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Breviario Di Cronoriflessologia
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vincenzo di spazio
breviario di cronoriflessologia AVVERTENZE L’autore e l’editore declinano ogni responsabilità dall’applicazione della metodiche terapeutiche descritte nel testo. Ogni approccio terapeutico deve essere guidato dalla competenza del Medico secondo scienza e coscienza. Per ragioni di tutela della privacy i nomi delle persone menzionate nel testo non sono reali, ma fittizi. © 2011 Foto, immagini e testo di Vincenzo Di Spazio. Cronoriflessologia® è un marchio registrato.
Format prodotto da dispazioebook vincenzo di spazio breviario di cronoriflessologia ebook sbf
Pubblicazione digitale e distribuzione a cura di Simplicissimus.it
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Premessa
Questa pubblicazione digitale presenta due miei articoli scientifici, pubblicati nel corso degli anni sulla prestigiosa rivista di agopuntura La Mandorla, diretta dal prof. Carlo Di Stanislao, docente di Agopuntura all’Università di Chieti. Sono stati raccolti per condividere con i lettori un piccolo patrimonio intellettuale, che andrebbe disperso nel Mare Magnum dell’universo virtuale di Internet. La tematica affrontata in questi due articoli è quella della cosiddetta patomimesi, un fenomeno che ho individuato nel 2002, e che si verifica con regolarità dopo eventi luttuosi. In breve si tratta di una modalità di risposta all’evento avverso mediante la singolare imitazione della sofferenza patita dal congiunto scomparso. In altre parole, anche a distanza di molto tempo dal lutto, può accadere di manifestare sintomi e disturbi, che ricalcano in forma attenuata la causa o la modalità di decesso del familiare. Il riconoscimento di tali segni guida e orienta con maggiore precisione la diagnosi e l’intervento terapeutico. La cronoriflessologia si basa sulla scoperta di una mappa anagrafica (sequenza delle età), che ho avuto la
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fortuna di individuare lungo la direttrice della colonna vertebrale, in corrispondenza dei processi spinosi nel lontano 1996. La dimensione del tempo biografico in medicina complementare è stata fino a oggi studiata da pochi ricercatori, fra cui il prof. Giuseppe Calligaris (1876‐1944), il riflessologo plantare inglese Robert St. John e l’austriaco Erich Koerbler.
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La dimensione del Tempo anagrafico torna di fondamentale utilità nel momento in cui affrontiamo la biografia traumatica di un individuo. Non ci può essere una stabile risoluzione del dolore, se non teniamo presente la vicenda emozionale di chi chiede il nostro aiuto. Il dolore corporeo non è altro che la modalità con cui viene a galla una ferita invisibile dell’Anima; questa chiave di lettura ci porta a considerare l’esperienza esistenziale di ogni umano come il progressivo e dissipativo incremento di memorie traumatiche. La via verso la guarigione ‐ o meglio verso la trasformazione come direbbe il chiropratico Richard Bartlett – presuppone la capacità di rilasciare la zavorra dei traumi per affrontare in modo più lieve il cammino misterioso della vita.
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Il dolore speculare I traumi hanno vita lunga.
Anne Anceline Schuetzenberger
Sommario: Nel presente articolo viene indagato un singolare fenomeno sintomatologico, generato dalla esposizione traumatica all’evento luttuoso: il singolare fenomeno patomimetico (pathomimicry) consiste nella imitazione della patologia, che ha condotto il familiare al decesso. La conoscenza di questa particolare risposta dell’unità psicocorporea permette di relazionare disturbi e sintomi di complessa natura ad una specifica sorgente emozionale; impone peraltro una approfondita anamnesi familiare, per risalire con correttezza ai life events, che hanno determinato lo stato di sofferenza dell’individuo. Viene inoltre proposto un modello terapeutico, denominato gemmoterapia patomimetica, per l’intervento mirato alla risoluzione dei sintomi derivati da questo fenomeno.
