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Cafoscari Rivista universitaria di cultura Anno X - n. 2 Luglio 2006 IDENTITÀ E VOCAZIONE DI CA’ FOSCARI Marco Presotto, Per una didattica consapevole Ricciarda Ricorda, Le anime di una Facoltà alla prova delle riforme dell’Università Maria Emiliana Ricciardi, Migliorare la didattica per una formazione personalizzata Antonella Basso, Una riflessione sulla riforma universitaria tra bilancio e prospettiva Stuart Woolf, European Doctorate. L’esperienza del Dottorato Europeo di Storia sociale dell’Europa e del Mediterraneo La lontananza nostalgica utopica futura di Luigi Nono. Colloquio con il maestro André Richard Donatella Calabi, La Scuola di San Giorgio: le linee di indirizzo Laura Ginapri, Un’azione formativa congiunta tra la Fondazione Scuola di San Giorgio e l’Ateneo di Ca’ Foscari Laura Landi, Un corso intensivo sull’adattamento del dialogo cinematografico Giorgia Zanetti, Focalizzare il proprio progetto professionale in uno stage Sara Bergamin, Per non sottovalutare la nostra professionalità Elisa Cappelletto, La speranza di trovare uno sbocco lavorativo Gabriele Zanetto, Il Centro IDEAS vince il premio Sfide 2006 al Forum della Pubblica Amministrazione Otello Martin, Una rete WiFi a Ca’ Foscari Marino Pavanati, Sistemi di videoconferenza a Ca’ Foscari Carlo Beltrame, Master in Archeologia marittima Francesco Vallerani, Il Master in Ecomuseologia e pianificazione del territorio Mario Volpe, Master in progettazione comunitaria Paolo Puppa, L’archivio privato di Wladimiro Dorigo in dono a Ca’ Foscari, per onorarne la memoria

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CafoscariRivista universitaria di cultura

Anno X - n. 2 Luglio 2006

IDENTITÀ E VOCAZIONE DI CA’ FOSCARIMarco Presotto, Per una didattica consapevole c Ricciarda Ricorda, Le anime di una Facoltà alla prova delleriforme dell’Università c Maria Emiliana Ricciardi, Migliorare la didattica per una formazione personalizzatac Antonella Basso, Una riflessione sulla riforma universitaria tra bilancio e prospettiva c Stuart Woolf,European Doctorate. L’esperienza del Dottorato Europeo di Storia sociale dell’Europa e del Mediterraneoc La lontananza nostalgica utopica futura di Luigi Nono. Colloquio con il maestro André Richard c DonatellaCalabi, La Scuola di San Giorgio: le linee di indirizzo c Laura Ginapri, Un’azione formativa congiunta trala Fondazione Scuola di San Giorgio e l’Ateneo di Ca’ Foscari c Laura Landi, Un corso intensivosull’adattamento del dialogo cinematografico c Giorgia Zanetti, Focalizzare il proprio progettoprofessionale in uno stage c Sara Bergamin, Per non sottovalutare la nostra professionalità c ElisaCappelletto, La speranza di trovare uno sbocco lavorativo c Gabriele Zanetto, Il Centro IDEAS vince ilpremio Sfide 2006 al Forum della Pubblica Amministrazione c Otello Martin, Una rete WiFi a Ca’ Foscaric Marino Pavanati, Sistemi di videoconferenza a Ca’ Foscari c Carlo Beltrame, Master in Archeologiamarittima c Francesco Vallerani, Il Master in Ecomuseologia e pianificazione del territorio c Mario Volpe,Master in progettazione comunitaria c Paolo Puppa, L’archivio privato di Wladimiro Dorigo in dono a Ca’Foscari, per onorarne la memoria

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In cerca di soluzioni Anche per l’Università Ca’ Foscari il mese appena tra-

scorso è stato tempo di elezioni e di confronto programma-tico, a iniziare dalla riconferma del prof. Pier FrancescoGhetti nell’incarico di Rettore per il prossimo triennioaccademico. Soprattutto in tale occasione le assemblee e gliincontri, che si sono svolti a vario livello, hanno evidenzia-to il desiderio di lasciarsi alle spalle un periodo difficile perle incongruenze di tanti interventi ministeriali, piovuti dal-l’alto, e che si sono tradotti in un decremento di investi-menti e di risorse umane.

Contemporaneamente, dai discorsi e dai dibattiti sonoemersi la consapevolezza e l’impegno a guardare al futuro,determinando un tracciato costruttivo che proceda dallachiarificazione dell’identità e delle vocazioni dell’Ateneo edelle sue quattro Facoltà. Si tratta di puntare, ancor più, aduna coesione trasversale, in grado di accentuare le premi-nenze e le eccellenze sia sul versante della ricerca scientifi-ca, sia nell’impegno didattico e formativo.

Mentre risulta ancora utile analizzare l’azione riforma-trice che si sta vivendo, per Ca’ Foscari si accentua l’impe-gno ad armonizzare capacità di governo e scelte strategicheterritoriali. Il polo universitario veneziano costituisce già

un laboratorio speciale per accentuare l’individuazione di nuove soluzioniai processi economico-sociali, agli interventi artistici e alla produzione cul-turale fin qui praticati.

Seppure il terzo rapporto della Fondazione di Venezia, intitolatoVenezia città della cultura: gli eventi, i produttori e i fruitori, sancisca anco-ra una volta l’alto profilo dell’investimento intellettuale che Ca’ Foscaridestina, non solo ai suoi docenti e studenti, ma ai cittadini della città lagu-nare, è opportuno stabilire obiettivi di programmazione a medio e a lungotermine. Ciò che si è messo in campo, nonostante la scarsità delle risorse,in collaborazione con altri prestigiosi enti, ha rappresentato di fatto un’al-ternativa all’uniformità del mercato e all’immobilismo istituzionale; eppu-re, il respiro delle azioni risulta corto, e cresce il rischio di costituire alter-native circoscritte e delimitate.

Il viaggio verso soluzioni avanzate è certamente complesso e controver-so. La rivista «Cafoscari» si rende disponibile a evidenziare la molteplicitàdelle voci e la pluralità delle idee che esistono all’interno e al di fuoridell’Ateneo, confidando nella consapevolezza e nello slancio dei propri let-tori-collaboratori.

Le immagini di questo numero sono tratte, per gentile concessione, dalle Collezioni della Fondazione Cini

Nel numero 1 del 2006 sono state omesse, per cause tecniche, le indicazioni delle immagini riprodotte nell’articolo suErnesto Calzavara. L’esatta dizione è la seguente: Foto Pervinca Rizzo Calzavara

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Comunque si vogliano valutare gli effetti dirompentidella riforma universitaria, nelle sue diverse fasi attuative, èevidente che un tale cambio dell’intero progetto formativoimpone un’attenta riflessione sui modi di fare didatticaanche nei suoi aspetti più specifici.

Si tratta di una questione assai delicata che investe il sin-golo docente nel rapporto personale e tradizionalmenteautonomo con i propri studenti. L’istanza di adeguamentodeve quindi nascere dal docente stesso, d’accordo con gliobiettivi formativi e le conseguenti necessità degli studenti.È inutile nascondersi che alcuni complicati meccanismi dellariforma risultano poco comprensibili se non confusi, e con-tribuiscono ad una certa difficoltà (se non logica ritrosia) deldocente a ritrovare la propria collocazione rispetto al vecchioordinamento che, nella sua semplicità del rapporto tra coluiche sa (e spiega) e colui che non sa (e studia), eludeva strate-gicamente il problema focalizzando l’obiettivo formativo suldocente stesso.

In realtà, è evidente l’anacronismo di un contesto di inse-gnamento che non parte dalle esigenze del destinatario inun’ideale interazione tra necessità e obiettivi. Sono statiinfatti attivati in questi anni degli strumenti operativi chepossono contribuire alla realizzazione di un nuovo modo diconcepire l’attività didattica. Il questionario di valutazionedei corsi da parte degli studenti avrebbe in sé una notevoleutilità, se non fosse contraddittoria l’assenza del docentenella sua elaborazione, perché nega all’origine quell’effetto difeedback che ne restituirebbe il vero significato. Il nodo cen-trale resta quello della consapevolezza del docente del pro-prio ruolo all’interno di un contesto didattico complesso,dove spesso il suo insegnamento si inserisce in diversi proget-

ti formativi (corsi di laurea, curricula) che non sempre cono-sce a fondo. A questo riguardo, l’elaborazione dei rapporti diautovalutazione dei corsi di laurea (RAV), che l’Ateneo hapromosso negli ultimi anni sulla scorta delle direttive mini-steriali, potrebbero fornire un ottimo aiuto per individuarele modalità di un maggiore coinvolgimento di tutte le partiinteressate.

Oltre alle iniziative recenti di risanamento di problemistrutturali dell’Ateneo veneziano, l’impulso più evidente aun miglioramento della qualità della didattica è costituitodal potenziamento dei servizi della rete informatica. Ildocente può ormai da tempo usufruire di notevoli strumen-ti per realizzare il proprio corso con un maggiore (o diverso)coinvolgimento degli studenti. L’uso del forum elettronico ola messa a disposizione on line di materiale didattico multi-mediale possono svolgere una funzione molto più ampia edefficace della semplice sostituzione di una dispensa cartaceao di un’ora di ricevimento. Il contatto virtuale con lo studen-te ha in sé delle potenzialità ancora da sfruttare ma tecnica-mente già del tutto disponibili.

Ben diversa è poi la sperimentazione di corsi on line, dicui peraltro l’Ateneo può vantare delle realizzazioni presti-giose, ma che implica modalità didattiche inedite non sem-pre condivisibili. In un contesto di alta competitività,l’obiettivo di Ca’ Foscari dovrà essere, seguendo la propriatradizione, quello di anteporre ad ogni compromesso l’altaqualità dell’offerta didattica. Tale risultato potrà realizzarsisolamente attraverso una piena e incentivata consapevolezza,da parte di tutti gli operatori, dell’appartenenza a un proget-to comune e della conoscenza degli strumenti adeguati perattuarlo.

