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Secondo rapporto di ricerca sulla valutazione degli effetti occupazionali del Programma Operativo della Calabria Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS) 57 Capitolo 3 Le politiche di sostegno al settore turistico 1. Introduzione 1.1 La normativa nazionale e regionale d’incentivazione del settore turistico: un quadro d’insieme Fino agli anni Ottanta, la disciplina del settore turistico in Italia risultava molto frammentata. La legge n. 217/83 - Legge quadro per il turismo e interventi per il potenziamento e la qualificazione dell’offerta turistica – è stata approvata al fine di dare unitarietà alla normativa di riferimento: le norme fondamentali avrebbero dovuto costituire l’ossatura delle diverse leggi regionali, destinate a loro volta a regolare in modo articolato il settore. Alla fine degli anni Novanta, dopo quasi vent’anni dalla sua emanazione, la legge quadro ha mostrato di non essere più in grado di adempiere alla funzione di regolatrice nazionale di un settore sempre più decentrato. E’ stata, pertanto, sostituita dalla L. n. 135/2001 - Riforma della legislazione nazionale del turismo - nata con l’esigenza di riformulare una serie di “linee guida” allo scopo di eliminare disomogeneità, differenze, storture che caratterizzavano nel complesso l’offerta turistica nazionale. In seguito alla riforma del titolo V della Costituzione, il turismo è divenuto espressamente materia a competenza regionale con l’unico limite dei vincoli derivanti dalla Costituzione, dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Secondo lo spirito della legge, la capacità di crescita del settore è legata sostanzialmente allo sviluppo di "reti" imprenditoriali, di attività promozionali e assistenza turistica che dovrebbero facilitare l'integrazione orizzontale delle differenti attività produttive nel distretto turistico. Inoltre, il ruolo di coordinamento regionale dovrebbe favorire lo sviluppo di sinergie trasversali anche con altri settori, quali quello dei trasporti, del commercio, delle attività artigianali e industriali. La riforma del turismo non risponde solo alle esigenze di decentramento politico e amministrativo, ma orienta il sistema delle autonomie locali alla soddisfazione del turista attraverso una gestione integrata del territorio. La creazione dei sistemi turistici locali potrebbe favorire l’affermazione di una cultura di governo locale del turismo e, al contempo, contribuire alla creazione di nuove sinergie tra soggetti pubblici e privati. Per la promozione e la valorizzazione dei sistemi turistici locali la legge n. 135/2001 istituisce, agli articoli 5 e 6, lo strumento del Fondo di cofinanziamento dell'offerta turistica. Nel caso di progetti di sviluppo dell'offerta turistica che riguardino ambiti interregionali o sovra - regionali, il Ministro delle attività produttive può disporre il cofinanziamento a favore dei sistemi turistici locali attraverso la destinazione delle risorse del Fondo unico per gli incentivi alle imprese. Viene riconosciuta, infatti, la natura paritetica delle imprese turistiche rispetto a quelle del comparto industriale per quanto concerne l'applicazione delle misure di sostegno alle attività produttive e della normativa incentivante. L’attenzione viene posta, infine, sul ruolo della domanda turistica e, in particolare, sulla soddisfazione del turista–consumatore.Vengono promossi, per la prima volta, i diritti e i relativi doveri del turista attraverso lo strumento della Carta del turista. La legge n. 135/2001 costruisce, dunque, un articolato sistema di interventi che riserva allo Stato, attraverso il Ministero delle Attività Produttive, un ruolo centrale per la destinazione delle risorse alle regioni. In attuazione del principio di sussidiarietà saranno poi queste, attraverso le proprie leggi, a stabilire le modalità e i criteri operativi per attuare la devoluzione dei poteri e delle risorse al sistema delle autonomie locali. Il Ministero della Attività Produttive interviene nella programmazione del settore attraverso la legge 488/92 e le risorse dei fondi destinati ai sistemi turistici locali, mentre le regioni hanno a

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Secondo rapporto di ricerca sulla valutazione degli effetti occupazionali del Programma Operativo della Calabria

Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria, Arcavacata di Rende (CS)

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Capitolo 3 Le politiche di sostegno al settore turistico

1. Introduzione

1.1 La normativa nazionale e regionale d’incentivazione del settore turistico: un quadro d’insieme

Fino agli anni Ottanta, la disciplina del settore turistico in Italia risultava molto frammentata. La legge n. 217/83 - Legge quadro per il turismo e interventi per il potenziamento e la qualificazione dell’offerta turistica – è stata approvata al fine di dare unitarietà alla normativa di riferimento: le norme fondamentali avrebbero dovuto costituire l’ossatura delle diverse leggi regionali, destinate a loro volta a regolare in modo articolato il settore. Alla fine degli anni Novanta, dopo quasi vent’anni dalla sua emanazione, la legge quadro ha mostrato di non essere più in grado di adempiere alla funzione di regolatrice nazionale di un settore sempre più decentrato. E’ stata, pertanto, sostituita dalla L. n. 135/2001 - Riforma della legislazione nazionale del turismo - nata con l’esigenza di riformulare una serie di “linee guida” allo scopo di eliminare disomogeneità, differenze, storture che caratterizzavano nel complesso l’offerta turistica nazionale. In seguito alla riforma del titolo V della Costituzione, il turismo è divenuto espressamente materia a competenza regionale con l’unico limite dei vincoli derivanti dalla Costituzione, dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Secondo lo spirito della legge, la capacità di crescita del settore è legata sostanzialmente allo sviluppo di "reti" imprenditoriali, di attività promozionali e assistenza turistica che dovrebbero facilitare l'integrazione orizzontale delle differenti attività produttive nel distretto turistico. Inoltre, il ruolo di coordinamento regionale dovrebbe favorire lo sviluppo di sinergie trasversali anche con altri settori, quali quello dei trasporti, del commercio, delle attività artigianali e industriali. La riforma del turismo non risponde solo alle esigenze di decentramento politico e amministrativo, ma orienta il sistema delle autonomie locali alla soddisfazione del turista attraverso una gestione integrata del territorio. La creazione dei sistemi turistici locali potrebbe favorire l’affermazione di una cultura di governo locale del turismo e, al contempo, contribuire alla creazione di nuove sinergie tra soggetti pubblici e privati. Per la promozione e la valorizzazione dei sistemi turistici locali la legge n. 135/2001 istituisce, agli articoli 5 e 6, lo strumento del Fondo di cofinanziamento dell'offerta turistica. Nel caso di progetti di sviluppo dell'offerta turistica che riguardino ambiti interregionali o sovra - regionali, il Ministro delle attività produttive può disporre il cofinanziamento a favore dei sistemi turistici locali attraverso la destinazione delle risorse del Fondo unico per gli incentivi alle imprese. Viene riconosciuta, infatti, la natura paritetica delle imprese turistiche rispetto a quelle del comparto industriale per quanto concerne l'applicazione delle misure di sostegno alle attività produttive e della normativa incentivante. L’attenzione viene posta, infine, sul ruolo della domanda turistica e, in particolare, sulla soddisfazione del turista–consumatore.Vengono promossi, per la prima volta, i diritti e i relativi doveri del turista attraverso lo strumento della Carta del turista. La legge n. 135/2001 costruisce, dunque, un articolato sistema di interventi che riserva allo Stato, attraverso il Ministero delle Attività Produttive, un ruolo centrale per la destinazione delle risorse alle regioni. In attuazione del principio di sussidiarietà saranno poi queste, attraverso le proprie leggi, a stabilire le modalità e i criteri operativi per attuare la devoluzione dei poteri e delle risorse al sistema delle autonomie locali. Il Ministero della Attività Produttive interviene nella programmazione del settore attraverso la legge 488/92 e le risorse dei fondi destinati ai sistemi turistici locali, mentre le regioni hanno a

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disposizione le risorse annue loro destinate dalla legge finanziaria e il cofinanziamento dei fondi strutturali comunitari. La legge approvata dalla Regione Calabria, in attuazione della legge quadro, è la legge n. 13 del 1985 - Organizzazione e sviluppo del turismo in Calabria- che prevede, tra le finalità, il potenziamento e la riqualificazione dell’organizzazione turistica regionale, la valorizzazione delle potenzialità del territorio, l’utilizzo programmato delle risorse mediante la formulazione di piani triennali di sviluppo turistico e il riequilibrio dell’attività sul territorio.

1.2 Le politiche d’incentivazione al settore turistico

Come accennato, la disciplina turistica (ex lege n.217/83 e successiva l. n.135/2001) lascia ampio spazio d’azione al sistema delle autonomie locali ed incentiva l’utilizzo di strumenti di concertazione tra gli attori che operano sul territorio. Le innovazioni adottate dalla Regione Calabria derivano dalla consapevolezza di poter disporre di strumenti in grado di migliorare profondamente il rapporto tra le istituzioni pubbliche e i soggetti privati. In primo luogo, fra gli strumenti che consentono l’applicazione della l. n. 13/85 e che prevedono, in modo diretto, il sostegno al settore turistico calabrese, rientrano i programmi operativi plurifondo e regionali: il POP 89-93, il POP 94-99 e il POR 00-06.

Il POP 89-93 individua lo sviluppo del turismo quale Sottoprogramma prioritario dello sviluppo economico della Regione, da attuarsi attraverso il miglioramento dell’apparato ricettivo, la predisposizione di infrastrutture primarie, la valorizzazione del patrimonio culturale ed artistico della Calabria e il recupero di professionalità dei singoli addetti e degli operatori. L’obiettivo prioritario del Sottoprogramma 3 del POP 89-93 consiste nella destagionalizzazione dei flussi turistici, nella qualificazione e diversificazione dell’offerta attraverso un investimento pari a 131,831 milioni di euro. La misura 3.1- Aiuti agli investimenti turistici- è costata 44 milioni di euro.

Il programma operativo successivo, il POP 94-99, ha come obiettivo principale lo sviluppo del settore turistico. A tale settore viene, infatti, destinata una quota pari a circa 492,442 milioni di euro (sottoprogramma 3, “Turismo”), di cui 266,667 milioni di euro rappresentano gli aiuti agli investimenti turistici (Misura 3.1). Tali aiuti sono erogati con la finalità di aumentare la dotazione ricettiva delle strutture presenti sul territorio regionale e riorganizzare il sistema di accoglienza calabrese.

