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n° 29 dicembre 2011 - febbraio 2012 C amminiamo insieme Periodico della Comunità dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato

Bollettino Dicembre

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Bollettino parrocchiale

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n° 29 dicembre 2011 - febbraio 2012

Camminiamo insiemeP e r i o d i c o d e l l a C o m u n i t à d e i S a n t i P i e t r o e P a o l o i n C a s t r e z z a t o

2 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Sommario

G. Gueggia L’Annunciazione - 2011

Tra le fi gure di spicco del tempo di

Avvento, insieme a Giovanni il Bat-

tista e a Giuseppe, troviamo Maria di Nazaret,

la piccola adolescente capace di contenere

l’immensità di Dio…di accogliere e di tessere

nel suo grembo l’immensità di Dio che vuole

farsi uomo. Maria come tutte le ragazze in

Israele, aspetta il Messia e la redenzione del

popolo d’Israele, redenzione che tardava ad

arrivare…

Poi, un giorno, accade che Maria riceve la

visita inaspettata di un messaggero celeste,

di Gabriele l’arcangelo portatore dei grandi

messaggi di Dio Padre per l’umanità. Dio

desidera diventare uomo e ha bisogno di una

Madre… Dio decide di venire!

Maria di Nazaret ci viene presentata dalla

Tradizione cristiana come modello di attesa,

come esempio di discepolato e di ascolto

della Parola del Signore. Giovane credente

Maria accoglie la provocazione di Dio “Ecco

concepirai un fi glio…”(Cfr. Lc 1,31) che vuole

venire, che vuole incarnarsi e chiede a Maria

di diventare la porta per l’ingresso di Dio nel

mondo. Maria accetta e mette il suo cuore in

quello di Dio. Maria si fi da di Dio, accetta, si

dona e spalanca il suo cuore. Dio diventerà

uomo, si farà carne, ossa, sorriso, sudore e

fatica.

Lei Maria di Nazaret prefi gura già la nuova

umanità che Gesù Cristo, suo Figlio e Signore

della storia, inaugurerà sull’altare della Croce

e nella realtà della risurrezione. Fin dal suo

concepimento, Maria, è stata preservata dal

peccato originale (per questo l’arcangelo le

porge dei fi ori bianchi, “immacolati”): guar-

dando a lei, madre di Cristo e di ogni credente

in Cristo, scopriamo come possiamo vivere da

salvati: facendoci discepoli e dicendo il nostro

“sì” a Dio che viene nel mondo, per essere ac-

colto e ascoltato.

don Claudio

ommarioS

Camminiamo insieme

N.29 dicembre 2011 - febbraio 2012

Periodico della Comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato

Hanno collaborato a questo numero: mons. Mario Stoppani, don Claudio Chiecca, p. Aldino Caz-zago, p. Giulio Cittadini, Mons. Vittorio Formenti, Mons. A. Vincenzo Zani, Silvana Brianza, Catechisti parrocchiali degli adulti, Commissione Famiglia e Pastorale sociale, Gruppo Missionario, Collabora-tori dell’Oratorio.Contributi (testi): Commissione Nazionale Caritas, Sua Ecc.za Mons. Luca Brandolini, p. Renato e p. Alberto ModonesiFotografi e Erika ZaniSegreteria Agostina CavalliImpaginazione Giuseppe Sisinni

Lettera del Parroco3 “Si fece carne”

Formazione spiritualePadre Nostro...

Speciale CaritasCaritas, 40 anni di fatti

Speciale CaritasImmigrazione e solidarietà

Spazio missioniLettera di padre Renato

Briciole di vitaNatale al fuoco

Spazio famigliaAdolescenza, una risorsa non un problema

SpiritualitàDio viene nel silenzio

Spazio oratorioVita dell’Oratorio

Spazio oratorioCresime e Prime Comunioni

Vita in parrocchiaCommissioni, a che punto siamo?

Vita in parrocchiaCiao nonni, così voglio ricordarvi

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In copertina

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Lettera del Parroco

3Camminiamo insieme n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Carissimi,il Natale con il suo insoppri-mibile messaggio di amore

e di pace cade in un contesto mon-diale ancora teso e lacerato. Anche oggi le tenebre invocano il biso-gno della luce. “Veniva nel mondo la luce vera: quella che illumina ogni uomo”. Quanto è vera ed at-tuale questa frase del prologo del Vangelo di Giovanni. Se vogliamo che il Natale sia vero lasciamoci penetrare da questa luce, per rina-scere dentro e poter illuminare gli ambienti umani dove ogni giorno viviamo a fi anco degli uomini fra-telli. Se Cristo si fa carne è perché l’uomo possa rigenerarsi nella sua totalità: nello spirito e nelle opere. Solo uomini nuovi possono dar vita ad un mondo nuovo. È que-sta la scommessa del Natale. Il Natale, lungi dall’essere una mera memoria storica della nascita del Salvatore, impegna tutti a vivere in pienezza lo stato di un’umanità redenta che sia trasparenza dell’u-manità piena assunta dal Bambino di Betlemme. Dio ci ha amati per primo mandandoci suo Figlio, per-ché noi potessimo a nostra volta amarlo. Non che Egli avesse biso-gno del nostro amore, ma perché noi non possiamo essere ciò per cui Dio ci ha creati, se non aman-dolo. Questo è il nostro impegno: fare in modo, quindi, che la nostra umanità personale e sociale espri-ma l’umanità altissima che il Verbo della vita ha realizzato in sintonia con la sua divinità. Questo vuole essere il fi lo che lega i vari artico-

li del numero natalizio di questo Bollettino parrocchiale. La novità cristiana si sostanzia nel creare sempre più una volontà di pace; nell’essere grati per il dono della vita; impegnarsi nell’educarla e nel valorizzarla anche se priva della piena effi cienza esteriore oggi così esaltata; non chiudere l’orizzonte dell’uomo solo a questa terra ma aprirlo al Cielo. Quel Cielo che i

Magi hanno seguito per giungere all’incontro adorante con il Salva-tore. Ci aiutino, pregando magari davanti al Presepio che abbiamo costruito nell’intimità delle nostre case, queste belle espressioni di una poesia natalizia intitolata “Si fece carne”.

Buona Natale a tutti.don Mario

“Si fece carne”

Perchè l’uomo possa rigenerarsi nello spirito e nelle opere

La luce guardò in bassoe vide le tenebre.

“Là voglio andare”disse la luce.

La pace guardò in bassoe vide la guerra.

“Là voglio andare”disse la pace.

L’amore guardò in bassoe vide l’odio.

“Là voglio andare”disse l’amore.

Così apparve la luce e risplendette;così apparve la pace e affiorò il riposo;

così apparve l’amore e portò la vita.

E il Verbo si fece carnee pose la sua tenda in mezzo a noi.

4 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Formazione spirituale

Al termine di questo tormen-tato 2011, torna puntuale il Natale, “la più bella festa

dell’anno”, la festa della famiglia, da celebrarsi in casa con i propri cari. Da due millenni questa radio-sa festività non cessa di ispirarci sentimenti di bontà, di concordia e di pace.Ci chiediamo donde venga una così straordinaria forza spirituale.Per il credente, il Natale di Gesù Cristo è il paradossale farsi uomo di Dio, il suo entrare in comunione con noi nel tempo, il suo diventare «uomo per gli altri, per tutti». Na-scendo da Maria Vergine, deposto in una mangiatoia, Dio, l’Immuta-bile, l’Eterno, si rivela a noi come l’amore misericordioso che non ci lascia soli.La liturgia cattolica esprime la re-altà imprevedibile di questo mi-stero che ha cambiato la storia anche con le parole bibliche per le quali «Dio che era ricco si fece povero per arricchire noi che sia-mo poveri».Questa espressione mi sembra di grande attualità nel tempo che stiamo vivendo, tempo di grande crisi economica, politica e morale.Mi chiedo: di quale ricchezza si tratta? Dio è proprio un ricco che si fa povero? Bisognerà intender-si sui termini: Dio è ricco sul pia-no dell’essere, dell’esistere; ma è assolutamente povero sul piano dell’avere, in quanto non ha e non possiede assolutamente nulla. Dio infatti, insegnano i teologi, non

ha niente perché è tutto. Non ha l’esistenza perché è il proprio esi-stere, non ha l’amore perché è l’a-more stesso in persona. In parole povere il Signore Dio è il contrario di un arricchito che si è procurato e possiede molti beni ma che sul piano dell’essere è assolutamente in defi cit.Se pensiamo al Verbo incarnato, a Gesù, questa divina lezione viene apertamente confermata. Gesù infatti è povero di beni, ma ricchis-simo sul piano spirituale per la sua capacità di donare e di donarsi.Egli vive una povertà diversa da quella rigorosa, radicale, allarma-ta che era di Giovanni il Battista; Gesù possiede una bella tunica e il suo gruppo tiene una piccola cas-sa alimentata dalle pie donne, che serve per i loro bisogni e anche per aiutare i più poveri.La povertà di Gesù, quella che egli ci domanda di condividere ora più che mai, consiste nel liberare l’uo-mo dal dominio delle cose.Le cose, i beni terreni sono e de-vono essere per l’uomo e non vi-ceversa.In questo tempo di crisi siamo di-ventati tutti più poveri in quanto, generalmente parlando, non ab-biamo più tanti beni su cui conta-re. Il Natale, a questo punto, sem-bra suggerirci un forte e concreto ritorno alla vera ricchezza, quella di Dio, sul piano dell’esistenza e del dono.Stiamo forse vivendo una grande lezione storica che ci invita alla

corresponsabilità solidale all’in-terno delle nostre famiglie e della, famiglia civile in cui viviamo. Pao-lo aff erma che Dio ama coloro che sanno dare con gioia.Non ci sono povertà che ci impe-discano di farci prossimi a qualcu-no più povero di noi. La solidarietà dei poveri è una dimensione evan-gelica senza la quale la nostra fede sarebbe vana.Invitando i Corinzi che sono nell’abbondanza a una colletta in favore dei poveri di Gerusalemme, l’apostolo Paolo ci da una grande lezione di concretezza cristiana e di familiarità. Non si tratta, egli aff erma, di impoverire nessuno per arricchire altri ma bensì di fare uguaglianza.Fare uguaglianza dunque dovreb-be essere la nostra doverosa rispo-sta al Dio di Gesù in questo tempo di crisi. Dobbiamo dare meno im-portanza alle cose e darne molta di più all’uomo, privilegiando i bisogni primari ed essenziali degli altri nei confronti dei nostri biso-gni indotti.Il Natale dunque ci invita ancora una volta a credere nel Vangelo, nella beatitudine dei poveri in spi-rito.Il Signore ci sorrida e renda sem-pre più gioiose le nostre famiglie con la sua benedizione natalizia.

p. Giulio Cittadini

Rifl essione teologica sul Natale

Natale: Dio che da ricco si fa povero

5Camminiamo insieme n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Formazione spirituale

Il Padre Nostro è la sintesi di tut-ta la Sacra Scrittura. Non è una preghiera, è “la Preghiera”, e

per questo i catecumeni, nei pri-mi secoli della Chiesa, potevano recitarla solo dopo avere ricevuto il sacramento dell’iniziazione cri-stiana, il battesimo. È Gesù che la insegna ai discepoli.Gesù è preghiera vivente, la pre-ghiera scandisce la sua vita terre-na, numerosi passi del Vangelo lo sottolineano: «... e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo» (Lc 3,21); «In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pre-gare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici» (Lc 6,12); «Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pie-tro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E mentre prega-va, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante» (Lc 9,28-29); «Giunto sul luogo, disse loro: “Pregate, per non entrare in tentazione”. Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fat-ta la mia, ma la tua volontà”» (Lc 22,40-42).I discepoli, che come ebrei erano abituati a pregare, sono attratti dalla preghiera del Maestro, di-versa, che fa trasparire una rela-zione unica, speciale, con Dio e chiedono di partecipare della sua preghiera: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha

Il cuore del Vangelo: il Padre Nostro

Padre nostro...insegnato ai suoi discepoli» (Lc 11,1).Il Padre Nostro è, dunque, la pre-ghiera dei discepoli, la versione estesa è in Matteo capitolo 6,9-13, la versione breve in Luca capitolo 11,2-4. L’incipit, “Padre”, è il vertice della Rivelazione e manifesta una verità inimmaginabile per l’uomo: il Dio di Abramo, di Isacco e di Gia-cobbe, il Dio dei Patriarchi e dei Profeti, il Dio dell’Alleanza, il Dio trascendente che è “nei cieli”, è un “Padre”. Il termine aramaico “Abbà” rivela una relazione intima, familia-re, aff ettiva tra il Creatore e la cre-atura. Gesù estende ai discepoli il suo rapporto con il Padre, non nel modo unico ed esclusivo in cui Lui

lo vive «Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gru 20,17), ma per partecipazione, facendoli fi gli adottivi, “fi gli nel Figlio”. San Paolo nella Lettera ai Romani scri-ve: «E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nel-la paura, ma avete ricevuto uno spirito da fi gli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre”. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo fi gli di Dio» (Rm 8, 14-16), ed ancora nella Lettera ai Galati: «E che voi siete fi gli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: “Abbà, Padre!”. Quindi non sei più schiavo, ma fi -glio; e se fi glio, sei anche erede per

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Formazione spirituale

volontà di Dio» (Gal 4,6-7).Il Padre Nostro ha una dimensione verticale, la prima parte, ed una di-mensione orizzontale, la seconda parte. Nella prima parte il discepo-lo, ponendo Dio al di sopra di ogni cosa e dando priorità assoluta agli interessi di Dio, fa suoi i desideri di Cristo e chiede: «sia santifi cato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà». Dio solo è Santo ed Isaia ne ha la visione, «... io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato. Attorno a lui stavano dei serafi ni ... Proclama-vano l’uno all’altro: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua glo-ria”» (Is 6,1-3). Il nome, che manife-sta la sua realtà, è Santo, e va san-tifi cato; Ezechiele aff erma: «Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d’Israele, ma per amore del mio nome san-to, che voi avete disonorato tra le genti presso le quali siete andati. Santifi cherò il mio nome grande, disonorato tra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Si-gnore» (Ez 36,22-23).«Allora le genti sapranno che io sono il Signore», santifi care il nome è rendere visibile la realtà di Dio, la sua santità, la sua maestà, operare affi nché si realizzi la sua volontà

di bene e il suo regno di amore. «Sia santifi cato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volon-tà»: le prime tre domande sono una educazione del desiderio per conformarlo a quello di Cristo. Con Gesù il regno di Dio si fa presente, all’inizio della vita pubblica e del-la predicazione, Gesù proclama: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,14). Nel capitolo 13 di Matteo, il regno è rappresen-tato dalla parabola del seminatore e dalle immagini del granellino di senapa, del lievito, del tesoro, del-la perla e della rete. Ma ai fi gli del regno, “il seme buono”, si oppone la zizzania, “i fi gli del maligno” e i discepoli sperimentano la fatica che costa lavorare per il regno nel-la realtà terrena, “il campo”.La seconda parte del Padre Nostro è, dunque, scandita da quattro invocazioni per chiedere, in un at-teggiamento di fi liale fi ducia, per-ché Dio è Padre, l’intervento divi-no sulla fragilità della condizione umana.L’invocazione è corale, “noi”, è della comunità per la comunità, una co-munità non solo locale ma univer-sale, estesa ai confi ni della terra; lo spirito cristiano non è individuali-sta, la Chiesa è ecumenica.

La quarta domanda pone l’accen-to sui bisogni della vita: «Dacci ogni giorno il nostro pane quoti-diano». Viene chiesto quanto basta a soddisfare i bisogni di un giorno, “quotidiano”, in greco “epioùsios”, perché c’è totale abbandono alla Provvidenza: «Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia: di tutte queste cose si occupa la gen-te del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta» (Lc 12, 29-30). L’intervento prov-videnziale di Dio si manifesta per mezzo del lavoro: «Il lavoro uma-no proviene immediatamente da persone create da Dio e chiamate a prolungare, le une con le altre e per le altre, l’opera della creazione sottomettendo la terra». Il lavoro va aff rontato con responsabilità personale; infatti con la coscienza con cui attende al proprio lavoro, l’uomo partecipa al bene altrui e della società; « ... la vera qualità della nostra vita e della vita socia-le dipende dalla retta coscienza di ognuno, dalla capacità di cia-scuno e di tutti di riconoscere il bene, separandolo dal male, e di cercare pazientemente di attuar-lo». Soprattutto, la presenza divina si manifesta per mezzo dei fratel-li; ogni fi glio del regno dei cieli è strumento della Provvidenza, cia-scuno di noi è parola di Dio con la sua esistenza.Sull’insegnamento dei Padri della Chiesa, inoltre, non si deve per-dere di vista un’interpretazione più estesa. Gesù «non permette di ridurre il bisogno dell’uomo al pane, alle necessità biologiche e materiali»; pane è la Parola, «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Alt 4,4); pane è il Verbo “fatto carne”, è l’Eucaristia.

La quinta domanda invoca il per-dono: «rimetti a noi i nostri debiti

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Formazione spirituale

come noi li rimettiamo ai nostri debitori». I debiti, cioè i peccati: è, dunque, un’invocazione di per-dono. Il perdono di Dio va pro-lungato ai fratelli, l’esperienza del perdono genera misericordia: «Al-lora Pietro gli si avvicinò e gli dis-se: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fi no a sette, ma fi no a settanta volte sette”» (Mt 18,21-22). Prepariamo la remissione fi nale con il chiedere ogni giorno il perdono dei peccati e con il perdonare ogni giorno ai fratelli.