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Nel 1996 sono riuscito a identificare – con grande fortuna ‐ una mappa riflessa del Tempo, ubicata sul decorso della colonna vertebrale, nel tratto fra la prima cervicale e la quinta lombare. Il passo successivo è stato quello di verificare se la stimolazione cutanea di questi punti fosse in grado di evocare risposte percepibili dai pazienti e se fosse possibile in questo modo promuovere un miglioramento dei loro disturbi. Ho iniziato questa ricerca sottoponendo i punti spinali interessati a semplice percussione con il martelletto neurologico. Ho verificato che la stimolazione meccanica produce dei falsi positivi in soggetti sofferenti di emicrania per l’effetto di lieve rimbombo cefalico prodotto dall’onda sonora della percussione sulle creste ossee della colonna; inoltre accade molto spesso che il soggetto venga distratto dagli effetti della vibrazione ossea, generata dalla percussione, e che per questo motivo faccia più fatica a percepire le lievi risposte del suo corpo. Durante la sessione infatti possono essere percepiti alcuni effetti come la comparsa di calore diffuso, iperidrosi localizzata (mano, ascella, viso), parestesie alle estremità, riflessi viscerali (sento chiudersi lo stomaco, sento il fegato pesante, sento la testa vuota,
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avverto oppressione toracica, mi si chiude la gola, etc.) e reazioni emozionali come ansia e pianto. Ispirandomi alle incredibili ricerche del professor Giuseppe Calligaris (1876‐1944), ho sostituito il martelletto con l’applicazione di luce bianca e ho denominato questa innovativa tecnica applicativa leucofotostimolazione cutanea. Nel corso degli anni ho potuto verificare l’attendibilità di questa tecnica, che si è rivelata estremamente sicura, affidabile, economica, nonchè libera da complicanze; la stimolazione dei punti con luce bianca viene prolungata per un tempo medio compreso fra i 5 e i 10 minuti, sufficiente per generare le risposte percettive. I punti spinali si comportano come varchi temporali, capaci di evocare le memorie dolorose di eventi traumatici vissuti nel passato del soggetto; in questo modo vengono valicate le barriere apparentemente insormontabili del tempo lineare. Sulla base di questa scoperta ho così elaborato un nuovo approccio terapeutico, che ho denominato cronoriflessologia (AgeGate Therapy). Si tratta in altre parole di una tecnica corporea di accesso rapido alle memorie traumatiche, individuali e parentali.
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Il primo medico agopuntore, che storicamente ha utilizzato l’infissione di aghi nei cronopunti spinali, è stato il dr. Patrizio Carrai; nell’anno accademico 2000‐2001 ha discusso con me la sua tesi di diploma presso la Scuola di Specializzazione in Biotipologia e Metodologia Omeopatica presso l’Università di Urbino, presentando 3 casi clinici trattati con questa metodica. Con piacere riporto nell’articolo una immagine tratta dalla sua tesi, che riproduce il momento, nel quale viene operata l’infissione di un ago. © 2001 Dr. Patrizio Carrai
Grazie alla continua attività di verifica sperimentale sui punti di cronoriflessologia, è emersa nel corso degli anni una singolare costante sintomatologica nei soggetti esposti al lutto.
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Molti di essi, a distanza anche di molto tempo dal trauma, presentavano sintomi e malesseri, che richiamavano inspiegabilmente la patologia del familiare deceduto (il cosiddetto donatore). Perfezionando le modalità, con cui intervistavo i pazienti sul loro vissuto traumatico, affioravano ricordi in grado di produrre una chiara interpretazione dei sintomi lamentati. Croniche brachialgie trovavano un repentino miglioramento clinico nel momento stesso in cui veniva identificata – e trattata ‐ la relazione con un familiare deceduto per carcinoma broncogeno o del colon; ricorrenti cistiti emorragiche si risolvevano quando si chiariva la risonanza imitativa con un pregresso caso di tumore vescicale o dell’utero. Afonie idiopatiche sono state brillantemente risolte, ricercando e trattando in cronoriflessologia decessi per carcinoma della laringe o della tiroide. In altri casi emerge una relazione di specularità non con la patologia, ma con le condizioni di sofferenza del familiare, che lo hanno accompagnato fino alla fine (modalità). Un esempio può essere la comparsa di dermatosi (o dolore) in area sacrale o glutea come imitazione delle piaghe da decubito sofferte dal
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familiare negli ultimi mesi di vita; oppure la manifestazione di dolore sul dorso della mano come riflesso dell’ago a farfalla posizionato per la somministrazione parenterale di medicamenti. Dermatosi delle narici può verificarsi come conseguenza di introduzione del sondino naso‐gastrico, dolore localizzato a carattere puntorio sull’addome può riflettere la posizione della cannula di drenaggio dopo intervento chirurgico, così come faringodinia recidivante può tradursi come traccia empatica dell’intervento di tracheotomia. Una dispnea criptogenetica può occultare per esempio l’imitazione dei rantoli preagonici del congiunto, una precordialgia accompagnata da parestesie brachiali a sinistra può imitarne l’infarto mortale. Ho trattato il caso di una paziente, sofferente di pirosi della cavità orale, comparsa alcuni mesi dopo la morte dell’anziano genitore; l’origine del malessere era da ricollegarsi alla pena della paziente nell’imboccare pazientemente il padre, che si rifiutava di alimentarsi. Nella Tabella I vengono riportate le più frequenti relazioni patomimetiche con le cause di decesso dei familiari (per semplicità espositiva si parla di familiari, anche se il fenomeno patomimetico può manifestarsi anche in relazione a soggetti extrafamiliari, laddove la sofferenza emotiva per la perdita sia stata profonda e totalizzante).
