica 8 febbraio scorso misono recato con due GiovaniCooperatori a Barbano di Zoc-co, un paesino sulla statale Vi-cenza-Padova . Lì un tempo leFiglie di Maria Ausiliatrice te-nevano una scuola materna : dasette anni si sono ritirate, maquanto amore a Don Boscohanno lasciato dietro di sé .Per quel pomeriggio erano

invitati nella chiesa tutti i lettoridel BS. Abbiamo pregato in-sieme, poi ho rivolto loro dueparole per ricordare le figure diDon Bosco e Madre Mazzarel-lo, poi la benedizione eucari-stica . E quando la funzione èfinita, nessuno se ne va . . .

Restano lì in chiesa, voglionoscambiare quattro chiacchierecon il delegato . E allora si dia-loga, con serenità e schiettez-za. L'argomento è il Bollettino :

CARO BOLLETTINO

lo leggono da cima a fondo .Hanno delle preferenze? Dellecritiche? Intanto notano l'as-senza totale della «pubbli-cità», mentre tante altre pub-blicazioni simili ne sono piene(mancano di fiducia nellaProvvidenza?) . Trovano moltointeressanti i racconti missio-nari e utili gli articoli di peda-

gogia. Ma hanno l'impressioneche le FMA sono un po' tra-scurate: essi hanno conosciutoe stimato le FMA, e vorrebberoleggere qualcosa di più sul loroconto . . .

Poi si scattano le foto ricor-do, e si raccolgono nuovi indi-rizzi a cui il bravo signor Mon-tecchio da Torino invierà il BS .

Questa iniziativa è tutta me-rito di un Cooperatore del po-sto, il maestro Luigi Gonzato,che continua a fare la sua parteanche se le suore sono andatevia . E ha dato a tutti l'appunta-mento a maggio, per un nuovoincontro dei lettori del BS .

don Gianni Bazzoli

ORDINATO PRETEA 73 ANNI

Caro BS, ho letto con sor-presa sul tuo fascicolo di mar-zo che un salesiano Coadiuto-re di 73 anni è stato ordinatoprete . Non è un po' tardi, datal'età più che pensionabile?

Lorenzina Ghioni (Genova)Ma la signorina Ghioni sa

che cosa vuol dire prete? Deri-va da presbùteros, parola gre-ca che significa « anziano » . . . Aparte l'etimologia (che in que-sto caso non costituisce unarisposta), veniamo al caso delsignor Aldo Martini, il Coadiu-tore salesiano in Iran a cui lei siriferisce : si tratta d'un casoeccezionale . Intanto da tempoera diacono permanente; e poi,come non tener presente lasingolare situazione del cleroin quel singolarissimo paese? 1preti erano molto pochi, e in

BS aveva parlato di loro, e loro si sono fatti vivi : sono i ragazzi del semi-nario minore di Surat Thani, la diocesi affidata ai salesiani in Thailandia .

questi ultimi tempi diversi diloro sono stati allontanati .

La lettrice poi non si stupiràse, stante la scarsità di cleroanche in casa nostra, un ve-scovo stia tentando nella suadiocesi - con prudenza - unesperimento di seminario peruomini della terza età (è il ve-scovo di Fano, mons. CostanzoMicci). Vede come vanno lecose?

TERZI IN CLASSIFICA

. . . Si può sapere quanti sonoi salesiani, e che posto occu-pano in classifica tra le con-gregazioni religiose?

Pierino Lusardi (Roma)Al Pierino di terza media che

considera i salesiani come ci-clisti in corsa, diremo che essisono 17.266 e occupano inclassifica il terzo posto, dopo iGesuiti (che indossano la ma-glia rosa in 27 .249) e i France-scani (21 .066) . Dopo di lorovengono i Cappuccini (12 .206),i Fratelli delle Scuole Cristiane(10 .446), e via via tutti gli altri,come dicono i cronisti sportivi .I dati sono del 1980 .

UNA SUORA DI 94 ANNI :PREGO PER VOISovente giungono al BS te-

stimonianze affettuose : ne ri-portiamo alcune per ringrazia-re chi scrive, anche se gli elogirisultano dettati più dal buoncuore che dalla verità .

• Caro BS, sei impagabile .Sei buono, e soprattutto seitanto desiderato e amato . Ce-leste Colombatti (Torino)

• Il BS è sempre attesissimafonte di luce e di bene spiri-tuale . Umberto Ridoni (SanSecondo di Pinerolo, Torino)

• Il Bollettino entra in casanostra come la benedizione delSignore. Paolo Frigerio (Mele-gnano, MI)

• Di tanti periodici buoniche ricevo, il più interessante èil BS . Clementina Grazioli (La-veno Mombello, VA)

• Non trovo parole peresprimere il piacere, il confor-to, la serenità che provo quan-do ricevo il BS . Alfredo Lasetti(Cascine Vica, TO)• Caro BS, sono una suora

di 94 anni, che gioisce nel leg-gere le tue belle notizie . Daparte mia ormai posso solopregare, ma lo faccio con tuttoil cuore : ogni giorno prego inmodo speciale, per voi, per tuttii sacerdoti di Don Bosco,perché il Signore conceda lorotutte le grazie di cui abbiso-gnano nel lavorare all'esten-sione del suo regno . Suor Lu-cia Lana (Assisi)

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎ 1 7

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C ose dell'altro mondo . Infatti sia-mo agli antipodi o quasi. Unascuola agricola in località Sun-

bury vicino a Melbourne, stato di Vic-toria, Australia . È la casa madre dellaCongregazione salesiana in quel lonta-no continente. Madre nel senso pienodella parola, perché ha dato il latte aiprimi figli di Don Bosco australiani,quello di mucca, di pecora . E non solo illatte, ma anche il formaggio : pecorino,mozzarella, ricotta . . .

Una scuola agraria per ragazzi estre-mamente pratici, mandati dai genitoriproprietari di fattorie perché imparinobene il mestiere dell'agricoltore ; ma in-tanto questi ragazzi pratici si armanocon sciabole, fucili e cannoni del secoloscorso, allo scopo di respingere un'e-ventuale invasione di soldati russi . Nongià un'invasione dei russi d'oggi (cherisulta molto improbabile), bensì deirussi del secolo scorso (che risulta or-mai impossibile) . Cose dunque dell'al-

Sunbury nello stato di Vittoria (Australia) è dal lontano 1928 una scuola agricola gestita daisalesiani . 1 loro quasi cinquecento ragazzi vivono in un mondo agreste pieno di poesia . . . .

tro mondo, in un'opera salesiana dovela fantasia insieme con la concretezza èsaldamente al potere .

I tempi eroici . A Sunbury i salesianiarrivarono a seguito di un mezzo fal-limento. Erano stati chiamati in Au-stralia poco dopo la prima guerramondiale, per sostituire i missionariPallottini tedeschi nel lavoro tra gliaborigeni . Poco pratici della zona e diquegli strani abitanti, i salesiani com-binarono poco e finirono col restituirela missione ai Pallottini . Ma non la-sciarono l'Australia : veniva loro offertala fattoria dei Rupertswood a Sunbury,l'arcivescovo li sollecitava a andare, e ciandarono. I primi ragazzi entrarononella nuova scuola agraria nel 1928 econdivisero con i salesiani quei tempieroici. La fattoria era enorme, qualcosacome 700 ettari, ma doveva ospitareogni sorta di colture e di allevamenti .Bisognava però pagarla, e purtroppo ilcosto era alle stelle . Non si trattava di

AUSTRALIA

A Sunburyla fantasiaè al uotere

La casa di Sunbury vicino aMelbourne è la culla dei salesia-ni australiani, e come tutte leculle è piena di ricordi, incanti e

sorprese

una follia? Era piuttosto l'inizio dellafantasia al potere .

Il Collegio, che conservò il nome deiRupertswood, antichi proprietari dellafattoria, si riempì di debiti, ma anche diragazzi e poi dei primi salesiani austra-liani . « Vita dura agli inizi - ricordauno di loro, padre Alan McDonald checi visse fin da ragazzo -. A volte permangiare dovevano attendere che ilsalesiano uscito di buon mattino colfucile tornasse dalla battuta di cacciacon i suoi sette o otto conigli per ilpranzo» .

Una volta per 18 mesi di seguito noncadde una goccia d'acqua, e solo per unatto di lede (o di incoscienza) si riapri-rono le scuole . Per fortuna piovve. Manon tutti i missionari giunti dall'Europao dagli Stati Uniti si sentivano di farequella vita, e un anno in sei se ne tor-narono alle loro patrie d'origine. Sem-brava impossibile continuare, si pensò

(Segue a pag. 31 col. 2

. . . e pieno di concretezza. A scuola bisognaimparare anche a tosare le pecore .

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Sopravvive a Sunbury « mezza batteria U disoldati in erba pronti a difendere la patria.

Nel secolo scorso il signore del posto doveva mettere insieme truppe contro un'eventualeinvasione russa, e le loro divise ora sono un simpatico ornamento per i giorni di festa .

Festival Eucaristico : si celebra ogni anno a novembre, e la gente Anche gli Scouts, naturalmente, al Festival Eucaristico . E i soldatiaccorre con le auto, per una giornata tra il verde e vicino al Signore.

della « mezza batteria b con le loro belle divise, e l'arcivescovo .

E bisogna anche imparare la mungitura meccanica . Tornati nellatenuta agricola paterna, saranno soli e dovranno saper fare tutto .

Sunbury, la parte nuova dell'opera salesiana . Sullo sfondo la gugliadell'antico edificio, che fu residenza dei Rupertswood .

a

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A PRIMAVERA VIENE RICORDATA SANTA MARIA MAZZARELLO

J1 « Convegno europeo MM81 » ela « Festa della vita » a Roma inaprile, la « Marcia della vita » a

Mornese in maggio. Non sono sloganse date qualsiasi : per le giovani delleFiglie di Maria Ausiliatrice saranno ilrealizzarsi di un'attesa, le-tappe di uncammino, i momenti forti d'una con-divisione di vita, di stile, di valori sa-lesianamente vissuti.A Roma e a Mornese. Anzitutto a

Roma: circa 500 giovani provenientida Italia, Austria, Belgio, Francia,Germania, Gran Bretagna, Irlanda,Malta, Polonia e Spagna si incontre-ranno a Sassone per sostare in pre-ghiera, riscoprire e delineare un'i-dentità, proporre ad altre giovani unmessaggio di speranza. Messaggioche sarà diretto prima di tutto alle7.500 giovani provenienti da tuttaEuropa, che converranno anch'esse aRoma per celebrare con la «Festadella vita» il centenario di santa Ma-ria Mazzarello .E poi a Mornese . . . In questo paesi-

no del Monferrato, dove la « Maìn »maturò le tappe più importanti dellasua vita di donna cristiana e di reli-giosa educatrice, 5000 preadolescentiprovenienti da quasi tutta l'Italia siritroveranno a « fare memoria » di lei .Con una « marcia della vita » riper-correranno i suoi sentieri e sosteran-no nei luoghi più significativi diMornese, per rivivere un itinerarioche apertosi nella scoperta e acco-glienza della vita come dono del Pa-dre, come sua chiamata che impegnaa una risposta, si concluse come atto

Santo Domingo (Repubblica Dominicana) . Nello stadio sportivo manifestazione delle allieve delleFMA per il centenario della Mazzarello . In tutte le 1428 case delle FMA il centenario è occasione difesta, ma anche di approfondimento e maturazione .

20 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎

d'amore nell'offerta della stessa vita.Come il grano che muore per por-

tare frutto, anche quella morte segnòl'inizio di una nuova fecondità, l'e-spandersi di un carisma che proprionell'umile e sperduta Mornese trovòle sue origini . Le prime fanciullemornesine sono diventate migliaia emigliaia di ragazze, sparse in ogniparte del mondo .

A ricordarci la loro presenza, la lo-ro vitalità, la loro voglia di vivere, laperennità di un carisma sempre gio-vane e attuale, sarà allestita a Mor-nese una mostra-messaggio . Le varieespressioni grafiche, pittoriche, foto-grafiche, poetiche, musicali, teatraliche le fanciulle e le preadolescentistanno realizzando, indicheranno,nella terra di Maria Mazzarello, lapresenza delle generazioni giovanicome appello continuo alle comunitàdelle FMA .

Alle radici della festa. Celebrare uncentenario può significare poco se sitratta di guardare al passato, di com-

Nel centenario di una mortela « festa della vita »

Migliaia di giovani delle FMA insieme con le loro educatrici stannoper dare vita a manifestazioni ricche di messaggio, con cui intendo-no «fare memoria» della Santa di Mornese . Un testo del Centro di

pastorale giovanile FMA sul significato delle manifestazioni

memorare una morte ; ha senso inve-ce se si considera una « chiamata di-vina straordinaria che ci fa rivivereoggi il clima pentecostale delle origi-ni » . Se i santi, come li ha definitiGiovanni Paolo 11, « sono sempre uo-mini e donne del domani, dell'avve-nire evangelico, dell'umanità e dellaChiesa, i testimoni del mondo futu-ro », anche santa Mazzarello può giu-stamente chiamarsi « donna di ieri edi oggi » .

Cosa può significare tutto questoper un Istituto che ha la sua ragioned'essere nell'educazione cristianadelle giovani? Come rivivere oggi ciòche santa Mazzarello è stata comedonna cristiana e religiosa educatri-ce? Sono interrogativi che hannocoinvolto contemporaneamente alcu-ne giovani e educatrici nella rifles-sione, segnando l'inizio di un cammi-no che, partito dal loro piccolo grup-po, ha fermentato la massa in ogniparte del nostro mondo salesiano .« Un volto oggi per un futuro di spe-ranza» è il motto-programma cheesprime un cammino di riflessione, diverifica, di conversione di vita, chevede impegnate educatrici e giovani .Si tratta di un confronto comune per'rivivere l'originalità, l'attualità e lafreschezza di un carisma e di unapresenza, quella di santa Mazzarello .Giovani che vogliono «fare me-

moria» . Qual è il volto dei giovanid'oggi? Come i giovani vorrebberoessere? Che cosa richiedono per que-sto loro dover essere? In base all'e-sperienza, quale idea hanno dell'edu-catrice e dell'ambiente salesiano?Ecco alcune domande poste a varieadolescenti delle nostre Case . Dall'e-same e dalla discussione delle rispo-ste ha preso , l'avvio una propostarappresentata poi semplicemente conla sigla « MM81 » .Nella calura dei primi giorni di

agosto dello scorso anno il gruppo digiovani provenienti da tutta Italia havissuto con alcune educatrici un'e-sperienza che ha visto alternarsi mo-menti di preghiera, di discussione, diricerca, di distensione, di proposta

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d'una modalità per rivivere un cente-nario. Là, tra il verde del Saltino diVallombrosa nei pressi della famosaabbazia, è scaturito un messaggiogiovane, un sì alla vita con stile sale-siano.

« È necessario - diceva questomessaggio - capire il progetto cheDio ha su di noi, e scoprire così ilsenso della vita . Ecco la nostra pro-posta. ricerchiamo insieme il valoredella vita come dono-chiamata . Cistai? Vorremmo poter dire insiemecon te, al mondo, una parola di spe-ranza». Il messaggio ha varcato l'o-ceano per interpellare altre giovani,ogni giovane, di qualsiasi parte delmondo .Ri-creare Mornese . Ma il gruppo di

giovani di Vallombrosa ha pensatoanche alle educatrici, a loro ha rivoltoun appello : « Per comprendere il verosenso della vita abbiamo bisognodella vostra attiva collaborazione .Come potete aiutarci?» Ogni comu-nità FMA si è sentita così interpellata,coinvolta, chiamata a ri-creare Mor-nese là dove si trova, dove ciascunaFMA vive il proprio quotidiano im-pegno, dove ciascuna lavora ad an-nunciare ai giovani che la vita è undono che esige una risposta . Ricrea-re Mornese significa ricreare uno sti-le, un tipico modo di dire il proprio sìalla vita .

