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Calabria

CONFINDUSTRIA

Calabria

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Indice L’esperienza della programmazione 2000/2006 ……………………………………………………… pag. 3 Dal DSR al PO FESR …………………………………………………………………………………… pag. 4 Gli obiettivi della programmazione FESR 2007/2013 ……………………………………………….. pag. 5 Asse I ISTRUZIONE, RICERCA SCIENTIFICA, INNOVAZIONE TECNOLOGICA E SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE ……………………………………………………………………… pag. 6 Asse II ENERGIA E AMBIENTE …………………………………………………………………………………. pag. 8 Asse III INCLUSIONE SOCIALE E SERVIZI PER LA QUALITÀ DELLA VITA E L’ATTRATTIVITÀ TERRITORIALE …………………………………………………………………… pag. 15 Asse IV RISORSE NATURALI, CULTURALI E PAESAGGISTICHE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE …………………………………………………………………………….. pag. 18 Asse V RETI E COLLEGAMENTI PER LA MOBILITA ………………………………………………………. pag. 20 Asse VI COMPETITIVITÀ DEI SISTEMI PRODUTTIVI ……………………………………………………… pag. 22 Asse VII CITTA’, AREE URBANE E SISTEMI TERIITORIALI ……………………………………………… pag, 24 Asse VIII ASSISTENZA TECNICA E CAPACITY BUILDING ……………………………………………….. pag. 25 Sul partenariato ……………………………………………………………………………………….. pag. 27

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L’esperienza della programmazione 2000 /2006 Nella concertazione e nella condivisione del Disegno Strategico Regionale, insieme alla difficile ricostruzione delle dinamiche economiche regionali, il partenariato economico e sociale ha molto riflettuto sull’impatto e sull’efficacia della programmazione comunitaria 2000/2006. Sulla base di tale valutazione, peraltro ancora in corso, il partenariato ritiene di dover sollecitare, attraverso il presente documento unitario, un percorso fortemente caratterizzato dalla discontinuità rispetto all’attuazione della precedente programmazione. Questo in conseguenza del fatto che l’impostazione originaria ed il disegno della programmazione 2000/2006 è stata largamente disattesa anzi, all’impianto iniziale prefigurato, giudicato dal partenariato economico e sociale estremamente evoluto ed innovativo , non è corrisposta la capacità dell’Amministrazione Regionale di tradurre quelle scelte in attuazione efficace. La mancata capacità o volontà di tradurre in azioni le scelte strategiche definite nel POR 2000/2006, ha portato, inevitabilmente, a un basso livello nella qualità della progettazione, ad una irrilevante qualità di avanzamento della spesa, ad una frammentazione delle attività, ad una dispersione delle risorse e ad una mancata integrazione fra Assi e misure, che costituendo l’elemento portante del disegno strategico di quel POR, ha provocato il consistente impiego di progetti compatibili per evitare il disimpegno automatico, svuotandone così l'impianto iniziale e la sua stessa efficacia. Solo attraverso un compiuto approfondimento, in stretto rapporto con l’Autorità di Gestione ed il settore Programmazione, conclusosi di recente, il partenariato economico e sociale è stato messo nelle condizioni effettive di conoscere nel dettaglio l’avanzamento qualitativo della spesa. Tale approfondimento conduce il partenariato economico e sociale ad affermare che gli obiettivi di quella programmazione sono stati disattesi soprattutto relativamente al miglioramento delle condizioni di contesto economico e sociale, al superamento delle condizioni di marginalità del sistema produttivo regionale, all’accrescimento dell’occupabilità della popolazione attiva, alla qualificazione delle risorse umane, al rafforzamento della rete dei servizi e delle infrastrutture ed all'inclusione e riequilibrio territoriale. Il forte scarto fra programmazione e performance registrate sarebbe stato più contenuto se la concertazione, la valutazione ed il monitoraggio continuo fossero stati adottati come metodo sistematico e puntuale. Un problema, dunque, sia di governance che di riconoscimento del ruolo del Partenariato. Il progressivo depauperamento del documento di programmazione, operato nella fase di gestione si è realizzato mentre si procedeva, contemporaneamente, allo svuotamento del ruolo di partecipazione attiva e di controllo sociale del partenariato. Questa esperienza così negativa porta il partenariato a chiedere con fermezza un segnale di discontinuità nei metodi, nei contenuti e anche nella forma. Dal DSR al PO FESR L’avvio della programmazione regionale dei fondi europei 2007 – 2013 non ha avuto grande enfasi poiché è sembrata la naturale prosecuzione di un rapporto di scambio e di interlocuzione con i Dipartimenti delle Attività Produttive e della Programmazione Comunitaria su argomenti specifici: le tematiche individuate dagli otto tavoli istituiti per la redazione del DSR.

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Secondo una prassi di rapporto stabile e produttivo di confronto, gli otto tavoli hanno prodotto come risultato un documento partecipato, a testimonianza di una raggiunta maturità nello scambio tra Regione, partenariato istituzionale e partenariato economico e sociale. Non solo il documento finale è stato condiviso, ma anche metodo, modalità di confronto e strumenti adottati hanno registrato, seppure da diverse prospettive, una positiva accoglienza e valutazione. Le modalità di convocazione, la fluida circolazione di documenti anche mediante la creazione di spazi appositi sul sito della Regione, la registrazione degli incontri e la possibilità di ottenere informazioni e chiarimenti mediante referenti individuati dalla Regione, hanno messo il partenariato nella condizione di poter esporre le proprie esigenze e formulare le proprie proposte nel rispetto reciproco dei ruoli e con risultati complessivamente positivi. Il passaggio dal Documento Strategico Regionale al Programma Operativo FESR ha registrato diversi cambiamenti interni all’organizzazione della struttura regionale, ed ha richiesto un lavoro di approfondimento articolato e complesso passato anche attraverso una doverosa ricalibratura dei rapporti istituzionali. Questo perchè la definizione di un programma che offre la concreta possibilità di rilanciare lo sviluppo attraverso la gestione di risorse finanziarie ingenti, come nel caso del Programma Operativo, richiede un coordinamento forte dei processi che conducono alla sua definizione e, successivamente, alla sua gestione. Si tratta di compiere scelte importanti e decisive che competono a chi ha il ruolo di governo nella Regione, ma che, per l’entità delle cifre, la durata temporale e l’ampiezza delle aree interessate, vanno condivise e partecipate, perché nella condivisione e nella partecipazione, come espressione di appartenenza e cittadinanza, stanno le possibilità di successo del programma stesso; mentre nella mancanza di partecipazione, che ha caratterizzato tutta la fase attuativa del POR Calabria 2000/2006, stanno le ragioni del suo insuccesso. Non si discute l’elevata qualità del contenuto del PO/FESR, né la lucida analisi delle condizioni e delle ipotesi di interventi contemplati, ma è,anche, necessario discutere della sua attinenza con quelli che sono sentiti come problemi forti dalle rappresentanze economiche e sociali e della sua capacità di impatto verso una società di non grandi dimensioni. Società gravata da problemi e impedimenti che ad oggi non hanno consentito, neppure dopo oltre 18 anni di ingenti risorse finanziarie comunitarie, di incidere in modo significativo, duraturo e incontrovertibile sullo sviluppo. Ciò porta il partenariato a sostenere che forse una delle condizioni per il successo del Programma risiede nella identificazione di modelli di governance efficaci, che facciano tesoro delle esperienze fatte e che, riducendo i margini di discrezionalità, esaltino un contesto improntato a grande trasparenza e legalità. Il partenariato sente, perciò, forte la responsabilità di dover alimentare un clima di fiducia e di cooperazione istituzionale per contribuire a costruire condizioni diverse rispetto al passato al fine di colmare il ritardo di sviluppo che ancora oggi persiste. In considerazione delle problematiche che hanno condizionato e condizionano le possibilità di sviluppo della nostra Regione, per il ruolo di responsabilità cui il partenariato non vuole sottrarsi è stato elaborato unitariamente il presente contributo che, siamo certi, troverà una positiva accoglienza presso l’Assessorato alla Programmazione. Si tratta, ora, di individuare anche un valido modello di governance che vada a normare, tra l’altro, i rapporti con il partenariato secondo modalità definite in modo tale che l’attenzione si

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possa concentrare sui contenuti, con la consapevolezza che in Calabria una delle maggiori criticità è sempre stata la definizione e l’attuazione di modelli di governance partecipata. Ciò porta il partenariato a sostenere l’urgenza della determinazione istituzionale del ruolo del proprio ruolo e delle modalità di rapporto con le Istituzioni mediante la definizione e l’adozione di provvedimenti adeguati. Gli obiettivi della programmazione Fesr 2007/2013 Il corredo di regole e di principi ai quali il programma Operativo regionale si ispira è adeguato e funzionale agli obiettivi di crescita e sviluppo individuati e risulta coerente con la Programmazione nazionale e con i più recenti atti di programmazione regionale (DSR e DPEFR). Le priorità individuate sono rappresentative dei nodi tematici da affrontare per consolidare ed accrescere lo sviluppo regionale. Le criticità in relazione alle priorità ed agli obiettivi sono rappresentate dalla necessità irrinviabile di procedere ad un importante aggiornamento dell’impianto normativo regionale, non soltanto per il dovuto adeguamento rispetto alle direttive comunitarie e alle stesse leggi quadro nazionali, ma soprattutto per la urgente necessità di addivenire, in tempi compatibili con la programmazione comunitaria, alla definizione di Leggi e Piani di settore accessori all’attuazione dell’impianto della programmazione straordinaria. Nello stesso tempo, il Partenariato avverte la necessità di approfondire e verificare la complementarietà e la coerenza fra i PP OO FESR e FSE per valorizzare i collegamenti tra i due fondi utilizzando al meglio le possibilità offerte dalla flessibilità del 10% prevista. Per quanto riguarda il rapporto tra FESR e FEASR sarebbe utile qualificarne la sinergia, in particolare per quanto riguarda l’energia, sulla quale, peraltro, è di particolare interesse anche la sinergia con il corrispondente POIN. Ulteriore elemento di carattere generale su cui va posto l’accento consiste nel come la Regione Calabria intende concretizzare la propria volontà di acquisire un ruolo centrale nell’area del Mediterraneo, area strategica per lo sviluppo della Regione per cui è opportuno verificare le modalità di partecipazione ai progetti di cooperazione interregionale e internazionale. Il presente documento rappresenta l’orientamento complessivo ed unitario del partenariato economico e sociale perché ne riassume e ne fa proprie le singole posizioni.

