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New oratorio news N. 19 anno 5 DICEMBRE 2015 Ciclostilato in proprio Buon Natale!

Buon Natale! · Comunque BUON NATALE A TUTTI! O meglio #buonnatale! Credo che il Natale sia di gran lunga la festa più “social” in assoluto, sin dalle sue origini. Basta pensare

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New oratorio news N. 19 anno 5 DICEMBRE 2015 C

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Buon Natale!

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La redazione

Alessandro Granata

Andrea Carenzi

Andrea Coldani

Carlo Maestroni (Coach)

Cristian Di Cosimo

Don Paolo

Elena Malaraggia

Federica Arensi

Giada Mainardi

Giovanni Pasquali

Gruppo 2003

Gruppo ‘98

Jessica Maiocchi

Laura Bosoni

Luca Ferrari

Luca Fontana

Matteo Carenzi

Matteo Micheli

Matteo Panzeri

Mattia Maniezzo

Mattia Mazzara

Paola Fulghieri

Sara Pasetti

Stefano Poggi

In questo numero…

Pag. 3 - #socialchristmas, la

Buona Novella al tempo di

WhatsApp

Pag. 5 - Intervista doppia:

Babbo Natale e la Befana!

Pag. 7 - Pandoro o Panettone?

Pag. 10 - GMG, che passione!

Pag. 12 - Intervista doppia:

Maschi e Femmine di II media

Pag. 14 - Diamo spazio al

futuro!

Pag. 16 - Come volano gli aerei

Pag. 19 - Dalla teoria alla

pratica: costruite il vostro

aereo!

Pag. 21 - Recensione: ZUK Z1!

Pag. 24 - Due campioni del

calcio: Ángel Di María e

Francesco Totti

Pag. 26 - Questa notte parlami

dell’Africa!

Pag. 28 - Angolo del Relax

ne

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!

www.oratoriosancolombano.com

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Anno zero. L’arcangelo Gabriele annuncia a tre pastori: “È nato!”. I

pastori si alzano, prendono i loro smartphone, attivano Internet

(campo pieno a Betlemme) e accedono su tre social diversi: un pasto-

re pubblica un classico stato su Facebook “Pastore è felice J. È na-

to!”; un altro pastore carica su Istagram una bellissima foto della

Stella Cometa, perché in realtà voleva fare un selfie con l’angelo,

però quest’ultimo se n’è dovuto andare per degli impegni (peccato,

chissà quanti likes avrebbe preso); il terzo si affida a Tweeter e il

suo “cinguettio” viene retweettato miliardi di volte.

Se questa versione del Natale vi spiazza un po’, non preoccupatevi;

in realtà non è andata proprio così. Comunque BUON NATALE A

TUTTI! O meglio #buonnatale!

Credo che il Natale sia di

gran lunga la festa più

“social” in assoluto, sin dalle

sue origini. Basta pensare a

quanto è social il concetto di

“Buona Novella” annunciata a

tutti, dagli umili pastori ai

Re Magi. Tutto il mondo è

toccato in qualche modo dal-

la nascita di Gesù, senza di-

stinzioni di nazionalità, status sociale e cultura. Si accorse di ciò

San Francesco intorno al 1210, quando, volendo scrivere una lode a

Dio che potesse raggiungere il maggior numero di persone possibile,

scelse il volgare e non il latino per il Cantico di Frate Sole. Ma venendo a oggi, come si vive un Natale “social”? Ci sono diversi

aspetti che potrei trattare al riguardo, tuttavia mi concentro ini-

zialmente su quell’aspetto del Natale più gradito e allo stesso tempo

#socialchristmas, la Buona Novella al

tempo di WhatsApp di Giovanni Pasquali

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fastidioso, quello che avvicina le persone, anche se solo per un po’, o

le allontana con involontaria freddezza, l’aspetto del Natale moder-

no più social di tutti: gli auguri. Sembra semplice, ma vi siete mai

chiesti se i vostri auguri siano stati davvero graditi? E se ora vi è

venuto il dubbio, come fare auguri più graditi?

Premesso che “la piazza è social” e non c’è niente di meglio che

scambiarsi gli auguri con una buona e calda cioccolata o un vin brulè

speziato che diffonde nell’aria tutto lo spirito dell’inverno, le tecno-

logie hanno avvicinato così tanto le persone lontane che è ormai pos-

sibile fare gli auguri di buon Natale praticamente a mezzo mondo.

Questo però ci pone di fronte a un problema: come mandare ai no-

stri amici degli auguri che siano allo stesso tempo sentiti e discreti?

Per intenderci: qual è la miglior via di mezzo tra un anonimo messag-

gio con scritto “Buon Natale” (magari frutto del magico tasto

“Inoltra”) e una telefonata che disturberebbe il nostro amico nel bel

mezzo del classico pranzo di Natale? La tecnologia ci soccorre! Ci

tenete davvero a fare gli auguri su Whatsapp a quel tale senza inol-

trare simpatiche ma anonime “catene natalizie”? Fategli sentire la

vostra voce con una nota audio, quando sarà libero (nell’intervallo tra

le noci e il panettone) ascolterà i vostri auguri e magari avrà mezzo

sorriso grazie ai vostri auguri più personali di sempre!

