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Bollettino Diocesano Novembre-Dicembre 2015

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Atti ufficiali e attività pastorali dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto

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  • BOLLETTINO DIOCESANO

    lOdegitriaAtti ufficiali e attivit pastoralidellArcidiocesi di Bari-Bitonto

  • BOLLETTINO DIOCESANO

    lOdegitriaAtti ufficiali e attivit pastoralidellArcidiocesi di Bari-Bitonto

    Registrazione Tribunale di Bari n. 1272 del 26/03/1996

    ANNO XCI - N. 5 - Novembre - Dicembre 2015

    Redazione e amministrazione:Curia Arcivescovile Bari-BitontoP.zza Odegitria - 70122 Bari - Tel. 080/5288211 - Fax 080/5244450www.arcidiocesibaribitonto.it - e.mail: [email protected]

    Direttore responsabile:Giuseppe Sferra

    Direttore:Gabriella Roncali

    Redazione:Beppe Di Cagno, Luigi Di Nardi, Angelo Latrofa, Paola Loria, Franco Mastrandrea,Bernardino Simone, Francesco Sportelli

    Gestione editoriale e stampa:Ecumenica Editrice scrl - 70123 Bari - Tel. 080.5797843 - Fax 080.2170009

    www.ecumenicaeditrice.it - [email protected]

  • DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALEMAGISTERO PONTIFICIO

    Messaggio per la celebrazione della XLIX Giornata mondiale della pace 2016 559Rescritto sul compimento e losservanza della nuova legge

    del processo matrimoniale 575Discorso alla Curia Romana 577

    DOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANACONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESE

    Nota circa lapplicazione del motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus di Papa Francesco

    (Molfetta, 9 dicembre 2015) 587

    DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTOIl Giubileo straordinario della Misericordia nella Chiesa locale 589

    MAGISTERO E ATTI DELLARCIVESCOVOIl Vescovo e la cura del presbiterio dal seminario al clero anziano:

    relazione tenuta al Convegno per i nuovi Vescovi(Roma, 9 settembre 2015) 593

    Decreto di attribuzione delle somme derivanti dall8 per mille IRPEF 609

    CONVEGNIIl quinto Convegno ecclesiale nazionale e la vitalit della Chiesa italiana

    (Firenze, 9-13 novembre 2015) 613Unica la Sposa di Cristo.

    Le relazioni tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse nel loro insieme:Convegno organizzato dallUfficio CEI per lecumenismoe il dialogo interreligioso (Bari, 23-25 novembre 2015) 616

    FEDERAZIONE NAZIONALE SACRISTINuove nomine dellassemblea generale della Federazione Nazionale Sacristi 619

    CURIA METROPOLITANACancelleria

    Sacre ordinazioni e decreti 621

    5557

    DOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALESOMMARIO

  • 558

    Settore Vita consacrataLordo viduarum in diocesi 623

    CONSIGLI DIOCESANIConsiglio Presbiterale Diocesano

    Verbale della riunione del 16 aprile 2015 625Consiglio Presbiterale Diocesano

    Verbale della riunione del 30 ottobre 2015 629

    FACOLT TEOLOGICA PUGLIESEIstituto di Scienze Religiose Odegitria

    Relazione del direttore dellIstituto per linaugurazionedellanno accademico 2015-2016 (2 dicembre 2015) 633

    Istituto di Teologia ecumenico-patristica S. NicolaLiturgia e poesia del Natale nelle Chiese dOriente

    di fra Rosario Scognamiglio, O.P. 643

    CENTRO DI STUDI STORICI DELLA CHIESA DI BARI-BITONTOUn giovane vescovo per tempi nuovi.Enrico Nicodemo a Mileto (1945-1953)

    di mons. Salvatore Palese 653

    PUBBLICAZIONI 659

    NELLA PACE DEL SIGNOREDon Giuseppe Gesualdo 667

    Don Francesco Rosato 668

    DIARIO DELLARCIVESCOVONovembre 2015 671

    Dicembre 2015 674

    INDICE GENERALE DELLANNATA 679

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    1. Dio non indifferente! A Dio importa dellumanit, Dio non labbando-na! Allinizio del nuovo anno, vorrei accompagnare con questo mioprofondo convincimento gli auguri di abbondanti benedizioni e dipace, nel segno della speranza, per il futuro di ogni uomo e ognidonna, di ogni famiglia, popolo e nazione del mondo, come puredei capi di Stato e di governo e dei responsabili delle religioni. Nonperdiamo, infatti, la speranza che il 2016 ci veda tutti fermamentee fiduciosamente impegnati, a diversi livelli, a realizzare la giustiziae operare per la pace. S, questultima dono di Dio e opera degliuomini. La pace dono di Dio, ma affidato a tutti gli uomini e atutte le donne, che sono chiamati a realizzarlo.

    Custodire le ragioni della speranza

    2. Le guerre e le azioni terroristiche, con le loro tragiche conseguen-ze, i sequestri di persona, le persecuzioni per motivi etnici o religio-si, le prevaricazioni, hanno segnato dallinizio alla fine lo scorsoanno moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo,

    Messaggio per la celebrazionedella XLIX Giornata mondiale della pace

    Vinci lindifferenza e conquista la pace(1 gennaio 2016)

    MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

  • tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare unaterza guerra mondiale a pezzi. Ma alcuni avvenimenti degli annipassati e dellanno appena trascorso mi invitano, nella prospettivadel nuovo anno, a rinnovare lesortazione a non perdere la speranzanella capacit delluomo, con la grazia di Dio, di superare il male e anon abbandonarsi alla rassegnazione e allindifferenza. Gli avveni-menti a cui mi riferisco rappresentano la capacit dellumanit dioperare nella solidariet, al di l degli interessi individualistici, del-lapatia e dellindifferenza rispetto alle situazioni critiche.Tra questi vorrei ricordare lo sforzo fatto per favorire lincontro deileader mondiali, nellambito della COP 21, al fine di cercare nuovevie per affrontare i cambiamenti climatici e salvaguardare il benes-sere della Terra, la nostra casa comune. E questo rinvia a due prece-denti eventi di livello globale: il summit di Addis Abeba per racco-gliere fondi per lo sviluppo sostenibile del mondo; e ladozione, daparte delle Nazioni Unite, dellAgenda 2030 per lo sviluppo sosteni-bile, finalizzata ad assicurare unesistenza pi dignitosa a tutti,soprattutto alle popolazioni povere del pianeta, entro quellanno.Il 2015 stato un anno speciale per la Chiesa, anche perch hasegnato il 50 anniversario della pubblicazione di due documentidel Concilio Vaticano II che esprimono in maniera molto eloquenteil senso di solidariet della Chiesa con il mondo. Papa GiovanniXXIII, allinizio del Concilio, volle spalancare le finestre della Chiesaaffinch tra essa e il mondo fosse pi aperta la comunicazione. I duedocumenti, Nostra aetate e Gaudium et spes, sono espressioni emble-matiche della nuova relazione di dialogo, solidariet e accompagna-mento che la Chiesa intendeva introdurre allinterno dellumanit.Nella dichiarazione Nostra aetate la Chiesa stata chiamata ad aprir-si al dialogo con le espressioni religiose non cristiane. Nella costitu-zione pastorale Gaudium et spes, dal momento che le gioie e le spe-ranze, le tristezze e le angosce degli uomini doggi, dei poveri soprat-tutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze,le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo1, la Chiesa desidera-va instaurare un dialogo con la famiglia umana circa i problemi delmondo, come segno di solidariet e di rispettoso affetto2.

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    1 CONC. ECUM. VAT. II, Cost. past. Gaudium et spes, 1.2 Cfr ivi, 3.

  • MAGISTERO PONTIFICIO

    In questa medesima prospettiva, con il Giubileo della Misericordiavoglio invitare la Chiesa a pregare e lavorare perch ogni cristianopossa maturare un cuore umile e compassionevole, capace di annun-ciare e testimoniare la misericordia, di perdonare e di donare, diaprirsi a quanti vivono nelle pi disparate periferie esistenziali, chespesso il mondo moderno crea in maniera drammatica, senza cade-re nellindifferenza che umilia, nellabitudinariet che anestetizzalanimo e impedisce di scoprire la novit, nel cinismo che distrugge3.Ci sono molteplici ragioni per credere nella capacit dellumanitdi agire insieme in solidariet, nel riconoscimento della propriainterconnessione e interdipendenza, avendo a cuore i membri pifragili e la salvaguardia del bene comune. Questo atteggiamento dicorresponsabilit solidale alla radice della vocazione fondamenta-le alla fratellanza e alla vita comune. La dignit e le relazioni inter-personali ci costituiscono in quanto esseri umani, voluti da Dio asua immagine e somiglianza. Come creature dotate di inalienabiledignit noi esistiamo in relazione con i nostri fratelli e sorelle, neiconfronti dei quali abbiamo una responsabilit e con i quali agia-mo in solidariet. Al di fuori di questa relazione, ci si troverebbe adessere meno umani. proprio per questo che lindifferenza costi-tuisce una minaccia per la famiglia umana. Mentre ci incamminia-mo verso un nuovo anno, vorrei invitare tutti a riconoscere questofatto, per vincere lindifferenza e conquistare la pace.

    Alcune forme di indifferenza

    3. Certo che latteggiamento dellindifferente, di chi chiude ilcuore per non prendere in considerazione gli altri, di chi chiude gliocchi per non vedere ci che lo circonda o si scansa per non esseretoccato dai problemi altrui, caratterizza una tipologia umana piut-tosto diffusa e presente in ogni epoca della storia. Tuttavia, ai

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    3 Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia Misericordiae vultus, 14-15.

  • nostri giorni esso ha superato decisamente lambito individuale perassumere una dimensione globale e produrre il fenomeno dellaglobalizzazione dellindifferenza.La prima forma di indifferenza nella societ umana quella versoDio, dalla quale scaturisce anche lindifferenza verso il prossimo everso il creato. questo uno dei gravi effetti di un umanesimo falsoe del materialismo pratico, combinati con un pensiero relativisticoe nichilistico. Luomo pensa di essere lautore di se stesso, della pro-pria vita e della societ; egli si sente autosufficiente e mira non soloa sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno; di conse-guenza, pensa di non dovere niente a nessuno, eccetto che a se stes-so, e pretende di avere solo diritti4. Contro questa autocomprensio-ne erronea della persona, Benedetto XVI ricordava che n luomo nil suo sviluppo sono capaci di darsi da s il proprio significato ulti-mo5; e prima di lui Paolo VI aveva affermato che non vi umane-simo vero se non aperto verso lAssoluto, nel riconoscimento di unavocazione, che offre lidea vera della vita umana6.Lindifferenza nei confronti del prossimo assume diversi volti. Cchi ben informato, ascolta la radio, legge i giornali o assiste a pro-grammi televisivi, ma lo fa in maniera tiepida, quasi in una condi-zione di assuefazione: queste persone conoscono vagamente idrammi che affliggono lumanit ma non si sentono coinvolte, nonvivono la compassione. Questo latteggiamento di chi sa, ma tienelo sguardo, il pensiero e lazione rivolti a se stesso. Purtroppo dob-biamo constatare che laumento delle informazioni, proprio delnostro tempo, non significa di per s aumento di attenzione ai pro-blemi, se non accompagnato da unapertura delle coscienze insenso solidale7. Anzi, esso pu comportare una certa saturazioneche anestetizza e, in qualche misura, relativizza la gravit dei pro-blemi. Alcuni semplicemente si compiacciono incolpando i poverie i paesi poveri dei propri mali, con indebite generalizzazioni, e pre-

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    4 Cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 43.5 Cfr ivi, 16.6 Lett. enc. Populorum progressio, 42.7 La societ sempre pi globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli. La ragione,da sola, in grado di cogliere luguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenzacivica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternit (Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas inveritate, 19).