Infine, la strategia d’intervento del POR Calabria 2000-2006 relativa al comparto turistico, è orientata a: i) aumentare le presenze turistiche nella regione attraverso azioni di marketing e di distribuzione del prodotto; ii) aumentare la competitività dell’offerta turistica; iii) migliorare le condizioni logistiche di accesso alla fruibilità dei territori e la politica di accoglienza del turista; iv) aumentare la fruibilità del territorio naturalistico, artistico e culturale regionale; v) favorire l’innovazione tecnologica di processo, di prodotto e organizzativa delle attività di front e back office delle imprese turistiche regionali. Lo strumento operativo di attuazione del POR Calabria 2000-2006 è rappresentato dalla Misura 4.3 – Promozione e fruizione dell’offerta turistica- e dalla Misura 4.4 – Reti e sistemi locali di offerta turistica.

L’esperienza più recente mostra l’adozione di nuovi modelli di cooperazione e di programmazione formalizzati, nella maggior parte dei casi, in Patti territoriali, Programmi Comunitari Leader e Progetti Integrati Territoriali. I Patti territoriali, modelli tipici di realizzazione dei sistemi turistici locali, sono espressione della logica di partenariato tra imprese sancita dalla riforma della legislazione sul turismo. Essi offrono un cofinanziamento pubblico ad un progetto integrato definito da una coalizione mista di attori locali, pubblici e privati.

I programmi comunitari Leader (Liaisons Entre Actions de Développement de l’Economie Rurale: Collegamento tra le Azioni di Sviluppo dell'Economia Rurale) prevedono incentivi allo sviluppo del turismo rurale. In Calabria, regione prevalentemente rurale, il solo

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territorio coinvolto dall’iniziativa comunitaria Leader II è stato pari al 58% dell’intero territorio. L’iniziativa comunitaria Leader si è coordinata con i programmi di sviluppo comunitari e regionali nelle zone rurali, ponendosi come uno strumento moltiplicatore dell’impatto delle azioni previste e operando in stretta connessione e complementarietà con altri interventi attuabili nel territorio.

I Progetti Integrati Territoriali comprendono, invece, una serie di interventi differenti per natura e settore. L’unitarietà è data dalla funzionalità a una comune strategia di sviluppo elaborata, con il contributo di attori locali, in risposta ai bisogni concreti di un territorio e alle opportunità di sviluppo esistenti.

I PIT, condotti con criteri di selezione, modalità gestionali e risultati diversi in tutte le regioni del Mezzogiorno, si configurano come una “modalità operativa di attuazione” di un Programma Operativo Regionale. Per rendere compatibile l’approccio integrato dei PIT con quello settoriale dei POR, è stato necessario affiancare, ai criteri di selezione degli interventi stabiliti dai POR, altri criteri tesi a valutare la loro coerenza con la programmazione territoriale.

La novità introdotta dai Pit consiste in una maggiore propensione al finanziamento di infrastrutture materiali e immateriali rispetto agli altri strumenti di sviluppo locale, ad esempio i patti territoriali, che perseguono più direttamente obiettivi di sviluppo industriale, attraverso il cofinanziamento di investimenti imprenditoriali privati. In questo si può leggere un certo grado di complementarietà tra gli strumenti descritti.

Aiuti agli investimenti e incentivi (finanziari e/o fiscali) per la creazione d’impresa sono pervenuti, oltre che dagli strumenti per lo sviluppo locale, anche dalle politiche d’incentivazione finalizzate ad attenuare le difficoltà di accesso al credito da parte dell’imprenditoria autonoma. Tra queste, occorre distinguere quelle espressamente dirette al settore turistico da quelle che, pur non essendo direttamente orientate allo sviluppo del turismo, possono avere un notevole impatto sullo stesso, dato il riconoscimento della natura paritetica delle imprese turistiche rispetto a quelle del comparto industriale operato dalla l. n.135/2001.

Nella prima tipologia rientra la legge n.488/92 – Agevolazioni alle attività del settore turistico-alberghiero nelle aree depresse del paese - che, solo nel periodo 1999-2002, ha agevolato 2380 domande al Sud (il 77,8% del totale) per un ammontare di agevolazioni pari a 1347,1 milioni di euro (l’88,9% del totale) (Rapporto Svimez, 2003). Le leggi più importanti appartenenti al secondo gruppo che, per la previsione di applicabilità nelle aree depresse del paese, costituiscono un importante strumento normativo per la Calabria, sono: il credito d’imposta, il prestito d’onore, la legge per l’imprenditorialità giovanile, la legge per l’imprenditorialità femminile, la legge d’incentivazione al franchising.

1.3 La struttura del capitolo

Il presente capitolo si articola in due paragrafi. Il primo fornisce una sintesi della normativa, nazionale e regionale, relativa al settore turistico, mentre il secondo analizza le politiche d’incentivazione che hanno un effetto, diretto o indiretto, sul settore in esame.

Relativamente al primo paragrafo, l’attenzione è posta, in primo luogo, sull’evoluzione della normativa nazionale negli ultimi 20 anni, dalla legge quadro L. 217 del 1983 alla riforma della legislazione nazionale del turismo, attuata con la L. 135/2001. In secondo luogo, si prospetta una sintesi della normativa della Regione Calabria con particolare riferimento alla L. n. 13 del 1985 che, grazie all’erogazione di contributi a favore delle imprese ricettive, si pone come lo strumento normativo dedicato al potenziamento dell’offerta turistica regionale.

Il secondo è teso a delineare gli strumenti per lo sviluppo locale e le leggi di incentivazione alle attività produttive. Le leggi d’incentivazione sono sintetizzate in schede riassuntive (cfr appendice Le principali di incentivazioni delle attività produttive: schede di sintesi) sulle leggi di incentivazioni) che indicano la finalità, i soggetti beneficiari, la categorie

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ammesse, le zone di applicabilità del Paese, l’oggetto dell’agevolazione e le spese ammissibili.

2 Normativa Nazionale Si presenta, di seguito, la “storia” della legislazione turistica a partire dagli anni Ottanta

fino alla riforma del 2001, sottolineando i momenti di difficoltà nell’implementazione di quella disciplina che, nata con lo scopo di dare unitarietà ad un comparto molto disomogeneo, presenta tutt’oggi questioni irrisolte e materie da definire.

2.1 Legge quadro per il turismo e interventi per il potenziamento e la qualificazione dell’offerta turistica (L. 217 / 1983)

Le norme fondamentali della l. 217/83 dovevano costituire l’ossatura delle diverse leggi regionali, destinate, queste ultime, a regolare in modo minuzioso il settore. I primi quattro articoli delineavano la struttura pubblica del settore, incentrata sulla figura delle APT (Aziende di Promozione Turistica), quelli dal 5 all’8 definivano le regole fondamentali riguardanti il settore ricettivo, cioè le imprese alberghiere ed extralberghiere, il 9 definiva le norme di base per le agenzie di viaggio, il 10 per le associazioni senza scopo di lucro, l’11 per le professioni turistiche.

Le regioni emanarono le proprie leggi ma, alla fine degli anni Novanta, dopo quasi vent’anni, la legge quadro cominciò a mostrare di non essere più in grado di adempiere alla funzione, per cui era stata approvata, di regolatrice nazionale di un settore sempre più decentrato. Venne, pertanto, sostituita dalla l.135/2001.

2.2 Riforma della legislazione nazionale del turismo (L. 135 / 2001)

La legge 135 del 2001 nasceva con l’esigenza di riformulare una serie di “linee guida” che eliminassero disomogeneità, differenze, storture che danneggiavano nel complesso l’offerta del settore. L’art. 2 della legge prevedeva la necessità che il Presidente del Consiglio emanasse una serie di provvedimenti che dovevano avere questa funzione unificante, lasciando poi alle regioni le loro incombenze sul piano normativo. Nell’ottobre del 2001 è entrata in vigore la riforma del titolo V della Costituzione, che ha ribaltato l’impostazione precedente. Prima di quell’anno le regioni potevano legiferare solo nelle materie indicate espressamente dall’art. 117 (fra le quali il turismo), avendo come limite “i principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato”, l’interesse nazionale e quello delle regioni. Con la nuova formulazione le regioni legiferano su tutte le materie, escluse quelle esplicitamente riservate allo Stato, con il solo vincolo del rispetto dei principi fondamentali, della Costituzione e delle norme internazionali.

Il risultato di questo continuo processo di revisione degli assetti istituzionali è che il turismo è materia a competenza regionale1 con l’unico limite dei vincoli derivanti dalla Costituzione, dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Non è più possibile che una legge imponga alcunché in materia di turismo alle regioni e così le linee guida sono diventate anticostituzionali.

Per tale ragione il governo, nel 2002, ha cambiato la natura delle linee guida, trasformandole in linee di armonizzazione. In sostanza, il decreto del presidente del consiglio previsto dall’art. 2 della legge 135/2001 è stato emanato non sulla base di disposizioni emanate dal governo, per le quali le regioni avrebbero opposto eccezione di 1 Si deve ritenere, tuttavia, che esista ancora un limitato margine d’intervento per il legislatore statale in alcune materie che, in via diretta o indiretta, interferiscono con il comparto turistico. Si pensi, ad esempio, alle competenze relative ai rapporti internazionali e comunitari o alla disciplina della concorrenza. Sono materie di legislazione concorrente quelle relative alla regolamentazione delle professioni, al governo del territorio, al regime dei porti e degli aeroporti civili, alla disciplina delle grandi reti di trasporto e di navigazione (Morandi, F., 2003,).

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incostituzionalità, ma sulla base di “linee d’armonizzazione”, cioè con contenuti concordati da tutte le regioni. A quel punto si è riusciti a risolvere il problema di far entrare pienamente in vigore la legge di riforma del 2001 e quindi abrogare la legge quadro del 1983.

La legge 29 marzo 2001, n° 135, riconosce la funzione strategica del turismo per lo sviluppo economico e occupazionale del paese.

Un ruolo prioritario viene assegnato alle comunità locali, nelle loro diverse ed autonome espressioni culturali ed associative, e alle associazioni pro loco.