Per una didattica consapevoleMarco Presotto, Dipartimento di Americanistica, Iberistica e Slavistica

Didattica

Le anime di una Facoltà alla prova delle riforme dell’UniversitàRicciarda Ricorda, Dipartimento di Italianistica e Filologia Romanza

Le trasformazioni che, negli ultimi anni, hanno profon-damente cambiato il volto dell’università italiana non pote-vano non farsi sentire anche a Ca’ Foscari; in particolare, laFacoltà di Lettere e Filosofia, come è avvenuto del resto intutt’Italia, e non solo in seguito alla riforma degli ordina-menti didattici, è stata interessata da un processo di cambia-mento che ne ha modificato in profondità la struttura. I

corsi di laurea che ne costituivano l’asse portante, e in parti-colare Lettere, sono stati affiancati da altri, da Beni culturalia Tecniche artistiche dello spettacolo, da Servizio sociale aEconomia e gestione delle arti e delle attività culturali, chehanno risposto a nuove richieste della società ed esercitanouna grande forza d’attrazione nei confronti degli studenti.

La Facoltà ha già avvertito l’esigenza di interrogarsi sulla

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Il processo di gestione della didattica all’interno di unastruttura coinvolge molteplici attori e questa breve riflessio-ne ha lo scopo di evidenziare quanto è stato realizzato equanto si continua a sperimentare giorno dopo giorno, aqualche anno di distanza dall’entrata in vigore della riformauniversitaria, nella Facoltà di Scienze.

Nonostante la struttura abbia affrontato gli ultimi annicon una carenza di risorse specifiche, che ha evidentementerallentato il processo di miglioramento, il recente inserimen-to della figura del coordinatore delle attività di supportoall’offerta formativa di Facoltà si propone di porre al serviziodella didattica competenze di tipo trasversale (tecnico -gestionali), particolarmente utili in una struttura organizza-ta con una segreteria didattica accentrata all’interno dellasegreteria di Presidenza di Facoltà.

Ovviamente l’impatto della riforma, da un punto di vistaoperativo, è stato dirompente e, anche se inizialmente non c’èstata l’opportunità di creare gruppi di lavoro misti interfacol-tà al fine di sperimentare soluzioni innovative, nel temposono state affrontate tutte le varie problematiche interagen-do con le altre strutture e con l’amministrazione centrale.D’altra parte, una struttura sotto-organico, che deve affron-tare condizioni critiche, sviluppa inevitabilmente una ten-denza all’auto-organizzazione, con conseguente rafforzamen-to delle individualità che devono e vogliono accettare le sfide

emergenti. Così considero il mio lavoro di coordinatricecome una tela bianca su cui ognuno può disegnare e colora-re, sforzandomi ogni giorno di dar corpo ad una linea di azio-ne più definita e ad un orizzonte da guardare.

È stato molto utile iniziare a conoscere i corsi di laurea,e le persone coinvolte nei vari processi, attraverso la compi-lazione dei Rapporti di Autovalutazione, basati su un model-lo di riferimento ricco di stimoli al fine di una correttagestione. E dall’analisi dei vari processi, dei punti comuni edelle specificità di ogni corso (fattori di forza e fattori dimiglioramento) stiamo procedendo in maniera graduale nel-l’affrontare alcuni aspetti (es. comunicazione, gestione econdivisione delle informazioni, rapporto con gli uffici cen-trali di ateneo), lavorando al tempo stesso su fattori quali illavoro in gruppo, la motivazione personale, il senso di appar-tenenza.

In prospettiva, al fine del miglioramento della qualità,vorremmo coinvolgere maggiormente gli studenti, anche senella Facoltà di Scienze essi hanno già un rapporto privile-giato e diretto con i docenti, arrivando quasi ad una sorta di“formazione personalizzata” che rende a volte superflua lapresentazione formale delle varie istanze e l’utilizzo di siste-mi di comunicazione più impersonali (come i siti web e laformazione a distanza). Ma la strada del miglioramento con-tinuo non finisce mai.

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Migliorare la didattica per una formazione personalizzataMaria Emiliana Ricciardi, Coordinatrice delle attività di supporto all’offerta formativadella Facoltà di Scienze MM.FF.NN.

propria vocazione, sulle direttive lungo cui pensare il propriosviluppo, tanto più in un quadro come quello attuale, dram-maticamente caratterizzato dalla scarsità delle risorse: è oranecessario riprendere la riflessione, per riuscire a trarre delleconclusioni più concrete, che servano a orientare le sceltefuture.

Io sono convinta, e mi è già capitato di sostenerlo in piùoccasioni, che le attuali “anime” della Facoltà, indubbiamen-te assai differenziate tra loro, costituiscano un elemento digrande ricchezza, di cui ritengo che nulla si debba perdere,sia dal punto di vista didattico che da quello scientifico: misembra infatti che ciascuna risponda a diverse esigenze cul-turali e sociali, che si manifestano con particolare evidenza inun contesto come quello veneziano. Da un lato, un immen-so patrimonio artistico, letterario, storico, librario su cuilavorare e da consegnare allo studio e alla passione delle gio-vani generazioni, dall’altro un quadro sociale complesso,attraversato da fenomeni e condizioni nuove, da conoscerein profondità, con gli studi delle scienze umane.

Questo quadro richiede che ciascun corso di laurea

ripensi alla propria struttura e individui le aree culturali cheritiene portanti, orientando i percorsi di studio delle laureetriennali e delle specialistiche in modo da assicurare buoneconoscenze di base, ma anche una prima “specializzazione”nei settori saldamente attestati al centro delle realtà cultura-li veneziane e in cui sono dotati di competenze più forti edifferenziate rispetto a quelle delle università vicine: allaFacoltà toccherà il compito, assai complesso, di armonizzarele diverse anime, consentendo a ciascuna di consolidarsi inmodo equilibrato.

In questo senso, ritengo che l’operazione più urgente siaquella di riprendere l’analisi necessaria per identificare lanuova proposta culturale di cui la Facoltà di Lettere devefarsi portatrice, lavorando molto sull’esistente, con la dispo-nibilità a orientarlo in modo da valorizzare al meglio i nucleipiù vitali, senza chiudere al nuovo, ma impegnandosi adaccoglierlo solo se davvero “in linea” con le proprie prospet-tive ed evitando di farsi attrarre da ipotesi magari suggestive,ma poco praticabili o per la loro effettiva fondatezza o per lamancanza delle competenze necessarie a sostenerle.

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Arazziere di Bruxelles, seconda metà del XVI secolo, Alleanza di Scipione e Massinissa

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Oggigiorno, nelle Università, “Europa” e “internaziona-lizzazione” sono parole chiave con cui è facile concordare;più difficile invece farle funzionare in modo istituzionale. Ilfatto è che mentre studenti e ricercatori fanno parte, perdefinizione, di una comunità internazionale, la didattica allabase della loro formazione è sempre stata marcatamentenazionale. Come esempio, basta ricordare gli inizi del pro-gramma Erasmus (ora Socrates). La decisione dellaCommissione Europea di estendere le sue attività al campodell’istruzione fu ben accetta alle Università, in primo luogo

per la fruizione di notevoli fondi per la mobilità degli stu-denti; tuttavia non fu facile per le Facoltà, i Dipartimenti el’amministrazione centrale adattare statuti e iter burocraticiper usufruire dell’Erasmus.

I progetti internazionali sono oggi ancora più essenzialiper le Università prestigiose in quanto rappresentano unvalore aggiunto nello stanziamento di fondi ministeriali e diricerca. La preparazione di tali progetti, che siano per ricer-ca o per formazione, richiede un forte impegno da partedegli accademici; inoltre, una volta ottenuti i fondi, occorre

Un tentativo di valutazione degli effetti della riforma che haportato alla definizione delle lauree triennali e specialistichecon il famoso (e, per alcuni, famigerato) percorso del 3+2 èsicuramente utile, soprattutto in vista delle modifiche che sistanno discutendo e si vanno delineando nelle Facoltà. Un primo bilancio può essere tentato per le lauree triennali,che possono ormai essere considerate a regime. Alcuni effet-ti possono essere delineati anche per le lauree specialistiche,ma per queste i dati sembrano indicare che si stia ancorascontando un periodo di transizione, con effetti che proba-bilmente a regime tenderanno a modificarsi notevolmente.Uno degli obiettivi che si sperava di ottenere con la riformaera l’accorciamento dei tempi di laurea, in precedenza trop-po superiore alla durata legale del corso di studi. La verificadel raggiungimento di questo obiettivo è quindi di notevoleimportanza. Per quanto riguarda le lauree triennali della Facoltà diEconomia, a questo riguardo, si può osservare che il nume-ro medio di crediti ottenuti annualmente dagli studenti èpari a solo 3/4 dei 60 crediti previsti dall’ordinamento deglistudi. Di conseguenza, il tempo mediamente impiegato perconseguire una laurea triennale sarà non di tre ma di quasiquattro anni. In effetti, la percentuale di laureati in corso èleggermente superiore al 50%, cioè il 50% degli studentiimpiega non più di 3 anni e 7 mesi per laurearsi. Questorisultato può essere considerato un notevole successo rispet-to ai dati che si osservavano per le lauree quadriennali. Tuttavia, si può osservare che gli studenti che si laureano nel-

l’aprile del 3° anno, pur essendo formalmente iscritti al 3°anno, hanno di fatto perso quasi l’intero anno accademico aifini della prosecuzione degli studi in una laurea specialistica.A questo proposito, i dati relativi agli scorsi anni, in cui siconsentiva agli studenti l’immatricolazione alle lauree spe-cialistiche anche dopo la sessione di aprile, con tutti i proble-mi che questo poneva al rispetto delle propeeuticità consi-gliate, indicano che i crediti mediamente ottenuti ogni annodagli studenti sono anche nelle lauree specialistiche uguali a3/4 dei 60 crediti richiesti.In teoria, alle lauree specialistiche si dovrebbero iscrivere glistudenti migliori, e questa è un’altra verifica che è interessan-te effettuare. Questo sembra essere vero per la Facoltà diEconomia, dato che il voto medio ottenuto negli esami dellelauree specialistiche è notevolmente superiore rispetto aquello osservato negli esami delle lauree triennali. Tuttavia, l’immatricolazione degli studenti in corso d’annoha avuto l’effetto perverso di far accumulare un notevoleritardo iniziale che si stenta a recuperare e che comporta unrinvio della laurea finale. Questo processo perverso potràessere annullato con la chiusura delle immatricolazioni indicembre e con la possibilità per gli studenti che si laureanoad aprile di effettuare esami singoli, che potranno esserericonsciuti al momento dell’immatricolazione. A regime, ci si dovrebbe quindi attendere una notevole ridu-zione del tempo medio di laurea complessivo per l’interociclo di studi del “3+2”, rispetto ai tempi “biblici” che siosservavano nelle lauree del vecchio ordinamento.