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Tabella I Descrizione del quadro sintomatologico
Causa o modalità di decesso del familiare
Emicrania, cefalea muscolotensiva, nevralgia cefalica, dermatosi come psoriasi del cuoio capelluto, alopecia
Patologia cerebrale (ictus, emorragia, meningite, borreliosi, patologia neurodegenerativa, tumore), incidente, suicidio con arma da fuoco
Xeroftalmia, epifora (lacrimazione) monolaterale, oftalmodinia
Melanoma oculare, carcinoma epatico (relazione energetica occhio‐fegato)
Flogosi del cavo orale, algia e artrosi dell’articolazione temporo‐mandibolare
Alimentazione forzata prima del decesso, tumore orale, annegamento
Faringolaringite cronica, laringospasmo, tiroidite, afonia, ipossia perinatale da attorcigliamento del cordone ombelicale
Carcinoma laringeo, difterite, suicidio per impiccagione, tracheotomia, frattura del rachide cervicale da incidente
Cervicalgia cronica Incidente con frattura del rachide cervicale
Spalla congelata, brachialgia, TBC, brucellosi, enfisema
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parestesie e dermatosi brachiali
polmonare, carcinoma broncogeno (relazione energetica spalla‐polmone), infarto del miocardio (brachialgia sinistra)
Bronchiolite infantile, broncospasmo, bronchite cronica, dispnea idiopatica, asma
TBC, brucellosi, carcinoma broncogeno, embolia polmonare
Algie intercostali, oppressione toracica, mastodinia, mastopatia fibrocistica, galattorrea
Trauma contusivo del torace per incidente, embolia polmonare, decesso del partner o di un figlio
Extrasistolia, tachicardia, oppressione toracica
Infarto del miocardio, aneurisma toracico
Reflusso gastroesofageo, gastrospasmo, gastralgia
Carcinoma gastrico, emorragia ulcerativa gastrica
Algia epatobiliare, coliche biliari alitiasiche
Carcinoma epato‐biliare, cirrosi alcolica
Colon irritabile, prurito anale, emorroidi, meteorismo, colite destra, irregolarità dell’alvo (diarrea, stipsi)
Carcinoma del colon‐retto, impianto di stomìa dopo intervento al colon, infarto intestinale, aneurisma addominale, tifo (diarrea), Parkinson (stipsi)
Coliche renali alitiasiche Carcinoma renale, nefropatia
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cronica Irregolarità mestruali, amenorrea, ovaralgia, ciste ovarica, salpingite, algia del distretto pelvico, pubalgia, cistite recidivante, uretrite asettica, spasmo uretrale, prostatite, lombosacralgia, sciatalgia
Carcinoma dell’utero, della vescica e della prostata, setticemia da parto, morte intrauterina del feto e perinatale, aborto spontaneo, interruzione volontaria di gravidanza, decesso del partner o di un figlio
Algia inguinale monolaterale, mialgia del quadricipite femorale, algia degli arti inferiori
Emorragia dell’arteria femorale per incidente (moto, bici, etc.), trombosi postflebitica
Gonalgia, gonartro, gonartrosi, algia patellare
Carcinoma gastrico
Algia tibiotarsica Embolia polmonare da esiti di frattura tibiotarsica
Genesi spontanea di ematomi Incidente, caduta, percosse letali
Anemia microcitica e ipocromica con trombocitosi
Decesso per emorragia
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La tabella riproduce solo un quadro relativamente ridotto delle possibili manifestazioni patologiche, generate dall’esposizione al trauma della perdita. Nella valutazione clinica è fondamentale perfezionare l’intervista al paziente, non limitandosi soltanto al chiarimento della causa di decesso; è necessario far luce su quali aspetti del decorso di malattia, il paziente ha posto maggiore compartecipazione emotiva. Come già in parte chiarito nella tabella, il nostro coinvolgimento affettivo nel dolore sofferto dalle persone che ci hanno lasciato, genera un singolare fenomeno di specularità empatica, che ricorda la scoperta dei cosiddetti neuroni‐specchio, proposta dal professor Giacomo Rizzolatti, neurologo dell’Università di Parma e l’esperimento condotto dal ricercatore Dean Radin. Dean Radin, fisico statunitense, ha eseguito un singolare esperimento su soggetti affettivamente legati fra loro (madre e figlio, etc.). Ha posto le due persone in due stanze di edifici diversi e le ha sottoposte a sequenze di imaging di risonanza magnetica nucleare per valutare possibili attivazioni delle aree cerebrali; al soggetto A ha proiettato dei fasci di luce, che hanno generato una risposta immediata in una specifica area cerebrale. Alla fine dell’esperimento ha confrontato le immagini prodotte
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dai differenti apparecchi di risonanza magnetica nucleare e ha verificato che nel soggetto B (la persona ubicata nell’altro edificio e non sottoposta alla proiezione luminosa) si erano generate attivazioni nella medesima regione cerebrale del soggetto A. Questo sconvolgente esperimento mette in luce il fenomeno della specularità alla base del complesso meccanismo patomimetico. La cronoriflessologia sottolinea la singolare capacità degli umani di comportarsi in alcune condizioni come incredibili specchi riflettenti: il corpo stesso, sofisticato dispositivo di memoria, diventa specchio doloroso e sensibile testimone degli eventi traumatici, conservando nel lungo e lunghissimo termine la traccia di quanto è accaduto in passato (forse anche di quello che accadrà nel futuro?). Si impone una rilettura critica della classificazione organicista delle malattie, così come viene insegnata nelle nostre università; sempre più urgente diventa il bisogno di saper tradurre il sintomo all’interno di un complesso quadro emozionale,biografico e anagrafico. Non pare più possibile alla luce di queste scoperte, limitare il nostro approccio terapeutico alla semplice soppressione del sintomo, sia esso psichico o somatico. Gli umani si muovono nello spazio‐tempo e interagiscono fra loro con modalità molto complesse.