Le "linee guida", a norma dell'art. 2, comma 4, della legge 135/2001 stabiliscono: lo standard minimo dei servizi di informazione e di accoglienza ai turisti; i criteri e le modalità di esercizio su tutto il territorio nazionale delle imprese turistiche; gli

standard qualitativi minimi del servizio erogabile dalla imprese turistiche, dalle agenzie viaggi e i parametri di accoglienza alberghiera;

i requisiti e le modalità di esercizio delle professioni turistiche; gli indirizzi per la integrazione e l'aggiornamento della Carta dei diritti del turista; la

realizzazione delle infrastrutture turistiche di livello nazionale; i criteri per la gestione dei beni demaniali concessi per attività turistico – ricreative.

La verifica sull'attuazione delle linee guida, indicate nel decreto, è demandata ad un'apposita Conferenza nazionale del turismo che esprime orientamenti sulle politiche turistiche ed intersettoriali riferite al turismo.

Alla Conferenza, coordinata dal Ministero dell'Industria, partecipano i rappresentanti della Conferenza dei Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, i rappresentanti dell'ANCI, dell'UPI, dell'UNCEM e del CNEL, i rappresentanti delle associazioni maggiormente rappresentative degli imprenditori turistici, dei consumatori, del turismo sociale, delle associazioni pro loco, delle associazioni non profit operanti nel settore del turismo sociale, delle associazioni ambientaliste e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori.

Secondo lo spirito della legge, la capacità di crescita del settore è legata sostanzialmente allo sviluppo di "reti" imprenditoriali di attività promozionali e assistenza turistica che, attraverso l'integrazione orizzontale delle differenti attività produttive nel distretto turistico, sappiano orientare il settore alla funzione ospitale salvaguardando le specificità e le identità locali.

Tale funzione dovrebbe essere perseguita riconoscendo la trasversalità del settore e individuando, nel territorio della città e/o della provincia, il luogo di promozione e produzione delle attività turistiche.

La riforma del turismo non risponde, quindi, solo alle esigenze di decentramento politico e amministrativo, garantendo l'unitarietà nazionale del comparto, ma orienta il sistema delle autonomie locali alla soddisfazione del turista.

Da qui la definizione dei "sistemi turistici locali", come "contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate"(art. 5, L. n.135/2001). L'elemento centrale del sistema turistico locale è costituito dalla identificazione del prodotto con il territorio attraverso la riconsiderazione delle tradizioni storiche, culturali, e sociali del luogo. Infatti, si tratta di una disposizione con cui il legislatore intende affermare una gestione integrata del territorio al fine di superare l’accentuata frammentazione che caratterizza il settore. Con la creazione dei sistemi turistici locali si vuole, da un lato, favorire l’affermazione di una cultura di governo

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locale del turismo e, dall’altro, contribuire alla creazione di nuove sinergie tra soggetti pubblici e privati2.

Per la promozione e la valorizzazione dei sistemi turistici locali la legge n. 135/2001 istituisce, agli articoli 5 e 6, un apposito strumento: il Fondo di cofinanziamento dell'offerta turistica.

Le risorse del fondo vengono ripartite, con decreto del ministro delle Attività produttive, per il 70% fra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, mentre il restante 30% viene allocato dal ministro tramite bandi di concorso pubblico.

I bandi di concorso definiscono i criteri e le modalità di devoluzione delle risorse alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano per il finanziamento di piani di intervento destinati al miglioramento della qualità dell'offerta turistica. E’ previsto che le regioni concorrano con impegni di spesa propria non inferiori al 50% della spesa complessiva prevista.

Le regioni definiscono, nei limiti delle risorse loro assegnate, le modalità e la misura del finanziamento dei progetti di sviluppo locali, predisposti da soggetti pubblici o privati, al fine di:

sostenere l'integrazione e l'aggregazione tra le imprese turistiche; attuare gli interventi intersettoriali ed infrastrutturali necessari alla riqualificazione urbana

e territoriale delle località ad alta intensità di insediamenti turistico – ricettivi; sostenere la riqualificazione delle imprese turistiche e l'adeguamento alle normative di

sicurezza, promuovere il marketing telematico dei progetti turistici tipici; sostenere l'innovazione tecnologica degli uffici di informazione e di accoglienza turistica.

Nel caso di progetti di sviluppo dell'offerta turistica che riguardino ambiti interregionali o sovra - regionali, il ministro delle attività produttive può disporre il cofinanziamento a favore dei sistemi turistici locali attraverso la destinazione delle risorse del Fondo unico per gli incentivi alle imprese (art. 5, comma 5, l. n. 135/2001).

La legge 135/2001 costruisce, dunque, un articolato sistema di interventi che riserva allo Stato, attraverso il Ministero delle Attività Produttive, un ruolo centrale per la destinazione delle risorse alle regioni. In attuazione del principio di sussidiarietà saranno poi queste, attraverso le proprie leggi, a stabilire le modalità e i criteri operativi per attuare la devoluzione dei poteri e delle risorse al sistema delle autonomie locali.

Il ministero interviene nella programmazione del settore attraverso la legge 488/92 (cfr. scheda l. 488/92) e le risorse dei fondi destinati ai sistemi turistici locali, mentre le regioni hanno a disposizione le risorse annue loro destinate dalla legge finanziaria e il cofinanziamento dei fondi strutturali comunitari.

Ciò che caratterizza questa nuova cultura di governo del turismo locale è il passaggio da un sistema di promozione e amministrazione regionalmente accentrato, basato sulla regione come unità minima di riferimento politico e amministrativo, attraverso la costituzione dell'azienda di promozione turistica (cfr. 1.1), ad un sistema che si auto - organizza dal basso, attraverso la promozione del STL (Sistema Turistico Locale) da parte degli enti locali o soggetti privati, singoli o associati.

Il ruolo dei comuni e delle province nell'attuazione delle politiche intersettoriali e infrastrutturali necessarie alla valorizzazione dell'offerta turistica era già stato definito dalla legge 59 del 15 marzo 1997, in applicazione del principio di sussidiarietà. Tuttavia, la definizione degli ambiti territoriali turisticamente rilevanti, prima dell'entrata in vigore della legge 135/2001, era interamente rimesso alla regione, mentre la gestione operativa degli 2 L’assenza di una definizione giuridica precisa di sistema turistico locale fa si che il concetto stesso si presti ad interpretazioni e applicazioni anche molto diverse tra loro in contrasto, quindi, con l’esigenza di unitarietà del comparto più volte sottolineata. In realtà, l’assenza di una puntuale “nozione giuridica” di sistema turistico locale potrebbe rappresentare un’opportunità, per le regioni e per gli stessi soggetti proponenti, per configurare modelli organizzatori secondo le esigenze e le caratteristiche del contesto locale (Morandi, F., 2003).

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strumenti di promozione turistica era affidata all'APT (azienda di promozione turistica), quale organismo autonomo. Gli enti locali (province e comuni) finivano pertanto con l'assumere un ruolo residuale, attraverso un collegamento solo funzionale con le aziende di promozione turistica.

La nuova legislazione nazionale del turismo, invece, non prefigura più le linee di un’organizzazione turistica regionale. Numerose regioni italiane hanno già provveduto ad affiancare agli organismi tradizionali nuovi modelli organizzativi, anche molto diversi tra loro “…..avvalendosi delle possibilità riconosciute dalle leggi sull’autonomia degli enti locali (L. n. 142/1990) e sul procedimento amministrativo (L. n. 241/1990), oltre che dalle leggi Bassanini (L. n. 59/1997 e L. n. 127/1997)” (Diritto del turismo, Gennaio-Marzo 2003, N.1).

Le innovazioni adottate dalle regioni derivano dalla consapevolezza di poter disporre di strumenti che, oltre a rendere efficace l’azione amministrativa, sono in grado di migliorare profondamente il rapporto tra le istituzioni pubbliche e i soggetti privati. L’esperienza più recente mostra l’adozione di nuovi modelli di cooperazione tra pubblico e privato, oltre ad esperienze di concertazione e di programmazione formalizzate, nella maggior parte dei casi, in patti territoriali, contratti d’area o accordi di programma.

Le Regioni possono scegliere del tutto autonomamente le forme organizzative ritenute più adeguate al contesto territoriale, ma sono tenute comunque ad incoraggiare la formazione di sistemi turistici locali. I sistemi turistici locali si caratterizzano, in base a quanto stabilito dalla legge, come entità autonome, spontaneamente costituitesi all'interno di un "patto di concertazione locale", e integrate funzionalmente sulla base del prodotto finale (considerato come offerta turistica integrata dai beni culturali, storici, paesaggistici e ambientali, identificati attraverso uno "standard omogeneo" di accoglienza tipica del luogo).

In questo senso l'identità culturale e storica, può portare alla qualificazione di sistemi trasversali che comprendono più enti locali, anche ubicati in regioni diverse. Si consideri, a tal proposito, il “Piano di sviluppo dei poli turistici integrati al Sud”, approvato a fine 2003 dal consiglio d’amministrazione di Sviluppo Italia, società pubblica di promozione del turismo nel Mezzogiorno. Il progetto prevede la creazione di due poli turistici in Puglia (Alìmini-Otranto e Santa Cesarea Terme), due in Calabria (Gizzeria-Lamezia Terme e Simeri Marina) e due in Sicilia (Cefalù-Pollina e Sciacca) e la creazione di un sistema integrato di ricettività di circa 18.000 posti letto e 6.000 nuovi posti di lavoro, con un investimento complessivo di 850 milioni di euro (tra risorse private e pubbliche). In relazione all’aumento dell’occupazione è stato anche previsto un centro per la creazione e lo sviluppo di competenze professionali e manageriali nelle tre regioni interessate. Il programma di Sviluppo Italia è articolato in più fasi, la prima delle quali (ottobre 2003-marzo 2005) prevede la realizzazione delle strutture ricettive con un investimento impegnato di circa 640 milioni di euro, di cui ben 331 per la Calabria, 104 per la Puglia e 206 per la Sicilia. L’ambizioso programma mira ad incrementare il turismo incoming: è previsto l’arrivo di oltre 2 milioni di turisti italiani e stranieri l’anno per un totale di circa 300 milioni di euro l’anno per i sei poli nel complesso.

Secondo le finalità della legge 135/2001, il ruolo di coordinamento regionale dovrebbe favorire, inoltre, lo sviluppo di sinergie trasversali con altri settori quali quello dei trasporti, del commercio, delle attività artigianali e industriali (si pensi ad esempio, in riferimento al citato progetto di Sviluppo Italia, al futuro sviluppo del mercato immobiliare nelle aree interessate dal progetto) e l'esaltazione delle tradizioni storiche, culturali, ambientali e paesaggistiche dei diversi territori dovrebbe garantire l’unitarietà del comparto turistico attraverso la definizione di una "marca Italia”.