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European Doctorate. L’esperienza del Dottorato Europeo di Storia socialedell’Europa e del MediterraneoStuart Woolf, Dipartimento di Studi Storici

Una riflessione sulla riforma universitaria tra bilancio e prospettivaAntonella Basso, Dipartimento di Matematica Applicata

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un impegno ulteriore per l’amministrazione, soprattutto intermini di rendicontazione. Ca’ Foscari è tuttora in una faseiniziale nella gestione di tale processo. Resta responsabilitàdei docenti predisporre il progetto scientifico ed assicurare lemodalità della sua esecuzione, compreso il monitoraggiodelle fasi successive.

L’Ateneo deve, però, incrementare il sostegno ammini-strativo ai docenti e deve riconoscere la necessità di accomo-dare le procedure esistenti alle sfide presentate da programmibasati sulla stretta collaborazione con Università che appar-tengono a sistemi nazionali diversi tra loro. L’assenza di unsupporto amministrativo efficace e flessibile nell’adattare leproprie procedure alla varietà di prassi che caratterizzano leUniversità nei diversi paesi dell’Europa può facilmente agireda freno alla riuscita di iniziative internazionali. La storia delDottorato europeo, che ha avuto un esito altamente positivo,è emblematico sotto vari punti di vista. Non sarebbe maipotuto decollare senza l’impegno e il generoso sostegno ini-ziale del personale amministrativo del Dipartimento di StudiStorici. Attualmente, nell’amministrazione centrale, c’è unufficio preposto, ma una sola persona è delegata all’informa-zione ai docenti rispetto alle possibili fonti di finanziamentodella Comunità Europea o di altra provenienza. Si spera chesi tratti solo di una fase transitoria.

Il Dottorato Europeo di Storia sociale dell’Europa e delMediterraneo (ED) è un programma innovativo che permet-te a giovani ricercatori di ricevere una formazione in unpaese diverso dal proprio e proseguire le ricerche sotto laguida di un tutor specialista in uno dei Dipartimenti partnerdell’ED. È rivolto a ricercatori di tutti i paesi dell’UnioneEuropea iscritti a dottorati di storia, o di scienze sociali conuna dimensione storica. La ricerca può riguardare un qual-siasi periodo della storia europea, dalle sue origini classicheal giorno d’oggi. Il programma ED è coordinato dalDipartimento di Studi Storici di Ca’ Foscari e costituito da10 Università in 10 paesi europei: la National andKapodistrian University di Atene (Grecia); l’UniversitätBielefeld (Germania); la Slovak Academy of Sciences(Slovacchia); la Rijksuniversiteit Groningen (Paesi Bassi);l’Instituto de Ciências Sociais da Universidade de Lisboa(Portogallo); l’University College London (Regno Unito);l’Ecole Normale Supérieure de Paris (Francia); l’UniversidadPablo de Olavide de Sevilla (Spagna); la SödertörnsHögskola (Svezia), e Ca’ Foscari. Dal 2001 l’ED fa parte delPostgraduate Marie Curie Early Training Programme dellaCommissione europea, finanziato nei Programmi quadro Ve VI. Nei primi sei anni 156 borsisti di 24 paesi hanno potu-to accedere al programma, di cui un numero, inizialmentepiccolo ma ormai in forte crescita, ha già ottenuto il dotto-rato.

La Commissione europea ha nominato l’ED una delledieci Success Stories del Programma Marie Curie. Ritengoche quattro siano gli elementi che si sono dimostrati fonda-mentali e significativi per un importante contributo scien-tifico. Innanzitutto i seminari per ogni gruppo annuale diborsisti dell’ ED. Si tratta di seminari di una qualità intel-

lettuale eccezionale, come risulta dai rapporti di molti bor-sisti e dalle lodi dei docenti delle istituzioni in cui sono statitenuti, come per esempio l’University College London el’Ècole Normale Supérieure. Oltre al valore intellettuale eaccademico del mettersi alla prova di fronte a dottorandi edocenti di tanti paesi, tali incontri hanno un deciso effettodi aggregazione tra i partecipanti, che dovrebbe perdurareper tutta la loro carriera. Questi giovani ricercatori acquisi-scono il senso della loro partecipazione ad un comuneapproccio europeo, che, negli anni a seguire, quando moltidei partecipanti diverranno docenti universitari, potrà avereun impatto sull’insegnamento della storia europea a livelloaccademico.

In secondo luogo, il programma di training ha dimo-strato l’importanza del formarsi in un ambiente accademi-co diverso dal proprio ambiente nazionale. L’esperienza diciò che può essere definita la full immersion nei seminaridei Dipartimenti ospitanti ha un effetto positivo e duratu-ro, perché spinge la maggioranza dei borsisti a riflettere cri-ticamente sui differenti modi di apprendere e insegnare lastoria. Inoltre è apparso sempre più chiaro che questa espe-rienza all’estero porta ad un vero salto di qualità della tesi,constatato dai borsisti stessi e confermato dai giudizi deidocenti, nazionali e di altri paesi, esaminatori delle lorotesi.

In terzo luogo, il programma ha dimostrato il valoreattribuito al diploma di Dottorato europeo, che è possibileconseguire dopo aver ottenuto il dottorato nell’istituzionedi origine. I regolamenti dell’ED chiedono più di quantoindicato dalla Conferenza dei Rettori Europei: non solol’esame della tesi da parte di esperti di tre diversi paesi dellaUE e l’uso di due lingue, ma anche un articolo desuntodalla tesi e scritto nella seconda lingua. Il diploma diDottorato Europeo, firmato dal Rettore e dal Coordinatore,con il logo del programma Marie Curie e di tutte leUniversità associate, viene consegnato a Venezia, in quantosede coordinatrice.

Infine, il fatto che il Dottorato europeo sia stato apertonon solo a chi è laureato in storia bensì alle discipline cor-relate ha attratto ottimi dottorandi impegnati in temi diricerca di storia dell’arte, antropologia, etnologia, econo-mia, sociologia, scienze politiche, geografia, filosofia politi-ca, filosofia della storia e perfino teologia nella sua dimen-sione storica. La formazione comune proposta dai partnerdell’ED si basa su un forte approccio comparativo e tran-snazionale, metodologicamente vicino ad altre scienzesociali.

Quale è stato finora l’impatto complessivo del program-ma? A livello pratico la formazione e il diploma diDottorato Europeo accrescono le qualificazioni professiona-li dei borsisti. Le loro preparazioni linguistiche miglioranoin modo significativo, il che aumenta ulteriormente le pos-sibilità di carriera, anche fuori dall’Università. A livello cul-turale, il programma offre ai borsisti, oltre ad un accessoprivilegiato nella comunità scientifica degli storici europei,una più chiara coscienza delle dimensioni della storia euro-

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pea. La struttura educativa nazionale di tutti gli stati euro-pei inevitabilmente comporta che la storia nazionale sia pre-dominante nella formazione dei giovani storici. Ne conse-gue un freno allo sviluppo di un’Europa armoniosa. IlDottorato europeo offre ai borsisti lo stimolo dell’apparte-nenza ad una esperienza accademica insieme ai loro coeta-

nei, provenienti da differenti esperienze accademiche nazio-nali, nella stessa decisiva fase di formazione. Grazie alla par-tecipazione a tale programma innovativo i borsisti riusciran-no a spiegare e a trasmettere una più profonda comprensio-ne dei legami che sottendono alla multiforme evoluzionedelle società europee.

Filippo Lippi, Madonnacol Bambino, santi, angelie un devoto

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Un’importante iniziativa musicale, dedicata a LuigiNono, si svolgerà dal 2 al 7 novembre di quest’anno nell’iso-la di San Giorgio Maggiore: si tratta di un corso di interpre-tazione vocale, intitolato La lontananza nostalgica utopicafutura. Madrigale per più “caminantes” con Gidon Kremer perviolino e nastro a 8 canali (1988-1989). È sostenutadall’Archivio Luigi Nono, il Dipartimento di Storia delleArti e Conservazione dei Beni Artistici “G. Mazzariol”,dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e dalla FondazioneGiorgio Cini.

I due maestri che guideranno i giovani allievi nel semi-nario di studio sulle prassi esecutive noniane sono Enzo Porta, che prepara i violinisti, e André Richard, checurerà la regia del suono. Il lavoro di Nono, che è immagi-nato scenicamente nel viaggio di un caminante-violinistasarà eseguito in forma di primi approfondimenti, poi primisaggi e saggi finali negli ultimi giorni del seminario da cin-que violinisti e cinque ‘registi del suono’ impegnati in sedu-te di interpretazione del testo violinistico, di studio del‘Cammino’, di predisposizioni di partiture d’ascolto, di usodel delay, di elaborazione del loop finale, di messa in scena,e così via.

Per parlare dell’iniziativa «Cafoscari» ha intervistato ilmaestro André Richard, nato a Berna, direttore dell’HeinrichStrobel Stiftung Studio di Freiburg, compositore, arteficeinsieme a Hans Peter Haller, della tecnica e della applicazioneesecutiva più raffinata del live electronics, regista del suono cheha lavorato al fianco di Nono, per opere come Diario polacco2, Caminantes, Prometeo, e altro ancora.

Maestro Richard, com’è possibile ripristinare una prassi ese-cutiva della Lontananza nostalgica utopica futura di Nono?Come si delinea il progetto del corso di intepretazione?

Considerando la concezione della Lontananza viene faci-le constatare che quest’ultima opera di Nono rinnova in uncerto senso la ricerca degli anni Sessanta. Ad esempio, per Afloresta è jovem e cheja de vida (1965/66) non esisteva una par-titura principale, ma soltanto (alla maniera del madrigale cin-quecentesco) parti separate, libri-parte, a lungo studiati e pro-vati da Nono e dagli interpreti al fine di ottenere un’opera chenascesse al momento della sua esecuzione. Per quel che con-cerne La Lontananza nostalgica utopica futura Nono fa un

ulteriore passo in avanti: mette a disposizione dell’interpreteun materiale sonoro (la parte del violino e il sistema dei suonipreregistrati su otto piste). Tanto il violinista quanto ilresponsabile della emissione delle bande magnetiche hanno lapossibilità di costruire e di “ricomporre” l’opera sulla base diquesti dati. Nel migliore dei casi non s’avrà nessuna interpre-tazione identica ad un’altra. Qui sta la problematicità intrin-seca all’esecuzione della Lontananza che costituirà il centro eil cuore del seminario 2006.