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Sono custodi della propria biografia, ma anche di quella familiare, che esercita una pesante influenza anche a distanza di generazioni. Ogni lutto determina, nei soggetti esposti, l’attivazione di una imponente e travolgente cascata di cambiamenti nell’organismo, che interessano l’assetto neuropsichico e quello somato‐funzionale. Il corpo risponde in toto all’evento, generando una complessa matrice energetica, che testimonia l’avvenuta esposizione. Questa matrice contiene informazioni di natura emozionale, biochimica, biofisica, genetica e temporale; essa viene registrata in forma stabile come complesso mnestico e la sua persistenza determina modificazioni negative dello stato di benessere nell’individuo esposto. Se il trauma viene codificato prima dell’età riproduttiva, il suo segnale verrà trasmesso invariabilmente alla discendenza, ponendo le basi per quello che in medicina chiamiamo familiarità positiva per una determinata patologia o predisposizione genetica. Nei soggetti esposti al lutto è determinante intervenire in modo coerente sui segnali di sofferenza generati dalla matrice; in primo luogo bisogna accedere alla memoria traumatica dell’evento (vicino o lontano nel tempo) con l’ausilio della cronoriflessologia,
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stimolando correttamente i punti spinali coinvolti (età del ricevente, età del donatore). L’approccio cronoriflessologico viene implementato con la somministrazione di rimedi specifici a uso sistemico come i Fiori di Bach, gli oligoelementi catalitici e i gemmoterapici. Questi ultimi possono essere somministrati in base non soltanto ai disturbi lamentati, ma anche in aderenza con le leggi patomimetiche: in altre parole il rimedio viene selezionato per la sua affinità anatomo‐funzionale con la patologia sofferta dal familiare deceduto. Nella tabella II vengono presentate le più frequenti associazioni terapeutiche fra gemmoterapici e patologie a decorso infausto secondo il modello patomimetico. Tabella II Elenco dei gemmoterapici patomimetici
Causa o modalità di decesso del familiare
Alnus glutinosa, Patologia cerebrale (ictus, emorragia, meningite,borreliosi, patologia
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neurodegenerativa, tumore), incidente, suicidio con arma da fuoco
Corylus avellana Melanoma oculare, carcinoma epatico (relazione energetica occhio‐fegato)
Ficus carica, carpinus betulus (annegamento)
Alimentazione forzata prima del decesso, tumore orale, annegamento
Carpinus betulus, morus nigra (frattura del rachide cervicale)
Carcinoma laringeo, difterite, suicidio per impiccagione, tracheotomia, frattura del rachide cervicale da incidente
Morus nigra Incidente con frattura del rachide cervicale
Carpinus betulus, Corylus avellana, Rubus fructicosus (enfisema),Cornus sanguinea (infarto del miocardio)
TBC, brucellosi, enfisema polmonare, carcinoma broncogeno (relazione energetica spalla‐polmone), infarto del miocardio
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(brachialgia sinistra) Morus nigra (trauma contusivo del torace), Carpinus betulus (embolia polmonare)
Trauma contusivo del torace per incidente, embolia polmonare
Cornus sanguinea, Crataegus oxiacantha
Infarto del miocardio, aneurisma toracico
Ficus carica Carcinoma gastrico, emorragia ulcerativa gastrica
Corylus avellana, Carcinoma epato‐biliare, cirrosi alcolica
Vaccinium vitis idaea (carcinoma del colon‐retto, impianto stomìa dopo intervento al colon), Cornus sanguinea (infarto intestinale, aneurisma addominale)
Carcinoma del colon‐retto, impianto stomìa dopo intervento al colon, infarto intestinale, aneurisma addominale
Fagus selvatica, Fraxinus excelsior
Carcinoma renale, nefropatia cronica
Rubus idaeus (carcinoma dell’utero e delle ovaie, setticemia da parto), Calluna
Carcinoma dell’utero, della vescica e della prostata, setticemia da parto, morte
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vulgaris (carcinoma vescicale)
intrauterina del feto e perinatale, aborto spontaneo
Cornus sanguinea, Alnus glutinosa (trombosi postflebitica)
Emorragia dell’arteria femorale per incidente (moto, bici, etc.), trombosi postflebitica
Carpinus betulus Embolia polmonare da esiti di frattura tibiotarsica
Morus nigra, Vaccinium myrtillus
Incidente, caduta, percosse letali
Tamarix Gallica Decesso per emorragia La posologia standard può essere notevolmente ridotta ad una somministrazione di 10 gocce per 3 volte al giorno per effetto della stimolazione spinale, che genera una risonanza diretta sulle aree anatomiche sensibilizzate dalla memoria traumatica. La gemmoterapia patomimetica incrementa i benefici terapeutici delle sessioni di cronoriflessologia, perché agisce con forza sullo squilibrio energetico degli organi coinvolti dall’evento stressante e rappresenta per il Terapeuta una strategia efficace nell’attività clinica.