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Asse I – Istruzione, Ricerca Scientifica, Innovazione tecnologica e Società dell’Informazione Questo asse, con particolare riferimento alla Ricerca ed Innovazione ed alla Società dell’Informazione, costituisce l’elemento fondante sulla quale si incentra la priorità “Società della Conoscenza”. Il superamento del gap tecnologico che caratterizza il sistema imprenditoriale calabrese rispetto al resto del Paese, costituisce una sfida fondamentale per consentire alle imprese di avviare un percorso di reale sviluppo competitivo. La scarsa quantità e qualità della spesa, soprattutto in materia di ricerca ed innovazione, accanto alla non felice esperienza della Programmazione 2000/2006 indicano come necessario l’intervenire di più e meglio per consolidare ed elevare il livello di competitività del tessuto produttivo calabrese Alla luce di questa esperienza negativa, il partenariato avverte la necessità, peraltro contemplata nel programma, di una apposita legge quadro in materia di innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo che costituisce uno degli snodi fondamentali per favorire il dialogo e l’interscambio fra il mondo della ricerca scientifica e quello della produzione industriale. Legge di settore che necessita non soltanto di essere condivisa e licenziata in tempi compatibili con l’attuazione della programmazione comunitaria, ma che deve obbligatoriamente preludere alla redazione di un Piano regionale per la ricerca e l’innovazione che può contribuire in misura significativa ad invertire le tendenze in atto ed a favorire un accesso più ampio delle imprese calabresi ai segmenti più qualificati di prodotto/mercato. L’obiettivo dovrebbe essere quello di passare dal semplice sostegno “alla domanda o all’offerta” di innovazione che caratterizza l’attuale sistema ad azioni di sistema mirate essenzialmente su tre direttrici:

− sostenere e finanziare progetti comuni di “innovazione di processo e di prodotto” sviluppati di concerto tra imprese, Università e Centri di ricerca;

− promuovere la costituzione sistemica di vere e proprie “filiere dell’innovazione” in una logica di tipo distrettuale;

− sostenere e promuovere “progettualità innovative” secondo criteri rigorosamente valutativi e non automatici.

Una corretta ed adeguata strategia regionale per l’innovazione deve necessariamente essere correlata al sistema economico e sociale su cui interviene. Data la debolezza strutturale del sistema produttivo calabrese è difficile immaginare un numero limitato e selezionato di strumenti, mentre è più utile definire un insieme di azioni convergenti che consentono di avviare processi di cambiamento reale. Un corretto intervento regionale comporta, di conseguenza, un approccio evolutivo all’innovazione capace di agire su più livelli (l’ambiente culturale e il capitale umano, i sistemi tecnologici avanzati, i sistemi produttivi locali, i processi aziendali) e di utilizzare una varietà di interventi (ricerca, trasferimento tecnologico, formazione, finanza, politiche per le risorse umane, creazione di impresa). Agire su più livelli ha come conseguenza naturale il favorire l’incontro fra tre sistemi che spesso hanno mostrato difficoltà di comunicazione reciproca: il sistema produttivo (imprese,

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lavoratori, associazioni), quello della conoscenza (Università e sistema educativo, centri di ricerca locali e nazionali) e quello della finanza (credito, capitale di rischio, venture capital). In questo senso la propensione all’innovazione delle imprese calabresi può essere sostenuta attraverso:

− una formulazione più ampia della definizione di innovazione che non comprenda esclusivamente la dimensione tecnologica o l’adozione di tecnologie ICT, ma che sia rivolta anche a quella organizzativa, logistica e finanziaria;

− interventi rivolti alla creazione ed allo sviluppo di imprese innovative; − la qualificazione ed il miglioramento della capacità/qualità produttiva delle PMI

attraverso forme di finanza innovativa e modalità di intervento a sportello; − sostegno alle progettualità integrate con particolare riferimento agli strumenti di

programmazione negoziata regionalizzati ed i Pacchetti Integrati di Agevolazione; − uno specifico piano di interventi volto al sostegno delle PMI calabresi, in forma

aggregata, per la partecipazione a programmi nazionali ed internazionali di ricerca e sviluppo.

Strategie ed obiettivi che risultano contenuti nell’Asse e che sono pienamente condivisi del Partenariato ma che necessitano di successivo puntuale riscontro nella formulazione degli strumenti operativi di attuazione del Programma Operativo. Questo perchè sostenere i processi di innovazione non deve e non può rappresentare un semplice conglomerato di azioni ma un assetto strategico complessivo da cui discendano politiche che, se da un lato mirano al conseguimento degli obiettivi posti dalla strategia di Lisbona, dall’altro siano coerenti con le caratteristiche, le capacità e le vocazioni del tessuto produttivo e sociale. In questo contesto appare fondamentale l’indicazione contenuta nel P.O. della costruzione dei Poli di innovazione che costituiscono l’evoluzione dei Distretti Tecnologici attualmente esistenti ( Logistica- Beni culturali- Agro-alimentare) la razionalizzazione di quanto già esistente o ancora la previsione di nuovi. Complessivamente il P.O. individua nove Poli di innovazione che il Partenariato ritiene coerenti con le vocazioni produttive della Calabria e che potrebbero, peraltro, costituire le eccellenze imprenditoriali future. Fondamentale però sarà, in questa azione e nelle linee di intervento contemplate, individuare un modello di sviluppo dei Poli non vincolato da una specifica e rigida territorialità ma aperto piuttosto all’integrazione tecnologica tra realtà operanti su un territorio estremamente articolato e diffuso e che, allo stesso tempo, sia rappresentativo dell’economia di settore attraverso la più ampia partecipazione delle imprese. Il Partenariato condivide e sostiene la scelta, contenuta nel P.O., di mettere in rete ed in sinergia tutti quei soggetti che a vario titolo hanno operato ed operano nel campo del trasferimento tecnologico attraverso la costruzione della rete regionale dell’innovazione che, costituirà anche lo sportello di supporto primario per l’amministrazione regionale e le imprese. Fondamentale sarà la scelta dello strumento o della struttura che dovrà sovrintendere alla rete e fare da sportello “unico” regionale in materia di innovazione e che dovrà rispondere a criteri e requisiti professionali all’altezza della complessità della funzione. In questo senso il Partenariato ritiene non condivisibile e non perseguibile alcuna ipotesi di costituzione di Società o Agenzie con connotazioni strumentali all’Amministrazione Regionale che, peraltro, sarebbero in controtendenza con la scelta che il Governo Regionale ha recentemente fatto attraverso lo snellimento di strutture analoghe. Sarebbe opportuno pensare ad una sorta di Unità tecnica formata da alte professionalità selezionate attraverso bando pubblico ed alle dipendenze funzionali del Dipartimento regionale di riferimento.

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Il riposizionamento dell’offerta attuale al sistema produttivo regionale richiede però, anche, uno sforzo particolarmente significativo sul versante della ricerca e dell’innovazione da indirizzare sia allo sviluppo di nuove attività produttive a più alta intensità di conoscenza, sia al sostegno delle strategie di innovazione di prodotto e di mercato dei comparti produttivi più diffusi a livello regionale. Elevare la qualità del prodotto comporta la necessità di accrescere il contenuto immateriale delle produzioni, ovvero di aumentare il ricorso a servizi specialistici in grado di rendere più competitiva l’offerta che incorpora maggiore contenuto di progettazione, nuovi materiali, nuovi canali di distribuzione, funzionalità innovative. Le regioni meridionali e la Calabria in particolare risultano particolarmente carenti sia nell’offerta di innovazione (la spesa in attività di ricerca e sviluppo risulta molto ridotta rispetto alla già bassa media nazionale), sia nel raccordo tra domanda e sistema della ricerca e dell’innovazione presente a livello territoriale. Particolarmente importante al riguardo si ritiene l’attuazione delle linee di intervento contenute nel P.O. tese a contribuire in misura significativa ad invertire le tendenze in atto ed a favorire un accesso più ampio delle imprese calabresi alle dinamiche innovative. Il Partenariato ritiene di particolare significato gli interventi volti a premiare la partecipazione delle imprese nei processi di innovazione e di ricerca nel rapporto con le Università ed i Centri di Ricerca, attraverso una premialità aggiuntiva in termini di intensità di aiuto determinata in base alla partecipazione imprenditoriale. In tema di ricerca sarebbe, altresì, utile, accanto al previsto Polo di innovazione, verificare il sostegno alla produzione di energia da moto ondoso. A Reggio Calabria si sta, ad esempio, studiando il REWEC3 (Resonant Wave Energy Converter,) è una struttura (una vera e propria diga foranea) in grado di convertire l’energia ondosa in energia elettrica. La struttura non solo produce energia elettrica, ma funziona anche meglio come diga perché assorbendo energia, riduce l’amplificazione delle onde verso il largo.

La stima della produzione di energia elettrica per la costa tirrenica meridionale, basata sui dati dell’ondametro di Ponza, è di circa 700.000kWora/anno per 100m di diga. La produzione stimata per la costa oceanica del Pacifico di NE è circa 10 volte tanto.

L’assorbimento dei REWEC3 mediterranei viene stimato in circa l’85% dell’energia ondosa incidente, su base annua. Ovvero, anziché riflettere tutta l’energia ondosa, come fanno le dighe a cassoni tradizionali, i REWEC3 dovrebbero riflettere solo il 30%. Ovviamente, una riduzione del 85% dell’energia riflessa vuol dire impatto ambientale nettamente minore. Infatti, a causa della riflessione dell’energia, il moto ondoso al largo si amplifica, e dunque minore è la riflessione, minore è l’amplificazione del moto ondoso davanti alla diga.

E’ da tener presente che l’amplificazione del moto ondoso crea difficoltà e pericoli alla navigazione ed esalta l’erosione del fondale marino. Inoltre l’amplificazione del moto ondoso può portare a grandi tracimazioni della diga con conseguenti rischi per i natanti nel porto. In conclusione la struttura del REWEC3 ha un costo equivalente al costo di una normale diga a cassoni, ed ha un impatto ambientale minore dell’impatto di una normale diga a cassoni.