  • MAGISTERO PONTIFICIO

    tendono di trovare la soluzione in una educazione che li tran-quillizzi e li trasformi in esseri addomesticati e inoffensivi. Questodiventa ancora pi irritante se gli esclusi vedono crescere questocancro sociale che la corruzione profondamente radicata in moltiPaesi nei governi, nellimprenditoria e nelle istituzioni qualun-que sia lideologia politica dei governanti8.In altri casi, lindifferenza si manifesta come mancanza di attenzio-ne verso la realt circostante, specialmente quella pi lontana.Alcune persone preferiscono non cercare, non informarsi e vivonoil loro benessere e la loro comodit sorde al grido di dolore dellu-manit sofferente. Quasi senza accorgercene, siamo diventati inca-paci di provare compassione per gli altri, per i loro drammi, non ciinteressa curarci di loro, come se ci che accade ad essi fosse unaresponsabilit estranea a noi, che non ci compete9. Quando noistiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamodegli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loroproblemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono Allora ilnostro cuore cade nellindifferenza: mentre io sto relativamentebene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene10.Vivendo in una casa comune, non possiamo non interrogarci sulsuo stato di salute, come ho cercato di fare nella Laudato si. Lin-quinamento delle acque e dellaria, lo sfruttamento indiscriminatodelle foreste, la distruzione dellambiente, sono sovente frutto del-lindifferenza delluomo verso gli altri, perch tutto in relazione.Come anche il comportamento delluomo con gli animali influiscesulle sue relazioni con gli altri11, per non parlare di chi si permettedi fare altrove quello che non osa fare in casa propria12.In questi ed in altri casi, lindifferenza provoca soprattutto chiusu-ra e disimpegno, e cos finisce per contribuire allassenza di pacecon Dio, con il prossimo e con il creato.

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    8 Esort. ap. Evangelii gaudium, 60.9 Cfr ivi, 54.10Messaggio per la Quaresima 2015.11 Cfr Lett. enc. Laudato si, 92.12 Cfr ivi, 51.

  • La pace minacciata dallindifferenza globalizzata

    4. Lindifferenza verso Dio supera la sfera intima e spirituale della sin-gola persona ed investe la sfera pubblica e sociale. Come affermavaBenedetto XVI, esiste unintima connessione tra la glorificazione diDio e la pace degli uomini sulla terra13. Infatti, senza unaperturatrascendente, luomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poidifficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace14. Loblio ela negazione di Dio, che inducono luomo a non riconoscere pi alcu-na norma al di sopra di s e a prendere come norma soltanto se stes-so, hanno prodotto crudelt e violenza senza misura15.A livello individuale e comunitario lindifferenza verso il prossimo,figlia di quella verso Dio, assume laspetto dellinerzia e del disim-pegno, che alimentano il perdurare di situazioni di ingiustizia egrave squilibrio sociale, le quali, a loro volta, possono condurre aconflitti o, in ogni caso, generare un clima di insoddisfazione cherischia di sfociare, presto o tardi, in violenze e insicurezza.In questo senso lindifferenza, e il disimpegno che ne consegue,costituiscono una grave mancanza al dovere che ogni persona ha dicontribuire, nella misura delle sue capacit e del ruolo che rivestenella societ, al bene comune, in particolare alla pace, che uno deibeni pi preziosi dellumanit16.Quando poi investe il livello istituzionale, lindifferenza nei con-fronti dellaltro, della sua dignit, dei suoi diritti fondamentali edella sua libert, unita a una cultura improntata al profitto e alle-donismo, favorisce e talvolta giustifica azioni e politiche che fini-scono per costituire minacce alla pace. Tale atteggiamento di indif-ferenza pu anche giungere a giustificare alcune politiche econo-miche deplorevoli, foriere di ingiustizie, divisioni e violenze, in vistadel conseguimento del proprio benessere o di quello della nazione.Non di rado, infatti, i progetti economici e politici degli uomini

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    13 Discorso in occasione degli auguri al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 7 gen-naio 2013.14 Ibidem.15 Cfr Benedetto XVI, Intervento durante la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pacee la giustizia nel mondo, Assisi, 27 ottobre 2011.16 Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 217-237.

  • MAGISTERO PONTIFICIO

    hanno come fine la conquista o il mantenimento del potere e dellericchezze, anche a costo di calpestare i diritti e le esigenze fonda-mentali degli altri. Quando le popolazioni vedono negati i propridiritti elementari, quali il cibo, lacqua, lassistenza sanitaria o illavoro, esse sono tentate di procurarseli con la forza17.Inoltre, lindifferenza nei confronti dellambiente naturale, favo-rendo la deforestazione, linquinamento e le catastrofi naturali chesradicano intere comunit dal loro ambiente di vita, costringendo-le alla precariet e allinsicurezza, crea nuove povert, nuove situa-zioni di ingiustizia dalle conseguenze spesso nefaste in termini disicurezza e di pace sociale. Quante guerre sono state condotte equante ancora saranno combattute a causa della mancanza di risor-se o per rispondere allinsaziabile richiesta di risorse naturali?18

    Dallindifferenza alla misericordia: la conversione del cuore

    5. Quando, un anno fa, nel Messaggio per la Giornata mondiale della pa-ce Non pi schiavi, ma fratelli, evocavo la prima icona biblica della fra-ternit umana, quella di Caino e Abele (cfr Gen 4,1-16), era per atti-rare lattenzione su come stata tradita questa prima fraternit.Caino e Abele sono fratelli. Provengono entrambi dallo stessogrembo, sono uguali in dignit e creati ad immagine e somiglianza

    56517 Fino a quando non si eliminano lesclusione e linequit nella societ e tra i diversipopoli sar impossibile sradicare la violenza. Si accusano della violenza i poveri e le popo-lazioni pi povere, ma, senza uguaglianza di opportunit, le diverse forme di aggressionee di guerra troveranno un terreno fertile che prima o poi provocher lesplosione. Quandola societ locale, nazionale o mondiale abbandona nella periferia una parte di s, nonvi saranno programmi politici, n forze dellordine o di intelligence che possano assicurareillimitatamente la tranquillit. Ci non accade soltanto perch linequit provoca la rea-zione violenta di quanti sono esclusi dal sistema, bens perch il sistema sociale ed econo-mico ingiusto alla radice. Come il bene tende a comunicarsi, cos il male a cui si accon-sente, cio lingiustizia, tende ad espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosa-mente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale, per quanto solido possa apparire(Esort. ap. Evangelii gaudium, 59).18 Cfr Lett. enc. Laudato si, 31, 48.

  • di Dio; ma la loro fraternit creaturale si rompe. Non soltantoCaino non sopporta suo fratello Abele, ma lo uccide per invidia19.Il fratricidio allora diventa la forma del tradimento, e il rifiuto daparte di Caino della fraternit di Abele la prima rottura nelle rela-zioni familiari di fraternit, solidariet e rispetto reciproco.Dio interviene, allora, per chiamare luomo alla responsabilit neiconfronti del suo simile, proprio come fece quando Adamo ed Eva,i primi genitori, ruppero la comunione con il Creatore. Allora ilSignore disse a Caino: Dov Abele, tuo fratello?. Egli rispose:Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?. Riprese: Chehai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!(Gen 4,9-10).Caino dice di non sapere che cosa sia accaduto a suo fratello, dicedi non essere il suo guardiano. Non si sente responsabile della suavita, della sua sorte. Non si sente coinvolto. indifferente verso suofratello, nonostante essi siano legati dallorigine comune. Che tri-stezza! Che dramma fraterno, familiare, umano! Questa la primamanifestazione dellindifferenza tra fratelli. Dio, invece, non indifferente: il sangue di Abele ha grande valore ai suoi occhi e chie-de a Caino di renderne conto. Dio, dunque, si rivela, fin dagli inizidellumanit come Colui che si interessa alla sorte delluomo.Quando pi tardi i figli di Israele si trovano nella schiavit inEgitto, Dio interviene nuovamente. Dice a Mos: Ho osservato lamiseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa deisuoi sorveglianti; conosco, infatti, le sue sofferenze. Sono sceso perliberarlo dalla mano dellEgitto e per farlo uscire da questo paeseverso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte emiele (Es 3,7-8). importante notare i verbi che descrivono linter-vento di Dio: Egli osserva, ode, conosce, scende, libera. Dio non indifferente. attento e opera.Allo stesso modo, nel suo Figlio Ges, Dio sceso fra gli uomini, si incarnato e si mostrato solidale con lumanit, in ogni cosa,eccetto il peccato. Ges si identificava con lumanit: il primoge-nito tra molti fratelli (Rm 8,29). Egli non si accontentava di inse-gnare alle folle, ma si preoccupava di loro, specialmente quando le

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    19Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2015, 2.

  • MAGISTERO PONTIFICIO

    vedeva affamate (cfr Mc 6,34-44) o disoccupate (cfr Mt 20,3). Il suosguardo non era rivolto soltanto agli uomini, ma anche ai pesci delmare, agli uccelli del cielo, alle piante e agli alberi, piccoli e grandi;abbracciava lintero creato. Egli vede, certamente, ma non si limitaa questo, perch tocca le persone, parla con loro, agisce in loro favo-re e fa del bene a chi nel bisogno. Non solo, ma si lascia commuo-vere e piange (cfr Gv 11,33-44). E agisce per porre fine alla sofferen-za, alla tristezza, alla miseria e alla morte.Ges ci insegna ad essere misericordiosi come il Padre (cfr Lc 6,36).Nella parabola del buon samaritano (cfr Lc 10,29-37) denuncia lo-missione di aiuto dinanzi allurgente necessit dei propri simili: lovide e pass oltre (cfr Lc 10,31.32). Nello stesso tempo, mediantequesto esempio, Egli invita i suoi uditori, e in particolare i suoidiscepoli, ad imparare a fermarsi davanti alle sofferenze di questomondo per alleviarle, alle ferite degli altri per curarle, con i mezzi dicui si dispone, a partire dal proprio tempo, malgrado le tante occu-pazioni. Lindifferenza, infatti, cerca spesso pretesti: nellosservanzadei precetti rituali, nella quantit di cose che bisogna fare, negliantagonismi che ci tengono lontani gli uni dagli altri, nei pregiudi-zi di ogni genere che ci impediscono di farci prossimo.La misericordia il cuore di Dio. Perci devessere anche il cuore ditutti coloro che si riconoscono membri dellunica grande famigliadei suoi figli; un cuore che batte forte dovunque la dignit umana riflesso del volto di Dio nelle sue creature sia in gioco. Ges ciavverte: lamore per gli altri gli stranieri, i malati, i prigionieri, isenza fissa dimora, perfino i nemici lunit di misura di Dio pergiudicare le nostre azioni. Da ci dipende il nostro destino eterno.Non c da stupirsi che lapostolo Paolo inviti i cristiani di Roma agioire con coloro che gioiscono e a piangere con coloro che piango-no (cfr Rm 12,15), o che raccomandi a quelli di Corinto di organiz-zare collette in segno di solidariet con i membri sofferenti dellaChiesa (cfr 1 Cor 16,2-3). E san Giovanni scrive: Se qualcuno pos-siede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno enon ha piet di lui, come potrebbe lamore di Dio essere in lui? (1Gv 3,17; cfr Gc 2,15-16).