È possibile immaginare altre figure del protagonista violini-sta (le future, ora gli allievi) che non siano una rievocazionequasi facsimilare del primo interprete (Gidon Kremer) e in uncerto senso concreatore dell’opera?

La concezione stessa dell’opera inibisce ogni approcciorievocativo, per così dire asservito alla interpretazione dellaprima. Se si rispettano le indicazioni di Nono si comprendefacilmente che l’assimilazione e la riproduzione fondata suun modello storico non sono lo scopo della interpretazione.La risposta sta nel cuore della concezione dell’opera stessa.Nono ha stabilito condizioni per una serie di interpretazionidiverse che devono aver luogo grazie alla differenza di perso-nalità di tutti gli interpreti.

Si prevede una serie di approfondimenti interpretativi dellasonorità strumentale alla luce di altri approfondimenti dellaregia del suono?

Dapprincipio si potranno studiare parte del violino ebande sonore separatamente. Lo stimolo ad una vera azionecreativa non può essere esercitata, nella Lontananza, separa-tamente. Va da sé, quindi che ogni approfondimento inter-pretativo potrà avvenire solo e soltanto attraverso lo studiodelle interazioni fra le parti.

Teatralità e spazializzazione: il percorso del violinista èun’azione teatrale, può essere interpretata ulteriormente in ter-mini di regia teatrale della performance?

Non soltanto il “camminamento” del violinista e la suainterpretazione sono un’azione teatrale. La diffusione spazia-le del suono, la sua collocazione spaziale, la distribuzione

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IntervistaLa lontananza nostalgica utopica futura di Luigi Nono. Colloquio con il maestro André Richard

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spaziale del materiale sonoro degli otto diffusori possonoessere intesi come una messinscena (teatrale) del suono. Sitratta di un teatro dell’udire e del sentire e del vedere. Iocredo che andare incontro all’idea soggiacente, all’ipogram-ma della Lontananza, sia il giusto modo di teatralizzarla. Percapire ciò, conviene ricordare le parole del poema di AntonioMachado che Nono ha scelto come base della concezione delsuo ciclo dei Caminantes: «Tu, viandante, sappi che non esi-ste un percorso ma solo il cammino che fa il tuo cammina-re». I cammini si fanno andando, nell’atto stesso del tuomovimento. Noi ci troviamo pertanto in una situazioneparadossale ove ogni azione preliminare, precostituita, predi-sposta, può compromettere la ragione stessa dell’opera.

La ricerca andrà nel senso di una espansione-evoluzionedella tradizione interpretativa del pezzo oppure nel senso di unaricostruzione essenzialmente filologica?

Dopo quel che ho detto va da sé che la ricerca, lo studio,andranno unicamente nel senso di un rinnovamento conti-

nua dell’interpretazione e della creatività. Inquesto senso Nono s’era già espresso nel 1983nell’introduzione a Guai ai gelidi mostri.Diceva, infatti, tra l’altro: «Necessità continuadi studio di sperimentazione di altre possibilitàanche soprattutto per la fantasia creativa, conconseguenze di altre difficoltà per la percezio-ne, se passivamente avvilita e banalizzata alla“normalità” del “veder la musica”: star system,metalinguaggio. Infinita disponibilità al sor-prendente all’insolito alla messa in discussioneanche con il massimo di incertezza (certezzanell’incertezza) con il massimo della verzweifel-te Unruhe (Ruhe in der verzweifelten Unruhe) –il cercare infinitamente più importante del tro-vare…».

Autore compositore e primo interprete sono lacarne e lo spirito dell’opera così com’è stata concepi-ta e realizzata da Nono e Kremer; è possibile abbat-tere la nostalgia per la scomparsa della situazioneoriginaria conquistando un sentimento di soddisfa-zione per un risultato poetico originale, nuovo?Sulla scorta di quale impulso ermeneutico?

Innanzitutto occorre far presente che leesperienze di “prova” ed “esecuzione” diun’opera sono state sempre per Nono momen-ti processuali di comprensione e interpretazio-ne dell’opera stessa. In tal senso le esecuzionidiverse e successive di opere di Nono, Nonopresente, non sono mai state identiche. PerNono regressività o retroversione dello sguardo,non esistevano affatto, del pari la nostalgia.Possiamo tener conto del fatto che di opere per

solista e nastro possediamo esempi anteriori alla Lontananza(potrei citare …Sofferte onde serene… così come Das atmen-de Klarsein, opere nelle quali un nuovo solista suona la suaparte in dialogo con i suoni pre-registrati di RobertoFabbriciani e Maurizio Pollini). Pertanto, è impossibilesostenere che l’opera sia legata al suo primo interprete. Cosìè per la Lontananza.

Lo spazio prescelto è ok?

Lo spazio è parte essenziale dell’intero progetto ed è sem-pre una sfida per i musicisti. Uno spazio può stimolare omeno la creatività e la teatralità dell’opera. Uno spazio fisicoinadatto rende la sfida ancor più difficile. Per quel che con-cerne la sala degli Arazzi della Fondazione Cini io penso chesia fortunatamente propria per noi e per gli studenti all’occa-sione di realizzare un affascinante teatro dell’ascolto per Lalontananza nostalgica utopica futura ed i suoi madrigali.

[a cura di Carmelo Alberti, 2 luglio 2006]

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La Fondazione Scuola di San Giorgio, nata nel1997 con il contributo della Fondazione diVenezia in collaborazione con la FondazioneGiorgio Cini Onlus, si pone oggi come uno deicentri di formazione professionale più innova-tivi nel settore culturale artistico per la tutela ela salvaguardia del patrimonio. Suo scopo èquello di creare delle nuove figure professio-nali e di promuovere e gestire seminari e corsidi formazione, sia a livello di preparazione siaa livello di perfezionamento, finalizzati allaricerca e allo sviluppo di attività nei campidelle scienze e delle arti, nonché di attivitàpratiche che richiedono un grado di conoscen-za e preparazione di tipo universitario e post-universitario.In particolare, l’offerta formativa punta sull’ec-cellenza della preparazione, affidata a profes-sionisti di settore e a docenti universitari e sul-l’individuazione e sperimentazione di nuovemetodologie didattiche che prevedono unapproccio interdisciplinare e interculturale;l’utilizzo di tecnologie multimediali all’avan-guardia; la stretta relazione della teoria conl’attività pratica e di tirocinio, svolta presso gliIstituti della Fondazione Giorgio Cini. La Scuoladi San Giorgio organizza inoltre convegni ealtri eventi culturali collegati alle sue attività diformazione e ricerca e collabora con universitàe altre istituzioni a livello internazionale.Inoltre, la presenza del Laboratorio di acusticamusicale e architettonica in collaborazione conil CNR, che porta avanti una serie di progetti diricerca dell’Unione Europea altamente innova-tivi nel settore dell’audio cinematografico(Racine-S, IP-Racine), fa sì che ci sia uno stret-to legame tra ricerca scientifica e attività for-mativa.

Ercole de’ Roberti, San Giorgio

Università e Città

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La Fondazione Scuola di San Giorgio è stata costituita nel1996 con l’intento di assumere un impegno diretto nei set-tori della formazione e della conservazione dei beni cultura-li con riferimento a 5 possibili laboratori: patologia e restau-ro del libro; documenti, carte, codici, immagini su diversisupporti deperiti o irrecuperabili alla integrità originale; acu-stica e colonne sonore dei film; editoria musicale; documen-ti dell’architettura bizantino-islamica e dell’arte e del vicinoOriente.

Non si può negare che esista nel nostro paese (ma più ingenerale in Europa) una domanda limitata, ma significativadi nuove competenze nei settori della catalogazione, conser-vazione, valorizzazione, fruizione di beni culturali differenti:essa è testimoniata dalle molteplici iniziative di formazionedi nuovi cataloghi, riproduzione, digitalizzazione del mate-riale in loro possesso che gli enti più diversi, pubblici e pri-vati, stanno prendendo in questi anni, in generale in modoautonomo e assai poco coordinato. Evitare sprechi di energiee di denaro in un ambito in cui invece abbiamo in Italia unatradizione di sforzi che hanno dati scarsi risultati (per tuttiricordo l’esito del progetto “Giacimenti Culturali” degli anni‘80) è d’altra parte un obiettivo etico fondamentale: Veneziae la Scuola di San Giorgio possono proporsi come luogo incui, da un lato sperimentare questi strumenti, dall’altro ‘for-mare’ un numero limitato di giovani esperti nei settori di cuisopra, che possano essere assorbiti da un mercato in conti-nua evoluzione.

Un patrimonio così ricco e articolato su più settori scien-tifico-disciplinari come quello della Fondazione Cini sembraessere il primo terreno di riferimento e il più adatto allacostituzione di “laboratori” per la formazione di profili pro-fessionali specifici, ma contemporaneamente sensibili ad unquadro molto mobile, fortemente influenzato da trasforma-zioni sociali - nuove forme di lavoro e di relazioni tra opera-tori - e da continue evoluzioni tecnologiche. Ma si tratta diallargare poco a poco il proprio ruolo di servizio a disposi-zione di altri enti che operano in un territorio di riferimen-to anche molto vasta (dall’ente Arena di Veronaall’Università Ca’ Foscari di Venezia, dalla Fondazione Leviall’Università di Cambridge). Addestrare degli esperti inquesti settori significa insomma sperimentare metodi, tecni-che, pratiche; significa anche fare di questa sperimentazioneun osservatorio sempre monitorato e aggiornato, perché daun lato luogo di aggregazione di azioni umane, risorse e stru-

menti tecnici, dall’altro in relazione e dialogo permanentecon altre comunità professionali comparabili.

Il progetto messo a punto nel 2003 dal Consiglio diAmministrazione della Fondazione Scuola di San Giorgio eperseguito in questi ultimi tre anni si propone di:- formulare una valutazione critica della esperienza fatta in

questi anni e incentrata sostanzialmente nel Laboratorio diacustica ambientale, ma anche riprendere in considerazio-ne e valutare la fattibilità o la ragionevolezza oggi del pro-getto iniziale e dei suoi 5 laboratori; se esistono limiti dispesa, non va comunque sottovalutato l’effetto di sinergia(soprattutto dal punto di vista della formazione) che puòavere un’azione condotta in contemporanea su più settori.

- tener conto della richiesta esplicita della Fondazione Cini,oggi particolarmente interessata a valorizzare, far conosce-re e rendere fruibile il patrimonio documentale e artisticoche ha la responsabilità di gestire, nonchè degli Istituti incui la Fondazione Cini è organizzata.