Le ultime invocazioni sono un grido di aiuto: «Non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male». Un grido di aiuto per resistere alla tentazione dell’apostasia, la tenta-zione di abbandonare la fede per fuggire l’odio del mondo: «Gesù si mise a dire loro: “Guardate che nessuno vi inganni! Molti verran-no in mio nome dicendo: `Sono io’, e inganneranno molti”»(Mc 13,5), «Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perse-verato fi no alla fi ne sarà salvato» (Mc 13,13), «Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scan-dalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre, né me» (Gr 16,1-3). Un gri-do di aiuto per essere liberati dal male, dalla “seconda morte”, da Satana.La Chiesa, che genera i “fi gli di Dio”, è odiata e perseguitata; in-fatti «Chi fa il male odia la luce e ne sta lontano perché la luce non faccia conoscere le sue opere a tutti»(Gv 3, 20). Le pagine del capi-tolo 12 dell’Apocalisse di Giovanni descrivono la drammatica lotta tra la donna e il grande drago «cioè il serpente antico, che si chiama Diavolo e Satana, ed è il seduttore

del mondo» (f 12,9), e sono di una impressionante attualità: la guer-ra tra Chiesa e mondo c’è sempre stata, ma oggi ha una radicalità speciale e un signifi cato speciale perché una cultura anticattolica, bandita come aperta e progressi-sta, si va diff ondendo in paesi di antica tradizione cristiana, nell’Oc-cidente.Dietro alla tentazione, dietro alla persecuzione c’è il Male, è in fon-do, ed è l’ultima parola della pre-ghiera. Ma la prima è Padre, «Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano... e mi aff erra la tua destra» (Sal 138,5.10). Tra questi due estremi si dipana il mistero dell’uomo.Nel Pater Noster invochiamo la grazia della fede; Paolo ci esorta: «Tenete sempre in mano lo scu-

do della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spi-rito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiera e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi...» (Ef 6,16-18).Preghiamo, affi nché il Padre ci conceda, mediante la sua grazia, di santifi care il suo nome nella fe-deltà alla Chiesa e alla nostra voca-zione, e ci liberi dalla tentazione di chiudere il cuore all’altro.

8 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Speciale Caritas

Rorna, luglio 1971. Per volere di Paolo VI, nel lo spirito di rinnovamento avviato dal

Concilio Vaticano II, la Cei istitui-va «Caritas Italiana». Sono quindi quaranta le candeline spente nel 2011 dall’organismo pastorale per la promozione della carità, con un occhio alla storia e uno al futuro che, complice la crisi internaziona-le, si presenta carico di sfi de.Molti gli appuntamenti organiz-zati per rifl ettere sul quarantennio trascorso; tra questi, in ottobre, il seminario “La pedagogia dei fatti. Educare attraverso le opere”, che in modo singolare nel titolo riesce a unire le due anime dell’ente: da una parte la scelta preferenziale degli ultimi, con le tante attività caritative ecclesiali in tutta Italia, dall’altra il ruolo educativo, meno noto ma altrettanto fondamentale. «Al di sopra dell’aspetto puramen-te materiale della vostra attività,

deve emergere la sua prevalente funzione pedagogica» aff ermò già nel 1972 papa Paolo VI, al primo Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Con un salto all’oggi, la funzione pedagogica è sottoline-ata dagli Orientamenti pastorali della Cei per il decennio 2010-20 Educare alla vita buona del Vange-lo, dove, al paragrafo 39, si legge: «La carità educa il cuore dei fede-li e svela agli occhi di tutti il volto di una comunità che testimonia la comunione, si apre al servizio, si mette alla scuola dei poveri e degli ultimi, impara a riconoscere la presenza di Dio nell’aff amato e nell’assetato, nello straniero e nel carcerato, nell’ammalato e in ogni bisognoso». Un’educazione, dun-que, nei confronti della base; ma c’è anche un’altra direzione, verso i vertici della società, come sotto-lineato da monsignor Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presiden-

Caritas, 40 anni di fatti

In quarant’anni più di 14mila opere sociali e sanitarie

te di Caritas Italiana: «La prevalen-te funzione pedagogica esige che non si accettino deleghe né dalla società civile né dalla comunità ecclesiale nel garantire a ciascuno i propri diritti e nel servizio della carità». In altre parole: sì alla sussi-diarietà, no a una facile supplenza nello stile «tanto ci pensano i vo-lontari». Monsignor Merisi indivi-dua un fronte educativo anche in chi detiene le redini dell’economia e della fi nanza: «Il capitolo terzo della Caritas in ventate apre in merito una nuova strada. Bisogna fare in modo che nell’immagina-rio e poi nella traduzione concre-ta della vita sociale, economica e fi nanziaria, il tema del dono, della fraternità, dell’amore sia dentro già in partenza, e non soltanto alla fi ne, dando per scontato che qual-cuno aiuterà chi non riesce a stare al passo».

Database della solidarietàDetto del tema educativo, biso-gna fare il punto sui fatti. Quali e quanti sono? A questa domanda non risponde il censimento Istat in corso in queste settimane, bensì l’apposita Rilevazione delle opere sanitarie e sociali ecclesiali in Ita-lia, svolta nel 2010 dalla Consulta nazionale ecclesiale degli orga-nismi socioassistenziali e dall’Uf-fi cio nazionale per la pastorale della sanità, insieme con il Servi-zio informatico della Cei. I risulta-ti completi verranno presentati il prossimo gennaio, ma ampie an-ticipazioni sono state date anche

Nell’anniversario della fondazione, Caritas Italiana si interroga sul senso delle oltre 14 mila opere sociali e sanitarie eccle-siali, a partire dai dati raccolti nella recente Rilevazione nazionale.

9n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012Camminiamo insieme

Speciale Caritas

nel corso del convegno di otto-bre, relatore Maurizio Giordano, presidente nazionale dell’Uneba (Unione nazionale delle istituzioni e iniziative di assistenza sociale). Questo censimento è il quarto re-alizzato fi nora in Italia, uno ogni dieci anni, ma per la prima volta include anche i servizi di carattere sanitario. Fotografa una vicinanza della Chiesa a chi soff re che si con-cretizza in 14.246 servizi sparsi in tutto il territorio, animati da oltre 420 mila operatori, tra laici e reli-giosi, volontari e dipendenti. Tre gli obiettivi dell’analisi, sintetizza-ti così da monsignor Merisi: «Co-noscere non solo le povertà, ma anche le risorse “buone” presenti nel proprio territorio; avere cura di queste risorse, sostenerle là dove ce n’è bisogno, o cambiarle se non più adeguate; infi ne tesserle in rete, a partire dagli ambiti comuni di impegno».

Una galassia vitaleScorrendo i dati, i motivi di stu-

pore non mancano. Ad esempio il balzo in avanti numerico dei servizi. Nel 1999 la rilevazione ne aveva contati «appena» 10.938. Anche scorporando le 916 attività appartenenti al settore sanità, che non erano conteggiate nella ricer-ca di fi ne millennio, l’aumento è evidente. Tante le opere giovani, con 4.615 servizi sorti nell’ultimo decennio e 3.278 nel preceden-te. Si tratta per lo più di iniziative cosiddette «leggere», ovvero non residenziali. Una vitalità che, sot-tolinea Giordano, «testimonia una buona capacità interpretativa del bisogno da parte di queste opere, ma è anche sintomo di una società in cui le povertà elementari sono in espansio ne e manca una visio-ne stra tegica di lotta all’esclusio-ne». Da un punto di vista territo riale prevale il Nord, dove è radi-cato il 47,9 per cento dei servizi, mentre il 23,6 per cento è espres-sione del Centro Italia e il 28,6 del Sud e delle Isole. Nonostante il di vario rimanga grande, dieci anni

fa la situazione era an cora più marcata. «Linversio ne di tenden-za — commenta Maurizio Giorda-no — è positiva, ma si conferma il para dosso di una maggiore pre senza di servizi per i poveri nelle regioni a più alto reddito». Inoltre, prosegue lo studioso, «le Regioni meglio organizzate sotto il profi lo delle politiche pubbliche registra no anche la più alta presenza di opere “private”».

Residenzialità in caloAltre indicazioni vengono dalle categorie di attività dei servizi. Il 62,3 per cento (ovvero 8.858 ope-re) del totale si occupa di assisten-za socio sanitaria e sociale non resi denziale: in questo ambito rien-trano i centri di ascolto e quelli di erogazione di beni primari, i con-sultori familia ri e i centri di aiuto alla vita, le mense e i centri diurni per disabili, i servizi di sostegno scolastico per minori. Sono inve-ce circa la metà (4.440, cioè il 31,2 per cento) le opere che si caratte-

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rizzano per la residenzialità, come le case di riposo per anziani, i ser vizi per persone aff ette da di sturbi mentali o che abusano di sostanze stupefacenti, le residenze sanitarie assisten ziali per anziani, le comu-nità educative per minori e quelle per mamme e bambini.I promotori sono le parroc chie (27,5 per cento), in se conda bat-tuta le diocesi (19), le associazioni di fedeli (18,1), gli istituti di vita consacra ta o società di vita apo-stoli ca (13,1). Sono attività «abi tate» da oltre 420 mila ope ratori, nella quasi totalità lai ci (il 96,1 per cento) e oltre i due terzi a titolo di volonta riato (66,5 per cento). La messe è molta, e gli operai — per quanto in numero signifi ca-tivo — restano sempre pochi ri spetto alle esigenze. Ciò non è motivo di tristezza, ma è mo tore di un rinnovato impegno, come ricordato anche dal car dinale An-gelo Bagnasco: «Le opere di carità non devono surrogare la giustizia sociale che è scopo della vita po-litica, ma sappiamo che l’amore sarà sempre necessario, anche nel la società più giusta e organiz zata. Se da una parte la Chiesa ha sempre sollecitato un giu sto ordi-namento dello Stato e della socie-tà, dall’altro non ha mai mancato di promuovere l’attività caritativa. Nessuna buona legge, infatti, può as sicurare l’amore nel cuore dei cittadini. Questo è un tesoro di or-dine diverso, che sfugge ad ogni ordinamento pur ne cessario. È una ricchezza spi rituale, nasce dal cuore e ri sponde alla logica della gra tuita e del dono». Allora, buon compleanno, Caritas!

Tre le parole scelte da Cari-tas Italiana per il suo anni-versario: memoria, fedeltà,

profezia. Ad alcuni organismi ecclesiali che con l’ente più han-no lavorato gomito a gomito, nel corso dell’incontro La pedagogia dei fatti. Educare attraverso le opere, è stato chiesto di delineare alcune piste di lavoro per il doma-ni, secondo il tema «la Caritas che vorrei». Molto appassionato stato l’in-tervento di don Vinicio Albanesi, presidente della comunità di Capodarco, secondo il quale ci vor-rebbe più coraggio: «Siamo cani randagi, abbiamo annusato che la povertà stava allargandosi. Dobbiamo tornare a essere profetici. La profezia è libertà di parlare in nome del messaggio che abbiamo. Perché dovremmo vergognarci?». Per Claudia Moderi, presidente della Società San Vincenzo de’ Paoli, «mai come ora è necessaria una Caritas che usi il suo ruolo pedagogico al fi ne di far ritrovare i valori fondamentali». Padre Wladimiro Bogoni, in rappresentanza della Cism (Conferenza italiana superiori maggiori), si è fatto por-tavoce di un preciso messaggio: «Alla vita religiosa piacerebbe che Caritas non sentisse i religiosi solo come manodopera, ma che pro-vasse interesse anche per la loro specifi ca vocazione». Intensi i tanti «vorrei» messi in fi la da Mirto Da Pro, del Gruppo Abele: «Vorrei una Caritas che sappia stanare i sommersi. Che si tiri indietro quando viene sfruttata. Capace di fare cultura, di essere un riferimento, di proporre una strategia comune, di essere faro e apripista, di avere parole politiche con la P maiuscola». Per Giovanni Ramonda dell’As-sociazione comunità Papa Giovanni XXIII, Caritas è «contemporanea alla storia. Sa leggere le vicende e richiamarci a prendercene cura. Chiede risposte che creino comunità, e che siano nuove. Vorrei che rimarcasse sempre più l’ascolto del grido dei poveri». Il neo presi-dente di Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), don Armando Zappolini, ha chiesto voce per la denuncia, occhi per intercettare i bisogni, cuore «per rendere visibile il sogno di Dio di fare dell’umanità una terra bella». Ha concluso, infi ne, don Tonio Dell’Olio di Libera, che si è augurato per Caritas un futuro da «sama-ritano dell’ora prima», quello che previene l’aggressione dei briganti intervenendo sulle cause del disagio.

La Caritas che vorrei

Speciale Caritas

11Camminiamo insieme n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Una parola chiave: integrazione

Integrazione è la parola chiave nel rapporto con gli stranieri che ormai sono una realtà con-

sistente nel nostro Paese in quella strada comune che ogni persona percorre per raggiungere obiettivi di convivenza con il “diverso”.Chiariamo, però, che alla base di tutto vi deve essere la cono scenza della realtà che vivono gli stranie-ri che secondo i dati del l’ultimo rapporto Istat e Caritas Migrantes ammonterebbero a circa cinque milioni sul territorio nazionale.È necessaria, dunque, una visione concreta di ciò che porta spesso ad un rifi uto inconscio di chi ha un colore diverso della pelle o pro-fessa una religione diff orme dalla nostra e per questo è lontano dal comune modo di vivere la quoti-dianità. Per fare questo è suffi cien-te fi ltrare tutto ciò che vediamo e ascoltiamo attraverso la fede, che ci rende osservatori privilegiati del contesto sociale nel quale siamo chiamati ad operare.Da questo punto di vista, non sono di aiuto i mezzi di comu nicazione sociale di massa i quali tendono ad esasperare la pre senza degli stranieri in Italia enfatizzando sin-goli e isolati episodi di criminalità ad essi riconducibili, creando, qua-le reazione, forme di intolleranza e pericolose tendenze alla ghettiz-zazione. D’altro canto la resistenza di alcuni stranieri, presenti anche da lungo tempo in Italia, ad ade-guarsi e rispettare le norme di leg-ge vigenti nel nostro Paese non facilita l’accettazione della loro presenza.

Non si può che provare rabbia e sconcerto di fronte alle notizia di quattro bambini Rom che sono morti nel rogo della baracca abu-siva dove vivevano in un cam-po da essi occupato nei pressi di Roma. Come è potuto accadere, ci chiediamo, nonostante vengo-no previsti istituti e servizi ad hoc dalla normativa in vigore che ha mostrato nel corso del tempo una sempre maggiore attenzione per gli immigrati? Alla domanda forse si può rispondere solo ammetten-do che non bastano le leggi per risolvere i problemi, è necessario che ognuno ed in particolare i cat-tolici facciano di più, non solo a parole, ma siano essi stessi esem-pi di carità vivente, motore di vita e instancabili testimoni di valori evangelici, uscendo dal torpo-re nel quale si trovano da troppo

tempo.Il cristiano non ha vita facile. Egli è chiamato a prendere posizio-ne in qualsiasi contesto si trova o meglio nel posto dove Dio vuole che sia (lavorativo, politico, socia-le, familiare, etc.), anche se que-sto lo porta a vivere situazioni di contraddizione. I Santi ce lo hanno insegnato: è la “follia”della croce che è segno tangibile dell’appar-tenenza a Dio e non al mondo.Essi si sono consumati nell’amore per Dio e fatti strumento della Sua volontà ricolmando di opere buo-ne il prossimo.Al fi ne di operare una statistica sugli stranieri presenti nel proprio ambito territoriale si può comin-ciare dagli osservatori sui Feno-meni Sociali istituiti normalmente presso gli assessorati alle Politiche Sociali delle regioni di apparte-

Immigrazione e solidarietà

Speciale Caritas

Lettera del Parroco

12 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

nenza. Tali osservatori ricevono anche i dati relativi alla presenza degli stranieri che provengono perlopiù dall’Istat e dalla Caritas Migrantes. In particolare, si tratta di dati più vicini alla realtà in quan-to riguardano non solo quelli che acquisiscono le Prefetture dagli Uffi ci Immigrazione delle Questu-re, che sono relativi esclusivamen-te agli stranieri in possesso di re-golare permesso di soggiorno, ma di tutti i soggiornanti.Infatti, anche i Comunitari, come è noto che possono entrare ed usci-re dal nostro paese con la sempli-ce carta d’identità, si rivolgono ai Comuni per richiedere la residen-za e quindi questo consente un loro censimento. Oggi putroppo si registra una nuova forma di “clandestinità” proprio riguardo a questi ultimi, i quali, per sfuggire a qualsivoglia controllo, non richie-dono la residenza e quindi la loro presenza è di diffi cile tracciabilità.Si riscontra, in ogni caso, una ten-denza in aumento della presenza degli stranieri in Italia che ha de-teminato, come già si accennava, una sempre maggiore attenzione nei riguardi di tale fenomeno.In particolare, le regioni hanno re-cepito la legge statale quadro e le diverse direttive europee istituen-do degli Ambiti territoriali dove è presente l’Area immigrati.Presso ogni Comune sono attivi Sportelli informativi che hanno i seguenti fondamentali compiti: avvio pratiche per la richiesta del permesso di soggiorno: è dispo-nibile, infatti, il kit postale per la richiesta del permesso di soggior-no; richesta carta di soggiorno; pratiche per il ricongiungimento familiare; pratiche relative ai co-siddetti fl ussi; pratiche per l’assi-stenza sanitaria; avvio di pratiche per il lavoro.Presso gli sportelli informativi gli immigrati hanno la possibilità di avere quelle fondamentali notizie per poter poi camminare da soli e

costruirsi una nuova vita in Italia.Importante oggi risulta anche la fi -gura del Mediatore linguisticocul-turale, il quale svolge spesso una effi cace attività di interlocuzione con gli stranieri o da parte degli stranieri verso le Istituzioni. “Ion è possibile improvvisare, anche nelle stesse associazioni di volon-tariato, conoscenze e modalità di approccio con gli stranieri che ri-chiedono una professionalità tesa ad impedire confl itti che al contra-rio possono essere anche inconsa-pevolmente generati.L’impegno concreto delle Confe-renze Vincenziane sull’argomento può partire proprio dall’instaura-re un rapporto profi cuo con tali servizi, stipulando, qualora siano individuati dei settori di interesse, protocolli d’intesa che producano una sinergia di forze per aff ronta-re, ad esempio, il tema dell’inte-grazione sotto il profi lo dell’acqui-sizione della lingua italiana, che è necessaria per ottenere la carta di soggiorno, oppure della religione, che è tema attualissimo. Organiz-zare, ad esempio, corsi di religio-ne cattolica per bambini stranieri, fi gli di immigrati che da tempo si trovano in Italia o in caso di ma-trimoni o convivenze miste, è un progetto che guarda al futuro con la speranza di attenuare diff erenze ed operare conversioni.La sfi da di San Paolo fu proprio quella di far conoscere alle “gen-ti” la persona di Cristo, portando al cristianesimo intere comunità di pagani. È tempo, dunque, di mettersi all’opera, di confrontarsi concretizzando i nostri obiettivi di carità laddove siamo utili.Il resto lo opererà. Dio nella sua immensa Provvidenza, alla quale fi duciosi siamo chiamati ad ab-bandonarci all’inzio di ogni impre-sa.