Così al disimpegno, all'insicurezza,all'apatia, alla sfiducia, all'egoismo,all'immediato, alla noia, alla stan-chezza, al conformismo presente oggiin tanti giovani, l'ambiente salesianocontrappone e propone i valori del-l'impegno nel quotidiano, della spe-ranza, della gratuità, della festa . L'ariadi Mornese è fatta di questi valori equeste sono le attese delle giovani cherespirano quest'aria . Lo hanno con-fermato agli inizi di questo centena-rio. Lo confermano ancora l'entusia-smo, la vivacità, l'impegno con cui inogni Ispettoria educatrici e giovani diogni età si sono messe in azione per« fare memoria » vitale di questo cen-tenario .

L'iniziativa si è ormai estesa in ogni

parte del nostro mondo, e spessogiungono gli echi di incontri a livellolocale e ispettoriale ; per tutte è la ri-scoperta dell'attualità di un carismacapace di suscitare una forza-fer-mento nella Chiesa .Le proposte di riflessione . La

scoperta della vita come dono-chia-mata che impegna a una risposta è iltema che lega insieme, pur con mo-dalità diverse, fanciulle, preadole-scenti, adolescenti . Per facilitare lariflessione su alcuni contenuti sonostati preparati dei sussidi : adolescentie giovani si sono impegnate con leloro educatrici a costruire in modocreativo i propri sussidi, facendo ri-ferimento alle linee di contenutoproposte dal gruppo di Vallombrosa .Schede, disegni, poesie, canzoni, in-

I GLI APPUNTAMENTIDI ROMA E MORNESESassone (Roma), 21-24 aprile

Convegno Europeo MM81Sono attese 500 giovani di 14-17

anni per una preghiera in comune,una riflessione sui valori, la risco-perta della propria identità, la pro-posta di un messaggio .∎ Roma, 25 aprileFesta della vita

7.500 giovani di 14-17 anni si tro-veranno in San Pietro per una pro-fessione di fede e per l'incontro colPapa, poi all'Eur per un momento difraternità .Mornese, 3 maggio

Mostra messaggio eMarcia della vita

5.000 preadolescenti delle varieparti d'Italia percorreranno i sentierie rivedranno i luoghi in cui vissesanta Maria Mazzarello .

contri di riflessione e di allegria sale-siana, confronto tra educatrici e gio-vani, sono tra le espressioni più belledi un grande desiderio di vivere e didare un senso alla vita . Sono anchepreparazione a un momento celebra-tivo molto importante per « un futurodi speranza » .

Il senso della festa . Il ConvegnoEuropeo, la celebrazione della vita,sono inseriti in questo iter e si pre-sentano carichi di significato e ricchidi prospettive . In particolare il Con-vegno Europeo, al quale partecipe-ranno le giovani che si sono impe-gnate nella preparazione, intende :

• celebrare la vita nella ricerca delsignificato dell'esistenza e dei valoriper cui vale la pena di viverla ;• far prendere coscienza di essere

una forza-fermento con una precisafisionomia, radicata in una spiritua-lità, con uno stile e un compito pre-ciso ;• far assumere precisi impegni da

comunicare attraverso un messaggioa tutti i giovani .

La Festa del 25 aprile avrà lo scopodi celebrare la vita come speranza,come festa da annunciare. La giornatasi articolerà :• nella festa della fede : un mo-

mento forte di professione di fedenella Basilica di San Pietro e, attesocon ansia, un incontro col Papa ;• nella festa di famiglia : un mo-

mento di fraternità tra le giovani econ la nostra Madre Generale, coleiche unisce passato e presente, realtàstorica e futuro di speranza ;

v nella festa da annunciare : ascol-to e condivisione di un «messaggio»da annunciare e da vivere .

Quali le prospettive? A convegnoconcluso potranno emergere indica-zioni più puntuali; per il momentol'incontro appare un'occasione perfocalizzare le linee di una spiritualitàgiovanile salesiana, un momento perfare il punto su un cammino che -iniziato insieme da giovani e educa-trici - lascia intravedere la necessitàdi continuare insieme per delineareconcretamente « un volto nuovo » .

Il centenario della morte di santaMazzarello è « la presa di coscienza diun seme di vita affondato dalla manodi Dio nel cuore della Congregazio-ne », una vita che le FMA si sentonochiamate a rendere presente neltempo con la loro risposta educativaalle esigenze delle giovani .La speranza che il carisma salesia-

no porta con sé si traduce in que-st'anno centenario in uno sforzo perrispondere con « un volto nuovo » allaricerca di senso della vita delle gio-vani .

Il Centro di pastorale giovaniledelle Figlie di Maria Ausiliatrice

∎ BOLLETTINO SALESIANO • l'APRILE 1981 • 2 1

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I l1 nostro ringraziamento - si leggenella Presentazione del numerospeciale - va in primo luogo a

Dio, che ci inviò il carisma di DonBosco per vivere la vita cristiana instile salesiano. Crediamo che questomodo di vivere ha arricchito la Chiesaspagnola durante questi cento anni .

Grazie anche a Maria Ausiliatriceche ha continuato a fare nella nostrapatria l'opera di Don Bosco in favoredei giovani .Grazie poi al popolo spagnolo per

la buona accoglienza offerta ai primisalesiani, fino al punto di fare propriaquella vita salesiana che accoglieva .E grazie a quei salesiani che lungo

questo secolo hanno lavorato dedi-cando la vita ai giovani. Il piccoloseme che i primi sei si portaronodietro giungendo dall'Italia si è fattoalbero gigante. Oggi l'opera di DonBosco in Spagna comprende - trasalesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice- 10 ispettorie con 241 comunità e3.266 consacrati. Dopo l'Italia, laSpagna è il paese in cui i figli di DonBosco sono più numerosi. A loro vapoi aggiunta u.-,a grande quantità diCooperatori e Exaliievi, 53 Volontariedi Don Bosco (un giovane istituto se-colare) distribuite in cinque centri, leschiere innumerevoli di allievi, gliaderenti alle tante associazioni . . .

C'è forse da restare meravigliati difronte a quanto è stato realizzato in

22 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 - APRILE 1981 ∎

soli cento anni. Ma la meraviglia as-sume i connotati del «magnificat » diMaria: anche noi crediamo che « tut-to è stato opera di Dio . C lui che hacompiuto opere mirabili con umilimezzi » .

L Le forze al lavoro

Il BS spagnolo prosegue presen-tando in due ampie sezioni « le forzeal lavoro » e « l'azione tra i giovani » .

2.100 salesiani a servizio dei giovaniI primi sei salesiani giungevano a

Utrera nel 1881 (la storia di questoinizio è raccontata nel BS dello scorsofebbraio, pag. 19-21) . Alla fine del se-colo in Spagna c'erano già 256 sale-siani in 16 opere . Nel 1902 venivanoformate tre ispettorie con sede a Se-villa, Madrid, Barcelona. Nel 1936,quando esplode la guerra civile e l'o-pera salesiana si blocca, le case eranosalite a 53 e i salesiani a 767 .Molte case allora devono essere

abbandonate, molte saranno perdute.E i figli di Don Bosco danno il lorotragico contributo al martirologiodella Chiesa di quegli anni, con 97vittime : 36 sacerdoti, 22 chierici, 26coadiutori, 2 Figlie di Maria Ausilia-trice ; 3 aspiranti, 3 Cooperatori e 2collaboratori . . . È stata avviata lacausa della loro beatificazione .

SPAGNA * NEL CENTENARIO

DELLA PRESENZA SALESIANA

Grazie,Signoreche ci haimandatoilnin Rnce%nGiunti al giro di boa dei primo secolo, isalesiani di Spagna hanno tracciato inun numero speciale del loro Bollettinoun bilancio del lavoro svolto tra lagioventù. Ecco una sintesi di quel bi-lancio, particolarmente ricco di dati

Le illustrazioni di questo articolo sono tutte ricavate darecenti copertine del BS spagnolo .

Poi la ripresa : nel 1946 i salesianisuperano il muro dei 1 .000, nel '51sono 1 .575 in 57 opere. Nel 1954 ven-gono aggiunte le ispettorie di Zamorae Córdoba, nel '57 è superata la paretedei 2.000 salesiani, nel '58 è aggiuntal'ispettoria di Valencia e nel '61 quelladi Bilbao. Poi nell'epoca del post-concilio anche i salesiani di Spagnaconoscono un momento di crisi, maoggi sono 2.084 con 161 case. E con-tano ogni anno su un confortantenumero di novizi, garanzia di futuro :67 nel 1979, 53 nell'80 (all'incirca ildoppio rispetto all'Italia) .

Questi salesiani di Spagna hannopreso sul serio il progetto di Don Bo-sco, cioè « essere con stile salesiano isegni e i portatori dell'amore di Dio aigiovani, specialmente i più poveri » .Nelle loro scuole e collegi contano88.000 allievi, negli oratori, centrigiovanili e parrocchie pullulano leassociazioni nuove e tradizionali, le-gate al teatro, alla musica, cinema,turismo, sport ecc .

Chi in Spagna entra nelle file sale-siane sa che avrà un campo vasto evariato di impegno con la gioventù, acui dedicarsi .

1 .200 Figlie di Maria Ausiliatricea servizio delle giovaniCome le FMA trovarono la loro

prima casa, pare leggenda e invece èstoria . Nel 1886 Don Bosco era a

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Barcelona, dove già da due anni i sa-lesiani erano al lavoro, chiamati daquell'eccezionale figura che fu donnaDorotea. Un giorno Don Bosco pas-seggiava nella zona di Sarrià, e scorseuna villa detta Torre Gironella. « Èproprio questa! - disse a don Bran-da, il direttore salesiano che lo ac-compagnava -. Acquista questa casaper le Figlie di Maria Ausiliatrice, e iole manderò al più presto » .

Partito Don Bosco, il direttore co-minciò a informarsi se mai la villafosse in vendita . Subito i proprietarichiesero un prezzo scoraggiante :1 .250 .000 pesetas. Poi informati dellasua destinazione scesero a 250 .000,ma erano ancora tanti. Poi 180 .000,130.000. Alla fine si sarebbero accon-tentati di 70 .000 pesetas, ma subito ein contanti, ed era quasi regalata .

Per don Branda c'era un unico in-conveniente, non aveva le 70 .000 pe-setas. Che fare se non ricorrere adonna Dorotea, perché provvedessealle ragazze come aveva già provve-duto ai ragazzi? Don Branda andò atrovarla e prese a raccontare tutti ifatti. Ma che succede? La buona si-gnora man mano si commuove, gliocchi le si gonfiano di lacrime, pian-ge. « Perché piange? -, domanda donBranda -. Se non si può pensare aun versamento simile, lasciamo stare .È segno che il Signore non vuole . . . » .

« No, no - si affretta a dire donnaDorotea -, mi sono commossa peraltro . Deve sapere che nel dividere ilmio patrimonio tra le mie figlie, miero riservata solo l'usufrutto dei benie 70.000 pesetas, che ho depositato inbanca pensando che se avessi perdu-to tutto mi sarebbero bastate per vi-vere. Adesso vedo che il Signore mivuole povera, e povera sarò » . E don

FE.BRERO :J .'7

BEVE57A DE LA

IA SALESIANA

Spagna . La famiglia salesiana a convegnosotto lo sguardo attento di Don Bosco .

Branda, più allarmato ancora : « Cipensi bene, signora » . E lei : « Ci ho giàpensato, le 70 .000 pesetas sono per lavilla » .

Così nel maggio 1867 anche le FMAerano a Barcelona. Ora in Spagnasono 1 .182, ripartite in 3 ispettorie consede a Barcelona, Madrid, Sevilla, e leloro case da una sono passate a 82 . Sioccupano di ogni sorta di scuole perla gioventù : asili infantili, centri pre-scolastici, scuole elementari e medie,scuole professionali, oratori e centrigiovanili, anche scuole universitarieper la formazione dei futuri inse-gnanti .

Cooperatori impegnaticome voleva Don Bosco

Quella donna Dorotea che procuròla prima casa alle FMA di Spagna, nel1891 morendo lasciava in Barcelona edintorni qualcosa come una trentinadi opere sociali, messe su insieme colmarito, in gran parte a vantaggiodella gioventù. E non stupisce cheoggi sia avviata agli onori degli altari .Era anche Cooperatrice salesiana, e iCooperatori di Spagna ne vanno fieri .

iGuglie del tempio al Sacro Cuore 115arc- :rr.o) .

Ma non 'fu la prima : il primo di-ploma di cooperatore inviato laggiùda Don Bosco, con data 1880, era in-testato al marchese di Casa Ulloa, chechiamava i salesiani a Utrera . Si con-tano poi a decine i Cooperatori diSpagna che con la loro generositàresero possibili nella Penisola Ibericale prime opere salesiane per la gio-ventù .I Cooperatori però, secondo Don

Bosco, non sono solo i benefattori,ma quanti si impegnano nei modi piùvari a vantaggio dei ragazzi, al fiancodei salesiani o in altre situazioni, con

lo spirito e lo stile di Don Bosco . InSpagna essi costituiscono oggi unafederazione nazionale comprendente96 centri, molto attivi. Sono impe-gnati presso le parrocchie nella cate-chesi e nell'animazione liturgica, in-segnano nei collegi, animano i centrigiovanili, gli oratori, le colonie estive .Hanno dato vita agli « Hogares (fo-colari) Don Bosco », un movimento dispiritualità matrimoniale e familiare(si veda il BS dello scorso dicembre,pag. 7-10) . Aiutano le missioni con l'i-niziativa « Cooperazione salesiana eTerzo Mondo » : hanno scelto con cu-

Figlio di Don Bosco e di Spagna in Vaticano :mons . Antonio Javierre, Segretario della S .Congregazione per l'Educazione Cattolica .

ra 5 opere salesiane tra le più povere,e le aiutano : nel giro di pochi annihanno inviato più di 55 milioni di pe-setas (660 milioni di lire) .

Gli Exallievi chi li può contare?Quanti ragazzi e ragazze sono pas-

sati sui banchi di scuola e per i cortilidelle 241 case di Don Bosco in Spa-gna? Mezzo milione, un milione?Forse tanti così, ricevendo almenoun'infarinatura, un buon consiglio,ma molti un serio programma di vita .E ora, cresciuti, si trovano inseriti intutte le manifestazioni della realtànazionale : nella cultura, nell'arte,nell'economia, nelle comunicazionisociali, nella politica, nello sport . . .A volte la casa di Don Bosco è ser-

vita loro da trampolino per emergere .Tra i più noti, alcuni anche a livellomondiale, figurano il ministro GilRobles, il giornalista José M . Javierre,il poeta Murciano, il cantante MiguelRíos, il presentatore della radio De-glané, i calciatori Asensi, Benito,Cardefiosa, Zoco, i toreri Ordónez eManolete . . . Non tutti saranno stinchi

∎ BOLLETTINO SALESIANO • l'APRILE 1981 ∎ 23

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di santo, ma tanti conservano simpa-tia verso i loro educatori d'un tempo,e mettono a frutto qualcosa di ciò chehanno imparato .