È possibile combinare l’energia elettrica prodotta dal moto ondoso con l’energia prodotta dal vento, consentendo un corretto inserimento paesaggistico e la minimizzazione degli impatti ambientali. Infine il Partenariato avverte forte la necessità di presidiare con particolare attenzione anche le tematiche del VII Programma Quadro, nonché gli stessi indirizzi strategici del Programma Industria 2015, sarebbe perciò auspicabile oltre che uno stretto raccordo tra Regione, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Università e della Ricerca, anche prevedere forme di sostegno a specifiche iniziative di animazione e sensibilizzazione da

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realizzarsi, in maniera congiunta e condivisa, fra Organizzazioni economiche e sociali, Università e Centri di ricerca pubblici e privati (linea 1.2.1.4). Relativamente alla Società dell’Informazione, il Partenariato condivide e riconosce l’importanza di rafforzare il percorso, con grandi difficoltà avviato, di riduzione del digital divide, specie per quello che riguarda l’infrastrutturazione delle reti per la Banda larga ed il conseguimento di soddisfacenti standard di connettività delle reti ITC regionali a quelle nazionali. Così come di particolare rilevanza e forse decisivi sono da considerare gli interventi relativi all’ammodernamento della Pubblica Amministrazione e-government e e-procurement, anche se quest’ultima linea di intervento andrebbe meglio collegata, in fase successiva, alle recenti decisioni del Governo regionale in materia di stazione unica appaltante e di Centro unico di acquisti. Accanto al sostegno all’innovazione digitale nelle imprese il Partenariato ritiene utile un rafforzamento del ruolo delle Associazioni nel processo di diffusione degli strumenti e della cultura della Società dell’informazione. Asse II – Energia e Ambiente Le tematiche ambientali ed energetiche vanno assumendo, su scala mondiale, una rilevanza sempre maggiore, per la scarsità relativa delle risorse energetiche non rinnovabili ma anche per gli impatti negativi che la produzione di energia determina sul sistema ecologico. Energia Con le decisioni del marzo scorso, la Presidenza del Consiglio Europeo ha individuato il perno della politica energetica nella sostenibilità e nella lotta ai cambiamenti climatici come presupposti per la competitività e la sicurezza. Nei prossimi anni, la domanda energetica non potrà essere soddisfatta dalle tecnologie tradizionali senza aumentare fortemente la pressione sull’ambiente e sulla salute dell’uomo. In una prospettiva di crescita sostenibile sarà sempre più decisiva la capacità di un Paese di ricorrere a tecnologie in grado di soddisfare la domanda riducendo al minimo tali pressioni. L’UE indica ai governi nazionali e alle altre istituzioni europee l’obiettivo di abbattere entro il 2020 le emissioni dei gas serra di almeno il 20% rispetto ai livelli del 1990, facendo ricorso a interventi di politica energetica, al sistema di scambio delle quote di emissione e ad altre politiche in materia di cambiamenti climatici. Nel 2005, in Italia la produzione lorda di energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili ha raggiunto il valore di 49.920 GWh. Il maggiore contributo è venuto dalla produzione idroelettrica, pari a 36.067 GWh, seguito dalla produzione da biomasse e rifiuti, 6.155 GWh, geotermica, 5.324 GWh, ed eolica, 2.343 GWh (fonte: Gestore Servizi elettrici). Nella Direttiva Europea 2001/77/CE sulla promozione delle fonti rinnovabili, l’Italia ha indicato, quale obiettivo realistico al 2010, una produzione interna lorda di elettricità da fonti rinnovabili pari a 76.000 GWh ed una percentuale di produzione da fonti rinnovabili del 22% (rapporto della produzione rinnovabile nazionale, sommata alle importazioni di energia rinnovabile con certificazione riconosciuta, sul consumo interno lordo di elettricità). Si tratta di un obiettivo che richiede sensibili sforzi, soprattutto se si considera che, nonostante gli impegni di Kyoto, nel

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nostro Paese le emissioni di CO2 sono aumentate nel l’ultimo decennio dell’ 8,7%, mentre la domanda di energia elettrica nello stesso periodo è aumentata dell’11%. In Calabria si stanno realizzando ingenti investimenti per la produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili. Gli ultimi dati ufficiali disponibili (Statistica sulle fonti rinnovabili in Italia, GES, 2005) fotografano una situazione in continua evoluzione:

CALABRIA

Idrica Eolica

Solare*

Geotermica Biomasse e rifiut Totale

GWh Quota % GWh Quota %

GWh Quota %

GWh Quota % GWh Quota % GWh Quota %

1.404,3

3,9

-

-

-

-

-

-

752,4 2,2

2.156,7

4 ,3

*Fonte (dati Terna) Considerando i tetti fotovoltaici (dati Enea non disponibili a livello regionale). La produzione totale è di 31 GWh. Oggi stanno sorgendo un po’ dappertutto parchi eolici, centrali di cogenerazione alimentate a metano o a biomasse, parchi fotovoltaici e ultima la prima centrale (50 MW) a concentrazione solare d’Italia. La strada per favorire lo sviluppo e la crescita di aziende in Calabria che abbiano come attività la produzione e la gestione di tecnologia e know how sulle fonti energetiche rinnovabili potrebbe essere quella di creare una rete tra Regione, Università, Centri di Ricerca e Associazioni di categoria per lo sviluppo di servizi e progetti di comune interesse atti a promuovere la ricerca industriale, il trasferimento tecnologico e l'innovazione nella filiera energetica. Occorre approfondire in loco le nozioni di base e le metodologie per l’analisi delle principali tecnologie di impiego delle fonti energetiche rinnovabili, quali gli impianti solari (termici e fotovoltaici), eolici, idroelettrici e quelli alimentati con biomasse per far sì che alla ricerca e alla sperimentazione possa (debba) affiancarsi l’avvio di attività produttive, secondo la più recente ed innovativa tecnologia, destinate ad offrire sul mercato locale, nazionale ed internazionale strumenti ed apparecchiature finalizzate all’impiego nei sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili (pale eoliche, pannelli fotovoltaici, termici, captazione maree, idrogeno, ecc.). La presenza soprattutto nel crotonese di importanti impianti di qualificati operatori potrebbe però favorire e per questo motivo è necessario sostenerlo, una vera e propria filiera energetica regionale a monte e a valle del ciclo di produzione, attraverso la nascita o il consolidamento di iniziative imprenditoriali attive nella produzione di materie prime, nella fabbricazione di impiantistica e nell’erogazione di servizi. E’ necessario mirare alla produzione di energia elettrica nell’ambito degli accordi nazionali e comunitari in materia di inquinamento atmosferico, nonché promuovere l’impiego di fonti di energia rinnovabile ed il miglioramento dell’efficienza gestionale. Per incrementare l’efficienza delle reti energetiche, ed in particolare delle infrastrutture elettriche, il Partenariato ritiene che sia opportuno prevedere specifici interventi agevolativi per le imprese calabresi, finalizzate a sostenerne gli investimenti necessari per adeguare le proprie cabine in media e alta tensione: ne deriverebbero indubbi vantaggi per le imprese, in ordine alle problematiche relative alla qualità del servizio elettrico e all’applicazione della

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Delibera n.247/2004 dell’Autorità per l’energia elettrica e per il gas. A tali interventi, inoltre, ne andrebbero affiancati altri, finalizzati al completamento e/o adeguamento delle infrastrutture elettriche, nell’ambito di formule negoziali di incentivazione al distributore. Proporre, inoltre, riferimenti normativi che, sull’esempio della Spagna, impongano una quota minima di solare termico su tutti i nuovi edifici ad uso residenziale ed industriale e verificare l’applicazione effettiva di tali norme.

Produzione di energia da fonti rinnovabili “biomasse”

E’ necessario promuovere l’utilizzo delle biomasse agro-forestali per la produzione di energia termica e/o elettrica provenienti dall’agricoltura ed in questo senso, come già richiamato nelle premesse, è necessario un utile sinergia e collegamento con il PO FEASR.

La notevole disponibilità di suolo agricolo all’interno del territorio calabrese, infatti, oltre a costituire una delle principali risorse economiche della Regione può essere considerata una potenziale fonte di energia rinnovabile. Esiste infatti un notevole potenziale energetico collegato all’utilizzo dei residui agricoli (zootecnici, cereali, colture arboree, vite, ulivo in primis), ai residui delle attività di trasformazione (soprattutto siero caseario, sansa e vinaccia esausta) oltre che dalle biomasse residuali delle vegetazioni forestali e boschive ed agli scarti delle lavorazioni del legno. Questo potenziale può essere utilizzato con buoni margini di redditività economica per la produzione di energia termica e/o elettrica. In una simile ottica, anche il ruolo dei lavoratori forestali potrebbe assumere un significato importante e caratterizzante.

Bioedilizia Un altro elemento importante per favorire il risparmio energetico e l’utilizzo delle fonti rinnovabili risiede nel sostegno alle attività di efficientamento energetico in edilizia mediante la bioedilizia. Su ciòi sarebbe opportuno accentuare l’attenzione. L'energia impiegata nel settore residenziale e terziario, composto per la maggior parte di edifici, rappresenta oltre il 40 % del consumo finale di energia della Comunità. Essendo questo un settore in espansione, i suoi consumi di energia e quindi le sue emissioni di biossido di carbonio sono destinati ad aumentare. Grande rilievo ha a tal proposito il contenimento dei consumi energetici legati agli usi standard degli edifici (riscaldamento, riscaldamento dell’acqua, raffrescamento, illuminazione) delle emissioni di gas climalteranti, e la certificazione energetica degli edifici. Tutto questo è previsto dalla direttiva europea sul rendimento energetico in edilizia (2002/91/CE). Questa direttiva è attuata in Italia con il decreto legislativo 192/2005. La direttiva comunitaria prevede che il rendimento energetico degli edifici “debba essere calcolato in base ad una metodologia, che può essere differenziata a livello regionale, che consideri, oltre alla coibentazione, una serie di altri fattori che svolgono un ruolo di crescente importanza, come il tipo di impianto di riscaldamento e condizionamento, l'impiego di fonti di energia rinnovabili e le caratteristiche architettoniche dell'edificio. L'impostazione comune di questa analisi, svolta da esperti qualificati e/o accreditati, la cui indipendenza deve essere garantita in base a criteri obiettivi, contribuirà alla creazione di un contesto omogeneo per le iniziative di risparmio energetico degli Stati membri nel settore edile e introdurrà un elemento di trasparenza sul mercato immobiliare comunitario, a beneficio dei potenziali acquirenti o locatari dell'immobile”. Questo dovrebbe consentire di realizzare nuove costruzioni o di recuperare edifici esistenti che attuino forme di risparmio energetico, utilizzino fonti energetiche rinnovabili, riutilizzino le acque piovane, impieghino materiali naturali a basso impatto ambientale e/o riutilizzabili e

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che, infine, recuperino anche particolari tipologie costruttive o elementi architettonici caratteristici dell’ambiente calabrese. Azioni possibili