A tal fine dovrebbe operare una "politica nazionale del turismo" che crei una "rete" di destinazioni turistiche integrate funzionalmente all'interno di "marche regionali"3.

3 L’unitarietà del comparto potrebbe essere ottenuta (ma la nuova legge non ne parla) con la promozione di livelli di integrazione verticale, intesi come filiere complesse di prodotti tipici (esempio le città del formaggio o i

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La l.135 del 2001 riconosce la natura paritetica delle imprese turistiche rispetto a quelle del comparto industriale per quanto concerne l'applicazione delle misure di sostegno e della normativa incentivante. Alla fine del capitolo vengono sintetizzati gli aspetti rilevanti delle principali leggi d’incentivazione agli investimenti che hanno interessato le imprese turistiche.

Una grande rilevanza viene posta, inoltre, sul ruolo della domanda turistica e sulla soddisfazione del turista–consumatore. Vengono promossi per la prima volta i diritti e i relativi doveri del turista attraverso uno specifico strumento: la Carta del turista.

La Carta dei diritti del turista è redatta dal ministero delle Attività produttive (sentite le organizzazioni imprenditoriali e sindacali del settore turistico), e dalle associazioni nazionali di tutela dei consumatori. Essa contiene:

informazioni sui diritti del turista per quanto concerne la fruizione dei servizi turistici - ricettivi e quale utente delle agenzie di viaggio, dei viaggi organizzati e dei pacchetti turistici nonché quale utente dei servizi di trasporto ferroviario, aereo, marittimo, delle autostrade e dei servizi di trasporto su gomma;

informazioni sulle polizze assicurative, sull'assistenza sanitaria, sulle norme valutarie e doganali;

informazioni sui sistemi di tutela dei diritti e le modalità per contattare le competenti associazioni;

informazioni sulle norme vigenti in materia di tutela del patrimonio culturale e artistico e del sistema turistico nazionale;

notizie sui sistemi di classificazione adottati e sulla segnaletica; informazioni sui contratti relativi al godimento a tempo parziale dei beni immobili a

destinazione turistica. Al fine di predisporre un apparato di tutele efficace, le camere di commercio, industria,

artigianato ed agricoltura costituiscono apposite commissioni per l'arbitrato o la conciliazione delle controversie tra imprese e tra imprese e consumatori od utenti (questi ultimi possono avvalersi delle associazioni dei consumatori).

Il compito di realizzare la necessaria armonizzazione delle discipline di settore e la responsabilità di tracciare le linee d’intervento destinate a guidare l’azione legislativa delle autonomie locali, con riferimento anzitutto alla disciplina dei sistemi turistici locali, restano affidati al coordinamento tra le Regioni.

Le Regioni si sono accordate solo su due dei quattordici punti previsti dalla legge e, dunque, sono ancora pochi gli aspetti su cui è stata trovata un’intesa.

Il primo elemento di accordo fra le Regioni riguarda le “terminologie omogenee e lo standard minimo dei servizi di informazione e di accoglienza ai turisti”.

Il secondo punto d’accordo riguarda “ l’individuazione delle tipologie di imprese turistiche operanti nel settore e delle attività di accoglienza non convenzionali”.

Le materie da definire restano: - i criteri e le modalità dell’esercizio su tutto il territorio nazionale delle imprese

turistiche per le quali si ravvisa la necessità di standard omogenei ed uniformi; - gli standard minimi di qualità delle camere di albergo e delle unità abitative delle

residenze turistico-alberghiere e delle strutture ricettive in generale; - gli standard minimi di qualità dei servizi offerti dalle imprese turistiche cui riferire i

criteri relativi alla classificazione delle strutture ricettive; - per le agenzie di viaggio, le organizzazioni e le associazioni che svolgono attività

similare, il livello minimo e massimo da applicare a eventuali cauzioni; è previsto che le agenzie di viaggio svolgano attività di produzione, organizzazione e

distretti del vino), caratterizzati dalla costruzione di "marche nazionali", attraverso itinerari turistici sovra - regionali che percorrano il territorio nazionale sulla base dell'offerta di pacchetti di servizi integrati.

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intermediazione di viaggi, compresi i compiti assistenziali e di accoglienza ai turisti, nonché l’intermediazione del soggiorno all’interno di strutture ricettive, con l’esclusione della mera locazione immobiliare;

- i requisiti e le modalità di esercizio su tutto il territorio nazionale delle professioni turistiche;

- i requisiti e gli standard minimi delle attività ricettive gestite senza scopo di lucro; - i requisiti e gli standard minimi delle attività di accoglienza non convenzionale; - i criteri direttivi di gestione dei beni demaniali e delle loro pertinenze concessi per

attività turistico-ricreative; - gli standard minimi di qualità dei servizi forniti dalle imprese che operano nel settore

del turismo nautico; - i criteri uniformi per l’espletamento degli esami di abilitazione all’esercizio delle

professioni turistiche. Le posizioni delle Regioni su tutti gli argomenti citati e sulla ripartizione del fondo di

cofinanziamento rimangono ancora distanti e, quindi, i tempi per le linee di armonizzazione non sono ancora definibili.

I soggetti privati, gli operatori del turismo, le rappresentanze dei consumatori e delle associazioni, dovrebbero cogliere le opportunità offerte dal nuovo “ordine turistico” proponendo soluzioni adeguate ai problemi locali.

3 Normativa Regionale La legge quadro del 1983 per il turismo prevedeva il decentramento delle attività di sviluppo del turismo, da attuarsi attraverso leggi regionali che, orientate a risolvere i problemi locali, dovevano comunque uniformarsi alle norme fondamentali stabilite a livello nazionale. La legge approvata dalla Regione Calabria, in attuazione della legge quadro, è la legge n. 13 del 1985, di particolare rilievo per il finanziamento di progetti d’investimento che, attraverso l’ausilio dei “progetti sponda”, sono stati ricondotti all’interno della programmazione del POP 94-99 (si veda la sezione relativa alla misura 3.1). La legge regionale 28 marzo 1985, n. 13, Organizzazione e sviluppo del turismo in Calabria, tuttora in vigore, è stata approvata con la finalità di potenziare e riqualificare l’organizzazione turistica regionale, valorizzare le potenzialità del territorio in merito ai valori climatici, paesaggistici, storici ed artistici, delineare un uso programmato delle risorse mediante la formulazione di piani triennali di sviluppo turistico, riequilibrare l’attività sul territorio, al fine di favorire lo sviluppo di zone con potenzialità di sviluppo turistico. In ottemperanza a quanto disposto dalla l. n. 217/1983, la legge prevede anche la costituzione e la delimitazione delle Aziende di Promozione Turistica (art. 4) nonché i compiti e le funzioni 4delle stesse A.P.T. (art. 5).

4 In particolare, è previsto che le A.P.T. provvedano alla promozione delle attività turistiche per l' incremento dei flussi turistici ed esplichino i seguenti compiti: a) promozione della conoscenza delle località comprese nell'ambito turistico in cui operano; b) valorizzazione del paesaggio e del patrimonio archeologico - artistico - storico ed ambientale promuovendo manifestazioni, spettacoli ed ogni altra iniziativa di interesse turistico e sociale, anche con il concorso ed in collaborazione di enti ed associazioni pubbliche e private, ivi comprese le associazioni Pro Loco; c) realizzazione di impianti turisti ci sportivi, ricreativi e la gestione da affidare a cooperative di addetti alle attività turistiche o private; d) realizzazione e diffusione di materiale illustrativo ed informativo atto a favorire la conoscenza delle risorse turistiche della zona di competenza; e) promozione di iniziative dirette alla tutela e fruizione del tempo libero; f) assistenza tecnica agli operatori del settore turistico e di altri settori connessi al fenomeno turistico; g) raccolta ed elaborazione, secondo le modalità stabilite dai competenti organi statali e regionali, dei dati statistici interessanti il turismo, con la collaborazione, ove occorra, delle Province, dei Comuni, della Camera di Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura e di ogni altro ente operante nella provincia; h) promozione e partecipazione a Società e Consorzi che abbiano come finalità la promozione turistica sia a livello locale che regionale; i) assistenza ed informazione al turista anche mediante l'istituzione di uffici di Informazione ed

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Il TITOLO VII della legge n. 13 del 1985 individua, all’art. 57, i soggetti beneficiari (Enti pubblici e privati, Associazioni, imprenditori e chiunque eserciti attività di interesse turistico), degli “Incentivi a favore dell'industria alberghiera”. La legge prevede l’erogazione a stati di avanzamento, previo collaudo, di contributi a fondo perduto (l’erogazione a saldo soltanto a collaudo definitivo).

In particolare, l’art. 58 stabilisce che possono essere concesse le provvidenze per la realizzazione di: a) opere di costruzione, ampliamento, ristrutturazione, trasformazione, ammodernamento, arredamento e rinnovo dell'arredamento di:

- strutture ricettive di cui all'art. 6 della legge 17 maggio 1983, n. 217 con esclusione degli esercizi di affittacamere, case ed appartamenti per vacanza;

- aziende termali;

- impianti congressuali;

- impianti nautici od atti a favorire il turismo nautico;

- impianti sportivi e ricreativi complementari alle strutture di cui sopra.