Caritas Nazionale

ImmigrazioneDossier Caritas 2010

Sono quasi quattro milioni gli immigrati regolari in Italia, con una incidenza del 6,7% sul totale della popolazione, leggermente al di sopra della media Ue. E la stima eff ettua-ta dalla Caritas italiana e dal-la Fondazione Migrantes nel dossier annuale del 2010.

I cittadini stranieri nel nostro Paese sono stimati oggi fra i 3.800.000 e i 4 milioni, come risulta nel dossier, dato che non è in contrasto con le cifre diff use dall’Istat (quasi 3 mi-lioni e mezzo di presenze) poi-ché si tiene conto anche delle presenze regolari che, a causa delle procedure burocratiche lunghe e complesse, anco-ra non sono state registrate nell’anagrafe.

Nell’ultimo anno la popolazio-ne straniera risulta aumenta-ta di circa mezzo milione e la comunità straniera più gran-de, addirittura raddoppiata negli ultimi due anni, è quella romena, che conta 625 mila residenti. Al secondo posto gli albanesi con 402 mila pre-senze e subito dopo i maroc-chini a quota 366 mila. Mentre intorno alle 150 mila unità si collocano le collettività cinese e ucraina, con un milione di presenze stimate. Il 62,5% de-gli immigrati si trova al nord (oltre 2 milioni), il 25% al cen-tro (poco meno di un milione) e circa il 10% nel mezzogiorno (quasi mezzo milione).

Speciale Caritas

13Camminiamo insieme n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

«Và, e anche tu fa lo stes-so» (Lc 10,37)Così si conclude la nota

parabola del Buon Samaritano, suggestiva e “stringente” pagina, esclusiva del vangelo di Luca, una-nimemente riconosciuta come l’e-vangelista dei poveri. Più che un comando si tratta di un vero “man-dato” che, mentre risponde all’insi-diosa domanda del dottore della legge riguardante il “prossimo”,

Sulla strada di Gerico: un cuore che vede

Il programma del Buon Samaritano

Attenzione del cuore ecompetenza professionaleIl programma del cristiano - il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù - è «un cuore che vede». Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente.Secondo il modello off erto dalla parabola dei buon Samaritano, la carità cristiana è dapprima semplicemente la risposta a ciò che, in una determinata situazione, costituisce la necessità immediata: gli aff amati devono essere saziati, i nudi vestiti, i malati curati in vista della guarigione, i carcerati visitati, ecc.Per questo per il servizio che le persone svolgono per i soff erenti, occorre innanzitutto la competenza professionale: i soccorritori devono essere formati in modo da saper fare la cosa giusta nel modo giusto, as-sumendo poi l’impegno del proseguimento della cura.La competenza professionale è una prima fondamentale necessità, ma da sola non basta. Si tratta, in-fatti, di esseri umani, e gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più di una cura solo tecnica-mente corretta. Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dell’attenzione del cuore. Perciò, oltre alla preparazione professionale, a tali operatori è necessaria anche, e soprattutto, la «formazione del cuore»: occorre condurli a quell’incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l’amore e apra il loro animo all’altro, così che per loro l’amore del prossimo non sia più un comandamento imposto per così dire dall’esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nell’amore (cfr Gal 5, 6).

(Benedetto XVI)

Dalla Deus Caritas Est

acquista sulla bocca di Gesù uno spessore particolare per chi vuo-le camminare al suo seguito e di-ventare discepolo. Un grande Pa-dre della Chiesa ha defi nito Gesù “buon samaritano dell’umanità” che, soprattutto attraverso i gesti che compie, svela - come in fi ligra-na - l’intera sua missione e - prima ancora - la sua identità di “Servo”, che compie le antiche profezie, ve-nuto “per servire e dare la sua vita”

per portare la bella notizia della salvezza ai poveri e inaugurare i tempi nuovi di una fraternità uni-versale.In questa prospettiva Gesù, come buon Samaritano, diventa per i di-scepoli “sacramento ed esempio” (San Leone m.).Noi vincenziani ci sentiamo parti-colarmente interpellati dalla sua “consegna”, tanto simile a quella analoga della lavanda dei piedi

Speciale Caritas

14 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

data agli apostoli mentre era a tavola con essi, la vigilia della sua passione. Un gesto che a prima vi-sta sorprende e scandalizza Pietro, ma che poi vi si sottomette quan-do il Maestro lo lega - come con-dizione - all”aver parte” a ciò che è suo (cf. Gv 13,8 ss.), ovvero al suo Mistero di amore e di servizio.Due gesti distinti, attraverso i quali si manifesta il senso profondo del grande “mistero dell’incarnazio-ne”, in forza del quale Gesù, amore incarnato di Dio, è consacrato dal-lo Spirito, per essere il Salvatore di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, particolarmente degli ultimi, dei poveri di ogni genere, di quanti sono lesi nella loro dignità e nei loro diritti personali.È un dato che va sottolineato perché - come ben sappiamo - il mistero dell’incarnazione è il prin-cipio ispiratore e il criterio orien-tativo ed esplicativo del pensiero, della spiritualità e delle straordi-narie inizia- tive di carità scaturite

piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della con-solazione e il vino della speranza». (Cf. Prefazio comune, n. VIII).Vuol farlo, concretamente, attra-verso lo sguardo, il cuore, le mani dei discepoli che, conformati a lui con la fede e i sacramenti, per un singolare carisma dello Spirito sono chiamati ad essere l’icona del buon Samaritano” per i poveri, an-tichi e nuovi, del nostro tempo.

Poniamoci allora la domanda: come “concretamente” farsi pros-simi dei poveri, seguendo Gesù sulla strada di Gerico?La parabola ci spalanca, a riguar-do, la porta dell’imitazione e dun-que del “fare”; del fare ciò che Lui ha fatto e come lo ha fatto Lui, fi -glio di Dio fattosi “prossimo” agli uomini.- Il samaritano era in viaggio: da Gerusalemme, la città santa del Tempio e del culto, a Gerico, la cit-tà della concretezza, dell’incontro

dal cuore di San Vincenzo. Pos- siamo ben dire che egli ha seguito totalmente e con genialità le orme del Buon Samaritano: si è chinato sui poveri, sempre fedele alla “leg-ge stessa dell’incar- nazione” che presiede all’intera storia della sal-vezza e alla stessa pedagogia del Figlio-Servo di Dio fattosi uomo. “Con parole e gesti” cioè intima-mente congiun- ti, nei quali l’amo-re divino per gli uomini si esprime e s’incarna off rendo loro una sal-vezza integrale.In questa prospettiva, che ci coin-volge e ci chiama in causa come vincenziani, la parabola del Sama-rita- no continua ad avere il suo “oggi”.Lo canta - tra l’altro - un noto pre-fazio del Messale italiano che così si esprime:«(Cristo) nella sua vita mortale pas-sò benefi cando e sanando tutti co-loro che erano prigionieri del male.Ancor oggi, come buon Samarita-no, viene accanto ad ogni uomo

Speciale Caritas

15Camminiamo insieme n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

con i ciechi, i lebbrosi, i pubblicani e peccatori (come Zaccheo).Ci è chiesto anzitutto, perciò, di metterci in viaggio, che è quanto dire di vincere l’indiff erenza oggi diff usa; di superare le certezze ras-sicuranti del comodo, che gene-rano facilmente l’accidia; di uscire dal recinto del sacro per andare per le strade e i crocicchi ovvero nelle case ad incontrare gli uo-mini; farsi attenti ai loro bisogni e rispondere alle loro domande e attese. Questa è la missione! Mi sembra di trovare in questo dina-mismo missionario il senso di quel andare e venire” che San Vincenzo proponeva soprattutto alle Figlie della Carità per farsi “prossime” ai poveri e servirli.- Se si percorrono le strade degli uomini si può correre il pericolo, oggi particolarmente, di farlo in fretta e distrattamente assorbiti dai ritmi frenetici del vivere quo-tidiano. È necessario accorgersi, anzi vedere chi ci sta vicino, ov-vero ai margini della strada che percorriamo. Spesso ci si imbat-te nella miseria, nel dolore, nella disgrazia..., nonostante il benes-sere conclamato o le apparenze contrarie. È indispensabile allora sapersi fermare; non però per cu-riosare, ma per “vedere” più in pro-fondità coloro che ne sono real-mente colpiti e riconoscere in essi il volto anche se sfi gurato di Cristo. Spesso si è miopi, si hanno come delle cataratte che impediscono di andare oltre ciò che appare a prima vista, mentre è necessario farsi attenti. E a partire da questo atteggiamento che si realizzano l’accoglienza e l’ascolto che sono alla base del servizio, anche nella visita a domicilio, quando siamo noi che andiamo a trovare in casa chi soff re o è solo.- Così si diventa capaci di compas-sione. Attenzione però. C’è infatti una compassione che può umi-liare il povero, perché è una sorta di “commiserazione che scende

dall’alto”, fa sentire la distanza e quindi può generare disagio e produce reazioni negative anche se malcelate. Il signifi cato biblico della compassione è legato in-vece alla tenerezza, alla condivi-sione fraterna e operosa. Esige il “chinarsi” sul povero, tendergli la mano per restituirlo alla sua digni-tà di persona; farsi carico delle sue soff erenze, come ha fatto Cristo, il Servo di Dio e degli uomini.- È alla luce di questa compassio-ne, non identifi cabile con la sem-plice solidarietà umana ma, come ricorda San Paolo (cf. Fil 2,9 ss.), con la “comunione” di vita, che si comprende a pieno l’altra espres-sione della parabola: (il samarita-no) si prese cura di quel malcapi-tato, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino.La tradizione patristica, testimo-niata tra l’altro dal prefazio ap-pena citato, ha parlato e parla di “olio della consolazione” e di “vino della speranza”. Parole nelle quali è facile riconoscere la pedagogia, ovvero lo “stile” adottato da Gesù nella sua missione salvifi ca e cioè ‘`con parole e gesti strettamente congiunti” (cf. Dei Verbuin 2).Le parole della consolazione sono quelle che si dicono non soltanto per sollevare e confortare umana- mente, ma che scaturiscono dalla presenza (in chi le pronuncia) del “Consolatore” cioè dello Spirito; Amore che il Signore riversa nel cuore dei discepoli (cf. Rom 5,5) e li muove ad agire. Ci sono poi i gesti che aprono alla speranza, perché orientati alla promozione di tutta la persona e dunque allo sviluppo integrale capace di schiudere ad un futuro migliore nelle condi- zioni di una vita globale e piena. In questo modo ci si prende cura di tutto l’uomo. Anche in ciò San Vincenzo è maestro e testimone.

Nella Caritas in veritate, facendo eco a quanto già scritto nella pri-ma enciclica (Deus caritas est), Be-

nedetto XVI aff erma, rifacendosi tra l’altro alla Populorum progres-sio di Paolo VI, che è lo “sviluppo” il nuovo nome della carità e ribadi-sce che questo non può ridursi alla semplice crescita economica; per essere vero e soprattutto integrale deve promuovere tutto l’uomo.- La parabola si conclude con un’annotazione di non poca rile-vanza: aff erma che il samaritano, dopo aver prestato al malcapi-tato le cure - per così dire - della “emergenza”, dopo averlo caricato sul suo giumento, lo condusse in un albergo. E non lo lasciò se non dopo aver pagato due preziosi da-nari e aver assicurato l’albergatore che gli avrebbe dato il resto “al suo ritorno”.Queste parole meriterebbero un’approfondita rifl essione perché evocano espressioni presenti nel Vangelo ricche di suggestioni e di stimoli con riferimento anche all’e-scatologia (cf. Mt 25). Qui basterà un cenno all’albergo, nel quale la tradizione patristica ha visto un’ “icona” della Chiesa, e più preci-samente della comunità cristiana. Solo in questa la cura dei poveri può essere assicurata in forme sta-bili e in strutture permanenti, che coinvolgono tutti e soprattutto consentono agli stessi poveri di di-ventare “soggetti” nella comunità e non semplicemente destinatari di un servizio di assistenza.Anche sotto questo profi lo San Vincenzo ha molto da insegnarci!

Mons. Luca BrandoliniResponsabile della formazione

spirituale dei Vincenziani

Speciale Caritas

Lettera del Parroco

16 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Spazio missioni

Eccellenza, Monsignor Lucia-no, (Signor Sindaco )Signor direttore di Cuore

Amico, e tutti voi sostenitori e ami-ci di Cuore Amico,con commozione e gioia sono qui oggi come missionario combonia-no e insieme a mio fratello Alber-to, (che si scusa di non aver potuto venire dall'Egitto,) mi sento uniti anche tutti i missionari Combonia-ni che lavorano in tante parti del mondo.Ricevere questo "Nobel dei Missio-nari" é per me un grande onore e un impegno a continuare nell'an-nuncio del Vangelo e della promo-zione dell'uomo africano.A 21 anni pensavo di formare una mia famiglia, ma il Signore mi chiamò a seguire l'esempio di mio fratello Alberto che già si stava preparando per diventare missio-nario comboniano.

Dopo vari tentativi in altri Istituti, sono entrato nel seminario com-boniano di Crema dove si prepara-vano le vocazioni adulte.Nonostante la mia età, ho iniziato con entusiasmo dalla prima media e, percorrendo le varie tappe degli studi, sono arrivato all'ordinazione sacerdotale nel 1969.Se sono missionario devo dire un grande grazie a mia mamma, per la sua fede e la sua preghiera. Mia mamma ha avuto la gioia di avere 13 fi gli, di cui tre religiosi.Dopo 5 anni di animazione missio-naria in Italia, sono partito per lo Zaire, che ora si chiama Repubbli-ca Democratica del Congo.È uno dei più grandi stati dell'Afri-ca, 8 volte l'Italia, con una popola-zione di 70 milioni di abitanti. La mia permanenza in Congo è dura-ta 35 anni.Sono stati anni diffi cili e spesso

tragici per la guerra. Purtroppo le diffi coltà non sono ancora terminate; come esempio, delle 25 cappelle che seguivo a Dungu, ne sono rimaste solo 5, le altre sono state distrutte e sac-cheggiate, le persone scacciate, e a volte mutilate e le donne violen-tate.Ho condiviso la povertà e la mise-ria della gente, però in ogni situa-zione, il Signore mi ha fatto sentire la sua presenza nel darmi la forza del Comboni, per aff rontare la cro-ce quotidiana.Il progetto del Comboni di “salvare l'Africa con l'Africa” si sta realizzan-do anche in Congo. Attualmente tutti i vescovi sono congolesi e i confratelli comboniani autocto-ni sono più di 60. Tutto questo in poco più di 100 anni!In questo momento diffi cile, la Chiesa è nel Congo un segno di speranza per tutti, anche per chi non è cristiano.Ora sto svolgendo il mio ministero qui a Brescia, però ìl mio sogno è sempre di poter ritornare in Con-go.Ringrazio sentitamente "Cuore Amico", perché è stato per me "un vero amico" nelle diffi coltà incon-trate.Ricordo don Pasini e in particola-re don Monolo che mi ha seguito personalmente.Un grazie particolare a tutti voi, e vi assicuro il mio ricordo.

p. Renato Modonesi

Conferito il premio “Cuore Amico” ai due fratelli missionari Comboniani

Lettera di padre Renato

17n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012Camminiamo insieme

Spazio missioni

Carissimi,so che mi siete sempre stati vicini, specialmente in que-

sto periodo in cui il mondo arabo sembra tutto in ebollizione.

L’Egitto per me non è nuovo, dato che ho vissuto in questo Paese per un periodo di 7 anni dal 1994 al 2001; però molte cose sono cam-biate a tutti i livelli e non tutte per il meglio. Il futuro di questo Paese è molto incerto e l’equilibrio che si spera di ottenere dovrà forse esse-re guadagnato a prezzo di ulteriori lotte e di altro spargimento di san-gue innocente.

Voglia il Signore risparmiarci altre carnefi cine !Non vi è solo il problema del rap-porto tra cristiani e mussulmani, ma anche, e forse più urgente, il problema del rapporto tra i mus-sulmani moderati e mussulmani rigoristi.Tutto questo si rivelerà in tutto il suo vigore “distruttivo” o “pacifi -co” nei prossimi mesi: tempo delle elezioni, della scelta del presiden-te che rimpiazzi Mubarak, della compilazione della nuova costitu-zione e della creazione di un go-verno nuovo.Per questo chiedo una preghiera a

tutti voi che mi volete bene, e che volete bene a questo popolo che soff re e ha paura.Vi ringrazio del vostro continuo gesto di solidarietà che sta dimo-strando che il bene esiste sempre e che non cade mai nel vuoto.Vi assicuro che vi porto tutti nei miei incontri con Gesù nella cele-brazione della Santa Messa. Pregate per me.

