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cultura 13 martedì 7 luglio 2015 di Tommaso Ariemma* Anticipazione dell’intervento alla V edizione di “Popsophia-Filoso- fia del contemporaneo”, a Pesaro dal 9 al 12 luglio, nell’ambito del- la rassegna “Philofiction”. n camper sfreccia nel de- serto del New Mexico. Al- la guida, un professore di chimica delle superiori che ha da poco scoperto di avere un cancro ai polmoni, non operabile. Il suo nome è Walter White. Al suo fian- co, il suo ex studente Jesse Pin- kman, stordito, privo di sensi. Co- mincia così Breaking Bad, la plu- ripremiata serie tv americana, ca- polavoro finora ineguagliato e ve- ra e propria provocazione per il pensiero. Il professore ha convin- to l’ex studente sbandato a fare coppia con lui nella produzione e distribuzione di purissima metan- fetamina. Il cartello messicano la considera la cocaina per i poveri, ma il prodotto creato da Walt non ha paragoni. Lo scopo del profes- sore di chimica è fare presto soldi facili: è condannato a morte dalla malattia, ma non vuole lasciare al verde sua moglie e i suoi figli. Insomma, lo fa per una buona causa. Fino all’ultima stagione so- sterrà che, «quando quello che facciamo è per una buona causa, non dobbiamo preoccuparci di niente». Il camper è il loro laboratorio per “cucinare” metanfetamina. Nel deserto, lontano da occhi indi- screti. Certo, siamo lontani dal mare, ma i segni del naufragio ci sono tutti. Solo nella quinta sta- gione della serie scopriamo che quel camper ha un nome, The Crystal Ship (come la canzone dei Doors), e che, dunque, quel deser- to era il suo mare. Lo stesso Wal- ter White, del resto, incarna bene quella figura dell’imprenditore, mix di libertà e follia, nata pro- prio a bordo di una nave. Secon- do il filosofo Peter Sloterdijk, in- fatti, «i primi moderni geografi europei, i navigatori e gli esplora- tori dell’America, pur di realizza- re qualcosa di corrispondente al- la spinta del loro intimo deside- rio, rischiarono un salto mortale dell’Atlantico. Si potrebbe arriva- re a dire che il gesto temerario espresse in tutto e per tutto il pro- totipo dell’intelligenza imprendi- toriale europea, dove si formulò un quasi folle partito preso a favo- re di tutto ciò che è difficile, indi- retto, ma tuttavia possibile e pro- fittevole» . Non manca, in tutta la serie, una critica del lavoro dipen- dente, accanto all’azzardo del- l’imprenditore. Un azzardo che, nel caso di Walt, si affianca a una ricerca della purezza su più fron- ti. La sua droga è purissima, come le sue intenzioni. Non importa quanto dovrà sporcarsi le mani per questo. La purezza giustifica l’impresa. Ma le buone intenzioni sono ne- cessariamente punite, avrebbe detto il filosofo Gilles Deleuze, «per la fragilità propria delle su- perfici». Per quanto enigmatica, questa considerazione di Deleuze si sposa perfettamente con il prin- U cipio alla base di Breaking Bad. Non solo perché richiama la fragi- lità fin dal titolo, il suo “brea- king”, ma soprattutto perché, let- teralmente e metaforicamente, la fragilità della superficie è la con- dizione di possibilità del prodot- to di Walt. I suoi cristalli di me- tanfetamina sono ottenuti rom- pendo una lastra della sostanza, mandando in frantumi la sua vita. Se Breaking Bad rappresenta un naufragio, questo è soprattutto il naufragio della ricerca ossessiva del puro, dell’etica della buona causa che sottostima le conse- guenze di un’azione. Tutta la serie ci porta al cuore dell’etica occi- dentale contemporanea, un cuore oscuro. Nessuna serie, più di Breaking Bad, mette in scena il fallimento della massima etica dominante, che a sua volta nutre l’etica della buona causa: non cedere sul pro- prio desiderio. Questa massima, coniata da Lacan nel suo celebre seminario sull’etica della psicoa- nalisi, la ritroviamo ormai un po’ ovunque e funziona come una sorta di metanfetamina concettua- le. Già il solo leggerla “carica”. Bisogna seguire i propri desideri fino in fondo, senza tradirli, met- tendo da parte tutto il resto. Un certo eroismo è d’obbligo e Walter White non di rado viene interpre- tato come un eroe. Un eroe di quell’etica che prescrive di «non cedere sul proprio desiderio». Il proprio desiderio: come se davve- ro esistesse una cosa simile. Un desiderio personale o appropria- to. Il vero motore della massima etica, in questo caso, non è tanto il nostro desiderio, di cui non sap- piamo mai veramente molto, quanto il “non cedere”. Chi potrebbe mettere in discus- sione una massima che comincia con “non cedere”? Siamo di fron- te a un idealismo della libertà molto ingenuo, dove la libertà è qualcosa di fragile che non va ba- rattata con condizioni più