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  • Ecco perch determinante per la Chiesa e per la credibilit delsuo annuncio che essa viva e testimoni in prima persona la miseri-cordia. Il suo linguaggio e i suoi gesti devono trasmettere miseri-cordia per penetrare nel cuore delle persone e provocarle a ritrova-re la strada per ritornare al Padre. La prima verit della Chiesa la-more di Cristo. Di questo amore, che giunge fino al perdono e aldono di s, la Chiesa si fa serva e mediatrice presso gli uomini.Pertanto, dove la Chiesa presente, l deve essere evidente la mise-ricordia del Padre. Nelle nostre parrocchie, nelle comunit, nelleassociazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cri-stiani, chiunque deve poter trovare unoasi di misericordia20.Cos, anche noi siamo chiamati a fare dellamore, della compassio-ne, della misericordia e della solidariet un vero programma di vita,uno stile di comportamento nelle nostre relazioni gli uni con glialtri21. Ci richiede la conversione del cuore: che cio la grazia diDio trasformi il nostro cuore di pietra in un cuore di carne (cfr Ez36,26), capace di aprirsi agli altri con autentica solidariet. Questa,infatti, molto pi che un sentimento di vaga compassione o disuperficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lon-tane22. La solidariet la determinazione ferma e perseverante diimpegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascu-no perch tutti siamo veramente responsabili di tutti23, perch lacompassione scaturisce dalla fraternit. Cos compresa, la solidariet costituisce latteggiamento morale esociale che meglio risponde alla presa di coscienza delle piaghe delnostro tempo e dellinnegabile interdipendenza che sempre pi esi-ste, specialmente in un mondo globalizzato, tra la vita del singolo edella sua comunit in un determinato luogo e quella di altri uomi-ni e donne nel resto del mondo24.

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    20 Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della MisericordiaMisericordiae vultus, 12.21 Cfr ivi, 13.22 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollecitudo rei socialis, 38.23 Ibid.24 Cfr ibid.

  • MAGISTERO PONTIFICIO

    Promuovere una cultura di solidariet emisericordia per vincere lindifferenza

    6. La solidariet come virt morale e atteggiamento sociale, fruttodella conversione personale, esige un impegno da parte di unamolteplicit di soggetti, che hanno responsabilit di carattere edu-cativo e formativo.Il mio primo pensiero va alle famiglie, chiamate ad una missioneeducativa primaria ed imprescindibile. Esse costituiscono il primoluogo in cui si vivono e si trasmettono i valori dellamore e della fra-ternit, della convivenza e della condivisione, dellattenzione e dellacura dellaltro. Esse sono anche lambito privilegiato per la trasmis-sione della fede, cominciando da quei primi semplici gesti di devo-zione che le madri insegnano ai figli25.Per quanto riguarda gli educatori e i formatori che, nella scuola onei diversi centri di aggregazione infantile e giovanile, hanno lim-pegnativo compito di educare i bambini e i giovani, sono chiamatiad essere consapevoli che la loro responsabilit riguarda le dimen-sioni morale, spirituale e sociale della persona. I valori della libert,del rispetto reciproco e della solidariet possono essere trasmessifin dalla pi tenera et. Rivolgendosi ai responsabili delle istituzio-ni che hanno compiti educativi, Benedetto XVI affermava: Ogniambiente educativo possa essere luogo di apertura al trascendentee agli altri; luogo di dialogo, di coesione e di ascolto, in cui il giova-ne si senta valorizzato nelle proprie potenzialit e ricchezze interio-ri, e impari ad apprezzare i fratelli. Possa insegnare a gustare la gioiache scaturisce dal vivere giorno per giorno la carit e la compassio-ne verso il prossimo e dal partecipare attivamente alla costruzionedi una societ pi umana e fraterna26.Anche gli operatori culturali e dei mezzi di comunicazione socialehanno responsabilit nel campo delleducazione e della formazio-

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    25 Cfr Catechesi nellUdienza Generale del 7 gennaio 2015.26Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2012, 2.

  • ne, specialmente nelle societ contemporanee, in cui laccesso astrumenti di informazione e di comunicazione sempre pi diffu-so. loro compito innanzitutto porsi al servizio della verit e nondi interessi particolari. I mezzi di comunicazione, infatti, nonsolo informano, ma anche formano lo spirito dei loro destinatari equindi possono dare un apporto notevole alleducazione dei gio-vani. importante tenere presente che il legame tra educazione ecomunicazione strettissimo: leducazione avviene, infatti, permezzo della comunicazione, che influisce, positivamente o negati-vamente, sulla formazione della persona27. Gli operatori cultura-li e dei media dovrebbero anche vigilare affinch il modo in cui siottengono e si diffondono le informazioni sia sempre giuridica-mente e moralmente lecito.

    La pace: frutto di una cultura di solidariet, misericordia e compassione

    7. Consapevoli della minaccia di una globalizzazione dellindiffe-renza, non possiamo non riconoscere che, nello scenario sopradescritto, si inseriscono anche numerose iniziative ed azioni posi-tive che testimoniano la compassione, la misericordia e la solida-riet di cui luomo capace. Vorrei ricordare alcuni esempi diimpegno lodevole, che dimostrano come ciascuno possa vincerelindifferenza quando sceglie di non distogliere lo sguardo dal suoprossimo, e che costituiscono buone pratiche nel cammino versouna societ pi umana.Ci sono tante organizzazioni non governative e gruppi caritativi,allinterno della Chiesa e fuori di essa, i cui membri, in occasione diepidemie, calamit o conflitti armati, affrontano fatiche e pericoliper curare i feriti e gli ammalati e per seppellire i defunti. Accantoad essi, vorrei menzionare le persone e le associazioni che portanosoccorso ai migranti che attraversano deserti e solcano mari allaricerca di migliori condizioni di vita. Queste azioni sono opere dimisericordia corporale e spirituale, sulle quali saremo giudicati altermine della nostra vita.

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    27 Ibidem.

  • MAGISTERO PONTIFICIO

    Il mio pensiero va anche ai giornalisti e fotografi che informano lo-pinione pubblica sulle situazioni difficili che interpellano lecoscienze, e a coloro che si impegnano per la difesa dei dirittiumani, in particolare quelli delle minoranze etniche e religiose, deipopoli indigeni, delle donne e dei bambini, e di tutti coloro chevivono in condizioni di maggiore vulnerabilit. Tra loro ci sonoanche tanti sacerdoti e missionari che, come buoni pastori, restanoaccanto ai loro fedeli e li sostengono nonostante i pericoli e i disagi,in particolare durante i conflitti armati.Quante famiglie, poi, in mezzo a tante difficolt lavorative e sociali, siimpegnano concretamente per educare i loro figli controcorrente, aprezzo di tanti sacrifici, ai valori della solidariet, della compassionee della fraternit! Quante famiglie aprono i loro cuori e le loro case achi nel bisogno, come ai rifugiati e ai migranti! Voglio ringraziare inmodo particolare tutte le persone, le famiglie, le parrocchie, le comu-nit religiose, i monasteri e i santuari, che hanno risposto pronta-mente al mio appello ad accogliere una fa-miglia di rifugiati28.Infine, vorrei menzionare i giovani che si uniscono per realizzareprogetti di solidariet, e tutti coloro che aprono le loro mani peraiutare il prossimo bisognoso nelle proprie citt, nel proprio Paeseo in altre regioni del mondo. Voglio ringraziare e incoraggiare tutticoloro che si impegnano in azioni di questo genere, anche se nonvengono pubblicizzate: la loro fame e sete di giustizia sar saziata,la loro misericordia far loro trovare misericordia e, in quanto ope-ratori di pace, saranno chiamati figli di Dio (cfr Mt 5,6-9).

    La pace nel segno del Giubileo della Misericordia

    8. Nello spirito del Giubileo della Misericordia, ciascuno chiama-to a riconoscere come lindifferenza si manifesta nella propria vitae ad adottare un impegno concreto per contribuire a migliorare la

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    28 Cfr Angelus del 6 settembre 2015.

  • realt in cui vive, a partire dalla propria famiglia, dal vicinato o dal-lambiente di lavoro.Anche gli Stati sono chiamati a gesti concreti, ad atti di coraggionei confronti delle persone pi fragili delle loro societ, come i pri-gionieri, i migranti, i disoccupati e i malati. Per quanto concerne i detenuti, in molti casi appare urgente adot-tare misure concrete per migliorare le loro condizioni di vita nellecarceri, accordando unattenzione speciale a coloro che sono priva-ti della libert in attesa di giudizio29, avendo a mente la finalitrieducativa della sanzione penale e valutando la possibilit di inse-rire nelle legislazioni nazionali pene alternative alla detenzione car-ceraria. In questo contesto, desidero rinnovare lappello alle autori-t statali per labolizione della pena di morte, l dove essa ancorain vigore, e a considerare la possibilit di unamnistia.Per quanto riguarda i migranti, vorrei rivolgere un invito a ripensa-re le legislazioni sulle migrazioni, affinch siano animate dallavolont di accoglienza, nel rispetto dei reciproci doveri e responsa-bilit, e possano facilitare lintegrazione dei migranti. In questaprospettiva, unattenzione speciale dovrebbe essere prestata allecondizioni di soggiorno dei migranti, ricordando che la clandesti-nit rischia di trascinarli verso la criminalit.Desidero, inoltre, in questAnno giubilare, formulare un pressanteappello ai responsabili degli Stati a compiere gesti concreti in favo-re dei nostri fratelli e sorelle che soffrono per la mancanza di lavoro,terra e tetto. Penso alla creazione di posti di lavoro dignitoso per con-trastare la piaga sociale della disoccupazione, che investe un grannumero di famiglie e di giovani ed ha conseguenze gravissime sullatenuta dellintera societ. La mancanza di lavoro intacca pesante-mente il senso di dignit e di speranza, e pu essere compensatasolo parzialmente dai sussidi, pur necessari, destinati ai disoccupa-ti e alle loro famiglie. Unattenzione speciale dovrebbe essere dedi-cata alle donne purtroppo ancora discriminate in campo lavorati-vo e ad alcune categorie di lavoratori, le cui condizioni sono pre-carie o pericolose e le cui retribuzioni non sono adeguate allim-portanza della loro missione sociale.Infine, vorrei invitare a compiere azioni efficaci per migliorare le

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    29 Cfr Discorso alla delegazione dellAssociazione internazionale di diritto penale, 23 ottobre 2014.

  • MAGISTERO PONTIFICIO

    condizioni di vita dei malati, garantendo a tutti laccesso alle curemediche e ai farmaci indispensabili per la vita, compresa la possibi-lit di cure domiciliari.Volgendo lo sguardo al di l dei propri confini, i responsabili degliStati sono anche chiamati a rinnovare le loro relazioni con gli altripopoli, permettendo a tutti una effettiva partecipazione e inclusio-ne alla vita della comunit internazionale, affinch si realizzi la fra-ternit anche allinterno della famiglia delle nazioni.In questa prospettiva, desidero rivolgere un triplice appello ad aste-nersi dal trascinare gli altri popoli in conflitti o guerre che nedistruggono non solo le ricchezze materiali, culturali e sociali, maanche e per lungo tempo lintegrit morale e spirituale; alla can-cellazione o alla gestione sostenibile del debito internazionale degliStati pi poveri; alladozione di politiche di cooperazione che, anzi-ch piegarsi alla dittatura di alcune ideologie, siano rispettose deivalori delle popolazioni locali e che, in ogni caso, non siano lesivedel diritto fondamentale ed inalienabile dei nascituri alla vita.Affido queste riflessioni, insieme con i migliori auspici per il nuovoanno, allintercessione di Maria Santissima, Madre premurosa per ibisogni dellumanit, affinch ci ottenga dal suo Figlio Ges, Principedella Pace, lesaudimento delle nostre suppliche e la benedizione delnostro impegno quotidiano per un mondo fraterno e solidale.