− Promozione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili − Esecuzione degli obiettivi ratificati nel Protocollo di Kyoto − Incentivo impianti di microgenerazione elettrica (rinnovabile) − Favorire nuove installazioni − Agevolare l’esercizio con tariffe appropriate − Connettere gli impianti alla rete − Coordinare l’applicazione delle linee guida regionali − Valorizzazione di cogenerazione < 5MW, biomasse, biogas,fotovoltaico (scambio sul

posto), processi minori (industrie agroalimentari, SRF, residui agricoli) − Attività di ricerca sui cloni più adatti alle aree geografiche della regione − Attività di ricerca e supporto allo sviluppo industriale per macchine e d'attrezzature per

operare nelle nostre montagne e nei nostri terreni; − Attività capillari di sperimentazione nelle varie aree e di dimostrazione delle varie

tecnologie − Creazione di imprese pilota e sperimentali in questi settori − Contributi per la formazione ed attrezzature di società consortili per produzione e

commercializzazione e stoccaggio di prodotti energetici; Gestione dei Rifiuti Dai dati pubblicati ad inizio 2007 dall’Ufficio del Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale emerge che la produzione di rifiuti solidi urbani nella regione Calabria dopo un biennio di stallo (anni 2002-2003) ha preso ad aumentare al ritmo del 2-3% annuo raggiungendo nel 2005 la quota di 950.000tonn. A livello procapite nel 2005 si è superata la soglia di 1,1 kg per abitante per giorno (depurato dai contributi dei flussi estivi turistici stimati in c.a. 150.000 tonn/anno). Le produzioni procapite si attestano a circa il 70% della media nazionale che è prossima a 1,5 kg/ab-giorno. Dalla struttura emergenziale se ne trae la conclusione che in Regione difficilmente si potrà assistere ad una riduzione delle produzioni a meno di non ipotizzare drastiche recessioni sul piano economico. Nel medio termine (prossimo quinquennio) quindi bisognerà programmare nell’ottica di un incremento delle produzioni dell’ordine del 3% annuo. Sempre l’Ufficio del Commissario Delegato segnala che un aspetto del sistema Calabria, non sufficientemente considerato nelle pianificazioni, è la fortissima stagionalità delle produzioni di rifiuto con incrementi nei mesi estivi che non hanno eguali tra le regioni italiane. Lo smaltimento in discarica ha consentito, in passato, di assorbire agevolmente i picchi di produzione. Al contrario, la necessità di effettuare lavorazioni industriali sui rifiuti con macchine aventi soglie di potenzialità fisse, rende difficoltoso il trattamento in impianto di quantitativi di rifiuti che, per alcune aree regionali, arriva persino a triplicarsi. I dati di produzione dei rifiuti in regione si attestano –si diceva- attorno al milione di tonnellate annue. Di queste, una quantità compresa tra 150.000 e 200.000 tonnellate, sono da imputare esclusivamente ai flussi turistici, prevalentemente estivi. Su base regionale si hanno punte massime dell’ordine del +170%. Rispetto ad un dato di circa 60.000 ton nei mesi invernali dell’anno 2005 si sono superate le 100.000 ton nel mese di Agosto. Dai dati relativi al conferimento dei rifiuti è poi evidente la sostanziale differenza tra un’aria sud, praticamente

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prossima ad una autosufficienza impiantistica, e l’area cosentina fortemente in ritardo nella realizzazione di impianti tecnologici. La situazione, già critica, è ulteriormente aggravata nell’area nord della Calabria a causa dell’assenza di impianti di discarica di adeguata volumetria. Ciò ha determinato la necessità di movimentare ingenti quantità di rifiuti su percorrenze superiori ai 100 km. La quasi totalità dei rifiuti prodotti in tale area è infatti conferito presso l’impianto di discarica di Crotone. Tale situazione è riconducibile alla mancata realizzazione dell’impiantistica di Piano, pur programmata e finanziata con la medesima tempistica del sistema Calabria Sud. Oltre al maggior impatto ambientale imputabile ai rifiuti conferiti direttamente in discarica, va sottolineato che, in termini di volume occupato, tale pratica comporta una triplicazione delle necessità a parità di rifiuto prodotto. La ripartizione dei flussi di rifiuti per l’anno 2005 è, sinteticamente, la seguente: - 50 % in Discarica come RSU tal quali; - 12% alla Raccolta Differenziata; - 38 % in Impianti di Trattamento RSU. Si evidenzia un eccessivo ricorso alla discarica per rifiuti solidi urbani tal quali: le discariche costituiscono in Calabria ancora il sistema più diffuso di smaltimento; circa la metà del totale dei rifiuti solidi urbani prodotti nel corso dell’anno 2005 sono infatti finiti in discarica senza subire alcun trattamento. L’eccessivo ricorso alla Discarica per RSU tal quali determina un rapido esaurimento dei volumi disponibili e, considerata la cronica difficoltà a realizzare nuovi bacini, un conseguente rischio di non trovare collocazione ai rifiuti prodotti. Secondo le nuove indicazioni della Commissione UE, anche in Europa occorre programmare una nuova Strategia per la prevenzione e il riciclo dei rifiuti. Anche se si è riusciti a ridurre i rifiuti e ad aumentare le iniziative di riciclo in molti settori, ci si continua a trovare di fronte ad una enorme sfida. Tale sfida è presente in tutto il mondo dove l’aumento dell’attività economica è quasi sempre accompagnato da una produzione più massiccia di rifiuti. La Strategia ha per oggetto prodotti e materiali che vengono comunemente definiti “rifiuti” da parte della collettività e che spesso vengono smaltiti nelle discariche pubbliche. La Strategia espone “il punto in cui ci troviamo” e “dove vogliamo trovarci in futuro” nonché le sfide che si devono affrontare per arrivarci. La Strategia va identificata su quattro campi chiave dove si deve ottenere risultati. Tali campi sono: • Prevenzione dei rifiuti. • Aumento dell’uso di materiali rinnovabili e di recupero. • Riduzione della tossicità di prodotti e materiali. • Riduzione della dispersione dei rifiuti. I risultati dipenderanno dall’individuazione da parte di ciascun soggetto, ente, impresa o settore del contributo specifico che sono in grado di apportare per raggiungere i risultati stessi. Il traguardo della prevenzione dei rifiuti mira ad arrestare la crescita della produzione dei rifiuti per i prossimi anni. Tale traguardo rappresenterà esso stesso una sfida ma darà il tempo per preparare e attivare una cosiddetta Waste Prevention Strategy (strategia per la prevenzione dei rifiuti) che punterà a ridurre i futuri indici di produzione dei rifiuti piuttosto che semplicemente contenerli ai livelli attuali. Questa strategia andrà attuata in stretta consultazione con le amministrazioni locali, l’industria e la collettività.

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Obiettivo principale : Zero waste strategy 2015

− Raccolta del 100% dei rifiuti prodotti dai cicli produttivi entro il 2015 − Riduzione del 50% dei rifiuti prodotti dai cicli produttivi entro il 2015

Sotto-Obiettivi: o Creazione di un “Osservatorio/Agenzia” in ambito regionale con funzioni di studio e

consulenza per aziende ed enti pubblici e per la promozione di incentivi e disincentivi ambientali

o Responsabilizzazione di imprese e cittadini o Riduzione delle emissioni e della produzione di rifiuti o Incremento della produttività e della competitività delle imprese o Creazione di nuove imprese nuova occupazione o Sostegno alla nascita di nuove aziende per la produzione e commercializzazione di

tecnologie, prodotti e servizi che incrementino il risparmio energetico e l’uso di materie prime, il riuso di materie prime seconde (MPS) e la minimizzazione degli impatti ambientali.

Azioni possibili Promozione di un “Osservatorio/Agenzia” regionale che deve svolgere un ruolo guida nell’indicare a tutti i soggetti interessati dove si possono registrare i progressi maggiori. Essa contribuisce a individuare le priorità d’azione e le occasioni di collaborazione. Inoltre consentirà la formulazione di politiche e priorità nonché l’erogazione di un approccio più coordinato tra i vari livelli di governo e tra i vari settori interessati. Questo processo comporterà una stretta consultazione con i seguenti gruppi che lavoreranno fianco a fianco in una vera e propria partnership per conseguire i risultati e gli obiettivi identificati nella Strategy:

o Organi dell’amministrazione provinciale, regionale e statale o Le amministrazioni locali o Le imprese, inclusi i dettaglianti e l’industria o Il settore dello smaltimento e del riciclo di rifiuti o I nuclei domestici o I consumatori o Le associazioni di categoria o Gli enti non governativi/del volontariato o Gli operatori didattici. o I gruppi ambientali e del volontariato.

Avrà funzioni di promozione e consulenza alle imprese ed agli Enti pubblici per la minimizzazione degli impatti ambientali, l’ottimizzazione dei processi produttivi e logistici, la riduzione di sfridi di lavorazione e rifiuti, l’abbattimento dei costi di smaltimento per le imprese, la promozione delle Migliori Tecnologie Disponibili (MTD), la verifica del grado di rispondenza della progettazione dei prodotti sul principio di riutilizzo e riciclo;

− Incentivi alle imprese per il trasferimento delle Migliori Tecnologie Disponibili (MTD); − Promozione di centri provinciali di raccolta e stoccaggio rifiuti industriali per il loro

riutilizzo con promozione di una “Borsa Rifiuti e MPS”; − Promozione di filiere di raccolta, riuso, riciclaggio di rifiuti industriali e artigianali

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− Incentivi alle imprese per l’acquisto di attrezzature per la minimizzazione dei rifiuti industriali, la loro compattazione, inertizzazione , igienizzazione, trattamento o pretrattamento in proprio;

− Sostegno per gli “acquisti verdi”; − Promozione di un circuito di imprese certificate “environment sustainable” &

“environment friendly” e loro riposizionamento nel mercato; − Azioni di educazione e sensibilizzazione del mercato e dei cittadini; − Filiere di certificazione (EMAS, ISO 14001..)

Risorse Idriche Il tema dell’acqua torna ad essere di grande attualità con la necessità di incardinare il governo della risorsa idrica nel quadro di un’architettura istituzionale condivisa nella quale più compiutamente possa esprimersi la qualità della direzione pubblica a garanzia di un bene prezioso per la collettività.

Le finalità prioritarie da perseguire riguardano, ad un tempo e nell’ordine, la tutela della risorsa – per l’oggi e per il futuro –, del diritto dei cittadini all’accesso all’acqua potabile, del deflusso vitale dei corsi idrici.

Il contenimento della dispersione idrica ed una necessaria razionalizzazione degli ATO sono considerate dal partenariato come elementi prioritari su cui è indispensabile intervenire.

Molta attenzione, il partenariato, ritiene debba essere dedicata al tema dei cambiamenti climatici.

La Calabria è interessata ad occuparsene essendo una regione a rischio desertificazione che comporta ricadute sul turismo e sull’agricoltura e, quindi, sugli assetti occupazionali e sociali. Una grande opera di sistemazione idraulico-forestale e di manutenzione del territorio eviterebbe sciagure come quelle di Soverato e Vibo Valentia e sarebbe una tra le più grandi opere infrastrutturali di cui la Calabria ha bisogno.