como- de o benevoli. Le azioni saranno giudicate buone se conformi a ciò che prescrive il proprio desiderio. Eppure quello che vediamo sullo schermo sembra dirci altro, tutta la serie sembra avere anche un al- tro messaggio. Walt, fin dal principio, non fa che assecondare il suo desiderio, cer- cando di evitare la catastrofe mor- tale. Pur malato gravemente, non vuole morire, non prima di aver soddisfatto il suo desiderio. Solo nel corso delle stagioni della serie capiamo la frustrazione, il ranco- re e la spinta al riscatto che abita- no il signor White, che a un certo punto sosterrà: «Pensandoci, mi sembra di non aver mai fatto dav- vero di testa mia. Delle scelte in- tendo. È come se per tutta la mia vita non avessi mai avuto il dirit- to di poter decidere quello che vo- levo fare. Adesso ho una nuova sfida: il cancro. E tutto ciò che mi resta da fare è scegliere come af- frontarla». Non è vero, Walt ha già fatto delle scelte, e una scelta in particolare - una scelta dove non ha certo ceduto sul proprio desi- derio - ha segnato la sua vita tan- ti anni prima. L’etica del desiderio non è altro che l’etica del naufragio, del “si salvi chi può”. Perché è questo, lo sappiamo, ciò che avviene duran- te un naufragio. Cosa potremmo, allora, rimprove- rare a Walt dal punto di vista eti- co? In fondo, ha seguito alla lette- ra tutti i principi etici del contem- poraneo. Forse potremmo rimpro- verargli proprio questo: un ecces- sivo zelo. Oppure, soffermandoci su qualche dettaglio (tanto amati dal suo creatore Vince Gilligan), potremmo individuare un princi- pio “non osservato”. Tutta la serie, in fin dei conti, non è solo la rappresentazione del ri- scatto distruttivo e autodistrutti- vo di Walter White: è anche il mo- strare quanto dei cambiamenti non vengano osservati. Breaking Bad è una serie sul cam- biamento. La prima puntata si apre con una lezione sulla chimi- ca come studio dei cambiamenti. Ma, proprio nelle sue prime lezio- ni, Walt accenna a due tipi di cambiamento: alcuni sono esplo- sivi, altri lenti, ma non meno im- portanti. I cambiamenti non re- pentini o macroscopici, tuttavia, non vengono osservati dai prota- gonisti. Walt cambia abitudini e aspetto fisico, ma il suo cambia- mento interiore, il suo “diventare sé stesso”, non è certo colto. Il ca- so emblematico è quello del co- gnato Hank, agente dell’antidroga che va alla caccia di “Heisen- berg”, il falso nome sotto cui si ce- la il nostro professore di chimica: fino all’ultima stagione non so- spetterà che il sanguinario e astu- to produttore della nuova droga blue sky sia proprio l’imbranato, più volte sbeffeggiato, W.W., Wal- ter White. Il cambiamento di Walt è colto davvero solo dallo spettatore. Un cambiamento lento, ma radicale: da impacciato e affettuoso profes- sore a boss incontrastato della droga senza scrupoli. Nella serie compaiono, per due volte, delle scene (nella terza pun- tata della seconda stagione e nel- l’ottava della quinta) dove Walt osserva un dipinto, che rappre- senta un uomo su un piccola bar- ca che si allontana dalla sua fami- glia verso il mare. Il quadro sem- bra dirgli qualcosa sulla sua esi- stenza e sul suo destino, ma non sembra comprenderlo. Il piccolo dipinto era come una profezia, lo riguardava. Walt commetterà spesso questo errore, un errore etico: non sarà all’altezza dei suoi incontri. In fondo, tutti i suoi incontri avreb- bero potuto evitare la catastrofe: quelli del suo passato, a cui spes- so si fa accenno nella serie, e quel- li del suo presente, che Walt pale- semente non sa gestire, provocan- do reazioni a catena: stringerà pat- ti con inaffidabili e psicotici san- guinari, lascerà morire innocenti, tradirà la fiducia delle persone a lui più vicine. Se c’è, allora, un’altra massima etica che possiamo rintracciare nella serie, opposta all’etica del desiderio egoistico, è proprio la seguente: si’ all’altezza dei tuoi incontri. Tutto in Breaking Bad ha origine o viene innescato da un incontro. Ma spesso questo incontro è schiacciato o ignorato dall’etica del desiderio e della buona causa. L’etica dell’incontro ci dice, inve- ce, che gli incontri ci riguardano e che non vanno ignorati. *Insegna Estetica presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Ha pubblicato tra gli altri: “Sul filo del rasoio. Estetica e filosofia del taglio” (Aracne, 2014), “Anatomia delle bellezza. Cura di sé, arte, spettacolo da Platone al selfie” (Aracne, 2015). ANTICIPIAMO LA RELAZIONE CHE VERRÀ PROPOSTA AL FESTIVAL “POPSOPHIA”, A PESARO DA GIOVEDÌ L’ETICA DEL CAMBIAMENTO COME FILO CONDUTTORE DEL FAMOSO TITOLO STATUNITENSE. UN GIOVANE STUDIOSO CI AIUTA A CAPIRE PERCHÉ Breaking Bad la filosofia è diventata serie tv