In questo quadro è possibile ipotizzare che la FondazioneScuola di San Giorgio utilizzi il patrimonio della FondazioneCini ricchissimo e articolato nei settori storico, artistico, musi-cale, librario e fotografico come un grande cantiere in cui:a) mettere a punto, sviluppare e monitorare nella loro effica-

cia strumenti di catalogazione e di fruizione del patrimo-nio stesso;

b) avviare una collaborazione mettendo in comunicazione lostesso patrimonio con altri fondi comparabili nazionali e(a puro titolo di esempio il “Progetto pilota per la digita-lizzazione dei periodici” di Vigevano, la Mediateca diBrera; la digitalizzazione del materiale fotografico di enticome la Triennale, la Biennale, la Fondazione Zeri, laFototeca della Herziana; il progetto ministeriale di“Biblioteca digitale musicale” che dovrebbe comprendere ifondi della Braidense, del Conservatorio di Milano,dell’Archivio Ricordi, delle collezioni torinesi);

c) costruire su questa base materiale e su queste collaborazio-ni una sperimentazione e un progetto formativo cheaggreghi profili professionali specifici, ma anche elastici alpunto da essere in grado di adeguarsi ad una domanda inmovimento e a continue trasformazioni tecnologiche, pro-ponendosi così anche come ente di coordinamento diun’offerta di nuovi “esperti” cui questo mercato possa fareriferimento (non solo in Italia, ma in altri paesi europei edel bacino mediterraneo).

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La Scuola di San Giorgio: le linee di indirizzoDonatella Calabi, Presidente della Fondazione Scuola di San Giorgio

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L’Università Ca’ Foscari di Venezia ha realizzato, instretta collaborazione e partenariato con la FondazioneScuola di San Giorgio, il progetto formativo Nuove figureprofessionali nel settore della musica e degli spettacoli audiovi-sivi, rivolto agli studenti del Corso di Laurea triennale inTecniche Artistiche e dello Spettacolo e dei Corsi di LaureaSpecialistica in Musicologia e Beni Musicali e in Scienzedello Spettacolo e della Produzione Multimediale, che havisto l’utilizzo degli archivi e dei fondi della FondazioneGiorgio Cini Onlus e delle competenze e attrezzature pro-fessionali fornite dal LABIBI.IT, leader italiano nell’attivitàdi doppiaggio.

Il progetto si è articolato in cinque diverse azioni, a fre-quenza completamente gratuita e dedicate a cinque diversiprofili professionali, frequentabili dagli allievi in modo indi-pendente, con docenti provenienti professionisti dell’ambitoartistico e dello spettacolo: adattamento nel dialogo cinema-tografico, produzione di opere audiovisive, drammaturgiaradiofonica, editoria elettronica da tavolo, restauro docu-menti sonori. I corsi si sono svolti da aprile e maggio 2006con erogazione intensiva (8-9 giornate complessive) di cui30 ore di teoria e 25 di laboratorio.

La Scuola di San Giorgio si propone come luogo diincontro in cui i laureandi dell’Università possono entrare incontatto con noti professionisti dei settori artistici, esplorarele nuove possibilità del mercato del lavoro, verificare le pro-prie capacità, proporsi e sperimentare idee. Quest’anno, perla seconda edizione del progetto formativo, hanno insegnatonoti esperti nel campo dell’editoria musicale, della musico-logia, della drammaturgia radiofonica e del restauro sonoro:Riccardo Carnesecchi, Francesco Lombardi, Paolo Zavagna.La Scuola di San Giorgio ha accolto, poi, grandi nomi delmondo dello spettacolo tra cui (in ordine di apparizione):Daniela Nobili, Gianni Galassi, Francesco Prando, RuggeroMiti e Ivan Carlei. Il corso sull’adattamento del dialogocinematografico ha visto gli allievi tradurre e adattare i dia-loghi e seguire in diretta la registrazione del doppiaggio.Durante il corso di produzione, invece, gli studenti hannoavuto l’occasione di proporre un soggetto ambientato nel-l’isola di S. Giorgio Maggiore e di seguire tutto il processoproduttivo, compresa la realizzazione di un cortometraggio eil montaggio.

Nel nuovo sito della Fondazione (www.scuoladisangior-gio.it) sarà possibile continuare a trattare i temi più coinvol-genti dei corsi, nella sezione forum, e saranno ospitati i cur-ricula degli studenti, che partecipano alle azioni formativesempre con grande entusiasmo e dimostrando spesso un verotalento.

La Scuola di San Giorgio costituisce di fatto un ponte traUniversità e mondo del lavoro e tra tecnologia avanzata eambito umanistico-artistico: ponte verso nuove idee nel con-testo culturale veneziano.

Un’azione formativa congiunta tra la Scuola di San Giorgio e l’Ateneodi Ca’ FoscariLaura Ginapri, Fondazione Scuola di San Giorgio

Cosmè Tura, San Giorgio

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Tutti, più o meno, sanno che esistono i doppiatori, manon tutti sanno come questi attori si comportino davanti alleggio, né tanto meno che il copione che stanno recitando èstato riscritto nella nostra lingua, creando un testo nuovo,che, come un romanzo o un’altra qualsiasi opera creativa,gode del diritto d’autore.

Dato che in Italia e in Europa siamo spettatori di uncinema che nasce in un’altra lingua, ma da sempre parla lanostra, è il caso di chiederci come avvenga questa parti-colare trasformazione.

In nostro aiuto, l’Università Ca’ Foscari conl’intervento del Fondo Sociale Europeo, e incollaborazione con la Fondazione GiorgioCini e Fondazione Scuola di San Giorgio,ha invitato LABIBI.it, la prima impre-sa privata a ciclo completo operantea Roma nel mercato del doppiag-gio, a fornire attività di docen-za specialistica, mediante ildialoghista e direttoredel doppiaggioGianni Galassi, idoppiatoriDanielaNobili eFrancescoPrando, e i foni-ci del team, all’in-terno del progettoNuove figure professionalinel settore della musica edegli spettacoli audiovisivi.Laboratorio di adattamento deldialogo cinematografico. Tale progettosi è proposto di presentare agli allievi lafunzione del dialoghista, ovvero l’autorecui è affidata la trasposizione, l’elaborazione el’adattamento in sincronismo ritmico e labialedei dialoghi originali, al fine di rendere nella lin-gua di destinazione lo spirito dell’opera.

Il problema, che può apparire prettamente commer-ciale, implica in realtà un’operazione culturale: il film, infat-

ti, è un sistema semiotico complesso, costituito da un codi-ce visivo, uno sonoro e uno verbale. Proprio perché il lin-guaggio filmico ha significato, se si rispetta l’unione dellaparola con il gesto, e ogni parola assume significato dal con-testo generale, a dover essere ogni volta ricostruita non ètanto la comprensibilità del testo, quanto il rapporto dialet-tico tra parole e immagini.

Il dialoghista quindi traduce e rielabora il copione ori-ginale, scomponendo e ricostruendo i percorsi di signi-

ficazione delle parole e delle immagini fino ad arri-vare ad una forma equivalente sul piano del-

l’espressione e soddisfacente su quello dellacomunicazione. Il doppiaggio si pone quin-

di come strumento di superamento dellediversità culturali e non solo linguisti-

che.Durante il corso, tenutosidal 8 al 16 Maggio 2006

presso la FondazioneCini, Gianni Galassiassieme al professore

Roberto Pugliese,ci hanno

introdottoalla parte

teorica e stori-ca del doppiaggioper poi arrivare a

delle vere e proprieprove di adattamento

cinematografico, grazieall’aiuto di Daniela Nobili e

Francesco Prando, che hanno dop-piato gli adattamenti da noi prodotti.Il corso, oltre a darci l’opportunità di

vedere da vicino un mondo, quello dellapost-produzione cinematografica, che troppo

spesso non ha il giusto riconoscimento, ha contri-buito a inquadrare e valutare il doppiaggio e a capire

che con esso viene costruita parte della nostra culturaquotidiana, oltre che del nostro sistema linguistico.

Un corso intensivo sull’adattamento del dialogo cinematograficoLaura Landi, studente del Corso di laurea in Tecniche artistiche e dello spettacolo

Dosso Dossi, Scena allegorica

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Neri da Rimini, Cristo in maestà con angeli, santi e due frati

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Focalizzare il proprio progettoprofessionale in uno stageGiorgia Zanetti, Corso di LaureaSpecialistica in Informatica

Prima di intraprendere lo studio universitario mi ponevomolte domande ed avevo insicurezze, paure, ma anche tantisogni e ambizioni. La scelta di proseguire il mio percorso for-mativo iscrivendomi ad Informatica è stata utile per arricchi-re le mie conoscenze e comprendere come e dove collocarmiall’interno della società.

Ma cosa aspettarsi una volta conseguito il tanto ambitotitolo accademico?

Giunta al termine del mio percorso formativo ho trova-to delle risposte grazie all’esperienza personale che ho vissu-to, in particolare la frequenza ai corsi e gli stage.

Fin da subito mi ero riproposta di seguire il Corso di lau-rea frequentando più possibile le lezioni, con l’obiettivo divivere appieno l’esperienza universitaria; questa scelta è statafondamentale perché mi ha consentito di mettermi conti-nuamente in discussione e di ricevere una formazione che vaben oltre i contenuti studiati e racchiusi nei libri.

Sia nella laurea triennale che in quella specialistica parti-colarmente importante è stata l’esperienza di stage, come unmezzo per misurarmi e familiarizzare con l’ambiente dellavoro e allo stesso tempo focalizzare i miei progetti profes-sionali. Entrambe le esperienze, del tutto positive, si sonotradotte nel lavoro di tesi: attualmente sono impegnata pres-so una società di servizi informatici, operante nel settore assi-curativo, per sperimentare le mie ricerche su metodologie diapplication performance management per applicazioni webbusiness-critical.

Nel settore informatico i percorsi professionali possonoeffettivamente valorizzare le competenze acquisiteall’Università. Per questo motivo la cultura del lavoro devediventare sempre più parte integrante della cultura universitariae quest’ultima una opportunità di investimento per l’impresa.

Per non sottovalutare la nostraprofessionalitàSara Bergamin, Corso di Laurea Specialistica in Scienze Ambientali

Scegliere di studiare a Scienze Ambientali non è statocasuale, si trattava di assecondare la vicinanza con la residen-za e la passione per l’ambiente naturale. Il corso di laurea(allora era ancora in vigore il vecchio ordinamento) promet-teva di darmi una professionalità nuova ed emergente.