Asse III – Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale Dalla lettura dell’Asse emerge una estrema differenziazione e precisazione delle azioni da attuare nel territorio. Occorre verificare lo stato dell'arte dei servizi pubblici attualmente offerti in Regione per procedere ove questi non ci siano ad una loro istituzione ovvero, dove siano già presenti, ad una loro qualificazione. Tra le azioni previste alcune trovano già, anche se in modo puntuale, attuazione in Regione, ciò porta il partenariato a sostenere, al fine di evitare duplicazioni, la necessità di procedere ad una rilevazione dei servizi attualmente offerti nelle diverse aree del territorio dai soggetti che, a vario titolo, operano nelle attività sociali seppure in modo parcellizzato e non in rete. Il lavoro di monitoraggio delle attività esistenti, potrebbe mettere in evidenza alcune esperienze ritenute estremamente evolute ed interessanti non solo a livello locale, e certamente standardizzabili e replicabili nel territorio regionale. A tale scopo il Partenariato crede interessante per la definizione di azioni future, anche una lettura delle azioni sperimentate nell'ambito di progetti Equal e Urban realizzati negli anni precedenti, e ritiene in tal senso qualificante per le attività previste nell’asse sollecitare un

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maggior collegamento tra le azioni previste in questo asse e quelle previste a tal proposito nel FSE. In quest’ottica diventa fondamentale dare attuazione alla Legge quadro nazionale e alla Legge Regionale di riferimento ad oggi inattiva, occorre definire e fare quindi riferimento ai dati previsti dal Piano Regionale degli interventi e dei servizi sociali e indirizzi per la definizione dei piani di zona, tale piano deve diventare un punto di riferimento per i piani di zona e per la definizione delle politiche sociali e contiene al suo interno dati aggiornati relativamente alle problematiche sociali; e diventa altresì importante approfondire ed evidenziare i collegamenti e le intersezioni realizzabili con il PO FSE al fine di realizzare virtuose sinergie. Accanto al monitoraggio delle esperienze, che potrebbe evidenziare piacevoli sorprese in questo ambito di azione, sarebbe opportuno prevedere una analisi di controllo della qualità che oltre a individuare, e quindi consentire di mutuare esperienze positive e identificare azioni pilota che non si sovrappongano a quanto previsto dai Piani Sociali di Zona, potrebbe altresì individuare le aree in cui l’offerta di servizi sociali è più scarsa ed i servizi offerti sono meno qualificati e perciò non aiutano l’economia complessiva dei PP.OO. A partire dalla mappatura dei servizi offerti e dalla rilevazione degli standard medi diventa più semplice procedere alla messa in rete di realtà che operano in diverse aree della Regione inserite in circuiti differenti e che per questo non riescono a innescare importanti virtuose sinergie. Tali realtà, con particolare riferimento ad alcune esperienze realizzate in forma cooperativa, vantano esperienze di lunga durata, sono estremamente qualificate e riconosciute nel territorio e a livello nazionale, possono contare su reti di relazioni significative e di riconosciuto valore sociale e possono attivare sinergie preziose per la qualificazione delle azioni previste nell’asse. Le stesse realtà operano nella Regione a stretto contatto con le Pubbliche Amministrazioni, riescono a leggere le esigenze del territorio in cui lavorano ed a produrre tempestivamente risposte verso la collettività, rappresentano interessanti opportunità di inserimento lavorativo stabile e qualificato. In particolare in alcune realtà della Regione come nella provincia di Reggio Calabria, sono ormai consolidate importanti realtà in ambito socio assistenziale ed educativo riconosciute a livello nazionale, con esperienze pilota ed modalità innovative di gestione dei servizi che, se messe in rete, potrebbero diventare un punto di riferimento nazionale. A tal proposito sarebbe opportuno verificare le possibilità di costituzione di un polo del sociale che, a partire dalle realtà esistenti, possa:

− contare sul rafforzamento e la qualificazione dei rapporti con le Università, le Aziende sanitarie locali;

− far ricorso in modo più intenso all’innovazione e all’utilizzo di nuove tecnologie nelle attività socio assistenziali e promuova attività di studio e ricerca in questa direzione.

Tale iniziativa, adeguatamente costruita e integrata con le azioni e le risorse del FSE, potrebbe diventare una occasione di sviluppo reale e realizzarsi in tempi abbastanza rapidi per lo stato delle esperienze in essere. Il partenariato considera estremamente positivo il raccordo con il FEASR proposto nel PO e ritiene inoltre interessante alimentare le sinergie tra quest’asse e l’asse Città, e ancora, nell’ambito dello stesso asse, con le azioni previste per lo sviluppo di sicurezza e legalità

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Il partenariato ritiene necessario dare adeguato spazio in questo asse a misure relative alla famiglia, come rete di sicurezza di cui dispone l’individuo e sostegno efficace per una serie di servizi. Per tale motivo essa va adeguatamente valorizzata e ne vanno riconosciute le funzioni ed il ruolo, anche mediante il riconoscimento di una serie di servizi,. Il partenariato ritiene inoltre necessario implementare azioni volte ad agevolare l’individuazione delle nuove forme di povertà e delle situazioni in cui si manifestano poiché spesso queste forme restano nascoste e però di fatto impediscono l’affermazione di una vita dignitosa, e creano sacche di disagio sociale in cui si annidano le possibilità di proliferare della microcriminalità e della criminalità organizzata. E’ altresì importante, in questa programmazione porgere uno sguardo attento all’insorgere di nuove aree di debolezza e di disagio manifestate da alcune fasce di popolazione con particolare riferimento alle fasce degli anziani e degli immigrati ( in particolare questi ultimi possono rappresentare un elemento di integrazione importante della società ed è necessario creare le condizioni perché siano un’opportunità per la società calabrese piuttosto che diventare area di nuovo disagio). Per molte famiglie, per gli immigrati, per le giovani coppie un elemento particolarmente critico è rappresentato dalla questione dell’abitazione rispetto a cui sarebbe opportuno individuare, compatibilmente con quanto previsto dai regolamenti UE, forme di intervento e sostegno. Le azioni rivolte agli anziani nell’asse vanno implementate, poiché nonostante si discuta da tempo dell'invecchiamento demografico, come rilevato nel Piano Regionale degli interventi per le politiche sociali (Marzo 2007) redatto dal Dipartimento delle politiche sociali, e secondo le indicazioni della stessa UE, le misure di sostegno a tale fascia di età per garantire una qualità della vita decente possono essere qualificate e specificate. Le cure, l’assistenza e la garanzia di mantenimento di qualità della vita nella terza età rappresentano infatti un tema su cui si misureranno nei prossimi anni i Governi centrali e regionali, una opportunità per elevare la qualità della vita nella nostra regione e, se correttamente regolamentata e definita, una occasione per la creazione di occupazione qualificata. Rispetto all’attenzione comunitaria in Calabria il sistema di assistenza agli anziani continua ad essere garantito dalle reti familiari, di fatto rendendo meno agevole l’attuazione di politiche per le pari opportunità e l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro. In alternativa questi servizi ad oggi sono garantiti prevalentemente mediante il ricorso all’impiego di cittadini provenienti dalle regioni di nuovo ingresso nell’UE, o da extracomunitari, con modalità che da un lato non garantisce agli utenti alcuno standard nella fornitura di servizi, e d’altro canto non garantisce neppure questa nuova categoria di lavoratori per i quali non sono previsti interventi per favorirne l’inclusione sociale. In realtà questi servizi, se svolti in modo consono, possono qualificare la vita degli anziani e la vita delle famiglie in regione, possono costituire un’azione importante in direzione dell’attuazione delle pari opportunità e dell’inclusione sociale e, non da ultimo, possono contribuire a dare risposte occupazionali di qualità. Proprio in tema di pari opportunità si ritiene che nell’asse possano essere individuate azioni ulteriori capaci di qualificare le politiche di genere e consentire una più adeguata, qualificata e numericamente significativa partecipazione delle donne alla vita sociale, senza che ciò comporti scelte improprie tra l’affermazione lavorativa e la vita privata; è importante secondo il

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partenariato favorire in particolar modo l’affermazione della presenza femminile in contesti lavorativi in cui oggi le donne sono poco presenti e agevolare la presenza femminile in ruoli e contesti lavorativi elevati. Per quanto riguarda i giovani il P.O. dedica particolare spazio che dovrà,successivamente, essere tradotto in azioni incisive che li mettano nella condizione di affrontare la complessità del contesto in cui vivono. In particolare va sostenuto ed implementato il rapporto e la presenza di azioni complementari rivolte ai giovani nei diversi fondi, promuovendo, da un lato, la crescita dei livelli di istruzione in direzione di scelte capaci di tradursi in qualificati sbocchi lavorativi e, dall’altro, promuovendo opportunità di inserimento lavorativo qualificato in sistemi aziendali positivamente orientati verso le risorse umane e verso i giovani. Il partenariato ritiene inoltre che vadano rafforzate nell’asse le misure per favorire l’affermazione di sicurezza e legalità, come risultanti di processi di prevenzione diffusa che trovano attuazione e compimento in azioni positive volte a garantire lavoro, reti di assistenza ai cittadini e rendano tangibile così la presenza delle Istituzioni come soggetti interessati a qualificare le condizioni di vita in senso ampio e diffuso. Per potenziare l’attuazione di progetti volti a combattere situazioni di microcriminalità il partenariato propone l’istituzione di una task force che coinvolga le forze dell’ordine presenti sul territorio, gli operatori impegnati nel recupero e prevenzione di tali situazioni, le Istituzioni scolastiche e gli operatori economici, con il compito di promuovere e realizzare azioni integrate di miglioramento dei siti più vulnerabili del territorio regionale rivolte in particolare ai minori e alle fasce più deboli della popolazione. Asse IV – Risorse naturali, culturali e paesaggistiche per lo Sviluppo sostenibile La politica regionale finalizzata alla valorizzazione delle risorse naturali e culturali presenti sul territorio deve mirare alla conservazione del patrimonio naturale, allo sviluppo del turismo e del suo indotto ed all’attivazione di nuove filiere produttive collegate alle risorse ambientali e culturali. L’esperienza e le valutazioni effettuate nell’ambito del POR 2000-2006, presentano risultati che riguardano la mancanza di azioni integrate per quanto riguarda in particolare il sostegno alle risorse naturali e paesaggistiche della Calabria.

Il partenariato propone l’implementazione del Piano di Gestione delle risorse naturali e paesaggistiche, con il Piano Strategico della Rete Ecologica, articolando i vari Dipartimenti della Regione e raggruppando le aree verdi cosi come stabilito dalla legge urbanistica.

La tutela dei beni naturali e paesaggistici richiede investimenti di rilievo da parte della Regione mediante progetti pilota da attuare in aree critiche ben individuate. Il partenariato propone la rivalutazione e l’esecuzione di questi progetti nel periodo indicato della programmazione. Il patrimonio culturale e artistico della Calabria viene definito come uno dei più apprezzati d’Italia, in quanto la sua origine riporta alla storia dell’Europa.