Breaking Bad la filosofia è diventata serie tv · fatti, «i primi moderni geografi europei, i navigatori e gli esplora-tori dell’America, pur di realizza-re qualcosa di corrispondente

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Page 1: Breaking Bad la filosofia è diventata serie tv · fatti, «i primi moderni geografi europei, i navigatori e gli esplora-tori dell’America, pur di realizza-re qualcosa di corrispondente

cultura

13martedì 7 luglio

2015

di Tommaso Ariemma*

Anticipazione dell’intervento allaV edizione di “Popsophia-Filoso-fia del contemporaneo”, a Pesarodal 9 al 12 luglio, nell’ambito del-la rassegna “Philofiction”.

n camper sfreccia nel de-serto del New Mexico. Al-la guida, un professore di

chimica delle superiori che ha dapoco scoperto di avere un cancroai polmoni, non operabile. Il suonome è Walter White. Al suo fian-co, il suo ex studente Jesse Pin-kman, stordito, privo di sensi. Co-mincia così Breaking Bad, la plu-ripremiata serie tv americana, ca-polavoro finora ineguagliato e ve-ra e propria provocazione per ilpensiero. Il professore ha convin-to l’ex studente sbandato a farecoppia con lui nella produzione edistribuzione di purissima metan-fetamina. Il cartello messicano laconsidera la cocaina per i poveri,ma il prodotto creato da Walt nonha paragoni. Lo scopo del profes-sore di chimica è fare presto soldifacili: è condannato a morte dallamalattia, ma non vuole lasciare alverde sua moglie e i suoi figli. Insomma, lo fa per una buonacausa. Fino all’ultima stagione so-sterrà che, «quando quello chefacciamo è per una buona causa,non dobbiamo preoccuparci diniente».Il camper è il loro laboratorio per“cucinare” metanfetamina. Neldeserto, lontano da occhi indi-screti. Certo, siamo lontani dalmare, ma i segni del naufragio cisono tutti. Solo nella quinta sta-gione della serie scopriamo chequel camper ha un nome, TheCrystal Ship (come la canzone deiDoors), e che, dunque, quel deser-to era il suo mare. Lo stesso Wal-ter White, del resto, incarna benequella figura dell’imprenditore,mix di libertà e follia, nata pro-prio a bordo di una nave. Secon-do il filosofo Peter Sloterdijk, in-fatti, «i primi moderni geografieuropei, i navigatori e gli esplora-tori dell’America, pur di realizza-re qualcosa di corrispondente al-la spinta del loro intimo deside-rio, rischiarono un salto mortaledell’Atlantico. Si potrebbe arriva-re a dire che il gesto temerarioespresse in tutto e per tutto il pro-totipo dell’intelligenza imprendi-toriale europea, dove si formulòun quasi folle partito preso a favo-re di tutto ciò che è difficile, indi-retto, ma tuttavia possibile e pro-fittevole» . Non manca, in tutta laserie, una critica del lavoro dipen-dente, accanto all’azzardo del-l’imprenditore. Un azzardo che,nel caso di Walt, si affianca a unaricerca della purezza su più fron-ti. La sua droga è purissima, comele sue intenzioni. Non importaquanto dovrà sporcarsi le maniper questo. La purezza giustifical’impresa.Ma le buone intenzioni sono ne-cessariamente punite, avrebbedetto il filosofo Gilles Deleuze,«per la fragilità propria delle su-perfici». Per quanto enigmatica,questa considerazione di Deleuzesi sposa perfettamente con il prin-