- opere di adattamento, ristrutturazione, arredamento o rinnovo dell'arredamento di: - edifici pubblici e privati da utilizzare anche per periodi stagionali, come ostelli per la gioventù ed alberghi riservati al turismo scolastico e sociale; - aziende della ristorazione, sale da ballo, discoteche

- strutture rivolte all'utilizzo del tempo libero. Le provvidenze previste dalla legge (art. 59) sono costituite da: 1) contributi in conto capitale fino al 55% della spesa riconosciuta ammissibile per le opere di cui alla lettera a) del precedente art. 58; 2) contributi in conto capitale nella misura massima del 55% della spesa riconosciuta ammissibile, considerata questa fino e non oltre 100 milioni, per le opere di cui alla lettera b) del pre cedente art. 58. La misura massima del contributo in conto capitale è elevata al 75% per le iniziative proposte da giovani disoccupati organizzati in cooperative o in organismi associativi legalmente costituiti. La Regione stabilisce, infine, al TITOLO VIII della legge, il ruolo strategico dell’attività promozionale per l’offerta turistica calabrese nel suo complesso e si propone di realizzare attività per la commercializzazione del prodotto turistico della Calabria. Per il conseguimento delle suddette finalità la Regione (direttamente o attraverso enti e consorzi turistici pubblici e privati) si propone, fra le altre cose, di provvedere alla propaganda dell'offerta turistica regionale attraverso gli strumenti pubblicitari ed i mezzi di informazione, alla partecipazione a fiere, mostre ed esposizioni; alla realizzazione di incontri con operatori turistici, giornalisti, rappresentanze politiche, sociali ed economiche sui mercati di origine dei flussi turistici; alla realizzazione o acquisizione di materiale pubblicitario ed editoriale; alla realizzazione di iniziative finalizzate alla promozione del turismo sociale, etnico, rurale, scolastico, religioso, venatorio. Le altre leggi della Regione Calabria in materia di turismo, relative al periodo 1985-1998, sono:

Accoglienza Turistica denominati I.A.T., anche in collaborazione con le associazioni Pro Loco, previo nulla-osta della Regione; l) svolgimento dei compiti e delle funzioni ad esse attribuite dalla Regione ovvero concordate con gli Enti locali territoriali.

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• Legge 2 Febbraio 1998, n. 2 - Modifica dell'articolo 4 della legge regionale n. 14/1995 riguardante la figura professionale del Direttore d'albergo. • Legge 10 Aprile 1995, N. 14 - Figura professionale del Direttore di Albergo. Integrazione e modifiche alle leggi regionali n. 13/85 e n. 20/90. • Legge 7 Marzo 1995, N. 4 - Norme sulla classificazione degli esercizi ricettivi extralberghieri. • Legge 5 Maggio 1990, N. 39 - Provvidenze per favorire il turismo montano. • Legge 7 Settembre 1988, N. 22 - Promozione e sviluppo dell'agriturismo in Calabria (cfr……). • Legge 8 Aprile 1988, N. 11 - Provvidenze per lo sviluppo turistico dell'entroterra. Progetto paese-albergo. • Legge 11 Agosto 1986, N. 33 - Norme in materia di tariffe per le strutture ricettive gestite da imprese turistiche e sub delega alle Province delle relative funzioni amministrative. • Legge 11 Luglio 1986, N. 28 - Ricezione turistica all'aria aperta. • Legge 14 Marzo 1985, N. 9 - Esercizio della navigazione da diporto sui laghi naturali ed artificiali della Calabria.

4 Le Politiche di incentivazione L’intervento per il miglioramento delle politiche di contesto, in presenza di persistenti divari territoriali, è integrato da azioni che, attraverso l’erogazione di incentivi mirano a compensare gli svantaggi di localizzazione. Le politiche di contesto sono, quindi, volte a rimuovere i fattori strutturali che frenano lo sviluppo delle aree sottoutilizzate mentre le politiche di incentivazione alle imprese, che integrano le prime, mirano a compensare i differenziali di redditività fra aree che derivano dai suddetti fattori strutturali. Di seguito vengono analizzati, in primo luogo, i principali strumenti a cui si è fatto ricorso negli ultimi anni per lo sviluppo locale in Calabria, in sintonia con la logica di partenariato tra imprese e cooperazione tra enti pubblici e soggetti privati sancita dalla riforma della legislazione sul turismo. Verrà posta l’attenzione soprattutto sui modelli tipici di realizzazione dei sistemi turistici locali che rientrano nell’ambito della programmazione negoziata: i Patti Territoriali. Infine, verranno descritte sinteticamente le principali politiche di incentivazione alle attività produttive che hanno un impatto, diretto o indiretto, sul settore turistico calabrese.

4.1 Strumenti per Lo Sviluppo Locale

4.1.1 Programma Operativo Regionale 2000-2006

Il POR Calabria 2000-2006 prevede, tra le finalità, lo sviluppo del settore turistico calabrese. Le priorità e le strategie di sviluppo del comparto turistico in Calabria possono essere riassunte nei seguenti punti: - aumentare le presenze turistiche nella regione attraverso azioni di marketing e di distribuzione del prodotto; - aumentare la competitività dell’offerta turistica; - migliorare le condizioni logistiche di accesso alla fruibilità dei territori; - favorire la politica di accoglienza del turista; - aumentare la fruibilità del territorio naturalistico, artistico e culturale regionale; - favorire l’innovazione tecnologica di processo, di prodotto e organizzativa delle attività di front e back office delle imprese turistiche regionali.

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Lo strumento operativo di attuazione delle strategie del settore è costituito dalla Misura 4.3 – Promozione e fruizione dell’offerta turistica- e dalla Misura 4.4 – Reti e sistemi locali di offerta turistica. 4.1.2 Programmi Comunitari LEADER e normativa regionale di supporto al turismo rurale

Incentivi allo sviluppo del comparto turistico calabrese, in particolare del turismo rurale, sono pervenuti anche dai programmi comunitari Leader (Liaisons Entre Actions de Développement de l’Economie Rurale: Collegamento tra le Azioni di Sviluppo dell'Economia Rurale) con cui la Commissione Europea ha inteso promuovere lo sviluppo endogeno, integrato e sostenibile delle aree rurali (Leader I, Leader II), nonché la costituzione di pertenariati di qualità tra vari operatori per l’elaborazione e l’attuazione di progetti comuni (Leader +). In sintesi, le finalità dei programmi Leader sono state: a) l’incentivazione dello sviluppo integrato e sinergico di iniziative nei diversi settori economici per favorire la risoluzione di problematiche relative al sistema socioeconomico di un'area (dall'agricoltura alle piccole e medie imprese, all'artigianato fino alla tutela e valorizzazione dell'ambiente e delle tradizioni locali); b) la creazione di partenariati che coinvolgessero operatori economici e sociali, pubblici e privati, a livello locale nella definizione, gestione e realizzazione degli interventi e delle azioni per promuovere lo sviluppo delle aree beneficiarie dell’iniziativa; c) individuare e sperimentare soluzioni innovative di sviluppo rurale (la diversificazione, l'integrazione, la multisettorialità, la territorialità, l'attrattività, la competitività, ecc.), anche relative al contenuto degli interventi specifici proposti (l'originalità del prodotto o dei servizi, del processo di produzione, della commercializzazione, ecc.); d) attivare una serie di iniziative dimostrative dello sviluppo rurale, che potessero costituire un esempio anche per altre zone rurali, e favorirne la diffusione in tutti gli Stati membri; e) realizzare alcuni progetti in comune fra diverse aree rurali dell’Unione Europea per favorire la coesione tra gli Stati membri. Il programma Leader+ , in particolare, si propone di incoraggiare e aiutare gli operatori rurali a riflettere sulle potenzialità del territorio in una prospettiva di lungo termine. L’aspetto della “cooperazione” all’interno dei territori rurali, tra territori di uno stesso Stato membro e tra territori di diversi Stati membri (eventualmente anche paesi terzi) ne costituisce un elemento fondamentale. I soggetti beneficiari dei finanziamenti previsti dal LEADER II sono i Gruppi di Azione Locale (GAL) e gli Operatori Collettivi (OC): 1) il GAL è un insieme di partner pubblici e privati che elaborano congiuntamente un Piano di azione Locale (PAL) multisettoriale finalizzato alla (ri)vitalizzazione delle aree rurali attraverso un insieme integrato di interventi sia di carattere economico (piccoli interventi a sostegno del settore agricolo, turistico, artigianale, agroalimentare, ambientale) che socioculturale (azioni per sensibilizzare, informare, e formare le popolazioni locali); 2) gli OC - Operatori Collettivi pubblici o privati (camere di commercio, associazioni, ecc.) possono realizzare Piani di Azione Locale tematici, come, ad esempio, quelli orientati alla protezione dell’ambiente o alla valorizzazione dei prodotti tipici. Beneficiari del contributo Leader+ sono solo i "Gruppi di Azione Locale" (GAL). Per quanto riguarda le aree d’intervento, possono beneficiare del Leader+ tutti i territori rurali. Nella precedente programmazione del Leader (Leader I e Leader II) potevano beneficiare dell'Iniziativa Comunitaria solamente i territori rurali che rientravano negli obiettivi 1 e 5b5. Rilevante per il turismo, in particolare quello rurale, è la Misura B ("Programmi di innovazione rurale")6 prevista dall'Iniziativa LEADER II e costituita dall'insieme delle azioni

5 Riferimento normativo: Comunicazione della Commissione agli Stati membri del 14/05/2000 - GUCE C n.139 del 18/05/2000.

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finalizzate allo sviluppo territoriale integrato, proposte a livello locale e presentate dai GAL e dagli altri OC. La misura B si articola nelle seguenti sub-misure:

1) Assistenza tecnica allo sviluppo rurale; 2) Turismo rurale; 3) Piccole imprese, artigianato e servizi zonali; 4) Valorizzazione in loco e commercializzazione dei prodotti; 5) Tutela e miglioramento dell’ambiente e delle condizioni di vita.