In un numero più limitato aderi-scono all'associazione degli Exallievi :sono 20.000, raggruppati in 80 centri .Un'organizzazione parallela anchepiù numerosa hanno pure le Figlie diMaria Ausiliatrice . Questi Exallievi,strettamente associati, fanno partedella Famiglia Salesiana « a titolodell'educazione ricevuta », e condivi-dono l'impegno di realizzare il pro-getto educativo di Don Bosco : ragazzidi ieri, si occupano a loro volta deiragazzi di oggi . La loro associazionenon è impegnata politicamente maessi possono esserlo, e sovente lo so-no, a livello personale. «Don Boscoen Espana », una rivista a diffusionenazionale, li tiene collegati .

Don Bosco ha dato anche a loro ilsuo limpido programma: « Ovunqueandrete, ricordatevi che siete figli diDon Bosco. Fate vedere al mondo chesi può essere al tempo stesso buonicristiani e onesti cittadini» .

2: L'azione tra i giovaniAnche in Spagna i salesiani sono

visti come «amici della gioventù» .Tutta la loro attività è «pastoralegiovanile » : oratori, centri giovanili,associazioni, scuole di ogni tipo . . . Eperfino le parrocchie hanno un tagliogiovanile .

Fare gruppo con i giovani

I salesiani di Spagna sembrano glispecialisti dell'associazionismo :Scouts, Amici di Domenico Savio,complessi musicali, compagnie tea-trali, cori, cineclub ; e poi movimentioriginali, come Adsis, Cristo vive, Ca-tecumenato giovanile . . .

Adsis, movimento di impegno, oggiè diffuso in tutta la Spagna e ha an-che i suoi sacerdoti ; si è staccato dalceppo salesiano per conseguire lanecessaria autonomia, ma non scon-fessa la sua derivazione salesiana e neconserva per tanti aspetti lo stile .Il movimento Cristo Vive, nato in

Andalusia, è già stato presentato ailettori del BS (fascicolo di aprile1980); la celebrazione della Pasquacostituisce il suo momento forte, ma igiovani aderenti diventano durantetutto l'anno fermento in mezzo aicompagni. Il Catecumenato giovanile,nato a León, raccoglie giovani tra i 14e i 18 anni portandoli a una forteesperienza che li matura come cri-stiani nella comunità di fede . I movi-menti Luz e Vida, sviluppatisi a Cór-doba, puntano sulla maturazione vo-cazionale dei ragazzi, rispettivamentedella scuola primaria e secondaria .

24 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎

Sono movimenti originali, che nasco-no dall'esperienza della base, e ten-dono a diffondersi in tutto il paese .

A sostenere le varie iniziative c'è aBarcelona un Istituto di pastoralegiovanile, e a Sevilla un Centro studicatechistici. Tutto comunque fa capoal Centro nazionale salesiano di pa-storale giovanile, che edita la rivista«Misión Joven» .

Formazione professionale per 20.000Il Papa Giovanni XXIII nel suo

breve pontificato trovò modo di di-chiarare Don Bosco «patrono degli

Guinea: la regina Sofia con i ragazzini neri.

apprendisti di Spagna» . E il titoloapparve più che legittimo, tanto nu-merosi erano nella penisola i mucha-chos spagnoli che imparavano unmestiere nelle scuole professionali diDon Bosco .

La prima di esse fu aperta per loronel 1884 a Barcelona, ed era dovuta adonna Dorotea. Tante altre personesensibili ai problemi della gioventùaiutarono in seguito i salesiani adaprire le altre scuole professionali, edesse sorsero così numerose che a uncerto punto per la gente dire salesianiequivaleva dire scuole professionali .Aiuti da parte governativa per lun-ghissimo tempo non ne vennero, equelle scuole particolarmente costoseerano frutto esclusivo della carità deibuoni. Dai governi, almeno in uncerto periodo prima della guerra ci-vile, vennero se mai le difficoltà . Nel1929 un ministro belga visitava lescuole professionali di Sarrià, e ve-dendole attrezzate a tutto punto do-mandò: « Quanto vi passa il governoper sostenere queste scuole? » Rispo-se il direttore : « Eccellenza, ci accon-tenteremmo che ci lasciasse vivere! »Il ministro si mise le mani nei capelli .

Questa cooperazione degli entipubblici, tanto necessaria, venne do-po la guerra civile e le scuole profes-sionali si moltiplicarono . Nell'annoscolastico 1966-67 i salesiani di Spa-gna dirigevano 67 centri con 23.000allievi . Fu la punta massima . Qualco-sa è cambiato con il nuovo corso po-litico, ma non molto : nel 1980 glialunni delle scuole professionali sa-lesiane erano 18 .064, a cui vanno ag-giunte 1 .728 alunne delle FMA . Quasi20.000 apprendisti, in 60 centri scola-stici, per una Spagna il cui processodi industrializzazione si fa sempre piùrapido ed esigente .

Altri centomila ragazzinelle altre scuole

Accanto alle scuole professionali, lealtre : dalle pre-elementari agli istitutidove si preparano gli insegnanti . Laprima scuoletta, quella di Utrera, mi-rava a tirar fuori i ragazzi dalla strada(più ancora dal torrente, dove i ra-gazzi si divertivano un mondo maimparavano troppo poco) . Altrescuole cominciarono a sorgere inpiccoli centri, o anche nei grossi cen-tri ma alla periferia . E non si limita-vano a impartire le lezioni: l'operasalesiana tante volte diventava per lapopolazione uno strumento di pro-mozione culturale, con scuole serali,teatro, banda musicale, attività gin-niche e sportive. Parecchie opereavevano anche l'internato per ragazziche altrimenti non avrebbero potutofrequentare .La crescita numerica dei centri

scolastici è stata vertiginosa : nel 1951gli istituti erano 88 (rispettivamente56 salesiani e 32 delle FMA) ; nel 1960erano 129, nel 1970 erano 159. Si sa-rebbe tentati di dire basta, eccoci ar-rivati gli anni della crisi . Invece nel

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1980 i centri scolastici erano 170 .E diversi centri con più tipi di

scuola : in tutto 41 istituzioni pre-sco-lari, 132 della scuola dell'obbligo, 47scuole superiori. Di internati, unaquarantina. Le forze salesiane nonbastano più, ed ecco oggi al lorofianco i laici : 3 .500 insegnanti .

Nel paese si sta dibattendo il serioproblema : a chi compete l'educazio-ne? al cittadino o allo stato? allascuola pubblica o privata? Al di là diquelle che possono essere le conclu-sioni teoriche, c'è la risposta delle fa-miglie: i ragazzi e le ragazze a scuolada Don Bosco sono oggi stai centomi-la, e non c'è posto per tanti altri chebussano e vorrebbero entrare .

Ben presenti nel mondo della carta

« La stampa è una fra le precipueimprese che mi affidò la DivinaProvvidenza », diceva Don Bosco. E isalesiani di Spagna hanno ereditatoda lui questa «precipua impresa» .Hanno aperto 9 tipografie, dove nonsolo stampano ma anche insegnanoai ragazzi il mestiere . Stampano, persé e per gli altri, fin dal secolo scorso .La tipografia di Sevilla nei primi de-

Una scuola professionale delle FMA .

cenni di questo secolo ha stampato i140 volumi della « Biblioteca AgricolaSolariana », in tutto più di un milionedi copie. La tipografia di Barcelona èdotata di impianti moderni, compre-sa la fotocomposizione .

Alcune di queste tipografie fannoparte di un'editrice : a Barcelona la« Ediciones Don Bosco » (EDB), aMadrid la « Central Catequística Sa-lesiana » (CCS) specializzata in testicatechistici ecc . Sfornano libri, molteriviste e audiovisivi, che in parte var-cano l'Oceano e sono diffusi in Ame-rica Latina.

Stimolante la fioritura delle riviste :J-20 (Dove la "J" sta per jóvenes) con10 anni di vita e vari premi vinti comemigliore periodico per la gioventù ;En Marcha diretta per le giovani dalleFMA ; Misión Joven sulla pastoralegiovanile, Juventud Misionera ; la ri-vista mariana Madre Nuestra ; DonBosco en Espana degli Exallievi ; e ilBoletín Salesiano per tutta la Fami-glia di Don Bosco (60 .000 copie men-sili) . Queste sono solo le principali .

Non basta stampare, occorre anchediffondere, e a questo servono anchele 10 librerie già in funzione . . .

REViSTADE LA EAMiLUA

SALESIANA

6tf'i"."^RE 1435

Poesia di chitarre e gioventù .

In 43 parrocchie con stile giovanileIl primo Don Bosco diceva di voler

essere solo « il parroco dei ragazzisenza parrocchia », ma prima di mo-rire aveva finito per accettare 7 par-rocchie. E così fanno i salesiani diSpagna, che di parrocchie ne hannogià accettate 43 . 1 fedeli a loro affidatisuperano il mezzo milione .

La parrocchia è la comunità dellecomunità, e non stupisce se la par-rocchia salesiana ha molte comunitàsalesiane e giovanili . Magari sul ter-ritorio c'è il collegio, l'opera delleFMA; di sicuro c'è l'oratorio, il centroCooperatori, il gruppo degli Exallievi .E i tanti gruppi dei ragazzi, che sonogruppettari per natura .

Le 43 parrocchie salesiane sonopopolari: 4 sorgono in zona rurale, 15in zona di periferia, 11 tra la classemedia, nessuna in zone di classe alta .I salesiani impegnati a tempo pienonell'attività parrocchiale sono 165 .

Una « piedrecita »nell'edificio delle missioni

Don Bosco con i suoi figli missio-nari intese collocare - come diceva

nel 1875 - «un sassolino nel grandeedificio della Chiesa». E in Spagnaquesto sassolino lo chiamano piedre-cita . Ma non è poi tanto piccolo se isalesiani spagnoli partiti per le mis-sioni sono già 953 .E non potrebbe essere diversa-

mente : fin dalle origini essi hannosentito il richiamo missionario . I pri-mi sei salesiani furono accompagnatiin Spagna proprio dal primo missio-nario di Don Bosco, il futuro card .Cagliero ; e quanto a Don Bosco an-dato nel 1886 a Barcelona vi ebbe unodei suoi sogni missionari più signifi-cativi . Le premesse dunque c'erano .Infatti, appena cinque anni dopo, i

primi tre salesiani spagnoli partivanoper l'America Latina (due destinati alVenezuela, il terzo al Brasile) . Poi altriin Argentina, in Ecuador . Poi a loro èaffidato l'incarico di cominciare l'o-pera salesiana in Cuba . . . E numerosipoi in India, tra cui le belle figure dimons. Bars, e di padre Carreno, cheguardando lontano si battè per lafioritura delle vocazioni natie (e i fattigli stanno dando ragione) .

Nel 1925 veniva aperta la casa diformazione missionaria di Astudillo,che preparò un centinaio di apostolirecatisi in missione, e ne avrebbepreparati tanti altri se la guerra civilenon l'avesse costretta a chiudere .

La Spagna ha accolto il «ProgettoAfrica » con entusiasmo . Ognuna del-le sette ispettorie si è scelta un campodi lavoro, e ha già cominciato o è sulpunto di cominciare . I salesiani diBarcelona saranno in Costa d'Avorioentro il 1981 . Quelli di Bilbao già la-vorano nel Benin e presto mande-ranno rinforzi. Le ispettorie di Cór-doba e Sevilla hanno scelto Togo eCamerun, e hanno già trovato il postodove piantare le tende. Quelli di Leónsono in Senegal con due opere. Quellidi Madrid sono in Guinea Equatoria-le: c' erano andati anni fa, li avevanocacciati via, e ora sono tornati . Quellidi Valencia andranno nel Mali . . .

Sono i primi, gli apripista dellenuove missioni . Don Bosco ai suoitempi aveva mandato appena sei sa-lesiani in Spagna, e ora i salesianisono più di 2 .000. Quanti salesiani cisaranno in quei paesi d'Africa tracent'anni?Secoli di avvenire . Lo sguardo al

passato della Spagna salesiana portacosì a fantasticare sugli anni che ver-ranno . È il Rettor Maggiore stessoche autorizza a farlo . Ha detto infattia quei salesiani : « È il Signore cheguida la storia, non noi . Perciò nondobbiamo avere paura . C'è più futuroche passato : cento anni di storia, esecoli di avvenire» . oCondensato dal fascicolo di febbraio

del BS spagnolo.

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎ 25

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ITALIA * VISITA DEL PAPA ALL'UPS

Cinque orecon Papa Wojtyla

Nel pomeriggio del 31 gennaio scorso il Papa si è recato in visitanella sede romana dell'Università Pontificia Salesiana : vi ha tenutoun denso discorso, poi si è trattenuto a cena con la comunità e si è

accomiatato con la tradizionale « buonanotte »

P apa Giovanni Paolo II ha tra-scorso esattamente cinque orenella più internazionale delle

case di Don Bosco, l'Università sale-siana di Roma, il 31 gennaio scorsodedicato alla memoria del Santo deigiovani. Alle 17,53 è sceso dall'autotargata Città del Vaticano n . 1, da-vanti al piazzale dell'Università ; alle21,35 è risalito sulla medesima autoper far ritorno in Vaticano .

La visita è da ascrivere alla nor-male sollecitudine con cui PapaWojtyla intende mantenere al vivo icontatti con la Chiesa : l'Universitàsalesiana è infatti la quinta da lui vi-sitata in Roma .

Ore 17,35, l'arrivo. Una breve sostadi preghiera nella chiesa dedicata aGesù Maestro, poi il Papa raggiunge-va l'aula magna. Erano riunite circaduemila persone : docenti, studenti,amici, invitati . . . E lo accolgono conun inno polacco composto per l'oc-casione. Ha quindi preso la parola ilRettor Magnifico don Raffaele Fari-na: « Vorremmo che a dare il benve-nuto al Papa fosse il nostro fondatoree padre Don Bosco, con la forza dellasua indefettibile dedizione alla Chiesae alla Santa Sede . . . Vi apriamo la casae il cuore, vogliamo che le ore dellavostra permanenza tra noi siano unconforto per voi, e per noi un inco-raggiamento a un impegno più il-luminato e generoso nella missioneaffidataci . . . » .

Ore 18,30, il colloquio . Quindi ilPapa ha rivolto all'assemblea il di-scorso di cui presentiamo una sintesinella pagina seguente .Al termine del discorso, il Papa

donava all'Università un quadro dipregiata ceramica di Faenza, conl'effigie di Maria « Mater Hospitalita-tis » . Poi, mentre si diffondevano lenote dell'Inno alla gioia dalla Nona diBeethoven, venivano presentate alPapa le varie personalità .

Poi l'Università ha presentato i suoidoni al Papa : una medaglia d'argentoappositamente coniata, una tavoladipinta a fuoco con la tecnica del« bois brulé » raffigurante la Madon-na di Czestochowa, opera del pittoresalesiano Pierre-Octave Fasani.

Nella sua visita all'Università pontificia sale-siana il Papa si imbatte in una bacheca con lefoto della sua infanzia e gioventù .

Concludendo l'incontro nell'AulaMagna, il Papa ha osservato sorri-dendo : « Finora tutto corrisponde allasalesianità . Ho saputo che uno deivostri corsi di studio ha proprio que-sto tema : la salesianità. Io ho unacerta esperienza di questa salesianità,essendo stato durante alcuni annidella mia vita un parrocchiano, nontanto buono, dei salesiani a Cracovia .Per questo posso dire che tutto quelloche ho trovato finora, sta in ordinecon la salesianità » .