Sostenere le vocazioni artistiche e culturali collettive ed individuali, stimolare la formazione di gruppi artistici interessati alla preservazione delle tradizioni calabresi, stanziare fondi che possano finanziare piccoli progetti, valutati mediante criteri tecnici e meritocratici, è il suggerimento del partenariato, per mantenere le radici e garantire l’attrattività del territorio. In questa direzione deve focalizzarsi anche, e in particolar modo, la tradizione teatrale

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calabrese nel senso di internazionalizzazione del prodotto. Scuole e festival di teatro e cinema che possano valorizzare giovani ed attirare grandi artisti italiani e stranieri possono aspirare a divenire imprese con conseguenti importanti fonti di occupazione. Il partenariato condivide la proposta della Regione di considerare le Biblioteche come luoghi di cultura, aumentando l’attrattività per i giovani studenti , le loro famiglie e la popolazione calabrese in generale, per avvicinarsi alla cultura e alla conoscenza, utilizzando gli spazi per attività culturali organizzate dalle comunità locali. E’ necessario,però, valorizzare, di più e meglio, musei promuovendo eventi che consentano lo svolgimento di incontri storico-tematici esplicativi dell’arte, con apposita logistica confortevole in grado di attirare l’attenzione dei giovani e degli adulti, all’interno delle loro strutture. Le tematiche culturali devono prevedere oltre che un piano di arte, anche un piano di cultura contemporanea focalizzando le principale vocazioni regionali. Particolare rilievo si deve imprimere alla valorizzazione dei siti archeologici, che costituiscono un patrimonio inestimabile in Calabria che può consentire, peraltro, di valorizzare le professionalità del settore, anche mediante un piano in grado di garantire un mercato di lavoro ai tanti calabresi che si occupano di tali tematiche, assumendo e sostenendo le proposte d’intervento che da questi possono venire. Ancora sulle risorse culturali, è opportuno adottare nuove esperienze già proposte dal partenariato nazionale, e largamente sviluppate in altri Paesi, cosi come propone l’esperto Natale Antonio Rossi, nel suo studio sull’economia della conoscenza. Ed è altresì interessante promuovere l’individuazione di settori produttivi della creatività, nella ricerca delle espressioni artistiche dei lavoratori dentro o fuori le aziende, articolare vecchi saperi e vere vocazioni, con le nuove sperimentazioni e innovazioni nella produzione di beni materiali e culturali. La Regione Calabria può riconciliarsi alla proposta di orientamento strategico nazionale, riguardo un “concorso di idee”, al fine di trovare operatori professionalmente all’altezza. Il talento può riguardare sia l’aspetto innovativo dell’attività lavorativa, sia la produzione artistica individuale o collettiva, per promuovere sia il lavoratore sia l’impresa che lo sostiene. L’adozione di queste pratiche, regolate dalle autorità pertinenti, possono portare valore aggiunto nel rapporto di lavoro e nei rapporti umani, e sicuramente, un contributo importante alla produzione culturale e artistica regionale. Queste attività infine possono portare alla definizione di progetti che realizzano nuova occupazione, qualificano l’occupazione esistente, e possono contribuire alla stabilizzazione qualificata e produttiva di diversi lavoratori Lsu-Lpu calabresi. Turismo L’andamento dei dati sul turismo negli ultimi anni, ha contribuito ad evidenziare come esso sia ancora incentrato prevalentemente sul turismo balneare temporalmente molto delimitato. Da qui, evidentemente, nasce la necessità di rivedere l’attuale posizionamento dell’offerta regionale, puntando, in primo luogo a privilegiare il rafforzamento in Calabria di nuove forme di offerta turistica di qualità basate essenzialmente sulla valorizzazione e fruizione dei beni culturali ed ambientali e sull’integrazione delle diverse componenti produttive che strutturano il settore (ricettività, enogastronomia, trasporti, eventi, artigianato…). In tale prospettiva il partenariato condivide pienamente la scelta di puntare sulla individuazione e sulla realizzazione delle Destinazioni turistiche regionali in luogo degli STL, in

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grado di valorizzare alcuni contesti territoriali con una sorta di progettazione integrata di settore con conseguente concentrazione di risorse. Soprattutto a questi principi dovrà ispirarsi la legge regionale sul turismo che è in fase di stesura. Inoltre il Partenariato vede la necessità di correlare in modo forte le proposte che vengono presentate nell’Asse II, Energia e Ambiente, e nell’ Asse V Reti e Collegamenti per la Mobilità e l’infrastruttura, considerando tali proposte come interventi basilari per lo sviluppo del settore turistico regionale. L’altra correlazione immediata si ha con l’Asse VI, sistemi produttivi, considerando in particolare modo la piccola produzione locale. Il partenariato sostiene la necessità di valutare capillarmente le proposte infrastrutturali, per garantire accesso alle località turistiche da sviluppare e sostenere. Correlare l’Asse VII direttive per le città, le aree urbane e le reti di comuni, è fondamentale per garantire i servizi e accogliere il turista in prima istanza ma anche per garantire una qualificata permanenza nelle sedi di soggiorno turistico. Al fine di consentire l’accesso e lo sviluppo delle attività turistiche rendendole maggiormente fruibili anche ai cittadini calabresi, il partenariato propone la creazione di un sistema di accordo tra reti di scuole pubbliche e imprese alberghiere finalizzato ad accogliere gite scolastiche organizzate, per fare conoscere meglio agli studenti e alle loro famiglie il potenziale turistico calabrese, con la garanzia di agevolazione di costo.

Altro elemento importante su cui il partenariato sostiene la necessità di programmare interventi importanti è rivolto alla programmazione di attività volte ad implementare e qualificare il turismo sociale, destinato alle fasce deboli della popolazione, con particolare riferimento ad anziani e disabili. Questa particolare fascia di utenza può trovare nella nostra Regione interessanti possibilità di accoglienza, per la disponibilità attuale di operatori che lavorano con queste fasce svantaggiate e che possono contribuire alla loro accoglienza e permanenza, per le particolari condizioni climatiche che consentono una lunga durata di attività di accoglienza turistica, soprattutto nelle stagioni intermedie, per le diversificate attività e itinerari proponibili e, non da ultimo, per le differenti possibilità di sistemazione in contesti ameni e ricchi di storia, cultura e tradizioni. Si tratta di individuare attività e proposte capaci di mettere a sistema l’esistente e collegarlo alla rete di attività e soggetti che, a livello nazionale ed europeo operano in tale settore con queste specifiche fasce di utenza. Lo scenario e gli obiettivi contenuti nell’Asse sono, comunque, articolati e compositi e, molto opportunamente, sottolineano l’esigenza di veicolare il grande patrimonio, naturale culturale paesaggistico e turistico all’esterno, per catturare l’attenzione dei mercati turistici nazionali ed internazionali. Ritorna, quindi, il tema della promozione e dell’apertura verso l’esterno che il Partenariato ritiene necessario che venga realizzata attraverso una governance unitaria.

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Asse V – Reti e collegamenti per la mobilità La rilevanza di questo asse nel contesto del PO FESR sta nel fatto che una delle principali cause dell'arretratezza della Calabria è rappresentata dalla carenza di infrastrutture moderne, che si perpetua anche per via di una scarsa dotazione di risorse economiche a queste destinate. Per tale ragione il partenariato economico e sociale ritiene necessario individuare le priorità strategiche e farle vivere all'interno del Piano Regionale dei Trasporti, a cui occorre tempestivamente lavorare, e, contestualmente, intervenire sull’integrazione con le progettualità nazionali anche attraverso una forte e costante presenza ai tavoli nazionali e nelle interlocuzioni con i principali riferimenti costituiti da Anas e Ferrovie che, soprattutto quest’ultima, investono sempre meno nella nostra regione. Il dato centrale oggi, per quanto riguarda la Calabria, è che in un contesto globalizzato che tende a ridurre sempre più le distanze, essa continua a rimanere isolata e lontana dai circuiti dello sviluppo e, peggio ancora, non efficacemente collegata al suo interno. Ciò certo non agevola percorsi di sviluppo economico né di emancipazione sociale e si traduce in una scarsa qualità della vita delle sue comunità. Il Piano regionale dei trasporti, strumento imprescindibile per ogni qualsivoglia intervento razionale, dovrà tener conto dei segnali di apertura verso il Mediterraneo e il Medio Oriente e delle possibilità derivanti dalla presenza del corridoio Berlino – Palermo e del corridoio adriatico e, più in generale, occorrerà che si tenga conto degli indirizzi europei in tema di reti di comunicazione e di infrastrutture portuali e aeroportuali. In particolare per quanto riguarda il sistema di reti e mobilità regionale il partenariato ritiene necessario che nel PO si individuino in modo chiaro almeno tre aspetti tematici prioritari per lo sviluppo, quali: 1. il sistema delle infrastrutture 2. il trasporto merci e logistica; 3. il trasporto pubblico locale. Sistema delle infrastrutture L'infrastrutturazione regionale dovrà incentrarsi sulla necessità di dare ad entrambe le dorsali intorno a cui si sviluppa la Regione la possibilità di raccordarsi tra loro, mediante il rafforzamento delle trasversali ferroviarie e stradali, la possibilità di proiettarsi verso l'esterno intersecando i corridoi adriatico, per quanto riguarda la dorsale ionica, e tirrenico, attraverso l’implementazione sia della rete ferrata che di quella stradale favorendo, altresì, la possibilità di integrazione tra trasporto marittimo, ferroviario ed aereo. In particolare per i due corridoi occorre:

a) Corridoio Tirrenico Adeguare le reti di trasporto che consentirebbe, tra l'altro, di aumentare la competitività del porto di Gioia Tauro e di favorirne l'integrazione con la rete ferroviaria europea, a condizione che lo stesso sia raccordato con lo snodo stradale e ferroviario mediante il proseguimento dell'alta capacità da Napoli a Villa San Giovanni.