Questa figura professionale, nonostante la storia più chedecennale del Corso di laurea del nostro Ateneo, sembra nonessere ancora pienamente conosciuta e valorizzata, tanto chenon è insolito sentire che per il ripristino di quell’ambienteo per la bonifica di quell’area siano stati chiamati ingegneri,architetti paesaggisti, «esperti del settore» che in realtà, poi,non sono i laureati in Scienze Ambientali. Questo fatto èsentito come un problema veramente enorme perché, men-tre da parte nostra siamo ben consci della specificità dellanostra professionalità, dall’altra assistiamo alla sua sottovalu-tazione.

Ciò è motivo di sconforto per noi studenti, infattinonostante la Riforma Moratti, il Corso di Laurea di Ca’Foscari è riuscito a mantenere una sufficiente specificitàbasata sulla transdisciplinarietà dell’insegnamento, cosaquesta, che dovrebbe permettere e garantire (anche dopouna ulteriore specializzazione) un facile ingresso nelmondo del lavoro, soprattutto in un momento in cui il«problema inquinamento» è entrato anche nella coscienzacollettiva.

Purtroppo, l’elevato numero di insegnamenti rende dif-ficile coniugare in modo soddisfacente i tempi necessari perlo studio con i tempi di un «lavoretto» che permetta di man-tenersi senza troppo gravare sulla famiglia e questo porta ine-vitabilmente ad un prolungamento non indifferente deglianni passati a studiare.

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InterventiLe vocazioni giovaniliIn questo numero «Cafoscari» ospita il parere sul futuro e sulle vocazioni di un gruppo di studenti della Facoltà di Scienze.

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La speranza di trovare uno sboccolavorativoElisa Cappelletto, Laurea Specialistica in Scienze Chimiche per la Conservazione ed il Restauro

Quando mi sono iscritta all’Università la scelta di fre-quentare Scienze e Tecnologia Chimiche per laConservazione ed il Restauro è stata dettata dal fatto chequesto Corso di laurea offre la possibilità di associare unapreparazione scientifica al campo della conservazione deibeni culturali. In effetti durante la laurea triennale, sia attra-verso gli insegnamenti teorici che attraverso i diversi labora-tori (di diagnostica e di restauro) ho avuto la possibilità diacquisire una certa conoscenza nel campo della diagnostica

delle opere d’arte. Le numerose conferenze, alcuni corsitenuti da personalità autorevoli in questo campo e le visiteguidate in vari laboratori e soprintendenze, ci hanno per-messo di entrare direttamente in contatto con le diverse real-tà che operano, anche a livello internazionale, nella tutela delpatrimonio artistico.

Il Corso, istituito da pochi anni, ha avuto bisogno diqualche anno di assestamento, a discapito forse dei primistudenti; però il numero limitato degli iscritti ha permesso diavere un rapporto diretto con i professori e di essere seguitipiù da vicino. L’esperienza della Triennale è stata nel com-plesso positiva, tanto che, una volta laureata, mi sono iscrit-ta alla specialistica con la speranza, alla fine del percorso uni-versitario, di trovare uno sbocco lavorativo in un mondo,quello della diagnostica dei beni culturali, che pur mancan-do ancora di una chiara regolamentazione legislativa, è tut-tora in evoluzione e aperto a nuovi sviluppi

Jacopo Carrucci detto il Pontormo, Doppio ritratto di due amici, part.

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Il Centro Interdipartimentale IDEAS dell’UniversitàCa’ Foscari con la realizzazione della ValutazioneAmbientale Strategica (VAS) ha partecipato alla redazionedel Piano delle Attività Produttive (PAP) della Provincia diMantova, che ha vinto il premio Sfide 2006 al Forum dellaPubblica Amministrazione di Roma. Questo PAP, infatti, sipone come prototipo di una nuova politica di svilupposostenibile basata su processi concertativi e su uno strettolegame tra promozione del territorio, ricerca scientifica etecnologica, creazione di infrastrutture e sostegno all’inno-vazione per consolidare il tessuto produttivo esistente e pro-muovere nuove attività, in una logica di equo riequilibriotra aree forti ed aree deboli. Il piano si caratterizza per esse-re dinamico, aperto al territorio e alimentato da esso, non-ché per essere frutto di una contaminazione di culture ecompetenze diverse: sociologiche, economiche, ambientalie territoriali, ma anche statistiche, informative e finanziarie.

Questo prestigioso premio, nell’ambito della PubblicaAmministrazione, ratifica l’alto livello di capacità operativeacquisito in breve tempo da IDEAS, partecipando a nume-rosi progetti di ricerca, tra i quali segnaliamo:- Local Governance of Sustainable Development in the

Mediterranean Region;- Rete sulla governance, scienza e tecnologia per la gestione

sostenibile delle risorse idriche del Mediterraneo. Il ruolodegli strumenti di supporto alle decisioni;

- Portualità e sviluppo sostenibile del Mediterraneo;- Definizione delle linee guida per l’analisi del rischio eco-

logico;- Condivisione di esperienze sulla gestione del rischio (Salute,

Sicurezza, Ambiente) per disegnare futuri sistemi industriali.

Intensa è anche l’attività di formazione con l’attivazione di:- Dottorato di eccellenza in analisi e governance dello svi-

luppo sostenibile, poi trasferito alla SSAV;- Rete Interdisciplinare Mediterranea, che è un programma

di internazionalizzazione del dottorato DAGO, con prio-rità tematiche sulla gestione delle risorse idriche e sul turi-smo sostenibile;

- Master universitari di primo livello in “Certificazione,ambientale, etica e di qualità” e in “Cultura del Cibo”.

Recente è la nascita del Centro InterdipartimentaleIDEAS, essendo stato istituito l’11 gennaio 2002, a seguitodel finanziamento MIUR per la costituzione del Centrod’Eccellenza per lo Sviluppo Sostenibile delle Aree Costieredel Mediterraneo (CESD), al fine di coordinare competenzescientifiche e gestionali presenti localmente sui temi dellosviluppo sostenibile, e per la costruzione di programmi diricerca e formazione interdisciplinare, soprattutto medianteprogetti internazionali di cooperazione scientifica.

I Dipartimenti dell’Università Ca’ Foscari che costitui-scono IDEAS sono: Scienze Ambientali, ScienzeEconomiche, Studi Eurasiatici, Studi Storici, ScienzeGiuridiche.

La peculiarità di IDEAS è di saper unire le attività diricerca avanzata e di alta formazione all’operatività sulcampo, in collaborazione con istituzioni pubbliche e priva-te, interagendo con reti sia nazionali che internazionali,attraverso finanziamenti esterni e su progetto.

Presso il Centro IDEAS è quindi attivo un gruppo diricerca interdisciplinare, formato sia da docenti dell’Ateneo,sia da giovani ricercatori e dottorandi ed esperti internazio-nali.

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Il Centro IDEAS vince il premio Sfide 2006 al Forum della PubblicaAmministrazioneGabriele Zanetto, Direttore del Centro Interdipartimentale IDEAS

Studi e Ricerche

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WiFi sta, letteralmente, per wireless fidelity è una rete ditrasmissione dati, “senza fili”. Gli utenti possono utilizzare larete WiFi, per accedere alla rete Internet, se dispongono diun computer portatile dotato di una scheda di rete WiFi.

Per ora è stata predisposta nelle seguenti sedi:Auditorium S. Margherita: SalaCa’ Bottacin: Biblioteca e Sala lettura I piano, Biblioteca II

pianoCa’ Cappello: Sala Lettura/BibliotecaCa’ Dolfin: Aula Magna, Biblioteca, area scopertaCa’ Bembo: Sala Lettura I e II piano, area scopertaCentro Linguistico: Androne I pianoCSITAEx-Tese: Sala Lettura I piano e soppalcoGiustinian: Sala attesa P.T.Oriago: Androne I e II piano, area scopertaPalazzo Cosulich: Biblioteca e sala lettura I piano, area sco-

pertaPalazzo Vendramin: Aula Multimediale P.T., Sala Lettura e

Conferenze I pianoS. Giobbe: Aula Magna, blocco C2, BEC, area scopertaS. Marta: Biblioteca e p. t. e soppalco, area scopertaVia Torino: Aula Studio P.T., Biblioteca p.t., sala Riunioni,

area scoperta

Si è pianificato un progetto per fasi. Nella prima si è scel-to di installare le antenne WiFi nelle aree comuni delle sediche, nel piano di accorpamenti e dismissioni in corso, rimar-ranno nel patrimonio immobiliare dell’Ateneo. Questa fasesi è conclusa all’inizio del 2006. È già partita la seconda fasenella quale si prevede l’installazione di antenne in un nume-ro diffuso di aule delle medesime sedi. Si ipotizza di conclu-derla entro l’autunno 2006. Seguirà una terza fase in cui si“copriranno” anche le aree destinate ad uffici.

Può essere utilizzata dagli studenti, dal personale docen-te, dal personale tecnico-amministrativo e dagli ospiti tem-poranei dell’Ateneo. A costoro l’Ateneo ha rilasciato una

coppia di codici: username e password, che li qualificanocome utenti della rete di Ateneo.

Sono state predisposte soluzioni che consentono l’acces-so alla rete WiFi di Ateneo anche ai partecipanti ad eventipromossi dall’Ateneo (convegni, congressi, seminari) sempreche l’evento si svolga in un’area coperta dalla rete.

Tutte le operazioni che si è usi svolgere da un personalcomputer connesso alla rete Internet mediante cavo di rame.Quindi: navigare, leggere ed inviare posta, accedere ai servi-zi gestionali disponibili nei siti di Ateneo, ecc. Dal momen-to che il dispositivo (personal portatile o palmare) è persona-le, non si è più costretti a prenotare o ad attendere che siliberino delle postazioni fisse, come non si è soggetti a limi-ti d’uso temporali. L’accesso è gratuito, per gli utenti auto-rizzati.

Le modalità di accesso variano, leggermente, a secondadel sistema operativo installato nel personal computer (MS,Mac o Linux). L’utente non deve inserire alcun parametronel suo personal computer, prima di accedere alla rete.Inserirà la coppia di dati: username e password, fornitidall’Ateneo, nella apposite maschere che gli verranno auto-maticamente proposte al momento di connettersi alla rete.In occasione del primo accesso dovrà dare una serie di “ok”alle richieste del sistema per garantire la sicurezza dellacomunicazione. L’identificazione dell’utente è espressamenterichiesta da disposizioni di legge in materia di sicurezza.