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Patomimesi in un caso di tiroidite di Hashimoto
La caratteristica di una vita morta è di essere una vita di cui l’altro diventa il guardiano.
Sartre
RIASSUNTO Nell’articolo viene analizzato il caso di una tiroidite di Hashimoto, trattato con laserterapia a bassissima potenza. Sono stati selezionati alcuni punti di agopuntura e due punti spinali secondo le regole della cronoriflessologia; il caso mette in luce non soltanto il fenomeno della patomimesi, che si presenta in altissima percentuale nei traumi da lutto e che costituisce inoltre la chiave di lettura per chiarire la matrice emozionale di molte patologie, ma una sua particolare manifestazione. In questo articolo viene presentato un caso di tiroidite di Hashimoto, trattando ‐ per la prima volta in
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assoluto‐ con laserterapia a bassissima potenza i punti spinali appartenenti allo schema cronoriflessologico. La laserterapia a bassissima potenza, generalmente nota come LLLT (Low Level Laser Therapy) è una terapia strumentale da tempo piuttosto diffusa nella pratica clinica per: • accelerare la riparazione tissutale • lenire il dolore • mitigare le infiammazioni • come alternativa agli aghi in agopuntura
E’ stato dimostrato che laser a luce rossa e bassa energia attivano funzioni cellulari che, generando radicali liberi di ossigeno, promuovono un gradiente protonico che a sua volta, tra i diversi effetti, modifica la permeabilità della membrana e incrementa i livelli di ATP con effetti sistemici significativi su dolore, infiammazione e riparazione tissutale. Nel trattare il caso di questa tiroidite è stato utilizzato un dispositivo laser, denominato Biolite LP020, che eroga una potenza media di picco molto bassa (3 mW) e possiede una lunghezza d’onda di 670 nm nel range della luce rossa, sfruttata in base alle caratteristiche di assorbimento dei tessuti.
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Ogni punto cutaneo è stato sottoposto a irradiazione pulsata (15‐20 impulsi) per la durata di circa 15‐20 sec., utilizzando una potenza media erogata di 0.03 mW. Per la prima volta in assoluto sono stati sottoposti a irradiazione laser anche i punti speciali della colonna vertebrale, denominati anche cronozonidi o chrono‐trigger, che consentono l’accesso temporale alle memorie traumatiche (laser‐cronoriflessologia, Di Spazio 2009). I cronozonidi spinali sono sostanzialmente nocicettori modificati, che registrano l’avvenuta esposizione ad eventi stressanti nel passato dell’individuo; la loro particolare ubicazione in corrispondenza delle apofisi spinose esprime il legame energetico non soltanto con Du Mai, ma anche con il meridiano della Vescica. Sono distribuiti lungo l’asse mediano nel tratto compreso fra C1 e L5 e ogni punto consente l’accesso rapido a più epoche dell’esistenza, misurata in anni anagrafici (intervallo compreso fra un compleanno e quello successivo). La stimolazione dei punti spinali può essere rappresentata come l’apertura di un varco nella dimensione del Tempo, che consente la riemersione di ricordi dolorosi. La mappa spinale dei cronozonidi, sovrapponibile in larga misura con quella dei punti di Huatuo, è stata
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più volte riportata in miei precedenti articoli, pubblicati sulla Rivista online La Mandorla. Non dimentichiamo che l’unità psiche‐soma partecipa globalmente all’evento traumatico, sedimentando le memorie connesse non soltanto in ambito cerebrale, ma anche extracefalico. In altre parole l’informazione di un evento, avvenuto in un determinato momento della vita, non viene contenuto semplicemente nelle reti neuronali, ma si propaga selettivamente attraverso altri livelli somatici come quello neurovegetativo, endocrino, viscerale e osteomuscolare. Siamo perciò di fronte ad una memoria diffusa dell’evento, che deve essere affrontata considerando questo suo comportamento. Il trattamento terapeutico di queste esperienze deve tener conto di queste singolari modalità e deve quindi prevedere un approccio multidisciplinare integrato, quello psicoterapico e quello somatico. Sul piano generale la memoria somatica detiene la capacità di trattenere ricordi a connotazione stressante in modo più solido e duraturo rispetto alle reti neurali, se pensiamo che queste ultime possono essere seriamente danneggiate dagli effetti di malattie neurodegenerative come le demenze vascolari e la