Vi faccio fi n da ora gli auguri di un Buon Natale e di un Felice Anno Nuovo.

p. Alberto Modonesi

Situazione diffi cile in Egitto

Padre Alberto scrive dall’Egitto

18 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Uno dei mutamenti ai qua-li la mia generazione ha dovuto assistere, suo mal-

grado, è stata la progressiva de-forestazione di migliaia di alberi che, fi no agli anni cinquanta, ca-ratterizzavano la nostra rigogliosa campagna. Amo ricordare in par-ticolare un’essenza ormai pratica-mente quasi del tutto scomparsa: i gelsi. La loro presenza era legata ad un’altra tradizione di ieri: l’alle-vamento dei bachi da seta i quali, a loro volta, richiamavano le vec-chie fi lande, che hanno dato lavo-ro e pane a numerose famiglie dei nostri antenati. La più nota fi landa che si possa ricordare da noi era quella di Chiari, laddove venne of-ferta occupazione anche a nume-

rose donne di Castrezzato. È facile immaginarle il mattino presto e la sera già con il buio, in fi la, estate e inverno, sulla strada di andata e ritorno che percorrevano quoti-dianamente a piedi. Ma anche in paese non mancarono in passa-to piccole fi lande dove venivano consegnati i bozzoli, prodotti dai bachi i quali, prima di rinchiuder-si nella loro casa-prigione, erano ghiottissimi delle foglie di gelso, i nostri mùr. Gli alberi si coltivavano lungo i tracciati delle cavedagne che fungevano da confi ne tra una proprietà contadina e un’altra. Il frutto dei gelsi è commestibile e richiama le more e i lamponi, ma è più dolciastro e meno gradevo-le. Trattandosi di un albero assai

frondoso, era bello rifugiarsi alla sua ombra per una pausa di ripo-so nella stagione estiva, quando il duro lavoro della campagna si svolgeva tutto manualmente. Pri-ma, è il caso di rammentarlo, che i castrezzatesi Fratelli Cavalli con il padre Amerigo, con fantasia e creatività, inventassero dal nulla preziose macchine agricole che hanno fatto storia, consentendo ai nostri contadini di risparmiare tempo e tanta fatica. Il legno del tronco e dei rami del gelso è mol-to duro, e pertanto era particolar-mente ricercato come legna da ar-dere. Riandiamo con la fantasia e, per chi ha i capelli grigi, con i ricor-di, ai lunghi inverni di oltre mezzo secolo fa, quando la nebbia “si ta-gliava con il coltello”, e non era na-tale autentico se non c’era la neve. La campagna riposava, per cui i contadini ne approfi ttavano per “fare la legna” lungo i fossati e le stradelle sterrate di campagna, ric-chi soprattutto di platani. Si prov-vedeva al taglio dei rami esterni, o alla scalvadùra. Si potevano senti-re la lontano i colpi delle accette e lo stridere delle ràsseghe. Portati nelle grandi aie, tronchi e rami venivano segati a mano, ridotti in pezzi di uguali dimensioni e ac-catastati con accuratezza. Anche questo, a suo modo, era un lavoro d’arte. I ceppi più grossi venivano spaccati a furia di mazzate battute con forza sui cunei: un lavoro du-rissimo. La legna era combustibile unico per le modeste abitazioni, merce

Briciole di vita

Omaggio alla civiltà contadina

Natale al fuoco

19Camminiamo insieme n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

preziosa e indispensabile, e non si trascurava alcuna fatica per procurarsela. La scalvadura veni-va programmata ogni tre-quattro anni, periodo suffi ciente perché dal tronco si riformassero prima la fi tta ramaglia e poi i grossi pali. Per scalvare gli alberi si salivano le sca-le di legno a pioli, oppure lo sca-limpèrtec. I più semplicemente… si arrampicavano sui tronchi.Ma c’era una parte degli alberi che tutti potevano prendere con facili-tà e con libertà, senza tema d’esse-re accusati di furto anche quando gli alberi costituivano proprietà privata. Erano i tàper. Per quanto mi è dato di sapere, tale termine dialettale viene usato pressoché solo a Castrezzato e ristretti din-torni. I clarensi (i balì de Ciàre) non ne conoscono il signifi cato (già, ma quelli sono “cittadini”!). Nella bassa bresciana sono ge-neralmente denominati secaröle. Il tàper era la parte dell’albero le cui radici lambivano l’acqua dei fossi irrigui. L’umidità favoriva il processo di decomposizione del legno, che si staccava con facilità dal tronco anche con le sole mani. Dunque, la legna dei poveri. Sul camino bruciavano con rapidità, e lasciavano solo qualche traccia di languide burnìss, ma non le bra-ce, preziose invece per arrostire le salamelle e le braciole del maiale macellato di fresco, nonché per riempire le padelle degli scalda-letti (le mònighe). Curiosamente in altre parti d’Italia lo scaldaletto veniva chiamato “il prete”. Chissà quali perfi de e maliziose suppo-sizioni avranno escogitato i nostri antenati inventando e mettendo in relazione i due termini, che han-no come denominatore comune il letto! Attingendo al mio vissuto, so per certo che, al momento della mia nascita, nel bel mezzo di un fred-do e cupo inverno durante la gran-de guerra, quando “Pippo” compi-va frequenti e temuti giri sopra le

Briciole di vita

nostre case, il dono più bello of-ferto a chi mi ha messo al mondo è stato un cesto di tàper. Servì a scaldare l’acqua nel paiolo neces-saria per le incombenze del parto, e a dare un po’ di tepore all’unico vano dell’abitazione, un grana-io trasformato in nido coniugale. Che tempi, gente! Certamente i camini non manca-vano in ognuna delle vecchie case del paese, e consumavano monta-gne di legna, ma scaldavano rela-tivamente. Arriveranno, negli anni cinquanta, le prime cucine econo-miche - stufe in ghisa piastrellate di ceramica bianca - a sopperire alla necessità di calore per la gran-de living room. Poi, negli anni set-tanta, con il benessere economico è arrivata la diff usione del riscal-damento a caloriferi radianti che ha portato il tepore anche nelle camere da letto, mandando in sof-fi tta, defi nitivamente, i vecchi scal-daletto. Nelle case si è fatto così scempio anche dei vetusti camini, ritenuti ormai superati e inutili. Ma il tempo è sempre galantuomo, e la storia onesta. Oggi, per dare lu-stro e valore ad un appartamento in vendita , si attesta che è dotato di un caminetto. I vecchi “fuochi” si sono presi la loro rivincita. Tra-scorrere le lunghe serate natalizie davanti ad una fi amma che arde, gustarne lo scoppiettio magari leggendo un buon libro in una co-moda poltrona, rilassa e gratifi ca. Anche se, purtroppo, non ci sono più i nonni attorno ai grandi cami-ni accesi che raccontano le storie e che fanno recitare le preghiere. E pure se i giovani d’oggi non cono-scono più i tàper.

d. Vittorio Formenti

Nelle case che profumano di neve

affacciati a balconi fioriti di stelle

legati dai raggi di una luna sorridente

miriamo l’orizzonte per sco-prire

l’aurora di un Natale rinno-vato.

Alla luce fioca dei camini accesi

i nostri cuori ascoltano silenti

i racconti dirompenti dei Vangeli

accendendo sogni e rimem-branze

ed evocando stupore e meravi-glia.

Corriamo tutti a Betlemme

per ritrovare il Bambino in fasce:

Egli riempirà i vuoti e le paure

e le tristezze diverranno gioia intensa

perché la vita è solo l’infanzia di un futuro felice ed immor-tale.

d. V.

20 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Formazione catechistica

Gli orientamenti pastorali della Cei per il decennio 2010-2020 (“Educare alla

vita buona del Vangelo”) dedica-no un intero capitolo, il terzo, a “Educare, cammino di relazione e fi ducia”Solo se si parte dall’assunto che il termine educare signifi ca tirare fuori, cioè far emergere le qualità dell’altra persona, si riesce a com-prendere che è un compito che richiede pazienza, cura e cono-scenza. Per educare una persona bisogna poterla conoscere, biso-gna imparare a conoscerla con i suoi pregi e con i suoi difetti. La prima forma di educazione av-viene in famiglia dove i genitori aiutano i fi gli a crescere. L’educa-re, scrivono i Vescovi negli Orien-tamenti pastorali per il decennio, richiede “un impegno nel tempo, che non può ridursi a interventi puramente funzionali e frammen-tari; esige un rapporto personale di fedeltà tra soggetti attivi, che sono protagonisti della relazione educativa, prendono posizione e mettono in gioco la propria liber-tà”. Non è una questione, però, che si può demandare solo alle istitu-zioni preposte (la scuola o l’orato-rio), ma è un qualcosa che chiama tutti a un atto di responsabilità. L’educatore non è solo chi esercita un ruolo diretto come puo essere il maestro, il catechista o l’allena-tore, ma ogni adulto. “Ogni adulto è chiamato a prendersi cura delle nuove generazioni, e diventa edu-catore quando ne assume i compi-ti relativi con la dovuta preparazio-ne e con senso di responsabilità.

L’educatore è un testimone della verità, della bellezza e del bene, cosciente che la propria umanità è insieme ricchezza e limite. Ciò lo rende umile e in continua ricerca. Educa chi è capace di dare ragione della speranza che lo anima ed è sospinto dal desiderio di trasmet-terla”. Per essere testimoni della verità del Vangelo, bisogna anche continuare a coltivare la propria formazione per attingere a quella forza in più che aiuta a superare le diffi coltà inevitabili. I frutti dell’o-pera educativa si raccolgono solo nel tempo, bisogna avere la pa-zienza di seminare, poi altri molto probabilmente raccoglieranno l’e-redità di una testimonianza positi-va. Solo la formazione e la preghie-ra possono far spegnere l’intento di mollare tutto di fronte alla dif-fi coltà del momento o alle incom-pren-sioni con le persone (magari anch’esse impegnate nell’opera educative). “La passione educativa è una vocazione” che si apprende alla scuola dei testimoni, alla scuo-la di quelle persone che abbiamo conosciuto fi n da piccoli: “Il bam-bino impara a vivere guardando ai genitori e agli adulti”. Nell’ope-ra educativa della Chiesa emerge con evidenza il ruolo primario del-la testimonianza, perché “l’uomo contemporaneo ascolta più volen-tieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri lo fa perché sono anche testimoni credibili e coeren-ti della Parola che annunciano e vivono. Nella storia della Chiesa in Italia sono presenti e documenta-te innumerevoli opere e istituzioni formative - scuole, università, cen-

tri di formazione professionale, oratori - promosse da diocesi, par-rocchie, istituti di vita consacra-ta e aggregazioni laicali”. Ci sono molte fi guri esemplari che hanno fatto dell’impegno educativo una missione, fra queste piace ricorda-re San Giovanni Bosco. Ogni edu-catore ha, quindi, una maggiore responsabilità: quella di essere un modello per la persona che ha di fronte. Si pensi solo all’esempio di un Grest estivo, quando i bam-bini, tornando a casa, riferiscono ai genitori anche i piccoli dettagli che hanno visto o sentito uscire dalla bocca dei loro animatori-educatori. Non può non essere una chiamata alla responsabilità: chi frequenta l’oratorio e a mag-gior ragione chi ha incarichi edu-cativi deve ricordarsi che si trova in ambienti che parlano, cioè con una storia e con un compito ben preciso. “Ogni adulto è chiamato a prendersi cura delle nuove gene-razioni, e diventa educatore quan-do ne assume i compiti relativi con la dovuta preparazione e con senso di responsabilità”. Anche in un qualsiasi progetto educativo dell’oratorio è ormai assodato che l’educatore (deve essere autorevo-le, non autoritario) in oratorio non è semplicemente chi fa il catechi-sta, ma chi (adulto o giovane) è in oratorio. Puo essere questo un al-lenatore sportivo, il barista del bar o anche chi si ferma a guardare la televisione. Con la testimonianza si può instaurare una relazione di fi ducia che aiuta il ragazzo ma an-che l’educatore a crescere.

I Catechisti degli adulti

Testimoni credibili

Ogni adulto è educatore

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Formazione catechistica

Ad un certo punto la nota introduttiva dei nuovi cammini di iniziazione cri-

stiana recita così: “Bisogna curare continuamente il coinvolgimento della comunità e soprattutto dei genitori (o accompagnatori), la cui disponibilità a seguire il fi glio e, quindi, a fare loro stessi un cammi-no di fede, partecipando anche ad appositi incontri di evangelizza-zione, va ritenuta una condizione indispensabile perché il fanciullo stesso possa eff ettuare il cammino di iniziazione cristiana.”

L’iniziazione cristiana è un cammi-no di fede che introduce alla vita cristiana e si sviluppa attraverso la conoscenza di Gesù e l’esperienza dei sacramenti (battesimo, eucare-stia, cresima). L’itinerario prevede un tempo preliminare di evange-lizzazione dei genitori (o accom-pagnatori), un tempo di evange-lizzazione dei fanciulli, il tempo dell’approfondimento della fede, della celebrazione dei sacramen-ti ed il tempo della mistagogia (=approfondimento). Uno degli obbiettivi di questo nuovo itinera-rio è quello di off rire ai genitori la possibilità di scoprire o riscoprire la bellezza di alcuni aspetti essen-ziali del vangelo, perché nasca in loro il desiderio di una vita cristia-na più intensa e la disponibilità ad accompagnare i propri fi gli nel cammino della fede.

I genitori crescono con i loro ra-gazzi: sono coinvolti nelle attività scolastiche, sportive, ludiche, ma da molto tempo erano relegati in

ruoli da spettatori quando si par-lava di fede, coinvolti solo nei mo-menti di preparazione prossima ai sacramenti. I tempi sono cambiati ed i genitori sono stati chiamati a diventare protagonisti del percor-so di fede dei loro fi gli. Qui sta il nocciolo del cammino proposto alle mamme ed ai papà che si con-cretizza con la proposta di alcuni incontri domenicali. L’incontro (un appuntamento ogni due mesi) si sviluppa su un tema centrale di-verso di anno in anno e per tutta la durata del catechismo dei pro-pri fi gli.

L’incontro non è una conferenza: si è invitati a rispondere perso-nalmente e poi in gruppo a delle domande per entrare in argomen-to, si leggono e approfondiscono brani del vangelo, c’è il ritorno in gruppo e il lavoro che continua a casa, che diventa vita.La presenza dei genitori è costan-te anche se in genere non è la cop-pia che partecipa all’incontro; ci sono tante mamme e pochi papà segno che l’educazione dei fi gli, anche quella religiosa, è ritenuta ancora una prerogativa della don-na. I bambini queste cose le vedo-no, le “registrano” e nel momento giusto le fanno notare anche a noi grandi!Un genitore diceva: chi ha aderito alla proposta, si impegna a viverla in modo serio e perseverante rie-sce sempre più a riannodare il fi lo della sua fede al fi lo che Dio sem-pre ci tende. Ci sono dei genitori che con entusiasmo ad ogni in-contro si mettono in discussione,

parlano, si confrontano, si pongo-no delle domande e cercano del-le risposte; molti dicono di essere poco praticanti, ma la voglia di conoscere e di mettere in pratica i suggerimenti della “buona novel-la” portata da Gesù è un desiderio comune.

Quello dei genitori è un cammino che se fatto in coppia, o almeno se ripreso a casa con il coniuge assente, off re la possibilità di un confronto chiaro e sereno con al-cuni aspetti della fede e della vita troppo spesso tralasciati, troppo spesso ritenuti retaggio di un’età in cui si poteva credere anche alle favole, appartenenti ad un tempo in cui coscienza e coerenza erano virtù che non avevano ancora fat-to i conti con le stagioni della vita.E sono appunto coscienza e coe-renza i cardini sui quali far reggere il valore di questi cammini di cate-chesi per genitori; dal catechista il bambino porta via il senso di una fede spiegata, dai genitori quello di una fede vissuta, a patto però che i genitori veramente la vivano ed abbiano l’umiltà di chi sa d’aver ancora da imparare ed il coraggio di chi sa che spetta a lui testimo-niare.

I fi gli, la loro e la nostra fede

I fi gli sono un dono ed un valore, la loro e la nostra Fede anche.

Genitori e catechismo, un’opportunità da cogliere adesso

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Spazio famiglia

Giovedì 24 novembre si è svolto presso il saloncino dell’Oratorio un incontro

curato dai membri della Pastora-le Familiare-Giovanile, dal titolo emblematico “Adolescenti: una risorsa, non un problema”.Nonostante l’esiguo numero dei genitori intervenuti, i presen-ti hanno comunque risposto, con interesse ed entusiasmo, alle riflessioni emerse nel corso dell’incontro.Dopo la lettura della Lettera agli Efesini (cap. 5, 8-20), che ha aiutato i partecipanti ad entrare nel clima della serata, è seguita l’accurata analisi, svolta da Don Claudio, di alcuni paragrafi del testo “Educare alla vita buona del Vangelo”, redatto dai Vescovi delle Diocesi Lombarde. Con occhio critico, ma anche amorevole, i Vescovi descrivono la situazione difficile degli ado-lescenti che:“percorrono le tappe della cre-scita con stati d’animo che oscillano tra l’entusiasmo e lo scoraggiamento. Soffrono per l’insicurezza che accompagna la loro età, cercano l’amicizia, godono nello stare insieme ai coetanei e avvertono il deside-rio di rendersi autonomi dagli adulti e in specie dalla famiglia

Adolescenza, una risorsa non un problema

La stagione in cui tutto è messo in discussione

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Spazio famiglia

di origine. In questa fase hanno bisogno di educatori pazienti e disponibili, che li aiutino a rior-dinare il loro mondo interiore e gli insegnamenti ricevuti, se-condo una progressiva scelta di libertà e responsabilità. […] Molti di loro manifestano un profondo disagio di fronte a una vita priva di valori e di ideali. Tut-to diventa provvisorio e sempre revocabile. Ciò causa sofferenza interiore, solitudine, chiusura narcisistica oppure omologazio-ne al gruppo, paura del futuro e può condurre a un esercizio sfrenato della libertà. A fronte di tali situazioni è presente nei giovani una grande sete di si-gnificato, di verità, di amore. Da questa domanda, che talvolta rimane inespressa, può muovere il processo educativo. Nei modi e nei tempi opportuni, diversi e misteriosi per ciascuno, essi pos-sono scoprire che solo Dio placa fino in fondo questa sete.”