È in corso di installazione la segnaletica delle aree concopertura WiFi. Va detto che, proprio per i motivi ricordatisopra, sono già alcune decine gli utenti stabilmente connes-si alla rete WiFi, negli orari di apertura dell’Ateneo, anche inassenza di segnaletica.

Rispetto agli altri Atenei italiani Ca’ Foscari si collocabene. Quando abbiamo iniziato la prima fase di progetto nel2005, solo una decina di Atenei avevano predisposto unarete WiFi, più o meno estesa. Un particolare da segnalare èche la progettazione a Ca’ Foscari è stata predisposta perintero dai tecnici interni del CSITA.

Una rete WiFi a Ca’ FoscariOtello Martin, Direttore Centro di Servizi Informatici e di Telecomunicazioni di Ateneo

Ateneo

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Dal Dicembre 2005 l’Università Ca’ Foscari si è affaccia-ta al mondo della videoconferenza con attrezzature in gradodi fornire una elevata qualità di servizio. Poiché le potenzia-lità offerte dallo strumento sono notevoli, è parso opportu-no sintetizzarne in queste righe alcuni aspetti rilevanti. Letecnologie di videoconferenza puntano ad estendere ilmodello universale della conversazione telefonica (audio),consentendo agli utilizzatori di vedersi, oltre che di parlarsi,e simulando in modo naturale un incontro reale tra i parte-cipanti.

Il risultato ottenuto è tanto migliore quanto meno risul-ta avvertibile la presenza del mezzo trasmissivo. Lo scambiodi un’informazione “povera” quale quella trasmessa in unaconversazione telefonica esclusivamente audio impone, per-ché questa risulti accettabile, requisiti contenuti. Quando ècoinvolto lo scambio di video, i meccanismi percettivi deipartecipanti alla conversazione tendono a diventare più esi-genti e mettono in evidenza deterioramenti qualitativi mini-mi. Gli apparati e le reti di trasmissione devono ottimizzareparametri quali la definizione e la fluidità delle immagini, illivello di sincronismo tra video ed audio, i ritardi di trasmis-sione, risultando più complessi e vulnerabili dei comunisistemi telefonici. Solo negli ultimi anni la tecnologia ha per-messo di conseguire per tali apparati un rapporto prestazio-ni/prezzo favorevole alla diffusione a media scala della video-conferenza.

I campi d’impiego della conferenza video sono svariati,spaziando da finalità di puro svago ad attività ad alto valoreaggiunto, quali ad esempio la telediagnostica medica. Unodegli usi più comuni è l’organizzazione di riunioni in cui ipartecipanti siano distribuiti in regioni geograficamentevaste (potenzialmente l’intero pianeta) e per cui si voglianoevitare gli oneri di trasferimento (costi diretti del viaggio edindiretti in termini di tempo/uomo speso). Tale prassi èormai consolidata in molte comunità della ricerca a livellointernazionale. Un altro esempio di evidente interesse perl’attività universitaria è rappresentato dalla possibilità diorganizzare seminari o lezioni in cui il relatore ed il pubbli-co, o il docente e l’allievo, siano situati in sedi distinte.

Esiste una vasta gamma di strumenti applicativi che,usciti dalla fase di sperimentazione, possono essere impiega-ti in produzione e che si differenziano per la qualità fornita,per la complessità tecnologica e di impiego e per i costi coin-volti. Nella selezione dell’architettura dei sistemi di video-

conferenza dell’Ateneo si è considerato che, per conseguirebuoni risultati quando sia coinvolta un’attività di tipo didat-tico, fosse opportuno puntare su un livello di naturalezza ecomfort della conversazione abbastanza elevato. Ciò ha por-tato ad escludere soluzioni di videoconferenza di fascia bassa(basate su videotelefoni o PC dotati di webcam), indirizzan-do la scelta verso dispositivi concepiti per la videoconferen-za professionale. È risultato presto evidente che la disponibi-lità di un apparato ad alte prestazioni non basta, da sola, agarantire una buona qualità del risultato. È importantedisporre di un ambiente adatto ad ospitare convenientemen-te il sistema, che fornisca condizioni di illuminazione, diacustica e di isolamento adeguate e sia dotato di sistemi acu-stici (microfoni, impianti di amplificazione) e di ripresavideo (telecamere, sistema di regia, dispositivi di proiezione)opportuni. Senza tali dotazioni, il risultato finale è qualitati-vamente scarso, e viene percepito dall’utente finale comeinsoddisfacente.

Il sistema di videoconferenza dell’Ateneo è costituito daun’aula dedicata ed attrezzata allo scopo specifico, localizza-ta presso la sede di Rio Nuovo del Centro di ServiziInformatici e di Telecomunicazioni di Ateneo (C.S.I.T.A.).La dotazione di base è costituita da un apparato in grado direalizzare videoconferenze di tipo punto-punto (tra duepostazioni) e multipunto (tra più postazioni, fino ad unmassimo di sette partecipanti simultanei). Il corredo accesso-rio include un sistema di ripresa audio/video e regia dotatodi due telecamere orientabili, un impianto di amplificazioneaudio, un monitor di grande formato, un videoproiettore.Sono inoltre disponibili le normali dotazioni di un’auladidattica, la possibilità di connettere un personal computered una lavagna elettronica al sistema, per proiettare local-mente e/o remotamente presentazioni o materiale didatticoo audiovisivo.

Oltre al sistema fisso, è disponibile un apparato, di pre-stazioni più contenute ma comunque comparabili a quelledel precedente, in dotazione al Rettorato. Tale dispositivo,concepito per un uso mobile, non dispone ovviamente deidispositivi di corredo descritti sopra, ma può essere posizio-nato di volta in volta nelle sedi dell’Ateneo in cui ne vengarichiesto l’uso.

Il sistema di videoconferenza è attualmente operativo, epuò essere utilizzato da chi fosse interessato contattandoMarino Pavanati ([email protected]) presso il CSITA.

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Sistemi di videoconferenza a Ca’ FoscariMarino Pavanati, Centro di Servizi Informatici e di Telecomunicazioni di Ateneo

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Il Dipartimento di Scienze dell’Antichità e del VicinoOriente, in collaborazione con quelli di Storia delle Arti eConservazione dei Beni Artistici e di Studi Storici ha istitui-to un master di II livello dal titolo “Archeologia marittima.Archeologia e storia marittima e tecniche della ricercaarcheologica subacquea”.

Questo corso è una novità nel Mediterraneo pur presen-tando numerosi esempi nel panorama anglosassone. Nel set-tore, l’offerta didattica ha grossi limiti e molti tra i temi checaratterizzano l’ambito disciplinare, quali la costruzione e lastoria navale o l’evoluzione delle artiglierie navali, solo perfare degli esempi, sono quasi completamente ignorati.L’iniziativa si presenta come un proseguimento naturale delpercorso intrapreso dal Dipartimento con l’organizzazione didue summer schools di argomento storico marittimo.

Venezia è ovviamente la sede naturale per una propostadidattica di questo genere mentre la presenza di istituzioni edimprese operanti attivamente nel settore offre opportunitàuniche di formazione. Ca’ Foscari inoltre è stata una delleprime in Italia ad attivare un insegnamento di archeologiasubacquea e l’unica a proporre l’etichetta di archeologiamarittima. La biblioteca archeologica dell’Ateneo è la piùfornita per il settore nonché una tra le più ricche in Europain materia archeologica in genere.

Il master intende formare archeologi professionisti inte-ressati a specializzarsi nel settore marittimo e subacqueo ingenere, curatori di musei del mare e della navigazione e guideturistiche specializzate anche di parchi archeologici sommer-si. Inoltre si rivolge a funzionari ministeriali interessati a pro-fessionalizzarsi su problematiche e strategie della gestione delbene culturale sommerso, a funzionari di amministrazioni

locali interessati a specializzarsi su temi legati all’archeologiae alla storia del rapporto dell’uomo con il mare, ad architet-ti ed ingegneri navali che intendono operare nel campo del-l’archeologia marittima.

Il master è suddiviso principalmente in tre settori:archeologico, storico e metodologico senza limiti cronologi-ci. Nei primi due si toccheranno argomenti come i trafficicommerciali marittimi, la costruzione navale, la storia dellanavigazione, l’etnografia navale e le infrastrutture portuali.In quello metodologico si tratteranno tutti gli aspetti dellaricerca e della tutela nel settore dell’archeologia navale sia inambiente subacqueo sia in contesto terrestre, nonché le tec-niche di documentazioni post-scavo, il restauro dei reperti, lamusealizzazione navale e la creazione e gestione di parchiarcheologici sommersi.

Oltre a visite all’interno di musei e monumenti legati allastoria navale sono previste lezioni pratiche di navigazionecon vela al terzo e di voga. Si terranno inoltre esercitazioni dirilevamento di imbarcazioni e, all’interno di cantieri, si svol-geranno dimostrazioni di costruzione navale. Tra le finalitàdel corso vi è infatti anche la preparazione di base all’attivitàdi documentazione del patrimonio navale marittimo sia sot-t’acqua sia all’asciutto senza limiti cronologici ossia anche diimbarcazioni e manufatti di periodo storico.

Sulla base di convenzioni con musei navali, istituzioni ditutela e ricerca in ambito marittimo quale la Soprintendenzaper i Beni Archeologici del Veneto (NAUSICAA) ed alcuneimprese specializzate nello scavo archeologico e nella ricercastrumentale subacquea in corso di definizione, gli allievi pas-seranno un periodo di stage presso un’azienda o un’istituzio-ne operante del settore.

Master in Archeologia marittimaCarlo Beltrame, Dipartimento di Scienze dell’Antichità e del Vicino Oriente

Il Master in Ecomuseologia e pianificazione del territorioFrancesco Vallerani, Dipartimento di Studi Storici

Nonostante il proseguire in Veneto di scelte urbanisticheancora dissipative, tra chi si occupa di ricerca storica, geogra-fica e antropologica è da tempo emersa una attitudine inno-vativa nella scelta dei campi di indagine, privilegiando lo stu-dio dell’eredità geostorica e culturale in senso lato, in mododa ricucire quel prolungato strappo tra il patrimonio territo-riale e le percezioni collettive di quello stesso patrimonio.