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malattia di Alzheimer. I processi di consolidamento mnestico della struttura somatica sono talmente potenti da lasciare traccia anche nelle generazioni successive attraverso l’informazione genetica ed epigenetica. Questo spiega, per esempio, la cosiddetta ereditarietà di precisi pattern patologici all’interno dello stesso gruppo familiare e la ricorrenza di quadri sindromici a carico degli stessi apparati. Le indagini sperimentali della neuroscienziata Cristina Alberini della Mount Sinai School of Medicine di New York dimostrano sui topi che la somministrazione di sostanze che bloccano i recettori dei glucocorticoidi nella fase di riconsolidamento del ricordo, interviene sulla componente emozionale del medesimo, svuotandola dai suoi effetti intrusivi e debilitanti: in altre parole la memoria del fatto traumatico non viene cancellata, ma scorporata dalla sua costellazione ansiogena. Non sappiamo però se l’intervento sui recettori dei glucocorticoidi sia in grado di interferire con quella memoria diffusa dell’evento, di cui abbiamo parlato prima. La somministrazione farmacologica degli inibitori è in grado di mitigare gli effetti somatici del trauma?
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Torniamo alla cronoriflessologia e al fenomeno della patomimesi, spiegando quest’ultimo concetto: la patomimesi è un singolare fenomeno (Di Spazio, 2002) che interviene con regolarità nei traumi da lutto. Consiste nella imitazione diretta o mediata (impegno della rete dei Meridiani corrispondenti) della patologia, che ha determinato il decesso del congiunto. Se il soggetto è mancato per una neoplasia cerebrale, almeno uno dei familiari tenderà nel tempo a sviluppare disturbi dell’area cefalica come emicrania, cefalea, dermatosi del cuoio capelluto, nevralgie e altro. La patomimesi può manifestarsi anche secondo un modello di contiguità anatomica, come viene dimostrato nel caso clinico discusso in questo articolo. Si tratta di una paziente femmina di 54 anni, giunta all’osservazione per una tiroidite di Hashimoto, diagnosticata nella primavera 2009. La finalità della visita è stata quella di risalire alla causa emozionale, che potrebbe aver prodotto nel tempo questa disfunzione, e procedere quindi all’intervento cronoriflessologico e agopunturale. Un ruolo fondamentale viene giocato dalla corretta anamnesi biografica e familiare del soggetto per
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individuare possibili eventi traumatici in relazione alla patologia sofferta. Sulla base del modello patomimetico è stato abbastanza semplice risalire in questo caso alla possibile causa emozionale della patologia tiroidea: la paziente, nata in luglio 1955, ha perso il padre in data 05.11.1973 per una neoplasia laringea. All’epoca del trauma la paziente era in 18° anno di età e il padre in 53°, essendo nato il 02.11.1921. La paziente si è sottoposta ad un esame approfondito della funzionalità tiroidea su invito del medico di base, che voleva chiarire le cause eziopatogenetiche della stanchezza lamentata. Il referto mette in luce un valore di S‐TSH (ormone tireostimolante) in eccesso (18,319 uUI/mL) e una concentrazione molto elevata di autoanticorpi anti perossidasi tiroidea (2760 UI/mL) e anti tireoglobulina (16360 UI/mL). La paziente è stata sottoposta a cicli distanziati (30 giorni) di laser‐terapia a bassissima potenza, intervallati dal trattamento domiciliare con cerotti transdermici (mix di Fiori di Bach ad attività antitraumatica) sui punti cutanei interessati. Nella seguente tabella vengono elencati in sequenza temporale i punti cutanei utilizzati in laser‐terapia in questo caso di tiroidite:
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TAB. I SEQUENZA TEMPORALE DEI PUNTI
AGOPUNTI E CRONOZONIDI TRATTATI
A GI4 bilateralmente B LU1 bilateralmente C FM10 bilateralmente (0,5
cun a lato di GV14) D CV22 E D5 (cronozonide
corrispondente al 18° anno)
F C5 (cronozonide corrispondente al 53° anno)