Ore 19,50, il pane insieme . È quindicominciata la parte meno ufficialedella visita del Papa . Dapprima l'in-contro con i gruppi che partecipanoalla vita dell'Università, tra cui ilpersonale dipendente con le propriefamiglie. Quindi visita alla nuova se-de della Libreria : il Papa ha bene-detto i locali, poi li ha attentamentevisitati sostando a scorrere i tanti vo-lumi che i professori dell'UPS hannodedicato alle scienze religiose, aquelle educative, storiche ecc .

Intanto tutti si erano riuniti nelgrande refettorio, per la cena comu-nitaria col Papa . Quando egli ebbepreso posto, don Carlo Colli, delegatodel Rettor Maggiore per l'Università,presentando le mense ha detto :« Penso in questo momento alla gioia

di Don Bosco se avesse potuto ospi-tare il Papa alla sua mensa . Alloranon era neppure pensabile una cosasimile, però Don Bosco potè averealla sua mensa due personaggi chepoi divennero Papi . Il primo fuAchille Ratti, che giovanissimo sa-cerdote stette con Don Bosco parec-chi giorni nel 1883 . . . L'altro incontrofu con il canonico Sarto, diventatopoi Pio X . Un altro canonico lo ac-compagnava, e costoro rimaseromolto ammirati della frugalità e po-vertà del pranzo offerto loro da DonBosco; ma pensarono bene - suproposta dello stesso canonico Sarto- di andarsene a mangiare un boc-cone in un ristorante vicino. Pensoche almeno su questo punto qualcheprogresso oggi l'abbiamo fatto . . .» .

Ore 20,30 il commiato . Prima che lavisita si concludesse, il Papa si è re-cato nella piccola cappella per un ul-timo appuntamento di preghiera . IlRettor Maggiore allora lo ha ringra-ziato «per questa significativa visita .Non potevamo ricevere un regalo piùbello nel "dies natalis" del nostro pa-dre e fondatore san Giovanni Bosco .Da lui abbiamo imparato a coltivare- tra i valori caratterizzanti il nostrospirito e il nostro stile apostolico -quello dell'apprezzamento, dell'ade-sione e dell'amore verso il ministerodi Pietro nella Chiesa . . . La vostra vi-sita rinsalda quest'aspetto papaledella nostra vocazione, che ci devesorreggere e guidare nell'arduo com-pito di essere missionari della gio-ventù » .

Ore 21,10 la «buona notte ». Dopoaver espresso « il proposito di scolpirenel nostro cuore e in questa Univer-sità il significato emblematico dellavisita » del Papa, il Rettor Maggioreha aggiunto : « E adesso, Santo Padre,come conclusione di questa vostravisita tanto gradita, consentiteci dichiedervi ancora l'ultimo regalo diuna breve parola: tra noi in casa lachiamiamo familiarmente "il pensie-rino di buonanotte" » .

E il Papa, forte della sua anticaesperienza di «parrocchiano salesia-no», ha accolto di buon grado l'invi-to. Facendo riferimento al vangelodella festa di Don Bosco ha concluso :« Oggi tutta la Chiesa ha contemplatole parole dette un giorno da nostroSignore, di ricevere cioè i giovani nelsuo nome. Ecco il carisma di DonBosco : ricevere i giovani, ricevereciascun giovane e in ciascun giovanetutti i giovani, nel suo nome . Vi au-guro che questo carisma sia semprevostro, della vostra famiglia religiosa,della società salesiana, e anche diquesta Università salesiana . Conquesto augurio vi benedico di cuore » .

Marco Bongioanni

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IL PAPA ALL'UNIVERSITA SALESIANA

Chiamati a evangelizzarecon il catechismo

Ecco i brani più significativi del discor-so che Giovanni Paolo Il ha indirizzato il31 .1 .1981 al corpo docente e agli studentidell'Università Pontificia Salesiana .

Dopo il saluto iniziale il Papa ha cosìriassunto l'intero discorso :

Il complesso di iniziative e di impreseapostoliche germogliate dal peculiarecarisma del vostro santo fondatore, echiamate «Opere di Don Bosco», sonoun dono dello Spirito alla Chiesa . Esse,per essere davvero fedeli a se stesse,devono vivere e operare con profondacoscienza ecclesiale, nell'intento d'in-contrare con la Chiesa l'uomo di oggi, especialmente la gioventù di oggi, facen-dosi per loro via a Cristo e al Padre . . .

DA UN SEMPLICE CATECHISMO

Il Papa ha poi proseguito: Il Rettore, nelsuo nobile indirizzo, ha detto che il vostroIstituto di alti studi è « una piccola Uni-versità, l'ultima arrivata» nel coro delleUniversità ecclesiastiche romane . Circa lavostra Università, infatti, è più giusto par-lare di cronaca, anziché di storia, tanto ègiovane la sua esistenza .La mia odierna visita vuole essere

espressione dell'affetto, dell'apprezza-mento e della sollecitudine che nutroverso la vostra Università . Il Papa è moltointeressato al buon successo di questocentro di studi nella Chiesa e per laChiesa . . .

Il Papa ha quindi rivolto ai docenti sa-lesiani l'appello a formulare incessante-mente una sintesi vitale delle scienze edelle prassi umane con i valori religiosi,sicché tutta la cultura ne resti permeata eunificata .Vorrei osservare - ha proseguito -

che la vostra Università si trova in unacondizione particolarmente privilegiata difronte a tale compito . Infatti la caratteri-stica propria di essa è quella che fruiscedal carisma di san Giovanni Bosco, e cioèla promozione dell'uomo integrale, vale adire la formazione intellettuale, morale esociale della gioventù, operata alla lucedel Vangelo. Il vostro santo Fondatorenon ebbe timore di definire l'essenzadella sua opera con queste precise paro-le : « Questa Società era fin dall'inizio unsemplice catechismo» . . .

In conseguente armonia con questa vi-sione, le Costituzioni dei Salesiani stabi-liscono che « L'attività evangelizzatrice ecatechistica è la dimensione fondamen-tale della nostra missione . Come Salesia-ni siamo tutti e in ogni occasione educa-tori della fede » (art . 20) .

È chiaro che la Pontificia UniversitàSalesiana, senza detrimento per il suocarattere di Istituto di Studi Superiori, èchiamata a potenziare la sua funzioneevangelizzatrice in chiave specificamente« catechetica » .

Vivete dunque una tale vocazione tipi-camente salesiana a favore dell'uomoodierno ed in particolare della gioventù .Essa potrebbe sintetizzarsi in una fraseprogrammatica, che pur privilegiando -come è naturale in una struttura univer-sitaria - la sfera della conoscenza, siaperò comprensiva dell'intero progettodella vostra Università : « Conoscere Dionell'uomo e conoscere l'uomo in Dio» .Ciò, più in concreto, comporta di « cono-scere Cristo nell'uomo e conoscere l'uo-mo in Cristo » .

È quindi ovvio che il vostro lavoro devesvolgersi con un orientamento sostan-zialmente teocentrico e cristocentrico,per divenire poi lavoro autenticamenteantropocentrico . Non si tratta di chiudersinella cittadella dello studio, lasciando cheil mondo percorra le sue strade, ma piut-tosto di salire, come vigili sentinelle, sullatorre della fede, avvalendosi di tutti gliausilii della scienza per indagare, a unaluce superiore e veramente divina, sulpresente cammino e sulla sorte dell'uo-mo, per intervenire tempestivamente edefficacemente in suo soccorso, sospin-gendo per quanto possibile tutti a un in-contro determinante con la Verità, che il-lumina e salva l'uomo e la sua storia .

LE SCIENZE DELL'UOMO

Come ho sopra accennato, la promo-zione dell'uomo integrale rientra nellamissione specifica della Pontificia Uni-versità Salesiana . In seno a essa vi è laFacoltà di Scienze dell'Educazione, laquale caratterizza notevolmente l'interoAteneo; Facoltà che si potrebbe definirecome espressione del carisma proprio deifigli e delle figlie di Don Bosco .A nessuno sfugge che oggi si sono

sviluppati umanesimi chiusi in visioni pu-ramente economiche, biologiche e psi-cologiche dell'uomo, con la conseguenteinsufficienza di penetrare nel mistero ul-timo dell'uomo stesso . Sollecitare unatale penetrazione si inserisce nella mis-sione specifica di questa benemeritaUniversità . . .

Desidero in particolare esortarvi adavere vivo e profondo il senso della re-sponsabilità ecclesiale, quale nota es-senziale del vostro compito . Tale senso diresponsabilità rappresenta la nota distin-

tiva di un Ateneo cattolico, chiamato aformare gli studenti, sacerdoti e laici, af-finché essi siano qualificati maestri del-l'insegnamento di Cristo, secondo ilmandato: « Andate e ammaestrate tutte lenazioni . . . » . In pratica, un atteggiamentoresponsabile di fronte alla Chiesa com-porta lealtà verso la Sede Apostolica,verso la sacra Gerarchia, verso il popolodi Dio e - per voi soprattutto - verso igiovani che anelano alla conoscenzacerta della Verità . Essi hanno il diritto dinon essere turbati da ipotesi o da prese diposizione avventurose, che non hannoancora la capacità di giudicare . . .

FEDE E SCIENZA DELL'UOMO

Il vostro studio universitario deve ap-profondire le varie scienze, e particolar-mente la conoscenza dell'uomo nella suastoria e nella sua psicologia ; deve inter-pretare in modo aggiornato e sensibile leesigenze e i problemi della società mo-derna, ma avendo in mente al di sopra ditutto che la Verità viene dall'alto, e che lascienza autentica deve essere costante-mente accompagnata dall'umiltà dellaragione, dal senso dell'adorazione e dellapreghiera, dall'ascetica della propria per-sonale santificazione .

Da un tale organico e lineare atteggia-mento, deriva la necessità per un Istitutoecclesiastico di Studi Superiori di riferirsialla conoscenza del dato rivelato come aquadro d'insieme, organizzatore e criticoa un tempo . Solo all'interno di esso sidovrà condurre l'attività di ricerca e didocenza in modo che il necessario dialo-go tra le varie discipline e le varie strut-ture universitarie giovi a illuminare cor-rettamente i contenuti della fede con gliapporti delle scienze umanistiche e dellescienze dell'uomo, dando contempora-neamente a queste la possibilità di eser-citare una attenzione costante, appro-fondita e non casuale agli interrogativi eagli apporti delle scienze teologiche .

Alla luce dell'ideale di Verità e di Amoreche animò Don Bosco, si potrà continua-re il dialogo col mondo moderno, il dialo-go con ogni persona, un dialogo costrut-tivo, elevante e trasformante, che testi-moni la certezza della fede e che sia an-sioso di portar tutti al Cristo « Redentoredell'uomo » .

Vi illumini il Padre delle misericordieper mezzo del Cristo, Figlio del suo amo-re, vi sostenga lo Spirito di carità, e vi siadi conforto l'intercessione della VergineAusiliatrice e del suo fedele servitore sanGiovanni Bosco .

E

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Don Alfredocuore oratoriano

Aveva scritto « È bello tramontare al mondo per risorgere a Dio » . Magli ex ragazzi del suo oratorio di Schio sentono molto la sua assenza,ora che Don Brancalion non telefonerà più per l'onomastico e il

compleanno, o per la quota d'associazione . . .

B rancalion o Brancaleon? Nes-suno lo saprà mai con preci-sione, anche perché era per

tutti soltanto l'amico don Alfredo . NelPolesine dov'era nato sulla fine delsecolo scorso, imparò a battersi per lavita; a dieci anni era orfano di padree madre, e si temprò nel duro lavorodella campagna. Desiderava esseresacerdote, ma solo a 17 anni potè ri-prendere gli studi, al Manfredini diEste. Dovette interrompere il novi-ziato per indossare il grigioverde, esolo nel 1920 potè essere tutto di DonBosco. Fu direttore ed economo indiverse case, ma la sua casa fu Schio,dove portò la massima responsabilitànei duri anni della guerra e del do-poguerra .

Era «fiero di essere salesiano», eper lui essere salesiano voleva direlavorare all'oratorio . Di poche parole,carattere forte, un fare che potevasembrare anche burbero, ma ci vole-va poco a capire che « aveva il cuorein mano ». I suoi ragazzi, ora padri difamiglia, lo ricordano compagno digiochi : « Quante partite a carte, ascacchi, a monopoli. . . » Ricordano lesue castagne secche, le sue caramelle :«Quante caramelle uscivano dallecapaci tasche della sua veste, equante corse facevamo per prenderleal volo quando le lanciava a manciatesul cortile . . . » .

L'attuale presidente Exallievi ri-corda come lo accolse all'oratorio :

28 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎

« Avevo nove anni, era la prima voltache entravo, e mi disse : "Sii il ben-venuto, pinocchietto" » . I ragazzi fre-quentavano a centinaia, ne combina-vano di tutti i colori, ma - ancoraricordano - « lui ci attendeva al var-co, mite e burbero insieme, là nelconfessionale in fondo alla cappella .Che autorità, ma che bontà in quelsuo °Io ti assolvo"! » .Poi la guerra: visse il periodo bel-

lico da protagonista, si fece carico ditutti i problemi della città . Dopo ibombardamenti mise l'oratorio a di-sposizione delle autorità ; veniva daloro incaricato di recare ai familiari ilpietoso annuncio della morte inguerra di qualche congiunto ; accolseall'oratorio centinaia di rimpatriati (adicembre 1945 ne aveva già contati583) . E tra questi giovanottoni ancoradistribuiva le sigarette : erano tesse-rate, introvabili, ma lui era riuscito aracimolare 48 tessere .

Poi la ricostruzione. Durante laguerra aveva coltivato un orto prov-videnziale, con una vigna continua-mente insidiata dai ragazzi, a cui eraattaccatissimo ; nel dopoguerra qual-cuno avanzò la proposta di farne uncampo da gioco . « Se è per i ragazzi,sono d'accordo », e rinunciò all'orto .

Dopo un'assenza da Schio di pochianni, vi tornò nel '52 per non partirepiù. Lo incaricarono degli Exallievied era il compito giusto . Di memoriatenace, non dimenticava nessuno, e il

PROTAGONISTI

rapporto educativo iniziato negli annidella giovinezza non si interrompevapiù. Ricordava onomastici e com-pleanni, i momenti gioiosi e quellitristi, e sapeva rendersi presente conpoche parole (era sempre di pocheparole), ma essenziali .

Un giorno gli proposero di lasciareSchio, ma lui fu chiaro ed esplicitonel dire di no : sentiva profonda laresponsabilità verso quell'ambiente everso le tante persone che avevacontribuito a costruire. Col succedersidelle generazioni diventò sempre piùil confessore dell'oratorio . Il suo spi-rito non si chiudeva ; fu aperto difronte alle innovazioni del Concilio,accolse la liturgia in italiano escla-mando : « Finalmente si capisce tutto,e si prega meglio » .

Incontrando all'oratorio un nuovoragazzino gli chiedeva chi fosse . Sa-puto il nome, subito gli diceva chi erasuo padre e dove abitava : via e nu-mero. Il ragazzo restava interdetto,ma lui spiegava che anche suo padreera stato ragazzino lì all'oratorio, e loincaricava di portargli tanti saluti .