Superato questo dilemma d’importanza molto discutibile, torno per

un attimo sul Natale di cui in realtà bisognava trattare. Come detto,

il Natale è “social” per il suo messaggio rivolto a tutti, ma non fini-

sce qui. Le feste natalizie ci avvicinano nell’amore che è ispirato dal

ricordo della nascita di Gesù (in breve “a Natale si è tutti più buoni”,

o “più social”). Quindi, evitando le banalità, prendiamoci l’impegno di

portare un pezzo di Natale dentro di noi tutto l’anno. Essere vicini

agli altri con azioni, ma anche solo con il pensiero, è il massimo della

socialità, ed è anche quello che ci insegna Gesù (“ama il prossimo

tuo…”), e volendo si può fare sempre, non solo a Natale.

#èsempreNatale #Natalesocial #BUONNATALEATUTTI.

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Intervista doppia: Babbo Natale e la

Befana! di Mattia Mazzara & Matteo Panzeri

1) Due aggettivi per descrivere Babbo Natale:

Befana: goloso, ciccione, Babbo Natale: bello, simpatico

2) Babbo Natale, ti è mai capitato di incontrarti con la Befana?

No, lavoriamo in periodi diversi: quando lei è al lavoro io sono già in

vacanza ai Caraibi.

3) Babbo Natale, ti è mai capitato di rompere il vestito?

Si, ogni tanto… Una volta persino durante la consegna dei regali: do-

po tanti biscotti, la cintura non ha retto! Per fortuna ne avevo uno di

scorta!

4) Babbo, ti è mai capitato di rimanere incastrato in un camino?

No, nonostante il mio

dolce peso sono abba-

stanza agile, ma qualche

volta ho usato un po’ di

magia.

5) Babbo, dove abiti?

In un piccolo paese in

Lapponia, sul Circolo Po-

lare Artico.

6) Due aggettivi per de-

scrivere la Befana:

B: saggia, graziosa

B.N: non alla moda,

anziana

7) Perché i bambini ti

temono ?

Per il mio aspetto poco

rassicurante e perché se

non si comportano bene

porto loro il carbone!!!

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8) Perché hai scelto di volare su una scopa?

Perché porto regali più piccoli e non ho lo stesso girovita di Babbo

Natale.

9) Perché non ti ripari la veste?

Perché ho altre cose a cui pensare, anche se una bella sistematina

non le farebbe male.

10) La tua scopa a che velocità va, se riesci a consegnare i doni in

una sola notte?

Quando vado veloce, arriva intorno ai 900km/h e, tra casa e casa,

più o meno 550km/h.

Babbo Natale in origine non era vestito di rosso!

Coloralo con i tuoi colori preferiti!

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Pandoro o Panettone? di Giada Mainardi

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Ogni Natale, sulle nostre tavole sono sempre presenti diversi dolci,

di tutte le forme e per tutti i gusti, ma i veri protagonisti in fatto di

tradizione sono loro: il panettone e il pandoro. C’è chi ama il panetto-

ne con i suoi canditi e chi preferisce il soffice pandoro. Ma qual è

l’origine di queste due specialità?

Il panettone nasce in Lombardia, per la precisione a Milano, nel

1200. Inizialmente è

un pane lievitato e

arricchito con miele,

uva secca e zucca.

Nel 1600 acquisì la

forma di una focac-

cia fatta di farina di

grano e chicchi d’uva

fino all’800 quando

divenne un impasto

che oltre alla farina

di grano conteneva

uova, zucchero e uva

passa, la quale simboleggiava un certo “tenore di vita” per chi poteva

permettersela.

Ci sono varie leggende legate al panettone. Una prima ambientata a

fine '400, ai tempi di Ludovico il Moro, narra di Ughetto figlio del

condottiero Giacometto degli Atellani, che si innamorò della bella e

giovane Adalgisa. Per star vicino alla sua amata egli s'improvvisò pa-

sticcere come il padre di lei, un certo Ton e creò un pane a cui ag-

giunse alla farina e al lievito, burro, uova, zucchero, cedro e aranci

canditi. La moglie di Giacometto degli Atellani, Beatrice, vista que-

sta grande passione del giovane, si impegnò a convincere il marito a

far sposare il figlio con la popolana. Il dolce frutto di tale amore

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divenne un successo senza precedenti, e la gente venne da ogni con-

trada per comprare e gustare il "Pan del Ton".