    Dal Vaticano, 8 dicembre 2015Solennit dellImmacolata Concezione della Beata Vergine MariaApertura del Giubileo Straordinario della Misericordia

    Francesco

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  • MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

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    Rescritto sul compimento e losservanza della nuova legge del processo matrimoniale

    Lentrata in vigore in felice coincidenza con lapertura del Giubileodella Misericordia delle Lettere apostoliche in forma di Motu pro-prio Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et Misericors Iesus del 15 agosto2015, date per attuare la giustizia e la misericordia sulla verit del vin-colo di quanti hanno sperimentato il fallimento matrimoniale, pone,fra laltro, lesigenza di armonizzare la rinnovata procedura nei pro-cessi matrimoniali con le Norme proprie della Rota Romana, in atte-sa della loro riforma.Il Sinodo dei Vescovi recentemente concluso ha espresso una forteesortazione alla Chiesa affinch si chini verso i suoi figli pi fragi-li, segnati dallamore ferito e smarrito (Relatio finalis, n. 55), ai qualioccorre ridonare fiducia e speranza.Le leggi che ora entrano in vigore vogliono proprio manifestare la pros-simit della Chiesa alle famiglie ferite, desiderando che la moltitudinedi coloro che vivono il dramma del fallimento coniugale sia raggiun-ta dallopera risanatrice di Cristo, attraverso le strutture ecclesiastiche,nellauspicio che essi si scoprano nuovi missionari della misericordiadi Dio verso altri fratelli, a beneficio dellistituto familiare.Riconoscendo alla Rota Romana, oltre al munus ad essa proprio diAppello ordinario della Sede Apostolica, anche quello di tutela del-lunit della giurisprudenza (art. 126 1 Pastor Bonus) e di sussidioalla formazione permanente degli operatori pastorali nei Tribunalidelle Chiese locali, stabilisco quanto segue:

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    I.Le leggi di riforma del processo matrimoniale succitate abrogano oderogano ogni legge o norma contraria finora vigente, generale,particolare o speciale, eventualmente anche approvata in formaspecifica (come ad es. il Motu proprio Qua cura, dato dal mio ante-cessore Pio XI in tempi ben diversi dai presenti).

    II.1. Nelle cause di nullit di matrimonio davanti alla Rota Romana ildubbio sia fissato secondo lantica formula: An constet de matrimoniinullitate, in casu.2. Non si d appello contro le decisioni rotali in materia di nullitdi sentenze o di decreti.3. Dinanzi alla Rota Romana non ammesso il ricorso per la novacausae propositio, dopo che una delle parti ha contratto un nuovomatrimonio canonico, a meno che consti manifestamente dellin-giustizia della decisione.4. Il decano della Rota Romana ha la potest di dispensare per gravecausa dalle norme rotali in materia processuale.5. Come sollecitato dai Patriarchi delle Chiese Orientali, rimessa aitribunali territoriali la competenza sulle cause iurium connesse conle cause matrimoniali sottoposte al giudizio della Rota Romana ingrado dappello.6. La Rota Romana giudichi le cause secondo la gratuit evangelica,cio con patrocinio ex officio, salvo lobbligo morale per i fedeli abbien-ti di versare unoblazione di giustizia a favore delle cause dei poveri.Possano i fedeli, soprattutto i feriti e infelici, guardare alla nuovaGerusalemme che la Chiesa come pace della giustizia e gloriadella piet (Baruc 5, 4) e sia loro concesso, ritrovando le bracciaaperte del Corpo di Cristo, di intonare il Salmo degli esuli (126, 1-2): Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembravadi sognare. Allora la nostra bocca si apr al sorriso, la nostra linguasi sciolse in canti di gioia.

    Vaticano, 7 dicembre 2015Francesco

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    MAGISTERO PONTIFICIODOCUMENTI DELLA CHIESA UNIVERSALE

    Cari fratelli e sorelle,Sono lieto di rivolgervi gli auguri pi cordiali di un santo Natale efelice anno nuovo, che si estendono anche a tutti i collaboratori, airappresentanti pontifici, e particolarmente a coloro che, durantelanno scorso, hanno terminato il loro servizio per raggiunti limitidi et. Ricordiamo anche le persone che sono state chiamate davan-ti a Dio. A tutti voi e ai vostri familiari vanno il mio pensiero e lamia gratitudine.Nel mio primo incontro con voi, nel 2013, ho voluto sottolinearedue aspetti importanti e inseparabili del lavoro curiale: la professio-nalit e il servizio, indicando come modello da imitare la figura disan Giuseppe. Invece lanno scorso, per prepararci al sacramentodella Riconciliazione, abbiamo affrontato alcune tentazioni emalattie il catalogo delle malattie curiali; oggi invece dovreiparlare degli antibiotici curiali che potrebbero colpire ogni cri-stiano, ogni curia, comunit, congregazione, parrocchia e movi-mento ecclesiale. Malattie che richiedono prevenzione, vigilanza,cura e, purtroppo, in alcuni casi, interventi dolorosi e prolungati.Alcune di tali malattie si sono manifestate nel corso di questo anno,causando non poco dolore a tutto il corpo e ferendo tante anime,anche con lo scandalo.Sembra doveroso affermare che ci stato e lo sar sempre

    Discorso alla Curia Romana

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    oggetto di sincera riflessione e decisivi provvedimenti. La riformaandr avanti con determinazione, lucidit e risolutezza, perchEcclesia semper reformanda.Tuttavia, le malattie e perfino gli scandali non potranno nasconde-re lefficienza dei servizi, che la Curia Romana con fatica, conresponsabilit, con impegno e dedizione rende al Papa e a tutta laChiesa, e questa una vera consolazione. Insegnava santIgnazioche proprio dello spirito cattivo rimordere, rattristare, porre dif-ficolt e turbare con false ragioni, per impedire di andare avanti;invece proprio dello spirito buono dare coraggio ed energie, dareconsolazioni e lacrime, ispirazioni e serenit, diminuendo e rimuo-vendo ogni difficolt, per andare avanti nella via del bene1.Sarebbe grande ingiustizia non esprimere una sentita gratitudine eun doveroso incoraggiamento a tutte le persone sane e oneste chelavorano con dedizione, devozione, fedelt e professionalit, offren-do alla Chiesa e al Successore di Pietro il conforto delle loro solida-riet e obbedienza, nonch delle loro generose preghiere.Per di pi, le resistenze, le fatiche e le cadute delle persone e dei mini-stri rappresentano anche delle lezioni e delle occasioni di crescita, emai di scoraggiamento. Sono opportunit per tornare allessenziale,che significa fare i conti con la consapevolezza che abbiamo di noistessi, di Dio, del prossimo, del sensus Ecclesiae e del sensus fidei.Di questo tornare allessenziale vorrei parlarvi oggi, mentre siamoallinizio del pellegrinaggio dellAnno santo della Misericordia,aperto dalla Chiesa pochi giorni fa, e che rappresenta per essa e pertutti noi un forte richiamo alla gratitudine, alla conversione, al rinno-vamento, alla penitenza e alla riconciliazione.In realt, il Natale la festa dellinfinita misericordia di Dio. DicesantAgostino dIppona: Poteva esserci misericordia verso di noiinfelici maggiore di quella che indusse il Creatore del cielo a scen-dere dal cielo e il Creatore della terra a rivestirsi di un corpo morta-le? Quella stessa misericordia indusse il Signore del mondo a rive-stirsi della natura di servo, di modo che pur essendo pane avessefame, pur essendo la saziet piena avesse sete, pur essendo la poten-za divenisse debole, pur essendo la salvezza venisse ferito, pur essen-

    1 Esercizi Spirituali, 315.

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    do vita potesse morire. E tutto questo per saziare la nostra fame,alleviare la nostra arsura, rafforzare la nostra debolezza, cancellarela nostra iniquit, accendere la nostra carit2.Quindi, nel contesto di questo Anno della Misericordia e della pre-parazione al Santo Natale, ormai alle porte, vorrei presentarvi unsussidio pratico per poter vivere fruttuosamente questo tempo digrazia. Si tratta di un non esaustivo catalogo delle virt necessarie perchi presta servizio in Curia e per tutti coloro che vogliono renderefeconda la loro consacrazione o il loro servizio alla Chiesa.Invito i capi dei dicasteri e i superiori ad approfondirlo, ad arric-chirlo e a completarlo. un elenco che parte proprio da unanalisiacrostica della parola misericordia padre Ricci, in Cina, facevaquesto affinch sia essa la nostra guida e il nostro faro.

    1. Missionariet e pastoralit. La missionariet ci che rende, emostra, la Curia fertile e feconda; la prova dellefficacia, delleffi-cienza e dellautenticit del nostro operare. La fede un dono, mala misura della nostra fede si prova anche da quanto siamo capacidi comunicarla3. Ogni battezzato missionario della BuonaNovella innanzitutto con la sua vita, con il suo lavoro e con la suagioiosa e convinta testimonianza. La pastoralit sana una virtindispensabile specialmente per ogni sacerdote. limpegno quoti-diano di seguire il Buon Pastore, che si prende cura delle sue peco-relle e d la sua vita per salvare la vita degli altri. la misura dellanostra attivit curiale e sacerdotale. Senza queste due ali non potre-mo mai volare e nemmeno raggiungere la beatitudine del servo fede-le (cfr Mt 25,14-30).

    2 Serm. 207, 1: PL 38, 1042.3 La missionariet non solo una questione di territori geografici, ma di popoli, di cul-ture e di singole persone, proprio perch i confini della fede non attraversano solo luo-ghi e tradizioni umane, ma il cuore di ciascun uomo e di ciascuna donna. Il ConcilioVaticano II ha sottolineato in modo speciale come il compito missionario, il compito diallargare i confini della fede, sia proprio di ogni battezzato e di tutte le comunit cristia-ne (Messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2013, 2).

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    2. Idoneit e sagacia. Lidoneit richiede lo sforzo personale di acqui-stare i requisiti necessari e richiesti per esercitare al meglio i propricompiti e attivit, con lintelletto e lintuizione. Essa contro le rac-comandazioni e le tangenti. La sagacia la prontezza di mente percomprendere e affrontare le situazioni con saggezza e creativit.Idoneit e sagacia rappresentano anche la risposta umana alla gra-zia divina, quando ognuno di noi segue quel famoso detto: faretutto come se Dio non esistesse e, in seguito, lasciare tutto a Diocome se io non esistessi. il comportamento del discepolo che sirivolge al Signore tutti i giorni con queste parole della bellissimapreghiera universale attribuita a Papa Clemente XI: Guidami conla tua sapienza, reggimi con la tua giustizia, incoraggiami con latua bont, proteggimi con la tua potenza. Ti offro, o Signore: i pen-sieri, perch siano diretti a te; le parole, perch siano di te; le azioni,perch siano secondo te; le tribolazioni, perch siano per te4.