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b) Corridoio Adriatico Per quanto riguarda la dorsale Ionica occorre operare affinché essa venga ricompresa nel corridoio adriatico, che non può finire a Taranto, poiché un mancato raccordo della fascia ionica potrebbe portare ad accentuare l'isolamento di cui soffrono le popolazioni e relegare inevitabilmente quell'area ad un destino di marginalità economica e di spopolamento, nonostante la presenza di significative risorse naturali e patrimonio culturale che ne fanno un'area a forte vocazione turistica. Per tali motivi continua a restare una priorità la realizzazione dell'E 90. Trasporto merci e logistica Così come indicato nel QSN, una priorità va assegnata nel PO ai porti, capaci di svolgere funzioni di collegamento e di intermodalità, nell’ottica di una loro specializzazione e di completamento della maglia infrastrutturali. Gli interventi prioritari dovranno quindi indirizzarsi verso modalità di gestione nuove, anche unitarie, per una nuova sostenibile e sicura logistica multimodale, anche attraverso le potenzialità delle nuove tecnologie ITC e tenendo conto delle specializzazioni prevalenti. In questa logica, è opportuno che il PO punti oltre che sull’hub di Gioia Tauro, sul quale sono concentrati i maggiori interventi, anche sugli snodi portuali di Sibari/Corigliano, Vibo Valentia e Crotone. Soprattutto quest’ultimo, per la presenza di numerose imprese legate al processo della biomassa, per la consistente produzione di barbabietola e finocchi avrebbe un bacino di riferimento in termini di volumi produttivi potenzialmente trasportabili abbastanza ampio. Per quanto riguarda il sistema portuale e quello aeroportuale il partenariato ritiene, comunque, fondamentale la sua interconnessione e la sua integrazione con gli altri vettori stradale e ferroviario, in particolare per consolidare il ruolo strategico dell'area di Gioia Tauro come cerniera del Mediterraneo e valorizzando i porti di Sibari/Corigliano e di Crotone e Vibo Valentia, sfruttandone le sinergie perchè i porti diventino nodi di sviluppo e non semplici punti di passaggio. Relativamente agli scali aeroportuali il partenariato ritiene utile ricordare la necessità non solo di creare interconnessioni ma anche di procedere agli adeguamenti infrastrutturali che consentano di adeguare tali scali al trasporto di merci ( con particolare riferimento alle merci deperibili) e ai collegamenti intercontinentali. In tale contesto diventa particolarmente importante prevedere un sistema di metropolitane leggere teso a collegare le aree di Corigliano Rossano Crotone; di Soverato – Catanzaro Lido Lamezia Terme; l'area dello Stretto con Gioia Tauro; le aree di Cosenza – Rende (Unical). Trasporto Pubblico Locale Il partenariato ritiene fondamentale programmare, accanto alla definizione degli interventi di infrastrutturazione, un intervento significativo sul Trasporto pubblico Locale poiché questo consente di drenare traffico dal trasporto motorizzato privato, di qualificare l'offerta ai cittadini, di intervenire positivamente sull'ambiente e sulla qualità della vita riducendo l'inquinamento da ossido di carbonio, e, non da ultimo, può favorire la mobilità interna alla Regione elevando la qualità percepita dei servizi.

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Asse VI – Competitività dei Sistemi Produttivi La strategia regionale prevista per lo sviluppo del tessuto produttivo calabrese nella programmazione 2000-2006 avrebbe dovuto essere finalizzata ad un “sostanziale riequilibrio” tra politiche di miglioramento del contesto e regimi di aiuto alle imprese. Tale orientamento era finalizzato ad accompagnare la crescita dimensionale delle imprese (eccessivamente sottodimensionate e sottocapitalizzate) e ad incrementarne la capacità produttiva attraverso, soprattutto, il rafforzamento delle filiere e dei sistemi produttivi locali. L’attuazione di questa strategia, condivisa in fase di concertazione dal partenariato, avrebbe presupposto una finalizzazione qualificata degli incentivi, la realizzazione di interventi integrati sul contesto in sistemi territoriali omogenei e, come conseguenza, la convergenza di azioni mirate e non polverizzate.

Tali condizioni attuative non si sono però verificate e questo non ha consentito di raggiungere gli obiettivi prefissati non incidendo significativamente sulla realtà produttiva regionale.

Soprattutto sugli incentivi alle PMI si è determinata la condizione che la quasi totalità delle risorse messe a disposizione dalla programmazione comunitaria 2000/2006, sono state attivate da strumentazione finanziaria tradizionale nazionale o da strumenti regionali di tipo generalista.

Con questa scelta si è venuta a determinare una bassa (se non del tutto inesistente) selettività dei progetti di investimento, così come del tutto inesistenti sono stati gli interventi finalizzati ad agire sui fattori di competitività territoriale o, ancora, del tutto inapplicati sono rimasti alcuni strumenti di finanza innovativa come i Pacchetti Integrati di Agevolazione.

L’esperienza sulla programmazione 2000/2006 ha evidenziato ed ulteriormente confermato che gli interventi finanziari di tipo generalista non producono né benefici né sviluppo per le imprese destinatarie e non generano alcuna addizionalità degli effetti.

Sulla base delle criticità emerse, il Partenariato ritiene, perciò, che la politica per i sistemi produttivi debba essere orientata, contemporaneamente, al rafforzamento del tessuto produttivo e al miglioramento della competitività, garantendo una maggiore coerenza tra l’analisi dei bisogni e la programmazione degli interventi.

Questo comporta necessariamente, da un lato, un miglioramento dell’efficienza dell’apparato amministrativo regionale sul piano della qualità progettuale e dello snellimento delle procedure e, dall’altro, una più esigente richiesta al sistema imprenditoriale di assunzione di responsabilità. Il partenariato ritiene che l’innalzamento dei livelli di competitività del sistema produttivo regionale calabrese e dei conseguenti effetti positivi che potrebbe avere sull’occupazione è uno dei nodi centrali rispetto agli interventi da predisporre per lo sviluppo. La strategia e le finalità, generali e specifiche, dell’Asse riassumono in maniera esaustiva le principali tematiche del sistema produttivo regionale, ragion per la quale il Partenariato non può che esprimere forte condivisione. In particolare condivisibili sono gli interventi predisposti per la crescita quali/quantitativa delle imprese regionali, attraverso una strategia che si sviluppa attraverso una logica di sistemi produttivi e non di settori, di filiere produttive e non di unità produttive o, ancora, di distretti tipologici e/o geografici. A questo proposito sono molteplici i rimandi e le sinergie, sia con gli altri Assi del P.O. che con linee di politica economica delineate con l’ultimo DPEFR.

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Per quanto riguarda il contesto, il partenariato ritiene che l’infrastrutturazione produttiva, materiale ed immateriale, sia una priorità da conseguire con particolare riferimento alle opere di completamento e all’obiettivo di piena fruibilità delle aree industriali: si tratta però di una condizione necessaria ma non sufficiente, perché, contestualmente, deve essere affrontato anche il tema della governance di tale asset. In altre parole il tema della radicale riforma dei Consorzi Industriali diventa ineludibile proprio perché strettamente correlato a quelle economie esterne di contesto che possono essere assicurate solo dalla presenza di un’adeguata governance amministrativa. A tale proposito il Partenariato ritiene necessario il superamento delle ASI con il progressivo passaggio a nuove forme di gestione delle Aree Industriali. Il miglioramento del contesto assume però anche un rilievo, soprattutto da un punto di vista amministrativo, di tipo generale: il partenariato è dell’opinione che sia necessario concordare con la Regione un percorso tanto articolato quanto rigoroso, nel quale mettere in fila e poi integrare tutte le parti che, oggi, sono solo parzialmente connesse e cioè meccanismi di semplificazione amministrativa e sportelli unici, che, quasi senza alcuna eccezione, stentano ad essere effettivamente operativi e funzionali. In relazione agli obiettivi ed agli interventi previsti nell’Asse in materia di incentivi e finanza d’impresa, il Partenariato condivide e sottolinea la necessità e l’urgenza di addivenire ad un Testo unico sugli incentivi alle Attività produttive che razionalizzi, implementi e coordini tutti gli interventi, coerentemente agli indirizzi nazionali (Industria 2015) ed alla nuova carta degli aiuti. Indipendentemente dalla tipologia delle procedure che potranno essere approfondite e dettagliate nel Testo, il Partenariato intende sottolineare come sia comunque necessario rimarcare, alla luce dell’esperienza della precedente programmazione, la necessaria natura selettiva degli interventi che dovranno essere tutti riconducibili a fattori di qualità degli investimenti e di efficacia in termini di impatto e di crescita economica. I due principali strumenti individuati, Contratto di investimento e PIA, ancorchè in fase di definizione da un punto di vista regolamentare e normativo, appaiono al partenariato confacenti con le esigenze di sviluppo delle imprese e salvaguardano la qualità e l’efficacia che è necessario che tali strumenti abbiano. In particolare, intervenendo su aggregazioni di imprese, su investimenti materiali e, soprattutto, su investimenti immateriali (innovazione, ricerca, formazione, occupazione, servizi) si favorisce l’elevamento della qualità della domanda e l’impatto diretto sulla crescita, sullo sviluppo delle imprese e sull’occupazione. E’ evidente, comunque, che, accanto a tali strumenti, un po’ più articolati e sofisticati, è necessario orientarsi, soprattutto per i piccoli investimenti, su forme semplificate di incentivi mirati soprattutto a ridurre il costo del denaro che in Calabria tocca livelli particolarmente elevati. Il partenariato ritiene, altresì, particolarmente rilevante ed efficace la misura sul sistema della garanzia calabrese che si delinea attraverso una razionalizzazione ed una patrimonializzazione del sistema dei Confidi accompagnata dalla costituzione di un fondo di controgaranzia regionale, utile quanto opportuno ai fini degli effetti di Basilea sul sistema produttivo calabrese.

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Asse VII – Città, Aree urbane e Sistemi territoriali Nel disegno generale della precedente programmazione, l’asse città avrebbe dovuto essere uno degli elementi portanti per lo sviluppo del territorio, ma che, tuttavia, non ha conseguito i risultati attesi sia per l’assenza di alcuni pre-requisiti necessari al successo della strategia, come l’assenza di un ben definito quadro regionale in materia urbanistica sia per il ricorso a progetti di sviluppo urbano privi di una visione di insieme. Nella nuova programmazione si tende, invece e giustamente, ad enfatizzare le valenze dei sistemi urbani quali motori dello sviluppo regionale e focalizza il tema dell’integrazione tra le diverse scale territoriali e di programmazione, al fine di poter elevare il livello di competitività e di innovazione delle città e delle reti urbane, con riferimento anche agli elementi immateriali. Il Partenariato condivide l’oggettiva esigenza di realizzare addensamenti urbani in ottica di scala territoriale vasta, rafforzando le funzioni urbane, sia delle città esistenti sia dei c.d. protosistemi urbani, che già possono presentare taluni caratteri di città diffusa. Nel valutare positivamente i contenuti dell’Asse, il Partenariato auspica di poter approfondire con la Regione il tema dei partenariati nel campo della realizzazione e gestione di infrastrutture di pubblica utilità e dell’organizzazione dell’offerta dei servizi. Le città, le aree urbane ed i Sistemi Territoriali calabresi possono perciò assolvere ad un nuovo e più incisivo ruolo nello sviluppo regionale soprattutto attraverso interventi su cinque “chiavi trasversali”

- I fattori di degrado e malessere urbano delle periferie (riqualificazione e delocalizzazione)

- i ritardi di realizzazione di una complessiva mobilità urbana sostenibile (viabilità – congestione – trasporti pubblici)