Col passare degli anni ridusse l'at-tività, si rinchiuse man mano nellasua camera . Lì aveva un comò congrossa specchiera, ma cominciò amettere sullo specchio le foto e i ri-cordini funebri dei suoi amici . A uncerto punto lo spazio fu tutto invaso,e don Alfredo si specchiava nei suoiragazzi. Nel '76, l'hanno festeggiatoper il 50' di messa, e lui ha ricordato ilsuo orto: « L'ho coltivato, buon vino.Ma ho coltivato soprattutto la vignadel Signore » . « Eravamo noi - han-no osservato gli exallievi - i grappolidi quella vigna . . . L'oratorio ci vedevaormai di rado, ma lui don Alfredonon ci aveva persi di vista » .Poi il bastone per camminare, le

lunghe soste forzate in camera, dovegli exallievi andavano sovente a tro-varlo. Una camera piccola e povera :un letto, un tavolino, l'attaccapanni, eil comò. E tutte le foto-ricordo degliexallievi, con cui trascorrere la gior-nata, per cui pregare sera e mattina .

Poi la malattia. Il medico avevadeciso di dimetterlo dall'ospedale or-mai guarito, ma la crisi arrivò im-provvisa. Aveva scritto : « E bello tra-montare al mondo per risorgere aDio », e è stato un tramonto rapido esereno. Al funerale c'era la bandieradel comune e quella dei combattenti ;l'arciprete chiese e ottenne che fosseseppellito nella tomba riservata aisacerdoti in cura d'anime della città .Gli Exallievi nel discorso lo definiro-no « Segno dell'amore di Dio, vissutonello spirito di Don Bosco». E into-narono l'inno «Giù dai colli» .

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STORIA SALESIANA

Correva l'anno 1881Mentre Collodi scriveva il suo Pinocchio e Pasteur inventava il vac-cino contro l'idrofobia, che ne era di Don Bosco e delle sue opere?Ecco una rapida carrellata su quell'anno di grazia, che lo vedevavenerato ormai dai più ma ancora combattuto da qualcuno, e tutto

intento a consolidare le sue istituzioni per la gioventù

C orreva l'anno di grazia 1881,anno favoloso, in cui gli adultisi occupavano dei bambini e

un certo Carlo Lorenzini detto Collodipubblicava per loro Pinocchio : laprima puntata del libro appariva aRoma il 21 luglio sul « Giornale per ibambini » . Anche un certo Pasteur inFrancia dava una mano all'umanità,mettendo a punto il vaccino control'idrofobia . Grandi passi in avanti fa-cevano pure le femministe in GranBretagna e Svezia, ottenendo di eser-citare le professioni, fino allora ma-schili, di avvocato e professore. Per ilresto erano gli anni della grande de-pressione, quando la rivoluzione in-dustriale con le sue irrimediabili crisicicliche gettava nella miseria interepopolazioni. Naturalmente avveniva-no baruffe tra i capi di stato europei,preoccupati di estendere le loro con-quiste coloniali .

La Tunisia per esempio era contesatra Francia, Gran Bretagna e Italia(Tunisi pullulava allora di italiani),ma viene invasa dai francesi che leimpongono il loro protettorato (trat-tato del Bardo). La Gran Bretagna sel'ha a male, e progetta per l'annoprossimo l'occupazione dell'Egitto .Intanto perde Thomas Carlyle, chenei suoi libri aveva spiegato agli in-glesi come mai la Gran Bretagna fos-se la «nazione eletta», con una mis-sione universalistica di civiltà nelmondo .Le cose vanno male in Russia, do-

ve lo zar Alessandro 11, che pureaveva abolito i servi della gleba e al-largato di parecchio i confini del-l'Impero, viene brutalmente assassi-nato dai nichilisti . Gli succede pron-tamente il figlio Alessandro III, cheamplierà ancor più l'Impero russo .Grandi processi contro i nichilisti,condannati a morte o all'esilio . Maanche guai per gli ebrei, rinchiusi neighetti e sottoposti a massacri e sac-cheggi (pogrom). Intanto Fiodor Do-stoevskij, vista inutile la lezione mo-rale impartita ai compatrioti attra-verso i suoi romanzi immortali, pre-ferisce morire . Lo imita anche ilcompositore Modesto Mussorgskij .Segni di rivolta nel Sudan occupato

dagli egiziani, dove Mohammed Ah-med detto il Mahdi (in arabo « il benguidato») indìce la guerra santa perla liberazione del paese.

In America l'ingegnere Lesseps co-mincia i lavori per il taglio dell'istmodi Panamà. Negli Stati Uniti tuttobene, a parte quella brutta abitudine,radicata ancora oggi, di ammazzareogni tanto i presidenti : quest'anno èla volta di James Garfield, grandecombattente per la libertà deglischiavi, che potè abitare alla CasaBianca solo quattro mesi e poi venneassassinato.E in Italia? Re Umberto I regna su

28.953.000 sudditi (censimento del31 .12.1881), tra i quali gli uomini su-perano le donne di 461.000 unità . Essirisultano analfabeti al 62%, e dire cheper essere considerati alfabeti baste-rebbe saper fare la firma. E perchéanalfabeti, non hanno diritto di voto .Del resto solo il 2°o degli italiani haper il momento questo diritto diprendere parte alle elezioni .

Al governo, il ministro AgostinoDepretis succede a Benedetto Cairolima la musica non cambia : ambedue

Una delle cinque foto scattate a Don Bosco«con baverina alla francese», nel 1881 a Mar-siglia .

sono esponenti della sinistra parla-mentare, e riescono a governare solomescolando le carte con gli avversaridella destra parlamentare (è quel fe-nomeno detto «trasformismo politi-co», praticato a quanto pare in tantealtre epoche storiche) .Quanto a Don Bosco, è tutto as-

sorbito dal compito impegnativo dirafforzare le sue varie organizzazioniper la gioventù : i salesiani al lavoro indue continenti, le FMA che perde-ranno durante l'anno la loro confon-datrice, e quella meravigliosa colonnache sono i Cooperatori . Ha in pro-gramma un viaggio piuttosto lungo inFrancia, e poi un altro a Firenze eRoma. I giornali ogni tanto lo pun-zecchiano con articoli malevoli, e an-che il suo arcivescovo - che non l'haancora capito bene - gli crea non po-che difficoltà. Ma lui continua im-perterrito nel suo lavoro : organizzadue spedizioni missionarie, apre 12case di qua e di là dell'Oceano, rin-nova la sua tipografia a Valdocco eaccetta di impiantare una rete mete-reologica in America Latina . E comese non bastasse, sogna : sogna le mis-sioni, e l'avvenire delle sue suore . . .

A fine anno Don Bosco potrà con-tare una quarantina di case per i suoi596 salesiani, e altre 33 case per le sue268 suore .* L'anno si apre con una spedi-

zione missionaria, la sesta dei sale-siani e terza delle Figlie di Maria Au-siliatrice (i partenti sono rispettiva-mente 6 e 8) . La cerimonia dell'addiosi svolge il 20 gennaio alla presenza diduemila fedeli, in una basilica di Ma-ria Ausiliatrice inondata di commo-zione. Riferisce «L'Unità Cattolica »che al momento della separazione« spettatori e spettatrici piangevanocome tanti padri e madri, fratelli esorelle » . Soprattutto le suore fannotenerezza: « Pie signore e nobili ma-trone piegavano il ginocchio a terra econ le lacrime agli occhi domanda-vano di baciare loro la mano, come aspose predilette di Gesù Cristo . . . » . Enaturalmente «le buone religiosemescolavano le loro lacrime conquelle delle loro devote ammiratrici » .

* Ai primi di febbraio Don Boscoè a Genova, poi a Marsiglia, per ri-manere il più a lungo possibile vicinoai suoi missionari che stanno per im-barcarsi . E con loro e per lo stessomotivo anche madre Mazzarello, or-mai minata dal male che presto laporterà alla tomba . A Marsiglia gliamici di Don Bosco gli pongono l'as-sedio, tutti vogliono parlargli e averequalcosa di suo ; allora lo fotografanoin cinque pose diverse, « con cintura erabat (baverina) alla francese », e lefoto abbondantemente moltiplicatevanno a ruba .

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎ 29

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* Ai primi di marzo tre salesianiaprono casa a Firenze, mentre DonBosco in Francia visita Tolone, poiNice, poi Cannes . C'è ancora moltoastio contro le Congregazioni religio-se allora in Francia, e per quella sa-lesiana non si fa eccezione. Don Bo-sco rianima i suoi salesiani, e riorga-nizza i Cooperatori .

• Rientrato in Italia, Don Bosco inaprile non torna a Torino ma prose-gue per Roma con sosta a Firenze . Lacasa aperta dai salesiani nella città diDante è così minuta che non c'è mo-do di ospitarvi Don Bosco (lo acco-glierà la sua « buona mamma », mar-chesa Uguccioni) . A Roma è ricevutodal Papa, e si prodiga per accelerare ilavori della costruzione del tempio alSacro Cuore .• Il 16 maggio Don Bosco rientra

a Valdocco, e una triste notizia lo af-fligge : due giorni prima è ispirata aNizza madre Mazzarello . Subito ne fadare l'annuncio sul BS, poi ne fatracciare un bel profilo in cinque lun-ghe puntate . Il 24 maggio è allietatodalla presenza eccezionale, accanto aipriori della festa, anche di un « prio-rino », il figlio dei conti di Villeneuve,che a detta dei genitori ha ottenuto laguarigione da Don Bosco .In Patagonia il missionario don

Fagnano partendo da Viedma compieun'escursione di mille chilometri acavallo fino al lago Nahuel-Huapisulla Cordigliera, incontra coloni ab-bandonati a se stessi (battezza, con-fessa, regolarizza matrimoni ecc .), eanche indios . Scrive: « È assoluta-mente necessario un buon numero dimissionari : stante la sterminataestensione della Patagonia, i missio-nari che vi si trovano oggi sono cometre o quattro pesciolini che guizzas-sero in un vasto mare » .• In giugno giunge a Valdocco un

manoscritto a firma del medicoCharles D'Espiney di Nice: è unabiografia di Don Bosco, la prima verabiografia che sia stata scritta finorasu di lui. Don Rua la rivede, consi-gliando e correggendo. Ma per unoche scrive bene di Don Bosco, inFrancia si ha un attacco violento sulgiornale « Le Radical » contro di lui ele sue opere d'oltralpe: «Noi tornia-mo a domandare che cosa aspettil'autorità per scacciare questi fratacciindegni di pietà, né cesseremo mai dichiederne l'espulsione d'accordo colgrande Partito Radicale » .• Don Bosco ha a Faenza molti

amici, che vorrebbero una sua casanella città . A luglio manda a prendereaccordi per l'apertura dell'opera, eviene trovato l'edificio adatto ; manon c'è personale : i mesi passano e ifigli di Don Bosco non arrivano. Anziarrivano i protestanti . Allora don

30 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 -

Paolo Taroni direttore spirituale delseminario, che più di tutti si è dato dafare per quest'opera, scrive versi me-morabili (non del tutto nuovi perVincenzo Bellini) e li manda a Val-docco :

« Vengono i Salesiani?», domanda-no i cristiani. / « Vengono i Protestan-ti! », rispondono i birbanti. / I Prote-stanti sì, i Salesiani no. I Maria guardatequi, quello che ci toccò . / Mira o ma-dre ai tuoi ginocchi tanti cari pargo-letti: / Deh, pietà per lor ti tocchi senon hai di noi pietà .* Il 12 agosto le Figlie di Maria

Ausiliatrice danno una nuova supe-riora al loro Istituto . Le suore sonoriunite a Nizza, e c'è anche Don Bo-sco. Incontrando suor Caterina ba-ghero, sulla cui elezione non ci sonodubbi, egli le bisbiglia : « Per la pove-rina che dovrà succedere a MadreMazzarello, ho già pronta una bellascatola di amaretti» . Come previstola Daghero è eletta, ma ha solo 25anni invece dei 35 richiesti, e Don

la persona . . . » E su quel manto c'èun'infinità di cose raffigurate, da leg-gere e da capire. C'è anzitutto la de-scrizione della Congregazione sale-siana « come deve essere », illustratacon diamanti e scritte in latino . DonBosco legge con attenzione le singoleparti di quella curiosa lavagna lumi-nosa, poi d'improvviso si fa buio . Poidi nuovo chiaro, e quel signore oraindossa « un manto divenuto scolora-to, tarlato e sdrucito». Al posto deidiamanti ci sono buchi provocati datarli e altri insetti . Il manto, pieno dinuove scritte latine, raffigura ora « laSocietà Salesiana come corre il ri-schio di diventare» .Intanto nella missione di Patagones

(Argentina) vengono aperti per i figlidegli indios due internati, maschile efemminile, che Don Bosco definisce«di grande importanza, imperocchéporgono il destro di guadagnare i pa-dri per mezzo dei figli » .* A novembre durante il « terzo

congresso geografico » di Torino vie-

Nel 1881 i missionari aprono il loro primo internato per ragazzi indios, e qualche anno dopo rac-colgono i primi frutti del loro paziente lavoro : ecco le prime comunioni .

Bosco deve concedere la dispensa .Poi le manda non una ma due scatoledi confetti : una con cioccolatini dolcida distribuire alle suore, e l'altra diamaretti da tenere per sé .* Nella notte tra il 10 e l'l1 set-

tembre Don Bosco è a San BenignoCanavese, casa di formazione deigiovani salesiani, e ha un sogno sul-l'avvenire della sua Congregazione .Gli pare tanto importante che lomette per iscritto di suo pugno . « Ap-parve tra noi un uomo di aspetto cosìmaestoso che non potevamo reggernela vista . . . Un ricco manto gli ricopriva

ne proposta ai salesiani la creazionedi una rete di osservatori meteorolo-gici nelle missioni dell'America Lati-na. Qualche mese dopo, don Lasagnaa Montevideo realizza il primo osser-vatorio, e altri seguiranno : si tratta,come dicono quelli del congresso, di«un'opera in apparenza difficile nonpoco, ma pur cotanto vantaggiosa perla fisica del globo » .* Il 10 dicembre, addio a una

nuova spedizione missionaria (la set-tima) con 8 salesiani partenti . C'è untempo cane : «neve, freddo e vento»,ma c'è pure una spiegazione : « A noi

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sembra che Dio stesso abbia così vo-luto, quasi per additare ai giovaniapostoli la vita di travagli e di peneche avrebbero dovuto condurre peramor suo » . Sul finire del mese DonBosco sogna il suo castagneto pressola casetta dei Becchi : c'è una racco-glitrice abusiva di castagne, e DonBosco vorrebbe sgridarla. Ma poi siaccorge che è la Madonna, e ogni ca-stagna che depone nel canestro cor-risponde a una futura casa delle Fi-glie di Maria Ausiliatrice . Intanto escea Marsiglia la biografia « Doni Bo-sco » del D'Espiney, e va a ruba, ebisogna subito ristamparla .

Nelle culle . Quell'anno comincianoa frignire nelle loro culle dei piccoliniche un giorno saranno grandi amicidi Don Bosco e gli faranno onore . Il30 gennaio nasce nel bresciano il sa-lesiano coadiutore Giulio Vallotti,futuro architetto, che donerà allaCongregazione i progetti di una cin-quantina di opere (tra esse il tempiodi Maria Ausiliatrice a Roma, gli isti-tuti Rebaudengo e Agnelli a Torino,l'istituto di Cumiana, il nuovo com-plesso del Colle Don Bosco, l'amplia-mento della basilica a Valdocco) .