    3. Spiritualit e umanit. La spiritualit la colonna portante di qual-siasi servizio nella Chiesa e nella vita cristiana. Essa ci che ali-menta tutto il nostro operato, lo sorregge e lo protegge dalla fragi-lit umana e dalle tentazioni quotidiane. Lumanit ci che incar-na la veridicit della nostra fede. Chi rinuncia alla propria umanitrinuncia a tutto. Lumanit ci che ci rende diversi dalle macchi-ne e dai robot che non sentono e non si commuovono. Quando cirisulta difficile piangere seriamente o ridere appassionatamente -sono due segni - allora iniziato il nostro declino e il nostro pro-cesso di trasformazione da uomini a qualcosaltro. Lumanit ilsaper mostrare tenerezza e familiarit e cortesia con tutti (cfr Fil4,5). Spiritualit e umanit, pur essendo qualit innate, tuttaviasono potenzialit da realizzare interamente, da raggiungere conti-nuamente e da dimostrare quotidianamente.

    4. Esemplarit e fedelt. Il beato Paolo VI ricord alla Curia - nel 63 -la sua vocazione allesemplarit5. Esemplarit per evitare gli scan-dali che feriscono le anime e minacciano la credibilit della nostratestimonianza. Fedelt alla nostra consacrazione, alla nostra voca-

    4Missale Romanum, ed. 2002.5 Discorso alla Curia Romana, 21 settembre 1963: AAS 55 (1963), 793-800.

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    zione, ricordando sempre le parole di Cristo: Chi fedele in cose dipoco conto, fedele anche in cose importanti; e chi disonesto incose di poco conto, disonesto anche in cose importanti (Lc 16,10)e: Chi invece scandalizzer uno solo di questi piccoli che credonoin me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina damulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gliscandali! inevitabile che vengano scandali, ma guai alluomo acausa del quale viene lo scandalo! (Mt 18,6-7).

    5. Razionalit e amabilit. La razionalit serve per evitare gli eccessiemotivi e lamabilit per evitare gli eccessi della burocrazia e delleprogrammazioni e pianificazioni. Sono doti necessarie per lequili-brio della personalit: Il nemico - e cito santIgnazio unaltra volta,scusatemi - osserva bene se unanima grossolana oppure delicata; se delicata, fa in modo di renderla delicata fino alleccesso, per poimaggiormente angosciarla e confonderla 6. Ogni eccesso indice diqualche squilibrio, sia leccesso nella razionalit, sia nellamabilit.

    6. Innocuit e determinazione. Linnocuit che rende cauti nel giudizio,capaci di astenerci da azioni impulsive e affrettate. la capacit di faremergere il meglio da noi stessi, dagli altri e dalle situazioni agendocon attenzione e comprensione. il fare agli altri quello che vorrestifosse fatto a te (cfr Mt 7,12 e Lc 6,31). La determinazione lagire convolont risoluta, con visione chiara e con obbedienza a Dio, e solo perla legge suprema della salus animarum (cfr CIC, can. 1725).

    7. Carit e verit. Due virt indissolubili dellesistenza cristiana:fare la verit nella carit e vivere la carit nella verit (cfr Ef 4,15)7.

    6 Ignazio di Loyola, Esercizi Spirituali 349. 7 La carit nella verit, di cui Ges Cristo s fatto testimone con la sua vita terrena e,soprattutto, con la sua morte e risurrezione, la principale forza propulsiva per il verosviluppo di ogni persona e dellumanit intera [] una forza che ha la sua origine inDio, Amore eterno e Verit assoluta (Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 29 giu-gno 2009, 1: AAS 101 [2009], 641). Perci occorre coniugare la carit con la verit nonsolo nella direzione, segnata da san Paolo, della veritas in caritate (Ef 4,15), ma anche in

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    Al punto che la carit senza verit diventa ideologia del buonismodistruttivo e la verit senza carit diventa giudiziarismo cieco.

    8. Onest e maturit. Lonest la rettitudine, la coerenza e lagirecon sincerit assoluta con noi stessi e con Dio. Chi onesto nonagisce rettamente soltanto sotto lo sguardo del sorvegliante o delsuperiore; lonesto non teme di essere sorpreso, perch non ingan-na mai colui che si fida di lui. Lonesto non spadroneggia mai sullepersone o sulle cose che gli sono state affidate da amministrare,come il servo malvagio (Mt 24,48). Lonest la base su cui pog-giano tutte le altre qualit. Maturit la ricerca di raggiungere lar-monia tra le nostre capacit fisiche, psichiche e spirituali. Essa lameta e lesito di un processo di sviluppo che non finisce mai e chenon dipende dallet che abbiamo.

    9. Rispettosit e umilt. La rispettosit la dote delle anime nobili edelicate; delle persone che cercano sempre di dimostrare rispettoautentico agli altri, al proprio ruolo, ai superiori e ai subordinati,alle pratiche, alle carte, al segreto e alla riservatezza; le persone chesanno ascoltare attentamente e parlare educatamente. Lumiltinvece la virt dei santi e delle persone piene di Dio, che pi cre-scono nellimportanza pi cresce in loro la consapevolezza di esse-re nulla e di non poter fare nulla senza la grazia di Dio (cfr Gv 15,8).

    10. Doviziosit - io ho il vizio dei neologismi - e attenzione. Piabbiamo fiducia in Dio e nella sua provvidenza pi siamo dovizio-si di anima e pi siamo aperti nel dare, sapendo che pi si d pi siriceve. In realt, inutile aprire tutte le porte sante di tutte le basi-liche del mondo se la porta del nostro cuore chiusa allamore, sele nostre mani sono chiuse al donare, se le nostre case sono chiuseallospitare e se le nostre chiese sono chiuse allaccogliere.Lattenzione il curare i dettagli e loffrire il meglio di noi e il nonabbassare mai la guardia sui nostri vizi e mancanze. San Vincenzode Paoli pregava cos: Signore, aiutami ad accorgermi subito: diquelli che mi stanno accanto, di quelli che sono preoccupati e di-sorientati, di quelli che soffrono senza mostrarlo, di quelli che sisentono isolati senza volerlo.

  • MAGISTERO PONTIFICIO

    11. Impavidit e prontezza. Essere impavido significa non lasciarsiimpaurire di fronte alle difficolt, come Daniele nella fossa deileoni, come Davide di fronte a Golia; significa agire con audacia edeterminazione e senza tiepidezza come un buon soldato (2 Tm2,3-4); significa saper fare il primo passo senza indugiare, comeAbramo e come Maria. Invece la prontezza il saper agire con liber-t e agilit senza attaccarsi alle cose materiali che passano. Dice ilsalmo: Alla ricchezza, anche se abbonda, non attaccate il cuore(Sal 61,11). Essere pronto vuol dire essere sempre in cammino,senza mai farsi appesantire accumulando cose inutili e chiudendo-si nei propri progetti, e senza farsi dominare dallambizione.

    12. E finalmente affidabilit e sobriet. Affidabile colui che sa man-tenere gli impegni con seriet e attendibilit quando osservato masoprattutto quando si trova solo; colui che irradia intorno a s unsenso di tranquillit perch non tradisce mai la fiducia che gli stata accordata. La sobriet ultima virt di questo elenco non perimportanza la capacit di rinunciare al superfluo e di resisterealla logica consumistica dominante. La sobriet prudenza, sem-plicit, essenzialit, equilibrio e temperanza. La sobriet guardareil mondo con gli occhi di Dio e con lo sguardo dei poveri e dallaparte dei poveri. La sobriet uno stile di vita8 che indica il primatodellaltro come principio gerarchico ed esprime lesistenza comepremura e servizio verso gli altri. Chi sobrio una persona coeren-te ed essenziale in tutto, perch sa ridurre, recuperare, riciclare,riparare e vivere con il senso della misura.

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    quella, inversa e complementare, della caritas in veritate. La verit va cercata, trovata edespressa nelleconomia della carit, ma la carit a sua volta va compresa, avvalorata e pra-ticata nella luce della verit (ivi, 2).8 Uno stile di vita improntato alla sobriet restituisce alluomo quellatteggiamento di-sinteressato, gratuito, estetico che nasce dallo stupore per lessere e per la bellezza, il qualefa leggere nelle cose visibili il messaggio del Dio invisibile che le ha create (GiovanniPaolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 37); cfr AA.VV., Nuovi stili di vita nel tempo della globaliz-zazione, Fondaz. Apostolicam actuositatem, Roma 2002.

  • Cari fratelli, la misericordia non un sentimento passeggero, ma lasintesi della Buona Notizia, la scelta di chi vuole avere i sentimentidel Cuore di Ges9, di chi vuol seguire seriamente il Signore che cichiede: Siate misericordiosi come il Padre vostro (Lc 6,36; cfr Mt5,48). Afferma padre Ermes Ronchi: Misericordia: scandalo per la giu-stizia, follia per lintelligenza, consolazione per noi debitori. Il debitodi esistere, il debito di essere amati si paga solo con la misericordia.Dunque, sia la misericordia a guidare i nostri passi, a ispirare le nostreriforme, a illuminare le nostre decisioni. Sia essa la colonna portantedel nostro operare. Sia essa a insegnarci quando dobbiamo andareavanti e quando dobbiamo compiere un passo indietro. Sia essa a farcileggere la piccolezza delle nostre azioni nel grande progetto di salvez-za di Dio e nella maestosit e misteriosit della sua opera.Per aiutarci a capire questo, lasciamoci incantare dalla preghierastupenda che viene comunemente attribuita al beato Oscar ArnulfoRomero, ma che fu pronunciata per la prima volta dal cardinaleJohn Dearden:

    Ogni tanto ci aiuta il fare un passo indietro e vedere da lontano.Il Regno non solo oltre i nostri sforzi, anche oltre le nostre visioni.Nella nostra vita riusciamo a compiere solo una piccola parte di quellameravigliosa impresa che lopera di Dio.Niente di ci che noi facciamo completo.Che come dire che il Regno sta pi in l di noi stessi.Nessuna affermazione dice tutto quello che si pu dire.Nessuna preghiera esprime completamente la fede.Nessun credo porta la perfezione.Nessuna visita pastorale porta con s tutte le soluzioni.Nessun programma compie in pieno la missione della Chiesa.

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    9 Giovanni Paolo II, Angelus del 9 luglio 1989: Lespressione Cuore di Ges richiamasubito alla mente lumanit di Cristo, e ne sottolinea la ricchezza dei sentimenti, la com-passione verso gli infermi; la predilezione per i poveri; la misericordia verso i peccatori; latenerezza verso i bambini; la fortezza nella denuncia dellipocrisia, dellorgoglio, della vio-lenza; la mansuetudine di fronte agli oppositori; lo zelo per la gloria del Padre e il giubi-lo per i suoi disegni di grazia, misteriosi e provvidenti () richiama poi la tristezza diCristo per il tradimento di Giuda, lo sconforto per la solitudine, langoscia dinanzi allamorte, labbandono filiale e obbediente nelle mani del Padre. E dice soprattutto lamoreche sgorga inarrestabile dal suo intimo: amore infinito verso il Padre e amore senza limi-ti verso luomo.

  • MAGISTERO PONTIFICIO

    Nessuna meta n obbiettivo raggiunge la completezza.Di questo si tratta:noi piantiamo semi che un giorno nasceranno.Noi innaffiamo semi gi piantati, sapendo che altri li custodiranno.Mettiamo le basi di qualcosa che si svilupper.Mettiamo il lievito che moltiplicher le nostre capacit.Non possiamo fare tutto, per d un senso di liberazione liniziarlo.Ci d la forza di fare qualcosa e di farlo bene.Pu rimanere incompleto, per un inizio, il passo di un cammino.Una opportunit perch la grazia di Dio entri e faccia il resto.Pu darsi che mai vedremo il suo compimento, ma questa la differenzatra il capomastro e il manovale.Siamo manovali, non capomastri, servitori, non messia.Noi siamo profeti di un futuro che non ci appartiene.