Dal confronto tra esperienze personali e il messaggio con-tenuto in questo breve testo, è emerso che l’età dell’adolescen-za è una stagione dell’esistenza in cui tutto è messo in discussio-ne e alla prova, ma che allo stes-so tempo la crisi è un passaggio indispensabile per trovare la propria identità e la vera fede. Il mondo degli adulti deve, quindi, aiutare i giovani ad armonizzare l’intelletto con lo Spirito e con il cambiamento fisico, in modo da evitare una chiusura narcisisti-ca in risposta ai problemi quo-tidiani. Pertanto, in questa fase delicata della crescita, risulta fondamentale creare ed offrire sani contesti di vita e positive

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esperienze di condivisione, ac-cogliendo quei messaggi impli-citi che gli adolescenti con il loro comportamento e la sete di ri-bellione, inviano costantemente al mondo adulto.

A questo proposito i Vescovi ri-tengono:“Particolarmente importanti […] per i giovani le esperienze di condivisione nei gruppi par-rocchiali, nelle associazioni e nei movimenti, nel volontariato, nel servizio in ambito sociale e nei territori di missione. In esse im-parano a stimarsi non solo per quello che fanno, ma soprattut-to per quello che sono. Spesso tali esperienze si rivelano deci-sive per l’elaborazione del pro-prio orientamento vocazionale, così da poter rispondere con coraggio e fiducia alle chiama-te esigenti dell’esistenza cristia-na: il matrimonio e la famiglia, il sacerdozio ministeriale, le varie forme di consacrazione, la mis-sione ad gentes , l’impegno nella professione, nella cultura e nella politica.” Nasce allora la necessità della testimonianza da parte degli adulti, che hanno il compito ed il dovere di proporre modelli di vita che sappiano aiutare gli adolescenti ad accettare la sfida della giovinezza, a scegliere la propria strada e a comprende-re l’importanza del valore della fede e dell’aiuto del prossimo. Per coinvolgere i partecipanti all’incontro e aiutarli ad imme-desimarsi con gli adolescenti ed i loro vissuti, è stato proiettato un breve filmato dal titolo “La

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Mia Vita”, attraverso il quale si è messa in evidenza la frenesia di cui sono vittime i giovani d’og-gi, inseriti in un contesto sociale che li bombarda continuamente di messaggi contraddittori e li spinge a credere che tutto ruoti attorno ai soldi, al sesso e al di-vertimento.Dopo questo documentario, il referente della Commissione Sergio Casali, con l’aiuto dei gra-fici riportati qui di seguito, ha il-lustrato e commentato i risultati emersi dal questionario propo-sto nei mesi scorsi ad un cam-pione di circa 305 adolescenti della nostra parrocchia, la mag-gior parte dei quali appartenen-te ad una fascia d’età compresa tra gli 11 e i 14 anni. Tale questionario, in forma ano-nima, aveva lo scopo di indagare alcune specifiche aree che ca-ratterizzano la vita degli adole-scenti: il rapporto con i genitori, gli amici, l’oratorio e la fede.Il dibattito avviato dopo la pre-sentazione dei dati è stato molto vivace ed interessante. Secondo alcuni dei genitori presenti gli adolescenti di oggi sono più in-sicuri rispetto alle generazioni precedenti (forse proprio per colpa degli attuali adulti che tendono a tenere i figli sotto una campana di vetro), altri invece hanno sottolineato la mancanza di punti di riferimento solidi per i ragazzi, che spesso si trovano ad affrontare da soli le sfide del-la vita. Tutti però si sono mostrati po-sitivamente stupiti e sorpresi dai risultati emersi dal questionario. Forse si aspettavano più rilevan-ti contestazioni verso la fami-glia e una maggior indifferen-

Spazio famiglia

Camminiamo insiemen. 28 ottobre - novembre 201126

za nei confronti della fede ma (come chiarito da Don Claudio) è importante non dimenticare la particolarità del campione a cui è stato sottoposto il questio-nario, costituito da ragazzi della Scuola Secondaria di Primo gra-do, ancora molto legati alla fa-miglia e al contesto dell’oratorio. È innegabile, però, che i risultati muterebbero notevolmente sot-toponendo il questionario ad un campione di giovani d’età supe-riore; cosa che la Commissione dei Giovani del CPP si riserva di fare nel prossimo futuro.

A conclusione della serata è in-tervenuto il nostro parroco Don Mario, spiegando che, a suo pa-rere, i risultati del questionario evidenziano le contraddizioni della nostra società, che appa-rentemente sembra lontana da Dio, ma in realtà ha sete del Suo messaggio e della Sua pa-rola. In quanto cristiani dobbia-mo, quindi, riscoprire il fascino dell’incontro con Gesù e aiutare i nostri adolescenti a costruire la propria identità attraverso esperienze di fede, condivisione, aiuto e impegno concreto nel mondo.

“Gruppo Giovani” dellaCommissione Pastorale

Sociale e della Famiglia

Spazio famiglia

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Care famiglie, nel trasmetter-vi i più sinceri auguri di un sereno Natale, riteniamo

opportuno tentare di ridare un si-gnifi cato forte e genuino a questo Evento non lasciandoci condizio-nare dai format pubblicitari con i quali i media riducono la nascita di Cristo ad una festa in cui tutto si esaurisce con l’apertura dei regali. È invece un momento in cui do-vremmo rinsaldare i legami aff et-tivi riscoprendo l’amicizia, l’amore, il valore più intimo della Famiglia e raccoglierci attorno alla Famiglia di Nazareth ringraziando Dio per aver mandato suo Figlio a salvare l’umanità. Vogliamo sottolineare così l’im-portanza che riveste l’appunta-mento del VII Incontro Mondiale delle Famiglie col Papa, che si svolgerà dal 30 Maggio al 3 Giu-gno 2012 a Milano. È un’occasio-ne particolare di arricchimento personale ed un modo singolare per rilanciare la pastorale familia-re, come ha detto il Santo Padre “sarà un’occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo familiare.” (Benedetto XVI).

Vi anticipiamo che il 3 giugno 2012 partirà da Brescia un treno specia-le per le famiglie per partecipare alla S. Messa col Papa che conclu-de l’IMF (Incontro Mondiale Fami-

glie). Chi intendesse partecipare anche solo ad uno dei due incon-tri col Papa, dovrà iscriversi entro il 31-03-2012, registrandosi sul sito www.family2012.com. Siete tutti invitati. La Diocesi per una buona riuscita dell’evento, chiede venga tramesso il numero di partecipan-ti da parte delle Parrocchie, quindi è gradita una comunicazione alla segreteria dell’oratorio.È richiesta una mano a giovani e adulti volontari fortemente mo-tivati e disponibili a dedicare del tempo a servizio dell’organizza-zione (IMF). Chi fosse seriamente interessato può iscrivervi diretta-mente sul sito www.family2012.com sezione iscrizioni categoria volontari (entro il 29-02-2012).

VII Incontro Mondiale delle Famiglie

Citiamo brevemente un passaggio del Messaggio che è stato conse-gnato per la 34° Giornata Naziona-le per la Vita del 5-2-2012 col tito-lo Giovani aperti alla vita: “Educare i giovani alla vita signifi ca off rire esempi, testimonianze e cultura che diano sostegno al desiderio di impegno che in tanti di loro si accende appena trovano adulti di-sposti a condividerlo… Occorrono adulti contenti del dono dell’esi-stenza, nei quali non prevalga il cinismo, il calcolo o la ricerca del potere, della carriera o del diverti-mento fi ne a se stesso.”

Buon Natale dalla Pastorale Familiare

Partono le prenotazioni per l’incontro delle famiglie con il Papa a Milano

Spazio famiglia

Lettera del Parroco

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Spiritualità

Ammettiamolo senza paure: nella nostra vita quotidiana è quasi impossibile vivere

nel silenzio. Dalla mattina alla sera siamo con-tinuamente circondati da mezzi di comunicazione, che non ci lascia-no mai soli. In casa la televisione, la radio e il computer accesi ci fan-no compagnia dal mattino presto a notte fonda. In viaggio le cose non vanno meglio. Ormai non si può più aspettare il treno con la silenziosa compagnia di un gior-

nale o di un libro. Lungo le pensi-line dei binari sono stati installati giganteschi monitor che diff on-dono in maniera ossessivamente ripetitiva messaggi pubblicitari e anticipazioni di fi lm di prossima uscita. In treno si trova sempre un patito di musica, che oltre a stor-dire i propri timpani, non trova di meglio che rovinare un po’ anche quelli degli altri. Ascoltare intermi-nabili conversazioni telefoniche su questioni di lavoro, sulle condizio-ni meteorologiche o sul nulla che

il vicino farà dopo cena perché troppo stanco per uscire è ormai un’ulteriore tassa che chi viaggia deve immancabilmente pagare. Nei luoghi di incontro, dalle as-semblee di condominio a quel-le studentesche, da quelle di un consiglio comunale a quelle par-lamentari, il silenzio di chi ascolta un interlocutore parlare è merce sempre più rara. Nella Chiesa e nella vita dei cristia-ni come vanno le cose? Anche qui il silenzio sembra essere diven-tato un’ospite poco gradito, da accogliere in fretta, desiderando che ci lasci il più presto possibile. Guardiamo più da vicino le cose. In una normale giornata di tanti cristiani il terreno del silenzio, su cui permettere anche ad una timi-da preghiera di prendere forma, è pressoché inesistente. Un quarto d’ora di televisione prima di uscire di casa per il lavoro o per la scuola è diventato indispensabile. Un’ora (o due) di televisione o di internet prima di andare a dormire è ne-cessaria come l’aria che si respira e… addio preghiere della sera. Le nostre liturgie eucaristiche non raramente si dispiegano come un aff annoso rincorrersi di parole e gesti senza veri momenti di si-lenzio, pur previsti, in cui lasciar emergere in tutta la sua bellezza il mistero celebrato. Il Signore, che nella celebrazione chiama a far memoria dell’«opera della nostra salvezza» (Sacrosanctum conci-lium, n. 2), sembra solo un prete-sto per permettere a noi di parlare

Dio viene nel silenzio

Nel silenzio il vuoto che si fa domanda di signifi cato

Lettera del Parroco

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Spiritualità

delle nostre faccende e dei nostri pressanti problemi come il disa-gio sociale, la disoccupazione, la guerra… In questo modo - come ha ricordato un giorno il Beato Giovanni Paolo II - le nostre assem-blee liturgiche anziché «far spazio alla presenza di Dio» rischiano di «celebrare se stesse» (Orienta-le lumen, n. 16). La verità di ogni liturgia era ricordata così dallo stesso pontefi ce: «Niente di tutto ciò che facciamo noi nella liturgia può apparire come più importan-te di quello che invisibilmente, ma realmente fa il Cristo per l’opera del suo Spirito» (Lettera per il XXV anniversario della Sacrosanctum concilium, n. 10, del 4 dicembre 1988) . Quelli che una volta si chiamavano ritiri spirituali, nei quali il silenzio e il raccoglimento erano importanti, sono considerati reperti archeolo-gici spirituali, buoni solo per qual-che museo dell’anima. Infi ne, qualora le condizioni este-riori lo favorissero, del silenzio si preferisce sbarazzarsene così come si fa con un imprevisto e sgradito compagno di viaggio, perché di lui ragazzi, giovani ed adulti hanno semplicemente pau-ra. Nel silenzio, infatti, si corre il ri-schio di «incontrare e stessi» e «di sentire il vuoto che si fa doman-da di signifi cato» come ha scritto ancora Giovanni Paolo II. «Tutti, credenti e non credenti -così egli proseguiva - hanno bisogno di imparare un silenzio che permet-ta all’Altro di parlare, quando e come vorrà, e a noi di comprende-re quella parola» (Orientale lumen, n. 16).

L’Avvento

Avvento e Natale stanno per giun-gere una volta ancora. O, sarebbe meglio dire, noi ci stiamo una vol-ta ancora inoltrando verso l’Av-vento e verso il Natale. Con quali

disposizioni d’animo? Con il cuore colmo di che cosa? Nella Prima Domenica di Avvento la liturgia in-vita tutti ad andare «incontro con le buone opere al Cristo che vie-ne». La prima «buona opera» po-trebbe essere quella di far tacere tutte le nostre voci e di zittire tut-to il nostro fare per lasciar spazio alla voce … del silenzio. «È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore» si legge nel Libro delle Lamentazioni (3,26). S. Giovani della Croce ha scritto parole che fanno spazio a quel silenzio così spesso esiliato dalla nostra vita: «Il Padre pronuncia una parola: suo Figlio. Questa par-la sempre in un eterno silenzio e nel silenzio deve essere ascoltata dall’anima». L’Avvento è, allora, il tempo oppor-

tuno per permettere al silenzio di-vino di inviare il Verbo ad «abitare» (Gv 1,14) nel silenzio dell’uomo. A Betlemme, mentre il Figlio di Dio si faceva carne nelle sembianze di un bambino, alcuni pastori, all’a-perto, vegliavano «tutta la notte» (Lc 2,8) il loro gregge. Un unico silenzio avvolgeva quel bambino e quei pastori. L’unico silenzio che dimorava ieri nel cuore di Maria e nella grotta Betlemme e perdura oggi nell’uomo che spalanca il suo cuore alla grazia di Dio. La gioia del Natale riempie il si-lenzio del cielo e della terra. È per questo che gli angeli esclamano: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,14).

P. Aldino Cazzago

La redazione e i collaboratori auguranoalla Comunità di Castrezzato

un sereno Natalee un felice 2012

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Spazio oratorio

Vita dell’Oratorio

Diario delle attività oratoriane

L’anno Oratoriano si è aperto anche quest’anno con la S. Messa in Oratorio durante le

feste di S. Luigi nello scorso mese di Settembre. La S. Messa è stata celebrata a memoria di Davide Se-rotti, un nostro caro collaboratore recentemente scomparso. Nella settimana seguente le Feste di S. Luigi si sono aperte le iscrizioni al Catechismo e alle attività dell’A-CR. Sono sempre grato al Signore di poter contare tutti gli anni su cristiani che si impegnano nella trasmissione della fede alle nuo-ve generazioni sia nel Cammino Ordinario di Catechesi che all’A-CR. Vi racconto un segreto: anche quando qualche gruppo rimane scoperto, oppure quando manca qualche volontario per ricopri-re questo o quell’incarico, senza scoraggiarmi, dico una preghiera allo Spirito Santo che mi illumini aiutandomi a trovare un collabo-ratore e subito la sua vicinanza si fa sentire e l’illuminazione così diventa realtà! Nulla manca a chi confi da nel Signore! Ogni anno quando si tratta di ricominciare è un po’ come una scommessa per trovare sempre nuove energie e creatività pastorale al fi ne di con-durre tutti al Signore.Sicuramente le iscrizioni al Cate-chismo non mancano, come non mancano gli iscritti all’ACR. Forse oggi quel che manca è un po’ più di convinzione da parte di tutti. Oggi siamo tutti a diverso livel-lo educatori nella fede (famiglia, Sacerdoti, Catechisti, Educatori,

ecc.) perciò nessuno si deve sen-tire escluso da questo impegno, ci ricordava don Mario nel suo intervento all’inizio dell’anno Ca-techistico e associativo di Azione Cattolica presso il Teatro dell’Ora-torio. A questo proposito i nostri vescovi italiani nelle linee pasto-rali per il decennio 2010-2020, Ci ricordano che ogni adulto è chia-mato a prendersi cura delle nuove generazioni, e diventa educatore quando ne assume i compiti rela-tivi con la dovuta preparazione e con senso di responsabilità. Conti-nuano poi i nostri Vescovi: quanti accettano la scommessa dell’edu-cazione possono talvolta sentirsi disorientati. Viviamo, infatti, in un contesto problematico, che indu-ce a dubitare del valore della per-sona umana, del signifi cato stesso della verità e del bene e, in ultima analisi, della bontà della vita. Ciò indebolisce l’impegno a trasmet-

tere da una generazione all’altra qualcosa di valido e di certo, re-gole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita. Tali diffi coltà, però, non sono insuperabili; sono piut-tosto, per così dire, il rovescio del-la medaglia di quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità che giusta-mente l’accompagna. Illuminati dalla fede nel nostro Maestro e incoraggiati dal suo esempio, noi abbiamo invece buone ragioni per ritenere di essere alle soglie di un tempo opportuno per nuovi inizi. Occorre, però, ravvivare il corag-gio, anzi la passione per l’educare. È necessario formare gli educatori, motivandoli a livello personale e sociale, e riscoprire il signifi cato e le condizioni dell’impegno educa-tivo. Infatti, a diff erenza di quanto avviene in campo tecnico o eco-nomico, dove i progressi di oggi possono sommarsi a quelli del passato, nell’ambito della forma-zione e della crescita morale delle persone non esiste una simile pos-sibilità di accumulazione, perché la libertà dell’uomo è sempre nuo-va e quindi ciascuna persona e cia-scuna generazione deve prendere di nuovo, e in proprio, le sue deci-sioni. Anche i più grandi valori del passato non possono semplice-mente essere ereditati, vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una, spesso soff erta, scelta personale .Il mese di Ottobre si è aperto con qualche appuntamento veramen-te importante per il nostro Ora-

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Spazio oratorio

torio. La festa del Ciao, proposta dall’Azione Cattolica; le iniziative riguardanti l’Ottobre missiona-rio coordinate dal nostro Gruppo Missionario Parrocchiale, la Casta-gnata con la Tombolata presso il Bar dell’Oratorio ed un incontro culturale molto importante.