I punti spinali trattati corrispondono all’età della paziente al momento del trauma (D5=18° anno) e a quello del padre (C5=53°): nel caso di lutti è sempre necessario tenere presente la relazione fra il soggetto che viene esposto all’esperienza traumatica (il cosiddetto ricevente) e la persona defunta (il cosiddetto donatore in cronoriflessologia). Le identità anagrafiche degli attori nel momento della separazione si fondono in quello che ho chiamato
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shock entanglement per ribadire la generazione di una complessa matrice mnestica capace di influenzare i testimoni dell’evento, ma anche le generazioni successive. Il caso di questa tiroidite di Hashimoto mette in luce un comportamento molto singolare del fenomeno patomimetico; la paziente ha sedimentato il segnale di sofferenza collegato alla morte del padre, riflettendolo non sull’apparato laringeo (per esempio con comparsa di faringolaringiti ricorrenti, sensazione di bolo faringeo o afonia), ma su un area anatomica contigua, quella della ghiandola tiroidea. Come risulta dalla datazione del referto (01.04.2009), la paziente si è sottoposta all’esame circa un anno dopo la comparsa dei primi, confusi malesseri, che sarebbero stati poi riconosciuti come i segni della tiroidite di Hashimoto; questo significa che la paziente ha cominciato ad accusare i disturbi esattamente in 53° anno di vita, allineata anagraficamente all’età di decesso del padre (cronomimesi anagrafica). La patomimesi per contiguità anatomica si presenta anche in altri casi, che vengono elencati nella seguente tabella.
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TAB. II AREE ANATOMICHE INTERESSATE
PATOMIMESI PER CONTIGUITA’
Laringe Tiroide Cuore Ghiandola mammaria
sinistra, costole Polmone Scapola, ghiandola
mammaria (sx o dx), pleura Colon Rachide lombare Ovaio, testicolo Rachide lombosacrale, nervo
sciatico Prostata, utero, vescica Rachide lombosacrale, nervo
sciatico Possiamo inoltre ricapitolare le differenti modalità di manifestazione patomimetica come riportato nella seguente tabella. TAB. III MODALITA’ PATOMIMETICA
TIPO DI RELAZIONE
Patomimesi diretta Organo‐organo Patomimesi da contiguità Organo‐area anatomica
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anatomica contigua Patomimesi energetica Organo‐meridiano
energetico corrispondente Il caso di questa tiroidite ribadisce l’importanza fondamentale del fenomeno patomimetico all’interno dell’evento luttuoso, poichè consente sul piano terapeutico un preciso orientamento sulle cause profonde del quadro sintomatologico. Non è possibile affrontare con relativo successo la sfida della cura, se non si tiene conto della biografia dell’individuo, quel singolare e irripetibile intreccio di vicende esistenziali, che contribuisce a connotare ogni identità e che pone le basi biologiche e culturali di ciò che noi umani siamo: sofisticatissimi dispositivi di memoria.
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Tabella di conversione crono‐spinale dal 1° al 90° anno di vita (Di Spazio, 1996)
C1 1° 60° 61° C2 2°‐3° 58°‐
59° 62°‐63°
C3 4°‐5° 56°‐57°
64°‐65°
C4 6°‐7° 54°‐55°
66°‐67°
C5 8°‐9° 52°‐53°
68°‐69°
C6 10°‐11°
50°‐51°
70°‐71°
C7 12°‐13°
48°‐49°
72°‐73°
D1 14° 47° 74° D2 15° 46° 75° D3 16° 45° 76° D4 17° 44° 77° D5 18° 43° 78° D6 19° 42° 79° D7 20° 41° 80° D8 21° 40° 81° D9 22° 39° 82° D10 23° 38° 83° D11 24° 37° 84° D12 25° 36° 85° L1 26° 35° 86° L2 27° 34° 87° L3 28° 33° 88° L4 29° 32° 89° L5 30° 31° 90°
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Note sull’autore
Vincenzo Di Spazio (1962), medico olistico, è un autorevole esponente della psicologia energetica italiana. Durante gli studi universitari di medicina, incontra nel 1985 colui che sarà la sua prima guida nel mondo della medicina naturale, l’iridologo e omeopata Siegfried Rizzi (1915‐1987). Dal 1990 al 1991 è stato Dirigente del Servizio Sanitario presso la Compagnia Alpini Paracadutisti “Monte Cervino” di Bolzano. Ha insegnato in qualità di professore incaricato alla Scuola Quadriennale Post‐Laurea di Biotipologia e Metodologia Omeopatica presso l’Università di Urbino dal 1994 al 2002, dove è stato anche Membro di Commissione d’Esame e di Discussione Tesi. Dal 1992 al 2002 ha svolto attività di Direttore Scientifico del Centro Dorimo di Padova ed è stato Docente in Cronoriflessologia, Iridologia, Oligoterapia, Fitogemmoterapia