Il 29 febbraio nasce a Bassano delGrappa don Antonio Colbacchini,missionario in Brasile, apostolo degliindios Bororo, che lo nominerannocacico (a pag . 8-9 di questo fascicolo èrievocato il suo incontro con gli Xa-vante). Il 5 luglio nasce in PoloniaAugusto Hlond, secondo di quattrofratelli divenuti tutti salesiani, e fu-turo cardinale primate di Polonia (isuoi compatrioti sono intenzionati aintrodurne la causa di beatificazione) .Il 3 settembre nasce ad ArquataScrivia suor Maria Avio, che inizieràle attività delle FMA nelle missionidell'Assam e poi della Thailandia :desiderosa di lavorare da semplicegregaria nei ranghi, fu invece supe-riora a vita, e diceva « Il Signore miperseguita » .Noi semplicioni . Ogni anno Don

Bosco invia ai suoi amici « Il galan-tuomo », almanacco che costa cente-simi 15. In esso ricorda cose utili asapersi. Nel 1881 - ricorda - ci sonoquattro eclissi di cui uno totale diLuna, e il passaggio di Mercurio suldisco solare . Ci sono anche 61 feste diprecetto e 301 giorni lavorativi . MaDon Bosco offre anche, a sé e aglialtri, delle utili riflessioni . Per esem-pio nota quanto sia sbagliato dire«abbiamo un anno in più dell'annoscorso». Se gli chiedono quanti anniha, lui risponde 65, ma poi spiega chenon è vero : « Noi semplicioni non ciaccorgiamo che la cosa avviene tuttoall'opposto, e che gli anni che dicia-mo di avere sono invece quelli chenon abbiamo più » .

I (Segue da pag. 18)1

A Sunburyla fantasiaè al potere

seriamente di chiudere tutto . Ma ar-rivarono aiuti, e poi anche le vaccheolandesi fecero bene la loro parte .Cioè fecero tanto latte . Gli agricoltoridella zona al principio le guardavanocon diffidenza, giudicavano il lorolatte di qualità scadente . Ora invecehanno le stalle piene di vacche olan-desi, le nobili discendenti di quellaprima generazione introdotta daimissionari salesiani .I picnic. Col latte venne anche il

formaggio, e la cosa funziona ancoraoggi: i salesiani hanno affidato il set-tore caseario a un esperto emigratoitaliano, che produce pecorino, moz-zarella e ricotta in quantità . La gentedei dintorni lo sa, alla domenica saltasull'auto e arriva . Anche da 30-40 kmdi distanza. C'è un vasto prato a di-sposizione per il picnic: la gente (inmassima parte oriundi italiani) com-pra, consuma sul posto, e soprattuttoporta a casa. Questa piccola indu-stria, basata sulla cordiale collabora-zione di pecore e mucche, e sul fifty-fifty del ricavato dalle vendite divisocol fattore, ha aiutato nei decenniscorsi a pagare i debiti, a sfamare iragazzi (la quota della pensione è di-mezzata rispetto a quella di altri col-legi), e ad allevare le prime genera-zioni salesiane . A Sunbury sono in-fatti vissuti per decenni gli aspiranti,novizi, chierici e studenti di teologia,che ora formano l'ispettoria salesianad'Australia . Di lì essi sono partiti peraprire le altre case. Sunbury è statadavvero «casa madre », perfino nelsenso che ha dato a tutti il latte, e inpiù il formaggio . . .

Festival e Carnival. A Sunbury oggilavorano 16 salesiani con 245 ragazziinterni e quasi altrettanti esterni . Cisono le scuole normali che preparanoall'università, e la scuola agraria . Es-sa comprende un biennio, riservato auna quarantina di ragazzi che vera-mente imparano il mestiere. Impara-no tutto : la coltivazione dei campi,l'allevamento del bestiame, ma anchefalegnameria e meccanica agricolaperché un giorno saranno soli e do-vranno riparare il trattore guasto .

Questi ragazzi sono quasi tutti cat-tolici . Nelle altre scuole salesiane lapercentuale dei non cattolici è moltoalta, qui invece è minima : qui i geni-tori cattolici mandano i figli anche damille chilometri di distanza, perché livogliono educati nella fede.

Una fede che trova l'esplosionegioiosa ogni anno nel Festival Euca-ristico presieduto dall'arcivescovo .Lo si celebra da più di 50 anni, laprima domenica di novembre (chelaggiù corrisponde al nostro maggio),con la partecipazione di migliaia dipersone. Arrivano da tutte le parti,con le auto, per una giornata di festae di fede. In tempi andati la parteci-pazione era impressionante, un annosi contarono 65 .000 persone .I ragazzi poi vanno matti per il

« Provincial Carnival », una specie diolimpiade dei collegi salesiani. Quat-tro o cinque collegi sono relativa-mente vicini, ma le squadre giungonoanche dai collegi lontani, da Sydney,dalla Tasmania, dal Sud Australia. Sidisputano i titoli di campione neltennis da tavolo, nel basket, e so-prattutto nel football australiano . Ungioco velocissimo, e più pericolosodel rugby : sono 18 giocatori persquadra, ma privi di ginocchiere e dicasco, e se sbattono zuccate i ber-noccoli sono autentici .

Per difendere la patria . In tutte lecircostanze poi l'attrattiva è formatadal «Rupertswood Half Battery »,una mezza batteria di ragazzi-soldatia cavallo, in divisa militare ottocen-tesca, con sciabole e fucili e un can-none. I ragazzi fanno rivivere cosìuna suggestiva pagina di storia pa-tria : nel 1885 in Australia si temevaun'invasione da parte della Russia, ele autorità ordinarono ai grandi pro-prietari di costituire dei gruppi armatiper difendere la patria . Sir WilliamClarke, il proprietario di Sunbury,non se lo fece dire due volte . Altrovel'episodio è sepolto e dimenticato, aSunbury invece rivive ancora nelfolklore e nella fantasia dei ragazzi .Le mamme confezionano le belle di-vise, e sovente il Rupertswood HalfBattery è richiesto - armi e bagagli- da varie parti dello Stato per darelustro alle feste cittadine .

Così è oggi Sunbury, dove la fan-tasia è al potere . Dalla Casa madredei salesiani d'Australia sono germi-nate finora altre 13 opere, tra cui duenelle isole Samoa in piena Oceania, euna parrocchia tra gli aborigeni . Isalesiani sono 126, di cui 67 nati inAustralia. Vanno anche in missione :tre sono in India, quattro in AmericaLatina e uno in Africa . L'impegnoassunto dall'Ispettoria Australiana èdi inviare nelle missioni un salesianoall'anno. Hanno anche aperto lastrada alle Figlie di Maria Ausiliatri-ce, che sono 31 in cinque opere . Gliuni e le altre hanno sul continente inoviziati, e così il numero dei Figli diDon Bosco lievita, di poco ma co-stantemente, ogni anno .

Cose dell'altro mondo .

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎ 3 1

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MARIA AUSILIATRICEPROTEGGE ANCHE LE SCUOLE

* Alla fine delloscorso mese di giu-gno il direttore diuna delle nostrescuole, un laico, ciaveva avvertite cheavrebbe lasciato ilsuo posto perché neaveva trovato un al-tro che riteneva piùconveniente . Do-vemmo metterci su-

bito alla ricerca di chi lo potesse sostitui-re, e la cosa non era facile perché ave-vamo bisogno di uno che svolgesse que-sto compito delicato secondo lo stile e ilcuore di Don Bosco . Abbiamo pregato alungo Maria Ausiliatrice e Don Boscostesso, ma le settimane e i mesi passava-no e l'apertura delle scuole si avvicinava,senza che noi riuscissimo a trovare lapersona giusta . Ma abbiamo continuato apregare con piena fiducia, e all'inizio diottobre abbiamo assunto un nuovo diret-tore . La nostra sorpresa è stata subitogrande, perché fin dall'inizio egli hasentito il bisogno di animare la scuola insenso pienamente cristiano e salesiano .

Soeur Jacqueline (Lyon)

* Impegnati in attività educativo-pa-storali, nello scorso luglio ci trovammod'improvviso privi della sede in cui svol-gevamo le nostre attività, costretti a la-sciare liberi i locali entro tre mesi . Du-rante il periodo estivo era difficile trovareambienti che rispondessero alle nostreesigenze di lavoro, e arrivammo alla sca-denza fissata senza aver trovato assolu-tamente nulla . Si chiese una dilazione, mala ottenemmo per pochi giorni soltanto :entro il 10 ottobre i locali dovevano es-sere assolutamente liberi . I pochi am-bienti che durante le nostre ricerche era-no risultati eventualmente disponibili, nonrispondevano alle nostre esigenze di la-voro. Così, la mattina del giorno nove,non avevamo ancora trovato una solu-zione positiva . Ciò nonostante, non vennemeno la nostra fiducia nel Signore : sel'attività che svolgiamo era secondo lavolontà di Dio, il Signore non avrebbedeluso le nostre attese . E proprio nellatarda mattinata del nove si aprì quellospiraglio che portò alla felice soluzione dicui oggi godiamo : la Madonna Ausiliatri-ce ci venne incontro per mezzo dei suoifigli, nel modo più impensato, trovandocila sede desiderata proprio in una casasalesiana .Riconoscenti chiediamo a Don Bosco

di aiutarci a formare educatrici veramenteimpegnate, a vantaggio di quell'età che èla speranza della Chiesa, per una societàmigliore .Il Consiglio Provinciale della Federazione

Italiana Scuole Materne (Torino)

I NOSTRI SANTI

3 2 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 .

* Franca Pirrone (Catania): « Il chirur-go mi disse che dovevo essere operatasubito . Entrai in sala operatoria fiduciosanell'intercessione di Maria Ausiliatrice edi Don Bosco, e quale non fu la sorpresanell'apprendere poi che gli interventieseguiti furono non uno ma tre contem-poraneamente. Si prospettava però ildubbio di dover tornare per. una quartaoperazione : ricorsi allora con più fede allapreghiera, e quest'ultima eventualità fuscongiurata . Con queste poche righe de-sidero far conoscere a tutti la potenzadella preghiera » .

LA FESTA DI DON BOSCOFU L'ULTIMO GIORNO DI FEBBRE

La mia bambina dlsei anni aveva feb-bre alta da settegiorni, che resistevaanche alla cura giàcominciata della pe-nicillina . La dotto-ressa mi aveva dettotrattarsi di sempliceinfluenza, ma io, damamma forse un po'troppo apprensiva,

temevo e non mi spiegavo quel prolun-garsi dell'indisposizione . La domenicaprimo febbraio si celebrava in chiesa lafesta di Don Bosco, e un altro mio bam-bino portò a casa l'immaginetta con reli-quia del santo dei giovani . Ho subito po-sto la reliquia vicino alla bimba ammalata,e per lei quello è stato l'ultimo giorno difebbre. Ora prego Don Bosco soprattuttoperché mi guidi nel difficile compito diguida spirituale dei miei figli, e nellostesso tempo li affido a lui nelle piccolenecessità quotidiane .

Famiglia Salich (Trieste)

HA RICUPERATO LA VISTACON MERAVIGLIA DEI MEDICI

Mio figlio in pochi giorni stava perden-do la vista in modo pauroso, era rimastocon una sola diottria in un occhio e condue nell'altro . In precedenza non avevamai avuto menomazioni alla vista, perciòricorremmo subito all'oculista, che dia-gnosticò un tumore ipofisale, e ordinòl'immediato ricovero in clinica . Il caso eramolto serio, e ricorremmo subito all'in-tercessione di Maria Ausiliatrice e DonBosco, invocandoli con grande fiducia .Non solo l'operazione è andata bene, manostro figlio ha ricuperato quasi tutta lavista con grande meraviglia degli stessimedici curanti ; poi ha potuto continuaregli studi, e ora si è laureato brillantemen-te . Grazie Maria Ausiliatrice, grazie DonBosco .

Delia Ferro (Verona)

* D.G. : « Ho pregato tanto, anche se lesperanze erano poche, ma Don Bosco e

Maria Ausiliatrice sono stati buoni con me(perdonate se vi chiedo di non pubblicarela mia firma, gradirei che i miei non sa-pessero nulla) » .• B. Bon figlio (Stalla vena, VR) ringra-

zia per il felice esito di un delicato inter-vento subìto dalla mamma, a cui i mediciassegnavano pochi giorni di vita .• Anche Alberta Ghirardi e famiglia

(Milano) ringraziano Don Bosco per averprotetto il figlio in un difficile interventochirurgico al cuore .

SE CI RITIENI CAPACIDI ALLEVARE DEI BAMBINI . . .

Da tredici anni io emio marito desidera-vamo vedere la no-stra casa allietata daqualche bimbo, chenon arrivava mai .Con la mia mammapresi a pregare ilSantino delle culle,dicendogli che se ciriteneva capaci diallevare dei bimbi

nel santo timore di Dio non ci facesseaspettare più oltre . E è arrivato ClaudioDomenico, per il quale non finiremo maidi ringraziare il Signore che ci ha resi cosìfelici . Ora speriamo che qualche altrofratellino venga a tenere compagnia alpiccolo, e continuiamo a pregare .

Gabriella e Oreste Cavallero (Torino)

RINGRAZIANO ANCORASAN DOMENICO SAVIO

Rina Molinari (Pieve di Teco, IM) :« Da tanti anni ero sposata ma non riu-scivo ad avere bambini, perciò ero moltotriste . Venuta in possesso di un abitino loportai al collo e mi raccomandai anima ecuore a san Domenico Savio . Ora sonostata esaudita : ci è nata Katia Valeria, cheintendo mettere sotto la protezione delpiccolo santo » .

Irene Galbiano (Bagnolo Piemonte,

HANNO PURE SEGNALATO GRAZIEAbbruscato Salvina - Albenzio Orsola - AmmirataConcetta - Amoroso Teresa - Balisteri Salvatore -Bandini Domenico - Battaglotti Carla - Bechini Desde-mona - Bellia Lucrezia - Belometti Rina - Bersano M .Maddalena - Berselli Virginia - Berta Virginia - BertiGrazia - Bertot F . - Bianca Radogna - Bonacina Enrica -Borcan Marta - Borghese Lea - Briglia Irma - CalossoMichelina - Campana Riccardo - Campisi Sofia - Can-toni Raimonda - Capizzi Salvatrice - Capra Velia eMaria - Carapelli Iva - Caroli Antonietta - C .A.A. Roma -Cavallone Pasquale - Castellotti a . Paola - CossuMaddalena - Chiappa Anna Maria - Chiarabini Dome-nico - Cella Matilde - Cipolla Rosario - Civati Flaviana -Colombo Pierangela - Coppi Alma - Corsi Maria - Cra-vino Giuseppina - Damiani E. - D'Angelo Gaspare -D'Auria Calogero - Del Matteo Ida - De Moro Zaira - DiBernardo Anna Leone - Di Laura Elisabetta - Di RosaGiuseppina - Sr . Dongu Lina - Duranti Derna - D'AngeloGaspare - Ellena Maria - Eusebione Letizia - FalzoneRosa - Favre Domenica - Forni Angelo - FisichellaPaolo - Fracchia Emilia - Fumagalli Marisa e Giancarlo- Gabbio Caterina - Gattoni Rosa - Gazzoli Maria - Ce-raci Francesca - Ghirardi Laura - Giacalone Rosamaria- Gianetti Maria - Gioia Maria - Gnecchi Anselmo -Gramola Sonia - Grande Giuseppina - Grasso Gina -Greco Immacolata - Guglielmi Gisella - Gugliotto Ro-setta - Guidotti Margherita - Infranca Angela - Laconi

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CN), in attesa di un figlio, rimase forte-mente spaventata per una disgrazia av-venuta sotto i suoi occhi, e temeva con-seguenze che potessero riflettersi sul na-scituro . Nulla di male è accaduto, e oraringrazia san Domenico Savio .