Narra una seconda leggenda che per la vigilia di Natale, alla corte del

duca Ludovico, era stata predisposta la preparazione di un dolce par-

ticolare. Purtroppo durante la cottura questo pane a cupola conte-

nente acini d'uva si bruciò, gettando il cuoco nella disperazione. Fra

imprecazioni e urla, si levò la voce di uno sguattero, che si chiamava

Toni, il quale consigliò di servire lo stesso il dolce, giustificandolo

come una specialità con la crosta. Quando la ricetta inconsueta venne

presentata agli invitati fu accolta da fragorosi applausi, e dopo l'as-

saggio un coro di lodi si levò da tutta la tavolata: era nato il "pan del

Toni".

Nascita e sviluppo della forma e della confezione attuale del panet-

tone sono databili alla prima metà del '900, quando Angelo Motta

propose il cupolone e il "pirottino" di carta da forno, quasi a celebra-

re la crescita e l'importanza del preparato.

Il pandoro è una golosità tipica veronese, delicata e soffice, che ha

trovato un posto d'onore nelle tavole natalizie italiane. La sua storia

è ricca di aneddoti e leggende. L'attuale versione del pandoro risale

all'Ottocento come evoluzione del "nadalin", duecentesco dolce della

città di Verona. Il nome e alcune delle sue peculiarità risalirebbero

invece ai tempi della Repubblica Veneziana (prospera nel Rinascimen-

to fino all'esibizionismo grazie al commercio marittimo con l'orien-

te), dove sembra che fra l'offerta di cibi ricoperti con sottili foglie

d'oro zecchino ci fosse anche un dolce a forma conica chiamato "pan

de oro". Un altro racconto vuole che il pandoro si sia ispirato alla

brioche francese: il dessert per eccellenza della corte dei Dogi.

In ogni caso, la nascita di questo dolce viene collegata ad una data

precisa: il 14 ottobre 1884, giorno in cui Domenico Melegatti deposi-

tò all'ufficio brevetti un dolce dall'impasto morbido e dal caratteri-

stico stampo di cottura con forma di stella troncoconica a otto pun-

te, opera dell'artista Dall'Oca Bianca, pittore impressionista.

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Quella del pandoro e del panettone è dunque una tradizione storica

che non ha mai abbandonato le tavole degli italiani. La ricetta, unica e

speciale, richiede abbastanza tempo… Ma alla fine si può dire ne val-

ga davvero la pena.

Tanti Auguri

Di

Buon natale

dalla

redazione di

Neon!

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La GMG, o Giornata Mondiale della Gioventù, è l’evento mondiale la

cui prossima edizione si svolgerà dal 26 al 31 luglio a Cracovia in Po-

lonia, città natale di San Giovanni Paolo II. L’annuncio è stato dato

da Papa Francesco al termine della GMG di Rio de Janeiro del 2013.

Solo in un altro caso la GMG non ha avuto cadenza triennale, ma

biennale, cioè dopo l’edizione del 2000 a Roma, in occasione dell’An-

no Santo. Infatti la GMG successiva si è svolta a Toronto in Canada

nel 2002.

Nel 2011 il tricolore svento-

la nel cielo di Madrid, gra-

zie ai 90'000 Papa Boys ita-

liani. Molti di questi ragazzi

non ricordavano, perché non

erano ancora nati, quello

che successe 29 anni prima

al Santiago Bernabeu, quan-

do il tricolore sventolò per

l’ultima volta nel cielo della

capitale spagnola l’11 luglio del 1982. Nell’anno in cui si festeggiava il

150° anniversario dell’unità politica d’Italia, questi giovani erano ve-

ramente tutti “fratelli d’Italia” come nel nostro inno. Forse anche

per farsi conoscere da altri ragazzi stranieri cantavano il nostro

inno a squarciagola, e si salutavano con un solo grido: “Italiano batti

le mani”. A Madrid l’ha fatta da padrone il caldo africano che ci ha

fatto compagnia per tutta la settimana, e anche all’aerodromo di

Cuatro Vientos, dove al sabato della veglia si sono toccati i 45° C.

Ma nel tardo pomeriggio il cielo sopra a Cuatro Vientos cominciò ad

oscurarsi e si udirono in lontananza i primi tuoni. Sul fare della sera

incominciarono a cadere le prime gocce di pioggia e i pellegrini si in-

ventarono ripari di fortuna con le tele cerate del kit del pellegrino e

i loro zaini. Il temporale si scatenò un’ora prima della veglia con Papa

Benedetto XVI: il momento più toccante fu quello dell’adorazione,

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GMG, che passione! di Carlo Maestroni

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con i ragazzi in meditazione, la pioggia che cadeva in un silenzio sur-

reale. Al mattino della domenica si svegliarono con il sole e un legge-

ro vento che rinfrescava l’aria: così si prepararono alla Messa finale

con <papa Benedetto XVI. Anche nell’ultima GMG il meteo ha fatto i

capricci. Per tutta la settimana il maltempo l’ha fatta da padrone,

mentre per la Messa finale, un pallido sole baciava la spiaggia di Co-

pacabana e tanti ragazzi al termine della stessa si buttarono in ac-

qua.