- l’ housing sociale - l’ infrastrutturazione informatica dell’intero territorio regionale per attrarre e favorire,

attraverso la valorizzazione della ricerca e dell’innovazione, la creazione e lo sviluppo di sistemi integrati tra aree urbane ed i piccoli centri dell’immediato entroterra

- la nuova politica energetica (interventi su patrimonio edilizio esistente e su nuova edificazione)

Azioni Recupero, ricucitura e qualificazione delle periferie per lo più connotate da degrado edilizio, ambientale e sociale in grado di accogliere la delocalizzazione dai centri storici di attività sia tradizionali che innovative a servizio dei cittadini e delle imprese. Rivitalizzazione centri storici attraverso il loro orientamento verso attività culturali ricreative e di commercio di qualità e la dotazione di sistemi di mobilità urbana con la creazione, la razionalizzazione ed il potenziamento delle reti di trasporto pubblico/privato per l’accesso, la permanenza ed il deflusso nonché la creazione di parcheggi pubblici per offrire un’alternativa più conveniente rispetto all’uso dell’automobile e tale da far diventare le nostre città più pulite, libere e vivibili. Pianificazione e coordinamento delle iniziative relative agli interventi complessi ed integrati che affinché siano realizzati nei tempi programmati devono essere affidati e/o sorvegliati da un qualificato Soggetto Unico che garantisca piena conoscenza delle normative esistenti e dei

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relativi finanziamenti (di natura europea - statale – regionale - provinciale – comunale) ed ispiri la sua azione ai principi di efficacia ed efficienza e semplificazione delle procedure. Sinergia nella pianificazione del territorio, nella realizzazione/ottimizzazione delle opere infrastrutturali e nella condivisione dei servizi primari che potranno consentire alle Comunità l’integrazione, il miglioramento ed il superamento delle principali problematiche di natura sociale ed economica. E’ opportuno, infine, che nella formazione degli strumenti di pianificazione sia posta particolare attenzione alle soluzioni tipologiche e tecnologiche volte all’uso razionale dell’energia e delle fonti energetiche rinnovabili, con indicazioni anche in ordine all’orientamento ed alla conformazione degli edifici da realizzare per massimizzare lo sfruttamento della radiazione solare e con particolare cura nel non penalizzare, in termini di volume edificabile, le scelte conseguenti. Progetti territoriali L’individuazione di tre tipologie di progetti integrati di sviluppo – Mobilità intercomunale, servizi intercomunali per la qualità della vita e rete regionale delle Case della salute - sono considerate dal Partenariato in linea con le principali criticità o vocazioni territoriali così come quelli tematici, orientati particolarmente ad esaltare le peculiarità produttive di aree. Di particolare valenza sociale, prima ancora che economica, appare al partenariato la linea di intervento dedicata ai sistemi territoriali marginali ed in declino (108 Comuni) particolarmente interessati da un forte fenomeno di spopolamento. Asse VIII – Assistenza Tecnica e Capacity Building Come previsto dal memorandum firmato dal Ministero per le Riforme e l’innovazione nella Pubblica Amministrazione, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dalle Organizzazioni sindacali, concernente l’organizzazione delle amministrazione pubbliche per una nuova qualità dei servizi e delle funzione, il partenariato, in raccordo con le linee nazionali, ritiene che occorra una profonda riorganizzazione della pubblica amministrazione in Calabria, per far fronte alla prioritaria questione della gestione dei fondi istituzionali e dei fondi europei. Il memorandum indica i criteri generali che devono guidare le azioni normative, amministrative e contrattuali nella pubblica amministrazione e che indirizzano i rapporti di lavoro, e, a livello regionale, la proposta è che si garantisca la formazione tecnica specifica del personale impegnato nella pianificazione e nella programmazione delle risorse, garantendo l’adeguamento del profilo professionale e la formazione dei quadri tecnico-amministrativi. La professionalità comprende anche la capacità di articolare le diverse istanze governative orizzontali e verticali con le rappresentanze economiche e sociali, finalizzate a provvedere alla comunicazione ed all’informazione necessaria ed indispensabile alle integrazioni interregionali e interistituzionali, ovverosia a realizzare sinergia tra i Dipartimenti della Regione e le Province, tra queste e i vari comuni, e tra gli Enti governativi e i diversi partners e stakeholders. Il partenariato propone l’adozione di modelli meno complessi e più semplificati di gestione dei servizi e l’utilizzo di società per l’assistenza tecnica, per individuare ed elaborare progetti specifici, in modo da garantire la qualità delle proposizione e delle spese, agevolando i tempi e i modi di applicazione delle risorse.

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Il partenariato ha, da sempre, individuato nel miglioramento del contesto amministrativo uno dei nodi da affrontare per recuperare slancio ed agibilità concreta per lo sviluppo della Calabria. E’ infatti ormai acquisito che la “capacity building”, intesa come rafforzamento della capacità istituzionale ed amministrativa, rappresenti, di fatto, un fattore chiave di competitività: nel campo delle politiche di coesione questo significa innalzare la qualità della vita dei cittadini, migliorando la qualità dei servizi, le opportunità per le imprese e la produttività degli attori, favorendo un clima di fiducia fra i diversi soggetti della società. Declinando tale ragionamento a livello regionale si evidenzia che l’obiettivo dell’Asse appare orientato a tale visione e, pertanto, non può che essere condiviso; il partenariato ritiene, peraltro, coerenti le indicazioni contenute in tema di azioni di sistema e di assistenza tecnica, chiamate a costituire le gambe operative di implementazione della strategia. Tale punto merita tuttavia qualche ulteriore considerazione soprattutto in considerazione dell’esperienza registrata nella programmazione 2000/2006 e nella necessaria discontinuità da ribadire con la nuova programmazione. Consapevole della necessità di interagire con gli altri partners governativi e regionali, il Partenariato Economico e Sociale della Calabria concorda con l’istituzione ufficiale del Comitato per le Politiche Regionali Unitarie di Sviluppo e Coesione 2007-2013 così come pensato dalla Regione:

- la Regione Calabria (presidenza del Comitato);

- le Province e i Comuni Capoluogo;

- gli Organismi di Rappresentanza degli Enti Locali (ANCI, UNCEM, UPI);

- le Organizzazione di rappresentanza dei lavoratori e delle imprese;

- le Università regionali;

- gli Organismi di Rappresentanza delle Associazioni Ambientalistiche;

- gli Organismi di Rappresentanza del Volontariato e del Terzo Settore;

- gli Organismi di Rappresentanza delle Pari Opportunità;

- i Prefetti delle cinque Province calabresi;

- la Corte dei Conti Regionale;

- altri Soggetti rilevanti a livello regionale per lo politiche di sviluppo e coesione. Tra i diversi compiti pensati dalla Regione per il Comitato per le Politiche Regionali Unitarie di Sviluppo e Coesione 2007-2013 ci sarà il ruolo di indirizzo e di confronto generale sulle tematiche relative all’evoluzione delle politiche di coesione nazionali e comunitarie e dovrà operare in stretto coordinamento con la Consulta Regionale delle Autonomie Locali per il Partenariato Istituzionale, con il Forum del Partenariato Economico e Sociale e con gli altri Organismi partenariali già istituiti, sia a livello regionale, vengono indicati :

- partecipare alla formulazione, alla elaborazione e alla concertazione delle linee

strategiche ed operative della programmazione unitaria regionale;

- esprimere il proprio parere sull’avanzamento e sui risultati conseguiti dalla programmazione regionale unitaria;

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- promuovere e portare a sintesi le attività più operative e di dettaglio svolte dalle istanze del Partenariato istituzionale e di quello economico e sociale1.

- accompagnare e coordinare, in una piena prospettiva di sussidiarietà e

decentramento, l’azione delle proprie componenti a livello territoriale;

- verificare e promuovere l’efficienza e la trasparenza dell’azione amministrativa regionale e locale.

Sul partenariato Il Partenariato rappresenta una componente di fondamentale importanza nella definizione dei processi di programmazione regionale. Una concertazione rituale sviluppata in termini di mero adempimento procedurale non è utile a nessuno e bene ha fatto il Quadro Strategico Regionale a ribadirlo espressamente. E’ soprattutto su questo versante, come affermato in premessa, che dovrebbero mettersi a valore le lezioni della programmazione 2000/2006, durante il quale il confronto e la concertazione hanno toccato il punto più basso. Anche in questo campo bisogna operare per introdurre forte discontinuità negli approcci e nelle scelte di implementazione ed assumersi, ciascuno per la propria parte di responsabilità, il conseguente carico di impegni per un diverso modo di procedere. Si tratta di un percorso impegnativo che deve tendere alla costruzione di un modello organizzativo del processo partenariale, fondato su un sistema di regole snelle, chiare e, soprattutto, condivise. Tale percorso intende distinguere, per ovvi motivi di rappresentanza e funzionalità il Partenariato Istituzionale da quello Economico e Sociale. A questo proposito è in fase di elaborazione e sarà sottoposto alla Giunta Regionale un protocollo sulla concertazione. CONCLUSIONI Il Programma Operativo FESR 2007/2013 nelle analisi di contesto, nell’individuazione degli obiettivi specifici ed operativi, nelle linee di intervento e nella coerenza programmatica, è considerato dal partenariato rispondente ai bisogni ed alle esigenze di sviluppo della Calabria. Il Programma presenta molteplici aspetti di innovazione che costituiscono anche una sfida con la quale tutti gli attori attivi della regione hanno il dovere di misurarsi. Grande attenzione e rigore dovranno, però, essere concentrati sulla sua corretta, puntuale e qualificata gestione e sulla prosecuzione di un rapporto forte, partecipato e condiviso di tutte le istanze partenariali. Allo stesso modo e con lo stesso spirito, il partenariato, pone l’accento sulla necessità di costruire, in tempi stretti e compatibili con la programmazione, le Leggi di Settore ed i relativi Piani di cui non solo il programma ma anche l’Amministrazione regionale ha bisogno per essere efficace negli interventi.

1 A questo fine ogni anno sarà redatto dalla Autorità di Gestione in collaborazione le diverse componenti del Partenariato un breve rapporto sullo stato del partenariato, il quale sarà poi discusso dal Comitato.

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Attraverso la predisposizione di questo documento, per la prima volta nella storia delle relazioni sindacali in Calabria sottoscritto da tutte le Forze economiche e Sociali, il partenariato vuole dare non soltanto un contributo di idee e di proposte al Programma Operativo, ma, anche e soprattutto, un segnale forte di coesione e di fiducia di cui la Calabria ha bisogno per voltare pagina nel panorama italiano ed europeo. L’atteggiamento del partenariato verso lo sviluppo della regione è, e sarà sempre, costruttivo e propositivo; naturalmente si aspetta che anche la politica faccia fino in fondo la sua parte.