Ed è proprio in questo specifico contesto culturale chel’Università di Venezia Ca’ Foscari, il Dipartimento di StudiStorici, in collaborazione con il Museo Civico di Crocetta del

Montello (Treviso), istituisce e attiva il Master di primo livelloin Ecomuseologia e pianificazione del territorio, presso la sededel Museo a Crocetta, presso villa Ancillotto, in via Erizzo 133

In questo contesto di ripensamento dei modelli socio-economici postindustriali assume un ruolo di rilievo l’indivi-duazione nei territori della quotidianità delle vocazioni eco-museali, applicando la strategia della cura dei beni culturali eambientali non solo alle ristrette perimetrazioni dei parchi oalle sale dei musei, ma a ben più ampi contesti geografici,accomunati dalla compresenza di significative specificità.

Nuovi corsi

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Il Master in Progettazione Comunitaria nasce per forma-re la figura del progettista comunitario, capace di individua-re, formalizzare e realizzare progetti e programmi di interes-se europeo. Considerata la natura interdisciplinare dei pro-getti e degli interventi candidabili ad essere finanziati dallaComunità Europea, si formerà una figura in grado di aggre-gare le competenze necessarie per tale processo.

È questa una figura chiave, specie per i contesti econo-mici caratterizzati da imprese medio-piccole dove le impresetendono a privilegiare le strategie di breve periodo e nonsempre riconoscono l’opportunità di individuare e formaliz-zare progetti di ricerca, innovazione e aggiornamento com-petitivo che invece rientrano di diritto negli obiettivi e neifinanziamenti comunitari. Animando questo processo, ilprogettista comunitario sarà in grado di accedere a risorseper il cofinanziamento dei progetti e ad elevare la qualità diprogetti, proposte e interventi al livello qualitativo richiestodalla competizione europea ed internazionale con iniziativeanaloghe di altri territori.

L’offerta formativa di questo tipo è carente sull’intero terri-torio nazionale. È invece importante, anche nell’ottica dimigliorare il posizionamento competitivo dell’intero sistema di

offerta, formare figure che siano capaci di dar vita a processi diindividuazione e formulazione di progetti economici, metten-do assieme le istanze dei diversi soggetti proponenti – imprese,associazioni di imprese e di categoria – e diverse competenzeinterdisciplinari – economiche, giuridiche, settoriali.

La Facoltà di Economia di Ca’ Foscari propone questoMaster facendo leve sulle proprie competenze sui temi dellapiccola e media impresa, delle politiche economiche territo-riali per la competitività e l’internazionalizzazione, delle valu-tazioni economiche dei progetti e delle politiche economiche.

Il Master viene realizzato dal Centro Interdipartimentale suEconomia e Cultura della Globalizzazione (CEG)dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha sede a Treviso.Collaborano alla realizzazione del Master diversi soggetti pub-blici e privati, quali la Fondazione Cassamarca, la RegioneVeneto-Assessorato alle politiche economiche e all’innovazione,l’Associazione Italiana Progettisti Comunitari, l’EurosportelloVeneto-Unioncamere, il Consorzio Marco Polo, i Consulenti diMarca srl ed Area Impresa srl e Unicredit.

Il programma delle attività formative, opportunamentearticolato in moduli differenziati, permette la frequenza di duetipologie di allievi distinte: neo-laureati e allievi già occupati.

Nella letteratura scientifica corrente il termine ecomuseoè strettamente connesso all’ampliarsi dell’idea di bene cultu-rale, coinvolgendo le tradizioni popolari e il concetto di pae-saggio. Oltre a ciò è opportuno valutare le sinergie con le esi-stenti iniziative avviate all’interno delle singole azioni locali,in modo da coordinare e potenziare i necessari interventi diriqualificazione dei territori, migliorando la qualità residen-ziale degli autoctoni.

Dal momento che l’ecomuseo può altresì definirsi comeil museo nel territorio e del territorio sarà necessario poterdisporre di articolate e complete competenze circa i molte-plici aspetti che compongono il complesso e prolungatoevolversi delle relazioni tra uomo e ambiente, con particola-re riguardo ai contesti geografici di più antica antropizzazio-ne, al fine di trasmettere agli attori locali la consapevolezzadel valore della propria identità territoriale.

In tal senso il Master in Ecomuseologia e pianificazionedel territorio intende rispondere al crescente bisogno espres-so, sia in Italia che nella Comunità Europea, dagli enti loca-li, dalle amministrazioni regionali, dai programmi di azioneinternazionale, dagli organismi non governativi, dalle reti digovernance partecipata, di figure professionali in grado diformulare e di realizzare azioni di rilevamento, analisi, tute-la e valorizzazione delle peculiarità culturali e paesaggistiche.Tali sbocchi occupazionali sono quindi da utilizzare nonsolo all’interno di specifiche realtà marginali facilmente cir-coscrivibili in ambiti geografici ben delimitati (ParchiNazionali e Regionali, Comunità Montane, Consorzi diBonifica), ma anche in territori fortemente urbanizzati dove

comunque permangono importanti manufatti e segni cultu-rali, testimoni di una secolare evoluzione antropica (Livellidi pianificazione locale, Comprensori turistici, riqualifica-zione di “aree dismesse”).

Le tipologie geografiche di intervento sono le seguenti:aree della media montagna prealpina e appenninica colpitedallo spopolamento; settori collinari riabilitati dalla vocazio-ne vitivinicola; le piccole realtà insulari mediterranee traturismo di massa estivo e abbandono invernale; corridoi flu-viali e consorzi irrigui; paesaggi delle bonifiche padane esublitoranee; navigli e canali artificiali per la navigazioneinterna; distretti archeologici; tipologie dei paesaggi agraripreindustriali e l’attuale riqualificazione enogastronomia;paesaggi letterari, pittorici e della storia del cinema; luoghidi guerra; gli insediamenti rurali: dalle ville di campagna allecase contadine; aree industriali dimesse.

A conclusione del percorso formativo i partecipanti alMaster saranno in grado di interagire con gli specialisti disettore nella programmazione territoriale, proporre strategiedi valorizzazione dei beni demo-antropologici in ambientimarginali e urbanizzati, progettare e realizzare campagne dirilevamento sul campo, progettare percorsi e sistemi integra-ti ecomuseali, elaborare e presentare unità didattiche dedica-te a specifiche tematiche ecomuseali, coinvolgere gli attorilocali in azioni condivise di promozione territoriale, sia turi-stico-culturali che ricreative, partecipare a progettazionieuropee per la valorizzazione dei paesaggi storici, collabora-re con istituzioni ecomuseali nei paesi in via di sviluppo,organizzare itinerari per il turismo didattico e culturale.

Master in progettazione comunitariaMario Volpe, Dipartimento di Scienze Economiche

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Una sera di due mesi fa, Wladimiro Dorigo mi invita acena assieme a Mario Isnenghi, presente pure MichelaAgazzi, sua devota allieva e ricercatrice nel Dipartimentodelle arti. Seduti nel suo comodo salotto, mentre vengonoserviti gli antipasti, il padrone di casa colla sua consueta sem-plice gravitas ci comunica che i medici gli hanno diagnosti-cato al massimo un anno di vita per l’aggravarsi della malat-tia che da tempo lo assedia. Sapevo, sapevamo del suo preca-rio stato di salute, ma venirne informati in una manieratanto insolita ci ha fatto un effetto traumatizzante. E nondi-meno coll’asciutto disincanto per sbarazzarsi delle nostrebanali espressioni di solidarietà e di speranza ci spiega cheormai si tratta di una autentica lotta col tempo, perchéintende donare all’Ateneo e al Dipartimento in particolare lapropria biblioteca di lavoro, imponente e complessa. Ciporta poi, a cena finita, a visitare le stanze dell’appartamen-to, su e giù per diversi piani della casa. Davanti a noi sfilano,si potrebbe dire, oltre 10 mila volumi, 200 metri circa discaffalatura, nonché il preziosissimo archivio personale cheraccoglie 60 anni di una esistenza multipla, da storicomedievista dell’arte, urbanista, politico, giornalista-politico e

ideologo, direttore della Biennale Teatro e dell’ArchivioStorico, archeologo e studioso della Venezia antica, con car-teggi vasti, schedari bibliografici, verbali, interviste, abbozzidi ricerca, tesi di laurea. Insomma, la radiografia di un’ani-ma difficile e rigorosa, attenta al nuovo e insieme cultore delpassato, nelle tante articolazioni disciplinari. E il tutto con-servato con meticolosa accuratezza ma bisognoso di catalo-gazione e di collocazione in modo unitario entro una sedeconsona.

È partita così la procedura per la donazione, con un pro-getto che coinvolge grazie ad un protocollo d’intesa tuttorain corso gli Enti locali, Provincia e Regione, allo scopo direndere attivi e produttivi i materiali prestigiosi, una voltatrasferiti nell’ex-Enel. Il Rettore Ghetti si è subito attivatoper garantire di persona a Wladimiro l’estrema attenzioneper la delicata operazione, in quanto essa viene a coinciderecol trasloco di ben cinque dipartimenti e delle bibliotecherelative nel detto edificio.

I medici avevano previsto un anno di vita, ancora. Eranostati ottimisti. Wladimiro ha ceduto prima. Ma il suo pro-getto verrà realizzato, per onorarne la memoria.

www.unive.it/cafoscarifr/

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L’archivio privato di Wladimiro Dorigo in dono a Ca’ Foscari, per onorarne la memoriaPaolo Puppa, Direttore del Dipartimento di Storia delle Arti e Conservazione dei beni Artistici “G. Mazzariol”

Archivi

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Notiziario dell’Università Ca’ Foscari di Venezia

Pubblicazione trimestraleReg. del Trib. di Venezia

n. 994 del 19.10.1989

Direttore ResponsabileCarmelo Alberti

Responsabile di redazioneFederica Ferrarin

Comitato di redazioneLaura Bergamin ([email protected])

Riccardo Drusi ([email protected])Federica Ferrarin ([email protected])

Debora Ferro ([email protected])Gianni Michelon ([email protected])

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e Relazioni EsterneTel. 041 234 8118/8358

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Progetto grafico, editing e fotocomposizione

Pier Giovanni Possamai

StampaCartotecnica Veneziana s.r.l.

Venezia

La rivista è consultabile anche in formato elettronico sul sito dell’Ateneo www.unive.it nell’Area Comunicazioni

In copertinaVenezia, Basilica di San Giorgio Maggiore, Sala del Conclave

Vittore Carpaccio, San Giorgio che uccide il drago