    E con questi pensieri, con questi sentimenti,vi auguro un buon e santo Natale, e vi chiedo di pregare per me.

    Roma, Sala Clementina, luned, 21 dicembre 2015

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  • La Conferenza Episcopale Pugliese recepisce lo spirito e la normadella recente riforma del processo canonico circa le nullit matri-moniali, emanata con Motu Proprio di Papa Francesco, Mitis IudexDominus Iesus. In particolare, afferma la propria gratitudine in ordine alla dimen-sione pastorale che si voluta ribadire, promuovendo linserimen-to della sfera giudiziale nellambito della pastorale matrimonialediocesana unitaria (Regole Procedurali, art. 2).A tal proposito, la Conferenza si impegna, sulla scia di una collau-data esperienza gi operativa nelle singole diocesi, a rafforzare lestrutture diocesane al fine di rendere ancor pi efficace lindaginepregiudiziale o pastorale (RP art. 2) richiesta dalla riforma ponti-ficia. Lefficace impegno degli uffici di pastorale familiare, unita-mente ai consultori operanti nelle singole circoscrizioni diocesanefaciliteranno lattuazione della recente riforma, al fine di accoglieree accompagnare le coppie che vivono esperienze coniugali ferite ofallite a intraprendere, qualora ne ricorrano le condizioni, la via giu-diziaria in uno dei tre itinerari contemplati dalla normativa vigen-te (ordinario, documentale e brevior).Quanto alla dimensione pi strettamente giudiziale, stante il can.1673 2 MI, la Conferenza Episcopale Pugliese conferma lintentodi affidarsi al Tribunale Ecclesiastico Regionale. In questa delicatafase di attuazione della normativa processuale, infatti, lEpiscopatopugliese ritiene che lesperienza e la competenza maturata nel corso

    Nota circa lapplicazione delMotu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus

    di Papa Francesco

    CONFERENZA EPISCOPALE PUGLIESEDOCUMENTI DELLA CHIESA ITALIANA

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    di una storia pluridecennale (iniziata nel 1939), pu garantire lapi compiuta attuazione di quanto previsto dalla recente normati-va pontificia. I Vescovi Pugliesi confidano che la riforma del processo matrimo-niale possa rappresentare unulteriore occasione di servizio per ilbene del popolo di Dio, ferma restando la necessit di tutelare inmassimo grado la verit del sacro vincolo (MI), cos come intesodal Supremo Legislatore.

    Molfetta, 7 dicembre 2015

  • DOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

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    MAGISTERO PONTIFICIO

    Come ha scritto papa Francesco nella bolla di indizione Misericor-diae vultus:

    Anno Santo si aprir l8 dicembre 2015 Nella festa dellIm-maco-lata Concezione avr la gioia di aprire la Porta Santa. Sar in que-sta occasione una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerpotr sperimentare lamore di Dio che consola, che perdona e donasperanza. La domenica successiva, la Terza di Avvento, si aprir laPorta Santa nella Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni inLaterano. Successivamente, si aprir la Porta Santa nelle altreBasiliche Papali. Nella stessa domenica stabilisco che in ogniChiesa particolare, nella Cattedrale che la Chiesa Madre per tuttii fedeli, oppure nella Concattedrale o in una chiesa di speciale signi-ficato, si apra per tutto lAnno Santo una uguale Porta dellaMisericordia. A scelta dellOrdinario, essa potr essere aperta anchenei Santuari, mete di tanti pellegrini, che in questi luoghi sacrispesso sono toccati nel cuore dalla grazia e trovano la via della con-versione. Ogni Chiesa particolare, quindi, sar direttamente coin-volta a vivere questo Anno Santo come un momento straordinariodi grazia e di rinnovamento spirituale. Il Giubileo, pertanto, sarcelebrato a Roma cos come nelle Chiese particolari quale segnovisibile della comunione di tutta la Chiesa (MV, 3).

    La novit rituale di questo speciale Giubileo della misericordia quella che prevede una simile apertura della porta della Misericor-dia anche nelle Cattedrali e nelle principali chiese e santuari sceltidal Vescovo diocesano per lanno giubilare.

    GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

    Il Giubileo straordinariodella Misericordia nella Chiesa locale

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    La nostra Chiesa diocesana ha vissuto la solenne apertura dellAnnoSanto nei Primi Vespri della III domenica di Avvento, sabato 12dicembre. Tanti sacerdoti, diaconi, consacrate e consacrati, religiosee religiosi e tantissimi fedeli laici da tutta la Diocesi si sono ritrova-ti nella piazza antistante la chiesa di San Giacomo e la Cattedrale perpartecipare al Rito di Apertura della Porta Santa della Cattedrale daparte dellArcivescovo. Abbiamo varcato insieme la Porta e nellaCattedrale con la preghiera dei Vespri abbiamo invocato dal Signoreil dono della sua Grazia e lodato la sua Misericordia. LArcivescovo ha scelto anche le altre Basiliche Minori presenti nellanostra Chiesa locale come luoghi nei quali aprire unuguale Porta dellaMisericordia. Lo stesso Arcivescovo ha presieduto il Rito solenne del-lapertura della Porta Santa in tutte le Basiliche: nella Concattedrale diBitonto l8 dicembre, in concomitanza con la festa della Patrona dellacitt, ricorrenza fortemente sentita dal popolo bitontino; nella Basilicadi San Nicola e nella Basilica di Santa Fara in Bari domenica 13 dicem-bre, nella Basilica dei Santi Medici Co-sma e Damiano in Bitonto saba-to 19 dicembre; e nella Basilica della Madonna del Pozzo in Capurso il1 gennaio 2016 nella solennit della Madre di Dio. Tutte le celebrazioni hanno visto una grandissima partecipazioneorante del popolo di Dio, segno di un desiderio profondo nel cuoredi ciascuno di sperimentare sempre di pi la tenerezza e la misericor-dia di Dio. Questi luoghi giubilari, oltre ad essere meta di pellegri-naggio dei singoli fedeli e, nel corso dellanno, sede di incontri di pre-ghiera di tutta la comunit diocesana (tra quelli che gi sono previstinel calendario della vita diocesana), vogliono essere per tutti i fedelivere oasi di misericordia, assicurando la disponibilit della celebra-zione del sacramento della Riconciliazione e lesemplarit di tutte lecelebrazioni liturgiche, in particolare dellEucaristia, perch semprepi siano vissute come via di accesso al Mistero di Dio dal qualesgorga e scorre senza sosta il grande fiume della misericordia.In questo impegno devono sentirsi accomunate tutte le parrocchiee le comunit ecclesiali perch - come scritto nellintroduzione dellaGuida liturgica di questanno - siamo consapevoli che nel celebrarenon ci si limita ad annunciare che il Figlio di Dio con la sua mortee risurrezione ci ha liberati dal potere di Satana e dalla morte e ci hatrasferiti nel regno del Padre, bens anche ad attuare lopera di sal-vezza che si annuncia, mediante il sacrificio e i sacramenti attorno

  • GIUBILEO DELLA MISERICORDIA

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    ai quali gravita tutta la vita liturgica. Questo insegnamento dellaSacrosanctum Concilium, n. 6, deve sostenere limpegno nel vivereogni celebrazione liturgica con la massima cura e partecipazione. Iriti devono risplendere nella loro nobile semplicit e con lo stes-so decoro devono essere trattati i luoghi liturgici, affinch soprat-tutto nella celebrazione liturgica ma anche al di fuori, essi condu-cano allesperienza del Mistero di Dio e alla riscoperta della nostraidentit cristiana.In occasione del Giubileo straordinario della Misericordia lUfficioliturgico diocesano ha preparato per ogni comunit 6 manifesti daesporre nellaula liturgica, proponendo un percorso della Mise-ricordia attraverso i luoghi liturgici: la porta, il fonte battesimale, lam-bone, la penitenzeria (dove sono ricordate le opere di misericordiacome revisione della propria vita cristiana e una preghiera di rendi-mento di grazie per il perdono ricevuto) e laltare. Ha scritto ilPontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangeliz-zazione: Come apprendiamo dalla storia, la loro dimensione mi-stagogica ha assunto unimportanza rilevante soprattutto presso ilpopolo semplice in mezzo al quale, pi di ogni altra catechesi ver-bale, limmagine e liconografia hanno giocato un ruolo fonda-mentale nelliniziare i cristiani, e gli stessi catecumeni, ai misteridella fede cristiana. LArcivescovo nellintrodurre il Giubileo dellamisericordia ha anche esortato tutti i sacerdoti ad aver cura che illuogo della confessione sacramentale sia accogliente e dignitoso eallinterno non manchi la grata per assicurare comunque la riserva-tezza della quale tale celebrazione necessita cos da aiutare i peni-tenti che ne avvertissero il bisogno; e nella celebrazione del sacra-mento della confessione sia dato il tempo opportuno alla procla-mazione e allascolto della Parola di Dio, prevista dal rito dellaRiconciliazione anche nella forma individuale. Se al passaggio della porta santa annessa la possibilit di attinge-re allindulgenza come dono speciale di grazia, attraverso il sacra-mento della Riconciliazione sempre data la possibilit di speri-mentare in modo personale e straordinario il dono della misericor-dia del Padre che nel perdono riversa la tenerezza del suo cuore

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    sulle nostre miserie e sui nostri peccati. Da ogni sacramento, in par-ticolare dallEucaristia e dalla Confessione, durante questo annogiubilare straordinario, ognuno possa attingere la grazia e la forzaper un autentico cammino di conversione riscoprendo e vivendoquelle opere di misericordia corporale e spirituale che conducono ilpellegrinaggio interiore della fede sulle strade della carit e della-more per Dio e per i fratelli.

    sac. Mario CastellanoDirettore dellUfficio Liturgico diocesano

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    Secondo le indicazioni che mi sono state offerte dalla Congre-gazione per i Vescovi, non intendo presentare una trattazione teo-logica, pastorale, canonica del rapporto Vescovo-presbiterio, anchese, ovviamente, non posso prescindere dalla visione magisterialeche ha ispirato il cammino della Chiesa in tale direzione, soprat-tutto a partire dal Concilio ecumenico Vaticano II (in special modo,Lumen gentium, n. 28; Christus Dominus, n. 28; Presbiterorum ordinis, n.7) fino allEsortazione apostolica di san Giovanni Paolo II Pastoresdabo vobis (n. 65) e al magistero degli ultimi Pontefici.Intendo, soprattutto, rifarmi alla mia personale esperienza di oltreventotto anni di episcopato, ventidue dei quali vissuti nella miadiocesi di origine. Quando sono stato nominato Vescovo, nonerano previsti convegni come questo. Non esistono, in ogni caso,corsi per imparare a fare il Vescovo. Parler di come concreta-mente un Vescovo pu vivere il suo rapporto consolante, e al tempostesso faticoso, col presbiterio della sua Chiesa locale.Non so cosa pensiate, ma non amo lespressione: i miei preti, il mioclero, il mio presbiterio. A parte le considerazioni di carattere piut-

    Il Vescovo e la cura del presbiteriodal seminario al clero anziano*

    MAGISTERO E ATTI DELLARCIVESCOVODOCUMENTI E VITA DELLA CHIESA DI BARI-BITONTO

    *Relazione tenuta al Convegno per i nuovi Vescovi promosso dalla Congregazione per iVescovi presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum (Roma, 9 settembre 2015). CfrTestimoni del Risorto. Atti del corso annuale di formazione per i nuovi Vescovi, a cura dellaCONGREGAZIONE PER I VESCOVI, Libreria Editrice Vaticana, Citt del Vaticano 2015, pp. 49-62.