• Leonilde Migliorati (Canonica SanFilippo, PT) : « Una mia nipote in attesa diun bimbo fu trovata dai medici affetta daforte diabete : i medici temevano non soloper lei ma anche che il bambino potessenascere deforme . Pregammo intensa-mente il piccolo santo perché ci aiutassein tanto dolore, e siamo stati esauditi » .•

Coniugi Di Ruggero (Trani, BA) :« Nel 1979 avevamo perso tragicamenteun figlio di 11 anni, Massimo, perito in unincidente stradale . Allora chiedemmo unabitino rosa con l'effigie di san DomenicoSavio, nella speranza di avere una bam-bina. Così è stato : ci è nata la piccola Ol-ga, e desideriamo esprimere tutta la no-stra riconoscenza » .•

Mariella Santucci (Civitanova, MC):« Erano trascorsi sette anni dalla nascitadella prima bambina, ma non riuscivo asuperare il senso di paura nell'eventualitàdi una nuova maternità . I medici in quellecondizioni di spirito la sconsigliavano, maio mi sentivo egoista e di poca fede . Alloraho pregato e affidato il mio caso a sanDomenico Savio, di cui avevo ricevutol'abitino da una sorella FMA . E pur inmezzo a notevoli difficoltà dovute a catti-ve condizioni di salute, ho potuto avere inpiena tranquillità di spirito il dono di unbimbo che completa la gioia della nostracasa » .

• L'exallieva CG ringrazia per la gua-rigione della sua bambina di pochi giorni,colpita da meningite purulenta : « La de-genza si prevedeva lunga e non si sapevacon quali conseguenze ; invece tutto si èrisolto e positivamente in pochi giorni » .

• Almarosa e Giambattista Brena(Pontevico, BS): « Il mio secondogenito,sano alla nascita, dopo pochi giorni evi-denziò gravi disturbi . Fu ricoverato nellaclinica pediatrica ma la sua situazionediventò disperata e lo battezzarono intutta fretta . Per consiglio di un sacerdote

Irma - Lamberti Giuseppina - La Rocca Giuseppe -Lazzarini Maddalena - Luca AI . Pasquale - MaccaroneGiovanni - Manirinotti Anna Rosa - Manfrinotti Emma-rosa - Marcon Anna - Massacco Angela - Mauro Anna -Mauro Valeria - Mascheroni Ernestina - MazzanzelliMariuccia - Mellini Lucrezia - Migliavacca Angiolina -Miato Irma - Milone Nietta - Mirabelli Giuditta - ModicaFrank (U.S .A .) - Mogavero Salvatore - Morgavi Vinca -Morniroli Teresa - Motta Grazia - Nana Paolo - Ober-mito Giovanna - Oddone Anna - Ottonello Anna - PaceNatale - Pagliani Maria - Palaio Maria - Palenzona Rina- Palermo Teresa - Parodi Lorenzo - Papetti Carla -Pellitteri Angela - Perret Dino - Petix L. Maria - PietraDon Giuseppe - Pillon Arduino - Piras Peppina - PollaAnselma - Ponzio Mj_chela - Prete Ernesta - PicchiottiFamiglia - Ranghetti Timotea - Renzi Sergio - RinaldiMaria - Rinaudo Gemma - Rizzo Ignazio - Rizzo Nelina -Rossi Amalia - Rossini Giuditta - Salidu Margherita -Sapucci Maria - Sardo Guido - Savino Francesco - Sa-vino Nunziatina - Scarlatella Maria - Scarpetti Emilia -Scelba Salvatore - Sperandio Bruno - Spiga Pittan -Soster Irma - Steri Marzia M. - Sulas Bruna - TolazziAda - Ternavasio Teresina - Testa Clara - Tigano Iole -Timossi Margherita - Tosi Pierina - Tribocco Giuseppe- Valentino Carla - Ventura Carmela - Vescovi Mar-gherita - Villa Teresa - Vinci Rosa - Violi Maria - VisalliCaterina - Visconti Anna - Vitali Manlio - ZaccariaGiuseppina - Zanon Rosina - Zeni Luigia - Frigerio Lu-cia .

Epinay (Francia) . La bella chiesa dedicata a san Domenico Savio .

salesiano rivolgemmo la nostra preghieraa san Domenico Savio, e dopo pochigiorni la sua situazione - inspiegabil-mente per noi e soprattutto per i medici- d'improvviso migliorò . II bimbo è statodimesso, completamente (ma noi diciamomiracolosamente) guarito » .

4 Marina Macchiarella (Partinico, PA),ringrazia per la guarigione di un con-giunto, risanato dopo un grave incidentee due operazioni chirurgiche .* Giuseppe Cipolla e famiglia (Motta

Vigana, Ml) perché la loro unica bambinadi cinque anni, colpita da grave malattia ericoverata d'urgenza all'ospedale, ha co-minciato a migliorare quando le fu messol'abitino di Domenico Savio, e ora è in viadi completa guarigione .

LE RIPETEVO: SE TU VUOIPUOI FARMI QUESTE GRAZIE

II 15 aprile scorsoun nostro caro con-giunto venne ricove-rato d'urgenza, e imedici diagnostica-rono un carcinoma :una diagnosi terribi-le, che lasciava benpoche speranze . Miasorella Figlia di Ma-ria Ausiliatrice miportò un'immaginet-

ta di suor Eusebia Palomino, e disse atutti noi di pregarla chiedendo la guari-gione completa, cosa che sembravasemplicemente assurda . In quei giornimio figlio, per colpa di gente disonesta,venne a trovarsi in una situazione finan-ziaria disastrosa, che avrebbe potutoportare a tragiche conseguenze . Pregaiallora suor Eusebia per entrambi i casi ; lapregai con assiduità, quasi con accani-mento e con rabbia . E pur essendo ras-segnata alla volontà del Signore, le ripe-tevo fino alla nausea : «Se tu vuoi, puoifarmi queste grazie » .

Il nostro malato, a distanza di nove mesie - come dicono i medici curanti -« con una ripresa inspiegabile », è tornatoa casa e sta bene . Ha subìto tre interventidemolitori, ha perduto 38 chili di peso, maora ne ha già recuperati 14 . Quanto anostro figlio, ogni sua difficoltà si è risoltanel migliore dei modi : è tornato sereno, e

soprattutto è tornato alla vita di fede chesembrava aver perduto .

Sento il dovere di raccomandare a tuttiquesta piccola grande suora, sicura in-termediaria tra noi e il Signore, e noncesserò più di ringraziarla .

Enza Mezzano (San Remo, Imperia)

NON POTEVO OBBEDIREAL MEDICO. E ALLORA. . .

Da parecchi annisoffrivo di una coliteaccentuatissima .Dopo alcune curemigliorai un poco,ma il medico mi dis-se che si trattava dimalattia cronica eche avrei vissuto alungo soltanto seavessi seguito i suoiconsigli : poco lavo-

ro, e dieta rigorosissima . Di fatto non miera possibile obbedire al medico perchéassai povera, e quindi dovevo ritornaresovente dal medico, che mi ordinavasempre nuove cure. Avendo saputo dellegrazie ottenute da Alexandrina Da Costa,mi rivolsi a lei supplicandola che mi otte-nesse di poter mangiare di tutto, proprio amotivo della nostra povertà. Da quelgiorno incominciai a prendere il vitto difamiglia, e . . . non ho più avuto bisogno delmedico .Graziosa Alvez Castro (Viana do Castelo)

LA FEBBRE NON VIENE PIÙ :CI PENSA ALEXANDRINA

Ho 49 anni, e ho sempre avuto una sa-lute fragile . Da alcuni anni mi affliggevaun'infezione alla gola, di quelle che vannoe vengono . Gli antibiotici sembravano gliunici rimedi, ma lo specialista con ragionene sconsigliava l'uso frequente ; poi peròera costretto a prescriverli . . . Nessunacura fermava quest'infezione con febbrepersistente . Poi un giorno mi è capitatofra le mani il libro su Alexandrina, e misono aggrappata a lei . Devo dire che nonho più avuto bisogno di cure, e che lafebbre non c'è più . Ci pensa Alexandrina .Tutto questo lo testimonia anche miomarito. Questa Serva di Dio è veramentegrande .

B .I .M . (Mesero, Portogallo)

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎ 33

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BROZZO PIERINO Cooperatore t LaSpezia a 70 anni

Ragioniere di professione, dedicava iltempo libero a organizzare i PellegrinaggiPaolini, e proprio durante questi pellegri-naggi conobbe i Cooperatori salesiani :simpatizzò con loro, finché si sentì uno diloro, e chiese di far parte della loro asso-ciazione. Era più che giusto : tra l'altro,aiutò negli studi un giovane handicappa-to, seguendolo con stile salesiano . Avevachiesto al Signore di morire senza distur-bare nessuno, e il Signore lo ha esauditochiamandolo a sé nel sonno .

CALANDRI MARIA ved . BONATO Coo-peratrice t Arezzo a 80 anniRicordava che il Beato don Rua al

tempo della sua infanzia era stato piùvolte ospite della sua famiglia . Crebbenella devozione di Maria Ausiliatrice e aquesta spiritualità educò anche le sue fi-glie . Si impegnò per una scuola efficiente,e poi raggiunto il limite della pensioneaumentò la collaborazione che già pre-stava al suo parroco in Arezzo, come pu-re al delegato dei Cooperatori ed Exallie-vi . Per tanti anni le celebrazioni salesianein città furono da lei promosse e appog-giate con piena generosità e dedizione .

CAPRA GIUSEPPE Cooperatore t BeneVagienna (CN) a 94 anni

Padre di dieci figli, di cui tre religiosi(uno salesiano) . La sua lunga vita fucontrassegnata dall'urgenza di lavorare,pregare, amare: componenti che hannocreato in lui una personalità sicura, sere-na e simpatica . Tanti si rivolgevano a luiper una parola di fede, una promessa dipreghiera, un augurio di benedizione.Onorò la Madonna con infiniti rosari, a cuiinvitava i presenti, in tempo di guerra, diprigionia, durante il lavoro duro di conta-dino, la sera immancabilmente con tuttala famiglia . L'Eucaristia e la Madonna re-sero visibilmente sereno il suo tramonto .

CONTARIN GIUSEPPE Cooperatore tBessica (TV) a 87 anniDon Bosco aveva preso nella sua fami-

glia un fratello, che fu salesiano coadiu-tore e missionario per oltre 50 anni .Quanto al signor Giuseppe, affezionato aDon Bosco e all'Ausiliatrice, educò conspirito salesiano i suoi figli. Nutriva la suasalesianità con il BS, che leggeva da cimaa fondo appena giungeva, e che facevaleggere ai suoi .

MERCIECA JOSEPH t Victoria (Gozo,Malta) a 86 anni

Di poche parole, ma sereno e ottimista,in gioventù dovette lasciare la patria per

s

34 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981

I NU5TRI MORTI

trovare lavoro in Australia. Si dedicò congenerosità alla famiglia, ricca di sei figli,tra i quali il Signore scelse tre vocazionisacerdotali . Uno dei tre sacerdoti, padreGeorge, è salesiano, e dirige il Bollettinomaltese.

RIZZINI sac. MARIO Salesiano t Bresciaa 42 anni

Partito missionario per l'America Lati-na, compì gli studi teologici in Cile malavorò in Ecuador dove pure si laureò inScienze dell'educazione . Per essere piùradicato nella sua nuova patria chiese eottenne la cittadinanza ecuatoriana . La-vorò prima nell'Aspirantato salesiano epoi nel grande Istituto tecnico di Cuencache seppe portare ai fastigi . Questo col-legio sotto la sua guida diventò un mo-dello di serietà professionale, di validitàeducativa, e anche di sensibilità apostoli-ca, perché i suoi giovani si impegnavanoconcretamente per i diseredati e per lemissioni nel vicariato di Méndez . DonMario godeva la massima stima delle au-torità scolastiche, e sovente era consul-tato dal Ministero della pubblica istruzio-ne per la sua competenza . Non meno sti-mato era dai giovani, diversi dei quali loseguirono sulla strada della vocazionesalesiana. A 42 anni la tremenda verità:un tumore inesorabile stava minando lasua esistenza . Tornato in Italia presso lamamma anziana e i fratelli, riuscì a fardimenticare se stesso continuando a oc-cuparsi dei problemi della Congregazio-ne, dell'Ecuador e della gioventù . Il BSecuatoriano gli ha dedicato dieci pagine,che cominciano con le parole: « Don Ma-rio, la tua morte ci sembra una bugia » .

SABATINI GIUSEPPINA Cooperatrice tRoma a 86 anniQuando ancora non conosceva l'asso-

ciazione dei Cooperatori, sognò Don Bo-sco e le parve che le dicesse di dover la-vorare molto per le sue opere . Si presentòalla casa delle Figlie di Maria Ausiliatricein via Appia Nuova, e fu aggregata al lo-cale Centro Cooperatori . Instancabile, siè prodigata per 21 anni soprattutto a fa-vore delle missioni. Solo una grave ma-lattia la costrinse a desistere dagli impe-gni che aveva assunto volentieri e gene-rosamente con Don Bosco . Vero angelodi bontà, affrontò serena la morte, con-fortata dal pensiero di Maria Ausiliatricedi cui era teneramente devota .

SADY STOPPA FRANCESCO SAVERIOSalesiano Coadiutore t Hong Kong a 67anni

Studi in elettromeccanica, e poi per seianni poliziotto nel Canton Ticino, sua pa-

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità.

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

tria . E poi passò nelle file di Don Bosco .Nel 1947 è inviato a Hong Kong nellascuola industriale salesiana, poi per treanni è nelle Filippine ad aprire un labora-torio di elettromeccanica . Poi torna aHong Kong per dare vita a un nuovo la-boratorio . Insegnante severo ma amatodai suoi ragazzi, li educò alla scuola deldovere e li preparò al successo nella vita.Era stimato dalle autorità scolastiche, chegli affidavano sovente compiti importanti .Poi un improvviso cedimento della salute,un'operazione. E i medici che lo volevanoancora sotto osservazione, ma lui avevafretta di tornare tra i ragazzi . Dopo pochesettimane il male lo costringeva al rico-vero definitivo in ospedale. « Ho prepara-to tanti giovani ai loro esami finali, e oratocca a me prepararmi al mio ultimo esa-me», confidò. Ma era preparato .

TARTARINI RINALDO Exallievo e Coo-peratore t La Spezia a 91 anniImparò a conoscere Don Bosco all'o-

ratorio, e fin da ragazzo si impegnò neitanti settori dell'attività oratoriana . Maturòun carattere dolce e deciso ; la sua sicu-rezza nell'azione gli proveniva da unapiena confidenza in 'Don Bosco e MariaAusiliatrice, che aveva scelto come sueguide . Assai stimato anche nella profes-sione di ragioniere, affrontò incarichi incampo religioso e civile a volte delicati edifficili, ma li seppe portare a compimentocon quella serenità e fiducia che gli veni-va dalla sua coscienza netta. Nell'oratorioera sempre presente alle riunioni e ai ritiri,esortando gli altri già col solo esempio .

TROVATI ANTONIO Cooperatore t Lu-gagnano d'Arda (PC) a 72 anniEra amico e benefattore delle opere

salesiane. Era apprezzato per bontà e perl'impegno verso la gioventù .