e Floriterapia. Nel 2008 ha insegnato come docente ospite al Corso di Neuroscienze e Teorie della Mente presso la Scuola Superiore dell’Università di Catania (coordinato dal prof. Alberto Giovanni Biuso). Nel biennio 2008‐09 ha tenuto 2 seminari di medicina complementare presso la Divisione Malattie Infettive dell’Ospedale Centrale di Bolzano e un corso monotematico per l’Associazione Italiana Odontoiatri (A.I.O.). Nel 1996 ha identificato l’orologio spinale dei traumi (spinal clock), una griglia temporale proiettata sui 24 punti della colonna vertebrale, scoperta che ha ispirato da quel momento in avanti tutta la sua attività di ricerca. Sulla base di queste nuove evidenze sperimentali ha introdotto una nuova metodica di intervento, denominata cronoriflessologia (AgeGate Emotional Release). Nel decennale della scoperta (1996‐2006) pubblica Le polmoniti di marzo. Il gene emozionale, testo che raccoglie i risultati di una fondamentale intuizione: l’orologio spinale registra non soltanto le esperienze traumatiche vissute nel corso della vita, ma contiene tangibili tracce di eventi stressanti nel gentilizio
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(epigenomica emozionale). Le verifiche cliniche hanno consentito di estendere il modello temporale, applicato ai punti della colonna vertebrale, anche alla mappa riflessologica del piede (cronoriflessologia plantare, 2011). Ispirandosi alle indagini del neuroscienziato Giuseppe Calligaris (1876‐1944), ha introdotto in riflessologia la fotostimolazione a Led bianco (White Led Photostimulation, WLP). Autore di diversi testi e articoli su queste scoperte, svolge la sua attività clinica a Bolzano. Ha fondato la scuola di Cronoriflessologia e conduce seminari di rilascio emozionale in acqua termale (Aquanesting) a Montegrotto Terme (Pd). Contatti con l’autore:
[email protected] www.cronoriflessologia.blogspot.com
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Attività didattica
L’attività didattica si svolge regolarmente due volte all’anno (edizioni primaverile e autunnale) presso l’Hotel Garden Terme**** di Montegrotto Terme (PD), sede istituzionale dei Corsi Residenziali di Cronoriflessologia. Il programma del corso prevede la trattazione dei principi teorici della metodica e l’applicazione di essa sui punti spinali e quelli riflessi del piede (cronoriflessologia spinale e plantare).
La cronoriflessologia plantare è parte integrata nel workshop residenziale di cronoriflessologia. Le date del calendario corsi sono consultabili direttamente al sito: www.cronoriflessologia.blogspot.com www.gardenspa.eu Per informazioni e prenotazione corsi si può contattare direttamente la Segreteria dell’Hotel Garden: Tel. 049 89 11 699 Fax 049 89 10 182 Email [email protected] Web www.gardenterme.it Corso delle Terme 7 – 35036 Montegrotto (Pd)
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Attività clinica
Le sessioni individuali di cronoriflessologia integrata (intervento sui punti della colonna, test cronoposturale, floriterapia locale e sistemica, omeopatia, riflessologia dei meridiani di agopuntura, etc.) si svolgono presso la sede di Bolzano. Le sessioni collettive si svolgono due volte all’anno (marzo e novembre) presso l’Hotel Garden Terme di Montegrotto Terme (Pd) e sono identificate sotto la denominazione Aquanesting®, weekend di rilascio emozionale in acqua termale; si tratta di sessioni guidate in piscina e sono adatte anche ai non nuotatori. Le sequenze motorie, facili da eseguire, si ispirano alla cronoriflessologia, alle tecniche di EFT (Emotional Freedom Technique) e ai principi dell’agopuntura. La sequenza degli esercizi viene preceduta dalla focalizzazione individuale su eventi passati dolorosi o su condizioni di conflitto emozionale. La finalità delle sessioni acquatiche collettive è legata al rilascio emotivo delle memorie disturbanti.
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Altre pubblicazioni dell’autore
Collana dispazioebook
Le pubblicazioni digitali di Vincenzo Di Spazio sono disponibili presso:
ultimabooks.simplicissimus.it 1. I 24 Chakra del Tempo 2. Gli Gnomi dei Fiori Guaritori (fiabe terapeutiche) 3. La mappa dei traumi emotivi sul piede 4. Poster componibile di cronoriflessologia plantare 5. Vademecum naturale per chi ha perso il seno