Ogni inizio anno associativo (soli-tamente nella prima metà di Otto-bre), l’Azione Cattolica propone ai suoi iscritti ma anche a tutti gli al-tri bambini e ragazzi una domeni-ca di festa in Oratorio, la “festa del CIAO”. L’entusiasmo dell’attesa per questo momento è sempre alto nei più piccoli e tutti gli sforzi degli educatori, degli aiuto-educatori e di tante altre persone di buona vo-lontà sono volti per far sì che tutto riesca per il meglio in un clima di serenità e di amicizia. L’ACR per questo nuovo anno pastorale ha accolto il nuovo tema educativo «Punta in alto». L’ambientazione simbolica di tutte le attività dell’A-CR sarà per quest’anno la monta-gna... Una montagna da scalare stando “insieme”. Con questo tema gli associati di AC dovranno cerca-re di tendere alla vetta, all’incon-tro personale e comunitario con il Signore che è un incontro sempre “alto”, che porta ad incontrare dif-fi coltà e ostacoli ma anche gioia. Come quando si va in montagna in cordata, attraversando sentieri e passaggi anche diffi cili, i ragaz-zi saranno chiamati a raggiungere la meta non in salita solitaria ma insieme con gli altri.... La scalata è cominciata!

Altre iniziative fondamentali per la vita dell’Oratorio ma anche per la vita di tutta la Parrocchia, sono le iniziative dell’Ottobre missiona-rio. Il Gruppo Missionario Parroc-chiale, al fi ne di sensibilizzare alla cultura missionaria ha proposto una Veglia di preghiera Missiona-ria e la “Cena del Povero”. Chi ha partecipato a questa iniziativa ha

potuto sentire la testimonianza di due nostri giovani che lo scorso Agosto si sono recati in Bangla-desh a trovare padre Sergio e dove hanno condiviso con lui un po’ del loro tempo; la testimonianza di una ragazza in partenza per il Bra-sile con L’Operazione Mato Grosso (OMG) e la testimonianza delle no-stre suore dell’Oratorio, suor Erne-sta e suor Margareta, che ci hanno raccontato qualcosa della cultura e dei paesi da dove provengono. Domenica 23 Ottobre è stata cele-brata poi l’85a Giornata Missiona-ria Mondiale, dal tema “Testimoni di Dio”. In questa giornata il Grup-po Missionario Parrocchiale ha allestito una bancarella con i pro-dotti del mercato Equo-solidale e ha diff uso il messaggio del nostro papa per questa appuntamento della Chiesa universale. Il ricavato della bancarella così come tutte le off erte raccolte alle S. Messe in

questo giorno speciale sono state donate alle Pontifi cie opere mis-sionarie a favore di tutti i missio-nari della Chiesa Cattolica.

A fi ne Ottobre abbiamo vissuto poi in Oratorio la Castagnata. Un bel pomeriggio di festa dove, oltre alle castagne, al Bar dell’Oratorio grandi e piccini si sono divertiti giocando a tombola. Era da un po’ di tempo che pensavo ad attiva-re questa iniziativa, ma facevo un po’ fatica a collocarla. Comunque, grazie all’aiuto generoso di qual-che bravo giovanotto all’abbro-stolitura (credo di aver coniato un neologismo!) delle castagne e di qualche gentil donzella che mi ha aiutato da organizzare la tombola, la cosa si è potuta realizzare. L’ini-ziativa è riuscita veramente bene e speriamo che possa mantenersi nel tempo. Grazie di cuore a quan-ti mi hanno generosamente aiuta-

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Spazio oratorio

to a realizzarla. Tanto eravamo lan-ciati quella domenica che poi, la sera, non ancora stanchi, abbiamo anche proposto anche un torneo di calcetto al Bar che è risultato partecipatissimo da adolescenti, giovani e ... papà! Bellissimo!!!

Sempre a fi ne Ottobre la “Com-missione Culturale” del Consiglio Pastorale Parrocchiale ci ha off er-to presso il Teatro dell’Oratorio un incontro di rara bellezza... Infatti i membri della Commissione gui-dati dal nostro Parroco hanno in-vitato il Sig. Lino Zani di Temù (Bs) che per anni è stato la guida alpi-na del beato papa Giovanni Paolo II. Il Sig. Zani ci ha raccontato la sua bellissima esperienza di vita accanto a questo gigante della fede presentando il suo libro “Era santo, era uomo. Il volto privato di papa Wojtyla”. L’incontro è sta-to veramente intenso, piacevole e a tratti commuovente. Sono stati raccontati molti fatti riguardanti le visite del papa in Adamello. Nel corso della serata abbiamo potu-to ammirare tante belle immagini del papa e abbiamo anche avuto il privilegio di sentir parlare del rap-porto speciale che il papa aveva con Dio attraverso l’amore per la natura ed in particolare con il suo

amore per la montagna.

Il Mese di Novembre ha fatto da contenitore ad alcuni momenti liturgici importantissimi: la solen-nità di tutti i Santi con la memo-ria dei fedeli defunti; la festa del Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo e, per la prima volta nella nostra Parroc-chia, la celebrazione unitaria dei sacramenti della Cresima e della Prima Eucaristia per quarantasei ragazzi dei Gruppi Antiochia, così come prescrive in nuovo cammino di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi della nostra Diocesi bresciana. Questi appuntamenti hanno ritmato anche la vita dell’O-ratorio. Per la solennità dei Santi e la memoria dei fedeli defunti i bambini e i ragazzi dell’ACR con i loro educatori e con i Giovanissi-mi hanno decorato dei bellissimi lumini che poi sono stati proposti alle persone durante queste ri-correnze. È stato un buon lavoro di squadra e di sensibilizzazione per aiutare i bambini e i ragazzi a rendersi conto del nostro pellegri-naggio terreno verso il paradiso. La festa del Ringraziamento, poi, grazie all’aiuto dei nostri bravi agricoltori, ha acceso gli entu-siasmi dei nostri bambini alla vi-

sta di tanti trattori e tanti attrezzi agricoli schierati in piazza Pavoni, aiutandoli a capire l’importanza del lavoro quotidiano e soprattut-to cosa vuol dire l’espressione del Padre nostro “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. La celebrazione unitaria dei sacramenti della Cresi-ma e della Prima Eucaristia, infi ne, è stata veramente una esplosione commuovente di gioia nel vedere i nostri ragazzini aff rontare con coraggio e fi erezza questo appun-tamento atteso da tanto tempo con il Signore. Un grazie sincero alle loro Catechiste ed Assistenti, agli ed Educatori e aiuto dell’ACR, ma anche alle loro famiglie che li hanno accompagnati bene a que-sto momento collaborando attiva-mente e che speriamo continuino così anche per il futuro! Semplice-mente grazie!

Verso fi ne Novembre, abbiamo avuto due appuntamenti impor-tanti riguardanti i nostri Giovanis-simi (ragazzi dal primo anno della scuola Secondaria di secondo gra-do in su). Il primo fa riferimento al lavoro svolto dalla “Commissione delle problematiche giovanili” del Consiglio Pastorale Parrocchiale che ha proposto a tutti i genitori una serata dove è stata presenta-ta una ricerca sui nostri ragazzi e sulle loro abitudini circa la fede, la famiglia, la vita. Infatti durante i tempo estivo i membri di questa Commissione operativa del nostro Consiglio Pastorale hanno sotto-posto ad un campione di adole-scenti e giovani frequentanti vari ambiti (Oratorio, piazza, bar, ecc.) un questionario i cui risultati sono stati illustrati in questo incontro. Non mi dilungo a parlarvene per-ché penso che i membri di questa Commissione scriveranno un arti-colo a proposito.

Il secondo appuntamento fa rife-rimento all’esperienza molto bella che i nostri Giovanissimi (che so-

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Spazio oratorio

litamente si ritrova la domenica sera) hanno vissuto in Oratorio incontrando Alessio Tavecchio, un ragazzo di Monza, che per un banale incidente in motocicletta è rimasto paralizzato. L’incontro è stato pensato dagli educato-ri dell’Azione Cattolica Giovani (A.C.G.) e del Centro di Aggrega-zione Giovanile (C.A.G.) al fi ne di sensibilizzare i nostri ragazzi ad un corretto comportamento cir-ca la sicurezza stradale. L’incontro è stato molto partecipato e molti sono stati gli spunti di rifl essione: il signifi cato della vita e della mor-te; il tema della sicurezza stradale; il tema dell’amicizia; il tema della famiglia; il tema del rapporto con Dio e della fede; ecc. Il sapere af-frontare i momenti diffi cili della vita, ma soprattutto il non darsi per vinto, hanno aiutato questo ragazzo a diventare un campione nel nuoto vincendo anche alcune medaglie d’oro alle paraolimpiadi di Atlanta. I nostri ragazzi hanno partecipato a bocca aperta all’in-contro che, speriamo abbia fatto breccia nei loro cuori ma soprat-tutto porti frutto alla loro giovane vita.

Penso sempre che in Oratorio abbiamo una gran fortuna: tut-te queste attività e tutto questo correre a volte rischierebbe di es-sere senza senso, di essere sterile se non fosse legato alla vita dello Spirito. Siamo proprio fortunati in Oratorio ad avere un gruppo di preghiera che tutti i giovedì si ritrova a pregare insieme il santo Rosario e per adorare l’Eucaristia ogni primo giovedì del mese. A questi appuntamenti può parte-cipare chiunque. Queste persone, semplicemente, off rono la loro preghiera a sostegno delle attività del nostro Oratorio e della nostra Parrocchia e per le varie necessità della vita cristiana. Penso che que-sto sia veramente un momento importante per la vita cristiana del

nostro Oratorio, perché cerca di fare unità tra la molteplicità delle iniziative proposte mettendole nelle mani di Dio e della Madon-na e soprattutto ricorda a tutti noi che prima di tutto occorre cercare il regno di Dio e la sua giustizia che il resto verrà dato in aggiunta (cfr. Mt 6,33).Ormai l’Avvento è iniziato e i nostri bravi papà hanno già cominciato a costruire il bellissimo Presepe Vivente nell’arena dell’Oratorio; i bambini e i ragazzi sono già impe-gnati negli incontri di spiritualità e tutto ormai tende alla grande luce del Natale. Quello che possiamo fare in questo tempo di prepara-

zione è stare svegli, non dormire il sonno dello spirito, per vivere la nostra interiorità di cercatori di Dio. Iniziamo il tempo della resi-stenza e della resa al Dio d’amo-re, dell’interiorità, della preghie-ra, della speranza. Se Dio diventa uomo, vuol dire che non si è anco-ra stancato di noi. Se Dio diventa uomo, allora l’uomo può imparare da Lui a essere veramente uomo. Se Dio diventa uomo, allora la vita merita Dio.Vegliamo, dunque, aspettando Dio che viene!

don Claudio

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Spazio oratorio

Cari Ragazzi, genitori, padrini e madrine, cari fedeli, oggi nella vostra comunità

parrocchiale si svolge una celebra-zione particolare, con il vostro per-corso di iniziazione cristiana, ven-gono amministrati insieme due sacramenti: la Confermazione e l’ Eucarestia. E Voi ragazzi, insieme ai Vostri genitori e catechisti, avete compiuto un intenso cammino di preparazione che Vi ha fatto com-prendere quanto sia importante vivere in modo pieno e gioioso la vita cristiana, non da soli, ma in-seriti nella comunità di coloro che condividono con Voi gli stessi va-lori, la stessa fede.Forse, alla Vostra età, non riuscite a comprendere fi no in fondo cosa signifi chi essere cristiani nella so-cietà di oggi, ma dovete fi darvi di coloro che Vi hanno educato e guidato a vivere questo momento importante della vostra storia per-sonale; dovete fi darvi dei Vostri genitori, dei sacerdoti, dei catechi-sti e delle altre persone che Vi aiu-tano a crescere. Spalancate le por-te del vostro cuore e della vostra mente a Gesù, il Figlio di Dio che viene oggi in Voi con la sua Luce, il suo corpo e la sua grazia; se fate questo la vostra vita sarà diversa. Accogliere Cristo vuol dire non vi-vere mai più da soli, rinchiusi su se stessi, ma mettersi in dialogo ed in compagnia con Lui, che è Dio, che ci parla in continuazione e che ci invita a donare tutto di noi stessi a Lui e ad amare il prossimo.Nella preparazione alla Cresima e alla prima Comunione, Vi è stato detto quanto è importante legge-re, conoscere la Sacra Scrittura e metterla in pratica, perché è la Pa-rola di Dio che ci svela la verità e ci indica la via da seguire. Oggi è la

Omelia di Mons. Zani al conferimento della Confermazione ed Eucarestia

20 novembre 2011 - Solennità di Cristo Re

festa di Gesù Cristo Re dell’univer-so che conclude l’anno liturgico; dalla prossima domenica, infatti, inizierà l’ Avvento, cioè il periodo di preparazione al Santo Natale. Abbiamo ascoltato una pagina molto bella e forte del Vangelo di Matteo, dove Gesù pronuncia un discorso che ci fa fare un profon-do esame di coscienza. Egli ci dice che un giorno ritornerà sulla terra, convocherà tutti i popoli e separe-rà quelli che avranno compiuto il bene e potranno entrare in pos-sesso del suo regno da coloro che avranno compiuto il male e ne saranno esclusi; poi pronuncerà la sentenza. Voi cari ragazzi, frequentate la scuola, avete degli insegnanti che Vi trasmettono tante conoscenze poi fanno delle verifi che e alla fi ne di un ciclo scolastico si svolgono gli esami per valutare quanto e come avete appreso di quello che Vi è stato insegnato. Così è anche della vita. La nostra vita si svolge in due tempi. Il primo tempo è quello terreno, quello che stiamo vivendo ora, è quello della nostra salvezza; in questo tempo i nostri genitori, i sacerdoti e gli educatori (catechisti,formatori, buoni amici) ci aiutano ad incontrare Cristo e noi liberamente decidiamo di se-guirlo, mettendo in pratica i suoi insegnamenti. Poi arriverà il se-condo tempo, che inizierà con la veduta fi nale di Cristo <<buon pastore>>; Egli farà l’esame con-clusivo che sarà un bilancio su come avremo speso la nostra esi-stenza terrena e alla fi ne ne trarrà le conseguenze. Su che cosa verremo esaminati? Gesù non ci nasconde nulla e già conosciamo il testo dell’esame. I vangelo di Matteo ce lo ha det-

to molto bene : ci verrà chiesto se avremo amato Dio con tutto il cuore, la mente e le forze, e so-prattutto se avremo compiuto le opere di misericordia che espri-mono in concreto l’amore senza limiti verso i nostri fratelli: dare da mangiare e da bere ai bisognosi, ospitare i forestieri, assistere i ma-lati, i carcerati e così via, in ognuno di chi versa in queste condizioni Gesù dice che è presente Lui stes-so (l’amore verso il prossimo). Le opera fatte gratuitamente e per amore disinteressato del prossimo sono premiate da Dio. Questo Re e Giudice che verrà alla fi ne dei tempi è lo stesso Gesù di Nazaret, il crocifi sso, colui che sperimentò la fame, la nudità, la solitudine , il dolore. Questo Re e Signore, che si identifi ca con i più piccoli e poveri, vive sotto le spoglie sconosciute dei suoi fratelli,Affi nché abbiamo la forza, l’e-nergia spirituale ed il coraggio di amare, Gesù ci viene incontro con la sua grazia, con i segni sacra-mentali che la Chiesa ci conferisce. Infatti Egli ha istituito l’Eucarestia ed ha inviato il Consolatore, lo Spirito Santo con i suoi sette doni, perché ci guidi a conoscere la veri-tà e a testimoniarla davanti a tutti gli uomini.Con il sacramento del Battesimo siamo diventati fi gli di Dio, è stato innestato in noi il principio della vita nuova che è la stessa vita di Dio, e quindi possiamo amare con lo stesso amore di Dio che Egli ha posto dentro di noi. Ma perché la vita, il fuoco, la luce che Dio ha messo in noi possano svilupparsi e produrre frutti abbondanti, oc-corre amare Gesù e rimanere le-gati a Lui, essere creature nuove e con la sua grazia amare i nostri

35Camminiamo insieme n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Spazio oratorio

fratelli per costruire già su questa terra il suo Regno, cioè un mondo rinnovato dal suo amore che agi-sce in noi. Non è un’ impresa facile, soprattutto oggi. Troverete tanti ostacoli nel mondo ….. ma occor-re essere forti, allenarsi, aff rontare la vita come una gara, una corsa. E si deve partecipare per vincere.Volete essere creature nuove? Vo-lete custodire nel vostro cuore l’a-more vero di Dio? Volete avere in Voi la vita vera e la gioia? Ebbene, perché ciò avvenga dovrete impe-gnarvi ad osservare i suoi coman-damenti e soprattutto a vivere il comando fondamentale che con-siste nell’amare Dio e il prossimo con tutto il cuore, la mente e le forze. Ma dovrete anche conosce-re sempre meglio e vivere la sua Parola.Cari ragazzi, i sacramenti che ora ricevete sono le sorgenti della grazia divina, sono la fonte dell’e-nergia, della luce e della forza in-teriore di cui avete bisogno per diventare cristiani autentici. Voi avete compiuto un intenso per-corso di preparazione per questo momento, e conoscete bene il si-gnifi cato dei due sacramenti che state per ricevere.La Cresima o Confermazione con-ferisce il dono dello Spirito Santo, lo stesso Spirito che ha fatto na-scere la prima comunità cristiana dopo la Pentecoste. Vi invito a se-guire attentamente la liturgia, per-ché in ognuno dei suoi passaggi è richiesta la vostra piena adesione interiore perche accogliate i doni che il Signore ha preparato per voi.a. Anzitutto, il primo passaggio

consiste nella rinnovazione delle promesse battesimali. Nel sacramento del Battesimo che avete ricevuto, vi è già stato dato anche il soffi o dello Spiri-to, ma ora rinnoviamo la nostra decisa volontà di rinunciare al male e a tutte le opere che ven-gono dal maligno, a tutto ciò che è contro l’uomo e contro Dio, esprimiamo il nostro de-siderio fervoroso di credere in Dio Padre, nel Figlio suo Gesù e nello spirito, ed insieme di ade-rire alla Chiesa, la comunità dei credenti.

b. Nel secondo passaggio, vi sa-ranno imposte le mani. Il Ce-

lebrante, insieme al vostro Parroco, compirà questo gesto biblico di imporre le mani per invocare la discesa dello Spi-rito Paraclito, il Consolatore potente, colui che dona la sa-pienza, l’intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà e il santo timore.

c. Il terzo passaggio è il cuore del sacramento della Confer-mazione. Il Rappresentante del Vescovo, ungendo la fron-te con il crisma, pronuncerà queste parole : “ Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono “. L’unzione è segno di appartenenza. Gesù è colui che possiede il sigillo di Dio, è l’unto di Dio, è il consacrato del Padre; e voi cresimandi che sie-te “segnati” con questo stesso sigillo venite assimilati in modo speciale a Cristo e come Lui sie-te mandati a testimoniare nel mondo le meraviglie che Dio Vi ha dato in Cristo.

d. L’ultimo passaggio è il gesto di pace. Poiché Cristo dopo la sua morte e Risurrezione, appa-rendo ai discepoli e alle donne porge sempre il saluto: “ Pace a Voi“, anche al termine del rito della Cresima il sacerdote augura la pace ed invita ogni cresimando ad essere nella sua vita costruttore e testimone della pace che viene dall’alto.