Le azioni ammissibili per i Piani di Azione Locale relativi al turismo rurale sono costituite da: a) investimenti individuali o collettivi innovativi di modesta entità, b) investimenti in piccole infrastrutture pubbliche, c) inventario-restauro e valorizzazione di edifici storici e siti rurali, d) azioni di promozione ed istituzione di sistemi di prenotazione, e) concezione e creazione di nuovi prodotti turistici rurali, f) promozione ed istituzione di sistemi di prenotazione, concezione e creazione di nuovi prodotti turistici rurali. In Calabria, regione prevalentemente rurale, il territorio coinvolto dall’iniziativa comunitaria Leader II è stato pari al 58% dell’intero territorio: 8.787 kmq di superficie interessata dal Programma sulla superficie totale pari a 15.080 kmq. L’iniziativa comunitaria LEADER si è coordinata con i programmi di sviluppo comunitari e regionali nelle zone rurali, ponendosi come uno strumento moltiplicatore dell’impatto delle azioni previste e operando in stretta connessione e complementarietà con altri interventi attuabili nel territorio. Ad esempio, le azioni previste dal PLR (Programma Leader Regionale) Calabria non hanno interessato interventi strutturali ed infrastrutturali in quanto destinatari di risorse provenienti dal POP o stabiliti da leggi regionali. Infatti, uno dei criteri per valutare la qualità dei Piani di Azione Locale è stata, oltre alla concretezza e coerenza con gli obiettivi, l’interconnessione tra le azioni, la valorizzazione delle produzioni tipiche e la qualità dei servizi, la complementarietà con gli altri programmi. La legge regionale che prevede la promozione e lo sviluppo dell’agriturismo in Calabria7 è la L. n. 22/1988. La Regione Calabria, nel quadro delineato dalla legge 5 dicembre 1985 n. 730 e in armonia coi propri strumenti di programmazione, disciplina e promuove l'agriturismo allo scopo “di favorire la permanenza degli agricoltori nelle zone rurali, il riequilibrio territoriale e il miglioramento delle condizioni di vita attraverso l'integrazione dei redditi agricoli, la valorizzazione delle risorse produttive tipiche, del patrimonio ambientale, paesaggistico, urbanistico rurale e culturale propri della Regione”. In base a quanto stabilito dall’art. 2, per attività agrituristiche si intendono esclusivamente quelle di ricezione ed ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli (di cui all'art. 2135 del Codice Civile), singoli od associati, e dai loro familiari utilizzando la propria azienda, in rapporto di connessione e complementarità rispetto alle attività di coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento bestiame. Rientrano tra le attività agrituristiche: dare stagionalmente ospitalità, anche in spazi aperti destinati alla sosta di campeggiatori; somministrare, per la consumazione sul posto, pasti e bevande costituiti prevalentemente da prodotti propri e/o tipici della zona in cui l'azienda ricade, ivi compresi quelli di carattere alcolico e superalcolico; organizzare attività ricreative, divulgative e culturali. Sono considerati di propria produzione le bevande e i cibi prodotti e lavorati nell'azienda agricola, nonché quelli ricavati da materie prime dell'azienda agricola anche attraverso lavorazioni esterne.

6 La misura A è relativa all’acquisizione di competenze mentre la misura C riguarda la cooperazione transnazionale 7 In appendice viene citata la normativa di riferimento, comunitaria, nazionale e regionale, relativa agli agriturismi e all’agricoltura in genere.

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Entro il 31 dicembre di ogni anno i soggetti abilitati allo svolgimento di attività agrituristiche devono dichiarare al Comune le tariffe che intendono praticare nell'anno successivo riferendole ai diversi servizi di accoglienza previsti (alloggio, mezza pensione, pensione completa, sosta campeggiatori,ecc.). Al fine di conoscere le potenzialità di sviluppo agrituristico nel territorio regionale e di programmare le risorse in funzione delle potenzialità, la Regione attua un'indagine specifica (in collaborazione con le Organizzazioni Professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale e operanti a livello regionale ed avvalendosi della collaborazione degli enti specializzati nel settore agrituristico) e predispone un programma regionale agrituristico e di rivitalizzazione delle aree rurali. Il programma, che ha durata triennale ed è approvato dal Consiglio regionale, stabilisce gli obiettivi da raggiungere, individua le zone di prevalente interesse agrituristico e gli eventuali parametri di ricettività, indica gli itinerari agrituristici attivabili, fissa gli indirizzi per il coordinamento delle iniziative e definisce i parametri per gli incentivi agli imprenditori agricoli e per le iniziative collegate all'agriturismo (art.13). In base a quanto stabilito all’art. 13 della legge, gli incentivi sono concessi per le seguenti iniziative: a) restauro, ristrutturazione, ripristino, adeguamento interno di edifici rurali da destinare ad alloggi agrituristici e relativi servizi; b) arredo degli alloggi di cui al punto precedente; c) adattamento di spazi aperti da destinarsi alla sosta di campeggiatori, senza mutamento della destinazione agri cola dei terreni; d) installazione nei fabbricati aziendali o sociali di strutture per la conservazione, per la vendita al dettaglio o per il consumo di prodotti agricoli; e) allestimento di piccoli impianti per attività ricreative e culturali. Possono altresì essere ammessi al finanziamento: ampliamenti dei fabbricati aziendali limitati ai servizi strettamente necessari allo svolgimento della attività agrituristica e nel rispetto degli indici stabiliti dalle vigenti norme urbanistiche. Nella concessione dei contributi costituiscono motivi di priorità: a) la collocazione dell'azienda in una delle zone di maggiore interesse agrituristico; b) l'appartenenza dell'imprenditore al la categoria dei coltivatori diretti; c) l'essere imprenditore agricolo a titolo principale. I contributi sono concessi nella misura seguente:

- per quanto attiene alle strutture e ai servizi aziendali in conto capitale, fino ad un massimo del 75% della spesa ritenuta ammissibile nelle aree di collina e di montagna, del 60% della spesa per le aree non collinari e montane;

- per quanto attiene agli arredi in conto capitale del 50% delle spese ammissibili. Le funzioni e le competenze amministrative non espressamente attribuite dalla legge alla Regione ed ai Comuni sono attribuite alle Comunità Montane e, per il restante territorio, alle Province. 4.1.3 Programmazione Negoziata 4.1.3.1 I contratti d’area e i contratti di programma

La legge n. 662/96 riconduce nell’ambito delle iniziative di Programmazione Negoziata: a) i contratti d’area; b) i contratti di programma; c) i patti territoriali. I contratti d’area stipulati in Calabria, al 31 dicembre 2003, sono due: Crotone (con un numero di iniziative pari a 64 e un investimento programmato di 321.831 migliaia di euro) e Gioia Tauro (con un numero di iniziative pari a 18 e un investimento di 71.954 migliaia di euro). Essi non interessano, però, il settore turistico. Tra gli strumenti per promuovere lo sviluppo locale rientrano anche i Contratti di Programma, forma di incentivazione agli investimenti di dimensioni medio-grandi nel Mezzogiorno. Lo strumento si

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prefigge di attrarre nelle aree sotto-utilizzate del paese investimenti nazionali o esteri di grande portata. I contratti di programma hanno, dunque, lo scopo di promuovere la partecipazione delle imprese all’avvio di progetti territoriali integrati di sviluppo. La disciplina della programmazione negoziata, inizialmente riferita ai settori estrattivo e manifatturiero ed altre attività con caratteristiche industriali, è stata ampliata tra il 1997 e il 1998 ai settori del turismo, dell’agricoltura e della pesca. Le prime due fasi dei contratti di programma (1986-92 e 1993-00) sono state rese operative rispettivamente dalle leggi 64/86 e 488/92. I primi contratti sono stati finalizzati alla realizzazione di investimenti nelle regioni meridionali, e 12 di essi (quasi i due terzi) hanno avuto una estensione territoriale multiregionale. Attualmente è in corso la terza fase dei contratti di programma (periodo 2000-2006): fino al giugno 2002 risultavano approvati 39 contratti relativi alla realizzazione di progetti d’investimento non solo in campo industriale, ma anche in quelli agroindustriale e turistico. Da giugno 2002 a giugno 2003 il Cipe ha finanziato altri 13 contratti di programma8 che prevedono investimenti per 826 milioni di euro (di cui poco più della metà coperti con contributi pubblici), che vanno ad aggiungersi ai 4 miliardi e 741 milioni di euro di investimenti attivati dai precedenti 39 contratti. In Calabria, al 31 dicembre 2003, risultano sottoscritti 7 Contratti di Programma (tutti rientranti nel regime d’aiuto 2000-2006), nessuno dei quali, però, interessa direttamente il comparto turistico-alberghiero, nonostante a livello aggregato questo sia il settore economico con l’investimento più cospicuo (con 169 milioni di euro). La principale innovazione introdotta nel 2003 è rappresentata dal Contratto di Localizzazione, strumento per attrarre e rendere permanenti gli investimenti privati nel Sud, in particolare quelli provenienti dall’estero (IDE), sfruttando i contratti di programma. Il contratto di localizzazione inserisce un tradizionale contratto di programma all’interno di un Accordo di Programma Quadro sottoscritto dai Ministeri dell’Economia e delle Attività Produttive, dalla Regione interessata dall’investimento e dalla Società Sviluppo Italia. L’accordo permette di affiancare ai tradizionali incentivi all’investimento, accordi operativi mirati alla realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali, alla garanzia di servizi amministrativi da parte degli Enti Locali, ad un funzionamento più efficiente dei mercati. L’attività di promozione, stipula e realizzazione dei contratti di localizzazione è stata affidata alla Società Sviluppo Italia, già titolare del Programma Operativo per l’attrazione degli investimenti nel Mezzogiorno. A tal proposito, si consideri il “Piano di sviluppo dei poli turistici integrati al Sud” (cfr. 1.2) che interessa la Calabria, la Sicilia e la Puglia. Il contratto di localizzazione si attua come progetto pilota, con una dotazione pari a 140 milioni di euro (delibera Cipe n. 16 del 9 Maggio 2003), a cui il Cipe valuterà se dare seguito sulla base dello stato di avanzamento delle attività previste. Il contratto di localizzazione mira alla rimozione di quegli ostacoli che frenano gli investimenti esterni nel Mezzogiorno. Esso mira, pertanto, a dare maggiore celerità ai contratti di programma, a offrire garanzie ai potenziali investitori per quanto attiene ai tempi di realizzazione ed a creare una forte complementarietà tra i diversi elementi di promozione industriale (incentivi, infrastrutture, servizi e forme di accelerazione procedurale) che contribuiscono a rendere il territorio più competitivo. 4.1.3.2 La progettazione territoriale

Il Patto Territoriale è uno strumento che realizza “l’accordo tra diversi attori locali per l’attuazione di un programma d’interventi, tra loro integrati, nei settori dell’industria, dell’agro-industria, dei servizi, del turismo e in quello dell’apparato infrastrutturale” (delibera Cipe del 21 marzo 1997). Offre, pertanto, un cofinanziamento pubblico a un progetto integrato definito da una coalizione mista di attori locali, pubblici e privati. In alcune aree della Regione Calabria lo strumento “Patto Territoriale” ha innescato processi d’aggregazione sociale ed istituzionale sottolineando potenzialità, valori ambientali, tradizioni produttive del territorio e producendo:

- coesione sociale, che si è espressa attraverso una diffusa partecipazione dei soggetti istituzionali;