U

cipio alla base di Breaking Bad.Non solo perché richiama la fragi-lità fin dal titolo, il suo “brea-king”, ma soprattutto perché, let-teralmente e metaforicamente, lafragilità della superficie è la con-dizione di possibilità del prodot-to di Walt. I suoi cristalli di me-tanfetamina sono ottenuti rom-pendo una lastra della sostanza,mandando in frantumi la sua vita.Se Breaking Bad rappresenta unnaufragio, questo è soprattutto ilnaufragio della ricerca ossessivadel puro, dell’etica della buonacausa che sottostima le conse-guenze di un’azione. Tutta la serieci porta al cuore dell’etica occi-dentale contemporanea, un cuoreoscuro.

Nessuna serie, più di BreakingBad, mette in scena il fallimentodella massima etica dominante,che a sua volta nutre l’etica dellabuona causa: non cedere sul pro-prio desiderio. Questa massima,coniata da Lacan nel suo celebreseminario sull’etica della psicoa-nalisi, la ritroviamo ormai un po’ovunque e funziona come unasorta di metanfetamina concettua-le. Già il solo leggerla “carica”. Bisogna seguire i propri desiderifino in fondo, senza tradirli, met-tendo da parte tutto il resto. Uncerto eroismo è d’obbligo e WalterWhite non di rado viene interpre-tato come un eroe. Un eroe diquell’etica che prescrive di «noncedere sul proprio desiderio». Ilproprio desiderio: come se davve-

ro esistesse una cosa simile. Undesiderio personale o appropria-to. Il vero motore della massimaetica, in questo caso, non è tantoil nostro desiderio, di cui non sap-piamo mai veramente molto,quanto il “non cedere”. Chi potrebbe mettere in discus-sione una massima che cominciacon “non cedere”? Siamo di fron-te a un idealismo della libertàmolto ingenuo, dove la libertà èqualcosa di fragile che non va ba-rattata con condizioni più como-de o benevoli. Le azioni sarannogiudicate buone se conformi a ciòche prescrive il proprio desiderio.Eppure quello che vediamo sulloschermo sembra dirci altro, tuttala serie sembra avere anche un al-

tro messaggio. Walt, fin dal principio, non fa cheassecondare il suo desiderio, cer-cando di evitare la catastrofe mor-tale. Pur malato gravemente, nonvuole morire, non prima di aversoddisfatto il suo desiderio. Solonel corso delle stagioni della seriecapiamo la frustrazione, il ranco-re e la spinta al riscatto che abita-no il signor White, che a un certopunto sosterrà: «Pensandoci, misembra di non aver mai fatto dav-vero di testa mia. Delle scelte in-tendo. È come se per tutta la miavita non avessi mai avuto il dirit-to di poter decidere quello che vo-levo fare. Adesso ho una nuovasfida: il cancro. E tutto ciò che miresta da fare è scegliere come af-frontarla». Non è vero, Walt ha già