Torniamo indietro di 15 anni, più precisamente alla GMG di Roma

2000, in occasione dell’anno Giubilare. Nei giorni precedenti ci fu un

caldo come a Madrid, ma mentre a Cuatro Vientos nei vari settori

assegnati ai pellegrini non c’era neanche l’ombra di una fontanella o

idranti e mezzi con pompe per bagnare pellegrini, a Roma si cammi-

nava per la città e si vedevano bagni chimici in ogni dove; anche a

Tor Vergata in ogni settore c’erano rubinetti e fontanelle a perdita

d’occhio e mezzi antiincendio che bagnavano i poveri pellegrini accal-

dati.

Alla GMG la catechesi tenuta dai vescovi viene svolta nei luoghi scel-

ti dalle diocesi di provenienza, dove si discute il tema della GMG. Al

termine, questi pellegrini, dopo essersi rinfrancati nello spirito con

la Messa, iniziano così a visitare la città per scoprire monumenti e

non solo. Stanchi ed affamati questi pellegrini non vedono l’ora di

mettere qualcosa nello stomaco e questo comporta anche la ricerca

di un punto di ristoro grazie ai buoni pasto e ad alcuni locali conven-

zionati con l’organizzazione. Stravolti e sporchi rientrano ai loro al-

loggi dove li aspetta una doccia calda e finalmente possono dormire

nei loro amati sacchi a pelo fino al mattino successivo. Tutto questo

fino al giorno della Messa conclusiva, ma molti di questi pellegrini

non riusciranno ad ascoltare l’annuncio del Papa perché devono ripar-

tire per i luoghi di provenienza con mezzi propri o con la loro dioce-

si. Una volta arrivati stanchi e rafforzati nello spirito, una volta tor-

nati a casa dalla GMG non hanno la forza di raccontare ai propri cari

come fosse andato il viaggio perché sono stanchi morti, sicuri che

quest’esperienza unica li ha segnati nel profondo del loro spirito.

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Quale è il vostro sport preferito?

M: Calcio.

F: Pallavolo.

Quale è il vostro film preferito?

M: Fast and furious 7.

F: Descendants.

Quale è il/la vostro/a cantante preferito?

M: Skrillex.

F: Adele.

Quale è l’impegno che vi riesce più difficile mantenere in casa?

M: Tenere in ordine in camera e in salotto.

F: Cercare di essere sempre “gentili” con i nostri fratelli/

sorelle e genitori anche quando non si ha tanta voglia; essere meno

pigri e aiutare di più.

Con i vostri amici, nel vostro gruppo, qual è l’impegno più diffici-

le da rispettare?

M: Essere sempre rispettosi gli uni con gli altri nei vari mo-

menti, in particolare quando si gioca insieme nella stessa squadra e

durante le partite.

F: Cercare di non arrabbiarsi per le piccole cose perché l’ami-

cizia è un dono prezioso e non va sprecato.

… e a scuola??????

M: Stare attenti e concentrati quando la professoressa parla e

non chiacchierare.

F: Non chiacchierareeeee!!!!!!!!

Intervista doppia: Maschi e femmine

di II media di Gruppo 2003

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Cosa vi ha spinti a continuare il catechismo anche dopo i sa-

cramenti?

M: Perché un modo per continuare a vederci anche oltre l’o-

rario scolastico e stare insieme.

F: E’ un modo per stare insieme e chiacchierare con i nostri

amici anche otre la scuola e poter parlare di tante cose.

Cosa vorreste fare nell’ora di catechismo, quali argomenti

vorreste trattare?

M: Ci piacerebbe poter parlare delle cose che accadono nel

mondo e che toccano tutti confrontandoci tra di noi.

F: Poter parlare di tante cose insieme e poter affrontare i

temi della religione sotto forma di “gioco”, come potrebbe essere

un cruciverba o delle schede interattive.

DA SEGNARE IN AGENDA:

La catechesi riprenderà Domenica 10 gennaio nei soliti orari

Domenica 17 gennaio 1° incontro per i genitori dei ragazzi che de-

vono ricevere i sacramenti (ore 15.00 in Auditorium)

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Diamo spazio al futuro! di Paola Fulghieri

Quante volte in questi giorni abbiamo guardato il cielo...

Per commentare le luminarie, per esprimere un desiderio, per in-

dovinare la rotta della slitta di Babbo Natale o forse, più sempli-

cemente, perché esasperati da impegni e incombenze.

E' Natale, è dicembre, l'anno solare sta per concludersi.

Che cosa ci riserverà il futuro?

Gli astri avranno una risposta per noi?

Non limitiamoci all'oroscopo di Google, stelle e pianeti possono

darci ben altro!

Canta infatti Jovanotti "saluti dallo spazio, le fragole maturano anche qua..." e non mente!