  • tosto teologico-spirituale, colgo con un certo disagio limpressionepaternalistica che scaturisce dallaggettivo possessivo: mio. Il presbitero tale a partire dal sacramento dellOrdine, e solo le-sercizio della giurisdizione dipende dal Vescovo: cos va intesa le-spressione della Lumen gentium (n. 28): Nelle singole comunitlocali di fedeli (i presbiteri) rendono, per cos dire, presente ilVescovo, perch, pur dipendendo dai Vescovi nellesercizio dellaloro potest, sono tuttavia a loro congiunti per lonore sacerdota-le. La sottolineatura della dignit dei presbiteri non attenua ilfatto che essi sono inviati dal Vescovo, di cui sono il segno vivo, per-ch la comunione col Vescovo decisiva per loro e per la comunit(lo ricordiamo in ogni preghiera eucaristica).Pur attingendo alla mia esperienza, lo scopo di questa conversazio-ne non autobiografico, anche se dallinsieme pu trasparire uncerto ottimismo, originato dalla conoscenza pi ampia dei presbi-teri delle diciannove Chiese locali di Puglia, dove presente (anco-ra!) un unico seminario regionale maggiore di oltre duecento semi-naristi (oltre la presenza dei seminari minori).

    Il Vescovo e i seminaristi

    Per essere fedele al titolo della relazione affidatami, parto dai con-tatti del Vescovo con i seminaristi.Ognuno di noi segnato da alcuni punti di riferimento nella propriavita. Durante il mio cammino di seminario ho avuto la grazia di spe-rimentare la presenza costante e sistematica del Vescovo. Nel semina-rio minore il Vescovo ci visitava ogni settimana. Negli anni del liceoogni mese. E altrettanto in teologia. Ho considerato quasi naturalela costante visita del Vescovo al seminario. Mensilmente anchioincontro i singoli seminaristi del seminario regionale maggiore, comeil seminario minore. Daltronde nessuno di loro entra in seminariosenza un previo, sia pur provvisorio, discernimento del Vescovo.Non so quale sia la vostra esperienza. Ho gi detto che in Pugliaresiste il seminario maggiore regionale da oltre cento anni (conuna strutturazione forse unica in Italia). Non facile neanche per iVescovi, come per i presbiteri, costruire una autentica comunionepastorale. Siamo convinti, per, che il seminario unico regionale

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  • MAGISTERO E ATTI DELLARCIVESCOVO

    rappresenti una spinta propulsiva per una collegialit episcopaleeffettiva. Non detto che i seminari diocesani favoriscano in modoprivilegiato il senso dellappartenenza alla Chiesa locale, che puinvece essere efficacemente assicurata dagli incontri personali deiseminaristi col Vescovo e con gli organismi pastorali della diocesi.Laddove non costituita la regione ecclesiastica, la stessa prospet-tiva pu valere per le province ecclesiastiche o metropolie.Come Vescovi siamo chiamati a dire lultima parola nel discerni-mento vocazionale, perch abbiamo la coscienza di essere i respon-sabili ultimi dei futuri presbiteri. E ne siamo giustamente gelosi.Ma perch questo discernimento sia operato con autorevolezza,con exousa, necessario acquisire la consapevolezza del limite dellanostra autorit. A un certo punto ho chiesto ai confratelli delle dio-cesi pugliesi che non fosse consentito ai singoli Vescovi di impor-re la permanenza in seminario di un giovane ritenuto inidoneo dalrettore. Se la nostra autorit non viene temperata dalle integra-zioni di giudizio del rettore e dei superiori del seminario, il rischiodi errori notevole (ancor pi nei seminari diocesani). Perci il ret-tore deve godere pienamente della fiducia episcopale. vero: incontrare personalmente i seminaristi di filosofia e teologiamensilmente permette di conoscerli meglio. Oggi, a differenza delpassato, i giovani mostrano una propensione a confidarsi senza gran-di remore. Il confronto del Vescovo col rettore permette di interveni-re talvolta in modo tuzioristico, non avendo remore nellallontanarepersone eccessivamente problematiche. Un tuziorismo maggiore pre-viene quelle difficolt che inevitabilmente deflagrano nella vita pre-sbiterale. Il bene del popolo di Dio non accetta compromessi.

    Dalla formazione iniziale alla formazione permanentenei primi anni di vita presbiterale

    Pu accadere che un Vescovo sollecito della formazione seminari-stica disattenda un po i giovani presbiteri, una volta che questisiano stati ordinati. La preoccupazione del numero dei sacerdoti

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  • (talvolta cattiva consigliera nel discernimento vocazionale), mentrerende attento il Vescovo ai seminari, sembra lasciare il posto a unacerta distrazione nei confronti dei giovani presbiteri.Ho avuto la grazia di seguire i presbiteri dei primi anni di ordina-zione, fin da quando ero prete relativamente giovane, e di vivere conloro una vacanza annuale. Il Vescovo non pu essere onnipresente,n pu arrivare a tutto. Se, quindi, segue mensilmente i seminari-sti, mi sembra che debba privilegiare almeno annualmente unavacanza settimanale con i preti giovani. vero, come Vescovi ce lo ripetiamo sempre: non deve prevalere nel-lassegnare gli incarichi ai preti appena ordinati lurgenza pastora-le, ma il loro sereno inserimento accanto a un presbitero (nellamaggior parte dei casi parroco) che sia padre e maestro. Non sem-pre nella pratica questo possibile. Di qui le opportune correzionidi rotta.Normalmente laccompagnamento del gruppo dei primi anni dipresbiterato affidato dal Vescovo a un sacerdote di provata espe-rienza (vicario generale, pro-vicario, vicario per i presbiteri). Nellediocesi pi piccole auspicabile che sia il Vescovo stesso a incon-trare settimanalmente i preti dei primi due anni e, mensilmente,quelli dei primi dieci anni. Questo consente di tastare il polso, diaccorgersi in tempo delle eventuali difficolt del giovane presbite-ro, il cui segnale inequivocabile sovente lassenza dagli incontri,motivata debolmente. meglio prevenire che curare. Sar alloraopportuno affidare il giovane prete a un presbitero particolarmen-te saggio. Nei casi pi seri, si pu intervenire pi radicalmente edelicatamente, indicando percorsi terapeutici specialistici.Purtroppo, per questi ultimi, non sono a disposizione sufficientiidonee strutture a livello regionale e nazionale. una delle preoc-cupazioni prioritarie che le conferenze episcopali regionali e nazio-nali sono chiamate a considerare.Tutti i preti, ma soprattutto i giovani, attendono di essere ascolta-ti, indirizzati, illuminati dalla parola del Vescovo, quando chiedonoudienza. Non ho inteso seguire il criterio di riservare un giorno allasettimana ai presbiteri, memore dellosservazione dellarcivescovoMontini (il futuro beato Paolo VI): Vengono un po sempre i soli-ti, e non sempre i migliori. Ci sono alcuni che, pur avvertendone ilbisogno, non osano disturbare il Vescovo, la cui sensibilit permet-

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  • MAGISTERO E ATTI DELLARCIVESCOVO

    ter di intuire quali preti debbano essere chiamati con priorit. Icasi urgenti non devono essere rimandati. Diceva il card. Martini:Un Vescovo tanto pi stimato e amato dai preti quanto pi pre-muroso e tempestivo nel concedere un colloquio. Naturalmentequalcosa pu sfuggire. Allora sar necessario moltiplicare latten-zione verso quei preti giovani pi in difficolt, senza limiti ditempo, e direttamente. I primi mesi dallingresso in diocesi vedano il Vescovo privilegiare lin-contro personale con tutti i presbiteri, senza eccezioni. Normalmentenon saggio operare cambiamenti pastorali o di persone nel primoanno di ministero. Questa raccomandazione, che soleva richiamare ilmio immediato predecessore mons. Mariano Magrassi, non sempretenuta in conto. Perch meravigliarsi che sia disattesa anche dai pre-sbiteri nel momento in cui assumono un nuovo incarico?

    Nella fase adulta e ancora giovanile e nellet matura dei presbiteri

    Se unattenzione specifica il Vescovo deve rivolgere ai primi anni diministero presbiterale, occorre evitare limpressione della utilizza-zione funzionalistica dei presbiteri.Spesso il prete adulto e ancora giovane riceve dal Vescovo un incaricoche lo coinvolge a un livello di responsabilit maggiore (p.e. da vice-parroco a parroco). la stagione della vita nella quale possono convivere momenti dientusiasmo e di delusione pi cocenti, segnati sovente da una certapresunzione e autosufficienza che porta al ripiegamento su di s. comprensibile che il Vescovo confidi molto in questa fascia di pre-sbiteri, per un certo rinnovamento pastorale.Ma il rischio dellattivismo in agguato. Solo raramente mi accadedi sollecitare qualche presbitero a uno zelo e impegno pastoralemaggiori. Mi capita invece di esortare i fratelli sacerdoti di questafascia di et, e non solo, a ridimensionare la propria attivit, perricercare momenti di riposo, di preghiera, di continua ed equilibra-ta revisione della propria vita e delle proprie scelte. la spirituali-

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  • t del dire di no, per evitare quella nevrosi pastorale evocata daiVescovi tedeschi in un documento sul servizio sacerdotale del 1992.Offrire da parte della diocesi una settimana di riposo e di forma-zione, visitando altre Chiese locali, permette, tra laltro, uno scam-bio intergenerazionale e una conoscenza pi fraterna: unatten-zione molto gradita dai presbiteri.Ho limpressione che, superata la prima fase post-conciliare, segna-ta da un confronto generazionale serrato, anche a livello di presbi-terio, e da una riscoperta da parte dei laici della loro responsabilitnon solo nel mondo, ma anche nelledificazione della Chiesa, vivia-mo una stagione peraltro prevista di una nuova marcata cleri-calizzazione che vede (come ha sottolineato Papa Francesco in unfranco colloquio con i Vescovi italiani durante lultima assembleadel maggio scorso) convergere lautoreferenzialit clericale del pre-sbitero con il desiderio-bisogno dei laici di un clericalismo alla rove-scia, attraverso una dipendenza dal presbitero tuttofare. Almenodalle mie parti, proprio la qualit e la molteplice capacit dei pre-sbiteri che spinge i laici ad affidarsi e a richiedere da lui lassolvi-mento di compiti eccessivi.E, quando i presbiteri giungono allet matura, a volte estenuati dallavoro pastorale, rischiano di non viverla in qualche modo come uncompimento, nel quale lesperienza della paternit spirituale per-metta di ricercare lessenziale nella propria missione.Alla fine della Visita pastorale, durata otto anni (e che ritengo priori-taria tra le incombenze del Vescovo) ho avuto conferma che tutti,Vescovo e presbiteri, siamo quasi dilaniati da un super-attivismopastorale. Non basta denunciarlo. Daltronde contamina tutti ilivelli della Chiesa. Tutti ci lamentiamo delle tante iniziative e indi-cazioni pastorali che provengono dai dicasteri romani, dagli ufficidelle conferenze episcopali nazionali, dalle curie diocesane; matutti aggiungiamo il nostro tributo di proposte e di iniziative.Son giunto alla conclusione che il Vescovo chiamato, oggi pi chemai, a essere luomo della sintesi e ad aiutare i fratelli e amici pre-sbiteri a ricercare lessenziale.Per esempio, a livello di Chiese in Italia, ci stiamo interrogando sucome sia necessario ridimensionare nella vita dei presbiteri gliaspetti amministrativi e gestionali, pur consapevoli dellambito diresponsabilit che non pu non coinvolgerli.