UGUCCIONI sac. VIRGILIO SalesianoVenezia a 81 anni

A 13 anni arrivava a Mogliano sulla sciadei fratelli più anziani don Rufillo e donRuben : conquistato dall'allegria che re-gnava in quella casa, volle anche lui co-me i fratelli essere salesiano di Don Bo-sco . Una sola parentesi : il servizio militaredurante la prima guerra mondiale, quan-do si meritò una croce di guerra (ed èstata ritrovata intatta nel suo astuccio,nuova e luccicante, perché non l'ha maiportata) . Fu direttore per 30 anni, e anchemaestro dei novizi . Aprire il proprio cuoree la propria anima con lui eraa la cosa piùnaturale del mondo, e lo sanno bene itanti figli di Don Bosco cresciuti alla vitasalesiana attorno a lui . Era uomo di pocheparole e - al contrario del fratello scrit-

tore don Rufillo - niente di penna ; maseppe trasmettere il suo magistero sale-siano attraverso la vita, per contattoumano e spirituale . Al suo ultimo addio glihanno applicato le parole che don Rinaldipronunciò per Don Bosco: « Non è statoaltro che padre, nel senso più nobile dellaparola. Tutta la sua vita è un trattatocompleto di quella paternità che viene dalPadre celeste, e che Don Bosco ha prati-cato in sommo grado » .

VIGOLO ANTONIO Cooperatore t Mon-teortone (PD) a 70 anni

Nel 1937, quando i salesiani aprirono laloro opera a Monteortone e avevano bi-sogno di tutto, subito trovarono nel signorVigolo un aiuto . E un aiuto per loro è ri-masto da allora per tutta la vita. Lui chenon era ricco, anzi doveva lavorare senzarisparmiarsi per ricavare dai campi nonsuoi il necessario per la sua famiglia,avanzava sempre qualcosa per soccorre-re gli altri . Fu tra i primi soci del FACquando sorse subito dopo la guerramondiale, evi collaborò con entusiasmo econ iniziative originali . La sua adesionealle attività dei Cooperatori salesiani fupiena, e anche in questi anni recenti as-secondò con impegno il loro rinnova-mento . « Ha fatto del bene sempre a tutti,del male mai a nessuno», era il com-mento riconoscente degli amici che glidavano l'ultimo addio.

VIGANEGO LAZZARO Salesiano Coa-diutore t Genova Sampierd . a 90 anni

Genovese, di professione fabbro, a 36anni si donò a Don Bosco senza riserve .Lavorò a Torino Valdocco, poi a lungonell'Assam (India), poi tornò nella suaGenova. Sentì sempre forte il legame conle associazioni dei lavoratori cattolicidalle cui file proveniva . Fu vocazione fe-dele al cento per cento, attaccatissimoalla sua Congregazione, difensore acca-nito della Chiesa . La sua presenza in co-munità e fra gli amici era sempre vivace earguta . Fino agli ultimi giorni dette singo-lare esempio di fedeltà agli atti in comunedella sua comunità religiosa .

VISCONTI ANTONIETTA in IZZO t Ma-rano di Napoli a 72 anniDonò generosamente a Don Bosco i

suoi figli, divenuti uno salesiano e l'altrasuora di Maria Ausiliatrice . Guardò sem-pre ai figli consacrati con materno orgo-glio e con venerazione; la sua fede laportava anche a confessarsi dal figlio sa-cerdote. L'esempio della mamma rimaneora ai figli come stimolo e incoraggia-mento nel cammino difficile della fedeltàal Signore .

ALTRI COOPERATORI DEFUNTI

Botto Rodolfo t a Torino - Cason AntonioRampazzo di Camisano (VI) a 85 anni -

Cioffi mons . Raffaele t negli Stati Uniti -Fersini Vincenzo, exallievo t Castro Città(LE) a 33 anni - Lecca Zuddas Luigina tCagliari a 70 anni - Pomice Nini t Ver-celli.

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione» .

- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno ol'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-

no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione» .

(luogo e data)

(firma per disteso)

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Borsa : Maria Ausiliatrice, perché continuia proteggere la mia famiglia in vita e inmorte, a cura di O .G . L. 1 .100 .000Borsa : Papa Giovanni Paolo I, a cura diN .N ., Padova L . 1 .000 .000 .Borsa : Don Bosco Santo, a cura di N . N . L.1 .000.000Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Ausilia-trice, Santi Salesiani, in ringraziamento einvocando con fiducia una grande grazia,a cura di Scarpetti Emilia, Roma L.500 .000Borsa: Don Filippo Rinaldi, in suffragiodei miei familiari defunti, a cura di RinaldiFilomena, Lu Monf . (Alessandria) L .400 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e San GiovanniBosco: proteggeteci sempre, a cura diErmanno e Maria Cristina Fontana L .400 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, per i più biso-gnosi, a cura di Maroso Chiarina, Altavilla(VI) L . 350.000Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in suffragio di Angela e Paolo, acura della figlia Maria L. 300 .000Borsa : S . Cuore, Maria Ausiliatrice e S.Giovanni Bosco, in memoria e suffragiodel Rag. Piero Caffaro, a cura delle so-relle L . 300.000Borsa: Don Luigi Nano, a cura di un exallievo riconoscente L . 250.000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio di Saccaro Giovanni,a cura di N . N . L . 237 .000Borsa : S . Domenico Savio, invocandoprotezione, a cura di Ligato Antonio, So-verato (CZ) L . 230 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inmemoria e suffragio di Don Andrea Ber-rola, a cura di Allievi e loro genitori della3' B del Richelmy, Torino L . 200 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, invocando protezione sulla fami-glia, a cura di M .G . L . 200 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,Papa Giovanni, in suffragio dei miei caridefunti, a cura di F.C., Borgomanero (NO)L. 200 .000Borsa : in suffragio e memoria del Prof.Don M . Ghiglieno e famiglia, in ricono-scenza, a cura di N .N . L . 200 .000Borsa: in memoria degli exallievi AlbertoBesozzi e Gonella Mario, a cura di Go-nella Aurora Artusio, Alba (Cuneo) L .150.000Borsa: in memoria e suffragio di VanoniGiovanni e Teresa, a cura delle figlie An-gela e Maria e D .M . Ghisini L. 150 .000Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio di mio marito FollisGaspare, a cura di Aimino Orsolina F .REL . 150 .000Borsa: Maria Ausiliatrice e S . DomenicoSavio, in ringraziamento per la felice na-scita di Andrea e Marco, a cura della fa-miglia Saettone, Trino (Vercelli) L .130 .000Borsa : Mons . Mathias, a cura di CubetaGiuseppe, Messina L. 80 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in suffragio dei miei parenti, acura di Di Donato Angelo, Modena L .70.000Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,in suffragio dei miei defunti, a cura diMasina Angela, Cassano Magnago L.70.000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta e implorandobenedizione, a cura di Ciscato Graziano(PD) L . 60.000Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inringraziamento e invocando protezione, acura di Magnoni Giuseppina M ., Milano L .60 .000

BORSE DI LIRE 100 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Giuseppe, acura di N .N ., ChioggiaBorsa : Maria Ausiliatrice, per grazia ri-cevuta, a cura di Ottiglia Giuseppe, Ma-losco (TN)Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, per assistenza avuta, acura di Viacava Annamaria, Querceta(LU)Borsa : a suffragio di Lea Musso ved.Dalmasso, a cura di Dalmasso Dr. Fede,Mondovì (CN)Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausilia-trice, Don Bosco : esauditemi, a cura diC . M .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta e invocandoprotezione, a cura di Scamperle Caterina,FumaneBorsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inmemoria e suffragio di Ravenna TomasoSilvio, a cura della figlia GiuseppinaBorsa : Don Bosco, a cura di Voarino As-suntaBorsa: Gesù B. e Maria Ausiliatrice, pergrazia ricevuta, a cura di Pierotti Teresa,Pietrasanta (LU)Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta, a cura di N .N .Borsa: S . Cuore, Maria Ausiliatrice, SantiSalesiani, in ringraziamento protezione, ein suffragio dei miei cari, a cura di BiagiLina Paita (SP)Borsa : Gesù Sacramentato, Maria Ausi-liatrice, Santi Salesiani, implorando gra-zie per la famiglia, a cura di N .N ., Agliano(AT)Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,per grazia ricevuta e chiedendo ancoragrazie, a cura di Tettamanzi Cesaro MariaBorsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,invocando protezione, a cura di S .M .Mombello Monf.Borsa: S . Giuseppe, S. Giovanni Bosco,S . Domenico Savio, invocando protezio-ne, a cura di Bassino Nicola, Pino Tori-neseBorsa : Gesù Sacramentato, Maria Ausi-liatrice, Don Bosco, in ringraziamento esuffragio dei defunti, a cura di GiarettiFrancesca, Pino TorineseBorsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inringraziamento, a cura di Bassino Nicola,Pino TorineseBorsa : S. Domenico Savio, in ricono-scenza alla loro Direttrice, Sr. M . Feyles, acura delle Suore e Collaboratrici CasaMamma Margheita (TO)Borsa : IdemBorsa: Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, S. Domenico Savio, in ringrazia-mento, a cura della Famiglia Daffara, Tri-cerro (VC)Borsa : Maria Ausiliatrice, ringraziando einvocando protezione sulla piccola Ema-nuella, a cura di Antona Sandra, Mede(PV)Borsa : S. Cuore di Gesù, Maria Ausilia-trice e Santi Salesiani, implorando pro-tezione, a cura di P.E . e M .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio della madre B. NiedduDel Rio e invocando particolare grazia, acura di Carta Dora, Abbasanta (OR)

"2lULIVAKIt I A'Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, implorando grazia particolare eprotezione, a cura di L .P.Borsa : in memoria e suffragio di France-sca Accardo Palmeri e invocando prote-zione, a cura di Palmeri Maria, TrapaniBorsa : in memoria e suffragio della mo-glie Busa Maria, a cura di Dal Sasso Um-berto, Asiago (VI)Borsa : Don Rua, invocando una graziaper un congiunto, a cura dei ConiugiSalsi, Varese

BORSE DI LIRE 50.000

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco eDon Rua, invocando benedizione dal cie-lo, a cura di N .N ., Canton TicinoBorsa : S. Domenico Savio, a cura di N .N .,Chatillon (AO)Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, per grazia ricevuta, a cura diCarpanetto Margherita, Cassoinovo (PV)Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in suffragio di Sr. Giuseppina Ti-rassa, a cura di una exallieva, TorinoBorsa : S . Giovanni Bosco, invocandoprotezione sul nipotino Fabrizio, a cura diLeone Nunziata, TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inringraziamento e invocando protezionesulla famiglia, a cura di N .N .Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta, a cura di Ali-tredi Edoardo, TorinoBorsa: Maria Ausiliatrice, a cura di N .N .Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,proteggete la nostra famiglia, a cura diF.F .Borsa : Maria Ausiliatrice, invocandoprotezione, a cura di F .F.Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Rua, inmemoria e suffragio del Cav. LantieriFerruccio, a cura della FamigliaBorsa : S . Cuore, Maria Ausiliatrice, DonBosco, invocando protezione e pace sulmondo, a cura dei Sigg . Pagliano, Mon-calieri (TO)Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, con riconoscenza e invoco prote-zione, a cura di N .N ., Pino TorineseBorsa : Maria Ausiliatrice, implorandoprotezione sulla signora Assunta e sullaFamiglia, a cura di Savio Achille, MilanoBorsa: Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,per grazia ricevuta e invocando protezio-ne, a cura della famiglia Giorcelli, Gru-gliasco (TO) -Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, invocando protezione, a cura di ta-glianotti Ambrosiana, SanthiàBorsa : Maria Ausiliatrice, invocandoprotezione sulla famiglia, a cura di MaraniTeresaBorsa : S . Domenico Savio, in suffragio diTassi M. Assunta e Valloroni Vincenza, acura di Ciabatoni Sandra, Offida (CH)Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di Maz-zaglia Maria, Tarcento (UD)Borsa : in memoria di mia madre, a cura diDe Paoli Fabio, Piove di Sacco (PD)Borsa : Don Bosco, invocando protezionesulla mia neonata, a cura di Antona CarlaV. Rozzano (MI)Borsa : S . Domenico Savio, proteggi i mieigiovani nipoti, a cura di Micheli Bernardi-na, Strada Casdntino (AR)

Borsa: Mater Misericordiae, misericordia,non giustizia, a cura di Fascie Dr. Luigi,Finale Ligure (SV)Borsa: Maria Ausiliatrice, in memoria diOrlando e Anna Goli, a cura di G .F .Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,ringraziando per le grazie ricevute, a curadi Piras Peppina, Bitti (NU)Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,ringraziando e invocando ancora prote-zione, a cura di Borgiattino Luigia, (TO)Borsa : SS . Cuori di Gesù e di Maria, SantiSalesiani, in suffragio dei defunti e per lanostra salvezza, a cura di Patrone Elvira,(TO)Borsa : Mons . Versiglia, Don Caravario,Alexandrina da Costa, chiedendo prote-zione, a cura di N .N ., Poirino (TO)Borsa : in memoria della CooperatriceSales. Gemma Padula, a cura dei parenti .Borsa : Don Bosco, a cura di Leonori Ma-rio, Narni (TR)Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, per grazia ricevuta e invocandoprotezione, a cura di Lusso Rina, Alba(CN)Borsa : Don Filippo Rinaldi, a cura di RotaLicia e Zavattaro GuidoBorsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione, a cura diTesta Maria, Scorze (VE)Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,per grazia ricevuta e invocando ancoraprotezione, a cura di Bosso Anna Maria,TorinoBorsa: S. Cuore di Gesù e S . DomenicoSavio, ringraziando, a cura di Enrico Al-bina, TorinoBorsa : in ricordo e suffragio di Venerandae Giuseppe Ciccotti, a cura della figliaAnnaBorsa : Mons. Cimatti, per immutata rico-noscenza, a cura di Ferraro Rag . OresteBorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, a cura di Quattrini Giorgio (TN)Borsa : Don Bosco, chiedendo preghiere,a cura di G .V .Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,proteggete la mia famiglia, a cura di N . N .(CN)Borsa : Beato Don Orione, progetti i mieicari, a cura di Carù Dr. Angelo, PaviaBorsa : Preziosissimo Sangue, Maria Au-siliatrice, a cura di N .N ., Poirino (TO)Borsa : D . Domenico Savio, a cura diA. I . R .Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, a cura di A .M .Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Anime del Purgatorio, a cura di MaizzaRosina, Monopoli (BA)Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,a cura di N .N ., CosenzaBorsa: Don Bosco, Domenico Savio, perla pace in famiglia, a cura di D .M . Di Bia-gioBorsa: SS. Cuori di Gesù e di Maria, SantiSalesiani, a cura di M .A ., VerrettoBorsa: S . Domenico Savio, in suffragio dimio marito Salvatore, Coop. Salesiano, acura di Noto Vita Palermo, Ragusa

Per le nuove Borse Mis-sionarie l'offerta minimaè di lire 100 .000 . Grazie

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ l'APRILE 1981 ∎ 35

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Spediz . in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 7 • quindicina

AWISO PER ILPORTALETTEREIn caso diMANCATO RECAPITOinviare aTORINOCENTRO CORRISPONDENZAper la restituzione al mittente

4PLLP VAr

p M-VpDwMosè narra ai bimbi di oggi la storia più bellae più antica del mondo : la creazione, Adamoed Eva, Abramo `e (sacco, il lungo viaggiodel popolo d'Israele verso la Terra Promessa .La narrazione, illustrata da delicati disegnia colori, si sviluppa come una piacevolissimafiaba, consentendo ai piccoli lettori una immediatainterpretazione del messaggio divinoÈ un'opera stupenda, che affascineràgrandi e piccini .

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