La ricerca in campo agricolo ha davvero nuovi orizzonti davanti a

sé: presto gli astronauti potranno mangiare verdura fresca colti-

vata su Marte o sulla Luna, grazie all'utilizzo di alghe, funghi e

microrganismi in grado di modificare l'atmosfera e arricchirla di

ossigeno e, contemporaneamente, di fertilizzare il suolo.

Molti progetti in questa direzione sono stati presentati a Roma

nel mese di luglio, durante il convegno sull'AgriSpazio organizza-

to dall'università Tor Vergata e Lazio Innova, in occasione di Ex-

po.

A lungo termine l'agricoltura su suolo spaziale potrebbe essere

una soluzione per preservare la biodiversità vegetale e ridurre la

superficie terrestre destinata alle coltivazioni. Inoltre permet-

terebbe agli astronauti di abbandonare le attuali colture idropo-

niche che consentono in presenza di acqua la crescita di piante

fuori dal suolo, ma sono costose e poco sostenibili.

A 400Km dalla superficie terrestre, a bordo della Stazione Spa-

ziale Internazionale (la stessa da cui qualche mese fa è scesa

anche la nostra Samantha Cristoforetti), sono in corso anche

molti esperimenti sulla fisiologia umana, sulla fisica dei fluidi,

sulla medicina e sulla meteorologia.

E, rimanendo nella bassa orbita terrestre, ovvero tra i 160 e i

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2000 Km di quota, incontriamo un'altra tecnologia spaziale che inte-

ressa le nostre vite.

Si tratta di minuscoli satelliti cubici (i cosiddetti CubeSat) che tra-

smettono mediante onde radio contenuti digitali ad antenne e para-

bole. Tale rete di trasmissione, meglio nota come Outernet, origina

un web libero e gratuito, accessibile in ogni punto del pianeta. E' un

progetto davvero ambizioso, se si pensa che circa il 60% della popo-

lazione non può utilizzare stabilmente una connessione Internet. Di-

fatti in molte aree rurali o isolate non ci sono ripetitori e, sebbene

il costo di smartphone e tablet si abbassi di anno in anno, il prezzo

dei dati è ancora insostenibile per parecchie persone.

Outernet allora promuove il diritto all'informazione (che rientra nei

Diritti Umani) e si propone di colmare il divario globale dell'accesso

alla conoscenza. Viene periodicamente aggiornato, consente di aggi-

rare la censura statale e può rivelarsi utile come notifica in caso di

disastri naturali. Attualmente questa rete è a senso unico: si posso-

no solamente ricevere i dati, tramite un apparecchio Lantern da ap-

plicare alla propria antenna parabolica.

Ecco cosa ci riserva il futuro! Non dovremo più preoccuparci se il

nostro cellulare non prende e quando tra qualche anno prenoteremo

il nostro viaggio di nozze sulla Luna saremo certi di avere ortaggi

freschi per la cena. Ora che la fantascienza si affretta a diventare

realtà, non ci resta che trovare un po' di spazio per immaginare il

nostro futuro... Buon 2016!

C’È POSTO PER TUTTI...ANCHE PER TE !

Se leggendo il nostro giornale ti sono venute in mente nuove idee o desideri far parte della redazione manda una mail

all’indirizzo: [email protected]

ospitiamo volentieri anche manifesti e pubblicità di iniziative proposte dalle associazioni di volontariato della nostra

comunità.

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Vi siete mai chiesti, guardando un aereo volare, come facciano questi

bestioni a rimanere in volo per ore viaggiando per migliaia di chilome-

tri? La risposta, ahimè, non è semplicissima; cerchiamo però di capi-

re, con l’aiuto di un po’ di fisica, quali sono gli elementi principali che

permettono ad un aereo di volare.

Durante il volo un aereo è sostanzialmente soggetto a quattro forze:

due “positive e due “negative”. Le prime due permettono al nostro

aereo di decollare e volare, mentre le altre due oppongono resisten-

za.

Orizzontalmente la spinta

data dai motori (positiva)

deve “sconfiggere” la re-

sistenza aerodinamica

(negativa; per intenderci,

è quella che spinge all’in-

dietro la nostra mano

quando la mettiamo fuori

dal finestrino di una macchina in corsa). Il lavoro dei motori è ovvia-

mente molto importante, in quanto senza di essi il nostro bell’aero-

plano farebbe la fine di un aeroplanino di carta lanciato fuori dalla

finestra. Quindi se l’aereo non avesse i motori, per farlo decollare

dalla pista servirebbe una gran bella spinta!

Capire come faccia un

aereo ad “andare avan-

ti”, quindi, non è poi

così complicato. Le

maggiori perplessità

sorgono però quando si

cerca di capire come

possa rimanere in volo

nonostante il suo

Come volano gli aerei... di Cristian Di Cosimo

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“dolce” peso (“solo” qualche decina di tonnellate). Ecco, la forza

che permette tutto ciò viene chiamata portanza.

Ma questa misteriosa

portanza, quindi, da

dove viene fuori?