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  • MAGISTERO E ATTI DELLARCIVESCOVO

    Si richiede per che questa sintesi la viviamo innanzitutto noi Vescovi.La mia quotidiana fatica di richiamare, a me e ai presbiteri, che necessario partire dal dono che il Signore ci concede con la suaParola, i suoi Sacramenti, il suo Amore.Inserendomi in un cammino pastorale che ha alle spalle una lungastoria nella mia diocesi, mi sembrato di tradurre lessenziale inquello che definirei progetto mistagogico. Non mi sembra pastoral-mente sapiente proporre ogni anno un nuovo progetto pastorale,che implica una visione globale di fondo, ma solo una programma-zione concreta, attualizzante. La pastorale mistagogica tende allasintesi tra la fede, la celebrazione e la vita e pu rappresentare unavariazione del tema dei tria munera che accomunano episcopato epresbiterato nellesercizio dellunico ministerium ecclesiasticum (cfrcap. III LG). Senza entrare specificamente nel merito, vorrei espri-mere la mia profonda convinzione che nulla pi dellAnno liturgi-co ha unintrinseca valenza formativa per il Vescovo, i presbiteri, lacomunit tutta (rimando alla mia proposta pastorale: La mistagogia.Una scelta pastorale, EDB, Bologna 2006).Lunit della Chiesa locale raggiunge il culmine nella Messa Crismaledel Gioved Santo, quando il Vescovo, tutti i presbiteri e le comunitdella diocesi vivono la piena visibile comunione ecclesiale e dallalta-re della Cattedrale, con la benedizione degli oli, parte la materia peri sacramenti del battesimo, della cresima, della consacrazione sacer-dotale e dellunzione degli infermi.

    La parabola del Vescovo e del clero anziano

    vero che mi rivolgo a vescovi giovani, anche se oggi let mediadelle nomine si notevolmente innalzata.Lo spazio della vecchiaia un ambito in cui non si pu invocareunesperienza previa.Mi soffermo su un cambiamento di prospettiva che ha accompa-gnato la mia vita episcopale e, credo, possa influenzare anche lavostra. Spesso, fin da sacerdote, ho colto nei miei confratelli, anche

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  • i pi maturi, il bisogno di una paternit affettivamente pi intensada parte del Vescovo. Ho reagito a questo bisogno, ritenendo che ilVescovo non debba fare da balia ai preti. Una volta diventatoVescovo, ho colto pi insistente questo bisogno non solo nei pretigiovani, ma anche in quelli pi anziani.Mi sono confrontato con qualche confratello Vescovo e qualchepresbitero di provata esperienza. Unanimemente mi hanno confi-dato che il celibato dei preti, psicologicamente, anche se vissuto conautenticit soprannaturale, lascia naturalmente uno spazio dicarenza affettiva che acuisce il bisogno di una paternit episcopalepi sensibilmente avvertita. il senso pi bello dellespressioneconciliare: Il Vescovo poi, consideri i sacerdoti suoi cooperatori,come figli e amici (LG, n. 28). Il legame, poi, di un sacerdote col Vescovo che gli ha imposto lemani nellordinazione presbiterale, tocca la sfera divina, ma coin-volge anche il sentimento. La comunicazione di grazia che derivadal sacramento dellordine crea un rapporto di paternit-figliolan-za incancellabile. Ricevendomi qualche giorno dopo lordinazione,il Vescovo, caratterialmente tuttaltro che espansivo, non contenevala gioia e laffetto. Potrei essere tuo padre, mi disse, riferendosiallet cronologica, ma profondamente ispirandosi al dono tra-smesso. Vi assicuro che sperimenterete una paternit in crescendo,col moltiplicarsi delle ordinazioni presbiterali.Un segno di attenzione sono gli auguri inviati in forma personale,non standardizzata, in occasione dellanniversario di ordinazionesacerdotale. Anche se non tutti rispondono, fa bene a tutti.Un amico Vescovo ha acutamente osservato che se alcuni di noinon hanno avvertito lesigenza di una dipendenza affettiva dalproprio Vescovo, perch hanno avuto la grazia di essere stati difatto stimati e amati. Mi sono per convertito, quando, a manife-stare questo bisogno, sono stati dei sacerdoti che mi hanno cono-sciuto fin da piccolo, anche in qualit di educatori.Ad ispirarci sia sempre lo stile di Ges con i suoi amici apostoli.Altra cosa diventare padri spirituali o confessori dei sacerdotidella propria diocesi. Pu accadere che in circostanze particolari unpresbitero chieda di essere confessato, ma la distinzione tra foroesterno e foro interno garanzia di libert reciproca.Quando la vecchiaia incalza nella vita, e lorizzonte finale non ap-

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  • MAGISTERO E ATTI DELLARCIVESCOVO

    pare pi cos lontano, chiedo al Signore di imparare a vivere la vec-chiaia insieme con i miei fratelli presbiteri.Anche noi Vescovi, come i presbiteri, diciamo nei momenti di diffi-colt o di stanchezza: Non vedo lora di lasciare. Ma al momentoopportuno, non ancora giunti a una vecchiaia inoltrata, ci si ritro-va pi fragili. Lintima fraternit, di cui parla la Lumen gentium, inquesta et vede Vescovi e presbiteri segnati da una esperienza esi-stenziale comune. Non detto che le nostre reazioni, al momentodel pensionamento, siano migliori di quelle dei presbiteri.Il tempo della vecchiaia, come quello della malattia, rompe lincan-to dellautosufficienza e ci consegna alla consapevolezza dellanostra fragilit esistenziale.Allora dovremmo chiederci, con il Nicodemo del vangelo diGiovanni, quali siano le possibilit di rinascere da vecchi (cfr Gv3,4), osservando quei confratelli pi anziani di noi che, giunti al ter-mine dei loro giorni, sono pronti a consegnarsi, magari pieni diattese e di speranze, ma liberi dallangoscia.Non possiamo prevedere la vecchiaia, ma prepararla, fin dallet dimezzo, che sostanzialmente la vostra, nel superamento di quellake-dia che un monaco del IV secolo, Evagrio Pontico, descrive comeunatonia dellanima, ossia una perdita di tensione dellanima e cheGiovanni Cassiano dipinge come tedio e ansiet del cuore, mentreGiovanni Climaco parla di una morte che circonda da ogni parte.Contare i giorni, secondo la Scrittura, unarte, una maestria, avolte una fatica, ma diviene un esercizio indispensabile per giunge-re alla sapienza del cuore (Sal 89).La visita ai sacerdoti ammalati, come la celebrazione delle esequiedei presbiteri, con la corona dei confratelli, offre una testimonian-za di carit fraterna a tutta la comunit dei credenti. Un aiuto al Vescovo, nelle varie situazioni, viene dal vicario episco-pale per i presbiteri, la cui scelta qualificante e delicata, dopo quel-la del vicario generale. Limportante per la sua figura che comple-ti il Vescovo, anche anticipandogli la conoscenza di particolarisituazioni; e non necessariamente che abbia le stesse idee o la stes-sa sensibilit.

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  • Il Consiglio presbiterale

    Da pi parti si parla di crisi degli organismi di partecipazione. Ilfatto, per, che il Codice di Diritto canonico ritiene necessario ilConsiglio presbiterale, cui spetta coadiuvare il Vescovo nel gover-no della Diocesi (can. 495), evidenzia la realt di un rapportoinsopprimibile, di diritto divino, tra Vescovo e presbiterio. A volte il Vescovo tentato di orientare con decisione il Consiglioverso ci che ritiene necessario per il bene pastorale della Chiesalocale. Non deve dimenticare che la sua devessere anzitutto unapresenza di ascolto, prima di proporre una sintesi. Il Consiglio pre-sbiterale il luogo di maggiore risonanza per il Vescovo, nel qualedimostra, pi che altrove, di essere realmente aperto al dialogo.Ascoltando il Consiglio egli comprende meglio le reazioni dei preti.Deve permettere, senza reagire o manifestare fastidio, che anche lelamentele e le critiche si esprimano pubblicamente. Diversamenteresteranno sussurrate. Non si dimentichi che il Consiglio presbite-rale lorgano rappresentativo del presbiterio tutto, facilitando le-lezione diretta dagli stessi sacerdoti, e riducendo il numero deimembri di diritto e di quelli nominati.Le scelte pastorali avranno come punto di riferimento anche ilConsiglio pastorale, con il parere dei laici; lavere in gran conto laproposta dei Consigli ne eviter la pratica insignificanza.Comunque penso che il senso della comunione sacerdotale a livel-lo di carit teologale, e non soltanto a livello sociologico, debbaessere sviluppato allinterno della Chiesa locale.Questi organi di partecipazione, cui vanno aggiunti il Consiglioepiscopale e il Collegio dei consultori, divengono la cartina di tor-nasole che permette ai presbiteri, e non solo, di avere unidea dellostile comunionale del Vescovo.

    Qualche ulteriore suggestione

    1. Il Vescovo e i presbiteri devono essere uomini di preghiera, soprat-tutto di preghiera di intercessione, come nella visione raccontata daGiuda Maccabeo per incoraggiare i suoi uomini (cfr 2 Mac 15,12-16).Il Vescovo deve vivere con i presbiteri tempi di preghiera, a comincia-

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  • MAGISTERO E ATTI DELLARCIVESCOVO

    re dai ritiri spirituali mensili (con ladorazione eucaristica). bene che,almeno una volta lanno (p.e. il luned santo), egli tenga una medita-zione a tutti i presbiteri, diocesani e religiosi, e ai diaconi.Leccessiva discrezione nel chiedere ai sacerdoti se sono fedeli nellarecita del breviario e nella partecipazione agli esercizi spiritualiannuali, cattiva consigliera.Incoraggio sempre, sforzandomi di dare lesempio, a dedicare ungiorno alla settimana quale spazio libero da ogni preoccupazione,allontanandosi dal luogo abituale di ministero. Questo facilita ilriposo, il raccoglimento, la preghiera.La consuetudine degli incontri vicariali tra sacerdoti delle varie et un ottimo esercizio per pregare insieme e per uno scambio fraterno,anche a livello interiore. Non sempre bisogna discutere di pastorale. necessario superare il pudore di parlare di cose spirituali fra preti.Anche la vita comune sacerdotale, che rappresenta un antidotoallisolamento, allo scoraggiamento, alla logica individualistica,facilita i ritmi della preghiera nella giornata. sconsigliabile, per,che il Vescovo scelga di vivere con una comunit sacerdotale parti-colare. Ci che pu apparire immediatamente entusiasmante, allalunga pu risolversi in un condizionamento reciproco, che si mani-festa soprattutto quando il Vescovo richieder una disponibilit alcambiamento non gradita.

    2. Qui si inserisce il rapporto autorit-obbedienza. In fondo lobbe-dienza, come realizzazione della fede, una forma di rinuncia, per-ch innanzitutto obbedienza a Dio, per poi diventare anche obbe-dienza reciproca. Il Vescovo una moltiplicatissima obbedienza,soleva