Insieme alla Confermazione, ri-ceverete anche l’Eucarestia. Per la prima volta Vi accosterete alla Santa Comunione con il Corpo di Gesù, che accoglierete in Voi tante altre volte nella vita. Egli, duran-te l’ultima cena aveva detto agli apostoli due frasi molto impor-tanti che ci spiegano il signifi cato dell’Eucarestia.La prima: “ Prendete e mangiate, questo è il mio corpo “. L’Eucare-stia è veramente il corpo di Gesù che si fa presente quando il sacer-dote celebra la Messa; è il corpo di Gesù che rimane presente nel pane consacrato anche dopo la Messa e viene custodito nel taber-nacolo, (con accanto una piccola luce sempre accesa), a signifi care la sua presenza. Egli però ha volu-to diventare il nostro cibo, il nostro sostegno per alimentare la vita

interiore, la vita dello Spirito che abita in noi.La seconda frase pronunciata da Gesù, nell’ultima cena, è la se-guente: “ Fate questo in memoria di me “. Quando noi partecipiamo alla Santa Messa, facciamo me-moria di Gesù, cioè ascoltiamo le sue parole che vengono procla-mate nelle letture, entriamo nella sua vita e poi accogliamo Lui nel nostro cuore con l’Eucarestia per fare memoria e unirci a Lui. Non è un semplice ricordo, ma è entrare nel mistero della salvezza, nel suo amore, per non dimenticare mai che Egli ha dato la sua vita, è Mor-to sulla croce, è Risorto per noi e continua a donarsi.Gesù ci ripete anche oggi : “Fate questo in memoria di me “. Non dimenticatevi che sono morto per Voi e anche Voi dovete dare la Vo-stra vita per me e per i Vostri Fra-telli “. Ecco il senso profondo dell’ Eucarestia che ci unisce in modo speciale al Signore e che, se è vis-suta veramente, ci spinge a diven-tare sempre più uniti tra di noi e con tutti gli uomini, eliminando ogni diff erenza per diventare con tutti una sola famiglia, quella dei fi gli di Dio.

Cari ragazzi, per diventare testi-moni autentici e cristiani maturi occorre tempo, impegno, fedeltà e coraggio di ricominciare sem-pre, di camminare in mezzo alle diffi coltà del mondo e con l’ani-mo libero, aperto, con lo sguardo rivolto verso Dio e con la certezza che Lui si fa compagno sincero e fedele della nostra esistenza. E allora diciamo al Signore nel no-stro cuore : <<Gesù, noi crediamo che tu ci ami e desideriamo amarti : donaci lo spirito di verità perche ci faccia comprendere e mettere in pratica tutte le tue parole che sono vita. Mandaci il Consolatore, colui che difende dal maligno e ci fa ri-cordare quanto siamo amati da Te. Con i sacramenti della Conferma-zione e dell’Eucarestia conduci noi tutti alla verità, alla dolcezza della Tua amicizia , alla sicurezza della pace>>. Amen.

Mons. A. Vincenzo ZaniSottosegretario Congregazione per

l’Educazione Cattolica - Roma

Sacramento della Confermazione

Sacramento della Confermazione

Prima Comunione

Prima Comunione

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Vita in parrocchia

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Vita in parrocchia

Manca poco al Natale e alla fi ne dell’anno solare ed eccoci a relazionare

quanto le commissioni di lavoro stanno realizzando o intendono proporre, intrattenendo un dialo-go costruttivo con la società, nello spirito del Vangelo.

Commissione CulturaGiuliano, Paola ed Elisa stanno operando in modo da perseguire la fi nalità generale della commis-sione di cui fanno parte: stimolare la consapevolezza e la rifl essione sui molteplici aspetti della realtà attuale attraverso la realizzazione di eventi a sfondo culturale. Realizzazioni: è stato attuato un incontro serale in oratorio con la guida alpina Zani, che ha presen-tato il suo libro sulla frequenta-zione calorosa e straordinaria con il papa Giovanni Paolo II; inaspet-tata l’affl uenza di ascoltatori che sono stati piacevolmente stimolati dall’esperienza di questo brescia-no chiamato ad un ruolo davvero speciale; soddisfazione per gli or-ganizzatori che si sono prodiga-ti in vario modo, ma soprattutto attraverso un contatto personale con i parrocchiani e non, a pubbli-cizzare l’evento. Programmazione: a breve termi-ne, Paola ed Elisa stanno lavoran-do per proporre brevi spettacoli teatrali che vedranno in primo pia-no i nostri bambini dell’oratorio, attori e produttori delle scene che sicuramente stimoleranno rifl es-sione e divertiranno gli spettatori

che vorranno aderire all’invito.A lungo termine, la commissione intende impegnarsi nel concretiz-zare alcuni progetti culturali me-ritevoli di attenzione: potrebbero essere visite a mostre artistiche di indiscusso pregio; passeggiate culturali in città di interesse sto-rico, religioso ed artistico; cam-minate in ambienti naturali, alla “riscoperta” di una dimensione umana spesso off uscata; occasioni particolari per rifl ettere sull’essen-za dei valori familiari...Diffi coltà: è necessario impegnarsi nella ricerca di formule stimolati per la crescita culturale e sostan-zialmente umana di ciascuno di noi, nell’intrattenere contatti in-terpersonali, stimolando un coin-volgimento individuale; nello sfondare l’isolamento in cui le per-sone tendono a rannicchiarsi.Bisogni: si cercano idee da condi-videre, contributi concreti alla loro realizzazione da parte di ogni indi-viduo di qualsiasi età, condizione.. ma dotato di buona volontà!

Commissione CaritasMariangela, Donatella ed Ettore sono fortemente coinvolti nell’a-gire secondo lo spirito missionario della Chiesa e nell’esprimere con-cretamente sostegno a quella par-te, ahimè oggi ancor numerosa, della nostra società costretta per svariate motivazione ad aff rontare l’indigenza, le diffi coltà economi-che, spesso in solitudine ed isola-mento.Realizzazioni: da anni la commis-

sione intrattiene contatti stretti con il territorio per conoscerne le esigenze, palesi e meno manifeste, in modo da poter agire, in stretta collaborazione con i sacerdoti, i quali hanno possibilità di “toccare il polso della situazione”. Il merco-ledì, la sede della Caritas locale, rimane aperta per la distribuzione di quanto può essere utile alle per-sone che si aff acciano per partico-lari richieste (alimenti, “la spesa” come la defi niscono comunemen-te, abbigliamento, piccoli arredi...); il giovedì, per il ricevimento di of-ferte da parte delle persone gene-rose e sensibili a questo problema.Programmazione: dalla collabora-zione con i servizi sociali locali, e con la Diocesi di BS, si stanno cer-cano formule più adeguate ad as-solvere alle incalzanti necessità di natura alimentare, considerando che le famiglie indigenti hanno al loro interno più di un bambino in tenera età; si pensa di organizza-re in paese, uno spazio adeguato alla raccolta e alla conservazione di alimenti proveniente da un cen-tro gestito dalla Caritas diocesana (sotto la supervisione della dio-cesi) e stabilire una distribuzione quindicinale. Ovviamente, ciò esi-ge che uomini e donne di buona volontà si prestino alla fattibilità dell’impresa. Diffi coltà: risulta necessario per un’azione effi cace un sondaggio serio e concreto sulle necessità del territorio; ora si presentano alla porta della Caritas soprattutto fa-miglie immigrate, ma è chiaro che

Commissioni, a che punto siamo?

Gruppi di lavoro pastorale

44 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Vita in parrocchia

anche alcuni dei nostri compae-sani richiederebbero interventi di sostegno. La commissione acco-glie informazioni dai bambini che frequentano il nostro Oratorio e dal parroco, quale interlocutore privilegiato per chi vuol esprimere il proprio disagio in perfetto ano-nimato. Se le problematiche sono di una certa entità, gli interessati vengono orientati verso gli uffi ci della Caritas, in Brescia.Bisogni: è indispensabile un’azio-ne congiunta delle agenzie terri-toriali (Comune, Parrocchia, Ora-torio) insieme alla collaborazione costante e discreta dei volontari; la nostra mentalità, pur modifi cata e migliorata nel tempo, risulta anco-ra restia a considerare la povertà nella giusta dimensione.

Commissione Anziani e AmmalatiFelice e Luisa oltre ad essere mem-bri della commissione, da tempo operano nella Parrocchia anche in qualità di ministri straordinari della S. Comunione; essi tengono

un costante e costruttivo contatto con diverse realtà attinenti le fi na-lità della commissione stessa: so-stenere, avendone cura, aiutare le persone anziane, malate e diversa-mente abili, quali membri a pieno titolo della comunità parrocchiale.Realizzazioni: Luisa, ogni lunedì, accompagna i degenti della Casa di Riposo Maggi nella recita del Santo Rosario off rendo loro la pos-sibilità di ricevere la S. Comunione.Programmazione: i membri della commissione valutando la Casa di Riposo, nella sua specifi ca fun-zione, il miglior referente per l’in-dividuazione di particolari neces-sità di persone anziane e malate, hanno preso contatti con il pre-sidente della struttura, al fi ne di intrattenere un confronto perio-dico, in modo da condividere sia ricorrenze o eventi particolari, sia problematiche palesi o nascoste circa la situazione di vita dei nostri anziani.Bisogni: il parroco assolve a molte-plici ed importanti azioni nel rap-

porto con i malati o con i degenti in ospedali, avvalendosi della col-laborazione di persone che con una particolare sensibilità si av-vicinano alla soff erenza; tuttavia, nuovi contributi sono sempre ben accetti per poter essere adeguati alle varie necessità.

Commissione MissionariaUna decina di persone sono im-pegnate da tempo nella gestione delle attività connesse alla priori-taria necessità di fondare ed incre-mentare il ruolo missionario della parrocchia tramite svariate mo-dalità: dal sostegno economico ai nostri missionari nel mondo, alla preghiera, all’annuncio del mes-saggio cristiano.Realizzazioni: è stata attuata la “bancarella dei panettoni” in pros-simità del S. Natale; i ragazzi dell’o-ratorio sono stati invitati a portare materiale scolastico in occasione della S. Lucia, durante l’operazio-ne “Un Dono in dono”; la tombola missionaria in oratorio fa accor-rere molte persone che genero-samente devolvono a favore dei nostri missionari e di associazioni di volontariato nel mondo.Programmazione: ogni ricorrenza che scandisce i momenti signifi ca-tivi nel nostro calendario è spesso fatta corrispondere ad un’occasio-ne per donare, per condividere con chi è meno fortunato moltipli-cando, quindi, la nostra gioia.Bisogni: il gruppo missionario è aperto a tutte le collaborazioni per poter assolvere agli impegni sempre più impellenti; lancia un caloroso appello a quelle donne e a quegli uomini che sanno realiz-zare semplici manufatti, che si di-vertono nel creare con le proprie mani oggetti e che potrebbero insegnare ad altri particolari tecni-che, per alimentare un piccolo ma importante commercio.

Silvana Brianza

Domenica 15 gennaio 2012 celebreremo in Parrocchia la festa degli Anniversari di Matrimonio secondo le mo-dalità già collaudate. Le coppie che nel corso del 2011 hanno celebrato degli anniversari signifi cativi di nozze sono invitate alla Mes-sa delle ore 11 e al pranzo che seguirà presso Villa Valenca ( Località San Giuseppe di Rovato).

Informazioni presso l’Uffi cio parrocchiale, nelle giornate di lunedì e martedì (mattino e pomeriggio). Sul tavolino, in chiesa sono di-sponibili i fogli informativi sull’iniziativa. Le iscrizioni devono per-venire entro la Festa dell’Epifania.

Invitiamo le coppie di sposi che hanno ricordato gli anniversari di matrimonio e soprattutto il 25° e il 50° a prendervi parte, esten-dendo l’invito a parenti e amici. Ai partecipanti sarà dato un ricor-do della ricorrenza.

Festa degli Anniversari di Matrimonio

45Camminiamo insieme n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Concluso il corso di preparazione al matrimonio

Nei mesi di ottobre,novembre e dicembre 2011 si è svolto l’itinerario dei fi danzati in preparazione al matrimo-nio. Le coppie erano sedici e si sono dimostrate interessate e partecipi. Riportiamo qui alcune testimonianze immediate e sincere di alcune coppie. Ai fi danzati auguriamo buon cammino e tanta felicità.

Vita in parrocchia

46 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Spazio oratorio

Il venti ottobre scorso, dopo una breve ma implacabile malattia, si è spento Benedetto Botticini,

un uomo che tanto ha signifi cato per la comunità Castrezzatese. Co-nosciuto e benvoluto da tutti ha vissuto una vita piena, non solo in ambito familiare e lavorativo ma anche a livello sociale. Benedetto è ricordato soprattutto per essere stato Presidente dell’Associazione AIDO negli ultimi quattordici anni, incarico a cui si è dedicato con sin-cera passione, serietà e spirito di abnegazione. Tuttavia il suo ope-rato nell’ambito del volontariato va ben oltre: membro attivo dell’A-VIS è stato per anni donatore di sangue ed ha sempre collaborato alle varie iniziative di questa asso-ciazione cercando anche di pro-muove la cultura della donazione. Per anni inoltre, è stato volontario del Centro Operativo di Soccorso Pubblico, il COSP, prestando la sua opera di solidarietà verso i bisogni della cittadinanza. Da non dimen-ticare la concreta e fruttuosa colla-borazione che Benedetto ha sem-pre dato alle diverse associazioni presenti sul territorio, facendosi così testimone del vero spirito di solidarietà che dovrebbe animare ogni membro di una comunità. Benedetto non ha mai mancato di essere presente là dove c’era un bisogno: negli anni ’70, insieme ad altri castrezzatesi, si era reca-to in Friuli a prestare soccorso ai terremotati; nel corso degli anni si è sempre dedicato ad opere di

raccolta fondi per varie iniziative benefi che o associazioni di volon-tariato prestando particolare at-tenzione non solo ai bisogni della sua comunità ma anche a quelli di realtà lontane, promuovendo donazioni ai missionari e soste-nendo, a distanza, bambini orfani o bisognosi. Il lutto familiare che lo aveva colpito, ha raff orzato in lui la sensibilità verso i bisogni del prossimo e potenziato la capacità di vedere, oltre le apparenze, la soff erenza umana.Ma il suo contributo più prezioso va, senza dubbio, all’associazio-ne AIDO alla quale ha dedicato, nel corso degli anni, tanto tempo ed energia. Benedetto credeva fermamente nella donazione, di sangue , di midollo o di organi ed ha sostenuto ogni iniziativa possi-bile affi nché sempre più persone conoscessero queste realtà e le condividessero. Ha guidato l’as-

sociazione con competenza riu-scendo a mantenere una fattiva collaborazione, sia con le altre as-sociazioni AIDO della zona sia con l’AIDO provinciale. Commoventi sono le parole con cu diversi pre-sidenti AIDO ed il Presidente AIDO provinciale Lino Lovo lo ricordano. Instancabile e tenace, nel 2009, in occasione del 35° anniversario della fondazione dell’associazio-ne AIDO a Castrezzato, ha voluto che questa ricorrenza fosse un momento memorabile secondo il suo stile ed il suo carattere che non lasciava mai niente al caso ma ogni cosa studiata e messa al po-sto giusto. Ogni uomo o donna è solo di pas-saggio su questa terra ma qual-cuno riesce a lasciare un segno tangibile della sua esistenza o un messaggio che viene raccolto e seguito. Senza dubbio l’eredità più bella che ci ha lasciato Benedetto è il suo entusiasmo, l’entusiasmo di un uomo semplice che non si arrende davanti alle diffi coltà ma continua il suo cammino perché crede in ciò che fa. Nel mondo in cui viviamo è sicuramente un’ere-dità importante perché semplicità e perseveranza sono oggi qualità veramente rare ma preziose per far crescere una comunità.