Perlopiù è dovuta alla

forma e all’inclinazio-

ne che hanno le ali

dell’aereo. General-

mente le ali di un ae-

roplano presentano

una parte superiore

più bombata e una

parte inferiore relativamente piana.

Per comprendere meglio ci dobbiamo però affidare alla terza legge

del moto formulata dal signor Newton, la quale ci dice che ad ogni

azione deve corrispondere una reazione uguale e contraria; per cui,

se l’ala di un aereo è spinta verso l’alto, allora qualcos’altro deve

essere spinto verso il basso. Quel qualcosa è ovviamente l’aria. L’ala

deve quindi sospingere una corrente d’aria verso il basso con una

forza uguale alla portanza (spostamento d’aria).

Quando l’aria incontra il profilo anteriore dell’ala, scorre prima

verso l’alto, sopra la superficie, e poi torna verso il basso quando

lascia il bordo d’uscita. Ma la forma dell’ala la porta più in basso di

com’era all’inizio; lascia il bordo d’uscita dell’ala in una direzione

decisamente più angolata verso il basso. In altre parole, l’aria sopra

l’ala è effettivamente spinta verso il basso dalla forma dell’ala.

Quindi, secondo la Terza legge di Newton, l’ala viene di conseguen-

za spinta verso l’alto con identica forza.

Come fa però l’aria a seguire tutto il profilo curvo dell’ala senza

staccarsi prima? Questo è dovuto ad un fenomeno fisico chiamato

effetto Coanda. Questo effetto dice che quando un fluido come

l’acqua o l’aria scorre lungo una superficie curva, tende ad aderirvi

piuttosto tenacemente. Per sperimentare questo fenomeno si può

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far scorrere un filo d’acqua sul dorso di un

cucchiaio; si noterà che l’acqua tenderà a

seguire il profilo curvo del cucchiaio, così

come l’aria segue il profilo dell’ala di un ae-

reo.

La portanza però non è dovuta unicamente

allo spostamento d’aria, ma deriva in parte

dal fatto che le ali degli aerei non sono pa-

rallele al suolo; sono costruite in modo da

essere leggermente inclinate verso l’alto.

Questo produce più pressione sulla superfi-

cie inferiore che su quella superiore, spingendo quindi l’ala verso l’al-

to.

Con questo articolo abbiamo solamente raschiato la superficie dei

principi che permettono ad un aereo di volare e ci sarebbero ancora

moltissime cose da scrivere a riguardo; purtroppo però richiedereb-

bero spiegazioni particolarmente approfondite e l’uso di formule

matematiche molto tediose e complesse, che quindi preferisco ri-

sparmiarvi (e risparmiarmi!).

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Lettori di NEON, dopo aver letto il nostro articolo scientifico e

imparato come volano gli aerei, adesso è ora di mettere in gioco

le vostre nuove conoscenze e un po’ di fantasia per creare un

aereo fai-da-te.

Gli aerei di carta sono uno dei giochi più popolari: sono economi-

ci, possono essere fatti da chiunque ed è divertente farli volare.

Di sicuro molti di voi da bambini hanno provato almeno una volta

a lanciarne uno fuori da una finestra, a casa o a scuola. Quando

ero bambino, spesso con i miei compagni di classe o i miei cugini

facevamo delle gare per scoprire chi riusciva a costruire l’aereo

che volava più a lungo o più lontano. Anche se adesso i bambini

hanno giochi più “evoluti” sono sicuro che si divertiranno a co-

struire questi semplici origami e a farli volare. Per cominciare,

qui trovate il procedimento per realizzare un aereo semplice, ma

che può compiere lunghi voli.

Dalla teoria alla pratica: costruite il

vostro aereo! di Luca Fontana

1) Piegare il foglio a metà lungo il lato più corto e

riaprire

3) Ripiegare il triangolo così formato verso

il basso, allineando la punta lungo la piega

centrale

2) Piegare gli angoli superiori in modo che i lembi

superiori si tocchino lungo la piega centrale

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6) Piegare il foglio in due, lasciando

all’esterno la parte con il triangolino

5) Ripiegare verso l’alto il triangolino

orientato verso il basso che si è formato

nella parte centrale del foglio

4) Piegare i lati del foglio in modo che

gli angoli si tocchino in un punto sulla

piega centrale

7) Per formare la prima ala, piegare il

lato aperto verso il lato chiuso, in modo

che i due lembi coincidano. Ripetere per

l’altra ala

Lo sapevi che…

Il record del mondo per il lancio più lungo effettuato al coperto

è di 69.14 metri, ottenuto da Joe Ayoob, con un aeroplano svi-

luppato da John M. Collins.

Il volo di durata maggiore, con lancio da terra e al coperto, è

stato di 29.2 secondi, record ottenuto da Takuo Toda.