8 Nel mese di Novembre 2003 sono stati approvati altri 7 contratti di programma.

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- integrazione delle differenti realtà economiche attorno ad un'idea di sviluppo; - valorizzazione dei soggetti locali (Sindaci dei Comuni, Presidenti delle Comunità Montane e

delle Province, ecc.). In altre aree della regione, però, ha operato solo come mezzo d’accesso facilitato alle incentivazioni in conto capitale da parte delle imprese aderenti. Le tipologie dei patti territoriali esistenti si distinguono tra di loro essenzialmente per le diverse modalità procedurali. I patti territoriali di “prima generazione” (12 in totale, di cui in Calabria il patto territoriale di Vibo Valentia) sono stati approvati dal Cipe tra il 1996 e il 1997 e le iniziative sono state istruite dal Ministero del Bilancio, che ha esercitato l’attività di impegno e di erogazione delle relative agevolazioni. I patti di “seconda generazione” sono stati approvati, a partire dal 1999, dal Ministero del Tesoro, del Bilancio e della P.E. e le iniziative sono state istruite dalle banche secondo le modalità e i criteri previsti per la concessione delle agevolazioni della legge 488/1992. Per questi patti è stato introdotto un meccanismo di selezione attraverso la formazione di una graduatoria e le agevolazioni sono state concesse dal Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica e erogate dalla Cassa Depositi e Prestiti. I patti territoriali calabresi di “seconda generazione” (approvati nel 1999) sono 5 su un totale di 39: Alto Tirreno Cosentino, Cosentino, Lamentino, Locride, Catanzaro. La terza tipologia di patti riguarda i “patti europei per l’occupazione”, 10 in totale di cui nessuno in Calabria, cofinanziati anche da risorse comunitarie e avviati nel 1996 dall’Unione Europea nelle aree particolarmente colpite dalla disoccupazione per favorire la creazione di nuovo posti di lavoro. Vanno aggiunti anche i patti con istruttoria conclusa entro il 10 ottobre 19999 per la priorità data da una parte di essi alla crescita del settore turistico e i patti approvati a marzo e ad aprile 2001. In sintesi, i patti a oggi identificati, tutti approvati tra il 1998 e il 2001, sono 230. La tab. 1 e la tab. 2 indicano, rispettivamente, i patti territoriali attivi in Calabria e le erogazioni annuali. Le informazioni sullo stato di attuazione dei patti riguardano, di solito, esclusivamente le erogazioni relative all’onere a carico dello Stato previsto per gli interventi, un indicatore solo indiretto dell’effettiva realizzazione dei patti in quanto non tiene conto dell’onere a carico delle regioni e, per i patti europei per l’occupazione, delle risorse comunitarie. Il rapporto tra importo erogato e onere a carico dello Stato, infatti, può essere considerato solo una proxy dell’avanzamento degli interventi. Non si dispone di dati sistematici sull’effettiva realizzazione delle iniziative , né dell’occupazione creata. Inoltre, relativamente all’attuazione, esistono rilevanti differenze a livello dei singoli patti che dipendono, in larga misura, dalle diverse date della loro approvazione e, a parità di data di avvio, un’elevata variabilità nelle performances raggiunte. Nonostante il cambiamento nelle procedure di approvazione dei patti territoriali, nelle istruttorie delle relative iniziative e nelle modalità di concessione ed erogazione delle agevolazioni10, l’avanzamento delle erogazioni, dei patti di seconda generazione è stata analoga a quella dei patti di prima generazione, vale a dire molto lento. E’ per tale ragione che, a partire dal 1998, si sono resi necessari numerosi provvedimenti volti a snellire ulteriormente le procedure e a velocizzare le erogazioni dei patti territoriali; tali provvedimenti11 però, non pare abbiano avuto gli effetti desiderati. Infatti, a livello aggregato, la percentuale spesa al 30 settembre 2003 delle risorse ad essi assegnate è di poco superiore ad un terzo. Da ciò si evince che lo strumento dei Patti Territoriali deve ancora manifestare il suo potenziale impatto di sviluppo nelle aree sotto-utilizzate del Paese. Per diminuire la variabilità delle performances e aumentare la velocità di attuazione dei patti, è stata introdotta una regola che prevede il definanziamento delle iniziative non ancora attivate di quei Patti che, a due anni dal loro avvio, non abbiano ancora avviato almeno il 50% delle iniziative previste, né speso almeno il 25% delle risorse per agevolazioni ad essi assegante ( delibera Cipe n. 26 del 25/07/2003 ).

9 Con decreti di approvazione novembre 2000 e marzo 2001. 10 Avutosi con la delibera Cipe 21 Marzo 1997. 11 Ci si riferisce, in particolare, alla delibera Cipe 9 luglio 1998, alla delibera Cipe 9 Giugno 1999, alla legge del 17 maggio, n. 144/1999 e, infine, alla delibera Cipe 22 Giugno 2000.

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TAB. 1 Patti Territoriali attivi1 ed Erogazioni complessive al 31-12-03 – Regione Calabria

N. attivi Investimenti2 (migliaia di euro) Erogazioni (migliaia di euro) Calabria generalisti 12 615.956 217.814 agricoli 3 94.372 18.438 totale 15 710.328 236.251Sud generalisti 75 3.977.110 1.026.383 agricoli 66 1.689.032 301.400 totale 141 5.666.142 1.327.783Italia generalisti 118 8.353.262 1.322.963 agricoli 90 2.211.927 354.370 totale 208 10.565.189 1.677.334

1 Si definiscono attivi i patti che abbiano ricevuto almeno una erogazione del contributo pubblico. 2 Gli investimenti complessivi includono sia quelli strutturali che quelli infrastrutturali. Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze TAB 2 Patti Territoriali Regione Calabria. Erogazioni annuali dal 1998 al 2003(migliaia di euro)

N. Erog. N. Erog. N. Erog. N. Erog. N. Erog. N. Erog. 1998 1998 1999 1999 2000 2000 2001 2001 2002 2002 2003 2003

Calabria G 1 73 4 28.290 6 38.919 9 42.384 11 49.054 12 59.093 A 3 13.252 3 5.186 T 1 73 4 28.290 6 38.919 9 42.384 14 62.306 15 39.446Sud G 6 35.245 22 84.895 32 141.535 55 198.934 72 270.990 75 294.783 A 7 10.596 58 150.596 66 139.991 T 6 35.245 22 84.895 32 141.535 62 209.531 130 421.803 141 434.774Italia G 6 35.245 31 96.265 49 181.637 75 240.634 111 349.574 118 419.607 A 9 11.021 79 169.932 90 173.418 T 6 35.245 31 96.265 49 181.637 84 251.655 190 519.506 208 593.025Legenda: G=generalisti; A=agricoli; T=totali.

Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze Una sintesi dei principali Patti Territoriali calabresi che, tra le finalità, prevedono, direttamente o indirettamente, lo sviluppo del turismo è riportata nell’Appendice del presente capitolo 4.1.4 I PIT I PIT sono progetti di sviluppo del territorio, comprendenti una serie di interventi differenti per natura e settore, quindi incentrati sulla valorizzazione di una o più risorse. L’unitarietà è data dalla funzionalità a una comune strategia di sviluppo elaborata con il contributo di attori locali in risposta ai bisogni concreti di un territorio nonché delle opportunità di sviluppo esistenti. I Progetti Integrati Territoriali (PIT), condotti con criteri di selezione, modalità gestionali e risultati diversi da tutte le regioni del Mezzogiorno, si configurano come una “modalità operativa di attuazione” di un Programma Operativo Regionale12 . Per rendere compatibile l’approccio integrato dei PIT con quello settoriale dei POR, è necessario affiancare ai criteri di selezione degli interventi stabiliti dai POR altri criteri che valutano la loro coerenza con la programmazione territoriale. Le novità che i Pit hanno introdotto nelle politiche di sviluppo locale preesistenti, quali i Patti Territoriali, sono: a) il ruolo da protagonista che il Pit attribuisce agli enti locali per la formulazione delle strategie e la selezione degli interventi mirati allo sviluppo; b) condivisione di queste 12 In altri termini consentono che interventi eterogenei, finanziati per Misure diverse del Programma, siano esplicitamente collegati tra loro.

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responsabilità decisionali con le Regioni che, attraverso i POR, sono artefici delle regole e degli indirizzi che presiedono alla modalità attuativa rappresentata dai Pit; c) maggiore propensione al finanziamento di infrastrutture materiali e immateriali rispetto ai patti che perseguivano più direttamente obiettivi di sviluppo industriale (attraverso un maggior cofinanziamento di investimenti imprenditoriali privati). Ovviamente esistono anche elementi di continuità tra gli strumenti. In primo luogo le aree territoriali oggetto d’intervento e, in secondo luogo, il contenuto progettuale e i gruppi dirigenti responsabili. Se si considerano, tra i precedenti strumenti di sviluppo locale, Patti Territoriali e Leader si nota come, in Calabria, 7 Pit su 23 presentino una elevata sovrapposizione territoriale. Da un raffronto delle regioni che hanno tenuto conto delle precedenti esperienze di sviluppo locale nella delimitazione dei territori Pit, la Calabria è seconda solo alla Sicilia (9 Pit su 27 con sovrapposizione territoriale elevata). I Pit identificati nella Regione Calabria, gli unici in Italia non ancora approvati e quindi non in fase di attuazione (al novembre 2003), risultano così distribuiti: 10 nella provincia di Cosenza, 3 nella provincia di Crotone, 3 nella provincia di Catanzaro, 2 nella provincia di Vibo Valentia e 5 in quella di Reggio Calabria.