fatto delle scelte, e una scelta inparticolare - una scelta dove nonha certo ceduto sul proprio desi-derio - ha segnato la sua vita tan-ti anni prima.L’etica del desiderio non è altroche l’etica del naufragio, del “sisalvi chi può”. Perché è questo, losappiamo, ciò che avviene duran-te un naufragio.Cosa potremmo, allora, rimprove-rare a Walt dal punto di vista eti-co? In fondo, ha seguito alla lette-ra tutti i principi etici del contem-poraneo. Forse potremmo rimpro-verargli proprio questo: un ecces-sivo zelo. Oppure, soffermandocisu qualche dettaglio (tanto amatidal suo creatore Vince Gilligan),potremmo individuare un princi-

pio “non osservato”.Tutta la serie, in fin dei conti, nonè solo la rappresentazione del ri-scatto distruttivo e autodistrutti-vo di Walter White: è anche il mo-strare quanto dei cambiamentinon vengano osservati. Breaking Bad è una serie sul cam-biamento. La prima puntata siapre con una lezione sulla chimi-ca come studio dei cambiamenti.Ma, proprio nelle sue prime lezio-ni, Walt accenna a due tipi dicambiamento: alcuni sono esplo-sivi, altri lenti, ma non meno im-portanti. I cambiamenti non re-pentini o macroscopici, tuttavia,non vengono osservati dai prota-gonisti. Walt cambia abitudini easpetto fisico, ma il suo cambia-mento interiore, il suo “diventare

sé stesso”, non è certo colto. Il ca-so emblematico è quello del co-gnato Hank, agente dell’antidrogache va alla caccia di “Heisen-berg”, il falso nome sotto cui si ce-la il nostro professore di chimica:fino all’ultima stagione non so-spetterà che il sanguinario e astu-to produttore della nuova drogablue sky sia proprio l’imbranato,più volte sbeffeggiato, W.W., Wal-ter White. Il cambiamento di Walt è coltodavvero solo dallo spettatore. Uncambiamento lento, ma radicale:da impacciato e affettuoso profes-sore a boss incontrastato delladroga senza scrupoli.Nella serie compaiono, per duevolte, delle scene (nella terza pun-tata della seconda stagione e nel-l’ottava della quinta) dove Waltosserva un dipinto, che rappre-senta un uomo su un piccola bar-ca che si allontana dalla sua fami-glia verso il mare. Il quadro sem-bra dirgli qualcosa sulla sua esi-stenza e sul suo destino, ma non

sembra comprenderlo. Il piccolodipinto era come una profezia, loriguardava.Walt commetterà spesso questoerrore, un errore etico: non saràall’altezza dei suoi incontri. Infondo, tutti i suoi incontri avreb-bero potuto evitare la catastrofe:quelli del suo passato, a cui spes-so si fa accenno nella serie, e quel-li del suo presente, che Walt pale-semente non sa gestire, provocan-do reazioni a catena: stringerà pat-ti con inaffidabili e psicotici san-guinari, lascerà morire innocenti,tradirà la fiducia delle persone alui più vicine. Se c’è, allora, un’altra massimaetica che possiamo rintracciarenella serie, opposta all’etica del

desiderio egoistico, è proprio laseguente: si’ all’altezza dei tuoiincontri.Tutto in Breaking Bad ha origineo viene innescato da un incontro.Ma spesso questo incontro èschiacciato o ignorato dall’eticadel desiderio e della buona causa.L’etica dell’incontro ci dice, inve-ce, che gli incontri ci riguardanoe che non vanno ignorati.

*Insegna Estetica pressol’Accademia di Belle Arti diLecce. Ha pubblicato tra gli

altri: “Sul filo del rasoio.Estetica e filosofia del taglio”

(Aracne, 2014), “Anatomiadelle bellezza. Cura di sé,

arte, spettacolo da Platone alselfie” (Aracne, 2015).

ANTICIPIAMO LA RELAZIONE CHE VERRÀ PROPOSTA AL FESTIVAL “POPSOPHIA”, A PESARO DA GIOVEDÌ

L’ETICA DEL CAMBIAMENTO COME FILO CONDUTTOREDEL FAMOSO TITOLO STATUNITENSE. UN GIOVANESTUDIOSO CI AIUTA A CAPIRE PERCHÉ

Breaking Bad la filosofiaè diventata serie tv