#V

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Recensione: ZUK Z1! di Andrea Carenzi e Mattia Maniezzo

Tra i regali più gettonati e apprezzati vi è la categoria dei disposi-

tivi elettronici, in primis gli smartphone. Per questo motivo abbiamo

deciso di introdurre un ritrovato tecnologico fuori dagli schemi

tradizionali, ma altrettanto valido e performante. Si tratta dello

Zuk Z1.

Zuk Z1 è basato su piattaforma Qualcomm e più precisamente sul

processore Snapdragon 801 che risulta la mossa vincente per un

prodotto di "fascia media" in grado di superare anche smartphone

ben più blasonati e costosi.

Il processore è supportato da 3GB di RAM e ben 64GB di memoria

che, pur non essendo espandibile, è comunque notevole. Molto bella

la cover posteriore che non scivola e ottimo il frame in metallo la-

terale.

Display:

Ottimo il display che piacerà sicuramente agli amanti dei tablet

considerando i 5.5 pollici di diagonale. La risoluzione è Full HD, un

ottimo compromesso per qualità, densità e impatto sulle risorse.

Notevoli sono la fluidità di sistema e l'autonomia ovviamente a

fronte di un pannello con un ottimo touch, buoni angoli di visuali e

colori ben riprodotti.

Batteria, Audio e Ricezione:

Uno dei punti di forza dello Zuk Z1 è la batteria da 4100mAh che,

unita all'hardware descritto sopra, permette di fare due giorni di

utilizzo blando e praticamente 20 ore di utilizzo pesante consen-

tendoci di uscire di casa la mattina e dimenticarci powerbank o si-

mili a casa. Parlando del mercato Italiano ed europero è davvero

difficile trovare qualcosa di migliore.

Grazie all'ottimizzazione software, al processore poco energivoro,

al display non avido di risorse e all'equilibrio generale, Zuk Z1 è

probabilmente la migliore risposta per chi vuole un device duraturo.

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Anche la parte audio sorprende in quanto la qualità è decisamente

da top gamma sia dallo speaker vivavoce sia tramite capsula auri-

colare. Nulla da dire quindi per la parte telefonica e anche lato

ricezione non abbiamo notato alcun problema. Presente ovviamen-

te il supporto Dual SIM con connettività LTE. Manca la banda

800MHz e l'NFC.

Software:

Ci vorrebbe una recensione a parte solo per descrivere tutte le

funzionalità software i cui dettagli sono visibili su YouTube. Per

non allungare troppo la recensione, oltre al video comunque voglia-

mo sottolineare alcuni aspetti. L'aggiornamento è realizzato da

Cyanogen Inc. ed è personalizzato per lavorare al meglio sullo Zuk

Z1. Ha tutte le lingue e tutti i servizi Google oltre ad una serie di

funzionalità molto interessanti.

Basato su Android Lollipop 5.1.1, verrà aggiornato ad Android M

nei prossimi mesi. L'esperienza unisce le qualità delle Cyano-

genMod all'interfaccia Stock di Android con alcuni elementi mo-

dificati e ovviamente il supporto completo per i Temi.

Insomma, è un prodotto che può essere plasmato a propria imma-

gine e "somiglianza", a cui si unisce una velocità, fluidità e rapidi-

tà davvero eccellenti che sfruttano i 3GB di RAM per ottenere un

passaggio tra i programmi praticamente immediato. Ci sono poi

dei software proprietari interessanti e la parte multimediale è

ben strutturata.

Fotocamera e Multimedia:

La fotocamera principale è una 13MP che permette di scattare

foto di buon livello. Il software è personalizzato Cyanogen ed è

abbastanza intuitivo e veloce. La messa a fuoco pecca un po' per

rapidità rispetto ai classici top gamma visto che non ci sono Laser

o HW dedicati ma è comunque accettabi le.

Buoni i video che per qualità audio e risoluzione rispecchiano la

qualità fotografica.

Nel complesso comunque una fotocamera che non delude e che si

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unisce ad applicazioni per la gestione foto complete e rapide.

Lato multimediale la cassa inferiore ha una buona pressione so-

nora ed è gradevole a praticamente qualunque volume. Nessun

problema poi per i giochi visto che parliamo di una GPU Adreno

330 ormai ampiamente testata, diffusa e supportata perfetta-

mente da tutte le software House.

Conclusioni:

Zuk Z1 è sicuramente un prodotto da tenere in seria considera-

zione. È disponibile sul sito Zukmobile.it garantito dall'azienda

oppure su Amazon a 299€ spedito da Zuk internazionale.

Le dimensioni sono l'unico limite che può davvero spaventare,

per il resto il rapporto Hardware, Software, prestazioni e piace-

volezza di utilizzo è davvero difficile da eguagliare. Forse gli

Xiaomi potrebbero dargli del filo da torcere, ma, non sono ven-

duti ufficialmente in Europa.