4.2 Politiche di incentivazione alle attività produttive

In questo paragrafo ci si propone di descrivere gli strumenti normativi mirati ad attenuare le difficoltà di accesso al credito da parte dell’imprenditoria autonoma. Dato il riconoscimento della natura paritetica delle imprese turistiche rispetto a quelle del comparto industriale, operato dalla legge 135/2001, le misure di sostegno alle attività produttive si applicano anche al comparto turistico e possono, pertanto, avere un notevole impatto sullo sviluppo dello stesso. In appendice (appendice #) sono indicati i principali strumenti normativi, per ognuno di essi è stata predisposta una scheda di sintesi che riporta le finalità, i soggetti beneficiari, le categorie ammesse, le zone di applicabilità, l’oggetto dell’agevolazione e le spese ammissibili. L’obiettivo è quello di delineare un quadro degli strumenti normativi che, direttamente (l.488/92 settore turistico-alberghiero) o indirettamente, hanno un impatto sullo sviluppo del comparto turistico. Di seguito, invece, vengono considerati solo alcuni degli strumenti considerati, quali la legge n. 488/92, la legge N 488/92, la legge N 388/2000 relativa al credito d’imposta. La legge n. 488/92, d’incentivazione agli investimenti imprenditoriali ha come fine quello di compensare le rilevanti e persistenti inefficienze del mercato del credito e dei capitali che frenano lo sviluppo di piccole e medie imprese. Tra le norme agevolative in conto capitale, la 488/92 è quella con il maggior impegno finanziario: i sedici bandi approvati a partire dal 1996 hanno concesso aiuti per circa 16.900 milioni di euro (al netto di revoche e rinuncie). Nel corso del 2003 sono state approvate le graduatorie relative a tre nuovi bandi, per i settori dell’industria, del turismo e del commercio, per un ammontare di agevolazioni pari a 1.441 milioni di euro. E’ in corso un confronto tra gli attori istituzionali ed economico-sociali per una eventuale riforma dello strumento giustificata dalle criticità registrate negli ultimi anni come, ad esempio, l’inadeguata considerazione delle priorità settoriali e delle concentrazioni territoriali (nonostante le Regioni abbiano la possibilità di fissare priorità differenziate nelle graduatorie secondo caratteristiche strutturali del progetto), la non tempestiva acquisizione delle informazioni sull’effettiva attuazione delle iniziative per attuare eventuali interventi correttivi e, soprattutto, l’inadeguata responsabilizzazione del sistema bancario nello svolgimento dell’attività istruttoria dei progetti. L’eventuale riforma è orientata al parziale e progressivo abbandono del sistema dei contributi a fondo perduto, alla revisione dei criteri di selezione, al maggiore coinvolgimento degli istituti bancari, anche mediante la concessione di prestiti agevolati (Rapporto Annuale del Dps – 2003). Il dato oggetto di maggior interesse riguarda comunque l’occupazione. Le graduatorie speciali hanno orientato gli investimenti verso settori e tecnologie maggiormente intensive in termini di lavoro (per un approfondimento, cfr. scheda l.488/92 nell’appendice). Relativamente alle Agevolazioni alle attività del settore turistico-alberghiero nelle aree depresse del paese (Legge N 488/92), il primo bando è' stato aperto dal 30 aprile al 15 giugno 1999, la graduatoria è stata resa pubblica a dicembre 1999 e ha prodotto i seguenti risultati: - risorse disponibili: CIRCA 950 MLD di vecchie lire;

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- domande pervenute: 4531, ritenute ammissibili 2753; - agevolate 1135 ( MENO DEL 50%). Il secondo bando, aperto il 5 gennaio 2001, si è concluso il 31 maggio 2001. Ciascuna domanda di agevolazioni deve essere correlata ad un programma di investimenti che non può riguardare più di una sola unità produttiva e che deve essere organico e funzionale, da solo idoneo, cioè, a conseguire gli obiettivi produttivi, economici ed occupazionali prefissati dall'impresa ed indicati nella domanda di agevolazione. Uno stesso programma non può essere suddiviso in più domande di agevolazione. La concessione delle agevolazioni avviene sulla base della posizione assunta dai programmi in specifiche graduatorie di merito, seguendo l'ordine decrescente, dalla prima fino all'esaurimento dei fondi disponibili per ciascuna graduatoria per il bando di riferimento. La posizione di ciascun programma nella graduatoria di pertinenza è determinata in relazione ai valori assunti dai seguenti indicatori: 1) valore del capitale proprio investito nel programma rispetto all'investimento complessivo; 2) numero di occupati attivati dal programma rispetto all'investimento complessivo; 3) valore dell'agevolazione massima ammissibile rispetto a quella richiesta; 4) punteggio complessivo conseguito dal programma sulla base di specifiche priorità regionali; 5) punteggio complessivo conseguito dal programma sulla base di specifiche prestazioni ambientali. Per approfondimenti si rimanda alla scheda l 488/92 riportata in appendice. Relativamente alle Agevolazione per gli investimenti nelle aree svantaggiate (Art. 8 della Legge N 388/2000: credito d’imposta), la legge Finanziaria 2001 (art.8) ha introdotto lo strumento del credito d’imposta, agevolazione fiscale rivolta alle imprese che effettuano nuovi investimenti nelle aree sottoutilizzate del Paese con lo scopo di compensare il differenziale negativo di redditività degli investimenti conseguenti ai maggiori costi dei fattori esistenti nel Mezzogiorno. Per le imprese che operano nei settori delle attività estrattive e manifatturiere, dei servizi, del turismo, del commercio e delle costruzioni, la legge prevede una diminuzione sia della misura dell’aiuto, che viene fissata nell’85% delle intensità massime consentite; sia del numero dei beneficiari. L’art. 7 della L. n.388/2000 disciplina il credito d’imposta occupazione (o bonus occupazione) che è volto, in particolare, a ridurre il costo del lavoro di alcune fasce di popolazione attiva a basso tasso d’occupazione. Si riporta di seguito un elenco degli altri strumenti normativi considerati le cui principali informazioni sono disponibili nelle relative schede riportate nell’Appendice del presente capitolo. Legge N° 266/97 Interventi urgenti per l'economia - Art. 8: Incentivi automatici per le Piccole e Medie Imprese (Scheda l. 266/97) Legge N° 341/95 Conversione in legge del D.L. 244/95 recante misure dirette ad accelerare il completamento degli interventi pubblici e la realizzazione dei nuovi interventi nelle aree depresse (Scheda l.341/95) Decreto 28 maggio 2001, n° 295/2001, regolamento di attuazione del Dlgs 185/2000 – Franchising (Scheda Dlgs 185/2000) Decreto 28 maggio 2001, n° 295/2001, regolamento di attuazione del Dlgs 185/2000 – Microimpresa ( Scheda Dlgs 185/2000) Decreto 28 maggio 2001, n° 295/2001, regolamento di attauzione del Dlgs 185/2000 . L. 608/96 - Lavoro Autonomo - (Prestito d'onore) (Scheda Dlgs 185/2000) Legge N° 598/94 - Art. 11 Interventi per innovazione tecnologica, tutela ambientale, innovazione organizzativa, innovazione commerciale e sicurezza sui luoghi di lavoro (Scheda l. 598/94) Legge N° 949/52 Strumento per l'accesso al credito delle imprese artigiane (Scheda l. 949/52) Legge N° 215/92 Azioni positive per l'imprenditoria femminile (Scheda l. 215/92) L 95/95 Promozione di nuove imprese giovanili (ex. L. 44/86) (Scheda l.95/95) L 236/ 93 promozione di nuove imprese giovanili nel settore dei servizi (

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TAB 1 Domande agevolate dalla legge 488/1992 a favore del turismo e del commercio nel periodo 1999-2000 (milioni di euro)

Anni N. domande

% su Italia

Investimenti % su Italia

Agevolazioni % su Italia

Addetti previsti

% su Italia

Sud

1999 847 74,6 1524,1 78,3 435,3 88,6 11196 86,6

2000 - - - - - - - -

2001 801 79,5 1689,1 77,8 451,1 88,5 13069 86,8

2002 732 79,7 1813,4 77 460,7 89,5 14932 87,2

1999-2002

2380 77,8 5026,6 77,6 1347,1 88,9 39197 86,9

Centro-Nord

1999 288 25,4 422,7 21,7 56,2 11,4 1734 13,4

2000 - - - - - - - -

2001 207 20,5 482,6 22,2 58,8 11,5 1984 13,2

2002 186 20,3 542 23 53,8 10,5 2187 12,8

1999-2002

681 22,2 1447,3 22,4 168,8 11,1 5905 13,1

Italia

1999 1135 100 1946,8 100 491,5 100 12930 100

2000 - - - - - - - -

2001 1008 100 2171,8 100 509,9 100 15053 100

2002 918 100 2355,4 100 514,5 100 17119 100

1999-2002

3061 100 6473,9 100 1515,9 100 45102 100

Fonte: Rapporto Svimez 2003.

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Riferimenti bibliografici

Art. 8 Legge 23 dicembre 2000 n. 388, “Agevolazione per gli investimenti nelle aree svantaggiate”, SO n.219 G.U. n.302 del 29.12.2000. Castoldi, G., Le Regioni alla ricerca delle linee di armonizzazione, Guida Viaggi, n. 957, anno XXXI, ottobre 2003. Castoldi, G., Regioni verso regole comuni in materia di turismo?, Guida Viaggi, n. 953, anno XXI, settembre 2003. Decreto 28 maggio 2001, n.295/2001, regolamento di attuazione del Dlgs 185/2000 (microimpresa e franchising). Grasselli, P., Economia e politica del turismo (1998), 5 ed., Franco Angeli. Informazioni Svimez, Anno X, n. 4-5, Aprile – Maggio 2001. Legge 29 marzo 2001, n. 135, "Riforma della legislazione nazionale del turismo", Gazzetta Ufficiale n. 92 del 20 aprile 2001. Legge n. 215/1992, “Azioni positive per l’imprenditoria femminile”, Gazzetta Ufficiale n. 56 del 07/03/92. L. 29 marzo 1995, n.95, “Promozione di nuove imprese giovanili” (Gazz. Uff. 1 aprile 1995, n. 77). Legge 19 dicembre 1992, n. 488, “Agevolazioni per le attività produttive nelle aree depresse”, Legge 19 dicembre 1992, n. 488, “Agevolazioni alle attività del settore turistico-alberghiero nelle aree depresse del paese”, Legge 17 maggio 1983, n. 217, “Legge quadro per il turismo e interventi per il potenziamento e la qualificazione dell'offerta turistica”, Gazzetta. Ufficiale, n. 141, 25 maggio. Legge 7 agosto 1997, N° 266 art. 8, comma 2, “ Contributi in forma automatica in favore di investimenti produttivi su tutto il territorio nazionale”. Legge n. 341 del 8/8/1995, D.L. n. 123 del 24/4/95, pubblicato sulla G.U. n. 95 del 24/4/95. Morandi, F., I sistemi turistici locali, Diritto del turismo, Gennaio – Marzo 2003, n. 1. Quinto Rapporto del DPS – Dipartimento per le Politiche di Sviluppo, Ministero dell’Economia e delle Finanze, 2001-2002. Svimez 2003, Rapporto 2002 sull’economia del Mezzogiorno. Sviluppo turistico e prospettive occupazionali, Il Nuovo Corriere della Sila, pag. 9, Anno XIV, n.1 Gennaio 2004.