L’ultimo saluto dagli amici dell’AIDOCaro Benedetto,È diffi cile per noi trovare le pa-role per porgerti l’ultimo saluto

Benedetto Botticini, una vita per la comunità

Il saluto ad un caro amico

Vita in parrocchia

47Camminiamo insieme n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

perché non avremmo mai voluto perderti. È più facile invece dirti grazie per tutto ciò che hai fatto; grazie per essere stato un mem-bro attivo all’interno della nostra associazione, per aver creduto nell’ideale della donazione e per esserti sempre fatto testimone dell’AIDO. Grazie per essere stato una colonna portante del nostro gruppo, un Presidente sempre at-tento e disponibile ad ogni inizia-tiva. Grazie per l’impegno che hai sempre messo in ciò che facevi e per l’entusiasmo che hai saputo trasmettere anche nei momenti in cui sarebbe stato molto più facile mollare tutto. Grazie per il tempo che hai speso, anche quando ne avevi poco, perché non hai mai voluto trascurare nessun impegno e tanto meno far le cose a metà. Grazie per aver sempre parlato con la gente e sensibilizzato la po-polazione all’importanza della do-nazione di organi, portando l’AIDO di Castrezzato ad oltre 400 iscritti. Grazie per la perseveranza con cui hai svolto i compiti più diffi cili, an-che esponendoti in prima persona per raccogliere fondi o promuove-re progetti a sostegno del prossi-mo. Grazie per essere sempre stato disponibile alla collaborazione an-che con le altre associazioni locali, in modo particolare l’AVIS con cui hai voluto condividere numerose iniziative con lo spirito di percorre-re insieme l’ unico cammino della solidarietà. Grazie per essere stato testimone dello spirito del volon-tariato e un esempio di altruismo per l’intera comunità, in un’epoca in cui regnano sovrani l’egoismo e l’indiff erenza. Ed infi ne grazie per essere stato, prima di tutto, un amico sincero, generoso e sempre presente. Oggi non ti piangono solo la fami-glia e gli amici ma un paese intero dove il tuo ricordo, siamo certi, so-pravvivrà a lungo.Ciao Benedetto

I tuoi amici dell’AIDO

Vita in parrocchia

BetlemmeLa strada la dientàa semper piö brötapredù ramm a treèrs e büze fondeBèpi ‘l supiàa la fomna l’era mötae l’àzen poarì ‘l tiràa le onde [...]

E ghè gnit fosc, ‘na sera frèda e nètacon dele stèle ‘n cel che parìa sassghera mia tat de girolà ‘n spalètama bisognàa sercà de riparàs.

J’è ‘ndacc a cassas dèt an dè ‘n baitèlper tèra i ga truat an möcc dè féi la quarciat zò töt con de ‘n mantèle pò i s’è ‘ndurmentacc an sima le.

Sarà passat, chè soi, forse ‘n quart d’ura,quando Maria la sa mèt dré a tremà:“Bèpi ga som, l’è che cal là dè sura,adès ‘scùltem be se ghè de fà:

‘mpissa sö ‘l föc pò varda ‘n dela spòrtaghè déter an lensöl piegat sö bépòrtemel ché e va’ föra dela portache per al rést ma range dè per mé.”

L’è ‘ndat lü là de fò come i gh’ia ditma ‘n del vardà per aria che laur!Ròbe che a dile giü l’è gnè cridit:al cel al ghia ciapàt n’alter culur! [...]

Lü l’era là, ‘n ciurciat an dè ‘n lensöl,co j’öcc amò seracc e töt bagnate a le sò spale un àzen e ‘n manzöli ghera ‘l sò defà a tignìl scaldat.

Che burdelère, che vuzà, che ghètma ‘l pòpó ‘l sa squassàa gne ‘n pitinìmia che ‘l fös surt ma l’era per rispètdei sò pastur che j’era lé vizì.

(Da Bibbiù - Achille Platto)

48 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Eccomi qua davanti a que-sto foglio ad un mese dalla tua partenza. Don Mario ha

chiesto di scrivere qualcosa di voi. Con te, nonno,se ne è andato un pezzo di Castrezzato e pochi mesi prima, a febbraio, se ne era andata la nonna: solo la morte è riuscita a dividervi, se pur per poco tem-po, e ora, ne sono convinto, siete in Paradiso senza più dover fare i conti con quegli acciacchi che ulti-mamente vi avevano colpito e mi-nato sia nel fi sico che nella mente.La vostra famiglia era un pezzo della storia di Castrezzato ed era-vate, per motivi sicuramente di-versi, conosciuti da tutti. Nella mia mente tu, nonna, sei ancora china su quella macchina da cucire dalla quale proveniva un continuo tam-burellare monotono e costante prodotto dall’ago che, in maniera continua, entrava ed usciva dal tessuto. Vedo ancora il tuo volto, concentrato sul lavoro illuminato dalla lampada ad incandescenza, la stessa che evidenziava le nu-merose rughe che solcavano il tuo volto, frutto di una vita dedicata alla famiglia e al lavoro. Quante le persone, ogni giorno, venivano nella tua casa a chiedere di siste-mare o accorciare gonne, panta-loni e camicie? Quante persone venivano a ritirare i loro capi e si sorprendevano del lavoro che avevi svolto. Sul tuo volto spunta-va un sorriso e la loro soddisfazio-ne era per te motivo di orgoglio: i tuoi occhi, di quel particolare co-lore grigio, si illuminavano al pen-siero di essere riuscita a soddisfare

così pienamente i desideri dei tuoi clienti. Dopo pochi mesi ti ha rag-giunto il nonno; anche di lui serbo nel cuore moltissimi ricordi che ho già in parte ricordato in un lettera. Del nonno ricordo quel carattere più espansivo e gioviale alla con-tinua ricerca delle persone, a quel suo modo di intrattenere la gente e soprattutto all’attaccamento che provava per quell’altro suo grande amore, il Corpo dei Bersaglieri. Quante feste ti hanno visto prota-gonista? Quanti amici hanno brin-dato con te, ridendo e piangendo, ricordando i momenti tristi e dolo-rosi legati alla guerra, ricordi che con il passare degli anni perdeva-no la loro amarezza e diventando più dolci e sopportabili grazie al tempo che, passando, sanava le ferite cancellando i ricordi più stra-zianti e le esperienze più crude.

L’indelebile e più doloroso ricordo che, in una commistione di ranco-re e astio ti portavi dentro, spero sia scomparso quando varcando il portale del Paradiso hai rivisto Beniamino, fratello perso cosi gio-vane per mano dei tedeschi nel 1945.Quante volte cara nonna, velando gli occhi di lacrime, ricordavi tuo fratello assassinato in una rapina a Milano, quante volte ti ho visto, in silenzio, chinare il capo e pensare alla tua nipotina Valentina. La vostra vita è stata dedicata al lavoro, per quanto io possa ri-cordare, e sono sicuro che grazie all’unione dei vostri caratteri, sup-portatati da una fede cristiana e genuina, riuscivate a sopportare in silenzio tutte le croci e i dolori che la vita vi ha riservato.Ho negli occhi le scene in cui, du-rante la serata di Santa Lucia la nonna (tu nonno non partecipa-vi direttamente a questo rito ma lo gioia traspariva da una luce di felicità dei tuoi occhi) mettevi in fi la tutti noi nipoti consegnando-ci una piccola mancia. Al termi-ne ti dirigevi verso la zia Maria e, guardandola, le porgevi la parte che sarebbe toccata a Valentina perché, dicevi, non volevi fare dif-ferenze.Ricordo anche la parte dura del ca-rattere della nonna, probabilmen-te forgiato dal lavoro nei campi e da quelle ristrettezze economiche che aveva subito nella sua giova-ne adolescenza, la schiettezza con cui rispondeva alle provocazio-ni. Tanti sono i ricordi legati alla

Ciao nonni, così voglio ricordarvi

Vita in parrocchia

Battista e Lucia nei ricordi nel nipote

49Camminiamo insieme n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

nonna che riaffi orano nella mia mente: quel tuo soprabito marro-ne contornato da una pelliccia sul collo che usavi nei giorni di festa, i grembiuli, il modo in cui prendevi il mio volto nelle tue mani e me lo baciavi tirandolo verso di te, le lun-ghe chiacchierate tra te e il nonno che udivo al mio rientro a casa la sera e che, pur non capendone il contenuto, mi fermavo ad ascolta-re solo per perdermi nel ritmo dol-ce e amorevole delle vostre voci, le lunghe chiacchierate la sera sul ciglio della strada con i vicini, le interminabili partite a tombola alla domenica, il Natale passato in casa vostra dove in tutti noi, fi gli e nipoti, riaffi orava quel senso di famiglia che ora sembra perduto in questa società. Gli ultimi ricordi che ho di te, nonna, sono di una donna all’apparenza fragile ma, studiando i tuoi occhi, capivo che il tuo animo determinato e forte albergava ancora in quel corpo che, orami, era solo un contenitore esteriore e sono sicuro che al mo-mento della tua partenza tu stessa hai gioito della libertà ritrovata: la tua anima, fi nalmente libera, sarà salita in Paradiso per riabbraccia-re tutte le persone a te più care. Nonna ricordo le sfuriate miste a grida e i rimproveri che rivolgevi al nonno quando la sera lo portavo a casa e lui, malfermo sulle gambe, nel cortile ti intonava una canzo-ne accompagnandola con ampi gesti delle mani nel tentativo di abbracciarti e tu, scansandoti, lo rimproveravi ad alta voce salvo poi, amorevolmente, aspettarlo a letto restando in attesa che la sbornia passasse e lasciasse il po-sto ad un russare sonoro e pesan-te che ti dava la certezza che il tuo compagno era ormai li accanto a te. Non so come, con due caratteri cosi diversi, siate riusciti ad incon-trarvi : voi mi avete insegnato che l’Amore esiste, che l’unità della famiglia si raff orza nei momenti più diffi cili (quando uno dei due è

malato, non c’è cibo a suffi cienza o ci sono diffi coltà economiche). Nei vostri gesti, nelle vostre pa-role e nei vostri comportamenti ho capito come nella vita si può litigare ed avere visioni opposte per medesimi problemi ma che, se aff rontati assieme, tutti i problemi si possono superare. Vi immagino lì in Paradiso mentre guardate e proteggete tutti noi, anche i vostri pro-nipoti che avete conosciuto per poco tempo. Nonni noi siamo qui in questo mondo che ultima-mente sembra aver perso quell’u-manità che mi avete insegnato, vi prego, dal Paradiso, di continuare a tenere acceso quella luce che mi mostri la via da percorrere e, pur sapendo che molte volte sbaglio e sicuramente sbaglierò, aiutatemi a tenere il timone della mia vita su quelle rotte che voi avete già per-corso per poter solcare quel mare, a volte agitato, che è la vita in fa-miglia e nella società sperando che, anziano, possano i miei nipoti vedere nei miei occhi la serenità e la tranquillità che io ho visto nei vostri prima di dirvi addio. Potrei continuare a scrivere per ore di te e del nonno, dei vostri aneddoti e dei vostri racconti, della guerra che avete vissuto in maniera diretta, del modo in cui vi siete incontrati, della voglia di vivere che fi no all’ultimo vi ha ac-compagnato, della dolcezza con cui, quando dormivo da voi, mi insegnavate a pregare e chiede-re la protezione della Madonnina (al tempo mi sembrava un inutile perdita di tempo e che solo oggi, invece, rivaluto) quelle stesse pre-ghiere che ora sto insegnando, anche se per molti è fuori moda, ai piccoli Lorenzo ed Enrico e solo ora, pregando con loro, riecheg-giano in me le vostre voci e sento che la nostra Preghiera si espande e viene accompagnata, diretta-mente da voi, nell’alto dei cieli.Ciao Nonno Battista, Bersagliere nel cuore, ciao nonna Lucia, “satu-

Vita in parrocchia

ra de Castresat”, ora vi immagino li in cielo a litigare per un nonnulla forse, da quanto ho potuto capi-re, è l’unico modo che conoscete per poi avere la scusa di riappaci-fi carvi e sintonizzarvi sulla giusta frequenza del vostro Amore sen-za che gli estranei possano capire che quello non era un litigio ma un esondazione dell’aff etto, a vol-te impossibile da controllare, che provavate l’uno per l’altra.

Vostro nipoteG. Battista Cavalli

Le Incaricate passeranno a ri-tirare la quota di abbonamen-to per l’anno prossimo, che rimane ancora di € 15,00. Vi ringraziamo per la fi ducia che ci accordate! Camminiamo Insieme, il no-stro bollettino, rimane ancora la via più diretta per seguire la vita della Parrocchia e dell’O-ratorio e off rire occasioni di formazione cristiana delle fa-miglie. Alle Incaricate per la distribu-zione il nostro vivissimo rin-graziamento.

Rinnovo abbonamento al bollettino per l’anno 2012

50 Camminiamo insiemen. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Calendario liturgico

Calendario liturgico pastoraleDicembre 20114 Domenica II di Avvento.8 Solennità dell’Immacolata Concezione. Orario festivo delle sante messe11 Domenica III di Avvento14 S. Giovanni della Croce15 S. Maria Crocifi ssa di Rosa, Fondatrice delle

Ancelle della Carità18 Domenica IV di Avvento21 Mercoledì Ore 9,30 Confessione delle donne. Ore 20,30 Liturgia penitenziale per tutti. Con-

fessioni.24 Sabato. Vigilia di Natale. Tempo dedicato alle

confessioni, mattino e pomeriggio, soprattut-to per gli uomini.

Ore 24,00: S. Messa nella Notte Santa.25 Domenica. Solennità del Natale di Nostro Si-

gnore Gesù Cristo. 26 Festa di S. Stefano. Orario festivo delle S. Messe27 S. Giovanni apostolo ed evangelista.28 S.S. Innocenti Martiri.31 S. Silvestro Papa. Ore 18,00: S. Messa solenne. Te Deum di Rin-

graziamento (Indulgenza Plenaria) Ore 21,00 - 23,00: Adorazione nella Chiesa di

S. Lorenzo

Gennaio 2012 – Mese della Pace1 Domenica Solennità di Maria Madre di Dio.

Orario festivo. Giornata Mondiale della Pace. Ore 17,15 Vespri cantati - Veni Creator (Indul-

genza Plenaria)6 Epifania di Nostro Signore. Giornata dell’in-

fanzia Missionaria. Orario festivo. N.B. Nel po-meriggio S. Messa e benedizione dei bambi-ni. Bacio a Gesù Bambino.

8 Domenica Festa del Battesimo del Signore. Ore 11,00: Battesimi.

15 Domenica II del Tempo Ordinario. Festa della Famiglia. Ore 11: S. Messa degli Anniversari di Matrimonio (Con la Corale)

16 - 17 - 18 Benedizione delle stalle e degli ani-mali per la festa di S. Antonio Abate

17 Festa liturgica di S. Antonio Abate. Dal 18 al 25 gennaio: Ottavario di Preghiera

per l’Unità dei Cristiani.21 S. Agnese Vergine e Martire

25 Festa della Conversione di S. Paolo.26 Giovedì Ore 20 Uffi cio per tutti i Defunti del

Sacro Triduo. Inizio dei Sacri Tridui.27 Venerdì S.S. Tridui dei Defunti. Sante Messe

ore 8,00 - 9,30 - 18,00. Adorazione in mattinata e nel pomeriggio

fi no all’ora della messa vespertina.28 Sabato S.S. Tridui. Sante Messe ore 8,00 - 9,30

- 18,00. Adorazione (matt. e pom.)29 Domenica IV del T.O. Ultimo giorno dei S.S.

Tridui. Ore 18,00 S Messa con ricordo per Tutti i De-

funti della Parrocchia dell’anno 2011.31 Festa di S. Giovanni Bosco, Padre e Maestro

dei giovani. Ore 20,30 (in oratorio) S. Messa per tutti i Gio-

vani Defunti della Parrocchia.

Febbraio 20122 Festa della Presentazione di Gesù al Tempio

(Candelora). Ore 20,30: S. Messa per tutti i col-laboratori della Parrocchia.

3 S. Biagio vescovo. Benedizione della gola.5 Domenica V del T.O. Giornata Nazionale per la

Vita. N.B. In questa settimana la Comunità Missio-

naria di Villaregia anima molte iniziative per tutte le categorie della comunità.

Il programma sarà fatto conoscere a tempo opportuno.

11 Beata Vergine di Lourdes. Giornata mondiale del Malato.

12 Domenica VI del T.O. Domenica dei Battesi-mi (Ore 11,00)

15 S.S. Martiri Faustino e Giovita Patroni della Città e Diocesi.

17 Memoria dei Sette Santi Fondatori, fondatori dei Servi di Maria.

19 Domenica VII del T.O.22 Mercoledì delle Ceneri: inizio della Quarersi-

ma (magro e digiuno) S.S. Messe ed imposizione delle Ceneri: Ore

8,00 - 9,30 - 16,00 (Casa Riposo) - 17,00 (Ra-gazzi) - 19,00 e 20,30.

24 Venerdì (nei Venerdì di Quaresima è prescrit-ta l’astinenza dalle carni). Inizio della Via Cru-cis comunitaria.

26 Domenica I di Quaresima

Lettera del Parroco

51Camminiamo insieme n. 29 dicembre 2011- febbraio 2012

Anagrafe parrocchiale

Anagrafe parrocchialeNella luce di Cristo (defunti)Rinati in Cristo (battesimi)

Braga Filippodi Massimiliano e Eff retti Raff aella

Chiari Davidedi Raff aele e Lamenta Irene

Deviardi Marta di Marco e Amadei Emanuela

Iandoli Simone di Davide e Torri Michela

Corsini Matteodi Gianpaolo e Guerrini M. Francesca

Delera Paolo Giovannidi Matteo e Tricòl Marta

Dotti Christiandi Luca e Maifredi Roberta

Massimo Melissadi Mauro e Machina Sabrina

Olmi Andreadi Tiziano e Bosio Flavia

Pagani Martinadi Luigi e Brescianelli Monica

Botticini Benedetto di anni 73

Corsini Francesca di anni 63

Dominici Carmelo di anni 37

Cuneo Vincenzo di anni 79

Goffi Giuseppe di anni 67

Borella Pierina di anni 89

Gusmini Lucio di anni 53

Rossi Giampiera di anni 62