Voto: 8,5

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Due campioni del calcio: Ángel Di

María e Francesco Totti di Andrea Tosi e Tommaso Papetti

Ángel Di María e Francesco Totti sono calciatori con caratteri-

stiche molto diverse, ma hanno in comune una cosa: nella loro

carriera hanno vinto tanto. Per questo vi vogliamo raccontare le

loro storie.

Ángel Fabián Di María Hernández nasce a Rosario (Argentina) il

14 febbraio 1988. Adesso gioca nel PSG, dove si è trasferito

quest’estate.

Gioca in Europa dal 2007, anno in cui viene acquistato dal Benfi-

ca (squadra del campionato portoghese). Nel 2010 passa al Real

Madrid. Gioca per le merengues fino al 2014. In questo periodo

ottiene i suoi successi più grandi; il trofeo più importante che

ha vinto è la Champions League conquistata il 24 maggio 2014 a

Lisbona battendo in finale l’Atletico Madrid del Cholo Simeone.

Nell’estate dello stesso anno si trasferisce al Manchester Uni-

ted, dove gioca solo un anno prima di essere venduto al PSG. Di

María gioca dal 2008 anche per la Nazionale argentina, con la

quale è arrivato in finale nel Campionato del Mondo del 2014

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(anche se non ha giocato la semifinale e la finale per infortunio).

Sommando i quattro trasferimenti della sua carriera, Di María è

il calciatore più pagato della storia con un totale di circa 180

milioni di euro; questo dimostra che nel corso della sua carriera

è sempre stato un giocatore fortissimo e molto desiderato da

ogni squadra.

Francesco Totti nasce a Roma il 27 settembre 1976. Gioca nel

A.S. Roma da più di 20 anni e ne è diventato una bandiera oltre

che il capitano per eccellenza. Il trofeo più importante che ha

vinto con la Roma è lo scudetto nella stagione 2000-2001. Tra il

1998 e il 2006 ha giocato anche per la Nazionale italiana, con la

quale è diventato Campione del Mondo nel 2006. Ha segnato il

rigore decisivo contro l’Australia nell’ultima azione degli ottavi

di finale. Dopo aver vinto i mondiali, Totti si ritira dalla naziona-

le dedicandosi solo alla Roma, squadra da cui non si trasferisce

mai. Attualmente ha 39 anni, ma gioca ancora per la sua squadra.

Per la Roma ha segnato 300 gol, considerando tutte le competi-

zioni. Totti è uno dei calciatori italiani più forti di sempre e una

delle poche “bandiere” ancora in attività nel nostro campionato. #S

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“Questa notte parlami dell’Africa” racconta la storia di Emma e

Nuri. La prima, un brillante avvocato milanese, con una vita per-

fetta, proprio come se l’era immaginata. La seconda una giovane

ragazza che vive ad Arusha, città della Tanzania.

Emma, dopo un periodo di estraneità dalla società in cui vive,

decide di partire per l’Africa con un visto di lavoro di alcuni

mesi. Si lascia il vecchio mondo alle spalle. Appena giunta dalla

sua amica Faye, il suo contatto in Mozambico, si accorge di aver

fatto la scelta giusta.

In Africa, Emma, sente di possedere un’energia diversa e in

questa dimensione riesce a trovare sé stessa. Il lavoro nelle

riserve le apre un mondo nei confronti dei ricercatori e alla

battaglia contro i bracconieri e trafficanti d’avorio. Tra i tanti

c’è Dylan, un ricercatore inglese dalla bellezza semplice e tra-

volgente: tra i due scatta un’attrazione folle e irresistibile, de-

stinata a cambiare la loro esistenza per sempre.

L’altra protagonista del romanzo è Nuri, una ragazza di venti-

due anni, che lavora nel negozio dei genitori e part-time in una

biblioteca della piccola cittadina africana. La ragazza è co-

stretta a leggere di nascosto in quanto la cultura della famiglia

(il papà è di origine indiana e la mamma Masai), severa e tradi-

zionalista, considera la lettura una perdita di tempo.

Nuri ama il suo paese, ma la sua anima sente il bisogno di più

vasti orizzonti; si sente attratta dal mondo occidentale, ma

senza rinnegare le sue origini. Le aspirazioni della ragazza tro-

vano soddisfazione in Finn, un ricercatore collega di Dylan, che

la condurrà all’amore e alla vita che desiderava.

Nuri ed Emma sono destinate a diventare amiche e complici in

quanto desiderano e cercano qualcosa di diverso, ma hanno in

comune la certezza che per loro un’altra vita sia possibile.

Questa notte parlami dell’Africa di Elena Malaraggia

#Lib

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“La prima cosa che colpisce dell’Africa è la luce: c’è luce ovun-

que, e così tanto sole da restare abbagliati. La prima sensazio-

ne è di disorientamento: segue una percezione assoluta, un sen-

so di appartenenza a un luogo di cui ancora non si conosce nien-

te, ma del quale ci si sente già profondamente parte.”

#Lib

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L’angolo del relax #

Rel

ax!